Madreterra - Palmi e Dintorni - numero 6

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www.madreterranews.it MadreTerra Palmi & Dintorni www.madreterranews.it Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010 PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE OMAGGIO F RE E PRESS - FREE PRESS FREE PRESS - F FRE E PR ESS - FREE PRESS FREE PRESS - FREE L’EDITORIALE IL TENNIS A PALMI pag. 31 di Marcello Surace PARCO PARPAGLIOLO pag. 4 di Cettina Angì N ella nostra Città, ricca di fermenti e movimenti che, a vario titolo, portano lu- stro alla società, si stanno veri- ficando, comunque, delle con- flittualità non rispondenti al comune senso civico. UNESCO si!... UNESCO no…! Tutti vorremmo che la Varia venisse riconosciuta come pa- trimonio dell’umanità. Quale è la strada più corretta da intra- prendere? Non abbiamo la pretesa di es- sere coloro i quali, al di sopra delle parti, riescono a risolvere i problemi, né abbiamo la capa- cità di valutare e, quindi indi- care la via maestra, ma su una cosa non abbiamo alcun dub- bio, occorre “muoversi” sem- pre e comunque, nel rispetto delle Istituzioni, per il bene co- mune e l’affetto verso la pro- pria Città. Ciò di cui siamo fermamen- te convinti è, che il “proble- ma”, se di problema si tratta, non andava affrontato a colpi di comunicati e contro-comu- nicati stampa, che non hanno certamente giovato alla nostra Varia e al buon nome della cit- tà di Palmi. In una società complessa, come quella di oggi, ove il dia- logo, i rapporti umani e il con- fronto civile, vengono sempre meno, lasciando il passo ad altre forme di comunicazione, magari più’ suggestive ed af- fascinanti, ma che nascondono l’insidia di non avere mai “da- vanti” l’interlocutore, occor- re, soprattutto tra persone ci- vili, rapportarsi, confrontarsi, sicuramente con idee diverse, ma avendo come unico obiet- tivo, l’amore (con la A maiusco- la) incondizionato verso il pro- prio paese! La vicenda che sta danneggian- do, Palmi, la Varia, gli attori prin- cipali e i cittadini, si poteva e si doveva gestire, nelle sedi oppor- tune, attraverso un dialogo, fran- co e risolutore, tra progettisti, ideatori ed Istituzioni, rispettan- do ognuno i propri ruoli e le pro- prie competenze. A Palmi sta crescendo una for- te spinta verso l’associazionismo di tipo culturale e sociale che ali- menta un movimento di pensiero e di opinione che non si vedeva da tempo. E’ nel rispetto di tutto ciò che auspichiamo, al più presto, che la “LA VARIA” sia tirata verso una sola ed unica direzione..! SENZA SCONZU! & UNESCO O DIVIDESCO? QUALI VERITÀ? pag. 3 Ennio Gaudio Patrizia Nardi pag. 2

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www.madreterranews.it Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE

OmaggiO FREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FFREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FREE

l’editOriale

il tennis a palmi

pag. 31di Marcello Surace

PARCO PARPAgLIOLO

pag. 4di Cettina Angì

Nella nostra Città, ricca di fermenti e movimenti

che, a vario titolo, portano lu-stro alla società, si stanno veri-ficando, comunque, delle con-flittualità non rispondenti al comune senso civico.

UNESCO si!... UNESCO no…! Tutti vorremmo che la Varia venisse riconosciuta come pa-trimonio dell’umanità. Quale è la strada più corretta da intra-prendere?

Non abbiamo la pretesa di es-sere coloro i quali, al di sopra delle parti, riescono a risolvere i problemi, né abbiamo la capa-cità di valutare e, quindi indi-care la via maestra, ma su una cosa non abbiamo alcun dub-bio, occorre “muoversi” sem-pre e comunque, nel rispetto delle Istituzioni, per il bene co-mune e l’affetto verso la pro-pria Città.

Ciò di cui siamo fermamen-te convinti è, che il “proble-ma”, se di problema si tratta, non andava affrontato a colpi di comunicati e contro-comu-nicati stampa, che non hanno certamente giovato alla nostra Varia e al buon nome della cit-tà di Palmi.

In una società complessa, come quella di oggi, ove il dia-logo, i rapporti umani e il con-fronto civile, vengono sempre meno, lasciando il passo ad altre forme di comunicazione, magari più’ suggestive ed af-fascinanti, ma che nascondono l’insidia di non avere mai “da-vanti” l’interlocutore, occor-re, soprattutto tra persone ci-vili, rapportarsi, confrontarsi, sicuramente con idee diverse, ma avendo come unico obiet-tivo, l’amore (con la A maiusco-la) incondizionato verso il pro-prio paese!

La vicenda che sta danneggian-do, Palmi, la Varia, gli attori prin-cipali e i cittadini, si poteva e si doveva gestire, nelle sedi oppor-tune, attraverso un dialogo, fran-co e risolutore, tra progettisti, ideatori ed Istituzioni, rispettan-do ognuno i propri ruoli e le pro-prie competenze.

A Palmi sta crescendo una for-te spinta verso l’associazionismo di tipo culturale e sociale che ali-menta un movimento di pensiero e di opinione che non si vedeva da tempo.

E’ nel rispetto di tutto ciò che auspichiamo, al più presto, che la “LA VARIA” sia tirata verso una sola ed unica direzione..! SENZA SCONZU!

&

UnesCO O diVidesCO? qUali Verità?

pag. 3 Ennio GaudioPatrizia Nardi pag. 2

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2Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

AttuAlitA’ Palmi

UnesCO O diVidesCO? dott.ssa patrizia nardila Verita’ della prOgettista

me curato, custodito dal Comune e inspiegabil-mente “scomparso” dalla circolazione.

Nel giugno 2006, a Nola, in occasione della Fe-sta dei Gigli, venne sottoscritto dalle Istituzioni un impegno in favore del progetto d’interscam-bio tra le Città di Gubbio, Nola, Palmi, Sassari e

Viterbo che prese la forma del Proto-collo di Nola, considerato documento fondante dell’intera struttura di rete. Da quel momento i rapporti tra le isti-tuzioni e le comunità si intensificarono e la Rete cominciò ad assumere anche una certa rilevanza nazionale, tanto da indurre qualche città con feste simili a prendere contatti con la sottoscritta, manifestando l’intenzione di aderire al progetto. L’Università del Molise mi in-

vitò a parlare della Rete in un convegno, nel marzo del 2007 e successivamente il Sindaco di Campobasso, dott. Giuseppe di Fabio , molto interessato alla dina-miche che avevamo messo in atto, mi invitò alla Festa dei Misteri, in occasione della quale ebbi modo di spiegare che la Rete non si era posta ancora il pro-blema di eventuali adesioni esterne e che comunque, qualsiasi istanza avrebbe dovuto essere approvata da tutti i soggetti sottoscrittori del Protocollo di Nola. Di Fabio fece partire una richiesta di adesione della Città di Campobasso , che arrivò a me e a tutte le città della Rete nel giugno 2007. Queste novità venivano regolarmente riportate dalla sottoscritta - che di fatto coordinava la Rete che aveva coordinato fin dal suo sorgere- a tutti i Sindaci delle Città gemellate.

Le sinergie tra il coordinamento, le istituzioni e le comunità intanto con-tinuavano nel rispetto reciproco dei ruoli e nella determinazione a far cre-scere il progetto. Alla fine del 2007 fu ratificata dal governo italiano la Con-venzione di Parigi del 2003 sui beni immateriali e in tutta Italia si accesero i riflettori sulle “espressioni della cultura immateriale”, cominciando a parlare di candidature UNESCO anche per la cultura della tradizione. Nel febbraio 2007 partecipai ad un convegno organizzato dal MIBAC al Vittoriano, a Roma, al quale relazionava Paolo Apolito nel ruolo ministeriale di Presidente della Commissione di valorizzazione dei Beni Immateriali. Lì si accesero i riflettori anche sulla Rete, più volte richiamata durante i lavori come possibile modello da seguire nelle pratiche di patrimonializzazione (candidature a Patrimonio dell’Umanità). E contemporaneamente si accese l’interesse, verso la Rete, del Museo delle Arti e Tradizioni Popolari, con il quale, in qualità di coordi-natrice della stessa e d’accordo con le istituzioni coinvolte, avevo avviato, o almeno credevo di avere avviato, un rapporto su basi scientifiche che doveva portare ad una serie di iniziative: dalla donazione di un modello di Varia al Museo (Protocollo tra il Museo e Hyperborea del 31.10.07/2, n. 2042), ad una mostra sulla cultura della tradizione rappresentata dalle feste della Rete, da far circuitare presso le comunità italiane all’estero.

Di fatto, la donazione del modello di Varia al Museo, progetto ideato e cura-to dalla sottoscritta e finanziato dal Comune di Palmi, mise in luce un diverso disegno, sconosciuto a tutti i soggetti istituzionali e non della Rete, fuorché al Comune di Palmi, rappresentato in quella occasione dall’Assessore Lacquaniti. La Rete aveva creduto di andare a Roma per partecipare alla cerimonia di do-nazione dopo aver avuto la possibilità di confrontarsi sull’istanza giunta qualche tempo prima da Campobasso per la Festa dei Misteri e, quattro giorni prima dell’incontro, su interessamento del Museo, da Ponticelli di Napoli per la Festa della Madonna della Neve. In realtà, l’incontro tra i soggetti firmatari di Nola fu forzatamente bypassato e le Istituzioni furono soggette alla pressante insisten-za di accettare, senza essere state precedentemente consultate, la modifica del Protocollo di Nola con l’inserimento di un nuovo articolo a cura del Museo che riconosceva alla Direzione dello stesso la prerogativa di coordinamento nazionale ed internazionale del progetto con le città in funzione consultiva e la possibilità di decidere i futuri ingressi nella Rete: da subito, Campobasso e Napoli. Sulla base di una delibera del Comune di Palmi che erroneamente aveva pensato, dichiarandosi in quella circostanza capofila del progetto d’in-terscambio, di poter deliberare per tutti, senza consultare nessuno e senza che la progettista, palmese, ne sapesse nulla. Un filmato documenta il “depre-cabile” accaduto ed evidenzia che gli unici a firmare quel documento che la Rete definì illegittimo furono la Direttrice del Museo, l’Assessore Lacquaniti e il Sindaco di Nola, che firmò con riserva richiamando la necessità dell’unanimità per qualsiasi modifica al protocollo espressa per iscritto. A questo elenco, si aggiunge un’altra firma, non riscontrabile con nessuna delle firme dei soggetti istituzionali della Rete presenti a Roma in quel momento.

Questo l’incipit e l’origine della spaccatura che negli ultimi due anni ha visto, da una parte, la Rete costretta ad assumere un atteggiamento di tutela nei confronti del Museo e del Comune di Palmi, con una serie di comunica-zioni firmate dai Sindaci a chiarimento di ruoli, posizioni e riconoscimenti; dall’altra, l’inspiegabile posizione del Sindaco Gaudio in favore di un soggetto terzo alla Rete, sicuramente titolato dal punto di vista scientifico ma, per i fatti verificatisi, non adatto a guidare una compagine che non è fatta solo di istituzioni, nella quale le comunità hanno un ruolo attivo rilevante e che ha fatto un percorso talmente importante e lineare da meritarsi la candidatura alla Lista Rappresentativa del Patrimonio dell’Umanità. E che insieme alla coordinatrice della Rete, riconfermata nel suo ruolo più volte da tutti gli altri Sindaci e investita informalmente da tutte le comunità festive, vorrebbe se-guire un cammino che sia il più sereno possibile, in un momento delicatissimo in cui non è Palmi ma la Calabria intera che attende, con la candidatura UNE-SCO, a risultati fino a qualche mese fa insperati. Il seguito è cronaca attuale, spesso deformata ad hoc.

Aderisco e corrispondo molto volentieri alla richiesta di Madreterra, che attraverso il suo Direttore mi ha fatto

pervenire una garbata richiesta a rendere noto il mio punto di vista circa i fatti non proprio edificanti relativi ai rapporti, negli ultimi due anni, tra la Rete italiana delle grandi Macchine a spalla da me creata e di cui la Varia fa parte, e la Città di Palmi nella sua componente istituzionale, tracciando un po’ la storia di quello che è stato e continua ad essere, per fortu-na, un progetto entusiasmante per tutti i soggetti coinvolti, istituzionali e non.

Il progetto nasce nel 2005, sulla base di uno scambio tra la sottoscritta e il vicepresidente del Consiglio Regionale dell’Umbria, Vannio Brozzi, in visita privata a Palmi, che mi incoraggiò ad elaborare un’idea che potesse avvicinare la Calabria alla sua regione: da qui il parallelo tra feste cerimoniali simili, appunto la festa della Varia di Palmi e quella dei Ceri di Gubbio. I primi mesi del 2005 servirono, grazie alla collaborazione del Liceo palmese “N.Pizi” e del Liceo “Mazzatinti” della cittadina umbra, ad impostare il progetto nella forma dello scambio culturale tra scuole, sulla base di un tema di approfondimento che sarebbe stato quello della cultura della tradizione. Il gemellaggio si concretizzò nel maggio del 2005 nella partecipazione del “N.Pizi” alla Festa dei Ceri, viaggio d’istruzione a cui presi parte nel ruolo di progettista insieme all’Assessore Francesco Barbaro e al Consigliere Roberto Palmisano che vennero a Gubbio in rappresentanza del Comune di Palmi, che nella persona del Sindaco Parisi aveva incoraggiato l’idea progettuale. Il mio incontro con il sindaco di Gubbio Orfeo Goracci fu molto stimolante, in quanto portò a pensare ad un progetto allargato anche ad altre feste della tradizione italiana e rivolto alla possibilità di coinvolgere più concretamente le istituzioni. Cominciarono una serie di colloqui inter-locutori tra la sottoscritta e le amministrazioni di Nola, Viterbo e Sassari che furono immediatamente produttivi, tant’è che alla Festa della Varia del 2005 Palmi ospitò le delegazioni di Gubbio e di Nola e le rappresentanze delle comunità festive. Il progetto prese corpo, favorendo il dialogo e avvicinando le comunità attraverso forme di scambio culturale e turistico. E in questa direzione andò anche un progetto nel progetto, nominato “I Percorsi della Fede. La Varia di Palmi nello scenario delle grandi Macchine lignee a spalla italiane”, che fu ideato e trasmesso dalla sottoscritta al Sindaco di Pal-mi in data 10 maggio 2006, prot. N. 11672. Un progetto che portava la mia firma in qualità di soggetto proponente, firma legittimata dal rap-porto di collaborazione che all’epoca legava il Comune di Palmi al Dipartimento “G.Cingari” della Facoltà di scienze Politiche di Messina, presso il quale svolgevo l’attività di storico e firma alla quale vennero affiancate, mi fu spie-gato per ragioni tecniche, quelle dei dirigenti dei Settori Turismo e Pubblica Istruzione. Il progetto, nel quale descrivevo puntualmente una serie di attività utili a rafforzare quel-la che cominciava a diventare la Rete delle cinque città delle feste (mostre, gemellaggi tra scuole, convegni, la Kermesse dei Giochi delle Cinque Città che fece molto scalpore e che fu realizzata nel settembre del 2006 sulla base di un dettaglio progettuale da me redatto e trasmesso al Comune) fu ap-provato l’11 maggio del 2006 con delibera di G.C. n. 122 e sulla base dello stesso, il Comune di Palmi chiese ed ottenne un finanziamento regionale di 140.000 euro, che fu erogato nell’ambito del progetto “Piazze di Calabria” promosso dall’Asses-sorato alla Cultura retto dall’On. Sandro Principe. Come “corrispettivo” per l’im-pegno profuso, mi fu proposta la presi-denza di un Comitato tecnico operativo che avrebbe “affiancato i capi settore di riferimento”, in quanto “soggetto qualificato e impegnato all’interno del progetto stesso”. A titolo gratu-ito. Quell’importante finanziamento, inusuale per un progetto culturale, servì a coprire tutte le voci di detta-glio dello stesso, compresa una pub-blicazione degli atti del progetto nel volume “Cultura della Tradizione ed identità ritrovate” (ed. Rubbettino 2007), stampato in 500 copie e da

la dott.ssa nardiCoordinatrice della rete

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3 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

AttuAlitA’ Palmi

Sulla vicenda “UNESCO” che pare sia diventata l’argomento principe delle cronache delle

ultime settimane, credo sia necessaria una ricostruzione dei fatti, tale da sgombrare il campo da notizie prive di qualsiasi fondamento.

Tutto ha inizio con Delibera di Giunta n. 122 dell’ 11.05.06 con la quale l’Amministrazione Comunale ha approvato il progetto di massima e il piano economico finanziario “I percorsi della fede: La Varia di Palmi nello scenario delle grandi macchine lignee a spalla italiane” e, con lo stesso atto, ha richiesto il finanziamento alla Regione Calabria e ad Enti vari.

L’iniziativa tesa a coinvolgere le altre Città delle “Macchine a Spalla” è stata realizzata tra i Settori Turismo e Cultura del Comune di Palmi e la Delegata dal Preside del Dipartimento di Storia “G. Cingari” dell’Università degli Studi di Messina, dott.ssa Patrizia Nardi.

Con delibera di G.C. n. 168 del 28.06.06 è stata approvata la bozza del Protocollo d’Intesa tra le Città delle “Macchine da Festa a Spalla”, ovvero Palmi, Gubbio, Nola, Sassari e Viterbo e lo stesso è stato siglato a Nola il 30 giugno 2006 tra i Sindaci delle 5 Città; detto protocollo (a cui spesso da tutte le parti si fa riferimento) prevede che ogni variazione debba essere condivisa da tutti.

La Giunta Comunale, con propria delibera n. 207, in data 9.08.06 ha nominato un Comitato Tecnico Operativo per la realizzazione del Progetto “I percorsi della Fede” con il compito di affiancare i Settori Turismo e Cultura - P.I., ai quali invece facevano capo il coordimanmento e tutte le attività amministrative economiche. Come Presidente di detto Comitato veniva nominata la Dott.ssa Patrizia Nardi, componenti erano il Presidente pro tempore dei Mbuttaturi, i Dirigenti Scolastici del Liceo Classico - Scientifico N. Pizi e dell’Istituto d’Arte M. Guerrisi.

Il progetto ha ottenuto finanziamento da parte della Regione Calabria (fondi POR – Piazze di Calabria) per cui l’Amministrazione con delibera G.C. n. 224 del 28.09.06 ha affidato ai settori Turismo e Cultura, diretti rispettivamente dalle dottoresse Domenica Foti e Mariarosa Garipoli – nominate anche responsabili del procedimento - l’incarico di realizzare il progetto.

Il Progetto veniva realizzato con la fattiva e fondamentale collaborazione dell’Associazione “Mbuttaturi della Varia” che ideava “I giochi delle 5 Città”; detta iniziativa che doveva essere ripetuta con cadenza annuale, turnando nelle varie Città, si è conclusa con l’unica edizione tenutasi a Palmi.

L’iniziativa ha ottenuto consenso unamime da parte dei rappresentanti delle Città convenute e dei cittadini tutti. Successivamente i competenti Uffici del Comune succitati provvedevano a rendicontare alla Regione Calabria e a liquidare le somme previste nella scheda contabile.

Dato il positivo riscontro dell’iniziativa il Sindaco del Comune di Campobasso ha inviato a tutte le città interessate una nota datata 1.06.2007 (acquista agli atti del Comune di Palmi con prot. n. 14609 del 6.06.07) richiedendo di poter aderire al protocollo di intesa.

Stessa richiesta veniva avanzata dal Comune di Napoli con istanza dell’Assessore al Turismo Dott.ssa Valeria Valente (nota del 4.07.2008 acquisita agli atti del Comune di Palmi con prot. 4.07.08)

Nel prosieguo della vicenda l’Amministrazione di Campobasso e il Comune di Napoli chiedevano al Comune di Palmi e a tutte le altre Città di poter entrare a far parte del Protocollo già siglato.

L’Amministrazione di Palmi, ritenendo la presenza di queste importanti Città con Feste similari un arricchimento per il potenziamento del progetto, predisponeva la delibera di Giunta n. 175 del 3.7.08 e dava il proprio assenso all’ingresso delle 2 città e contestualmente proponeva, con una bozza di modifica dello stesso protocollo, che il coordinamento tra le Città, in considerazione del fatto che le stesse rappresentavano 5 regioni, venisse affidato ad un Ente sovra-comunale e sovra-regionale ovvero all’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, in virtù delle competenze e delle finalità istituzionali.

Il giorno 8 luglio 2008, il Comune di Palmi, rappresentato in quella occasione dall’Assessore alla Cultura Dott. Nunzio Lacquaniti, partecipava a Roma, presso l’Istituto Centrale per la Demoetnoantro-pologia, alla cerimonia di consegna ufficiale di un esemplare artigianale della nostra Varia, su scala ridotta; nel contempo veniva siglata la riapertura del Protocollo, l’ingresso delle 2 Città richiedenti, nonchè l’incarico di coordinamento all’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, non manomettendo in nessun modo il protocollo, bensì sottoponendolo all’approvazione dei Sindaci presenti. Tale proposta veniva inizialmente sottoscritta dai Sindaci presenti e successivamente annullata.

A conferma di quanto asserito si porta ad esempio la vicenda del Sindaco di Nola che, dopo aver firmato e chiarito la propria posizione, con nota autografa, sull’ingresso delle città di Campobasso e Napoli, ritirava quanto affermato, mentre il Sindaco di Viterbo condivideva la proposta del Comune di Palmi di affidare il coordinamento all’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, nota prot. 17886 del 28.04.09.

Va inoltre sottolineato che a Palmi, nel maggio 2007, nasceva l’Associazione “Yperborea” con lo scopo precipuo di “...tutelare e promuovere il progetto – i percorsi della Fede” e che, con nota protocollo

n. 31628 del 27.12.2007, la stessa chiedeva iscrizione agli Albi Comunali.Vista la situazione di confusione che si stava creando, il

Sindaco del Comune di Palmi riteneva di dover chiedere ai Sindaci delle altre Città un incontro motivato dal fatto che non riteneva che una Associazione potesse essere più titolata al coordinamento, rispetto ad un Istituto ministeriale che aveva già dato la propria disponibilità, inizialmente richiesta da tutti i Sindaci e dalla stessa associazione Yperborea, candidatasi poi al ruolo in questione.

Con nota nostro prot. n. 8490 del 30 Marzo l’Istituto Centrale, rappresentato dalla Direttrice Dott.ssa Massari, comunicava a tutti i Sindaci il disappunto per la mancata unanimità relativa alla ratifica del ruolo dell’ I.C.D.E. (Istituto Centrale di Demo Etnoantropologia), già formalmente accettato nell’incontro di Roma, a cui avevano partecipato tutti i rappresentanti delle Città del circuito e scriveva testualmente “spiacenti di aver impegnato energie e risorse per una iniziativa che abbiamo accolto e che si è rilevata purtroppo priva di risultati, conseguenza della scarsa chiarezza, come dimostrano gli atti”.

I Sindaci di Gubbio, Nola e Sassari con nota prot. 19960 del 18.05.09, trasmettevano un documento a cui veniva allegato un ordine del giorno. Non si intuiscono le motivavazioni secondo le quali la proposta del Comune di Palmi di affidare il coordinamento all’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia non sia stata ritenuta valida per mancanza di unanimità, mentre il secondo documento, che non godeva della condivisione di tutte le Città, veniva poi ritenuto fortemente valido.

