Magazine Finis Terrae | N. 5/2013

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FINIS TERRAE Rivista Mensile del Progetto “Finis Terrae” Febbraio 2013 - V Dalla parte dei bambini In questo numero: Intervista ad Andrea Mori, Presidente della Coop. Progetto Città Il teatro come oasi di conoscenza: Paolo Comentale e l’infanzia Il contributo dell’Assessore al Welfare del Comune di Bari Finis Terrae e il rapporto con l’infanzia

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Il Magazine Finis Terrae è la rivista mensile del Progetto FT Bari sostenuto dalla Fondazione con il Sud

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Finis TerraeRivista Mensile del Progetto “Finis Terrae” Febbraio 2013 - V

Dalla partedei bambini

In questo numero:

Intervista ad Andrea Mori, Presidente della Coop. Progetto Città

Il teatro come oasi di conoscenza: Paolo Comentale e l’infanzia

Il contributo dell’Assessore al Welfare del Comune di Bari

Finis Terrae e il rapporto con l’infanzia

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ediToriale di Vitandrea Marzano

FINIS TERRAERivista mensile

del Progetto “Finis Terrae”

Autorizzazione del Tribunaledi Bari n. 2131/2012

del 24.09.2012

Direttore Responsabile:Vitandrea Marzano

Vicedirettore Responsabiledon Giuseppe Ruppi

Coordinatrice di RedazioneAlessandra Rizzi

Gruppo di Redazione:Aron Pacucci

Mariapia Locaputo

Simona Gelao

Hanno collaborato in questo numero

Michele Lucarelli

Rossana Mazzeo

Giuseppe Cifarelli

Editing e ufficio graficodon Andrea Tripaldi

che attende un bambino spagnolo o svedese. Quali misure per garantire una maggior so-stenibilità generazionale al nostro sistema economico? Una buona percentuale di mino-ri italiani è tagliata fuori da alcune importan-ti attività ricreative e culturali: il 19,8% non è mai andato al cinema nel corso dell’anno, il 26,2% non ha mai praticato sport, il 33,3% non ha usato internet, il 35,6% il pc, il 39,5%, infine, non ha letto un libro. Quali politiche culturali a favore di un’infanzia consapevole? In alcune regioni d’Italia i padri danno prova di esistere e una reale parità di carichi fami-liari sembra possibile. In Umbria, ad esem-pio, più di 1 papà su 2 gioca tutti giorni con i figli, un dato più alto di quello fatto registrare dalle madri trentine, venete, friulane o emi-liane. La quota maggiore di bambini che gio-cano tutti i giorni con la mamma si ha – come sempre - invece nel Centro-Sud, con forti ri-cadute sull’occupazione femminile e su quell’impossibile conciliazione vita-lavoro che affligge l’universo femminile meridiona-le. Quali novità in materia di diritti per le donne e per la parità? E per non parlare della sicurezza degli edifici scolastici (36.000 strut-ture non a norma in Italia, MIUR), dell’età venerabile del corpo docente italiano (tra i più vecchi d’Europa, il 56% ultracinquanten-ne), dell’offerta pubblica di servizi e spazi per la prima infanzia (asili nido, servizi integrati-vi, parchi, aree attrezzate) che caratterizza so-prattutto le regioni del Sud e le città metropo-litane, escludendo la gran parte dei bambini dall’accesso all’istruzione e agli spazi di rela-zione. Ma ancor peggio è quando la povertà, la violenza domestica e l’emarginazione so-ciale attraversano i contesti urbani e familia-ri, coinvolgendo l’infanzia a confrontarsi, pri-ma del tempo, con i problemi dell’età adulta e con un destino che non si è scelti. I minori privi di beni e servizi per uno standard di vita accettabile sarebbero oltre 720 mila in Italia: circa 7 su 100. Che fare? E’ certamente neces-sario promuovere un rafforzamento comples-sivo degli standard delle Città, ma al contem-po è ugualmente necessario relativizzare lo sguardo, uscendo dalla retorica delle politi-che per l’infanzia (quasi fosse uno stato di minorità) e iniziando a prendere sul serio i bambini e il loro diritto attivo di essere citta-dini. Solo così potremo realmente progettare Città a misura di bambino, ossia spazi e am-bienti di relazione desiderabili e all’altezza delle aspettative dei nostri piccoli concittadi-ni.

