Manifesto Del Cristianesimo - Umanesimo Integrale -

5/10/2018 Manifesto Del Cristianesimo - Umanesimo Integrale - - slidepdf.com

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GIORGIO DE CAPITANI

MANIFESTO

DEL

CRISTIANESIMO

UMANESIMO INTEGRALE

tra dubbi, utopie e speranze



Oh, se noi cristiani in quest’ora grave

sentissimo il dovere di essereanche dei “cittadini e degli uomini”, di vivere cioè sulla pubblica piazza

più che all’ombra delle sacrestie, di confonderci con la folla invece di fuggirla,di amarla invece di sconfessarla,

di parlarle attraverso tutte le voci che essa intendee nel linguaggio che essa comprende,

di contendere con ardente carità il posto a quelliche pretendono di condurla e la conducono male;

se comprendessimo, in una parola,che il nostro dovere è quello di essere

“il lievito della pasta” più che dei bei panini, non importa se benedetti, ma coi quali

non si può nutrire una moltitudine affamata!

DON PRIMO M AZZOLARI da “La più bella avventura”



CRISTO, CHIESA E RELIGIONE

1 Dio non è prerogativa di nessuna religione. È aldi sopra di ogni religione, ma ogni religione lo

vorrebbe tutto suo. Dio è l’Assoluto, ovvero scioltoda ogni legame (religione, secondo anche Sant’A-gostino, deriverebbe dal latino religàre , cioè "legare,vincolare", nel significato di legare l'uomo alla divi-nità o viceversa). Dio è totalmente Altro. Non pos-siamo neppure dire che è “cattolico”: non può esse-re prerogativa della Chiesa.

2 La religione tende a impossessarsi di Dio e afarne lo strumento per auto-alimentarsi. In ef-

fetti, si costruisce un dio tutto proprio, e lo impone.

3 I veri a-Tei sono coloro che appartengono aduna religione, per di più blasfemi perché preten-

dono di fare di dio ciò che vogliono prendendolo co-me se fosse il protettore di un potere che si prosti-tuisce agli idoli vacui e aberranti. Anch’io mi profes-so a-teo: rifiuto il dio della religione.

4 Il Figlio di Dio si è incarnato per ridareall’essere umano il suo volto originario, ovvero

la pienezza dell’Umanità. Proprio per questo, Cristoha contestato anzitutto la propria religione, quellaebraica, a tal punto da essere condannato dai capi

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ufficiali e messo su una croce, come eretico: la suaIdea di Uomo non combaciava con quella di una re-ligione che aveva messo l’Uomo al servizio del saba-to, ovvero, della legge.

5 Cristo non ha fondato una nuova religione: conLui la religione non ha più motivo di esistere. il

Cristianesimo dunque non è una religione.

6 La Chiesa che si fa religione si chiude all’Uma-nità o pretende di ridurla entro gli schemi dottri-

nali e morali di una struttura: soffoca perciò Cristo eil Cristianesimo.

7 La Chiesa di Cristo apre sull’Umanità, e non siserve dell’Umanità per servire la religione, in no-

me di non so quale dio e di non so quale vangelo.

IL PROBLEMA DEL MALE

8 La rovina o la profanazione dell’Umanità non ècerto opera di un semplice capriccio umano: c’è

tanto di ancora misterioso che sfugge alle nostreconoscenze. Il peccato originale va oltre un mito: ilfatto di essersi accontentati di un racconto mitico habloccato ogni ricerca. Sì, in ogni mito c’è una veritànascosta. Ma quale? Forse si ha paura che, tolta lacrosta o l’involucro, si scopra qualcosa che possamettere a nudo l’impalcatura della religione.

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9 Una cosa è certa: il Male esiste, ed è potentissi-mo se riesce a mettere in seria difficoltà Dio

stesso e a tenere l’intera Umanità sotto una spadadi Damocle. Chi ha iniettato il Male nell’essere uma-no? Sotto quale forma esso si manifesta? Come ri-conoscerlo?

10 Non solo è lecito porre dei dubbi sulla teoriadel peccato originale, ma è doveroso, se an-cora oggi siamo qui a lottare talora alla cieca, esenz’altro quasi impotenti, contro il Male che, quan-do ci fa comodo, chiamiamo o Maligno o Strutturadi una società maledetta.

11 La religione personifica il male nel Diavolo oDemonio, mentre la politica parla di un Pro-

getto globale, dietro cui esisterebbe un Pensiero U-nico che governa il mondo. In realtà, non è la stes-sa cosa?

12 Secondo la religione il Maligno si manifeste-rebbe nella disgregazione della Verità Supre-

ma e del Codice Morale che regola il comportamen-to umano. Ma per noi credenti la verità “religiosa” èquella codificata dalla Chiesa gerarchica, e la moraleè il comportamento che esegue le norme codificatenei Comandamenti, che vengono riletti secondo unoscopo ben preciso: servire la religione, e in questo

contesto si parla di virtù e di vizi: le virtù fortificanol’obbedienza all’ordine della struttura, e i vizi mina-no tale ordine.

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RELIGIONE E SANTI

13 Non è questo il criterio per la canonizzazio-ne dei santi, ritenuti modelli da imitare pro-

prio perché hanno servito con dieci e lode la Chiesa-struttura-religione? La Chiesa, dunque, stabiliscequali sono le virtù in base alle quali può procedere

alla canonizzazione di un santo. E le virtù, ripeto,sono quelle che garantiscono la struttura dottrinalee gerarchica della Chiesa. Le principali: l’obbedienzae l’ortodossia.

14 È vero che Dio suscita talora i Profeti, cheper fortuna rappresentano una voce dissi-

dente che fa da pungolo, da spina nei fianchi, la vo-ce della coscienza evangelica, ma da loro la Chiesa-struttura riesce in ogni caso a proteggersi: prima

tenuti alla larga perché scomodi alla struttura - laProfezia è fuori di ogni struttura - e, dopo anni dallaloro morte, complice il tempo e in parte complici ledevozioni popolari, i Profeti vengono purificati, ridi-mensionati e inglobati nella religione e, raggiunto ilgiusto equilibrio tra Profezia e struttura, vengonoaddirittura canonizzati.

15 Mi chiedo se oggi la canonizzazione dei san-ti abbia ancora un senso, supposto che nel

passato l’abbia avuto. E mi chiedo se, nel caso in

cui fosse ancora opportuno proporre dei modelli allasocietà, non sia più opportuno sceglierli anche tra levarie religioni, e perfino nel mondo cosiddetto

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“laico”. In questo caso la Chiesa non giustifichereb-be il fatto di dirsi cattolica, ovvero “universale”?