In tale documento, dal quale risulta che la Dott.ssa Nardi è stata riconfermata (rectius nominata - quando è stata nominata e con che atto?) coordinatrice con il ruolo di anello di collegamento e dal quale si deduce che gli stessi Sindaci le riconoscono il ruolo di ideatrice e progettista della rete delle grandi Macchine a Spalla Italiane, non si tiene in considerazione la Città di Palmi e la richiesta di incontro fatta dal Sindaco, che in uno stato di democrazia avrebbe voluto esprimere le proprie considerazioni tra colleghi, anche perché un organismo del Ministero dei Beni Culturali, quale il I.C.D.E. avrebbe, certamente, dato più prestigio a tutta la rete.

E’ significativa la risposta pervenuta dal Comune di Viterbo prot. n. 31310 del 23.07.09 che, in merito alla convocazione dei Sindaci a partecipare a Sassari ad una mostra, evidenzia con quale atto l’Associazione Yperborea è stata individuata come portavoce istituzionale del progetto di interscambio.

Analogamente lo scrivente rispondeva all’invito fatto dal Comune di Nola, su suggerimento della dott.ssa Nardi, con nota n. 3071 del 10.02.2010, con la quale si contestava l’iniziativa non sostenuta da una decisione collegiale e si invitavano tutti i Sindaci ad un incontro per decidere sul coordinamento.

Fino ad oggi, sebbene le richieste siano state reiterate con note prot. n. 11072 e 13026 , rispettivamente del 14.05 e 09.06 2010, lo scrivente non ha ricevuto alcuna risposta da parte dei colleghi, nè al Comune di Palmi è pervenuta copia del progetto che, di volta in volta, a seconda delle esigenze, ha assunto denominazioni diverse.

Si è avuta notizia informale che lo scrivente, Sindaco di Palmi, riceverà l’invito di partecipazione alla prossima Festa dei Gigli di Nola (prossimo 26/27 giugno); l’occasione sarà propizia per incontrarsi con gli altri Sindaci e superare le incomprensioni relative al coordinamento, fermo restando che è pieno convincimento dell’Amministrazione di Palmi di proseguire nel percorso intrapreso di cui non si è mai messa in dubbio la validità.

questa è la verità dei fatti!

Chiunque voglia prendere visione della documentazione, può liberamente recarsi presso l’Ufficio comunale competente.

UnesCO O diVidesCO?

qUali Verità?

la Verita’ del sindaCOdott. ennio gaudio

ennio gaudiosindaco di palmi

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4Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

AttuAlitA’ Palmi

Sembra che i fondi destinati all’Associazione Prometeus

di Palmi con la raccolta dell’ 5x1000 del 2008, abbiano trova-to una giusta collocazione; infat-ti con i proventi che perverranno dall’Amministrazione Finanziaria si realizzerà un’area giochi per bambini, che verra’ organizzata all’ interno del Parco Parpagliolo di prossima costruzione. Il Parco prende il nome dal famoso sto-rico, intellettuale, ambientalista palmese Luigi Parpagliolo, nato a Palmi nel 1862, il quale ebbe sempre a cuore la tutela e la sal-vaguardia delle bellezze natura-li. Nei suoi libri troviamo infatti, cenni storici sui parchi nazionali sia italiani che esteri ed anche le prime iniziative legislative in ma-teria. L’idea di riqualificare e bo-nificare quest’area, che gode di un panorama tra i più belli di Pal-mi, nasce dall’Assessore all’Urba-nistica Vincenzo De Santis, che incontriamo perché ci parli me-glio dell’opera. Egli ci dice, infat-ti, che dall’idea originaria è subi-to passato ai fatti ed ha iniziato a fare foto e rilievi, mettendo così in risalto il degrado esistente in quest’area, ha, poi, presentato un progetto preliminare: “parco giochi parpagliolo per bambini e ragazzi”. Il progetto prelimina-re è stato presentato alla Provin-cia all’ attenzione dell’ Assessore Avv. G. Neri, attraverso l’ aiuto del Consigliere Provinciale Dr. Giovanni Barone, questo è stato accolto e finanziato con un con-tributo totale di euro 35.000,00. Successivamente l’ Assessore

P a r c o P a r p a g l i o l oL’Associazione Prometeus Palmi allestirà un’ area giochi nel Parco Parpagliolo di

prossima attuazione in Via De Salvo, in una zona tra le più suggestive di Palmi

“I campetti” cambiano volto. Nuovi spazi per bambini e ragazzi.

ha incaricato l’Architetto Rocco Schipilliti per la stesura di un progetto esecutivo per la riqua-lificazione del Parco Parpagliolo, mentre ha affidato al P. I. Sal-vatore Collura la parte illumino-tecnica. Il progetto in questione prevede diversi interventi, il pri-mo dei quali riguarda:

Nuova recinzione del 1) Parco con ringhiera in ferro e realizzazione di tre cancelli, uno per l’ ingresso principale di mt. 3,00 e due più piccoli su Via De Salvo, per accedere anche

da questa via alle due piazzette (area giochi e custode – campo da tennis);

Ridisegno delle aree 2) verdi e dei percorsi pedonali del-la prima piazzetta;

Rifacimento della pavi-3) mentazione con mattonelle di granito;

Realizzazione di un pic-4) colo teatro sul lato est;

Realizzazione di una 5) fontana al centro della prima piazzetta;

Realizzazione dell’illu-6)

minazione della prima piazzetta;Per quanto riguarda i tem-

pi di attuazione del progetto, l’Assessore De Santis ci assicura che l’inizio del lavori avverrà entro il 2010. Salutandolo, non possiamo fare altro che au-gurarci che gli impegni presi possano trovare attuazione, com’è nelle intenzioni, per la gioia dei tanti bambini e ra-gazzi che sono i più penalizzati proprio per la mancanza di ver-de e aree attrezzate destinate al tempo libero.

di Cettina Angì

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5 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

AttuAlitA’ Palmi

Appena arriva la bella stagione, la nostra cittadina si riempie di

sole e di bambini che, dopo l’inverno, non vedono l’ora di uscire per riappropriarsi degli spazi cittadini.

Capita però che i pochi luoghi dedicati ai più piccoli non siano adeguatamente mantenuti, che siano sporchi, pieni di erbacce e di rifiuti e,

i BamBini della sCUOla primaria tOnnara dannO il BUOn esempiO

Nella Rassegna di Musica Sco-lastica Premio Nazionale, svol-tosi a Mirto (Sicilia) il 17 mag-gio, per la categoria solisti di Scuola Primaria, la piccola Ali-ce Caracciolo, della Scuola San Francesco di Palmi, ha vinto la manifestazione con la canzone “adagio” di Lara Fabian.

Alice si è poi esibita il 23 al Teatro Vittorio Emanuele di Messina nella serata conclusiva dove hanno partecipato tutti i vincitori delle varie categorie.

Mentre il giorno 18, nella ca-tegoria solisti di Scuola Secon-daria di 1° grado, le ragazze dell’Istituto Comprensivo Pal-mi-Seminara Sofia Piccolo con la canzone “I Will Alwais Love You” di Whitney Houston e Car-men Brisindi con la canzone “Gli Uomini non cambiano” di Mia Martini si sono classificati al 3° posto ex-aequo.

Alla Manifestazione Canora organizzata dai comuni di Mir-to, Sant’Agata Militello e Capo d’Orlando, con la collaborazio-ne dell’I.C. di Longi, Frazzanò e Mirto, dell’I.T.I. “Torricelli” di Sant’Agata Militello, dell’Ass. Musicale 2G.Verdi” e M.I.C.A.S. di Mirto, della Presidenza Naz. Dell’A.G.I.M.U.S. di Roma con il Patrocinio della Provincia Re-gionale di Messina e la Regione Sicilia, hanno partecipato nu-merosissimi alunni delle varie scuole della Sicilia, della Ca-labria, della Basilicata e della Campania.

Un grazie speciale và alla professoressa di musica Fran-cesca Bagalà per aver preparato nel migliore dei modi le ragazze di Palmi.

di Ninetta Palumbo

dunque, inutilizzabili.Ebbene, essere buoni

cittadini non vuol dire solamente segnalare o lamentarsi delle disfunzioni o delle mancanze di chi dovrebbe fare e non fa; significa soprattutto imparare a percepire come nostri gli spazi comuni, e dunque

saper essere pronti a prendersene cura.

E’ questo il messaggio che la Scuola Primaria della Tonnara, nell’ambito delle proprie attività, ha cercato di insegnare ai piccoli alunni del Plesso staccato della scuola San Francesco. Così i bimbi delle classi quarta e quinta si sono messi all’opera, ripulendo di tutte le sporcizie accumulate durante l’inverno, il parco

giochi della Tonnara, rendendolo così fruibile a tutti i bimbi della nostra cittadina.

La speranza è che questa logica operosa e costruttiva, insegnata con i fatti e non solo con le parole, possa diffondersi e diventare patrimonio personale sia dei bimbi che hanno vissuto questa esperienza, ma soprattutto dei cittadini i quali dovrebbero assumere la consapevolezza che amare la propria Città può, o meglio, deve significare avere anche comportamenti attivi, e non sempre e solo di critica; deve significare dunque saperla rendere, la nostra Città, più gradevole con il contributo che ognuno di noi può dare a questo importante scopo.

Che questo messaggio arrivi dai bambini, fa veramente ben sperare!

ALICE CARACCIOLO vince il “salvuccio percacciolo”

di Enzo Brando

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6Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

AttuAlitA’ Palmi e dintorni

che ha illustrato i risultati ottenuti dall’equipe da lui diretta nel Children Hospital della Chicago University sul trapianto di fegato ed intestino da donatore vivente, metodica che ha ancora una casistica limitata.

Molto apprezzati gli interventi di Stefano Guandalini di Chicago, di Andrew Colin di Miami, di David Bleich dell’Università del New Jersey, di Alberto Ugazio presidente SIP, di Marzia Duse e Luciana Indinnimeo dell’Università di Roma e di Giovanni Rossi dell’ospedale Gaslini di Genova.

Tra i relatori anche alcuni medici palmesi: Massimo Pietropaolo responsabile dell’unità di immunogenetica dell’Università del Michigan che ha illustrato le ricerche del suo team sui fat-tori immunologici predittivi del diabete di tipo 1;Anna Maria Curatola delle New York University che ha esposto le nuove possibilità terapeutiche della retinopatia del neonato pretermine e Do-menico Minasi che ha relazionato sulle proble-matiche relatrive alla patologia rinosinusale del bambino

Una parte del Congresso si è svolta presso il Consolato Italiano di New York dove è intervenuto il console generale Luigi Talò che oltre a sottoline-are l’importanza di queste iniziative che promuo-vendo la cultura italiana negli USA favoriscono il confronto tra le diverse esperienze scientifiche dell’Italia e degli USA, ha sostenuto la necessità che queste iniziative siano implementate.

MarinaEvangelista

con la fascia diMiss NEW MODEL OF THE

YEAR 2010.

La ragazza palmese ha sba-ragliato tutte le altre parteci-panti nella finale Regionale, che si è svolta nel Comune di Melito Porto Salvo.

Precedentemente aveva partecipato a diversi concor-si dove la sua bellezza è sta-ta apprezzata e riconosciuta dalle varie giurie, classifican-dosi sempre nei primi posti.

Prima della fascia di “Miss New Model of the year” aveva vinto un’altro concorso nel co-mune di San Giorgio Morgeto.

Gli auguri della redazione e di tutti i palmesi è che Marina presto possa partecipare ad al-tri importanti concorsi di bel-lezza ed arrivare alle finali di Miss Italia.

Nell’ambito del progetto Italian Pediatrics Abroad si è svolto a New York un interes-

sante meeting internazionale di pediatria presie-duto da Domenico Minasi, Primario dell’U.O di Pediatria dell’ospedale di Polistena e componen-te del Direttivo Nazionale della Società Italiana di Pediatria (SIP), e Francesco Paravati past pre-sidente della Società Italiana di allergologia ed immunologia pediatrica (SIAIP) primario pedia-tra a Crotone. L’evento, patrocinato dall’ISNAFF (Italian Scholar and Scientific North America Foundation), ha voluto riunire ricercatori ita-liani che operano negli Stati Uniti con l’obiettivo di mettere in evidenza il loro lavoro , di pro-muovere un’occasione di confronto e di scambio di esperienze con i pediatri provenienti dal no-stro paese e di facilitare l’aggregazione tra gli stessi italiani che operano all’estero che spesso hanno poche possibilità di incontrarsi

Antonio Iavarone della Columbia University ha presentato le ultime ricerche del suo gruppo sui fattori di differenzazione cellulare dei tumori cerebrali infantili, studi che potrebbero prelude-re a nuovi scenari terapeutici per una patologia che oggi ha una sopravvivenza limitata.

Molto efficace la relazione di Giuliano Testa

di Mimmo Minasi

mediCi palmesi di sCena a new YOrk

di Enzo Brando

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Domenica 6 Giugno si è conclusa , dopo aver riscosso un grande successo, la Mostra “Un sogno all’asta”, inaugurata sabato 29 Maggio. All’asta hanno partecipato ben 65 espositori con opere di diversa natura, donate dagli stessi autori, fotografie, dipinti, sculture, gioielli, ceramiche. L’ iniziativa rientra nel programma di manifestazioni che l’ Associazione di vo-lontariato “prometeus”, coadiuvata per l’ occasione dalle Associazioni “madreterra”, “per palmi”, “Città di palmi”, ha attivato per la raccolta fondi che ha come obiettivo la realiz-zazione della Fonte di San Rocco, nell’omonima piazzetta, antistante la chiesa. I risultati conseguiti, vanno oltre ogni aspettativa, grazie anche alla generosità dimostrata dai cittadini e dagli artisti che vi hanno preso parte. Non possiamo non sottolineare, la sensibilità e l’ altruismo dimostrato da artisti come Carnevali, Cerra, Camillò, Cofano, che hanno aderito all’iniziativa senza esitazione, partecipando con grande entusiasmo in maniera generosa e incondizionata. Un elogio particolare deve andare anche, a tutti i collaboratori della Mo-stra, che sono stati parte attiva e determinante, alla loro efficienza e collaborazione,e in particolar modo alle imprese leonardo, temptation e agO telefonia. Segnali, questi, che ci fanno ben sperare, e pensare, finalmente, ad una svolta, non solo nei fatti e nei progetti, ma nella mentalità. Soltanto agendo in modo positivo e propositivo, tutto il resto verrà na-turalmente…

UN TRIONFO ALL’ ASTA

Un ringraziamento particolare va al sindaco della Città, che ha voluto contribuire alla raccolta di fondi acquistando, a nome dell’intera amministratzione Comuna-le, due tra le più importanti opere:

stesicoro -olio su tela- 80x100 di maurizio Carnevali.•Omaggio a domenico augimeri -busto in gesso- 34x75 di achille Cofano.•

le opere saranno prossimamente collocate presso la Casa della Cultura “l. re-paci“ di palmi

3 giugno 2010 - sono iniziati i lavori per la re-alizzazione della “Fonte di san rocco“. grande entusiasmo tra le maestranze coordinate da enzo simonetta, pino Oliveri e Franco pardeo, che han-no posto la “prima pietra“ad un’opera fortemen-tevolutaefinanziatadallaGENTE.

Al via i Lavori...

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8Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

Punti di vistA

anCOra sangUe italianO VersatO in Un paese stranierO

di Mario Idà

Morire per Danzica fu l’atroce dilemma che, nell’anno fatidico 1939, turbò le coscienze di molti Europei. Morire per Saigon si rivelò per gli Americani, quarant’anni fa, un incu-

bo dal quale forse non si sono ancora del tutto ripresi. E’ toccato ancora una volta a noi Italia-ni, invischiati in una guerra liberal-capitalistica – mascherata da missione di pace - che dubito ci appartenga, chiederci oggi, a distanza di tempo dalla carneficina di Nassyria, se sia giusto morire per Kabul. Ora che l’onda d’urto emotiva si è placata, come pure si è spenta l’effimera scintilla di sentimento comunitario (pur esso bagnato dalle lacrime dei coccodrilli) che in que-sto nostro Paese, non più Patria e Nazione, s’accende improvvisa solo davanti alle tragedie, ov-vero quando in un campo di calcio si intonano le note dell’Inno di Mameli, a racchiudere simbo-

licamente il senso della triste sorte dei nostri soldati caduti valgano questi ver-si di Giacomo Leopardi tratti dalla can-zone “All’Italia”: Oh misero colui che in guerra è spento, non per li patrii lidi e per la pia consorte e i figli cari, ma da nemici altrui, per altra gente, e non può dir morendo: alma terra natìa, la vita che mi desti ecco ti rendo. I caduti di Kabul all’arrivo a Roma

Nassirya - 12 Novembre 2003 -

Danzica 71 anni fa, durante la “Seconda Guerra Mondiale”

Saigon - l’orrore del Vietnam -

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9 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

Punti di vistA

di Carmela Gentile

Leggendo l’articolo pubblicato sul numero di Maggio della rivista “Madre Terra”, “Fermate il mondo voglio scendere” di Nella Can-

nata, mi è venuto spontaneo condividere, di primo acchito, i suoi pen-sieri pessimistici sulla moderna Società e sui nostri politici in generale. Questo pessimismo moderno pervade un po’ tutti gli onesti di vecchia generazione che ricordano con nostalgia i tempi andati, quando nel do-poguerra la nostra era una povera e volenterosa Nazione, fatta di gen-te con una gran voglia di riscattarsi dalle miserie della guerra e dalla povertà. E fu così che negli anni Sessanta l’Italia divenne il miracolo economico dell’Occidente. Certo, pensare a quei giorni in cui la vita era così semplice, la famiglia un indiscutibile punto di riferimento della Società e i valori morali un requisito fondamentale per poter accedere alle cariche pubbliche, non si può che provare una grande nostalgia del nostro recente passato! Un passato che i nostri figli non hanno certa-mente conosciuto.

Poi vennero gli anni del boom economico, della contestazione studen-tesca e del femminismo, della legge sul divorzio e di quella sull’aborto. Anche questi anni furono contrassegnati da battaglie sociali, importanti vittorie e grandi progressi culturali. Fu allora credo, che il nostro Paese raggiunse l’apice del benessere e della civiltà.

Ma, come accade per ogni cosa, quando si finisce di crescere si comin-cia ad invecchiare. La nostra Società appunto sta invecchiando, in tutti i sensi: in senso demografico perché ci sono sempre meno bambini e sem-pre più anziani ed in senso figurato perché ci sono sempre meno stimoli per crescere. Un altro problema fondamentale deriva dal fatto che non riusciamo più ad essere davvero felici. Probabilmente perché la vera felicità deriva dalla lotta per la conquista di qualcosa di fondamentale e dalla condivisione con gli altri. Se ritorno col pensiero agli anni della mia infanzia, anni in cui le esigenze e le priorità erano davvero poche, il mio cuore si riempie di gioia e di un’acuta nostalgia: i pomeriggi estivi a giocare fuori con gli amici, finalmente liberi dagli impegni scolastici, le lunghe e pigre giornate trascorse all’aria aperta, la natura stupenda ed incontaminata, gli odori ed i rumori della vita quotidiana e…quelle poche macchine a disposizione dei più fortunati che, di tanto in tanto riempivano l’aria di rumori e di odori inusuali. Oggi i ragazzi credo che non riescano più ad essere così liberi e così felici. Eppure hanno tanto...tutto! Hanno così tanto che nulla riesce più a sorprenderli e a meravi-gliarli. Paradossalmente, sembra che il benessere e la tecnologia, anzic-chè migliorare la nostra umanità, la peggiorino, e comunque affossano sicuramente la nostra creatività ed i nostri sentimenti. Qualche tempo fa sentivo in televisione alcune interviste effettuate tra i terremota-ti dell’Abruzzo che vivevano nelle tendopoli: avevano perso tutto, ma avevano ritrovato lo spirito di fratellanza e di solidarietà! Tutto questo mi ha fatto comprendere alcune cose fondamentali: i sentimenti non sono morti, sono solo sepolti sotto i cumuli del nostro egoismo. Per cui coraggio ragazzi, non tutto va a rotoli! La storia dell’umanità ci ha insegnato che da sempre esistono i cicli e i ricicli storici: mentre una So-cietà declina, un’altra sta nascendo. E così speriamo sempre nel futuro perché non abbiamo alternative, perché comunque dobbiamo sempre andare avanti e perché anche noi, come coloro che ci hanno preceduto, dobbiamo scrivere la nostra, nel grande libro della storia dell’umanità. E per finire vorrei ancora dire una parola a favore dei giovani. Non è vero che sono tutti mollacchioni e senza speranza: ci sono tanti ragazzi che si impegnano in attività di volontariato e che dedicano il loro tempo libero ad aiutare i meno fortunati. Questi giovani portano nel loro cuore i semi della vera umanità. Quei semi che, cadendo in un terreno fertile germo-glieranno e daranno tanti frutti, quei frutti che garantiranno ancora una volta la salvezza ed il progresso dell’umanità.

AllA RiCERCA dEllA FEliCitA’ PERdutA diplOma UnesCO al palmese Oreste kessel paCe

La Presidenza Italiana dei Cen-tri e Club Unesco ha conse-

gnato nella giornata di domenica, allo studioso palmese Oreste Kessel Pace (www.kessel.it), il diploma di presidente fondatore del Club Une-sco di Palmi. Il documento, firmato dalla presidente della nazione italia-na, dott.ssa Marialuisa Stringa, il 15 gennaio 2010, inserisce ufficialmen-te l’organizzazione palmese nella Federazione Mondiale collegata all’UNESCO.

Sono oltre cento, solo in Italia, i clubs UNESCO che collaborano tra loro, condividendo il medesimo im-pegno culturale indirizzato alla sal-vaguardia della cultura, puntando anche a contribuire alla candidatura di elementi nella lista del Patrimo-nio Mondiale dell’Umanità oppure, come nei casi di luoghi già patrimonio Unesco, della loro manutenzione.

Inviato direttamente dalla città di Assisi, dove si è svolto il convegno nazionale della FICLU e durante il quale sono stati inaugurati i nuovi Club d’Italia tra cui quello di Palmi, il documento conferito ad Oreste Kessel Pace è stato consegnato a Gerace, durante un incontro con l’Università per Stranieri di Reggio Calabria e un visita al nuovo museo promossa proprio dal Club Unesco di Gerace, inaugurato anch’esso ad Assisi contemporane-amente al Club Unesco di Palmi.

