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MAFIE E ILLEGALITA' UNO SGUARDO SULLA CITTA’ E LA PROVINCIA DI VERONA Rapporto 2015 a cura di Osservatorio Civico per la Legalità Verona Aprile 2016

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MAFIE E ILLEGALITA'UNO SGUARDO SULLA CITTA’ E LA

PROVINCIA DI VERONA

Rapporto 2015

a cura di

Osservatorio Civico per la Legalità Verona

Aprile 2016

Possiamo sempre fare qualcosa

Giovanni Falcone

In termini generali, i rischi di infiltrazione della criminalità organizzata, tanto italiana che straniera, nel tessuto produttivo veneto

continuano ad essere molto alti.

Direzione nazionale antimafia, 2015

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INDICE

1. L'Osservatorio Civico per la Legalità: una sentinella sul territorio Pag. 4

2. La metodologia di lavoro seguita e il lavoro svolto Pag. 4

3. Mafie e illegalità a Verona: focus tematici Pag. 7

4. Conclusioni Pag. 19

5. Le fonti Pag. 20

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1. L'OSSERVATORIO CIVICO LEGALITA': UNA SENTINELLA SULTERRITORIO

Nel corso del 2012 e del 2013, a Verona si sono svolti due cicli di incontri diformazione intitolati “Conoscere le mafie per costruire legalità e responsabilità”,promossi dal Monastero del Bene Comune, Comunità Stimmatini di Sezano, AvvisoPubblico, Libera, Banca Etica Verona, Arci Verona, al termine dei quali i partecipantihanno proposto di costituire un gruppo di lavoro ed una struttura agile e snella chefosse in grado di monitorare costantemente gli eventi sul territorio. È nata così l’ideadi dare vita all'Osservatorio civico per la legalità, immaginato come una sorta disentinella e come strumento di collegamento fra tutte le realtà associative e lepersone che a Verona si occupano – o intendono occuparsi – di prevenzione econtrasto alle mafie, alla corruzione e al malaffare, promuovendo e diffondendo lacultura della legalità costituzionale e della cittadinanza attiva e responsabile.Durante i percorsi formativi è emerso quanto fosse importante, anche per il territoriolocale, mantenere alta la guardia attraverso la raccolta e lo studio di dati e diinformazioni pubblicate sugli organi di stampa e in rapporti, relazioni e altridocumenti istituzionali. La conoscenza, infatti, per i promotori dell'Osservatorio, èritenuta il primo strumento che i cittadini possono e devono mettere in atto perprevenire e contrastare le mafie, la corruzione e l’illegalità. Per questo motivo,all’interno dell’Osservatorio si è costituito un gruppo di lavoro che, oltre ad averconsultato documenti di natura istituzionale, per tutto il 2015 ha monitorato quantopubblicato quotidianamente dagli organi di informazione locali e regionali - agenzie,giornali, siti internet1 – ed ha predisposto una rassegna stampa specifica, che puòessere messa a disposizione di coloro che ne fossero interessati. Sulla base diquest'ultimo strumento, l'Osservatorio ha redatto il presente Rapporto, che non haalcuna pretesa di essere un documento esauriente e completo, ma si propone come unprimo strumento di analisi e conoscenza posto a fondamento di un percorso dicittadinanza attiva e responsabile in progress e partecipato che certamente, in tempifuturi, avrà necessità di ulteriori attenzioni, integrazioni e approfondimenti.

2. LA METODOLOGIA SEGUITA E IL LAVORO SVOLTO

Il gruppo di lavoro incaricato di predisporre la rassegna stampa ha redatto un elencodi fonti di informazione da consultare, sia sul web che in forma cartacea, ed unagriglia di “parole chiave” – utilizzando anche i Google Alert – con le quali cercarespecifiche notizie che avessero attinenza con fatti e vicende riguardanti i fenomenidelle mafie e alcune forme di illegalità sul territorio veronese. Tutte le informazioniraccolte sono state sistematizzate e inserite in schede tematiche, riportanti i seguentititoli:

1 In appendice è pubblicato l’elenco delle fonti consultate.

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appalti beni sequestrati corruzione droghe estorsioni e usura discariche abusive incendi mafie truffe

E' opportuno specificare che il titolo di ciascuna scheda tematica sintetizza la ricercadi informazioni avvenuta utilizzando anche altre parole chiave. Ad esempio, nel casodi “Mafie” sono state cercate notizie utilizzando anche i seguenti “Google Alert”:“Cosa nostra, camorra, 'ndrangheta, sacra corona unita”.Considerata la notevole mole di lavoro che è stata svolta, frutto di un’attivitàesclusivamente di carattere volontaristico, è possibile che qualche notizia sia sfuggitao sia stata erroneamente ritenuta irrilevante ad una prima lettura. Tuttavia, se ancheun articolo fosse andato perso o una notizia fosse stata riportata in modo incompleto,il quadro d’insieme che emerge da una raccolta lunga un anno rimane significativo, eil lavoro di selezione e sintesi che è stato svolto è stato di stimolo, innanzitutto, per icomponenti del gruppo, che hanno potuto seguire gli eventi in modo continuativo econdividere le conoscenze apprese. L'auspicio è che in futuro l'Osservatorio possaavvalersi della collaborazione e del supporto anche di altre persone, realtà eassociazioni.

