Make it Zisa

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Il progetto ha lo scopo di promuovere la ricerca e la sperimentazione di nuove pratiche di rigenerazione dei contesti socio-culturali; fungere da contenitore culturale e mediatico delle proposte e delle istanze di tutti gli attori sociali che sono coinvolti nei processi di interpretazione, trasformazione e gestione dell’ambiente contemporaneo; promuovere la collaborazione con gruppi e soggetti che compiono ricerche e lavori analoghi nella varietà dei contesti urbani e territoriali del mondo; sviluppare e promuovere la ricerca sull’uso sostenibile delle risorse. L`attività proposta con MakeItZisa e` di facilitazione rispetto alla fruizione degli spazi pubblici dei Cantieri ossia l`interfaccia multimediale e fisica tra utenti, alla ricerca di spazi e servizi, e le istituzioni.

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ZisaLab è un’associazione culturale, apolitica, con durata illi-mitata nel tempo e senza fini di lucro, nata a Palermo nel 2014. E’ un’associazione di giovani professionisti e studenti di prevalente formazione architettonica e urbanistica, aperta al contributo di tutte le discipline e le competenze interessate all’interpretazione critica e creativa del territorio e delle sue risorse ambientali, sociali e culturali.ZisaLab raccoglie l’eredità di una intensa esperienza urbana di par-tecipazione e collaborazione sociale, che negli ultimi anni ha porta-to, a Palermo, una molteplicità di energie e di soggetti sociali a vive-re lo spazio dei Cantieri Culturali e del quartiere della Zisa, come un fulcro di trasformazione e riappropriazione dell’ambiente urbano.A partire, quindi, dall’area dei Cantieri Culturali alla Zisa, intesa come laboratorio permanente di interpretazione creativa dello spazio urbano l’associazione ha lo scopo di promuovere la ricer-ca, l’elaborazione e la sperimentazione di nuovi progetti e di nuo-ve pratiche di rigenerazione dell’ambiente urbano e territoriale e dei contesti socio-culturali; elaborare e proporre a tutti i livelli sociali ed istituzionali, interventi di interpretazione e trasforma-zione dello spazio urbano e del territorio; fungere da contenito-re culturale e mediatico delle proposte e delle istanze di tutti gli attori sociali, che sono coinvolti nei processi di interpretazione, trasformazione e gestione dell’ambiente contemporaneo; essere un fattore di stimolo propositivo e incalzante per le istituzioni ad ogni livello di competenza territoriale, proponendo un modello di relazione tra soggetti sociali ed istituzioni, libero e dialettico, fondato sulla sollecitazione, sul confronto e sull’autonomia critica ed operativa; promuovere lo scambio, la collaborazione e la con-taminazione con gruppi e soggetti che compiono ricerche e lavori analoghi nella varietà dei contesti urbani e territoriali del mondo ed in particolare, promuovere il confronto con le esperienze di ri-cerca attive nelle città del Mediterraneo; sviluppare e promuove-re la ricerca sull’uso sostenibile delle risorse urbane e territoriali.

ZisaLab - associazione culturale

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L’associazione ZisaLab per il raggiungimento dei suoi fini, intende promuovere varie attività, tra le quali:- organizzare, condurre e allestire: seminari, workshop, mostre, laboratori, eventi, festival, proiezioni, sopralluoghi e locations, performance, reading ed altre attività culturali e ricreative varie;- realizzare elaborati multimediali, campagne video, redigere vo-lumi, dossier a stampa o eBooks su contenuti legati agli scopi;- produrre e commercializzare oggetti di design, model-li architettonici, elaborati grafici ed editoriali e servizi web;

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Nascita ed evoluzione delle Officine Ducrot

I CANTIERI CULTURALI DELLA ZISA : DA AREA INDUSTRIALE A SPAZIO PER LA CULTURA

Quelli che oggi sono stati battezzati “Cantieri Cultura-li alla Zisa” rappresentano una delle pochissime aree di ar-cheologia industriale novecentesca della città di Palermo. Si tratta di un’area di 55.000 mq la cui contiguità con il ca-stello della Zisa e con il giardino retrostante il monumen-to normanno conferisce al complesso un valore aggiunto. Già attiva come fabbrica di mobili Golia all’esposizione Nazio-nale di Palermo del 1891-92, l’area acquista rilievo quando ne assume la direzione Vittorio Ducrot, ambizioso ingegnere fran-cese che iniziò la collaborazione con Basile nel 1899 diventan-do appena 3 anni dopo, nel 1902, proprietario unico dell’impresa. Ci troviamo nel periodo in cui alla progettazione e pro-duzione di mobili in stile si accompagna la sperimenta-zione nel campo dell’elaborazione di “mobili moderni”.