“Il percorso di accettazione del Club Unesco di Palmi è stato lungo e difficile” afferma Pace “Mi ha visto impegnato prima a Reggio Calabria come consigliere del Club Unesco Re Italo diretto da decenni dal dott. Alberto Gioffré, che devo ringraziare in quanto dopo circa quattro anni mi ha presentato alla Federazione Mondiale. Abbiamo comunque dovu-to lavorare per due anni con relazioni e documentazioni sul territorio di Palmi dal punto di vista storico, prima di ottenere esiti positivi. La città di Palmi ha un territorio molto vasto dal punto di vista storico-scientifi-co e la sua storia parte da prima dell’età neolitica, come dimostrano le grotte di Trachina, ed attraverso le antiche civiltà italiche dei Taureani percorre epoche fantastiche e mitologiche con eroi come Oreste e grandi poeti come Stesicoro che molti studiosi vogliono nativo proprio nell’an-tica Taureanum. Ma sono davvero centinaia i nomi di grandi uomini che hanno vissuto in questo territorio, come quello di colui che ha portato Taureana ad avere addirittura il luogo di Culto Cristiano più antico della Regione Calabria e la prima diocesi: San Fantino, sul quale ci sarebbe da discutere ininterrottamente per circa otto giorni in quanto trattasi di colui che ha praticamente fondato la religione cristiana nel nostro terri-torio e, quindi, la civiltà cristiana palmese come oggi la conosciamo. ”

Il Club Unesco di Palmi è intitolato a San Rocco di Montpellier per l’ef-fettiva presenza di O.K. Pace (da oltre sette anni) come unico membro calabrese nel Comitato Scientifico Internazionale per gli Studi su San Rocco e la Storia Medievale con sede in Voghera.

Ad oggi, Oreste Kessel Pace, ha scritto per Laruffa Editore il romanzo storico San Rocco di Montpellier e per la Città del Sole edizioni il ro-manzo SCILLA. E’ stato insignito del premio ANASSILAOS, del CALABRIA E TURISMO, del RHEGIUM JULII e del FATA MORGANA. Vanta collabora-zioni con riviste del calibro di TURISMO IN SICILIA, ARCHEOMISTERI e pubblicazioni con antropologi come l’emerito dott. Domenico Raso per le civiltà antiche della Calabria. Detiene all’attivo oltre trenta racconti ed ha pronti dodici romanzi tra cui il neo RHEGION e ARTEMIDE.

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Punti di vistA

Il movimento studentesco italiano, nato negli anni sessanta per chiedere le riforme e la maggiore partecipazione alle decisioni che riguardavano le attività scolastiche, ha attraversato molti decenni di cambiamenti nella storia sociale italiana, contribuendo, in parte a realizzarne alcuni.

Dal 1968 ad oggi, oltre ad essere cambiata l’Italia, sono cambiate le generazioni di studenti ed è cambiato il rapporto del movimento con i mass media che, da nemici quasi giurati, sono diventati oggi, nel mondo global, potenti alleati.

L’occasione per riflettere sul rapporto tra il movimento studentesco ed i media, è stata offerta dal Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, giunto alla sua IV edizione, durante un incontro tra diverse generazioni, organizzato da Zai.net, rivista mensile che ha redazioni sparse sul territorio nazionale, pensata e per gli studenti e da loro realizzata.

Gli interventi di Mimmo Calopresti, regista ed attore di origini polistenesi, di Francesco Raparelli, attivista politico, e di Concetto Vecchio giornalista de La Repubblica hanno ricostruito la storia dei movimenti, ma anche i mutamenti, partendo dal 2008, quando è esplosa l’ “onda” movimento di protesta contro la legge n. 69/08 - Disposizioni urgenti in materia di istruzione e università - e la legge n. 133/08, essenzialmente un atto che riguarda la finanza pubblica, ma che contiene disposizioni anche in materia universitaria.

Raparelli, autore tra l’altro del libro “La lunghezza dell’onda - Fine della sinistra e nuovi movimenti” nel suo intervento iniziale, partendo dall’idea che si sia giunti, oggi, ad un’interiorizzazione dell’importanza e della centralità dei mass media, ha analizzato la problematica relativa alla costruzione di un’immagine del movimento ed ancor il mantenimento di una presenza continua all’interno di un circuito mediatico, oggi più che mai virtuale. Il problema, infatti, è quello di mantenere sempre alta l’attenzione: si rischia infatti, all’interno di un sistema mediatico in cui le notizie sono sempre di più usa e getta, di finire nel cestino quasi subito. Così come facilmente si raggiunge consenso, anche e soprattutto attraverso i social network che oggi sono il principale strumento di comunicazione tra i ragazzi, ancor più facilmente, se l’attenzione non viene mantenuta alta, si sparisce dalle home page e dalle prime pagine. Il movimento dell’ “onda”, afferma Raparelli, si è dovuto confrontare con questo problema: pur essendo seguito da molte testate, costante è stato il confronto con la continuità, in un processo che da un’iniziale esplosione, fatta anche di ricerca del consenso, ha portato a meno eco ad alla necessità di individuare modalità per continuare ad esistere nel percorso dei media.

Altra esperienza è stata quella raccontata dal regista Mimmo Calopresti, che ricordando le proteste degli anni 70, alle quali partecipò attivamente, ha raccontato come, in quel particolare momento storico, ci fosse una chiusura totale nei confronti degli organi di stampa da parte degli attivisti. Il clima teso, fatto di azioni e manifestazioni “militarizzate” escludevano i mezzi di comunicazione; sovrana era la “parola”, scritta sui volantini, detta nelle assemblee, esclusiva per militanti ed attivisti. Le cose cambiarono con la “Pantera”, negli anni novanta quando si concretizzarono tentativi di aprirsi alla gente, di rompere l’isolamento per comunicare all’esterno, con la società anche attraverso le immagini. Calopresti infatti, ne ebbe coscienza quando venne convocato a Bologna, dagli studenti, per realizzare un corso sulla realizzazione di video e documentari: l’apertura si concretizzava nella consapevolezza che, soprattutto le immagini, hanno un’immensa potenza comunicativa da utilizzare per creare empatia con chi le vede, con lo spettatore.Concetto Vecchio, ha posto l’attenzione su un altro punto della questione: arrivando nuovamente ai giorni

nostri, citando anche il movimento “no global”, si è posto il problema di quanto valga per un movimento ottenere una prima pagina e quanto sia invece importante il fatto che le proteste debbano perseguire cambiamenti sociali. Il rischio che si corre infatti, è che una

prima pagina valga più di una conquista sociale: per mantenere la credibilità, infatti, è importante costruire un’immagine che non sia un bel pacchetto privo di reali contenuti.

Ed effettivamente questo è il rischio che un po’ tutti corriamo in questa società, nella quale ci nascondiamo dietro un monitor: immagini del profilo, avatar e link possono dare una bella immagine di noi, ma la realtà è altra. È quella che si vive fuori, nelle

piazze, nelle strade ed anche nelle proteste. L’analisi di tali momenti della storia sociale italiana ha permesso di comprendere un po’ di più il mondo di

oggi: la riflessione principale ha riguardato soprattutto la consistenza reale di movimenti studenteschi e di protesta di ultima generazione, che pur utilizzando le potenzialità

infinite offerte dal circuito dei media, non dovrebbero mai perdere di vista gli obbiettivi di migliora-

mento sociale per i quali sono nati, e nasceranno.

Eliana Ciappina

IL MOVIMENTO STUDENTESCOAl FestivAl internAzionAle del GiornAlismo di PeruGiA l’occAsione Per riFlettere sul rAPPorto trA il movimento studentesco ed i mediA

1968

1968

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12Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

Punti di vistA

Per lunghi secoli la questione meridionale ha accompagnato

la storia dell’Italia moderna, ma non ha avuto sempre connotati economi-ci, politici e culturali permanenti. Dai problemi della riforma agraria, dalla arretratezza del mondo contadino, dal problema del latifondo, dalla cul-tura liberale e superstiziosa del Meri-dione, si è passati a questioni diverse: disoccupazione post-industriale, degrado urbano, economia illegale sommersa, mafie che gestiscono af-fari di dimensione mondiale.

Il Sud non è più il Sud contadino, de-scritto da Giustini Fortunato, Gaetano Salvemini, da Antonio Gramsci o da Ernesto De Martino. Come il resto del mondo industrializzato, il Sud d’Italia ha raggiunto la fase post-industriale, ma con la differenza di non aver mai avuto una fase industriale matura.

Più di un secolo fa le inchieste di Leopoldo Fraanchetti e Sidney Sonni-no, hanno messo in evidenza la ne-cessità di sostenere gli investimenti produttivi nel Sud. Quando però sono arrivati gli interventi economici dello Stato per il Mezzogiorno, essi hanno imboccato, il più delle volte, percorsi estranei alle finalità di sviluppo che si prefiggevano, pervenendo semplice-mente all’obiettivo iniquo ed illegale di accrescere il clientelismo, senza creare le condizioni di un’economia vitale e libera.

La questione meridionale ha radici profonde. Il Sud è come prigioniero di un passato che nella sua sostanza non passa. A che cosa si deve tutto que-sto? Dobbiamo veramente pensare che esistono due Italie? Una diversa dall’al-tra? Una estranea all’altra? Un’Italia lanciata verso il progresso e un’altra prigioniera dell’arretratezza? Esiste veramente una questione meridionale che sia soltanto meridionale? Quella del Sud è arretratezza o è diversità?

Sono tutte domande che si rincorro-no senza però venire a capo del pro-blema. La verità, piuttosto, è che biso-gna smetterla con le antiche ed ormai desuete lamentele dell’assistenziali-smo permanente e dei finanziamenti pubblici speciali che hanno portato

fiumane di soldi pubblici nelle tasche di faccendieri, speculatori, affaristi e rivendicare per il Mezzogiorno un me-ridionalismo strategico e nazionale.

Intendo dire che anziché parlare di questione meridionale occorrerebbe piuttosto parlare di questione naziona-le. Non si può, difatti, pensare di far crescere il nostro Paese a due velocità, né di risolvere i problemi del nord o del centro senza purtroppo risolvere quelli atavici che affliggono il Mezzogiorno da decenni, quali, ad esempio quelli rela-

tivi alle infrastruttu-re, all’occupazione, alla sicurezza, alla legalità.

In questi ulti-mi mesi abbiamo assistito a molte polemiche sulla

questione meridionale. Si è addirittu-ra evocato un “Partito del Sud”, trala-sciando la vera essenza del problema che non è, ripetiamo, l’intervento straordinario o il passaggio di tutte le competenze alle Regioni come prefi-gura la recente riforma del federali-smo amministrativo.

Il cambio di passo va rintracciato nell’inserimento delle nostre regioni nei nuovi equilibri geopolitici euro-pei, sfruttando le caratteristiche spe-cifiche del territorio e concentrando le risorse su obiettivi di carattere strategico: prodotti agricoli a deno-minazione d’origine controllata e non interventi straordinari a favore delle “aree sottoutilizzate”.

Per sfuggire, però, alla ghigliottina europea - e cioè alla decadenza dei fondi non impegnati entro un deter-minato periodo - si sono finanziati più progetti quantitativamente possibile, a prescindere quindi dalla loro valen-za qualitativa, per cui si è ricaduti nell’anonimia e nella polverizzazione della progettualità.

Rispetto alla precedente esperien-za, dunque, nell’im-pegnare i fondi strutturali 2007-2013, occorre vol-tare pagina per non ripetere gli stessi errori. Ma soprat-tutto occorre cominciare a liberarsi da un equivoco di fondo: che, cioè, per superare il ritardo del Sud sia ne-cessario compensare l’insufficienza dei capitali privati aumentando le ri-sorse gestite discrezionalmente dallo

Stato e dagli apparati pubblici. Sareb-be un ritorno all’assistenzialismo più insensato e agli interventi a pioggia che non rilancerebbe il Meridione.

Il problema del Sud, infatti, non è la mancanza di capitali. Piuttosto, il vero nodo del differenziale di crescita del mezzogiorno risiede nelle diverse condizioni di redditività che disincen-tivano gli investimenti produttivi: se non si interviene sulle cause di questo divario, qualsiasi politica di sostegno

al Sud è destinata al fallimento.

E’ necessario, dunque, migliora-re le condizioni di contesto soci-eco-nomico attraverso

maggiore sicurezza ed ordine pubbli-co, un’adeguata dotazione infrastrut-turale e attraverso massicci investi-menti sulla formazione giovanile.

Ma accanto a questi obiettivi di medio e lungo periodo, c’è bisogno

anche di interventi immediati in grado d’innescare processi spon-tanei di crescita per compensare fin da subito le condizioni di svan-taggio in cui operano le imprese meridionali.

Penso, ad esempio a strumenti di agevolazione fiscale per il Mezzogior-no, ragionevoli, graduati, progressivi, che possano rendere più appetibile e redditizio l’investimento di capitali in quest’area del Paese.

La sfida è aperta. Perché la “que-stione meridionale” - una costante nella storia del nostro Paese - è anco-ra viva, se inquadrata in una questio-ne nazionale. Va, pertanto, profonda-mente ripensato l’approccio con cui affrontarla, nel senso che occorre va-lorizzare l’autonomia, le capacità e le responsabilità dei diversi soggetti che operano sul territorio, per combatte-re il fenomeno della disoccupazione, della criminalità organizzata, del la-voro nero.

La questione Meridionale

Il Sud non è più il Sud conta-dino, descritto da Giustini For-tunato, Gaetano Salvemini, da Antonio Gramsci o da Ernesto De Martino.

...se non si interviene sulle cause di questo divario, qual-siasi politica di sostegno al Sud è destinata al fallimento.

di Attilio Scarcella

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13 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

Punti di vistA

Chi si trovi a passare dalla nostra grande piazza 1° Mag-gio, in qualunque ora del giorno, può notare come da

qualche anno essa sia sempre più deserta e desolata. In questa piazza che ogni domenica ha ospitato, per

generazioni, le belle famiglie di ritorno dalla messa, i capannelli di ragazzi che ne caratterizza-vano ogni angolo, i passeggiatori abituali che profittavano delle belle giornate per stare lì, ba-ciati dal sole a commentare l’ultimo avvenimento politico o sportivo, oggi non c’è più nessuno. Viene da chiedersi cosa sia mai accaduto della nuova società palmese, dove sono finiti i nostri giovani? Ebbene, sono dentro casa! Continuamente connessi, continuamente digitalizzati… Le nuove generazioni hanno un rapporto facilitato con la tecnologia e in particolare con Internet cui dedicano, ormai, sempre più tempo. La maggior parte dei ragazzi naviga nelle ore pome-ridiane o serali, fuori degli orari scolastici utilizzando Internet anche senza controlli da parte di adulti o genitori che molto spesso non sono ancora al passo con le capacità informatiche dei loro figli.

Computer e telefonini oggi permettono ai giovani di stabilire contatti immediati per informarsi, conoscere e sapere, viaggiare virtualmente nello spazio e nel tempo, modificare le situazioni a loro piacimento. Che cosa fanno, dunque i nostri ragazzi? Leggono i blog, giocano con i videogio-chi, scaricano musica e film, e fanno anche acquisti on line. Comunicano in rete soprattutto con la posta elettronica ma sono numerosi anche i frequentatori delle chat e quelli che partecipano ai giochi di ruolo e ai forum.

Fra i siti e le applicazioni preferite dai giovanissimi, in testa si colloca Facebook, seguito da Google, YouTube e MSN.

La chat consente di fare nuove amicizie instaurando un dialogo generalmente libero da freni e inibizioni e, tra le modalità di socializzazione tramite Internet, è quella che più si presta a costituire una sorta di cyber-comitiva. Ma quali sono i rischi di chi vive per ore di fronte al com-puter alle prese con l’ultimo gioco virtuale o tra le maglie e i pericoli della rete? Un video dopo l’altro, una meta dopo l’altra, i ragazzi non hanno più tempo di riflettere, di elaborare pensieri ed emozioni. L’onnipotenza sperimentata nella dimensione virtuale si scontra con l’incapacità di affrontare la vita quotidiana con le sue fatiche e le sue sconfitte. Indubbiamente i ragazzi che chattano da casa subiscono il fascino di un mezzo di comunicazione che consente loro di aprirsi all’esterno, ma ciò può comportare il rischio che le amicizie virtuali si sostituiscano a quelle reali, perché tali rapporti sono più semplici da gestire, al riparo dai conflitti e dai confronti. Spesso, infatti, capita che I ragazzi simulino in Internet personalità diverse da quelle reali, per gioco, per “far colpo”o per essere accettati, non sopportando di sentirsi esclusi dai propri coe-tanei. Contesti come Facebook o i Blog possono dunque, diventare una opportunità per favorire e mantenere delle relazioni ma, al tempo stesso, delle trappole micidiali dove finiscono per radicarsi ancor di più tutte quelle tendenze negative ormai conclamate nella nostra società. L’enorme sviluppo di Facebook è inoltre, anche la spia di un grosso problema di solitudine in un contesto sociale che ci vuole sempre più super organizzati e nel quale più che “l’essere” conta “l’apparire”.

Il fenomeno delle digital generation sembra inarrestabile e irreversibile: i ragazzi stanno sviluppano abilità mentali diverse attraverso l’uso simultaneo di più strumenti elettrici e digi-tali arrivando a impensierire scienziati e studiosi i quali prospettano l’ipotesi che tra qualche generazione si assisterà all’avvento di una nuova specie in grado di segnare un’altra tappa fondamentale dell’evoluzione umana.Diventa estremamente importante, a questo punto, salvaguardare la salute psicofisica dei ragaz-zi pur riconoscendo il valido contributo che i mezzi di comunicazione di massa e le nuove tecno-logie possono dare alla crescita dei nostri figli. Occorre, dunque, fornire ai giovani gli strumenti adatti per avvicinarsi al web senza rischi, sensibilizzare bambini, adolescenti e genitori a un uso consapevole della rete e delle nuove tecnologie, intervenire attraverso iniziative di educazione responsabile fin dalla scuola dell’infanzia, contribuendo alla crescita di una nuova generazione di internauti più matura. Ma sarebbe oltremodo più opportuno intervenire con proposte alternative al web, indicando ai nostri giovani luoghi e spazi dove potersi incontrare nuovamente in modo non virtuale, ma con rinnovato spirito collaborativo, a provare l’emozione dell’operare insieme per un obiettivo comune che li gratifichi della loro appartenenza alla città.

generaZiOne internet

GiovAni e Adolescenti: questi sconosciuti…

di Nella Cannata

So già che, in un momento con-

giunturale gravissimo come quello attuale per l’economia, l’occu-pazione e la politica, parlare di oleandri po-trebbe sembrare scioc-co ed inutile.

Immagino, pure, che qualcuno potreb-be criticare questi ap-punti su una questione marginale nella vita di ognuno di noi. Tuttavia, anche a costo di essere tacciato di frivolezza, non posso non segnala-re, a chi di dovere, un fenomeno che si ripe-te quasi puntualmen-te in questo periodo (maggio-giugno) viene effettuata la potatura degli oleandri nella via Roma.

Per favore, FERMA-TEVI. Mi rivolgo a chi ha l’autorità di blocca-re questo scempio. Chi s’intende di giardinag-gio sa che gli alberi NON SI POTANO DURANTE LA FIORITURA! IL PE-RIODO NON E’ QUESTO. Le piante ne soffrono e viene pure meno lo scopo per cui sono sta-te piantate: rendere più armonioso, gradevole e vivibile l’ambiente ur-bano e non solo. Per fa-vore FERMATE QUESTO SCEMPIO! Gli alberi lo reclamano e i cittadini ve ne saranno grati!

di Pietro Scarano

edward “mani di forbice”

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14Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

Punti di vistA

MADRETERRA Palmi & DintorniREgISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010Anno 1 - Numero 6 - giugno 2010 Direttore respons.: Francesco MassaraVice Direttore: Paolo VentriceVice Direttore: Andrea OrtusoREDAZIONE Capo Redattore Ortuso LuciaV.Capo Redattore Petitto SaverioAngì CettinaBruzzese GiovanniCannata NellaCricrì GiuseppeCricrì WalterDe Francia SalvatoreGalletta DarioGargano ClaudiaGiusti LauraLaganà TeresaEditore: Associazione Culturale Madreterrra Palmi - Via ss.18 km 485.30P.I. 02604200804 - Cod. Fisc. 91016680802Tel./Fax - 0966 1945480 - 0966 1940380Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255Mobile - Andrea Ortuso 333 4894882e-mail: [email protected] Grafico: A.Ortuso - W. Cricrì - P. VentriceImpaginazione grafica: Paolo Ventrice Progetto e cura sito web:De Francia S.- Galletta D. - Ortuso L.Stampa: Tipografia BalzamàVia S. Giorgio 82 - Palmi - RC - 0966420567Per la pubblicità su questo periodico, scrivere alle mail o chiamare i contatti sopra indicatiDistribuzione gratuita fuori commercio

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Credo che a molti di noi ca-piti che, a fine giornata,

dopo averla trascorsa divisa tra: lavoro, viaggi, accadimenti priva-ti, letture, contatti al computer, telefonate, file agli sportelli, re-lazioni di lavoro e non, con più soggetti, informatizzazioni televi-sive, si colga, giunta la sera, una sensazione di vuoto, nonostante il convulso scorrere delle ore gior-naliere. Come se non fossimo stati noi a “viverla”, ma al contrario, fosse essa stessa giornata a “vi-verci”, Quando ciò capita per due, tre, quattro giorni di seguito, al-lora bisogna fermarsi, raccogliersi una sera con sé stessi, in religioso silenzio, quasi in preghiera, per riappropriarsi della nostra mente e chiedersi cosa abbiamo fatto di utile quel giorno per i nostri figli, per noi, per gli altri, quali progetti abbiamo e se sappiamo quale de-stinazione raggiungere. Sì, perché spesso accade di sentirsi come su di un treno che, senza macchini-sta corre velocemente, non fer-ma mai in alcuna stazione, e non conosce la sua meta. Sono i pro-blemi determinati dalle società complesse e globalizzate come la nostra, la cui visione “economici-stica” ha finora avuto, purtroppo, maggiore “appeal” rispetto all’ Etica. La crescita veloce e dis-sennata della società umana, ha creato una forma di sviluppo “in-sostenibile” che, come un carro armato, schiaccia tutto e tutti in nome e per conto di un “moloch” chiamato interesse individuale o di gruppo che poi è praticamente la stessa cosa. La ricerca quasi os-sessiva del benessere materiale, e la tecnologia che continua a sfor-

sOCieta’ COMPLESSE e glOBaliZZatela mancanza di un’etica e la velocità del loro sistema

“inaridiscono l’uomo” - da dove ripartire?nare mezzi sempre più sofisticati, più arditi, creano un “sistema”, un “Apparato”, in cui l’Uomo diviene un predicato, non più soggetto, un funzionario di questo sistema, che lo schiaccia con la sua logica im-personale. Tutto ciò cozza contro gli equilibri dello Spirito consoli-datisi nel corso dei secoli, distrug-gendo valori e certezze su cui è fondato il vivere comune. Insom-ma, il “villaggio globale”, come metafora di un pianeta sempre più legate all’interdipendenza. Ma anche una sorta di condanna quasi senza appello a vivere la frenesia e l’ansia di un’esisten-za tutta votata alla ricerca del “successo”. Occorre allora vedere sogni e valori da cui ripartire per attraversare questi anni affollati di rapporti superficiali, di muri che c’imprigionano,di sottomis-sione passiva! Viviamo di stress, un’assenza di ossigeno che richie-de una via d’uscita,un ristoro. Ma dobbiamo essere noi tutti, attivi protagonisti. La società non può più essere concepita come un og-getto, una cosa che è lì perché la natura l’ha fatta esistere, ma ave-re consapevolezza che è il prodot-to della nostra azione, dei nostri modi di stare insieme. Noi costruia-mo la nostra esperienza colletti-va attraverso degli “orientamenti culturali” (valori, norme, atteg-giamenti, preferenze) e attraver-so “rapporti” che stabiliamo tra noi (tra individui, gruppi, collet-tività). Mentre una volta i nostri avi si trovavano a compiere delle scelte sporadicamente, e quelle grandi una sola volta nella vita, spesso anche preordinate, oggi invece, ci troviamo a prenderle in continua frequenza; quella pro-fessionale, i rapporti affettivi, gli orientamenti educativi per i figli,

la politica, il consumo, sono ambi-ti della nostra vita in cui dobbia-mo prendere decisioni, e queste, devono essere sempre rinnovate perchè quelle prese ieri si esauri-scono. Pertanto, di questa civiltà occidentale che attualmente mo-stra con il suo “apparato”, tutta la sua potenza, la sua invincibilità piegando la natura al suo volere, ne segna contemporaneamente il declino. Poiché senza Etica, senza Valori, senza bussola, l’Umanità rischia l’implosione e la perdita del senso della vita. Da dove ri-partire allora? Da noi stessi ,cer-tamente! Il futuro dipenderà da ciò che ciascuno di noi saprà fare nel presente. Questo momento di crisi, di debolezza, può essere l’inizio inconsapevole di un nuo-vo germoglio; rivedendo il nostro cammino in questa vita affatica-ta, se vogliamo rimanere in piedi, dobbiamo prendere esempio per qualche tempo, dallo stile di vita che avevano i monaci e gli arti-giani. Per loro prioritario è stato sempre il presente, l’immediato, il tempo della bellezza e dell’ar-monia che nasce da raccogliere e dare valore ad ogni frammento di vita. A tale proposito, rico-minciamo a stare attenti a questi frammenti: agli occhi, ai gesti, a come si fanno e dicono le cose; per riprenderci la dignità. Ora è pur vero che lo sviluppo ignora le differenze culturali e tende a li-vellare tutto quello che gli si para davanti. Però non bisogna rasse-gnarsi! Una riforma delle coscien-ze potrebbe portare ad un futuro migliore; non è una certezza, ma bisogna provarci. Occorre riflette-re sulle capacità di resistenza che ancora esercitano negli uomini “tò Xallòs” e “tò Texvn’”,la Bel-lezza e l’Arte degli antichi Greci,

contro il dilagare dell’Apparato. Trovare in quei profondi concetti, il segno fondamentale del “Bello” e della sua irrinunciabile autono-mia rispetto a qualunque preva-ricazione totalizzante, anche se è vero che l’“Apparato” ha già invaso la cultura, annettendone buona parte, visto il già avvenuto ribaltamento tra “mezzi” e “fini”, la “Bellezza”, che Dostoevskij professava come entità salvifica del mondo, e l’Arte, quella che Nietzche chiama “Il Grande Stile”, quelle sono gli appigli sicuri. In fondo, i protagonisti di tragedie, poemi, commedie, vivono perché i loro autori continuano a cantar-li. Finchè canteranno i poeti, il varco dell’immaginazione resterà praticabile. La danza, la poesia, la musica, in una: l’Arte è e sarà lo spazio autonomo che l’Appara-to non potrà annettersi, perché è Essa stessa: Libertà, Riso, Dolore, Ironia, che non ha bisogno di fini o senso, poiché è Essa, al contempo “Fine” e “Senso”.

di Enzo Suraci

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15 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

si diCE ChE...