Complessivamente, come riportato nella tabella sottostante, nel corso del 2015 sonostati raccolti 342 articoli, che possono essere suddivisi in due principali categorie:330 articoli di cronaca (96%) e 12 (4%) editoriali, così suddivisi per tematiche inordine alfabetico:

TEMI ARTICOLI DICRONACA

EDITORIALI TOTALE

APPALTI 12 0 12

BENISEQUESTRATI

7 0 7

CORRUZIONE 10 0 10

DROGHE 83 1 84

ESTORSIONI EUSURA

22 0 22

DISCARICHEABUSIVE

52 2 55

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INCENDI 37 2 39

MAFIE 107 7 114

TOTALE 330 12 342

Come si evince dalla tabella, dal punto di vista quantitativo il mondodell'informazione ha dato un ampio spazio alla cronaca, raccontando prevalentementei fatti nel momento in cui si sono svolti ed ha dedicato minor spazio a commenti eanalisi. Gli editoriali e i commenti sono stati redatti in occasione di eventi particolari,come ad esempio quello della visita della Commissione parlamentare antimafia incittà alla fine di marzo dello scorso anno; alcune vicende che hanno interessato ilSindaco di Verona o altri amministratori locali; in occasione della presentazione deidati di fine anno da parte della prefettura e delle forze dell’ordine. L'auspicio è che,anche grazie a questo contributo, in futuro gli organi di informazione locale possanodedicare qualche articolo di analisi e di approfondimento in più rispetto a quanto fattofinora.Al fine di analizzare, il grado di attenzione che i diversi temi oggetto di monitoraggioda parte dell'Osservatorio hanno ricevuto dal mondo dei mass media, è statopredisposto il sottostante grafico, nel quale si può constatare come il tema “Mafie”insieme a quello “Droghe” siano quelli sui quali sono state raccolte le maggiorinotizie. Seguono i temi legati al mondo del trattamento e smaltimento dei rifiuti che,in diversi casi, è risultato essere in relazione con il tema degli “Incendi”. Un minornumero di articoli è stato rintracciato in relazione ai temi legati alle estorsioni eall’usura, a quello degli appalti, della corruzione e dei beni sequestrati e confiscati.

32%

25%

16%

11%

7%

4% 3% 2%

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3. MAFIE E ILLEGALITA’ A VERONA: FOCUS TEMATICI

Al fine avere un’idea, al contempo generale e specifica, di quanto accaduto a Veronae provincia nel 2015 relativamente a fatti riconducibili alla categoria “mafie” e aquella più ampia di “illegalità”, nelle pagine che seguono si propongono dei focus suitemi oggetto di attenzione da parte dell’Osservatorio. L’ordine di presentazione è ilmedesimo rispecchiato nel grafico sopra riportato.

Mafie

Le notizie apparse sui quotidiani in relazione alla tematica “Mafie” si sonoconcentrate principalmente su tre eventi: i riflessi veronesi dell'inchiesta “Aemilia”condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna, nonché di quelledenominate “Pesci” e “Kyterion”, condotte dalle Direzione distrettuali antimafia diBrescia e Catanzaro2; la visita della Commissione Parlamentare Antimafia in cittàalla fine di marzo dello scorso anno; le interdittive emesse dal Prefetto SalvatoreMulas, giunto nella città scaligera a giugno 2015.Le dichiarazioni del Prefetto, così come quelle della Presidente della CommissioneParlamentare Antimafia, On. Rosy Bindi, suggeriscono di non sottovalutare ilfenomeno delle infiltrazioni mafiose a Verona, in particolare quelle della 'ndrangheta,la mafia calabrese. Rosy Bindi ha affermato che Verona “è un punto di fragilità nellaregione dal punto di vista delle infiltrazioni” e ha proposto, a seguito di quantoemerso dall’inchiesta “Aemilia” e da alcune vicende giudiziarie che hanno riguardatoamministratori del Comune di Verona – come ad esempio l’ex vice Sindaco VitoGiacino – di valutare la possibilità di istituire una Commissione per l'accesso agli attidell’ente3. Di questa ipotesi si era già parlato nel 2014, ma non aveva avuto alcunseguito. Né lo ha avuto dopo quanto dichiarato dall’On. Bindi.La proposta della presidente della Commissione parlamentare antimafia è statadefinita “strampalata” dal Sindaco Flavio Tosi, il quale ha fatto presente che né lui néaltri membri della sua amministrazione sono stati indagati per reati di mafia. Sullavicenda sono interventi il capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunalee parlamentari veronesi della stessa forza politica. Questi ultimi hanno annunciato lapresentazione di interrogazioni parlamentari per chiedere al Ministro dell’Interno,Angelino Alfano, di convocare un comitato provinciale sull’ordine e la sicurezza aVerona dedicato al rischio d’infiltrazioni mafiose.La Presidente Bindi ha altresì richiamato l’attenzione sul momento di criticità chestanno vivendo le aziende locali ed ha invitato a tenere la “guardia alta” perché, in

2 Si vedano le tre schede sintetiche redatte sulle inchieste alle pagine 8 e 9.

3 Ipotesi prevista dall’art. 143 del Testo unico degli enti locali (Decreto legislativo 267/2000) e consistente nellacreazione una commissione prefettizia, composta da tre funzionari, avente il compito di esaminare gli atti, valutareeventuali condizionamenti criminali e, in caso affermativo, di inviare una relazione al Ministro dell’interno.Quest’ultimo presenta il documento in Consiglio dei ministri e in questa sede si decede se procedere o meno alloscioglimento. In caso affermativo si procede con decreto del Presidente della Repubblica.

