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Manuale di Pronto Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 1
MANUALE DI PRIMO SOCCORSO PER AMBIENTE ANTARTICO
A cura del dott. Fabio Catalano
Rev. 4.0 - Settembre 2012
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 2
RINGRAZIAMENTI:
Per quanto questo manuale sia originale per contenuti, gli argomenti in esso trattati
sono spesso sovrapponibili a quelli di altri testi analoghi e le immagini, nella loro semplicità
grafica, spesso non si discostano molto dalle immagini di altri manuali che trattino gli
stessi argomenti. Ce ne scusiamo anticipatamente con i relativi autori cui non sono state
chieste specifiche autorizzazioni dato che il manuale è riservato ad uso interno del
Progetto Antartide e pertanto non verrà pubblicato nella sua attuale versione. Inoltre se ne
esclude l'utilizzazione per fini di lucro, non essendo in vendita.
Si ringraziano comunque gli autori dei testi riportati in bibliografia per il lavoro da essi
svolto che è stato certamente importante nella creazione di quel background culturale
specifico che ha portato alla realizzazione di questo manuale.
Si ringrazia il Prof. Modugno per il suo contributo, già dalla scorsa edizione, alla
correzione della parte riguardante le patologie oculari.
Un particolare ringraziamento viene rivolto al dott. Bruno Marsico per la sua preziosa
collaborazione nella creazione di disegni esplicativi che certamente contribuiranno ad una
più agevole interpretazione del testo.
Ringraziamo il Sig. Sergio Gamberini, IP, per l’aggiornamento fornito in tema di
procedure BLS e per il fattivo contributo che da molti anni fornisce nelle dimostrazioni
pratiche durante i corsi di addestramento.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 3
INDICE
RINGRAZIAMENTI .............................................................................................. 2 PREFAZIONE ...................................................................................................... 4 RACCOMANDAZIONI DI CARATTERE GENERALE .......................................... 5 RIANIMAZIONE CARDIO- RESPIRATORIA ....................................................... 6 TRAUMI CRANICI ............................................................................................... 10 EMORRAGIE ....................................................................................................... 12 SHOCK e SVENIMENTO .................................................................................... 14 ANNEGAMENTO ................................................................................................. 16 TRAUMI VERTEBRO-MIDOLLARI ...................................................................... 17 TRASPORTO Dl UN INFORTUNATO ................................................................. 18 FOLGORAZIONE ................................................................................................ 20 SINDROMI DA FREDDO:
Ipotermia generalizzata ....................................................................... 21 Congelamenti ...................................................................................... 23
USTIONI .............................................................................................................. 25USTIONI DA CAUSTICI ....................................................................................... 28 FERITE e SUTURE ............................................................................................. 29 FASCIATURE ...................................................................................................... 31 LESIONI OSTEO-ARTICOLARI: Fratture ............................................................................................... 34 Lussazioni ........................................................................................... 37 Distorsioni ........................................................................................... 40 Contusioni ........................................................................................... 40 AVVELENAMENTI ............................................................................................... 41 LESIONI OCULARI .............................................................................................. 42 NOZIONI Dl PATOLOGIA MEDICA ..................................................................... 43 BIBLIOGRAFIA .................................................................................................... 48
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 4
PREFAZIONE:
Dalla prima edizione del 1992 molti “personaggi antartici” hanno avuto occasione di
leggere questo manuale. Tra loro anche molti medici che mi hanno confortato con parole
di apprezzamento.
Questa nuova edizione, pertanto, pur ricalcando le orme delle precedenti, adeguandosi
allo sviluppo delle tecnologie informatiche, verrà pubblicata sul sito web del P.N.R.A.
Poiché questa nuova prefazione sostituirà integralmente la precedente, ritengo opportuno
ribadire che questo “manuale di pronto soccorso” si propone di fornire solamente nozioni
di base che possano dimostrarsi utili nel momento opportuno. Nessuna preparazione
specifica occorrerà per consultarlo, né alcuna preparazione specifica è nelle sue finalità.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 5
RACCOMANDAZIONI DI CARATTERE GENERALE
In Antartide vi troverete ad operare soprattutto su ghiaccio e neve (un volumetto a
parte è dedicato alle attività marine). Un incidente inevitabilmente crea nei presenti uno
stato di shock psicologico che talora può arrivare al panico. In tali condizioni si possono
commettere errori ed imprudenze che possono risultare fatali !
Prima di soccorrere un infortunato assicuratevi di non essere voi stessi in condizione di
potenziale rischio (crepacci, possibilità di slavine, scarso equipaggiamento ecc.); un altro
infortunio non gioverebbe a nessuno.
Giunti in prossimità dell'infortunato accertatevi del suo stato di coscienza. Se incosciente
avete pochi attimi a disposizione per eseguire le seguenti manovre.
Quindi:
VERIFICA SE L’INFORTUNATO SI TROVA IN CONDIZIONI DI PERICOLO AMBIENTALE
(fuoco, crepacci, possibilità di frane/slavine, vento forte)
CHIAMA AD ALTA VOCE E DA VICINO LA VITTIMA SCUOTENDOLA DELICATAMENTE PER LE
SPALLE: SE NON REAGISCE
CHIAMA SOCCORSO (a voce le altre persone presenti / via radio)
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 6
(American Heart Association: 2012 Guidelines for CPR & Chokesaving)
New CPR Guidelines: Chest Compressions First
CONTROLLA LA PRESENZA DI BATTITO CARDIACO SULLA ARTERIA CAROTIDE (toccando con tre dita il collo fra la trachea ed il muscolo dal lato dove ti trovi) SE ASSENTE O SEI INCERTO INIZIA SUBITO LE
COMPRESSIONI TORACICHE ESTERNE (C.T.E.) DA EFFETTUARE AL CENTRO DEL TORACE SULLO STERNO; IDEALMENTE LA LINEA CHE
CONGIUNGE I CAPEZZOLI
LA POSIZIONE CORRETTA x LE C.T.E. E’ CON LE BRACCIA PERPENDICOLARI AL TORACE MENTRE
LA PARTE CHE APPOGGIA SULLO STERNO E’ SOLTANTO L’EMINENZA DEL PALMO DELLA MANO.
