L'Uomo e la Sesta Estinzione

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Il futuro del genere umano L’Uomo e la Sesta Estinzione di Michele Narcisi

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Le grandi estinzioni hanno cambiato più volte il volto del pianeta Terra. La Sesta grande estinzione.... potrebbe coinvolgere l'Uomo Le grandi estinzioni hanno cambiato più volte il volto del pianeta Terra. La Sesta grande estinzione.... potrebbe coinvolgere l'Uomo

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Il futuro del genere umano

L’Uomo e

la Sesta Estinzione

di Michele Narcisi

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L’Uomo e la Sesta Estinzione Il futuro del genere umano

di Michele Narcisi

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I dati paleoantrologici e genetici sono stati in parte estrapolati da vari testi e articoli Tutti i diritti letterari di quest’opera sono di esclusiva proprietà dell’autore

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A mia moglie

Pinerolo, Dicembre 2008

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L’uomo si è evoluto, è diventato intelligente e partendo dall’Africa si è diffuso in tutto il mondo senza rendersi conto che per le sue azioni devastanti sarebbe stato il responsabile della prossima più grande

estinzione :

la sesta.

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INTRODUZIONE

E’ sorprendente credere che in un punto sterminato

dell’Africa un giorno sia comparso un ominide il quale

durante la su evoluzione divenne autocosciente della

realtà in cui viveva, ma inconsapevole che il suo

comportamento contro l’ambiente lo avrebbe condotto

nel futuro verso l’estinzione o l’autodistruzione.

L’uomo, comparso sulla Terra 2 milioni di anni fa,

durante l’evoluzione ha raggiunto un intelletto

analitico tale da renderlo consapevole del suo

potere ha forzato tutti i misteri del Pianeta. Mai

una forma di vita ha raggiunto un tale grado di

conoscenza, da sconvolgere l’armonia e le regole

della natura.

Il tema di questo libro è il futuro dell’uomo sulla Terra.

Il suo comportamento nei confronti dell’ambiente naturale rompendo gli antichi

equilibri ha messo in forse persino le condizioni della sua sopravvivenza. Prima

della teoria dell’evoluzione di Darwin, a metà dell’ 800 , si credeva che la

creazione divina avesse messo l’Homo Sapiens al di sopra di tutte le altre

creature. Questa affermazione portava con sé il principio che l’Homo Sapiens

fosse il risultato inevitabile del flusso della vita ritenendolo l’ultimo prodotto

dell’evoluzione. Alfred Russel Wallace , sostenitore con Darwin della teoria

della selezione naturale, credeva che l’evoluzione avesse lavorato per

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innumerevoli milioni di anni per culminare nella comparsa dell’uomo sulla

Terra.

Anche il paleontologo Robert Broom nel 1933 affermava che l’evoluzione

sembrava programmata per l’uomo, per condurlo in un mondo dove potesse

vivere come essere superiore.

Oggi si afferma che questa concezione era sbagliata, infatti l’uomo sulla Terra

non è che una specie in mezzo a milioni di altre.

Prendendo coscienza del suo potere si è attribuito il diritto di pensare

autonomamente e interpretare il mondo secondo i propri interessi, convinto di non

dover più subire le leggi della natura.

Si è evoluto, è diventato intelligente nel contesto dell’evoluzione e partendo

dall’Africa si è diffuso in tutto il mondo senza rendersi conto che per le sue azioni

devastanti sarebbe stato responsabile della prossima più grande estinzione: la

sesta.

Secondo la recente revisione della teoria darwiniana la sua esistenza non è stata

inevitabile, egli è un prodotto casuale e pertanto ritenuto “ un mero accidente

della storia”. Questa nuova concezione della realtà evolutiva dovrebbe guidare

il genere umano nel nuovo secolo ad una maggiore consapevolezza. Purtroppo

i fatti degli ultimi tempi sembrano andare tutti direzione opposta e l’estinzione

guidata dalla mano dell’uomo rivolta contro se stesso, sta continuando con una

accelerazione a livelli allarmanti.

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La Preistoria situa l’uomo al suo posto, la paleontologia serve a comprendere chi siamo, il modo in cui siamo diventati ciò che siamo e la ragione per cui lo sia-mo diventati

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Se tutti gli uomini dovessero morire

allora le scimmie diventerebbero uomini

e gli uomini diventerebbero angeli.

C.Darwin (Il fondamento dell’evoluzione)

L’uomo vive sulla Terra da oltre 2 milioni di

anni. Se si paragona l’età della Terra alla

durata di un sol giorno, il tempo della

presenza dell’uomo corrisponde a meno di un

minuto.

Miliardi di anni ci separano dalle origini della

vita, un susseguirsi di avvenimenti e

sconvolgimenti testimoniati dai reperti fossili

che permisero ai paleontologi di ricostruirne la

storia.

Questi ritrovamenti forniscono sufficienti prove del complicato processo

evolutivo sino alla comparsa della nostra specie: quella dell’Homo Sapiens.

In origine la Terra, circondata da gas di anidride carbonica e vapore acqueo

che condensato per effetto del raffreddamento si mutò in pioggia ininterrotta,

non era ancora abitabile.

Intanto la crosta terrestre continuava a deformarsi ed era talmente arida che

nessuna forma di vegetazione poteva attecchire.

Ciononostante in queste condizioni poco favorevoli era già contenuto il seme

della vita e per circa tre miliardi di anni non ci fu alcuna progressione da

forme di vita semplici a forme più complesse. Le forme di vita semplici

comparvero molto presto perpetuandosi per un tempo molto lungo finché non

vennero alla luce organismi unicellulari.

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Per le forme di vita più evolute si

dovette attendere 530 milioni di anni,

quando sul Pianeta avvenne quello che i

paleontologi chiamano “l’esplosione

del Cambriano” , dove nello spazio di

qualche milione di anni comparvero

tutte le varie specie. Dopo l’esplosione

del Cambriano la vita fu soggetta a

periodiche variazioni: le specie si diversificarono in modo meraviglioso (30

miliardi di specie) per essere poi falcidiate da occasionali estinzioni .