Le Officine Ducrot diventano così un importan-te centro di innovazione che si avvale del contribu-to di alcuni tra i progettisti più importanti del periodo. Sarà proprio qui che verranno infatti prodotti quei mobili che giungeranno nelle case altoborghesi di Palermo, nel Grand Ho-tel Villa Igiea, sulle navi da crociera dell’imprenditore Florio e persino a Montecitorio, i cui arredi sono firmati Basile-Ducrot.Un aspetto interessante risiede nell’organizzazione stes-sa del processo produttivo: una separazione tra progettazione

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(lavoro intellettuale) e produzione (lavoro manuale) che porta alla nascita della figura del progettista di mobili e ad una crescita di competitività data dall’accelerazione dei tempi di produzione. Nel periodo che fa tra il 1915-18 gli impianti vengono adattati per la produzione di idrovolanti cacciabombardieri per il governo italiano, francese ed inglese e nel 1919 inizia la produzione di arredi navali. Nel 1930 la società conta più di 2500 dipendenti (con-tro i 200 del 1903) e in quegli anni si ritorna alla progetta-zioni di mobili moderni escludendo la produzione in stile.

Nel 1936 la ditta, a seguito di difficoltà economiche, riduce l’e-stensione degli stabilimenti di Via P. Gili a solo 8.500 mq men-tre nei rimanenti 2/3 dell’aria la S. A. Aeronautica Sicula, per la quale viene realizzata un edificio per uffici da Salvatore Caronia Roberti, assorbe gran parte del personale eccedente della Ducrot.Pochi anni dopo, nel 1939, la ditta viene rilevata da un gruppo fi-nanziario genovese capeggiato da Tiziano De Bonis il quale la tra-sforma in “Anonima Ducrot Mobili, sede Genova- officine Palermo”. Vittorio Ducrot morirà a Roma nel 1942.Nel periodo tra il 1955 e il 1968 vengono realizzati pochi incarichi: l’o-perato del De Bonis non è caratterizzato da particolari slanci impren-ditoriali e culturali e così inizia per la fabbrica un lungo periodo di crisi.

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Il 15 dicembre 1968 i macchinari si ferma-no definitivamente, gli stabilimenti di via Gili cessa-no la produzione e l’organico viene ridotto a 80 operai. L’abbandono permise una variante al Prg del 1962 che ne prevedeva la demolizione per farne area edificabi-le. Viene così abbattuta la parte orientale dello stabilimen-to occupata dagli edifici più antichi antecedenti al 1912. Sopravvissuta miracolosamente alla logica speculativa della città del sacco l’area venne acquistata negli anni ’90 dal comune di Palermo.

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La riconversione delle officine Ducrot in spazi della cultura

Il processo di riconversione che ha investito l’area delle officine Du-crot durante gli anni ’90 va inserita in quel panorama internazionale che già dagli anni ‘70 vedeva il tema della dismissione delle aree indu-striali come un’opportunità di ripensamento degli equilibri urbani.Queste aree, “vuoti nel sistema insediativo, dissociati da ogni attività, dalla gente, dal loro ambiente e dalle loro me-morie” (G. De Francisci, “Rigenerazione urbana. Il recupe-ro delle aree dismesse in Europa, Longobardi, 1997 p.9) pos-sono diventare così occasione di rigenerazione urbana. Secondo la concezione che vede questo patrimonio pregno di valori storici e culturali, l’obiettivo non è solo quello di riempire questi vuo-ti con costruzioni e attività ma soprattutto di riempirli di significati.Inoltre il ragionamento relativo ai Cantieri Culturali della Zisa non va visto esclusivamente come base per un ragionamen-to sugli spazi negati alla città ma anche come un ripensamen-to più generale di bene pubblico, bene privato e bene comune.Dimenticati dalla memoria collettiva a partire dal 1970, nel 1995 l’area venne acquistata dal Comune con l’obiettivo di fon-darvi un luogo interamente dedicato alla cultura e all’arte.