Qualche anno fa, l’UNICEF ha lanciato un Programma su scala internazionale dal titolo molto evocativo e promettente: “Città amiche delle bambine e dei bambini” (Child-friendly Cities). Un programma nato in tutto il mondo per sensibilizzare le Comunità urbane al tema dei diritti dei più piccoli e per rendere la Con-venzione ONU del 1989 sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza una pratica quotidiana. In Europa e in Italia, a seguire, si sono moltiplica-te iniziative analoghe, per studiare l’universo dell’infanzia e promuovere buone pratiche a supporto dei governi locali, al fine di veicolare principi e policy a favore dell’infanzia e dell’a-dolescenza nelle Città. Si pensi alla nascita del network europeo delle città amiche dei bambi-ni (European Network Child Friendly Cities - ENCFC), al rapporto annuale di Legambiente “Ecosistema Bambino”, al protocollo ANCI con UNICEF per il rilascio dei certificati d’im-pegno ai Comuni, o ancora all’impegno vir-tuoso delle numerose ONG operative sul tema dell’inclusione e della tutela dei più piccoli, tra le quali Save the Children, che quotidiana-mente svolge una funzione attiva nell’universo dell’infanzia e a favore dei più deboli. Da quasi due decenni, in sostanza, il tema dell’infanzia sembra aver acquisito una nuova centralità nel dibattito pubblico e certamente molto è stato fatto per avviare un nuovo corso di politiche urbane che avessero al centro uno sguardo nuovo, quello dei più piccoli. Ma si ha come l’impressione che questo new deal per l’infan-zia tardi realmente a decollare e che dietro gli slogan politici e gli auspici internazionali, si nasconda un universo di scarsità divenuto or-mai inaccettabile. Basta approfondire i dati contenuti nell’ “Atlante dell’Infanzia a Rischio” pubblicato nel 2012 da Save the Children per farsi un’idea dei molteplici temi inaffrontati e spesso derubricati. Se si avverasse la previsio-ne dell’Istat, nel 2030 dovrebbero nascere in Italia circa 60 mila bambini in meno rispetto al 2011. La flessione sarà più marcata nel Mezzo-giorno, mentre il maggiore apporto degli im-migrati contribuirà a limitare le perdite nel Centro Nord, assestando il dato di 1 neonato su 4 e 1 minore su 5 di origine straniera. Quale diritto di cittadinanza è stato dato nel frattem-po a questi bambini? E quali misure sono spe-se per l’integrazione delle seconde e terze ge-nerazioni di nuovi italiani? Il debito pubblico italiano sfiora i 2 mila miliardi di euro ed è il più alto d ’Europa: idealmente ogni bambino viene al mondo con un fardello di oltre 3 mi-lioni e mezzo di euro, 3 volte più alto di quello

Il diritto alla città dei piccoli cittadini

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Oggi, in tutta l’Europa, si è ormai riconosciuta, a livello generale, la necessità di avere servizi dedica-ti alla prima infanzia e alle loro famiglie. Le organizzazioni inter-nazionali, tra cui l’Unione Euro-pea, i governi con diversi gradi di coinvolgimento, i partner sociali, le Organizzazioni non governative e molti genitori richiedono a gran voce tali servizi. Investire sui servizi per l’infanzia, però, non deve essere interpretato come una questione riconducibile alle sole politiche familiari, né deve essere visto come unica azione cui fare appello per garantire la tutela dei diritti dei piccoli cittadini; l’im-pegno a favore della prima infan-zia coinvolge sicuramente questi aspetti, ma riguarda anche la pos-sibilità di tornare a crescere e pen-sarsi proiettati nel futuro. Bari non è certamente una città a misura di bambino anche se negli ultimi anni ha compiuto uno sfor-zo significativo verso la creazione di una cultura capace di porre al centro della progettazione sociale i più piccoli e le famiglie con i loro bisogni e le loro aspettative.La mappa dei servizi all’infanzia della città mostra un quadro suf-ficientemente scarno. E, se si in-quadra in particolare l’VIII circo-scrizione e il quartiere Libertà ne emerge un quadro assolutamente desolante con un solo asilo nido comunale e non più di 5 asili nido privati per un territorio che vanta il maggior numero di famiglie con minori.Ebbene, uno dei territori più po-polosi, con il maggior numero di famiglie con minori (in particola-re monogenitoriali) è quello dove