16 La parola “opportunità” mi fa paura: è facilecadere nell’opportunismo. Così pure la paro-

la “modello”: la società di quali modelli ha bisogno?I modelli se non nascono nell’Umanità rischiano di

essere il prodotto della stessa struttura (Stato eChiesa). Modelli che sono non solo prodotti, ma so-prattutto funzionali alla struttura.

17 Ogni struttura è come un’impalcatura: se netogli anche solo un paletto rischi di vedertela

cadere addosso, se persisti nell’opera di demolizio-ne. Ma il potere non aspetta che ciò succeda: ognigiorno la puntella, e la ripara dai pericoli. In millemaniere diverse. Con tutti i mezzi, preferendo quellipiù efficaci a raggiungere lo scopo.

INDULGENZE, APPARIZIONI DEI SANTI E DELLA MADONNA, MIRACOLI

18 Sulle indulgenze, non solo do piena ragionea Lutero, ma mi chiedo il motivo per cui ab-

biano avuto tanto successo tra le devozioni popola-ri. Forse bisognerebbe aprire una lunga parentesisul bisogno della gente di avere qualsiasi scontosulla remissione dei propri peccati. L’indulgenza èstata la via più facile per spianare il paradiso.

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19 Anche sulle apparizioni dei santi e della Ma-donna ci sarebbe tanto da rivedere, ma an-

che qui il problema vero è la massa dei credenti - sì,massa! - a cui non si riuscirà mai a togliere l’insa-ziabile sete del sensazionale. Forse sono troppo ra-zionale, ma non accetto una fede che si aggrappialle apparizioni e, diciamo pure, ai miracoli in gene-

re. Se le apparizioni non aggiungono nulla al mes-saggio evangelico, i miracoli mi sembrano una con-traddizione con la paternità universale di Dio. Per-ché concederebbe una guarigione a te, e a me no?Non è facile rispondere. Ad ogni modo, il miracolopiù grande è sentirmi, in ogni caso, un essere uma-no in ricerca della verità al di fuori di ogni strutturavincolante. Ma ho una sensazione: che i miracolidichiarati tali dalla Chiesa servano a tarparmi le ali.

MORALE E SESSO

20 Chiediamoci in tutta sincerità: i maggiorisensi di colpa perché si sono annidati quasi

esclusivamente nel campo strettamente moralistico?E tra i Comandamenti qual è stato quello maggior-mente preso di mira, tanto da diventare l’ossessionedei credenti?

21Perché la Chiesa ha insistito, e tuttora insi-ste, nel dare un rilievo eccessivo al sesto Co-

mandamento, tradendo tra l’altro il suo senso origi-nario? Non è che, creando il tabù del sesso, la Chie-

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sa sia riuscita a tenere sotto la sua soggezione unamassa di fedeli, costretta dalla stessa religione achiedere il perdono a Dio passando per il tunnel del-la confessione? Perché tutto questo?

22 La Chiesa ha puntato tutto o quasi sul ses-so. Perché? Forse perché qui i sensi di colpa

sono più forti, e anzitutto perché il sesso è partecostitutiva della natura umana?

23 Non parliamo poi della pretesa da parte del-la Chiesa di stabilire come usare il sesso, an-

che nelle posizioni fisiche dell’uomo e della donna. Ancora oggi è categoricamente proibito il coitus in- terruptus e l’uso di qualsiasi mezzo meccanico (ilpreservativo, ad esempio) che eviti la possibilità ge-nerativa. Ogni atto sessuale, in poche parole, deveessere “aperto” alla fecondità. Che dire poi della

masturbazione, ancora oggi ritenuta dalla Chiesapeccato grave in quanto “dispersione” o “sciupio” dello sperma? Quale assurdità! Fino a metà del se-colo scorso si insegnava in Morale che il fine prima-rio del matrimonio erano i figli, poi secondariamentel’amore. Oggi si insegna che i fini primari sono due:i figli e l’amore. La bilancia ora è in equilibrio!

24 Il peccato lega la coscienza al perdono diDio, e il perdono di Dio è legato alla Chiesa

che si arroga il diritto-potere di rimettere i peccati.

Più c’è la possibilità di peccare (basta aumentare idivieti o i precetti!), e più si creano legami con laChiesa-struttura perdonante.

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25 Più che di crisi del peccato, come se oggifosse venuta meno la coscienza della propria

limitatezza e si fosse attenuato il rapporto con unpreciso punto di riferimento, parlerei invece di crisidi una morale che si sta sempre più rivelando privadi Valori umani.

26Per morale, come dice la parola, intendiamo

il nostro modo di vivere, i nostri comporta-menti, i nostri usi e costumi. In pratica il codice mo-rale impone o semplicemente dà delle indicazionipratiche, ma non agisce in vista di una educazione “illuminata”. La morale ai miei tempi, quando eroseminarista, era un ramo della teologia. Ma di teolo-gia non vedevo nulla o ben poco. Anche allora eracosì, anche se già si manifestava qualche timidotentativo di aprire gli orizzonti: P. Bernhard Häring(morto nel 1998) è stato uno dei primi a dare un

impulso nuovo alla morale illuminata dalla teologia.

27 Certo, la gente ha bisogno di indicazionipratiche, ma limitarsi a dire: “fai così e co-

sà”, senza motivarlo alla luce della Parola di Dio,non solo è fortemente riduttivo, ma dannoso allacrescita del cristiano che non impara mai a prender-si le proprie responsabilità senza dover consultareun codice prima di fare una cosa, pur piccola.

28La nostra coscienza non è come una stam-pante che riceve gli impulsi da un computer,

il quale a sua volta immagazzina ordini dall’alto diuna gerarchia che stabilisce ciò che è giusto e ciò

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che non è giusto per una causa che è il funziona-mento della macchina-religione.

29 Ognuno di noi è una persona, e come taleagisce, ed è una persona sociale, e come

tale agisce.

30La persona si relaziona con il proprio esse-re, e si relaziona con l’essere sociale che è

l’Umanità.

31 Una morale che è solo un codice di comandie di divieti che regolano il comportamento

umano e sociale per farli funzionare agli ordini delsistema-macchina, religioso o politico che sia, è unmostro diseducativo che divora il presente, preclu-dendo ogni potenzialità per il futuro.

IL DECALOGO

32 Non so fin dove sia onesto addossare tuttele colpe sul Decalogo come se i Dieci Co-

mandamenti (o, meglio, le Dieci Parole) avesserocondizionato la morale anche della Chiesa a tal pun-to da non andare oltre un elenco rigido di precetti edi divieti. Gesù ha riletto il Decalogo nel Discorso

della Montagna, e già qui troviamo la Legge nuova,quella che poi sarà chiamata Legge della Grazia odello Spirito santo.