UTILIZZARE IL PESO DEL BUSTO SENZA PIEGARE LE BRACCIA
EFFETTUA 30 COMPRESSIONI COMPRESSIONI DI CIRCA 4-5 cm.
Manuale di P
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Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 10
TRAUMI CRANICI
La fuoriuscita di sangue dal cranio, da un orecchio o dal naso può indicare la presenza
di una gravissima lesione ossea che ha provocato o potrebbe provocare danni cerebrali. In
tali circostanze ogni movimento scorretto può essere molto pericoloso. Limitatevi pertanto
ad effettuare quelle manovre minime che risultano indispensabili per la vita dell'infortunato:
• DISTENDERLO DELICATAMENTE IN POSIZIONE SUPINA
• SE STA SOFFOCANDO (per vomito o rigurgito) GIRARGLI DELICATAMENTE LA
TESTA DA UN LATO
• SPOSTARLO SOLO PER ALLONTANARLO DA UN PERICOLO REALE ED
IMMEDIATO (crepacci, possibili slavine o smottamenti) UTILIZZANDO UN PIANO
RIGIDO O LE MANOVRE Dl TRASPORTO DESCRITTE PIU' OLTRE
• SOTTRARLO AL FREDDO E SOPRATTUTTO ALL'AZIONE PERFRIGERANTE DEL
VENTO MONTANDO UNA TENDA Dl FORTUNA O AVVOLGENDOLO IN UNA
COPERTA (nello zaino di Pronto Soccorso vi è una copertina costituita da un sottile
foglio di alluminio che ha una notevole azione coibente – il lato dorato va all’esterno).
• LASCIARLO A RIPOSO PER TUTTO IL TEMPO NECESSARIO ALL'ARRIVO DEI
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Manuale di P
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Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 13
EMORRAGIE INTERNE
Sono gravi e subdole perché non facilmente individuabili. Un pallore intenso associato a
respiro superficiale e accelerazione del battito cardiaco (stato di shock) devono far sempre
supporre una lesione di un organo interno.
Mantenete l'infortunato in posizione supina e non dategli nulla da bere in attesa
dell'arrivo del medico.
Qualora siate certi che non vi siano danni cerebrali o vertebrali è preferibile trasportare
l'infortunato direttamente alla Base in elicottero (un intervento chirurgico d'urgenza può
salvargli la vita !).
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 14
LO SHOCK
Lo stato di shock è una condizione di depressione dei parametri vitali dell'organismo
caratterizzata da pallore intenso, sudorazione, polso frequente, respiro superficiale. Può
avvenire in conseguenza di un trauma, di affaticamento, di stress psichico.
Qualunque evento traumatico, se di una certa gravità, può comportare uno stato di
shock consistente in un notevole rallentamento delle funzioni vitali (rallentamento delle
facoltà ideative fino alla perdita di coscienza, respirazione superficiale, polso debole e
frequente, talora assente, cute pallida, fredda, sudata, pupille dilatate).
Tale condizione necessita di un trattamento immediato, non differibile fino al rientro alla
Base o all'arrivo del medico. Ferme restando le precauzioni descritte precedentemente
(posizione di sicurezza, sottrazione dall'ambiente rigido e dal vento) coprire
moderatamente la vittima dopo averla distesa in posizione supina con gli arti inferiori
lievemente sollevati. II sollevamento degli arti comporta un maggior afflusso di sangue agli
organi interni incluso il cervello per cui ovviamente non sarà opportuno effettuarlo qualora
vi siano segni di trauma cranico !
II paziente in stato di shock è vittima di un calo della pressione arteriosa per cui, su sua
richiesta e qualora non si sospettino lesioni ad organi interni, può essere utile
somministrargli modiche quantità di bevande tiepide e zuccherate (tè).
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Un soccorritore più esperto, magari guidato via radio dalla Base, potrà somministrare
una fiala di un preparato steroideo per iniezione intramuscolare (Flebocortid®, Solu-Medrol®).
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Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 16
ANNEGAMENTO
Le possibilità di annegare in Antartide, per quanto remote, non vanno tuttavia escluse
per la grande quantità di operazioni che vengono svolte su ghiaccio marino ove subdoli
crepacci coperti da sottili ponti di neve possono improvvisamente cedere sotto il peso
corporeo e per il frequente uso di mezzi nautici minori (piccole imbarcazioni, gommoni)
ove un incidente è sempre possibile.
Non va dimenticato inoltre che il trasbordo in elicottero dalla terra ferma alla nave
appoggio e viceversa costituisce un momento di potenziale rischio per l’eventuale
cedimento del motore dell'elicottero con conseguente ammaraggio forzato. In tali
circostanze è prevedibile ed auspicabile una tempestiva operazione di soccorso da parte
di squadre predisposte o di volontari che debbono sapere come gestire il soffocamento da
annegamento.
L'acqua marina nei polmoni può penetrare in profondità fino a raggiungere gli alveoli
polmonari ove avvengono gli scambi gassosi e quindi l’ossigenazione del sangue,
impedendola. Una volta tratto in salvo l'annegato, una respirazione artificiale "bocca a
bocca" va immediatamente intrapresa, mentre qualcuno dei presenti deve occuparsi di
metterne il corpo in posizione declive, ovvero obliqua con la testa più bassa delle gambe,
per facilitare la fuoriuscita dell'acqua.