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Veneto, vi sono “imprenditori che fanno fatica a ottenere prestiti dalle banche evanno a cercare il denaro delle mafie”.Il Prefetto Mulas, alla fine del 2015 si è espresso così: "Le organizzazioni criminaliusano la nostra città come cassaforte. I veronesi sono bravissimi a creare ricchezzama devono stare attenti che questa ricchezza non venga aggredita. Lo ripeto ovunquevada, ai politici, alle forze dell'ordine, agli imprenditori: quando vieni preso nellamorsa della mafia, non te ne liberi più. Se la 'ndrangheta è riuscita ad arrivare inGermania, volete che non riesca ad arrivare nel nord Italia? Il movimento terra, laprogettazione, sono i settori dove la malavita organizzata punta a infilarsi. Nonabbassate la guardia, non finirò mai di dirlo".Durante il 2015 il Prefetto, dopo aver istituito una commissione di lavoro specifica,ha disposto una serie di interdittive antimafia – una misura a carattere preventivo, cheprescinde dall’accertamento di singole responsabilità penali – nei confronti delleaziende veronesi, Nico.Fer e Gri.Ka; di Maria Anna Vaccaro proprietaria di unatabaccheria, figlia di Giacomo Vaccaro, considerato un affiliato al clan di Brancacciodi Palermo, capeggiato dai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Vaccaro è giunto aVerona in libertà vigilata nel 2010 e, secondo gli inquirenti, è da considerarsi unriciclatore di denaro di provenienza illecita. Un’altra interidittiva antimafia è stata emessa nei confronti di Francesco Piserà,titolare della Gfa srl di Bardolino e di locali sul lago di Garda (Peschiera, Desenzano,Salò) e presidente della Bintar Snea Srl che nelle due ultime stagioni invernali hagestito gli impianti di risalita di San Giorgio e l’Hotel Malga San Giorgio. Gfa sioccupa di gestione e acquisizione/alienazione di bar, pizzerie, bed and breakfast,paninoteche e gelaterie, sale giochi, rivendita giornali. Piserà, per gli inquirenti, èritenuto contiguo alla ‘ndrina dei Mancuso di Limbadi.Le interdittive, come si può leggere nei comunicati stampa della Prefettura, sono stateemesse «per tutelare il territorio veronese da tentativi di infiltrazione e per consentirealle aziende sane e produttive di proseguire nella loro attività».Dal 2011 al 2015 le interdittive firmate dal Prefetto Perla Stancari erano state sette equattro di esse avevano bloccato centomilioni di euro di finanziamenti pubblici.Un richiamo simile a quello del Prefetto è giunto anche dal Procuratore dellaRepubblica di Verona, Mario Schinaia, il quale ha affermato: «Lo dico oramai da unpo' di tempo ed è un dato non smentibile: Verona è una città florida, con tessutosociale e imprenditoriale ricco. Un luogo in cui "lavare" il denaro diventa facile eperciò terreno fertile per le mafie».Secondo quanto riportato nella relazione della Direzione investigativa antimafia, rela-tiva al primo semestre 2015, tra le province di Verona e di Vicenza opererebbero leseguenti ‘ndrine calabresi: Dragone e Grande Aracri di Cutro (Kr), Papalia-Italiano diDelianuova (Rc), Anello-Fiumana di Filadelfia, Morabito-Pangallo-Marte di AfricoNuovo (Rc), Pesce di Rosarno (Rc), Arena di Isola Capo Rizzuto (Kr) e Alvaro di Si-nopoli (Rc).La provincia di Verona, nel 2014, ha registrato la presenza anche di personaggi legatialla criminalità organizzata pugliese, che sono stati arrestati in città e provincia. Se-condo la Direzione nazionale antimafia, l’obiettivo del filone veronese dell’organiz-

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zazione era quello di raccogliere denaro - anche attraverso la commissione di rapine agioiellerie ed esercizi commerciali - e potersi radicare nel ricco territorio scaligero.Nella provincia scaligera, in base a quanto emerge dalle inchieste giudiziarie, gli inte-ressi delle cosche mafiose si concentrerebbero in particolare nel settore dell’edilizia,dei trasporti e delle attività collegate al turismo e alla ristorazione. Il territorio, inol-tre, forte della presenza di un aeroporto e di un importante crocevia ferroviario e au-tostradale, costituisce una significativa zona di passaggio criminale. Parlando degliinteressi della criminalità organizzata sul territorio veronese, non si può non tenereconto delle presenze e delle attività mafiose già accertate dagli investigatori in Lom-bardia, particolarmente nelle province di Mantova e di Brescia, e dell’Emilia Roma-gna, soprattutto nelle province di Modena e Bologna. Un richiamo, quest’ultimo, ri-portato anche in relazioni istituzionali.

INCHIESTA “AEMILIA”

“Un intervento storico, senza precedenti. Imponente e decisivo per il contrastogiudiziario alla mafia al nord”. Così il Procuratore nazionale antimafia, FrancoRoberti, ha definito nel gennaio 2015 l’operazione “Aemilia”, coordinata dallaDirezione distrettuale antimafia di Bologna, in collaborazione con quelle diCatanzaro e di Brescia, che ha interessato l’Emilia Romagna, la Lombardia, ilPiemonte, il Veneto, la Calabria e la Sicilia. L’inchiesta, ha portato all’emissione di 117 misure di custodia cautelare ed hacontestato a 54 persone l'associazione a delinquere di tipo mafioso. Nel giugno2015 vi sono stati 224 rinvii a giudizio per associazione di tipo mafioso, estorsione,usura, porto e detenzione illegali di armi, intestazione fittizia di beni, reimpiego dicapitali di illecita provenienza, emissione di fatture per operazioni inesistenti.Degli imputati, 71 hanno scelto il rito abbreviato. Il 28 ottobre 2015, presso unpadiglione della Fiera di Bologna, è iniziata la maxi udienza preliminare. Tra lepersone coinvolte anche imprenditori locali, un giornalista reggiano, unconsigliere comunale di Reggio Emilia e un ex assessore del Comune di Parma. Il colpo più duro è stato inferto al sodalizio criminale ‘ndranghetista GrandeAracri di Cutro (Kr), da anni trapiantato a Reggio Emilia e capeggiato, secondogli investigatori, dal boss Nicolino Grande Aracri. Il gruppo criminale è attivo,secondo quanto emerso dalle indagini, nella gestione e nel controllo di attivitàeconomiche, negli appalti pubblici e privati, compresi quelli per il sisma del 2012. Imagistrati ritengono che il sodalizio criminale abbia cercato di influenzare leelezioni nelle province di Parma e Reggio Emilia, dal 2007 al 2012. Un’appendice dell’inchiesta “Aemilia” ha riguardato anche la provincia di Veronadove sono stati inquisiti personaggi calabresi trapiantati nei paesi di Arcole,Montechia di Crosara, Oppeano, Roverchiara. Anche un veronese è stato coinvoltonell’inchiesta. Si tratta di Andrea Bighignoli, promotore finanziario, al quale èstato contestato un presunto ruolo di prestanome per aprire conti correntiriconducibili al clan. Nell’inchiesta è stato arrestato e successivamente scarceratoper carenza di indizi l’imprenditore scaligero Moreno Nicolis, titolare della ditta

