Luigi Sturzo - Mario Scelba. Carteggio 1923-1956

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CARTEGGIO ( 1 923-1 956)

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OPERA OMNIA DI

L U I G I S T U R Z O

TERZA SERIE

CARTEGGIO

VOLUME IV-2

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LUIGI STURZO - MARIO SCELBA

CARTEGGIO

A cura e con una premessa di Gabriella Fanello Marcucci

Introduzione di Francesco Malgeri

ISTITUTO LUIGI STURZO ROMA 1994

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COPYRIGHT

O Copyriht 1994 - Istituto Luigi Stuno Roma - Via delle Cappelle, 35

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PIANO DELL'OPERA OMNIA DI LUIGI STURZO PUBBLICATA A CURA DELL'ISTITUTO LUIGI STURZO

PRIMA SERIE: OPERE

I - L'Italia e il fascismo (1926). I1 - La comunità internazionale e il diritto di guerra (1928). I11 - La società: sua natura e leggi (1935). IV - Politica e morale (1938). - Coscienza e politica. Note e suggerimenti di

politica pratica (1953). V-VI - Chiesa e Stato (1939). VI1 - La Vera vita - Sociologia del soprannaturale (1943). VI11 - L'Italia e l'ordine internazionale (1944). IX - Problemi spirituali del nostro tempo (1945). X - Nazionalismo e internazionalismo (1946). XI - La Regione della Nazione (1949). XII - Del metodo sociologico (1950). - Studi e polemiche di sociologia

(1933-1958).

SECONDA SERIE: SAGGI - DISCORSI - ARTICOLI

I - L'inizio della Democrazia in Italia. - Unioni professionali. - Sintesi sociali (1900-1906).

I1 - Autonomie municipali e problemi amministrativi (1902-1915). - Scritti e discorsi durante la prima guerra (1915-1918).

111 - I1 partito popolare italiano: Dall'idea al fatto (1919). - Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922).

IV - I1 partito popolare italiano: Popolarismo e fascismo (1924). V - I1 partito popolare italiano: Pensiero antifascista (1924-1925).

- La libertà in Italia (1925). - Scritti critici e bibliografici (1923-1926). VI - Miscellanea londinese (1 926-1 940). VI1 - Miscellanea americana (1 940-1945). VI11 - La mia battaglia da New York (1943-1946). IX-XV - Politica di questi anni. - Consensi e critiche (1946-1959).

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TERZA SERIE: SCRITTI VARI

I - I1 ciclo deila creazione (poema drammatico in quattro azioni): - Versi. - Scritti di letteratura e di arte.

I1 - Scritti religiosi e morali. 111 - Scritti giuridici. IV - Epistolario scelto.

1 . Lettere a Giuseppe Spataro (1922-1959). 2. Carteggio L. Sturzo - M. Scelba (1923-1956).

V - Scritti storico-politici (1926-1949). VI - La mafia. VI1 - Bibliografia. - Indici.

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INTRODUZIONE

La pubblicazione di questo carteggio tra Luigi Sturzo e Mario Scelba, curato da Gabriella Fanello Marcucci, che ha già lavorato su altre figure rappresentative del popolarismo e del movimento cattolico, come Giu- seppe Spataro, costituisce una nuova e significativa fonte per la storia del cattolicesimo democratico italiano dal fascismo al secondo dopoguerra. In particolare, questo carteggio viene ad aggiungersi ad altre e impor- tanti raccolte di documenti sturziani che hanno visto la luce negli ultimi decenni.

Le prime raccolte di scritti sturziani, che il lungo esilio aveva fatto dimenticare, cominciarono a uscire nel 1956, nell'ambito dell'opera omnia, con gli scritti e i discorsi di Sturzo negli anni del partito popola- re '. Seguì nel 1958 il volume degli articoli della Croce di Costantino ', che vanno dal 1897 al 1916. I primi inediti sturziani, invece, comincia- rono ad apparire, in forma sistematica, d'inizio degli anni Settanta, in occasione del centenario della nascita di Sturzo e del convegno di stu- dio svoltosi a Palermo nel 1971, destinato a segnare una tappa impor- tante per gli studi storici attorno alla figura, al ruolo e al pensiero del sacerdote calatino 3. In quegli anni corniciarono anche ad essere pub- blicate le prime raccolte di lettere scritte da Sturzo a Romolo Murri dal 1898 al 1906 4. Un anno dopo, Maria Romana Catti De Gasperi inseri-

. va, in un'ampia raccolta di lettere degasperiane, un nutrito, anche se incompleto, carteggio tra Sturzo e De Gasperi *. Ma la più importante raccolta di carteggi sturziani apparve nel 1974-76, con la pubblicazione

(1) L. Sturzo, I l partito popolare italiano, 3 voli. Zanicheiii, Bologna 1956. (2) L. Sturzo, «La Crocedi Costantino», a cura di G . De Rosa, Ed. di Storia e Lettera-

tura, Roma 1958. (3) Cfr. gli atti del convegno di Palermo, svoltosi dal26 al28 novembre 1971 in AA. W.,

Luigi Stuno nella storia d'Italia, Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1973, 2 voli. (4) Cfr. L. Bedeschi, La cowkpondenza tm Muri e Stutzo, in AA.W., Luigi Stuno

nella storia d'Italia, cit., pp. 67-109. (5) Cfr. De Gasperi scriue, a cura di M.R. Catti De Gasperi, Morceiiiana, Bre-

scia 1974, LI, pp. 7-65.

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10 Introduzione

dei tre volumi di Sctitti inediti, che offrivano un ampio e significati- vo quadro della documentazione conservata presso l'archivio di Luigi Sturzo, con particolare riferimento ai rapporti epistolari intrecciati dal sacerdote di Caltagirone dagli anni giovanili sino al suo ritorno dal- l'esilio nel 1946, con le maggiori personalità del suo tempo 6. Nel 1985, a cura e con introduzione di Gabriele De Rosa, le Edizioni di Storia e Letteratura pubblicavano l'ampio carteggio, in quattro vo- lumi, tra Luigi Sturzo e il fratello Mario, relativo agli anni 1924-1940. Si tratta di circa duernila lettere che offrono un quadro particolar- mente significativo di un intenso confronto spirituale e culturale tra Luigi Sturzo esule a Londra e il fratello vescovo di Piazza Armerina '. L'anno successivo vedeva la luce, curato da Paolo Piccoli, il carteggio tra Sturzo e Igino Giordani, che copre gli anni dal 1924 al 1958 *. Nel 1986 veniva pubblicato l'intero carteggio tra Sturzo e Francesco Luigi Ferrari, in seno ai due volumi di lettere e documenti inediti di Ferrari, a cura di Giuseppe Rossini 9. Le lettere di Sturzo a Giuseppe Spataro apparvero, invece, nel 1989, a cura di Gabriella Fanello Marcucci nel quadro dell'opera omnia sturziana lo. Infine, nel 1990, nel volume di Gianni La Bella sull'esilio di Sturzo negli Stati Uniti, veniva pubblicato il carteggio (1941-1945) tra Sturzo e mons. Amleto Giovanni Cicogna- ni, nunzio apostolico a Washington ".

L'ampio e significativo carteggio tra Sturzo e Scelba, che vede ora la luce, offre agli studiosi una documentazione quanto mai ricca e inte- ressante, in grado di offrire nuovi elementi e notizie che ci consentono

(6) Cfr. L. Sturzo, Scritti inediti, I: 1890-1924, a cura di F. Piva, pref. di G. De Rosa, Roma 1974; 11: 1924-1940, a cura di F. Rizzi, Roma 1975; 111: 1940-1946, a cura di F. Malgeri, Roma 1976. Nei volumi I1 e I11 sono pubblicate alcune lettere che com- paiono anche in questo carteggio. In alcuni casi le lettere di Sturzo a Scelba sono minu- te o schemztiche, mentre nella presente edizione appare il testo definitivo conservato tra le Carte di Scelba.

(7) L. Sturzo-M. Sturzo, Carteggio, 1924-1 940, a cura di G. De Rosa, Ed. di Storia e Letteratura, Roma 1985.

(8) Giordani-Sturzo, Un ponte tra due generazioni. Carteggio (1924-1958), pref. di G. De Rosa, intr. di P. Piccoli, Cariplo-Laterza, Bari 1986.

(9) F.L. Ferrari, Lettete e documenti inediti, a cura di G. Rossini, Ed. di Storia e Letteratura - Ed. SIAS (Modena), Roma 1986. Questi volumi fanno parte della collana «Opere di Francesco Luigi Ferrari~, edita da Storia e Letteratura a cura del Centro cul- turale <<F.L. Ferrarir, di Modena.

(10) L. Stuno, Lettere a Giuseppe Spaturo (1922-1959), a cura e con una premessa di G. Fanello Marcucci, 1st. L. Sturw, Roma 1959.

(1 1) G. La Bella, Luigi Sturco e l'esilio negli Stati Uniti, Morcelliana, Brescia 1990.

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Introduzione 11

di fare ulteriore luce, non solo sd'eccezionale ruolo svolto da Sturzo nella vita pubblica italiana di questo secolo, ma anche sulla personalità e sulla figura di un uomo politico di primo piano nella storia italiana di questo dopoguerra. L'interesse di questo carteggio è arricchito anche dal significativo legame che unì Sturzo a Scelba. La curatrice, nella sua premessa, ha inquadrato ampiamente il rapporto di profonda devozione che sin dagli anni giovanili legò Scelba al leader del popolarismo. Un rap- porto umano, segnato dalla comune origine calatina ed un rapporto po- litico, che fece di Mario Scelba uno dei più convinti interpreti della le- zione sturziana.

La formazione spirituale, culturale e civile di Scelba era, infatti, maturata a Caltagirone, proprio alla luce delle battaglie sociali, ammini- strative e politiche condotte da Luigi Sturzo. I1 quale, a sua volta, ave- va individuato nel giovane concittadino, studente in Giurisprudenza, una vivacità intellettuale che meritava di essere sorretta e incoraggiata. Non a caso lo volle suo segretario particolare proprio negli anni più dif- ficili della storia del partito popolare, tra il 1921 e il 1924 12.

Scelba seppe coghere lucidamente il grande significato di quella espe- rienza politica, divenendone convinto e tenace assertore. Interpretò il popolarismo nel segno di una maturazione del cattolicesimo democrati- co italiano, che si poneva sul terreno politico, rivendicando la propria autonomia, senza coinvolgere le responsabilità della Chiesa nell'opera- to di un partito nazionale. Del popolarismo sturziano Scelba condivise, poi, l'ispirazione meridionalista, le istanze democratiche e la difesa dei valori della libertà, minacciati dall'emergere del totalitarismo fascista. In quegli anni cruciali per la vita del partito popolare e per le sorti della democrazia italiana, Scelba fu vicino a Sturzo, condividendo con lui le difficoltà di un'esperienza drammatica, che vide il sacerdote calatino vit-

(12) Cosl Scelba ha ricordato la sua esperienza al fianco di Sturzo nella sede del P.P.I. in via Ripetta: «La firma era l'ultima attivita giornaliera di don Sturzo. Dopo la firma andava via. Spesse volte mi chiese di accompagnarlo a casa. Ii percorso era sem- pre lo stesso ed era più lungo del necessario forse per camminare un po'. Imboccavamo il ponte Margherita e poi il Lungotevere. Giunti al ponte Risorgimento, passavamo al- l'altro Lungotevere e poi a casa, in via Principessa Clotilde. 11 Lungotevere era quasi sempre al buio, e nessuno avrebbe riconosciuto che uno dei due passanti era don Luigi Sturzo. Qualche volta incontravamo Giacomo Matteotti che abitava iì vicino. Patlando di lui Sturzo mi disse che era un socialista dall'anima cristiana. Durante queste brevi passeggiate don Sturzo mi parlava degli avvenimenti politici delia giornata e mi chiede- va notizie dei miei studi universitari» (M. Scelba, Per i'ltalia eper l'Europa, Cinque Lu- ne, Roma 1990, p. 12).

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tima di profonde incomprensioni nello stesso campo cattolico e costret- to ad un lungo esilio.

Questo carteggio prende le mosse proprio nei primi giorni dell'esi- lio londinese di Sturzo. La prima lettera, del 21 dicembre 1924, porta a Sturzo la buona notizia della laurea conseguita da Scelba. Le successi- ve cominciano ad entrare nel cuore dei problemi politici e organizzativi del partito e della vita pubblica del nostro paese, in quei mesi che vedo- no il lento ma inesorabile declino delle libertà democratiche. Sturzo in- vitò Scelba e i suoi amici popolari a scrivergli: voleva conoscere la situa- zione italiana, essere ragguagliato su uomini e cose in quei mesi che ve- devano cadere inesorabilmente le ultime difese della democrazia parla- mentare. Sturzo non voleva arrendersi, nella convinzione che non tutto fosse compromesso. Incitò al lavoro, d'impegno costante in una serie di attività necessarie per non disperdere il patrimonio di idee e di atti- vità, che avevano segnato la storia del cattolicesimo democratico italia- no e l'esperienza del popolarismo. Aveva a cuore soprattutto il Bolletti- no bibliografico, quel giornaletto semplice e disadorno attraverso il qua- le intendeva continuare a svolgere un'opera di formazione politico- culturale, per custodire il bagaglio culturale e ideale dei popolari. Inci- tava a mantenere in vita la SELI, la casa editrice del partito. Pur ren- dendosi conto delle difficoltà che i suoi amici rimasti in Italia dovevano fronteggiare, manifestò la sua amarezza per il lento spegnersi di quelle iniziative. Scriveva a Scelba il 5 maggio 1926: G.. di lontano non posso fare nulla. È triste: mi duole assai la decadenza della Seli». Qualche me- se dopo, nel luglio 1926, scriveva a Giordani: «Ormai [la Seli] è l'unica cosa che mi lega in forma stabile con voi; non vorrei perdere questo punto, che sembra oggi di poca importanza, ma che domani può divenire im- portante. Temo che non sono compreso» 13.

Scelba cercò di rassicurarlo ma non poteva nascondergli le difficol- tà e l'inesorabile declino del partito. Gli dava notizie sugli amici, of- frendo il quadro dell'antifascismo cattolico romano: i nomi che ricorro- no più frequentemente sono quelli di Mangano, Coccia, De Rossi, Do- re, Giordani, Spataro, De Gasperi. Sullo sfondo, si coglie il clima cupo della stretta finale che doveva portare al regime fascista, con gli spazi sempre più ridotti, con un partito ormai d o stremo, senza mezzi, senza stampa, senza alcuna possibilità di modificare la situazione politica. Scri- veva De Gasperi a Sturzo il 29 dicembre 1925: «Non abbiamo più stampa né danari. [...l Gli amici sono ancora vivi, ma rattrappiti sotto i colpi

(13) Giordani-Sturzo, op. cit., p. 94.

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della sfortuna politica. I1 declino di questi ultimi tre mesi è stato vera- mente rapido; ed è difficile che voi, stando fuori, abbiate un'idea di questa situazione senza stampa, senza resistenza alcuna, giacché la rivoluzione incide sugl'interessi» 14.

Sturzo si rendeva conto di questo lento e inesorabile processo che doveva portare, alla fine del 1926, al decreto di scioglimento del PPI e delle altre formazioni politiche antifasciste. Le lettere dei suoi amici cominciarono a diradarsi: la paura di interventi da parte della censura fascista scoraggiava molti ex popolari a mantenere con Sturzo un rap- porto epistolare costante. Il vecchio sacerdote calatino se ne rammari- cò. Scrisse a Scelba il 3 febbraio 1927: «I1 silenzio che si è fatto intorno a me, è ormai gran tempo, dai più intimi e affettuosi, è certo una pena indicibile. Sono rassegnato ai voleri divini e sempre fiducioso che l'aiu- to del Signore non mancherà». Scelba è tra i pochi che continuava a scri- vergli, almeno fino al 1927. Poi le lettere diventarono sempre più spo- radiche, affidate a qualche persona di fiducia.

Solo nei 1944, dopo la liberazione di Roma, vennero ripresi i con- tatti tra Sturzo e Scelba. Si trattò di un nuovo, fitto e intenso rapporto epistolare. Nel giro di poco più di due anni, dal 1944 al 1946, fino al ritorno in patria di Sturzo, il carteggio acquista una eccezionale consi- stenza e non soltanto sul piano quantitativo. Basti leggere la prima let- tera inviata da Scelba a Sturzo il 18 agosto 1944 per avere sotto gli oc- chi un quadro quanto mai lucido sulla realtà politica e sociale di quel dopoguerra inquieto. Scelba si soffermava sul quadro sociale, s d a di- soccupazione, il costo della vita, la proletarizzazione delle classi medie e cosi via, fornendo una analisi attenta e precisa sui processi socio- economici in atto nel paese. Dedicava ampio spazio al nuovo quadro po- litico, molto diverso dal primo dopoguerra, offriva indicazioni su uomi- ni, partiti e movimenti, di destra e di sinistra, piccoli e grandi, illustra- va a Sturzo la realtà della DC, del nuovo partito dei cattolici, senza re- torica e senza nascondere i problemi e le difficoltà che incontrava. Que- ste lettere di Scelba a Sturzo diventano oggi strumenti preziosi per gli storici che intendono ricostruire la complessa realtà di que& anni, nei quali si gettarono le basi della nuova democrazia italiana. Scelba ha la capacità di restituirci, nella sua dimensione quotidiana, la realtà di quei primi mesi successivi alla Liberazione; egli diventa non solo un fedele cronista di awenimenti, toccando svariati argomenti e offrendo pun- tuali notizie e indicazioni, ma anche il lucido interprete di situazioni,

(14) L. Sturzo, Scritti inediti, cit., Il, p. 100.

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14 Introduzione

umori e stati d'animo che attraversano la complessa realtà di un quadro politico ancora molto incerto. L'analisi di Scelba non si nutre di com- piacenze, appare molto severa, senza indulgenze per nessuno, neanche per i suoi amici di partito.

Via via che Sturzo acquisì nuove informazioni cominciò ad espri- mere opinioni e consigli: sulla natura della DC, che egli voleva partito laico, aconfessionale, con una chiara fisionomia democratica e program- matica; s d a scelta istituzionale, evidenziando il suo chiaro orientamento repubblicano e non nascondendo la sua preoccupazione per l'agnostici- smo democristiano. Non mancarono, da parte di Scelba, rilievi sull'ope- rato di De Gasperi: dopo le elezioni del 2 giugno Scelba manifestò il suo risentimento per l'atteggiamento assunto dal kado della DC di fronte alla questione istituzionale e per l'avversione manifestata da molti am- bienti cattolici nei confronti dei candidati dc che si erano dichiarati re- pubblicani. Sturzo sembrava condividere le argomentazioni di Scelba, tuttavia Io richiamava ad un più sereno giudizio sul ruolo di De Gaspe- ri: «A mio modo di vedere - scriveva Sturzo a Scelba 1'11 luglio 1946 - il contegno di De Gasperi, dopo l'esito del Referendum, è stato de- gno di un uomo di Stato e di un uomo di coscienza. Sapevo bene dei suoi dubbi insistenti, trepidavo per i suoi atteggiamenti di prima del Re- ferendum. Debbo ritenere tutto sorpassato e da non ritornarci più. Cir- ca il metodo suo - del quale mi fai cenno - nulla ho da dirti, tranne che ciascuno di noi ha i suoi difetti e i suoi doni. Credo che i doni di De Gasperi ne compensino i difetti in abbondanza».

Una parte significativa del carteggio tra il 1945 e il 1946 è dedica- to al problema del ritorno in patria di Sturzo. Sin dal 1945 Sturzo ave- va invitato Scelba a preparargli la sua nuova dimora romana, fornendo- gli indicazioni minuziose e precisando tutti quegli accorgimenti che do- vevano garantirgli una permanenza serena e tranquilla, con la necessa- ria assistenza. Ma la partenza di Sturzo subì un lungo rinvio. È ormai ben noto quanto pesarono gli interventi di mons. Montini, di De Ga- speri e di mons. Cicognani nel ritardato rientro di Sturzo in Italia nel- l'ottobre del 1945 15. Scelba appare particolarmente scosso da questo episodio. Vi rintraccia un nuovo pesante intervento vaticano contro la libertà e l'autonomia politica dei cattolici italiani. In una lettera diretta a Sturzo il 26 ottobre 1945, i toni appaiono eccitati: «Troppi errori so-

(15) Cfr. G . La Bella, op. cit.; F. Malgeri, Luigi Stuno, Ed. Paoline, Cinisello Bal- samo 1993, p. 272-92.

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Introduzione 15

no stati commessi durante venti anni, da certa parte, perché abbiano il diritto morale di imporre il loro punto di vista che è schiettamente politico e ha finalità ben definite. Si tratterebbe di un secondo inter- vento nella vita interna italiana che noi non siamo disposti a subire. I1 senso dell'autonomia dell'azione politica, da Lei infuso in noi, è così vi- brante ed esasperato che ogni tentativo di violare tale autonomia ci of- fende~. Sturzo non intese seguire gli impetuosi consigli del suo più gio- vane amico. Ancora una volta obbedi, evitando gesti clamorosi.

L'ultima parte del carteggio abbraccia gli anni che vanno dal ritor- no in patria di Sturzo (settembre 1946) alla sua morte (agosto 1959). Sono gli anni difficili della Ricostruzione e del consolidamento del si- stema politico italiano del secondo dopoguerra, gli anni in cui il ruolo di Scelba acquista peso e importanza politica, ricoprendo negli anni Qua- ranta e Cinquanta cariche governative di grande rilievo, da ministro del- l'interno a presidente del ConsigIio. Sono anche gli anni nei quali Stur- zo venne ad assumere il singolare ruolo di osservatore attento e di pre- dicatore solitario, animato da una ansia febbrile per le sorti della libertà e delle istituzioni democratiche italiane.

È questa la parte del carteggio, che, come sottolinea Gabriella Fa- nello Marcucci nella Premessa, appare più lacunosa, anche se non man- cano alcune lettere nelle quali emergono anche motivi di contrasto e di rammarico da parte di Scelba per i rilievi critici che Sturzo non manca- va di esprimere sulla stampa, contro alcuni aspetti della politica di go- verno e contro alcuni provvedimenti dello stesso Scelba 16.

Di alcuni problemi significativi della vita politica di quegli anni, quali ad esempio l'«operazione Sturzo» del 1952 non vi è, invece, trac- cia. Tuttavia non mancano riferimenti a problemi di particolare interes- se: dalla questione del trattato di pace, alla nascita dello Statuto regio- nale siciliano, alla questione della riforma agraria, alla legge elettorale del 1953, che conferma il netto dissenso di Sturzo nei confronti del apre- mio di maggioranza» ''.

Non mancano, infine, nelle lettere di Sturzo, quegh accenti che fanno del vecchio sacerdote siciliano uno degli interpreti più lucidi della realtà

(16) Si veda, ad esempio la lettera di Scelba a Sturzo del 1 ottobre 1951. (17) Un aspetto per molti versi nuovo che emerge in questa parte del carteggio è

l'attenzione di Sturzo ad una incisiva politica in difesa dei beni culturali, librari e archi- vistici del paese. I suoi inviti a Scelba, ministro degli interni, perché aumenti gli stan- ziamenti di bilancio per gli archivi di Stato («uno dei tesori più alti del nostro paese e delia civilth», scriveva il 6 gennaio 1950) è costante e pressante.

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16 Introduzione

italiana di quegli anni. I suoi moniti non possono non colpirci per l'ec- cezionale carica profetica che contenevano. Si.legga questo brano deiia lettera del 24 maggio 1949 18, diretta a Giuseppe Cappi: «Ai tempi di Giolitti e Crispi cadevano i ministeri, Nasi andava in prigione, Rossano si suicidava; oggi siamo nell'allegra terra di «Scandalusia». Se il nome farà fortuna vi saranno coinvolti uomini e cose a noi care. È con ama- rezza indicibile che ti scrivo la presente».

Francesco Malgeri

(18) In questa lettera Stuno commentava un articolo apparso sul Mondo del 28 maggio 1949, dal titolo Scandalusia e dedicato alla cattiva gestione deiia Coldiretti.

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PREMESSA

U carteggio pubblicato in questo volume è tratto dal Fondo Scelba e dd'drchivio Sturzo, tutti e due conservati presso l'Istituto Sturzo in Roma.

Il Fondo Scelba l , destinato per volontà del titolare di quelle car- te d'Istituto Sturzo, è stato conferito: in parte nel 1989; il fascicolo delle carte sturziane nel dicembre 1990 2; in parte deve essere anco- ra trasferito nella sede voluta da Scelba. I1 fascicolo delle carte stur- ziane comprende molta parte delle lettere di Sturzo a Scelba pubbli-

(1) Ii 3 maggio 1983 fui convocata da Mario Scelba nel suo ufficio di via' Ba- berini. In precedenza non avevo mai parlato con lui. Scelba chiese la mia disponibi- lità a riordinate le carte da lui conservate nella sua vita politica. Precisò che lui stes- so non era a conoscenza né della qualith né della quantith dei materiali conservati. Accettai l'incarico. Svolsi quel lavoro in Via Barberini tra il giugno 1983 e ii 1985. Non essendovi dei fascicoli già sistemati d'origine, prowidi alla separazione dei do- cumenti di archivio flettere, appunti, manoscritti, corrispondenza di vario tipo) dalla documentazione (ritagli di giornali, rassegne-stampa, discorsi stampati), ponendo i primi in cartelle cronologiche. Feci una eccezione per le lettere di Sturzo (rinvenute da me in parte gih raggruppate, in parte sparse) che furono invece poste in un fascicolo «Sturzo». I documenti di archivio conservati non erano certo esaurienti della intensa attivita politica di Scelba, ma comprendevano ugualmente corrispondenze di rilievo. Ii mio lavoro non andò oltre questa prima suddivisione uonologica, ma mi permise di chiedere a Scelba (che era sempre presente nel suo studio mentre io riordinavo le carte) delle preziose testimonianze sui documenti rinvenuti. Collaborarono con me, in quel periodo, la segretaria di Scelba Grazieiia Banzi e talvolta Maria Luisa Scelba.

(2) Quando seppi che il Fondo Scelba era stato consegnato d'Istituto Swzo, chiesi al Presidente Gabriele De Rosa di poter preparare la pubblicazione del carteg- gio Sturzo-Scelba, che questi aveva gih auspicato. Avuto il consenso di De Rosa, mi accinsi a ricercare, nei faldoni trasferiti da Via Barberini d'Istituto, il fascicolo «Sturzo,. Con sorpresa mi accorsi che il fondo conteneva, quasi esclusivamente, do- cumentazione a stampa. Scrissi allora a Scelba il 5 giugno 1989: «( ... ) ho curato la pubblicazione, come volume del170pera Omnia deiie lettere di Sturzo a Spataro (...). Nel lavoro di ricostruzione filologica deii'opera e del pensiero di Stuno, sarebbe pre- zioso pubblicare anche le lettere che Sturzo scrisse a Lei, e che io ebbi modo di riunire e leggere - anche con Maria Luisa alla quale chiesi di collaborare a questo

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18 Premessa

cate in questo volume, prevalentemente quelle del periodo dell'esilio di Sturzo, dal 1924 al 1946. Ci sono poi, nel fascicolo stesso, altri due sotto fascicoli: una cartella contenente alcune lettere di Sturzo a De Gasperi e da questi trasmesse a Scelba: una cartella con altre carte del periodo popolare. I1 Fondo Scelba non è ancora né ordinato né inventariato. Tutti i documenti pubblicati in questo volume, di cui non è citata la fonte, si intendono tratti dal Fondo Scelba.

L'Archivio Sturzo costituisce, come è noto, uno dei più impor- tanti e complessi fondi archivistici italiani del Novecento. Non è questa la sede né per ricostruirne la storia né per citarne la composizione. È opportuno però qualche cenno sulla sua sistemazione, per spiegare le diverse collocazioni attribuite ad ogni documento pubblicato in que- sto volume e di lì tratto. Esiste una prima sistemazione (quella ad esempio contrassegnata da «F. 260 c.45~) che corrisponde ad una prima inventariazione realizzata nei primi anni del conferimento dell'Archi- vio d'Istituto dopo la morte di Sturzo; c'è poi - ed il lavoro è an- cora in corso - una seconda inventariazione (quella contrassegnata ad esempio da «F. 260 B c .45~) che sarà quelia definitiva predispo- sta per la informatizzazione; ci sono poi le «scatole» contenenti ma- teriale ancora non inventariato, a volte compreso in fascicoli interni contrassegnati da un titolo, altre volte senza una suddivisione inter- na (nel primo caso è segnata solo, ad esempio, «sc. 2 4 5 ~ ; nel secondo «sc. 246 f. Studi elettorali»). Le collocazioni qui citate si riferiscono d a sistemazione dei materiali archivistici esistente fino ai primi mesi del 1992. Successivamente, il procedere della inventariazione può aver

scopo - durante il mio lavoro di riordino in Via Barberini. D'accordo col Prof. De Rosa, ho dunque cercato nelle cartelle provenienti dal Suo studio di Via Barberini. Ma con sorpresa ho visto che si tratta, salvo sporadiche eccezioni, unicamente di cartelle contenenti ritagli-stampa e copie di discorsi. Non solo non ci sono le lettere di Sturzo, ma neppure il rimanente, prezioso materiale d'archivio - corrispondenze con Moro, Andreotti, Gonella ecc. - da me selezionato e posto in cartelline in car- toncino in Via Barberini. Mi permetto di segnalarle la cosa, non senza il desiderio di sapere dove si trovino attualmente i preziosi documenti, che costituiscono uno strumento indispensabile sia per comprendere il Suo rilevante ruolo nella storia della DC e delle istituzioni, sia per chiarite alcuni passaggi ed orientamenti del partito stesso». Dopo alcuni chiarimenti, Tanino Scelba, nipote e collaboratore di Scelba il quale aveva curato il trasferimento dei faldoni all'Istituto Sturw, rassicurò sulla sor- te delle carte, e consegnando il fascicolo «Sturw», disse che avrebbe conferito il ri- manente del Fondo Scelba dopo averne realizzato un inventario. Nel dicembre 1990 lo stesso Tanino Scelba rilasciò una testimonianza sulle carte Scelba ancora in sue mani per l'archivio di «Storia orale» dell'Istituto Sturzo.

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Premessa 19

causato delle modifiche: è certo però che tutti i documenti citati dal- l'Archivio Sturzo saranno facilmente rintracciabili dopo la loro com- pleta inventariazione ed informatizzazione. Per gli anni 1957, 1958, 1959, tutto il materiale cartaceo trasferito da Via Mondovì al171stitu- to dopo la morte di Sturzo è consultabile solo in parte. Per questo il carteggio qui pubblicato si ferma al 1956. Tutte le notizie sull'Ar- chivio Sturzo provengono da Guido Guerra, che ne cura l'inventa- riazione e che ha offerto il suo indispensabile e prezioso contributo per la consultazione dell'archivio stesso.

Sono opportune alcune notazioni sulla composizione dei 245 docu- menti pubblicati in questo volume 3 . Sono qui comprese 166 tra lettere, telegrammi e cartoline di Sturzo a Scelba: sono tratte fino al 1946 quasi esclusivamente dal Fondo Scelba. Si tratta di lettere manoscritte, salvo eccezioni espressamente citate in nota 4: le lettere di Sturzo a Scelba dal '47 in poi sono state trascritte, nella grande maggioranza, dalle copie dat- tiloscritte conservate nell'Archivio Sturzo. Di molte lettere, dal '44 al '46, esistono le minute o gh appunti sintetici nell'ilrchivio Sturzo: in questi casi è stata apposta una citazione in nota; 2 lettere di Sturzo sono inviate alla moglie di Scelba, Nerina Palestini Scelba.

'Le lettere, con pochi telegrammi e cartoline di Scelba a Sturzo, sono 59, tratte dall'Archivio Sturzo. Tutte le lettere fino al 1938 so- no manoscritte, salvo una del 1927; dal '44 in poi si tratta di lettere dattiloscritte '.

C'è poi un certo numero di lettere scritte da Sturzo a diversi destinatari ed inviate dal mittente stesso a Scelba in visione. E pre-

(3) Si è cercato di inserire, nei documenti pubblicati, deile note chiarificatrici, Der favorirne la lettura e la com~rensione.

(4) La segnatura delle date dei documenti pubblicati è stata u ~ f i c a t a in un cri- terio unico; il luogo di scrittura della lettera è stato riportato solo se diverso dall'a- bituale del mittente, o se sta a significare un cambiamento di indirizzo. E stata an- che omessa l'intestazione della carta da lettere. Anche l'iniziale dei mesi nominati nei testi, maiuscola o minuscola, è stata graficamente unificata. Così ci si è permessi di correggere qualche lapsus calami, sfuggito d ' u n o o d'altro scrivente o ai loro col- laboratori che trascrivevano dattilograficamente le lettere. Anche i nomi propri di persona, di cui non si è potuta rintracciare l'esatta grafia, e che appaiono diversa- mente scritti da una d'altra lettera, sono stati unificati secondo l'interpretazione più probabile. Le aggiunte, anche se apposte nei margini superiori o laterali delle lettere sono state riprodotte come proscritti.

15) L'esistenza delle sole copie dattiloscritte delle lettere di Sturzo dal '47, sen- . .

za appunti autografi, induce a pensare che egli, dopo il ritorno in Italia, dettasse direttamente le lettere che intendeva inviare.

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20 Premessa

cisamente: 7 lettere di Sturzo ad Alcide De Gasperi; 3 a Guido Go- nella; 2 a Giuseppe Cappi; 1 a Giulio Andreotti; 1 a Giuseppe Pella; 1 a Carlo Sforza; 1 ad alcuni parlamentari dc.

Infine sono stati pubblicati anche due articoli di Sturzo inviati, per la pubblicazione, a Scelba: il primo «Colpo di aria fredda», è una battuta (come la definisce Sturzo) scritta nel luglio 1925 che non ri- sulta essere stata mai pubblicata; il secondo, «Costituente e Plebisci- ti», scritto nel luglio 1945, fu pubblicato allora da I2 Mondo di New York, ma non venne pubblicato in Italia perché De Gasperi, come si evince da una successiva lettera di Sturzo, non lo ritenne opportu- no: né risulta pubblicato in Italia in periodi successivi.

Occorre fare una doverosa precisazione. Non è certo che il car- teggio Sturzo-Scelba qui raccolto corrisponda effettivamente a tutte le lettere che i due si sono scambiati nel lungo, intenso rapporto spi- rituale, culturale, politico ed affettivo che li ha legati. Anzi c'è il sin- tomo chiaro, come si vedrà in diverse lettere, che le mancanze siano numerose. Per gli anni che vanno dal '48 al '59 inoltre, essendo la schedatura deli'Archivio Sturzo ancora in corso, è stata svolta una ricerca nelle 422 scatole esaminandole sommariamente tutte, detta- gliatarnente moltissime, nell'obiettivo di reperire altra corrisponden- za tra i due. La quantità della documentazione conservata nell'hchi- vio Sturzo è tale che non è facile prevedere quando questa potrà dir- si completata. «È chiaro - afferma il Presidente dell'Istituto Sturzo - che la questione più che di tempo è di mezzi». Infine c'è da ag- giungere che la corrispondenza fra Sturzo e Scelba potrà essere arric- chita dai rinvenimenti eventuali ne& Archivi dei Ministeri di cui Scel- ba è stato titolare fino al 1959, anno della morte di Sturzo: Ministe- ro delle Poste e Telecomunicazioni (giugno '45-febbraio '47), Mini- stero deli'Interno (giugno '47-luglio '53), Presidenza del Consgho (feb- braio '54-luglio '55).

Nonostante i possibili futuri ritrovamenti di altre lettere tra Sturzo e Scelba, si è ritenuto opportuno procedere alla pubblicazione - re- sa possibile d d a disponibilità dell'Istituto Sturzo, nelle persone del Presidente Gabriele De Rosa e del Segretario Generale Flavia Piccoli Nardelli - dei documenti fin qui reperiti.

Il carteggio pubblicato in questo volume è, infatti, cospicuo: per- mette di ricostruire il rapporto tra Sturzo e Scelba, anche conside- rando che, durante la rilettura di tutte le lettere da me svolta insie- me a Scelba stesso, egli mi ha narrato, di volta in volta, avvenimenti e particolari attraverso una preziosa testimonianza orale.

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Premessa 21

Tale testimonianza - già iniziata tra il 1983 e il 1985, periodo nel quale ho proweduto per incarico di Scelba ad un primo riordino del suo Fondo - si è intensificata tra la fine del 1990 ed i mesi di gennaio-agosto 1991, periodo nel quale ho lavorato per la compila- zione del presente volume. Ai colloqui - nei quali leggevo a Scelba le lettere e i documenti da me di volta in volta trascritti, chiedendo su di essi dei chiarimenti - erano quasi sempre presenti sia la figlia Maria Luisa, che seguiva quotidianamente con affettuosa partecipa- zione il lavoro paterno, sia la segretaria Graziella Banzi, alla quale va un particolare ringraziamento per aver molto spesso fatto da tra- mite, anche quando Scelba, per precisare meglio il suo pensiero, det- tava a lei successivamente delle «memorie» su singoli punti che ave- vano costituito oggetto dei nostri discorsi. Proprio per questo, ogni volta che, nella premessa o nelle note alle lettere, si riporta un ricor- do di Scelba tra virgolette si intende riferito a tali memorie dattilo- scritte; se invece il ricordo è riportato senza virgolette è riferito ai miei appunti personali presi nel corso della conversazione. C'è infine da dire che tutti i testi del presente volume - ad esclusione, come è evidente, di questo periodo - sono stati più volte riletti a Scelba, il quale con grande gioia, il 5 settembre 1991, benché fisicamente molto provato, ebbe in mano le prime bozze del volume.

Mario Scelba nacque a Caltagirone il 5 settembre 1901, assieme al fratello gemello Giacomo. Prima di lui, nella famiglia, non ricca, era nato il primogenito Giovanni, in seguito nacque una sorella, Ema- nuela, detta Nelina.

Nel 1901, come è noto, Sturzo era già conosciuto a livello na- zionale, ed aveva ampi legami, amicali, culturali e politici, con le più note personalità del movimento cattolico e democratico cristiano. Ne& anni della prima infanzia di Scelba il rilievo di Sturzo crebbe nella politica calatina: dopo la sua prima elezione a consigliere comunale di Caltagirone nel 1899 - e dopo alterne vicende che videro quel Consiglio più volte sciolto, e Sturzo rieletto - egli divenne nel 1905 Sindaco della sua città (è noto che egli rimase, sempre, pro-Sindaco, non consentendogli la sua veste sacerdotale di assumere formalmente quella carica).