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33 Per cogliere lo spirito del Decalogo occorrecapirne il contesto, quello della Alleanza tra

Dio e il suo popolo, e partire dalle stesse parole diDio quando si auto-presenta a Mosè come il Dio li-beratore. Dio, dunque, dà un Decalogo di liberazio-ne e non di schiavitù.

34 Visto così, il Decalogo acquista il suo valoresempre attuale. Un valore del resto già pre-sente fin dall’antichità, da quando l’uomo è statocreato a immagine e somiglianza di Dio. Successiva-mente l’uomo si era perso, dimenticando la proprianatura. Ecco perché Dio a un certo punto è di nuo-vo intervenuto restituendo all’uomo la sua vera im-magine. Il Decalogo, dunque, non è stato inventatoda Dio al tempo di Mosè. I Comandamenti sono leg-gi naturali restaurate.

35 Ma è successo che, nonostante ciò, la reli-gione ebraica prima e la religione cattolica

dopo hanno tradito di nuovo lo spirito del Decalogo.

36 Basterebbe evidenziare tre Comandamentiper far capire quanto la società di oggi sia

caduta in basso: con l’idolatria, l’omicidio legalizzatoe il furto di Stato. Tre peccati che, se prima eranostati rinchiusi nella sfera individuale proprio per pro-teggere la religione e lo Stato, oggi s’impongono

nella loro opera distruttiva della religione stessa,delle relazioni sociali e delle strutture istituzionali.Ecco la nuova religione: gli idoli del successo e del

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consumismo; ecco la nuova economia, fondata sulleguerre in difesa del petrolio o d’altro; ecco la politi-ca del potere fondata sulla prevaricazione, sul latro-cinio, sulle leggi fatte su misura del potere corrotto.Mentre gli idoli stanno mettendo in ginocchio la reli-gione, anche nel senso che la religione stessa è ingenuflessione davanti ai nuovi vitelli d’oro, lo Stato

si difende bene con le armi micidiali della menzo-gna, e così le guerre vengono chiamate “missioni dipace” e i militari “mercenari” ricevono gli onori dellapatria e i ladri farabutti riescono a governare un Pa-ese col consenso popolare, sedotto dalla mascheradiabolica.

VALORI UMANI E CRISTIANESIMO

37Se non c’è un’idea alta di Società non baste-

rà la morale più esigente a creare un mondomigliore.

38 Solo i Valori umani potranno ridare un im-pulso nuovo ad una società che, come è sta-

ta regolata per secoli su un codice morale determi-nista e proibizionista, così in pochi anni è decadutanel libertinaggio: è bastato poco a far crollare palet-ti e steccati che sembravano intoccabili, quasi divini.

39In questo pauroso sbandamento generale,

non ci rimane che scuoterci di dosso le ulti-me remore e gli ultimi tabù, e guardare finalmentedentro il nostro essere e aprirci all’Umanità.

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40 Occorre urgentemente riprenderci l’essere,liberandolo dalla prigionia dell’avere.

41 Anche l’essere ha le sue regole, certamen-te, ma sono funzionali all’essere, e non alla

struttura che stringe l’essere in una morsa, quelladella bramosia dell’avere.

42 Non si tratta dunque di aprire solo una opiù fessure per far entrare qualche spiffero

di luce: è tutta la Chiesa-struttura che va rifatta sulCristianesimo, che non è una religione, e tanto me-no una religione dalle porte chiuse.

43 La Chiesa-religione ha una sua morale chenon combacia con la morale del Cristianesi-

mo, che è tutt’altra cosa.

44 La morale del Cristianesimo ha come puntodi riferimento l’Umanesimo integrale, e ten-

de a realizzarlo. Il suo codice etico non regola icomportamenti umani secondo norme canonichestabilite dalla Chiesa-struttura, ma secondo gli idealidell’Umanesimo integrale secondo il Piano originariodi Dio.

CHIESA E AUTORITÀ

45 Già qui si può capire quanto la gerarchia-struttura della Chiesa incida sulla stessa mis-

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sione della Chiesa e la condizioni a tal punto da per-dere di vista lo stesso Piano originario di Dio.

46 Non si vuole porre in discussione l’autoritàin sé, casomai la sua funzione che sta nel

servire la missione evangelica; l’autorità, prima diessere una funzione, è una missione.

47 Dire missione è cogliere l’essenza dell’auto-rità come servizio, non al potere ma a quel

Cristo che è venuto a sua volta a servire e non adessere servito. Servire chi?

48 Sembra che la Chiesa da sempre si sia pre-occupata di servire se stessa nella sua strut-

tura, ed è sulla struttura dottrinale e morale che laChiesa crede di gestirsi il futuro, il “suo” futuro.

49 Perché la Chiesa-struttura si preoccupa del “suo” futuro? La Chiesa non avrà futuro,

quello di Dio, se perde già ora il passo della Storiache si compie nel Presente di Dio.

50 La Chiesa perde infinite occasioni per vivereil presente dell’Umanità, e occupa troppo

tempo a chiedere scusa per le mancate occasionidel passato. E nel frattempo perde altre occasioni “provvidenziali”.

51 La Chiesa di Dio, invece che essere il Luogoprivilegiato dell’incarnazione del Figlio che

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rinnova il suo farsi Umanità fuori di qualsiasi stretto-ia religiosa, si auto-esclude dall’Umanità.

52 Che si voglia o no, si torna sempre all’ideadi fondo che è l’Umanesimo integrale. Si par-

te dall’Umanesimo per arrivare alla sua integralità.Usiamo pure l’immagine della spirale. In ogni caso,

si sale verso l’integrazione totale dell’Umanità.

53 Che significano allora: salvezza, piano salvi-fico di Dio, azione salvifica della Chiesa? La

salvezza compendia l’intera missione, il cui compitoconsiste nel restituire all’essere umano la sua origi-nalità naturale. Dire naturale sarebbe sbagliato se-condo la teoria del peccato originale, che non am-mette che la ferita inflitta alla natura umana possaessere rimarginabile.

54 In effetti, puoi anche ricorrere ad una infini-tà di grazie, ma l’inclinazione al male rimane

come un marchio indelebile: più che un marchio, èuna energia di male che non si esaurisce. Si preferi-sce parlare di prova di Dio, ma questa che sensopuò avere se ci fosse già l’inclinazione al male?

