LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

12
Indice: Demoni o...eroi della comunicazione? Di Sara Guardascione (ATTUALITA' INTERNAZIONALE)..........................................................1 La Chiesa perdona i Beatles. Ma “I don't care less” Di Giuseppe Varriale (ATTUALITA' INTERNAZIONALE)..........................................................2 Campionesse di latino e greco al “Pitagora” di Pozzuoli Di Rino Fiore (ATTUALITA' LOCALE)..............................................................................5 Anche gli angeli guardano Bresson Di Gennaro Cimmino (ARTE – fotografia).........................................................................................6 “Dove scorre il Sebeto”? A teatro Di Marina Vagnoni (LETTERATURA – teatro).............................................................................8 Sana e buona vecchia Routine Di Gennaro Cimmino........................................................................................9 Eloisa Di Anna Schiano Lo Moriello..........................................................................11 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

description

Giornale di LUX in FABULA

Transcript of LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

Page 1: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

Indice:

Demoni o...eroi della comunicazione?Di Sara Guardascione(ATTUALITA' INTERNAZIONALE)..........................................................1

La Chiesa perdona i Beatles. Ma “I don't care less”Di Giuseppe Varriale(ATTUALITA' INTERNAZIONALE)..........................................................2

Campionesse di latino e greco al “Pitagora” di PozzuoliDi Rino Fiore(ATTUALITA' LOCALE)..............................................................................5

Anche gli angeli guardano BressonDi Gennaro Cimmino(ARTE – fotografia).........................................................................................6

“Dove scorre il Sebeto”? A teatroDi Marina Vagnoni(LETTERATURA – teatro).............................................................................8

Sana e buona vecchia RoutineDi Gennaro Cimmino........................................................................................9

EloisaDi Anna Schiano Lo Moriello..........................................................................11

SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 2: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

Demoni o...eroi della comunicazione?Di Sara Guardascione

Non abbiamo più tempo. Rimandiamo le chiacchiere con gli amici a causa dei troppi impegni. Ci sentiamo sommersi dalle “cose da fare”. Ma poi ciascuno di noi ha almeno un momento nella giornata, in cui dedicarsi alle “faccende virtuali”. E per quei pochi che hanno resistito all’uso di social network e client di messaggistica istantanea, come Facebook o Messenger, esiste almeno un indirizzo di posta elettronica, tramite il quale essere in contatto virtuale col mondo. Non scrivo sulla base di un’indagine sociologica o quant’altro, ma riporto qui una mia riflessione da semplice osservatrice, pienamente consapevole di essere immersa in quella rete di relazioni sociali, che forse di “socievole” ha ben poco. Dunque, dicevo della carenza di tempo. Sommersi dagli impegni, riusciamo a dedicare ben poco spazio alle relazioni umane, ma il fatto stesso di rimanercene a casa, o in ufficio, o in qualsiasi altro luogo in cui possiamo adempiere ai nostri doveri, per poi trascorrere minuti di relax, o intere ore davanti al pc, ci rende probabilmente “meno colpevoli”ai nostri stessi occhi. Questo è forse ciò che meno mi convince di queste nuove forme di comunicazione: sottrarre del tempo alla comunicazione reale. Dando per scontato il fatto che Internet (se ben adoperato) sia una fonte inesauribile di ricerca, e forse, quanto di più “libero” ci è rimasto al giorno d’oggi nell’ambito dell’informazione, vorrei dare uno sguardo più da vicino, ai due fenomeni sociali sopracitati, ed alle possibilità o restrizioni che essi ci propongono.Per quanto riguarda la “chat”, essa apre una serie di problematiche all’interno della comunicazione, soprattutto a livello di “comprensione”: per quanto il linguaggio si avvicini a quello colloquiale e dialogico, la mancanza dell’intonazione, tipica del linguaggio parlato, implica difficoltà e fraintendimenti. In parole povere, c’è poca attenzione all’aspetto formale, e dunque alla chiarezza dell’espressione, ma manca il contatto visivo e orale, per cui si rischia di non capirsi, o comunque, vengono perse le sfumature del discorso.Il registro, come già detto, è sicuramente colloquiale, per cui tende ad imitare il parlato, e presenta aspetti “curiosi”, come il “code switching”, ovvero una forma di plurilinguismo che implica il passaggio da un “codice” ad un altro (ad es. dall’italiano, all’inglese, al dialetto). Questo lo rende interessante dal punto di vista degli studi linguistici, se si pensa, del resto, che dopo la nascita del trasmesso (radio, cinema, TV), lo scritto stava avviandosi verso una lenta fine, ma che, grazie alla diffusione di Internet, delle chat-lines, della posta elettronica, esso ha ripreso vigore. Un punto, dunque, a vantaggio di queste tecnologie, che forse tendono ad essere “demonizzate” dai tradizionalisti.Non c’è dubbio, certo, sul fatto che non ci si serva di un “linguaggio letterario”, che del resto è utilizzato in contesti del tutto diversi, e si potrà quindi “storcere il naso” di fronte a frasi sgrammaticate, o alle abbreviazioni frequentemente usate. Ma bisogna anche riflettere sul fatto che ogni lingua, attraverso l’uso, tende alla semplificazione. Inoltre, e per fortuna, i parlanti sono capaci di far convivere due lingue (o anche più), una adoperata in contesti formali, l’altra in quelli informali (diglossia). Infine, per quanto riguarda le abbreviazioni, esse non possono essere considerate un’innovazione, se si pensa che perfino i copisti medievali le adoperavano per semplificare il loro lavoro!

