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LA MONTAGNA DEI RAGAZZI LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO

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LA MONTAGNA DEI RAGAZZI

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO

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LA MONTAGNA DEI RAGAZZICONOSCERE LA MONTAGNA ATTRAVERSO LA GRANDE GUERRA

ESCURSIONI E ITINERARI DI SCOPERTA

LUNGO I SENTIERIDELLA GRANDE GUERRA

NELL’ALTO GARDA E IN VALLE DI LEDRO

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Progetto: Accademia della Montagna del Trentino Testi: Marco Ischia, Arianna Tamburini, Anna Pisetti Credits fotografici: Arianna Tamburini, Marco Ischia [TI], Laboratorio di Storia di Rovereto [LAB]Museo Storico Italiano della Guerra [MGR], Museo Garibaldino e della Grande Guerra [MG] Centro di Catalogazione Architettonica - Soprintendenza per i Beni Culturali [SBC]Pellegrini, Consorzio per il Turismo della Valle di LedroIllustrazioni: Federica PeriottoProgetto Grafico: EgonStampa: Grafiche Stile – Rovereto

ISBN: 978-88-96215-60-9

Accademia della Montagna del TrentinoVia Jacopo Aconcio, 538122 Trentotel. 0461 493175 mail: [email protected]

© 2014, Egondi Emanuela Zandonai Editore s.r.l.via del Garda 32, Rovereto (TN)tel. 39 0464 484500fax 39 0464 484528

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Imparare a conoscere il territorio in cui si vive è una tappa decisiva nel percorso di cresci-ta di ogni persona che risulterà tanto più coinvolgente e appassionante se l’esplorazione avrà inizio fin da giovani, quando è più facile ricordare i luoghi e immaginare le vicende che li han-no segnati. Per questo anche una piccola pubblicazione può diventare un’opportunità formati-va, aggiungendo un’autentica esperienza culturale al piacere di una camminata all’aria aperta. Questa collana, realizzata per iniziativa della Fondazione Accademia della Montagna del Trentino in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra, non è tuttavia solamente un contributo per accendere la curiosità dei ragazzi verso un passato che ha segnato radicalmente la vita dei loro bisnonni. In questi giorni in cui l’assurdità della guerra continua a insanguinare l’umanità, una visita diretta ai luoghi dove si combatté la Grande Guerra può diventare il discorso più efficace per promuo-vere un mondo liberato dalla violenza.

Annibale SalsaPresidente del Comitato Scientificodell’Accademia della Montagna del Trentino

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Riva del Garda. Case Luccioli, attuale piazza delle Erbe [MGR 29/11]

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LA PRIMA GUERRA MONDIALE E IL TRENTINO

La Prima guerra mondiale scoppiò cento anni fa. Iniziò nel 1914 e si concluse nel 1918.

Coinvolse la Francia, la Gran Bretagna, la Russia, la Germania, l’Austria-Ungheria, l’Italia, la Turchia, gli Stati Uniti, il Giappone e tanti altri, oltre a paesi che allora erano colonie di stati europei come l’India, il Sudafrica, l’Australia, il Senegal.

Venne chiamata “Grande Guerra” perché prima non ce n’era mai stata una così terribile. Vennero mobilitati milioni di soldati, furono inventate nuove armi come i gas asfissianti e usati moderni mezzi di trasporto come l’aereo. Morirono più di 9 milioni di soldati e moltissimi civili, la vita di milioni di donne e bambini cambiò radicalmente.

All’epoca il Trentino faceva parte dell’Impero austro-ungarico e confinava con il Regno d’Italia.

Nel 1914 più di 55.000 trentini vennero richiamati alle armi e inviati in Galizia, che oggi si trova tra la Polonia e l’Ucraina. Lì combatterono contro l’esercito russo; moltissimi vennero fatti prigionieri, più di 11.400 morirono.

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Nel maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria e il Trentino si trasformò in un campo di battaglia: si scavarono centinaia di chilometri di trincee, i paesi furono bombardati, donne, vecchi e bambini dovettero abbandonare le loro case. Per la prima volta i soldati dovettero combattere anche in alta montagna tra le nevi e i ghiacci.

Circa 700 trentini, chiamati “irredentisti”, si arruolarono volontari nell’esercito italiano con lo scopo di unire il Trentino all’Italia. Alcuni di questi - Cesare Battisti, Fabio Filzi e Damiano Chiesa - furono catturati dagli austriaci, processati e condannati a morte per tradimento.

Al termine della guerra, scomparvero gli imperi russo, tedesco, austro-ungarico e turco e nacquero nuovi stati. Il Trentino divenne parte dell’Italia, uscita vincitrice dal conflitto.