Non dimenticate che la permanenza in acque gelide costituisce il maggiore rischio di
ipotermia e che andranno attuate, dopo la ripresa della respirazione spontanea, tutte
quelle procedure descritte successivamente nel capitolo riguardante le sindromi da freddo.
Nel frattempo coprite il paziente e sottraetelo all'azione del vento.
Manuale di P
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Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 21
SINDROMI DA FREDDO
IPOTERMIA GENERALIZZATA
L'organismo umano è dotato di molteplici sistemi automatici di controllo della
temperatura corporea che deve essere, in condizioni ottimali, di 37° C. Tra i più importanti
ricordiamo i brividi consistenti in incontrollabili azioni muscolari ritmiche che hanno lo
scopo di produrre calore, i corto-circuiti artero-venosi consistenti in un meccanismo per
cui vengono sacrificati distretti vascolari periferici (dita delle mani e dei piedi e
successivamente tutte le estremità distali degli arti) che il sangue non raggiunge più per
evitare di cedere ulteriore calore all'esterno), il pallore per la vasocostrizione
sottocutanea, il respiro superficiale per evitare l'introduzione di aria fredda negli alveoli
polmonari che sono pieni di sangue. II persistere di una situazione ambientale
particolarmente rigida potrebbe superare le capacità di difesa dell’organismo e provocare il
raffreddamento anche del "nucleo interno". Tale temibile situazione è aggravata dalla
presenza di vento che, come è noto, ha un potere perfrigerante ben superiore a quello
della temperatura ambientale. II passaggio dalla situazione di autocontrollo termico a
quella di cedimento termico è improvviso e subdolo; segni premonitori di quanto sta
avvenendo possono essere la comparsa di uno straordinario desiderio di conversare su
concetti banali spesso incoerenti che possono ricordare uno stato di ubriachezza, la
comparsa di un comportamento “originale" fino alla esecuzione di veri e propri atti insulsi o
allucinazioni (il paziente comincia a spogliarsi, si agita, resiste anche violentemente ai
tentativi di impedirgli di portare a termine le sue azioni irrazionali). Successivamente, nel
volgere di un periodo anche assai breve, il paziente si accascia e perde conoscenza. Se
non si interviene in modo deciso ed appropriato la morte subentra in poco tempo.
Manuale di P
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Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 23
CONGELAMENTI
Possono essere superficiali o profondi e colpiscono prevalentemente le dita dei piedi e delle mani e le parti esposte (orecchie, naso, guance). Si possono distinguere i due tipi con un semplice esame sommario premendo delicatamente con un dito sulla zona colpita: se la cute appare pallida, ma si lascia comprimere e scorre sui piani sottostanti si tratta di un congelamento superficiale, se invece rimane rigida e non scorre si tratta di un congelamento profondo.
II maggior rischio che si corre nel riscaldare una zona corporea congelata è che essa, per qualche motivo, possa congelarsi nuovamente, pertanto è indispensabile avere la certezza assoluta che ciò non possa avvenire (elicottero in arrivo, rifugio riscaldato nelle vicinanze ecc.). II ricongelamento provoca inevitabilmente la gangrena della zona colpita e la zona o l'arto gangrenosi devono essere rapidamente amputati!
II trattamento dei congelamenti superficiali consiste nella rimozione degli indumenti (calzature, guanti ecc.) in una zona protetta dal vento e nel riscaldamento delle zone colpite utilizzando le zone corporee calde di un soccorritore (ascelle, inguini, addome). Nel frattempo qualcuno deve occuparsi degli indumenti rimossi che andranno riscaldati in qualche modo (aria calda, alito, fumo). Dopo il recupero completo delle zone congelate, caratterizzato dalla ricomparsa della sensibilità, andranno indossati indumenti asciutti (è buona norma avere almeno delle calze di ricambio nel proprio zaino durante le spedizioni esterne in aree remote).
II trattamento dei congelamenti profondi deve essere avviato quando il paziente si trova già in un rifugio riscaldato o almeno in una tenda di emergenza riparata dal vento.
E' assolutamente indispensabile avere a disposizione un fornello per poter riscaldare una discreta quantità di acqua in funzione delle dimensioni delle zone colpite che dovranno possibilmente essere immerse nell'acqua calda (a circa 42°C, equivalenti alla possibilità di mantenervi immersa una mano per alcuni secondi) o bagnate con panni umidi sostituiti continuamente.
La comparsa di rossore locale e di dolore segnalano l'avvenuto scongelamento (il processo di scongelamento può richiedere anche un'ora!).
Per combattere il dolore possono essere usati farmaci antidolorifici (Temgesic sublinguale, Valium), ma se esso non è particolarmente intenso 2 compresse di Aspirina sono raccomandate anche per la sua azione fluidificante sul sangue. Iniziare precocemente un trattamento antibiotico. Localmente NON applicate alcun tipo di pomata o crema, ma limitatevi a separare delicatamente le dita congelate con garze sterili e applicate un bendaggio morbido con una fascia di garza.
II paziente che ha subito un congelamento profondo non potrà riprendere la sua attività che dopo qualche giorno e solo dopo essere stato visitato dal medico.
In ogni caso, pertanto, deve essere organizzato il suo trasporto alla Base.
Manuale di P
Primo Soccorrso per Ambie
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Pagina 244
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 25
USTIONI
In Antartide le possibilità di ustionarsi sono molte per l'uso di fiamme libere, di fornelli, di
stufe, di strumenti di lavoro, per contatto accidentale con elementi metallici surriscaldati
(marmitte e tubi di scappamento, utensili sottoposti ad attrito), qualche volta per azione di
sostanze caustiche.