Ma non trascurava i compiti sacerdotali; nel 1910 svolse la pre- parazione alla prima comunione dei bambini di Granieri, una frazio-

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22 Premessa

ne a sud di Caltagirone. Tra quei bambini c'era Mario Scelba 6, il quale conobbe dunque Sturzo prima come sacerdote che come politi- co, uomo di cultura o esponente del movimento cattolico.

I primi ricordi «sturziani» di Scelba erano perciò legati a Sturzo sacerdote: quando iniziò a frequentare le scuole post-elementari nel centro cittadino, si recava a «servire la messa» celebrata da don Stur- zo 7 , del quale ricordava l'intensa spiritualità nella celebrazione della messa, l'efficacia della parola nell'omelia, e soprattutto l'assoluta con- centrazione in se stesso di Sturzo celebrante, quasi a realizzare una separazione dall'ambiente esterno.

Scelba ricordava anche che sulla sua formazione spirituale e sul- la decisione a proseguire gli studi, avevano contribuito in modo de- terminante due figure sacerdotali calatine, di diversa rilevanza ma in qualche modo tutte e due singolari: Luigi Sturzo e il canonico Giaco- mo Sagone.

Sturzo favorì l'accoglimento di Scelba nel Seminario minore co- me esterno, superando così l'ostacolo delle difficoltà economiche del- la famiglia. I1 canonico Sagone lo aiutò e lo incitò a proseguire - influendo evidentemente anche sulle decisioni paterne - nel momento in cui il Seminario chiuse, per le difficoltà dovute alla guerra; in se- guito al suo interessamento, infatti, Scelba proseguì e concluse gli studi classici presso il ginnasio-liceo di Caltagirone.

Del canonico Sagone Scelba conservava un ricordo vivo, come persona impegnata neil'aiuto dei giovani studenti, in particolare di quel- li che avrebbero avuto difficoltà nel proseguire gli studi. Per offrire loro un ambiente adatto allo studio e libri, che non avrebbero trova- to neue rispettive case, egli permetteva a tutti quei ragazzi di entrare liberamente nella sua casa, di soffermarvisi per svolgere i compiti sco- lastici, consultando i libri della sua biblioteca, anche in sua assenza, perché la porta era sempre aperta.

Crescendo, Scelba cominciò ad interessarsi alle battaglie politi- che che si svolgevano nella sua città, anche seguendo il padre che,

(6) Nelle due cassette di documenti che Sturzo, aveva consegnato a Spataro nel momento della partenza per Londra, il 25 ottobre 1924 (cfr. la «Premessa» a L. Stuno, La mafia, Istituto Luigi Sturzo, Roma 1985, pag. XIX) era compresa una apergame- na» dedicata a Sturzo da un gruppo di bambi i da lui seguiti per la Prima Comunio- ne: c'era anche la firma di Mario Scelba.

(7) Scelba ricordava che SNZO era solito celebrare ogni giorno la messa delle 8 n e h Chiesa di S. Giacomo.

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Premessa 23

ricordava Scelba stesso, era un «fervente sturziano». Molto più tardi, nella prima lettera che scrisse a Sturzo dopo la liberazione di Roma, Scelba ricordava quei momenti e le sue speranze di ragazzo per i suc- cessi elettorali della lista sturziana nelle elezioni amministrative a Cal- tagirone del 1914.

Quando Sturzo - il quale, come è noto, nel 1915 fu nominato Segretario della Giunta Centrale d'Azione Cattolica - pensò alla fon- dazione in Caltagirone di un Circolo della Gioventù Cattolica, ne in- caricò Mario Scelba, assistito da don Pasquale Di Bartolo. Nacque così il Circolo «San Filippo Neri», che ebbe sede presso una piccola chiesa a pochi passi dalla piazza principale della città. I1 Circolo - ricordava ancora Scelba - assunse subito un'impronta culturale, per- ché ll si faceva affluire tutta la stampa che arrivava a Sturzo come «cambio» con la Croce di Costantino: questo favoriva lo svilupparsi di un dibattito culturale-politico tra i soci del Circolo. E quando, do- po la fondazione del Partito Popolare Italiano, Sturzo compì, nel mag- gio '19 i venticinque anni di sacerdozio, da Caltagirone giunse un te- legramma augurale: «Gioventù cattolica riunita partecipando gaudio giubileo sacerdotale riafferma proposito seguirla sante battaglie soste- gno chiesa patria, Mario Scelba Sacerdote Pasquale Di Bartolo».

E fu ancora Scelba che promosse - assieme all'avvocato Gio- vanni Nicastro, Presidente della locale Conferenza di S. Vincenzo di cui SceIba era Segretario - l'apertura di una sezione del PPI a Cal- tagirone. Per inaugurarla ufficialmente, ricordava Scelba, si aspettò che Sturzo potesse essere presente. Quando il fondatore del PPI si recò a Caltagirone - toccò a Scelba rivolgergli il saluto a nome dei popolari calatini - annunciò che in queli'anno 1920, a ~ c h e se rielet- to alle amministrative, non avrebbe più potuto essere sindaco, per- ché ormai assorbito dagli impegni politici nazionali. «LI suo, ha scrit- to Scelba, fu un addio alla città» perché gli eventi lo avrebbero por- tato a non tornare più a Caltagirone.

Negli ultimi mesi del 1920 Sturzo comunicò che per un giovnae di Caltagirone ci sarebbe stata la possibilità di seguire a Roma un corso «per propagandisti ed organizzatori» indetto dall'Azione Catto- lica. «La scelta cadde su di me, ha scritto Scelba, con cinquecento lire prestatemi dalla Cassa rurale locale, partii per Roma» '.

(8) cfr. Mario Scelba, Per l'Italia e per l'Europa, edizioni cinque lune, Roma 1990, pag. 9.

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24 Premessa

Qui giunto Scelba maturò la decisione di iscriversi allJUniversi- tà, ma aveva bisogno di trovare un lavoro, perché l'ospitalità offerta in un pensionato per religiosi in Via del Mascherone sarebbe cessata allo scadere dei tre mesi. Chiese aiuto e consiglio a Sturzo, il quale gli offrì la possibilità di un lavoro negli uffici del partito Popolare.

11 primo stipendio, ricordava Scelba, fu di 170 h e mensili, e più della metà doveva essere spesa per l'affitto di una camera. Ma già alla fine di gennaio 1921 la situazione migliorò, anche se di poco, e Scelba ricevette una regolare assunzione, con una lettera di Sturzo di cui è conservata copia dell'Archivio Sturzo. Lo stipendio fu porta- to a 300 lire, ma l'orario di lavoro completo assorbiva gran parte della giornata. Scelba cambiò in quel periodo molte abitazioni, perché, per poter studiare la sera era necessario un ambiente tranquillo, ordina- to, non rumoroso 9.

I1 lavoro di «corrispondenza privata» e «altro del genere» lo per il quale Scelba era stato assunto - ed invero non entusiasmante, co- me ricordava Scelba stesso - crebbe di interesse e di importanza quan- do questi fu designato da Sturzo a sostituire il suo segretario partico- lare, che aveva lasciato il suo posto. Scelba passò così dalla piccola corrispondenza corrente alla corrispondenza politica ed iniziò a seguire da vicino le vicende politiche nazionali. Crebbe anche il rapporto con Sturzo e Scelba fu tra quei giovani collaboratori - tra i quali si ri- cordano, a diverso livello, Giuseppe Spataro, vicesegretario politico del P.P.I. e Giampietro Dore, più tardi dell'ufficio stampa - che erano soliti accompagnare Sturzo nella sua passeggiata serale, prima di rientrare a casa. Erano, quelle, occasioni preziose per scambiare con il Segretario politico del PPI una conversazione certamente di gran- de utilità per la formazione politica dei suoi giovani interlocutori.

(9) Scelba elencò, su mia richiesta, le vie romane nelle qli& zveva abitato, in un lungo peregrinare, dai 1920 ai 1929: Via del Mascherone, Vicolo del Villano, Via Angelica (non più esistenti, queste ultime due, per il successivo sventramento di Borgo da parte di Mussolini), Via Pompeo Magno, Via Campania, Via Boncompagni, Via Toscana, Via Ludovisi. Quando, nel 1929, si sposò con Nerina Paiestini (il matri- monio fu celebrato nella Chiesa di S. Ignazio) andò ad abitare in Via della Mercede, unelo stesso stabile dove era il giornale*, come si apprende dalla lettera a Sturzo del 26 agosto 1932. Poi in quello stesso anno Scelba si trasferì in Via Orazio 3, in un ampio appartamento che poteva accogliere sia l'abitazione che lo studio. LI Scelba è vissuto fino ai 29 ottobre 1991, giorno della sua scomparsa.

(10) La lettera di assunzione indirizzata a Mario Scelba è datata 31 gennaio 1921. Si tratta di una lettera-tipo dattiioscritta alla quale sono aggiunti dei dati e ne mancano altri, come la data di partenza del contratto.

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Premessa 25

Tra quei giovani collaboratori, Scelba era il solo che conosceva di Sturzo anche la sua città, i suoi affetti, i suoi luoghi. Si può pen- sare, quindi, che il dialogo assumesse toni maggiormente confidenzia- li anche al riguardo dei familiari di Sturzo: il fratello Mario, Vescovo di Piazza Armerina, «Monsignore» l', come lo chiama Scelba nelle sue lettere; Emmanuela, detta Nelina, sorella gemella di Luigi, la «Signo- rina» 12; Margherita, figlia primogenita di Felice Sturzo e Caterina Bo-

(11) Di Mario Sturzo Scelba ha rilasciato questo ricordo: <Aveva dieci anni più di suo fratello Luigi, del quale era stato perciò anche maestro. Forbito scrittore, pub- blicava sdia Croce di Costantino, con uno pseudonimo, romanzi a puntate o scritti politici. Nominato Vescovo di Piazza Armerina, trovò la diocesi in uno stato disa- stroso. I1 primo atto da lui compiuto fu lo scioglimento del Seminario, perché nessu- no dei giovani che lo frequentava aveva vocazione religiosa. Mario Sturzo aveva poi

. preso l'abitudine di recarsi la sera nei paesi vicini per andare a dormire nella canoni- ca della parrocchia. Spesse volte trovava chiusa la canonica perché il parroco andava a dormire o nella casa dei suoi parenti o in quella di qualche amica. Di qui le misure disciplinari. Mario Sturzo ricostituì poi il Seminario, e costituì una specie di congre- gazione alla quale si iscrivevano i giovani sacerdoti, i quali prendevano l'impegno di dormire nel seminario e di recarsi dovunque il vescovo avesse ritenuto opportuno inviarli. Letterato, filosofo, amico di Croce, frequentava i convegni filosofici e ave- va creato una rivista, [Riuistu di] Autofomazione, alla quale partecipavano giovani sacerdoti e lui stesso. Aveva pubblicato un libro sul problema della conoscenza [cfr. Mario Sturzo, Il problema della conoscenza, SELI, Roma 19251 con idee che sembra- va non coincidessero con l'insegnamento di S. Tornrnaso d'Aquino. Non ricordo perché scrivesse contro i Gesuiti. Io gli dissi che i Gesuiti in quel momento governavano il Vaticano, e che perciò non avrebbero lasciato senza risposta gli attacchi del Ve- scovo. Anche Luigi Sturzo, in una cartolina che il Vescovo mi aveva mostrato, par- lando del libro s d a conoscenza, dopo poche osservazioni critiche convergeva sulle idee del fratello, ma aggiungeva che tutto ciò gli avrebbe procurato qualche dispia- cere. Difatti i Gesuiti di h a poco indussero la Santa Sede a pretendere dal Vescovo di fare autocritica. La cosa poteva essere risolta d'interno della Chiesa senza pub- blicità, ma invece i Gesuiti diffusero talmente la notizia che indussero il Vescovo a non occuparsi più, nelle sue pubblicazioni, di filosofia. M a sua morte, [il 12 no- vembre 19411 i calatini avrebbero voluto che venisse seppellito in Caltagirone, ma i piazzesi lo vollero nella Cattedrale di Piazza Armerina, dove ritengo che tuttora riposi. Le cartoline tra i due fratelli sono state di recente pubblicate, dopo una ri- cerca che io avevo favorito». Scelba si riferisce ai quattro volumi (più uno di indici): Luigi Sturzo-Mario Sturzo, Carteggio, a cura di Gabriele De Rosa, Edizioni di Sto- ria e Letteratura e Istituto Luigi Sturzo, Roma 1985. Si veda, anche, Felice Batta- glia, Croce e i fratelli Mario e Luigi Stuno, Longo editore, Ravenna 1973.

(12) Nelina Sturzo era ricordata da Scelba (ed è ricordata anche dalla di lui figlia Maria Luisa) come una donna colta, molto elegante ed anche molto indipen- dente per il tempo in cui visse. Era lei che amministrava il patrimonio familiare. Era, per così dire, «aristocratica», teneva al suo rango sociale, e per questo non con-

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26 Premessa

scarelli, morta nubile nel 1922 13; Remigia, suora di carità con il no- me di suor Giuseppina, per la scomparsa della quale Scelba scrisse a Sturzo una lettera di condoglianze nel 1928.

Forse proprio per il colioquio con Sturzo, oltre che per la matu- razione culturale e di studio, quando Scelba iniziò a scrivere a Stur- zo in esilio, il 21 dicembre 1924 - «mi affretto a informarla che ieri ho sostenuto l'esame di laurea» - si può vedere già una autono- mia nei giudizi politici nonostante egli abbia solo ventitré anni. E Sturzo nelle lettere non cessa di incitarlo a scrivere, a cercare di pub- blicare, perché questa è l'unica attività politica possibile in quel dif- ficile momento.

E Scelba diviene per Sturzo in esilio un punto di riferimento, una persona sicura, assieme a Spataro, a cui rivolgersi liberamente per le richieste più varie. Ma mentre degli altri amici Sturzo lamenta sem- pre il silenzio epistolare, da Scelba le lettere giungono numerose e puntuali; e soprattutto con notizie chiare, non offuscate da pietose reticenze sulla reale situazione che si vive in Italia. Il 30 gennaio 1925, ad esempio, Scelba descrive a Sturzo le condizioni politiche di Calta- girone con lucidità anche se con il consueto ottimismo sui tempi di superamento del «fenomeno» fascista - «quando la bufera sarà pas- sata» - illusione comune a molti in quel momento.

Sturzo segue, senza poter intervenire se non con qualche lettera o biglietto di «raccomandazione», la difficile situazione economica di Scelba e le complicazioni che questi trova sulla strada dell'inserimen- to professionale. «Io navigo in alto mare, scrive Scelba il 21 marzo 1925, e, quel che è peggio, tra marosi». Tenta varie strade, ed anche lui è costretto a nascondere a Sturzo - per non arrecargli un ulte- riore dispiacere - che alcune strade vengono precluse proprio per- ché si sa che è in corrispondenza con Sturzo.

Ne! '25 e nel '26 la corrispondenza tra Sturzo e Scelba è piutto- sto intensa (undici lettere di Sturzo a Scelba e dodici di Scelba a Sturzo nel' 25, dodici di Sturzo a Scelba e sei di Scelba a Sturzo nel '26

divideva alcune scelte di politica sociale della Democrazia Cristiana. Morì a Caltagi- rone il 18 aeosto 1948. "

(13) Ha ricordato Scelba: di primo Governo Facta, su cui Sturzo esercitava una certa influenza, fu messo in crisi da un 0.d.g. di sfiducia presentato il 19 luglio 1922 firmato da Longinotti. Sturzo non era stato informato, perché proprio quel giorno era morta la sorella Margherita, e Don Luigi era rimasto tutto il giorno a casa. Lon- ginotti e i1 gruppo avevano perciò operato senza prima consultarsi con Smzo, il quale deplorò l'accaduto». '

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Premessa 27

nonostante che non tutte siano state conservate) poi, con i provvedi- menti repressivi che il fascismo mette in atto contro i partiti politici a partire dal novembre 1926, le lettere si interrompono.

Quando nel 1927 la corrispondenza ha una breve ripresa, le due prime lettere, da una parte e dail'altra, sono sintomatiche del clima che ormai si vive, Sturzo scrive a Scelba il 3 febbraio 1927 e si fir- ma «L. Boscarelli», usando l'iniziale del'suo nome unito al cognome della madre, Caterina BoscareUi, per non creare difficoltà, se la lette- ra verrà verificata dalla censura, d'amico a cui scrive. Scelba, dal canto suo, il 15 aprile '27 scrive una lettera, introdotta da un generi- co «Carissimo», scritta insolitamente a macchina, e con un linguaggio in parte allusivo, che dà notizie degli amici in difficoltà per motivi politici: Alcide (De Gasperi), Ivo (Coccia), Umberto (Tupini). Poi an- cora quattro lettere ed una cartolina, dd'una parte o dall'altra, nel 1927, due nel '28 e, a parte gli eventuali vuoti nella conservazione, inizia un iungo reciproco silenzio.

Questo viene rotto, episodicamente, nel 1932 da una lettera di Scelba, il cui contenuto conferma che i rapporti epistolari si sono da qualche anno interrotti: Scelba infatti dà notizia a Sturzo del suo ma- trimonio, della nascita della figlia, d a quale accanto a Maria ha vo- luto dare il nome di Luisa, «in omaggio al Maestro». Dopo sei anni c'è una nuova lettera di Scelba, che segnala a Sturzo una persona che giungerà a Londra dd'Italia da dove è stata costretta ad dontanar- si, si intende, per motivi politici. Poi più nulla, fino a dopo la libera- zione di Roma.

Ma Scelba in quel lungo periodo, che va dal '28 circa al '44, non rimane privo di notizie di Sturzo. Ha un tramite privilegiato, per essere informato di lui, dei suoi studi, dei suoi scritti, della cre- scente notorietà che questi va sempre più conquistando d'estero co- me saggista e come giornalista. I1 tramite è rappresentato da N e h a Sturzo e da Mons. Mario Sturzo. Con la prima, che si reca ail'este- ro, in Francia o in Ingliilterra per incontrare il fratello esule, Scelba è in continuo contatto, a Roma dove ella spesso si ferma, o a Calta- girone dove risiede. Con il secondo che, come è noto è in continuo contatto epistolare con Sturzo, Scelba ha rapporti di filiale deferenza e ne riceve stima ed affetto: «Quando mi recavo a Caltagirone, ricor- dava Scelba, abitualmente ero ospite del Vescovo per due o tre gior- ni. Io riferivo sulla situazione politica; lui mi dava notizie del fratel- lo Luigi in esilio, col quale aveva una continua corrispondenza».

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28 Premessa

Il lungo silenzio epistolare viene interrotto da Scelba con una lunga dettagliata lettera il 18 agosto 1944. «La cortesia di persona amica che si reca a New York, scrive Scelba, mi dà la gioia di poter- Le scrivere da Roma alfine libera della tirannia fascista e nazista (...)». La lettera contiene, assieme a quella che Scelba definisce <da piena dei miei sentimenti di affetto e di devozione», un quadro preciso e reale delle difficoltà quotidiane che gli italiani stanno vivendo e delle condizioni rovinose in cui il Paese si trova. Di fronte alla drammati- cità del momento, afferma ancora Scelba «il meno che i partiti possa- no fare è di andare d'accordo per cercare di risolvere insieme i gravi problemi che interessano tutte le categorie di cittadini». La lettera contiene anche notizie della Democrazia Cristiana - che Scelba af- ferma avrebbe voluto si chiamasse ancora P.P.I. - sui suoi problemi interni, s d a attesa che la circonda.

Ma soprattutto la lettera contiene il primo awio di un discorso che occuperà a lungo, e costituirà in un certo senso l'argomento car- dine, della corrispondenza tra Sturzo e Scelba tra la fine del '44 e i primi mesi del '46: la questione istituzionale. Scrive Scelba in pro- posito: «I1 partito è diviso tra monarchici e repubblicani; tra coloro che vorrebbero che si prendesse subito posizione e altri che pensano che la decisione va deliberata ancora. Ritengo che in maggioranza il partito sia repubblicano, anche se più per disprezzo della monarchia che per amore dalla repubblica». E Scelba aggiunge due considerazio- ni. La prima che riguarda l'atteggiamento delle gerarchie ecclesiasti- che: «in alto loco però sono monarchici (...)». La seconda: «La tesi del partito è che su una questione di tanta importanza non si possa decidere senza aver ascoltato il parere di tutti gli amici, ivi compresi quelli dell'Italia ancora occupata (...)D.

Dopo alcune lettere di contenuto pratico a proposito della diffu- sione dei suoi libri in Italia, Sturzo a sua volta affronta con Scelba il discorso sulla questione istituzionale in una lettera dell'll novem- bre 1944. Apre l'argomento - dopo aver definito il suo un scontri- buto personale» del quale si potrà tenere il conto che si crederà me- &o per la causa italiana - dichiarandosi contrario, con molte argo- mentazioni, d'ipotesi di un referendum. Scrive Stuno: «Fin da quando lessi che il partito della DC aveva avanzato l'idea di un referendum o di un plebiscito (. . .) ebbi l'impressione di un passo pericoloso (...). Prima che la DC riprenda la questione, prego considerare, anzitutto, che un simile referendum (...) darebbe luogo ad una propaganda fat- ta da Vescovi e da preti (...) che sarebbe gravida di conseguenze».

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Premessa 29

E Sturzo prosegue dicendo che tale atteggiamento risveglierebbe ri- gurgiti di anticlericalismo e che la DC uscirebbe da questi contrasti non solo scissa ma indebolita moralmente e politicamente. Conclude indicando nella Costituzione la sede idonea per decidere della que- stione istituzionale, semmai stabilendo la necessità di una maggioran- za di tre quinti o di due terzi. Infine afferma: «Io sono per la repub- blica, ma dò principale valore al tipo di democrazia che verrà stabilito».

Quando Scelba riceve la lettera di Sturzo dell'll novembre i con- trasti sul tema istituzionale della DC investono i1 vertice stesso del partito. Si legge infatti nella lettera del 19 dicembre di Scelba, il quale allude chiaramente a De Gasperi, Segretario politico in quel momen- to; «Quanto lei scrive in merito al problema istituzionale è condiviso dalla stragrande maggioranza di noi; ma il nostro amico ha le sue sim- patie, da lei perfettamente intuite, ed è molto tenace. Se dessi ora pubblicità alla sua lettera nascerebbe una grave crisi interna; ragione per cui mi sono limitato a farla leggere agli elementi più responsabi- li». Scelba non ha dunque fatto leggere a De Gasperi la lettera di Sturzo, ma ribadisce a questi che la decisione sul problema istituzio- nale verrà rimessa al Congresso del partito. Ma Sturzo stesso, nel frat- tempo, cerca di comunicare direttamente a De Gasperi il proprio con- vincimento.

Sturzo risponde a Scelba il 15 febbraio '45: «Quel che tu dici nella tua del 19 dicembre circa il problema istituzionale (...) mi sem- bra quasi inconcepibile». E Scelba, rispondendo a sua volta in una lunga dettagliata lettera il 14 marzo, non parla della questione istitu- zionale, e l'omissione non può ritenersi dovuta a dimenticanza, vista la puntualità con la quale Sturzo viene ragguagliato su tutte le que- stioni italiane.

Sturzo però non si dà per vinto, ed incalza in una lettera del 17 marzo: «Approssimandosi la liberazione del Nord Italia, mi sem- bra che si dovrebbe rivedere la nostra posizione circa il problema isti- tuzionale. A me sembra (...) che l'avvento della repubblica sia l'unica soluzione per evitare un rinascere del fascismo rivestito di monarchi- smo, e per marcare la netta distinzione tra il passato e l'avvenire del nostro paese. Ritorno a pregare te e gli amici di far cadere l'idea del Referendum e del plebiscito per le ragioni scritte nella mia lettera dell'l l novembre e che persistono ancora oggi (...)D. E prosegue an- cora con argomentazioni a favore della sua tesi.

Scelba sorvola invece sull'argomento, dedicandovi solo pochi cenni nelle lettere successive, e ribadendo unicamente che la Democrazia

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Cristiana non ha ancora assunto in proposito posizioni ufficiali. È evi- dente che Scelba stesso, dichiaratamente repubblicano, pur senza ri- nunciare in alcun modo al suo convincimento, cerca in quel momen- to di «mediare» tra i diversi orientamenti.

Ma l'argomento, che sta divenendo sempre più scottante per Stur- zo, non può più essere eluso nel momento in cui questi spedisce a Scelba, perché si occupi di farlo pubblicare, un articolo, «Costituente e Plebisciti», che viene dali'autore contemporaneamente dato a Il Mon- do di New York. La richiesta di pubblicazione in Italia che viene ri- volta a Scelba, e quindi alla Democrazia Cristiana, è, si può dire, pe- rentoria. Scrive infatti Sturzo il 23 agosto '45: «Ti accludo un arti- colo, che ti prego di farmi pubblicare integralmente e ad ogni costo in qualsiasi giornale o rivista. Desidero che si sappia il mio pensiero prima del mio arrivo e prìma che la campagna per il plebiscito uada avanti».

Lo scritto di Sturzo non lascia dubbi s d a sua posizione: «Esclu- diamo senz'altro il referendum preventivo su Monarchia o Repubbli- ca, da indirsi contemporaneamente alie elezioni dei rappresentanti po- polari all'assemblea costituente. I1 Governo attuale, non importa se presieduto da Bonomi o Parri, Nenni o De Gasperi, non ha alcun potere di limitare preventivamente i poteri dell'assemblea costituen- te, con indire un referendum su qualsiasi punto sul quale essa sola è competente e sovrana». La posizione di Sturzo è in evidente con- trasto con quella di De Gasperi, che aveva sostenuto con forza, fin dai primi tempi del Comitato di Liberazione Nazionale durante l'oc- cupazione nazista di Roma, il diritto del popolo ad essere direttamente consultato sulla questione istituzionale.

Scelba mostra l'articolo a De Gasperi, il quale non solo ne esclude la pubblicazione in Italia, ma incarica Scelba di chiedere a Sturzo di sospenderne la pubblicazione afiche negli Stati Uniti. Scelba telefona a Sturzo - l'uso del telefono da parte sua per comunicare tempesti- vamente con Sturzo diventerà sempre più frequente - e gli manife- sta la richiésta di De Gasperi. Ma Sturzo ribadisce, in una lettera a De Gasperi del 29 agosto '45 14, le ragioni che lo portano a pub- blicare i suoi articoli su Il Mondo e precisa, prima di tutto: «Mi duo- le molto che non posso seguire il tuo consiglio di sospendere la pub- blicazione dell'articolo su Cost. e Pleb.».

(14) La lettera di Sturzo a De Gasperi è conservata nelle carte di Scelba, a cui venne data dal destinatario.

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Intanto è iniziata la questione del ritorno di Sturzo in Italia, che si intreccia - le lettere di quel periodo, aggiunte a quelle a Spataro, mostrano che non si tratta di un'affermazione arbitraria - ed è de- terminata anche dalla posizione da lui assunta sul referendum e sulla questione istituzionale. Alcune volte è Sturzo stesso che rinvia la par- tenza per motivi di salute. Ma dalle difficoltà che ci sono per ottene- re i dovuti visti, di uscita dagli Stati Uniti e di ingresso in Italia, per Sturzo e per la persona che lo accompagnerà nel viaggio, si intui- sce che esistono anche altri ostacoli.

Ne è conferma la lettera che Scelba scrive a Sturzo il 26 ottobre 1945. In essa il mittente - che dice di aver appreso dalla radio il rinvio della partenza di Sturzo mentre era a Caltagirone a cena da Nelina Sturzo - accenna ad «un certo messaggio» l5 ricevuto da Stur- zo stesso che lo avrebbe indotto al suddetto rinvio. In quanto Scelba scrive c'è la conferma che due sono gli orientamenti che convergono ad evitare che Sturzo torni in Italia prima che la situazione politica del paese si sia stabilizzata istituzionalrnente. Il primo è l'orientamento del Vaticano, ma, scrive Scelba, «nessuno di noi è disposto a subire che nei suoi confronti si ripeta il bis del 1923~ . L'altro orientamento è quello di De Gasperi, il quale a sua volta subisce anche l'influenza del Vaticano: «Non so, scrive Scelba, quanto nelle idee di A. influi- sca la preoccupazione personale; o se egli esprima i desideri di altri, dati i notori contatti che mantiene e che pregiudicano certo e mala- mente la sua autonomia (...)D. Sull'orientamento di De Gasperi Scel- ba la dice «in breve e franca»: «A. non ha mai guardato con molta simpatia alla cosa. L'argomento che egli ha usato sempre con me è il seguente: È ben vero che Sturzo non viene per dirigere il partito; ma basterà nelle riunioni che uno venga a dire: "questo è il pensiero di Don Sturzo", perché ogni discussione cesserà. Secondo la Sua pre- senza a Roma imporrà che per ogni argomento si senta la Sua opinio- ne, riducendo così l'autonomia della direzione. Meglio - aggiunge - è che Don Sturzo prenda la direzione del partito con piena re- sponsabilità». Scelba cerca di sdrammatizzare e incita Sturzo a torna- re subito perché, dice <da Sua presenza sarà per noi decisiva, ma ag- giungo anche per A. il quale trarrà forza nella sua azione; e le sue

(15) Ii «certo messaggio» a cui allude Scelba è forse l'intervento del delegato apostolico a Washington, Amleto Cicognani di cui parla De Rosa in Stuno WTET, Torino 1977, pagg. 449-450). Ivi si veda tutto il capitolo «Il ritorno in Italiav, pagg. 433-455.

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stesse preoccupazioni si riveleranno più fantasiose che reali». Scelba ri- conosce che De Gasperi «è oggi l'uomo più rappresentativo; che tutte le volte che ci vede indecisi (vedi problema istituzionale) ci minaccia delle dimissioni. I1 problema istituzionale è poi il suo tormento e il nostro per riflesso, per quanto io nei miei discorsi pubblici me ne infischi e dichiari nettamente che la monarchia ha esaurito in Italia la sua funzione».

Sulla questione istituzionale Sturzo non scriverà più a Scelba, men- tre questi darà dettagliata notizia sugli sviluppi della questione stessa d'interno della DC nella lettera dell'll aprile 1946, ormai d a vigi- lia degli awenimenti risolutivi. E ribadisce la posizione di De Ga- speri, contrario d ' idea che il partito si pronunci apertamerite per la soluzione repubblicana. «Siamo giunti al Referendum, scrive Scelba, proprio al duplice intento di fornire alla monarchia l'unica possibilità di salvataggio - la Costituente sarebbe stata a stragrande maggio- ranza repubblicana - e per evitare agli agnostici di prendere posi- zione». E Scelba continuerà, fino al ritorno di Sturzo in Italia, ad informarlo puntualmente - le lettere, non frequenti, sono però mol- to lunghe e dettagliate - su quanto awiene in Italia. E sarà Scelba che si occuperà di trovare per Sturzo la sistemazione logistica che cor- risponda ai suoi desideri e alle sue necessità.

La opposizione di De Gasperi ad un rapido rientro di Sturzo in Italia, alla quale si è detto si mischiano elementi di valutazione poli- tica, partitica e influenze di parte vaticana, viene dunque confermata dal carteggio Sturzo-Scelba. In più, nella lettera di Scelba che riporta il pensiero di De Gasperi, ci sono le valutazioni tutte partitiche che si oppongono a quel ritorno in termini brevi, perché la presenza di Sturzo potrebbe provocare una esautorazione politica, per il prestigio e l'autorità morale di cui il deader del partito già disciolto» l6 dal fa- scismo - come lo stesso Sturzo si è autodefinito - è portatore.

Nele lettere di Scelba a Sturzc ancora negli Stati Uniti è diffu- sa un'atmosfera di attesa quasi messianica su quello che sarà l'impul- so nuovo che la di lui presenza potrà imporre alla politica italiana.

Nella realtà dei fatti, però - che viene confermata dalla corri- spondenza che segue dall'autunno '46 in poi - nulla di eclatante av- viene a seguito del pur rilevantissimo impegno di stimolo, di inter- vento sulle persone, che Sturzo esercita.

(16) Sturzo cosi si autodefinisce in una lettera a Sforza del 21 settembre 1943 (cfr: Stuno, SMm' inediti, vol. jO, edizioni cinque lune-Istituto Luigi Stuno, Roma 1976, pag. 149).

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Le lettere di quel periodo che sono state rintracciate possono es- sere integrate - per delineare meglio il rapporto con Scelba - con l'esame delle agende di Sturzo e con la testimonianza di Scelba.

Sulle prime occorre dire che costituiscono uno specchio di gran- de interesse per capire l'attività di Sturzo, il suo intenso lavoro, i momenti della sua giornata. Non sono, in nessun modo, un «diario» quanto piuttosto un «protocollo», nel quale Sturzo, giorno per gior- no, annota le persone che riceve, le telefonate che fa, le lettere che scrive. Ma ogni giorno annota, anche, d'inizio in alto - si tratta sempre di agende che dispongono di uno spazio giornaliero di una facciata - le intenzioni per le quali applica la messa quotidiana. Nel fondo pagina è sempre trascritto un versetto del Vangelo o degli altri libri delle Sacre Scritture. Uniche annotazioni diverse sono la scom- parsa di persone care o pochissimi cenni ad alcuni malesseri fisici che impediscono o rallentano l'assiduo e intensissimo lavoro quotidiano.

Il nome di Scelba è certamente tra i più presenti, se non il più presente - se si escludono coloro che svolgono per Sturzo lavori di segreteria a diverso livello e Giuseppe Caronia che, oltre che amico, è il suo medico personale - nei tre elenchi giornalieri delle agende.

Nel corso del '47 - come si evince dalla citata documentazio- ne, tutta autografa di Sturzo l' - Scelba si è recato cinquantatré vol- te a fargli visita, ha ricevuto da Sturzo cinquantotto telefonate e no- vantuno lettere. Solo pochissime lettere, di una cosi vasta corrispon- denza, sono state rintracciate. Ed oltre tutto il numero progressivo (quasi un protocollo) che Sturzo annota sd'agenda non consente ri- scontri, perché o non è riportato o non coincide - negli anni se- guenti - con quello trascritto s d a lettera conservata nel Fondo Scelba o nella copia giacente nell'Archivio Sturzo. Forse molte lettere, inol- tre, come si è già detto, possono essere rimaste negli archivi ministe- riali; mentre le copie potranno essere rinvenute dopo la completa in- ventariazione delle carte dell'Archivio Sturzo.

C'è ancora da annotare, anche, che già nel '47 - e la notazione diventa ancor più rilevante per gli anni successivi - intenso è il col- loquio epistolare con il Segretario particolare di Scelba, aw . Antoni- no Villani, figlio di un amico calatino di Sturzo.

La questione che maggiormente occupa il dialogo tra Scelba e Sturzo, nel '47, è il «trattato di pace». È quello un nuovo e diverso

(17) In Archivio Sturzo, sc. 28.

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motivo di contrasto tra De Gasperi e Sturzo, sulle cui posizioni criti- che, circa il contenuto e i termini del trattato, converge lo stesso Scelba il quale, dal 2 febbraio '47 è Ministro dell'Interno nel 3 O Gabinetto De Gasperi. Sono trascorsi appena pochi giorni da quella nomina quan- do, in occasione del primo Consiglio dei ministri di quel Governo, Scelba manifesta il suo dissenso d d a linea del Presidente De Gaspe- ri e del Ministro degli Esteri Carlo Sforza. Sulle posizioni di Scelba, in Consiglio, è solo Guido Gonella, Ministro della Pubblica Istruzio- ne. Scelba vuol rassegnare le dimissioni, ma De Gasperi lo prega di desistere. Scelba insiste e dichiara che giustificherà ufficialmente il suo gesto adducendo motivi di salute. Infine la domenica 9 febbraio il Ministro dell'Interno formalizza le dimissioni. Si reca da Sturzo, che annota, accanto al nome di Scelba elencato tra le persone ricevu- te quel giorno: «si dimette da ministro». Ma nella stessa giornata le pressioni di De Gasperi sono così insistenti che Scelba ritira le di- missioni, dopo un ulteriore colloquio con Sturzo in Via Mondovì.

Sull'argomento del Trattato di pace torna Sturzo in una lettera inviata il 28 luglio '47 al Ministro degli Esteri Carlo Sforza e che lo stesso mittente invia a Scelba per conoscenza. In essa Sturzo riba- disce la sua contrarietà a quel «primo passo falso» per «aver voluto firmare il trattato il 10 febbraio scorso»; e argomenta: «Se quella fir- ma fosse mancata, il Senato americano non avrebbe data la ratifica. Quali le conseguenze? Non peggiori delle attuali, dato che la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato si erano accorti, anche prima della Conferenza di Mosca, che le cose d'Europa dovevano prendere altra rotta (...): l'apporto dell'Italia è necessario d'Europa con o senza ra- tifica. Ma la nostra firma non dovrebbe essere là a sanzionare la fal- sa politica dei Quattro a nostro danno e che già fin da oggi è sconta- ta». E, nella stessa lettera, Sturzo dà, tra l'altro, un giudizio molto duro s d ' 0 N U . Scrive: «Ora si parla dell'ammissione dell'It&s al- 1'ONU per l'agosto prossimo. Io non dò nessuna importanza a tale ammissione; I'ONU è per me un organismo nato morto. L'Italia non vi ha nulla da guadagnare l'ammissione sia ad agosto 1947 che ad agosto 1948~ .

All'inizio del '48, mentre l'Assemblea Costituente, una volta ap- provata e promulgata la Costituzione, sta provvedendo agii ultimi adem- pimenti, prima della definitiva chiusura, si apre un parziale contrasto tra Sturzo e Scelba, a proposito dello Statuto della Regione Sicilia.

Ricordava Scelba che la ripresa sia politica che partitica awen- ne, in Sicilia, senza il suo contributo, non solo perché egli al momen-

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to della separazione delle regioni del sud e dell'occupazione di Roma si trovava nella capitale, ma anche perché la sua vita e la sua azione, anche politica, si svolgeva ormai lontano dalla Sicilia. Scelba infatti, come si è già ricordato, aveva lasciato Caltagirone subito dopo la li- cenza liceale; e durante il fascismo, ricordava, si recava nella sua cit- tà natale solamente una volta l'anno, per andare a trovare i genitori. I siciliani dei partiti antifascisti, dunque, elaborarono la bozza di Sta- tuto regionale senza il contributo di Scelba.

