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MLearcellinea Lecce

Testi:Carmelo CIPRIANI

Documentazione fotografica:Vittorio CIOFFI

Allestimento:Fondo per l’Ambiente Italiano – Delegazione di Lecce

Con la collaborazione di:Congregazione delle Suore MarcellineFondo per l’Ambiente Italiano – Delegazione di LecceStudenti dei Licei Marcelline di Lecce

Si ringraziano:Rev.da Maria Filomena PEDONEMadre Superiora della Suore Marcelline di Lecce

Rev.da Augusta KELLERPreside dei Licei Marcelline di Lecce

Suor Lina e tutte le Suore Marcelline di Lecce

Prof.ssa Loredena MARULLIe i docenti dei Licei Marcelline di Lecce

Dott.ssa Lorella INGROSSOResponsabile biblioteca Marcelline

Prof.ssa Adriana GRECODelegata FAI per la scuola

Il personale dell’Archivio di Stato di Lecce

Impaginazione e stampa:Editrice Salentina – Galatina

Tutti i diritti sono riservati agli autori.Riproduzione vietata di foto e testi se non citando la fonte.

Il presente lavoro è stato realizzato e messo a disposizione dalle Suore Marcelline di Lecce.Parte del ricavato del presente saggio sarà devoluto in beneficenza alla delegazione FAI di Lecce.

Immagine in copertina:Santa Marcellina con Sant’Ambrogio e San Satiro bambini, seconda metà XX sec.

DELEGAZIONE

DI LECCE

SUOREMARCELLINE

DI LECCE

MLearcelline

SAGGIO STORICO E ILLUSTRATIVOIN OCCASIONE DELLA

XVII GIORNATA FAI DI PRIMAVERA

a cura diCARMELO CIPRIANI

Lecce28-29 marzo 2009Istituto Marcelline

a Lecce

Il FAI Fondo Ambiente Italiano, Fondazione Nazionale senza scopo dilucro, fu costituito nel 1975 con lo scopo di salvaguardare il patrimonioartistico e naturalistico italiano.

Consapevole che una tal missione necessita del coinvolgimento dei cit-tadini, da oltre trent’anni promuove una cultura del rispetto della natura,dell’ arte, della storia e delle tradizioni del nostro paese, oltre che re-staurando beni che le vengono donati o all’ uopo affidati, anche aprendoal pubblico, nella “Giornata FAI di Primavera”, edifici di importanza ar-chitettonica o storica, che normalmente non sono visitabili. Fa così co-noscere e apprezzare un patrimonio che è parte fondamentale dellenostre radici e della nostra identità.

Dopo avere aperto, nelle passate edizioni, chiese, palazzi, castelli, nondi rado stimolandone il restauro, quest’anno la Delegazione di Lecce delFAI, grazie alla gentile concessione della Reverenda Superiora, nella XVIIGiornata di Primavera, “apre” al pubblico di Lecce e provincia il presti-gioso Istituto Marcelline, non solo per dare la possibilità a tutti i leccesidi ammirare questo splendido edificio, ma per consentir loro di vedereil luogo in cui per generazioni sono state educate, si son formate, le gio-vinette della nobiltà e dell’alta borghesia, che son poi diventate mogli,madri, affermate professioniste: il luogo in cui sono le più rigogliose ra-dici della nostra società.

Nell’ esprimere anche a nome di tutti i leccesi il più sentito ringrazia-mento, la Delegazione FAI di Lecce invita i concittadini ad approfittarenumerosi di questa opportunità, nel doveroso rispetto della privacy dellesuore.

FAI Fondo Ambiente Italiano

Il Capo Delegazione di Lecce

Giorgio Aguglia

La comunità delle Suore Marcelline di Lecce è lieta di offrire al pubblico,nell’ambito delle giornate di primavera del FAI, questo opuscolo, che ri-porta la storia dell’ Istituto di Lecce. Ringraziamo il Prof. Carmelo Ci-priani, che con molto interesse e competenza si è dedicato ad un attentolavoro di ricerca dei documenti, ripercorrendo le tappe iniziali della fon-dazione del Collegio. A questa ricerca hanno partecipato attivamenteanche gli studenti dei Licei Marcelline, coinvolti nel progetto didatticointitolato “Conosciamo la nostra scuola”.

Ci auguriamo che questa iniziativa contribuisca a rendere nota la Storiadel Salento, in particolare la sua ricca tradizione culturale-educativa. Aquesta Storia l’Istituto Marcelline, presente sul territorio da oltre un se-colo, ha dato un apporto significativo, soprattutto per l’educazione e laformazione della donna, pensata come protagonista decisiva ed incisivanella vita civile e culturale della società salentina. Oggi l’Istituto è apertoalla coeducazione femminile e maschile, guarda al futuro, mostrandosi at-tento alle nuove prospettive che avanzano, interpretandole dentro l’oriz-zonte di valori proprio dell’umanesimo cristiano.Questo patrimonio con la forza e la speranza vitale che gli sono proprirappresenta il tesoro prezioso che l’Istituto Marcelline si impegna ad af-fidare anche alle future generazioni.

Le Suore Marcelline

5Istituto Marcellinea Lecce

Pietro De Simone, Santa Marcellina, Sant’Ambrogio e San Satiro, secondo decennio delXX sec.

