L'universo e i suoi misteri

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Catalogo della mostra che si è tenuta a Montedoro presso l'osservatorio astronomico e il planetarium dal 10/08/2012 al 26/08/2012 a cura di Diego Gulizia

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Provincia Regionale di Caltanissetta

Titolo della manifestazione

L’universo e i suoi misteri

Comune di Montedoro - CL

Testo critico

Diego Gulizia

Spazio espositivo

Planetarium e Osservatorio Astronomico di Montedoro

Periodo della mostra

Dal 10 al 26 agosto 2012

Presentazione

Federico Messana - Sindaco di Montedoro

Mostra a cura di

Diego Gulizia

Stampa

Lussografica - CL

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L’universo e i suoi misteri

a cura di

Diego Gulizia

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Una notte tra le stel ledi Federico Messana

Una mostra di arti visive, organizzata nei locali del plane-tario di Montedoro, situato, accanto ad un grande osserva-torio astronomico, in cima al Monte Ottavio, dal quale sipossono ammirare, specie in certe ore del giorno - all'albae/o al tramonto - panorami straordinari e suggestivi spet-tacoli di luci e di colori, non poteva non avere un tema piùpertinente: l'universo e i suoi misteri. A parte, comunque, la congenialità del luogo e del periododi apertura al pubblico della mostra (quasi tutto il mese diagosto, quando cioè più intenso pare sia il fenomeno dellecosiddette stelle cadenti), la manifestazione è stata pensataper almeno altre due ragioni:- riprendere e dare continuità, nel campo delle attività ar-tistiche, ad una esperienza che a Montedoro, piccolo centrodel Vallone, negli anni passati ha lasciato tracce importantie tuttora visibili: sono centinaia le opere di valenti artisti(grandi sculture, pitture murali, quadri) che abbelliscono lestrade, le piazze, gli spazi verdi, gli edifici pubblici delpaese, sotto questo profilo ormai in possesso di una pecu-liarità che chiunque lo visiti immediatamente coglie, rima-nendone piacevolmente sorpreso;- indurre, soprattutto nei ragazzi, che grazie all'osservatorioe al planetario si avvicinano alla conoscenza della straordi-naria, forse imperscrutabile vicenda dell'universo, di cui

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l'uomo è parte infinitesimale, alcune riflessioni: la prima ri-guarda la scienza, che - certo - è importantissima e da te-nere sempre in gran conto, ma non è l'unico strumento diconoscenza, esaustiva ed onnipotente, come si potrebbe es-sere indotti a credere nel mondo ormai quasi interamenterobotizzato nel quale viviamo, e non ha né potrà mai averetutte le risposte; la seconda riguarda tanti altri strumenti diconoscenza, anch'essi, come la scienza, molto importanti eda tenere in gran conto, e tra questi in primo luogo l'arte,nelle sue molteplici forme, di poesia, di pittura, di scultura,di musica e così via. Chi, per fare un solo esempio, più di Leopardi, con le sueopere di impareggiabile bellezza, ha contribuito a far me-glio sentire il fascino del mistero dell'universo?Nè per caso - per caso - appunto - per il valore anche di-dattico che avrebbero per le scolaresche, auspichiamo che,se non tutte, almeno alcune delle opere esposte rimanganoin mostra permanente, quale patrimonio del planetario odell'osservatorio.Concludiamo, esprimendo i ringraziamenti, doverosi, agliartisti e al critico d'arte Diego Gulizia, curatore della mo-stra.

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Il poeta, rivolgendosi alla luna, le pone, in maniera molto confiden-ziale, delle domande che restano senza risposta. Nel prosieguo para-gona il vagare del satellite a quello del pastore, stabilendo unacorrispondenza tra lo stesso corpo celeste e la vita sulla terra.Il poeta non ha fatto altro che trasporre nel linguaggio che gli è piùconsono e con le immagini che a noi sono più care quanto nei mil-lenni avevano fatto gli uomini prima di lui.In effetti, sin dai primordi, l’uomo ha cercato di comprendere l’uni-verso, quell’immensa superficie buia che la notte acquisisce identità,forma, carattere e sostanza.Quell’immensa volta sulla quale ha proiettato tutte le sue fantasie,dove ha costruito le sue storie e i suoi miti, dove ha disegnato le suetrame e, per renderla più familiare, collegando le puntiformi pre-senze luminose, vi ha individuato forme che lo hanno accompagnatodurante il suo percorso sulla terra e hanno influenzato la sua vita, icui resti è possibile leggere ancora nella contemporanea astrologiae negli oroscopi che riempiono ogni giorno i quotidiani e le trasmis-sioni televisive.