Per prima cosa la Sovrintendenza, ricordandosi dell’abusivismo edilizio che nel “passato recente” non si era fermato neanche di fronte alla più antica area delle officine, quella che ricadeva nel-la parte orientale (in corrispondenza della via Gili), vincolò

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l’intera area. Successivamente iniziarono i restauri e si realizzò un Piano d’Uso per ogni padiglione grazie al lavoro del prof. Ajrol-di , con il proposito di stabilire le rispettive funzioni agli spazi.L’idea attorno alla quale si costruì l’attività dei Cantieri fu quindi quella della ricognizione puntuale delle forze creative e culturali della città. Gli spazi dei Cantieri costituiscono infatti un patrimonio di grande importanza a partire dal quale poter ricostruire un percorso di rina-scita culturale e attraverso cui rilanciare la sperimentazione artistica.Il modello è stato quello di utilizzare gli edifici come con-tenitori che potessero ospitare laboratori di progettazio-ne e realizzazione di prodotti culturali, mostre tempora-nee, istallazione site-specific, rassegne musicali e teatrali.

Un grande contenitore di produzione di beni immate-riali che per la peculiarità di essere “neutro” e non “spe-cifico” potesse rispondere ad usi mutevoli nel tempo.Oggi l’area ospita la sede del Centre Culturel Francais de Paler-me et de Sicile, la sede del Goethe Institut, la biblioteca dell’I-stituto Gramsci e la sede palermitana della Scuola Nazionale di Cinema appartenente al Centro Sperimentale di Cinema-tografia. Altri spazi nel tempo sono stati concessi dal Comu-ne all’Accademia di Belle Arti: la Galleria Bianca, la Grande Va-sca, la Sala Blu Cobalto, Lo spazio Nuovo e lo Spazio Ducrot.

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Dopo un’ intraprendente fase iniziale il complesso oggi at-tende ancora un modello di gestione complessivo che possa strutturare gli interventi e coordinare gli atto-ri che nel tempo sono venuti ad abitare gli spazi dei Cantieri.La recente attenzione rivolta all’area ha messo in risalto l’esigenza di interventi a scala architettonica ed urbana. Oltre ad un ripensamen-to a livello impiantistico che possa rispondere alle attuali esigen-ze legate ai consumi e alla sostenibilità ambientale, è di primaria importanza anche un ragionamento che risolva le problematiche legate alla permeabilità dell’area e al suo rapporto con la città.

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ReOpening ZAC. Workshop di azioni e progetti di trasfor-mazioni urbane

ZAC_ZISA ARTI CONTEMPORANEE E LO ZISALAB

Il Workshop ReOpening Zac, all’interno del quale ha preso spa-zio lo ZisaLab, laboratorio di laurea coordinato dal prof. Giusep-pe Marsala, è stata un’occasione in cui si è avuta la possibilità di lavorare concretamente al ripensamento dello spazio interno del padiglione 19, sede oggi di ZAC, e degli spazi esterni dei Cantieri.Questo intervento va considerato in relazione a quel proces-so che già dal 2011, grazie al movimento “ I Cantieri che Vo-gliamo”, aveva messo di nuovo al centro del dibattito cittadi-no il tema dei Cantieri, della sua fruizione e organizzazione.