55 La vera tentazione o prova è solo quella in-tellettuale, ovvero allo stato puro: è la tenta-

zione descritta dalla Bibbia a proposito degli angeli

ribelli. Tutto il resto è nient’altro che inclinazione almale. Dio c’entra proprio nulla!

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CHIESA E SACRAMENTI

56 I Sacramenti, strumenti o mezzi o canali ef-ficaci che producono le grazie a chi li riceve

secondo le dovute disposizioni stabilite dai sacri ca-noni della Chiesa, in realtà a che cosa servono?

57 Anche qui, non vorrei essere frainteso. Findalla prima di queste tesi sto cercando di

puntare all’essenziale, e non tanto a distruggere laChiesa-struttura per il gusto di distruggerla. Puntareall’essenziale è sì togliere l’impalcatura della struttu-ra, ma per far vivere la Chiesa della sua anima chesi sente soffocare dalla struttura.

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Anche sui Sacramenti vorrei essere chiaro,col rischio magari di sembrare brutale, dicia-

mo radicale. La ragione mi sembra ovvia: i Sacra-menti da sempre, nella Dottrina della Chiesa e nellaLiturgia, e anche nella prassi di fede dei credenti,occupano un posto di rilievo, tanto da “segnare” (iSacramenti sono dei “segni”) l’intero arco dell’e-sistenza, dall’inizio (col Battesimo) fino alla fine (conl’Unzione degli infermi).

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Sta proprio qui, nel loro cadenzare il ritmobiologico, temporale e spaziale del cristiano,

che i Sacramenti hanno calamitato l’attenzione dellaChiesa, facendone l’ossatura della vita religiosa del-le stesse comunità cristiane.

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60 Si dice ancora oggi che la vita del cristianoè per la sua stessa natura una vita sacra-

mentaria, anche se talora si è caduti nel sacramen-talismo: ricezione puramente passiva e formale delSacramento.

61Soprattutto oggi il rischio sta producendo i

suoi effetti concreti: neppure l’Eucaristia-Messa, il cuore della vita cristiana, sta tenendo, tra-volta da un contesto vuoto di fede.

62 L’impalcatura sacramentaria sembra ormaisaltata, proprio perché si è puntato troppo

sull’impalcatura.

63 Anche i Sacramenti dovevano fin dall’inizioessere il “segno” non tanto di una fede nu-

trita da una religione-struttura, quanto invece diquella Umanità che è stata redenta da Cristo.

64 Se togliete dai Sacramenti l’Umanità reden-ta, non lamentatevi poi se oggi sia rimasta

solo una impalcatura che si sta sgretolando. Forsepuò essere l’occasione per riflettere e tornare alleorigini evangeliche.

65Ogni Sacramento ci immette nell’Umanità

che Dio aveva creato Bella e Buona. Tuttorifletteva Dio stesso. Bellezza successivamente in-franta dal Male, e redenta poi da Cristo.

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66 Il Sacramento, dunque, non ci segrega inun mondo diverso dall’Umanità redenta da

Cristo. Ogni Sacramento è come un recupero o re-stituzione di qualcosa dell’Umanità.

67 I Sacramenti attingono al Creato: pensateall’acqua, all’olio, al vino. Il Creato redime

dunque l’Umanità. Il Sacramento per eccellenza è ilCreato-Umanità.

68 Ogni Sacramento della Chiesa ci rende par-tecipi del Creato-Umanità, che a sua volta dà

pienezza al valore sacramentale. Un interscambiovitale, e valoriale.

BATTESIMO

69 Che senso dare, allora, al Battesimo? Si di-ce: è un rito di prima iniziazione cristiana,

che in più donerebbe come una specie di marchioindelebile: il carattere! Che cos’è? Nessuno mi haancora convinto: non si fa altro che appoggiarsisull’autorevolezza di S. Agostino che ha introdotto ilcarattere nella polemica con i donatisti. La dottrinadel carattere è servita per sostenere che il Battesi-mo è irripetibile. Secondo alcuni il carattere consi-sterebbe in un contrassegno spirituale invisibile, chediventa una nota distintiva, con cui è possibile di-stinguere il cristiano dal non cristiano. Chi ha piùfantasia trova altri significati che alla fine, oggi co-

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me oggi, sono caduti nella più squallida dimentican-za. È sempre più frequente la richiesta dello “sbat-tezzo”, ma la storia del carattere annulla di fatto larichiesta. A che serve continuare a sostenere unmarchio che è pura invenzione della Chiesa?

70Che senso poi dare alle parole: il Battesimo

“ci rende figli di Dio”? Chi non ha ricevuto ilBattesimo, sarebbe allora figlio del demonio? La-sciamolo pure come rito di iniziazione, ma se il Cri-stianesimo non è una religione, non potremmo cari-carlo di un significato più universale? Mi piacerebbesentir dire: col Battesimo prendo coscienza di ap-partenere all’Umanità nella sua pienezza. Ma comeè possibile se viene amministrato agli infanti?

EUCARISTIA

71 Che dire poi dell’Eucaristia? Anche l’Euca-ristia ha subìto il fenomeno del ritualismo,

sotto il peso di un precetto. Forse abbiamo sbaglia-to strada fin dall’inizio quando le prime comunitàcristiane si trovavano attorno alla mensa dello “Spezzare il pane”, per celebrare certamente il Mi-stero pasquale, ma dimenticando che già il popoloebraico aveva colto della Pasqua il senso più pro-fondo, quello di liberazione.

72 Che senso dare alla parola “liberazione”? Ildiscorso si allargherebbe troppo, ma non

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posso almeno non dire che sta qui, nella liberazio-ne, il cuore del messaggio cristiano. Abbiamo pur-troppo sostituito la parola liberazione con la parolasalvezza. Ho detto ”purtroppo” nel senso che ci po-trebbe anche stare salvezza, ma intesa nel sensopiù evangelico del termine. Già l’ho accennato: persalvezza dovremmo intendere la liberazione dalla

schiavitù dell’essere assoggettato alla prepotenzadell’avere. Invece salvezza ancora oggi riguarda lasalvaguardia dell’anima in vista di un premio eterno.E succede che quando si sente dire Teologia dellaliberazione si manifestano forti pregiudizi, e si lan-ciano anatemi contro i sostenitori da parte della Ge-rarchia, e quando invece si sente dire Comunione eliberazione allora tutto è in linea con la Chiesa uffi-ciale.

73La liberazione dell’essere umano non puònon essere anche di carattere politico, dando

alla parola Politica il significato aristotelico di arte digovernare i beni pubblici della città o di una comu-nità. Come posso anche come credente tirarmi fuorida questo impegno sociale? Stavo per dire: soprat-tutto come credente, se è vero che il Figlio di Dio siè incarnato, ovvero ha assunto tutto di questa Uma-nità.