Possiamo distinguere, a seconda delle caratteristiche della lesione e della profondità
dei tessuti colpiti, tre gradi di ustione:
a) USTIONE Dl PRIMO GRADO: L'area colpita si presenta solamente arrossata (eritema).
Non vi sono lesioni evidenti dei tessuti e sarà generalmente sufficiente sottrarre calore e
lenire il dolore applicando localmente acqua fredda o neve. Se la lesione è molto
circoscritta e di lieve entità può essere applicata una crema grassa contenente
sostanze ad azione anestetica (Foille®) e bendare con garze o fasce.
b) USTIONE Dl SECONDO GRADO: E' caratterizzata dalla comparsa di vesciche cutanee
contenenti un liquido trasparente o rosato. Si tratta di una lesione abbastanza seria in
funzione della sua estensione per la quantità anche abbondante di liquidi che viene
persa dall'organismo.L'applicazione locale di neve o ghiaccio o acqua fredda può
essere effettuata, ma è opportuno non ricorrere all'uso di creme che impedirebbero una
successiva detersione della lesione ed ostacolerebbero un trattamento più appropriato.
Se le aree lesionate sono molte o se la singola area è molto vasta bisogna far bere al
paziente molti liquidi sia come acqua sia come bevande tiepide o minestre calde.
c) USTIONE Dl TERZO GRADO: Si tratta di una lesione gravissima caratterizzata dalla
necrosi profonda dei tessuti che va trattata dal medico nel più breve tempo possibile.
Nel frattempo somministrate liquidi con ogni mezzo.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 26
Riportiamo, di seguito, alcune azioni terapeutiche comuni da intraprendere in caso di
ustioni gravi (secondo grado profondo o esteso e terzo grado):
1) Il surriscaldamento dei tessuti superficiali dovuto all'azione dell'agente ustionante è a sua volta fonte di incremento termico per i tessuti più profondi; sottrarre rapidamente calore mediante acqua fredda, ghiaccio o contatto con superfici metalliche per impedire l'estendersi dell'area ustionata.
2) Essendo le aree ustionate gravemente esposte a rischio di infezioni batteriche, la più temibile delle quali è quella da bacillo piocianeo (Pseudomonas aeruginosa, riconoscibile per la comparsa di pus di color verde smeraldo, maleodorante), è necessario lavare abbondantemente le zone colpite con acqua e sapone medicato, se disponibile (Hibiscrub®, Sebamed®), o almeno sapone normale, sia immediatamente dopo l'ustione, sia nel corso delle medicazioni successive che dovranno essere fatte due volte al giorno. Le recenti metodiche di trattamento delle ustioni sconsigliano la copertura delle aree ustionate con bende, fasce ecc.
3) Altro importante pericolo nel corso di ustione è rappresentato dalla perdita di liquidi che può essere talmente ingente da mettere a repentaglio la vita stessa del paziente. Oltre che rifondere i liquidi perduti è importante limitarne le perdite coprendo le aree lesionate con "pelle artificiale", ovvero con quei moderni prodotti biocompatibili che sembrano fogli di nylon (Bioprocess®). Per lo stesso motivo non è opportuno forare le vesciche nel corso delle prime 48 ore. Qualora tuttavia esse fossero già lesionate, svuotarle completamente comprimendole delicatamente con una garza sterile, lasciando la pelle sul posto a costituire una copertura naturale. Qualora si notasse la comparsa di secrezione densa occorrerebbe rimuovere, dopo accurato lavaggio, la pelle, lavare nuovamente con acqua e sapone e spruzzare un prodotto specifico di protezione (Katoxyn spray®).
4) Poiché le cicatrici delle ustioni sono generalmente notevolmente retraenti, qualora le superfici ustionate coinvolgano regioni flessorie (superfici interne dei gomiti, palmo delle mani, superfici posteriori delle ginocchia), le medicazioni andranno eseguite mantenendo le articolazioni estese, eventualmente avvalendosi di stecche di legno o di metallo.
5) E' sconsigliabile ricorrere all'uso di antibiotici locali o per via generale in modo indiscriminato, perché potrebbero favorire lo sviluppo di germi resistenti all'azione dell'antibiotico. Più utile sarà sorvegliare accuratamente le piaghe ed utilizzare un antibiotico ad ampio spettro (Rocefin® 1 g: 1 fiala ogni 12 ore il primo giorno, ogni 24 ore i giorni successivi, per via intramuscolare) solo in caso di comparsa dei primi segni di infezione (incremento del dolore, aumento della temperatura corporea o locale).
Manuale di P
Primo Soccorrso per Ambie
DIAGRAM
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Pagina 277
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 28
USTIONI DA CAUSTICI
Le ustioni da caustici (acidi o alcali) sono del tutto sovrapponibili a quelle causate da
calore.
Il primo intervento deve consistere nell'abbondante lavaggio della zona con acqua o,
conoscendo l'agente chimico che le ha provocate, con soluzione diluita di bicarbonato di
sodio se si tratta di un acido (ad esempio l'acido solforico di una piombo) o con soluzione
diluita di acido citrico (spremuta di limone) o di acido acetico (aceto di vino) se si tratta di
una sostanza alcalina (calce viva, soda).
Successivamente trattare come già descritto per le ustioni da calore.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 29
FERITE
Per ferita si intende una interruzione della continuità della pelle o di una mucosa e può
essere dovuta a taglio, lacerazione o penetrazione di un oggetto appuntito. Di tutte, la più
insidiosa è certamente quella da penetrazione o "da punta" in quanto rende difficoltosa
l'esplorazione del suo interno e potrebbe nascondere lesioni vascolari o ad organi
profondi.