Postazione italiana su Doss Casina, monte Baldo [MGR 2/591]

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L’Alto Garda fu uno dei più im-portanti settori fortificati del Trentino. I suoi primi forti ven-nero edificati tra il 1860 e il 1862. Nei decenni successivi la zona fu integrata con fortificazioni sempre più moderne e adatte al progredire delle tecnologie bel-liche.

In valle di Ledro non furono co-struiti forti: in caso di guerra in-fatti la valle, situata a ridosso del confine tra Austria-Ungheria e Italia, era destinata a diventare “terra di nessuno” fra i due op-posti eserciti. L’esercito austria-co aveva studiato una linea di difesa che si estendeva lungo le montagne poste a settentrione della valle, tra lo sbarramento di Lardaro e quello di Riva. Questa linea si adattava al territorio, sfruttando i versanti più ripidi e le pareti rocciose verticali, che già da soli erano un ostacolo naturale, difficile da superare.

LA GRANDE GUERRA NELL’ALTO GARDA E LEDRO

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Strada del Ponale, ingresso della seconda galleria [MGR 165/110]

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Il controllo delle montagne di Ledro fu suddiviso tra il setto-re delle Giudicarie (dal Nozzolo al Doss della Torta) e quello di Riva (dal Doss della Torta alla Rocchetta).

Nell’Alto Garda e in valle di Ledro non vi furono scontri particolarmente cruenti: l’eser-cito italiano non considerava opportuno avanzare in questo tratto del fronte, poiché le difese austro-ungariche erano troppo forti e progressi, anche limitati, avrebbero richiesto un enorme sacrificio di uomini e di risorse.

Occupate le cime di confine poste a sud della valle, le trup-pe italiane si avvicinarono len-tamente alla linea di resistenza degli austriaci, ma non riuscirono mai a raggiungerla. Gli episodi più violenti si registrarono tra la fine del 1915 e la primavera del 1916, con l’azione di malga Zures, sulle pendici del monte Baldo, e la battaglia per Riva sul monte Sperone (chiamato anche Cima Capi). Nei mesi successivi e fino alla fine del conflitto gli italiani potenziarono sempre più le loro artiglierie, con effetti che si fecero sentire in particolare nei centri abitati.

Baraccamenti austriaci sul Cadria [MGR 123/206]

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TRA GUERRA E DOPOGUERRA

Nel maggio 1915, con lo scoppio della guerra tra Italia e Austria-Ungheria, la popolazione civile di tutto il territorio dell’Alto Garda e della bassa e media valle di Ledro venne evacuata. Nei primi mesi del conflitto gli abitanti di Tiarno di Sotto e di Sopra rimasero nelle loro case, sopportando i pattugliamenti di entrambi gli eserciti; furono sfollati soltanto il 3 agosto 1915.

I profughi dovettero lasciare le proprie case con pochissime ore di preavviso, senza poter portare con sé quasi nulla. Per i ledrensi le destinazioni furono soprattutto i paesi della Boemia e della Moravia; per i profughi dell’Alto Garda il campo di Braunau am Inn in Austria.

Alla fine del conflitto i profughi trovarono le loro abitazioni distrutte dalle bombe e violate dai soldati. Il primo problema da affrontare fu quello di rendere nuovamente abitabili le case, in un conte-sto di estrema povertà. I paesi del Basso Sarca e della valle di Ledro furono inseriti nella “fascia nera”, ovvero fra i territori più colpiti dalla guerra. La situazione in valle di Ledro era talmente drammatica che la popolazione poté rientrare nei paesi solo nella primavera del 1919: fino a quel periodo fu alloggiata negli alberghi di Riva e di Arco rimasti agibili.

La distruzione dei centri abitati spinse ad adottare, in alcuni casi, nuove so-luzioni urbanistiche. A Riva, per esempio, l’attuale piazza Erbe fu ricavata dalla demolizione di edifici privati distrutti dalle bombe, ad Arco piazza San Giuseppe cambiò, in parte, il suo aspetto.

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Pieve di Ledro alla fine della guerra [MGR 30/49]

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Strada del Ponale [Pellegrini, Consorzio per il Turismo della Valle di Ledro]

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Itinerario 3 Itinerario 1

Itinerario 2

Itinerario 4

Doss Casina

Doss Alto

Monte Brione

Mazza di Pichea

Malga Zures

Bocca di Saval

Bocca di Trat

Lago di Loppio

Lago di Garda

Lago di Ledro

Torbole

Nago

Tenno

Bezzecca

Pieve di Ledro

Enguisio

Locca

Lenzumo

Riva del Garda

Biacesa

Molina di Ledro

Arco

ITINERARI

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COME PREPARARSI AD UN’ESCURSIONE IN MONTAGNAOltre ad offrire un paesaggio e una natura incontaminati, i monti dell’Alto Garda e della valle di Ledro permettono di ripercorrere alcuni dei luoghi dove venne combattuta la Grande Guerra.Come tutte le gite, anche un’escursione in montagna va organizzata.