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ISTITUTO MARCELLINE A LECCE

StoriaDurante il regime borbonico, in tutto il Regno delle Due Sicilie, l’istru-zione era impartita soprattutto in collegi, educandati ed orfanotrofi, quasisempre ospitati in strutture conventuali e gestiti da ordini religiosi, inmaggioranza di nuova costituzione. Seguendo questa diffusa tendenza,anche a Lecce si avverte la necessità di un educandato per fanciulle dibuona famiglia1. Le aspirazioni della borghesia leccese si concretizzanonel 1840 quando, con rogito del 14 novembre, firmato dal notaio AbramoVerderamo, viene ufficialmente istituito l’Educandato femminile degli An-giolilli, ospitato nell’omonimo monastero antistante l’edificio dei tribu-nali, rimasto disabitato in seguito alla soppressione degli ordini religiosiavvenuta nel 1807.Sin dal 1832 il Consiglio Provinciale di Terra d’Otranto aveva mostrato uncerto interessamento all’iniziativa. Ma l’effettiva istituzione dell’Educan-dato si deve soprattutto al vescovo di Lecce, mons. Nicola Caputo, chenel 1835 ottiene dalla Commissione Amministrativa di Lecce, il libero usodell’antico convento delle Paolotte, cedendolo, a sua volta, con il men-zionato strumento notarile, al Consiglio Provinciale Scolastico.Nel 1841 a dirigere l’Istituto sono chiamate le Suore della Carità di Na-poli, meritevoli di aver istituito e condotto in tutto il Regno numerosi asilie scuole primarie, orfanotrofi, conservatori e ricoveri, anche dopo l’uni-ficazione del Regno d’Italia. Le suore reggono le sorti dell’Educandatofino al 1871, istruendo, per un trentennio, “più generazioni di fanciulledel patriziato e della borghesia della Provincia nostra e delle limitrofe”2.Conseguita l’unità d’Italia, l’Istituto cambia nome da Educandato femmi-nile degli Angiolilli in Educandato Vittorio Emanuele II. Da quel mo-

1 Cfr. A. Bianco, Educazione ed istruzione a Lecce nell’ultimo trentennio borbonico (1830-1859), in Atti del 4° Convegno di Studi sul Risorgimento in Puglia, l’Età Ferdinandea,Bari, 1983, pp. 589-608.2 L. De Simone, Lecce e i suoi monumenti, Lecce, Tipografia Campanella, 1874, p. 353.

mento, sulla scia degli ideali risorgimentali, tesi ad un rinnovamento ra-dicale dell’antiquato sistema borbonico, iniziano a giungere da più partirichieste di laicizzazione, giustificate dalla necessità di urgenti riforme so-prattutto sotto il profilo pedagogico-didattico. Certamente imputabile ametodi superati è infatti la notevole riduzione della popolazione scola-stica verificatasi negli ultimi anni (dalle 60 allieve, ospitate prima del1861, alle 12 registrate nel 1870). Una riduzione che naturalmente nonmanca di ripercuotersi negativamente sul bilancio che nel 1870 registra£. 31.160 di uscite contro £. 13.618 di entrate, rendendo necessario unsussidio di £. 18.000 da parte dell’Amministrazione Provinciale per il rag-giungimento del pareggio3. Nel tentativo di risolvere la problematica si-tuazione dell’Educandato la Deputazione Provinciale istituisce unacommissione di cinque membri con il compito di sorvegliare sulla ge-stione del convitto e di relazionare annualmente su di essa4.La laicizzazione, sia per le insistenti richieste che per la necessità di ri-forma, appare l’unica via oggettivamente praticabile. Nel 1872 l’Ammini-strazione Provinciale, sottrae la gestione alle Suore della Carità e chiamaa dirigere l’Educandato donna Luisa Amalia Paladini, coadiuvata da tremaestre e tre cameriere, “personale sufficiente a tracciare la prima lineadella via da percorrere”5. Molte sono le aspettative riposte in donna LuisaAmalia, tutte disattese a causa della sua prematura scomparsa avvenutasolo cinque mesi dopo6. A ricoprire il ruolo di direttrice è chiamata l’in-segnante di Musica, l’inglese Maria Peacopp, donna “di maniere cortesie sobrie, volenterosa di accorrere dove la sua presenza abbisogna”7. Adaiutarla giunge da Firenze, come insegnante di lavori donneschi, LetiziaMesseri, distintasi lodevolmente come istitutrice all’Educandato San Mar-

3 O. Colangeli, Istituto Marcelline. Notizie storiche, in “La Zagaglia”, IX, Urbania, Settem-bre 1967, p. 307.4 Statuto e Regolamento dell’Educandato Vittorio Emanuele II in Lecce (stabilimento pro-vinciale), Lecce, Tipografia Garibaldi, 1870.5 S. Castromediano, Relazione sulle vicende e condizioni dell’Educandato Vittorio Ema-nuele, Lecce, Tipografica Salentina, 1872, p. 3.6 Donna Luisa Amalia assume la conduzione del Convitto il 17 febbraio 1872. Il 17 lugliomuore improvvisamente apparendo al Duca Sigismondo Castromediano, allora presi-dente della Commissione istituita dalla Provincia per il controllo annuale dell’educan-dato, come “vittima della sua stessa energia”. Cfr. S. Castromediano, Relazione sullevicende…, cit., 1872, p. 3.7 S. Castromediano, Relazione sulle vicende…, cit., 1872, p. 4.

cellino di Napoli. Ma le novelle direttrice e insegnati, per quanto animateda buoni propositi, non riescono a risollevare le sorti dell’Istituto. Intantole condizioni dell’ex convento delle Paolotte peggiorano al punto taleda indurre Sigismondo Castromediano, presidente della preposta Com-missione, a lamentarsi con il Prefetto dello stato in cui versa l’edificio.Nella sua relazione annuale volta ad illustrare all’Amministrazione Pro-vinciale l’andamento dell’Educandato, il duca definisce lo stabile “pocoadatto, insufficiente, conquassato dalla sua vecchia età e più ancoradalle sue fondamenta da principio malamente impiantate, si compone

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Prospetto dell’Istituto.