E’ fondamentale sottolineare che nella lunga storia della vita ci sono state

cinque grandi estinzioni di massa con perdita di un numero rilevante di specie

sul Pianeta, le cui cause sono ancora un mistero malgrado le varie ipotesi.

Furono catastrofi inimmaginabili , tra cui quella Permiana, alla fine dell’era

Paleozoica (350 milioni di anni fa), quando la vita corse il rischio di scomparire

dalla faccia della Terra.

Dall’era Paleozoica all’era Neozoica, caratterizzata da un clima caldo umido, la

Terra si trasformò: le forme vegetali si moltiplicarono permettendo lo sviluppo

di un gran numero di animali. I rettili e i dinosauri divennero padroni delle

terre emerse. Alla fine del Cretaceo, ultima grande estinzione di massa, 65

milioni di anni fa, scomparvero i dinosauri insieme a milioni di altre specie,

probabilmente vittime della collisione di un asteroide con la Terra.

Con il Cambriano ha inizio l'EONE FANEROZOICO

("della vita palese"), perchè il mare cominciò veramente a

brulicare di vita

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Sopravvissero i mammiferi placentati con perdite

relativamente modeste. Questa imprevedibilità è

quello che accadde nella storia evolutiva e non ciò

che doveva accadere. La storia della vita implica che

non ci sia ineluttabilità nell’evoluzione della specie.

I mammiferi per più di 100 milioni di anni

convissero con i dinosauri, sotto forma di piccole

creature notturne e arboricole, si diversificarono rapidamente e durante

l’evoluzione occuparono tutti gli ambienti naturali dando un nuovo corso al

futuro della vita sulla Terra. Nel corso di milioni di anni ( 5 milioni di anni )

comparvero forme primitive di ominidi-bipedi.

Secondo la teoria dell’evoluzione l’ominide-uomo deriva dalle scimmie

antropomorfe e il processo che portò gli ominidi a diventare Homo Sapiens non

fu né semplice né lineare. La stessa biologia molecolare che sostiene la nostra

somiglianza genetica con le scimmie africane non rivela ancora la vera natura

umana: siamo ancora a mezzo passo dalla bestia che è in noi. Non ci sono più

dubbi che l’anello mancante esista o meno noi e le scimmie antropomorfe

abbiamo un antenato comune. Confrontando recentemente i geni degli esseri

umani con i geni dei fossili delle scimmie africane venne stabilita l’origine

comune delle due specie.

E’ in quell’epoca che si può far risalire il distacco dal ramo

della famiglia degli ominidi dalle scimmie , cioè dei nostri

antenati umani, da cui si è poi evoluto l’Homo Sapiens,

ritenuta la più alta espressione dell’evoluzione. L’evoluzione

però non fu l’elemento sufficiente a giustificare la selezione

Se quella catastrofe non si fosse prodotta, le cose sarebbero potute andare molto di-versamente

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naturale del genere Homo. Fu il cambiamento del clima un fattore predittivo

fondamentale perché questa si realizzasse.

Attualmente si concorda nel ritenere che

quantunque vi sia stata una prima fase

evolutiva, fu uno dei colossali movimenti

della crosta terrestre a mutare il destino

dell’uomo. Non solo siamo africani di origine,

ma siamo ciò che siamo per colpa o merito

della Rift Valley, che ancora oggi modella

come una spina dorsale il Continente

Africano, dal Sudan sino al Sud Africa,

avvenuta 15 milioni di anni fa, proprio nel

periodo decisivo della metamorfosi dei nostri

antenati remoti. La savana provocata dallo

stravolgimento della crosta terrestre costrinse l’ominide a muoversi su spazi

sempre più estesi e territori lontani. Le mutazioni climatiche e geo-morfo-fisiche

divennero il motore della nostra avventura genetica. Tuttavia resta un mistero

come gli ominidi siano diventati umani.

Dalle oscure origini di una valle etiopica una sola specie è riuscita a invadere

tutta la Terra : è un’altra luce che si aggiunge al mistero della nostra esistenza.

Due milioni di anni fa nell’era Quaternaria, con

la comparsa e lo sviluppo dell’uomo, la Terra fu

segnata da un forte raffreddamento climatico,

una glaciazione che portò i ghiacci polari a

ricoprire terre poste oggi nelle regioni

temperate permettendo il formarsi di calotte di

ghiaccio sulle principali catene montagnose.

Questa glaciazione fu la prima di cinque che si alternarono a periodi

interglaciali, durante i quali i ghiacci si ritirarono e la temperatura aumentò in

maniera più calda dell’attuale. L’alternarsi di periodi freddi e di periodi caldi

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fece sì che la fauna e la flora subissero notevoli variazioni con migrazione da

un continente ad un altro.

Quest’era glaciale generò ondate di agitazione geologica globale in tutti i

continenti con fenomeni di estinzione soprattutto a carico dei grandi

mammiferi (mammuth, mastodonti e proboscidati) particolar-mente vulnerabili.

Alfred Russel Wallace sostenne che l’estinzione di un numero così elevato di

grandi mammiferi fosse in verità da attribuire anche alla mano dell’uomo.

L’era Quaternaria fu l’era dell’uomo, in questo periodo la specie umana

divenne stanziale, organizzandosi culturalmente e socialmente, quando circa

10 o 12 mila anni fa i ghiacci si ritirarono per l’ultima volta, mettendo fine al

lungo periodo glaciale. L’ambiente fisico terrestre dopo le glaciazioni ebbe un

ruolo fondamentale dell’evoluzione umana, dando inizio all’era attuale, in cui

si realizzò l’enorme sviluppo dell’uomo, divenuto ormai il responsabile del

futuro della Terra.