“Al cinema è tornata la grande commedia all’ita-liana”. Questa è stata la critica che più di tutte

ha commosso il giovane regista Edoardo Leo alle prese con la sua opera prima “18 anni dopo” in uscita nelle sale, venerdì 4 giugno e presentata in anteprima alla serata d’apertura del Festival Internazionale del Cine-ma di Ostia. Un progetto ben realizzato, che dopo dieci anni di lavoro ha visto la luce e la sorprendente reazio-ne del maestro del cinema di genere Umberto Lenzi, seduto in sala in veste di spettatore: “un film dalla sce-neggiatura, regia e recitazione di un livello decisamen-te superiore”. Si mettono al centro della scena ballan-do al ritmo della fisarmonica che accompagna i titoli di coda, Edoardo Leo, Marco Bonini e Sabrina Impacciato-re, dolci protagonisti di un’amara commedia sui rappor-ti familiari e sul senso di colpa. “Atto d’amore” secondo la Impacciatore che come tutte le operazioni low bud-get ha bisogno di sostegno per cui “passate parola!” An-che se una sceneggiatura così brillan-te e unica nel suo genere si presenta da sola. Il regista e i due attori si com-muovono nel narrare una storia che è stata raccontata solo “per il gusto di farla”. “Non ho mai pensato di arriva-re al modello irraggiungibile della com-media all’italiana” dice il regista Leo, eppure l’ha fatto, amalgamando bene la commedia, dei personaggi forti ben caratterizzati, il viaggio in una Calabria tutta da scoprire, situazioni tragicomi-che ben riuscite per raccontare un epi-sodio fondamentalmente drammatico. Diciotto anni dopo la morte della loro madre, in un incidente stradale dalle dinamiche misteriose, muore anche il padre di Mirko e Genziano. I due fratel-li non si vedono dal giorno della prima

All’ostiAFilmFest incontro con i ProtAGonisti dellA nuovA commediA All’itAliAnA

nelle sale dal 4 giugno tragica circostanza: Genziano (Marco Bonini) è un bro-ker finanziario in carriera che vive a Londra, con l’agen-da piena di appuntamenti e con un ideale di vita per-fetta solo e stressato e col telefono che squilla; Mirko, invece, è un accidioso Edoardo Leo, balbuziente, spo-sato con un figlio, meccanico. Si ritroveranno ora, per esaudire l’ultimo desiderio del capofamiglia, in un viag-gio fino ad un paesino della Calabria per seppellire l’uo-mo vicino alla tomba della madre. A bordo di una miti-ca Morgan, quella in cui morì la madre, affronteranno un’avventura esilarante mentre a Roma la moglie e il nonno tentano di ricostruire le tracce del mistero. Non si smette più di ridere tra autostop in mezzo a suore in pellegrinaggio, uomini della terra di Palmi legati alle loro radici e al loro dialetto, una sorprendente Carlotta Natoli nella parte della comparsa logorroica, una ragaz-za misteriosa che parla per frasi fatte spuntata nel sedi-le di dietro vicino al posacenere che contiene le ceneri del padre rubate all’obitorio. E poi l’amore in assoluto per la famiglia, fratelli o genitori che siano, che scatu-risce all’improvviso dopo diciotto anni di silenzio. Le la-

crime per le battute del meccanico di Palmi Addolorato rimangono nel viso e diventano quelle di un trasporto emoti-vo, per poi riderci ancora, e poi scopri-re rimorsi, incomprensioni, pentimen-ti. Perché tutti i protagonisti sentono in qualche modo di essere responsabili di quell’evento di diciotto anni prima. Fiore all’occhiello, una nostalgica “Lon-tano dagli occhi, lontano dal cuore” di Sergio Endrigo a fare da sottofondo.

“Stiamo già pensando ad un paio di progetti nuovi – continua Leo – tra cui un film su come cambia il sesso nelle coppie dopo tanti anni”. Sarà da riderci sopra, chissà se anche stavolta invece ci sarà qualcosa di drammatico. Intan-to un “bentornato” al grande cinema, quello di una volta.

Edoardo Leo (regista)e Sabrina Impacciatore (protagonista)

Stoccarda – Ha riscosso unanimi consensi di pubblico e critica questa diffici-le e delicata edizione del “Premio Internazionale Calabria”, al dodicesimo

anno di vita, che per la prima volta ha assunto una valenza di grandissimo rilie-vo. Al “ Festsaal Fellbacher Str.143, di Stoccarda (città di circa seicentomila abitanti, divisa in 23 distretti, con la sua ampia area metropolitana che giunge fino alle città di Tubinga, Reutlinger ed Heilbronn), una delle città tedesche che si distingue per la sua importanza economica, amministrativa e soprattutto culturale, che può contare su con una forte rappresentanza di emigrati calabresi e siciliani, si è svolto questo prestigioso premio, che ha una finalità improcrasti-nabile di riconoscere le qualità dei giovani imprenditori, che si sono distinti nei loro settori del panorama sociale ed economico nel nostro paese.

Una serata ricca di eventi, organizzata dalla “Dr fashion Agency” del Dott. Rocco De Santis con la fattiva collaborazione della Dott.essa Silvana Giuffrida Paradiso e dal Dott. Rosario Santagata, presentata in maniera impeccabile dal presentatore Gerardo Tanga, che ha raccolto unanimi consensi da parte di un folto pubblico, tra residenti e turisti, dove la moda, musica e spettacolo si sono mescolati in uno spumeggiante cocktail.

Dodici incantevoli “muse”: PatriziaBelfi,SilvanaCurcio,Samanta Bian-cofiore,LiberaBasanisi,AdrianaDima,IvanaAbbruscato,ClaudiaFerrara,anna eneboli, Vanessa pallucci, tania leder, tatjana Faranda e Clarissa wai-der, hanno fatto da “pendant” con le loro sfilate di moda sia in costume da bagno che in sensuali abiti da sera, creati appositamente dalla giovane stilista gloria marseglia (di cui sentiremo parlare molto nel prossimo futuro), che ha completato la sua formazione come Designer di moda a Stoccarda e da ottobre dello scorso anno, ha aperto un proprio studio di moda e negozi di moda a Göp-pingen (vicino Stoccarda, nell’industria musicale per guest stars). Le modelle hanno ricevuto al termine della serata una targa ricordo dalle mani di Hector Villanueva, consulente dell’Osservatorio per la Comunicazione Culturale e l’Au-diovisivo nel Mediterraneo e nel Mondo (Occam) per questo “legame interna-zionale” che tutti si augurano possa essere rafforzato nei prossimi anni tra la Germania e la Calabria.

Tra i riconoscimenti più importanti segnaliamo quello per le “sezione attivi-

tà produttive” al Dottor massimo romagnoli, per il suo certosino lavoro fina-lizzato al supporto delle politiche e allo sviluppo socioeconomico e culturale dei territori montani (Eim), sottoposto alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri e punto di riferimento per le amministrazioni pubbliche per il ter-ritorio. Per la “sezione medicina”, al Direttore Scientifico della “Beauty Sorce Academy” di Lugano giuseppe polipo, che si propone di dare una nuova veste e un nuovo spessore culturale nel mondo dell’estetica, nonché autore del libro “La mente estetica” edito nel 2009 dalla casa editrice Psiconline nella collana “Ricerche e contributi in Psicologia”, che viene sovente chiamato come relatore in congressi ed eventi che hanno in comune i temi della bellezza, del benessere e della comunicazione. Per la “sezione impegno sociale nel mondo” al Dott. Hector Villanueva per il suo eccellente lavoro svolto nell’ultimo decennio con il dipartimento di pubblica informazione delle Nazioni Unite e dal 2005 l’asso-ciazione per cui lavora, la Occam, gode dello Status Consultivo Speciale con l’ECOSOC e per la “Sezione Giornalismo” al Direttore del Corriere D’Italia mauro montanari. Per la “sezione moda” sono state premiate anche due giovani de-signer dal futuro roseo: elena Cristina toma e sonia aviles. La 32enne elena Cristina toma, nata a Piatra Neamt in Romania, si è diploma nel 1995 come stilista di moda e dal 1998 vive in Italia dove ha completato la sua preparazione presso l’Istituto di moda Burgo di Milano. Ha lavorato per sei anni alla maison Krizia preparando a stretto contatto con Mariuccia Mandelli la prima linea per dodici collezioni. Dal 2008 ha creato un marchio che caratterizza le sue creazio-ni di scarpe ed accessori per donna ed uomo. Il nuovo marchio sintetizza la sua storia professionale con la continua ricerca di un equilibrio stilistico che guarda al migliore passato artigianale coniugandolo con i gusti del glamour raffinato. La pulizia delle linee, l’accurato studio cromatico degli abbinamenti, la razionale comodità delle creazioni, lo studio meticoloso del particolare, la ricerca dei materiali rappresentano i punti salienti del suo lavoro.

La boliviana giovane sonia aviles, invece, ha partecipato a varie sfilate ed eventi di moda sia in Europa che in America. Le sue creazioni sono pratiche e innovative, ispirate dalla sua terra natale, ma caratterizzate anche da influenze ispaniche.

Il bilancio conclusivo di questa dodicesima edizione viene tracciato dal suo deus ex machina Dott.Rocco De Santis: “Sonofieroeorgogliosodiquestopre-mio che anno dopo anno riscuote un enorme successo di critica e pubblico nonostante non abbia avuto alcun contributo da parte degli enti patrocinati. pensavamo di essere arrivati al “capolinea”, ma a volte i miracoli esisto-no –ha proseguito l’organizzatore del premio Internazionale Calabria– e colgo l’occasione di ringraziare alcuni amici nonchè collaboratori preziosi come il dott.rosario santagata, Hetcor Villanueva e la menagement della germania, dott.essa silvana giuffrida paradiso, per il meticoloso lavoro svolto in queste ultime settimane. il nostro lavoro, adesso, prosegue a 360° per preparare la serata estiva di “moda mare palmi”, nel favoloso e suggestivo scenario del teatro all’aperto di località motta a palmi”.

grande aFFermaZiOne a stOCCarda del gran galà pret à pOrter - 12a ediZiOne premiO internaZiOnale CalaBria 2010

di Saverio Albanese

di Andrea Dispenza

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16Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

il RACConto dEl mEsE

Le Regole erano delle signore anziane e timide: non avevano nessuna possibili-

tà di difendersi da quelle giovani Eccezio-ni che giravano la città invitando tutti ad essere finalmente liberi e felici.

Fu così che le Regole decisero di lascia-re la città di Felìcita, dopo aver infagot-tato le loro povere cose in tre piccole e consunte valigie.

Pensate, bambini, che furono accompagna-te alla stazione dei treni da una folla che festeggiava la loro partenza al grido di “li-be-ri! li-be-ri!”.

Era proprio evidente che in quella città a nessuno importava più nulla delle Regole: es-sere liberi era l’unica cosa che contasse.

Il treno partì, le Regole sparirono all’orizzonte e…la felicità scomparve.

Eh già, cari bambini, perché una volta sparite le Regole ognuno voleva fare a modo suo creando una gran confusione!

Non fu possibile eleggere il Sindaco per-ché tutti volevano fare il Sindaco, e non c’erano le Regole a spiegare chi avesse vin-to le elezioni.

Non fu più possibile girare in macchina perché tutti volevano passare quando volevano al semaforo (anche con il rosso, anzi soprattutto con il rosso), per cui senza le Regole gli in-cidenti erano all’ordine del giorno.

Nessuno pagava più la spesa, perché tutti dicevano che se non c’era la Re-gola secondo cui chi compra una cosa deve pagare, allora tutto era gratis.

I furti aumentarono a dismisura, perché chiunque voleva una cosa di pro-prietà di un altro allungava la mano e: paffete! se la prendeva, perché non c’era più la Regola che ricordava a tutti di rispettare le cose altrui.

Non fu neppure più possibile disputare il campionato di calcio, che era la manifestazione sportiva più importante di Felicita.

Perchè?, chiederete voi.Perché succedeva puntualmente che appena una squadra subiva un goal,

si inventava una scusa (un’Eccezione, la chiamavano loro) e lo annulla-va: in mancanza delle Regole, questo era pienamente possibile. Dato che così tutte le partite finivano zero a zero, il campionato fu sospeso fino a data da destinarsi.

LA FIABA DELLE REGOLE E DELLE ECCEZIONI(da leggere ai bambini, e da mettere in pratica dai grandi…)

In capo a meno di un mese, della vecchia città di Felìcita non era ri-masto più nulla.

Tutti litigavano, sporcavano a terra, rubavano, protestavano, facevano quel che passava loro per la testa senza curarsi degli altri: insomma, Felìcita era ormai uguale, in tutto e per tutto, al vicino Regno di Confusione.

Il Re di quest’ultimo reame potè quindi godersi il suo trionfo, e come premio nominò il perfido consigliere Ebenezer come suo Vicerè.

Fu allora che accadde il miracolo.Una fredda e grigia mattina di dicembre, dalla nebbia che avvolgeva la sta-

zione dei treni emersero tre figure un po’ curve, ma solide e determinate.Erano le Regole, erano tornate!Una volta visto cosa era accaduto alla loro amata città, andarono di

corsa dal vecchio Sindaco e gli chiesero di organizzare una grande riu-nione di tutta la cittadinanza.

Fu così che si incontrarono nella piazza principale: e c’erano tutti, bambini cari, proprio tutti.

L’atmosfera era molto tesa perché gli abitanti di Felicìta, pur essendo contenti fino alla commozione per aver rivisto finalmente le Regole, non volevano affatto perdere di nuovo la loro libertà.

Fu come se le vecchine avessero letto loro nel pensiero.

“Brutti caproni che non siete altro – co-minciò una di loro, la più anziana – avete ca-pito o no che rispettare noi, le Regole, non significa affatto essere meno liberi? Le Regole sono indispensabili alla vita di ognuno di noi perché senza Regole non c’è più libertà, ma solamente il caos e la confusione. La liber-tà vive e cresce insieme alle Regole, perché le Regole servono a far capire cos’è giusto e cosa è sbagliato, cosa si può fare e cosa non si deve fare. Senza Regole non c’è libertà!”

Sembrava che quelle parole avessero am-mutolito tutti. Passò un lunghissimo minuto di assoluto silenzio, poi una persona comin-ciò ad applaudire. Dopo di lei, un’altra, ed un’altra ed un’altra ancora.

Fu così che tutta la città di Felìcita, con gli occhi lucidi dalla commozione (e con ancora tanta vergogna nel cuore), riabbrac-ciò le Regole chiedendo loro di non andare più via e giurando loro rispetto eterno.

La storia è finita? Non proprio, miei pic-coli amici.

Devo raccontarvi un’ultima cosa.Dopo qualche mese, quando la città di Felìcita era tornata ai suoi an-

tichi splendori, le nostre magiche vecchine (si, le Regole, insomma) sen-tirono grattare alla porta della loro casetta.

Aprirono e, sull’uscio, videro un grasso signore con un cappellaccio in testa ed una barba finta che si guardava intorno con fare chiaramen-te imbarazzato.

“Per favore, posso entrare?” disse l’uomo, alterando la voce.Una volta nel salotto il misterioso visitatore si tolse cappellaccio e

barba, e: indovinate un po’ chi era?Bravi: il Re del Regno di Confusione.Che, a bassa voce e quasi saltellando sulla punta dei piedi per l’im-

barazzo e la vergogna, disse: “signore Regole, per favore, mi dareste una mano a mettere un po’ d’ordine nel mio Regno? Per favore, per favore non ditemi di no!! Sono stanco di vivere nel caos!!”

Le Regole, per la prima volta nella loro centenaria storia, si guarda-rono tra di loro e sorrisero.

Eduardo Della RovereDalla puntata precedente...

Nella città di Felicità vivevano tre vecchiette, le Signore Rego-le, e tutto funzionava perfettamente. Vigeva allegria, rispetto altruismo. Un bel giorno, però, arrivarono tre bellissime fan-ciulle, le Eccezioni, mandate dal Re della vicina città di Con-fusione, invidioso della bella vita che conducevano gli abitanti di Felicità.Ben presto le fanciulle seminarono zizzania e le vecchiette si trovarono, tutto ad un tratto, sommerse dalle critiche, incapa-ci di fermare l’opera delle giovani Eccezioni, per cui nella cit-tà di Felicità cominciò a regnare l’ipocrisia accompagnata da sberleffi, dispetti, insulti...

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17 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

CitolEnA (uRdiPili)

Correvano gli anni 70, e i tre inseparabili amici, Totò P. Mimmo R. e Lillo M., quella domenica decisero di seguire la Palmese in trasferta a Milazzo. Con

lo spirito goliardico che li animava, si misero in viaggio di primo mattino e ad orario di “squadra”, più o meno alle un-dici, erano già a Milazzo. Non sapendo dove andare a pranzare s’imbucarono al Gambero Rosso, il primo ristorante che videro. Ironia della sorte, trovarono la comitiva avversaria che stava già pranzando. I tre amici si sedettero aspet-tando l’arrivo del cameriere e, una volta giunto senza perdere tempo ordinarono il menù, comunicandogli che ave-vano urgenza di mangiare in quanto Totò, additato da Mimmo, era l’arbitro designato a dirigere la partita del giorno. Totò dovette sostenere la “ tesi ” mantenendo un atteggiamento distaccato ed altero. Il cameriere, appresa la no-tizia, informò subito il presidente del Milazzo, seduto più in là che, gli diede ordine tassativo di curarsi di loro. Det-to, fatto. Sul tavolo dei “ furbi ”, incominciarono ad arrivare pietanze di ogni genere. Di fronte a quel ben di Dio, si guardarono spaventati come per dire: “ E poi chi paga ? ” Il cameriere intuì e disse loro : “ Mangiate tranquilli è tut-to pagato ”. Quelle parole è come se gli avessero svuotato lo stomaco. Il povero cameriere si era stancato di andare avanti e indietro per soddisfare la “ rusca ” di quei “lestofanti”. Finita la “ mangiacogna ”, si alzarono e come da co-pione, iniziò la recita. Fecero finta di andare a pagare, ma alla cassa trovarono un signore distinto che li invitò a de-sistere: era il Presidente. I tre amici si dimostrarono basiti, ma poi ringraziarono e salutarono. Arrivati allo stadio si sistemarono in un posto non molto in vista per non essere riconosciuti, aspettando con ansia l’inizio della gara. Si sen-tivano osservati da tutti, tanto era il loro senso di colpa. Quando uscirono le squadre in campo la sorpresa fu grande: l’arbitro era un sosia di Totò. Quell’incontro fu vinto dalla Palmese per uno a zero. La “giacchetta nera” fu la vitti-ma del giorno; si sentiva inveire contro: “Cornutu , ‘ndì futtisti a spisa!” L’arbitro non poteva capire. E non è fini-ta qui! Quando uscirono dal campo, la prima cosa che fecero, com’era consuetudine, telefonarono da una cabina, al Bar Savoia, dove si radunavano i tifosi, per comunicare la notizia della vittoria; riattaccata la cornetta, il telefono “sputò” gettoni a non finire, tanto che Totò si riempì le tasche. Quella fu la conclusione di una giornata memorabile.

I TRE INSEPARABILI AMICI

in un mondo, come quello dellA PoliticA, dove Per esPrimere le Pro-Prie idee, occorre AlzAre lA voce, “ GridAre “ il ProPrio Pensiero, tro-vAre unA PersonA PAcAtA, educAtA e di belle mAniere è cosA rArA. “ don mimmetto dA mAtrici “ è unA di queste, di FormAzione cAttolicA ( stAm-Po mAtriciAno ) , non AlzA mAi lA voce, non PArteciPA Alle solite bA-GArre Politiche, e Per questo motivo, sembrA un curAto di Altri temPi, dAi modi Gentili e GArbAti. tAnti non sAnno che riveste unA cAricA im-PortAnte come quellA di Assessore , ProPrio Perché non AmA lA ribAltA, il PAlcoscenico. don mimmetto dA mAtrici, in un mondo come quello di oGGi, dove AbbondAno rAPAci Avvoltoi, non ti sembrA che occorrerebbe, mAGAri sotto l’Abito tAlAre, nAscondere un’ ArmA di diFesA?