Ecco alcuni suggerimenti: - indossa un abbigliamento pratico e delle calzature adatte (scarponcini)- scegli un itinerario adatto alle tue capacità e al tuo allenamento - assicurati che le previsioni del tempo siano buone- studia l’itinerario prima di partire, porta con te la cartina e mantieni il cammino sui sentieri

segnalati - in generale non ti addentrare in grotte o gallerie; dove è consentito l’ingresso, fatti accompa-

gnare da un adulto e ricordati di portare una torcia elettrica- non disturbare gli animali: limitati ad osservarli- rispetta l’ambiente: riporta a casa i tuoi rifiuti!

Cosa non deve mancare nel tuo zaino: - una buona quantità di acqua- qualcosa da mangiare durante la giornata- un cappellino e gli occhiali per ripararti dal sole - una maglia e uno spolverino per la pioggia: in montagna il tempo può cambiare molto velocemente- la crema protettiva per evitare scottature - una cartina della zona.

Nota: nelle schede degli itinerari, il tempo di percorrenza comprende il percorso di andata e ritorno ma non le soste e le visite ai luoghi di interesse.

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1° ITINERARIOI FORTI DEL MONTE BRIONE

Situato al centro della piana altogardesa-na, a ridosso della riva settentrionale del lago di Garda, il monte Brione (368 metri) è sempre stato oggetto di interesse da parte del Genio militare austro-ungarico.

La visita alle opere di guerra di questa piccola ma strategica altura comincia da porto San Nicolò e dal suo omonimo forte. L’opera, in pietra calcarea, serviva principalmente come “tagliata” della lito-ranea Riva-Torbole: a chiusura della stra-da c’era infatti un portone in ferro dotato di fuciliere e di una postazione per mitra-gliatrice rivolta verso Torbole.

Dal porto San Nicolò una strada militare sale sul Brione conducendo alle altre ope-re. È il percorso che seguiremo al ritorno; risaliamo invece il sentiero che corre lun-go il crinale, da dove possiamo ammirare spettacolari panorami sul lago. Dal porto lungo la cresta del Brione, raggiungiamo

Partenza: Porto San NicolòArrivo: Porto San NicolòDislivello: 300 mTempo di percorrenza: 4 oreDifficoltà: facile

Batteria di Mezzo

M. Brione371 m

Riva del Garda

S. Alessandro

Torbole

Porto San Nicolò

Lago di Garda

T. Sa

rca

Forte S. Alessandro

Forte GardaForte San Nicolò

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villa Favancourt, nel cui piazzale si apre la Felsbatterie San Nicolò, opera in caverna che sostituì la precedente Batteria Sud (della quale rimangono i ruderi di alcune opere accessorie) e che fu utilizzata anche durante la Seconda guerra mondiale. In breve si raggiunge forte Garda, che poteva ospitare una guarnigione di 150-200 uomini. Si possono ancora ammirare al suo interno i pavimenti piastrellati, la colombaia (dove, nell’eventualità di un conflitto, potevano essere temporaneamente poste le salme dei caduti) e altri particolari che lo rendevano il principale forte del Brione. Per nasconderlo alle arti-glierie nemiche e mimetizzarlo con il profilo della montagna, forte Garda era stato scavato nella roccia, tanto che la parte anteriore rivolta verso il lago è più bassa di quella posteriore dove si trova l’ingresso. Il tetto e le parti esposte erano protetti con uno strato di cemento armato spesso circa 3 metri. Il forte era dotato di un vasto sistema sotterraneo, costituito da una lunga e articolata galleria che partiva dal fossato di ingresso (oggi non visitabile).

Salendo ulteriormente si incontrano i resti delle piazzole per i mortai da 15 cm; quasi sulla sommità del Brione si trova la Batteria di Mezzo, fortificazione in pietra squadrata, con copertura in calcestruzzo, che poteva ospitare una guarnigione di 70-80 uomini. Era armata con cannoni su rotaie e il suo prin-cipale scopo era quello di controllare la valle di Loppio.

Forte San Nicolò [SBC, TI]

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Dalla Batteria di Mezzo si prosegue lungo il sentiero che percorre il crinale della montagna, oltrepassando le anten-ne e sbucando in corrispondenza della mulattiera per forte Sant’Alessandro (Batteria Nord, detto anche forte Campe-del), opera costruita all’estremità settentrionale dell’altura. Il forte, del quale oggi rimangono soltanto i ruderi immersi nella vegetazione, serviva da appoggio per le segnalazioni ottiche agli altri forti. La polveriera sottostante, dotata di due cannoncini antiaerei, fu utilizzata fino al secondo dopoguer-ra. Tra le due opere vi sono piccole cavernette adibite a de-posito ed un osservatorio rivolto verso la piana del Linfano.