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Nico.Fer., successivamente oggetto di interdittiva antimafia da parte del prefetto diVerona. Quest’ultimo, secondo i magistrati, sarebbe stato in contatto con ilrappresentante della cosca Grande Aracri in territorio veronese, Antonio Gualtieri,favorendo l’incontro tra quest’ultimo e alcuni esponenti dell’amministrazionecomunale. Il titolare della Nico.Fer, prima dell’arresto, si era dimostratointeressato al Piano degli interventi relativo all’area commerciale di Forte Tomba.Dalle risultanze investigative, è emerso come i Grande Aracri fossero interessati,corrompendo il curatore, all’affare legato al fallimento dell’impresa edile RizziCostruzioni e al recupero dell'area Tiberghien. Affare che successivamente non èandato in porto.

INCHIESTA “PESCI”

L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Brescia, si collegacontestualmente con quella della Direzione distrettuale antimafia di Bologna. Dalcomunicato emesso dai magistrati bresciani il 28 gennaio 2015, si legge:“L’attività di indagine denominata PESCI ha ad oggetto l’infiltrazione di unacosca di ‘ndrangheta nel tessuto economico di Mantova e Cremona e negliapparati istituzionali del comune di Mantova. L’indagine ha una portata più ampiae concerne, in particolare, i reati di associazione mafiosa, estorsione e corruzione,anche in atti giudiziari, posti in essere da soggetti residenti in varie zone delterritorio nazionale. Le indagini sono state condotte dal Nucleo Investigativo deiCarabinieri di Mantova”. Nove sono stati i provvedimenti di fermo emessi daimagistrati. Indagato per corruzione e peculato anche l’allora Sindaco di Mantova,originario di Crotone, Nicola Sodano (Forza Italia), in relazione alla lottizzazione“LagoCastello” – il progetto di costruire 200 villette e un albergo sul lago diMantova – i cui documenti sono stati sequestrati dagli inquirenti. Nellalottizzazione, come si legge negli atti giudiziari, risulta coinvolto Antonio Muto, unimprenditore edile cutrese, ritenuto vicino agli ambienti del clan Grande Aracri,arrestato con l’accusa di estorsione continuata aggravata dal ricorso ai metodimafiosi e successivamente scarcerato per “difetto della gravità indiziaria”. In un comunicato stampa diffuso il 30 gennaio 2015, l’ex Sindaco Sodano hascritto: “Sono una persona onesta e presumo di riuscire ad esserlo per il restodella mia vita. Questo comunicato è per dire pubblicamente ai miei familiari, aicollaboratori del comune e ai cittadini che io sono estraneo ai fatti di cui mi siaccusa".Dalle intercettazioni telefoniche è emersa l’esistenza di rapporti strutturati e nondi mera e generica relazione tra alcuni indagati e altri personaggi già accertaticome organici alla cosca Grande Aracri. È emerso inoltre che gli ordini relativiall’impiego presso i cantieri della provincia di Mantova di ditte o maestranzefacenti riferimento alla famiglia ‘ndranghetista derivavano direttamente dal capoclan Nicolino Grande Aracri e facevano seguito a veri e propri summit che sitenevano a Cutro.

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Nell’inchiesta della DDA bresciana è finito anche Attilio Fanini, commercialista diBussolengo, con l’accusa di corruzione in atti giudiziari per la vicenda legata allalottizzazione “LagoCastello”. Insieme ad altri indagati, secondo i magistrati dellaprocura di Brescia, Fanini avrebbe concorso a corrompere il giudice Pasquale DeLise, anche lui indagato, presidente prima e presidente emerito poi del Consiglio diStato, affinché si adoperasse perché fosse accolto il ricorso contro i giudiciamministrativi che in passato avevano negato l’autorizzazione all’apertura delcantiere, poiché la zona è sotto tutela dal punto di vista paesaggistico. Indagatinell’inchiesta anche gli ex senatori Luigi Grillo e Franco Bonferroni. Nel gennaio2016, a Brescia è iniziata l’udienza preliminare.