Quando non si è ben certi delle condizioni di pulizia della ferita ovvero, data la sua
profondità, non si riesce a valutare pienamente il danno che può aver provocato, è senza
dubbio meglio lasciarla aperta piuttosto che suturarla, "zaffandola" cioè inserendovi in
profondità una striscia di garza sterile imbevuta di antibiotico.
Le ferite lacere, cioè a margini non ben definiti e non perfettamente combacianti,
spesso sono associate a contusione dei tessuti circostanti che si presentano tumefatti,
sanguinanti, friabili. In tali circostanze la sutura, seppure teoricamente possibile, può
presentare notevoli difficoltà per mani inesperte. L'uso di cerotti che accostino lassamente
i margini è senz'altro più agevole.
Le ferite da taglio sono le più adatte alla sutura in quanto consentono quasi sempre una
approfondita esplorazione del loro interno e di conseguenza una agevole rimozione di
corpi estranei, i loro margini sono netti e facilmente riaccostabili, il sanguinamento ne
risulta ostacolato se non completamente impedito.
II non suturare una ferita comunque generalmente non comporta gravi danni o pericoli,
tuttavia sarà più difficile arrestarne il sanguinamento e la cicatrice ne risulterà
esteticamente meno gradevole.
La chiusura di una ferita attraverso una sutura deve avvenire dopo essersi accertati che
all'interno di essa non vi siano corpi estranei o sporcizia, che non vi siano abbondanti
emorragie e dopo averla lavata con acqua ossigenata o con acqua pulita. Nella quasi
totalità dei casi il trauma contusivo associato all'azione lacerante o tagliente esercitata sui
tessuti li rende scarsamente sensibili al dolore indotto dall'ago di sutura, tuttavia quando la
vostra scarsa esperienza o il tipo di lesione vi faccia ritenere che possa trattarsi di un
lavoro lungo, è opportuno iniettare, immediatamente al di sotto dei margini della ferita,
qualche goccia di anestetico (Carbocaina®, Xilocaina®) dopo essersi accertati,
aspirando, di non essere penetrati in una vena.
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Manuale di P
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Primo Soccor
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ente Antartic
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Manuale di P
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Primo Soccor
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rso per Ambie
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ente Antartic
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Pagina 36
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Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 37
LUSSAZIONE: perdita dei normali rapporti di contiguità tra due ossa in una
articolazione con lesione di capsula (e talora di legamenti) LUSSAZIONE Dl SPALLA: è la più frequente delle lussazioni. Generalmente si verifica nel corso di un evento traumatico ove il braccio viene trattenuto in posizione arretrata rispetto all'azione propulsiva del resto del corpo. Spesso tende a recidivare, ovvero ad accadere con sempre maggior frequenza nello stesso soggetto, ed è quindi estremamente importante chiedere, tra l'altro, all'infortunato se sia la prima volta che gli accade.
II paziente generalmente si presenta con l'arto colpito esteso lungo il fianco e trattenuto con la mano dell'altro lato. Rimuovendo lentamente e con cautela gli indumenti (in un ambiente riscaldato!) si noterà che il profilo della spalla è alterato con comparsa di una sporgenza ossea che rende "spigolosa" la normale rotondità della spalla (segno della "spallina da ufficiale"). Controllate che sia presente la sensibilità lungo l'arto, in corrispondenza della spalla e della mano, graffiando leggermente la pelle con un oggetto appuntito o con un'unghia (una insensibilità in quelle zone potrebbe celare una grave lesione dei nervi e deve indurvi a soprassedere ad ogni azione riduttiva). Se non vi sono disturbi di sensibilità potrete tentare voi stessi una riduzione della lussazione, cioè una manovra di ripristino dei corretti rapporti articolari, tenendo conto del fatto che essa sarà più semplice quanto più sarà precoce. Se il paziente avesse già subito in passato altre lussazioni la riduzione dovrebbe risultarne facilitata. Un primo tentativo di riduzione cui conviene sottoporre l'infortunato che non richiede eccessive capacità dell’operatore consiste nel disporlo su un lettino o un tavolo sufficientemente elevato in modo da lasciare pendere verticalmente l'arto lussato. Spesso, non appena la muscolatura del paziente si rilascia, la testa dell'omero "rientra" nella sua sede naturale. Se dopo circa mezz'ora non si è verificata la riduzione spontanea, occorre tentare una manovra riduttiva (manovra di Kocher). La manovra si avvale soprattutto del rilasciamento muscolare dell'infortunato, pertanto dovrete essere molto delicati e soprattutto dovrete cercare di infondere sicurezza nel paziente assumendo un atteggiamento ottimista, tranquillo ed instaurando una conversazione su argomenti non attinenti all'evento traumatico. Collocatevi a fianco del paziente, dallo stesso lato della spalla lesionata, in piedi se egli è disteso supino su un letto, in ginocchio se è disteso in terra. Assicuratevi che sia ben coperto e che non sia colto da brividi di freddo. Prendete delicatamente la sua mano tra le vostre e portatevela al petto chiedendogli di cercare di rilassarsi. Continuate a parlare e a farlo parlare. Ogni volta che sentite che il paziente si rilassa, abbandonando il proprio braccio "a peso morto" tra le vostre mani, lentamente e delicatamente fatelo scostare dal suo corpo, eventualmente allontanandovi di qualche centimetro. Se il paziente avrà delle
Manuale di P
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Primo Soccor
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rso per Ambie
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Manuale di P