Attraverso buone pratiche e progettazione partecipa-ta, è stato intrapreso così quel percorso che vuole fare dei Cantieri non solo un luogo legato alla cultura e all’ar-te ma anche uno spazio pubblico di incontro e scambio.Gli obiettivi sono quelli di ripercorrere gli originari propo-siti che avevano animato gli anni ’90 e contemporanea-mente risolvere i problemi legati alla permeabilità dell’a-rea, i temi su cui oggi bisogna soffermarsi più che mai.La prima fase di questo percorso è stata la manife-stazione del 16 dicembre 2012 con l’inaugurazio-ne di ZAC, acronimo per Zisa Arti Contemporanee.Il padiglione 19, concepito molti anni fa come sede del Museo d’Arte Contemporanea della Città di Palermo, nel 2008 era stato restaurato. Nonostante fosse uno spazio ul-timato e rifinito non è stato mai né aperto né utilizzato. Oggi invece questo luogo, dove un tempo venivano realiz-

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zati gli idrovolanti , ha aperto le porte presentandosi alla cit-tà come un laboratorio di ideazione e realizzazione dell’ope-ra d’arte e spazio di incontro tra artisti, cittadini ed istituzioni.Prima iniziativa di ZAC è stato il progetto/laboratorio “Arti-sti per ZAC”, un’azione performativa, un work in progress in cui gli artisti sono stati invitati alla condivisione dello spazio durante l’arco di tempo che è andato da Dicembre a Marzo.

L’intervento ha occupato l’intero percorso perimetra-le del grande hangar delle Ex Officine Ducrot con i tem-pi, modi e linguaggi differenti: gli artisti hanno intercet-tato le loro presenze in un’opera plurale che è diventata simbolo di una tensione dialogica tra il loro lavoro e la città.Gli artisti invitati sono stati divisi in due differenti gruppi:IN WORK rappresentato da giovani artisti ai quali è stato af-fidato lo spazio di ZAC per l’intero arco dei 3 mesi; ATTRA-VERSAMENTI ha accolto un numero consistente di 100 arti-sti di generazioni diverse che hanno interagito con l’opera attraverso modalità e temporalità diverse per ognuno di loro.A ciò è seguito un periodo punteggiato da incontri, di-battiti e momenti di approfondimento che hanno costi-tuito l’oggetto dei TRANSITI dove artisti, curatori, gal-leristi ed operatori del mondo dell’arte hanno dato un contributo durante i mesi in cui si è sviluppato il progetto.

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Artville, un’istallazione luminosa

Durante il workshop coordinato dal prof. Mar-sala ci siamo soffermati sul ripensamento tan-to dello spazio interno dello ZAC quanto dell’esterno. Per l’inaugurazione del 16 dicembre, su idea del pittore Fran-cesco De Grandi, abbiamo realizzato l’istallazione “Artville”. Dopo aver ricevuto da ogni singolo artista il rilievo del pro-prio studio ne abbiamo rappresentato in scala i confini sul pa-vimento del grande padiglione. All’interno di ogni perime-tro gli artisti invitati hanno collocato la propria lampada.Questa istallazione si è presentata così come una metafora di riappropriazione da parte degli arti-sti di uno spazio che gli era stato a lungo negato.Sulla parete di fondo è stato pensato un sistema costitui-to da 6 teloni sui quali sono stati proiettati, a velocità diffe-renti, le immagini dei lavori degli artisti che nel corso dei 3 mesi successivi hanno lavorato all’interno dello spazio.

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Il giardino di Zac, un esercizio di “terzo paesaggio”