Dalla polveriera si ritorna fino alla strada del monte Brione, lungo la quale si scende al porto San Nicolò, visitando le opere che si affacciano sul tracciato. Fra queste c’è anche una galleria con una targa sul portale di ingresso, che si apre sulla parete a picco sul lago e probabilmente ospitava un riflettore per il controllo della zona Linfano-Torbole. In alter-nativa, dalla polveriera è possibile proseguire lungo il sentie-ro che conduce al paese di Sant’Alessandro e da lì ritornare su strada asfaltata al porto.

Per completare la conoscenza del territorio dell’Alto Garda è utile una visita al MAG, Museo Alto Garda: collocato all’interno della Rocca di Riva del Garda, nella sezione stori-ca ospita un approfondimento dedicato alla fortificazione di quest’area ed espone reperti della Prima guerra mondiale.

Il lago di Garda da forte Garda [TI]

Batteria di Mezzo [TI]

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LA FORTIFICAZIONE DEL MONTE BRIONETutti i forti furono integrati, anche durante il conflitto, con opere in caverna per essere più efficienti; quella scavata nei pressi della Bat-

Per il suo carattere di bastione roccioso, il Brione rivestì un ruolo militare già nel periodo napoleonico, ma fu solo a partire dalla metà dell’Ottocento che l’altura fu fortificata con un sempre maggiore numero di opere. Forte San Nicolò, il primo del settore, venne eretto tra il 1860 e il 1861. Venne rimodernato nel 1911-13, ma allo scoppio della guerra era di-sarmato e pare servisse da magazzino.Poco sopra, tra il 1880 e il 1881 fu costruita la Batteria Sud per artiglierie all’aperto, i cui cannoni puntavano sulla strada del Ponale e sul litorale di Riva. Negli stessi anni, all’estremità settentrionale del Brione, venne edificata la Batteria Nord, meglio nota come forte Sant’Alessandro o forte Campedel. Fu rimodernata nel 1908 e nel 1911 e dotata di una stazione radiotele-grafica e di una polveriera. Tra il 1898 e il 1900 fu costruita la Batteria di Mezzo; tra il 1904 e il 1907 fu realizzato forte Garda, armato con obici da 10 cm in cupole corazzate girevoli.

teria di Mezzo, con un ingresso a pozzo oggi chiuso da una rete metallica, risale al 1916.

Forti di Nago [SBC]

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2° ITINERARIOMALGA ZURES E DOSS ALTO

Malga Zures fu uno dei luoghi più de-licati della linea difensiva austriaca nel settore dell’Alto Garda. Data la sua posi-zione strategica, gli austriaci la fortifica-rono in maniera particolare.

Tra il 30 ed il 31 dicembre 1915 qui si consumò uno degli episodi più violen-ti della guerra in questi territori, con gli italiani che tentarono di occupare la zona ma vennero respinti. Per tutto il conflitto la posizione rimase saldamente in mano agli austriaci, con gli italiani molto vici-ni, stanziati a Doss Casina, Doss Remit e Doss Alto.

L’area di malga Zures è facilmente rag-giungibile da Nago salendo la strada per l’Altissimo. Negli ultimi anni quest’area, come quella di Doss Alto, è stata recupe-rata grazie all’intervento di volontari ed ora è valorizzata dall’associazione 1 Ter-ritorio 2 Fronti.

Partenza: malga ZuresArrivo: malga ZuresDislivello: 150 mTempo di percorrenza: 4 ore Difficoltà: escursionistico

Doss’Alto di Nago707 m

Doss dei Frassini706 m

Malga Zures698 m

Passo S. Giovanni274 m

Dossi della Barchessa558 m

Sasso Sega782 m

Doss della Gialeta844 m

Doss della Zocca770 m

Nago230 m

Lago di Loppio

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Qui cominciano, simili ad una punta di freccia, le pareti rocciose delle Navesele e del Segróm e quelle che sovra-stano passo San Giovanni e la Mala.

Lungo l’itinerario si incontrano numerose opere in ca-verna delle quali si sconsiglia la visita.

Lasciata l’auto di fronte ad un edificio in muratura, ci si addentra ad ovest nel sistema difensivo austro-ungarico, costituito da alcuni dossi collegati tra loro da gallerie e tratti di trincea. Con un breve sentiero in salita si arriva in pochi minuti alla sommità del dosso più pronunciato, co-nosciuto anche con il toponimo di Cronèla, dove presso una croce si trova un primo manufatto militare. Ritornan-do sulla strada e scendendo il vicino sentiero possiamo raggiungere le retrovie del caposaldo poste alla base del dosso. Seguendo il tracciato, tra terrazzamenti e ricoveri in caverna, si costeggia la parete rocciosa e si sbuca sulla strada dei Bròzi, antica via per l’Altissimo. Salendo, si rag-giunge in breve la Bocchetta del Foràm, una profonda insenatura rocciosa presso la quale si apre una delle più articolate gallerie del complesso (si sconsiglia la visita delle gallerie). Superata la bocchetta si incontra una forestale che riporta alla strada per l’Altissimo.

