L'uva dalla terra alla tavola: i nostri testi

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TESTI LIBERI Gli alieni scoprono l'uva Un giorno un uomo andò in vigna con sua moglie per raccogliere dell'uva. Quest'uomo faceva l'ufologo e si chiamava Donald. Ad un tratto Donald e sua moglie Ernesta videro un punto luminoso nel cielo, ma non poteva essere un aereo perché faceva movimenti troppo rapidi. Donald spiegò a sua moglie che quella luce era un U.F.O. che in inglese voleva dire oggetto volante non identificato. Lentamente l'U.F.O. si avvicinò a loro fino ad atterrare. Dalla navicella scesero dei “Grigi”, una razza di alieni bassi, con la testa enorme e gli occhi senza pupille, che si muovevano all’unisono. I Grigi presero con la forza Donald ed Ernesta e li portarono sulla navicella. Per spaventarli dissero loro che non erano soli, ma che c’era un portale per il loro pianeta nel triangolo delle Bermuda e che nel Messico c’era una base dove vivevano più di centottantamila alieni. Gli alieni aggiunsero: -Preparatevi a morire! Ma Donald, che era curioso e anche coraggioso domandò: -Perché? -Perché vogliamo conoscere l’uva che è nel vostro stomaco e poi vi abbiamo rivelato i nostri segreti. Ernesta rispose loro: -Noi non abbiamo mangiato neanche un acino d’uva perché ci avete catturato prima che potessimo farlo, ma se ne volete un po' prendetela in vigna, è molto più igienico che mangiare uva dagli stomaci delle persone ed è anche più buona e fresca. Loro strillarono: -Come osi dirci cosa dobbiamo fare? Ernesta ribadì: -Non è giusto, perché volete uccidere noi umani? -E’ per via di un contratto stipulato molto tempo fa fra gli extraterrestri e il governo statunitense: voi avete accesso alle nostre tecnologie e noi possiamo rapirvi per studiare le vostre caratteristiche. Abbiamo deciso: uccideremo te perché non abbiamo mai avuto un soggetto donna da studiare, ma non tuo marito perché non ci interessa. Scaraventarono Donald a terra e gli legarono i polsi e le caviglie per impedirgli di difendere la moglie. Ernesta tentò di scappare, ma immediatamente immobilizzarono anche lei. Donald suggerì loro di raccogliere l'uva nella vigna e di assaggiarla; intanto lui avrebbe provato a mettersi in contatto con alcuni membri della Società di Ufologia, che in quanto ricercatore conosceva, e quindi avrebbe cercato un accordo. Gli alieni accettarono la proposta e quando assaggiarono l'uva esclamarono: -Che buona l'uva italiana.

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TESTI LIBERI

Gli alieni scoprono l'uva

Un giorno un uomo andò in vigna con sua moglie per raccogliere dell'uva. Quest'uomo faceva l'ufologo e si chiamava Donald. Ad un tratto Donald e sua moglie Ernesta videro un punto luminoso nel cielo, ma non poteva essere un aereo perché faceva movimenti troppo rapidi. Donald spiegò a sua moglie che quella luce era un U.F.O. che in inglese voleva dire oggetto volante non identificato. Lentamente l'U.F.O. si avvicinò a loro fino ad atterrare. Dalla navicella scesero dei “Grigi”, una razza di alieni bassi, con la testa enorme e gli occhi senza pupille, che si muovevano all’unisono. I Grigi presero con la forza Donald ed Ernesta e li portarono sulla navicella. Per spaventarli dissero loro che non erano soli, ma che c’era un portale per il loro pianeta nel triangolo delle Bermuda e che nel Messico c’era una base dove vivevano più di centottantamila alieni. Gli alieni aggiunsero: -Preparatevi a morire! Ma Donald, che era curioso e anche coraggioso domandò: -Perché? -Perché vogliamo conoscere l’uva che è nel vostro stomaco e poi vi abbiamo rivelato i nostri segreti. Ernesta rispose loro: -Noi non abbiamo mangiato neanche un acino d’uva perché ci avete catturato prima che potessimo farlo, ma se ne volete un po' prendetela in vigna, è molto più igienico che mangiare uva dagli stomaci delle persone ed è anche più buona e fresca. Loro strillarono: -Come osi dirci cosa dobbiamo fare? Ernesta ribadì: -Non è giusto, perché volete uccidere noi umani? -E’ per via di un contratto stipulato molto tempo fa fra gli extraterrestri e il governo statunitense: voi avete accesso alle nostre tecnologie e noi possiamo rapirvi per studiare le vostre caratteristiche. Abbiamo deciso: uccideremo te perché non abbiamo mai avuto un soggetto donna da studiare, ma non tuo marito perché non ci interessa. Scaraventarono Donald a terra e gli legarono i polsi e le caviglie per impedirgli di difendere la moglie. Ernesta tentò di scappare, ma immediatamente immobilizzarono anche lei. Donald suggerì loro di raccogliere l'uva nella vigna e di assaggiarla; intanto lui avrebbe provato a mettersi in contatto con alcuni membri della Società di Ufologia, che in quanto ricercatore conosceva, e quindi avrebbe cercato un accordo. Gli alieni accettarono la proposta e quando assaggiarono l'uva esclamarono: -Che buona l'uva italiana.