74Non posso accettare un Movimento, come

Comunione e liberazione, che si propone diliberare ma solo per fare comunione in un gruppo dielite dove si creano stretti legami di appartenenza,

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e dove l’Umanità viene considerata con i filtri dellareligione. Questo vale anche per gli altri Movimentiecclesiali.

75 Se l’Eucaristia è il Sacramento pasquale pereccellenza, ovvero della liberazione, la santa

Messa allarga le mura di ogni chiesa, e le estende

fino ai confini dell’Umanità. La chiesa come luogosacro dove si celebra l’Eucaristia non ha pareti, nonha tetto: il sacerdote e i fedeli si trovano immersinel mondo intero.

76 La Parola di Dio ha un’importanza essenzia-le nella santa Messa: è parte costituiva della

Eucaristia che, prima di essere Pane di Cristo che sioffre, è Parola di Dio che nutre. Il Figlio di Dio nonsi è forse incarnato come Verbo? L’omelia fa partedella Liturgia della Parola: i preti o i ministri del cul-to dovrebbero impegnare le loro migliori energie perincarnare di nuovo nella realtà dell’oggi la Parolache si è fatta già carne. Una delle ragioni per cui leMesse sono disertate dai credenti è proprio la predi-ca improvvisata, noiosa e prolissa, senza contenutistimolanti. I preti, così si giustificano, hanno benaltro da fare che “sciupare” tempo prezioso per unapredica che la gente sopporta comunque.

77La gente ha bisogno di una parola che pos-

sa dissetare quella grande voglia di interro-garsi sui problemi veri della società. Ma noi preti ladeludiamo, indaffarati a fare tutt’altro.

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78 Sarebbe il momento direi provvidenziale perrivedere certe durezze della gerarchia della

Chiesa nei riguardi dei divorziati risposati o dei con-viventi, delle coppie di fatto, che vengono esclusidai Sacramenti a causa della loro situazione “ogget-tiva”. Sì a partecipare all’Eucaristia (anzi, anche perloro è un obbligo!), ma no alla Comunione! Non è

un controsenso? Che dire poi del divieto di assolve-re chi si trova in particolari situazioni, viste sempredal loro aspetto “oggettivo”, dimenticando che Dioaiuta soprattutto chi ha più bisogno e proprio perquesto non gradisce che la legge renda ancor piùdifficile la sua Misericordia?

79 L’amore può essere tenuto stretto, all’inter-no di una situazione “oggettiva” di cui la

Chiesa stabilisce i confini secondo le esigenze di unareligione che detta regole, comportamenti, divietitali da pretendere di incarnare un ideale che diventaimpossibile se è, appunto, tenuto in una prigione?Ma è proprio vero che l’amore sia questo ideale-”reso impossibile”, o non è almeno qualcuno di queiriflessi dell’amore divino che concede anche soloqualche sprazzo di felicità, indipendentemente dalleregole implacabili di una religione senza Umanità?

ORDINE O SACERDOZIO

80 Parlando dell’Ordine e perciò del sacerdozioaprirei un altro problema che si sta dibatten-

do anche tra gli stessi vescovi cattolici. Che senso

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ha l’esistenza di una gerarchia con cui si vuole fareuna scaletta di poteri o di cariche come se l’Ordinefosse, appunto, come una scala in cima alla qualemettere i più dotati, e all’ultimo gradino i preti ma-novali? Si dice che il vescovo è la pienezza dell’Or-dine: che senso dare alla parola “pienezza”? Noipreti semplici saremmo qualcosa che non è riuscito

bene? E che dire di tutti quei titoli, compreso quellodel cardinalato, che gridano un’offesa alle parolecon cui Cristo ha invitato a non farsi chiamare padri,o maestri, o altro? Siamo o no umili servitori, e ba-sta? Un titolo, dal monsignore su su fino al patriar-ca, non sono una vergognosa contraddizione?

81 Sul matrimonio dei preti, pur nutrendo fortiriserve dal punto di vista pratico - un prete

sposato, ad esempio, non potrebbe mantenerequella libertà di azione di un prete celibe - non sareicosì inflessibile, ma lascerei libertà di scelta. Non nefarei una questione di sesso che, costretto ad esse-re inibito, può portare ad una vita sregolata, semprenaturalmente tenuta all’oscuro, ma parlerei dell’a-more anche umano, che è il dono più bello che esi-sta sulla terra. L’Ordine di per sé non è inconciliabilecon il Matrimonio!

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Sul sacerdozio delle donne, non credo chesiamo molto lontani. Non so fino a quando la

gerarchia della Chiesa riuscirà ad aggrapparsi allaSacra Scrittura o alla Tradizione per escludere ledonne dall’Ordine.

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83 A proposito della donna, non vorrei che ri-manesse solo sulla carta l’espressione “genio

femminile” , coniata da Giovanni Paolo II nella Lette-ra Apostolica “Mulieris dignitatem”. Genio femmini-le! Intuizione altissima che riscatta la donna che pe-rò, ancora oggi, anche nella stessa Chiesa non rie-sce a farsi valere nella peculiarità, appunto, del suo

“genio”. La Chiesa onora donne meravigliose, chehanno anche saputo tener testa alla stessa Gerar-chia (un esempio: S. Caterina da Siena), ma nellostesso tempo alla donna non vengono ancora con-cessi spazi d’azione e ruoli di responsabilità, riserva-ti invece in modo privilegiato agli uomini. Perchénon permettere al “genio femminile” di esprimersi almeglio? La Profezia femminile non ha quel quid inpiù che potrebbe far decollare una Chiesa appesan-tita da un potere troppo maschile e maschilista?

84 Altro problema scottante è quando un pretesi dichiara gay. Ho detto “si dichiara”, ovvero

lo fa pubblicamente: il problema non si era postofino a quando tutto rimaneva nascosto. Ci sonosempre stati preti gay, forse perché il fatto di esseregay non è una scoperta di oggi, ma fa parte dellanatura umana.

85

Bisognerebbe invece essere più coraggiosinel denunciare il fenomeno dei preti pedofili,

che non è legato al fatto di essere omosessuale, maè un crimine che riguarda soprattutto gli eteroses-suali. Le cause di questo fenomeno non sono anco-

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ra state del tutto chiarite: perché i preti non si pos-sono sposare? perché abusano del loro potere suipiccoli? Sta di fatto che il fenomeno è uno dei crimi-ni peggiori che ha colpito la Chiesa negli ultimi tem-pi. Anche perché - siamo schietti - è stato messo atacere per evitare scandali tra la gente, e si è favo-rita la rovina di altre parrocchie spostando i preti

pedofili da una comunità all’altra.