di un convento di monache in parte e di un privato palazzo vecchissimodall’altro, d’inutili sottani e malconci, anzi nocivi e pericolosi, di scom-partimenti sperperati e sfuggenti a qualunque vigilanza, o regolare indi-rizzo, mal si confà all’uso presente”8. Castromediano conclude la suadettagliata relazione ricordando al Prefetto che “la Provincia in trent’anniha speso molto per adattare questo locale, ma tali spese sventuratamentefurono sprecate, senza un concetto fondamentale, quindi vane, insuffi-cienti ed inutili, che da ogni tratto si è costretti a rifare ciò che di recente sifece. Le restaurazioni poi continue e molteplici: non finiranno giammai. Sesi prosegue sullo stesso sistema, altre molte spese si erogheranno, e si è sem-pre da capo e nulla di avrà ottenuto. Son di avviso, che se si addizionasserole spese ordinate ed eseguitevi dalla fondazione fin ora, si raccoglierebbe talsomma bastevole da rifare di pianta il Vittorio Emmanuele”9.Agli inizi del ottavo decennio dell’Ottocento l’Educandato versa in pes-sime condizioni sia dal punto di vista strutturale che gestionale. E’ allorache l’Amministrazione Provinciale, con il concorso del Comune di Lecce,decide di affidare la gestione dell’Istituto alla Società di Educazione e diIstruzione delle Suore Marcelline di Milano, “già nota per i suoi fiorentieducandati”10. Quella delle Suore Marcelline è una congregazione reli-giosa nata nel 1838, per iniziativa di mons. Luigi Biraghi11, con lo scopoprioritario di educare le giovani generazioni, sul modello di Santa Mar-cellina (IV sec.), educatrice dei due fratelli minori, San Satiro e Sant’Am-brogio. Il 13 settembre 1882, alle ore undici antimeridiane, le prime suore

8 Ibidem, p. 7.9 Ibidem, p. 8.10 ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 32, fasc. 162.11 Nasce a Vignate, nel milanese, il 2 novembre 1804. Trascorre la fanciullezza a Cernu-sco sul Naviglio entrando in seminario. E’ordinato sacerdote nel 1825 e viene destinatoall’insegnamento nei seminari di Castello sopra Lecco, di Severo e di Monza. Nel 1833 di-viene direttore spirituale del Seminario Maggiore di Milano. Nel 1855 è nominato dottoredella prestigiosa Biblioteca Ambrosiana e canonico onorario della Basilica di Sant’Am-brogio. Nel 1873 riceve l’onorificenza di prelato domestico di Pio IX. Mons. Biraghi èstato uomo di grande cultura e profonda vita spirituale, appassionato studioso di patro-logia e di archeologia cristiana. Proprio dalla conoscenza e ammirazione per l’antichitàcristiana e la sua devozione per Sant’Ambrogio nasce in lui l’idea di fondare l’istitutodella Suore Marcelline che all’antico ideale della verginità consacrata abbinano l’impegnoper l’educazione delle giovani fanciulle. Muore a Milano l’11 agosto 1879. Il 30 aprile2006 è proclamato beato. E. Apeciti, Come il nardo. Biografia di Beato Mons. Luigi Bi-raghi, Milano, Centro Ambrosiano, 2006.

Marcelline, guidate dalla Madre Fondatrice Marina Videmari, giungonoalla stazione di Lecce, rimanendovi 18 giorni, tempo necessario all’av-viamento dell’Istituto. Le suore sin dal loro arrivo si impegnano ad “edu-care le ragazze provenienti da famiglie oneste e di civili condizioni nellelettere, nella religione, all’amore delle patrie istituzioni e al divenire ac-corte madri di famiglia”12.Sotto la gestione delle suore milanesi e grazie ai rinnovati metodi didat-tico-pedagogici, l’Educandato registra un sostanziale incremento. Nel-l’anno scolastico 1884-1885 esso conta 80 convittrici, di cui 41 leccesi, 37della provincia e 2 di province differenti. A queste sono da aggiungere28 allieve esterne ammesse a frequentare i corsi elementari13.Proprio il costante aumento del numero di studentesse rende necessariala costruzione di un nuovo edificio, dotato di locali più ampi e funzio-nali. Nel 1887, l’allora Provveditore agli Studi, il barone piemontese Fau-stino Monti di San Giorgio, nella sua entusiastica relazionesull’Educandato, racconta che, in quell’anno, a causa di spazi insuffi-cienti, la Superiora Emilia Marcionni “dovette respingere più di quarantadomande di ammissione di alunne della antica e tradizionale aristocra-zia, non meno che della moderna ed operosa borghesia”14.La Provincia nella riunione consiliare del 7 novembre 1884 approva la co-struzione di un nuovo edificio per l’Educandato Vittorio Emanuele, dandomandato alla Deputazione provinciale:1. di far ultimare i relativi progetti d’arte e di provvedere ai successiviappalti dei lavori, vigilandone l’esecuzione;2. di contrarre un mutuo di £. 300.000 con la Cassa dei Depositi e Pre-stiti, con la condizione di prelevare la somma in rate annuali di £.100.000;3. di adattare l’edificio delle Angiolille, esclusa la chiesa, a scopi redditizi;4. di nominare una commissione incaricata di occuparsi dei disegni edella redazione del progetto d’arte15.

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12 Educatorio Vittorio Emanuele II in Lecce che verrà riaperto nel prossimo ottobre sotto ladirezione delle Suore Marcelline di Milano. Deliberazioni e documenti, Lecce, Stabili-mento tipografico Scipione Ammirato, 1882, p.1.13 O. Colangeli, Istituto Marcelline…, cit., 1967, p. 309.14 ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 118, fasc. 428.15 ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 32, fasc. 163.