1 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 3: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

Discorso forse più complesso è quello di Facebook: esso è, a mio avviso, un luogo di comunicazione particolare, in quanto meno privato, per cui presenta una nuova caratteristica: ogni singola persona che lo adopera, è costretta a dare un’immagine di sé attraverso il proprio “profilo”. Di qui la scelta di “cosa pubblicare”, link, immagini, brevi frasi leggibili da tutti. Che lo si voglia o meno, si da conto dell’apparenza, anche solo nella scelta della propria fotografia, e si mostra solo ciò che di sé si vuol far vedere al pubblico.

Può essere, ad ogni modo, un interessante mezzo per aderire ad iniziative, tenersi informati su eventi, rimettersi in contatto con gente persa di vista da anni, o semplicemente uno strumento ludico. Di certo rispecchia bene il tipo di consumo che facciamo oggi della vita: un consumo breve, rapido, soggetto alle mode, ai mutamenti, un consumo fatto di immagini e brevi sentenze, meno riflessivo e molto più “suggestivo”.C’è però un altro tipo di vantaggio che a mio avviso offre la rete, nell’ambito della comunicazione: la possibilità di avere un blog, un myspace, o come dir si voglia: uno spazio in cui esprimere le proprie riflessioni, le proprie idee, o i propri lavori, magari la propria musica. Un luogo alla portata di tutti, in cui si può essere meno frammentari, meno effimeri, forse un tantino più comunicativi.Senza entrare in discorsi complessi sulla comunicazione, non possedendo nemmeno le competenze per affrontarli, concludo, ancora una volta, con il mio punto di vista. È quasi impossibile essere totalmente al di fuori di questo “mondo virtuale”. Facendone a meno, è sempre più difficile restare in contatto con gli altri. Vi si aggiunge il fatto che si tratta di servizi gratuiti, che garantiscono di comunicare con più persone in maniera quasi simultanea. Se si sfruttasse semplicemente nei momenti in cui la comunicazione non può avvenire in maniera diretta, forse creerebbe meno dipendenza. Ma la sua immediatezza, la comodità di averlo a portata di mano, la nostra incapacità di rimanere soli con noi stessi, la protezione di uno schermo che ci impedisce di

guardare in volto il nostro interlocutore, sono tutti elementi che rendono più semplice “digitare” un discorso, piuttosto che esporlo a voce.

La Chiesa perdona i Beatles. Ma “I don't care less”Di Giuseppe Varriale

L'incriminazione

Come forse saprete quasi tutti, nel lontano 1968 la Chiesa decise di provocare una sorta di nuovo scisma d'Occidente dichiarando che i Beatles altro non erano che un gruppo di ragazzi inviati da Satana sulla terra (in effetti non proprio in questi termini, però il senso era pressappoco questo). Il concetto di scissione non è adoperato a caso, ma proprio per fare un raffronto. Raffronto non tanto con lo Scisma del 1378/1417, quanto piuttosto con il lontanissimo “Grande Scisma” datato, solitamente, 1054.In realtà la frattura del '68 non è tra due concezioni religiose appartenenti allo stesso ceppo e che si

2 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Abbreviazioni scribali manoscritti medievali

Page 4: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

fronteggiano sulla base di una più (o meno) ortodossa concezione dell'insegnamento cristiano, quanto piuttosto (superficialmente) tra credenti e beatlesiani. Tuttavia è possibile rintracciare una più profonda spaccatura, in verità non generata dai Beatles, tra due concezioni della verità, ma questo è quanto sarà da analizzare attraverso il seguito dell'articolo.La frase incriminata è la famosa asserzione di Lennon: “Siamo più grandi di Gesù”, pronunciata nel'68, allorquando il gruppo aveva raggiunto, ormai da tempo, un successo a dir poco planetario. Ebbene, tale asserzione (o constatazione) di Lennon suscitò un enorme scandalo nella società ecclesiastica tale da dover indurre la Chiesa a condannare fortemente gli atteggiamenti dei quattro.