DON MIMMETTO DA MATRICI

Saverio Petitto

DON MIMMETTu D’A MATRICI

Don Mimmettu d’a Matricidi sta giunta è n’assessuriguarda a gatta e frij l’alici

a li pubblici lavurie’ n’garbatu, trasparenti,parra giustu e nonn vandia

poi ‘mbuzzuna e stringi i dentiquandu a genti murmuria.lu so stili e’ accomodanticostruttivu e a tanti piacibenedici cu acqua santa

stuta i fochi e menti paci.

Giuseppe cricrì

arriVera’ qUel giOrnO - agOstO 2010 (pensiero poetico svizzero senza rima,

alquanto breve: non ha effetto, non commuove e non fa ridere; neutro)

Euetuttiddhifidili,carricatiispini...tuttiddhi rigatteri e vindituri i nzuddhu e

nuciddha mericana... sutta ddhu caddu d’agustu rrustuti... ansina chi spettamu mi

nesci u santu... ddha massa, genti i tutti i maneri, russi, vir-di, niri, janchi, calati d’a chiana, d’a mun-

tagna, di li terri cchiù sperduti... unu appressu all’atru, tunnaroti

cu paisani, paisani cu tunnaroti, ricchi e povareddhi, mali e boni, beddhi e brutti

com’a morti, saremo quel dì

ddHOCU

jettati comu cavaddhi di n’esersitu africa-nu, spettandu u turnu mi mbivimu na occi-

ceddha d’acqua di lu pateddhuni.

Così sarà: per voler del popolo, generoso e devoto.

w san rOCCO n.F.

di Rocco Cadile

.... mìssaru suttavuci ca Varia non si faci:pecchì non s’avi ‘a fari o testi di rivaci?

(frammenti della poesia “la Varia” di Francesco santoro - 1948)

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18Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

itinERARi

di Paolo Ventrice

Si affaccia sulla marinella e domina tutta la costa visibile, dal promontorio di nicotera a ganzirri ed oltre. Basta spingersi un

po’ con lo sguardo, oltre una piccola striscia di mare ed appaiono, comefluttuantisull’acqua,leisoleeoliane,custodideitramontipiùbelli.

a sinistra lo spettacolo di colline che s’inabissano nel mare è inter-rotto, quà e la, dai piccoli centri di Ceramida, pellegrina, Bagnara e Scilla,finoaraggiungere,conlosguardo,quell’intersezionemagicache fonde Calabria e sicilia in un’unica terra.

sull’ultima collina si erge, ormai inutile, il “pilone” che per tanti anni ha dato luce ai siciliani, e rimane lì, come un gigante (o mostro, come lo chiamava il mio amico teo) immobile e vigile sulla terra si-cula.

ma la suggestione raggiunge l’apice allorquando lo sguardo si con-centra sullo spettacolo che appare sotto di noi. stare a quell’altezza, quasi a strapiombo sul mare, accarezzati dalla brezza fresca che vie-nesusfiorandoilpendioroccioso,sulloscorciochepiùstaacuoreaipalmesi, quella marinella tanto cara e così drammaticamente peri-colosa, dà un brivido incredibile, un’emozione unica e ripaga d’ogni amarezza.

lo spettacolo notturno poi è qualcosa di divino. Che sia il buio as-soluto ed incontrastato o sia una notte schiarita dalla luna, l’emozio-ne è grande. E’difficilereggereilconfrontoconlavistacheappared’innanzi.Il

continuoluccichìodellelucidiMessinachequasisiriflettonosull’ac-qua dello stretto, scandiscono un tempo di tranquilità assoluta. di-straggono, poi, le macchie luminose che gli occhi incontrano seguen-doaritrosolacostacalabra,finoasoffermarsi,conlosguardoeconil tempo, sulle luci che accompagnano la strada della marinella. poi, un’esplosione di luce magica che avvolge palmi e i suoi borghi ...apoteosi, per un palmese; scenario unico, quasi biblico per un fo-restiero.

abbiamo perso, ormai da anni, uno dei punti più belli della “costa viola”; il balcone per antonomasia,che aggrappato al costone di s. elia, scende lungo le sue pendici per alcune decine di metri.

s. elia e il balcone perduto

AbbiAmo nArrAto dellA FAntAsticA vistA e delle emozioni che si ProvAno durAnte il Percorso e nell’AFFAcciArsi Alle bAlconAte. In contrapposizione pubblichiamo invece alcune foto del de-grado e del forzato abbandono di questo splendido luogo, oggi inaccessible (o quasi, è semplicissimo scavalcare la transenna che dovrebbe bloccarne il passaggio) per la pericolosità dovuta all’in-consistenza della parete rocciosa che la sostiene. Fa il paio la “Pietra del diavolo”, anch’esso ridotto quasi in rovina, pur se ancora agibile. Le protezioni, attorno sono scarse e rovinose (in qualche caso divelte).

A NOME DI CHI ANCORA NON HA AVUTO LA POSSIBILITà DI EMOZIO-NARSI AL COSPETTO DELLA NATURA CHE DA LASSù ESPLODE, FAC-CIAMO PRESTO! RECUPERIAMO QUESTO SPLENDIDO TESORO.

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19 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

CultuRA E FolKloRE

Vagando, come al solito, tra una lettura e l’altra, mi

sono imbattuto nel “Soliloquio” di F. Barone ed è stato un piace-vole incontro con un autore pal-mese, perché ho conosciuto non un qualsiasi compositore di ver-si come tanti, ma un autentico poeta, che merita l’attenzione e l’apprezzamento dovuti a chi ri-esce davvero a parlare al cuore.

E mi sono inoltrato nel suo percorso lirico con la curiosità di chi vuole conoscerlo, non smar-rito, piuttosto rapito dalle forme e via via appagato dalla destata sensazione di riscoprire senti-menti, figure, luoghi, emozioni, insomma, messe in fuga e quasi svanite dalle distrazioni del no-stro tempo.

Ho incontrato il suo essere ed a momenti me stesso, accoglien-done infine il messaggio sublime, quindi universale: i veri pregi della vita consistono sempre ne-gli ideali più nobili, nei sentimen-ti più alti, nei principi più solidi, negli affetti più puri, nell’attac-camento alla famiglia, al paese in cui si è nati e vissuti.

Barone è il poeta del focolare domestico, inteso nella sua sa-cralità come rifugio spirituale, sollievo dalle ambasce, luogo della memoria (quivi percorre la storia della sua famiglia), fortili-zio contro le avversità, porta del cielo, antitesi di un mondo sem-pre più dominato da interessi caduchi ed effimeri, superficia-le, disumano, che lo avvilisce e genera in lui il diuturno dissidio con gli autentici valori dell’esi-stenza.

Fra le mura domestiche, in cui volutamente si ritira in una soli-tudine pensosa quasi, in religio-so raccoglimento, leva il suo inno all’amore coniugale e l’afflato li-rico coinvolge e commuove sem-pre e nelle descrizioni di volti e di luoghi e nelle immaginazioni, nelle riflessioni sulla condizione umana, sul vano andare degli uomini, sul destino del mondo.

Troviamo nelle sue rime il fi-glio amoroso, lo sposo devoto, il padre premuroso, l’amico since-ro, il professionista che esercita il proprio ufficio come una mis-sione, l’uomo insomma che sa amare, nobile sintesi di ideali e fede, nel contesto, il palmese.

Si inizia l’itinerario in un’alba di maggio della prima poesia e si finisce su campi d’erba umidi e fioriti dell’ultima nell’incan-to della primavera e si snoda quindi nel multiforme scena-rio dei luoghi tra la dovizia dei particolari, la poliedricità delle impressioni, dei moti, degli ef-fluvi dell’anima, ove si stagliano figure e profili resi eterni nella loro chiarezza plastica: il padre

di Francesco Collura

FranCesCO BarOne pOeta del FOCOlare

inghiottito dal mare, la madre eroica e santa, il maestro… e la cara moglie Giulia.

Questa (Mamma) è la sua vera Musa ispiratrice, l’altra metà della sua anima, la fata buona, la madre dei figli suoi, a cui au-gura che sia felice il volo, avendo loro dato le ali, chiamati ad uno ad uno per nome e stretti quasi al petto in un tenero abbraccio ideale.

Poi, quando esula dall’intimità domestica, si rivolge alle sta-gioni, ai suoi luoghi, al sole, alla libertà, all’amicizia, ai momenti ora tristi ora sereni della sua esi-stenza.

E la contemplazione pacata dei paesaggi, il sentimento del tempo spesso cedono alla pena derivata da certe aspre consta-tazioni che gli feriscono la co-scienza.

Si ritrova solo e triste, sof-focato dal grigiore del mondo, d’asfalto e di cemento, tra gli insulti di un’epoca, la nostra, presuntuosa, offuscata dall’em-pietà e dall’ingordigia umana; ghermito,lui, da una terribile amarezza, che solo i ricordi e la fede, l’ultimo dono, possono lenire.

Tuttavia il dolore, la solitudi-ne, la stessa tristezza, la soffe-renza composta sono sempre accettati con la consapevolezza catartica di una consolatoria ri-compensa perenne accanto alle persone amate.

Leggendo, l’impronta umani-stica e le reminiscenze leopar-diane appaiono evidenti: alla sera dedica due liriche, quattro alla luna e si nota pure il Pascoli del nido, delle piccole cose, nel fascino del passato che diventa attuale.

Predilige i sonetti il poeta e non rinuncia alla rima ordinata; il ritmo dei versi rende armonio-sa alquanto l’intera raccolta.

Propone, insomma, il gusto romantico in indovinata simbio-si con un neodecadentismo non certo desueto e stantio.

Tematiche e forme poetiche si integrano sapientemente. Lo sti-le è elevato.

Nondimeno, se il tema domi-nante dell’opera è la “focolari-tà”, sentita come qualità anche, la vera protagonista è senz’altro la poesia, il cui fine non è edoni-stico, bensì funzionale.

Perciò diventa liberazione, consolazione, messaggio, illu-minazione, sapienza e virtù; ha qualcosa di solenne, sovrumano e quasi ieratico.

E’ l’opposto del perire. Per essa ciò che si ama non muore.

Apposta Barone, disubbidendo ad una innata riservatezza, ha affidato a questa, suo secondo amore, le cose più care della propria esistenza, per sottrarle

ostinatamente alla dimentican-za, alla voracità del tempo, alla poesia, appunto, scrigno sicuro e retaggio prezioso, la sola che può renderle eterne.

Altrove, nell’epilogo, il suo no-tevole patrimonio culturale lo spinge ad interessi e trattazioni oltre i consueti ambiti, ma non ne sminuisce l’acume lirico, tan-tomeno la dimensione umana.

Il Soliloquio, allora,più che al-tro è un testamento spirituale, pregiato dallo stile di vita sugge-rito in ogni verso, il riflesso della sua identità; non solamente un bisogno dell’anima, una reazione all’afflizione che sovente lo insi-dia e lo inquieta, perché, come egli stesso afferma, è triste es-sere soli in questo mondo.

Ma si è davvero soli quando si possiede questa dote divina

che è il canto poetico, quando dall’angustia del contingente e del finito, con le ali leggere dell’afflato, si riesce ad elevar-si sulla sfera superiore dell’arte, lontano dalle miserie e dai con-trasti?

Può temere l’oblio ch’ebbe in vita timor di Dio/ ch’amò patria e famiglia?

Al termine del percorso, riu-scito appieno l’assunto, i confini del suo mondo terreno sono ben individuabili, non troveremo mai quelli della sensibilità, dignità e della sua anima.

All’autore si può dunque dire che i versi, scritti in una lingua non morta, ma più viva che mai, letti fino in fondo, non lasciano alcun dubbio,alimentano piut-tosto il desiderio di rivisitarli spesso.

a mia mOglieVorrei esser padrone della terraper farla coltivare a rose rosse,per farla diventare tutt’una serra;ed anche il mare mio vorrei che fosse,

coi pesci, coi coralli e ogni ricchezzache giace sul suo fondo inesplorato;le stelle vorrei aver, d’ogni grandezza,di cui, a notte, il cielo è tappezzato.

Adornerei così una coronasì ch’alcun’altra mai fu più preziosae ti incoronerei, mia fata buona,

regina del mio mondo... or una rosala più scarlatta, il cuore mio ti dona,madre dei figli miei, diletta sposa. Francesco Barone 04/03/1982

Alla cara memoria di mia moglieed ai miei figli,

perchè di tanto in tantoio riviva, per qualche momento,

nel loro ricordo.

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20Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

CultuRA E FolKloRE

di Rocco Liberti

Da quanto promana da varie documentazioni, gli abitanti di Palma, poi Palme ed oggi Palmi, a lungo casale di Semina-

ra, quindi centro urbano autonomo, cercarono sempre con vivo im-pegno in più d’una circostanza nel dipanarsi dei secoli di sot trarsi alle gravosità imposte da un’amministrazione feudale, che, com’è logico pensare, metteva in primo piano gli interessi del signore di turno. Infatti, era quasi norma che sindaci ed altri funzionari fos-sero espressione consapevole di quegli, che manovrava ogni singola elezione a suo piaci-mento. A memoria dei magni-fici d. Carmine Militano, d. Giuseppe Antonio Silvestri, d. Emmanuele e Francesco Ca-poferro, Elia Impiombato, d. Giovanni Militano, chirurgo dr. Francesco Fossari, Paolo ed Antonio Scillitano e Fran-cesco Antonio Saccà, testi in un rogito a Palmi del notaio Rocco Ietto del 15 settembre 1748 (ff. 57-57v), non appena se ne concretizzava la scelta, i novelli sindaci, dei nobili e del popolo, erano in obbligo di partecipare l’evento immanti-nente per iscritto al principe di Cariati. Ove questi non avesse gradito ed avesse, quindi, ri-fiutato il suo benestare, faceva d’uopo reiterare l’operazione. Era ciò, invero, una prassi or-mai consolidata ed i succitati rammentavano bene come un episodio del genere si fosse ve-rificato anche all’epoca in cui erano risultati sindaci il mag. d. Filippo Militano, d.Casimiro di Reggio, d. Pietro Marrone e Nicola Pillica.

In Palmi, ma anche altrove, il possessore del feudo, riverito ad ogni piè sospinto proprio come il Padrone dai suoi sottoposti, faceva sicuramente il bello ed il cattivo tempo nei suoi domìni, attestandosi in ogni frangente come il principale esponente, cui tutti dovevano riservare il primo e più rilevante ossequio. Ad un tale andazzo non sfuggiva proprio alcuno, neanche la cerchia degli ecclesiastici. Testimoniavano nel giugno 1772 a Melicuccà al notaio Carmine Fantone (ff. 113-114) l’arcidiacono d. Bruno Trif-filetti ed il rev. d. Giuseppe Tuppo come nella decorsa quaresima ed in quella dell’anno precedente, per tutto il ciclo della predicazione, i singoli incaricati avessero tenuto un comportamento, che, immagi-niamo, a loro giudizio dovesse apparire alquanto riprovevole. Sia il sac. padre maestro fra Giuseppe Cropalato dell’ordine dei carme-litani, nella prima fase, che il sac. d. Leoluca Zolli di Monteleo-ne, in seconda, tutte le volte che si accertava la presenza nel tempio dell’Eccellentissimo Signore d. Gio. Batta Spinelli, davano a questi il «primo titolo» ad ogni inizio di predica, passando poi nell’ordine, al collegio dei canonici, all’università e, in ultimo, all’udienza. A nostro giudizio, una tal presa di posizione non va però intesa come atto di ribellione per motivi libertari al potere del feudatario. Nel caso, verosimilmente, si trattava soltanto della mera rivendica di un diritto di preminenza, che, al pari di tantissimi altri, nei paesi erano in passato spesso e volentieri causa di infinite e stucchevoli liti.

Gli Spinelli, principi di Cariati, duchi di Seminara, conti di Santa Cristina e di Oppido, baroni di Palmi ecc., esercitarono lun-gamente la potestà feudale sulla ridente cittadina del Tirreno. Una prima volta vi s’intrattenero per 83 anni, dal 1495 al 1578. Pervenu-ti col primo Carlo, ne uscirono con Scipione I, che aveva alienato le terre di sua pertinenza al conte Fabrizio Ruffo. Non garbando tale soluzione alle popolazioni, si addivenne in quell’ultimo anno ad un parlamento generale ed allora - scrive il De Salvo (Ricerche e Studi Storici …) - «con esempio unico di patriottismo e di ab-

Avversione dei Palmesi al giogo feudale nell’ultimo scorcio del XVIII secolo

negazione in quei tempi di miserie, di avvilimento e di egoismo, per quasi tutta la Calabria, i più facoltosi cittadini si offrirono a sbor-sare un tanto per ciascuno, fino ad aggiustare la somma di ducati centomila», onde rimborsare il fisco e darsi così al regio demanio. Palmi contribuì con d. 25.000 ed ottenne quanto bramava. La stessa raggiungerà però il più alto grado nel conseguimento di una libertà piena solo tra 1632 e 1634, quando cioè riuscirà ad affrancarsi de-finitivamente dalla sudditanza a Seminara. Aveva principiato ef-ficacemente ad avviare il suo cammino autonomistico quando di lì a

poco - era il 1636 - risultando esauste le casse reali, dovet-te di nuovo essere venduta al miglior offerente. L’ennesimo casato baronale, che venne ad insediarsi fu quello dei Concu-blet di Arena, che all’ex-casale daranno un impulso di tutto rispetto, ma gli Spinelli si fa-ranno sotto ancora nel 1684 con Carlo Filippo Antonio e vi re-steranno fino al 1806, data del-la proclamazione dell’eversione della feudalità, quindi per ben 122 anni.

I palmesi, che dagli Spinel-li avevano pur ricevuto grandi benefìci - tra i più meritevoli di ricordo si segnalano la rimessa in pristino dell’abitato col nome di Carlopoli in seguito alle di-struzioni operate dai turcheschi inverso la metà del X VI se-colo e l’istituzione della fab-brica dei cosiddetti camelots nel X VIII - dovevano si-curamente mordere il freno e ricercare ogni occasione per liberarsi da una tutela, che, per quanto potesse riuscire a volte illuminata, era pur sempre op-primente e liberticida. Un ul-timo tentativo per sbarazzarsi del peso costituito dal barone e dal suo stretto “entourage” e, quindi, per restituirsi nuo-vamente in braccio al demanio regio, i documenti lo fanno noto per il periodo intorno al 1782, un tentativo sicuramente de-stinato al fallimento, in quanto il terribile sisma del 5 febbraio 1783 verrà a frustrare misera-

mente ogni più rosea aspettativa.A dare fuoco alla miccia - come riferito in un atto del 7 giugno

1782 rogato a Palmi dal notaio Francesco Colloridi - furono prima dell’altri» alcuni tra i signori del paese: d. Ignazio Montepardo, d. Giuseppe Antonio Lupari, d. Filippo Napoli, d. Filippo Fiore, d. Pietro Bagalà e d. Francesco Lo Iercio, tutti determinati a riac-quistare col Demanio la libertà e ad esentarsi dalla Servitù baro-nale, tanto infesta a questa Populazione, e diametralmente opposta à vantaggi di questa sudetta Città, posta in un sito dove per lo com-modo del Mare, e per l’industria de’ Nazionali potrebbero fiorire l’arti, ed il commercio». Detti vennero ad impegnarsi in proprio ed a sostituirsi al regio fisco nella restituzione al feudatario dei 28.000 ducati che avrebbe sborsato a d. Francesco Concublet, semprechè se ne fosse trovata conferma in atti pubblici. L’iter della richiesta di reintegra nel demanio era già partito con l’alberano che i cittadini avevano sottoscritto il giorno 15 del precedente mese di maggio ed il notaio conservava presso di sè. Non restava, perciò, che la scelta di uno speciale procuratore che in Napoli avrebbe dovuto perorare la causa dei petenti presso la regia camera della Sommaria, il tri-bunale cui, in definitiva, sarebbe spettata ogni decisione in merito. Col rogito, di cui sopra, infatti, detti signori si decisero in favo-re di d. Francesco de Bonis, probabilmente lo stesso personaggio, che, quale funzionario della cassa sacra, avrà una parte di rilievo nella ricostruzione dei paesi terremotati. Essendo deceduto nel 1792 d. Gio. Battista Spinelli, il titolo, per la scomparsa prematura del figlio Scipione IV nel 1791, passò a Cristina, figliuola di questi, che fu l’ultima feudataria.

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21 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

CultuRA E FolKloRE

di Francesco Saletta

Nel 1969 sulla rivista trimestrale“Studi Meridio-

nali” curata dal prof. Vincenzo Saletta, venne pubblicato un ar-ticolo del Prof. Gastone Imbrighi: “Un Patriarca Veneziano”, in cui si parla del Cardinale Patriarca di Venezia Giovanni Urbani. Nello stesso articolo l’articolista nominò la chiesa di San Fantino in Vene-zia.

Venni a conoscenza di questo articolo molti anni dopo, quando incominciai a interessarmi di sto-ria locale, e decisi che un giorno sarei andato a Venezia per visitare quella chiesa. L’occasione si pre-sentò negli anni ’90 perché vissi molti anni a Rovigo per lavoro e mi potei recare spesso a Venezia in quella chiesa.

La mia curiosità mi spinse a por-tare avanti delle ricerche, nelle biblioteche e negli archivi di Ve-nezia ed in molte altre località del Nord Italia, che mi hanno permes-so di raccogliere molto materiale su San Fantino di Taureana.

Nella città lagunare, è stata edificata una Chiesa, dedicata al santo. Si riportano qui di seguito alcune notizie sulle confraternite, la festa, l’architettura della chiesa ed altro.

La chiesa di San Fantin (Fantin in dialetto veneto), ha origini an-tichissime: sarebbe stata edificata nell’anno 850 circa come cappella privata dalle famiglie nobili Pisa-ni, Aldicini, Barocci ed Equilini (“…Primitus erigendam nobiles Pisanorum Barocciam Aldicinam et Equiliam” “Storia della Chie-sa di Venezia” Cappelletti;“Le Chiese di Venezia”, Franzoi/De

VeneZia e la CHiesa di s. FantinO di taUreanaStefano,Notizie storiche delle chese e monasteri di Venezia di Flaminio Corner, 1758) mentre l’Albrizzi Il forestiero illuminato e il Pacifico Cronica Veneta 1697, portano la fondazione intorno al 566, periodo in cui la città di Ve-nezia definisce i propri edifici am-ministrativi e religiosi.

E’del 1140 un incisione della pianta di Venezia disegnata da frà Paolino da Venezia dove vi è San Fantin (scritto fňt-A.A.V.V. “Le chiese di Venezia”). Mentre in due documenti pergamenati del 1235 e 1238 vi sono due lasciti di terre-ni alla parrocchia.

Molti studiosi veneziani, propon-gono la tesi secondo cui gli antichi veneziani vollero onorare San Fanti-no con la costruzione di una Chiesa a seguito di grazie ottenute per inter-cessione del Santo( alcuni miracoli sono testimoniati nel libro del prof. Vincenzo Saletta, Vita S.Phantinii Confessoris”Roma 1963).

La chiesa si trova in Campo San Fantin, di fronte al famoso Teatro La Fenice costruito nel 1792, che fino al 1750 era conosciuto come il Gran Teatro di comedie de San Fantin di cui sono state trovate le locandine e i libretti di alcune opere rappresentate, reperti che non sono custoditi a Venezia….