86 Penso che il problema più grosso da affron-tare sia quello che C. M. Martini sognava:

dare più potere alla collegialità dei vescovi. Chiesadunque rigidamente monarchica o Chiesa in via didemocratizzazione? Hanno ancora valore i ConciliEcumenici? Se sì, tenerli più frequentemente o a-spettare il momento favorevole di qualche Papa chedecide di sua testa? Vista la difficoltà di chiamare araccolta vescovi e cardinali di tutto il mondo, perchénon trovare vie più moderne per discutere i proble-mi più scottanti che riguardano la vita stessa dellaChiesa e il suo rapporto con il mondo moderno?

87 A porre sul tappeto le questioni più vitalinon dovrebbero essere i vescovi, pastori a

guida delle varie diocesi del mondo? Che senso haoggi dare un potere preponderante alla cosiddettaCuria romana?

88Ultimamente al Papa sono state tolte alcuneinsegne principesche, ma sono rimasti onori

e paludamenti che stridono con la povertà di San

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Francesco. C’è ancora tutto un apparato quasi rega-le, per non dire faraonico che è davvero insopporta-bile. Vorrei citare solo un caso: i funerali di un papa.Basta con un culto direi cadaverico che non si addi-ce allo spirito del Vangelo! Muore un Papa? Un sem-plice funerale, senza addobbi, senza la presenza deicapi di Stato di tutto il mondo, senza i soliti panegi-

rici, senza lungaggini di tempi di lutto. Siamo serviinutili. Morto un papa, se ne fa un altro! In fretta.Non entro in merito al Conclave. Si dice che è loSpirito a illuminare i cardinali, e perché allora il pa-pa vivente fa di tutto per preparare la strada al suosuccessore? Certo, qualche scherzo lo Spirito lo fa,ma forse allo Spirito spetta il compito di evitare cheil Papa scelto dagli uomini non ne combini troppe.

BIOTESTAMENTO

89 Parlare dell’Unzione degli Infermi mi spingequasi a parlare del fine vita e del cosiddetto

biotestamento o testamento biologico. Non capiscoperché nella gerarchia della Chiesa ci sia ancoratanta chiusura, per non dire ottusità, e starei perdire dis-umanità. A parte la questione della idrata-zione e alimentazione (sono cure mediche o soste-gno vitale?) che i nostri anziani avevano risolto conquella saggezza secondo cui ciascuno stabiliva finoa quando mangiare o smettere in attesa della mor-te, ciò che strenuamente sostengo è la libertà discegliere se morire secondo le leggi naturali o pro-

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lungare l’agonia fino a tempo indeterminato nel ca-so in cui subentrasse uno stato vegetativo irreversi-bile. Certo, non tocca alla magistratura stabilire sesi deve togliere il sondino oppure no, ma neppure alparlamento. È la scienza medica a stabilire se c’èmorte cerebrale oppure no: non compete alla Chie-sa. Non mi soffermo sui particolari che riguardano il

testamento biologico. Dico solo che ciascuno ha ildiritto di scegliere prima sul proprio fine vita.

MISSIONE EDUCATIVA DELLA CHIESA

90 Il compito educativo fa parte anche dellamissione della Chiesa e del credente, ma

non può essere una prerogativa esclusiva. Parlerei

di collaborazione tra Stato e Chiesa, evitando poiquella contrapposizione tra laicità e religione chefinora non ha fatto altro che danneggiare i ragazzi.Si tratta di rispondere alla domanda: educare, ovve-ro aiutare un ragazzo a sviluppare le energie latentiin vista di una crescita umana, oppure puntare e-sclusivamente al suo essere religioso? Il denomina-tore comune deve essere l’Umanità.

91

Scuole cattoliche sì o scuole cattoliche no?Scuole anche private? La risposta è una so-

la: una scuola che aiuti a crescere nella società,senza creare privilegi, senza creare ghetti, senzacreare emarginazioni. Chiaramente la scuola pubbli-

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ca è da preferire, e va potenziata con le migliori ri-sorse dello Stato.

92 Gli oratori oggi sono ancora ambienti par-rocchiali pastoralmente efficaci, o stanno

perdendo ogni mordente educativo? Si constata unpauroso stallo, e ciò che impressiona è il tentativo

di volerli sfruttare per altri scopi: per mantenerli invita e recuperare così almeno le spese di tipo eco-nomico. Sarebbe il momento giusto per dare unasvolta, tentando un’apertura più ecumenica (nondimentichiamo che il fenomeno della immigrazionecomporta la presenza di bambini di altre religioni),ma direi di più: anche gli ambienti parrocchiali de-vono aprirsi all’Umanità, puntando sui Valori umani,più che su valori di tipo strettamente religioso.

93Ci lamentiamo perché i nostri ambienti sisvuotano, e non vogliamo porci seriamente

la domanda: perché? Invece che addossare tutte lecolpe ad una società secolarizzata e consumistica,non sarebbe più onesto fare qualche mea culpa , ericonoscere il fallimento di un certo metodo pastora-le-educativo?

94 Gli ambienti parrocchiali offrono di tutto purdi attirare la gente, ma hanno perso la cosa

fondamentale: l’essenzialità. La gente ha tutto, e

poi si annoia, e se ne va altrove, appena trovaun'altra occasione più appagante. I nostri ambientivengono perciò sfruttati solo a fini consumistici.

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95 Creare ambienti per i giovani è anche undovere delle nostre amministrazioni comuna-

li che dovrebbero mettere a loro disposizione effi-cienti spazi “laici” di ritrovo.

ECUMENISMO

96 Il rapporto della Chiesa con le altre religioniè un altro grosso problema che nel passato

è sfociato in dure lotte e addirittura in guerre detteappunto di religione. E ciò ha prodotto lacerazionimillenarie che durano tutt’oggi. Interessi di caratte-re dottrinale si sono confusi con interessi di caratte-re espansionistico di tipo territoriale ed economico.Sempre, comunque, dietro il pretesto di una “nobi-le” causa: per noi cristiani quella di evangelizzare, eper gli altri quella di portare un messaggio di pace edi giustizia.

97 Oggi va di moda la parola ecumenismo, co-me se il semplice fatto di parlarsi, di ritrovar-

si, di discutere attorno ad un tavolo aprisse final-mente la strada al dialogo e al confronto. Forse si èpiù preoccupati di dire il meglio che si crede di ave-re, che non di ascoltare il meglio dell’altro. Non sitratta nemmeno di esporre in pubblico le proprie

magagne: quello che è passato è passato! Ma il ve-ro problema sta nel cogliere ciò che veramente do-vrebbe unire, e non tanto nel poco o nel tanto di

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bene che si riesce a mettere insieme, ma in ciò cheveramente ci accomuna, ovvero l’Umanità in tutta lasua integralità.