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Primo Soccor
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rso per Ambie
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ente Antartic
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Pagina 39
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Manuale di P
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Primo Soccor
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rso per Ambie
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ente Antartic
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Pagina 40
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Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 41
AVVELENAMENTI
AVVELENAMENTO DA MONOSSIDO Dl CARBONIO: E' una situazione di estrema gravità generata dai prodotti di combustione e da scarsa ventilazione ambientale. La possibilità di presenza di monossido di carbonio in un ambiente va sempre sospettata quando si faccia uso di stufe, fornelli o fiamme libere, soprattutto in ambienti ristretti quali tende o shelters. E' buona norma non dormire in un ambiente con una stufa a combustione accesa ed areare sufficientemente l'ambiente dopo averla spenta. L'avvelenamento è subdolo in quanto il gas è inodoro e la sintomatologia inizialmente accusata spesso è generica (cefalea, tosse) o addirittura assente. II gas ha il potere di legarsi in modo stabile all'emoglobina dei globuli rossi al posto dell'ossigeno, impedendo cosi l'ossigenazione dei tessuti. Le labbra assumono un colore tipico rosso vivo (color ciliegia) che purtroppo è indice di una intossicazione già abbastanza avanzata. II soccorritore deve tener presente che non deve sostare troppo a lungo nell'ambiente inquinato per non essere egli stesso avvelenato dall'ossido di carbonio. E' assolutamente indispensabile trasportare la vittima all'aperto, lontano anche da porte o finestre in modo da avere la certezza di respirare aria pura. Se disponibile, somministrare ossigeno puro in maschera o almeno tramite gli appositi occhiali erogatori. Se il paziente non respira autonomamente iniziare prontamente una respirazione "bocca a bocca". AVVELENAMENTO DA INGESTIONE Dl SOSTANZE TOSSICHE: L'uso che in Antartide si fa di cibi conservati rende possibile, anche se oltremodo improbabile, I'ipotesi di ingestione di sostanze alimentari deteriorate o contaminate da batteri. Anche se il termine corretto sarebbe di tossinfezione alimentare, la sintomatologia è sovrapponibile a quella dell'avvelenamento da ingestione di sostanze tossiche che ne giustifica l'inserimento in questo capitolo. Altre possibilità sono l'ingestione accidentale o volontaria di caustici o di combustibili nel corso di artigianali operazioni di travaso. In tutti i casi è opportuno somministrare abbondanti bevande allo scopo di diluire la concentrazione della sostanza tossica e, nel caso di tossinfezione alimentare, reintegrare i liquidi perduti a causa del vomito e dell'abbondante diarrea. Conoscendo il tipo di sostanza ingerita, si potranno adottare provvedimenti più mirati come, ad esempio, provocare il vomito se non si tratta di caustici, o tamponarne l'azione corrosiva con sali tipo bicarbonato di sodio, con latte o albume d'uovo. Non adoperare latte in caso di intossicazione da derivati del petrolio in quanto ne facilitereste l'assorbimento. AVVELENAMENTO DA ABUSO Dl FARMACI: E' difficile ipotizzarne un abuso involontario. Peraltro le sostanze farmacologiche disponibili sono tossiche solo ad altissime dosi. Qualora sospettaste una evenienza di questo tipo cercate di stimolare il vomito (il metodo più efficace si avvale delle solite due dita nella gola del paziente), adoperate ogni mezzo per tenere sveglio il paziente, possibilmente costringendolo a camminare, e somministrate quantitativi ingenti di caffè concentrato o di tè. Se non riusciste a svegliarlo sorvegliate dilatazione pupillare, polso e respiro e adottate, se necessario, le procedure descritte per la emergenza cardio-respiratoria.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 42
LESIONI OCULARI
Le lesioni oculari hanno una incidenza altissima in Antartide, nonostante le
raccomandazioni di indossare sempre gli occhiali da sole o gli occhiali protettivi per gli addetti alle officine di manutenzione. Possiamo distinguere: a) CONGIUNTIVITE ATTINICA: dovuta all'azione irritante dei raggi ultravioletti aggravata
dall'intenso riverbero di neve o ghiaccio. E' caratterizzata da tumefazione delle palpebre, arrossamento delle congiuntive (la sottile pellicola trasparente che ricopre il globo oculare) con fotofobia (difficoltà nel mantenere aperti gli occhi in ambienti luminosi o all'aperto) e talvolta cecità temporanea. II paziente deve rimanere in semioscurità per qualche giorno. Come primo soccorso sarà utile somministrare alcune gocce di Novesina® per attenuare il dolore (da non ripetere!) seguite da una pomata oftalmica antibiotica (Colbiocin®) quattro volte al giorno per 3-4 giorni.
b) CONGIUNTIVITE FOTOELETTRICA: dovuta alle radiazioni ad onde corte generalmente prodotte da una saldatrice elettrica. Le caratteristiche sono sovrapponibili a quelle della congiuntivite attinica ed il trattamento è lo stesso.
c) CONGIUNTIVITE BATTERICA: Va sospettata quando non ricorrano le cause di cui agli esempi precedenti. Usare una pomata oftalmica antibiotica (Colbiocin®) tre volte al giorno fino alla scomparsa della sintomatologia. Si tratta di infezioni localizzate ai margini palpebrali che si presentano come dei foruncoli.
d) ORZAIOLO: si tratta di una infezione delle ghiandole palpebrali che si presenta come un foruncolo (cute arrossata, dolente, gonfia). Trattare con pomata antibiotica (Colbiocin®) associando un blando purgante (Guttalax®).
e) CALAZIO: granuloma settico di una ghiandola palpebrale consistente in una tumefazione ben delineata e indolente della cute palpebrale che non richiede trattamento.