La teoria dell’evoluzione, ormai da tempo accettata da tutti gli studiosi, suscitò

all’inizio, per molti anni, accese polemiche. L’aiuto più importante e

determinante lo ebbe proprio dalle scienze paleontologiche che, attraverso la

scoperta dei fossili del passato, fornirono le prove concrete dell’evoluzione

stessa. Nella visione darwiniana la vita, quella umana e

vegetale era determinata dalla causalità e dal

condizionamento ambientale.

Darwin un secolo fa (1859) sostituì la credenza della vita

come disegno divino con una visione evoluzionistica,

secondo cui le specie sopravvivono e si estinguono nella

lotta per la sopravvivenza per selezione naturale. La sua

teoria non era basata su un atteggiamento antireligioso o ateo, ma cercava di

capire il mondo con la forza della ragione.

Nella sua arroganza l'uomo attribuisce la propria origine a un piano divino; io credo più umile e verosimile vederci creati dagli animali. C.Darwin

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Darwin aveva dato alla scienza i mezzi per comprendere le origini della nostra

specie in termini esclusivamente naturali. La sua teoria non impedisce a

chiunque di confidare nella sacralità della natura, ciononostante il

naturalismo ha continuato ad attirare resistenze ed ostilità in contrapposizione

con la teoria dell’evoluzione.

I nuovi creazionisti prendono atto della realtà dell’evoluzione, ma non accettano

la spiegazione scientifica e sostengono che alla teoria dell’evoluzione si

contrappone l’ipotesi secondo cui la storia naturale sarebbe stata sin dall’inizio

diretta da un disegno superiore. Per molti scienziati credenti questa teoria

definita “del Disegno intelligente” continua a creare un grande imbarazzo a

livello teologico, poiché radicalizza e drammatizza il problema del bene e del

male del mondo. In sostanza si vorrebbe spiegare come può un Dio

onnipotente che ha creato questo mondo pieno di sofferenza e violenza essere

al contempo infinitamente buono. In realtà questo problema è pura

semantica perché la libertà di agire secondo il bene o il male non è altro che

il risultato della stessa evoluzione o per i creazionisti il libero arbitrio.

Il libero arbitrio o libertà morale diede origine a notevoli dispute e

interpretazioni anche religiose. San Paolo, nelle sue Epistole tratte dalle Sacre

Scritture, sostiene che “l’uomo fa il male perché vuole farlo e avvertito di non

farlo tuttavia lo preferisce al bene”, giustificando le sue affermazioni con il

fatto che Dio stabilì che di tutto ciò che avviene nell’universo nessuno gli può

chiedere conto, perché la Creazione fu realizzata secondo un disegno

comprensibile solo nella mente divina.

Sebbene a Dio non si possa chiedere il perché l’uomo da quando è comparso

sulla Terra abbia compiuto il male, non si può negare che è stato anche

artefice di molteplici manifestazioni dello spirito e opere in campo etico,

scientifico e artistico identificabili con il bene.

L’esistenza di un’entità superiore, come sostengono i creazionisti, non esclude

la spiritualità cosmica nata con l’uomo sin dalle sue origini.

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Pertanto più che la religione, è l’uomo che, dotato di giudizio e di intelletto

analitico, dovrebbe ritrovare quella spiritualità smarrita senza la quale non

può essere considerato la massima espressione del progresso.

Sant’Agostino pur ritenendo l’uomo una sostanza razionale di anima e di corpo,

sotto l’aspetto metafisico concludeva che “l’uomo è un grande abisso e nello

stesso tempo un grande problema”.

Lo stesso Aristotele non rinunciò alla ricerca diretta dei fenomeni naturali

ponendo le basi di una biologia finalista.

Aveva intuito a distanza di secoli

l’importanza dell’uomo nell’universo.

La teoria evolutiva ha confermato, come

accennato prima, che l’uomo discende da

un antenato simile ad uno scimpanzé

percorrendo insieme gran parte della loro

storia naturale. Cinque milioni di anni fa,

verso la fine del Miocene, gli antenati degli

uomini e gli scimpanzé imboccarono

strade evolutive diverse.

Una delle ipotesi più attendibile è che deve

esserci stato un momento particolare in cui

è avvenuta una interruzione imprevista e innaturale nella storia della

evoluzione. L’ipotesi più affascinante è comprendere come sia possibile che

solo 1,9% del DNA separi l’uomo dalla

scimmia antropomorfa. Il confronto ha

confermato la grande somiglianza tra le due

sequenze di DNA , che comunque corrisponde

a 35 milioni di nucleotidi su 3 miliardi presenti in entrambe le specie. L’analisi

appena completata, però, ha fatto emergere altre differenze significative tra i

due genomi abbassando la somiglianza al 96%. Pur avendo questa

somiglianza genetica, la diversità è rappresentata ancora oggi dal fenotipo

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(l’organismo così come appare). Conosciamo il genotipo ancora troppo poco e

il confronto se limitato solo al dato genetico rischia di rimanere sommario,

ancorché numerico.

E’ comunque probabile secondo “Nature” che la maggior parte delle

differenze tra uomo e scimpanzé non abbia alcun significato biologico e dato il

poco tempo trascorso tra le due linee evolutive ci siano state poche mutazioni

a determinare le differenze tra noi e le scimmie antropomorfe.

I paleoantropologi, ancora indecisi su queste posizioni, hanno tuttavia

abbandonato la concezione animale dell’uomo, il quale attraverso l’evoluzione

è diventato Homo Sapiens, comparso sulla Terra circa 150.000 anni fa.

La scienza della biologia evoluzionistica ha modificato il nostro modo di pensare

alla natura. E’ un cambiamento di grande portata definita “rivoluzione

intellettuale” che si fonda sul principio di casualità del flusso della vita in

alternativa a quello primitivo di inevitabilità secondo Darwin.