Il perdono

Ebbene, dopo poco più di quarant'anni (morti Lennon e Harrison), la Chiesa ha deciso, il 13 aprile di questo anno, di assolvere il gruppo sostenendo che: “la bellezza delle loro canzoni, rende i lorocomportamenti - non particolarmente morigerati in quel periodo - distanti e privi di significato”. Inoltre, con un atto di grande umiltà, la Chiesa è stata anche disposta a precisare che: “ Le loro belle melodie che hanno cambiato per sempre la storia della musica pop e continuano ancora oggi a darci emozioni, continuano a vivere come un gioiello prezioso [...] i Beatles sono il più longevo, consistente e rappresentativo fenomeno nella storia della

pop music”, quasi a voler dimostrare che,dopo quarantadue anni, anche il clero riesce a stare al passo coi tempi.Ma, in questa sede, non ci interessa né dare piccole e approssimative notizie, né ironizzare sulla celerità degli avanzamenti della Chiesa. Ci basta, per quanto riguarda la semplice notizia, ripetere le parole di Ringo Starr all'annuncio del perdono: “Non me ne può fregare di meno” e “La Chiesa dovrebbe pensare ad altri problemi”.Ma proprio il motivo per cui la Chiesa pensa a questi problemi e, soprattutto, che ci pensi a prescindere da quanto ai Beatles possa interessare è da capire.

La funzionalità del perdono

Certamente il perdono è funzionale alla Chiesa. In primo luogo serve senza dubbio a dimostrare la sua elasticità (in un periodo in cui essere intransigenti sta troppo stretto alla società imborghesita, purchè, d'altro canto, si sia invece inflessibili con ignobili preferenze omosessuali), ma questa è solola superficie.Il punto realmente interessante è l'uso che la Chiesa fa di un fenomeno, trasformandolo in un altro. In questo caso si tratta del fenomeno del nichilismo tramutato in ateismo (nel caso precipuo, in satanismo) o in semplice relativismo, e ciò è evidente anche nelle parole espresse nei confronti dei Beatles. (Tra l'altro vi è anche un legame, a mio avviso, tra questa vicenda e quella della messa in ricordo di Nietzsche, celebrata il 24 agosto del 2008).Comunque torniamo a noi: come saprete i Beatles più rivoluzionari si inscrivono in un contesto culturale molto particolare, segnato soprattutto da grandi contestazioni contro il potere gerarchizzato e contro tutto ciò che esercita una sorta di controllo dall'alto, e la Chiesa non è esente da queste critiche.In realtà queste manifestazioni di idiosincrasia nei confronti di valori che non vengono più accettati non sono altro che l'espressione volgare di un fenomeno che aveva preso avvio già alla fine del

3 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 5: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

1800 e che trovava la sua espressione più precisa in Nietzsche e nella sua concezione del nichilismo come dissolvimento di tutti i supremi valori e come inesistenza della verità. Ed è proprio in questo contesto che si inscrivono, a mio avviso, i Beatles: essi non sono né ateisti, né satanici, né tantomeno dei semplici relativisti.Essi sono gli inventori del non-senso in musica che altro non è che l'espressione, messa in musica, della gettatezza dell'uomo nel mondo: così come l'uomo non trova il senso nel mondo, l'ascoltatore delle canzoni dei Beatles non trova il senso all'interno del verso delle loro canzoni. É quanto cercava di evidenziare sempre Ringo Starr allorchè sosteneva di non capire cosa i fans scoprissero di esoterico all'interno dei loro testi. (Quindi non vi è nessuna verità, semplicemente. Tutto è gioco, ancora – in parte - Nietzsche).E la stessa asserzione di Lennon è un esempio ironico del fatto di quanto profondamente lui avesse compreso il nichilismo (forse): dire che i Beatles sono più grandi (nel senso di famosi, conosciuti) di Gesù è, da un lato, desacralizzare la figura di Cristo, quantomeno nei termini in cui è stata canonizzata dalla Chiesa; dall'altro è evidenziare la vuotezza della società, a loro contemporanea, che aveva elevato a valore supremo il successo.E la Chiesa, invece, sostenendo dapprima che i Beatles siano satanici e successivamente che i loro precedenti comportamenti sono privi di senso, li abbassa una volta a negatori di Cristo o estimatori del suo contrario e l'altra a relativisti.Ora l'ateismo, o il satanismo, sono fenomeno che la Chiesa ha già preso in considerazione e con i quale fa i conti da sempre, uscendone non sempre vincitrice, ma certamente mai completamente sconfitta. Dopotutto non si tratta che di verità diametralmente opposte a quella cristiana e già Pascal, sulla base del semplice vantaggio, era riuscito a combattere l'ateismo. (Per quel che concerne il satanismo sarebbe ancora più facile visto che basta poggiarsi sul sofisma secondo cui chi crede nel demonio, in un modo o nell'altro, crede anche in Dio. Ed è facile evidenziare come sia meglio affidarsi a quest'ultimo).Per quanto riguarda il relativismo, in questo caso si tratta dell'asserzione dell'esistenza di una molteplicità di verità, tutte relative, nessuna assoluta e, quindi, tutte possibilmente vere. É piuttosto semplice combattere una concezione del genere: basterà trovare quella verità che dia conto di tutte le altre oppure, nel caso in cui ci fossero ancora degli scettici, fondare ancora una volta il valore supremo sulla base del vantaggio o su qualche forma di magismo e miracolismo spicciolo. Niente di più semplice, in fondo (dopotutto anche la Chiesa conosce il suo scettico, in un senso tutt'altro che greco: San Tommaso).Ma come può la Chiesa riuscire a vincere su un tipo di considerazione che non relativizza semplicemente la verità, né si oppone semplicemente alla verità cristiana? Come può essere ancora utile la verità cristiana alla verità stessa e all'uomo che non vede più il mondo come bello perchè non lo vede più come ciò che rassomiglia al Creatore? Come può essere utile all'uomo che non vede nessun miglioramento progressivo nel mondo (e nemmeno nessun avvicinamento progressivo al nulla del nichilismo, come invece voleva Heidegger); come può essere d'aiuto, se non come misero palliativo, all'uomo che non aspetta più nessuna palingenesi? Come può vincere il senso di gettatezza proprio del sentire esistenziale? Come può fermare la skepsis, la continua ricerca senza sosta e senza meta a cui giungere, che altro non è se non il bisogno esistenziale in cui ci si trova dopo la “morte di Dio”?Non può nulla contro queste domande ed è per questo che semplicemente le salta, trasformandole, cercando di mantenere l'uomo (il credente) in una sorta di torpore, di rassegnazione e di aspettazione, svilendo ed umiliando la ricerca e la rivoluzione che pure erano, a quanto si dice, le peculiari qualità di Cristo (e che dovrebbero essere considerate le qualità normali di un qualsiasi cristo, prendendo il termine nel senso napoletano).