f) CORPI ESTRANEI: Sono molto frequenti a causa della mancata osservanza delle norme antinfortunistiche che prevedono l'uso di occhiali protettivi durante le operazioni di fresatura o molatura ecc. In questi casi si tratta generalmente di schegge metalliche che possono essere rimosse con una calamita o con la piega di un panno di cotone pulito. In qualche caso bisogna ricorrere all'uso di un ago da iniezione la cui punta sia stata smussata strofinandola su una superficie ruvida. Grattare con una certa energia, senza paura, per asportare il corpo estraneo. In caso di corpo estraneo affusolato che sia penetrato in profondità, non tentare di estrarlo perché si rischia di svuotare la camera anteriore dell’occhio con gravissime conseguenze; in tal caso medicare più volte al giorno con una pomata antibiotica (Colbiocin®) e bendare in attesa di poter inviare il ferito presso un centro attrezzato. Più raramente può trattarsi di schegge di ghiaccio spinte dal vento (che si sciolgono molto rapidamente e quindi non devono essere rimosse) o terriccio. In ogni caso sono consigliabili abbondanti lavaggi con soluzione fisiologica o prodotti appositi (Optrex bagni oculari®) e colliri a blanda azione antisettica ed astringente.
g) FERITE DEL BULBO OCULARE: Sono lesioni gravissime che possono produrre cecità. Non possono essere trattate sul posto da personale inesperto che non deve praticare nessun tentativo di ispezione, ma deve limitarsi a cospargere abbondante pomata oftalmica antibiotica e bendare l'occhio con falda di ovatta, senza comprimere, e somministrare antibiotici per via generale (per bocca o iniezione) in attesa di poter avviare il paziente in un centro attrezzato per la microchirurgia oculare.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 43
NOZIONI Dl PATOLOGIA MEDICA
PATOLOGIE DENTARIE:
Un intenso mal di denti è una situazione che può frequentemente presentarsi, pur
avendo i partecipanti subito in tal senso una accurata selezione. Trovandovi ad operare in
una località remota rispetto al campo base potreste avere difficoltà a rientrare, né
d'altronde la patologia è sufficientemente grave da giustificare operazioni di soccorso in
condizioni ambientali difficili, mettendo a repentaglio la vita dei soccorritori.
E' questa forse la condizione che più di ogni altra potrà vedervi all'opera come
infermieri improvvisati.
La presenza di una tumefazione della guancia ed eventualmente il suo aumento di
temperatura devono far pensare ad una periodontite (comunemente definita ascesso) che
necessita sempre di un trattamento antibiotico (si consiglia Rovamicina 3.000.000® in
compresse, se disponibile, altrimenti un altro prodotto ad ampio spettro).
Una estrema sensibilità al caldo ed al freddo possono far sospettare una pulpite,
ovvero una infiammazione interna del dente che teoricamente dovrebbe essere forato per
lasciar defluire il pus sotto tensione che si è accumulato. Non si pretende che possiate
eseguire da soli tale operazione, tuttavia alcune circostanze potrebbero favorirvi. Ad
esempio se il dente dolente è incapsulato potrete provare a rimuovere la capsula (più
propriamente detta corona) con una piccola leva. Qualora l'infezione sia da sola riuscita a
creare una intercapedine tra dente e corona, tale operazione potrebbe essere molto
agevole e di immediato sollievo.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 44
SINDROMI DA RAFFREDDAMENTO:
In questo gruppo possiamo riunire tutte quelle forme patologiche delle alte vie
respiratorie dovute a perfrigerazione da cause ambientali. Sono generalmente
caratterizzate da mal di gola, aumento della secrezione nasale, talora cefalea e rialzo
febbrile. In alcuni casi un dolore dietro lo sterno che si accentua con i colpi di tosse lascia
intendere una infiammazione della trachea, mentre una tosse più profonda ed insistente
deve far supporre una bronchite. Tali banali forme patologiche, se trascurate, possono
evolvere in problemi ben più gravi come ad esempio una broncopolmonite o una pleurite.
Trattandosi, nella maggior parte dei casi, di affezioni di natura virale, non esistono efficaci
provvedimenti terapeutici che possono essere adottati all'esordio della sintomatologia. Va
comunque tenuto presente che un organismo deperito per surmenage o per scarsa o
incoerente alimentazione reagisce con maggiore difficoltà all'azione tossica esercitata dal
virus. E' comunque buona norma comportarsi cautamente nel corso di una patologia delle
vie respiratorie, evitando abuso di farmaci, vestendosi in maniera adeguata, prolungando i
periodi di riposo.
Qualora non vi siano controindicazioni di natura gastrica o allergica, I'assunzione di
una compressa, la sera dopo cena, di un farmaco anti-infiammatorio come il Synflex®
potrà essere utile a mitigare la sensazione di malessere generale. In caso di raucedine,
afonia o tracheite il miglior trattamento consiste nel fluidificare le dense secrezioni interne,
sia attraverso la somministrazione di abbondanti bevande calde, sia attraverso l'uso di
prodotti specifici (Bisolvon®, Fluimucil®, Sobrepin® ecc.). L'uso di sulfamidici (Bactrim
forte®) o antibiotici a largo spettro (Amplital®, Ceporex®) andrà riservata a quei casi in
cui, data la gravità della sintomatologia, si abbia motivo di temere l'insorgere di
complicanze come infezioni batteriche o estensione del processo patologico.
In caso di bronchite, ed ancor più ovviamente di broncopolmonite, è tassativamente
da escludersi un trasferimento in alta quota, come ad esempio alla stazione Concordia !!!