Da qui a oriente, sul lato opposto del dosso con la croce, parte il sentiero per Sasso Sega e Doss Alto, che aggira la zona di Zures e sale leggermente fino alla quota di 800 metri. Qui si incontrano i ruderi di Sasso Sega, noto localmente con il toponimo di Sportèl; questa era la posizione italiana più avanzata verso malga Zures e non fu mai espugnata. Qui venne realizzata una galleria con numerose finestre

Il lago di Garda e il monte Brione visti da Malga Zures [TI]

Targa del battaglione alpini Monviso a Sasso Sega, 1916 [TI]

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di sparo, in appoggio al presidio di Doss Alto. Poco sopra vi sono i resti di un piccolo cimitero di guerra.

Da Sasso Sega il sentiero riprende a scendere e porta in mezz’ora a Doss Alto. L’altura fu conquistata dall’esercito italiano nel dicem-bre 1915 e in seguito fortificata con una lunga galleria. L’opera offriva attraverso le sue ferito-ie un eccellente controllo sul lago di Loppio e sull’omonimo paese e consentiva di scorgere i movimenti sulla prima linea austriaca. La galle-ria, che ospitava anche un piccolo cannone da montagna, fu dotata di un pozzo di areazione che sbucava in superficie presso la sommità, con un osservatorio e una postazione per mi-tragliatrice. Il pozzo esiste tuttora, attenzione al pericolo di cadute!

Il 15 giugno 1918 gli austriaci riconquistarono Doss Alto, ma lo persero nuovamente il 3 agosto quando i reparti d’assalto italiani, calandosi dal pozzo di areazione, sorpresero e catturarono la guarnigione della galleria. Poi furono i legionari cecoslovacchi a presidiare l’altura e a difenderla in occasione dell’ultimo scontro del 21 settembre 1918. Questa una loro testimonianza sulle condizioni di vita nella galleria: «Chi aveva passato quattro o cinque giorni nel tunnel di Dosso Alto cambiava fino ad essere irriconoscibile. Intirizzito, pallido, con gli occhi rossi, in un certo qual modo trasparente e malato... Era un buco da talpe e vi si faceva una vita da cani».

Visitato Doss Alto, si fa ritorno a malga Zures e all’auto percorrendo il sentiero dell’andata.

Lapidi della Legione trentina su Doss Alto [TI]

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I LEGIONARI CECOSLOVACCHI

La Legione cecoslovacca era costituita da soldati di nazionalità ceca e slovacca che avevano disertato dall’esercito austro-ungarico o erano stati fatti prigionieri dagli italiani, che si arruolarono volontari per com-battere a fianco degli eserciti dell’Intesa. La loro speranza era che la sconfitta dell’Impero austro-ungarico portasse all’indipendenza e alla nascita di una nazione cecoslovacca. In Italia la Legione fu costituita a partire dall’a-prile 1918 e arrivò a contare circa 14.000 uomini.

A partire dall’estate 1918 venne impiegata anche nell’Alto Garda. In luglio il legionario Alois Storch guidò un tentativo di sabotag-gio delle linee austriache. In agosto l’esercito italiano schierò i volontari cecoslovacchi in prima linea a Doss Alto, dove ebbe luogo il loro più grande intervento in Italia. Il 21 settembre gli austriaci, temendo che la vi-cinanza dei legionari cecoslovacchi favorisse nuove diserzioni, assaltarono Doss Alto. I ce-coslovacchi riuscirono a respingerli, ma cin- Legionari cecoslovacchi [MGR 14/29]

que di loro caddero prigionieri. Un tenente si sparò sottraendosi così alla pena capitale, gli altri quattro furono trasferiti a Ceniga, dove subirono un sommario processo come diser-

tori. Il giorno successivo furono impiccati in località Prabi ad Arco, presso la chiesetta di Santa Apollinare. Una lapide ricorda la loro vicenda.

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3° ITINERARIOBEZZECCA – COLLE DI SANTO STEFANO

La visita a Bezzecca e al Colle di Santo Stefano permette di effettuare un percor-so storico tra Risorgimento e Prima guer-ra mondiale.