Raccolsero molta uva e la caricarono sulla loro navicella. Avevano così apprezzato il suggerimento di Ernesta che per riconoscenza liberarono lei e il marito in cambio del permesso di tornare ogni anno a raccogliere l'uva. Da allora Ernesta e Donald impararono a convivere con il fatto che in tempo di vendemmia gli alieni arrivavano quotidianamente nella vigna per prelevare l’uva. ATTENZIONE: i fatti narrati in questa storia sono totalmente veri. Scherzavo (forse). Sara Costanzo

Le stagioni dell'uva

Gli acini d'uva son molto succosi tanto grossi e assai gustosi. Nel mese di settembre l'uva si coglie e subito dopo la vite perde le foglie. Nella vigna le foglie son colorate sembran quasi pitturate. D'inverno sotto la neve bianca la vigna riposa ormai stanca. Tornata la primavera la vite rinasce in una bella atmosfera. Il sole riscalda l'uva nuova e il suo sapore si rinnova. Assaporo gli acini con la mia bocca e penso a una nuova filastrocca! Camilla Guidi

Dall'uva al vino È l'alba nella vigna l'uva si risveglia pronta per la vendemmia. Oggi l'uva è matura e noi la raccogliamo con cura. Tra pergole e filari scegliamo i grappoli a noi più cari. Ora le ceste sono piene la vendemmia è andata bene. L'acino nero e grosso spremo a più non posso, così nel tino ho un mosto rosso rosso. Il mosto lascio fermentare e adesso devo solo aspettare! Ecco finalmente il vino! Nella botte lo metto a maturare e nel crotto lo lascio riposare. Chiara Marini

La vendemmia C’è un vigneto strano che appartiene ad un sovrano. A settembre tutti a vendemmiare tra i filari a lavorare! Ce n’è tanta, ce n’è per tutti anche per i brutti. Ma attenzione dice un gran vocione: “Mangia l’uva caro bambino ma non bere il vino!”. Dante Sciuchetti

Nella vigna

Che bello andare in vigna con il carretto indossando un bel berretto. Raccogliendo dei gustosi grappoli d’uva nera con le forbici entro sera. Il tempo passa andando tra i filari che sono vecchi, quasi secolari. Il tempo passa così in fretta che è già passata un’oretta. Fabian Paggi Uva bella Uva bella, uva bella se sei matura ti metto nella bacinella. Uva brutta, uva brutta se cadi ti rompi tutta. Uva riposella, uva riposella diventi sempre più bella. Uva passa, uva passita ti mangio e ti bevo per tutta la vita. Uva d’inverno, uva d’estate ma a te, cosa piace? Mattia Palaferri

TESTI STORICO-AMBIENTALI Questo lavoro di ricerca è stato realizzato con il contributo di tutti i bambini della classe quinta per il progetto “Un tappo per amico” legato a un prodotto tipico della nostra terra : l'uva. Per farlo abbiamo utilizzato alcune fonti:

– una lezione di Lorenza Tam responsabile di Legambiente Valchiavenna,

– la tesi di laurea di Daniele Gadola

– il capitolo di un libro “Paesaggi terrazzati: il valore delle persone” di Donatella Murtas

