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LA MONTAGNA DEI RAGAZZI LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELLE GIUDICARIE

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LA MONTAGNA DEI RAGAZZI

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELLE GIUDICARIE

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LA MONTAGNA DEI RAGAZZICONOSCERE LA MONTAGNA ATTRAVERSO LA GRANDE GUERRA

ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA

NELLE GIUDICARIE

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Progetto: Accademia della Montagna del TrentinoTesti: Maddalena PellizzariCredits fotografici: Centro Studi Judicaria [CSJ], Consorzio Turistico Valle del Chiese, Mirko Demozzi [MD], Ecomuseo della Valle del Chiese, Matteo Motter, Museo della Guerra Bianca Adamellina “Recuperanti in Val Rendena” di Spiazzo Rendena [Museo Spiazzo], Museo Storico Italiano della Guerra [MGR], Parco Naturale Adamello Brenta [PNAB], Soprintendenza per i Beni Culturali [SBC], Arianna Tamburini e Marco Ischia [TI], Vincenzo Zubani, Università degli Studi di Trento DICAM [UNITN DICAM]Illustrazioni: Federica PeriottoProgetto Grafico: EgonStampa: Grafiche Stile – Rovereto

ISBN: 978-88-96215-59-3

Accademia della Montagna del TrentinoVia Romagnosi, 538122 Trentotel. 0461 493175 mail: [email protected]

© 2015, EgonGaban studios srlvia del Garda, 32 Rovereto (Tn)

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Imparare a conoscere il territorio in cui si vive è una tappa decisiva nel percorso di cresci-ta di ogni persona che risulterà tanto più coinvolgente e appassionante se l’esplorazione avrà inizio fin da giovani, quando è più facile ricordare i luoghi e immaginare le vicende che li han-no segnati. Per questo anche una piccola pubblicazione può diventare un’opportunità formati-va, aggiungendo un’autentica esperienza culturale al piacere di una camminata all’aria aperta. Questa collana, realizzata per iniziativa della Fondazione Accademia della Montagna del Trentino in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra, non è tuttavia solamente un contributo per accendere la curiosità dei ragazzi verso un passato che ha segnato radicalmente la vita dei loro bisnonni. In questi giorni in cui l’assurdità della guerra continua a insanguinare l’umanità, una visita diretta ai luoghi dove si combatté la Grande Guerra può diventare il discorso più efficace per promuo-vere un mondo liberato dalla violenza.

Annibale SalsaPresidente del Comitato Scientificodell’Accademia della Montagna del Trentino

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Reticolati sul Cavento, 1917/1918 [MGR 144/108]

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LA PRIMA GUERRA MONDIALE E IL TRENTINO

La Prima guerra mondiale scoppiò nel 1914 e si concluse nel 1918. Coinvolse la Francia, la Gran Bretagna, la Russia, la Germania, l’Austria-Ungheria, l’Italia, la Turchia, gli Stati Uniti, il Giappone e tanti altri, oltre a paesi che allora erano colonie di stati europei come l’India, il Sudafrica, l’Australia, il Senegal.Venne chiamata “Grande Guerra” perché assunse di-mensioni che nessun conflit-to aveva avuto prima. Vennero mobilitati milioni di uomini, furono inventate nuove armi dai terribili effet-ti e usati moderni mezzi di trasporto, si sperimentarono grandi innovazioni tecnologiche. Morirono più di 9 milioni di soldati e moltissimi civili, la vita di milioni di donne e bambini cambiò profondamente.

All’epoca il Trentino faceva parte dell’Impero austro-ungarico e confinava con il Regno d’Italia.

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Nel 1914 più di 55.000 trenti-ni furono richiamati alle armi e inviati in Galizia, una regione che oggi si trova tra la Polonia e l’Ucraina. Lì combatterono con-tro l’esercito russo; moltissimi vennero fatti prigionieri, più di 11.400 morirono. Nel maggio 1915 l’Italia di-chiarò guerra all’Austria-Ungheria e il Trentino si tra-sformò in un campo di battaglia: si scavarono centinaia di chilo-metri di trincee, i paesi furono bombardati, donne, vecchi e bambini dovettero abbandona-re le loro case. Per la prima volta i soldati furono costretti a vivere tra le nevi e i ghiacci.

Circa 700 trentini, chiamati “ir-redentisti”, si arruolarono volontari nell’esercito italiano con l’obiettivo di unire il Trentino all’Italia. Alcuni di questi - Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa - furono catturati dagli austriaci, pro-cessati e condannati a morte per tradimento.

Al termine della guerra, scomparvero gli imperi russo, tedesco, austro-ungarico e turco e nacquero nuovi stati. Il Trentino divenne parte dell’Italia, uscita vincitrice dal conflitto.

Le truppe italiane a Storo. 1 maggio 1916 [CSJ]

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Fin dal 1859 il ponte sul fiume Caffaro segnava, nelle Giudicarie, il confine tra Regno d’Italia e Impero austro-ungari-co, proprio come oggi separa Trentino e Lombardia.