Per la costruzione del nuovo edificio l’Amministrazione Provinciale ac-quista il fondo denominato di San Pasquale, per la presenza del seicen-tesco convento degli Alcantarini, esteso per 10 ettari fuori Porta SanBiagio16. Il fondo, ritenuto conveniente per “la migliore posizione, le piùfavorevoli condizioni, per bontà di aria, per ampiezza, per contiguità al-l’abitato, per tutto”17, apparteneva all’amministrazione del locale OspizioGaribaldi dal quale è venduto alla Provincia con strumento notarile del30 luglio 1884 firmato dal notaio Frassanito mediante pagamento di £.20.000.Ancor prima della citata riunione consiliare, in data 22 aprile, viene datoformale incarico all’Ingegnere Capo dell’Ufficio Tecnico Provinciale, cav.Pispico di formulare due progetti di massima: il primo per la trasforma-zione dei locali delle Angiolille per usi redditizi18; il secondo, relativo alnuovo Educandato, “da erigersi della capacità per 120 alunne e 30 o piùMarcelline”19. Nella stesura del progetto l’ing. Pispico, coadiuvato dal-l’ing. Guariglia, segue i suggerimenti epistolari forniti al Presidente delConsiglio Provinciale, l’on. Gaetano Brunetti, dalla Madre Fondatrice Ma-rina Videmari, ricalcando nella planimetria e nell’alzato gli educandatigestiti dalla Suore Marcelline a Quadronno, Vimercate e Cernusco.L’Educandato è progettato da Pispico su due soli piani: il primo da adi-birsi a sale di ricevimento, accademie, scuole per alunne interne edesterne, refettorio, portici e giardini, cappella con ingresso dal porticatocentrale; il piano superiore da destinarsi a dormitori, infermeria e saleda bagno. Nella parte posteriore dell’erigendo edificio è collocato un

16 V. Cazzato, S. Politano, Architettura e città a Lecce. Edilizia privata e nuovi borghi fra‘800 e ‘900, Galatina, Mario Congedo Editore, 1997, p. 150.17 ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 271, fasc. 1483.18 Tuttavia il convento delle Angiolille non sarà mai utilizzato per usi privati redditizi.Con il trasferimento dell’Educandato Vittorio Emanuele nella nuova sede sita nel campodi San Pasquale, l’intero stabile, oggi noto come “Palazzo Carafa” dal nome del vescovoAlfonso Sozy-Carafa, viene occupato dal Municipio di Lecce, che vi prende stabile dimora,traslocando dai locali dell’ex-convento dei Padri Teatini. Tale trasferimento avviene nel1896, dopo che la Provincia firma l’atto ufficiale di donazione al Comune di Lecce. Nel1894 alcuni ambienti sono occupati dai gabinetti scientifici dell’Istituto Tecnico “OronzoCosta”, mentre la cappella viene affidata alla Congregazione leccese di San Luigi Gonzagaper essere abbattuta nel 1917. Cfr. ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 32, fasc.165.19 ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 115, fasc. 415.

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Scalone monumentale con statua in cartapesta dell’Angelo Custode, realizzato daAchilleDe Lucrezi nel 1895.

vasto giardino, per una parte adibito ad orto. La spesa prevista per ilpiano terra è di £. 142.068,72 mentre per il primo piano è di £.138.097,79; per le spese impreviste è riservata una somma di £. 19.833,39e sino alle £. 300.000 preventivate. A sostenere le spese per la costruzionedel nuovo edificio incoraggia il crescente sviluppo dell’Istituto, che nel1884 contava 80 allieve. Numero destinato a crescere stando alle nume-rose domande per nuove iscrizioni pervenute da parte di famiglie resi-denti anche in altre province. Fanciulle iscritte ai collegi di Firenze, Lucca,Roma cercano di essere accolte nel nuovo Educandato leccese20.Il progetto d’arte è elaborato dal barone Filippo Bacile di Castiglione eapprovato dal Consiglio Provinciale con delibera del 17 ottobre 1885. Lespese per la realizzazione del progetto ammontano a £. 450.00021, supe-rando di un terzo il preventivato mutuo e rendendo necessaria la richie-sta alla Cassa dei Prestiti di un supplemento di £. 150.000. La sommacomplessiva è concessa con un interesse del 5% e con l’onere della re-stituzione in un tempo massimo di 25 anni.Nel 1889 i lavori per la costruzione del nuovo edificio risultano iniziatimentre nel 1893 è rinnovato il contratto tra la Provincia e la Società delleMarcelline di Milano per la direzione e la gestione dell’Educandato. Ilnuovo contratto di locazione prevede una durata di 25 anni (dal 1° ot-tobre del 1893 al 1° ottobre 1918) e una pigione di £. 5.000 annue, da ver-sare alla Provincia in due rate semestrali, il 1° ottobre ed il 1° aprile diogni anno. Il nuovo contratto da un lato obbliga la Provincia a conse-gnare il nuovo edificio il 1° ottobre 1893, a cingere il campo di San Pa-squale dai tre lati con un muro di cinta alto m. 2,50 e di chiuderloall’ingresso con un cancello di ferro, dall’altro impegna la Società delleMarcelline a tenere l’edificio esclusivamente ad uso di educandato fem-

20 O. Colangeli, Istituto Marcelline…, cit., 1967, p. 312.21 Le opere murarie avrebbero comportato la spesa di £ 390.000, comprensiva della pa-vimentazione, dell’intonaco, di modeste decorazioni, del muro di cinta, di accessori di-versi. Alle opere di falegnameria erano destinate £ 60.000. O. Colangeli, IstitutoMarcelline…, cit., 1967, p. 315.22 Da una lettera dell’ing. Pispico datata 12 maggio 1894 apprendiamo che a quella datail muro di prospetto non è ancora ultimato. ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II,busta 125, fasc. 466.Nel 1896 è documentata la richiesta della superiora Emilia Marcionni al Presidente dellaProvincia affinché provveda al riempimento delle aiuole antistanti l’Educandato con terra