Dopo la liberazione di Roma e dopo che, al Congresso interre- gionale di Napoli di fine luglio '44 viene nominato vice Segretario politico della DC - con De Gasperi Segretario - Scelba si reca nel mese di settembre in Sicilia «per rendermi conto della situazione del partito», come scrive a Sturzo 1'11 novembre 1944. Ma di lì a poco tornerà in Sicilia per il lo Congresso regionale DC che si tiene ad Acireale il 25 e 26 novembre: la sua è una presenza ufficiale, perché sostituisce il Segretario politico De Gasperi. I due grandi temi di quel Congresso - uno come auspicio, l'altro come problema - sono I'au- tonomia e il movimento separatista.

Successivamente Scelba visita anche tutte le province siciliane. Ricordava più tardi: «Tornai con l'idea che il movimento separatista aveva troppi aderenti e che bisognava fare perciò qualcosa per accon- tentare coloro che sostenevano l'unità nazionale)}.

Costoro però, sono i sostenitori di una forte autonomia contenuta nel progetto di Statuto. «Mi adoperai, ricordava ancora Scelba, per fare approvare dal Consiglio dei Ministri lo Statuto che era stato preparato, benché con questo Statuto si chiedeva cento nella certezza che il Go- verno centrale avrebbe tagliato metà delle norme non accettabili».

È cosi che, prima delle elezioni per la Costituente, vieni pro- mulgato il Regio decreto n. 455 del 15 maggio 1946 su «Approvazio- ne dello Statuto della Regione Siciliana».

La puntualizzazione e la revisione di alcune forme di autonomia che fanno parte di quel «cento» richiesto per aver «cinquanta», ven- gono rinviate al successivo esame della Assemblea Costituente. Ma in quella sede non si ha più il tempo, giunti all'ultimo giorno, il 31 gennaio 1948, di affrontare sullo Statuto siciliano un esame detta- gliato. Ed in un pomeriggio, ricordava ancora Scelba, vengono ap- provati gli Statuti di quattro regioni a Statuto speciale: Sardegna, Trentino-Alto Adige, Valle d'Aosta e Sicilia.

Un emendamento Persico-Dominedò introduce, però, un secon- do comma dell'art. 1 della Legge costituzionale 26 febbraio 1948 n.

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2 che recita: «Ferma restando la procedura di revisione preveduta dalla Costituzione, le modifiche ritenute necessarie dallo Stato o dalla Re- gione saranno, non oltre due anni dalla entrata in vigore della pre- sente legge, approvate dal Parlamento Nazionale con legge ordinaria, udita l'Assemblea regionale della Sicilia» 1 8 .

Sturzo è invece per l'applicazione integrale dello Statuto, ed in- terviene subito - già con una lettera del 2 febbraio 1948 - a di- fendere l'autonomia in tutta la sua portata a proposito degli istituen- di organi giurisdizionali siciliani. Afferma al termine di una lettera a Scelba del 16 febbraio 1948: «la burocrazia statale non vuole capi- re o finge di non capire il nuovo istituto regionale». I1 27 marzo scri- ve una lettera anche ad Andreotti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e la invia per conoscenza a Scelba. In essa precisa: a( ...) alcuni burocrati poco bene edotti della situazione giuridica dello sta- tuto, credono che questo o non sia esecutivo o non sia eseguibile perché si trova sotto la clausola di modificabilità: Ora l'emendamento Persico- Dominedò non sospese affatto lo Statuto né creò un titolo di modifi- cabilità di carattere sospensivo, solo precisò che nei primi due anni le modifiche che risultassero necessarie si sarebbero dovute fare con la procedura parlamentare ordinaria, nonostante che lo Statuto sia una legge costituzionale (...). Ne deriva che lo Statuto è per diritto ese- guibile e da eseguirsi (...)».

Ma il 10 luglio l'Alta Corte per la regione Siciliana emana - con il concorso di Sturzo - una sentenza che dichiara illegittimo il secondo Comma dell'art. 1 già citato: Scelba, che pure aveva favori- to l'approvazione dello Statuto ma con la riserva delle successive mo- difiche, non è d'accordo.

Intanto Sturzo si occupa anche attivamente della questione me- ridionale, e della ripartizione dei fondi ERP per le regioni del mez- zogiorno e della Sicilia e di volta in volta cerca di coinvolgere Scel- ba, come meridionale e come siciliano, inviando a lui le richieste o le copie delle lettere dirette ad altri Ministri. Molto spesso conferi- sce maggiore forza alle sue richieste perché sono state deliberate dal Comitato permanente per il Mezzogiorno, istituito dalla DC dopo il Congresso di Napoli del '47 e presieduto da Sturzo.

Nel 1950 un nuovo motivo di forte contrasto tra Sturzo e De Gasperi, oltre che tra Sturzo e Segni, Ministro dell'Agricoltura, sor-

(18) Il 31 gennaio 1948 Stuno annota sull'Agenda: uVot. sullo St. Sic. 202 contro 81, emendamento Persico 201 Ambrosini 133» (In Archivio Sturw, sc. 66).

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ge durante la discussione della cosiddetta <degge stralcio». Ricordava più tardi Scelba: «Dopo i fatti di Melissa - in provincia di Catanza- ro nel 1949 - in cui,' essendo intervenuta la polizia per sgomberare l'occupazione abusiva di un terreno dai contadini spinti dal PCI, si erano avuti cinque morti con irate accuse del PCI al Ministro del- l'Interno, il Presidente De Gasperi convocò immediatamente il Mini- stro dell'Agricoltura, Segni, il Direttore generale dello stesso Mini- stero, qualche tecnico e me. Aperta la seduta, De Gasperi si scagliò violentemente contro Segni dicendo: "Da tempo ho promesso agli ita- liani la riforma agraria. È passato tanto tempo e fino ad oggi n d a è stato fatto in proposito, scaricando quindi su Scelba responsabilità che sono dovute alla mancata. approvazione della riforma agraria". De Gasperi aggiunse che il giorno dopo avrebbe convocato il Consiglio dei ministri, e che in quella sede si sarebbero dovute assolutamente approvare le misure riguardanti la riforma agraria. Invitò pertanto il Ministro dell'Agricoltura e i suoi collaboratori a lavorare anche tutta la notte per preparare il testo da portare all'approvazione del Consi- glio dei ministri. Se non erano ancora pronti per la riforma, si pote- va fare uno stralcio in base agli elementi fino ad allora raccolti dal Ministero. I1 progetto, senza che fosse stato neppure letto da De Ga- speri, fu distribuito ai ministri riuniti e quindi si passò alla discussio- ne senza che nessuno lo avesse potuto esaminare prima». Ricordava ancora Scelba che alcuni emendamenti furono presentati da lui stes- so, mentre un contributo di notevole competenza, accolto con consi- derazione da De Gasperi, fu dato da Ugo La Malfa, Ministro senza portafoglio nel 6 O Gabinetto De Gasperi.

In realtà due provvedimenti si intrecciavano nel loro iter parla- mentare, tutti e due di iniziativa del Ministro Segni: il disegno di legge presentato il 2 dicembre 1949 (S.n. 744, C.n. 1178) su «Prov- vedimenti per la colonizzazione dell'Altopiano della Sila e dei terreni ionici contermini» (divenuto poi la legge 12 maggio 1950 n. 230)' e il disegno di legge presentato il 17 marzo 1950 (S.n. 1244, C.n. 1173) su «Norme per la espropriazione bonifica, trasformazione ed assegna- zione dei terreni ai contadini», la «legge stralcio» che estende d ' i n - tero territorio nazionale le norme già previste per la colonizzazione silana (divenuto poi la legge 2 ottobre 1950 n. 814).

Lo scontro tra i democratici cristiani e i comunisti su tali argo- menti è, si può dire, di natura ideologico-programmatica: i democra- tici cristiani affermano e mirano a raggiungere la maggiore diffusione della piccola proprietà contadina procedendo senza indugi ad espro-

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pri mirati; i comunisti preferiscono, e propongono formalmente la con- cessione di terre in enfiteusi, mentre chiedono di limitare l'estensio- ne della proprietà della terra ad un massimo di cento ettari.

Sturzo è contrario d 'uno e d'altro prowedimento, e motiva pun- tualmente nelle sue lettere quelle che ritiene siano le manchevolezze tecniche e giuridiche in proposito. Scrive a Segni, a De Gasperi, a Gonella (che è Segretario politico della DC, la quale ha deliberato in Consiglio Nazionale e in Direzione a favore delle proposte di Se- gni), ed invia le lettere in visione a Scelba. In realtà si può dire che tutta l'opposizione di Sturzo sia pervasa dal timore che il comunismo riesca a prevalere imponendo i propri principi attraverso l'uso delle decisioni assunte democraticamente in Parlamento. Lo stesso timore che De Gasperi, parlando dello «spettro della dittatura social- comunista» aveva espresso a ~ t u r z o in una lettera del 12 novembre 1944, in cui parlando dei comunisti, aveva scritto: «Ho l'impressione che sperano di conquistare una dittatura di fatto attraverso le forme democratiche» 19.

Ma forse qualcosa sfugge a Sturzo del discorso politico che i de- mocratici cristiani stanno cercando di portare avanti a favore della piccola proprietà contadina 20 e forse a loro, come per altro verso ai comunisti, si può rimproverare piuttosto un irrigidamento ideologico che non un cedimento. E Scelba cerca di mediare, tra Sturzo e De Gasperi, convinto però che la via del congiungimento della proprietà al lavoro - per cui si era battuto fin dalle prime formulazioni pro- grammatiche della DC 21 - sia quella giusta.

(19) cfr. Sturzo, Scritti inediti, vol. 3O, op. cit., pag. 338. (20) La piccola proprietà contadina era stata affermata come un obiettivo da

raggiungere, da parte dei democratici cristiani fin dal «Programma di Torino» del 1899 (cfr. Fanello Marcucci, Documenti programmatici dei democratici cristiani (1899-1943), edizioni cinque lune, Roma 1984, pag. 38).

(21) Scelba nel 1943, partecipando al lavoro di équipe che aveva preceduto la elaborazione delle «Idee ricostruttive deiia Democrazia Cristiana» aveva fatto inseri- re, nei capitolo sul regime tributario, il seguente periodo: «Altro mezzo per favorire l'accesso dei lavoratori d a proprietà dovrà trovarsi in una riforma del diritto di suc- cessione, chiamando, in determinati casi, i lavoratori a concorrere d a eredità deiie imprese e delle terre fecondate dal loro lavoro». Su tale affermazione non mancaro- no perplessità da parte di alcuni, anche perché il meccanismo previsto non veniva esplicitato. Scelba mi ha rilasciato in proposito una testimonianza da me già pubbli- cata: «Nasceva d d a constatazione che, in molti casi, famiglie di mezzadri o di colo- ni lavoravano in modo continuativo le stesse terre da centinaia di anni. Era giusto

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riconoscere loro un diritto in merito d a proprietà. La proposta era dunque questa:

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Sturzo non si limita a criticare e a dissentire dalle posizioni po- litiche della DC nelle lettere che scrive, ma - come è noto - rende pubblica la sua posizione in articoli ed interviste. Neppure Scelba viene risparmiato come Ministro dellYInterno. Ed il lo ottobre 1951 questi con sincerità, ed anche con delle punte di risentimento, scrive al «Pro- fessore» una lettera in cui vi è un deciso rimprovero, non esente dal tono polemico, per le difficoltà causate al Governo dalle posizioni as- sunte pubblicamente da Sturzo. Questi risponde, il 2 ottobre con una lettera pacata, che non contiene né scuse né autocritiche, che inizia ricordando, sotto la data, la festa liturgica di quel giorno: «S.S. An- geli Custodi».

Tra il 1951 e il 1953 un motivo di colloquio ricorrente tra Stur- zo e Scelba, nella sua qualità di Ministro dell'Interno, sono le ipotesi di riforma elettorale. Sturzo si impegna a fondo in questa materia, consultando anche degli esperti, chiedendo studi e facendo elaborare simulazioni di ripartizioni di seggi - sulla base dei risultati elettorali delle amministrative del '51 e del '52 - che si otterrebbero con I'ap- plicazione dei diversi sistemi elettorali. Nell'Archivio Sturzo sono con- servati molti fascicoli su «leggi e studi elettorali». Da questi è tratta una lettera che Sturzo invia a Gonella - e a Scelba per conoscenza - da cui si evince chiaramente che Sturzo è contrario al «premio di maggioranza» formulato nella proposta di riforma elettorale pre- sentata dal Ministro dell'Interno Scelba a nome del Governo. For- mula proposte alternative e precisa che, proponendo un metodo che awantaggerebbe a danno della DC i «piccoli partiti», «ciò sarà il mi- glior metodo per acquistare fiducia ed ottenere concordia fra i partiti di centro, senza vincoli di apparentamento che si ritiene assai danno- so e contropruducente, sia per la lotta elettorale sia per il futuro governo».

La legge con il premio di maggioranza è approvata dopo che De Gasperi ha posto la fiducia su di essa in tutti i due i rami del Parla- mento. Scelba ha svolto il suo ruolo, in un provvedimento che è di sua competenza e che è stato votato sia dal Consiglio Nazionale della DC, sia dal Consiglio dei Ministri, anche se, nell'uno e nell'altra se-

gli eredi, ai momento della successione, invece di pagare l'imposta d o Stato, avreb- bero dovuto trasferire una quota parte della proprietà ai lavoratori. Così poi, nel giro di due o tre generazioni, questi sarebbero passati d d a comproprietà d a pro- prietà, ricongiunta in tal modo al lavoro*. (cfr. Fanello Marcucci, Documenti pro- grammatici dei democratici cristiani (1899-1943), cit., pag. 32).

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de, i contrasti non sono mancati. E Scelba ha anche ascoltato le obie- zioni di Sturzo, non solo nelle lettere, ma nei colloqui personali, che sono diventati sempre più frequenti da quando Sturzo, il 17 dicembre 1952, è stato nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, su proposta di Scelba 22. Da allora, infatti, per le mag- giori occasioni che Sturzo ha di uscire dal suo ritiro nell'Istituto delle Canossiane di Via Mondovi, Scelba si offre di accompagnarlo a casa, la sera, al ritorno. Quei tragitti in macchina, frequenti e informali, sono preziose occasioni di colloquio, che si aggiungono a quelle di sempre.

Dopo le elezioni del 1953, dunque, e dopo che il meccanismo della legge elettorale non è «scattato» perché i partiti di centro appa- rentati non hanno riportato la maggioranza assoluta dei voti, sono sorti contrasti, diffidenze e incomprensioni tra quei partiti stessi. Scelba è del parere che De Gasperi e lui stesso, come Ministro dell'Interno, sono i maggiori sconfitti in quella vicenda. Per questo ritiene che nes- suno dei due dovrà far parte del futuro governo. E in questo senso si esprime con De Gasperi il quale, dopo aver accettato l'incarico di formare il nuovo governo - è il suo ottavo Gabinetto - si adopera in tutti i modi perché Scelba ne faccia parte. Ma Scelba è irremovi- bile dalla sua posizione: e in quei giorni convulsi si reca due volte a colloquio da Sturzo, il 14 e il 23 luglio 23. Ma il 28 luglio, al ter- mine del dibattito sulle dichiarazioni del governo, 1'8O Gabinetto De Gasperi, un monocolore dc, non ottiene la fiducia.

Ha scritto Scelba: «Caduto De Gasperi si tentò di formare un nuovo governo con la presidenza dell'on. Piccioni, ma questi rifiutò. Si era già nel mese di agosto ed i bilanci dello Stato non erano anco- ra stati approvati. I1 Presidente della Repubblica si recò da Sturzo per sentire il suo parere sul modo di uscire dalla situazione. Dal col- loquio nacque. la decisione di affidare l'incarico all'onorevole Pella, che era Ministro del Tesoro. I1 suo sarebbe stato un governo tecnico che sarebbe durato soltanto per il tempo necessario all'approvazione del bilancio (. . .)D ".

Durante il Governo Pella, dunque, Scelba torna al suo banco di deputato. Ma continua, anzi con maggiore disponibilità di tempo, a

(22) Scelba ha narrato la vicenda deiia nomina di Sturm a Senatore a-vita in uno scritto pubblicato in I democristiani a Palazzo Madama, Roma 1974 (pagg. 13 1-134).

(23) In Agenda 1953, in Archivio Sturzo, sc. 261. (24) Cfr. Scelba, Per L'ltalia e per i'Europa, cit., pag. 87.

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prendere parte attiva al dibattito parlamentare. Sono i suoi interven- ti a carattere politico a far si che, dopo alterne vicende, dopo le di- missioni del Governo Pella e quelle di un Governo Fanfani che non ottiene la fiducia in Parlamento, il 10 febbraio 1954 Scelba venga incaricato di formare il nuovo governo. Riesce a ricostituire - dopo le incomprensioni e i dissidi politici nell'area di centro seguiti alle ele- zioni del 1953 - un governo di coalizione con socialdemocratici e liberali. Sturzo, dal quale Scelba si è recato a colloquio il 6, il 12 e il 20 febbraio 25, invia, il giorno 12, un telegramma: «Vivissimi au- guri personali auguri interesse Paese».

Delle battaglie politiche di Sturzo di quegli anni, e delle sue pro- poste di riforma dello Stato che risalgono agli anni venti, Scelba ne vuole affrontare almeno una: quella per ottenere un nuovo funziona- mento della pubblica amministrazione, anche intervenendo sulle ge- stioni statali fuori bilancio e con la soppressione degli enti inutili.

Per questo Scelba istituisce, con Decreto del Presidente del Con- siglio dei ministri del 16 marzo 1954, una Commissione consultiva, per formulare concrete proposte per la normalizzazione della vita eco- nomica ed amministrativa dello Stato 26. La presidenza della Commis- sione viene affidata a Sturzo e a farne parte sono chiamati: Ivan Mat- teo Lombardo 27, Giovanni Malagodi Ernesto Rossi 29, Adone

(25) In Agenda 1954, in Archivio Sturzo, sc. 318. (26) La Commissione venne insediata il 22 marzo 1954. (27) Ivan Matteo Lombardo, antifascista, deputato costituente, era stato a lun-

go al Ministero del Commercio con l'Estero, prima come Sottosegretario, poi come Ministro. Aveva svolto numerose missioni negli Stati Uniti, aveva un'esperienza di dirigente d'azienda. Promotore del movimento di «Unità socialista», aveva poi ade- rito al PSDI.

(28) Giovanni Malagodi era in quel momento Segretario politico del PLI ed era stato eletto per la prima volta deputato nel 1953. Aveva al suo attivo: il rapporto sull'emigrazione preparato per la Commissione parlamentare d'inchiesta del 1952, il rapporto economico-sociale per lo sviluppo della Somalia preparato per il Governo italiano nel 1953 e poi sottoposto alle Nazioni Unite. I temi dei quali la «Commis- sione Sturzo» era investita erano stati spesso i temi della battaglia politica.

(29) Ernesto Rossi, antifascista delia prima ora, era stato a capo del movimento «Giustizia e Libertb. Condannato dal tribunale fascista, scontò nove anni di deten- zione, poi fu assegnato al confino dove, a Ventotene, fondò con Altiero Spineiii il Movimento Federalista Europeo. Dirigente del Partito d'Azione, aveva successiva- mente svolto una intensa attività pubblicistica: i temi della moralizzazione, il pro- blema dei "controllati-controllori" erano anche per lui, come per Sturzo, argomenti quotidiani della sua polemica giornalistica.

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Zoli 30. La Commissione si muove immediatamente in due direzioni, con sedute frequenti: accertamento degli enti inutili o meno utili per la loro messa in liquidazione, a cominciare da quelli la cui liquidazio- ne è già stata decisa ma che continuano ad essere finanziati; accerta- mento della vasta categoria dei «controllati-controllori», che costitui- sce, da tempo, uno degli argomenti della battaglia di moralizzazione condotta da Sturzo 31.

La nomina della «Commissione Sturzo» - un nome che si dif- fonde rapidamente - suscita alcune obiezioni di contenuto opposto,

(30) Adone Zoli, popolare, antifascista, era stato tra i fondatori, assieme ad At- tilio Piccioni. della Democrazia Cristiana in Toscana ancora durante il erio odo fasci- sta. Consultore nazionale era stato poi eletto senatore nella prima e nella seconda legislatura. Ministro della Giustizia dal '51 al '53, fu poi nel 1956 Ministro del Bi- lancio e successivamente nel 1957-'58 Presidente del Consiglio dei ministri.

(31) Nel 1953 Sturzo aveva presentato in Senato due ordini del giorno sui temi che sarebbero stati poi materia della «Commissione Sturzo* e ne aveva svolto l'iiiu- strazione in aula. Il 21 agosto 1953 aveva parlato su un ordine del giorno sul «Cu- mulo delle cariche e la molteplicità degli incarichi», che suonava cosi: «I1 Senato ri- leva la necessità che, per la scelta dei funzionari della pubblica amministrazione - Stato, enti statali, enti di diritto pubblico e simili - venga adottata la norma che vieti, o limiti, secondo i casi, nella medesima persona il cumulo di cariche perma- nenti, retribuite o meno, nonché la molteplicità degli incarichi, specie se si tratta di funzionari che coprono i più alti posti della gerarchia amministrativa e tecnica dello Stato o siano magistrati del Consiglio di Stato o della Corte dei conti. Tale norma è da applicare rigorosamente quando la diversità degli uffici crea nella stessa persona la figura del controllato-controllore, o comunque attenua le responsabilità gerarchiche, che sono da mantenersi separate, integre ed efficienti. Invita il Gover- no a far redigere un elenco nominativo dei posti occupati simultaneamente da fun- zionari dipendenti daiio Stato; elenco da comunicarsi al Parlamento, con le proposte di modifica del disposto di quelle leggi, o norme legislative contenute nei regola- menti, per le quali sono tassativamente indicati magistrati del Consiglio di Stato o della corte dei conti o funzionari dello Stato, per coprire cariche di amrninistrazio- ne in enti statali o di diritto pubblico o comunque posti sotto la vigilanza di uno dei Ministri, ailo scopo di evitare, anche in tali casi, sia il cumulo delle cariche, sia la figura del controllato-controllore». Il 19 dicembre 1953 Sturzo aveva illustrato al Senato un altro ordine del giorno da lui presentato su «Causali e gestioni fuori bi- lancio», che recitava: «Il Senato esclude che possono ammettersi sotto qualsiasi tito- lo gestioni fuori bilancio, dovendo tutte le entrare e tutte le spese di carattere stata- le essere riportate nei relativi stati di previsione e nei consultivi annuali; invita il Governo a provvedere analogamente entro il primo semestre del prossimo anno, in modo che col lo luglio venga a cessare, senza eccezioni, qualsiasi gestione fuori bi- lancio, e venga sottoposta ai controllo parlamentare l'intiera gestione di quegli enti ai quali per legge sia affidata, anche a scopo determinato, la riscossione diretta di imposizioni statali».

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sia in chi la ritiene una sovrapposizione ed una usurpazione di poteri riservati al Parlamento, sia in chi, di contro, ritiene che i suoi poteri siano troppo limitati. Per comprendere il clima in cui la Commissio- ne inizia il suo lavoro è utile leggere una nota del Mondo Economico del 27 marzo 1954: «È naturalmente una commissione soltanto con- sultiva, poiché non è una commissione nominata dal Parlamento. Pe- raltro sono sorte obiezioni e malumori proprio nel mondo parlamen- tare, come se la Commissione potesse rappresentare una sia pur ten- denziale usurpazione di poteri, e comunque svalutasse la capacità del Parlamento e delle sue Commissioni di indicare provvedimenti e me- todi sia per ridurre sotto il controllo del Parlamento e della Corte dei Conti le gestioni speciali e gli enti a partecipazione statale, sia per regolare l'amministrazione degli uni e degli altri (...). Altre obie- zioni riguardano per contro i limiti del compito assegnato alla Com- missione Sturzo, soprattutto in materia di gestioni speciali. Se essa avesse potuto estendere il suo compito anche alla revisione della con- dotta almeno delle più importanti gestioni speciali, almeno di quelle sulle quali si addensa maggiormente l'ombra, ed anche soltanto per l'ultimo esercizio o per gh ultimi esercizi, i suggerimenti ch'essa avrebbe potuto ricavare dalla realtà per colpire e correggere gli abusi avreb- bero avuto ben più probante efficacia».

La Commissione è, comunque, una nuova occasione di rapporti di lavoro e di scambio di idee e di esperienze tra Sturzo e Scelba, l'unione di intenti tra loro si rinsalda, il rapporto di stima e di amici- zia si consolida.

Quando il 19 agosto 1954 muore De Gasperi, Sturzo è profon- damente colpito, prega, applica per lui le intenzioni della messa per diversi giorni; il 21 agosto delega Scelba a rappresentarlo ai funerali dell'amico scomparso, e sceglie Scelba - è da sottolineare - quan- do ancora sono vive ed operanti molte delle persone che hanno con- diviso con lui l'esperienza popolare. Scrive a Scelba: «Ti prego di rap- presentarmi. Ho scelto te, come anello fra il partito popolare italiano e la democrazia cristiana, fra la generazione che sparisce e quella che sorge».

L'attività del Governo di Scelba prosegue con intensità ma non senza difficoltà. Sturzo ne rileva con compiacimento i successi, si con- gratula con i risultati, ma non omette di pungolare l'amico Presiden- te quando nota ritardi o incertezze comunque motivati. Nel giugno '55, quando Scelba si accinge ad un «rimpasto» che dovrebbe assicu- rare la soprawivenza e un nuovo impulso al governo, Sturzo scrive

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una lettera chiara, concisa, in cui non si nasconde che si è suil'orlo della crisi. Infatti il Governo - al quale sembra disposto a parteci- pare anche il Partito Repubblicano che invece improvvisamente deci- de di non entrarvi - si dimette il 22 giugno 1955. Ii 7 luglio (il successore di Scelba d a Presidenza del Consiglio, Antonio Segni, si è appena insediato) Sturzo telegrafa d'amico Mario: «Tua dedizione servizio Paese riconosciuta amici avversari continua imperturbata in qualsiasi posto gli eventi ti pongono unico obiettivo bene comune».

Gli eventi non porteranno più Scelba a ricoprire incarichi di go- verno se non nel luglio 1960 32 dopo la scomparsa di Sturzo, awe- nuta, come è noto, 1'8 agosto 1959. In quegli anni prosegue il dialo- go tra i due, e il maggior tempo a disposizione favorisce una maggio- re vicinanza da parte di Scelba. Egli prosegue - come è awenuto dal ritorno di Sturzo in poi - a recarsi con la famiglia (e spesso an- che con l'avvocato Villani e la sua famiglia), a porgere gli auguri al- l'illustre amico nelle ricorrenze festive: il Natale, la Pasqua, spesso il primo o l'ultimo dell'anno, il giorno di S. Luigi, il 26 novembre compleanno di Sturzo. Visita Sturzo nei momenti anche più difficili, quando a tutti è precluso di vederlo, come d'indomani di un doloro- so intervento chirurgico 33. E Scelba è tra gli amici chiamati al ca- pezzale di Sturzo morente, a ricevere da lui l'estremo saluto e le ulti- me raccomandazioni di vita. Sarà Scelba, più tardi, a volere - an- che in contrasto con gli altri amici che vi si oppongono - che la salma di Sturzo, il 3 luglio 1962, venga traslata nella Chiesa del S.S. Salvatore in Caltagirone, dove ha provveduto a far erigere una cap- pella funebre: è la chiesa nella quale Sturzo aveva celebrato la sua prima messa.

Gabriella Fanello Marcucci

Un particolare ringraziamento va a Maria Grazia Spinedi Forti, per aver riconfrontato con gli originali tutti i testi dei documenti.

(32) Come Ministro dell'Interno nel 3O Gabinetto Fanfani. (33) In Agenda 1947, in Archivio Sturw, sc. 28.

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C A R T E G G I O

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21 luglio 1923 (cartolina illustrata) '

Al Maestro buono passando da Cassino un riconoscente e devo- to pensiero invia 1'aff.mo Suo

Mario Scelba

21 dicembre 1924

Carissimo Prof., mi affretto a informarla che ieri ho sostenuto l'esame di laurea, ot- tenendo una buona votazione: 10211 10 3 .

Relatore è stato Codacci Pisanelli e presiedeva la commissione esaminatrice Salandra. La discussione è vertita sulla costituzione del- l'ente regione e particolarmente sd'attribuzione della facoltà legi- slativa agli organi regionali. I1 Codacci vorrebbe che si parlasse di fa- c,oltà nomativa. Risposi che se si vuol usare tale termine per distin- guerlo da quello indicante l'cttività parlamentare, la cosa puh andare: l'importante, essenziale è riconoscere la funzione. Egli però notò che la differenza non è soltanto nominale, ma concettuale. I1 che vorreb- be dire negazione della facoltà 4 .

(1) In Archivio Sturzo, F.C. 54 C. 41. La cartolina illustrata è indirizzata a Mon- tecassino, dove Sturzo si trovava ospite dell'Abate Gregorio Diamare, perché dopo le dimissioni dalla Segreteria politica, Sturzo fu indotto, nel luglio 1923, ad donta - narsi temporaneamente da Roma. (cfr. Luigi Sturzo, Lettere a Giuseppe Spataro, (1922-1959) a cura di G. Fanello Marcucci, Istituto Sturzo, Roma, 1989, pag. 17).

(2) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 281 C. 94. (3) La tesi di laurea di Mario Scelba, discussa presso la Facoltà di Giurispru-

denza della Sapienza in Roma, aveva per titolo «Il decentramento regionale». In es- sa la materia era stata divisa, oltre l'Introduzione, in quattro capitoli: 1) Accentra- *mento, decentramento e autonomia; 2) Della esistenza della regione; 3 ) Della costi- tuzione della Regione, della facolta legislativa; 4) Cenni Storico legislativi s d a Regione.

(4) Scelba aveva evidentemente tenuto presente, e condivideva, nella elabora- zione della tesi, la concezione regionalistica che Sturzo aveva da sempre sostenuto

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Un giudizio complessivo sulla tesi non lo diede in mia presenza; si può derivare dai punti, dato che normalmente il voto della tesi è uguale al voto complessivo degli esami particolari, nel qual caso avrei avuto molto di meno.

Prima di presentare la tesi, la feci leggere allJAw. Mangano ', ed egli ne rimase entusiasta. Desidererei il di Lei giudizio per vedere se è il caso di pubblicarla.

Stasera parto per Caltagirone ove conto di passare le feste na- talizie. Ho parlato con Spataro per avere, al ritorno, una occupa- zione che mi permetta di vivere e prepararmi alla professione. Non sono disposto a ritornare al Popolo se non avrò una occupazione de- corosa.

politicamente - di concerto con gli altri democratici cristiani che l'avevano compre- sa nelle linee programmatiche fin dai «l2 punti» di Torino del 1899 - e che aveva specificato in una esposizione organica nella relazione tenuta al 3O Congresso del PPI a Venezia nel 1921 (cfr. Luigi Sturzo, I discorsi politici, Istituto Luigi Sturzo, Roma 1951, pagg. 143-1791,

(5) 11 nome di Vincenzo Mangano (1886-1940) ricorre spesso, come si vedrà nella corrispondenza tra Sturzo e ~celba di quegli anni. Nato a Palermo, avvocato, atti- vissimo democratico cristiano, diffuse quel movimento in Sicilia. Fu consigliere pro- vinciale a Palermo; giornalista e saggista, aveva collaborato alla Cultura Sociale di Romolo Murri; redattore de Il Popolo, tra le sue numerose opere è da ricordare ZA crisi delh pace - Da Genoua all'Aja, Roma 1922. All'influenza di Mangano Sturzo attribui, più tardi, il suo regionalismo. Scrisse infatti nel saggio del 1949 su La re- gione nella nazione, parlando, in terza persona, di se stesso: «( ... ) regionalista di sen- timento, con l'esperienza deila vita pubblica divenne regionalista convinto. Questa convinzione fu rafforzata dagli studi e dalla comunanza di idee e di attività con I'aw. Vincenzo Mangano di Palermo, coscienza retta, ingegno forte e di profonda cultura, cui la società negò il riconoscimento che meritava». (Cfr. L. Sturzo, La regione nella nazione, Zanichelli, Bologna 1974, pag. 9). All'amico scomparso Sturzo volle dedica- re que! saggio del 1949, scrivendo: <& Vincenzo Mangano siciliano e autonomista le cui ossa esultano nel sepolcro per la realizzazione di quel che sembrava un sogno mezzo secolo addietro* (ibidem, iag. 4). Proprio per le precedenti considerazioni ac- quista un particolare valore il giudizio positivo di Mangano sulla tesi elaborata da Scelba.

(6) Scelba aveva assolto l'obbligo militare a Roma, nell'81° Fanteria, come al- lievo sergente volontario. Si era congedato il 16 dicembre 1924. Avendo il domicilio a Caltagirone, godeva di un biglietto ferroviario gratuito per la fine del servizio mi- litare, che utilizzò, dunque, per trascorrere a casa le feste natalizie.

(7) Giuseppe Spataro (1897-1979), già vice Segretario del PPI con Stuno, e mem- bro del Triunvitato che era succeduto a questi nella Segreteria politica dopo le di lui dimissioni del 10 luglio 1923, era nel dicembre 1924, vice Segretario del PPI con De Gasperi Segretario politico. Sia per questa sua condizione - accresciuta dal-

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Carteggio 49

Mi ha promesso che si interesserà con premura della cosa. Ho sentito che Dore * le avrebbe manifestato, prima della par-

tenza, l'intenzione di lasciare la Libraria; potrei sostituirlo io? Se lo crede, la prego di voler scrivere a Don Giulio due paroline.

Coi primi di gennaio si è deciso di ricominciare le lezioni al Cir- colo di cultura. Il 12 sarà letta da Anile 'O o da qualche altro la pro- lusione; e la prima relazione la farò io sulla regione.

Ho visto stamane la Sig.na Nelina l 1 e mi ha dato notizie della Sua salute. Imagino come deve pesarle la forzata assenza daiia viva

l'assenza frequente da Roma di De Gasperi, dopo la secessione aventiniana - sia perché era anche consigliere delegato dell'APE, che stampava Il Popolo, Scelba spe- rava di ottenere da Spataro una occupazione a Roma. Sui rapporti tra Sturzo e Spa- taro si veda Luigi Sturzo, Lettere a Giuseppe Spatam cit.

(8) Giampietro Dore era redattore responsabile del Bolkftino bibliografico di scien- ze sociali e politiche - che si vedrà più volte nominato nel carteggio Sturzo-Scelba di quegli anni - edito dalla SELI (la «libraria» di cui parla Scelba), Società Editrice Libraria Italiana. La SELI era stata fondata da SNZO con la finalità della udiffusio- ne del pensiero sociale cristiano», ed aveva sede in Roma, in Piazza Mignanelli 2. Anche il Bollettino bibliografico era stato fondato da Sturzo con lo scopo della pub- blicazione di recensioni librarie di cultura politica e sociale di ogni indirizzo, e per svolgere anche una informazione biblioerafica internazionale. Alla Seli e al Bolletti- .. " no Sturzo aveva dedicato molte energie dopo le dimissioni dalla Segreteria politica e fino alla partenza per Londra.

(9) Giulio De Rossi (1877-1925) capo dell'ufficio Stampa del PPI fin dalle ori- gini e redattore de Il Popoh Nuovo, settimanale ufficiale del partito, diretto da Giulio Seganti. GiA docente di fisica. aveva abbandonato l'Università aer divenire sacerdo- " te, ed era parroco a San Saba, allora popolare quartiere romano. Tra le sue numero- se opere sono da ricordare due volumi, fondamentali per la conoscenza della storia del Partito popolare: Il PPI dalle origini al Congresso di Napoli, Ferrai, Roma 1920; e Il PPI nella XXVI Legislatura, Ferrari, Roma 1921.

(10) Antonino A d e (1869-1943) era particolarmente dedito ai problemi della scuola, e si impegnò contro l'accentramento statale dell'ordinamento s~olastico, dap- prima a livello associativo, poi come deputato popolare, sottosegretario al Ministero della Pubblica Istruzione e come Ministro nel I e I1 Governo Facta, nei quali non riuscì, per le contingenze, a portare avanti i suoi propositi innovativi. Importanti, per comprendere il suo pensiero in proposito, sono le due relazioni che A d e tenne al 2O Congresso, di Napoli, nel 1920 («Esame di Stato e libertà di insegnamento») e nel 5O ed ultimo, di Roma, nel 1925 («La politica scolastica*).

(11) Emmanuela Sturzo, detta Nelina, sorella gemella di Luigi con il quale ave- va diviso il periodo romano dell'impegno popolare. Nel dicembre del 1924 ella anco- ra risiedeva a Roma, successivamente era tornata a Caltagirone. Scelba rimase con lei sempre in rapporti di devota amicizia, anche nel periodo in cui si interruppe la corrispondenza con Sturzo. E quando Nelina Sturzo tornava a Roma, sovente si re- cava a casa Scelba. Cfr. n. 12 Premessa.

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lotta in questi momenti decisivi. Chi ha avuto la ventura di starle un po' da vicino sente la grandezza e la nobiltà del suo sacrificio. E, nella lotta di tutti i giorni, contro la fazione, la Sua figura è do- minante. Domani, quando sarà scomparso il fascismo, almeno come forza preponderante, l'Italia non potrà dimenticare chi a Torino 12,

quando tutti si prosternavano ai trionfatori, elevò la prima e fiera pro- testa contro la manomissione delle libertà umane.

Che il Signore La conservi a lungo per il bene della Patria e che presto ci conceda il bene di poterla riabbracciare e salutarla condottiero.

Devotamente la ossequio. Mi creda col più vivo affetto dev.mo

Mario Scelba

28 dicembre 1924 (cartolina illustrata) l 3

Pel primo dell'anno che segnerà il trionfo completo della giustizia e della libertà, Le giunga gradito un pensiero d'affetto e di devozione dal Suo

Mario Scelba

(12) I1 riferimento a Torino può riguardare sia il primo discorso che Sturzo ten- ne in queila città a cinquanta giorni dalla «marcia su Roma», il 20 dicembre 1922, («Rivoluzione e ricostruzione») di chiaro tenore antifascista, sia queilo pronunciato, neila stessa città il 12 aprile 1923, al quarto Congresso del PPI («La funzione stori- ca del partito popolare») che fu definito da un articolo ispirato da Mussolini «il di- scorso di un nemico». Scelba non ricordava a quale dei due discorsi avesse voluto, dora, fate riferimento, perché in nessuna delle due occasioni era stato a Torino, ma aveva letto il testo dei discorsi di Sturzo rimanendone colpito.