Poco prima dello scoppio della guerra con l’Italia il 24 maggio 1915, l’eserci-to austro-ungarico aveva abbandonato alcuni territori di confine per ritirarsi su posizioni facilmente difendibili, come la linea dei forti dello sbarramento di Lar-daro. Le truppe italiane poterono così avanzare senza ostacoli fino a Condino, Cimego e Castel Condino e si attestarono poco distante dalle posizioni austriache.

La Valle del Chiese venne divisa in due dalle opposte linee, la popolazione venne evacuata e i paesi bombardati. La Val Rendena si trovò, invece, in posizione più defilata dal fronte; questo evitò le distru-zioni dei centri abitati e l’allontanamento dei civili. Una sorte analoga toccò alle Giudicarie Esteriori che accolsero i profughi della Valle del Chiese.

LA GRANDE GUERRA NELLE GIUDICARIE

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Profughi a Vigo Rendena [CSJ]

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Dopo le fasi iniziali, i due eserciti occuparono posizioni che rima-sero pressoché immutate per tutta la guerra.

Il fronte venne ben presto or-ganizzato e presidiato. I sol-dati, gli operai militarizzati e i prigionieri scavarono trincee, camminamenti e gallerie, edifi-carono baracche e realizzarono mulattiere e strade carrozzabili dalle pendenze regolari, in gran parte usate ancora oggi. Per i rifornimenti delle prime linee in montagna il Comando italiano preferì usare le nuove strade, quello austriaco ricorse invece prevalentemente alle teleferiche.

Anche le donne trovarono lavoro nei cantieri di guerra come lavandaie, cuoche ma anche portatrici di materiali.

Gli scontri avvennero anche alle quote più elevate e gli eserciti si attestarono su posizioni prima rite-nute impossibili da mantenere. Il conflitto si trasformò e si iniziò a parlare di “guerra bianca”. Parti-colarmente intensi e drammatici furono gli scontri sul ghiacciaio dell’Adamello.

Anche nelle Giudicarie, come su tutto il fronte italo-austriaco, la guerra si concluse nei primi giorni di novembre del 1918.

Prigionieri russi vendono i loro manufatti a Spiazzo Rendena [Museo Spiazzo]

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PAESI E POPOLAZIONE CIVILE TRA GUERRA E DOPOGUERRA

A partire dal maggio 1915, i paesi trentini vicini al confine vennero eva-cuati. Più di 100.000 persone dovettero lasciare le proprie case e spostarsi verso le regioni più interne dell’Impero o verso l’Italia. La maggior parte di loro fu con-dotta in Boemia, Moravia e Austria oppure nelle “città di legno”, campi di baracche come quelli di Braunau e Mitterndorf. Altre, invece, dovettero fuggire verso il Veneto, il Piemonte, la Lombardia e altre regioni italiane. Chi non partì visse l’esperienza dell’occupazione e della fame.

La popolazione della Valle del Chiese fu evacuata fra il maggio e il dicembre 1915. A differenza di quanto avvenne in altre zone, la maggior parte degli abitanti venne trasferita in aree limitrofe: i paesi a nord di Condino e fino a Roncone si spostarono nella Busa di Tione, in Val Rendena, nel Bleggio e nel Lomaso. Bondo e Breguzzo non furono evacuati, ma i civili dovettero convivere con numerosi militari e prigionieri.

Il Comando italiano trasferì la popolazione di Condino e Brione in Piemonte. Non fu invece mai eva-cuato Storo, protetto dalle montagne che circondano il paese.

I profughi tornarono nei propri paesi solamente alla fine della guerra. Trovarono case bombardate o distrutte, campi incolti e devastati, strade da ricostruire. La povertà spinse molte persone a cercare sui luoghi dove si era combattuto, anche in alta montagna, materiali da vendere o riutilizzare. Quello del “recuperante” fu un lavoro faticoso e pericoloso che permise però di sopravvivere a molte famiglie.

Oggi si cerca di conservare ciò che resta di quella tragica guerra. Sono stati restaurati forti e trincee, ripristinati sentieri e realizzati musei nei quali queste drammatiche vicende vengono raccontate attra-verso oggetti e testimonianze.

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Daone, 1919 [MGR 121/52]

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Escursione a Forte Corno [Consorzio Turistico Valle del Chiese]