L’escursione comincia dal Museo Gari-baldino e della Grande Guerra, posto in via Lung’Assat Salvatore Greco 14, dove sono esposti cimeli delle vicende del 1866 e del primo conflitto mondiale, con testimonianze dell’esodo in Boemia della popolazione ledrense. Al termine della vi-sita al museo ci si sposta nella piazza del paese, luogo dei fatti d’armi del 21 luglio 1866, dalla quale la tradizione popolare vuole sia partito il famoso “Obbedisco” di Garibaldi. Qui si trova la lapide in ricordo del garibaldino Giovanni Chiassi, caduto nella battaglia.

Da qui l’escursione prosegue per il colle di Santo Stefano. Sull’altura, nota an-che con il toponimo di Dos Cerì, sorge

PARTENZA: BezzeccaARRIVO: Bezzecca DISLIVELLO: 50 m TEMPO DI PERCORRENZA: 1,5 oreDIFFICOLTÀ: facile

Museo

via Battisti

SP 240

via S. Stefano

via XXI Luglio

via L

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via L

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Colle S. Stefano

Gallerie e trincee

Croce

Bezzecca

GalleriaLa Marmora

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la chiesa di Santo Stefano, che risale al 1521 e fu segnata duramente dagli scontri della Terza guerra d’indipendenza. La chie-sa fu restaurata nel 1894 e trasformata nel 1931 in ossario per accogliere i caduti del 1866 e quelli della Grande Guerra. Spesso, nel periodo estivo, ospita mostre dedicate alle vicende belliche della valle di Ledro.

Dalla chiesa si raggiunge in breve una pri-ma galleria del sistema di caverne e posta-zioni scavate dai soldati italiani. Durante il conflitto, sul dosso si alternarono diversi reparti: genio zappatori delle brigate Chie-ti e Valtellina e 45° battaglione del VII reg-gimento bersaglieri. L’altura divenne un caposaldo per il controllo di un’eventuale incursione da parte degli austro-ungarici proveniente dalla val Concei.

Oggi le postazioni sono ben segnalate e in ottimo stato di conservazione. La pri-ma galleria immette in una postazione sul versante orientale del dosso, alla quale ne seguono altre cinque, collegate da cam-minamenti. All’uscita della sesta, sul ver-sante settentrionale e quasi sulla sommità

Il colle di Santo Stefano [TI]

Trincee [TI]

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dell’altura, si raggiunge la grande croce di marmo bianco eretta nel 1896 in ricordo della battaglia di Bezzecca. Alla base della croce si trova una lapide, con scritte in italiano e in tedesco: “alla memoria dei guerrieri austriaci e italiani caduti nei fatti d’armi 21 luglio 1866”. Poco sotto si nota un’altra lapide, dedicata ai caduti garibaldini ed eretta dagli stessi commilitoni all’indomani dei com-battimenti; venne abbattuta dagli austriaci nell’ottobre del 1866 e ripristinata il 21 luglio 1919.

Tra la grande croce e la lapide dei garibaldini una scala conduce all’imbocco di un’altra galleria che si affaccia sulle pareti del dosso e sbuca nell’ultima postazione (la numero 6), visitata in preceden-za. Proseguendo lungo il percorso si fa ritorno alla prima galleria del sistema, presso la quale si trova una postazione coperta che controllava il fianco occidentale dell’altura. Alcune lapidi e monu-menti ricordano i garibaldini e i caduti della Prima e della Seconda guerra mondiale.

Si può fare ritorno in paese dalla chiesa e dal cimitero, attraverso via Santo Stefano e via Vittorio Emanuele III, oppure scendendo dalla passeggiata del colle, che in breve conduce a piazza Gari-baldi.

Se aperta, si può scendere la scalinata della galleria “La Marmora”, posta a sud della chiesa, tra il cannone e l’ingresso del cimitero. Un’insegna guida all’ingresso della galleria costruita nel 1916 dal 7º reggimento bersaglieri che, con una scala a chiocciola di 82 gra-dini, scende fino ai piedi del colle, dove si conclude l’escursione.

Croce in ricordo della battaglia di Bezzecca [TI]

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LA BATTAGLIA DI BEZZECCA

Il generale Giuseppe Garibaldi fu uno dei protagonisti del Risorgimento italiano. Nella Terza guerra d’indipendenza gli scontri militari coinvolsero anche il Trentino. Dopo aver assaltato e costretto alla resa il forte d’Ampola tra il 17 e il 18 luglio 1866, le truppe di Garibaldi entrarono in valle di Ledro. Il 21 luglio i rinforzi austriaci, scesi da Bocca di Trat, fermarono i volontari garibaldini e, occupato Lenzumo, avanzarono sulla sinistra della val Concei. L’esercito imperiale respinse i garibaldini fino a Bezzecca e occupò il paese, ma dovette ritirarsi sulle proprie posizioni a causa del contrattacco con forze numericamente superiori organizzato da Garibaldi. Il bilancio delle per-dite fu di 116 morti, 451 feriti, 1070 prigionieri da parte italiana e 25 morti, 82 feriti e circa 100 prigionieri da parte austriaca. Nei giorni successivi i garibaldini si spinsero fino alle bocche di Trat, Saval e Giumella e al paese di Campi, ma non avanzarono oltre.Gli austriaci intanto erano impegnati in Valsugana a fronteggiare l’avanzata del generale Medici, le cui truppe raggiunsero Levico il 23 luglio 1866 e, due giorni dopo, si scontrarono con gli imperiali presso Valsorda. Seguì l’armistizio tra l’Austria e le alleate Prussia e Italia. Da Bezzecca, Garibaldi rispose il 9 agosto con il famoso “Obbedisco” e si ritirò con le sue truppe.