INCHIESTA “KYTERION”Si tratta dell’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia diCatanzaro in parallelo con quella denominata “Aemilia” e dichiarata chiusa indata 19 ottobre 2015.Associazione mafiosa, violazioni di leggi in materia di armi, omicidio, ricettazione,estorsioni, danneggiamenti, turbata libertà degli incanti, intestazione fittizia dibeni, illecita concorrenza mediante violenza o minaccia, usura, rapina, estorsioniper assumere il controllo di villaggi turistici, gestire lavori pubblici e parchi eolicie perfino il tentativo di infiltrarsi nei lavori per la ricostruzione dopo il terremotoche ha colpito l'Emilia. Gli indagati sono stati 52. Il Gup del Tribunale diCatanzaro ha deciso il rinvio a giudizio per 16 imputati e l’ammissione al ritoabbreviato per altri 29. Cinque sono stati i proscioglimenti. Nell’informativa alla base dell’inchiesta si parla anche del pedinamento che icarabinieri hanno svolto nei confronti del Sindaco di Verona durante la sua visitain Calabria nel 2012, nel corso della quale ha incontrato esponenti politici edimprenditoriali delle provincia di Crotone, ritenuti personaggi border line dallalocale Procura della Repubblica. L’attività investigativa svolta dai carabinieri erafinalizzata allo svolgimento di accertamenti sul presunto sostegno elettorale a Tosida parte della famiglia Giardino di Isola Capo Rizzuto, ritenuta contigua allacriminalità organizzata, e operante a Verona nel campo dell’edilizia e dellagestione di alcuni distributori di carburante. Alcune intercettazioni telefoniche epedinamenti in loco hanno evidenziato rapporti e incontri tra alcuni esponentidella famiglia Giardino e l’ex assessore comunale di origini calabresi MarcoGiorlo. Quest’ultimo e Flavio Tosi non risultano indagati. Dei rapporti tra personaggi sospettati di essere vicini o continui alla criminalitàorganizzata e alcuni esponenti dell’amministrazione comunale veronese si èoccupato il giornalista di Report, Sigfrido Ranucci, in una puntata del programmaandata in onda nell’aprile 2014. Quest’ultimo, insieme all’ideatrice e conduttricedel programma, Milena Gabanelli, è stato oggetto di diverse querele da parte delSindaco Tosi che, recentemente, il Gip del Tribunale di Verona ha archiviato,disponendo il rinvio a giudizio coatto del primo cittadino veronese per il reato dicalunnia. Il Giudice per l’udienza preliminare, Laura Donati, esaminerà il 23giugno 2016 la richiesta di rinvio a giudizio per il Sindaco di Verona.

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A gennaio 2016, la Direzione distrettuale antimafia ha portato a compimento laseconda fase dell’inchiesta, denominandola “Kyterion 2”, procedendo all’arrestodi 16 persone ritenute vicine o affiliate alla cosca del Grande Aracri e dimostrandocome il gruppo criminale avesse cercato di instaurare rapporti con esponenti dellamassoneria, del Vaticano e della Corte di Cassazione.

Droghe

In base ai dati contenti nell’ultima relazione della Direzione centrale per i serviziantidroga del Ministero dell’interno, relativa all’anno 2014, quella di Verona con 228casi è la seconda provincia veneta per numero di operazioni antidroga.Complessivamente sono stati sequestrati più 345 kg di sostanze stupefacenti, inparticolare hashish (198 kg), marijuana (58 kg), eroina (54 kg). Sono state 284 lepersone denunciate per reati collegati alla droga, di cui 55% straniere e il 45%italiane (ved. Tabella pg. 11).Gli articoli raccolti nel 2015, tranne un caso, sono tutti di cronaca e per lamaggioranza raccontano di arresti e condanne di piccoli spacciatori e di componentidi bande dedite alla vendita di diverse sostanze stupefacenti arrestati nel corso dioperazioni di polizia. Tra queste ultime, vanno menzionate quelle denominate“Markus” (sequestro di 50 kg di hashis), “Pharo”, “Marijuana Express” e, inparticolare, “Enigma”. Quest’ultima, definita dal Procuratore aggiunto di VeneziaAdelchi D’Ippolito come una tra le più importanti degli ultimi anni – sequestrati piùdi 200 kg di eroina e più di 300 kg di marjiuana – svolta dalla Direzione distrettualeantimafia di Venezia, il Gico e la Polizia albanese, ha portato alla scoperta un gruppocriminale gestito da due fratelli albanesi che, tra le varie cose, avevano attivato unlaboratorio per la lavorazione e il confezionamento di eroina a Roverchiara. La drogagiunta in Italia dall’Afghanistan, via Turchia e Albania, una volta lavorata venivasuccessivamente distribuita in Veneto – in particolare a Verona e Padova – Trentino,Lombardia e Toscana Gli ingenti proventi ricavati dal traffico di droga venivanosuccessivamente investiti in immobili nella terra delle Aquile. In relazione al tema “Droghe”, dalla lettura degli articoli raccolti, emerge ilcoinvolgimento di persone di nazionalità straniera, in particolare marocchine ealbanesi. La già citata relazione della Direzione centrale per i servizi antidrogadocumenta come nel traffico di sostanze stupefacenti in Veneto sono coinvolte anchepersone di origine tunisina e nigeriana. Un articolo riguarda un morto per overdose di eroina – nel 2014 i decessi per droga aVerona sono stati 5 su 26 registrati a livello regionale – un altro parla di un uomo cheè stato salvato da un’overdose. In tutti gli articoli consultati non compare mai laparola mafia o una delle sue declinazioni: camorra, cosa nostra, ‘ndrangheta, sacracorona unita.Insieme alla città di Verona, i luoghi dove sono stati compiuti arresti per droga sono ipaesi di Bussolengo, Roverchiara, San Giovanni Lupatoto, San Martino BuonAlbergo e Villafranca. A Verona, nell’appartamento di un albanese sono stati trovati

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16 kg di cocaina per un valore stimato di 650mila euro. È presumibile ritenere che untale quantitativo di droga fosse destinato ad un mercato non solo cittadino.Una serie di arresti sono avvenuti alla stazione ferroviaria e sull’autostrada. Adicembre è stato bloccato un camion sull’autostrada Como-Milano che trasportava215 kg di hashish destinati al mercato veronese.Sul tema droga, il quotidiano L’Arena ha dedicato un editoriale allo spaccio e alconsumo di droghe, anche pesanti, da parte di giovanissimi. L’articolo commenta idiversi casi di arresti di pusher ai Bastioni e davanti ad alcune scuole e si sofferma sulpericoloso ritorno del consumo di eroina in città, una droga che, attualmente, vienefatta “fumare sulla stagnola” anziché iniettata in vena, quindi consumata con unamodalità più semplice e più simile a quella del fumare una sigaretta o uno spinello dimarijuana. In Veneto, secondo i dati del Ministero dell’interno, nel 2014 sono statisequestrati 141 chilogrammi di eroina e la regione è la prima per sequestro disostanze stupefacenti sintetiche in polvere (21 kg).Il comandante della Guardia di Finanza, Pietro Bianchi, ha dichiarato che i sequestridi cocaina sono aumentati del 657 per cento tra il 2014 e il 2015. Dei 55 chili distupefacenti sequestrati, 39 erano di questo tipo di droga.