luta i servizi per l’infanzia che co-stituiscono anche uno strumento di fondamentale importanza per sostenere le famiglie più povere e a maggior rischio di esclusione so-ciale.Alla luce di questa realtà assolu-tamente scoraggiante, il progetto FINIS TERRAE ha previsto tra le azioni più significative la creazione e l’avvio di un asilo nido – ludoteca presso l’istituto Salesiano “Reden-tore” di Bari, nel cuore del quartie-re Libertà, al fine di offrire al ter-ritorio, alle famiglie e soprattutto a quelle più in difficoltà, un servizio qualificato e un luogo piacevole di gioco e di crescita per i bambini che si ispiri al carisma di don Bo-sco, il santo dei giovani.

Come don Bosco, immaginiamo il nostro asilo – ludoteca come uno spazio di accoglienza per i bambini e le famiglie, dove i primi possano crescere in modo sano affidati alle cure di persone amorevoli e com-petenti, e dove le seconde possano trovare aiuto nella cura dei figli nel tempo del lavoro, ma anche soste-gno nel loro percorso di genitori dinanzi alla complessità oggi vivia-mo.Immaginiamo l’asilo Finis Terrae come luogo di incontro e di me-diazione, di confronto e di crescita insieme per costruire sin da ora… un futuro diverso per VIII circo-scrizione e per Bari.

Asilo nido – ludoteca Finis Terrae: il futuro incomincia adesso

linee, aTTori e risorsedi Mariapia Locaputo

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–come noi – l’avvento di una città a

misura dei ragazzi. Ciò è avvenuto con discontinuità e senza un vero progetto condiviso tra le istituzioni e all’interno delle stesse, aggravato da un certo infantile narcisismo di chi si muoveva nell’area del no profit educativo agendo spesso l’un contro l’altro: si sono chiusi servizi su cui erano stati fatti importanti investimenti economici e dissipate esperienze originali e innovative e professionalità. Da qualche tempo c’è la volontà di operare una più esplicita e qualitativa strategia del-le politiche comunali di welfare per l’infanzia che ha portato a signifi-cativi risultati (centri per minori, iniziative estive, ecc.) ma i mali di cui sopra non sono ancora del tut-to stati curati. Si procede ancora, in parte, per compartimenti stagni. 3.) La Manifattura dei tabacchi. Riqualificarla potrebbe avviare un percorso di rinascita del quartiere Libertà? E come? “Libertà” per rinascere deve poter valorizzare i numerosi spazi pubblici che ha sottoutilizzati o in abbandono. Si sono perse in passa-to alcune occasioni importanti, ma quella della Manifattura è una di quelle che non pos-sono essere lasciate a ipotesi casuali. Restituirla alla città e al quartiere con-notandola con un progetto/servizio di alto livello cul-turale, educativo e formativo rivolto alle giovani genera-zioni sarebbe l’ide-ale per rispondere non solo ai bisogni di bambini e ragaz-zi ma per offrire

1.) Chi è e cosa fa Progetto Città? E’una cooperativa sociale nata nel 1980 con una “mission” socio-culturale che ancora oggi connota i suoi obiettivi, le sue at-tività e le modalità con cui cerca di perseguirle: realizzare una città in cui siano riconosciuti i diritti di chi - di solito - non ha parola, potere, rappresentanza, diritti cioè i bam-bini, i ragazzi, i disabili, gli anziani. Progetto Città immagina, elabo-ra, organizza e gestisce a Bari con i propri soci e collaboratori - una quarantina di professsionisti, alcu-ni con molti anni di esperienza - proposte e servizi per conto di enti pubblici e privati in partenariato con istituzioni e imprese del terzo settore.