A fianco del teatro si trova l’ex Scuola di San Fantin dove nel 1420, fu fondata una confraterni-ta detta Scuola dei Picai o della Buona Morte, e che fra le altre opere pie: “esercitava quella di portarsi a raccogliere i corpi degli annegati non conosciuti per dar loro onorevole sepoltura” inoltre “dava conforto ai condannati a morte”… Ora è sede dell’Ateneo Veneto, istituto culturale nato nel 1812 in virtù di un decreto napo-leonico, (Sbriziolo, Storia delle confraternite veneziane, Chiara Traverso, “La scuola di San Fantin o del Picai”).

Nella chiesa di San Fantin e nella Scola Grande di San Fantin, avevano sede alcune confraterni-te o scuole:

Arte dei pasticceri ( i Sca-•leteri)

Scola del SS Sacramento•Scola dell’Arte de Fabbrica-•

tori di Calze da Seta(i Baritteri)Scola della SS Croce e San •

GiacomoCompagnia di Sant’Adriano•Scuola dei Picai o della •

Buona MorteScuola Santa Maria della •

MisericordiaDevoti di San Trifone,santo •

dalmata (congrega dei dalmati)Devoti a Santa Rita e con-•

vento nei pressi della chiesaDevoti a San Girolamo e San •

Giorgio(Per qualche anno il teatro adiacente alla chiesa si chiamò San Girolamo, tea tro domestico per alcune famiglie)

Devote/i a Santa Marta con •annesso omonimo convento

Devoti della Madonna del-•le Grazie, tela che fu portata dall’oriente e trasportata con gran devozione di popolo per le calli

della città, posta nella chiesa di San Fantin e venerata per grazia ricevuta contro la peste

La compagnia dei •Cuoridoro(fabbricatori dei cuoi dorati, che si usavano un tempo per coprire le pareti delle stan-ze).

Nella piazzetta vi sono due ri-storanti di cui uno l’ Antico Martini nato attorno al 1720 con il nome di Caffè San Fantin è situato in un palazzo del 1300, ex residenza dell’ Ammiraglio Vettor Pisani. Ai lati della piazza due vere di poz-zi in pietra d’Istria del sec. XV° hanno le “harmi de le nobillissi-mi familie de Avogadro de nob. Zen e de nob. da Molin ed il loro regime”(Architettura veneziana A.A.V.V.).

Durante il dogado di Pietro Candiano IV(959-976)la chiesa fu ricostruita dalla famiglia Da Mo-lin, (i Molin si trovavano a Vene-zia prima dell’887 e parrebbero avere più ceppi, uno di questi, è a Siracusa nella Sicilia orientale, Ricciotti Bratti, Codici Nobiliari).

La Chiesa di San Fantin, fu semi-distrutta dal terremoto del 1223 e ricostruita; Nel 1470 la chiesa fu distrutta a causa di un incendio, ma grazie ad un lascito di 10.000 ducati del Cardinale Giovan Bat-tista Zen, la chiesa fu rifatta su progetto di Antonio Abbondi detto “Lo Scarpagnino”, ma se ne attri-buisce il disegno a Tullio Lombardo (G.Vio “ I mistri della chiesa di San Fantin”, M. Sanudo ne i «Diari», narra che il 25 marzo 1507 il doge andò a porvi la prima pietra).

Iacopo Tatti detto “Il Sanso-vino”, coadiuvato dal Vittoria (T.Temanza “Vite dei più celebri architetti e scultori veneziani che fiorirono nel secolo decimosesto” ), v’aggiunse la cappella maggio-re nel 1564. Nel 1810 la chiesa di San Fantino da par-rocchiale divenne sussidiaria di S. Ma-ria Zobenigo. Le fac-ciate sono in pietra d’Istria. Nell’interno a tre navate, pre-cedute da un vesti-bolo, il presbiterio è ampio, rialzato sulla sottostante cripta romanica con volte a botte e a crocie-ra.

Molto belle al-cune opere d’arte all’interno: Sopra la porta della sagre-stia è conservata l’urna sepolcrale di Vinciguerra Dando-lo, opera di Tullio Lombardo, una tela di Joseph Heintz del 1563, una tela di Jacopo Palma il Giovane. Sull’altare maggiore vi è una bellissima statua marmorea di San Fantino del 1756 (copia fedele di una statua in legno an-tecedente il 1400) e

della statua di S.Marta dello scul-tore Giuseppe Bernardi. Un araz-zo raffigurante S.Fantin patrono della corporazione degli Scaleteri (i pasticceri, scaleteri in venezia-no, fondata nel 1493, infatti il san-to risulta essere il loro protettore. Tra i dolci troviamo la ” zambea (ciambella) de San Fantin”.) un’ur-na del 1683 dove vi sono reliquie di santi.

Il culto di San Fantino era mol-to sentito tra i veneziani, come testimonia la diffusione dei nomi Fantino e Fantina; in alcuni do-cumenti del 1155 ricorre il nome di “Fantinus da Molino”, ebbero il nome Fantino vari componenti delle nobili famiglie: Fantin Dan-dolo, <Fantin q. Mattio Michiel fu fatto capitan general in golfo di 25 galie>, dalla genealogia di Marco Barbaro

La festa, organizzata dagli Sca-leter, è il 24 luglio la stessa data di Taureana (già ne parlava F.Corner “Hagiologium Italicum”).

Nella Basilica di San Marco, si può ammirare un meraviglioso mosaico, nel cupolino di Mosè, raffigurante un giovane San Fanti-no (S.Fantinus, mosaicato nero su sfondo azzurro).

Una biografia di San Fantino di Taureana (294 -336 d.C.) è stata redatta nel IX° sec. dal Vescovo di Tauriana Pietro, ed è stato tradot-ta nel secolo scorso dallo storico V. Saletta (Opera citata).

Da qualche anno, grazie ai buo-ni rapporti tenuti con gli amici di Venezia che si occupano della chiesa dedicata al Santo e alla sua devozione, ci sono degli scambi di cortesia durante la festa del 24 lu-glio. Infine è stato donato un qua-dro alla parrocchia di San Fantino di Taureana di Palmi, riproducente la statua che si trova nella chiesa della città lagunare.

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22Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

sAPERi & sAPoRiinconveniente si può tenere in bocca e masticare uno o due chiodi di garofano. Mentre, durante la loro preparazione, per evitare il bruciore e la lacrimazione degli occhi, si consiglia di sbucciarle e tagliarle tenendole immerse in una bacinella piena d’acqua o anche (si dice) con un fiammifero di legno tenuto in bocca, fra i denti, con la parte dello zolfo verso l’esterno, in modo da neutralizzare l’effetto pianto. E’ comunque sconsigliato il loro consumo, specie a crudo, a chi soffre di iperacidità e di ulcera gastrica.

ed inoltre le cipolle rosse danno ancoraaltribenefici:1) espettorante: lo sciroppo di cipolla con un po’ di miele è un rimedio ideale per alcune affezioni respiratorie.2) ipotensore, diuretico, depurativo: si consiglia a chi soffre di trombosi perché fluidifica il sangue e ne facilita la circolazione.3) Tonificante dell’apparatodigerente e dell’organismo in generale: disintossicante del fegato e pertanto è consigliabile a chi soffre di alcune malattie epatiche. Normalizza la flora intestinale e rallenta i processi putrefattivi che liberano sostanze tossiche legate al cancro del colon e del retto. Attiva il metabolismo che stimola l’eritropoiesi (effetto antianemico), apportando ferro ed oligoelementi.4)Vermifugo: è efficace contro gli ascari e gli ossiuri; in questo caso la cipolla deve essere consumata cruda.5) antibiotico: per uso topico, è stata riconosciuta capacità caustica del suo succo nei confronti di vari batteri responsabili di infezioni della pelle. 6) afrodisiaco: l’ossido nitroso svolge un’azione preventiva contro l’impotenza e ha potere di stimolante sessuale, per questo, (almeno così è sostenuto da qualcuno), anticamente in Egitto si preparavano decotti di cipolla per stimolare la libido. Una vera panacea!

La storia, le ricette, i modi diversi di cucinarla, anche

una poesia di Pablo Neruda, prelibatezza delle nostre terre che ormai vanta il marchio di Indicazione Geografica Tipica (IGT). Nella nostra gastronomia è utilizzata per innumerevoli ricette. Cruda o bollita; in insalate e fritta; ingrediente immancabile in zuppe, minestre e sughi; ottima la frittata di cipolle che ha un gusto squisitamente e delicatamente dolciastro; una citazione particolare va fatta anche per ricordare l’importanza che questa assume nel famoso “fegato alla veneziana”; ottimo è mangiarla cruda immessa abbondantemente nei fagioli preparati con olive nere capperi e pomodoro. E si potrebbe continuare a lungo. Ma vorremmo anche proporre, in questa occasione, la valenza salutistica della cipolla rossa di Tropea, la sua efficacia per prevenire tantissime patologie.La cipolla (Allium cepa L.) appartiene alla famiglia delle Liliaceae. Alcuni studiosi, per la forma dell’infiorescenza, la inseriscono, come l’aglio, nella famigla delle Amarillidaceae. E’ una pianta erbacea biennale, probabilmente originaria degli altipiani del Turchestan e dell’Afghanistan (Asia occidentale). La sua coltivazione è molto antica e risale agli Egizi nel IV millennio a.C.; oggi è coltivata in tutto il mondo. Presenta

virtù terapeutiche e soprattutto depurative: varie ricerche mediche hanno dimostrato che le cipolle, in particolare quelle di colore rosso violaceo (come le cipolle di Tropea), abbasserebbero notevolmente il rischio di cancro al fegato, al colon, alla laringe e alle ovaie.L’elevatissimo contenuto di flavonoidi, quercetina, sali minerali e fenoli, in combinazione con altri minerali depurativi quali il potassio ed il ferro, contenuti nelle cipolle rosse di Tropea, favorirebbe molto questo effetto benefico.Le cipolle riducono il rischio d’infiammazioni, liberando l’or-ganismo dalle tossine, non costrin-gendo il sistema immunitario ad essere sempre “in allerta” e met-tendolo nelle condizioni di essere più efficiente nel controllo di even-tuali focolai di cellule tumorali e, nel caso in cui siano già presenti, potrebbero contribuire alla loro re-gressione.Tutta la pianta contiene un’essenza volatile ricca di glucosidi solforati; il più importante è il disolfuro di allilpropile, essenza a cui è dovuta la maggior parte delle sue proprietà.Dal consumo di questo bulbo, immettiamo nel nostro organismo composti solforati di cromo, che hanno il potere di ridurre gli zuccheri nel sangue; quindi contribuiscono al controllo della glicemia, regolano il numero di trigliceridi (grassi in circolo sanguigno), riducono il livello

di colesterolo (grassi che si accumulano sulle pareti delle arterie, restringendone il lume) e, in tal modo intervengono nella prevenzione dell’ipertensione arteriosa, l’aterosclerosi ed altre malattie cardiovascolari.E’ ricca di vitamine (A, una buona rappresentanza del complesso B, C ed E) ed oligoelementi (zolfo, ferro, potassio, magnesio, fluoro, calcio, manganese e fosforo);Per la presenza di specifici flavonoidi ha effetti diuretici, che agiscono in tale direzione, ed azione antidiabetica, grazie alla glucochinina, un ormone vegetale.Gli olii essenziali, della cipolla cotta, hanno un potere lassativo e regolatore intestinale. L’Adenosina e altre sostanze simili, agiscono sulle piastrine e stimolano la disgregazione dei coaguli nel sangue (anticoagulante).Le proprietà nutrizionali e quelle curative, che ritroviamo nelle cipolle rosse di Tropea, vedono esplicare le loro peculiarità soprattutto “a crudo”, in quanto il calore della cottura potrebbe ridurre il loro potere coadiuvante.Per tutti questi effetti positivi sulla salute, se ne raccomanda il consumo quotidiano, cercando di abituare al loro sapore anche i bambini, sin dai primi anni di vita.ma non a tutti piace il loro sapore!Le cipolle, soprattutto se consumate crude, possono lasciare uno sgradevole alito cattivo: per rimediare a questo

Una ricetta semplice e veloce:

rOndelle di CipOlle Fritteingredienti:1kg di cipolle rosse di tropea1/2 lt. di latte100 gr. di farinaolio extravergine d’olivasale

preparazione: tagliate le cipolle a rondelle e mettetele a bagno nel latte per 2 ore circa. Togliete poi le cipolle dal latte, infarinatele e subito dopo friggetele in padella con olio extravergine ben caldo, fino a renderle dorate e croccanti. Lasciate scolare l’olio in eccesso su un piatto con carta da cucina e servite ben calde. Sono ottime come antipasto. Buon appetito.

la cipolla rossa di tropea edisuoibeneficiperlasalute

di Walter Cricrì

I bambini sono il riflesso della nostra società. Questa frase per quanto ovvia e scontata, ma che va ricordata e ribadita, contiene tutte le attenzioni che

gli adulti devono trasferire con forza e determinazione nell’educazione sia simbolica che sostanziale; per noi adulti deve diventare un impegno, rivolto nel trasferimento della tradizione, cultura, poesia e, perché no, educazione alimentare; uno spunto può essere legato alla filiera del pane, anche come motivo di riflessione. Nel passato i bambini, e in special modo le femminucce, erano attivamente presenti fin dall’infanzia nella lavorazione e messa in forma della pasta: si riusciva in questo modo ad indirizzare la naturale vivacità infantile verso un lavoro che appariva gioco e nello stesso tempo a trasmetteva un’arte indispensabile alla futura vita di sposa e di madre.I bambini partecipavano alla modellazione dei pani di uso quotidiano, intervenendo manualmente là dove le forme non presentavano particolari difficoltà.

Anche gli adulti hanno sempre avuto un’attenzione particolare nella lavorazione dei “pani per bambini” che venivano lavorati appositamente dalle donne per i loro piccoli, con l’intento di creare dei veri e propri “balocchi” commestibili che, stimolando la fantasia infantile, accrescessero anche il piacere di mangiare. Alcuni pani si adattavano bene ad entrambi i sessi; altre volte erano invece specificamente concepiti per maschietti o femminucce. Anche se la documentazione esistente non permette di dare un quadro preciso di questa tradizione ormai definitivamente scomparsa, mostra però che i bambini rivestivano un loro ruolo all’interno della panificazione, sia che lì consideri come semplici destinatari di un dono, sia che li riconosca come indispensabili protagonisti di un rituale, in determinate cerimonie del ciclo annuale. I bambini colorano e raccontano il Pane, questo il tema di un concorso che accompagna la Gran Festa del Pane, ormai da quattro edizioni, e grandi soddisfazioni ha regalato nel ricevere ogni anno vere e proprie opere d’arte, ricche di profondi pensieri ed inattese rappresentazioni grafiche. Nella scorsa edizione è stato già pubblicato un poster che raccoglie solo una piccola rappresentanza ma che per i colori, la dovizia di particolari e l’espressività delle singole opere ha ottenuto grandi testimonianze di approvazione, trasferendo così l’obbligo a dare ancora spazio con nuove pubblicazioni: “Grandi Artisti del Pane”. Le scuole di Palmi, in ogni edizione hanno manifestato particolare interesse a questa manifestazione, tanto da meritare, nelle due edizioni precedenti, diversi premi, messi in palio per il concorso, dall’organizzazione della Gran Festa del Pane.Altre attenzioni sono già state rivolte ai più piccoli “Mangiatori di Pane” (ed altre se ne rivolgeranno), con la pubblicazione di libretti “Buono come il Pane” e “Chiccolino si fa Pane”, e gli spazi ritagliati ad hoc durante lo svolgersi dell’ultima edizione, tenutasi dal 6 al 9 maggio u.s. (“Piccoli Fermenti” ed “Il Processo alla Merendina”). Comunque, in una rincorsa alla ricerca di nuove idee e programmi, sempre poco, dovremmo considerare, lo spazio destinato al nostro futuro: i Bambini.

il nOstrO speCCHiO sOCialeUna rincorsa alle attenzioni, da rivolgere alle giovani generazioni, è un obiettivo da raggiungere con ogni mezzo.

IL NOSTRO SpecchIO SOcIaLe

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sAPERi &sAPoRi

i COlOri del piCCante: U’ pipareddHU

Fin da tempi antichissimi, il pepe-roncino è un condimento molto

popolare e presente nella dieta di po-polazioni molto diverse e lontanissime tra loro nel tempo e nello spazio, un successo che si spiega non solamente a causa delle sue proprietà organolet-tiche ma che ha come elementi fon-danti le proprietà benefiche di questa bacca sulla salute.

Perchè mangiamo cibi che ci cau-sano dolore? Una risposta potrebbe essere che tali molecole, aumentan-do la secrezione di saliva, migliorino la digestione e stimolino il movimen-to del cibo nell’intestino. È una pro-pensione innata, infatti il piccante o

lo si ama o lo si odia. Non essendo una risposta allo stimolo delle papil-le gustative, è un errore considerare il piccante un sapore; la sensazione pungente e spesso molto calda che si prova mangiando ‘chili&co’ è dovuta all’attivazione dei nervi del dolore.

Lo psicologo Paul Rozin ritiene che il mangiare peperoncini rappresenti un esempio di “rischio limitato”, come le montagne russe, dove sensazioni estreme come paura e dolore possono arrecare piacere poiché si sa che non sono effettivamente pericolose.

Capsaicina, Piperina e Zingerone sono le principali molecole responsa-bili di questa reazione, non per altro

di Walter Cricrì

Il pane, inteso metaforica-mente come esempio e spun-

to di prodotto finale, ottenuto da fermenti e materie prime a seguito di un processo di lievita-zione. Nella nostra società gli uo-mini e le donne sono le materie prime e le idee il fermento.

Nel non molto remoto passato, il processo della panificazione faceva parte delle pratiche fem-minili ed era strettamente legato alla lunga serie di compiti dome-stici, cui si era avviati fin dalla più tenera età. Ciò non significa che gli uomini fossero del tutto avulsi alla preparazione del pane e delle farine e che tutto il lavo-ro fosse svolto solo dalla mater familias. Si può dire che erano maggiormente di competenza maschile, in linea generale, il ciclo agrario e la realizzazione delle strutture architettoniche degli arnesi ed utensili in legno

e in ferro: le macine, i forni, i lunghi e bassi tavolacci per inforna-re, i timbri intagliati, le rotelline.

La donna si dava da fare già nella cre-azione del corredo domestico per la pani-ficazione, per uso pro-prio o per commercio, provvedeva ai panni di lino, ginestra o cotone su cui deporre i pani ed alla madia (màdia

o ma- dìa- mobile da cucina a forma di cassa, in cui s’impa-sta e si conserva il pane, forni-to di un ripostiglio per cibarie); ed in modo analogo provvedeva all’intrecciatura della serie di ca-nestri per raccogliere il grano, la farina, i pani. Quasi unicamente femminile era il ciclo vero e pro-prio della panificazione, sia nel-le fasi preparatorie (lavatura e vagliatura del cereale, molitura, abburattamento), sia nel proces-so vero e proprio di elaborazione (preparazione del lievito, mani-polazione dell’impasto, formatu-ra dei pani).

Mentre la vagliatura e la sepa-razione (abburattamento) delle farine erano attività praticamen-te quotidiane e senza orari fissi, l’infornata aveva cadenze meno ravvicinate ma anche più inten-se: settimanali o quindicinali, per la provvista del pane d’uso comune, in giorni fissi dell’anno

Storie di Pani e di donne

o del ciclo della vita individuale, per i pani d’uso rituale, entram-bi i casi era impegno continuato e che assorbiva totalmente le massaie per almeno dodici ore. Nelle case benestanti la padrona di casa era abitualmente coadiu-vata dalle domestiche o da pa-nificatrici retribuite; in ogni caso era molto frequente lo scambio di aiuto tra vicini, comari, pa-renti. Al di là delle rango sociale ed economico e dell’estensione del nucleo, tutte le donne della famiglia davano il loro apporto, anche le bambine che venivano in tal modo indirizzate alle fac-cende domestiche ed anche le anziane che continuavano a tra-mandare ed a rendersi utili con una collaudata esperienza.

Il gruppo delle operatrici va-riava anche in relazione alla de-stinazione cerimoniale del pane: la preparazione dei pani nunziali prevedeva la presenza giovanile delle amiche della sposa; i pani legati a feste religiose e a pro-cessioni, con valenze magiche o a rituali complessi (i ciuciuli in occasione della Santa Pasqua ad Altomonte, il buccellato prodot-to a Serra San Bruno per la festa del Corpus Domini, la Pitta cud-dhura di Umbriatico per la com-memorazione dei defunti ecc.), erano generalmente preparati da donne, di attestata abilità e facenti parte del nucleo eletto a organizzare tutta la sequenza cerimoniale della festa.

si tratta di molecole irritanti, hanno un effetto antibatterico, cosicché cibi cotti col peperoncino possano essere conservati relativamente a lun-go. Questo spiega anche perché più ci si sposta in regioni dal clima caldo, maggiore sia l’uso di peperoncino ed altre spezie.

I peperoncini sono ricchi in vitamina “C” e si ritiene abbiano molti effetti benefici sulla salute umana, purché usati con moderazione ed in assenza di problemi gastrointestinali.

Diversi medici ne consigliano l’as-sunzione fino a cinque volte la set-timana anche ai bambini dai 7 ai 16 anni. Il peperoncino ha un forte potere antiossidante, e questo gli è valso la fama di antitumorale. Inoltre, il pepe-roncino si è dimostrato utile nella cura di malattie da raffreddamento come raffreddore, sinusite e bronchite, e nel favorire la digestione.

Altri effetti benefici del peperon-cino, come il suo potere afrodisiaco, non sono stati confermati da ricerche scientifiche, mentre sembra possibile una leggera correlazione con alcuni tipi di tumore allo stomaco nei sogget-ti predisposti.

Non dimentichiamo inoltre che il cervello, come risposta al dolore, ri-lascia nel corpo endorfine, sostanze oppioidi simili alla morfina. Sebbene in quantità infinitesimali, tali endorfi-ne danno un senso di appagamento e soddisfazione, che potrebbero giusti-ficare la dipendenza di alcune persone per i cibi molto piccanti.

Individuata una piccola mosca dagli occhi rossi che attac-ca i piccoli frutti. L’insetto è stato trovato recentemente in Spagna. Negli Stati Uniti è stato rinvenuto nel 2008.

Ricercatori e tecnologi dell’Istituto Agrario di

San Michele all’Adige stanno studiando con una certa atten-zione il nuovo insetto, rinvenu-to recentemente in Trentino, che attacca i piccoli frutti. “Drosophila suzukii” proviene dal Sud-Est Asiatico, con buo-na probabilità dalla Cina e si caratterizza per la presenza di grandi occhi rossi. L’Istituto di San Michele in collaborazio-ne con l’Ufficio Fitosanitario provinciale ha avviato un pia-no di monitoraggio territoria-le che prevede l’esposizione in alcuni impianti di trappo-le per la cattura degli adulti. Negli Stati Uniti è stato rinve-nuto nel 2008 mentre per quan-to riguarda l’Europa, l’insetto è stato trovato recentemente in Spagna dove, tuttavia, non sembra ancora aver causato danni alle colture. Anche il Ser-vizio Fitosanitario della Regione Toscana ha denunciato qualche tempo fa il rinvenimento del fitofago sul proprio territorio. Il piano di monitoraggio pre-vede l’esposizione in alcuni impianti di fragole e picco-li frutti (mirtillo, lampone, mora) di flaconi in plastica, forati sul fianco e caricati con 150-200 ml circa di aceto di mela, quale esca attrattiva. Nell’eventualità di una ricon-ferma della presenza delle in-festazioni, si prevedono anche ulteriori rilievi da parte dei tecnici dell’Istituto Agrario per indagare sulla biologia dell’in-setto e verificare le possibilità di controllo delle popolazioni. L’adulto misura circa tre mil-limetri di lunghezza: ha gran-di occhi rossi e il corpo color bruno-miele, con bande scure sulla parte dorsale dei segmen-ti addominali. La femmina, es-sendo dotata di un ovopositore fortemente seghettato, incide l’epidermide dei frutti matu-ri ancora sulla pianta (lampo-ne, mora, mirtillo, fragola) inserendo l’uovo nella polpa. Dopo 2-3 giorni, nella zona interessata dalle lacerazioni si forma un’area depressa e molle, rapidamente il frutto va incontro a disfacimento.