98 L’ecumenismo è apertura all’Umanità, e sui Valori umani non possiamo dividerci se non

nel modo con cui attuarli nella realtà esistenziale.L’acqua, ad esempio, non è cattolica o islamica obuddista. È acqua, bene universale, e basta.

99 L’Occidente dovrebbe ascoltare di più le vo-ci dell’Oriente, di quell’Oriente non ancora

contaminato dall’Occidente. Grosso modo, potrem-mo dire che l’Occidente ha subìto la contaminazionedell’avere, mentre l’Oriente ha mantenuto la spiri-tualità dell’essere.

100Ecumenismo, comunque, non significa

arrivare ad un compromesso. Non è unaspecie di cocktail in cui mettere un po’ di Occidentee un po’ di Oriente, senza tralasciare il Medio-Oriente. Si punta all’Umanità tutti insieme, ciascunoportando il meglio che è e il meglio che ha.

SCIENZA E FEDE

101 Anche il rapporto tra Fede e Scienza,

diciamo tra religione e scienza, è semprestato fortemente problematico. Se dicessi dialettico,ciò sarebbe più che prezioso. Comunque, la colpa di

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questa reciproca insopportabilità non è da attribuiresolo ad una parte. La Chiesa ha le sue grandi re-sponsabilità, così pure una certa scienza. Non capi-sco tuttavia la loro millenaria rivalità. Eppure i primilibri della Bibbia raccontano miti con una tale disin-voltura da pensare che gli antichi non si ponesserotanti problemi. Ma chi ha frainteso il genere lettera-

rio ritenendo storici, da prendere alla lettera, i rac-conti narrati senza coglierne invece il messaggio, hacreato un tale equivoco da portare avanti per mil-lenni una incomprensione tale da mettere la scienzacontro la religione e viceversa, ritardando preziosis-sime scoperte scientifiche e umiliando lo stesso es-sere umano tra ideologie e pregiudizi che hanno re-so infelice la sua stessa esistenza.

102

Ho fiducia nella Scienza più che negliscienziati, i quali talora non riescono pro-

prio a liberarsi dai pregiudizi ideologici o da interessidi mercato. La Scienza è essenziale quanto la fedein Dio, direi di più: lo scienziato credente può farsiprendere dalla paura di far torto al proprio credoreligioso, o dai condizionamenti di una Chiesa che,avendo fondato certi dogmi su una visuale fideisti-ca, teme che la Scienza li possa mettere in crisi.

103

Il Cristianesimo non teme la Scienza,anzi si allea e le chiede di spingersi oltre

nella ricerca sull’uomo e sull’universo. A temere laScienza è la Chiesa-religione che preferisce chiuder-si quasi a proteggere l’uomo e l’universo.

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104 Perché temere la Scienza? Non è comese si temesse Dio stesso, che continua il

suo atto creativo o, diciamo almeno, vuole che sidia alla sua creazione la possibilità o quelle impreve-dibili “possibilità” che risiedono in quelle energie infieri che l’uomo ha il dovere di far sbocciare?

105 Andare contro la Scienza è andare con-tro il disegno originario di Dio stesso.

106 Se il Cristianesimo è Umanesimo inte-grale, come potrebbe fermare il passo

della Storia, cadenzato anche dalla Scienza che aprestrade nuove, ovvero quelle strade che i segretidell’Universo tracciano man mano che vengono rive-lati?

CHIESA, CAPITALISMO E MARXISMO

107 Una delle obiezioni più frequenti che sifanno alla Chiesa Cattolica è la sua ric-

chezza consistente in beni mobili e immobili, fatta distrutture lussuose, di ambienti profit, per non parla-re poi del giro d’affari della Banca vaticana. Comeconciliare tutto questo con il Vangelo del Cristo radi-cale? Cristo ha stigmatizzato la ricchezza, l’attacca-mento al denaro, ha lanciato quel durissimo “guai avoi ricchi” che Luca, l’evangelista più sensibile allapovertà evangelica, ha evidenziato con forza.

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108 La povertà deve essere lo stile di vita diogni credente, a partire dai ministri del

Cristo. È la migliore testimonianza di fede. Povertàsecondo la beatitudine evangelica. Povertà è essen-zialità, ed è libertà.

109Il capitalismo ha intaccato la Chiesa-

struttura infettandone lo spirito. È ancoravergognoso, per non dire blasfemo e simoniaco, as-sistere al connubio Chiesa e potere economico, die-tro la giustificazione machiavellica che i soldi servo-no per fare del bene, per mantenere gli ambientieducativi ecc. e talora ci si lascia corrompere da ungoverno di ladri allo scopo di salvare i valori cosid-detti non negoziabili: se non sono negoziabili, per-ché si mette in pericolo, ovvero si rende negoziabilela propria reputazione, compromettendosi col pote-re che rende negoziabile perfino la coscienzadell’Umanità?

110 Sì, è vero, nei Documenti della DottrinaSociale della Chiesa troviamo anche con-

danne del capitalismo selvaggio. Mi chiedo però sepossiamo accettare un capitalismo anche solo mite.Il capitalismo che cos’è? Non è forse “accumulo” dibeni mobili e immobili? Un capitalismo liberale nonè in linea né col Vangelo e neppure con l’Idea di U-manità intesa come fratellanza universale.

111 Perché la Chiesa ha condannato senzamezzi termini il marxismo e ha scomuni-

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cato per anni i comunisti, mentre non ha mai sco-municato i capitalisti e i ricchi in genere?

112 Si dice: il marxismo non si concilia con il Vangelo! Rispondo: l’ideologia del capita-

lismo è forse più evangelica di quella marxista?

113 Il marxismo come ideologia può essereanche discutibile, e senz’altro ha manife-

stato delle grosse lacune. Ma il comunismo reale èstato tutto così negativo? Che dire della lotta deglioperai comunisti per una società più giusta, tantopiù che in quel periodo la Chiesa ha brillato perun’assenza che ha allontanato il mondo operaio dal-la stessa fede?

114Il marxismo ha dato più di qualche indi-

cazione per una strada nuova da percor-rere in vista di una società più giusta. Ma il cammi-no verso la conquista dei diritti umani ha raccoltoaltre forze vitali: movimenti di estrazioni sociali cul-turali religiose differenti, ma tutte convergenti versoun unico punto: togliere le ingiustizie e ridare all’uo-mo un futuro migliore.