L’universo e i suoi misteridi Diego Gulizia

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?

Canto Notturno di un Pastore Errante dell'Asia di Giacomo Leopardi

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Ogni grande cultura del passato si è misurata con la volta celeste, fa-cendosene una rappresentazione, cogliendo di essa aspetti peculiaridai quali ha desunto principi, regole, predizioni, vaticini, sorti e pre-sagi.La terra è costellata di tracce, architetture e rappresentazioni artisti-che presenti negli oggetti più strani che testimoniano l’interessedell’uomo per la volta celeste. A partire dal cerchio di pietre di Nabta,nel deserto della Nubia e dall’osservatorio primitivo del tempio diStonehenge, con il quale, pare, si potessero prevedere perfino leeclissi, a quello meno studiato di Wodhenge, dalla cultura mesopo-tamica, dalla quale si svilupparono le costellazioni di tradizione “di-vina”, che identificava i raggruppamenti stellari con animali nobili efigure divine, alla tradizione del calendario agreste, che identificavanel cielo contadini e animali per fornire un orientamento temporaleall’attività agricola.Da queste tradizioni ed in particolare da quella “divina” è discesaquella cultura legata alle costellazioni zodiacali che è arrivata fino anoi e che gli storici identificano nella loro successione e nel loro svi-luppo storico attraverso sei fasi: dell’antica pittografia, della pitto-grafia delle pietre di confine, delle ”Tre stelle ognuna”, della faseMulapin, dei diari astrometrici, con lo zodiaco Seleucido e quello diDendera, fino alla trasmissione ai greci delle costellazioni zodiacali eagli arabi delle costellazioni agresti.L’unica mappa completa del cielo antico, che risale ai primi secoli a.C.,è quella egiziana dello zodiaco di Dendera, il quale viene consideratouna copia completa dello zodiaco mesopotamico.Una ricca tradizione artistica, appartenente sempre a quella meso-potamica, è quella sumera, risalente a circa il 3200 a.C., la quale raf-figurava, nei suoi sigilli, le stesse scene mitologiche che popolavanoil suo cielo, a significare il cambiamento di stagione, rappresentatodalla lotta del Leone contro il Toro. Queste due costellazioni, assiemea quella dello Scorpione, erano quelle che contenevano tre punti car-dinali celesti, mentre l’Ibex, quarto punto cardinale, era rappresen-tato da un raggruppamento di stelle che adesso appartiene ad altrecostellazioni.Per i Sumeri il Toro (del Cielo) indicava l’equinozio di primavera e illoro capodanno, il Leone il solstizio estivo e lo Scorpione l’equinoziodi autunno.A rendere evidente quanto la vita sulla terra potesse dipendere dagli