Ora ci invadono anche gli

insetti cinesi

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sAlutE E BEnEssERE

questo riportato di seguito vuole essere solo un esempio (teorico) di dieta da 2800 calorie per atleta da 70 kg con attività aerobica (po-dismo) e circa 15 km di corsa:

200-300gr latte •250gr pane o fette biscot •

tate 150gr pasta o riso •200-300gr carne e di •

pesce 100-150gr di formaggio o •

2-3 uova (albume) 500gr frutta •400gr verdura •40 -50gr olio •30gr miele o marmellata•

Dr. Palmerino Eugenio RIGITANOMedico di FamigliaSpecialista in Medicina dello SportPalmi (RC)e-mail: [email protected]

“Colui che cammina, senza al-tro tempo che quello cronome-trato dalla creazione, senza al-tro rumore che il silenzio della natura e dei suoi passi, perce-pisce che essere uomo signifi-ca capacità di apertura, capaci-tà di cercare, di incontrare ed interrogare tutto quello che lo circonda. Ma soprattutto la sua ricerca è volta all’infinito, al mistero, a Dio nella profondità della sua interiorità”

(cfr. S.Agostino “Deus inte-rior intimo meo, superior sum-mo meo”)

Schema del 3° step (3 giorni a settimana intervallati a 3 giorni di riposo.)

1° Sett. – 10’ Camminata + 3 ripetizioni (3’ Camminata + 1’ Corsa Lenta) = 22’ a seduta2° Sett. – 10’ Camminata + 3 ripetizioni (3’ Camminata + 2’ Corsa Lenta) = 25’ a seduta3° Sett. – 10’ Camminata + 3 ripetizioni (4’ Camminata + 3’ Corsa Lenta) = 31’ a seduta

4° Sett. – 10’ Camminata + 3 ripetizioni (3’ Camminata + 1’ Corsa Lenta) = 22’ a seduta (recupero)

dieta giornaliera che comprenda l’assunzione di 2400 kcal. Queste calorie devono essere suddivise in: carboidrati 50-55% - proteine 20-25% - grassi monoinsaturi e polinsaturi 20-25% - vitamine + sali minerali + acqua quanto basta.

In linea di massima il fabbisogno qualitativo generale giornaliero tra un soggetto sportivo e una persona normale non cambia eccessivamen-te. Questo è il motivo per cui non è necessario esagerare con l’assunzio-ne di proteine da parte degli sportivi. Un eccesso di proteine porta a uno squilibrio e un aumento di elementi azotati con consecutivo sovraccarico renale.

E’ importante quello che si man-gia, ma anche come si mangia. Al-cune regole basilari. Mangiare e ma-sticare lentamente; consumare dei pasti preparati con cura, digeribili, preferibilmente a ore fisse; sostituire l’aceto con il limone se gradito; uti-lizzare miele al posto dello zucchero; consumare il pasto almeno tre ore prima dell’attività sportiva; evitare di bere troppo durante i pasti.

Si può ben capire (messaggio per il gentile sesso!) che “digiunare” per dimagrire e fare attività fisica de-termina solo uno squilibrio metabo-lico; fa sentire prima la stanchezza, costringe l’organismo a “mangiare i propri muscoli” se carboidrati e gras-si non forniscono l’energia sufficien-te da bruciare. E poi: quale migliore cosa della “nostra”, solo “nostra”, Alimentazione Mediterranea con ap-plicazione della “piramide” oggi a tutti nota.

Dopo le prime quattro settimane, abbiamo alternato la camminata alla corsa; è necessario, adesso, rispetta-re alcune indicazioni per allungare il tempo di corsa.

-se prima, durante l’allenamento, il tempo dedicato alla camminata era

superiore rispetto alla corsa, adesso iniziamo a dedicare più tempo alla corsa per ottenere maggiori benefici fisiologici.

-Monitoriamo la Frequenza Cardia-ca, cercando di mantenere sempre un’intensità di allenamento pari al 70% - 80% della Frequenza Cardiaca Massima, per valutare in maniera più precisa l’intensità di allenamento; utilizzare il Cardiofrequenzimetro è opportuno per evitare eccessi d’in-tensità o allenamenti non produttivi.

Dimenticavo: per calcolare la Fre-quenza Cardiaca Massima Teorica si usa, da diversi anni, la Formula di KARVONEN, dal nome dello studioso finlandese che per primo la elaborò. Secondo questa regola la Frequenza Cardiaca Massima Teorica si calcola sottraendo a 220 la propria età. Un soggetto di 50 anni ha teoricamente 170 pulsazioni/minuto di Frequenza Cardiaca Massima Teorica e un valido allenamento si ottiene con frequenze tra 119 e 136 pulsazioni/minuto (70%-80% di 170).

-Utilizziamo scarpe da running, se non ancora comprate; comprarne un paio tecnico ben ammortizzato è necessario man mano che la durata dell’allenamento cresce. Le scarpe diventano fondamentali per evitare tensioni muscolari inutili e infortuni articolari con conseguente abbando-no dell’attività.

Buon divertimento e Buona corsa.

E’ sicuramente questo quello che il Nostro Pellegrino di Mon-

tpellier agognava nel suo lungo cam-mino in Italia! Dopo la bella e “pro-positiva” serata di sabato 15 maggio, alla quale sono stato gentilmente in-vitato, questo inizio è dovuto, cari lettori.

Il pellegrino è, inoltre, un vessil-lo della speranza, perché sa che la sua meta è provvisoria, in quanto pian piano, passo dopo passo, scopre l’apertura verso la pienezza.

Probabilmente rimarrete stupiti da questa mia “anima”, specialmente in chi per mestiere è costituzionalmen-te “materialista”: ebbene avete sco-perto un mio lato oscuro !!!

Ormai è il mio “terzo” intervento sulla corsa o, se vogliamo, sull’atti-vità fisica in generale, per cui, oltre al 3° step per continuare a correre “proficuamente” (riportato alla fine), mi hanno chiesto:

“Che cosa deve mangiare un in-dividuo che fa sport in maniera re-golare?”

L’alimentazione di uno sportivo ha come obiettivo primario quello di ot-tenere la massima performance e il mantenimento di un’ottima forma fisica. Inoltre, deve cercare di mini-mizzare la fatica fisica e migliorare il recupero post allenamento o post gara. Una dieta equilibrata che tenga conto sia delle necessità caloriche, ma anche e soprattutto delle neces-sità nutrizionali è la base dell’alimen-tazione ideale per un atleta.

I requisiti, in generale, per una corretta ed equilibrata alimentazio-ne sono:

adeguato apporto calorico, cor-retto equilibrio tra i macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi), suffi-ciente apporto di vitamine, sufficien-te apporto di sali minerali, giusto ap-porto d’acqua.

L’apporto calorico ideale per ogni sportivo dipende dalla quantità di lavoro fisico che compie, ma so-prattutto dalla tipologia di sforzo fisico che mette in atto. In linea di massima dobbiamo tener presente diversi fattori per calcolare al me-glio il Metabolismo del soggetto e il relativo apporto calorico giornaliero; tali parametri sono il peso corporeo, il sesso, la massa muscolare, il tipo e la durata dell’attività fisica.

In linea generale e come esempio, il Metabolismo basale si ricava con la formula:

metabolismo basale = 1kcal/kg/h; se vogliamo calcolare il consumo ca-lorico per la corsa, utilizzeremo la formula: Calcolo consumo calorico podista = 1kcal /kg/ km percorsi.

Per calcolare il fabbisogno ener-

getico di uno sportivo sommiamo al Metabolismo basale il Consumo calo-rico indispensabile durante l’attività fisica praticata. Se ad esempio un soggetto di 70 kg ha un metabolismo basale di 1680 kcal e corre per un’ora al giorno percorrendo 10 km avrà una spesa metabolica giornaliera di: 1680 kcal metabolismo basale (1 kcal x 70 kg x 24 h) + 770 kcal Consumocaloricoattivitàfisica (1kcal x 70 kg x 10 km) = totale spesa giornaliera 2380 kcal.

Pertanto, il soggetto dell’esempio deve programmare e seguire una

COlUi CHe Cammina

“I grassi bruciano al sacro fuoco degli zuccheri” riportava un antico testo di Medicina. Meditate gente, meditate!!!

di Eugenio Rigitano

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sAlutE E BEnEssERE

t e r a p i a d e ll’aCn e

L’acne è una malattia frequente nei giovani, nei quali determi-na disagio e depressione, fonti di isolamento sociale e di solitu-

dine. Diventa pertanto prioritario e indifferibile un trattamento che impedisca l’evoluzione della malattia verso le ben note cicatrici, che lasciano esiti inestetici a volte deturpanti . Il problema acne non va pertanto sottovalutato, rinviandone la cura.

L’acne si manifesta con diverse forme cliniche che si esprimono con comedoni, papule, pustole, noduli, cicatrici. Si va da forme lievi a forme molto gravi.

Tra tutte le opzioni possibili e che comprendono sia medicamen-ti locali sia generali, il più efficace e sperimentato è quello con iso-tretinoina orale. Si tratta di un derivato aromatico della vitamina A, usato in tutto il mondo da oltre 25 anni ed approvato dalla Comunità Scientifica Internazionale.

All’inizio il suo uso era riservato esclusivamente alle forme gravi di acne, cioè quelle nodulo-cistiche, che determinano esiti gravi e non facilmente correggibili neppure con la chirurgia estetica.

Con il passare degli anni si è visto che il farmaco poteva essere im-piegato utilmente e a bassi dosaggi anche nelle forme lievi-medie di acne e di ciò si sono giovati moltissimi pazienti con forme resistenti o recidivanti trattate con antibiotici sistemici.

L’isotretinoina risulta particolarmente efficace in tutte le varianti cliniche di acne, avendo una sola controindicazione assoluta che ri-guarda la gravidanza, in quanto determina malformazioni fetali. Tale effetto si prolunga fino ad un mese dopo la sospensione. Per lo stesso motivo, i pazienti che ne fanno uso non devono donare sangue fino ad un mese dopo la sospensione. Altro effetto collaterale importante riguarda la secchezza delle labbra, che si combatte con un comune burro-cacao, e del volto. Qui sono interessate le zone meno ricche di ghiandole sebacee e cioè quelle attorno agli occhi, alle labbra ed al naso.

Prima di iniziarne l’uso è opportuno controllare, con un norma-le esame di sangue, le funzioni degli organi più importanti ( fegato, rene, pancreas, midollo ) e l’assetto lipidico ( colesterolo, trigliceri-di ).

Solo pochissimi pazienti hanno disfunzioni di tali organi oppure un tasso elevato di lipidi nel sangue. In questi è del tutto ovvio che il farmaco non può essere impiegato. In tutti gli altri casi, che sono la stragrande maggioranza, il farmaco non solo può essere impiegato ma dà risultati soddisfacenti e duraturi.

Fino a qualche anno fa la burocrazia, che uccide il sistema sanita-rio, non aveva interessato questo prodotto. Bastava infatti avvertire le pazienti della controindicazione in gravidanza e questo era suffi-ciente a creare un rapporto di reciproca fiducia. Da qualche anno la normativa vigente ne ha reso l’uso difficoltoso, in quanto viene ri-chiesta alle donne l’esecuzione di un test di gravidanza.

Quando trattasi di ragazze molto giovani e appartenenti a ceti so-ciali non evoluti, tale richiesta appare incomprensibile, per cui que-ste pazienti non si giovano purtroppo di tale farmaco e l’inefficacia di altre terapie lascia esiti inestetici che segnano non solo il fisico ma anche l’animo. A questo si deve aggiungere poi il passaparola con no-tizie improprie, per cui ogni volta il sanitario è costretto ad affronta-re una lunga spiegazione prima di convincere le pazienti all’uso di un farmaco non solo efficace ma insostituibile.

E’ auspicabile da parte di tutte le figure professionali interessate ( medici di base, farmacisti, dermatologi ) una informazione corretta ed esaustiva, volta a spiegare al paziente i meccanismi d’azione e le controindicazioni del farmaco, senza creare inutili allarmismi. Solo così, in un clima di serena conoscenza, è possibile attuare una tera-pia che, fino ad oggi, non ha un’arma migliore, se si escludono i con-traccettivi, utilizzabili, com’è ovvio, nella sola popolazione femmini-le e che sono gravati da effetti collaterali ben più rilevanti.

di Giuseppe Ribuffo

Dr. Giuseppe RibuffoSpecialista dermatologo

Università di Roma - Tel 0966 55378

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mondo sCuolA

Siamo agli sgoccioli di un anno scolastico difficile

nel quale, come sempre noi in-segnanti, alla luce dei tagli alla scuola, abbiamo dovuto portare avanti progetti e attività senza il minimo sostegno economico, solo con grande forza di volontà econspiritodisacrificio.

siamo comunque soddisfat-ti per avere, ancora una volta, contribuito con cura e con amo-

di Nella Cannata

SCUOLA IN FESTATuTTi insieme con allegria!

re, alla crescita e allo sviluppo della personalità dei bambini checivengonoaffidati,equestoci ripaga delle tante asperità in-contrate sul nostro cammino.

Operando nella scuola dell’in-fanzia del 2° Circolo didattico di palmi diretta dal preside annun-ziato santoro, ho avuto modo nel corso dell’anno scolastico di coordinare alcuni eventi partico-larmentesignificativichehannocoinvolto tutti i bambini del Cir-colo e che hanno interagito con la

comunità cittadina e il territorio. in particolare, il 1°giugno, pres-so l’auditorium della parrocchia santa Famiglia, a conclusione del percorso didattico annuale si è svolto il recital “Note e co-lori”, nel quale i piccoli prota-gonisti hanno ballato e cantato offrendo ai familiari, intervenuti numerosi, un saggio delle loro abilità motorie e canore. l’even-to ha rappresentato il completa-mento del progetto musicale che l’ins. Caterina genua ha propo-sto quest’anno per incoraggiare i bambini all’ascolto della musi-ca, individuata come strumento per favorire l’emotività e l’af-fettività, utile a condurre verso esperienze di socializzazione e di apprendimento.

La mattina del 4 giugno in Piaz-za Municipio a Palmi si è svolta una grande manifestazione di carattere didattico che ha conclu-so il progetto “Artisti in erba: la fucina delle idee” elaborato dalla sottoscritta. Si tratta di un percor-so che ha inteso avviare i bambini di 5 anni alla conoscenza dei lin-guaggi espressivi dell’arte, al fine di sviluppare in loro creatività e fantasia e consolidare la capaci-tà comunicativa alternativa alla forma verbale, per imparare ad esprimere la propria interiorità.

Il progetto si è articolato in tre fasi distinte: un percorso di-dattico a scuola per conoscere i grandi pittori, per fare e creare; un’estemporanea di attività pitto-rico – manipolative, realizzata dai piccoli artisti in erba e, una mo-stra mercato per esporre le pro-

duzioni artistiche che gli alunni hanno elaborato durante l’anno .

Per l’occasione si è ricostruito in piazza un vero e proprio “labo-ratorio creativo” nel quale più di 100 bambini, coadiuvati da alunni dell’Istituto d’Arte “Guerrisi” han-no lavorato con materiali e tecni-che diverse, mettendo in pratica quanto appreso nel corso dell’an-no scolastico.

In serata, la piazza si è trasfor-mata in una coloratissima fiera di bancarelle cariche di oggetti, di foto e di pannelli documentativi del percorso didattico effettuato.

I manufatti, tutti elaborati con materiale povero e riciclato, si presentavano agli occhi dei visita-tori teneri e suggestivi, mettendo in evidenza la “gioiosità del fare” che costituisce una peculiarità ti-pica della Scuola dell’infanzia.

La manifestazione, sintesi di sinergie operative scolastiche ed extra scolastiche, ha perseguito in modo esaustivo le finalità di interazione tra le diverse agenzie educative presenti sul territorio, e ha rappresentato al contempo, un’ occasione di collaborazione e crescita sociale.

Si ringrazia, pertanto, l’Ammini-strazione comunale nelle persone dell’assessore alla Pubblica Istru-zione, Dott. Nunzio Lacquaniti e della Dott.ssa Maria Rosa Garipoli, il Preside Antonino Muzzupappa e il Prof. Albino Cannizzaro dell’Ist. d’Arte, per la disponibilità e la collaborazione dimostrata; si rin-graziano, inoltre, il giornale “Ma-dreterra” per aver sponsorizzato l’evento.

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27 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

lA PARolA Ai GiovAni

di Antonio Solano

di Anastasia Romeo

La scuola sta per finire e, una velata malinconia

avvolge il mio cuore, perché quest’anno si concluderà l’av-ventura scolastica delle supe-riori e lascerò i miei compagni, con i quali ho condiviso, nel bene e nel male, emozioni ed avventure indimenticabili dura-ti cinque anni. Mi mancheranno le risate, fatte di nascosto, per le battute dei compagni più ri-

belli, durante le lezioni; l’atmosfera e la magia del Liceo N. Pizi, gli odori, i rumori, le aule, i corridoi in cui a volte mi sentivo rinchiusa, ma spesso anche protetta; gli incontri, le relazioni di tutti i giorni, il quotidiano fatto di esperienze e umanità che solo la scuola può of-frire. Non potrò dimenticare i miei insegnanti, persone eccezionali, che ci hanno aiutato a crescere e sopportato per tutto il percorso didattico, i loro premurosi insegnamenti, le parole che trasmetteva-no emozioni e quei sorrisi che, nel momento giusto, sono stati più efficaci di una infinità di nozioni. Ma non tutto è stato positivo, come i momenti di sconforto, per la delusione di non essere stati valutati come meritavamo, nei quali, abbiamo considerato i nostri professo-ri giudici spietati, forti nel loro ruolo, nel premiare o penalizzare lo studente. Ricordo che l’argomento di cui maggiormente si discuteva, e che metteva in conflitto anche i genitori, erano questi particolari metodi di giudizio e la considerazione che i professori, giustamen-te o ingiustamente, dimostravano verso quei compagni poco studio-si, a discapito, a volte , di altri sempre solerti e interessati. Alla fine questi discorsi, dettati da momenti di sconforto, provocavano in noi alunni, un senso di colpa per l’ingratitudine dimostrata nei loro con-

SCUOLA: PERCORSO DI FORMAZIONE E VITAfronti. Al termine di questo percorso sento di doverli ringraziare per la preparazione che ci hanno dato, perché oltre ad istruirci ci hanno reso persone pensanti e non superficiali. Resteranno dentro di me non solo, la comprensione e l’affetto della Preside Maria Corica, che ha dato una impronta personale alla scuola, guidata con competenza e dedizione, ma anche la disponibilità e simpatia del personale non docente, pronti a regalarci un sorriso, ad ascoltare le nostre lamen-tele o a sgridarci. Lascerò con molta nostalgia questa scuola, che è stata una tappa fondamentale della mia giovinezza e che ha costitui-to una solida base per il futuro. Ritengo di dover dare ragione ai miei genitori, quando mi dicevano che tra i banchi di scuola, si vivono gli anni più belli della nostra vita. Adesso, dopo il diploma, mi aspette-rà un’avventura, quella universitaria, nuova, tutta da scoprire, che però, nello stesso tempo, mi attira e incuriosisce.

Recentemente, in un pomerig-gio di fine marzo, ho avuto

l occasione di poter dare una mano ad un associazione di volontariato che opera a Gioia Tauro e si occu-pa di tutte le persone che nella zona hanno bisogno di vestiario, di ripetizioni d italiano o di un pasto caldo dopo una giornata di lavoro. Io ho aiutato un ragazzo di prima media con i suoi compiti d italiano e analisi grammaticale, e non sa-pete che sorpresa nel sentirmi dire che non sapeva cosa fosse uno ste-reo. Strano no ? Una parola che ha contribuito ad inglesizzare il voca-bolario di mezzo mondo! Eppure.. C è tanta gente che come Amsa pro-viene dal Marocco, Costa d avorio ed altri paesi africani.

Queste persone hanno la mente impostata in modalità “emergenza fame” e non conoscono vocaboli che noi diamo per scontati e che sono un po’ il manifesto della nostra cultura di Paese benestante. Suo fratello Amir, ad esempio, non conosceva Spider-

UN PO’ DI TEMPO SPESO BENE

man.. credo che questo possa essere più eloquente di quanto scritto sopra. Qui, tra le tante tendenze che interessano i giovani, è esplosa una bellissima mentalità cattoli-ca: sempre di più sono i ragazzi che pur non avendo nemmeno 18 anni, si interessano, si confronta-no, partecipando ad incontri della comunità più volte a settimana ! Una bellissima moda per molti (bel-lissima perché la migliore fra le tante che possano avvicinarsi alla gente), una vera e propria ragione di im-pegno per altri. Si fa un percorso insieme e, in piena regola cattolica, si parla molto di Gesù, delle tante e buone azioni che egli compiva con i suoi apostoli portando luce là dove c erano le tenebre, ma si interviene anche in maniera concreta, magari con un pasto caldo dove c’è bisogno . Le associazioni cattoliche stanno facendo il boom di iscrizioni per-ché sono operative e fanno molto per i più indigenti e i diseredati. Portare un messaggio di pace e di amore tra la gente, non è semplice, ma stare vicino alle persone bisogno-

se così come vuole la nostra religio-ne Cristiana è una cosa bellissima.

“ Il tempo è la cosa più preziosa che un uomo possa spendere” diceva Marcel Proust, ed in effetti, è quan-to di più prezioso si possa donare, e spenderlo per gli altri significa com-prendere in pieno il messaggio di Gesù che offrì persino la sua vita per noi. Perché allora noi gio-vani non dedichiamo, anche solo parte del nostro tempo, per aiu-tare chi ha bisogno, guardando l’esempio di Gesù Cristo?

L aiuto ad associa-zioni di volontariato come quella di cui ho parlato, non è mai ab-bastanza, mentre il tempo che dedichiamo ad attività molto più futili, è sempre troppo! Giovani Palmesi, sceglia-mo il più bello dei modi per investire qualche ora della nostra vita, cerchiamo di avvicinar-

ci sempre più al messaggio cristiano nei fatti, non nelle parole!

Perché per migliorare un mondo ideale bastano le belle idee, ma per migliorare la realtà servono fatti concreti, carattere ed amore. E in quelle ore ho visto tanto ma tan-to carattere , anche l amore c era , ma non saprei quantificarlo.