4 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 6: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

Campionesse di latino e greco al “Pitagora” di PozzuoliDi Rino Fiore

Fine anno scolastico “esplosivo” nei Campi Flegrei e più precisamente nell’ ISTITUTO SUPERIORE STATALE PITAGORA di Pozzuoli del Dirigente Scolastico LUISA VETTONE. Non stiamo parlando del famoso fenomeno naturale del BRADISISMO che contraddistingue la TERRA ARDENTE, ma degli “esplosivi” successi di 2 allieve della scuola sopracitata, situata nel popolare RIONE TOIANO. Infatti FEDERICA COSTAGLIOLA, allieva del III LICEO CLASSICO dell’I.S.S. PITAGORA di Pozzuoli, ha vinto il primo premio nazionale della 7° edizione del prestigioso CERTAMEN VITRUVIANO organizzato dall’istituto “VITRUVIO-TALLINI” di Formia. L’allieva si è distinta per aver svolto in modo eccellente la traduzione e il commento filologico di un passo tratto dal DE ARCHITECTURA di VITRUVIO. Parlando di se stessa Federica dice: “Abito a Monterusciello, mio padre è di Bacoli e mia mamma è di Pozzuoli. Mi sento molto emozionata per questo premio per me inaspettato, che mi ricompensa di tutti i sacrifici che ho fatto fino adesso anche se sono una “curiosa del sapere”. La felicità è maggiore perché ho dato una grande soddisfazione in famiglia, soprattutto ai miei nonni. Ancora non ci credo! Solo dopo ho realizzato l’importanza di questo risultato, non solo per me stessa ma anche per i miei professori, per la mia scuola e per il rione dove è situata. Il mio futuro? Sono indecisa se iscrivermi alla facoltà di lettere classiche o a giurisprudenza.” CARLA SIMONELLI, allieva del II LICEO CLASSICO sempre dello stesso istituto del capoluogo flegreo, invece, si è classificata tra i primi 10 su 140 partecipanti al CERTAMEN NAZIONALE LUCRETIANUM svoltosi presso il liceo “TITO LUCREZIO CARO” di Napoli. Carla racconta: “È stata un’esperienza fantastica, ho dato tutta me stessa; certo l’emozione è stata tanta soprattutto perché è stato un risultato del tutto imprevisto. Sono orgogliosa di ciò che ho fatto e sono contenta per la mia famiglia, che ha fatto e fa molti sacrifici per farmi studiare. Dedico questo risultato alla mia scuola, ai miei docenti e al rione Toiano, un rione che ha bisogno di riscatto. Per quanto riguarda il mio futuro, dopo la licenza liceale mi farebbe piacere diventare avvocato, quindi mi iscriverò a giurisprudenza”.Con questi risultati formidabili si conclude l’attività di AD SENSUM, progetto volto alla preparazione di studenti che vogliono cimentarsi nella traduzione di testi in lingua latina e greca nell’ambito di concorsi nazionali. Durante queste manifestazioni gli studenti puteolani del PITAGORA hanno avuto modo di confrontarsi con coetanei di tutta Italia; hanno seguito conferenze, hanno ascoltato concerti, hanno visitato altri siti archeologici di grande interesse e ottenuto importanti riconoscimenti per il lavoro svolto (premi in denaro e inserimento nell’albo nazionale delle eccellenze).Questi risultati, ottenuti grazie anche alla competenza e alla dedizione delle docenti di latino e greco, Marianna Cerrito e Claudia Spinelli, confermano la lunga tradizione degli studi classici dell’istituto flegreo, che non è certo inferiore a quella dei rinomati istituti partenopei. Inoltre l’istituto PITAGORA vanta anche eccellenze negli studi tecnici, scientifici e professionali. La DICEARCHIA greca dunque, la PUTEOLI romana e la POZZUOLI attuale sorridono grazie ai successi dei loro virgulti, perché vedono rinvigorire la propria millenaria tradizione culturale e letteraria, nella speranza di ricoprire quel ruolo di primo piano che la STORIA ha assegnato loro.