Riguardo lo spazio esterno gli interven-ti sono stati molteplici e di varia natura. Il primo tra questi è stato quello di recuperare lo spazio atti-guo sud di ZAC, dove, prima degli interventi di restauro, vi era un padiglione prefabbricato a struttura intelaiata con capriate in ferro e tetto in eternit. Dopo la demolizione, è diventato un’ area di risulta, il “retro” del padiglione, dove negli anni si sono accumulati detriti di vario genere, e terra di risulta. Da subito è stato chiaro che questo spazio avesse delle notevoli potenziali-tà per la sua posizione strategica, tra Zac, l’acquedotto romano, con la vista sulla Zisa e vicino all’ingresso di via P. Gili. Ritenen-do la vegetazione spontanea, cresciuta nel tempo, con diverse essenze autoctone, la materia principale; l’idea cardine è stata quella di dar luce a un «giardino in movimento», spazio in cui la natura non è assoggettata e soffocata dalle briglie di un proget-to, di uno schema preconfezionato, e dove spesso è più prezio-so sapere cosa non fare piuttosto che intervenire e aggredire. Alla rimozione dei rifiuti effettuata dall’amia, è seguito un mo-mento di osservazione su questo spazio indeciso, per poi mette-re in atto una strategia di sperimentazione. Infatti la sperimen-tazione consiste nel lasciare le cose come stanno, intervenendo per piccoli ritocchi successivi, intervenendo dopo un lungo pe-riodo di osservazione . Un attento lavoro di sottrazione di alcuni elementi, per dar vita, a delle geometrie che in parte ci danno le tracce del passato, con una nuova forma e materia. Quasi al cen-tro dello spazio un filare di bassi arbusti (miscanti) segnano un binario e l’interasse dei pilastri del padiglione demolito, essendo cresciuti nei solchi da loro lasciati. La parte adiacente all’acque-dotto romano è rimasta integralmente nel suo stato originale, ma resa fruibile con alcune opere di pulitura e potatura. In cor-rispondenza dei due ingressi sud di Zac, sono stati realizzati dei nuovi tracciati, che un danno vita ad un nuovo sistema di accessi e orientamenti, recuperando la vista privilegiata sul castello del-la Zisa. E’ stato interessante constatare come il risultato finale , in principio, era stato solo parzialmente definito, è stato il pro-cesso, che poco alla volta, ci suggeriva quali azioni portare avan-ti, e quali azioni frenare. Una vera e propria operazione di Terzo paesaggio, in divenire, dove l’evoluzione del sistema (…) non obbedisce ad un programma, ma alle necessità di adattamento,

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dove si osservano i residui, gli scarti e il loro funzionamento .La fase successiva è stata finalizzata a miglio-rare l’accessibilità, rendendo quest’area per-meabile, a dotandola di nuovi attraversamenti. La rimozione della recinzione, e la demolizione in al-cune parti, del muretto di confine, ha definitiva-mente restituito una rinnovata area verde alla città. Questi due elementi sono stati in parte eliminati, in parte riu-tilizzati per svolgere nuove funzioni: il muro basso diviene una seduta, infatti alcune parti di esso, vengono posizionate tra la vegetazione, dando occasione di nuovi punti di osservazione del paesaggio circostante. La recinzione è utilizzata come strut-tura portante, di elementi di ridefinizione dello spazio. Il gruppo frigo dell’impianto di condizionamento, coperto con dei pan-nelli bianchi, diventa il totem di accesso e insegna di Zac. E’ la materia esistente che da occasione di piccole trasformazioni. In tutta l’operazione un solo nuovo materiale viene introdotto, la ghiaia, di ridotta granulometria, che invade e rende continua la superficie, pronta per accogliere gli artisti e le loro opere en plain air, così lo spazio espositivo si estende sino all’esterno. Il 6 gennaio 2013, è stato collocato l’Orologio del-la Concordia di Emilio Tadini, appena restaurato, ac-quistato nel 1998 per essere il nucleo della collezio-ne d’arte contemporanea del museo. Successivamente anche gli artisti hanno posizionato alcune opere, conferendo a questo spazio di risulta, privo di funzioni una nuova identità.Tutta l’operazione, apparentemente minimalista, racchiude in sé, e si fa portavoce di tante tematiche, proprie della città e della so-cietà contemporanea. L’attenzione per i caratteri locali dei luo-ghi, il riciclo e il rifiuto come risorsa, la distanza tra i tempi della produzione artificiale e naturale. Un intervento che mostra come i cambiamenti, possono essere la rielaborazione dell’esisten-te, non avendo necessariamente a disposizione ingenti risorse.