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astri in cielo è possibile citare la tradizione delle pietre di confine ba-bilonesi, risalenti a circa il 1350 a.C.Queste Kuturrus, questo è il loro nome, servivano a delimitare le pro-prietà terriere ed erano pietre di confine. Su di esse venivano incisele maledizioni che avrebbero dovuto colpire chi non rispettava i con-fini ed erano decorate con simboli divini che corrispondevano ai pia-neti e alle costellazioni. Esse erano anche degli ex-voto e gli originalivenivano conservati nei templi come auspicio di un buon raccolto.I beduini arabi, che avevano ereditato la cultura astronomica dei ba-bilonesi, per orientarsi inventarono il planisfero, mentre gli stessiarabi, per aiutare l’osservazione astronomica, introdussero gli astro-labi, per non parlare del merkhet egiziano che serviva per determi-nare l’asse dei templi e delle piramidi e orientare questi monumenticon le stelle e i punti cardinali.Alla tradizione romana appartiene il notissimo Atlante Farnese ilquale con il suo globo fornisce la rappresentazione dello zodiaco piùcompleta e antica che sia pervenuta dal mondo greco arcaico, poichési suppone sia una copia di un originale greco del III sec a.C.Alla cultura azteca appartiene la pietra calendariale, mentre alla cul-tura indiana appartiene la Ruota dei nove pianeti.Nella nostra tradizione artistica si riscontra la rappresentazione veri-tiera di una stella cometa nell’adorazione dei Magi di Giotto dellaCappella degli Scrovegni, che l’artista presumibilmente ebbe l’occa-sione di vedere nel 1303, quando questo fenomeno si verificò.Un’altra cometa compare nella Melencolia I di Dürer, mentre unaserie completa di otto dipinti, del 1711, con il tema delle osservazioniastronomiche, appartiene a Donato Creti.Un caso a parte è quello del pittore Etienne Leopold Trouvelot chedivenne famosissimo per la rappresentazione delle sue aurore bo-reali. Lo stesso, invitato a osservare la volta celeste con il telescopiodi Harvard riprodusse, nel 1875, Marte, Giove e Saturno. Successiva-mente migliorò le sue illustrazioni di Saturno osservando il pianetadall’Osservatorio Navale Americano di Washington e realizzò una im-magine della nebulosa di Orione. Tale attività occupò tutta la sua vitae lo stesso realizzò migliaia di pastelli e cromolitografie accompa-gnate da manuali, fino alla rappresentazione dell’eclissi e della cro-mosfera solare con l’aiuto di uno spettroscopio.Famose sono le opere di Van Gogh che rappresentano il suo interesse

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per la volta celeste, come Notte stellata del 1889,Terrazza del caffèdel 1888, Notte stellata sul Rodano del 1888 e ancor più le opere fu-turiste di Giacomo Balla con La costellazione di Orione del 1910, Or-bite celesti del 1913, Mercurio passa davanti al sole del 1914. AncheRobert Delaunay si cimentò con il Sole e Luna del 1912 e del 1931 econ il suo Sole del 1913, lo stesso De Chirico con Luna e stelle sullaspiaggia con il sole al tramonto del 1930 e Sole sulla spiaggia con solespento all’orizzonte del 1930.A questi si aggiungono altri artisti come Salvator Dalì, Joan Mirò,Andrè Masson, Maurits Cornelis Escher, Paterson Ewen, Max Ernst,Ives Klein e Alexander Calder con i suoi pianeti del 1971.Come è possibile vedere da questa rapida carrellata l’interesse del-l’arte antica e contemporanea e degli artisti per il cosmo, per la voltaceleste e per L’universo e i suoi misteri è congenita nell’uomo, ap-partiene alla sua vita ed è una componente fondamentale del suo vi-vere quotidiano.Il tema della manifestazione, che di primo acchito può sembrare ori-ginale, realmente non lo sarebbe se questa manifestazione visiva ten-desse alla rappresentazione della volta celeste, delle stelle, degli astrie dei fenomeni celesti, ma l’arte contemporanea è poco incline allarappresentazione e alla raffigurazione dei fenomeni come lo sono,d’altronde, anche gli artisti invitati. Il tema, pertanto, è l’occasioneper permettere a questi ultimi di indagare dentro di se stessi, di ana-lizzare il cosmo come mondo interiore, di leggere l’oggettività ri-flessa dalla propria cultura, dalla propria sensibilità e descriverla conil proprio linguaggio, fatto di forme, colori, volumi, gestualità e ma-teriali.Si mantiene ancorato all’oggettività e alla figuratività CalogeroBarba il quale, nella sua opera Asteroide Hack, fa un ritratto dellafamosa astrofisica e la identifica con il corpo celeste, rifacendosi, inquesto modo, alla cultura antica che identificava le costellazioni condivinità, animali o oggetti del quotidiano. In un campo interamentedi un azzurro oltremare campeggiano un sorriso che riempie intera-mente il piano dell’opera, due occhi cerulei che riecheggiano la lucedelle stelle e una chioma bianca come la luce dell’universo.L’opera di Salvo Bonnici è tutta racchiusa nel suo titolo Il mio uni-verso, ed in effetti il mondo dell’artista non ha niente dell’estensioneimmensa della volta celeste, né degli infiniti concettuali del pensiero,essa è tutta intima e vive della vibrazione del colore, della sua mate-