5 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 7: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

Anche gli angeli guardano BressonDi Gennaro Cimmino

Nei centri commerciali c'è sempre qualcuno che va di fretta. Il via vai delle persone ti mette il mal di mare, uno spintone qui, una spallata là, sputano bambini di tutte le età e con tutti i capricci.

Non trovo subito la libreria. Sono costretto a passare prima per gli oramai familiari GameStop, Eldo, Piazza Italia e centro Wind.Una volta entrato è una via dritta, categoria Fotografia, il tempo di trovare uno sgabello e passerò qui i prossimi 80 minuti. I miei Avedon, Haraki, Doisneau sono tutti qua davanti, sembrano felici anche loro di vedermi. Comincio come sempre da Bresson, un po per abitudine, un po per rispetto.

Non faccio troppo caso a quale raccolta prendo, tanto con lui non resterò deluso. Mi guardo la copertina qualche secondo, c'è un suo ritratto lievemente sfocato e a tratti indifferente, penso che chi ha deciso la copertina ha davvero poco gusto e apro il libro Di ogni foto mi divoro tutto. Le forme, i vuoti , le persone, i contrasti e gli errori. Funzionano tutti in armonia e alla perfezione.Noto che su sul bordo di un foglio c'è un leggera piega, faccio una smorfia di disapprovazione e continuo. Poi ne trovo un altra. Altra piega, altra smorfia.

Arrivo all'ultima foto, ancora con voglia di fotografia chiudo il libro e lo metto delicatamente al proprio posto ( non come ha fatto il suo ultimo lettore ). Mentre comincio a pensare a quale Fotografo dedicarmi, mi sento bussare alla spalla:

<< Ciao, senti scusa la confidenza, devo fare un regalo ad una ragazza che ama molto la fotografia, mi sapresti consigliare qualcosa? >>

è un ragazzino di appena 15 anni a giudicare dai brufoli e dalla corporatura, quasi senza accento e con i capelli lunghi.

<< Non c'è problema....lei che tipo è? fa foto? e se si, che le piace fotografare? >> chiedo io il più educatamente possibile

<< A lei piacciono molto le persone, cioè i ritratti, ritratti a persone insomma, non solo in mezzo la strada, ma anche loro isolate >> risponde lui quasi subito.

Prendo un libro edizioni tascabili Contrasto di Arnold Newman e glielo tendo.

<< Questo dovrebbe piacerle.....lui con le persone ci sa fare, un po' semplice ma per nulla banale, è buono anche il prezzo >>

Lui non è troppo convinto, magari si sarebbe aspettato un libro 50 x 70 cm dal titolo ' Le più belle foto del mondo ', dice un grazie frettoloso e si allontana col mio libro consigliato tra le mani.Noto quanto oramai, con la fotografia digitale, ognuno vuole possedere una parte della parola Fotoamatore, e la cosa mi va benissimo. Ma il mercato dei libri fotografici è pressapoco immenso, e chi vuole avvicinarci alla fotografia d'autore rischia di apprendere male.Credo ciecamente che la

6 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 8: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

fotografia come forma d'arte sia libera e come tale va vissuta, ma credo inoltre che esistano dei canoni immortali che meritano di essere conosciuti, riconosciuti e apprezzati. C'è differenza tra una 'grande' foto e una bellissima foto, e mentre nella seconda categoria conta il punto di vista soggettivo dell'osservatore, nella prima vanno presi in considerazione molti aspetti tecnici, emotivi e culturali che a volte vanno ignorati. Il discorso potrebbe andare avanti per giorni e non è mia intenzione approfondirlo ancora. Ma mi sento in dovere di consigliare una serie di libri ed autori per chiunque voglia conoscere questi canoni che hanno reso 'GRANDI' alcuni fotografi e le loro foto:

• Henri Cartier-Bresson come se fosse oro, qualsiasi cosa (preferite Edizioni Contrasto)

• Elliot Erwitt's - Rome (edizione Teneves)

• Annie Leibovitz - Fotografie di una vita 1990 - 2005 (edizione Dea )

• Mimmo Jodice - Perdersi a Guardare (ed. Contrasto)

• Arnold Newman - selezionato da Philip Brookman (ed. Taschen )

• RIchard Avedon - fotografie 1946 - 2004 (ed. Contrasto)

• Nobushiro Haraki - Raccolta (ed. Contrasto)

Il mio articolo è un incentivo per spingere a conoscere questo mondo in maniera più profonda. Non è mai stata mia intenzione in quest'articolo descrivere o analizzare foto e fotografi, in quanto questo spetta a chi guarderà le foto. Perchè in fondo, e qui cito Susan Sontag nel suo libro ' Sulla Fotografia': “la fotografia è del fotografo, ma una volta che qualcuno la guarda, l'osservatore se ne impadronisce in tutto e per tutto”.

7 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 9: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

“Dove scorre il Sebeto”? A teatroDi Marina Vagnoni

Un fiume perduto, un mare inquinato, sfruttato, in certi punti inghiottito dalla terra, presente ma non più accessibile agli umani. Una città prosciugata, privata delle sue acque e, con loro, della sua linfa vitale. Lo spettacolo “Dove scorre il Sebeto - lenta immersione nella città dolente”, tratto dal poema “Sebeto” di Mimmo Grasso, con la regia di Raffaele Rizzo, ci porta, attraverso la metafora del fiume smarrito, faccia a faccia con una città che ben

conosciamo ma che in fondo non conosciamo mai veramente. Perché per vivere tra i dannati della “città dolente” (reminiscenza dantesca) bisogna giorno per giorno dimenticare un po', socchiudere gli occhi e turarsi il naso, far finta di non vedere un cavallo che agonizza davanti a noi (che è una delle immagini più forti dello spettacolo).Il teatro di Rizzo e Grasso non maschera la sua volontà di richiamarsi a quello delle origini, il teatro tragico, che nulla ha a che fare con l'odierno teatro mimetico, e dove protagonisti della scena sono soprattutto l'accento, il gesto, la parola oracolare. Lo spettatore implicito del testo è napoletano, poiché l'idioma utilizzato è un dialetto arduo, che già oppone una sfida all'orecchio indigeno e risulterebbe assolutamente incomprensibile ad altri – anche se, d'altra parte, questo non rappresenterebbe un problema eccessivo, poiché la parola oracolare vale al di là del suo senso, vale per il suono e per il solo fatto di essere pronunciata.La lentezza annunciata nel sottotitolo è lo scambio continuo tra immersione e catarsi, è l'apertura del terzo occhio: lo spettatore è costretto a riguardarsi dal di fuori e dal di dentro, e l'esasperazione delle stimmate della napoletanità è anche un mezzo per raggiungere, all'opposto, l'universalità di un discorso antropologico.Il fiume perduto è, secondo le parole dell'autore, “il sangue di Napoli, il trucco che c'è ma non si vede”. La città che sa di avere un'anima, o immagina di averla avuta un giorno, ma non sa più dov'è e di quali macchie, forse incancellabili, si è lordata. E che tutto sommato la sente ancora pulsare, come se un fiume sotterraneo, irrintracciabile, la tenesse ancora in vita nonostante tutto, seppure appesa a un filo.Il fiume è metafora della coscienza civile, senza dubbio, ma può essere anche molto altro. L'acqua è l'elemento materno, l'elemento in cui si forma la vita, dunque la purezza e l'innocenza dell'origine che la città ha perso insieme al fiume. Il testo è pieno di riferimenti antropologici e simbolici, quasi a sottolineare il fatto che la città di Napoli vive nel mito più che nel mondo, che è essa stessa mito e che da tale dimensione non riesce a staccarsi: la luna, il fiume e l'acqua in generale, la vecchiaia e l'infanzia, la magia. E le canzoni, che rappresentano per Napoli una sorta di lingua di culto, un patrimonio mitologico, un refrain il cui senso non conta perché il suo valore è quello di un mantra (un suono ripetuto allo scopo di liberare la mente e distaccarsi dalla realtà illusoria del mondo).Rovina, morte e rinascita sono il sottofondo dei diversi quadri visivi che si avvicendano. Non a caso la vecchia e il bambino sono elementi pregnanti dell'immaginario napoletano, e il loro valore religioso (la c, appunto l'avvicendarsi di morte e rinascita. E non a caso il popolo napoletano è sempre stato un popolo proletario, quindi per tradizione molto prolifico, per cui il bambino è cardine della composizione sociale e culturale. 'E ccriature, speranza e promessa di un rinnovamento che non arriva mai, che vengono inghiottite immediatamente col passare dell'infanzia - infanzia che al giorno d'oggi brandisce coltelli e forse peggio.“Dove scorre il Sebeto” è il canto del capro, la tragedia di Napoli – città che molto bene si presta ad essere emblema vivente della dantesca “città dolente”; ma che al tempo stesso appare come un'escrescenza sanguinolenta nel cuore di una nazione, ne porta concentrati in sé i mali che qui esplodono e diventano pane quotidiano, puzza di spazzatura che invade le strade, disperazione