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Itinerario 1

Itinerario 4Itinerario 2

Folgaria

San Sebastiano

Carbonare

Lavarone

Luserna

Serrada

Forte Dosso del Sommo

ASIAGO

Cima Vezzena o Pizzo di Levico1908 m

Durer1588 m

Dosso del Sommo1626 m

Martinella1604 m

Sommo Alto1613 m

ROVERETO

Cornetto2060 m

CALDONAZZO

Passo di Vezzena

Passo del Sommo

Passo Coe

TRENTO

Forte Cherle

Forte Luserna

Forte Spitz Verle

Forte Busa VerleItinerario 3Itinerario 3Itinerario 3

Fontanabona1.092 m

Monte Fumo3.418 m

Monte Carè Alto3.462 m

Crozzon di Lares3.354 m

Corno di Cavento3.430 m

Cima Cop di Breguzzo3.001 m

Carisolo

Clemp

Bersone

Daone Praso

Forte Larino

Forte Corno

Altissimo2.128 m

Monte Cadria2.254 mCima Pissola

2.063 m

Val Genova

Val di Borzago

Val di Breguzzo

Val di Daone

Fontanabona1.092 m

Praso

Cima Pissola2.063 m

Gavardina

SS23

7

SS237

SS23

9

Itinerario 1

Itinerario 3

Itinerario 4

Itinerario 2

Tione di TrentoPonte Arche

Bondo

Breguzzo

Villa Rendena

Vigo Rendena

Roncone

Lardaro

Pieve di Bono

Prezzo

Spiazzo

Strembo

Caderzone

Pinzolo

Giustino

S. Antonio di Mavignola

Pelugo

ITINERARI

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COME PREPARARSI AD UN’ESCURSIONE IN MONTAGNAOltre ad offrire un paesaggio e una natura incontaminati, i monti delle Giudicarie permettono di ripercorrere alcuni dei luoghi dove venne combattuta la Grande Guerra.Come tutte le gite, anche un’escursione in montagna va organizzata.

Ecco alcuni suggerimenti: - indossa un abbigliamento pratico e delle calzature adatte (scarponcini)- scegli un itinerario adatto alle tue capacità e al tuo allenamento - assicurati che le previsioni del tempo siano buone- studia l’itinerario prima di partire, porta con te la cartina e mantieni il cammino sui sentieri

segnalati - in generale non ti addentrare in grotte o gallerie; dove è consentito l’ingresso, fatti accom-

pagnare da un adulto e ricordati di portare una torcia elettrica- non disturbare gli animali: limitati ad osservarli- rispetta l’ambiente: riporta a casa i tuoi rifiuti!

Cosa non deve mancare nel tuo zaino: - una buona quantità di acqua- qualcosa da mangiare durante la giornata- un cappellino e gli occhiali per ripararti dal sole - una maglia e uno spolverino per la pioggia: in montagna il tempo può cambiare molto velo-

cemente- la crema protettiva per evitare scottature - una cartina della zona.

Nota: nelle schede degli itinerari, il tempo di percorrenza comprende il percorso di andata e ritorno ma non le soste e le visite ai luoghi di interesse.

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1° ITINERARIOIL CAMPO TRINCERATO DI CLEMP

Il caposaldo trincerato di Clemp si trova in Val Rendena, poco sopra l’abitato di Sant’Antonio di Mavignola, tra Pinzolo e Madonna di Campiglio.

Quest’opera era parte di una linea perma-nente di difesa realizzata a sud del Passo Campo Carlo Magno: dal Doss del Fò, sul-le estremità orientali della Presanella, la linea scendeva a Clemp, attraversava la valle e risaliva al Doss del Sabion. Nelle intenzioni del Comando austro-ungarico, questo sistema difensivo costituito da trincee, camminamenti e da casematte con funzione di ricoveri per la truppa, avrebbe dovuto proteggere lo sbarra-mento del Tonale e garantire il controllo delle vie di collegamento.

L’itinerario proposto parte dall’abitato di Sant’Antonio di Mavignola. Lasciata l’automobile ci si incammina lungo una comoda e piacevole strada forestale co-

Partenza: Sant’Antonio di Mavignola (1160 m)Arrivo: località Clemp (1540 m) - possibilità di proseguire fino a mal-ga Valchestria (1888 m)Dislivello: 380 m - 728 m fino a malga ValchestriaTempo di percorrenza: 2 ore (fino a forte Clemp) - 4 ore fino a mal-ga ValchestriaDifficoltà: facile

S. Antonio di Mavignola

M. Ritort2.411 m

Dosso del Fò2.315 m

Val di CantonPian dei Mughi Palù Marcia

Milegna

Dal Bestel

La Palù

ss239

Malga Valchestria1.888 m

Clemp1.540 m

Malga Ritort

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steggiata dai capitelli della Via Crucis, immergendosi ben pre-sto nel bosco. In un’ora di cam-mino si raggiunge la località Clemp dove si può ammirare uno stupendo panorama che spazia dalle Dolomiti di Brenta ai ghiacciai dell’Adamello. Da qui non sarà difficile scorgere una breve trincea che conduce ai ruderi della caserma in mura-tura. Grazie alla sua posizione sopraelevata, questa struttura dominava la Valle di Campiglio fino a Carisolo e poteva così controllare un territorio piutto-sto vasto e, allo stesso tempo, strategico.

La fortificazione, lunga com-plessivamente una quarantina di metri, si articolava in diversi ambienti fra cui una fuciliera attraversa-ta da due file sovrapposte di feritoie, ancora oggi ben visibili, che dominano i tornanti della strada per Madonna di Campiglio. Della casamatta restano solo i muri perimetrali e alcuni tratti della volta che, tuttavia, rendono l’idea di quella che era la struttura originaria.