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ricità, del contrasto tra i profondi blu oltremare e bianchi calcinati,in una miriade di anfratti visivi ove la dimensione cromatica, sposataad una sapiente tattilità materica, trasforma l’opera in un caleido-scopio di sensazioni visive che ricostruiscono ambienti vissuti o luoghifamiliari e cari alla nostra civiltà.Riecheggia uno spazio celeste, ove gli astri si proiettano nel cosmovisti dal vetro di un cannocchiale, l’opera di Antonio Bruno, Disgre-gazione di un trattato intorno al sole, alla terra e alla luna, ma lemollette per bucato, i ritagli di giornale e il piano del tavolo circolareutilizzato come piano dell’opera denunziano un aspetto semanticoche appartiene solo al suo vissuto.Oscar Carnicelli, con il suo Profondo Cosmo, ritorna alle forme cheda qualche tempo gli sono care e costruisce sulla diagonale un discodalle cromie gialle e rosse arancio, tranciato a settori da linee chel’attraversano o si congiungono a cuspide. Tre di queste ultime, for-temente materializzate, sorreggono visivamente una massa nera co-stituita da glomeruli che si avvolgono e che riecheggiano formeorganiche primitive, a suggerire un cosmo, con i suoi soli e il suo ca-lore, come sorgente di vita.L’opera di Tina Duminuco, Ascensione, denuncia uno stato d’animo,una dimensione agognata, quasi onirica, che lo stesso concetto diuniverso estrae dal vissuto. Il tema traduce il concetto di lontano, dialto, di desiderato ed ecco presenti nell’opera gli oggetti necessariper raggiungere, arrivare, cogliere. Il concetto stesso si costruisce persovrapposizione di elementi che accostati ricompongono la tradizio-nale immagine del cosmo della nostra infanzia popolato, contempo-raneamente, da tutti gli oggetti astrali conosciuti.Lillo Giuliana, nella sua opera Stelle, si sofferma, invece, sui com-ponenti elementari che costituiscono la tematica: il cosmo e le stellecadenti, e li rappresenta, in maniera minimalista, con un fondo blusul quale pendono, a grappoli, come costellazioni, legate a dei fili, lestelle di legno.Michele Lambo, nella sua Galassia Gutenberg, gioca sulla parola lacui referenzialità appartiene tutta alla tematica della manifestazioneper creare corrispondenze tra questa e l’ambito della comunicazionee della stampa. Con gli oggetti che gli sono congeniali, lettere tipo-grafiche in legno e materiale cementizio, costruisce uno spazio visivoplastico ove gli oggetti incarnano se stessi e si configurano come in-terpunzioni all’interno di una forma lessicale in fieri, ma che non ne-

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cessita di altro per esprimere la sua funzione interrogatoria.Renato Meneghetti, con la sua opera video di 6,44 minuti, inter-preta l’universo come dimensione spirituale, ove le forme vengonomutuate dalla propria esperienza visiva come la luna piena che ri-prende un viso ai raggi x, le fasi della stessa che riecheggiano profiliumani o nella sua interezza che ricorda embrioni nel ventre materno.Il tradizionale suono in radiofrequenza apre e chiude il filmato men-tre in un rapido excursus mette in evidenza come l’organo della vi-sione e l’immagine percepita siano un tutt’uno in un continuorimando tra il cosmo e l’uomo che riaffiora, con la sua dimensioneassorta e riflessiva.Forse qualcosa di oggettivo è rimasto nell’opera di GiuseppinaRiggi, la quale, nei suoi Segni nell’universo, riprende l’antica praticadi collegare i punti luminosi della volta celeste per ricavarne costel-lazioni. Ma le stelle, in questo caso, sono grafemi che appartengonoal suo linguaggio, oggettivazioni di una dimensione spirituale cheveicola i propri contenuti con morfemi che appartengono al propriovocabolario visivo.L’opera di Letizia Porcaro è arrivata accompagnata da due frasidella stessa artista: Chiedo la cortesia di vedere il quadro al buio perdare vita ai colori fosforescenti, ossia per dare vita ad un altra imma-gine di universo e ancora Perché l'arte possa restare sempre visibileanche in assenza di luce, così come l'universo vive nel suo tempo conluce propria. Con l’opera “Universo tempo” l’artista vuole porre l’os-servatore nella stessa condizione di quando lo stesso osserva le stelle,al buio e nel volere riprodurre la stessa sensazione, sa che buonaparte della sua opera non potrà essere fruibile. Con la simulazionedei paesaggi deserti osservati dai satelliti artificiali o dalle sonde spa-ziali vuole che lo spettatore abbia una forte sensazione visiva che ra-senti la sinestesia piuttosto che una semplice percezione visiva.Salvatore Salamone, interpreta il cosmo con il firmamento di bi-blica memoria e nel palese riferimento alla Genesi 1,14, Dio disse: Cisiano fonti di luce nel firmamento del cielo, ... ricompone, come neimosaici di romanica tradizione, con i materiali naturali che apparten-gono alla sua ricerca visiva, con i consolidati morfemi del suo voca-bolario e con un linguaggio semplice ed elementare, un cielo dovegli astri vengono generati da un processo spiraliforme e dove la variagrandezza e luminosità degli elementi riempie tutta la superficie delpiano, in una sorta di horror vacui medioevale.