(13) La cartolina è in Archivio Sturzo, BP 288 c.95.

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Carteggio 51

13 gennaio 1925 l4

Caro Mario, mi compiaccio assai con te della buona votazione ottenuta nell'esame di laurea; ed ho piacere di leggere la tesi, che ti prego spedirmi.

Dore mi manifestò l'idea di lasciare la Libraria, ma poi desistet- te. Non ho mai saputo con esattezza il motivo di quel suo proposito; e non mi interessa saperlo, avendo receduto.

Nella mia assenza non credo prudente un mutamento, tranne che non fosse una eventualità fuori della volontà. A parte ciò, io spero che Spataro potrà combinare in modo conveniente. Nel caso, scrivi- mi subito, ed io vedrò di suggerire quello che è possibile fare.

Andando a Roma 15, ti prego di metterti vicino all'avv. Manga- no, e aiutarlo se occorre, a mandare avanti quel libro che deve pub- blicare Gobetti 16. Le bozze di stampa sono da quasi due mesi in ma- no di Mangano, senza che le abbia rimandate con le prime correzioni.

Io penso a voi, alla vita di Roma, in momenti nei quali sento che nessuno può sottrarsi al dovere di fare ogni sacrificio per la pa- ce, l'ordine e la libertà della nostra Patria.

Un affettuoso abbraccio aff .mo

Luigi

(14) Nella lettera di Sturzo è scritto «1924», ma la data è evidentemente del 1925: è un errore frequente nelle datazioni delle corrispondenze dell'inizio di ogni anno.

(15) La lettera è spedita, come è evidente, a Caltagirone dove Scelba tempora- neamente si trovava.

(16) Si tratta di Pensiero antiyascista, Gobetti, Torino 1925. Gobetti aveva già pubblicato di Sturzo, Popolarirmo e fascismo, Torino 1924. Di Pensiero ant$ascista cod narra lo stesso SNZO nel 1956: «In quest'dtimo, oltre gli articoli politici e po- lemici, del 1924, aggiunsi scritti di quel periodo, di cultura politica e di critica bi- bliografica, con l'evidente scopo di servire ad alimentare la resistenza al fascismo. Questo lavoro fu interrotto da una serie di difficoltà (le chiamo così.), che, dal giu- gno al settembre 1924, mi tormentarono parecchio: siamo nel periodo immediata- mente successivo al delitto Matteotti, alla presa di posizione de Il Popolo per la ri- cerca del cadavere e lo scoprimento dei responsabili, ed io fui più volte costretto a domandare ospitalità, ad un istituto religioso prima e ad un caro amico in seguito, finché mi decisi (spinto da amici e dagli eventi) a cercare a Londra un ambiente

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30 gennaio 1925 l'

Carissimo Prof . L'aw. Nicastro la mi ha inviato a Roma la Sua del 31 dicembre s.m. Ho tardato a rispondere sperando di poterle dare qualche notizia della mia nuova vita di laureato! I pronostici, in vero, non sono molto lieti.

Per l'attività professionale, Spataro mi ha indirizzato all'avv. Fi- lippo Del Giudice lg, ma questi, sin'oggi, non è riuscito a trovare uno studio ove io possa iniziare la pratica. Altrettanto è a dire deiia pos- sibilità di ottenere una occupazione che mi assicuri tanto da poter vivacchiare nel difficile periodo iniziale. D'altro canto, ho urgente bi- sogno di incominciare a lavorare in uno studio legale, altrimenti non potrò presentarmi nel prossimo marzo agli esami di procuratore lega- le; e non meno urgente è la necessità di trovare una occupazione per- ché, fra pochi giorni, sarò senza un quattrino. Mi sono rivolto a Don Giulio, al De Merode, a Congregazioni religiose, per avere lezioni pri- vate, o qualche ora di lavoro, ma l'esito, per il momento, è negativo.

Come vede, ce n'è abbastanza per rallegrarsi della conseguita laurea.

Ho visto l'Avv. Mangano; mi ha detto che le bozze sono corret- te e che in settimana le spedirà d'editore; mentre a Lei invierà con-

più adatto. Avevo, intanto, promesso a Piero Gobetti di mandare il mio manoscrit- to, che affidai al caro amico Vincenzo Mangano (oggi, quasi dimenticato) pregando- lo di completarlo, riordinarlo e premettervi, se del caso, una introduzione. (...) Pen- siero antifascista, mentre mirava a mantenere viva la concezione del popolarismo, ba- sata sopra una spirituale libertà, che è quella che caratterizza la vera democrazia, non dava gli elementi caratteristici della involuzione (più che rivoluzione) che nel 1925 aweniva in Italia; né della inflazione patriottica che solo giovava al fascismo per imporre la dittatura di un partito, divenuta in poco tempo dittatura personale». (Cfr. L. Sturzo, Il Partito Popolare Italiano vol. I11 (1923-1926), Zanichelli, Bologna 1957, pagg. 3-5; ivi è oggi pubblicato Pensiero antifascista).

(17) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 289 C. 34. (18) Giovanni Nicastro, awocato di Caltagirone, era stato Presidente della lo-

cale Conferenza di S. Vincenzo, mentre Scelba ne era Segretario. Poi, insieme, ave- vano fondato la sezione del Partito Popolare Italiano a Caltagirone.

(19) Filippo Del Giudice - nipote del Consigliere nazionale del PPI Vincenzo Del Giudice, Professore di Diritto Ecclesiastico - era, allora, un brillante awocato di circa quarantacinque anni, coniugato, con due figli.

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temporaneamente la prefazione. I1 ritardo, assicura, è dipeso da una crisi di newi (non crisi di coscienza) che l'ha costretto all'inazione 20.

Oggi stesso Le spedirò la tesi di laurea. Come avrà forse letto, in data 16 corr. è stato pubblicato il re-

golamento per l'esame di Stato di abilitazione alle professioni di avvo- cato, procuratore e notaio. D'essenziale nulla è mutato alla vecchia legge professionale del 1874. Una maggiore serietà negli esami, mediante tre prove scritte (per i procuratori) invece di una secondo l'antica legge, su temi scelti dal Ministero della Giustizia.

La commissione esaminatrice sarà costituita di nove membri di cui quattro professori universitari, un magistrato (consigliere di cass.) e due awocati del Consiglio dell'ordine; secondo la vecchia legge la commissione era composta esclusivamente di awocati.

Aumento proporzionale della tassa di ammissione (L. 250). Ses- sione mica annuale in novembre, eccezionalmente quest'anno in marzo, e ordinata con R. Decreto, simultaneamente presso le Corti d'Appello.

Da Caltagirone avrà avuto, certamente, notizie sulla vita locale. Le scrivo qualche mia impressione sul movimento politico e religioso.

L'ambiente cittadino è unanime, antifascista, ma secondo me non per ragioni ideali, sentite da pochissimi intellettuali (la massa prole- taria ignora addirittura la natura del fenomeno fascista!) ma perché Fragapane non ha avuto il tempo di formarsi una corrente di sim- patia e di interessi favorevoli, da contrastare a quelli dei vecchi par- titi che, almeno formalmente, sono antifascisti. Carbone 22 a Roma è fascista, a Caltagirone fa l'oppositore.

I nostri amici vivono di riflesso; ottimo periodo per agire, riman- gono inerti per non urtare la sensibilità del piccolo ras 23 al quale so- no grati della relativa libertà lasciata il 6 aprile e di altri piccoli favo- ri e, quel che più conta, di aver messo da parte Carbone. La Croce

(20) Mangano, ricordato da tutti come uomo di grande valore intellettuale, sten- tava però ad avere una posizione sociale per così dire «solida» e versava, spesso, in precarie condizioni economiche accompagnate da notevoli sofferenze fisiche.

(21) Fragapane era l'esponente fascista di Caltagirone, che avrebbe dovuto, dun- que, diffondere il movimento.

(22) Francesco Carbone, avvocato, radicale, aveva fatto parte del Consiglio co- munale di Caltagirone contemporaneamente a Sturzo: erano stati, dunque, per lo più awersari politici; ma in un primo periodo, avevano condotto insieme, episodicamen- te, delle battaglie, per combattere il clientelismo e l'inazione dei liberali.

(23) Si riferisce, evidentemente, a Fragapane.

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di Costantino ", dal Congresso di Torino, è muta. Politica, se non mj sbaglio, tendenzialmente clericofascista!

Quando la bufera sarà passata, le cose torneranno come prima, e tornerà anche Carbone; non una sola persona sarà conquistata alla nostra causa. Taccio del confusionismo che fanno con i pochi sociali- sti, confondendo tattica e programma.

In compenso si incomincia a fare qualche cosa per la formazione cristiana della gioventù. Padre Di Bartolo 25 ha realizzato un corso di scuole elementari quasi completo che spera di far riconoscerci, e un ottimo doposcuola per bambine, spendendo circa L. 200 mila per la costruzione di appositi locali annessi alla Chiesa di S. Bonaventu- ra. Sta approntando anche i locali per la gioventù maschile nella Ca- sa S. Carmine, e se lo aiuteranno potrà fare molto bene.

Fino a quando il Suo duro esilio? Che il Signore La conservi sa- no e forte per poter raccogliere i frutti di tanti sacrifici.

Mi voglia bene. L'abbraccio con affetto Suo dev.mo

Mario Scelba

13 febbraio 1925 26

Carissimo Prof. Ho ricevuto la Sua del 7 27. La ringrazio dell'affettuoso interessamento per i miei casi, i quali non tutti hanno trovato ancora la sognata so-

(24) La Croce di Costantino era il periodico calatino fondato da Sturzo e dalle pagine del quale egli aveva combattuto le sue prime battaglie. In proposito si veda l'ampia antologia di scritti sturziani e la introduzione pubblicate da Gabriele De Rosa '

in Luigi SW, «La Croce di Costantino», Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1958. (25) Padre Di Bartolo era il Rettore della Chiesa di San Bonaventura a Caltagi-

rone. È ricordato da Mario Scelba come un sacerdote molto colto ed anche molto impegnato nel promuovere opere che potessero aiutare i giovani calatini nella loro preparazione spirituale e culturale.

(26) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 289 C. 64. (27) La lettera in data 7, evidentemente febbraio, non è conservata nel fondo

Scelba.

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luzione. Mercé l'opera dell'Avv. Del Giudice sono riuscito a trovare pochi giorni addietro uno studio legale presso il quale ho iniziato la pratica professionale. Esso è quello tenuto dall'Avv. Sante Antonio Martorelli - Via Crescenzio 2 - del quale ho potuto subito consta- tare la buona conoscenza del giure civile e processuale di cui mi ave- va dato assicurazioni il Del Giudice.

Il predetto Avvocato, essendo ritenuto fascista, è stato tromba- to nell'ultima elezione del Consiglio dell'ordine del quale faceva par- te da vari anni. In verità, egli ben poco s'intende e meno ancora si occupa di politica in genere e di fascismo in specie.

Per la sistemazione economica mi sono rivolto al Comm. Briuc- cia il quale mi ha dato qualche speranza di riuscita. Poiché egli per la sua posizione meglio di qualsiasi altro può aiutarmi, La prego di volergli scrivere un biglietto di raccomandazione per me. Pel tramite di Spataro, gli ho chiesto anche un piccolo aiuto finanziario per sop- perire alle urgenti necessità, con l'impegno di restituire appena pos- sibile.

Consegnai personalmente, lo stesso giorno che mi pervenne la Sua lettera, le accluse per Dore, il quale, come forse saprà, è dimissiona- rio dalla Libraria, pel Marchese Ferrante e per Mangano.

Quest'ultimo al quale feci le dovute rimostranze, mi promise che Le avrebbe scritto per giustificarsi.

Da Caltagirone non ho notizie recenti. I1 primo del corr. mese giunsero a Roma 4 giovani nostri amici per un concorso - Ragionie- ri nell'Amministrazione dell'Interno - e da loro appresi che nulla di notevole era accaduto dopo la mia partenza da Caltagirone.

Per I'altro, trovandomi a conversare d'università col Prof. Mo- sca 29, si venne a parlare dei Principi di Scienza politica. Gli chiesi il suo pensiero sulla critica, benevola, come la defini egli stesso, da Lei fatta sul Bollettino. Mi rispose che non l'aveva convertito, pel semplice fatto ch'essa partiva da principi diversi da quelli ch'egli so-

(28) Briuccia era Direttore del Banco di Santo Spirito; a questi più volte lo stesso Sturzo faceva riferimento per avere facilitazioni di credito per il partito. Anche nel- le Lettere a Giuseppe Spataro ricorre spesso il nome di Briuccia.

(29) Gaetano Mosca, il noto studioso di scienze politiche, era palermitano, e, dopo aver insegnato Diritto Costituzionale a Torino e poi d'università Bocconi di Milano, dal 1923 insegnava neiilUniversità di Roma Storia delle dottrine e delle isti- tuzioni politiche. Sturzo aveva recensito il suo Principi di Scienza politica sul Bolletti- no Bibliografico, nel quale si trattava, come si è detto, di scritti e studi di tutte le tendenze culturali.

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stiene da tanti anni. Non spera in una di Lei conversione ai suoi prin- cipi, per la medesima ragione. Parlò di Lei, non ostante fossero pre- senti giovani di altre tendenze, con parole molto deferenti.

La Sua lettera mi è pervenuta regolarmente e da un esame fatto sulla busta, senza che fosse stata aperta. Ho letto sul Piccolo Giorna- le d'Italia la Sua lettera diretta al Times 'O. I1 Popolo la pubblicò to- gliendola dal Piccolo, il quale aveva dato ad essa un grande risdto pubblicandola in prima pagina, con titolo a tre colonne e fotografia, ma non ho potuto avere il testo integrale, perché tali giornali ne ri- portarono un tratto soltanto.

In attesa di notizie sulla Sua salute, che mi auguro, nonostante il clima, ottima, La saluto con affetto. Suo dev.mo

Mario Scelba

17 febbraio 1925

Caro Scelba, Godo che hai trovato uno studio adatto. Ti mando una lettera per Briuccia, che gli consegnerai a mano e ti farai dare la risposta che mi spedirai. Spero sia favorevole.

Mangano non mi ha scritto e temo che non mi scriva. Ho inte- ressato d 'uopo l'amico Spataro. Io non desidero altro che lui conse- gni le bozze di stampa a Spataro o a mia sorella. Vedremo se è possi-

(30) La lettera al direttore del Times, pubblicata su quel giornale 1'11 febbraio 1925, era una confutazione di un orientamento che si andava affermando in Inghil- terra. Diceva infatti Sturzo: a( ... ) Dunque, per una parte della stampa politica &e- se sembra accreditata la tesi che sia ragionevole ed utile per l'Italia quel che invece non potrebbe essere né utile né ragionevole per l'Inghilterra: cioè la soppressione deiia stampa indipendente e la limitazione dei diritti civili e politici>. Dopo molte argomentazioni, con citazioni anche di comparazioni internazionali, Sturzo così con- cludeva: «( ... ) Son sicuro che sarà per l'Italia benefico il tormento di oggi, se saprà meglio e più di prima amare la libertà e riconquistarla purificata daiie teorie del pas- sato e dai tentativi partigiani di monopoli economici e politici». (Cfr. Luigi SNZO, Miscellanea londinese vol. I (anni 1925-1930) Zanichelli, Bologna 1965, pagg. 11-14).

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bile riuscire a cosi poco. Io sono oltremodo dolente di un tale conte- gno verso di me. Egli sa quale affetto fraterno ho per lui.

Non ho ricevuto del Popolo i nn. 7, 10 e 13 febbraio vedi di farmeli spedire 31.

Di Dore non so nulla: mi scrive poco e non mi ha parlato di sue dimissioni, tranne quando me ne fece un cenno in ottobre. Io lo pregai di soprassedere.

Il mio pensiero è sempre in Italia; ma purtroppo vedo che la mia lontananza non sarà breve.

Affettuosamente

Luigi Sturzo

Ti prego di dare le accluse lettere.

25 febbraio 1925

Caro Scelba, ho letto con piacere la tua tesi di Laurea e me ne compiaccio assai con te; è sobria, precisa e bene esposta. Vi sono qua e là delle pagine che tradiscono un po' di fretta, e degli svolgimenti incompiuti: cose tutte rimediabili con un po' di lavoro di completamento e di correzione.

Per poterla pubblicare occorre togliere, nel correggerla, delle in- tenzionalità scolastiche che appaiono troppo trasparentemente, e ten- tare di spiegare più largamente la psicologia della corrente liberale- democratica e dei socialisti avversi alla Regione. I fascisti hanno ere- ditato i pregiudizi del passato senza controlli, ma istintivamente, perché la loro attività e vita e ragion d'essere è nell'assoluta centralizzazione e nell'assoluto comando. I liberali (strano a dirsi) ebbero paura della libertà agli altri: in Italia non si è quasi mai conquistata la coscienza della libertà, perché è mancata l'educazione dell'auto-limitazione e del

(31) Quasi tutti i numeri de Il Popolo di quel periodo venivano sequestrati e ne veniva quindi impedita la diffusione. In quasi tutti, infatti, viene pubblicata la notizia dell'awenuto sequestro del numero precedente da patte del Prefetto di Roma.

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controllo di sé (il self-contro1 inglese, che essi traducono in padro- nanza di sé). Anche il movimento cattolico ha avuto questo difetto: e quindi ha influito poco a rafforzare il carattere. Più volte io ho do- mandato agli accentratori come Pironti e come Lusignoli, che temo- no 'sempre malversazioni del pubblico denaro, atti di suprusi sugli am- ministrati e simili da parte delle Amm.ni locali (messe quindi sotto tutela) perché non avevano queste stesse preoccupazioni dello Stato italiano (ed anche estero) che va dalle costruzioni ferroviarie del pe- riodo '60-80, alla Banca Romana, alle costruzioni del Palazzo delle finanze e delle ferrovie in Roma; e poi i muletti d'Africa, il Palazzo del Parlamento, quello di Giustizia, i rendiconti di guerra, ecc. ecc. ecc. Ove vi sono uomini, o stato o comuni, vi possono essere malver- sazioni. L'educazione pubblica che reagisce si fa nell'ambito della li- bertà. I governi autocratici sono i più corrotti e corruttori, perché non hanno il freno della opinione pubblica; e raro capita sotto di essi quello che è capitato oggi alla Germania, dell'arresto di ex ministri e del processo anche allo stesso Capo dello Stato Ebert che ne è uscito discretamente! Guarda quel che succede oggi in Italia al centro e alla periferia: e ti persuaderai che il problema dell'autonomia locale è pri- ma di ogni altro un problema di libertà ".

Dopo corretta io avrò ii piacere di fartela stampare in opuscolo. Ti prego di dare le accluse lettere e di salutarmi gli amici. Cordialmente

L. Sturzo

P.S. Prendi nota del mio nuovo indirizzo. Io credo che l'ultima parte dovrebbe essere conglobata con la parte

storica e inquadrata nella cornice politica del Risorgimento, e non come una pura esegesi legislativa.

(32) Si noti il grande interesse di questa lettera, nella quale Sturzo riesce a sin- tetizzare il suo pensiero, con puntuali citazioni di politica italiana e internazionale e con grande realismo nel giudicare fatti, persone, idee.

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1 marzo 1925 33

Carissimo Prof . , L'Avv. Mangano ha finalmente spedito d'editore le bozze corrette. Ieri ha finito anche la prefazione.

Speriamo adesso che Gobetti pubblichi subito il libro e che esso abbia il successo che si merita.

Purtroppo però noi non abbiamo una buona stampa. È poi pro- babile che i nostri giornali ospitino articoli di pseudo «censori» veri autolesionisti morali, anziché dare la necessaria pubblicità a libri di formazione. La Libraria, che poteva e doveva essere il centro di di- vulgazione, è fallita allo scopo e; me lo permetta, oggi che Dore sta per andarsene, per merito precipuo, se non esclusivo, di lui 34.

A proposito dell'articolo di Censor 35, io avevo preparato Una ri- sposta, ma ne fui distolto dal consegnarla essendo in gestazione quel- la dell'autorevole parlamentare. La lettera di quest'ultimo, però, è de- bole e trascura di ribattere l'accusa di.spasimo antigiolittiano che era la cosa più disgraziata dell'articolo.

Lo scritto dell'isterico Catone ha prodotto una penosa impressio- ne in tutti gli amici che non hanno dimenticato la bellezza della bat- taglia combattuta contro il vecchio di Dronero, anche se l'esito non fu quale doveva essere. E persino da Caltagirone qualcuno mi ha scritto protestando.

Le deficienze, da Lei rilevate, della mia tesi, in buona parte le avevo notate io stesso, rileggendo il lavoro, dopo l'esame e con men-

(33) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 290 C. 27. (34) La SELI era stata, come si è ricordato, fondata da Sturzo nel 1923, ma,

sia per le difficoltà dovute al fascismo, sia per l'assenza di Sturzo stesso non riuscì a decollare come i popolari avrebbero auspicato.

(35) I1 Popolo del 22 febbraio 1925 aveva pubblicato in prima pagina un fondo intitolato «Frasi fatte sul PPI», a firma «Censor». Si trattava di una lettera aperta a Giovannini in r is~osta ad un suo articolo pubblicato su «Libertà economica». La parte che Scelba definisce, nella sua lettera, «la più disgraziata», suonava cosf: C( . . .) Una maggiore oculatezza da parte dei popolari avrebbe potuto evitare il dissidio con Giolitti prima, e l'esaurimento della loro posizione preminente, accettando poi il Mi- nistero Facta. Resisi consapevoli di questo errore i popolari cercarono di ripararvi (...)D. Successivamente, il 27 febbraio, Il Popolo pubblicava una «lettera di precisa- zione», di spalla in prima pagina, sotto il titolo «Frasi fatte sul PPI, distribuzione di responsabilità~, firmato «un parlamentare popolate».

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te meno preoccupata. L'insufficienza di sviluppo in alcuni punti è do- vuta d a fretta e alla insufficiente conoscenza della materia.

Sconosco, per esempio, l'esistenza di un libro che tratta la que- stione dell'autarchia dal punto di vista liberale puro. Nei soliti ma- nuali d'università, dovuti alla penna di insegnanti liberali democrati- ci, all'autarchia è dedicato un capitoletto, così fa il Salandra ed il Co- dacci, in cui è difesa l'autarchia comunale, ma in fondo nei limiti in cui essa è oggi riconosciuta; affatto poi si parla delle provincie e del- le regioni. Cercherò di studiare il problema un po' meglio per proce- dere d e necessarie correzioni.

La prego di rinviarmi l'esemplare, l'unico rimastomi, avendone dovuti consegnare due in Segreteria.

La mia situazione personale non trova ancora una adeguata solu- zione. Briuccia non è stato molto gentile. Mi ha fatto ottenere un prestito dal Credito Romano, ma con l'avallo di Spataro; si poteva fare anche senza di lui, a queste condizioni. Nulla ancora per una occupazione. Fratel Alessandro 36 mi ha promesso un posticino pres- so il Segretariato pro-schola ", cui si vuol dare maggiore sviluppo, ma con una rimunerazione di qualche centinaio di lire, che non risolve il problema, il quale, in verità, incomincia a preoccuparmi assai.

Ho letto sui Popolo le brevi notizie sui Suo viaggio in Irlanda 38.

Mi rdegro vivissimamente delle festose accoglienze che serviranno un po' a compensarla del sacrificio ingiusto di vivere in terra stra-

(36) Fratel Alessandro Alessandtini, dei Fratelli deiie Scuole Cristiane, era per- sona di grande influenza alì'Istituto De Merode. Più volte aveva concretamente aiu- tato cattolici ed opere cattoliche nel procurare lavoro o ospitalità. Ad esempio aveva offerto una sede stabile d a Presidenza nazionale della Federazione Universitaria Cat- tolica Italiana - che precedentemente era stata sempre presso il domicilio del Presi- dente di turno - in Via Aiibert, nei 1920 mentre era Presidente nazionale Giusep- pe Spataro. Anche nel dare ospitalità e lavoro a Scelba sarebbe stato generoso, ma nel 1925 pose una condizione: che questi avesse interrotto i suoi rapporti epistolari con Stutzo. Scelba rifiutò, e non disse mai di quella condizione posta da Fratel Ales- sandro a Stutzo, il quale, come si vedrà, continuava, nelle lettere a chiedere notizie in proposito.

(37) Il Segretatiato Pro Schola era uno dei cinque ~Segtetatiatim annessi d a Giun- ta Direttiva deii'hione Cattolica Italiana. Gli altri erano: «Cultura», «Stampa*, «Eco- nomico sociale*, uAntiblasfemo».

(38) Una breve nota de Il Popolo del 18 febbraio 1925, sotto il titolo «Don Stutzo in Manda», datata <<Dublino, 17s diceva: «Il prof. Luigi Stutzo è qui venuto a visitare l'Manda per conoscere ude visu* le condizioni spirituali e politico-sociali della Nuova Repubblica. Egli ha ricevuto dimostrazioni di simpatia vivissima dovunque

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niera. I1 pensiero che la Sua lontananza dall'Italia debba durare an- cora a lungo non può che rattristarci profondamente.

Sia a Lei di conforto la certezza che gli amici tutti La ricordano sempre col più vivo affetto e pregano perché s'affretti il giorno che Le sarà resa giustizia.

L'abbraccio con affetto Suo dev.mo

Mario Scelba

P.S. Ho consegnato le lettere accluse alle due ultime a me per- venute. Ieri stesso ho visto la Sig.na. L'amico Enrico Sagone, fratel- lo del Canonico 39, desidera far la laurea in medicina con Caronia. La prega di volergli mandare un biglietto di raccomandazione.

9 marzo 1925

Caro Scelba, Ti mando a mezzo di un amico il manoscritto che ritirerai da Loren- zo 40. Torno a scrivere a Briuccia. Dimmi se hai combinato con Fra- telio Alessandro.

neli'ambiente cattolico. I giornali pubblicano la sua fotografia e ricordano la sua opera. A Dublino è stato ricevuto in gran festa dall'università Cattolica». Il giorno dopo, il 19 febbraio. IL Po~olo ~ubbiicava un'altra nota con il titolo «Don Sturzo al Parla- . &

mento Irlandese*, in cui si legge, tra l'altro: «( ...) la sua visita in Irlanda - com- menta l'lrirh Indi~endent - è meramente ~rivata . come ha dichiarato a un nostro corrispondente. Egli va visitando alcuni paesi per studiarvi questioni morali, sociali e politiche (...)».

(39) Il Canonico Giacomo Sagone, di Caltagirone, era persona impegnata nel- l'aiuto di giovani studenti che avrebbero avuto difficoltà economiche nel proseguire gli studi. stesso Scelba aveva avuto il suo appoggio. A Roma Enrico Sagone e Mario Scelba dividevano, per cosi dire, le difficoltà abitative di giovani studenti, e poi laureati, con scarsità di mezzi economici.

(40) Lorenzo Forti era il commesso degli Uffici del Partito Popolare, più volte ricordato neiie lettere di Sturzo di queii'epoca, anche con amicizia ed affetto.

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Desidero vedere nel Bollettino di marzo-aprile una tua recensio- ne 41. Occorre sforzarti a scrivere e lo puoi fare benissimo.

Saluti affettuosi

L. Sturzo

21 marzo 1925 42

Carissimo Prof . , Palombi mi ha consegnato il Suo biglietto; Lorenzo la tesi. Grazie dell'uno e dell'altra.

Ho detto a Don Giulio che mi dia qualche libro per la recensio- ne sul Bollettino. Mi ha promesso che me lo darà. Non essendo an- cora uscito il primo numero, non ha passato il materiale pel secondo.

È stato in questi giorni a Roma Di Bartolo, per un concorso per titoli a Canonico della Cattedrale. Aveva in animo di venirla a trovare, per esporle alcune idee sulla fondazione di una scuola professionale di ceramica, a Caltagirone, e per trovare eventualmente i fondi per lo sfrut- tamento della ricchezza locale, invogliando qualche inglese a impiegare i suoi capitali in una industria che potrà rendere molto. La morte im- prowisa di suo zio Mario l'ha costretto a fat ritorno immediato.

Nell'ultima mia Le chiedevo un biglietto di raccomandazione pel fratello del Canonico Giacomo Sagone, Enrico, il quale desidera far la tesi col Prof. Caronia.

Se Lei non ha alcuna difficoltà La prego di inviarmelo appena Le sarà possibile. 11 Caronia prestabilisce annualmente il numero del- le tesi che distribuisce, per capriccio, ai giovani che gliela chiedono. Tra questi vorrebbe essere l'amico Sagone, mio compagno di stanza.

Io navigo in alto mare, e, quel che è peggio, tra marosi. Frate1 Alessandro, il quale in un primo tempo mi aveva fatto bene

sperare per una occupazione presso la Giunta dell'Az. Catt. - Segret.

(41) È frequente, come si vedrà anche nelle lettere successive, l'incitamento di Sturzo a ~ce lba perché scriva recensioni od articoli, segno che prevedeva a sperava per lui un futuro non speso esclusivamente come legale.

(42) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 291 C. 59.

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Carteggio 63

pro Schola, all'ultimo momento ha preferito un prete, perché più bi- sognoso di me, a dir di lui ... e perché il posto richiedeva uno che non avesse voglia di studiare altro che problemi scolastici!

Ho intenzione di rivolgermi al Principe Rufo Ruffo 43 il quale contando molte aderenze, forse, potrà essermi utile. Se Lei ha occa- sione di scrivergli, La prego di aggiungere qualche parola per me.

Con l'augurio che la presente La trovi di ottima salute La ab- braccio con affetto Suo dev.mo

Mario Scelba

P.S. Tanti cordiali saluti dagli amici di Caltagirone, Di Bartolo, Sagone e Giovanni Nicastro.

12.

Pasqua 1925 110 aprile] (cartolina illustrata) 44

Le giungano per la Pasqua i più fervidi auguri del suo dev.mo

Mario Scelba

14 aprile 1925

Caro Scelba, grazie degli auguri che ti ricambio cordialmente.

(43) Rufo Ruffo Della Scaletta, principe siciliano, era persona influente ed abbien- te, e spesso aveva aiutato i popolari in momenti di difficoltà. Era l'esperto di politica estera del Partito Popolare: di lui è da ricordare la relazione che tenne al 5' Congresso del partito, a Roma, il 30 giugno 1925 su «I rapporti tra gli Stati e l'antitesi tra imperia- lismo e concezione cristiana». Su di lui si veda Gabriele De Rosa, Rufo Ruffo Della Scaletta e Luigi Stuno, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1961.

(44) In Archivio Sturzo, BP 291 C. 88.

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64 L. Sturzo - M. Scelba

Mandami tue notizie. Vedi di scrivere nel Bollettino. Hai cambiato indirizzo? Saluti cordialissimi

L. Sturzo

10 maggio 1925 45

Carissimo Prof . , Da Palombi ho avuto il Suo biglietto, dal quale mi accorgo che non Le è pervenuta una mia precedente lettera. Con essa tra l'altro Le comunicavo il mio nuovo indirizzo.

Le novità della mia vita romana? Da circa un mese ho abbando- nato lo studio dell'Avv. Martorelli, per passare in quello dell'Avv. Gino Coccia, fratello del nostro amico Ivo 46. Mi trovo molto meglio presso quest'ultimo avvocato, il quale sebbene di non molta levatura, come giurista, tuttavia mi dà le migliori possibilità di lavorare e ap- prendere; mentre il primo di maggiore cultura giuridica, questa tene- va gelosamente tutta per sé, permettendo a me appena di poterlo se- guire in Tribunale.

Mi preparo intanto agli esami di procuratore legale, indetti per il 25 corr., dopo che il regolamento Oviglio ha subito, per opera del- l'attuale guardasigilli, alcune modificazioni, di cui la più importante riguarda la composizione della Commissione esaminatrice, nella quale col regolamento vigente avranno la prevalenza gli avvocati, a scapito degli insegnanti universitari.

(45) La lettera è in Atchivio Sturzo, BP 292 C. 97. (46) Ivo Coccia, anch'egli awocato, era uno dei tre membri, con Rufo Ruffo

e Giuseppe Spataro, del Consiglio di amministrazione della APE, Società editrice de Il Popolo. Persona generosa, ebbe ruolo di rilievo nei procedimenti per l'assassi- nio di don Minzoni, ospitò De Gasperi e lo difese dall'accusa di espatrio clandesti- no. Raccolse, nella sua lunga, intensa vita, un cospicuo fondo di archivio e docu- mentazione, conferito ora all'Istituto Sturzo. 11 fratello di Ivo Coccia, l'Aw. Gino Coccia al quale Scelba fa riferimento, militava, invece nelle fila socialiste.

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Carteggio 65

Pel resto: il Briuccia il quale avrebbe avuto la possibilità reale di aiutarmi, sol che si fosse seriamente interessato, si è sbarazzato di me, affidandomi al prof. Carrara. Questi, per verità, mi ha dato molte prove della sua buona volontà, ma al voler non ha corrisposto il fatto. Di questo non sono affatto sorpreso né impressionato.

Credo però che meritassi un trattamento diverso, da parte del Briuccia, non per me, ma per un riguardo verso Lei che lo aveva in- teressato.

La Prowidenza ha pensato ad aiutarmi diversamente. Infatti con qualche ora di insegnamento privato giornaliero potrò avere quanto mi basti per vivere. Se potrò assicurarmi tale cespite anche per i me- si estivi, avrò risolto la preoccupazione più urgente e assillante.

A Don Giulio quasi giornalmente chiedo da un mese di avere qualche libro per farne la recensione sul Bollettino. Sin'oggi però nulla ho potuto avere. Mi presterei ben volentieri a lavorare in questo campo che costituisce la migliore palestra per la precisione delle idee e l'ec- citamento allo studio.

Dall'Aw. Ivo Coccia, il giorno di Pasqua, a casa del fratello, ove entrambi eravamo invitati, ho avuto qualche particolare sulle confe- renze da Lei tenute a Parigi e sul lusinghiero successo 47. Di questo ho goduto fortemente, e Le faccio i più cordiali rallegramenti.

Giorni or sono ho visto la Sig.na Sua sorella, la quale mi ha da- to notizie della di Lei salute che Le auguro sempre ottima.

Da Caltagirone non ho notizie da parecchio: qui ho appreso che il Vescovo De Bono è stato dispensato dalle cure della Diocesi, e no- minato Vicario apostolico il milanese Mons. Carabelli 48. È augurabi- le, pel bene della nostra città, che presto ci sia dato un Pastore, san- to, colto, e aperto alle nostre idee sulla importanza e necessità del- l'attività, autonoma, dei cattolici nel campo sociale e politico.

Appena incominceranno le ferie, e avrò fatto gli esami, mi dedi- cherò al lavoro sulle Regioni 49. Avrei in animo di sviluppare mag- giormente il capitolo sull'autarchia, la cui esatta nozione mi pare sia

(47) Ivo Coccia fu tra i pochi popolari che, avendo il passaporto per motivi di lavoro, poté vedere Sturzo aii'estero. Portò agli amici romani la notizia del successo che aveva avuto la conferenza «La liberth in Italia», tenuta a Parigi da Sturzo e del- la quale si dir& più oltre.

(48) Mons. Carabelli fu successivamente nominato Vescovo di Siracusa. Scelba lo ricordava come un Pastore attento ed efficace dal punto di vista apostolico.

(49) Scelba si riferisce ancora d a sua tesi di laurea, a proposito delia quale Sturzo, lo aveva incitato a degli approfondimenti. U 1925 non era certamente un periodo

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pregiudiziale e fondamentale sullo sviluppo delle autonomie locali, al- meno nel campo scientifico. In pratica, ritengo sia questione di edu- cazione individuale. Dove più vivo è il sentimento della dignità per- sonale, là fioriscono le autonomie e... viceversa. Cercherò di mettere in maggiore evidenza il pensiero popolare sulle regioni, che Salandra giorni fa definiva, con parola ... corrente, antinazionale e aggiungeva ch'era lieto di poter chiudere la sua carriera politica e la vita con la ... consolazione che di regionalismo non si parlerà più in Italia! Coi pre- giudizi non si combatte.

Domenica 17 andrò in provincia romana a commemorare la Re- rum Novarum per invito della Federaz. Reg. della Gioventù Catt.

In questi tempi è molto in voga sui giornali la discussione sulla partecipazione dei sindacati al governo dello Stato, e in modo parti- colare d'organo legislativo 'O. I nostri maggiori organi giornalistici ri- mangono silenziosi. Saprebbe indicarmi qualche lavoro anche di par- te nostra che tratti l'argomento in modo organico? Lei ha trattato dell'argomento in modo incidentale nei discorsi politici.

Coi più devoti omaggi Suo

Mario

29 maggio 1925

Caro Scelba, vedi di farti dare d d a Seli (dillo a mio nome a D. Giulio) La fiam- ma bilingue di G. Piazza (Milano Ed. Corbacci) e di farne una buo- na recensione nel Bollettino del maggio-giugno.

propizio per affermate il regionalismo, anche in campo teorico, in Italia, come anche si vede chiaramente dal clima descritto da Scelba nel periodo che segue.

(50) Erano, evidentemente, i prodtomi dello Stato corporativo, ben diverso, dun- que dalla concezione sturziana e popolate, anche se, successivamente, furono neces- sari studi e precisationi per distinguere la concezione corporativa fascista da quella che era stata l'utopia corporativa cattolica.

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Carteggio 67

Ho appreso con piacere che hai trovato modo di superare le gra- vi difficoltà della tua residenza a Roma: avevo ricevuto una lettera dal Can.co Sagone che mi aveva fatto tanto dispiacere 51.

Vedo che le mie lettere da Londra per alcuni amici non hanno avuto effetto. Lontano dagli occhi, lontano dal cuore? Chissà!

Ti mando una lettera per il Prof. Caronia che passerai a E. Sagone.

Salutami gli amici. Cordialmente

L. Sturzo

20 giugno 1925 52

Carissimo Prof ., Nella ricorrenza del Suo onomastico, accolga i più fervidi ed affet- tuosi voti che dal profondo dell'animo Le rivolgo.