Fonti d’archivio rivelano che l’incarico di realizzare una caserma in questa località fu affidato alla ditta Zontini di Riva del Garda nel novembre 1914, a pochi mesi dallo scoppio della guerra con l’Italia. L’o-

Forte Clemp [TI]

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pera sarebbe dovuta servire, molto proba-bilmente, per offrire un ricovero e un punto d’appoggio alle truppe che dovevano presi-diare la linea di difesa. Secondo alcuni sto-rici la caserma venne ricavata riadattando un edificio già esistente.

Nei dintorni rimangono resti di trincee e una cisterna per l’acqua. Al termine della visita è possibile tornare verso il punto di partenza percorrendo a ritroso la strada fo-restale seguita all’andata. In un’ora di cam-mino si ritorna all’abitato di Sant’Antonio di Mavignola.

Chi desidera prolungare l’itinerario può in-vece imboccare il sentiero SAT n. 278 che sale verso i pascoli di malga Valchestria. Dai fienili di località Clemp ci si addentra nuovamente nel bosco, guadagnando rapi-damente quota. Lungo il percorso si pos-sono osservare le tracce delle trincee che costituivano la linea difensiva, seguirne l’andamento e capire come erano dispo-ste sul terreno. La malga è raggiungibile in circa un’ora di cammino. Il ritorno avviene, anche in questo caso, dallo stesso sentiero. Resti di trincee [TI]

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PRIGIONIERI RUSSI E PORTATRICI D’ASSItragitto che compivano era lungo, ripetuto più volte al giorno e doveva essere fatto con qualunque condizione meteorologica. Le don-ne venivano reclutate per tre corone al gior-no e due pagnotte a fine settimana. In Val

Allo scoppio della Prima guerra mondiale mi-gliaia di trentini furono inviati verso il fronte orientale. Dall’autunno 1914 altrettante mi-gliaia di prigionieri russi arrivarono in Trenti-no, internati in campi di concentramento e impiegati nei lavori più pesanti, nei servizi di corveé e nei lavori di scavo delle gallerie. Spesso vennero adibiti al trasporto, anche in alta quota, di munizioni e dei materiali necessari alla costruzione di baracche e di postazioni difensive in prima linea. A distanza di un secolo sopravvivono ancora tracce della loro presenza in alcuni sentieri e nella chiesetta in legno presso il rifugio Carè Alto, realizzata proprio dai prigionieri russi nel 1917 per ricordare i caduti sul ghiacciaio dell’Adamello.

Anche le donne vennero coinvolte in alcu-ne di queste attività a e trovarono impiego nei cantieri di guerra come lavandaie, cuo-che ma soprattutto portatrici. In Valle del Chiese, così come sul fronte dell’Adamello, trasportarono assi, vettovaglie o viveri. Il

Rendena le “portatrici d’assi” sono ricordate con un mosaico nel capitello di Gìo, lungo la strada per la Val di Borzago, voluto da Dante Ongari, e da un affresco realizzato dall’artista Marco Furri nella sala consigliare di Spiazzo.

Donne della Val Rendena impiegate dai militari in Val Borzago [Museo Spiazzo]

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2° ITINERARIOLA VAL GENOVA E LO SBARRAMENTO DI FONTANABONA

In Val Rendena la guerra venne combat-tuta soprattutto in alta montagna, a quote considerate fino a quel momento inacces-sibili; tuttavia, anche il fondovalle venne coinvolto. La Val Genova, conosciuta prin-cipalmente per le sue bellezze naturali e paesaggistiche, è stata interessata negli ultimi anni da interventi di ripristino che hanno permesso di recuperare e rendere visibili i segni lasciati dalla Grande Guerra.

L’itinerario proposto è alla portata di fami-glie e camminatori poco allenati e si snoda ad un’altitudine relativamente bassa, ben lontano dai ghiacciai o delle postazioni più elevate, meta, invece, per escursionisti esperti. Nel periodo estivo il Parco Adamello Bren-ta attiva un servizio navetta che permette di arrivare direttamente a Fontanabona: in tal modo l’escursione qui proposta si ac-corcia e diventa ancora più semplice.

Partenza: Carisolo, Antica Vetreria (790 m) / Fontanabona (1092 m)Arrivo: località Fontanabona (1092 m)Dislivello complessivo: 302 m partendo dall’Antica Vetreria – 95 m partendo da FontanabonaTempo di percorrenza: 5 ore per il percorso completo; 1 ora e 45’ solo il percorso ad anello Difficoltà: facile

Malga Campo1.750 m

Malga Nardis1.471 m

Malga Sarodoli 1.932

Malga Geridolo1.714 m

Ponte Verde910 m

Fontanabona1.092 m

Antica Vetreria790 mDiaga

1.430 m

Val Genova

230

207

230

214

219

229

Val N

ardis

Pala di Dalgon2.353 m

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Per chi desidera compiere tutto il percorso, l’itinerario parte dall’Antica Vetreria di Carisolo, sede di un museo che racconta l’arte della lavorazione del vetro. Durante la guerra l’edificio fungeva da supporto logistico per il fronte mentre nei dintorni erano allestiti un’infermeria, depositi per salmerie e un campo d’addestramento. Nei prati circostanti è possibile scorgere le piattaforme della stazione della teleferica austro-ungarica che collegava le retrovie con la Val Genova e con le zone in quota della Val Siniciaga e della Val Nardis. Furono proprio le telefe-riche, un ingegnoso sistema di impianti a fune, a garan-tire i rifornimenti alle truppe in montagna, il trasporto di materiali e viveri, ma anche di persone.