2.) Il grado di civiltà e di sviluppo di una città si misura anche dall’inve-stimento delle Istituzioni nelle poli-tiche per l’infanzia. Qual è la situa-zione della città di Bari? A Bari in passato le Istitu-zioni hanno provato a far nascere una politica per l’infanzia spesso spinte dall’azione di molte associa-zioni e imprese che immaginavano

modelli sani di cittadinanza a tutti.

4.) Una città a misura di bambino: un’utopia o una realtà possibile? Per realizzare concreta-mente una “città bambina” – noi diciamo “giocosa” - c’è bisogno di ragionare un po’ utopisticamente, di una “visione” prospettica da condividere tra più agenzie educa-tive, che implica muoversi in modo competente, qualificato e continuo in un processo di riqualificazione sia del contesto ambientale che di quello umano. Scoprire le molte dimensioni possibili, che Bari ben nasconde (bellezza, naturalità, luo-go d’incontro e fusione plurale di culture) implica riconoscere un’i-dentità spesso smarrita, recuperare una storia che soffre di amnesie e rimozioni, rimettere in gioco emo-zioni e passioni. Una città dei dirit-ti dei bambini può nascere se si è in grado di provare a realizzare una città capace di rappresentare tutti. E’ questa l’utopia concreta su cui investire intelligenze e e sperimen-tare progettualità e nuovi alfabeti.

Per una città giocosa Intervista ad Andrea Mori di Cooperativa Sociale Progetto Città

l’inTervisTadi Alessandra Rizzi

Andrea Mori - Cooperativa Sociale “Progetto Città”

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Il teatro può sviluppare il territorio, costituire una oasi di crescita e di conoscenza per le gio-vani generazioni. Quando ho ini-ziato il mio lavoro di burattinaio esisteva solo di tanto in tanto una baracca che in estate girava i pae-si e le piazze della regione con uno spettacolo registrato con Pulcinella protagonista.Aver creato uno spazio stabile ha significato anche dare dignità e va-lore al teatro delle marionette e dei burattini.

3.) L’VIII Circoscrizione è la più po-polosa, giovane e multietnica della città di Bari. E’ un punto di forza o di debolezza?

1.) Granteatrino Casa di Pulcinella. Chi è e cosa fa?

La Casa di Pulcinella è un teatro stabile dedicato al mondo dell’infanzia. Si vale del linguaggio antico e raro dei burattini, delle marionette, dei pupazzi animati. Il Granteatrino è la compagnia tea-trale che ha dato vita al teatro. Con Pulcinella protagonista ha portato spettacoli in Italia e all’estero. Parti-colarmente significativa la sua pre-senza nel Corno d’ Africa: Eritrea ed Etiopia.

2.)In che modo il teatro, e in parti-colare quello di burattini e mario-nette, può contribuire allo sviluppo del territorio?

La diversità è sempre una ricchezza che bisogna solo impa-rare a gestire. Quindi il territorio dell’ottava circoscrizione è certa-mente un territorio ricco e compo-sito, da conoscere e da valorizzare.

4.) Cosa fa il Granteatrino nel pro-getto Finis Terrae?

Nell’ambito del progetto Fi-nis Terrae il Granteatrino realizza presso il teatro casa di Pulcinel-la un corso per giovani burattinai che può dare vita ad un nucleo di artisti professionisti che potranno affrontare il mercato del lavoro con cognizione di causa, competenze e professionalità.

Il teatro come oasi di conoscenza Intervista a Paolo Comentale dell’ Associazione Granteatrino