Pertanto l’uomo continua ad essere il grande mistero della storia della vita per

cui nulla ci impedisce di pensare con la fantascienza che egli, a differenza di

tutte le altre specie viventi, essendo dotato di intelligenza e creatività potrebbe

aver avuto un’altra origine.

Queste mie dissertazioni giustificano un probabile mondo irreale motivato dalla

primordiale coscienza che gli uomini ebbero dei fenomeni celesti e cosmici

identificati con un mondo mitico e fantastico. Malgrado però lo sviluppo della

scienza e della tecnologia, il mondo ci è crollato addosso, l’uomo deve

convincersi che non è figlio di un dio e non è il padrone del mondo. E’ solo

una delle moltissime specie viventi che popolano il Pianeta, malgrado lo

sfuggente inganno della genetica che lo avvicina allo scimpanzé. Si distingue

pertanto dagli altri esseri viventi per caratteristiche fisiche, mentali e sociali

dovute all’evoluzione e alla selezione naturale. Se continuerà a distruggere

l’ambiente, metà delle specie viventi sul Pianeta andrà incontro all’estinzione.

Con il termine estinzione in biologia si intende la completa scomparsa di una

specie dal sistema ecologico globale, un aspetto dell’evoluzione organica

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inspiegabilmente fino ad ora trascurato. La tendenza all’estinzione è una

caratteristica innata in una specie. Nelle epoche passate sono esistite fra i 5 e

i 50 miliardi di specie viventi - solo 1 su 1000 è tuttora vivente. Perché tante

specie si estinguono? Se accettiamo che l’avvicendarsi delle specie non sia

altro che una legge naturale la loro estinzione non pone alcun interrogativo,

l’estinzione infatti è un aspetto dell’evoluzione.

Le precedenti estinzioni sono state provocate da dinamiche ecologiche

naturali, quelle attuali con la scomparsa di specie in pericolo e conseguente

perdita della biodiversità invece dall’attività umana. Per molti aspetti la

probabile sesta estinzione, di cui oggi tanto si paventa, simile alle precedenti

catastrofi ecologiche, sarebbe una crisi più grave. Ma alla fine con il passare

del tempo, quando l’uomo forse scomparirà, nonostante questa e altri

sconvolgimenti della natura, avrà luogo la ripresa e il Pianeta si prenderà cura

di se stesso lasciando che il tempo guarisca

l’impatto da ogni prevaricazione umana.

Verso la fine del Novecento e l’inizio del

nuovo secolo, malgrado la conquiste

tecniche ed economiche, l’umanità,

rompendo gli antichi equilibri nei confronti

dell’ambiente naturale comincia a

interrogarsi con più angoscia sul proprio

futuro, convinta che senza una decisa

correzione di rotta andrà incontro all’oblio,

rendendo vano il progresso a cui aspirava. L’uomo oggi sente il bisogno di

fermarsi e riflettere sulla strada percorsa , cercando di capire il senso della

propria vita.

Lo stravolgimento dell’ambiente preannuncia la sua probabile estinzione o

autodistruzione. L’uomo ha colonizzate nuove terre, saccheggiando a proprio

vantaggio le risorse naturali compromettendone gravemente l’equilibrio

ecologico. Noi uomini di oggi eravamo due milioni di anni fa come i primi

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ominidi, vorremmo essere rimasti così. Cosa sapevamo allora che più tardi

mentre la nostra storia proseguiva in un crescendo di esplosioni evolutive

abbiamo dimenticato?

E’ difficile dare una risposta a questa domanda: l’uomo sulla Terra continua ad

essere sempre più ingombrante e la sua impronta sta lasciando un segno che

rischia di essere indelebile.

In relazione al bisogno dell’uomo di fermarsi e riflettere sulla strada percorsa,

secondo il teologo Jurgen Moltman essendo una specie destinata all’estinzione

per evoluzione naturale , potrebbe essere un ponte di passaggio a forme di vita

superiori. Con il diffondersi della colonizzazione è iniziata anche la distruzione

delle culture indigene assieme a ripetute azioni di genocidio. La cultura

occidentale si è imposta come l’unica possibile e ogni nuovo mezzo per la sua

diffusione ha avuto l’effetto di distruggere le culture originarie. La perdita delle

culture indigene non è soltanto un problema di diversità, ma una necessità per

la sopravvivenza delle loro radici.

Esistono ancora popolazioni che vivono

come gli uomini preistorici. In Tanzania vi

è una tribù chiamata Hadzabe in via di

estinzione. Altre tribù che vivono come in

epoca preistorica sono gli Zoè l’ultimo

popolo indios dell’Amazzonia e quella dei Boscimani in Namibia.

Fu la forza dell’evoluzione, secondo Darwin, che permise all’uomo di

passare dal predominio della forza e dell’istinto anche ad una condizione di

autoconsapevolezza.

Si chiamano Hadzabe, vivono in Tanzania e sono gli ultimi veri cacciatori e raccoglitori primitivi: conducono la stessa esistenza che l’umanità ha vissuto in epoca preistorica, prima di scoprire l’agricoltura, la scrittura, le forme di organizzazione politica

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L’uomo del terzo millennio vive in un mondo da lui stesso cambiato e

l’evoluzione tecno-scientifica invece di liberarlo dalla sua natura ancestrale ha

profondamente mutato i suoi punti di riferimento in relazione alla natura.

La scienza pur essendo una conquista innata dell’intelletto umano, un

bisogno di conoscere, scoprire e sperimentare, ha scavalcato la natura

dell’uomo, ignorando spesso le finalità per una vita migliore.

Purtroppo il comportamento dell’uomo e l’indifferenza della società stanno

accelerando il processo distruttivo con l’impoverimento degli ecosistemi e della

biodiversità. Si ha ormai l’impressione che il tempo ci sia contro con il rischio

di superare il punto di non ritorno.