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Nel dittico di Enzo Salanitro, Notte cadente, riscontriamo la pre-senza dei termini della tematica della manifestazione i quali fonden-dosi e combinandosi, generano, visivamente, plurimi significati chel’opera dispone in dieci riquadri. L’artista, con un linguaggio sciolto,quasi estemporaneo e fumettistico, ne privilegia uno e lo tratta inmaniera più estesa, mettendo in evidenza il cadere delle stelle chetrascinano con loro tutto il cielo, in un campo visivo dominato dalblu contrappuntato solo di sprazzi bianchi sospesi con una semplicepresenza di cultura urbana che, pare, ne subisca le conseguenze.La ricerca di Alba Savoi, s’addentra nella sostanza stessa della ma-teria stellare, analizzandone quella componente che la rende visibilea noi: la luce. Nella sua opera Nell’Universo: Pieghe di Luce assumel’atteggiamento dell’astrofisica che, in maniera certosina, registra sulsuo taccuino visivo le forme che questa assume nell’universo, coglien-done le pieghe, le curvature, le sovrapposizioni, le trasparenze, le lu-minescenze, gli addensamenti e le rarefazioni e traducendo il tuttocon le materie che le sono più consone, le garze e gli speciali supportifotografici.L’opera di Attilio Scimone, costituita da quattro stampe digitali sutela di una installazione dal titolo The infinity 1,2,3,4 è una rifles-sione sul cosmo, sull’universo e sulle leggi che lo regolano, colto nellasua trasformazione continua, nel suo consumarsi per cambiare stato.La consunzione per l’artista è presente in qualsiasi attività umana enon ed in particolar modo è presente nel processo comunicativo chein questo momento vive del fenomeno dei network, testimoniato daiconi cartacei che si consumano. Il piano dell’installazione è un lettodi carboni, a cui tutto è, secondo l’artista, riconducibile.Alfonso Siracusa sembra condividere la tesi di Zecharia Sitchin peril quale gli Anunnaki sarebbero degli alieni provenienti da Nibiru,un pianeta del nostro sistema solare. Ne condivide la tesi secondo laquale avrebbero avuto un ruolo importante nella veloce evoluzionedella civiltà umana e in particolare di quella sumerica. Il tema del-l’universo e dei suoi misteri non poteva fare altro che risvegliarenell’artista le sue profonde convinzioni che ha oggettivato in una in-stallazione dove i volti degli abitanti di Nibiru sono disposti su grati-cole variamente disposte, mentre al centro campeggia unarappresentazione della provenienza e della discendenza con gli ef-fetti prodotti.