8 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 10: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

vissuta giorno per giorno, sangue che viene allegramente versato senza troppe remore. Una città che dunque incarna il perfetto capro espiatorio e la perfetta vittima sacrificale; la cui colpa maggiore, come per tutte le vittime sacrificali, è l'inconsapevolezza.

Sana e buona vecchia RoutineDi Gennaro Cimmino

Non riesco mai a capire da subito se mi sono svegliato o no appena apro gli occhi.Mi sveglio sempre con la testa vuota. Lascio al cervello qualche secondo per ricordare se e cosa ho sognato...ma niente, vuoto.Giro la testa a sinistra e lei non c'è.<< ROOOOOOOO.......ROOOOOOSAAAAAAA >>, urlo per quanto mi concede la voce.L'orologio segna le 9.30, dev'essere sabato: il mercato, la spesa, gli amici, Giovanni sta di sopra ancora dormendo, non sento rumori in cucina. Sì,è sicuramente sabato.Richiudo gli occhi per qualche secondo, la mascella si stringe contro di me, comincia a disobbedire anche lei, avrà fatto comunella con le spalle e le dita, brutte compagnie quelle, dovrò prendere provvedimenti severi. Disciplina, quello ci vorrebbe.Di colpo lo stimolo, tutte le mattine, tutte le dannate mattine, non ci si abitua proprio mai.Ci provo a tenerla, lo giuro, ci provo per più di 10 minuti, ma niente. Non è colpa mia, la colpa è sua, ROSA DOVE DIAVOLO SEI????Provo a richiudere gli occhi,ma questa volta non ci riesco, ho bisogno di Rosa, Rosa santodio vieni subito!!!!!!!!Suonano il campanello.<< Amore, sono io, sei sveglio?>><< DOV'ERI?>><< Credevo dormissi, sarei tornata prima >><< HO DETTO DOV'ERI!!!>>, la seconda volta la voce è più alta e secca. Perchè ci hai messo tanto Rosa, perchè??????<< Scusami amore, ho incontrato mia cugina lungo la strada del ritorno, ti ho comprato il latte e i pomodori, guarda qui come sono vivi e rossi, vero?>><< BAGNO!>> << Subito amore!>>Mi raggiunge dalla mia parte del letto, ora è di fronte a me, mi mette una mano attorno al collo e con un gemito riesce a ad alzarmi la schiena, un altro gemito, ma stavolta mio, e con l'altra mano e senza lasciarmi il collo mi gira le gambe verso l'esterno del letto, me le piega. Ecco...ora sono seduto......aspettiamo in silenzio qualche secondo, solo qualche secondo, per abituarmi, non me ne servono molti.La carrozzella è li vicino. Con tutta la forza che ha in corpo mi afferra da sotto le braccia e mi mette sulla sedia, velocemente prima che io cada si precipita alle mie spalle e con un altro enorme sforzo aggiusta la mia posizione, affinchè possa stare comodo.Comincia a trascinarmi (sempre in silenzio), apre la porta del bagno, va avanti lei, mi tira per i braccioli della sedia, mi avvicina al lavandino.Mentre mi toglie il pantalone ogni tanto mi guarda e sorride,ma io non ricambio. Il pantalone è sulle ginocchia, mi toglie quello che mi deve togliere, lo arrotola e lo butta nel cestino.<< DEVI CAMBIARE LA BUSTA, IL CESTINO E' VUOTO NON VEDI? >>,le faccio notare.<< ...non me n'ero accorta, lo faccio appena finisco qui >>, mentre lo dice è inginocchiata accanto a me, con la testa bassa e la spugna in mano. Ancora tre minuti circa e sarò di nuovo pulito, vestito e davanti alla televisione.<< Ecco fatto amore, ora ti metto la TV e ti accendo una bella sigaretta, che ne dici?>>, mi

9 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 11: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

domanda con lo sguardo amorevole di sempre.<< Rosa........>><< Si amore?>><< .......grazie>>. Non riesco a dirlo chiaramente, scoppio in lacrime prima di dirlo, piango che sembro un bambino, mi si spalanca la bocca, le lacrime mi scendono sulla lingua, sono un brutto spettacolo quando piango, non so neanche se ha capito cosa ho detto.Lei si avvicina, mi abbraccia, prende un fazzoletto, comincia ad asciugarmi la faccia, poi aspetta che io mi calmi e dice:<< Non c'è di che, caro>>.A quanto pare ha capito. Meno male.