I terrazzamenti La Valchiavenna, assieme alla Valtellina, è una delle zone italiane con più coltivazioni disposte su terrazzamenti. Questo tipo di coltivazione è stata realizzata su terreni montuosi che l’uomo ha lavorato per ottenere dei ripiani sostenuti da muretti e percorsi da scale che servono per raggiungerli. I muri, che possono variare d'altezza, vengono costruiti a secco; per nostra fortuna sui pendii ci sono molti sassi. Certi terrazzamenti partono dal fondovalle e arrivano fin dove l'uomo ha deciso di vivere. Questa disposizione a terrazzi è molto utile per evitare smottamenti dalla montagna soprattutto quando piove. Se si coltiva sui terrazzamenti è difficile che delle piogge abbondanti trascinino a valle del materiale. I muri a secco devono avere una manutenzione continua: bisogna controllare che in mezzo non ci crescano erbacce e rovi e che non crollino. Negli ultimi 40-50 anni la popolazione non ha più avuto bisogno di coltivare sui terrazzamenti per avere il cibo necessario. Quindi non si usano, non si curano più e cominciano a rovinarsi; ce ne sono ancora, ma non si vedono perché sono nascosti dagli alberi. Se non si mantengono i terrazzamenti il terreno in pendio è più a rischio frane. Il territorio italiano è a elevato dissesto idrogeologico perché mancano le cure che l' uomo dovrebbe avere per l'ambiente circostante. Testo di Mattia Palaferri e Caterina Guanella con il contributo dei compagni

La vite in Valchiavenna: una storia di secoli A Prata, la maggior parte dei vigneti si trovava sul versante destro dello Schiesone, nei pressi del monastero di S.Maria di Dona, dove i monaci contribuirono a preparare, arando e vangando, il territorio per la coltivazione. Ancora oggi, lì vi sono molte vigne. Alcuni di questi si trovavano a Rovano, vicino al ponte per andare a Dona, altri in val Bovera, sopra il bacino del fiume, a Ronco che si trova sulla strada per Lottano e ad Litum, fra la vecchia latteria e il torrente. Sul versante sinistro dello Schiesone, che è meno solivo, c'erano un numero minore di vigneti.

Nel 1062 è citato un vigneto di quasi tremila mq a Berzo e nel secolo successivo troviamo una vigna vicino alla chiesa dei S.S. Cristoforo e Pancrazio. Nella prima metà del XIII secolo le viti crescevano a Stovano. Questo ci stupisce se consideriamo la scarsa esposizione al sole di quella zona e la quota di circa 700 m sopra il livello del mare. Anche in località Stabiana, che si trova vicino alle scuole, dove ora è centro abitato, c'erano molte viti e ancora oggi sono rimasti dei vigneti.

I modi di coltivazione Non si sa molto dei modi antichi di coltivazione, ma da un documento del 1146 si possono ricavare alcune informazioni: si parla di un terreno che viene venduto sul quale si trovano viti e piante. Quando in un terreno le piante e le viti sono insieme, le piante sono utilizzate come sostegno al posto dei pali. Si sa che una volta nelle vigne, negli orti, nei prati e nei giardini interravano piante erbacee o alberi da frutto che servivano per nutrirsi; le foglie e le frasche venivano usate per gli animali, il legname come combustibile. In due documenti del XIII secolo si parla di pergole che affiancavano i viottoli. Sara Carenini, Chiara Marini e il contributo dei compagni fonte: dalla tesi di laurea di Daniele Gadola

La costruzione Per molti secoli le persone che vivevano in montagna, su ripide colline e su coste a picco sul mare, mettendo pietra su pietra hanno costruito un paesaggio verticale chiamato paesaggio terrazzato. Numerosi anonimi costruttori con pazienza, tenacia e sensibilità hanno trasformato il ripido territorio montano, collinare e costiero in campi coltivabili e produttivi, in luoghi vivibili e abitabili. Non si sa di preciso quando l'uomo ha cominciato a terrazzare i pendii (sia in Europa che in Asia, che in sud America), ma si pensa che fin dall'età preistorica l'uomo decise di abitare le terre di mezza-alta montagna per ragioni di sicurezza ed esposizione, scartando le pericolose e ombrose pianure di fondovalle. Tutto questo è cominciato e si è diffuso in tutto il mondo trovando una medesima risposta a questa domanda: “Come fa l'uomo ad abitare la ripidità?” I muri di pietra partono poco più in su del fondovalle, fascia dopo fascia risalgono i versanti delle montagne e delle colline, seguendo le loro forme e sostengono come uno scheletro portante coltivazioni, case e paesi. Chilometri e chilometri di muri a secco (in Liguria si è misurato un patrimonio di 40.000 chilometri, l'equivalente della circonferenza terrestre). che non si interrompono mai anche se attraversano diverse proprietà e diversi comuni, dove ogni elemento è legato agli altri senza seguire un