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A 50 anni dall’uscita nelle sale italiane del Film Il Vangelo se-condo Matteo, di Pier Paolo Pasolini, l’associazione culturaleZisaLab, operando all’interno del Festival “I Cantie-ri del Contemporaneo” rende omaggio al regista Pier PaoloPasolini, attraverso un ciclo di iniziative.Partendo proprio da quest’opera cinematogra-ca controversa che divise e scatenò aspre polemiche– oggi rivalutata e considerata da L’Osservato-re Romano “il miglior lm su Gesù mai girato”- si ècercato di indagare con gli occhi del nostro tem-po l’intenso lascito e la complessa vicenda artistica eintellettuale legata all’opera del regista, tragica-mente assassinato ad Ostia nel novembre del 1975.La manifestazione si è articolata in tre distin-te iniziative che hanno costituito l’immersionenell’immaginario pasoliniano:Oggetto principale la mostra fotograca dal tito-lo Pasolini Matera, inaugurata il 18 Settembre efruibile no al 5 Ottobre. Il contenuto del-la mostra è stato costituito da una selezione di “scattirubati” sul set de Il Vangelo secondo Matteo, gi-rato a Matera nel 1964, il cui autore è DomenicoNotarangelo, fotografo lucano che nel lm di Pasolini fu anche attore.Alla mostra, curata da Cetta Brancato e allesti-ta da ZisaLab, si sono accompagnati due incontripubblici nei giorni 27, 28 e 29 Settembre.

Pasolini incontra i Cantieri

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Il primo è stato un incontro sulla poetica letteraria di PierPaolo Pasolini, curato da Cetta Brancato e che ha vi-sto protagonisti, oltre al direttore del festivalGiuseppe Marsala, Salvatore Ferlita e Anto-nio Rabito, l’incontro è stato animato inoltre dalleletture di Antonio Raaele Addamo.Il secondo appuntamento è stato la visita guida-ta alla mostra, l’importante appuntamento ha previstouna due giorni, curata dal regista Franco Mare-sco, in collaborazione con Mario Bellone, interamentededicata al cinema pasoliniano: si comin-cia il 27 settembre con la proiezione del lm“Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasoli-ni alla presenza di numerosi ospiti, critici ed espertidell’opera pasoliniana; alla proiezione è segui-to l’incontro con due ospiti d’eccezione: il protagonistadel lm, Enrique Irazoqui e Franco Maresco.Il 28 settembre l’iniziativa è proseguita con la proie-zione di video e materiali inediti su Pasolini, curatidallo stesso Franco Maresco, concludendo-si con l’incontro col critico cinematograco GoredoFo, con il Conservatore della Cineteca Naziona-le Emiliano Morreale e con lo sceneggiatore escrittore Maurizio Braucci.Il 29 settembre, in Sala Perriera si è tenuto il ter-zo ed ultimo appuntamento: un incontro, curato dallacollana Nuova Busambra, alla presenza di Enri-que Irazoqui, l’attore protagonista che nel Vangelodi Pasolini rivestì il ruolo di Gesù.

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Progetto ‘Make it Zisa’

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I Cantieri Culturali alla Zisa sono luoghi di produ-zione e di divulgazione della cultura per vocazio-ne, frutto della conversione di un ex area industriale.

Il progetto ha lo scopo di promuovere la ricerca e la sperimenta-zione di nuove pratiche di rigenerazione dei contesti socio-cul-turali; fungere da contenitore culturale e mediatico delle propo-ste e delle istanze di tutti gli attori sociali che sono coinvolti nei processi di interpretazione, trasformazione e gestione dell’am-biente contemporaneo; promuovere la collaborazione con gruppi e soggetti che compiono ricerche e lavori analoghi nella varietà dei contesti urbani e territoriali del mondo; sviluppare e promuovere la ricerca sull’uso sostenibile delle risorse. L`attività proposta con MakeItZisa e` di facilitazione rispetto alla fruizione degli spazi pubblici dei Cantieri ossia l`interfaccia multimediale e fisica tra utenti, alla ricerca di spazi e servizi, e le istituzioni.

L’obiettivo è facilitare la fruizione degli spazi; il fatto-re di innovazione principale è costituito dalla modalità con cui si raggiunge l’obbiettivo: la piattaforma MakeItZisa.