Il Sig. F., 58 anni, completamente paralizzato dal collo in giù dall'età di quarant'anni, e la Sig.ra F., 56 anni, felicemente sposata con lui dall'età di vent'anni.

10 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]

Page 12: LUX in FOLIO nuero 5 (Aprile - Maggio)

EloisaDi Anna Schiano Lo Moriello

La morte non è nel non poter comunicarema nel non poter più essere compresi”. Pier Paolo Pasolini.

Eloisa ebbe in dote una strana sorte. Sua madre morì mettendola al mondo. La piccola imparò ad amarla osservandone, in un unico ritratto, la bellezza umile e mite, il sorriso timidamente fanciullesco, dolce come di una Madonna ragazzina. Suo padre riconobbe nei tratti somatici della sua bambina le virtù della sua cara moglie, accompagnate da una curiosità delicata. Provato com’era, improvvisato Don Chisciotte, s’impose di proteggerla da ogni bruttura, viltà, bassezza, disperazione. Procurò per la piccola, in montagna e affacciata sul mare,una casina, bianca, ricolma di luce, circondata da giardini rigogliosi e ne affidò le cure “spirituali” ad una sua colta e lontana parente. Eloisa crebbe tra poesia, filosofia, letteratura, musica, arti figurative, scienze naturali, mostrando una raffinata sensibilità, un intimo impulso al martirio, all’autoflagellazione: un animo prepotentemente poetico e mite. Non s’accorse suo padre che tormento, orrore, dolore non sono, dall’arte, camuffati, ma esaltati: che in essa la vita appare, sordida e meravigliosa quale è, trasfigurata per essere visibile. Ed Eloisa la vedeva, ma non con gli occhi. Percepiva tra le righe imbrattate d’inchiostro, nella furia o nell’estrema pacatezza dei colori stesi sulla tela, nel susseguirsi ora arrabbiato ora lieto di domande e risposte musicali, la tensione della ricerca mai appagata, l’amarezza, l’angoscia e la gioia immensa d’ogni insignificante attimo, la pienezza d’ogni respiro, l’ansia del vuoto e della propria nullità, l’amore, la morte. Si rese ben presto conto dell’esistenza della coltre bianca che suo padre e la sua tutrice tessevano per difenderla, per tenerla pura, per punirla. Sorrideva pensando a quel coltello affilato, acuminato che loro stessi le avevano messo tra le mani, senza rendersene conto. Conosceva il mondo solo per simboli, le sue passioni erano ombre di “oggetti” che lei potava soltanto immaginare : forse è inevitabilmente questa la situazione dell’uomo, ovunque si svolga la sua vita- pensava- eppure questo non era un buon motivo per rassegnarsi ad un duplice confino. Soffriva, era inquieta, non poteva sopportare oltre quell’ovattato esilio. Oltre le lenzuola, oltre le tende pesanti e bianche a ricoprire finestre, i tasti del pianoforte, le pagine compatte, i violini, i velluti, la luna di Leopardi, i mandorli in fiore, c’era quel caos imperfetto, informe, lurido, livido, tanto vero quanto falso. Decise di uscire in punta di piedi, di notte, di correre a perdifiato, e di non fermarsi prima d’essersi scontrata col magma. Era quasi l’alba quando vide due puntini avvicinarsi. Due piccoli pastori: camminavano piano, pigri, ancora gonfi di sonno, si spintonavano, giocosamente violenti, si direbbe incoscienti, eppure felici. Si fermò Eloisa. Impietrita. Per la prima volta vedeva ciò che era il mondo, in quei volti. Raccolse tutte le sue forze, li aspettò arrivare. “Ditemi, anche voi tremate di orrore quando vi rendete conto di non poter riempire gli occhi di cielo, di vedere anche sempre il contorno dei vostri occhi?” I ragazzetti la fissarono perplessi, divertiti, ma bonari, come si guarda da vecchi un pazzo, un pazzo bambino. Sorpassarono quel fantasma con passo calmo, cadenzato, dimenticando, già pochi passi più in là, il ricordo di quella apparizione talmente aliena a quel contesto da poter lasciare indifferenti. “Non esisto. Non potrò mai esistere.”Si precipitò da una rupe, correndo. Rosso di sangue il suo corpo maciullato splendette al sole bianco di quella mattina.

11 SITO: www.luxinfolio.org E-MAIL: [email protected]