La biodiversità che esprime lo stato di salute del Pianeta è diminuita quasi di un

terzo negli ultimi 35 anni, principalmente a causa della progressiva distruzione

degli habitat delle varie specie.

Secondo il biologo Wilson sulla Terra ogni anno scompaiono 3000 specie, dai

più piccoli microorganismi ai più grandi mammiferi e il tasso medio di

estinzione è dalle 1000 alle 10.000 volte più rapido rispetto alla media degli

ultimi 60 milioni di anni.

La crisi ecologica che stiamo attraversando potrebbe avere conseguenze

negative sulla nostra vita in tempi molto stretti, di cui i principali responsabili

della diminuzione della ricchezza biologica e della sopravvivenza delle specie

sulla Terra sono l’espansione demografica, l’urbanesimo, la distruzione delle

foreste tropicali, l’inquinamento ambientale.

Questa velocità di erosione induce a pensare ad una probabile sesta

estinzione, iniziata subito dopo l’evoluzione dell’Homo Sapiens in Africa,

quando gli uomini cominciarono ad

emigrare.

Con la coltivazione della Terra l’uomo

cominciò inoltre ad alterare la biosfera,

riducendo le aree selvatiche e

distruggendo milioni di specie viventi.

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L’agricoltura e l’allevamento compaiono solo recentemente nella storia umana,

solo 12000 anni fa abbiamo iniziato ad addomesticare piante e animali,

trasformandoli in coltivazioni e bestiame, migliorando così lo stile di vita. Prima

di allora il genere onnivoro Homo e gli ominidi precedenti praticavano per la

loro sussistenza la caccia e la raccolta. Recenti studi hanno però chiarito che la

produzione agricola ha determinato anche molti aspetti sfavorevoli della civiltà

moderna, infatti ha avuto l’effetto di abolire il limite massimo degli ecosistemi

locali per quanto riguarda le dimensioni delle popolazioni. L’aumento della

popolazione mondiale provoca una costante diminuzione della capacità

naturale della Terra di sopportare l’impatto quantitativo e qualitativo della

specie umana. Il rischio che il mondo corre è che le risorse biologiche

disponibili non saranno più sufficienti per tutti, già oggi oltre 1 miliardo di

individui soffre la fame e 3 miliardi circa di malnutrizione. Nel 1600 la

popolazione mondiale era mezzo miliardo, nel 1800 era passata ad un miliardo

sino ai 3 miliardi del 1940. Oggi siamo più di 6 miliardi, per cui si prevede di

arrivare a 8-10 miliardi nel 2020, il massimo della capacità di carico di esseri

umani sulla Terra, i quali consumano il 40% delle risorse naturali.

Questa esplosione demografica unita all’iniqua distribuzione della ricchezza è

anche alla base della sesta estinzione.

Per ovviare la fame dei Paesi più poveri sono stati introdotti in agricoltura

organismi geneticamente modificati (OGM). Questa tecnica dell’ingegneria

genetica viene applicata correntemente per molte specie vegetali ( soia, mais,

patate, tabacco e cotone) e per alcune specie forestali (pioppi ed eucalipti). I

primi vegetali transgenici sono stati immessi sul mercato americano intorno

agli anni 90 e nel 1996 hanno fatto il loro ingresso anche nel mercato europeo.

C’è a proposito un acceso dibattito politico e scientifico relativo ai rischi e ai

benefici, sia sanitari che ambientali. Oltre agli effetti temuti sulla salute umana,

si teme che l’ambiente possa risentirne notevolmente in termini di

inquinamento genetico di specie naturali, di evoluzione di parassiti più

resistenti, di scomparsa di alcune specie di insetti. Un esempio significativo è

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quello delle api che stanno rinunciando all’impollinazione disertando i campi

trattati con OGM , parassiti e pesticidi , pericolosi per la loro biodiversità e

sopravvivenza.

Per i sostenitori degli OGM i benefici

consisterebbero nella diminuzione dell’uso

dei pesticidi chimici, sull’aumento della

produttività dei raccolti e sul più facile controllo delle erbe infestanti. Questi

effetti potrebbero essere visibili solo tra qualche anno, quando potrebbe essere

troppo tardi per porvi rimedio.

Probabilmente ciò è dovuto al fatto che il progresso tecnologico si è evoluto

ad un tasso molto più rapido della stessa evoluzione biologica, con la

conseguenza di un insufficiente sviluppo sostenibile da parte della Terra.

L’urbanesimo ha accelerato il processo

dell’inquina-mento e del consumismo sfrenato

dovuto alla produzione e alla domanda di sempre

nuovi beni di consumo, con tonnellate di rifiuti

che invadono le strade di immondizia.

Il fenomeno dell’inquinamento ha avuto

ripercussioni nocive anche sugli uccelli migratori

che dall’Africa arrivavano ogni primavera in

Europa, i dati diffusi per la prima volta dalla “

Royal Society for the protection of Birds” sono

davvero allarmanti. Delle 36 specie migratorie

Un organismo geneticamente modificato (OGM) è un essere vivente che possiede un pa-trimonio genetico modificato tramite tecniche di ingegneria genetica che consentono l'aggiunta, l'eliminazione o la modifica di elementi genici

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africane che arrivavano in Europa, 21 negli ultimi anni si sono ridotte in modo

significativo.

Anche i mari, i fiumi e i laghi non sono stati risparmiati da questo grave

fenomeno in quanto vengono versate ogni giorno quantità enormi di sostanze

che ne stanno mutando irrimediabilmente la loro composizione biologica.

Contestualmente si è assommato

il problema dello smaltimento dei

rifiuti e delle insufficienti

d i sca r i che , che vengono

abbandonati in cumuli all’aria

aperta con gravi problemi non solo

estet ic i ma anche igienici ,

facilitando lo sviluppo di animali e

insetti veicoli di molte malattie.

Il modo più economico, igienico e razionale sarebbe il riciclaggio e la raccolta

differenziata, per ottenere altre sostanze utili come la carta, tessuti, concimi

per l’agricoltura, vari tipi di metalli, combustibili ed energia.