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Nella sua opera Cielo con didascalia, Franco Spena ritorna a co-struire i suoi misurati spazi attraverso i componenti del suo lessico vi-sivo, utilizzando morfemi appartenenti ormai al suo vocabolarioconsolidato. Questi ultimi, nella trasmissione del messaggio, sem-brano godere del valore posizionale in quanto agglomerati, nella di-mensione comunicativa sincronica, simulano universi, galassie, voltestellate, costellazioni, riassunti dalla semplice parola “cielo” che licontiene tutti. Posti, invece, in pozione lineare e parallela assumonosembianze scritturali, didascaliche e aspetti comunicativi diacronici,appartenenti al codice verbale.La meticolosa costruzione visiva di Agostino Tulumello ci offre, an-cora una volta, con la sua composizione di quattro opere dal titoloSpazio tempo, un’ulteriore riflessione sui suoi contenuti storici, at-traverso una trama pittorica fitta che sovrappone, cromaticamente,ad una texture monocroma di fondo, superfici piatte dalle varie di-rezionalità, la cui componente cromatica simula il variare di luci eombre, attribuendo alla sommatoria di esse l’effetto del rilievo.L’occasione offerta di direzionare il telescopio di monte Ottavio diMontedoro, nella notte di San Silvestro, verso le stelle cadenti, scan-dagliando l’universo con i suoi misteri, il cosmo e la volta celeste, hapermesso, anche, di direzionare lo stesso nel vissuto degli artisti, neiloro universi interiori che, come le stelle, vivono di luce propria, diquella luce che bruciando alimenta la loro creatività e, in questo caso,illumina di una luce diversa l’intera manifestazione.

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Calogero BarbaSalvo BonniciMarco Bruno

Oscar CarnicelliTina DuminucoLillo Giuliana

Michele LamboRenato Meneghetti

Letizia PorcaroGiuseppina Riggi

Salvatore SalamoneEnzo Salanitro

Alba SavoiAttilio Scimone

Alfonso SiracusaFranco Spena

Agostino Tulumello

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Asteroide Hack, 2012

Acrilico su tela

cm 100X100

Calogero Barba

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Il mio universo

Tecnica mista su supporto ligneo

cm 70x50

Salvo Bonnici

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Disgregazione di un trattato intorno al sole, alla terra e alla luna, 2012

Ritaglio di lettere di giornali, mollette per bucato e colori a tempera

Diam. cm 100

Marco Bruno

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Profondo Cosmo, 2005

Acrilico su tela

cm 100X100

Oscar Carnicelli

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AscensioneLegno, carta, corda, acrilico

Tina Duminuco

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Lillo Giuliana

Stelle, 2011

Legno, filo nylon, colori acrilici su tela

cm 50X50

Page 22: L'universo e i suoi misteri

Michele Lambo

Galassia Gutenberg, 2012

lettere tipografiche in legno, materiale cementizio.

cm 100X100

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Renato Meneghetti

L’universo e i suoi misteri, 2012

Video

Min. 64

Page 24: L'universo e i suoi misteri

Latizia Porcaro

Universo Tempo, 2012

Acrilico, cotone idrofilo, colori fosforescenti

cm 100x70

Page 25: L'universo e i suoi misteri

Giuseppina Riggi

Segni nell’universo, 2012

Acrilico su tela, argento, colla e gomma laccacm 100X100

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Salvatore Salamone

Genesi 1,14 Dio disse: “Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, ...”, 2012

Tela, tè, zafferano e pastelli cretosi

cm80X100

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Enzo Salanitro

Notte cadente, 2012

Acrilico, pastello su cartoncino

cm. 100x140

Page 28: L'universo e i suoi misteri

Alba Savoi

Nell’Universo: Pieghe di Luce, 2012

Elaborazioni fotograficheFoto plasticata su forexBase: foto garzata su forex...

cm. 80x110

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Attilio Scimone

The Infinity 1,2,3,4 2012

Stampa digitale su tela

4 x cm 35x50

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Alfonso Siracusa

Anunnaki, 2012

olio su tele di vario formato, griglie di zinco, foto, tende parasole per auto, plexiglass, banconotada un dollaro Stati Uniti, statua in resina e trappola per ratti.

Installazione m 7,85x2,8x3

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Franco Spena

Cielo con didascalia, 2012

ritagli di lattine su carta Venezia

50x70 cm

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Agostino Tulumello

Spazio tempo, 2012

Olio su tela

4 x cm 70 x 100 cm