Dall’Antica Vetreria, attraversato il ponte sul fiume Sar-ca, si imbocca il Sentiero delle Cascate o, in alternativa, il sentiero SAT 212. Una tranquilla passeggiata di circa due ore conduce fino alla località Fontanabona. Lungo il tragitto si possono ammirare lussureggianti boschi e spumeggianti cascate, fra cui quella del Nardis. Nell’ul-timo tratto il percorso coincide con il Sentiero della Pace, un tracciato che ripercorre la linea del fronte dal Passo del Tonale alla Marmolada.

A Fontanabona comincia un percorso ad anello che, muovendosi da un versante all’altro della montagna, permette di osservare da vicino le tracce della Grande Basamento in cemento [SBC]

Radici [Vincenzo Zubani, archivio PNAB]

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Guerra. Lo sbarramento di Fontanabona costituiva un importante presidio territoriale, in collegamento con Carisolo e la Val Rendena. Da qui partivano, su versanti opposti, due linee difensive: una, sviluppa-ta verso sud, era la cosiddetta “linea degli Honved” che arrivava alla Cima Pravecchio, verso il Carè Alto; la seconda risaliva verso nord fino a Cima Tamalè e proseguiva poi verso il Cimon delle Gere e il Monte Gabbiolo vicino alla Presanella.Il percorso richiede un’ora e 45 minuti di cammino e consente di vedere resti di trincee e di una picco-la fortificazione a pochi passi dal Sarca, osservatori, caverne scavate nella roccia, terrazzamenti che fun-gevano da basamento delle baracche, ricoveri per i soldati. Al termine della visita si ritorna verso il pun-to di partenza percorrendo a ritroso il sentiero.

Il Parco Adamello Brenta ha realizzato una guida, curata da Vincenzo Zubani, per accompagnare gli escursionisti sulle tracce della Grande Guerra in Val Genova. La pubblicazione, disponibile presso il bo-okshop del Parco, presenta cartine, note tecniche, riferimenti storici e fa parte delle iniziative realizzate nell’ambito del progetto “Percorso della memoria nel Sistema Adamello-Presanella” che ha portato anche al censimento delle opere campali dell’area.

Trincea [Vincenzo Zubani, archivio PNAB]

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CORNO DI CAVENTO

Le vicende più cruente e famose nel settore dell’A-damello sono quelle relative al controllo del Corno di Cavento (3430 m). Nel primo anno di guerra la vetta non venne presidiata ma tra il 1916 e il 1918 passò di mano varie volte fra i due eserciti. Gli austriaci oc-cuparono stabilmente la cima il 1° maggio 1916 e ne fecero il caposaldo di tutto lo schieramento difensivo sulla vedretta di Lares, che dal febbraio 1917 fu sotto il comando del tenente Felix Hecht von Eleda. Gli ita-liani la conquistarono nell’estate 1917 con un’azione a sorpresa in cui persero la vita molti soldati fra cui lo stesso Hecht. Un anno più tardi, il 15 giugno 1918, i soldati austro-ungarici ripresero il Cavento ma dopo circa un mese il presidio fu annientato da un attacco delle truppe italiane che conquistarono la cima e la tennero sino alla fine del conflitto.

Recentemente la galleria scavata dai soldati austro-ungarici sulla cima del Corno di Cavento è stata recuperata ed oggi è visitabile su prenotazione (Società degli Alpinisti Tridentini, tel. 0461 981871, www.sat.tn.it).

Il ghiacciaio dell’Adamello ha restituito, nel corso degli anni, preziose testimonianze della guerra: parti dell’equipaggiamento dei soldati, armi, oggetti di uso quotidiano. Molti reperti sono stati recuperati e sono oggi conservati e visibili al Museo della Guerra di Bersone e al Museo della Guerra Bianca Adamellina di Spiazzo. In quest’ultimo, tra i cimeli di particolare importanza, spicca il diario originale del tenente Felix Hecht.

Corno di Cavento [Matteo Motter]

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3° ITINERARIODA FORTE LARINO A FORTE CORNO

Già prima della metà dell’Ottocento lo Stato Maggiore austriaco ritenne necessario presi-diare i confini meridionali e stabilì la fortifica-zione della Valle del Chiese, naturale via di col-legamento con la Pianura Padana.Il poderoso sbarramento dei forti di Lardaro iniziò ad essere realizzato dopo la perdita della Lombardia, che nel 1859 entrò a far parte del Regno di Piemonte. I lavori iniziarono nel 1860 e continuarono, per fasi, fino allo scoppio della guerra. Forte Larino venne realizzato nel fondovalle, vicino al paese di Lardaro. Quasi contempora-neamente sorsero forte Revegler (una tagliata stradale) e forte Danzolino, sul versante opposto della valle; di entrambe le strutture non rimane oggi alcuna traccia. Questi tre forti creavano una sorta di “tenaglia” per controllare il territo-rio e sbarrare il passaggio a truppe nemiche. Forte Corno fu edificato nei pressi di Praso cir-ca vent’anni dopo su uno sperone di roccia a quota 1068 m.