Altro grave problema ecologico è

l’inquinamento dell’acqua, elemento vitale per la

sopravvivenza per cui deve essere usata in

base alle risorse idriche. L’Italia si conferma

come uno dei Paesi più “ spreconi” rispetto ad

altri Paesi Europei. La lunghezza degli

acquedotti è di molto inferiore alla Francia e alla

Germania ( 295 mila chilometri a fronte di 500 mila in Germania e 825 mila in

Francia). Essendo una rete idrica vecchia e mal gestita con una dispersione del

45% circa sarebbero necessari seri interventi di rifacimento. L’agricoltura e

gli usi industriali sono i maggiori responsabili dei consumi con oltre il 60% delle

risorse idriche. Per l’uso indiscriminato i grandi fiumi sono al limite del loro

deflusso minimo vitale e il livello medio delle falde acquifere si è abbassato di

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almeno 2 metri negli ultimi anni, compromettendo le riserve idrogeologiche che si

ricaricano solo dopo parecchi decenni. Essendo una risorsa rinnovabile ha

bisogno di un ciclo sotterraneo che normalmente ha tempi lunghissimi.

L’utilizzo irrazionale di acqua e l’aumento degli uomini sulla Terra ha determinato

in Africa la grande sete: 250 milioni di persone hanno difficoltà a dissetarsi. Per

l’irrazionale uso di questo prezioso elemento la sua disponibilità è prevista in

calo del 50% entro il 2025.

L’aria che respiriamo composta

prevalentemente da azoto, ossigeno,

idrogeno e vapore acqueo a causa

dell’inquinamento prodotto dagli

impianti industriali , dal riscaldamento

domestico e dagli scarichi a motore è

invece diventata un miscuglio di

anidride solforosa, monossido di

carbonio e particelle di piombo, potenti veleni per le specie vegetali e per la

stessa salute dell’uomo.

Da qualche anno grande allarme stanno provocando tre fenomeni che, per

effetto dell’inquinamento atmosferico interessano l’intero Pianeta : l’effetto

serra, il buco nell’ozono e le piogge acide.

Effetto serra

La Terra è un immenso contenitore nel

quale il calore entra con i raggi del sole

ed esce attraverso le radiazioni

infrarosse, emanate dalla superficie

terrestre. Alcuni gas presenti

nell’atmosfera, in particolare l’anidride carbonica, hanno la capacità di

trattenere le radiazioni infrarosse e quindi di limitare la dispersione del calore

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verso lo spazio. Fin dall’inizio dell’era industriale l’anidride carbonica è

aumentata anche per l’uso dei combustibili fossili, mentre le piante e

soprattutto le foreste vanno sempre diminuendo.

Le conseguenze di questo fenomeno potrebbero essere disastrose, quali le

spaventose siccità che colpiscono anche i Paesi sviluppati e l’avanzamento dei

deserti del Continente Africano. Facendo sciogliere anche i ghiacci polari,

farebbe innalzare il livello degli oceani e dei mari, le cui acque

sommergerebbero zone costiere e terre basse.

Buco nell’ozono

L’ozono, uno dei gas che compongono

l’atmosfera, forma una fascia che protegge la

Terra dalle radiazioni ultraviolette solari. Le

radiazioni ultraviolette se non sono

sufficientemente filtrate sono dannose per

piante, animali e organismi marini ma

soprattutto per gli uomini. Questa fascia va

continuamente assottigliandosi per cui si parla impropriamente di buchi

nell’ozono, la cui causa è dovuta alla eccessiva immissione nell’atmosfera di

clorofluorocarburi.

Gli ecosistemi sulla Terra sono in delicato equilibrio con l’ambiente climatico. La

temperatura media dei mesi aprile-maggio 2007 è stata la più elevata mai

registrata negli ultimi anni. A provocare questi fenomeni sono due fattori:

l’aumento di CO2 nell’atmosfera e la differenza di pressione nell’Atlantico che

ha portato ad un calo dei venti freddi, di conseguenza ad un aumento della

temperatura dell’acqua. Le nostre acque più calde modificando l’ecosistema

marino stanno attirando specie di pesci finora sconosciute. Secondo i

climatologi il Mediterraneo e l’Italia stanno diventando zone a rischio per la

formazione di cicloni di tipo tropicale. Si verranno a determinare l’aumento di

fenomeni di piene fluviali, aumento di precipitazioni e alluvioni e cosa più grave

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la riduzione di disponibilità di acqua dolce, erosione costiera accelerata,

montagne senza neve e malattie epidemiche diffuse.

Per salvare il Pianeta dal futuro collasso climatico bisogna stabilizzare le

emissioni mondiali di gas serra entro il 2020 e dimezzarle entro il 2050.

Occorre, quindi, compiere una vera e propria rivoluzione energetica,

sviluppare nel più breve tempo possibile le fonti rinnovabili di energia e

annullare l’uso di fonti fossili, primo fra tutti il carbone, il combustibile che

produce le più alte emissioni di gas serra.

Le piogge acide

Un altro effetto dell’inquinamento

atmosferico è quello delle piogge

acide, causate da sostanze prodotte

dall’industria e dai rifiuti urbani, le

quali trasformandosi in acido

solforico e nitrico diventano

fortemente corrosive. Le acque

piovane di conseguenza provocano danni particolari sul patrimonio boschivo

distruggendo la clorofilla, le cellule vegetali e la scomparsa di varie forme di

vita.

Le foreste nel recente passato ricoprivano il 7% delle terre emerse, oggi la

maggior parte sono destinate a scopi agricoli e a centri abitati, riducendo lo

spazio (habitat) necessario alla sopravvivenza di molte specie viventi. Anche il

disboscamento indiscriminato è un’altra ferita arrecata all’ambiente. Norman

Meyers sostiene che la deforestazione è una catastrofe incombente: gli alberi

fonte di rinnovamento di ossigeno nell’atmosfera, costituiscono il principale

fattore del processo di fotosintesi clorofilliana.