minile, ad arredarlo in tutte le sue parti (eccezion fatta per i banchi dellacappella e del refettorio da fornirsi a spese della Provincia) e a trasfor-mare a sue spese il campo di San Pasquale in villa e giardino senza di-ritto a rimborso e indennizzo.Il trasferimento dell’Istituto, come previsto, avviene il 1° ottobre del 1893,anche se i lavori si protraggono almeno per un biennio22. A partire daquel momento l’Educandato si qualifica come “il più confacente all’edu-cazione di giovinette facoltose, signorili, che da molte province del Meri-dione convengono”23. Subito dopo il trasferimento l’ing. Pispico ordinal’altare e la balaustra al marmoraro tarantino Ferdinando Hueber. L’altareè realizzato su disegno dello stesso Pispico che per l’esecuzione del-l’opera chiede “marmo di Carrara di prima qualità” in modo da averenella chiesa “un’aria di candore virginale”24. Nello stesso anno vengonocommissionati anche gli scranni per la cappella e per il refettorio. L’ap-palto è aggiudicato dal falegname leccese Talesco Pasquale che, come dacontratto, realizza scranni “in legname di abete rosso americano”25.Nel giugno del 1915, con l’ingresso dell’Italia in guerra, gran parte del-l’edificio, su richiesta del Ministero, viene subaffittato all’Ufficio delle For-tificazioni di Taranto per trasformarlo in ospedale militare di riservamentre l’attività didattica è costretta in spazi ridotti. Le Marcelline “senzaalcun compenso” si prodigano “nell’assistenza dei militari degenti neiloro ospedali di Milano ed anche in tutti i servizi di cucina e guarda-roba”26. L’anno successivo anche i restanti locali vengono sottratti allesuore e l’attività didattica è sospesa provocando il disappunto delle illu-stri famiglie delle convittrici e del Presidente della Deputazione Provin-ciale che il 27 ottobre 1916 scrive: “La notizia di tale requisizione è stataappresa in tutta la provincia con penosa impressione e giustificato mal-contento. Ritenuto difatti che non essendo possibile trovare ora altro sta-bile adatto per trasferirvi la sede dell’Educandato, la requisizione deilocali attualmente occupati, disposta ad anno scolastico già incominciatoe senza alcun preavviso comporta la soppressione di quel fiorente Istituto

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coltivabile. Cfr. ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 122, fasc. 450.23 R. Marti, Lecce ed i suoi dintorni, Lecce, Guido Editore, 1925, p. 44.24 ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 122, fasc. 453.25 ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 122, fasc. 413.26 ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 125, fasc. 478.

che è lustro e decoro della Provincia”27. Nel 1920, dopo lo sgombero del-l’ospedale militare, nel quale erano stati ricoverati sino a mille militari fe-riti, provenienti in maggioranza dal fronte balcanico, e, ultimati“i lavoridi ripristino, di riparazione e di ridipintura generale di tutte le parti del-l’educandato”28, le suore tornano in sede dalla vicina San Cesario doveavevano trovato rifugio29.Intanto nel 1918 scade il contratto di locazione e le Marcelline già l’annoprecedente ne chiedono il rinnovo alle stesse condizioni e per la duratadi altri 25 anni. I consiglieri Flascassovitti e Fighera, tenendo conto dellasvalutazione della moneta e considerando irrisoria la pigione annua di £.5.000, propongono di elevarla a £. 25.000 e di rinnovare il contratto pernove anni anziché venticinque. Ma il Consiglio Provinciale boccia la pro-posta in favore di quella dei consiglieri Bodini e Fazzi che sostengono dirinnovare il contratto alle stesse condizioni in segno di plauso per l’operaeducatrice svolta dalle suore Marcelline nel venticinquennio di gestionedell’Educandato Vittorio Emanuele. Il contratto viene così rinnovato peraltri venticinque anni, fino al 1943.Nel 1924 la Provincia, dopo aver ascoltato il parere delle Marcelline, ac-consente al distacco di una parte del giardino annesso all’Educandato,quella confinante con il Manicomio Provinciale, per far fronte alla ri-chiesta del Comune di ripristinare un’antica strada sita in quel luogo, utilea collegare il rione San Lazzaro all’Ospedale civile “Vito Fazzi”30.Durante il ventennio fascista, precisamente nel 1932, anche in seguitoalla forte rivalutazione della romanità e degli studi umanistici propria delregime, alla scuola dell’infanzia e a quella elementare, le Marcelline af-fiancano il Ginnasio, legalmente riconosciuto con decreto del MinistroBottai del 31 luglio 1939 e poi con Decreto del Ministro della Pubblica

27 ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 125, fasc. 478.28 ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 125, fasc. 478.29 O. Colangeli, Iniziative culturali in Terra d’Otranto (XIX-XX). L’Istituto Tecnico Com-merciale “O. Costa” di Lecce, Lecce, Editrice Salentina, 1979, p. 417.30 Le trattative per l’apertura di una strada che congiungesse il piazzale di San Pasqualee la Cappella degli studenti, prospiciente via Lizzanello (attuale via XX Settembre) inizianonel 1893 anno in cui data la prima richiesta del Comune di Lecce per una porzione diterreno dell’Educandato. Allora la provincia, su consiglio del proprio Ufficio Tecnico,preferì non cedere il suolo in vista dell’apertura del Manicomio Provinciale costruitopochi anni più tardi. Cfr. ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 125, fasc. 466;Cfr. ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 8, fasc. 52.