Partenza: Forte Larino (730 m)Arrivo: Forte Corno (1068 m)Dislivello: 338 mTempo di percorrenza: 2 ore e mezzaDifficoltà: escursionistico

Dosso Brullo1.780 m

Dosso dei Morti2.183 m

Lardaro

Daone

Bersone

Praso

Fontanedo

Roncone

Forte Larino730 m

Forte Corno1.098 m

Malga Avalina1.970 m

ss237

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Da ultimo, nei pressi dell’abitato di Por, sorse forte Carriola. Fu uno dei più moderni forti realizzati poco prima della guerra e venne ampiamente utilizzato durante il conflitto. Della struttura rimangono solo alcuni ruderi, attorno ai quali è possibile passeggiare grazie ad un itinerario recentemente realizzato.

La nostra escursione ci porta a visitare due strutture dello sbarramento di Lardaro – forte Larino e for-te Corno – entrambi da poco restaurati. Il panoramico sentiero che li collega consente di ripercorrere l’evoluzione delle fortificazioni fra metà ‘800 e inizi ‘900.

Forte Larino venne costruito tra il 1860 e il 1861 con blocchi di granito lavorati a scalpello e, per alcu-ne parti, in mattoni. All’interno erano previste le cannoniere, i depositi e le cucine; un fossato esterno garantiva la difesa ravvicinata. Attualmente il forte è aperto solo in alcuni periodi dell’anno; per infor-mazioni contattare il Consorzio Turistico Valle del Chiese (tel 0465 901217).

Al termine della visita, oltrepassati gli edifici realizzati a supporto del forte (oggi punto di appoggio per attività culturali e didattiche), ci si addentra nel bosco, imboccando un comodo sentiero. Il primo tratto, piuttosto tranquillo, consente di ammirare la cascata del rio Revegler. Ben presto il tracciato si fa più ripido e stretto e, inerpicandosi lungo il versante roccioso, permette di guadagnare velocemente quota. Nei punti più esposti alcune scalette in metallo facilitano la salita mentre le panchine collocate lungo il percorso invitano alla sosta e permettono di riprendere fiato. La fatica è ricompensata dal panorama che via via si apre sui paesi del fondovalle e sulle cime dei monti.

Interno di forte Larino [Consorzio Turistico Valle del Chiese]Forte Larino [SBC]

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Il percorso culmina a forte Corno dove una tettoia in legno consente di consumare in tranquillità un pranzo al sacco o uno spuntino. L’imponente forte, costruito tra il 1883 e il 1890, ga-rantiva il controllo della Valle del Chiese e dell’in-gresso della Valle di Daone. La struttura si articola in 5 livelli e in oltre 50 locali. La parte alta ospita-va magazzini, dormitori, una colombaia (luogo nel quale, durante i bombardamenti, potevano venir ri-poste le salme dei soldati caduti) e altri locali di ser-vizio. L’armamento era invece collocato nella parte inferiore. Nel 1909-10 venne rimodernato: il forte fu dotato di 3 obici in cupola corazzata girevole e di 2 osservatori in cupola.A ridosso della guerra, poco sopra la struttura ven-nero scavate nella roccia delle postazioni di arti-glieria in caverna, nelle quali vennero trasferite le artiglierie del forte; le gallerie di Peschiera non sono attualmente accessibili. All’interno del forte è stato recentemente allestito un percorso multimediale con immagini e informa-zioni sulla storia della struttura, realizzato dal Dipartimento di Ingegneria Civile Ambientale e Mecca-nica dell’Università di Trento.Anche forte Corno è aperto solo in alcuni periodi (informazioni Consorzio Turistico Valle del Chiese tel 0465 901217).Il rientro a forte Larino avviene attraverso il percorso dell’andata. Per chi desidera fare un itinerario alternativo, segnaliamo che forte Corno può essere raggiunto, sempre a piedi, anche dall’abitato di Sevror, vicino a Praso, e da Fontanedo, una località del paese di Roncone.

Forte Corno. Ripresa aerea con drone HeliVR Aerial Imaging [UNITN DICAM]

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TRINCEE IN VALLE DEL CHIESE

Il territorio della Valle del Chiese è segnato da gallerie, osservatori, trincee e camminamenti che corrono da una parte all’altra dei versanti della valle.Sul Dosso dei Morti, sopra forte Corno, sono visibili i resti di un caposaldo austro-ungarico, formato da trincee, posti di guardia e gallerie di collegamento; sul versante opposto della Valle di Daone sorgono le linee italiane del monte Melino. Le linee italiane di Cima Pis-sola e Bocca di Bosco sono collegate da un percorso denominato “Il fronte dei Lupi”, dal soprannome con il quale erano noti i fanti del-la Brigata Toscana.Altre trincee e postazioni italiane sono visi-bili lungo il percorso storico naturalistico di Pracul in Valle di Daone, nei pressi di Castel Condino, a San Lorenzo poco sopra l’abitato di Condino e lungo il Sentiero Etnografico di Rio Caino a Cimego. Molti di questi siti storici sono stati recente-mente interessati da interventi di recupero e sono tra loro collegati dal Sentiero della Pace. Trincee recuperate nei pressi di Castel Condino, località Navalecc [MD]