Ebbi da Giordani 53 la Sua ultima e pel tramite di Sagone feci avere al Prof. Caronia il biglietto a lui diretto.

I1 Suo interessamento per le mie cose, anche dal lontano esilio, mi commuove. Che importa se qualche amico non ascolta la Sua pa- rola? Quando penso ai Suoi continui e inenarrabili sacrifici, dimenti- co le mie miserie e nel Suo mirabile esempio cerco la forza per su- perarle.

(51) La lettera del Canonico Sagone descriveva, probabilmente, senza silenzi la difficile situazione abitativa ed esistenziale di Scelba a Roma, molto di più di quan- to egli stesso non facesse, per non preoccupare inutilmente Sturzo.

(52) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 293 C. 93. (53) Igino Giordani fu direttore deli'uffiao stampa del PPI. Ali'inizio del 1925,

mentre più difficile si faceva la vita de I l Popolo (per i sequestri e le difficoltà finanziarie accresciute da questi) intensificò l'invio di circolari della segreteria po- litica con il bollettino dell'ufficio stampa del partito. Le une e l'altro divennero, dopo la fine del quotidiano, dal novembre '25, l'unica fonte di informazione di- retta verso la periferia. Circolari e bollettino erano affidate alla responsabilità di Giordani.

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Chiesi a Don Giulio, appena avuta la lettera, il libro del Piaz- za, Nella libreria non c'era e l'ha richiesto d'Editore, ma sin'oggi non è arrivato.

Ho letto e riletto il discorso di Parigi edito da Gobetti 54. È il più bello che Lei abbia pronunciato dal '20 a questa parte. Ciò che ho ammirato sopratutto è la forza di sintesi, veramente formi- dabile, e la foga dello stile che lo fa leggere tutto d'un fiato.

Purtroppo però, "tra lo stuol dei malevoli", e per la greggia che è intorno, il Suo dire passa inosservato e occulto!

Ho sostenuto gli esami scritti di procuratore legale. Credo di aver fatto bene e di essere ammesso quindi agli orali che saranno forse alla fine del mese.

Il Prof. Festa 55 si sta occupando perché, nel prossimo anno, ven- ga affidato a me il cancellierato dell'Arcadia, che ha l'incarico di ele- vare ad Accademia letteraria e filologica, insieme al Pietrobono, Ray- na ed altri valenti cultori di letteratura ... non pastorale.

Per le vacanze, con un modestissimo compenso, dovrò prowe- dere al riordinamento amministrativo; e già ho incominciato il mio lavoro.

Con l'augurio che la presente La trovi in ottime condizioni di salute La riverisco affettuosamente Suo dev.mo

Mario Scelba

(54) A proposito del discorso «La libertà in Italia» che Sturzo pronunciò il 30 marzo 1925 io stessa ho scritto in una nota in L. Sturzo, Lettere a Giuseppe Spataro: «( ...) io non sono riuscita a rintracciare copia della pubblicazione coeva stampata da Gobettin (pag. 148). Ora ho potuto invece vedere la pubblicazione tra i libri di Ma- rio Scelba. In fondo al volumetto c'è una nota fumata «L'Editore» e datata aprile 1925, ove si iegge: «L. Sturzo ha tenuto questo discorso il 30 mano 1925 nella grande Sala della Corte di Cassazione di Parigi, invitato dal Comité National dlEtu&s Socia- h et Politiques, avanti ad un pubblico scelto di notabilità politiche e intellettuali, seguito d d a più viva attenzione e sottolineato da significative approvazioni. 11 testo francese viene pubblicato a cura del predetto Comité National. La Review of Re- views di hnd ta , nel N. 423, ne ha molti tratti riuniti in un interessante articolo dal titolo The Doctrine of Liberty by Don Luigi Stuno. Egli ha concesso d a nostra Casa di pubblicare il testo italiano dedicandolo ai suoi amici come la sua pa- rola di fede pel prossimo 15 maggio, festa della Democrazia Cristulna~.

(55) Nicola Festa, fiologo, docente di letteratura greca d'università di Roma. Cattolico, aveva aderito d'invito della FUCI, nel 1921, a promuovere la dssocia- zione italiana tra i Professori Universitari Cattolicb, che intendeva spezzare una lunga tradizione di anticlericalismo nelle Università.

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Carteggio 69

2 1 luglio 1925

Carissimo Prof . , Giordani Le ha comunicato i risultati delle nostre ricerche per la no- . ta che La interessa.

A suo tempo, anch'io lessi la nota e dal tono ebbi l'impressione della modestia del suo autore. I1 quale ha dimenticato che il ruolo di duce l'ha assunto molto tardi, e che prima dell'ottobre 1922 e as- sai più tardi, la sua voce o era fioca o non era quella di un capo o di un capo ... incomprenso perché il paese, allora, non si curava di lui, come del resto non si curava del gruppo di cui egli faceva parte.

La disgrazia si è che noi pur avendo uomini come Gronchi e De Gasperi i quali nell'ultimo congresso si sono rivelati veramente forti per cultura, capacità e senso politico - De Gasperi specialmente è all'altezza del ruolo di Duce - lasciamo che altri, non certo superio- ri, posino a leaders della lotta antifascista prestandosi magari con la stampa nostra.

Inezie di fronte alla grande battaglia che si combatte? Ma anche di piccole cose è fatto il mondo.

I1 libro «Fiamma bilingue» non è ancora arrivato alla Seli e pro- babilmente non arriverà mai!

Ho però preparato un articolo per «Parte Guelfa» ", che non è tutto originale, avendone preso una parte dalla mia tesi. È per tenta- re - trovo una grande difficoltà a scrivere - o meglio, scrivere, ma- gari molto, e forse cose non del tutto insensate - ma a rileggere lo scritto dopo un giorno, ne rimango talmente insoddisfatto che lo di- struggo.

Ottimo esito. hanno avuto gli esami per procuratore, e sono lieto di dargliene partecipazione. Ora dovrebbe venire il bello, cioè il lavoro.

(56) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 295 C. 4. (57) Parte Guelfa, diretta da Giulio Cenci e da Igino Giordani fu una vivacissi-

ma rivista cattolica uscita nel 1925. Dopo quattro numeri sospese le pubblicazioni: non per divieto fascista, ma per le insistenti pressioni dell'autorità ecclesiastica, cui non era gradito quel tono polemico e vivace, specialmente contro l'atteggiamento di Padre Gemelli, rettore dell'università Cattolica.

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Da qualche giorno sono nello studio di Del Giudice, il quale mi ha pregato di aiutarlo nel periodo estivo, essendo assente il suo sosti- tuto. Io da lui mi riprometto moltissimo perché possiede un enorme lavoro. Per ora a me basterebbero le briciole.

Scrivendogli, La prego di ricordarmi a lui. Un'altra preghiera. Come ebbi a scrivergli in altra mia, a principio dell'anno fui co-

stretto a contrarre un debito presso il Credito Romano, con avallo Spataro. Per pagarlo, venuta la scadenza, per consiglio di Di Bartolo, mio padre si rivolse a Muraglia ". Questi fece delle difficoltà vera- mente esagerate, ma infine concesse la somma, richiedendo l'avallo di quattro persone, tra le quali Di Bartolo e De Francisci! Di Barto- lo ebbe a dirmi che il Muraglia cedette sol quando da lui gli fu fatto capire che io stavo per perder mi... nelle braccia dei socialisti (allu- dendo alla mia andata nello studio Coccia!). Nientemeno! Verso la metà di agosto è la scadenza - a tre mesi data. Con questi prece- denti non è improbabile che il Muraglia richieda il pagamento, cioè l'impossibile per le mie condizioni che Lei ben conosce e per quelle della mia famiglia. La pregherei quindi di fargli sapere che una lunga ragionevole dilazione è assolutamente necessaria. Ho ancora altre spese da sostenere - non ho potuto iscrivermi nell'albo dei procuratori per non aver L. 400, ché tale è la nuova tassa d'ammissione, e L. 100 nell'albo dei praticanti avvocati - e ne avrò altre non meno indi- spensabili a breve scadenza - ma appena sarò in grado, cioè i primi sacrifici saranno per la Cassa Rurale. Spero che il Muraglia vorrà ascol- tare, se non altro, la parola ... del Presidente.

Per quest'anno non vado a casa, per ... owie ragioni. Quando ne avrà a disposizione, mi mandi qualche suo ricordo

fotografico londinese. La saluto col più sincero r vivo affetto Suo dev.mo

Mario Scelba

P.S. Consegnai le lettere, accluse alla mia, quasi lo stesso giorno.

(58) Influente amico di Sturzo, al quale i popolari si rivolgevano per ottenere degli appoggi creditizi. Ma evidentemente nel 1925 le difficoltà anche verso queste persone erano crescenti.

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Carteggio 71

Arcachon par Le Moulleau 29 luglio 25 Maison St. Antoine de Padoue - France (pr. de Bordeaux)

Caro Scelba, Ricevo qui, oggi, la tua lettera del 7 luglio e ti rispondo subito. Ti acchiudo una lettera per l'avv. Del Giudice, che gli farai recapitare. Domattina scriverò a Muraglia. Spero che l'una e l'altra lettera ab- biano il loro effetto.

Mi piace che scrivi per Parte Guelfa. Devi farti forza e devi scri- vere: farà bene al tuo stile e allo sviluppo del proprio pensiero.

Insisti presso D. Giulio per qualche libro pel Bollettino. Parlane a Mangano. Parlane a Giordani. Muoviti. È il mio più vivo desiderio.

Ti acchiudo una lettera per D. Giulio, che lascerai in busta chiu- sa alla Seli. Salutami Mangano e me lo ringrazi della recensione al mio libro P. Ant$ascista.

Potresti tu, d'accordo con Mangano, scrivere la recensione al mio discorso di Parigi? Per il Boll. o per Parte Guelfa o per il Cow. del Mattino di Verona? Provati.

Saluti cordialissimi aff.mo

L. Sturzo

Mandami di tanto in tanto qualche giornale che possa interessarmi.

LS

Congratulazioni vivissime per il tuo esame a Pr. Leg. Ti prego di fare avere l'acchiusa lettera a Stengel grazie.

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19.

Arcachon par Moulleau Maison St. Antoine de Padoue 31 luglio 1925 Urgente

Caro Scelba Una riservata: dopo letta la polemica sull'Az. Catt. (ho ricevuto ieri i giornali da Londra) ho scritto I'acchiusa battuta per Parte Guelfa

Non la spedisco direttamente a Giordani, perché mi ha scritto che va a Guadagnolo 60, e non so esattamente l'indirizzo e l'ufficio postale di appoggio. Tu ne parlerai a Giordani se è a Roma o a Fe- nu. I1 mio nome non deve circolare per ragioni evidenti. Solo voi tre dovete saperlo e non dirlo. Credo che un'altra puntura di spillo farà bene a far uscire il pus dalla pustoletta: ecco perché ho scritto certo con la più retta intenzione.

Se poi, per ragioni che io sconosco, I'articoletto non va, lo puoi spedire a Ciuitas senza fare il mio nome. La firma Loico rimonta a 28 anni fa. È un ricordo di vecchie punture di spillo.

Salutami Del Giudice, Mangano e gli amici tutti. Dì alla Sig.na della Rass. Nazionale che non ho ricevuto gli estratti

al mio articolo sul Collaborazionismo (Il pr. et. della Coll. Pol.). E che ne desidero qua solo 10 copie. Le altre a Londra.

Di' a Morrnino che non ricevo il Popolo, né il Mondo: e che per il mese di agosto mi mandino qua l'uno e l'altro.

Dopo di che accertati se è stato fatto, perché non sempre le rac- comandazioni hanno buon esito.

(59) Si tratta dello scritto «Colpo d'aria fredda), che è pbblicato di seguito alla lettera. Non ho rintracciato l'artico10 pubblicato, d'altra parte lo stesso Sturzo insisteva, nella sua successiva lettera perché Scelba cercasse una sede di pubblicazio- ne. Leggendo oggi lo scritto di Sturzo si può ben comprendere come ne fosse diffici- le la pubblicazione, nel 1925.

(60) Guadagnolo è una località a monte di Capranica Prenestina, a 1200 rnt di altezza, dove negli anni venti esisteva una stazione di soggiorno ed un «Rifugio Salvati*, dove Giordani era solito villeggiare nei mesi di luglio o di agosto. Corri- spondenza di Giordani da Guadagnolo su carta intestata &gio Salvati», è stata da me rinvenuta in altri fondi.

(61) Lo pseudonimo uLoico» era usato da Sturzo su La Voce di Costantino; altri pseudonimi usati erano queiii di «il crociato» e do zuavo».

(62) Agostino Morrnino si occupava della diffusione de Il Popolo.

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Carteggio 73

Dov'è Spataro? a Roma? Se sì, digli che mi scriva. Cordialmente

L. Sturzo

Ti prego di mandare in busta a Cingolani l'acchiuso biglietto.

Colpo d'aria fredda

Filippo Meda (nella veste di Vice) ha spalancato la fenestra di una gran sala romana del rinascimento, e, sia pure alquanto sgarbatamen- te, vi ha fatto entrare un po' d'aria fredda. Subito sono corsi i soliti tamponatoti di professione, alcuni irritati (i più freddolosi come 1'O.R.) e altri con quaiche sorriso compiacente sotto i baffetti all'americana (come l'on. Bresciani); i quali han rinchiuso la importuna fenestra, con una sgridata al.. . ragazzo malcapitato.

E pure qualche volta una corrente d'aria fredda fa bene; è vero, fa intristire i cavoli dell'orto, ma purifica l'aria.

Vogliamo anche noi aprire uno spiraglio; non abbiano paura i tam- ponatori; sarà solo un 'piccolo spiraglio in alto della fenestra, e non farà correre il rischio di prendere delle infreddature.

Anzitutto domandiamo: oh! perché parlare di Azione Cattolica come di una persona operante e responsabile? Ma l'Azione Cattolica siamo tutti, capi e gregari, organismi e persone. Questa ipostasi, ora- mai usuale, fa la stessa impressione .di quando molti parlano di Vati- cano, e invece si tratta del primo innocente monsignore incontrato per le scale e che vi saluta con un sorriso incerto.

Parliamo dunque di capi e di gregari, di organi e di direttive. A proposito di quel che ha scritto Meda ci viene una domanda d a gola: possiamo farla? Coraggio!

Perché i dirigenti generali pur protestando contro la devastazio- ne del circolo A e della Palestra B, non hanno levato la loro voce contro certe autorevoli affermazioni s d a moralità della violenza?

- Piano! Piano ... l'azione cattolica non fa di politica!

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- È vero: anche S. Giovanni Battista quando rimproverava l'a- dulterio di Erode faceva politica! - Anche S. Ambrogio quando rim- proverava l'eccidio di Tessalonica faceva della politica. Nibil de prin- cipe! Siamo intesi, e acqua in bocca!

Un'altra domanda: - Quando cattolici militanti ed ex-autorevoli membri della Gioventù Cattolica tentano di dimostrare che la violen- za rientra nella dottrina cattolica, cosa fanno i capi responsabili della Azione Cattolica?

- Basta: - Si tratta di un deputato di maggioranza; questa è politica, e l'Azione Cattolica è al di sopra e al di fuori ... ecc. ecc.

- È vero! Nibil de smis pritzcipis! Siamo intesi e acqua in bocca! Però in una cosa non siamo intesi con alcuni dirigenti dell'Azio-

ne Cattolica; ed è quando essi, invece di assumere la responsabilità diretta dei loro atti, ed ammettere perciò la critica dei gregari, vo- gliono ammantarsi dell'immunità, e dicono e fanno dire (sottovoce, si sa) che ciò è fatto perché il Vaticano vuole così.

A questa storiella che si fa circolare, noi in nome della dignità e del carattere rispondiamo francamente: - Sia che il Vaticano si serva di loro per coprire la propria responsabilità, sia che li lasci libe- ri di agire, sono essi i dirigenti a dovere marcare la propria personali- tà e assumersi la responsabilità dei propri atti, senza mendicare scu- se. Che se alla loro coscienza ripugnasse (per caso improbabile) di agire in un determinato modo, il loro dovere sarebbe quello delle dirnissio- ni: le scuse sottovoce non contano!

E chiudiamo la fenestra. Aggiungiamo solo che per conto nostro preferiamo che le fenestre fossero sempre aperte alle correnti di aria fredda e di aria calda. Se ne avvantaggerebbe la salute di tutti.

Loico

Arcachon - (Moulieau) (Maison St. Antoine de Padoue) 5 agosto 1925

Caro Scelba, Torno a scrivere a te, non sapendo dove dirigere le lettere a Giorda- ni. Mi farai il favore di fargli recapitare l'acchiusa lettera e i ritagli

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Carteggio 75

di giornali che mando a parte. Se poi tu credi che Giordani sia in tale pedetto riposo da non occuparsene, vedi di combinare con qual- che altro del Popolo o di parlarne a Spataro o a Mangano.

Sono spunti interessanti che possono giovare alla polemica 63. Intanto mi scriverai se posso continuare a rivolgermi a Giorda-

ni, e a quale indirizzo preciso. Ti acchiudo altra lettera per la Seli con la preghiera di subito

recapito accertandoti della rapida esecuzione (cosa non facile!). Salutami gli amici tutti. Vivi ringraziamenti e saluti cordiali.

L. Sturzo

P.S. Penso che in ogni caso è bene fare leggere la mia lettera e i giornali a Mangano; ma se non se ne può occupare non bisogna perdere tempo.

12 agosto 1925

Carissimo Prof., Ho ricevuto le Sue ultime lettere.

La raccomandata giunse in ritardo per Roma. Spedii a Milano l'acclusa, con una mia lettera, tenendo peraltro presente il suo desi- derio. Credo però che la cosa sia superata. Ha letto l'articolo dell'«Os- senatore Romano» e la calma ma precisa risposta del Popolo? Lei co- nosce l'autore (ben noto per i... successi riportati alla Conferenza di Genova!) il quale approfittò di un momento di ... distrazione dei re- sponsabili per ammannire la sua prosa antipopolare. Ragione quest'ul- tima che ha consigliato i «Guelfi» 65 a non rispondere come era giu-

(63) Si riferisce certamente alla non awenuta pubblicazione di un «Colpo d'a- ria fredda».

(64) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 295 C. 26. (65) Attorno a Parte Guelfa si sviluppò, si può dire, un «movimento» certamen-

te più folto di presenze di quanti non figurassero nelle sue pagine. I1 primo numero

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sto 66. A Pierre Dumas ho risposto coll'articolo che lei avrà letto sul Popolo dell'altra sera. Farò la nota per la libertà ... degli altri a pro- posito dell'affare Maurras.

Ho mandato a Giordani, a Tivoli, ove trovasi e ove rimarrà una ventina di giorni, la nota sull'inchiesta della «Jeunesse Catholique». Ho letto sul «XX Siècle», mi pare, una lettera del Prof. Jannsen del- l'università di Liegi a proposito di tale inchiesta, e un articolo del- 1'Indipéndence belga della «Jeunesse Catholique».

Farei ben volentieri un articolo in proposito, ma conosco assai poco il Maurras per poterne parlare con competenza. Anche perché egli ha recentemente dichiarato che il suo nazionalismo vale soltanto per la Francia e non per le altre nazioni, come ad esempio il Belgio.

La Sig.ra della Rassegna Nazionale mi ha detto che gli estratti del suo articolo sul collaborazionismo Le sono stati spediti tutti a Londra.

Al «Mondo» ho dato personalmente il nuovo indirizzo di Fran- cia. Mi è stato assicurato che il giornale le veniva regolarmente spe- dito a Londra. Altrettanto ho fatto per il Popolo.

Peppino Spataro sta a Roma, e a quest'ora le avrà già scritto. Del Giudice è partito stamane per Antignano di Livorno - ove

ha comprato una villa, «Villa Caroha», e passerà parte delle ferie. Ha affidato a me lo studio.

delia rivista, immediatamente esaurito fu ristampato più volte. È utile ricordare i nomi di coloro che aderirono, firmando articoli, d'iniziativa di Giordani e Cenci. In ordine di pubblicazione: Icilio Felici, Renato Vuillermin, Giovanni Livrani, Fer- nand Des Champs, Vittorio Casteliani, Vito Galati, Manlio Carnazza, Nelio Palmie- ri, Edoardo Fenu, Luigi Sturzo, Gonzague De Reynold, Federico Valenzani, Riccar- do Carbonelii, Remo Branca, Mario Scelba, Luigi Corazzin, Fabrizio Fabrizi, Mario Gorini, Achille Grandi, Enzo Julitta, Michele Poveromo, Carlo Quaglia, Giovanni Pullara, I. Raponi.

(66) Pochi giorni dopo che Scelba aveva scritto queste parole a Sturzo, L'Osser- vatore Romano il 17 agosto scriveva: «Ha cominciato a pubblicarsi da qualche mese una "rivista di pensiero cristiano" col titolo di Parte GuelfB. Siamo autorizzati a di- chiarare che tanto per il contenuto quanto per la forma essa è cosf lontana d d e direttive e delie istruzioni delia Santa Sede che neppure sarebbe necessario metterne in guardia i cattolici, se alcuni scrittori, i quali fanno professione delia più stretta ortodossia e, ciò che è più da deplorare, alcuni ecclesiatici non vi collaborassero. Non meno è da deplorare che alcuni giornali cattolici - forse per essere stata sorpresa la loro buona fede - abbiano raccomandato al pubblico tale periodico». Tra gli ec- clesiastici era dunque anche Sturzo. Parte Guelfa pubblicò la nota deli'Osseruatore Romano, con un breve corsivo che segnava una uverbale* sottomissione, sul numero di settembre 1925. Ma quel numero doveva essere l'ultimo.

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Feci pervenire a suo tempo la lettera a Stengel e a Don Giulio. Sto preparando l'articolo sul suo discorso di Parigi, che farò ve-

dere a Mangano prima di farlo pubblico. Su «Parte Guelfa» che uscirà domani troverà un mio articolo,

di cui le avevo parlato nell'ultima mia 67.

Queste ferie sono prowidenziali, perché mi consentono di stu- diare parecchie ore al giorno. Prevale per ora lo studio letterario e un po' filosofico. I1 Diritto l'ho messo... in quarantena.

Con Del Giudice mi trovo assai bene e anch'egli mi ha fatto in- tendere altrettanto da parte sua.

Le mando tanti affettuosi saluti Suo dev.mo

Mario Scelba

Tanti ossequi alla Signorina Sua sorella. P.S. Nella lettera, contenente i vari ritagli dell'Action Francqi-

se, non ho trovato quello dell'Eco di Paris con l'art. di Sangnier.

Arcachon Moulleau (Maison St. Ant. d. Pad.) 15 agosto 1925

Caro Scelba, Ho ricevuto la tua lettera del 12 c.m. ed ho letto il tuo articolo sul Popolo. Ne sono molto contento, e ti consiglio di continuare a scri- vere, perché ti dà il mezzo di formarti uno stile, e ti dà l'occasione di leggere e di pensare.

(67) Parte Guelfa di agosto 1925 pubblicava un articolo di Scelba su «La rifor- ma dello Stato». Scriveva Scelba tra l'altro: «Alla decadenza dell'Istituto Rappresen- tativo e del Giudiziario fa riscontro quella che con frase espressiva è stata detta cul- minazione parossistica dell'eccesso del potere esecutivo». «Ii Governo sostituendosi agli organi dello Stato e assorbendone le loro funzioni è diventato il Tutto. (...) Da questa identificazione del Gwemo con lo Stato, è venuta l'altra dello Stato col Parti- to che detiene il Governo, espressa dalla formula - Stato-Partito - e procedendo si giungerà ad identificare il partito, cioè parte d i una collettività statale (o addirit- tura ... il suo segretario politico Farinacci) con l'Autorità; anzi con la Fonte stessa dell'Autorità (...)D.

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78 L. Sturzo - M. Scelba

Sono lieto che le ripercussioni deli'0.R. sono attutite, e che non c'è più bisogno di rispondere. Certo che le affermazioni erano ingiu- ste e cattive.

Sono contento che ti trovi bene con Del Giudice. Me lo salute- rai assai.

Ti prego di dire al Popolo che non mi sono arrivati i seguenti numeri: 15, 16, 17, 21 e 31 luglio; 9, 12 e 13 agosto; scrivo anche 13, perché il 13 del Mondo mi è arrivato. Desidero tali numeri spe- diti qui subito.

Non so se in questi numeri che mi mancano, o in altri a me sfug- giti, fb pubblicato l'articolo Storia dell'Umanitù pubblicato neii'ulti- mo numero del Bollettino. Nel caso negativo, anzi in ogni caso, ti prego di fare arrivare l'acchiusa lettera a Margotti 68, perché ne curi la riproduzione (aggiungendo che è tolto dal Bollettino) - sia perché ci tengo, essendo una critica originale - sia perché fa parte di tre studi sullo stesso argomento (o quasi), che vedranno la luce nei pros- simi numeri del Bollettino.

Peppino Spataro non mi ha scritto, tranne che la sua lettera si sia smarrita. Glielo farai sapere. Mia sorella ti ricambia i saluti. An- cora non ho ricevuto risposta da Muraglia.

Ti acchiudo una lettera per D. Giulio. Vedi di fargliela recapita- re subito. L'altra volta, mi scrisse, la ricevette con ritardo. Manda- gliela a casa a mezzo di Lorenzo in busta chiusa.

Credimi aff .mo

L. Sturzo

Paris, 17 dicembre 1925

Caro Scelba, Grazie dei tuoi auguri per il mio compleanno; e te li ricambio per le sante feste natalizie.

(68) Giuseppe Margotti, scelto da Donati come redattore capo per Il Popolo, sostenne di fatto la direzione del giornale dopo la partenza di Donati, pur rimanen-

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Carteggio 79

Fammi sapere che cosa fai, se sei ancora presso l'Avv. Del Giu- dice, a che punto è il tuo lavoro sulla Regione. Dammi notizie degli amici.

È da tempo che non ricevo che notizie saltuarie e incomplete. Io sono a Parigi, ma fra giorni tornerò a Londra. Credimi cordialmente

L. Sturzo

3 marzo 1926 69

Carissimo Prof . , da Bonaccorsi 'O ebbi il Suo graditissimo biglietto da Parigi. La rin- grazio dell'interessamento che sempre prende per le mie cose.

Sono ancora allo studio dell'amico Filippo. Spero però di andar- mene al più presto, perché mentre a caro prezzo (la giornata intera e spesso la sera fino a tarda ora sono dedicate al lavoro dello studio) riesco appena a sbarcare il lunario, non c'è affatto da sperare nella possibilità, sia pur lontana, di formare una posizione, magari mode- sta, ma autonoma. Fra qualche anno sarà laureato il fratello minore che insieme al padre renderà superflua la mia collaborazione allo stu- dio; ed io, poiché oggi mi si richiede che trascuri, anzi lasci da parte qualsiasi minuscolo affare che possa procurarmi da me, per non sot- trarmi ai lavori dello studio, mi troverei in una situazione assai penosa.

Sostanzialmente sono un impiegato con tutti gli inconvenienti del- l'impiego, senza i corrispettivi vantaggi ".

done formalmente solo il responsabile e non firmando come direttore. Si continuò a sperare fino d'ultimo numero - 6 novembre 1925 - che Donati sarebbe potuto tornare al suo posto.

(69) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 299 C. 56. (70) Bonaccorsi era stato segretario particolare di Sturzo prima di Scelba. Ri-

corda questi in Per Z'ltalia e per l'Europa (ed. Cinque Lune, Roma 1990, pag. 12): «Andato via il segretario particolare che era un funzionario delle Finanze, io presi il suo posto».

(71) A distanza di tempo Scelba riconosceva che quelle sue affermazioni di allora

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80 L. Sturzo - M. Scelba

Sono titubante sul da fare - a Roma ci sono molte difficoltà. Forse deciderò di recarmi a Caltagirone. Ho scritto intanto a Giam- belli 72 per vedere se ci sono migliori possibilità a Milano.

I1 Prof. Stengel, di cui Le acchiudo una lettera, e certo Cancel- lieri, sono venuti più volte a parlarmi dell'Hallesismo 73, e mi hanno insistentemente pregato di scriverle perché si occupi del loro movi- mento. Né l'uno né l'altro hanno idee chiare su quello che vuole 1'Hal- lesismo, e meno si intendono di studi economici e sociali in genere. Mi hanno dato un libro per Lei. Ho scorso le prime pagine. Sono dette tali corbellerie, anche nei riguardi del nostro partito, che non ho creduto di andare avanti. Glielo spedisco, perché ho promesso di farlo. Eppoi, per scrupolo che piu avanti non siano dette cose inte- ressanti.

Le acchiudo una breve recensione, apparsa sul Risorgimento, della monografia di Ferrara 74. Sono sicuro che Lei già possiede la pubbli- cazione. Se ciò non fosse, me lo scriva, gliela manderò subito. Tra i nostri amici ha avuto larga diffusione, suscitando però commenti disparati. A me è piaciuta. Vi sono delle cose messe nel loro giusto rilievo e che molti cosiddetti capi del partito o non hanno mai capi- to, o ne hanno trascurato l'importanza.

Sul Corriere della Sera ho appreso la pubblicazione di una storia degli ultimi anni di vita politica italiana, fatta dall'ex prefetto nittia- no Flores. La conosce?

erano frutto di una apprensione dovuta d e difficoltà già da lui attraversate nel suo inserimento professionale. In realtà il lavoro presso lo studio di Del Giudice segnò la fine delle difficoltà finanziarie di Scelba, anche se successivamente le vicende per- sonali dello stesso awocato furono origine di dtre traversie per Scelba stesso, (cfr. Per l'Itulia e per l'Europa, cit. pag. 20) soprattutto perché non voleva iscriversi al Partito Nazionale Fascista e non aveva, quindi, la «tessera».

(72) L'aw. Giambelii era un attivo popolare di Milano, sempre presente in qualità di delegato ai Congressi del PPI. Giambattista Migliori, in una lettera a Sturzo del 13 marzo 1925, lo citava nella «breve cerchia di amici sicuri>> (cfr. Luigi Sturzo, Scritti inediti vol. 2O, ed. Cinque lune, Roma 1975, pag. 51).

(73) Si trattava di un movimento Der diffondere il sistema. i'&desismo» elabo- . . iato da A.M. Trucco, mirante a risolvere il problema dei pagamenti internazionali con l'adozione di una valuta unica di conto a cambio fisso con le unità monetarie reali dei singoli paesi, in cui stilare vaglia mondiali circolari.

(74) Mario Ferrara, noto giornalista e saggista, aveva scritto un profilo di Stur- zo, pubblicato in una collana di piccoli libri, di formato minimo, molto diffusi in quegli anni.

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Carteggio 8 1

Nel partito alquanto disorientamento per la mancanza di un ca- po 75, qualsiasi, che avesse, almeno, la forza di imporre il silenzio a qualche merlo in cerca di soluzioni a data fissa.

Le sarà giunto l'eco della lettera ai fucini 76. Il Tevere, come è sua costante abitudine, falsificò il testo aggiungendo poi: «Fascismo è sinonimo di barbarie»!. . . L1 solito Corriere aggiunse la sua. E repu- tò inaudito anche il testo originale pubblicato dall'unità Catt. di Fi- renze. Si è poi guardato bene dal pubblicare la lettera da Lei inviata il 18 gennaio non ostante l'invito fattogli daila stessa Unità.

L'una e l'altra lettera qui ebbero larga diffusione. I dirigenti della nominata azione cattolica ufficiale tra l'ennesi-

mo plauso e l'altrettanta somma riserva, hanno deliberato che i cat- tolici possono far parte delle Corporazioni! L'ordine del giorno, re- golarmente votato, non si s a ~ h e fine abbia fatto.

Giorni addietro ho incontrato Don Monti. E& fu a Londra men- tre Lei ne stava lontano ed è rimasto dolente di non averla trovata.

(75) Dopo le dimissioni di De Gasperi daiia Segreteria del PPI nel dicembre 1925, accompagnate da uno stato d'animo di grande disagio da parte di De Gasperi stesso (cfr. la lettera a Sturzo del 29 dicembre 1925 in L. Sturzo, Scritti inediti vol. 2O cit. pagg. 99-101), erano stati dal Consiglio Nazionale delegati i compiti della Segreteria politica e della Direzione ad un organo collegiale di cinque persone, la cosiddetta «pentarchia», composta da: Antonio Alberti (di Verona), Giambattista Mi- gliori (di Milano), Marco Rocco (di Napoli), Rufo Ruffo della Scaletta (di Roma), Dino Secco Suardo (di Bergamo). Vicesegretario, con compiti indefiniti, che divcn- nero nella realtà vastissimi, per la difficoltà di rendere operativo un organo coliegia- le formato da persone di diverse residenze, venne confermato Giuseppe Spataro che segnò, dunque, la continuità operativa nel PPI dal 1921 fino d o scioglimento dei partiti nel novembre 1926. I membri della pentarchia (che volutamente erano stati scelti tra i non parlamentari), si alternavano d a guida reale del partito, in una spe- cie di «turno», ma è evidente la realtà lamentata da Scelba della «mancanza di un capo».

(76) Un gruppo di «fucini» romani aveva scritto una lettera a Sturzo, ii 2 di- cembre 1925, nella quale si legge: «Per noi non ci sono attimi di debolezza, né com- promissioni indegne. Studenti universitari, cattolici e popolari, inviamo a lei, esilia- to perché rigido assertore di una politica di giustizia e di elevazione democratica, tutta la nostra solidarietà, la nostra ammirazione, ii nostro affetto ... Giovani senza ambizioni, ma pieni di sani insegnamenti, restiamo, ora e sempre, fedeli d ' idea de- mocratica cristiana. Popolati ora, come ieri. A costo di immensi sacrifici*. Primo fir- matario era Armando D'Amato, e d a sua seguivano circa cinquanta firme, tra le quali quella del Presidente centrale della FUCI Igino Righetti, e quella di Enrico Sagone, compagno di abitazione di Mario Scelba. Il testo autentico, il testo falsifica- to pubblicato da Il Tevere e la precisazione di D'Amato, pubblicata da 1'Unitò Cotto- lica sono ora pubblicate in Luigi Sturzo, Miscellanea londinese vol. I, cit., pagg. 89-90.

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Ho visto di recente Sua sorella, a casa sua prima, e poi a quella di Filippo. Stava bene.

La mia tesi è rimasta come ebbe a leggerla Lei. Qualche ora not- turna la dedico d'inglese e con discreto successo. Leggicchio già qual- che rivista e giornale.

Mio padre La saluta con vivissimo affetto. Chiede Sue notizie in ogni lettera.

Voglia gradire i più devoti e filiali omaggi dal Suo dev.mo

Mario Scelba

P.S. Ho letto sul «Quotidien» la lettera da Lei inviata al Diret- tore 77. Le fole volano anche fuori confine.

Nel processo avanti l'Alta Corte di Giustizia per la Sconto si è fatto più volte il Suo nome. E l'ineffabile awocato Notari difenso- re di Pogliani non si peritò di affermare che il responsabile della ca- duta della Sconto era Lei, perché così poté evitare il disastro del Banco Roma!! Gli assenti hanno sempre torto.

London, 23 marzo 1926

Caro Scelba, Sento che andrai a Caltagirone, forse. Certo che sarebbe meglio po- tere avviarsi nella carriera in una grande città; ma ne vedo le enormi difficoltà. Oggi poi l'awocato più che un vero giurista va divenendo un uomo di affari, specialmente a Milano. Può essere che un centro come Caltagirone, con il minimo di spesa, possa riuscirti più vantag- gioso. Mi farai sapere le tue decisioni. Se in qualche cosa ti potrò essere utile, scrivimi.

Mandami anche il libro sull'Hdesismo; se avrò tempo e più buona volontà, lo leggerò.

Mandami pure I'opuscolo di Ferrara, perché nessuno me l'ha man- dato. Tu sai il disordine che c'è nella Seli: cosa che mi fa un vero

(77) Cfr. Idem, pagg. 107-108.

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Carteggio 83

dispiacere. Ma per quanto ho scritto non sono riuscito a ottener nul- la da quegh ottimi amici! Andando così, il Bollettino diventa una spesa inutile, per un piccolo comodo mio di scrivere le verità in enigma! Spero che almeno dieci mi comprendano.

Neppure Mangano scrive più. Cosa faccia non so. Peccato si bel- l'ingegno e sì vasta cultura inariditi nel deserto di inerzia - con pic- cole oasi (!). Questa definizione mia di Mangano fa il paio con I'al- tra, che ne diedi parecchi anni fa: egli cerca l'espressione astratta di ogni problema concreto.

Sono desolato del suo disinteressamento del Bollettino nel senso anche che certe volte faceva delle recensioni in gran fretta. Glielo dirai; e gli dirai inoltre che io ho tornato a scrivere a Del Giudice, e che egli non mi scrive mai.. E dire che potrebbe darmi delle notizie che oramai nessuno mi dà perché quasi nessuno mi scrive, o se mi scrive, in forma puramente formale e rapida. Io non capisco il retro- scena per cui è stata buttata a mare la nostra povera Confederazione It. dei Lavoratori! ". E non capisco molte cose dell'A. Catt.

Saluti cordialissimi

L. Sturzo

Ti prego di dare l'acchiusa al tuo collega di Studio e l'altra alla Signora dell'Emigrazione.

(78) Sturzo da Londra non poteva seguire fino in fondo le difficili vicende del- la CIL, stretta tra la repressione fascista dei Sindacati e la politica deli'Azione Cat- tolica. Quakhe mese dopo, Grandi espose la situazione ad una riunione di popolari, dirigenti nazionali e parlamentari, che si tenne a Roma il 27 e 28 giugno. Racconta Spataro: «Grandi illustrò all'assemblea dei popolari le considerazioni per cui la CIL - dopo la legge per il sindacato unico (la legge 3 aprile 1923 n.d.r.) - aveva as- sunto un atteggiamento diverso da quello deli'Istituto Cattolico di Attività Sociali (ICAS) che sperava di poter svolgere in campo sindacale un utile lavoro di formaziq- ne cristiana. Non è possibile, aggiunse Grandi, alcuna influenza dell'ICAS (...). E illusione pensare che oggi, e per parecchio tempo ancora, possa esercitarsi una no- stra efficace azione diretta che sostituisca il vantaggio della nostra resistenza. Un conto è subire la legge, un conto accettarla addirittura come corrispondente ai prin- cipi cristiano-sindacali, atteggiamento questo che impressiona gli organizzatori catto- lici di tutto il mondo i cui rappresentanti, contrari a tutti i monopoli e a tutte le coazioni di diritto naturale, hanno votato, senza alcun nostro intervento, a Ginevra contro Rossoni, sostenitore di un esperimento che, secondo certi cattolici, sarebbe conforme alla Remm Novarum». (Cfr. Giuseppe Spataro, I democratici cristiani dalla dittatura alla repubblica, Mondadori, Verona 1968, pagg. 163-164).