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Salone di rappresentanza

Istruzione del 10 giugno 194631. Sempre nel 1932, per festeggiare il cin-quantenario della presenza delle suore milanesi a Lecce, un comitato diex educande intraprende una raccolta fondi per decorare la cappella an-nessa all’Istituto, guadagnandosi il plauso e il sostegno finanziario del-l’Amministrazione Provinciale32. Ai lavori nella cappella seguono, conritmo incessante, quelli di restauro della facciata, della cancellata e delmuro perimetrale, intrapresi dalle suore per ottemperare alla deliberaemessa nel 1932 dal Podestà di Lecce, con la quale si impone il riordi-namento di tutti gli edifici della città in vista della venuta a Lecce delDuce fissata il 7 settembre 193433.Il 16 luglio 1940 “per esigenze belliche è decisa la immediata requisizionedell’Istituto delle Marcelline, per bisogni ospitalieri”34. Lo stabile ancorauna volta viene modificato e trasformato in ospedale militare con la co-struzione, a spese del Ministero dell’Interno, anche di un ricovero an-tiaereo scavato nella roccia e interrato di circa sei metri. Il ricovero delleMarcelline “dal punto di vista della sicurezza è fra i migliori della cittàessendo anche corredato di antiricovero, di muro parascheggie all’in-gresso e di uscita di sicurezza nel giardino attiguo al fabbricato sotto ilquale il ricovero è scavato”35. Nel 1944 l’Istituto, “con immenso sacrificio”per ragioni di spazio, cede quattro aule alla Scuola Magistrale.Scaduto nuovamente il contratto di locazione nel 1943, l’impegno tra laProvincia e le suore viene protratto sino al 1951, anno in cui lo stabile diviale Otranto è acquistato dalla Congregazione delle Suore di Santa Mar-cellina di Milano. La compravendita si conclude precisamente il 6 aprile1951, quando, a Lecce, dinanzi al notaio Domenico Amorosi, si incon-trano le parti contraenti. Da una parte la rev. Suora Maria Marongiu, inqualità di Superiora dell’Istituto Marcelline di Lecce, dall’altra il dott. En-rico Degli Atti, per la Provincia di Lecce, l’avv. Alfredo Fighera, per la Pro-vincia di Taranto, e il dott. Antonio Perrino, per la Provincia di Brindisi,

31 Oggi l’Istituto Marcelline è un istituto parificato ai sensi della L. n. 62 del 10 marzo 2000.La sua offerta formativa, un tempo riservata a sole donne, è ora aperta anche agli uomini.Al consolidato corso di studi classici attualmente si affiancano un corso di Liceo Lingui-stico, legalmente riconosciuto sin dal 1974, e uno di Liceo Scientifico istituito nel 2002.32 ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 33, fasc. 166.33 ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 33, fasc. 167.34 ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 33, fasc. 170.35 ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 33, fasc. 170.

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36 ASL, Fondo Provincia, Deposito III, busta 33, fasc. 170.

tutti in qualità di presidenti delle province salentine nate dalla divisione,avvenuta nel terzo decennio del Novecento, della grande Provincia diTerra d’Otranto.Prima del 1951 il contratto di affitto è rinnovato annualmente. Tra le clau-sole si legge “le Province proprietarie potranno sempre chiedere, durantela locazione, il distacco di parte del terreno retrostante al fabbricato, senzache la Congregazione delle Marcelline possa opporvisi”36. Il 1 giugno 1948la Provincia priva l’Educandato di un ettaro e 70 di terreno per costruireil Brefotrofio Provinciale. Nel tratto di terreno requisito era collocato ancheil chiostro oggi visibile al centro della Villa Comunale di Lecce.Sotto la direzione delle Marcelline l’Istituto continua a crescere arrivandoa contare nell’anno scolastico 1978-1979 un totale di 816 allieve di cui 35convittrici. Oggi quest’ultime sono diminuite consentendo un’utilizzazionedidattica degli spazi un tempo destinati alle allieve interne. Inoltre l’Isti-tuto non ha ridotto i suoi standards qualitativi, continuando a registrare in-crementi nella popolazione scolastica e a contribuire significativamenteall’istruzione e alla crescita della gioventù provinciale e non solo.

Ariosto Ammassari,Fiori, cartapesta,prima metà XX sec.

L’edificio e le opere d’arte

L’Istituto, sito a sud-est della città, si erge poco distante dal centro storico,appena fuori dalla settecentesca Porta San Biagio. L’edificio, preceduto daun ampio giardino e circondato da mura di cinta, conserva in gran partela planimetria originaria. Esso ha forma parallelepipeda e si sviluppa sudue piani articolati attorno ad un giardino centrale a pianta rettangolare.Il prospetto, situato a nord-ovest, è orizzontalmente diviso in tre blocchi,assumendo una conformazione “a trittico”: la parte centrale è tagliata dauna balaustra mentre le parti laterali presentano due ordini di finestre (alpiano terra centinate e al primo piano architravate) divisi da una cornicemarcapiano che riflette la bipartizione interna. Il blocco centrale, seppurarretrato, è posto in evidenza da lesene lisce con capitelli corinzi e dalloggiato del piano terra, aperto da arcate a tutto sesto, con la duplicefunzione di sottolineare l’ingresso all’edificio e di alleggerire il volumeedilizio, movimentandolo anche in senso chiaroscurale. Oltre che dalloggiato l’ingresso è posto in risalto dal balcone (unico punto in cui labalaustra si stacca dal muro perimetrale) e dal fastigio ospitante un an-tico orologio prodotto nel 190437 dalla premiata ditta Fontana di Milanoe montato dalla ditta “Andrea Guglielmi” di Lecce “con tutte le regole del-l’arte e con esatta osservanza delle condizioni d’appalto”38. All’apice èposto lo stemma della Provincia d’Otranto (un singolare delfino con inbocca la mezzaluna turca) sormontato da una corona turrita e circondatoda libri, strumenti musicali, squadra e compasso e anticaglie varie voltea sottolineare la vasta cultura che da secoli caratterizza la terra salentina.Entrando nell’edificio, si accede all’androne voltato a stella, fiancheggiatosul lato destro da un monumentale scalone a doppia rampa che conduceal primo piano. Lo scalone, delimitato da una balaustra, è frutto della ge-nialità del progettista, il barone Filippo Bacile di Castiglione (Spongano,1827 – ivi, 1911), che oltre all’attività di architetto, praticava egregiamente

37 Il primo orologio collocato all’apice della facciata dell’Educandato risaliva al 1897 e re-cava la firma della ditta “Andrea Guglielmi” di Lecce. Danneggiatosi viene sostituito nel1904 con un altro orologio fornito dalla stessa ditta che si aggiudica l’appalto propo-nendo un preventivo più vantaggioso anche di quelli presentati da ditte prestigiose comela “Alfonso Curci” di Napoli e la “Granaglia” di Torino. Cfr. ASL, Fondo Provincia, De-posito I, parte II, busta 125, fasc. 467.38 Cfr. ASL, Fondo Provincia, Deposito I, parte II, busta 122, fasc. 450.