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4° ITINERARIOCIMA PISSOLA

L’escursione a Cima Pissola porta a muo-versi in un ambiente di alta montagna e a scoprire una zona interessata, negli anni scorsi, da un ambizioso progetto di ripri-stino delle opere militari, promosso dal comune di Castel Condino.I lavori si sono concentrati su tre aree differenti, contraddistinte ora da tre per-corsi di visita: le postazioni poste nelle immediate vicinanze del paese (itinerario “A difesa del Chiese”); la zona del monte Melino, raggiungibile a piedi dal paese o dalla località Boniprati (tracciato “La bat-taglia del Melino”); il crinale delle mon-tagne che da Cima Pissola giungono alla Sella di Bondolo (“La linea delle Cime”).La pubblicazione “Sui sentieri dei lupi. Le difese italiane sul fronte delle Giudicarie nella Grande Guerra” di Vittorino Tarolli consente di conoscere la storia di questo tratto di fronte e di orientarsi sulle sue bellissime montagne.

Partenza: Malga Table (1641 m)Arrivo: Cima Pissola (2063 m)Dislivello: 422 mTempo di percorrenza: 2 ore e mezzaDifficoltà: escursionisticaStagionalità: tarda primavera-autunno

Monte Melino1.422 m

Prezzo

Bersone

Cologna

Praso

Creto

Daone

Cimego

Castel Condino

Malga Campiello1.770 m

Malga Maresse1.738 m

Bocca Campiello2.021 m

Malga Pissola1.717 m

Malga Table1.641 m

Malga Campello1.451 m

Rifugio BrigataLupi di Toscana1.172 m

Cima Maresse2.102 m

Cima Pissola2.063 m

sentieroEtnograficoRio Caino

ss237

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L’escursione qui proposta copre un tratto di quest’ultimo itinerario e prende il via da Malga Table, rag-giungibile su strada asfaltata da Pieve di Bono o da Castel Condino, passando per località Boniprati. Nei pressi della struttura un pannello di legno illustra le escursioni effettuabili in zona, con tempi di percorrenza e siti di interesse storico. Una comoda strada sterrata (segnavia n. 251) porta verso Malga Pissola: dopo circa 10-15 minuti di cammino si prende un sentiero che s’inerpica ripido nel bosco (sempre segnavia n. 251, cresta sud-ovest Cima Pissola) e consente di guadagnare la cima in 45 minuti. Cima Pissola venne occupata dalle truppe italiane nelle prime settimane di guerra che ne fecero un punto strategico per la loro difesa.Giunti in vetta si può ammirare un incantevole panorama che nelle giornate limpide spazia sul Carè Alto e sulle cime della Valle di Fumo, a nord; sul Brenta, sulla Paganella e sulla Dolomiti, a est; sui monti della Valle di Ledro fino al lago di Garda, a sud. Accanto alla croce di vetta è stato realizzato un

Interventi a Cima Pissola [MD]

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osservatorio in metallo che con-sente di identificare i punti della linea austro-ungarica che correva sul versante opposto: il Doss dei Morti, il Re di Castello, il ghiac-ciaio dell’Adamello, la cresta di sud-est del Carè Alto, il gruppo di Brenta, il monte Cadria e la cresta del Nozzolo. Nei pressi della cima sono riconoscibili resti di trincee, una postazione in cemento per artiglieria antiaerea e, poco sotto, tre grotte scavate nella roccia con punti di osservazione e feritoie per mitragliatrici.

La discesa può avvenire attraver-so lo stesso percorso dell’andata oppure, in alternativa, seguendo un sentiero intuibile, anche se privo di segnaletica, che corre lungo il crinale erboso. In questo tratto di percorso si incontrano trincee, camminamenti, numerose postazioni per l’osservazione e il tiro d’artiglieria. Sul cammino si trovano, inoltre, i resti di edifici militari, ripuliti e resi visitabili; di uno è stata ricostruita la copertura con lamiere ondulate originali. Una scultura in granito raffigurante tre lupi ricorda i “lupi” della Brigata Toscana operante in zona fino ai primi mesi del 1916.L’escursione prosegue per alcune centinaia di metri in mezzo ai prati fino a incontrare un sentiero pianeggiante che gira a sinistra. Il tracciato diventa presto una larga strada che porta alla vicina malga Narone; da qui si ritorna in breve alla malga Table, punto di partenza dell’itinerario.

Monumento ai Lupi di Toscana [MD]

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I CIMITERI DI GUERRA

Il cimitero monumentale di Bondo fu costruito nel 1916 su iniziativa del comandante Theodor Spiegel, per raccogliere i caduti austro-ungari-ci del settore Adamello. Fu realizzato dal cap-pellano militare padre Fabiano Barcatta che impiegò operai e materie prime locali, come il granito della Val di Breguzzo e il marmo bian-co di Trivena. Il cimitero si compone di due parti: lo scalone d’accesso e il camposanto. La scalinata è decorata da scritte e sculture ed è chiusa da una stele commemorativa. Oltre lo scalone, i caduti riposano nel silenzio del bosco, ricordati da cippi collocati a gruppi. La Provincia autonoma di Trento ha recentemen-te restaurato l’intero complesso.