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3 aprile 1926

Caro Scelba, ho ricevuto il tuo biglietto da Caltagirone. Grazie assai. Ti ricambio gli auguri.

I1 23 marzo ti diressi a Roma una lettera (Via Ludovisi 35) con dentro una per l'Avv. Del Giudice e altra per la Sig.ra Scanni 79. Se non l'hai ricevuta, ti prego di farne ricerche. Ti pregavo di inviarmi I'opuscolo di Ferrara su di me - che non ho ricevuto e non conosco.

Salutami i tuoi e tutti gli amici. Aff.mo

L. Sturzo

19 aprile 1926 'O

Carissimo Prof . , A Roma ho trovato la Sua dello scorso mese. All'amico Filippo e alla Sig.ra Novi 'l ho subito consegnato i rispettivi allegati.

La monografia del Ferrara gliela spedii da Caltagirone a Londra, appena ebbi il biglietto da Caristia ". Spero che Le sia già pervenu- ta. In caso contrario me lo scriva e prowederò. Con Mons. Fondaca- ro Le invio il primo numero dell'Idea popolare 83. L'uscita del setti-

(79) Giuseppina Novi Scanni, membro del Consiglio Nazionale del PPI, dal 1919 ai 1926, fu anche tra i promotori della CIL nel 1918. Era stata segretaria di Sturzo quando questi diresse il Segretariato Pro Schola.

(80) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 300 C. 6. (81) Giuseppina Novi Scanni. (82) Carmelo Caristia, nato a Caltagirone nel 1881, docente di Diritto Costitu-

zionale, aveva collaborato con Sturzo d a Croce di Costantino; fu poi deputato costi- tuente per la Democrazia Cristiana.

(83) L'&a popolare, settimanale, uscì con il suo primo numero il 18 aprile 1926. Fu un atto di coraggio e di ottimismo. Fino alla soppressione, neli'ottobre 1926 uscì

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Carteggio 85

manale è stata accolta con vivissimo entusiasmo e farà molto bene. Servirà a richiamare gli sbandati. La dispersione più che la defezione rappresenta il pericolo maggiore pel nostro Partito. Una voce, sia pu- re fioca, basterà a tenerci uniti.

Le scrissi altra volta sulla Seli. Per me Dore rappresenta I'osta- colo, direi unico, allo sviluppo serio della libraria, la quale dopo la scomparsa del povero Gobetti potrebbe avere un ruolo non disprez- zabile nella formazione politica delle nuove generazioni. Dore non sente affatto i problemi politici e sociali, e non ha mai compreso l'indiriz- zo da Lei voluto dare alla libraria. Se si aggiunge il disinteresse mas- simo che vi mette, il disordine è spiegato 85. Giordani si è trovato sempre d'accordo con me nel valutare l'opera di Dore. Ed io penso che potrebbe benissimo sostituirlo.

Se non Giordani, qualche ex dirigente a riposo potrebbe rende- re utili semigi al Partito occupandosi della libraria. Io non ho alcuna voce in capitolo per poter parlare con la probabilità di essere ascolta- to. Lei che lo può, lo faccia.

Notizie precise sul retroscena che ha portato alla creazione del solito istituto superiore 86, che mentre nulla crea, tranne qualche nuo- vo ufficio, ha danneggiato grandemente la nostra Confederazione dei Lavoratori, non ne ho. Ho sentito di tentativo monopolistico del so- lito Colombo 87, unito al desiderio di rendere un servigio ai padroni. Tranne il Corsanego 88, e sembra che sarà presto liquidato, e il rap-

regolarmente, per l'impegno del suo direttore, Giuseppe Margotti, e soprattutto di Mario Scelba che svolgeva, per quel foglio, ogni possibile mansione: scriveva gli ar- ticoli, seguiva il lavoro di tipografia, faceva da tramite tra questa e Margotti, dal quale si recava a concordare gli articoli da pubblicare (Margotti abitava al Quadra- ro, allora lontana periferia di Roma), si occupava della distribuzione.

(84) Piero Gobetti, come è noto, dopo essere stato «ammonito» dai fascisti con una bastonatura, fu costretto ad emigrare a Parigi, dove poco dopo, il 16 febbraio 1926, morì per le conseguenze traumatiche delle percosse subite. Non aveva ancora compiuto venticinque anni, eppure era stato un animatore culturale forse senza uguali, con le sue iniziative editoriali, con le sue riviste, da Energie Nove al Baretti alla Ri- voluzione Liberale, e con i suoi scritti. Era stato, come si è visto, l'editore di Sturzo, il quale perdeva così un interlocutore prezioso.

(85) Come si vede Scelba non temeva di dare giudizi anche scomodi - perché Sturzo aveva un legame umano intenso con Dore - quando riteneva che questo fosse funzionale alla migliore riuscita delle iniziative assunte.

(86) Si tratta del già ricordato ICAS, Istituto Cattolico di Attività Sociali. (87) Luigi Colombo, Presidente della Giunta centrale d'Azione Cattolica. (88) Significativa a questo proposito è una lettera di Camillo Corsanego a don

Pini, d a t a t i l5 ottobre 1925: i~mat i ss imo don Pini, ancora una volta e per argo-

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presentante della Fuci 89, tutti gli altri dirigenti l'Azione Cattolica so- no clericofascisti. Nel campo cattolico ormai tutto è possibile - com- preso quello di paragonare il viaggio in Africa di Mussolini a quello di Sant'Agostino! È del Vescovo di Livorno.

In occasione del viaggio pasquale a Caltagirone ho esaminato la situazione dal lato professionale e ho visto che vi sono delle difficol- tà non indifferenti per un principiante, soprattutto d'ordine politico

La politica permea tutto - e se ne fa dawero troppa. Ho avuto delle buone manifestazioni, ciò che in un non lontano avvenire po- trebbe decidermi a farmi tornare al paese natio. Per ora starò ancora a Roma, completerò la mia formazione, e aspetterò. Chissà se la ruo- ta del destino ...

La ringrazio della Sua premura. Non so come potrebbe essermi utile. Scrivendo a Briuccia mi raccomandi per un po' di lavoro pro- fessionale in qualche società o banca. Credo che ci sia però da spera-

mento grave ho bisogno del suo illuminato aiuto. Lunedì, nella riunione della Giun- ta Centrale, richiesi a gran voce una pubblica protesta e una parola forte per la abo- lita libertà di organizzazione sindacale. Richiamai ai colleghi e d a presidenza la gra- ve responsabilità che ci assumiamo in questo travagliato periodo, con i nostri silen- zi, con le nostre blande, generiche e tardive deplorazioni. Feci notare che mai ab- biamo protestato contro l'abituale linguaggio eccitatorio di odi e di violenze, con- sueto in molti uomini costituiti con dignità e della maggior parte dei giornali gover- nativi. Mai contro i bandi, gli esili di centinaia di italiani, costretti a cercare d ' e - stero pane e incolumità. Mai contro le pressioni che si fanno a impiegati, operai, maestri, perché aderiscano al partito dominante. Mai contro le organizzazioni di ba- lilla che educano secondo il regime. Mai per il malgoverno della giustizia punitiva. Ne segue tale stato d'animo per cui nella massa del popolo si è diffusa la convinzio- ne di comolicità che non esistono e non ootrebbero né dovrebbero esistere. Conse- guenza dolorosa: se il gruppo scelto sta, grazie al cielo, divenendo sempre migliore, formato, la gran massa dei giovani, degli studenti, degli operai sfugge ogni giorno di più d'influenza della Chiesa e si orienta verso il fascismo, o verso il socialismo. Fin qui la mia accorata interpellanza d a Giunta. Luigi Colombo (presidente della Giunta Centrale) res~inse tutte le mie asserzioni. L'assistente mons. Pizzardo si di- . . chiarò incompetente a giudicare tra le due concezioni». (Cfr. Fanello Marcucci, don Pini, Modena 1972, pagg. 132-133). C'è da aggiungere che anche la previsione di Scelba sul fatto che ucorsanego sarà presto liquidato* fu confermata dai fatti: nel 1928 Corsanego stesso, che era stato eletto Presidente della Gioventù Cattolica nel 1922, venne sostituito da Angelo Raffaele Jervolino, nominato dd'Autorità eccle- siastica.

(89) Igino Righetti, Presidente centrale della FUCI. (90) Scelba ricorda il clima di ostilità, pur nell'apparente cordialità, del quale

veniva fatto oggetto a Caltagirone: era un sintomo poco propizio d ' a w i o di un la- voro professionale nella sua città.

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re poco perché egli è un mussulmano. Si muove con una lentezza che fa spavento.

Forse è più utile d'amico Filippo. E& aveva preparato una breve risposta. Ma siccome ha qualche notizie da darle, Le scriverà con più comodo.

Gli amici di Caltagirone mi hanno dato l'incarico di porgerle i più affettuosi saluti pieni di speranza.

Mio padre La ricorda con vera tenerezza e anche lui Le bacia la mano.

Gradisca i più cordiali e devoti omaggi dal suo

Mario Scelba

P.S. L'indirizzo sempre il medesimo. Mons. Fondacaro a voce Le dirà qualche cosa importante.

Hotel S.te Marie Paris, 5 maggio 1926

Carissimo Scelba, grazie della lettera e della monografia del Ferrara. Se lo credi - an- che senza firma - scrivine qualche cosa sul Bollettino, con la sobrie- tà che ti è propria. Del Bollettino si occuperà Giordani, il che è un bene. Spero che si pubblichi presto.

Anche la Libraria dovrebbe essere ripresa; ma ... di lontano non posso fare nulla. È triste: mi duole assai la decadenza della Seli.

Che fa Mangano? Ebbi una sua lettera tempo fa, e poi ... silen- zio fondo.

Ti acchiudo due lettere che leggerai e darai ai destinatari. Io sono fermo a Parigi a causa dello sciopero inglese: appena po-

trò tornerò a Londra. Non mi fare mandare notizie. Salutami gli amici. Credimi cordialmente aff.mo

L. Sturzo

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19 giugno 1926 91

Carissimo Prof., La presente per esprimerle in occasione dell'onomastico i più fervidi auguri anche a nome dei miei genitori.

Ricevetti la Sua ultima. Le notizie datemi dall'amico Don Vin- cenzo mi hanno vivamente rallegrato. Ho goduto di sentirmi quasi vicino.

Ho scritto l'articolo suila monografia del Ferrara. Sarà pubblica- ta sullYIdea popolare, forse nel prossimo numero.

Qui nulla di nuovo. Avrà saputo del Convegno dei presidenti delle Giunte Diocesa-

ne del 15 maggio. Una requisitoria di quattro ore, contro l'indirizzo dell'Azione cattolica, in materia di Sindacati 92. Non uno si presentò a elogiare o, almeno, a giustificare l'azione dei Colombo e dei Ciria- ci 93. De Gentili ebbe un vero trionfo. I1 Colombo non sentì nem- meno lui il coraggio di giustificare la sua opera; fece capire anzi ch'e- gli condivideva, quasi, le critiche, ma che nulla poteva perché così vuolsi colà dove si puote.

Il discorso del Papa fu come una doccia fredda 94. I1 concetto dell'adattabilità della Chiesa, ch'Egli svolse ampiamente, venne inter- pretato in senso corrente; e la recisa dichiarazione che è il Papa che guida e dirige l'Azione cattolica, venendo a confermare ciò che erasi

(91) La lettera è pybblicata in Sturzo, Scritti inediti vol. 2", cinque lune, Roma 1975, pagg. 143-145. E in Archivio Sturzo, BP 300 C. 73.

(92) La «Dases dell'tizione Cattuica non condivideva evidentemente la politica del «vertice» della stessa, che si trovava quindi isolato nella sua posizione. Ma d'al- tra parte si era giunti ormai alla nomina dail'alto dei dirigenti nazionali, i quali, quindi, non avevano bisogno, per rimanere al loro posto, della fiducia dei dirigenti periferi- ci. Addirittura, come si vede dai periodo seguente della lettera di Scelba, lo stesso Pontefice assumeva su di sé la guida dell'Azione Cattolica.

(93) Augusto Ciriaci, successivamente Presidente dell'Azione Cattolica. (94) Su L'Osseruatore Romano del 26 maggio 1926, si leggono alcuni passi del

discorso del Papa ai partecipanti ai Congresso dell'Azione Cattolica: «L'Azione Cat- tolica non è un partito* essa «è fuori e sopra aiie attività di patte* «partecipa d a imrnutabilità e adattabilità della Chiesa», «non è dominata da preconcetti, è domi- nata daiia realtà» «e quindi riconosce il bene da chiunque venga, combatte il male da chiunque si compia».

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ritenuto una millanteria di Colombo, lasciò un senso di stupore. Uni- ca consolazione: la speranza! Se l'esperimento inserzionista fallirà il Nocchiero saprà mutare la rotta! Dopo le cose sono continuate peg- gio di prima. La «Cronaca Sociale d'Italia» 95, la bella rivista dell'on. Gronchi che conduce una forte campagna contro l'indirizzo autole- sionista, è stata già messa al bando dall'osservatore Romano, il qua- le in una delle frequenti precisazioni, vere punture di spillo, quando non rappresentano qualcosa di peggio, ha sentito il dovere di dichia- rare ch'essa non segue le direttive dell'Azione cattolica eequindi deve ritenersi fuori dai quadri della medesima!

Gemelli per «Parte Guelfa», Colombo per la «Cronaca», sia pur con conseguenze minori. Milano «pasticciane» trionfa.

I1 27 e 28 corr. si avrà il Congressino popolare 97. Se Ruffo 98

rimarrà alla direzione del partito, questo si esaurirà per paralisi pro- gressiva. La situazione non consente grandi gesti, ma nemmeno il nir- vana! Alla Sezione romana in una adunanza di non molto tempo fa espressi, proprio in contraddittorio del Principe, la mia opinione in proposito. I1 consenso non mancò da parte dell'assemblea - è spera- bile ch'esso si faccia sentire al prossimo convegno.

Consegnai ai destinatari due biglietti acchiusi alla lettera. La rin- grazio molto. Dal direttore 99 spero pochissimo. L'istituto da lui diret- to è già passato in altre mani che se non sono proprio le più intransigen- ti - le «volpi» mirano al sodo - sono certi del regime e nel regime.

Durante le ferie esaminerò meglio la mia posizione. Le rinnovo di cuore gli auguri e col più vivo affetto mi creda dev.mo

Mario Scelba

(95) Cronaca Sociale d'Italia, rivista fondata da Giovanni Gronchi e Renato Cap- pugi, era uscita nel febbraio 1926, animata da un combattivo spirito antifascista. Ebbe vita brevissima: nell'autunno del 1926 aveva già sospeso le pubblicazioni.

(96) Padre Agostino Gemelli, fondatore e presidente della Università Cattolica del Sacro Cuore, aveva assunto un atteggiamento filofascista, ed aveva perciò awer- sato Parte Guelfa, come Colombo awersava Cronaca Sociale d'Italia.

(97) I1 Partito popolare tenne a Roma, nei giorni 27 e 28 giugno, una ampia riunione di dirigenti nazionali, nella impossibilità di convocare un vero e proprio con- gresso.

(98) Rufo Ruffo, era, evidentemente, di «turno» alla Direzione del partito co- me membro della upentatchim. Più oltre Scelba chiama Ruffo «il Principe*.

(99) Briuccia, che come si è detto, era Direttore del Banco di Santo Spirito. Era gih iniziata anche la ufascistizzazione~ delle Banche considerate cattoliche.

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90 L. Sturzo - M. Scelba

London, 28 giugno 1926

Caro Scelba, Grazie degli auguri per l'onomastico a te e ai tuoi genitori.

Ogni tanto dammi delle notizie che oramai quasi nessuno me ne manda.

Se il Bollettino riprende 'O0, vedi di scrivere qualche recensione. Dammi notizie di te e degli amici. I1 mio indirizzo per luglio è Pension de Farnille Ville Ma Yette

163 me de Paris - Paris plage (Francia). E col lo agosto il solito 264 Fulham Road S.W. 10 London. Vedi di farlo sapere agli amici spe- cialmente quelli di Caltagirone, escludendo ogni altro indirizzo diret- to o indiretto.

Grazie. Credimi aff.mo

Luigi

Paris-plage, 14 luglio 1926, Ville Ma Yette, 163 rue de Paris

Caro Scelba, Ho letto il tuo articolo su Idea popolare 'O' e ti ringrazio cordialmen- te, del tratto di amicizia e della esattezza dell'esposizione.

(100) Anche in Sturzo, evidentemente, si faceva ormai strada la consapevolezza che la sospensione del Bollettino Bibliografico era ormai irreversibile.

(101) Su L'idea popolare deii'ii luglio, in terza pagina, Mario Scelba aveva pub- blicato un lungo articolo a quattro colonne su «Luigi Sturzon, che prendeva spunto dalla recensione del piccolo libro di Fenara per sottolineare alcune affermazioni sul- la personalità sturziana. Scriveva Scelba tra l'altro: «Luigi Sturzo non si è limitato ad enunciare un programma, ma dall'idea è passato al fatto. I temi fondamentali della sua attività ci rivelano, come giustamente osserva il Ferrara, la perfetta concordanza fra pensiero e azione. La partecipazione dei cattolici alla vita politica del Paese, con

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Carteggio 91

Avrei qualche cosa da dire sull'opuscolo del Ferrara, ma per mil- le ragioni mi sto zitto, grato a lui di aver cercato di indagare qualche linea nel mio pensiero e nel mio lavoro.

Forse appresso avrò occasione a scrivere e a parlare. Salutami gli amici tutti, specialmente Mangano, e quelli di Cal-

tagirone. Dammi tue notizie. Cordialmente aff .mo

L. Sturzo

25 agosto 1926 'O2

Carissimo Prof . , Grazie della Sua da Paris-Plage. Ho visto la Sig.na 'O3 e con vivissi- ma gioia ho appreso le buone notizie sulla Sua salute e sulla vita lon- dinese.

Lavoro, in questo periodo, discretamente. Allo studio sono qua- si solo. I1 padre di Filippo e l'altro collega maggiore sono a villeggia- re. Lo stesso Filippo si dontana frequentemente da Roma. Ho già qualche incarico personale, modesto, come si conviene a un princi- piante e a questi chiari di luna, ma che mi fa sperare. Penetrare in qualche società o piccola banca sarebbe il mio desiderio immediato per poter respirare un po' e aiutare i miei. I1 Suo amico Comm. Bel- Ioni '" potrebbe fare qualche cosa? Se lo crede gliene parli, avendo occasione di vederlo, o mi mandi un bigliettino di presentazione.

Nel Partito si nota un certo risveglio. Ottimo segno, dopo tutte le disawenture capitategli, e che insegna molte cose. Per la prossima

organizzazione autonoma e con programma completo intorno a tutti i problemi na- zionali da lui caldeggiata per oltre vent'anni ed attuata con la fondazione del PPI, era il primo obiettivo da raggiungere e il mezzo per le ulteriori affermazioni*.

(102) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 302 C. 51. (103) Si tratta, come è evidente, di Nelina Sturzo, che era stata a trovare il

fratello a Londra. (104) Angelo Belloni, finanziere, amico di Sturzo, lo aveva accompagnato nel

viaggio a Londra, e si era adoperato per trovare dei finanziamenti per il partito.

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92 L. Sturzo - M. Scelba

settimana mi propongo di scrivere per la convocazione del congresso che dovrebbe segnare la ripresa dell'azione, senza molto chiasso pe- rò, e facili illusioni, dato che siamo sempre sorvegliati.

La ripresa, per fortuna, viene tempestivamente a sconvolgere certi progetti di assorbimento dei signori dirigenti dell'A.C. I1 partito, se- zione della medesima (come sogna anche Milani - e ce l'hanno fatto deputato!) non lo permetteremo mai. Sarebbe la fine. A questo pro- posito, l'articolo «Polemica e realtà» 'O5, seguito da quello di Giorda- ni e la lettera aperta a P. Gemeili di De Gasperi hanno avuto un effetto risolutivo. Forse sarebbe bene insistere. Margotti però ha una mentalità mezzo clericale. Per ottenere la pubblicazione integrale de- gli articoli anzidetti, Giordani e io abbiamo dovuto raccomandarci e minacciare. Forse non intende appieno l'importanza dell'argomento,

- -

e che è tempo di piantarla con i riguardi ai vari mikros 'O6. Per il Bollettino, ho già comunicato a Giordani che la Procura

del re ha concesso la gerenza, cosicché potrà uscire presto. Con lui si è deciso anche la ripubblicazione, al prossimo anno, della rivista

(105) L'Idea Popolare dell'8 agosto 1926 pubblicava un fondo di Mario Scelba, dal titolo «Polemica e realtà». Nell'articolo si confutava I'affermazione corrente del fascismo secondo la quale il PPI non avrebbe avuto ragion d'essere. Scelba riprende- va a tal fine le argomentazioni di Sturzo, e in primo luogo il discorso da questi te- nuto al TV Congresso del partito a Torino nel 1923, per ribadite il ruolo e la funzio- ne del Partito popolare. Ed operava dei «distinguo» anche con l'azione cattolica, con la quale, affermava, potevano verificarsi dei contrasti. L'argomento di queii'articolo veniva poi ripreso, nel numero successivo de L'Idea Popolare da Igino Giordani, con un fondo dal titolo «L'awenire del popolarismo». Sui contrasti con l'azione cattolica Giordani rincarava la dose dicendo: «Ormai nulla vieta ad un partito come il nostro, pur formato di cattolici, di stare d'opposizione di un governo col quale, putacaso, la Santa Sede o l'Azione Cattolica collabori. Ecco un gran beneficio. Ormai svezzati possiamo andare per una nostra strada),. Nel numero successivo ancora L'Idea Popo- lare, che era rimasto l'unico strumento di stampa in mano ai popolari, pubblicava, di spaiia, una lunga «Lettera aperta a Padre Geme&», siglata da un asterisco e quin- di anonima, ma che d d a lettera di Scelba a Sturzo apprendiamo dovuta aiia penna di De Gasperi. Era una lunga, intensa, precisa polemica sd'indirizzo fio-fascista, (già ricordato) del fondatore dell'università Cattolica e della stessa istituzione che a lui si doveva. Concludendo il suo pezzo De Gasperi scriveva: «A quei cattolici che vogliono essere "superiori ai partiti" ma che contemporaneamente fanno politi- ca cantando misericordiosamente le esequie al PPI, io oppongo la fede robusta e pro- vata della nostra gente».

(106) Mikròs era lo pseudonimo di Ernesto Gaiiigari, direttore de L'Unità Cat- tolica, con il quale sempre più frequenti erano le polemiche giornalistiche da parte dei popolari, spesso da lui stesso chiamati in causa.

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distrutta dd'inviolabile P. Gemelli 'O7 - dio pan -. Forse ne pren- derò io la gerenza.

Per la libreria l'avranno già informata del lavoro per farla risor- gere. Con Margotti ho parlato di concentrare con la libreria «il circo- lo di cultura politica» in gestazione.

Da Caltagirone notizie non buone. La chiusura dell'Istituto Tec- nico pel ritiro del pareggiamento in seguito d'esito disastroso dell'i- spezione dei risultati delle amministrazioni straordinarie. Gli attuali iliustri figli ecc. di Caltagirone mandano, non ostante tutti i catenac- ci, croci e commende, ma in quanto a cose serie ... Il paese intenderà?

L'indirizzo mio è sempre lo stesso. Col più vivo e cordiale affetto mi creda Suo dev.mo

Mario Scelba

31 agosto 1926

Carissimo Scelba, Ho letto con piacere la tua del 25 di questo mese; e le notizie che mi dai di te sono per me assai buone. Non posso farti alcuna presen- tazione per il mio amico, che ora trovasi a Parigi, perché credo che non tornerà presto a Roma; e credo anche che non potrà giovarti loS.

Non so a chi altri io ti possa raccomandare. Ma se tu hai altra perso- na da indicarmi lo farò volentieri.

Non ricevo, dal 1 agosto, l'Idea Popolare 'O9 . Ho mandato una lettera a Margotti, a mezzo di Giordani, fin dal 13 di questo mese, ma non ho avuto né giornali né risposta. Non so quindi dell'articolo

(107) Parte Guelfa. (108) Si tratta, ancora, di Angelo Belloni: (109) Molti dei giornali e della posta indirizzata a Sturzo non giungevano a de-

stinazione perché venivano intercettati e sequestrati. Circolari e Bollettini dell'uffi- cio stampa del PPI sono conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato a Roma. C'è la prova che alcune copie lì conservate siano fmtto di intercettazioni di corri- spondenza diretta a Sturzo. Sul retro del primo foglio del Bollettino n. 9 del 16

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94 L. Sturzo - M. Scelba

che mi accenni, né della lettera di De Gasperi a P. Gemelli, perché sull'ltalia, che mi arriva ancora, non è dato alcun segno di ciò.

Non ho ancora ricevuto il Bollettino Bibliografico, non ostante che Giordani mi abbia scritto che la questione della gerenza è regola- ta. Questo ritardo (oramai siamo in settembre) ha certo danneggiato questa piccola voce di studio, che potrebbe e dovrebbe avere altro sviluppo. Nulla so della Seli, tranne che verrebbe ripresa con l'aiuto di Cecconi "O, a cui darai l'acchiusa lettera; ignoro il suo indirizzo. Quanto dispiacere mi ha fatto la notizia della chiusura dell'Istituto Tecnico di Caltagirone! E la scuola di Ceramica? vive o è morta?

I1 mio pensiero vola spesso a Caltagirone. Mangano che fa? Se lo vedi salutamelo assai. Cosi anche gli altri

amici. Auguri di lavoro e di opere di bene. Cordialmente

L. Sturzo

P.S. Dovrei mandare un manoscritto per il Bollettino che dovreb- be uscire dopo il numero in corso. Giordani è a Roma? A chi debbo spedirlo? Posso spedirlo a te? Ti prego di rispondermi anche con una cartolina e subito, perché sono per partire da Londra per l'estero per alcuni giorni. Grazie LS

marzo 1926, conservato presso l'Archivio Centrale dello Stato, c'è un appunto auto- grafo cii Giordani in cui si legge: «Caro Professore, sono a scusare se neil'ultima let- tera, al momento di spedirla, l'amico Lorenzo volle scrivere un saluto. Ciò obbligò a riaprire la busta, che richiuse, ma un po' stracciata, e che forse non fu rincollata nella fretta della spedizione da Lorenzo stesso. Saluti e auguri, I. Giordani».

(110) Vincenzo Cecconi, nato ad Osimo nel 1884, era stato murriano, e poi aveva aderito d a Lega Democratica Cristiana. Nel 1919 fu tra coloro che, con Gio- vanni Gronchi, aderirono ai Partito Popolare Italiano, del quale nel 1920 era stato eletto consigliere nazionale nelia lista di Sturzo. Nel 1923, al Congresso di Torino, votò a favore deli'ordine del giorno Sturu, ma contro quello presentato da De Ga- speri, così motivando la sua posizione: «Noi delia sinistra non crediamo possibile col- laborare dignitosamente con il fascismo. Lo creda e lo affermi pure la maggioranza del partito. Noi non lo possiamo». (cfr. Atti &i Congressi &l Partito Popolare Italia- no, a cura di Francesco Malgeri, Morcelliana, Brescia 1969, pag. 433).

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Carteggio 95

London 264 Fulham road S.W. 10 10 settembre 1926

Caro Scelba, Ti mando uno studio (ancora sul diritto di guerra) 'l1 per il Bolletti- no. È largo e ampio: e può occupare buona parte dei nn. 3-4, che dovrebbero uscire subito. Altro studio sulla Polonia già mandai a Gior- dani a fine luglio. Se ho tempo manderò qualche altro scritto, ma sono troppo occupato.

Desidero avere le bozze del Bollettino (tutte) dopo una prima correzione, per rivederle bene, anche perché potrò fare qualche ri- tocco. L'ultimo numero ha delle pagine molto scorrette: il che mi di- spiace. Sarebbe bene mandare ai giornali amici l'indice del Bollettino già uscito: è una piccola reclame da non disprezzarsi. Inoltre sarà be- ne mandare in bozza qualche recensione, come quella del Mezzogior- no. Vedi di farla stampare dall'Opinione di Catania (Via Etnea n. 292). Nell'ultimo numero (6 sett.) vi è un buon articolo di Aldisio 'l2. Inol- tre, occorre mandare copia del Bollettino agli autori recensiti. Mana- corda sta a Ripafratta (Pisa). Non ricordo gli indirizzi di Zadeo e di Dorso: ma Giordani me li ha indicati: spero che li avrà.

H o ricevuto le tue cartoline: mi ringrazierai Filippo. Ti acchiudo una lettera per Giordani e altra per Mangano. Spero nel prossimo numero del Boli. di veder la tua firma. Ho ricevuto L'idea pop. Grazie. Grazie delle notizie sulla scuola di Ceramica. Meno male: vive

ancora. Scrivendo ai tuoi e agli amici di Caltagirone me li saluti assai. Salutami i vecchi e veri amici di Roma.

(111) Si tratta di un lungo articolo che prendeva lo spunto dailo scritto di P. Charmetant, Le droit de Guerre, Paris 1926. Fu pubblicato come primo articolo nel Bollettino Bibliografico n. 3-4 del 1926 ma che ~ c ì , in realtà, nell'ottobre di quell'anno.

(112) Salvatore Aldisio era stato collaboratore di Sturzo già nel periodo pre- popolare. Nato a Terranova nel 1890, fu eletto deputato popolare nel '21 e nel '24, e si occupò con competenza dei problemi di politica agraria. Antifascista, fu poi de- putato e ministro nelllItalia repubblicana. Morì nel 1964, dopo aver promosso, tra i primi, e presieduto l'Istituto Luigi Sturzo.

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96 L. Sturzo - M. Scelba

Tornando al Boll., io spero che i nn. di Maggio Giugno Luglio Agosto si pubblichi in unico fascicolo subito, possibilmente ai primi di ottobre, si da fare uscire sett. ott. a fine ottobre, e nov. dic. ai primi di dicembre. Così si supera quest'anno disgraziato (per il Boll. si intende).

Mi raccomando a voi tutti. Grazie. Credimi aff .mo

Luigi St.

Ii prof. Giovanni Ferretti - prow. agli studi (ancora?) mi man- da per S. Luigi un biglietto di auguri senza indirizzo.

Desidero che, con prudenza, gli arrivino i miei ringraziamenti. Puoi occupartene? Grazie.

8 ottobre 1926 (cartolina postale)

Caro Mario, ti mandai il 10 settembre scorso una raccomandata. La ricevesti? Da allora non ho affatto notizie del Bollett. e della Seli. Ho scritto a Igino quattro volte, ma sempre silenzio. Comprendo che ha avuto gioie in famiglia con la nascita del suo Mario: ma spero che avrà tempo a scrivermi. Attendo le bozze di stampa del Boll. prego di far presto che l'anno va a volgere e ancora è uscito un solo fascicolo. Mio fra- tello e Meno Caristia mi scrivono di non avere ricevuto il Bollett. scorso. Ve& di occiipartene. Salutami tutti gli amici. Cordialmente.

Luigi

P.S. Non ricevo da circa un mese l'Idea pop. Perché?

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Carteggio 97

13 ottobre 1926 (cartolina postale)

Caro Mario, Ti prego di farmi mandare pel Bollettino i seguenti libri: Fullon Va- lerio - Principi di economia sociale - Trad. di A. Cantono - Marietti - Via Legnano 23 - Torino (118) (L. 20)

Rodolfo Otto - I1 Sacro - trad. Bonajuti - Bologna - Zanichelli. Dammi notizie. Salutami gli amici. Cordialmente

L. Sturzo

Spero che Igino stia meglio. Auguri. Attendo le bozze di stampa.

13 ottobre 1926 'l3

Carissimo Prof., Appena ebbi la sua, nello scorso settembre, rimisi gli allegati mano- scritti a Giordani pel Bollettino. Ma, prima pel parto della signora, dopo per l'ascesso alla gamba che lo costrinse a entrare subito in cli- nica per l'operazione, non poté occuparsi della stampa. Giorni addie- tro, ho potuto avere tutti i manoscritti e ho provveduto personalmente per farli comporre. Le bozze sono già pronte, ad eccezione di una, e corrette. Al più tardi dopodomani gliele spedirò tutte. Nelle secon- de bozze troverà ancora qualche errore ma scomparirà. Sull'Idea ho fatto pubblicare il sommario dell'ultimo numero del Bollettino "4. Ho scritto a Ilardi perché pubblichi l'articolo sul mezzogiorno. Gli indi- rizzi degli autori recensiti Giordani li comunicò a lei, tempo fa, ma

(113) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 303 c.36. (114) Il sommati0 del n. 3-4 del Bollettino Bibliografico venne pubblicato nella

terza pagina de L'Idea Popohre del 10 ottobre 1926.

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98 L. Sturzo - M. Scelba

non li conservò per proprio conto. Se lei potesse ritrovarli e comuni- carmeli, curerei la spedizione. Ignoro se a Monsignore 'l5 e a Cari- stia siano state regolarmente spedite le copie; per ogni buon fine, ne farò mandare un'altra. Appena Giordani si leverà (è già uscito dalla clinica ma non può camminare), mi metterò d'accordo con lui per una migliore organizzazione del Bollettino. L'Idea Le viene spedita rego- larmente in doppio esemplare. Si incaglierà presso qualche ufficio. Av- viene spesso e anche a Roma! Ieri Le ho mandato le copie arretrate, raccomandate. Spero bene!

L'amico che Le mandò gli auguri non occupa più l'antico posto; è passato alle dipendenze di altra amministrazione e non ha fissa di- mora. Appena mi sarà possibile conoscere un indirizzo sicuro scrive- rò direttamente. Mangano sta bene - scrive spesso su l'Idea. Mi pro- mette sempre che le scriverà. Ha preparato qualche recensione pel Boll. che mi passerà fra qualche giorno; andranno però al prossimo nume- ro. La saluta caramente.

Novità, non molte. Pel partito, si hanno buone notizie dalla pro- vincia, per la preparazione del convegno Il6. Ma al centro, l'azione coordinatrice e direttiva manca, perché manca un responsabile. Ne risente anche l'Idea.

Articoli come quelli di Bartolotti, Pullara, il discorso Migliori (potrei aggiungere il concetto dell'opposizione legale!) e la lettera Mer- lin Il8, meritavano il cestino e invece sono pubblicati in prima pagina.

I clericofascisti hanno sferrato una campagna (già preannuncia- ta) contro di noi, in grande stile.

(115) Mario Sturzo, Vescovo di Piazza Armerina, fratello di Luigi. (116) I popolari stavano preparando, nell'autunno del 1926, un Convegno Na-

zionale che avrebbe dovuto sostituire il Congresso. Su L'Idea Pooolare si era discus- " so più vo!te sui temi e sui contenuti che quel Convegno avrebbe dovuto avere. Scel- ba, in un ampio fondo pubblicato sui numero del 10 ottobre 1926 poneva quattro punti d'attenzione dei lettori, tra quelii che il Convegno avrebbe dovuto riafferma- re: « l ) II PPI è un'organizzazione che agisce sui terreno politico per l'attuazione di un programma autonomo e integrale di riforma statale, ed ispirantesi alla grande cor- rente della Democrazia Cristiana: 2) Come conseguenza, autonomia di organizzazio- ne e di responsabilità da qualsiasi organismo, Azione Cattolica compresa; 3 ) Attuali- tà del programma compilato dai fondatori; 4) Dovere di continuare il cammino in- trapreso. In una parola: fedeltà d e origini».

(117) Giambattista Migliori, membro della upentarchia~, aveva ventilato l'idea di trasformare le sezioni del PPI in Circoli culturali.

(118) Si tratta della lettera di Umberto Merlin diretta agli amici de L'Idea Po- polare pubblicata in prima pagina del numero del 10 ottobre 1926.

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Carteggio 99

Da due sere al posto d'onore sono articoli di una veemenza straor- dinaria. Le basti il sottotitolo di quelio di ieri sera (Prefazione a un congresso postumo). La campagna si dice è stata ordinata d d o stato maggiore e voluta dali'eminenza grigia. Sembra che abbiano paura di una nostra riaffermazione. Margotti si è trovato perfettamente d'ac- cordo che non è il caso di rispondere.

Sull'Idea dell'ultima settimana troverà notizie da Caltagirone. Domenica sera ho incontrata la figlia della baronessa Cresciman-

no Milazzo, che ha sposato recentemente, col marito. Pensano di ve- nirla a trovare e ho dato l'indirizzo.

Mi scriva per tutto ciò in cui posso essere utile. Sono a sua am- bitissima e completa disposizione.

Col più vivo affetto mi creda Suo dev.mo

Mario Scelba

P.S. Nel numero di questa settimana, l'Idea pubblicherà la sua intervista con la Germania 'l9; e nel prossimo: Origini del P.P.I.

20 ottobre 1926 120

Carissimo Prof ., Eccole le bozze pel Bollettino. Ho ricevuto la Sua ultima cartolina e, ieri, ho scritto alie rispettive Case editrici perché Le facciano te- nere i due libri richiesti.

Giordani sta meglio.

(119) L'intervista «Stato rappresentativo e Stato organico», rilasciata da Sturzo d'organo del Centro Cattolico tedesco, Getmania, e da questo pubblicata il 14 no- vembre 1926, venne pre-pubblicata da L'Idea Popolare il 17 ottobre. Sta ora in Lui- gi Sturzo, Miscellanea londinese, vol. I , cit. pagg. 113-117.

(120) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 303 C. 38.

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100 L. Sturzo - M. Scelba

La Sua intervista venne «pulita» dall'ufficio competente. Ma co- sa da poco. Ha ricevuto le copie?

Con vivo affetto dev.mo

Mario

25 ottobre 1926

Caro, rimetto le bozze corrette. Vedo che fanno 32 pagine: cioè un nume- ro. Non ostante ciò, credo opportuno che si stampi subito; e intanto preparare un terzo fascicolo di un centinaio di pagine per i numeri 4-5-6 da pubblicarsi ai primi di dicembre.