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Corridoio interno

anche quella di pittore39. A rendere ancora più scenografico lo scaloned’ingresso è la monumentale statua in cartapesta dell’Angelo Custode, da-tata 1895 e firmata da Achille De Lucrezi (Lecce, 1827 – ivi, 1913), notocartapestaio leccese, autore della monumentale statua di Sant’Oronzo(1869), conservata nella chiesa leccese di Santa Teresa, annoverabile trale statue in cartapesta più alte del mondo40. Il De Lucrezi era anche pro-prietario di una fiorente bottega frequentata da importanti artisti salentinidella generazione successiva: il pittore Michele Palumbo, il cartapestaio

39 Cfr. A. Foscarini, Arte e Artisti di Terra d’Otranto, edizione a cura di P. A. Vetrugno,Lecce, Edizioni Il Grifo, 2000, pp. 9-10.40 Ibidem, pp. 92-93

Teche con antichi ricami, seconda metà XIX sec.

Andrea De Pascalis (Lecce, 1862 – ivi 1895) e il pittore e cartapestaioAgesilao Flora (Latiano, 1863 – Lecce, 1952)41; quest’ultimi, insieme ad unaltro celebre cartapestaio leccese Antonio Maccagnani (Lecce, 1807 – ivi,1889), sono gli autori del bellissimo presepe in cartapesta composto daoltre trenta personaggi e gelosamente custodito dalle suore. Allo scul-tore leccese Ariosto Ammassari invece si devono le riproduzioni in car-tapesta di elementi vegetali che, insieme a ricostruzioni anatomiche edatate apparecchiature scientifiche, costituiscono una delle collezioni di-dattiche scientifico-tecnologiche più pregevoli ed apprezzate dell’interoSalento42.A sinistra dell’ingresso, è collocato il salone di rappresentanza, un grandeambiente coperto da una volta a padiglione, in cui, tra mobili antichi inlegni pregiati, sono collocati alcuni oggetti d’arte di grande interessecome i bei vasi in alabastro, i ritratti di mons. Biraghi e della Madre Fon-datrice Marina Videmari, lo stendardo della Provincia di Terra d’Otranto,gli acquerelli del primo Novecento ritraenti gli altri educandati delle SuoreMarcelline, la fioriera di metà Ottocento proveniente dal gesuitico “Col-legio Argento” e soprattutto i preziosi ricami che testimoniano il valorerivestito dai cosiddetti “lavori donneschi” nell’educazione femminile. Il ri-camo in particolare potenziava nelle donne doti come pazienza, dedi-zione, pacatezza, immancabili nella condotta di una brava moglie emadre. L’importanza attribuita dalle suore ai “lavori donneschi” è chiara-mente esplicitata nel regolamento dell’Educandato in cui, all’art. 56, silegge: “Nelle ore stabilite, fuori quelle assegnate allo studio, di insegna-mento ed alle belle arti, si esercitano con lavori d’ago e maglia, e perchési avvezzino a far senza degli altri servizi rimondino le proprie vesti e labiancheria, e soprattutto vengano ammaestrate a tagliare e cucire tuttoquanto è richiesto ad una buona madre di famiglia. Ai lavori di ricamoe di lusso non possono essere ammesse, se non quando diventino provettenei lavori sopraccennati”43.Superato l’ingresso si entra nel corpo centrale dell’edificio costituito da

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41 Cfr. R. Caforio, M. Guastella (a cura di), Novecento salentino da scoprire: Agesilao Florafra cultura artistica e impegno politico, Latiano, Locorotondo Editore, 2008.42 Cfr. A. Rossi, L. Ruggiero (a cura di), Collezioni didattiche scientifico-tecnologiche inProvincia di Lecce. Un patrimonio da conoscere e valorizzare, Lecce, Edizioni del Grifo,2003.43 Educatorio Vittorio Emanuele II in Lecce…, cit., 1882, p. 6.

Stendardo della Provincia d’Otranto, seconda metà XIX sec.

quattro corridoi simmetrici, disposti attorno ad un giardino centrale, se-condo l’antica tradizione claustrale che prevedeva conventi strutturati at-torno ad un chiostro. I corridoi sono divisi in campate quadrangolari evoltati da cupolette emisferiche impostate su pennacchi ricurvi.Il corridoio parallelo al prospetto conduce a destra alla Biblioteca e a si-nistra all’antico teatro, oggi adibito a palestra. La biblioteca contiene11.478 volumi, di cui 734 formano il fondo antico. Quest’ultimo, collo-cato entro una sobria bacheca di stile liberty, è costituito in prevalenzada testi ottocenteschi (tra cui spiccano edizioni importanti come l’edi-zione del 1832 dei Promessi Sposi44) ma non mancano Settecentine (97volumi), Seicentine (18 testi in più volumi), Cinquecentine (12 volumi) eIncunaboli (3 volumi)45.Il teatro, a pianta ottagonale, è strutturato su due piani: il primo costituitodalla platea e dal palchetto rialzato; il secondo balaustrato, movimentatoda tribune semi-ottagonali. Sopra il palchetto campeggia il quadro di ma-trice purista, databile ai primi anni Cinquanta, raffigurante Santa Mar-cellina con Sant’Ambrogio e San Satiro bambini secondo il modelloiconografico tipico della Santa, intento a metterne in risalto soprattutto ledoti di educatrice divina.Usciti dalla palestra, proseguendo nel corridoio di sud-est, si raggiungela cappella identificata dalla scritta sull’architrave “DOMUS ORATIONIS”.La cappella, consacrata ufficialmente il 5 maggio 1895 da mons. SalvatoreAloisio Zolla, è oggi un autentico scrigno di opere d’arte. Essa è costitutada una navata unica divisa in campate rettangolari voltate a stella, inter-vallate da paraste corinzie su cui si impostano arconi traversi. La parte si-nistra è prospiciente l’esterno, mentre quella destra, con finestre cieche,costeggia il corridoio. L’altare maggiore, disegnato dall’ing. Pispico, èopera del marmoraro tarantino Ferdinando Hueber, cui certamente si de-vono anche gli altari laterali. Fino al 1970 la navata era divisa dal pre-sbiterio mediate una balaustra in marmo bianco di cui oggi restano soloi blocchi marmorei posti a reggere la mensa46. Sulla parete destra si