Un livello alto di accessibilità è legato alla dimensione mul-timediale del progetto che porta sul web sia l’immagine dei Cantieri sia l’offerta culturale ma, soprattutto, la possibilità di fruizione di quegli spazi: gli operatori culturali avranno di fat-to la possibilità di visitare, visionare, e prenotare gli spazi a disposizione per eventi di vario tipo (mostre, conferenze, fie-re, laboratori, workshop, seminari, etc). All’interno della piat-taforma sono infatti presenti: la mappatura dei luoghi a di-sposizione, la visita interattiva e la descrizione dei luoghi in termini di caratteristiche spaziali, capacità, dimensione, even-tuali dotazioni impiantistiche e disponibilità in relazione ad un calendario coordinato con gli altri enti fruitori dei cantieri.

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GLI SPAZI DEI CANTIERI CULTURALI

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Pad.-Galleria Bianca

451 mqcompleto

in usoAccademia di Belle Arti

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nessun progetto in corso

Pad.-Botteghe

855 mqcompletoassegnato

Filmoteca Regionale-

nessun progetto in corso

Pad.-Cinema “De Seta”

954 mqcompleto

nessun progetto in corso

Pad.-Ducrot+Nuovo

1086 mq (+ 540 giardino) completo

in usoAccademia di Belle Arti

nessun progetto in corso

Pad.-Sala Perriera

296 mq completo

in usoSala polivalente Comunale

nessun progetto in corso

Pad.-U�ci comunali

781 mq completoassegnato

Ass.Cultura+II circoscrizione

nessun progetto in corso

Pad.-Museo

2013 mq completoassegnato

Museo d’ Arte Contemporaneaacqua

energiawatt

nessun progetto in corso

Pad.-Spazio COIME

1180 mq completoassegnato

COIME---

nessun progetto in corso

Pad.-Goethe Institute

709 mqcompleto assegnato

Institut Francaisacqua

energiawatt

nessun progetto in corso

Pad.-Insitute Francais

303 mqcompleto

in usoInstitut Francais

acquaenergia

wattnessun progetto

in corso

+

+

Pad.-Scuola Nazionale di Cinema

1845 mqcompleto

in usoCentro Sperimentale di

Cinematogra�a

nessun progetto in corso

Pad.-

133 mqcompleto non usato

----

nessun progetto in corso

Pad.-Biblioteca

133 mqcompleto

in uso--

nessun progetto in corso

Pad.-Biblioteca Gramsci

593 mqcompleto

in usoIstituto Gramsi

nessun progetto in corso

Pad.- Blu Cobalto+Grande Vasca

446 mq completo

in usoAccademia di Belle Arti

nessun progetto in corso

Pad.-Deposito T.Biondo

1290 mqcompleto

in usoTeatro Stabile Biondo

nessun progetto in corso

Pad.-Spazio Zero

1338 mqCopertura Parziale

non in uso

-

Auditorium

Pad.-Botteghe

785 mqCopertura realizzata

non in uso

-

nessun progetto in corso

Pad.-Botteghe

70 mqcopertura non restaurata

non in uso

-

nessun progetto in corso

Pad.-Spazio InColto

2000 mq

pavimentazione assentecopertura assente

non in uso

nessun progetto in corso

Pad.-

199 mq

copertura pericolantenon in uso

nessun progetto in corso

Pad.-

880 mq

pavimentazione assente copertura assente o pericolante

pareti parzialmente crollatenon in uso

nessun progetto in corso

Pad.-Tre Navate

1182 mqCopertura e Pavimentazione

non in uso

nessun progetto in corso

Pad.-Due Navate

1011mqCopertura assegnato

-

Sala lettura

Pad.----------896 mq

Copertura assegnato

-

Archivio Biblioteca Comunale

Pad.11

1321 mqCopertura non in uso

-

nessun progetto in corso

Pad.--Spazio Bausch

1008 mqCopertura non in uso

-

nessun progetto in corso

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ZAC - Zisa Arti Contemporanee1

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SPAZIO OFFICINA2

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GALLERIA BIANCA3

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4 SPAZIO BIONDO

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SPAZIO ZERO5

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SALA PERRIERA6

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PADIGLIONE DUE7

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TRE NAVATE8

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SPAZIO (IN)COLTO9

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Cre_zi e PADIGLIONE 1010

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CINEMA DE SETA11

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BOTTEGHE12

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Via E. Albanese 104 - 90139 Palermo (PA)C.F. 97301590820

[email protected]

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