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 45
TONSILLITI ACUTE: Alcuni casi di mal di gola sono caratterizzati da difficoltà di deglutizione. Sarà
sufficiente guardare dentro la bocca per notare la presenza di tonsille tumefatte talora
ricoperte da chiazze di colore giallognolo. Esse si trovano sui due lati della gola allo stesso
livello dell'ugola e sono a volte talmente ingrossate da occupare quasi completamente le
vie respiratorie. A differenza di quanto abbiamo detto a proposito delle patologie da
raffreddamento, in questo caso occorre somministrare precocemente sulfamidici (Bactrim
forte®: 1 compressa ogni 12 ore) o antibiotici (Amplital 1 g® o Ceporex®: 1 compressa
ogni 12 ore). Utili potranno anche essere colluttori disinfettanti tre volte al giorno
(lodosan®: 25 gocce in mezzo bicchiere di acqua o Tantum verde®: 1 cucchiaio in mezzo
bicchiere di acqua).
DOLORE: Si tratta di un sintomo presente nella grande maggioranza dei processi patologici. La
sua sede può indirizzare verso la diagnosi, ma talvolta anche fuorviare. Esaminiamo i
dolori più comuni e le strategie da adottare:
MAL Dl TESTA - La comparsa di una cefalea che colpisce il cranio nella sua totalità può
derivare da raffreddamento, stress, aumento della pressione sanguigna o artrosi
della colonna vertebrale cervicale. Talora può comparire vomito, senso di malessere
generale, vertigine. Indipendentemente dalla causa, qualora non vi siano disturbi
gastrici, una compressa di un comune antidolorifico o di un antinfiammatorio
(Aspirina®, Synflex®) dovrebbe essere sufficiente a dominare il quadro, purché
venga assunta dopo un pasto. In caso di disturbi gastrici noti (gastrite, ulcera) o di
sospetta allergia ai farmaci antireumatici in genere sarà preferibile somministrare
Novalgina® in gocce: 20 gocce in mezzo bicchiere di acqua. La mancanza di
risultati terapeutici potrebbe significare la presenza di un problema di diversa natura
per cui sarà preferibile mettersi in contatto con il medico.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 46
DOLORI ADDOMINALI - Possono essere causati dalle patologie più svariate per cui sarà
bene ricercare altri sintomi concomitanti. Se associati a diarrea generalmente sono
dovuti ad una colite (ovvero ad una infiammazione intestinale) e la somministrazione
di un disinfettante intestinale con azione astringente (Bimixin®: 1 compressa ogni 8
ore per due o tre giorni) dovrebbe essere risolutiva.
Molta attenzione va invece prestata ad un dolore addominale con vomito, perché
potrebbe trattarsi di una appendicite (ovvero una infiammazione dell'appendice); in
questo caso il paziente si presenterà con l'arto inferiore flesso come per evitare di
irrigidire la parete addominale e naturalmente avrà difficoltà a distendere la coscia se
invitato a farlo. II dolore dovrebbe essere più acuto premendo delicatamente in
corrispondenza della parte destra dell'addome, generalmente, ma non
necessariamente, in basso, mentre darà luogo ad un vero e proprio sobbalzo del
paziente se, dopo aver premuto a fondo la parete addominale, toglierete
bruscamente la mano. In caso di sospetto di appendicite il paziente deve essere
visitato dal medico nel più breve tempo possibile, tuttavia, se ciò non fosse possibile,
somministrate antibiotici ad alte dosi (Rocefin® 1 grammo: 1 fiala due volte al
giorno il primo giorno, 1 fiala al giorno i giorni successivi, per via intra-muscolare) ed
applicate ghiaccio sulla zona dolente.
Nausea associata a vomito alimentare o biliare (di colore giallognolo) associata a
senso di bruciore nella parte alta dell'addome deve far sospettare una gastrite o una
gastro-enterite da intossicazione alimentare (ad esempio da alimenti conservati in
una confezione deteriorata), da abuso di alcolici, da stress. In tutti i casi e
praticamente senza controindicazioni potrete somministrare Plasil® in fiale: 1 fiala
intramuscolo ogni due ore e bevande tiepide ben zuccherate. Una dieta liquida per
24 ore e riposo assoluto completeranno il trattamento. Per lenire i bruciori due
compresse masticabili di Maalox® compresse potranno essere somministrate
ripetutamente nella giornata.
Dolori crampiformi addominali possono essere associati a qualunque patologia
addominale e l'uso di farmaci antispastici dovrebbe essere sufficiente a dominarli
(Buscopan® in fiale o compresse). In caso di inefficacia terapeutica non converrà
comunque insistere nel trattamento, ma sarà bene contattare il medico in tempi brevi.
Manuale di Primo Soccorso per Ambiente Antartico Pagina 47
DOLORI VERTEBRALI: L'affaticamento e gli sforzi fisici, soprattutto in individui non
adeguatamente allenati, possono provocare dolori anche molto violenti a carico della
colonna vertebrale. Ogni movimento provoca dolore, pertanto il riposo è d'obbligo.
L'uso di farmaci antireumatici, se non vi sono controindicazioni di natura gastrica,
migliora la sintomatologia (Naprosyn®, Voltaren®, Synflex®) spesso senza riuscire
a risolverla completamente o in modo duraturo. Pur non essendovi urgenza assoluta,
sarà bene programmare un rientro alla Base.
COLICHE RENALI: Un dolore lombare molto intenso, generalmente monolaterale, a volte
irradiato alla superficie interna della coscia dello stesso lato deve far supporre una
colica renale. II paziente riesce a camminare, assumendo un atteggiamento tipico
con la mano appoggiata su un fianco. Una iniezione intramuscolare di Buscopan®
fiale gli darà sollievo dopo circa venti minuti, ma in caso di dolore molto violento
potranno essere usati farmaci anti-infiammatori più energici (Voltaren®, Orudis®).
Somministrate abbondante quantità di acqua da bere, possibilmente minerale
naturale. La presenza del medico o di un infermiere professionale potrà assicurare la
somministrazione di fleboclisi a base di soluzione fisiologica o glucosata.
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BIBLIOGRAFIA
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