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44 A. Manzoni, Opere scelte, Firenze, David Passagni e soci, 1832.45 Cfr. L. Ingrosso, Catalogo del Fondo Antico della Biblioteca dell’Istituto Marcelline diLecce, Campi Salentina, Maci Editore, 2004.46 In molti ambienti ecclesiastici, dopo il Concilio Vaticano II, si è installato davanti al-l’esistente altare maggiore una mensa destinata alla celebrazione verso il popolo.

aprono due altari laterali sormontati da grandi statue bianche in cartape-sta dell’Immacolata e di San Giuseppe. La cappella, dipinta nel 1933, pre-senta una decorazione segnica di forte impronta neomedievale,culminante nella calotta absidale divisa in tre spicchi dove, tra decora-zione a racemi, si trovano due cherubini e una croce gemmata. Parte in-tegrante della decorazione sono anche le citazioni tratte dai Vangeli, dallaBibbia e dalla patristica, fiancheggiate da vasi con palme e piante di ederae alloro, espliciti riferimenti cristologici. Nella zona absidale, retrostantel’altare, è la pala con la Sacra Famiglia, firmata “S. Altamura” e datata1893. Francesco Saverio Altamura (Foggia, 1826 – Napoli, 1897), insiemea De Nittis e Giocchino Toma, è ricordato tra i più grandi pittori pugliesidel XIX secolo, nonché “una delle personalità più vive e complesse del-l’arte napoletana del secondo Ottocento”47. Egli, durante il soggiorno fio-rentino del 1855, ha contribuito alla nascita del movimento deimacchiaioli (la corrente pittorica più significativa dell’Ottocento italiano),assumendo un ruolo di primo piano nella pittura italiana ottocentesca48.Le Marcelline commissionano la pala d’altare nel 1893, anno in cui il pit-tore foggiano risulta già attivo nel Salento, nella Chiesa Madre di Castri-gnano dei Greci49, dove esegue 11 tele, e nel Cimitero di Squinzano, dove,l’anno dopo, firma la Pietà della Cappella Frassaniti50. Il tema della SacraFamiglia non è casuale. Mostrando la famiglia di Cristo si offre alle edu-cande, future madri e mogli, un modello normativo su cui strutturare il lorofuturo nucleo familiare, e soprattutto si offre la Vergine come esempio daseguire per coloro che devono “divenire accorte madri di famiglia”.La pala di Altamura, sormontata dall’Agnus Dei, è affiancata da due teleraffiguranti a destra San Carlo Borromeo in preghiera a sinistra San-t’Ambrogio intento a calpestare il serpente e affiancato dal celebre motto“UBI PETRUS IBI ECCLESIA”. Poco più a destra vi è una tela con San-

47 P. Ricci, Arte e Artisti a Napoli [1800-1943], Napoli, Guida Editori, 1981, p. 42.48 Cfr. M. Melichiorre, La pittura a Foggia tra Otto e Novecento, Foggia, Leone Editrice,2005, pp. 25-26.49 Cfr. C. Farese Sperken, Francesco Saverio Altamura a Castrignano dei Greci: un aspettodella pittura religiosa nel tardo Ottocento, in “Bollettino d’Arte del Ministero per i beni ele attività culturali” n. 15, Roma, luglio-settembre 1982.50 Committenti dell’opera sono da ritenere le Marcelline e non la Provincia dal momentoche per contratto tutti gli arredi della Cappella spettavano alle affittuarie mentre scrannie altari al locatore.

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Cappella

t’Ambrogio e Santa Marcellina, entro un dittico neogotico, sormontatidal clipeo con San Satiro. Si tratta di opere eseguite intorno al secondodecennio del Novecento dal pittore leccese Pietro De Simone (Lecce,1845 – ivi, 1920)51, certamente tra il 1903, anno del rientro da Roma del-l’artista, e il 1920, anno della sua morte. Il culto dei santi menzionati ri-manda esplicitamente a Milano, città d’origine delle Marcelline. A Milanorimanda anche il culto della Madonna Bambina, statua in cera avvoltain un panno di seta bianca e riposta entro una teca di vetro. Nella cap-pella, sopra l’ingresso e con l’accesso dal secondo piano, è anche unacantoria in cui, oltre alla pregevole tela con San Gerolamo penitente, da-tabile al tardo Seicento, sono alloggiate tre statue in cartapesta di fatturafinissima con Cristo Risorto, San Luigi Gonzaga e Sant’Agnese, tutte da-tabili alla prima metà del XX secolo. Stessa datazione è ipotizzabile ancheper la statua in cartapesta di pregevolissima fattura ritraente Mons. LuigiBiraghi, fondatore dell’ordine delle Marcelline.

51 Cfr. A. Foscarini, Arte e Artisti di Terra d’Otranto…, cit., 2000, pp. 96-97.

Ignoto cartapestaio leccese, Sant’Agnese e San Luigi Gonzaga, prima metà XX sec.

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Francesco Saverio Altamura, Sacra Famiglia, 1893

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Separè con acquerelli ritraenti gli educandati retti dalle Marcelline, seconda metà del XIXsec.