Giuseppe Garibaldi, busto conservato al Museo di Bezzecca [MG]

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4° ITINERARIOBOCCA DI TRAT E I SUOI AVAMPOSTI

Dall’abitato di Lenzumo in val Concei si sale con l’auto lungo la strada asfaltata verso il rifugio Pernici e Bocca di Trat. Poco prima del parcheggio, dove in corri-spondenza di una piccola baita la strada curva a destra, si lascia l’auto e si prose-gue a piedi. Presso la baita si scorge un sentiero che in un quarto d’ora porta al caposaldo austriaco della Rocca.

Salendo lungo un camminamento si rag-giunge la trincea che percorre tutta la sommità dell’altura (1473 m). La Rocca dominava la sottostante Cima delle Co-ste (1093 m), occupata dall’esercito ita-liano, e proteggeva il settore di malga Trat. Camminando lungo la trincea si incontrano caverne e resti di postazioni; nel versante di retrovia c’erano numerose baracche e impianti a fune di cui ancora oggi si vedono i basamenti in cemento.

Visitata la Rocca possiamo riprendere

Partenza: alpeggio sotto malga TratArrivo: alpeggio sotto malga TratDislivello: 100 m per la Rocca (450 m per la variante Saval) Tempo di percorrenza: 3 ore (6 ore per la variante) Difficoltà: escursionistico

Rif. Bocca di Trat“Nino Pernici”1600 m

Capanna Grassi1050 m

Malga Dosso dei Fiori1355 m

Malga Trat1502 mLa Rocca

1474 m

Monte Caret1793 m

Dos da Trat1840 m

Cima Pari1991 m

Dos dei Seaoi1798 m

Mazza di Pichea1879 m

Con da Trat1519 m

Doss de le Fratte

1477 m

Bocca di Trat1581 m

Targa Riccabona

Bocca di Savàl1720 m

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l’auto e raggiungere il parcheggio posto alla fine della strada, oppure proseguire a piedi. La meta è il Doss de le Fratte, che si raggiunge dopo po-chi minuti di cammino, in corrispondenza di un tornante della strada. Quest’altura, che domina la sottostante val da Vai, era stata fortificata dagli au-striaci con una trincea e una postazione in caverna. Un’altra caverna, dotata di un ingresso nelle retro-vie e altri tre accessi che si affacciano direttamente sulla trincea, fungeva da rifugio per i soldati lì stan-ziati. Sia le trincee della Rocca che quella del Doss de le Fratte sono state oggetto di recenti lavori di recupero.

Riprendendo la passeggiata, si raggiunge malga Trat e poi, in una ventina di minuti, l’omonima Boc-ca. All’epoca del conflitto qui aveva sede un impor-tante centro logistico, rifornito attraverso una tele-ferica che partiva da malga Pranzo. Altri impianti a fune minori rifornivano, dalla sella, le posizioni vicine.

Da Bocca di Trat è visibile il rifugio Nino Pernici (intitolato al volontario trentino caduto sul monte Mrzly), distante pochi minuti; proseguendo lungo il sentiero che sale alla Mazza di Pichea, si scorgono i resti della trincea che percorreva il versante meri- Rifugio in caverna nel Doss de le Fratte [TI]

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dionale della montagna, integrata da caverne e posta-zioni. Queste opere erano difese da una batteria di can-noni collocati in caverna. Una deviazione del sentiero porta alla Caverna Riccabona (30 minuti dalla Bocca), nella quale si trova una lapide che ricorda il capitano dei Kaiserjäger Ludwig Riccabona, nel 1916 comandante del settore della Bocca di Trat, poi trasferito sul Pasubio.

La visita della Rocca, del vicino Doss de le Fratte e della Caverna Riccabona richiede all’incirca 2 ore e mezza.