In un futuro non molto lontano si ipotizza che 20 milioni di persone saranno

messe in fuga da questi stravolgimenti climatici e negli ultimi 100 anni la

temperatura del Pianeta è aumentata di 0,74 gradi Celsius e la causa principale

è costituita dall’attività umana che produce un impatto sul clima del 90%.

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Si prospetta che alla fine del secolo la Terra potrebbe vedere aumentare la

temperatura da 1,8 a 6,4 gradi, il doppio ai Poli, dalla cui catastrofica

liquefazione assisteremo al progressivo innalzamento degli oceani e dei mari.

Gli isolani dell’arcipelago di Tuvalu nel Pacifico, vittime di un destino da nuova

Atlantide contano i giorni: l’oceano sta per inghiottirli.

L’aumento della temperatura ha causato anche il distacco di un’isola di

ghiaccio, nota come Ayles Ice Shelf, che fronteggia l’isola canadese Ellesmere,

della dimensione di 66 kmq; le stesse terre dell’Australia del sud, una volta

fertili e verdi, per assenza di pioggia vanno incontro alla desertificazione. Tra

100 anni se il riscaldamento della Terra non si fermerà, con la siccità e il

sollevamento dei mari l’esodo delle popolazioni

arriverà a 200 milioni. L’Africa centrale morirà

giorno dopo giorno con il rinsecchirs del lago

Ciad e anche la Cina potrebbe essere

sommersa dal deserto dei Gobi.

Secondo il rapporto del WWF il riscaldamento

globale minaccia anche l’esistenza dei pinguini

in Antartide , i quali per lo

scioglimento dei ghiacciai e la

riduzione della banchisa sono

destinati all’estinzione. Per lo

stesso motivo al Polo Nord la

diminuzione dei ghiacciai sta

mettendo in pericolo l’esistenza

degli orsi polari.

Questa prospettiva apocalittica che non tutti accettano, mette in dubbio le

previsioni di alcuni ecologi. Julian Simon, dell’Università del Maryland, scrisse in

un suo articolo del 1986 che “ i dati di fatto disponibili non giustificano i livelli di

preoccupazione” per cui non confermano il presunto pericolo di un’estinzione di

massa.

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Questa affermazione lascia

perplessi e mette in dubbio la

stessa validità scientifica facendo

sospettare che alcune scoperte della scienza se non veritiere siano spesso

contraddittorie.

Un argomento di enorme interesse per lo sviluppo economico e sociale e la

ricerca di sempre maggior benessere è il consumo di energia.

Le risorse disponibili della natura rischiano di esaurirsi per il consumo sempre

più eccessivo e fa temere che queste non siano sufficienti per tutti nel

prossimo futuro.

Le forme di energia disponibili da parte dell’uomo si distinguono in energie

non rinnovabili ( petrolio, carbone e metano) destinate ad esaurirsi ed

energie rinnovabili (idrica, eolica , geotermica e solare) attualmente ancora

poco utilizzate. Una particolare forma di energia infine è quella nucleare.

L’energia nucleare pulita pur essendo molto

diffusa in altri Paesi, in Italia è molto

osteggiata per il rischio di incidenti dovuti alle

fughe radioattive nelle centrali nucleari. Inoltre

vi è il grosso inconveniente delle scorie

radioattive altamente inquinanti, una minaccia

continua per l’umanità.

Purtroppo il disastro di Chernobyl, nel 1986, in Ucraina, ha sconvolto la vita di

milioni di persone nei Paesi limitrofi con danni alla salute degli uomini ( tumori

e ambiente) bloccando in Italia l’uso e la costruzione di centrali nucleari, anche

se attualmente c’è un ripensamento per una eventuale adozione del nucleare

pulito. Un appello di scienziati esorta il Governo a sviluppare l’uso di energie

Quando non c'è energia non c'è colore, non c'è forma, non c'è vita.

Caravaggio

29

rinnovabili in particolare quella solare.

Questa è presente in ogni luogo della

Terra. L’Austria e la Germania, che

hanno meno sole dell’Italia, hanno una

potenza fotovoltaica con una superficie

pro capite di pannelli solari termici

rispettivamente di venti e trenta volte

maggiore.

E’ importante sottolineare che in Italia dove l’unica risorsa energetica

ampiamente disponibile è proprio il sole, i politici e gli industriali non si sono

ancora accorti della grande opportunità che questa energia offre al nostro

Paese. In attesa di utilizzare la fonte di energia più conveniente è importante

che il risparmio energetico sia veramente attuato, mediante la riduzione di

consumo di petrolio, carbone e trasporto su gomma. Come si evince con

l’alta tecnologia la possibilità di distruggere e di modificare l’ambiente è

altissima e a causa della globalizzazione l’uomo si sta avviando verso soluzioni

impreviste. L’attuale disastro ecologico per la rapidità con cui oggi si sta

sviluppando rischia di diventare un fenomeno irreversibile.

Considerando i danni fatti al nostro Pianeta

di cui il responsabile è l’uomo, non

possiamo fare a meno di chiederci ma chi è

in verità quest’“uomo”?, ritenuto

responsabile delle sorti del mondo. E’

veramente frutto dell’evoluzione o è una creatura dalle origini misteriose a noi

sconosciute?

Io, abbreviazione di Dio.

Alessandro Morandotti

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Dovremmo preoccuparcene perché per quanto speciale è semplicemente un

“accidente della storia”, comparso sulla Terra in mezzo ad una straordinaria

biodiversità, con il diritto di fare quello che gli piace. Come tutte le altre specie

viventi siamo il prodotto di molti eventi casuali, che portarono a quella

straordinaria esplosione di forme di vita che ebbe luogo mezzo miliardo di anni fa.