l’inTervisTadi Michele Lucarelli e Rossana Mazzeo

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1.) Quali sono stati gli investimen-ti dell’amministrazione comuna-le per le politiche per l’infanzia? L’Amministrazione Comunale ha investito sulle politiche dei minori e dell’infanzia più del 60% del budget del welfare. Questo significa mettere al centro la famiglia, nel concetto più laico del termine, sottolineo questo aspetto perché sulle politiche della fa-miglia si incentra tutta la politica del welfare cittadino, in particolare nella lotta alla povertà. Abbiamo l’obietti-vo di ridurre al minimo il rischio di devianza dei minori nelle famiglie che vivono una situazione di povertà. De-vianza intesa non solo come fenomeni di furto o di rapina ma anche come abuso di alcool, tossicodipendenza, gioco d’azzardo, prostituzione mi-norile. Un sistema che porta verso il concetto di ordine pubblico. Pertanto le politiche del welfare non vanno lette esclusivamente con la lente di ingran-dimento della solidarietà, ma anche come investimento verso una società più sana. Noi abbiamo l’obiettivo di impegnare il tempo dei nostri ragazzi, dalla scuola al doposcuola, inserendo-li in contesti sociali di aggregazione, per esempio i Centri Aperti Poliva-lenti. Centri pensati per creare momenti di aggregazione, dove è possibile fare atti-vità di doposcuola, vivere momenti ludi-ci, seguire laboratori di artigianato, ecc.. In città vi sono nove Centri, uno per ogni circoscrizione, che insieme al progetto “parchi aperti” e alle attività di affido fami-liare e di home maker per bambini disabili, interessano una po-

mila minori, che diventano 40 mila se si considerano i nuclei familiari.

2.) In questo quadro comunale, quale può essere la prospettiva per la Cir-coscrizione Libertà – San Girolamo? I quartieri Libertà e San Girolamo sono da tempo oggetto dell’impegno dell’Assessorato al Wel-fare, attraverso la creazione di in una grande strategia di rete, quella che io chiamo rete solidale e che stiamo re-alizzando sui temi della povertà, in particolare per i senza fissa dimora o

i minori stranieri non accompagnati. Fare rete significa mettere insieme il grande lavoro delle parrocchie, del-le associazioni cattoliche presenti nel territorio (in particolar modo l’espe-rienza dei Salesiani), il volontariato laico e il ruolo strategico del terzo set-tore. Questa rete sociale è una sorta di salvadanaio istituzionale perché è fatto da finanziamenti pubblici, dalle strutture del mondo cattolico e non solo, ma anche dalle famiglie e dal-le persone che prestano il loro tem-po nelle associazioni di volontariato.

3.) Al centro del quartie-re Libertà c’è la Manifattura dei Tabacchi. Che importanza potrebbe avere il riuso di quel manu-fatto nella rigenerazione del quartiere? Avverto l’esigenza di un nuo-vo sistema di strategia di governo del territorio che, attraverso strumenti come gli accordi di programma, possa aiutarci a riqualificare edifici impor-tanti come quello della manifattura. Le diverse istituzioni proprietarie della manifattura dovrebbero sedersi intor-no ad un tavolo e provare a ragiona-re sul riutilizzo di quell’edificio. A me piacerebbe se si riuscissero a trovare

gli spazi per la realiz-zazione di una citta-della di servizi alle fa-miglie e alle persone.

Una città a misura di bambino Intervista all’Assessore al Welfare Dr. Ludovico Abbaticchio

ConTribuTidi Ludovico Abbaticchio, Assessore al Welfare Comune di Bari

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eTiCa soCialedi don Giuseppe Ruppi

Educarsi a saper … leggere per non dire bugie!Caro lettore, voglio parlarti di una virtù “necessarissima” per pensa-re, dialogare ed educare: la sincerità. Scrivere vuol dire dar peso alle parole agli aggettivi; non so dove ho letto che a fronte di 100.000 sostantivi il voca-bolario ti offre 40.000 aggettivi. Tieni conto che dietro le parole c’è sempre un significato recondito. Tu parli davanti a tutti e subito dopo si parla dietro di te. Siamo se non sfac-ciatamente sospettosi, curiosi e insi-nuanti. Ti fanno un elogio e ti chiedi: dove vuole arrivare? Ti avvicinano per farti una confidenza e senza volere la metti in discussione perché non ti hanno detto tutto. Gatta ci cova. Mi permetto in questa lettera confiden-ziale di offrirti alcune istruzioni per l’uso. A proposito di che? Attento agli aggettivi. Sono aggiunte e non sempre si sposano con quello che stai dicen-do. A volte sono bugie dette bene, ma bugie. Attento alla punteggiatura. A volte esprime più di quanto scrivi e addirittura nega quanto affermi. Per esempio i puntini di sospensione (...), non è vero che sono insignificanti, banali, che non dicono niente: tutt’al-tro ti fanno capire quello che non si dice. E il punto interrogativo (?). A volte è una corda che ti viene gratui-tamente offerta e fa da cappio al tuo pensiero. Che dire del punto esclama-tivo (!). Si sputa fuori dai denti quello che da tempo non si vuole far sapere. Un colpo basso in gergo. L’elenco può continuare. Concludo con il punto (.). È il più usato per dire pane al pane. È il più abusato perché prendendo a riferimento la sincerità, molte volte è chiamato in causa a sproposito. È il veicolo della confidenza, ma pure del pettegolezzo. Quando il punto si mol-tiplica, il discorso diventa verboso. È facile dirottare uscire dal seminato. Gatta ci cova. È un invito alla penso-sità, all’esame di coscienza, all’uso del setaccio per togliere la pula dal grano. Anche la pula serve, non è da buttare ti fa apprezzare il raccolto. La pula è