Una possibile variante dell’itinerario, riservata a chi è ben allenato, parte poco prima di malga Trat. Qui, anzi-ché raggiungere Bocca di Trat, si prosegue in direzione sud lungo una strada forestale che porta al “sentiero delle vacche”. Percorrendolo in un’ora di cammino si sale sulla cresta del monte Caret, solcata interamente da una trincea. Si possono visitare le opere presenti e scendere poi a Bocca di Saval, ai ruderi di quello che all’epoca era un secondo centro logistico con baracche, caverne e un ospedale da campo. Da Bocca di Saval si prende il sentiero di retrovia lungo il quale si notano alcuni ricoveri in caverna; in un’ora circa si giunge al rifugio Nino Pernici (1660 m), costruito sui resti dei baraccamenti del centro logistico austriaco, e a Bocca di Trat. Questo sentiero è di grande interesse anche per gli aspetti naturalistici (fiori e piante) e geologici.

Le guglie rocciose di Mazza di Pichea, sullo sfondo il Cadria[TI]

La Rocca, vista da una postazione di Mazza di Pichea [TI]

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I PROFUGHI DELLA VAL DI LEDRO IN BOEMIA

Nel maggio del 1915, con l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria, le autori-tà austriache ordinarono l’evacuazione della popolazione di tutta la valle di Ledro. Non fu però possibile attuare in pieno il programma stabilito e gli abitanti di Tiarno di Sotto e di Sopra furono allontanati soltanto a guerra cominciata, nel mese di agosto.

La maggior parte dei profughi ledrensi fu tra-sferita nei paesi della Boemia e della Mora-via. Lì giunse dopo un viaggio terribile, durato alcuni giorni, in vagoni per il bestiame. Erano soprattutto donne e bambini; padri, fratelli e mariti erano al fronte. I profughi vennero inizialmente accolti con diffidenza e ostilità, dovute per lo più alla diversità della lingua, ma riuscirono rapidamente ad instaurare un buon rapporto con la popolazione.

I ledrensi rimasero in quei paesi fino al genna-io del 1919; alcuni morirono e furono sepolti là. La loro storia è fatta di dolore e sofferen-za, ma anche di solidarietà e di legami che

sono resistiti anche dopo la guerra, fino ai giorni nostri. Nel 2008 la valle di Ledro si è gemellata con otto Comuni della Repubblica

Ceca che durante la Grande Guerra avevano ospitato i loro antenati.

Profughi trentini [LAB]

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MUSEI DEDICATI ALLA PRIMA GUERRA MONDIALE

MUSEO GARIBALDINO E DELLA GRANDE GUERRAVia Lung’Assat Salvatore Greco 14, BezzeccaTel. 0464 508182 Museo delle Palafitte, sede territoriale del MUSEwww.palafitteledro.itwww.museostorico.it

MAG MUSEO ALTO GARDAPiazza Battisti 3/A, Riva del GardaTel. 0464 573869www.museoaltogarda.it

INFORMAZIONI TURISTICHE

INGARDALargo Medaglie Oro al Valor Militare 5, Riva del GardaTel. 0464 554444www.gardatrentino.it

CONSORZIO PER IL TURISMO VALLE DI LEDROUfficio Turistico Via Nuova 7, Pieve di LedroTel. 0464 591222www.vallediledro.com

LA GRANDE GUERRA SUL WEBwww.trentinograndeguerra.it

GLI ALTRI TITOLI DELLA COLLANA PUBBLICATI

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA IN VALLARSA

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA IN VAL DI SOLE

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA IN VALLAGARINA

LUNGO I SENTIERI DELLA GRANDE GUERRA SUGLI ALTIPIANI DI FOLGARIA, LAVARONE E LUSERNA

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Finito di stampare nel mese di agosto 2014Grafiche Stile – Rovereto

FONDAZIONE ACCADEMIA DELLA MONTAGNA IN TRENTINOInsieme per vivere, rispettare e conoscere la montagna di ieri, oggi e domani

L’Accademia della Montagna del Trentino è una Fondazione promossa dalla Provincia autonoma di Trento, per incentivare la conoscenza del territorio montano, valorizzare il patrimonio dell’arco alpino e la salvaguardia della montagna, in particolare del Trentino. Il suo compito è inoltre far emergere il valore storico, culturale, socio-economico e sportivo delle attività alpinistiche, sciistiche ed escursionistiche che si svolgono in montagna. Costituita il 21 dicembre 2009, è operativa dal marzo 2010.

I suoi soci fondatori sono la Provincia autonoma di Trento, la Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura, l’Università degli studi di Trento, il Collegio Provinciale delle Guide Alpine, l’Associazione Accompagnatori di Territorio del Trentino, il Collegio provinciale Maestri di Sci del Trentino, l’Associazione Maestri di Sci del Trentino e l’Associazione Gestori Rifugi del Trentino.

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Una collana dedicata alla scopertadella montagna trentina attraverso

i luoghi della Grande Guerra.

€ 5,00

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