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Fonte: Direzione centrale per i servizi antidroga – Ministero dell’Interno – Relazione annuale 2014

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Discariche abusive

Gli articoli consultati sull’argomento parlano di discariche sequestrate a Roncoall’Adige – dove sono stati trovati anche resti di ossa umane provenienti da cimiteri –Arcole, Castelnuovo del Garda Povegliano, Sommacampagna, Sona, Vigasio,Villafranca.L’indagine più rilevante sul tema delle discariche è partita dopo l’estate 2015 da partedella Polizia Stradale di Verona, i cui agenti hanno iniziato una serie di controlli suicamion intestati ad una ditta di Crotone operante in Veneto, adibiti al trasporto dirifiuti speciali provenienti dalle province di Vicenza, Padova, Rovigo, Ferrara,Bologna, Reggio Emilia. I poliziotti hanno analizzato i flussi e la documentazioneriguardante la movimentazione dei rifiuti in provincia di Verona. Le verifiche hannoconsentito di scoprire decine di aree utilizzate come discariche abusive, dove venivasversato e sepolto ogni tipo di rifiuto, comprese centinaia di metri cubi di materialipericolosi contenenti amianto, cromo, nichel. Molto rilevante il giro d’affari scopertoe forti i sospetti di inquinamento ambientale, in particolare della falda acquifera aRonco all’Adige. A seguito dell’inchiesta della Polstrada di Verona sono state denunciate 19 personeaccusate di trasporto e smaltimento illecito di rifiuti, residenti nelle province diMilano e Verona, e sono state sequestrate otto aziende, due capannoni adibiti adeposito illecito di rifiuti pericolosi, quattro depositi non autorizzati e cinqueautocarri. Sono inoltre state disposte sanzioni amministrative per circa trecentomilaeuro. Il comandante della Polstrada di Verona, Girolamo Lacquaniti, ha dichiaratoche l’indagine svolta «dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che l’illecitoguadagno dato dalla gestione illecita dei rifiuti non fa gola solo alla criminalitàorganizzata del Sud ma anche ad imprenditori che agiscono senza alcuna remora per igravissimi danni ambientali ed i conseguenti rischi per la salute della popolazione.Gli elementi finora raccolti ci fanno presumere una diffusione particolarmente ampiadi questo fenomeno criminale».«Lo smaltimento selvaggio – è scritto nel rapporto Scoasse, curato dall’Osservatorioambiente e legalità di Legambiente Veneto – implica un certo controllo del territorio.Non passa, infatti, inosservato il via vai di camion e le operazioni di sversamento,magari con pesanti esalazioni di odori». Questa constatazione, insieme ad progressivosuccedersi di incendi ad aziende che si occupano di trattamento e smaltimento dirifiuti tossico-nocivi è uno degli aspetti più preoccupanti che emerge sullo stato delleillegalità ambientali commesse nella provincia di Verona.Nel mese di aprile 2015, sul territorio è arrivata anche la Commissione parlamentared’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, la quale ha fatto sopralluoghi all'inceneritore di Ca' delBue e alla discarica di Ca’ Filissine a Pescantina. Al termine delle audizioni, ilpresidente della Commissione, l’onorevole Alessandro Bratti ha affermato che leautorità locali e regionali hanno smentito infiltrazione della criminalità mafiosa nelsettore del trattamento e smaltimento dei rifiuti.

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Incendi

Nel corso del 2015 sono state raccolte notizie su 22 incendi accaduti in provincia diVerona. Alcuni di essi, secondo quanto riportano le cronache, sono probabilmente dinatura dolosa e riguardano soprattutto aziende che si occupano di rifiuti. Di seguito, si ricordano i seguenti roghi:

15 febbraio a Isola della Scala: un incendio di natura quasi sicuramente dolosa,come sostiene il quotidiano l'Arena, distrugge una abitazione un tempo diproprietà del dentista Marco Arduini, pignorata e venduta all’asta. Arduini èuna persona balzata alle cronache per essere stata citata in una informativa delRos dei carabinieri che stanno svolgendo un'inchiesta su sospette infiltrazionimafiose nella città di Verona. Arduini non è indagato.

11 marzo 2015 a Bussolengo: incendio all'interno dello stabilimento industrialedell'azienda Sogetec, che si occupa di gestione e smaltimento di rifiutiindustriali;

26 maggio a San Pietro di Legnago: incendio all'interno dell'impresa EcologicaTredi che si occupa di rifiuti speciali. Un altro incendio si è verificato il 5 diottobre. Uno dei soci, intervistato in merito all'ultimo episodio, ha affermatoche sicuramente si tratta di autocombustione, anche se tutte le macchine eranospente;

4 luglio a Zevio: incendio in un capannone contenente rifiuti industriali pressol'azienda Transeco, controllata da Amia e Agsm, che si occupa di trattamentodi rifiuti. Si parla di autocombustione anche se al momento dello scoppio delrogo l'azienda era chiusa. Un episodio simile era già accaduto nel 2011;

25 settembre a Villa Bartolomea: incendio all'interno dello stabilimento dellaFertitalia srl, azienda di compostaggio rifiuti. I danni sono ingenti;

3 ottobre a Bovolone: incendio nell'area esterna della Alf, azienda specializzatanello stoccaggio di materiale di scarto delle acciaierie. Secondo quantoriportato dalle cronache, i roghi (al plurale) sono partiti dall'esterno della ditta.Sono state acquisite le immagini delle telecamere. Una ipotesi rimanda alleproteste che ci sono state da parte di alcuni cittadini per l'immissione inatmosfera di polveri sottili.