come l’ombra. A che serve ? Ti fa ap-prezzare il sole e la luce. Ti ricordi le foto in bianco e nero? I contorni sono definiti, chiari, non confusi. La notte è notte, il giorno è giorno. Io amo il giorno e la notte. La notte cerca sem-pre una stella, nasconde un sogno. La notte mi fa paura quando i tuoi sogni fossero senza di me. La notte mi chie-de chi sono. Gatta ci cova? La bugia. Riguarda i bambini – si dice in coro -. Come sostantivo sembra evanescen-te, di poco conto, banale. Attorno alla bugia c’è un balletto di complicità tale che la giustifica e la fa ritenere inno-cua: c’è la bugia benevola, amorosa, pietosa, giocosa, infantile, spontanea, dovuta, professionale, necessaria. C’è la bugia buona, a scopo di bene, c’è la bugia vera, che va detta a onor del

vero. È talmente diffusa che ha cam-biato nome: furbizia, astuzia, compro-messo, trucco, raggiro. Tutti dicono bugie: piccoli e grandi; figli e genitori, infermieri, malati, medici, ambulanti, preti e suore, fidanzati e coniugi, po-litici e giornalisti. Sembra sotto ane-stesia, perché a differenza della verità, non fa male. Ha il naso lungo, le gam-be corte, gli occhi da gatto, le mani at-taccaticce come da zucchero filato, un profilo ingobbito, ripiegato su di se. È una farfalla, non è un fiore ma sta vo-lentieri tra i fiori. Ruba la fluorescenza dei colori un po’ qua un po’ là perché ama travestirsi, apparire, dire quello che non si ha o non si è. Assomiglia alle nuvole che si accumulano: ti tol-gono il sole, lo splendore. Perché si di-cono le bugie, tu mi chiedi con soffe-renza? Una via d’uscita c’è ti rispondo. Il tuo prestigio non è in gioco se im-pari a dire pane al pane. La sincerità è una zolla di terra dove trova radice la nostra umanità. Da lì nasce il nostro futuro, la libertà di sognare in grande, la nostra vitalità. La sincerità non ha prezzo perché non può essere messa in vendita. È un viaggio misterioso tra le nostre emozioni. Non ci sono mez-ze verità, o mezze bugie. Il sì è sì e il no è no. Non è un rullo compressore a differenza della menzogna, che porta alla depressione e spegne ogni slancio. Mentire è tradire la mente. La verità ti rende libero. So per esperienza quan-to sia vitale sapere che la sincerità, il pudore, il timore, il tremore abitano nello stesso palazzo, crescono nello stesso domicilio, vivono sotto lo stesso tetto: il cuore dell’uomo. Sii sincero e ti sentirai restituito a te stesso, capace di relazioni, pronto a donare te stesso. Posso farti una confidenza? La since-rità esiste: ho conosciuto te. La since-rità ti fa splendere così come sei alla luce del sole. Ti avvicina agli altri e ti fa trovare te stesso. Ci vuole una vita per imparare ad essere genuini. Basta un attimo perché una sola bugia ti al-lontani da questo traguardo.

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““il gioCare porTa in maniera

naTurale all’esperienza CulTurale e invero

ne CosTiTuisCe le FondamenTa””

donald WinniCoTT