Dalla comprensione di questo nuovo modo di pensare alla natura e a noi stessi

scaturisce un imperativo etico : il dovere del’uomo di proteggere tutte le specie

sulla Terra e pur essendo l’ unica creatura senziente è su un piano di parità e

non una specie privilegiata. Consapevole della sua vera natura e del suo

comportamento distruttivo nei confronti del’ambiente nel XXI° secolo l’uomo sta

andando incontro ad una crisi esistenziale. Ha la convinzione che più il suo

contatto con la natura si allontana, più la sua razionalità vacilla, nella speranza

che ritrovi la sua spiritualità e il suo equilibrio. Perché questa aspirazione si

possa realizzare è necessaria una rivoluzione culturale che coincida con una vera

presa di coscienza per il mantenimento di un giusto rapporto con la natura.

Se riuscirà in futuro a controllare i micidiali prodotti del suo ingegno, onde

evitare così una rapida e prematura

autodistruzione e se riuscirà a limitare i danni

ecologici, allora la specie - Homo Sapiens -

difficilmente potrà estinguersi: semmai potrebbe

abbandonare la Terra, sperimentando così

cammini evolutivi diversi.

Quali che siano i suoi discendenti, è

probabilmente solo questione di tempo prima che

essi possano espandersi nel cosmo. Tuttavia il

problema non è se la nostra specie, così com’è

oggi, sarà capace di vivere nello spazio bensì sapere se i nostri eredi saranno in

grado di farlo, da quanto abbiamo constatato finora è alquanto improbabile.

Nulla impedisce di credere che in futuro ciò che è stato ipotizzato potrebbe

diventare possibile e la scienza avvicinarsi sempre più alla fantascienza. Una

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delle questioni più interessanti riguardanti il futuro dell’uomo è se rimarremo per

sempre un’unica specie, l’attuale Homo Sapiens, o invece potremmo separarci

prima o poi, come è accaduto in passato dai nostri lontani antenati,

trasformandoci in modo naturale in più specie. Pur essendo l’uomo destinato

all’estinzione, il filosofo Leonard Boff riflette sulla retorica fatalistica della fine del

mondo: “ non è la prima volta che gli esseri umani si pongono la questione della

fine della loro specie. Tutte le volte che una cultura entra in crisi, nascono miti

sulla fine del mondo. Per gli antichi era immaginaria, non esisteva come processo

realmente possibile, come sostiene Darwin, per noi si tratta invece di un

processo reale perché abbiamo creato il principio dell’autodistruzione.”

Questa presa di coscienza non sarà forse sufficiente per salvare l’umanità, ma

almeno è un terreno dove far crescere un po’ di speranza. Lo scenario attuale è

una crisi per risolvere la quale è necessaria una responsabile cultura ecologica.

Perché questo si possa realizzare sono necessari governanti migliori e una

popolazione cosciente e preparata. Per concludere sarebbe importante sperare

che non finirà il mondo, ma che potrebbe finire questo mondo senza senso che

ama la guerra e la distruzione di massa.

“Si spera che si realizzi un mondo che ama la vita, desacralizza la violenza,

esercita la vera giustizia e ha pietà per tutti gli esseri viventi.

Tutto ciò che esiste merita di esistere, secondo Boff. Tutto ciò che vive merita di

vivere, specialmente noi gli esseri umani”.

Una civiltà tecnologica più avanzata di quella

attuale potrebbe infatti manipolare l’evoluzione

biologica sulla Terra, dando la possibilità

all’uomo di vivere nello spazio. D’altronde la

nostra specie è l’unica fra tutte le altre apparse

sulla Terra ad essere andata sulla luna. Inoltre

ispirandosi alla fantascienza altre imprese

potrebbero diventare realtà e richiedere un

tempo non tanto lungo per la nascita di nuove specie biologiche capaci di

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viaggiare e vivere in altri spazi del

cosmo a cui l’uomo ha sempre

anelato. E’ difficile immaginare cosa

avverrà all ’uomo, se non si

estinguerà nel XXI ° secolo e , a

maggior ragione, nei secoli e nei

millenni successivi. Ma difficilmente

l’Homo Sapiens rimarrà a lungo come

è oggi.

Se invece per ipotesi andasse nello spazio subito dopo verrebbe preso da una

insopportabile nostalgia per ciò di cui stupidamente si è privato. Il fantasma dei

suoi ricordi farebbe di tutto per farlo tornare in cresta ad un’onda cosmica nella

sua amata Terra. La quale invece di emettere un enorme sospiro biologico,

malgrado la malefatte ecologiche forse sentirebbe anch’essa la sua mancanza e

l’eco della sua umanità.

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BIBLIOGRAFIA

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Desmond MORRIS - La scimmia nuda ( Tascabili Bompiani - 2007)

Giorgio MANZI - L'evoluzione umana ( Il Mulino 2007)

Charles DARWIN - L'origine della specie ( Universale scientifica

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Jonathan MARKS - Che cosa significa essere scimpanzé al 98 %

(Feltrinelli – 2003)

Alan WEISMAN - Il mondo senza di noi ( Einaudi 2007)

R. LAKEY R. LEWIN - La sesta estinzione ( Bollati Boruinghieri – 1998)

Steve OLSON - Mappe della storia dell'uomo (Einaudi Le Scienze

2008)

C. ARNAU R. CARBO' - Le origini della vita ( Istituto Geografico De Agostini

1976)

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La Stampa - L'homo sapiens non era solo (2006)

- Il Mediterraneo sarà una palude ( 2007)

- Svegliatevi, c'è il solare termico (2008)

- Tutto Scienze ( 2008)

- Lo dice Darwin : diventeremo dei (2007)

- Il pianeta è bollito ( 2007)

- Ecco l'inferno che verrà : è colpa nostra (2007)

- Australia, la grande sete (2007)

- Addio ai ghiacci più belli del mondo ( 2008)