A questi incendi ne vanno aggiunti altri, tra i quali:

il 19 febbraio, a Verona, in zona Zai, via Bassona, cinque autocarriparcheggiati in un'area dismessa sono andati a fuoco. Gli inquirenti nonescludono la possibilità di un'origine dolosa dell'evento;

5 marzo tra Garda e Costermano: un incendio devasta 20mila metri quadri diterreni coltivati ad ulivi;

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31 maggio ad Angiari: incendiati due container della Stena Technoworld,azienda che tratta rifiuti di tipo elettronico;

23 giugno a San Martino Buon Albergo: incendio sviluppatosi in unadiscarica situata nelle vicinanze di un capannone.

Per quanto concerne la situazione degli incendi rilevati nella provincia di Verona, visono due elementi che fanno riflettere: da una parte, la loro numerosità e, dall’altra, ilfatto che ad essere principalmente colpite sono ditte dedite al trattamento e allosmaltimento dei rifiuti. Questo, come è stato scritto anche in alcune interrogazioniparlamentari, porterebbe a pensare, almeno in alcuni casi, alla possibilità di ingerenzeda parte delle criminalità organizzata. Sulla situazione degli incendi è intervenuto anche il Comandante provinciale deiVigili del Fuoco di Verona, Michele De Vincentis che, nel corso della cerimonia diSanta Barbara, ha denunciato la preoccupazione per l'origine dolosa di alcuni eventiavvenuti in aziende che trattano rifiuti. Il prefetto Mulas ha dichiarato che «in un paiodi casi abbiamo motivo di credere che dietro agli incendi ci sia qualcosa di sospetto».Dal punto di vista giornalistico, si rileva, da una parte, come non sia infrequente ilcaso in cui negli articoli manchi un approfondimento sulle aziende coinvolte;dall'altra, come non venga quasi mai data notizia sull'esito delle indagini svolte daiVigili del Fuoco e/o della magistratura.

Estorsioni e usura

Sono poco più di 20 gli articoli di stampa trovati nel corso del 2015, dalla cui letturaemergono due profili diversi. Da una parte, emerge l’esistenza di un fenomeno di“piccola estorsione” o “estorsione non professionale”, rappresentata principalmenteda tentativi di ricatto nei confronti di persone deboli (es. pensionati e disabili), con ilcoinvolgimento anche di famigliari di alcune vittime.Dall’altra, invece, si è potuto constatare la presenza di persone appartenenti adassociazioni criminali dedite al compimento dei reati in oggetto. In particolare, tra levarie operazioni di polizia, merita di essere citata quella denominata, “TheUntouchables”, promossa dalla Procura della Repubblica di Modena e svoltacongiuntamente dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza. Le misure sonoscattate nei confronti di appartenenti ad un gruppo criminale composto di personeoperanti tra Modena, Reggio Emilia e Verona, accusate di aver compiuto reati diusura ed estorsione. Per quanto riguarda l’attività estorsiva, la stampa ha riportato la notizia degli arrestidi alcune persone in provincia di Verona, collegate ad un’associazione criminale chegestiva o costituiva, attraverso l’opera di prestanome, diverse società operanti nelsettore del cosiddetto “movimento terra”, un settore particolarmente interessante perle organizzazioni mafiose.Grazie a tali società, l’organizzazione noleggiava mezzi pesanti (autoarticolati,betoniere, ecc.) e anche materiale di costruzione oppure li acquisiva in locazione

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finanziaria (leasing) per poi appropriarsene fraudolentemente e, successivamente,cederli a ricettatori italiani e stranieri che li trasferivano all’estero, per la maggiorparte in Albania e in Libia.In relazione al tema dell’usura, come ha ricordato nella sua relazione il procuratoreSchinaia, vi sono una serie procedimenti intentati nei confronti di istituti bancariaccusati di aver applicato tassi superiori alla soglia prevista per legge ad alcuniprestiti concessi a cittadini e imprenditori.

Appalti, corruzione e beni sequestrati

In tema di appalti e corruzione, tra gli articoli raccolti sono stati ritenuti interessantiquelli riguardanti i riflessi dell’operazione “Deserto”, condotta dalla Procura dellaRepubblica di Venezia, che ha formulato un'imputazione di corruzione nei confrontidi un dirigente della municipalizzata Veritas del comune lagunare, per bandi costruitiad hoc al fine di favorire determinate imprese attive nel settore del trattamento deirifiuti. Le ispezioni hanno riguardato anche la provincia di Verona, territorio che èstato interessato anche dall’attività investigativa della Direzione distrettuale antimafiadi Napoli in relazione all’inchiesta “Croce Nera”, riguardante gli interessi del clancamorristico Zagaria nel settore della sanità.Per quanto riguarda il tema dei beni sequestrati, merita particolare attenzione lavicenda dei fratelli imprenditori cutresi, Palmo e Giuseppe Vertinelli, da temporesidenti nel modenese. Questi ultimi, secondo gli inquirenti, dopo l’arrestonell’inchiesta “Aemilia”, in quanto ritenuti contigui con la cosca Grande Aracri,avevano trasferito in Valpolicella la sede della società Sime Srl Costruzioni el’avevano intestata ad un prestanome. A Roverchiara è stata sequestrata l’aziendaSecav, mentre a Castelnuovo del Garda è stata sequestrata una sua unità operativa. I Vertinelli, secondo i magistrati, avevano messo in atto questa strategia dispostamento delle aziende per allontanarsi dalle attenzioni investigative svolte dallaProcura emiliana al fine di continuare a svolgere i loro affari e, in particolare, pertrasferire i sub appalti assegnati in precedenza alle società già sequestrate. Neiconfronti dei due imprenditori cutresi arrestati, il Tribunale di Reggio Emilia hadisposto un sequestro di beni del valore di 30 milioni di euro.L’episodio dimostra come la provincia di Verona possa essere considerata anche unterritorio di delocalizzazione di attività illecite mascherate da un’apparente legalità,da parte dei gruppi criminali mafiosi che, sostanzialmente, operano secondo unalogica di tipo imprenditoriale. Di qui, l’importanza dell’attacco economico allericchezze illecite, attraverso l’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali,e il prevenire e contrastare possibili rapporti con pezzi di imprenditoria, liberiprofessionisti e istituti bancari complici o conniventi.