115

Oggi il marxismo è quasi svanito nelnulla, i comunisti sono scomparsi, e che

cosa è rimasto? Il capitalismo, sostenuto in parteanche dalla Chiesa, continua il suo cammino: uncammino di violenze, di stragi, di disuguaglianze,

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ma soprattutto un cancro che intacca senza quasiresistenza le coscienze di una massa di gente chenon solo ha perso la fede in Dio, ma ha perso so-prattutto l’Umanità.

116 I ricchi prendono le redini del potere, estravolgono ogni senso di giustizia. E la

Chiesa tace.

117 La Chiesa dovrebbe tirar fuori le sue ar-mi migliori: e le ha, se vuole. Basterebbe

che leggesse senza paraocchi la Parola di Dio chegià nell’Antico Testamento parlava di giustizia intesain tutta la sua ampiezza. Nel Piano originario di Dioc’era fratellanza universale, ma l’egoismo umano harotto gli equilibri. Ecco la giustizia biblica: ridare allasocietà i suoi equilibri, rimettere la dignità umana aldi sopra di ogni sistema. Prima l’umano, e poi ilmercato. Ma la Chiesa parla bene, e razzola poi ma-le: parla bene dell’essere umano, ma poi lo lascia inbalìa del mercato più folle.

118 La destinazione universale dei beni dellaterra non è neppure contemplata dalla

legge di uno Stato che non proibisce - anzi legaliz-za! - che un ricco possa comperarsi tutto ciò che glipermette la sua ricchezza. Ma se i beni della terrasono a destinazione di tutti, come è possibile se al-

cuni hanno troppo, togliendo così la possibilità chetutti abbiano il giusto? Perché la Chiesa non diceche, se uno ha di più di quanto gli spetta per diritto,

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ruba ad un altro il suo diritto ad avere la sua parte?Certo, non è solo una questione di fede, ma di dirit-to universale. Anche lo Stato non dovrebbe permet-tere accumuli tali da lasciare milioni e milioni di per-sone in un disagio spaventoso, proprio perché nonviene fatta osservare la destinazione universale deibeni della terra. Accumulo, ovvero capitale, da qui il

capitalismo che trova proprio nella destinazione uni-versale dei beni la sua condanna.

119 Il marxismo è andato oltre l’aspetto u-mano-sociale, intaccando verità di fede e

mettendo a rischio anche l’esistenza stessa di Dio?Ma questo è forse un delitto peggiore di un capitali-smo che mette a repentaglio la vita stessa di milionidi poveri, ridotti all’estremo proprio da una massa diladri, ovvero dai capitalisti? Dio sa difendersi da so-lo, ma i poveracci chi li difende?

120 Parafrasando le parole di Gesù: “Il saba-to è per l’uomo, e non l’uomo per il saba-

to”, possiamo dire: prima l’uomo e poi il dogma, pri-ma l’uomo e poi la difesa dell’ortodossia della fedein Dio. Se il marxismo ha intaccato la religione, ilcapitalismo ha intaccato l’essere umano.

121

Ci auguriamo che la Chiesa cattolicacondanni duramente il capitalismo alme-

no con la stessa determinazione con cui ha condan-nato il marxismo, e condanni i ricchi con la stessadurezza con cui ha scomunicato i comunisti.

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122 Non è più l’epoca delle scomuniche! Echi l’ha detto? Oggi ci sono maniere e

criteri diversi per scomunicare, anche togliendo lapossibilità di spazi per dissentire, anche creandosensi di colpa in chi vorrebbe cambiare il mondo mapoi viene pressato da mille condizionamenti.

I BENI DELL’UMANITÀ E DEL CREATO

123 Tra i Beni comuni, che fanno parte delpatrimonio dell’Umanità e del Creato, ci

sono l’acqua, l’aria e l’ambiente in genere. Fino aquando resteranno doni gratuiti? Vorrei porre unadomanda imbarazzante: è più importante lottareper difendere una verità di fede oppure l’acqua? Se

è ritenuto eretico chi mette in discussione la vergini-tà di Maria, come dobbiamo definire chi ci porta viaun Bene universale? Chi è eretico merita una con-danna peggiore di chi è un criminale?

124 Quando è chiamato a difendere i Valoriuniversali, il credente non deve distin-

guere tra politica e fede: prima di essere credente èun cittadino dell’Universo.

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LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO?

"La bellezza salverà il mondo" afferma il principeMiškin nell'Idiota di Dostoevskij. Comunque la si in-

tenda e la si traduca, una cosa pare evidente:l’affermazione fa riflettere e pone seri interrogativisul nostro modo di intendere la vita e il suo conte-sto socio-politico e religioso.

Ci sentiamo presi dall’angoscia dell’avere, e baste-rebbe poco per respirare un po’ d’aria fresca: aprirequalche finestra, per far entrare un po’ di luce e dicalore.

Nell’essere del Creato risiede la Bellezza che riescea farci stupire, ma, appena viene corrotta, generadisgusto.

È brutta una religione che ci fa disgustare di Dio,così come una politica che ci fa disgustare del Benecomune.

Ma oggi giustifichiamo perfino la bruttezza.

Non ci saremo già assuefatti alla corruzione dellaBellezza?

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INDICE

CRISTO, CHIESA E RELIGIONE 5

IL PROBLEMA DEL MALE 6

RELIGIONE E SANTI 8

INDULGENZE, APPARIZIONI DEI SANTIE DELLA MADONNA, MIRACOLI 9

MORALE E SESSO 10

IL DECALOGO 13

VALORI UMANI E CRISTIANESIMO 15

CHIESA E AUTORITÀ 16

CHIESA E SACRAMENTI 19

BATTESIMO 21

EUCARISTIA 22

ORDINE O SACERDOZIO 25

BIOTESTAMENTO 29

MISSIONE EDUCATIVA DELLA CHIESA 30

ECUMENISMO 32

SCIENZA E FEDE 33

CHIESA, CAPITALISMO E MARXISMO 35

I BENI DELL’UMANITÀ E DEL CREATO 40LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO? 41



Don Giorgio ringrazia Maria Teresa Abbaticchio per la sua preziosa collaborazione.

STAMPATO NEL MESE DI AGOSTO 2011 PRESSO Molgora Print - Olgiate (Lc)e-mail: [email protected]

Stampato su carta riciclata. Nessun albero è stato abbattuto per realizzare questo libro.

Il formato pdf di questa pubblicazione è scaricabilegratuitamente dal sito www.dongiorgio.it

Manifesto Del Cristianesimo - Umanesimo Integrale -

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