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28Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

il PERsonAGGio

di Rocco Cadile

Giuseppe Parrello, con i suoi 87 anni, è il decano

dei giornalisti di Calabria e, no-nostante l’età è ancora un croni-sta curioso e autorevole, insom-ma un vulcano in piena attività. Si può definire un giornalista di “trincea” perché ama stare in mezzo alla gente e fa sentire la loro voce attraverso una intervi-

GIUSEPPE PARRELLOindomito cronistA di mAFiA Al servizio dell’inFormAzione

sta o un articolo, ma sem-pre osservando quei prin-cipi etici, come l’onestà e il rispetto del lettore. Ha sempre messo al cen-tro di tutto, la persona, la voglia di verità e liber-tà, la passione e il rigo-re nel raccontare la storia dei personaggi di mafia.

E’ una persona versati-le e affabile, e il suo sor-riso bonario è un’arma per conquistare consensi e amicizie. E’ stato un gran-

de educatore, ha insegna-to tantissimi anni nella scuola elementare di Palmi, formando le basi scolastiche a generazio-ni di giovani palmesi. Interes-santi sono state le pubblicazio-ni, in due volumi, “Le faide in Calabria…dove il perdono dei forti è la vendetta” e l’altra al-trettanto appassionante, sul fe-nomeno della mafia nella nostra regione “Mafia e Banditismo in Calabria”. I due volumi hanno

riscosso un grande successo, tan-to da diventare motivo di studio in alcune scuole del nord Italia e anche all’estero. Da 54 anni svolge l’attività di cronista per quotidiani a tiratura nazionali e regionali, per la Rai e l’Agenzia Ansa. Ha conosciuto anche la du-rezza del carcere, per avere se-condo l’accusa, rivelato, tramite l’Ansa, notizie coperte da segre-to istruttorio. Per questo motivo è stato sospeso in via cautelare dall’attività di insegnamento ma reintegrato poco dopo la scarce-razione, durata 32 ore, dal Mi-nistero della pubblica Istruzione.

Anche Giorgio Bocca nel suo libro “Il Provinciale” dice di Lui: “Ci sono avvocati di mafia e giornalisti di mafia. Ne ho co-nosciuto uno a Palmi, in provin-cia di Reggio Calabria, di nome Giuseppe Parrello che ha rischia-to per la sua attività. Nell’archi-vio di Parrello ci sono cartelle blu e gialle; quelle blu sono per la famiglie mafiose, quelle gial-

le per le faide. Conosce tutti i nomi delle grandi famiglie ma-fiose”. E’ un poliedrico perso-naggio, e il suo intuito lo porta-va a pubblicare notizie singolari che hanno fatto il giro del mon-do per la loro originalità. Si ri-corda in modo particolare quel-la del pescespada suicida per amore, avvenuto alla Tonnara di Palmi e che Domenico Modu-gno rese celebre in una canzone. Oppure, l’altra, toccante che ri-guarda un cane rimasto fuori dal carcere, abbaiando e rifiutan-do il cibo, per l’arresto del suo padrone. L’intervento del croni-sta palmese, che divulgò la no-tizia resa, poi, pubblica dai quo-tidiani mondiali, fece in modo che il cane, con un permes-so speciale potesse, far visita un’ora al giorno al suo padrone.

Caro Professore “Peppino”, memoria storica di tanti avveni-menti, sempre in avanscoperta, interprete di un giornalismo al ser-vizio della verità e correttezza.

A poco tempo di distanza dalla manifestazione organizzata

dalla Provincia di Reggio Calabria, anche la Città di Palmi ha voluto dare il giusto riconoscimento al Prof. Giuseppe Parrello, giornalista in atti-vità da oltre 50 anni, vera e propria memoria storica delle “notizie” del-la Piana.

A Palazzo Foti, sede della Ammi-nistrazione Provinciale, il Presidente del Consiglio Provinciale Giuseppe Giordano ed il Consigliere Provincia-le Giovanni Barone in occasione del 50° di attività dell’illustre giorna-lista palmese avevano concesso un riconoscimento all’anziano cronista, ancora in quotidiana attività, festeg-giando nella stessa giornata presso lo storico palazzo di Piazza Italia il suo

il premio consegnato a palazzo foti - sede della provincia -il sindaco gaudio consegna il premio del

comune di palmi87° compleanno. L’Amministrazione del Sindaco Ennio Gaudio ha voluto anch’essa consegnare un prestigio-so riconoscimento al concittadino, esponente tra i più noti della stampa calabrese, organizzando una cerimo-nia apposita cui hanno presenziato oltre al Sindaco, l’Assessore Nunzio Lacquaniti, Filippo Veltri, Capo-Redattore ANSA Calabria, Giuseppe Mazzù corrispondente della Gazzet-ta del Sud e lo scrittore Santino Sa-lerno nonché autorità politiche quali l’Avv. Domenico Alvaro, già Sindaco della Città, il consigliere Provinciale Giovanni Barone ed ancora i giovani colleghi dei quotidiani locali, Damia-no Tripodi, Direttore del mensile La Piana ed inoltre tanti concittadini le-gati da affetto, stima e simpatia per l’affabile persona.

Il decano dei giornalisti calabre-

si è stato celebrato da amici e colleghi come un giornalista d’altri tempi, un giornalista con il fiuto della notizia, che si reca-va di giorno e di notte ed in qualunque condizione meteorologica a verifica-re i fatti, per poter dare la notizia e passarla alla stampa, non solo per le cronache locali ma per le pagine nazionali.

Personaggio dotato di grande carica umana ol-tre che di professionalità specifica, il Prof Parrello è stato circondato come sempre dalla amicizia e dall’affetto non solo dei suoi colleghi ma di tanti amici che lo hanno cono-sciuto ed hanno voluto portare testimonianza di un professionista che non ha mai mancato un ap-puntamento con la notizia, soprattutto in un epoca nella quale non era facile comunicare, ed andare a caccia del-la notizia poteva diventare non solo avventuroso, ma anche pericoloso.

Nella sua lunga carriera ha colla-borato con giornali nazionali (Corrie-re della sera Mattino di Napoli, Gior-nale d’Italia) testate famose (ANSA REUTER) e con tutti i più importanti giornali calabresi, impegnandosi altresì nel giornalismo radiofonico (Radio Antenna Sud) e curando per il territorio i primi passi di reti nazio-nali (Canale 5).

Un attività che lo ha visto come un segugio dietro la notizia, svolgendo il suo compito con dedizione e serietà fino alla carcerazione nell’occasione in cui non volle rivelare le sue fonti, diventando per qualche giorno, mo-

tivo di discussione su tutti i giornali.Le sue capacità di archiviazione

e di memoria storica degli accadi-menti del territorio era così nota che persino Giorgio Bocca faceva riferimento a lui nella ricomposizio-ne ed approfondimento delle notizie riguardanti la nostra terra, citandolo direttamente in uno dei suoi più fa-mosi libri.

Ed ancora oggi, alla veneranda età, esce quotidianamente di buon mattino per il suo giro in Città ed al rientro, nel suo studio zeppo di arti-coli e di appunti, riesce a preparare un articolo od un commento con la solita innata arguzia.

Esempio di professionalità e di amore per il lavoro: Auguri!

di Laura Giusti

la prOVinCia e il COmUne Uniti nel 50° della Carriera giOrnalistiCa del prOF. parrellO

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29 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

PARlAndo di musiCA

E’ nitido, puro, raffinato, es-senziale lo stile di Sergio

Cammariere, lo si evince subito quando capita di ascoltare questo artista dal vivo. E in tutto questo ci piace immaginare abbia avuto un ruolo non secondario l’influsso del Sud, che alimenta le radici del suo talento.

La calabresità di Sergio Cam-mariere è ingrediente essenziale nel cocktail di fascinoso ingegno espresso da questo chansonnier mediterraneo. Fra una nota e l’al-tra, dal pianoforte e dalla voce di Sergio sgorgano emozioni fatte di genuinità e limpidezza, lui ci prende per mano e ci conduce nei suoi mondi evanescenti, nostalgi-camente carichi di malinconia e dolciastre atmosfere sospese.

Le trasmette bene queste sensa-

Sergio Cammariere IL FASCINO RAFFINATO DELLA CALABRESITà

waka waka, this time For africa

E’ l’inno ufficiale dei mon-diali di calcio sudafricani,

cantato superbamente, duran-te l’inaugurazione, dalla splendida Isabel Mebarak Ripoll, in arte Shakira.

Ancora una volta, la seducente artista, viene premiata con la consegna della scena più grande e più visibile al mondo, in questo momento, segno della stima generale che la supporta.

Aggressiva quanto basta, piacente e sexy, sprigiona vitalità e ritmi di incontrastata purezza, duetta con voci pop mondiali e non si scompone davanti a nulla.

La sua discografia ha inizio nel 1991 ma è il 2001 a consa-crarla definitivamente con “Laundry service”, opera dai ritmi travolgenti e sensuali come quelli di “Objection, Suerte o Te aviso te anuncio”.

Il 2009 segna il suo ultimo lavoro, degno custode del-la sua fama, dove primeggiano brani come “She wolf” - che dà il titolo all’intera opera -, “Did it again e Good stuff”. Si assapora anche in questo cd la solarità e l’emo-zione di una musica che si rifà a ritmi etno-sudamericani sapientemente miscelati ad un gusto pop, accattivante e recepito appieno dalle giovani generazioni.

Pensiamo che il suo passato, la sua musica ed i suoi rit-mi, assieme all’innata cultura musicale sud-americana - Shakira nasce in Colombia, a Barranquilla - siano stati la leva per la scelta, che consideriamo perfetta, ad indicar-la per rappresentare l’inno dei mondiali di calcio 2010.

Chi l’ha scelta aveva ragione!

di Giuseppe Cricrì

zioni la sua musica, e rega-la agli ascoltatori estasiati, momenti di pura emozione.

Questo e tanto altro per-vade il suo ultimo brillante lavoro musicale, “Carovane” realizzato ancora una vol-ta con la già sperimentata collaborazione di Roberto Kunstler, e che diventa come per l’orditura di un arazzo, la trama portante del suo nuovo tour. A collaborare con lui concorrono ancora artisti del calibro di Fabrizio Bosso trombettista eccelso, considerato dai cultori del genere un vero fuoriclasse ( quest’anno, per altro vin-citore del referendum Top Jazz) e poi Michele Ascole-se alla chitarra, Olen Cesari al violino, Luca Bulgarelli al

contrabasso, Amedeo Ariano alla batteria e Bruno Marcozzi alle percussioni. In questo originale album Sergio, sfruttando innate, forse calabre propensioni alla fu-sione di generi e stili, mette sa-pientemente assieme come in un crogiolo, suoni scaturiti da cul-ture e strumenti eterogenei e di svariata provenienza. Ascoltiamo atmosfere condite da sonorità dalla tradizione orientale come sitar, tampura, vina e tabla, mi-scelarsi, sposarsi, fondersi in un orgasmo jazzistico con armonie e ritmi che richiamano il brasile. Se è vero che Sergio Cammariere è fiero di essere figlio di questa ter-ra difficile e stupenda, è altret-tanto vero che i suoi conterranei non possono che essere orgoglio-si di lui, della sua arte sublime e della sua capacità straordinaria di regalare suggestioni attraverso la musica. Grazie Sergio!!

Apro con cura maniacale il vinile come se fosse un feticcio e con-

templo la copertina, dove il prisma di colori mi affascina come se lo vedessi per la prima volta. il disco è con-sumato,vissuto,quasiprovatoediquestonevadofiero.Lapuntina“gracchia” ma non importa.

i potenti fari si accendono in un caleidoscopio di colori:signore e signori il concerto ha inizio.

loro sono i pink Floyd: suono allo stato puro, armonie musicali che ammaliano e avvolgono, che inchiodano alla poltrona trascinandoti in un mondo psicadelico, dove, a volte, la luce si nasconde dietro le om-bre.

l’ellepi è “The Dark side of the moon”; nacque dopo numerose spe-rimentazioni musicali che la band ha dovuto rischiare dopo l’abban-dono di Syd Barret nel 1968. pubblicato negli Abbey Road Studios tra il maggio del 1972 e gennaio 1973 fu presentato in quell’anno prima negli stati Uniti e dopo nel regno Unito. da notare che nell’opera mu-sicale si utilizzano i sintetizzatori analogici che si sposano alla perfe-zione con quel genio eclettico che risponde al nome di Alan Parsons. Waters & C. aprono le danze con “Speak to me e Breathe in the air” dove i suoni si intrecciano, si rincorrono, creando un vortice nel quale difficilmentesievade.

si continua con “On the run” corsa spasmodica in un dedalo cromato di un aereoporto virtuale.

in “Time e Breathe” il suono della sveglia ti scuote e ti catapulta in pindarici assoli di chitarra. “The Great Gig in the Sky”, profonda meta-fora della morte, l’assolo vocale di Clare Torry trascina con dolcezza e a volte con innata forza in picchi fonetici ignoti. “Money” scorre se-guendo ritmi altalenanti ed introducendo quello che, per me, è il vero capolavoro ovvero “Us and Them” nel quale il suono del sassofono ed i cori formano un connubio straordinario. seguono “Any Colour you like” brano progressive e “Brain Damage”, elogio alla follia pura.

nel’ultimo brano “Eclipse” i titoli di coda scorrono e gli artisti, dal palco, ringraziano noi, comuni mortali.

tHe dark side OF tHe mOOndi Daniele Gagliardo

di Paolo Ventrice

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30Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

intoRno Allo sPoRt

Si conclude con due impor-tanti risultati la stagione

agonistica 2009/10 per la squa-dra Master della ASD Nettuno Palmi del Presidente Brunella Crucitti. In occasione del VI Tro-feo Orovacanze tenutosi a Ros-sano il 30 e 31 maggio scorsi, al quale hanno partecipato ben 36 società provenienti da numero-se regioni italiane, tra cui una in rappresentanza della Russia, la squadra allenata da Rocco Sirio ha conseguito prestigiosi risultati conquistando numerose medaglie nonché il 6° posto nel-la classifica generale, prima tra le squadre calabresi, davanti a società di affermata tradizione natatoria. Lo stesso allenatore, inoltre, ha anche stabilito il nuo-vo primato regionale nei 50 dor-so nella categoria M 30.

L’inarrestabile ascesa della Nettuno Palmi conquista infi-ne i Campionati Regionali estivi Masters svoltisi il 5 giugno nella piscina olimpionica di Cosenza in cui ha confermato il podio al 3° posto nella classifica generale società, già raggiunto ai cam-pionati invernali, nonostante la partecipazione della metà degli atleti tesserati.

Grande soddisfazione è stata manifestata dall’allenatore agli atleti per i risultati cronometrici conseguiti, in particolare si se-gnalano le ottime prestazioni nei

50 e 100 stile libero di Loicono Antonio, la cui progressione nel corso dell’anno è stata di alto livello, di Varone Giuseppe, Dato Pierluigi, Patrizio Antonio, Giovinazzo Pietro, Barbatano Francesco e Picone Bruno nei 50 stile libero e in ultimo l’ennesimo primato regionale stabilito dal coach Rocco Sirio nella gara dei 100 dorso M 30.

Un ringraziamento particolare è espresso dall’allenatore al Presidente Brunella Crucitti per aver cre-duto sin dall’inizio in questo importante progetto, con l’augurio che per la prossima stagione la società possa crescere ed affermarsi sia a livello regionale sia nazionale, e a tutti gli sponsor (Temptation di Paolo Ventrice, Quased di Rocco Cilona, Zirino addobbi floreali di Angolò Roberta, Ottica Fazzalari, Dimore Immobiliare, Barbaro Sport, IES Carburanti di Piccolo, Crucitti termoidraulica, Bruzzese casa-linghi, MPF di Caccamo) per il loro significativo supporto.

di Rocco Sirio l’asd nettUnO palmi sUl pOdiO ai CampiOnati regiOnali estiVi masters

RIPARTIAMO DA QUI!

FORZA AZZURRI

Un piccolo pensiero va a Zena-ni Mandela, che nel giorno di festa più importante per la sua terra, quella terra tanto ama-ta da nonno Nelson, ci lascia, a soli 13 anni.Vogliamo pensare che Zenani sorveglierà da “lassù” l’even-

to” che si sta svolgendo in Sudafrica, che guiderà i popoli d’Africa come il suo bisnonno ha fatto con il suo, verso una pace ed una vita con meno stenti di quelli che, prima la natura e poi l’uomo

“bianco” hanno loro procurato. Ciao Zenani.

Buffon, De Sanctis, Marchetti,

SiriguBocchetti, Bonucci, Cannavaro F., Cassani, Chiellini, Criscito,Grosso, Legrottaglie,

Borriello, Di Natale, Gilardino, Iaquinta, Pazzini, Quagliarella

Lippi

Maggio, ZambrottaCamoranesi, Candreva, Cossu, De Rossi, Gattuso, Marchisio, Montolivo, Palombo,Pepe, Pirlo

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31 Anno 1 Nr. 6 Giugno 2010

intoRno Allo sPoRt

IL TENNIS A PALMI RINASCERA’E’ da 25 anni che aspetto con interesse questo momento e posso dire con ottimismo che il sogno sta per avverarsi.Grazie alla tenacia e alla sensibilità dell’amministrazione comunale ed in particolare del Sindaco Ennio Gaudio e dell’Assessore Francesco Trentinella, Palmi avrà una strut-tura dedicata al tennis che farà onore ai palmesi, perché consentirà a tutti di pratica-re questo bellissimo sport in un ambiente sereno e immerso nel verde. Si tratta solo di avere un pò di pazienza, in quanto ci sono tutti i presupposti affinché l’opera venga realizzata nell’arco di circa un anno.Ad oggi ci sono molti palmesi che per praticare questo sport devono recarsi a Reggio Calabria o a Gioia Tauro che addirittura vanta ben 5 campi da tennis.Palmi da sempre ha avuto una grande tradizione tennistica e a livello agonistico si è sempre distinta in ambito regionale e ultimamente anche in ambito nazionale con gli allievi della scuola tennis “le Pleiadi”.La nuova struttura che sorgerà nei pressi della casa della cultura, è stata progettata da seri professionisti palmesi che hanno avuto anche l’umiltà e la pazienza di sentire il parere di tecnici del tennis proprio per non lasciare nulla al caso.Quindi dopo 25 anni di assoluta indifferenza verso lo sport da parte degli amministra-tori precedenti, il tennis a Palmi rinascerà. Un plauso quindi ai nostri amministratori, che tra mille difficoltà burocratiche sono riusciti in questa impresa.

Marcello Surace

di Rocco Cadile

Il calcio dilettantistico è dav-vero diventato scuola di vio-

lenza? Un’ennesima storia di or-dinaria follia si è verificata in un paese della Piana, dove un arbitro sedicenne è stato picchiato selvag-giamente a calci e pugni, nel cor-so di un incontro tra due squadre di giovanissimi. A scatenare l’ag-gressione è stata l’espulsione di un calciatore, figlio e fratello de-gli aggressori. E’ diventato ormai fatto corrente che, l’arbitro deb-ba essere considerato di parte ogni volta prenda una decisione, e per questo, soggetto a violen-za verbale e fisica. Siamo stanchi di sentire queste notizie. Non c’è partita – o quasi - che non si ri-scontrino episodi di inciviltà. Pur-troppo, i campionati sono pieni di “pseudo” dirigenti che si fregiano di tale carica per rappresentare le proprie società, ma che poi, come spesso succede, sono protagonisti di episodi incresciosi. Alcune volte sono dei prestanome che si fanno sostituire da personaggi che fungo-no da accompagnatori che con lo sport non hanno nulla a che fare, i quali, non accettando il verdetto in campo, violando i principi di le-altà e sportività, scaricano le loro ansie e lo stress sugli altri. Anche se La Lega Dilettanti, conosce questi fatti, non fa nulla per scoraggiare i violenti, perché quello che più gli preme, invece, sono le iscrizioni delle società sportive e i tessera-menti dei calciatori. Promuovere corsi per dirigenti e tecnici in modo superficiale, per dare una parven-za di organizzazione, come solita-mente si usa fare, non basta. Chi scrive è nel mondo del calcio da una vita e, senza presunzione i pro-blemi li conosce bene. Non ricor-do in tanti anni di attività giovanile, che Comitato Giovanile Locale F. I. G. C., abbia convocato le società sportive, per discutere seriamente e fare un’attenta valutazione dei gravi problemi. Mai una presa di po-

sizione, mai un articolo per condan-nare questi barbari comportamen-ti. I campi da calcio sono diventati come trincee, aleggia solo il codice della sopraffazione e intimidazio-ne e, come ha detto un autorevole educatore, “il pallone sembra non rimbalzare più”. I ricordi di quan-do, insieme al fraterno amico Prof. Ninì Gullo, abbiamo gestito per se-dici anni una scuola calcio, sono an-cora vivi. Ogni partita era una ten-sione continua, che cercavamo di non trasmettere ai bambini; spes-so, mediando con i dirigenti e i ra-gazzi delle squadre avversarie per non far degenerare l’incontro. In modo particolare, ricordo, una par-tita, in cui la nostra squadra, allora alla guida della classifica, giocata in un paese vicino, tristemente noto per fatti di cronaca, da me inter-rotta perché l’ incontro stava dege-nerando. Questo si era già capito dall’inizio, perché gli avversari vo-levano riscattarsi, vincendo con la prima della classifica ad ogni costo. Quando li radunai a centrocampo e chiamai il dirigente- allenatore, che fino a quel momento non ave-va mosso un dito per riprendere i suoi calciatori, vidi che l’arbitro

CALCIO DILETTANTISTICO: SERBATOIO DI VIOLENZA?

era un ragazzino tremante. Rischiai di non essere tenuto in considera-zione , gli avversari, invece, rima-sti sorpresi dalla mia decisione, mi ascoltarono con interesse. Riporto quanto gli dissi: “ Bambini, questo è un momento di piacere e gioia e non lo dovete rovinare con compor-tamenti che con lo sport, che deve creare amicizie e rapporti umani, non c’entrano nulla. Se volete vin-cere la partita, siamo disposti ad andarcene, ma dovete sapere che siamo qui per divertirci insieme e che la vittoria ottenuta con le mi-nacce, non ha nessun valore”. La partita è proseguita poi, normal-mente, all’insegna della correttez-za. Al termine dell’incontro, vinto da noi, i bambini si sono saluta-ti con un commovente abbraccio. Perché questo racconto? Perché ho la piena convinzione che i bambini sono la “risultante” dei cattivi o dei buoni esempi di chi li guida. I geni-tori hanno anche le loro responsa-bilità nell’ affidare i propri figli a chi non ha competenze e vocazio-ne a trasmettere quei principi di cui lo sport è portatore. Anche la sezione arbitri ha un ruolo impor-tante, e non è giusto tacere, quan-

do succedono casi di aggressione. E’ ormai una consuetudine consoli-data che, per paura di ritorsioni, si chiudano gli occhi. Il rituale è sem-pre lo stesso: il direttore di gara viene raggiunto nella sua residenza dagli aggressori, o da chi per loro, con tanto di scuse e velate minac-ce, costringendolo a non presen-tare denuncia alla magistratura o il referto arbitrale dell’ acca-duto, per evitare i provvedimen-ti del Giudice Sportivo. Se voglia-mo avere un calcio dilettantistico meno violento e una generazione di giovani più sana nei valori, si dovrebbe cominciare dalle attività di base, selezionando rigidamen-te dirigenti e allenatori e, lavo-rando in sinergia, Lega, Comitato arbitri, società sportive, denun-ciando fermamente ogni tentati-vo atto ad offendere la persona.

Page 32: Madreterra - Palmi e Dintorni - numero 6

BE STUPID

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