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4. Conclusioni

Dal lavoro di analisi della documentazione raccolta e dalla lettura delle relazioniufficiali della Direzione nazionale antimafia e della Direzione investigativa antimafia,si evince che sul territorio veronese non sono tuttora emerse presenze gruppi dicriminalità organizzata e mafiosi stabili e radicati sul territorio, come invece è statorilevato in altre regioni e province del settentrione d’Italia. Le inchieste, svolteprincipalmente da uffici giudiziari del Mezzogiorno e di altre regioni d’Italia, hannomesso in luce la presenza, a Verona e provincia, di personaggi legati a coschemafiose, in particolare alla ‘ndrangheta calabrese, i quali hanno prevalentemente ilcompito di cercare di investire nel tessuto economico-finanziario locale i capitaliilleciti. Non è da sottovalutare, a tal fine, che gli stessi mirino, nel corso del tempo, adinstaurare rapporti con rappresentanti delle amministrazioni locali, in particolare perquanto concerne il tema degli appalti, anche se, sino a questo momento, non vi sonostate evidenze investigative e giudiziarie sfociate in processi penali né scioglimenti diComuni per infiltrazione mafiosa.Preoccupano la numerosità dei reati ambientali compiuti da esponenti della classeimprenditoriale, una rinnovata diffusione del consumo di eroina tra i giovani –tematica, quest’ultima che ripropone una storica criticità del territorio, sia comespazio di consumo che come crocevia del narcotraffico – il numero e la tipologia diincendi che hanno avuto per oggetto aziende dedite al trattamento e allo smaltimentodei rifiuti. E deve far riflettere il tentativo di minimizzazione della gravità e, in certicasi di ripetitività, dei fatti accaduti da parte di alcuni titolari di queste imprese.Accanto al lavoro svolto dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, agli appelli amantenere vigile l’attenzione lanciati in più sedi dai rappresentanti istituzionali locali,in particolare dal Prefetto, e all’attenzione che è stata posta su Verona e provincia dadue commissioni parlamentari d’inchiesta, le realtà che hanno dato vitaall’Osservatorio ritengono che sia fondamentale operare sul versante dellaprevenzione – il Veneto ha una legge regionale4 – promuovendo iniziative disensibilizzazione e formazione diffuse che coinvolgano la cittadinanza, le scuole,l’università, nonché il mondo degli amministratori locali, degli imprenditori e deglialtri soggetti del mondo del lavoro e, da ultimo, il mondo delle libere professioni equello finanziario locale. Un contributo fondamentale non può certamente mancaredal mondo dell’informazione cartacea, radiofonica, web e televisiva, a cui si rivolgel’appello a portare avanti inchieste specifiche sui temi oggetto di attenzionedell’Osservatorio.

4 Legge 28 dicembre 2012, n. 48, Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore dellaprevenzione del crimine organizzato e mafioso, della corruzione nonché per la promozione della cultura della legalitàe della cittadinanza responsabile. Il testo è consultabile al seguente link:http://bur.regione.veneto.it/BurvServices/pubblica/DettaglioLegge.aspx?id=244866

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5. Le fonti

In questa sezione del Rapporto vengono elencate le fonti a cui si è attinto per laricerca delle informazioni.

AGENZIE

1. Agenzia Giornalistica Italia2. Ansa

QUOTIDIANI

1. Corriere del Veneto 2. Corriere della Calabria3. Corriere della Sera 4. Corriere di Verona 5. Cremona Oggi 6. Gazzetta di Mantova 7. Gazzetta di Reggio8. Il Fatto Quotidiano9. Il Mattino di Padova 10.Il Quotidiano del Sud 11.Il Tempo12.L'Espresso 13.Nord Est Quotidiano14.Roma15.Taranto Buona Sera 16.Vicenza Today

SITI WEB

1. Affaritaliani2. AGV News 3. Blitz quotidiano

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4. CN23Tv5. Corriere del Mezzogiorno6. Corriere TV 7. Crotonenews 8. EstNord 9. Il baco da seta 10.Il Corsaro11.Ilgazzettino.it12.Il Giornale.it13.Il Quotidiano del Sud14.Il Velino15.L'Arena.it 16.L'Osservatorio d'Italia17.La Prima Pagina18.La Voce d'Italia19.La voce sociale20.Mainfatti.it 21.Padova News22.Palermomania.it 23.Parmatoday24.PrimaPress25.Primoweb 26.ReggioTv27.Si24.it28.Temponews29.Tg Verona30.Tg Verona Telenuovo 31.Tgcom2432.Trasportoeuropa33.Tv734.VenetoVox 35.Verona Sera 36.VeronaIn

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DOCUMENTI

Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, Relazione annuale sulle attività svoltenel periodo 1° luglio 2014-30 giugno 2015http://www.avvisopubblico.it/home/presentata-la-relazione-2015-della-direzione-nazionale-antimafia-le-mafie-sparano-meno-perche-corrompono-di-piu/

Ministero dell’Interno, Direzione centrale per i servizi antidroga, Relazione annuale 2014http://img.poliziadistato.it/docs/Annuale%202014.pdf

Ministero dell’Interno, Direzione investigativa antimafia, Relazione 1° semestre 2015http://direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/page/relazioni_semestrali.html

Osservatorio ambiente e legalità, Dossier Scoasse, 2015http://www.legambienteveneto.it/2016/02/18/scoasse-dossier-su-rif iuti-e-illegalita-in-veneto/

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