progetto disegnato sulla carta, ma un bisogno comune di rendere i pendii coltivabili. Un miracolo insomma: un monumento di capacità e di collaborazione tra gli esseri umani e la natura. Chiara Marini, Dante Sciuchetti, Samuele Balatti, Nicola Panacchia e Chiara Biavaschi

Per secoli le genti di montagna mettendo pietra su pietra hanno costruito un paesaggio verticale complesso. Si tratta di un paesaggio terrazzato che ha portato con il passar del tempo ad addomesticare le aree di montagna, di collina e di costa più esposte al Sole. I pendii si sono cosi trasformati, grazie alla pazienza e all'abilità di molti uomini, in luoghi coltivabili e produttivi. Ci sono testimonianze di terrazzamenti già nell'età preistorica. Durante i secoli gli uomini hanno costruito chilometri e chilometri di muri di pietra a secco, collaborando tra loro per rendere vivibile il territorio. Manal

L’abbandono I paesaggi terrazzati sono arrivati fini ad oggi sopportando il passare del tempo ed i cambiamenti della società. Ora che potremo utilizzarli non faticando per costruirli, li lasciamo abbandonati come ornamento del paesaggio. Si corre alla ricerca di una vita migliore, ma forse riscoprire il passato potrebbe essere la nostra ricchezza. Mattia Palaferri Con il trascorrere del tempo, i paesaggi terrazzati sono sopravvissuti e sono arrivati fino ad oggi con le loro strutture, i muretti a secco, intatte. Purtroppo ora che tutto è costruito e organizzato e tutto lo sforzo è stato fatto, le persone hanno deciso di abbandonare i terrazzamenti.

Questo perché nella nostra epoca dominata dalla fretta, dall'approssimazione e dall'aver tutto e subito, la vita legata ai terrazzamenti viene collegata alla fatica, alla povertà e alla sofferenza. Oggi, invece, bisogna impegnarsi a dimostrare attraverso le azioni che vivere e coltivare i terrazzamenti è ancora possibile senza dimenticare i saperi del passato. Chiara Marini

I terrazzamenti patrimonio dell'Unesco

da PAESAGGI TERRAZZATI:IL VALORE DELLE PERSONE di Donatella Murtas ... Accade che agli inizi degli anni Novanta del Novecento l'Unesco abbia il merito di offrire una nuova chiave di lettura per definire le categorie dei beni culturali e naturali, introducendone una nuova, quella del paesaggio culturale. Non sono più solo le città d'arte con le loro opere meravigliose e i grandi monumenti naturali, ma lo sono anche i manufatti senza autore, i luoghi costruiti da soggetti anonimi, ma non per questo meno specializzati ed esperti, capaci di comunicare una qualità del fare collettiva e diffusa, livelli altissimi di conoscenze applicate. ... E' nel 1995 che avviene la svolta che riguarda il paesaggio terrazzato: i terrazzamenti coltivati a riso dell'area di Ifugao nelle Filippine vengono iscritti nella nuova categoria dei paesaggi culturali UNESCO. Questa la motivazione: aver modellato i versanti delle montagne e aver costruito, in duemila anni di vita, un esempio virtuoso di coabitazione armoniosa tra esseri umani e ambiente naturale. Seguono nell'ottenere lo stesso riconoscimento le Cinque Terre e la Costiera Amalfitana, il Sukur in Nigeria, la valle dell'Alto Douro in Portogallo, la valle di Madrin-Perafita-Claror ad Andorra, Lavaux in Svizzera, la Serra de Tramuntana a Maiorca in Spagna, il paesaggio agropastorale delle Cevenne in Francia, i terrazzamenti agricoli del Honso in Etiopia, i terrazzamenti a riso di Bali in Indonesia, Bassari in Senegal e infine il Monferrato-Langhe-Roero. Il salto è stato grande: dal quasi oblio all'essere sotto i riflettori del mondo.

fonte: PAESAGGI TERRAZZATI:IL VALORE DELLE PERSONE di Donatella Murtas