Ti prego quindi di far subito. Se vi è l'elenco dei libri ricevuti, sarà bene aggiungerlo. Se non vi è, passi; ma si prepari per il fascico- lo venturo.

Non dimenticare di far pubblicare il sommario dai giornali e set- timanali amici; e di fare riprodurre qualche recensione. A proposito di che, vorrei riprodotta sull'ld. Pop. quella su Guido Dorso, La Ri- vol. meridionale: oppure sull'opinione.

Vedi di far mandare il numero scorso e il futuro ai seguenti in- dirizzi:

Wickham Steed Esq. Lansdowne House, 7 Hoiiand Park - London W1 1 (~n~hi l terra)

Miss. Barbara Barclay-Carter 213 B Gloucester Terrace London W 2 (Inghilterra)

Prof. Guido De Ruggiero Villa Teresina - Parco Antonino Vomero Napoli

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Carteggio 101

Prof . Guido Manacorda Ripafratta (Pisa)

C. Zuccarini La Critica Politica Roma Via dei Serpenti 116 (?)

Guido Dorso credo che stia ad Avellino e Zadeo a Vicenza. Ma non ricordo bene gli indirizzi.

Ho ricevuto le copie dell'ldea popolare che tu mi hai mandato raccomandate; ma non ho ricevuto il numero seguente del 17 ottobre e forse non riceverò quello di ieri 24 ott. 12' perché io temo che il mio nome non sia nel fascettario. Vedi di spedirmeli, e di interessar- tene con chi bada alla spedizione.

Salutami gli amici. Grazie di tutto. Cordialmente

Luigi

A Giordani auguri vivissimi per la salute.

26 ottobre 1926

Caro, Ti scrivo di nuovo: scusami delle noie. È avvenuto il seguente inci- dente. L'amico a cui fu mandata la traduzione tedesca della mia in- tervista, per una introduzione, la perdette. Sperò di trovarla e non disse niente. Ora ha scritto, tutto dolente, per riavere una copia, che il traduttore non tenne. E questi ha scritto a me per riavere il testo italiano, che io non ho perché lo mandai costà. Mi farai, dunque, il

(121) In realtà L'Idea Popolare cessò le pubblicazioni con il numero del 17 otto- bre 1926.

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102 L. Sturzo - M. Scelba

favore di spedire per raccomandata il mio testo italiano lZ2 al seguen- te indirizzo:

dr. Alois Dempf 142, Argellanderstrasse Bonn (Germania) Se per caso il mio testo non esiste più, puoi fare battere a mac-

china quel che avete pubblicato sd ' I . Pop., aggiungendo le omissioni. E se non ti ricordi delle omissioni fai un segno. Scusami tanto: ma a me interessa assai che l'intervista compaia

in Germania. Altra cosa: mio fratello torna a scrivermi, (il 21 di questo mese)

che non ha ricevuto il Bollettino. Vedi di rimediare. Inoltre ti prego di fare spedire il bollettino agli editori citati, ita-

liani ed esteri, altrimenti riesce inutile, agli effetti bibliografici. Come prevedevo, l'Idea pop. di domenica (che credo spedita il

sabato) non mi è arrivata stamani. Ti prego di farmene spedire varie copie se vi è la mia intervista e il mio articolo.

Desidero mandare a Mangano un libro in tedesco che lo interes- serà. Ma non so un indirizzo sicuro per lui. Vorrei l'indirizzo di quel suo amico, e mio amico, che sa bene il tedesco. So che non sta più in via Alibert.

Mangano dovrebbe prendere il pretesto di una qualsiasi nuova pubblicazione sulla guerra o sulla pace lZ3, per riprendere i miei mo- tivi, e mettere meglio in luce quel che vive e quel che è morto in Suarez. Si capisce, pel Bollettino di Dicembre.

Il tema mi interessa, per la incomprensione del problema da parte di molti cattolici, che si fan prendere la mano da pacifisti protestanti e socialisti, forse per difendere troppo il passato storico, dagli Ebrei in giù; e per il solito sistema di appoggiarsi ai potenti in nome della povera autorità!

Salutissimi e ringraziamenti aff.mo

Luigi

Ti prego di dare I'acchiusa a Dore del quale non ricordo l'indi- rizzo esatto.

(122) Questo contrattempo spiega perché l'intervista rilasciata da Sturzo a Ger- mania venne pubblicata prima da L'Idea Popolare.

(123) Vincenzo Mangano aveva scritto già La crisi della pace. Da Genova ali'A- ja, Ferrari editore, Roma 1922.

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Carteggio 103

9 novembre 1926 (cartolina postale)

Caro Mario, non ho ancora ricevuto il Boll. Bibliografico. Sono sicuro che avrai ricevute le bozze raccomandate, inviate il 25 ottobre e poi anche la lettera per te con le condoglianze per Dore, per la morte della mam- ma. Non mi ha risposto, ma non conta.

Non ho ricevuto più l'Idea pop. dal giorno che tu mi inviasti alcune copie raccomandate. Ti prego di farmi il favore di inviarmi dal 10 ottobre in poi. Dammi notizie di te, dei tuoi parenti e degli amici in Caltagirone.

Affettuosamente

Luigi

Ti prego di spedirmi in busta le bozze della recensione su Van- derpool che mi scrive. Puoi farmi avere il S. Francesco di Salvatorelli?

3 febbraio 1927

Carissimo, Ebbi il tuo solo saluto del 18 dello scorso mese 124. Grazie assai è stato l'unico e solo gentile pensiero in giorno per me doloroso e pie- no di intimi ricordi di famiglia lZ5.

I1 silenzio che si è fatto attorno a me lZ6, è ormai gran tempo, dai più intimi e affettuosi, è certo una pena indicibile. Sono rasse-

(124) La lettera di Scelba d a quale si riferisce Sturzo (che doveva evidente- mente essere datata 18 gennaio 1927) non è conservata nelllArchivio Sturzo, come anche altre lettere di quel periodo, espressamente citate da Sturzo.

(125) Ricorreva il quinto anniversario della morte della sorella di Sturzo, Mar- gherita.

(126) Dopo gli avvenimenti del novembre e dicembre, che avevano portato al violento scioglimento dei partiti politici (r.d. del 6 novembre 1926 n. 1849, entrato

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gnato ai voleri divini e sempre fiducioso che l'aiuto del Signore non mancherà.

Comprendo bene che il motivo di questo contegno verso di me non è da ricercarlo in me stesso; non penso di avere io mancato ver- so di loro. Almeno non mi pare.

Tu del resto mi conosci, e sai bene che non sono troppo esigen- te con nessuno.

Spero che la tua carriera vada bene, e che i tuoi parenti stiano in ottima salute.

Se vedi qualcuno, specialmente Vincenzo e Peppino 12', me li sa- luti in modo speciale.

Se vedi qualche giornale o rivista che mi possa interessare, adat- ta ai miei studi, mandamela.

Ricordati di me, come io sempre di te, dei tuoi, di voi tutti aff.mo

L. Boscarelli '''

15 aprile 1927 lZ9

Carissimo, Se lo spazio e l'inclemente stagione ci tiene tanto lontani, mate-

rialmente, l'anima mia si sente vicina alla sua come mai per il passa-

in vigore il 9 novembre; legge del 25 novembre 1926 n. 2008 e relative norme at- tuative) e la mozione approvata daila Camera dei deputati il 9 novembre 1926 che aveva dichiarato decaduti dal mandato parlamentare i deputati dell'opposizione, evi- dentemente i popolari e gli amici italiani avevano evitato di scrivere a Sturzo. Si può pensare anche che alcune lettere, nonostante gli accorgimenti usati per non far riconoscere la corrispondenza a lui indirizzata, venissero intercettate d d a censura.

(127) Vincenzo Mangano e Giuseppe Spataro. (128) Proprio per le ragioni sopra ricordate che consigliavano la massima pru-

denza per non incorrere nella censura, Sturzo aveva firmato questa lettera con il co- gnome della madre, Caterina Boscarelli, sicuro che Scelba lo avrebbe intuito.

(129) Sta in Archivio Sturzo, BP 305 c.49a. La lettera è, insolitamente, scritta a macchina. Questo dato, il generico e non identificabile «carissimo» iniziale, il lin- guaggio ailusivo e, per così dire, «cifrato» sono evidentemente dovuti agli stessi mo- tivi di pmdenza che avevano indotto Stuno a fumare uBoscareb. Solo l'ultima frase e il P.S. della lettera sono autografi, la firma invece è tronca: «Ma...».

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Carteggio 105

to. La Pasqua del Signore possa portarle quelle consolazioni, o alme- no quel conforto che le sue immense sofferenze, le danno quasi dirit- to. Possa intanto esserle di qualche sollievo il sapere che fra gli amici più cari, anche se silenziosi, è sempre presente e ricordato col più vivo affetto e la più forte speranza.

Avrà appreso di Alcide 130. Purtroppo insieme a lui hanno sof- ferto per circa una settimana la moglie e Romani. Il primo ora si è condotto dalla Lungara a casa sua ove è impossibilitato a muoversi.

Vincenzo 13' da oltre un mese sta d'ospedale per una coleroci- stite. Ormai però è quasi guarito. È curato con amore e visitato fre- quentemente dagli amici. Ivo 132 per un male comunissimo sarà co- stretto a vigilarsi a casa per un paio d'anni salvo complicazioni; e Um- berto '33 dopo essersi rapidamente guarito del male comune, è rica- duto in una forma più grave perché gli sarà inibito di poter lavorare. Indicatomi da Abel 134 potei leggere qualche pagina del noto lavoro. Dopo molte ricerche ho potuto averlo intero da costì 13'. In un C,- colo di giovani, fece sobbalzare di vivissima gioia la vista della sua immagine.

Un mondo ancora vivo, ma velato, improvvisamente squarciato da una folata di vento. I1 velo si ricompone ma la prescrizione si in- terrompe. I1 prezzo (lire 100) e la lingua sono difficoltà per la mag- giore insuperabile 136. Ne ho incominciato la lettura da me e l'ho ri-

(130) Alcide De Gasperi era stato arrestato, assieme d a moglie Francesca e al di lei fratello Pietro Romani (già deputato popolare), sul treno nei pressi di Firenze, mentre era diretto a Trieste. Francesca Romani De Gasperi venne scarcerata dopo pochi giorni, De Gasperi invece venne processato per «tentativo di espatrio». u n a testimonianza personale su tutta la vicenda è in Giuseppe Spataro, I democratici cn- stiani dalla dittatura alla repubblica, Mondadori, Verona 1958, pagg. 168-173.

(13 1) Vincenzo Mangano. (132) Ivo Coccia aveva offerto ospitalità a De Gasperi, dal 1926. Già noto per

il suo antifascismo, aveva subito crescenti restrizioni della libertà personale imposte d d a polizia fascista.

(133) Umberto Tupini, che era stato, tra i deputati popolari, l'esponente più in vista della secessione aventiniana, aveva subito una dura repressione, culminata in una violenta perquisizione d a sua abitazione e al suo studio, con la conseguente devastazione di carte ed oggetti.

(134) Forse Frate1 Abele, dei Fratelli delle Scuole Cristiane. (135) Luigi Sturzo, Italy and fascism, New York, Harcourt Brace, 1927. (136) Il libro di Sturzo era scritto in inglese ed il prezzo in Italia, dove giunge-

va evidentemente su richiesta rivolta d'editrice, era dunque di 100 iire, cifra molto alta in quel periodo.

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conosciuto dalle prime righe. Ho proweduto perché le sia mandata la stampa di Ripetta 13'.

Ho visto la sorella. Sta bene. Rinnovo vivissimi gli auguri e abbracciandola fortemente mi creda

con immutato affetto

Mario

Ebbi la Sua ultima.

2 1 giugno 1927

Amatissimo Professore, nel giorno caro e triste per Lei e per chi, conservandole immutato affetto e devozione, partecipa alle Sue gioie e più al Suo dolore, Le giunga un saluto augurale.

I fedeli, specialiente i più giovani, come Le diranno le numero- se anonime firme apposte sd'edera simbolica, oggi hanno celebrato nell'intimità la cara ricordanza.

Le sia di conforto, nel brumoso esiglio, di sapere che molti e molti cuori ardono ancora di fede e di amore.

Da un amico ho saputo delle Sue non buone condizioni di salu- te. Spero fortemente che ormai siasi completamente ristabilito.

Ho letto Italy. Dalla scarna obiettività della narrazione balza for- midabilmente accusatrice la verità e l'appassionato amore per la li- bertà. Nessuno poteva e sa scrivere così.

Chi legge si sente cresimato in ciò che costituisce parte indelebi- le della propria persona.

(137) Forse si riferisce al desiderio di Sturzo di vedere, in fotografia, la modiii- ca deiia zona di Via Ripetta - dove era stata la sede del PPI - dopo le demolizioni e la conseguente sistemazione urbanistica di Piazza Augusto Imperatore volute da Mussolini.

(138) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 305 C. 50.

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Carteggio 107

Purtroppo però a chi avrebbe bisogno di essere confermato non giunge l'alimento!

Le scrissi in marzo; non ho avuto risposta. Ha ricevuto la lettera? Lavoro, e grazie a Dio, anche per la parte puramente personale,

benino. L'amico col quale sto ancora La ricorda e Le è devoto come prima. Anche i miei e tanti altri chiedono sempre notizie.

Mi voglia bene e coi più affettuosi saluti mi creda suo dev.mo

Mario

L'indirizzo è sempre lo stesso.

13 agosto 1927

Carissimo, Ebbi le tue ultime, del 15 apr. e del 21 giugno. Imagina il mio piace- re: in questo grigio inglese, sono pochi i conforti dell'amicizia; del resto il mio spirito e il mio cuore è in mezzo a voi, anche nella lon- tananza.

I1 mio lavoro continua assiduo. Sto scrivendo uno studio sul di- ritto di guerra. Ho pubblicato due saggi, sull'argomento in Inglese e in Tedesco 13'. Due piccoli saggi che preludiano un più largo stu- dio, al quale mi sono dedicato da un anno. Credo utile rivedere tut- to il pensiero degli scrittori nostri, e aggiornarlo con il modo di sen- tire moderno.

(139) È da ritenere che Sturzo si riferisca rispettivamente ai due scritti pubbli- cati nel novembre 1926 e nel giugno 1927, a cura di Alois Dempf, su Abendhnd, rivista che si pubblicava a Colonia. Erano, questi, la traduzione del già ricordato articolo pubblicato sul Bollettino Bibliografico e il secondo pubblicato poi sulla Rivi- sta di Autoformarione filosofica e letteraria (fondata e diretta da Mario Sturzo a Piaz- za Armerina) del settembre-dicembre 1927, siglato S.S. Lo studio pubblicato in in- glese, di cui parla Sturzo nella lettera a Scelba, apparve su The Hibbert ]ournal di Oxford nel luglio 1927, con il titolo: « n e modern coscience and the right of war». Successivamente lo stesso venne pubblicato tradotto in francese, il 25 maggio 1928 su Le Conispondant di Parigi.

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È un lavoro che mi stacca da una serie di problemi, che ho tan- to vissuto, e mi trasporta in un altro campo, che è stato ii campo dei miei studi e delle mie elucubrazioni.

Prega per me, e ricordami agli amici e ai tuoi parenti. Un cordiale abbraccio

Luigi

P.S. Ti prego di dare le acchiuse e di ricordarmi vivamente al tuo amico, che io stimo tanto.

Ferragosto 1927 (cartolina illustrata) 140

RicordandoLa con immutato affetto. Auguri

Mario

28 agosto 1927

Caro Mario, Ebbi la tua di auguri e l'altra da costà ricordandomi con affetto. Gra- zie. Conto assai suile vostre preghiere. Mandami di tanto in tanto qualche giornale che mi possa interessare. Salutami assai I'avv. Fil. e gli amici di là.

T1 mio nuovo libro è $a pubblicato ed ha avuto ottime accoghenze; e lavoro per un altro. E così di seguito fino che il Signore mi conser- va le forze.

(140) È in &chivi0 Sturzo, BP 305 C. 66.

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Carteggio 109

Pregate che io lo serva sempre in purità di cuore e con la fede nel premio: aff.mo

Luigi

22 dicembre 1927 141

Amatissimo Professore, La presente per augurarle «Buon Natale»'e «Buon Anno». L'augurio che parte come sempre dal più vivo del cuore, va anzitutto alla Sua salute, che, tra le cose preziose, è la più preziosa. Per coloro che cre- dono e sperano nella seconda rinascita, la Sua vita, cosl luminosa nella pienezza del sacrificio, rappresenta la fede e la fiducia vivente.

Ogniqualvolta a Lei ritorno col pensiero, mentre sento stringer- mi il cuore per l'amarezza dell'ingiustizia, sento d'altra parte che tanto sacrificio non può andare perduto; e in questo trovo nuovo motivo a sperare.

Intanto si gode nel sapere che il suo nome cresce ogni giorno nell'estimazione generale. I1 suo concittadino sig. Bourne qui di pas- saggio, ha parlato di Lei in termini entusiastici; e colui che l'ha in- terrogato, nell'esprimere il suo compiacimento, ha dichiarato che ne avrebbe riferito anche al suo immediato superiore, a Desio.

Uno dei padri della rivista di Ripa nostra, dopo aver letto G...

du droit de guerre» ha espresso la sua ammirazione dicendo che è meritevole del premio Nobel per la pace.

I1 Papa domenica sera ha pronunciato agli universitari un note- vole discorso. Forse per la prima volta ha espresso il concetto che i cattolici hanno il dovere di occuparsi dell'azione politica, con pro-

(141) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 306 C. 113. Continuano, anche in questa lettera, espressioni che alludono a persone in modo non esplicito. Ad esem- pio, ricordava Scelba che il «sig. Bourne~ era, in realtà, il cardinal Bourne, e che «il diretto superiore» a cui alludeva era il Pontefice. Sono sempre presenti alcuni amici, ricordati solo con il nome di battesimo: Vincenzo Mangano, Annibale Gilar- doni (cfr. nota 216).

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gramma e pensiero autonomo. Ha fatto rilevare l'importanza dell'at- tività politica, intesa come mira al pubblico bene. La «carità politica* è il più alto dovere per i cattolici, al di sopra non vi è che la religio- ne. Ha ricordato poscia le gloriose battaglie del vecchio Centro Cat- tolico, elogiando i campioni della lotta contro l'oppressione dell'asso- lutismo, e i memorandi discorsi dei quali sembravano fatti da vesco- vi. Ai giovani ha raccomandato di prepararsi con lo studio alle batta- glie politiche di un non lontano domani.

Tra i libri da studiare, il primo posto, dopo la «Summa contra gen- tes», deve spettare al Saggio di diritto naturale del P. Taparelli. Questo libro, facendo proprio il giudizio di uno scrittore cattolico, ha detto, è il solo che possa stare accanto alla Summa di S. Tommaso. Ha lamen- tato che in Italia è quasi sconosciuto, mentre così non è d'estero.

Vincenzo e Annibale ebbero, a suo tempo, i biglietti per loro. Il primo dopò una lunga convalescenza è tornato qui e sta bene. Ha avuto credo una piccola occupazione ad personam dal suo concittadi- no, in grado di farlo; e avrà più che il tabacco per l'eterna pipa.

Gli amici la ricordano sempre col più vivo affetto e lo sento dal- la frequenza e premura con cui chiedono notizie. Anche i miei non mancano in ogni lettera di mandare i saluti come se Ella fosse presente.

Con tutto il cuore mi creda, suo aff.mo

Mario

Paris, 8 agosto 1928

Carissimo, Quanto tempo è che non ti scrivo? E non so il perché: ebbi la tua lettera di Natale poi l'altra per la morte della mia buona sorella; poi saluti e auguri. Sempre ho pensato a risponderti, e poi ho rimandato.

Ma ho pensato a te spesso, ho pregato e prego per te; e con te unisco i tuoi, e tanti amici costà e in Sicilia; e certe volte sento in- sieme la nostalgia della lunga assenza.

Come sta Vincenzo? e Filippo? E tu sempre in mezzo a codici? Spero che avrai tempo a studiare anche un po' sociologia, economia

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Carteggio 11 1

ecc. È un conforto lo studio, e non va mai perduto. Arriva il mo- mento quando se ne comprende l'utilità.

Hai visto la lettera del Papa sulla Cina? Mi interessa molto, e se puoi mandarmi i giornali che la portano per esteso, e poi la com- mentano e difendono te ne sarei grato.

Tante cose affettuose a te, ai tuoi, agli amici tuo

Luigi

Natale 1928 142

Amatissimo Professore, La presente, in primo luogo, per porgerle gli auguri miei e della mia famiglia. Auguri che partono fervidissimi dal più vivo del cuore, che custodisce, ingrandito, l'antico affetto. Oggi, come ieri, nella buona e più neli'avversa fortuna, la stessa devozione. Le sia di conforto, sia pur lieve, nel suo lontano esiglio, il sapere che in tempi così abietti, vi sono ancora e numerose, anime che soffrono per Lei e con Lei; e per Lei e con Lei pregano e sperano. Anime che, purtroppo, deb- bono trovare conferma nell'incancellabile devozione pel Capo lonta- no, nel tragico attuarsi di profetiche visioni. E anche altri oggi ricor- da nuovamente il Capo. Uomini che non compresero o non vollero seguire la via da Lui tracciata. Nella non contabilizzata solitudine, meditando sulle loro tarde ma giuste e inevitabili sfortune, saranno costretti a ricordare.

Qui la marcia continua. Le ultime posizioni, senza rispetto degli interessi colpiti di tanta

povera gente, vengono, deliberatamente, buttate a terra. A nulla son valsi gli alti interventi! In compenso però al calendario festivo è sta- to aggiunto il 19 marzo! Pace pei morti e delizia pei vivi! Intanto la Civiltà C. si balocca in disquisizioni - di una logica astratta inap- puntabile - sull'opportunismo politico. Nel quale si sostiene: che i

(142) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 307 C. 11. C'è un appunto di Sturzo.

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cattolici devono ubbidire alle leggi per ragioni etiche; che l'ubbidienza alle leggi non significa adesione a un determinato regime politico e ri- nuncia a preferenze personali; ma - e qui sta il bello - n d a deve farsi per modificare il regime! Sempre geniali nel saper conciliare. Speriamo che con simili argomenti si risolva anche la questione che sta loro tanto più a cuore. Anche in altre direzioni la marcia continua. L'ex solone siculo Santi Romano al Consiglio di Stato; il segretario di Federzoni, Gasperini, alla Corte dei Conti; Federzoni designato Presidente del Se- nato per la prossima legislat. Badoglio spedito in Colonia. 34 nuovi se- natori della categoria funzionari, qualche centinaio di politici a marzo. Tra questi vi saranno compresi Bonorni, Fera, Orlando e un nostro ami- co. Orlando L43, il cui corso d'insegnamento, del resto innocuo, è stato sospeso pel noto art. 3, ha rifiutato; e il nostro amico sembra ne seguirà l'esempio. Ci sono però forti pressioni dall'alto, la cui nomina degli ex ancien régime, è voluta, per far recedere i riluttanti.

I1 Croce ha pubblicato di recente un volumetto - Aspetti morali della vita politica - Parlando della lotta tra Stato e Chiesa nella storia, trova modo, beato lui! di prendersela coi preti politicanti! Neppure una catastrofe ha la forza di spezzare certi pregiudizi. Glielo mando, insie- me con un San Benedetto di Salpatorelli. Da un amico ho potuto vede- re una Sua fotografia recente. Stia riguardato. La salute è il primo be- ne, per ora. Che il riposo forzato abbia a giovarle almeno in questo. Lo faccia anche per noi. Le bacio affettuosamente la mano. Suo Dev.mo

Mario

26 agosto 1932

Amatissimo Professore, la venuta costà di un amico e parente mi dà la gioia di poterle scri-

(143) Vittorio Emanuele Orlando, per non sottostare ai giuramento di fedeltà al regime fascista imposto dai d.1. del 28 agosto 1931 («Disposizioni sull'istruzione superiore») chiese il collocamento a riposo e lasciò l'insegnamento universitario.

(144) La lettera è in Archivio Sturzo, BP 313 C. 35.

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Carteggio 113

vere la presente. Gioia vivissima perché ho l'illusione di parlarle quasi di persona. Sono tanti anni che ciò non awiene; ma l'affetto, la de- vozione, la fedeltà sono rimasti costanti, anzi più profondi e più for- ti. E come non potrebbe essere cosi, se Ella quotidianamente è pre- sente, con l'immagine, la sola, ch'io tenga esposta nella mia casa, di persona cara; nelle conversazioni con gli amici, e nel contrasto della vita di oggi con quella vissuta e sognata!

La speranza di rivederla in mezzo a noi è però alimenta dalla cer- tezza che la giustizia non può a lungo rimanere oscurata. Purtroppo, nulla ci è dato di poter fare per affrettare il suo ritorno: non potendoci asso- ciare ai tentativi dei vari Tommasi 14' ... inedia tranne che per la gioia procurataci dalla fiera e nobilissima risposta. Ma quel che possiamo, man- tenere, almeno in noi, ancora la face dell'idea, alimentandola con tutto l'ardore dell'anima, sicuri che questo Le sarà di qualche consolazione nella lontananza, lo facciamo. Le poche notizie o qualche scritto che di Lei possiamo avere si divulgano rapidamente fra gli amici; e per quanto si desideri di più, ci accontentiamo di saperla in buona salute. Che il Signore gliela conservi sempre, e Le dia lunghissimi anni; e che possa presto riprendere la sua attività di bene. È questo il voto che io formu- lo, e con me tutti coloro che conobbero la Sua fatica.

Io lavoro discretamente; collaboro sempre con Filippo, ma ho an- che molto lavoro personale. Sono tre anni circa che ho messo su fa- miglia. Ho sposato una marchigiana - cho ho avuto occasione di pre- sentare alla Sig.na Nelina - figliola di un ex colonnello, nostro ami- co, negli ultimi anni di vita. Abbiamo avuto una bambina, Maria Luisa: il secondo nome è stato imposto in omaggio al Maestro. Abitiamo in Via Mercede n. 9, nello stabile dove era il giornale. I miei La ri- cordano sempre caramente e La salutano tanto. Le rinnovo, amatissi-

(145) Tommaso Nediani, scrittore, amico di Sturzo di antica data, cercò nel 1932 di favorire il ritorno di Sturzo in Italia. Sarebbe bastato far conoscere a Mussolini questo desiderio da parte dell'illustre esule. Il quale scrisse al suo amico una lettera che fu tra i pochi scritti sturziani diffusi in Italia dall'esiiio, per iniziativa di alcuni amici, tra i quali Scelba, che ne favorirono la conoscenza. Le parole di Sturzo si incisero s d a coscienza dei popolari rimasti in Italia. Scriveva Sturzo il 19.3.1932: «Caro don Tommaso, ti ringrazio dell'affettuosa lettera e apprezzo la tua franchez- za, cosl spero tu apprezzerai la mia. Personalmente nulla desidero e n d a aspetto dagli uomini; se dovessi di nuovo sceglere, preferirei i'esiiio alla servitù. Per i miei ideali religiosi e politici, spero in Dio che il mio piccolo sacrificio possa giovare non a me solo, anche quando le mie ossa giaceranno in un cimitero di Londra. Per ades- so lavoro, e il lavoro è conforto e speranza.

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mo, i più fervidi auguri, l'abbraccio con tutto l'animo, e Le bacio la mano, suo aff .mo

Mario

22 dicembre 1938 '46

Carissimo Professore, da persona amica vengo richiesto di raccomandare alla Sua bontà il porgitore della presente Dott. Errico Gruen, il quale si reca costà, in cerca di una sistemazione.

Lasciata la Germania, qualche anno addietro, egli si era stabilito a Roma, ove aveva trovato, nel frattempo, la luce della vera fede.

Per disposizioni d'ordine legale, è costretto a emigrare di nuovo. È un bravo medico, un'anima buona: ha moglie e figli. Se Lei, caro Professore, può fare qualche cosa per lui, il Signore

gliene renderà merito. Intanto, sono felice che mi si offra il mezzo di far le pervenire

i sentimenti della mia profonda devozione e del più vivo affetto, in- sieme agli auguri più fervidi pel Santo Natale e pel nuovo anno.

Anche a nome di tutti i miei, Le invio i più cari e cordiali salu- ti. Suo aff.mo

Mario

18 agosto 1944 14'

Carissimo Professore, la cortesia di persona amica che si reca a New York mi dà la gioia di poterle scrivere da Roma, alfine libera dalla tirannia fascista e na-

(146) La lettera è in Archivio Sturzo, E 90 C. 6 . (147) Fu dunque Scelba, a più di due mesi di distanza daiia liberazione di Ro-

ma, a rompere il silenzio epistolare con S t m . Il tono deiia lettera, infatti, è tale

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Carteggio 115

zista, e dirle la piena dei miei sentimenti di affetto e devozione, in- gigantiti dalla lunga assenza e lontananza, e soprattutto dall'immen- sità del suo sacrificio per dare a noi oggi il diritto di cittadinanza politica nell'Italia.

Quanti anni son passati e quante vicende! Chi l'avrebbe mai po- tuto irnaginare. Oggi un solo desiderio, un solo palpito è nel mio cuore: poterla abbracciare, averla qui in mezzo a noi, come allora, nei lon- tani anni del P.P.I.; affidare a lei le nostre pene, avere l'ausilio del suo consiglio e del suo giudizio infallibili.

Tornando troverà i nostri volti mutati - ché gli anni son passa- to pure per noi che qui rimanemmo - ed io non son più lo studente universitario che lei lasciò; ma il cuore arde ancora della fiamma che lei seppe accendere fin da giovinetto, nella battaglia elettorale del 1913 '48, il cui racconto favoloso, con le mie promesse a S. Luigi - era la sua festa - di offerte dei pochi soldini di cui disponevo: 10, 20, 30 cm. - mi pare di essere arrivato a 40 cm. - perché facesse aumentare dentro le urne le schede portanti il suo nome - costitui- sce la delizia della mia attenta bambina.

Troverà anche il paese mutato, in un campo di rovine, le quali sono tante; e tanta è la nostra indigenza, che c'è quasi da disperare della rinascita. Si manca di tutto: materie prime e macchinari, sementi e attrezzi, medicinali e vestiari.

La disoccupazione è spaventosa, sia operaia che impiegatizia; i salari sono di fame. Qualche es. le potrà dare la misura della situa- zione: salari medi: 75-100 lire al giorno.

Prezzi: un chilo di frutta L. 32, in base al calmiere; un uovo L. 34; un paio di scarpe per bambini L. 1.500 e non di tutta suola di cuoio. Dal febbraio scorso non si è avuto - mi riferisco a Roma - che la distribuzione di 100 grammi di pane; tutto il resto alla bor- sa nera, i cui prezzi hanno raggiunto questi massimi: olio L. 2.400 il fiasco; sale L. 300 il Kg.; pasta L. 150, farina L. 250 il Kg.; zuc-

da autorizzare a dire che fu questa la prima lettera tra i due nel 1944. È gih stata pubblicata in Luigi Sturzo, Scritti inediti, Roma, 1976, pagg. 299-306.

(148) Nel 1913 si svolsero l e elezioni politiche e vi fu il «patto Gentiloni*, al quale Sturzo era contrario. Ma Scelba si riferisce, evidentemente, alle elezioni am- ministrative del 1914, nelle quali Sturzo fu rieletto consiglrere comunale e poi Sin- daco di Caltagirone, e nelle quali il suo impegno fu particolarmente intenso, nell'o- biettivo di non permettere che le clientele elettorali alimentate dal patto Gentiloni inquinassero la vita amministrativa.

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chero L. 400. Scomparsi sono il gas e non c'è il carbone; alla borsa nera il carbone ha raggiunto L. 35-40 il Kg.

Pensi cosa occorre per preparare un piatto di minestra. A tanto ci hanno ridotti i fascisti e i tedeschi. Con gli alleati la situazione è modificata leggermente. Gli impiegati, in massima parte licenziati, i piccoli redditieri, i pensionati e i disoccupati sono affranti; e anche quelli che dispongono di un'occupazione sono stati costretti a vende- re anche le lenzuola. La proletarizzazione delle classi medie è già un fatto compiuto. In un collegio di suore proprio oggi, un amico mi di- ceva di aver trovato 25 sorelle che usavano il bastone, per denutrizione.

La vita politica si svolge in quest'atmosfera, e lei può immagina- re quanto essa pesi. I1 meno che i partiti possano fare è di andare d'accordo per cercare di risolvere insieme i gravi problemi che inte- ressano tutte le categorie di cittadini.

Per quanto riguarda il nostro partito, come lei già sa, abbiamo ripreso il lavoro sotto il nome di «democrazia cristiana» con proposi- to di riunire vecchi e giovani che non conobbero il P.P.I. o che ne conobbero la storia attraverso la polemica fascista.

Io non amo il nome, perché non avendo vissuto l'epoca leoniana non ne sento il fascino. Io sono rimasto e rimango popolare; e solo mi sono acquetato dopo aver letto che lei era stato lieto che fosse caduto il nome di P.P.I. 149; e dopo che con le ultime manifestazioni ufficiali si è stabilita nettamente l'equazione democrazia cristiana = par- tito popolare italiano, con la rivendicazione di tutto il patrimonio di gloria e di sacrifici fatta solennemente. I1 convegno di Napoli ha se- gnato la consacrazione ufficiale 150.

(149) Luigi Sturzo aveva scritto su un giornale americano, nel 25O della fonda- zione del PPI, il 18 gennaio 1944: «Mi sembra che il nome del Partito Popolare sia scomparso spontaneamente, e che il nome originale di «Democrazia Cristiana*, che era l'ideale dei nostri anni giovanili al tempo di Leone XIII, sia tornato in uso; Democrazia, cioè governo del popolo, escludendo il dominio di una classe o di un partito o di una cricca; Cristiana, perché afferma i valori morali e i principi cristiani sui quali si deve basare ogni sana politica nazionale ed internazionale». (cfr. Giusep- pe Spataro, I h o c r a t i c i cristiani dalla dittatura alla repubblica, Mondadori, Verona 1968, pag. 199). Le parole di Stuno, a favore del nome «Democrazia Cristiarw erano state conosciute in Italia tramite le trasmissioni radio clandestine di Fiore110 La Guardia.

(150) La Democrazia Cristiana aveva tenuto a Napoli, dal 28 al 30 luglio, un Congresso intenegionale, al quale avevano partecipato i rappresentanti delle regioni liberate. Come si è già ricordato neila premessa, in queli'occasione Scelba venne eletto, nel Consiglio nazionale del 31 luglio, vice segretario politico.

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La situazione del partito è notevolmente diversa di quella del 1919, dato l'enorme jatus dei 20 anni, in cui la politica è stata mo- nopolio di una fazione.

Intorno a noi c'è una grande attesa, direi c'è troppo attesa l''. Tutti i conservatori, gli uomini d'ordine e di legge, e molti ex

fascisti guardano a noi, come d'ancora di salvezza; specie di fronte al pericolo comunista. Ma il partito ha notevoli elementi di debolezza.

1) La mancanza di quadri. È un problema che investe tutti i par- titi; ma il nostro in modo particolare, perché il conformismo col regi- me degl'intellettuali cattolici è stato impressionante; e noi siamo più scrupolosi nell'ammettere elementi già compromessi col regime. Al Con- vegno di Napoli un oratore propose che non potesse essere eletto alla carica di consigliere nazionale del partito chi avesse preso la tessera. Contro la proposta fui costretto a sostenere la tesi di una maggiore larghezza, perché a conti in precedenza fatti con gli amici, non sa- rebbe stato possibile fare il consiglio nazionale! E lo stesso oratore, peraltro, impiegato presso il Vaticano durante il ventennio, era il meno indicato a fare del rigorismo. Tutto questo crea però del disa- gio ed elimina molti elementi tecnici.

2) La questione istituzionale. I1 partito è diviso tra monarchici e repubblicani; e tra coloro che vorrebbero che si prendesse subito posizione; e altri che pensano che la decisione va delibata ancora. Ri- tengo che in maggioranza il partito sia repubblicano, anche se più per disprezzo della monarchia che per amore della repubblica. In alto lo- co sono però monarchici "3; e benché non si faccia nessuna pressio- ne, pur tuttavia la conoscenza di tale pensiero influisce egualmente su molta gente.

La tesi del partito è che su una questione di tanta importanza non si possa decidere senza avere ascoltato il parere di tutti gli ami- ci, ivi compresi quelli deli'Italia ancora occupata; che la decisione, quale che essa sia - ma è sottinteso che sarà quella repubblicana - dovrà essere presa quando tale decisione apparirà alla maggioranza degli ade- renti come l'unica possibile, come una necessità. Influisce anche l'in- certezza degli alleati; perché le voci sono che l'Inghilterra caldeggi la Monarchia e l'America la Repubblica, benché senza calore. Gli ele-

(151) La «troppa» attesa cui Scelba si riferiva era quella che veniva, come si evince dal periodo seguente, d d e categorie enunciate.

(152) Si tratta di Igino Giordani. (153) Scelba intende qui, per «alto Ioco*, le gerarchie ecclesiastiche.

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menti più accesi accusano la direzione d'incertezza e considerano la mancanza di una presa di posizione come funesta al partito; e la stampa di sinistra, alimentata anche da qualche amico, tipo Ravaioli lS4, spe- cula sopra. L'Avanti! con Pietro Nenni e La Voce Repubblicana han- no messo in contrasto Sturzo contro De Gasperi. Le argomentazioni pro-monarchia, sostenute dai soliti prelati, sono più di carattere sen- timentale e astratto che non razionale; e quindi è difficile far capire ragioni. C'è naturalmente la solita preoccupazione circa la repubblica considerata come sinonimo di disordine, anarchia, irreligione, comu- nismo ecc. Manifestazioni anticlericali non se ne hanno, salvo qual- che timido accenno del partito d'azione (specie di radicalsocialismo italiano).