Sull’altipiano di Boniprati, in Valle del Chiese, si trova il cimitero di Malga Clef. Vi furono sepolti 113 soldati italiani travolti da una sla-vina il 13 dicembre 1916.

In val Rendena, nel 1916 fu realizzato il ci-mitero militare austro-ungarico in località Campicioi, a Pinzolo. Raccoglieva 298 salme Cimitero monumentale di Bondo [MGR]

di soldati, poi trasferite in altri luoghi; oggi rimane la cappella ricostruita nel 2014. In val Genova si trova l’ex cimitero militare austro-ungarico della Ragada; otto croci in legno e

una cappella ricordano i 170 soldati che un tempo erano qui sepolti. In quota, si trova il piccolo cimitero militare del Mandrone, cir-condato da sassi in granito.

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INFORMAZIONI TURISTICHE

AZIENDA PER IL TURISMO MADONNADI CAMPIGLIO, PINZOLO, VAL RENDENAvia Pradalago 4, Madonna di CampiglioTel. 0465 447501www.campigliodolomiti.it

CONSORZIO TURISTICO VALLE DEL CHIESEfrazione Cologna 99, Pieve di BonoTel. 0465 901217www.visitchiese.it

A.P.T. TERME COMANO-DOLOMITI DI BRENTA via Cesare Battisti 38, Ponte Arche Tel. 0465 702626www.visitacomano.it

CONSORZIO TURISTICO GIUDICARIE CENTRALI via Damiano Chiesa 3, Tione di TrentoTel. 0465 323090www.visitgiudicarie.it

LA GRANDE GUERRA SUL WEBwww.trentinograndeguerra.it

GLI ALTRI TITOLI DELLA COLLANA PUBBLICATI

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA IN VALLARSA

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA IN VAL DI SOLE

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA IN VALLAGARINA

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA SUGLI ALTIPIANI DI FOLGARIA, LAVARONE E LUSERNA

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA IN VALSUGANA E SUL LAGORAI

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELLE VALLI DI FIEMME E FASSA

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NEI DINTORNI DI TRENTO

ENTI E ASSOCIAZIONIPARCO NATURALE ADAMELLO BRENTAvia Nazionale 24, StremboTel. 0465 806666www.pnab.it

CENTRO STUDI JUDICARIAviale Dante 46, TioneTel. 0465 322624www.judicaria.it

MUSEI DEDICATI ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE NELLE GIUDICARIEMUSEO DELLA GUERRA BIANCA ADAMELLINA“RECUPERANTI IN VAL RENDENA”Spiazzo Rendena, via San Vigilio 2Tel. 0465 801544 Pro Locowww.museograndeguerra.com

MUSEO DELLA GRANDE GUERRA IN VALLE DEL CHIESEBersone, via Chiesa 11Tel. 320 0767807Tel. 0465 901217 Consorzio Turistico Valle del Chiesewww.visitchiese.it

ECOMUSEO DELLA VALLE DEL CHIESE -PORTA DEL TRENTINOvia Baratieri 11, CondinoTel. 0465 622137www.ecomuseovalledelchiese.it

ECOMUSEO JUDICARIA -DALLE DOLOMITI AL GARDApresso Comune di Comano Termevia G. Prati 1, Ponte Arche www.dolomiti-garda.it

ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE IL CHIESEvia Battisti 48/F, StoroTel. 0465 297000www.ilchiese.it

ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALELA BÜSIER Via dei Forti 3, ValdaoneTel. 346 3236193www.busier.it

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Finito di stampare nel mese di giugno 2015Grafiche Stile – Rovereto

FONDAZIONE ACCADEMIA DELLA MONTAGNA DEL TRENTINOInsieme per vivere, rispettare e conoscere la montagna di ieri, oggi e domani

L’Accademia della Montagna del Trentino è una Fondazione promossa dalla Provincia autonoma di Trento, per incentivare la conoscenza del territorio montano, valorizzare il patrimonio dell’arco alpino e la salvaguardia della montagna, in particolare del Trentino. Il suo compito è inoltre far emergere il valore storico, culturale, socio-economico e sportivo delle attività alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche che si svolgono in montagna. Costituita il 21 dicembre 2009, è operativa dal marzo 2010.

I suoi soci fondatori sono la Provincia autonoma di Trento, la Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura, l’Università degli studi di Trento, il Collegio Provinciale delle Guide Alpine, l’Associazione Accompagnatori di Territorio del Trentino, il Collegio provinciale Maestri di Sci del Trentino, l’Associazione Maestri di Sci del Trentino e l’Associazione Gestori Rifugi del Trentino.

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Una collana dedicata alla scopertadella montagna trentina attraverso

i luoghi della Grande Guerra.

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