3) Altro argomento di controversia è l'atteggiamento di fronte all'offerta di collaborazione attiva (blocco dei partiti di massa) fatta dal partito comunista. Gli inviti sono formali e mirano a costituire un fronte unico dei socialcomunisti con i democristiani, con l'esclu- sione degli altri partiti che oggi collaborano al governo. Anche qui c'è chi vorrebbe senz'altro che si accettasse l'offerta e si passasse ad una immediata realizzazione; e chi teme il finimondo. I lati positivi sono evidenti: una stabilità governativa assicurata per lunghi anni e la possibilità di realizzare profonde riforme sociali e di struttura che altrimenti molto difficilmente potranno realizzarsi. I pericoli deriva- no tutti dal timore che si tratti di tattica; e per un partito che ha canonizzato Machiaveili la cosa non si presenta ipotetica. C'è da ag- giungere anche che la prassi, specie in provincia, non corrisponde al- le affermazioni di rispetto e di libertà fatte al centro. È calcolo o dipende dalla ineducazione delle masse, specie del nostro Mezzogior- no cui l'esperienza per ora si limita? Da qui perplessità e dubbi che determinano sbandamenti, timori, critiche.

I1 fatto che la D.C. abbia accettato di collaborare con i comuni- sti e che di fatto collaborano rappresenta un elemento positivo; né dalle autorità ecclesiastiche si sono avute manifestazioni, tipo inter- vento «Civiltà Cattolica» o «Osservatore Romano» o Pio XI allorché si trattò di una possibile collaborazione con i socialisti . Ciò rap-

(154) Domenico Ravaioli era stato popolare, ed aveva partecipato attivamente all'ultimo Congresso del partito nel 1925 a Roma. Nella Democrazia Cristiana si di- stingueva per le sue idee di sinistra e come sostenitore convinto della tesi repubbli- cana. Fu, più tardi, nel '51 vice segretario politico con Gonella Segretario.

(155) Scelba si riferisce, evidentemente, al 1922, quando Sturzo aveva cercato

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presenta un progresso notevolissimo; e se i comunisti avranno pazienza e daranno prove concrete di essere sul terreno della democrazia e so- prattutto se dimostreranno di considerare il metodo della libertà co- me patrimonio inviolabile, anche un'attiva collaborazione con loro non può escludersi a priori.

4) Infine altro grave argomento che oggi turba e agita il nostro movimento è il problema dell'unità sindacale.

Come lei forse già saprà, alla vigilia dell'occupazione di Roma, veniva firmato fra i rappresentanti delle correnti socialista, comuni- sta e popolare un accordo in virtù del quale essi si impegnavano di dar vita a un unico organismo confederale e a un'unica camera del lavoro per la trattazione e la tutela degli interessi delle classi lavora- trici. L'accordo era stato preceduto da lunghe conversazioni tra Buozzi, Roveda e Grandi, ma fu firmato quasi di sorpresa, lasciando a un esame successivo la decisione circa il riconoscimento giuridico degli organi sindacali, awersato dai socialcomunisti (che concepiscono il sin- dacato come rappresentanza di élite e strumento di lotta) e altri gravi problemi; unico lato positivo il rispetto della libertà religiosa e politi- ca dei soci; e l'apoliticità asserita sulla carta.

L'accordo è stato respinto dagli amici del Mezzogiorno, i quali avendo fatto la prova concreta dell'unità sindacale non ne vogliono sentir parlare 156; e il clero vede di mal'occhio che gli operai cattolici vadano a finire nelle camere di lavoro, che spesso hanno sede presso quelia del partito comunista! Grandi e Gronchi se ne sono fatti inve- ce paladini. Ho l'impressione che molto ci sia entrato l'avversione a

in vari modi, senza riuscirvi, un colloquio politico con i socialisti al fine di formare - -

con questi un governo di coalizione. (156) Progatonista principale della vicenda a cui Scelba si riferisce era stato Do-

menico Colasanto ii quale - già popolare e sindacalista neila CIL prima del fasci- smo - aveva trattato un accordo di unità sindacale con le correnti sindacali comu- nista e socialista nei primi mesi del '44. L'intesa era stata raggiunta, ma il patto, ratificato dalla Democrazia Cristiana, non lo fu, invece dal PCI e dal PSI. Constata- ta la irreaiizzabiiità dell'unità sindacale Colasanto il 19 marzo 1944 rifondò a Saler- no la Confederazione bianca dei lavoratori, divenendone Segret.ario Generale. Quando giunse da Roma la notizia del patto di unità sindacale siglato il 9 giugno 1944, Co- lasanto assunse una posizione di disapprovazione - AchiUe Grandi si recò apposita- mente a Napoli per convincere i sindacalisti meridionali - anche senza generare frat- ture, ma anzi partecipando al Comitato direttivo del Sindacato unitario. Altro espo- nente della corrente sindacale cristiana, a Napoli, era in quel momento Silvio Gava, il quale ha rilasciato di queli'esperienza una «testimonianza per la storia*, in audio e in video conservata nell'Archivio Storico della D.C.

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dover incominciare nuove lotte sul terreno sindacale; e la imprepara- zione a tali lotte dei nostri.

De Gasperi ha subito malamente l'accordo; ed io sono stato sem- pre fautore della libertà sindacale nell'unità professionale: che men- tre avrebbe lasciato a tutti di organizzare sindacati di colore, avreb- be nel contempo assicurato la rappresentanza unitaria della categoria attraverso il riconoscimento giuridico della professione.

Gli amici dell'Alta Italia sono tutti per l'unità sindacale; dico di quelli che si sono occupati di organizzazione professionale operaia, spe- cie ove i nostri erano in minoranza e molto hanno avuto a soffrire del loro stato di minorità. Non so come faranno a portare i contadini del Veneto nelle camere del lavoro. C'è da aspettarsi una scomunica dei vescovi. Anche qui influisce la prassi socialcomunista fatta di so- prusi e di sopraffazione. È sempre la ineducazione politica delie mas- se del mezzogiorno o un deliberato proposito?

Certo si è che i comunisti sono di un'attività sorprendente, bat- tendo largamente socialisti e noi; benché le adesioni non siano poi così numerose com'essi vorrebbero far credere e come la loro attività giustificherebbe. Dispongono di larghissimi mezzi, forniti involonta- riamente, in parte almeno, dagli alleati, per i partigiani. Non tutte le somme pare, destinate a questo scopo, raggiungono i partigiani e molti milioni restano al di qua della fronte. Noi come al solito siamo scarsamente dotati di mezzi e la fede non è cosi operante da far as- sumere rischi e sacrifici. Oggi tutti vogliono una maccha , e un ca- mion è troppo scomodo.

I motivi di debolezza, perché la mancata soluzione precisa e immediata degli accennati problemi, dà ai terzi e ai soci l'impres- sione di una mancanza d'indirizzo sui problemi fondamentali, sono aggravati dalla completa ignoranza della nostra dottrina e della sto- ria dei nostri movimenti e dai residuati del fascismo specie in cam- po giovanile.

Alia mancanza di dottrina cerchiamo di provvedere colla pubbli- cazione di opuscoli, ed abbiamo a questo fine ricostituita la S.E.L.I.

Sono in corso di stampa, come quaderni della D.C., il capitolo del volume «Politica e morale: La crisi della democrazia», che a me è parso capace di orientare sui problemi politici dello Stato, più di un serrato volume; e la Chiesa Cattolica e la Democrazia Cristiana

. da lei inviato a Mattarella. È in corso di stampa il volume di don Giulio De Rossi: «Il par-

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tito popolare dalle origini al Congresso di Napoli l''», perché esso il- lumina deiia esperienza precedente e su molti problemi che anche og- gi tornano di moda: aconfessionalità, nome, programma ecc. E poi è allo studio la pubblicazione integrale di tutte le sue opere. Abbia- mo fatto fare la traduzione di «Politica e morale» e del «Saggio di sociologia»; ma io non sono soddisfatto della traduzione, perché as- solutamente lontana dal suo stile. La prego perciò di volermi far te- nere con massima sollecitudine il testo italiano di tali opere e di quelle da lei pubblicate durante la guerra di cui abbiamo avuto occasionale notizia.

Credo che si avrà un grande successo editoriale; ma ad ogni mo- do i fondi per la pubblicazione di tutte le opere ci sono; se la man- canza di corrente elettrica che paralizza tutte le industrie di Roma ivi comprese quelle editoriali non avesse impedito lavori di mole, a quest'ora già sarebbero pronti i primi volumi. Ma a me pare che la cosa più beiia sia il volume Politica e morale, e vorrei pubblicarlo per primo.

Diamo poi la massima pubblicità a tutti gli scritti che ci perven- gono da lei sia sul giornale quotidiano «I1 Popolo» che, pubblicato su iniziativa mia e di Spataro in periodo clandestino, è uscito dopo il 5 giugno come organo ufficiale del partito l''. Attivo per fortuna, grazie al prezzo di una lira la copia e alla pubblicità abbondante.

(157) Già dal periodo dell'occupazione tedesca di Roma si era pensato ad una ristampa del volume di don Giulio De Rossi. Ma De Gasperi non era d'accordo e cosi rispondeva d a proposta di Spataro, il 15 febbraio 1944: «( ... ) ho riletto per 4 volte il vobme di De Rossi disperando di poterne cavare qualcosa di vivo e di utilizzabile. E veramente un centone giornalistico, senza lo sforzo di visioni sinteti- che d a luce della complessa realtà. Non sarebbe meglio stampare Jacini, sia pure dandogli più nerbo e intonazione di professione invece che di osservazione? Comun- que non voglio contraddirti nel tentativo di fare quello che si può subito. Non so se sarai d'accordo con le mie proposte di riduzione. Le ho segnate sul foglio (...)D (cfr. G. Fanello Marcucci, Alle origini delka Democrazia Cristiana, Morcelliana, Bre- scia 1982, pag. 253). La ristampa del libro di De Rossi costituì il primo volume del- la serie «idee e battaglie*, ed ebbe il titolo Cronache politiche dell'altro dopoguewa. Era edito d d a SELI, d a quale dunque i democratici cristiani avevano ridato vita, nel 1944, a Roma. La ristampa non fu integrale, ma con i tagli che vi aveva appor- tato De Gasperi nel mese di febbraio '44.

(158) Anche in questo caso De Gasperi non era d'accordo, in periodo dandesti- no, sulla pubblicazione de Il Popoh, e quando ebbe da Spataro le bozze del primo numero, e per l'iniziativa e per il suo contenuto ebbe parole molto dure con lo stes- so Spataro (cfr. Fanello Marcucci, Alle origini delka D.C., cit., pagg. 227-228).

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Le mando anzi con lo stesso amico il primo numero clandesti- no (sono miei i primi tre articoli delle prime tre pagine, il saluto ai democratici cristiani e altre coserelle) nonché copie del quotidiano.

A Roma si pubblica oltre l'«Osservatore Romano» altro giornale organo dell'Azione cattolica, «I1 Quotidiano» 16', diretto da Giorda- ni. Nell'intenzione dei promotori il giornale dovrebbe essere «al di sopra della mischia»; in realtà dovrebbe invigilare noi; ma per ora, grazie a Giordani, il giornale fa opera di fiancheggiamento per noi e dà massimo risalto anche alle sue manifestazioni di pensiero.

Nel Mezzogiorno stiamo male, perché abbiamo solo qualche set- timanale mentre i socialcomunisti hanno due giornali a Roma, uno a Napoli e uno in Sardegna. Avevamo chiesto d l ' ~z ione cattolica di pubblicare «Il Quotidiano» a Napoli, ma non ne hanno voluto sentire.

Al convegno di Napoli sono stato nominato vice-segretario del partito - segretario De Gasperi -; ma sia per la fiducia d i ~ l c i d e , sia per le sue occupazioni ministeriali, buona parte dell'organizzazione del partito grava su di me. Unica ragione della scelta: l'omaggio alla tra- dizione sturziana di cui io passo per il più sicuro interprete. C'è da rimanerne atterrito; e lei può immaginare con quale ansia io attenda il suo ritorno in patria, perché lei possa riprendere il posto di capo che mai ha dismesso. affermazione del nostro movimento io penso potrebbe favorire la risoluzione anche di molti problemi internazio- nali; ed è quindi nell'interesse del paese che lei ritorni presto in mez- zo a noi. A quando?

Mi auguro che la presente la trovi in buone condizioni e atten- do notizie al più presto. Mia moglie e la mia Maria Luisa le inviano l'espressione del loro più affettuoso omaggio. Con i migliori auguri per la sua salute e per un pronto ritorno le invio i più caldi e affet- tuosi saluti, col ricordo di tutti gli amici. Suo aff.mo e dev.mo

Mario

(159) Si tratta, precisamente di «I1 supremo dovere», in prima pagina, uRinno- vamento*, in seconda pagina e *Don Luigi Sturzo», in terza. Con le «altre cosarelle~ e la documentazione, Mario Scelba aveva scritto quasi tutto il primo numero de IL' Popolo uscito clandestinamente il 23 ottobre.

(160) Sulla ipotesi di un giornale cattolico edito a Roma, che fu poi «I1 Quoti- diano*, De Gasperi scrisse un lungo appunto, problematico, che inviò a Spataro (cfr. G. Fanello Marcucci, Alle oigini &ZZu D.C., cit. pagg. 216-218).

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81 st Streat, Brooklyn, 20 settembre 1944 16' 2274 Eight-first St, Brookiyn 14, N.Y.

Mio caro Mario, Seguo il tuo lavoro con interesse e affetto.

Ti scrivo per un affare che, spero, interesserà voi tutti. Ho pubblicato qui, in italiano, un libro su l'Italia e I'Ordine ln-

ternazionale '62. HO fatto le pratiche per avere il consenso dalle auto- rità americanle per poterlo esportare in Italia. L'editore è Giulio Ei- naudi di Torino. Egli è stato in Svizzera, ora non si sa dove sia. Per- ciò ignoro se egli abbia a Roma rappresentanti della Casa.

Ho deciso, di accordo con il prof. Mario Einaudi, fratello di Giu- lio, di spedire quel numero di copie per le quali avrò il permesso, al tuo indirizzo presso la Direzione del Partito DC.

(161) Della lettera, presente nel fondo Scelba, esiste un appunto autografo an- che nell'Archivio Sturzo. secondo l'abitudine che egli aveva di annotare, a volte in una vera e propria «brutta copia» le lettere che inviava. (F. 134 a C. 17).

1162) L'Italia e I'ordine internazionale uscì. stamDato a New York, nella «Biblio- teca di cktura storica*. L'autore lo dedicava «Agli 'mici di tutta ~ t a l L , di ogni pae- se, appassionati delle benezze della nostra terra, della sua storia, religione, cultiiia, arte; ma più ancora dell'anima del popolo laborioso, intelligente, gentile, sincero de- dico queste pagine riconoscente. Anche nei lunghi giorni oscuri della tirannia e della tragedia mai dubitarono dell'Italia, amarono e sperarono come noi». L'Editore, dal suo canto, scriveva una «Awertenza»: «Con questo saggio storico-politico sull'Italia di domani, Luigi Sturzo si ripresenta al pubblico italiano dopo venti anni di un esi- lio incominciato nell'autunno del 1924. Momento, quello, della crisi suprema dello stato italiano e dell'inizio della dittatuta totalitaria. (...) Per tutti coloro i quali par- teciperanno nel prossimo awenire d a formulazione dei nuovi istituti del paese, le conclusioni di Luigi Sturzo dovranno costituire elemento essenziale di giudizio. Queste pagine, incominciate a scrivere nei mesi che precedettero il 25 luglio 1943, e pubbli- cate due mesi or sono in una prima edizione inglese dd'editore Mac Donald, sono state completate in questa estate del 1944 che vede la rapida liberazione della no- stra patria. Con questo volume, pubblicato inizialmente negli Stati Uniti, l'editore r i~rende l'attività della sua casa editrice. dovuta interrom~ere nel settembre 1943 in seguito all'occupazione di Torino da parte del nemico*. Con la pubblicazione del volume gli italiani, ed anche la maggior parte dei popolari, solo allora appresero nei dettagli la vasta attività di scrittore svolta da Sturzo d'estero, con pubblicazioni, di monografie ed articoli, in diverse lingue. Nella seconda pagina del libro, infatti, erano elencate le «Opere deil'Autoren: Organizzazione di clacse e unioni professionali,

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Intanto ti prego: 1) di cercare se la Casa Giulio Einaudi di Torino ha in Roma

uno o più corrispondenti e se ancora sono in piedi; 2) nel caso negativo o dubbio, vedere quale Casa possa assumer-

si l'incarico della vendita in tutta Italia, che sia bene attrezzata e di sicura onestà; ,

3) fissare con essa il prezzo del libro in rapporto al mercato li- brario attuale in Italia (qui il libro è in vendita a 2 dollari), e anche alla possibilità di una larga e rapida diffusione. Tieni conto che il li- bro è stato pubblicato a Londra (in inglese) nel maggio scorso; che la revisione fatta per l'edizione italiana arriva al luglio. Se il libro andrà, se ne farà una seconda edizione aggiornata.

Ti prego di darmi subito notizia deil'arrivo di questa lettera con il consenso ad indirizzarti lo stock dei libri. Non ricevo vostre noti- zie fin dai primi di luglio 16'. (L'ultima lettera che ho è datata 1'11 di luglio ed è di Rodinò).

Sto benino. Seguo con ansia gli avvenimenti. Spero sempre be- ne. Con il più vivo affetto tuo

Luigi Sturzo

Roma, Cultura Sociale, 1901; Sintesi sociali, Roma, Cultura Sociale, 1906; Dall'idea al fatto, Roma, Ferrari 1919; R$orma statale ed indirizzi politici, Firenze, Valiecchi, 1923; Popolatisrno e fascismo, Torino, Gobetti 1924; La libertà in Italia, Torino, Go- betti 1925; Pensiero antgascicta, Torino, Gobetti 1925; Italy and fascisrn, New York, Harcourt Brace 1927; The international cornrnunity and the right of war, New York, Smith 1930; 11 Ciclo della creazione, Parigi, Bloud et Gay, 1932; Essai & sociologie, Parigi,.Bloud et Gay, 1935; Politcs and rnorali4, Londra, Burns, Oates and Washbour- ne, 1938; Church and State, New York, Long-mans, Green & Co., 1939; Les guewes rnodernes et la penseé catholique, Montreal, L'Arbre, 1942; The tme li,e - Socioiqy of the Supematural, Washington, D.C. the Catholic University o£ America Press, 1943; Italy and the new world Order, Londra, Mac Donald & Co. 1944. Molte di queste opere erano state riedite in francese, inglese, tedesco, spagnolo.

(163) Sturm non aveva ricevuto la lunga lettera di Scelba del 18 agosto, come viene confermato nella successiva lettera del 16 novembre, in cui Stuno scrive: «Ebbi la tua del 18 agosto (con molto ritardo)». Tutto il carteggio di quegli anni, dal '44 al '46, risente di un intrecciarsi di lettere che, pur in successione aonologica, non hanno tuttavia una conseguenzialità logica perché spesso più lettere si sovrapponeva- no, dail'una o dd'altra parte, senza aver ancora ricevuto risposta.

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14 ottobre 1944

Mio caro Mario, Fo seguito alla mia lettera del 20 settembre scorso, circa il mio libro Italia e l'Ordine Internazionale. La settimana scorsa sono state conse- gnate (attraverso I'Office of War Information di New York) quattro mila copia del libro, per conto del dr. Mario Einaudi (Kipp Road, Chappaqua, New York) e indirizzate a te presso piazza del Gesù n. 46.

Oltre-quanto ti scrissi, ti prego di curare che le somme nette, che saranno ricavate dalla vendita del libro, siano depositate al nome del dr. Mario Einaudi nella sede di Roma della Banca Commerciale, a tutela degl'interessi comuni miei e suoi. Ogni due mesi, farai man- dare il conto ad Einaudi (dandomene notizia).

Tu mi scriverai cosa occorre fare per regolarizzare i nostri rap- porti, dato che tu agirai come procuratore mio e di Mario Einaudi.

Sono in trattative con Einaudi per la pubblicazione di altri miei lavori, editi ed inediti. Dato l'enorme costo della produzione libraria in America, egli preferisce far stampare tutto in Italia. La difficoltà sa- rà trovare buona carta. Ricevetti copia della ristampa a Napoli del mio opuscolo sulla Libertà in Italia (che Scarfoglio ingiustamente criticò come partigiano): la carta vi è molto scadente. Te ne scriverò altra volta.

Seguo il vostro lavoro con affetto fraterno: - un fratello trop- po anziano! Non mi muovo per ora dali'America in attesa dell'arrivo dell'ambasciatore e degli esperti, e per il lavoro che ho in corso. Do- po vorrei andare a Londra, dove avrei molti impegni. I1 mio dottore, (che mi assiste da 19 anni e che mi accompagnò da Londra a New York nel 1940) teme che lo sforzo del viaggio e le emozioni dell'arri- vo e il lavoro (che non potrei evitare) sarebbero troppo per le mie

(164) Esiste un appunto di questa lettera neii'Archivio Sturzo, pubblicato in Sturzo, Scritti inediti op. cit., vol. 3O pag. 324.

(165) La libertà in Italia era stato pubblicato a Napoli già dal settembre 1943, come n. 1 dei «Ouaderni di Attualità» da «Morano editore». Ma evidentemente a - Sturzo giunse solo dopo un anno. L'editore precisava in copertina: «traduzione ita- liana dall'inglese»; e, sempre in copertina, poneva quattro asterischi: «La profetica condanna del fascismo e dei suoi sviluppi internazionali»; «Critica d'opinione pub- blica straniera che esaltava il triste fenomeno italiano»; «Sia difesa la libertà contro ogni e qualsiasi violazione deiia personalità umanm; «Si deve temere il Comunismo?»

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condizioni di salute. Ciò non ostante, un giorno o l'altro mi decide- rò, quando la mia presenza qui o a Londra sarà divenuta superflua.

Prega per me. Auguri a tutti. Un abbraccio di cuore. Credimi aff.mo

Luigi Sturzo

11 novembre 1944

Mio caro Mario, ti ho spedito oggi un piccolo pacco (del peso consentito) che contie- ne alcuni oggetti di vestiario che vorrei fare arrivare a mia sorella Nelina. Poiché i pacchi possono mandarsi solo a Roma, Napoli, Pa- lermo (oltre il Vaticano) cosi ho pensato spedirlo a te, pregandoti di farglielo arrivare, se e quando potrai. Nel caso che non si può, lo ri- tieni per te. Ti prego inoltre di scrivermi quel che desideri per la tua famiglia e in una prossima spedizione invierò a te un pacco. Non posso farlo oggi stesso (come vorrei) perché non si può mandare più di un pacco al mese alla stessa persona.

Ebbi la tua del 18 agosto (con molto ritardo): avrei voluto ri- spondere subito, ma il lavoro è stato ed è ancora così pressante da non aver tempo. Ho visto due volte (lunedì e martedì) il Comm. Mat- tioli e S.E. Quintieri. Sono assai lieto della loro venuta e spero che la loro missione sarà fruttuosa.

Passo a quel che mi interessa sia tenuto presente da te e da De Gasperi: il mio vuole essere un contributo personale a chiarire una difficile situazione. Voi ne terrete il conto che crederete meglio per la causa italiana. Si tratta della questione monarchica e sue impli- cazioni 16'.

(166) La data sulla lettera conservata nel «Fondo Scelba» è scritta a mano, in altra calligrafia, a matita. Sulla minuta deila lettera conservata nell'tlrchivio Sturzo è scritto: 11 Nov. 1944. Tale minuta, più concisa, soprattutto nel finale è pubblica- . ta in Sturzo, Scritti inediti, vol. jO, cit. pagg. 324-327. Queila che qui si pubblica è la lettera conservata nel Fondo Scelba.

(167) Sulla questione istituzionale la Democrazia Cristiana aveva preso posizio- ne in seno al CLN, per voce di De Gasperi, e nella stampa clandestina, f i i dal pe-

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Carteggio 127

Fin da quando lessi che il Partito della D.C. aveva avanzato I'i- dea di un referendum o di un plebiscito su tale istituto (da conserva- re o no) ebbi l'impressione di un passo pericoloso. Dopo che il Consi- glio dei Ministri rigettò tale proposta, lessi l'articolo di G. Gonel- la 168 che la rimetteva in piedi. Venne poi l'intervista del Luogote- nente a Matthews e capii che il passo avrebbe destata un'immediata reazione. Ed ecco, infine, la notizia della decisione del Consiglio dei Ministri che riconferma la procedura già stabilita.

Prima che la D.C. riprenda la questione, prego di considerare, anzitutto, che un simile referendum (o plebiscito sulla Monarchia) da- rebbe luogo ad una propaganda a favore di tale istituto fatta da ve- scovi e da preti (anche dal pulpito e forse dal confessionale, special- mente alle donne) che sarebbe gravida di conseguenze. L'anticlerica- lismo, non solo degli azionisti, ma anche dei socialisti e comunisti (che esiste nel loro cuore) avrebbe un'occasione propizia per sfogarsi con- tro la Chiesa. Dippiù: le masse operaie cattoliche più attive e impor- tanti (che oggi sono unite insieme alle socialiste e comuniste nella Conf.ne e nei Sindacati) proverebbero un risentimento notevole ver-

riodo dell'occupazione tedesca. Il Popolo del 23 gennaio 1944 (Anno I1 - n. I) aveva pubblicato «L'Ordine del giorno del Comitato Centrale»: «La Commissione Centrale della Democrazia Cristiana riunitasi a Roma il 16 dicembre 1943, per esaminare l'at- tuale situazione politica, dichiara che il doveroso rispetto d a volontà popolare esige che la decisione sui vroblemi istituzionali sia deferita d a consultazione di tutto il popolo dopo la liberazione del paese; principio sui quale si sono concordemente im- pegnati tutti i partiti aderenti al CLN; e pur riconoscendo le ragioni che hanno ispi- rato le richieste di abdicazione dell'attuale Sovrano quale corresponsabile della poli- tica del regime fascista, riafferma che l'esigenza essenziale deii'ora è quella di rende- re possibile nella solidarietà e nella concordia dei partiti la formazione di un gover- no straordinario, come è stato richiesto dal Comitato di Liberazione, al fine di po- tenziarne ogni energia per la guerra nazionale, di avviare l'opera di ricostruzione del paese e preparare le necessarie riforme istituzionali ed i nuovi ordinamenti economico- sociali». Sulla posizione dei democratici cristiani a proposito della questione istitu- zionle è utile leggere la testimonianza di Giuseppe Spataro in I democratici cristiani dalla dittatura alla repubblica, cit. pag. 235 e segg.

(168) Guido Gonella, direttore de Il Popolo, per questioni di età, non era cono- sciuto personalmente da Sturzo. Aveva scritto su Il Popolo del lo luglio '44 un edi- toriale dal titolo «Il primo problema del nuovo ordine costituzionale», rispondendo esplicitamente agli editoriali pubblicati sull'argomento da Italia libera e d d a Rico- stnrzione. Gonella affermava tra l'altro che i dc avevano cercato «di dimostrare co- me la soluzione più atta a garantire il rispetto della volontà popolare sia quella che concilia referendum e costituente». Aggiungeva che il presupposto era «che il referen- dum sia indetto e garantito da un Governo democratico vero e legittimo rappresen- tante delle principali correnti politiche».

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so il clero locale e verso quei capi d.c. che sono in favore della Mo- narchia. In sostanza essa vi sfuggirebbe di mano in questa prima e così poi in altre occasioni. I1 partito ne uscirebbe, più che scisso, in- debolito moralmente e politicamente.

Se l'esito del plebiscito sarà per la monarchia si avrà una lotta sociale più decisa da parte degli sconfitti; se sarà per la repubblica, la Chiesa ne 'uscirà compromessa. Quale adunque lo scopo del plebi- scito (o referendum)? Quello puramente teorico di un mezzo più le- gittimo per conoscere la volontà popolare? A me non sembra che sia veramente tale. È da considerare in primo luogo, che nella ipotesi di un'elezione per i rappresentanti d'Assemblea costituente (senza re- ferendum né precedente né concornitante) il problema istituzionale sarà posto lo stesso nel dibattito elettorale, ma senza una decisione impe- gnativa; gli elettori daranno così la linea di un orientamento senza mandato imperativo. (La propaganda del clero potrà essere o evitata o attenuata, trattandosi di scelta di rappresentanti). E d'altra parte l'elettorato maschile, che da 20 anni non esercita il mandato libera- mente, e l'elettorato femminile che per la prima volta andrebbe alle urne (mentre non sarebbe maturo a decidere in materia istituzionale per propria scelta) sarebbe ben a posto a nominare questa o quella persona che desti la loro fiducia e rappresenti i loro sentimenti e ideali in forma imprecisa e complessiva.

Con questo metodo si avranno due dibattiti pubblici sulla mo- narchia: uno elettorale (non conclusivo) e l'altro parlamentare (e re- sponsabile), a parte il dibattito illuminativo della stampa.

C'è chi pensa che la decisione (su Monarchia o Repubblica) del- l'Assemblea costituente dovrà portare la ratifica dell'elettorato. Be- ne: quale ne sarà l'effetto in caso di dissenso? Che l'affare ritorni d a Costituente per decidere in seconda istanza? o che si avranno nuo- ve elezioni per una za Costituente? Io temo che l'effetto sarebbe quello di provocare rivolte di piazza.

Meglio sarebbe fissare nella procedura delle deliberazioni della Costituente (procedure da approvarsi dalla stessa Assemblea) che per questo - o altri aspetti simili, occorra una maggioranza assoluta di tre quinti o di due terzi; e nel caso che tale numero non sarà rag- giunto fissare la seconda discussione a tre mesi di distanza con la fi- nale decisione da prendersi alla sola maggioranza di metà più uno.

I1 problema che dovrebbe essere posto chiaramente (e non mi risulta che lo sia stato) è quello del sistema elettorale. Io sono per

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la proporzionale mi sembra il migliore sistema quello irlandese che combina insieme la proporzionalità con la scelta diretta della perso- na. Se lo trovo, ti manderò un mio breve articolo su questo tema.

Tornando d'affare della Monarchia, a me non sembra che deb- ba ritenersi di principale importanza, come fanno i monarchici di qua e i repubblicani di là. Io sono per la repubblica, ma dò principale valore al tipo di democrazia che verrà stabilito. Aggiungo che per un'I- talia che non avrà più eserciti, flotte e imperi, conservare il lusso di un monarca e di una Corte (con l'aristocrazia fallimentare e i genera- li di decorazione) sarebbe troppo melodrammatico; e anche malinco- nico, dato che nessuno penserà più a riuincite e a guerre future per le quali l'Italia possa rivendicare le colonie africane (se ci saranno tolte). Non è poi un gran male che il paese abbia la possibilità di cambiare presidente ogni cinque o sette anni col metodo elettorale americano o con quello di secondo grado alla francese.

E fo punto: tanto mi dispiace che la D.C. si vada impegolando in questo affare di dubbio valore. Se qualcuno crede che la Monarchia evi- terà il comunismo si disilluda: la Monarchia ci procurerà I'anticlericali- smo ma non ci eviterà nulla. I1 comunismo sarà evitato per altre vie, se un vero pericolo comunista esiste per l'Italia e per l'Europa.

Voletemi bene e non prendete a male il mio franco atteggiamen- to. Ho già scritto abbastanza su questo tema e non trovo ragione di ritornarci, tanto più che io non desidero (come scrissi a De Gasperi) di essere riguardato come suo antagonista. Io comprendo bene le ra- gioni della sua tattica e intuisco le sue simpatie. Ma ho paura che v'ingaggiate troppo sulla questione del plebiscito o referendum, circa la Monarchia o la Repubblica.

Ti scrissi che ero in trattative con Einaudi per la pubblicazione dei miei libri in italiano. Parte dei manoscritti sono a Londra (e non

(169) In coerenza con le posizioni dei democratici cristiani, che fin dal «Pro- gramma di Torino» del 1899 avevano proclamato «Noi vogliamo la rappresentanza proporzionale dei partiti», Sturzo aveva sempre sostenuto la validità di tale istituto. E quella per la proporzionaie era stata Ia prima battaglia politica spesa dai popolari, in Parlamento e nel Paese. Tutta la vicenda, condotta da Sturzo in prima persona sia strategicamente che tatticamente, è narrata nei particolari da Giulio De Rossi, in Ilprimo anno di vita del partito popolare, Roma 1920, pag. 212 e segg. Ma proprio da quelle pagine si apprende che i popolari, e perciò Sturzo per primo, erano contra- ri ai «voti preferenziali». In concorrenza con tale posizione, Sturzo indicava aii'at- tenzione dei democratici cristiani, nel 1944, un sistema «che combina insieme la pro- porzionalità con la scelta della persona».

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so dove - in casse di ferro) altri non sono stati aggiornati ''O. Qui ho: Le leggi interiori della Società (nuova sociologia) e la Vera Vita (sociologia del soprannaturale) Saggi politici e Saggi filosofici (incom- pleti). Ti farò sapere la mia decisione dopo avere avuta la risposta di Einaudi (non prima certo, anche per ragioni di correttezza). Ho saputo che Einaudi ha dei rappresentanti a Roma - o una casa suc- cursale - non so bene. T'informerai. Intanto spero che le 4000 co- pie del mio libro L'Italia e l'Ordine Int.le siano arrivate al tuo indiriz- zo presso la Direzione del partito (Piazza del Gesù 46).

Salutami tutti gli amici nominatim, penso a voi, prego per voi che siete nel duro travaglio di rifare l'Italia. Io aspetto qui Sforza: quando verrà? ti prego (se è ancora costà) di telefonargli e dirgli quanto mi è grato rivederlo presto.

Auguri per la tua famiglia. Credimi tuo aff.mo

Luigi Sturzo

Di' a De Gasperi che aspetto da lui notizie di quel che ha fatto con lui Padre Boland.

11 novembre 1944 "l

Carissimo Professore, a mezzo di Antolini e di Marchisio e prima ancora a mezzo di altra persona le ho mandato ritagli di giornali e riassunti di stampa ed al- tre documentazioni per metterlo al corrente della situazione in Italia. Alcide è talmente preso che non trova il tempo di scrivere. Ora ab-

(170) I manoscritti di Sturzo, da lui affidati ad un Istituto religioso di Londra, furono poi portati da miss Barclay in Svizzera, dove furono nel '47 prelevati da Al- fonso Spataro, figlio di Giuseppe, e portati a Roma. Neii'agenda di Sturzo del '47, infatti, ai 28 marzo, si legge: «A Spataro di ritorno da Chiasso Locarno con le due casse di ma. scr.» Conferma dell'affidamento a miss Barclay è neiia lettera di Sturzo del 26.7.'45. (in Archivio Sturzo, sc. 28).

(171) La lettera è già pubblicata in Stuno, Scritti inediti vol. 3O, pag. 327 e segg. Sulla lettera c'è un'annotazione di Sturzo.

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biamo convenuto che prowedo io settimanalmente a tenerla al cor- rente, a mezzo di normale corriere.

Abbiamo ricevuto 1.500 dollari, di cui come da suo desiderio 500 sono stati destinati alla S.E.L.I. e saranno in massima parte usati per un concorso premio intestato al suo nome per il migliore libro sulla Democrazia Cristiana. Di altri fondi di cui lei accenna nelle sue ulti- me nulla ancora avuto.

Per quanto riguarda la vendita del volume, mi sono messo d'ac- cordo col rappresentante in Roma della casa Einaudi per la diffusio- ne. Circa il prezzo siamo tra le L. 150 e L. 180. I volumi verranno dati in deposito alle librerie che ne risponderanno verso di me e del rappresentante di Einaudi.

Sul prezzo di copertina verrà fatto il normale sconto di coperti- na a favore delle librerie. In quanto al ricavato della vendita esso sa- rà ripartito secondo le istruzioni che mi invierà lei e secondo gli ac- cordi da lei stipulati con Einaudi.

Io da tempo le ho chiesto l'originale italiano delle opere da lei pub- blicate d'estero, specie di «Politica [e] morale» e del «Saggio di sociolo- gia» che desidererei far pubblicare subito. Soprattutto «Politica e mora- le» che a me pare la cosa più bella. Come le ho già scritto ho fatto già pubblicare il capitolo «La crisi della Democrazia» in elegante quaderno della S.E.L.I.; in una traduzione in parte rifatta da me. In una tradu- zione di Giordani ho fatto pubblicare lo studio su «La chiesa cattolica e la democrazia cristiana» che !e invierò d a prima occasione.

Le difficoltà editoriali sono qui enormi, per il costo altissimo della carta che c'è, ma occorre pagarla a prezzo di borsa nera; sia per la mancanza di energia elettrica, che è la tragedia maggiore per Roma, dopo quella alimentare.

In quanto alla situazione politica generale questa è dominata dal contegno della stampa romana socialcomunista e dai conseguenti at- triti che ne derivano fra i partiti e in seno al governo.

Nenni sull'«Avanti!», seguito da qualche tempo anche dall'«Uni- tà» comunista, fa un'opera di dissoluzione del poco ch'esiste. L'eser- cito, la marina, i prefetti, i questori, i carabinieri, la polizia vengono attaccati a ripetizione con violenza ed esautorati. Si è giunti ad un tentativo di linciaggio di un poliziotto!

Ragione degli attacchi, che si tratta di forze reazionarie, asservi- te alla monarchia.

S'inventano o si travisano fatti e documenti, si pubblicano atti riservati; i delinquenti comuni diventano eroi, martiri della libertà.

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E la stessa identica mentalità che caratterizzò il 1919-1922. Si va con ciò diffondendosi il timore per il pericolo comunista il quale d'altro canto conquista posizioni. Dotato di larghi mezzi giunge ovun- que, ed a contrastargli il passo non siamo che noi.

Le elezioni nei consigli di fabbrica e di aziende fatte a Roma dimostrano che il comunismo è in assoluta prevalenza, seguito a di- stanza da noi e poi dai socialisti; gli altri partiti, azionisti, democra- zia del lavoro, ecc. non esistono. E da aggiungere però che la parte- cipazione alle elezioni è sempre scarsa; e se, come è legittimo presu- mere, gli assenteisti non debbonsi contare tra i comunisti, deve con- cludersi che la maggioranza è sempre anticomunista. Ma che contano le maggioranze assenteiste?

I1 contegno della stampa sociakomunista che fa l'oppositore del governo in cui sono presenti socialisti e comunisti ha, come ho det- to, causato attriti fra i partiti e specie con i nostri ministri, i quali hanno già dovuto minacciare di lasciare il governo, appoggiati dai li- berali. Ruini 17' fa il pesce in barile, gli azionisti, sottovoce sono con noi - una parte almeno di essi, i più autorevoli intellettualmente, si raccomandano perché si tenga duro e promettono il loro appoggio; ma al governo fanno i pazzi. Cianca, Tarchiani e Sforza sono elementi pericolosi per il paese.

Sforza ha ambizioni presidenziali - governative o addirittura sta- tali - e quindi ci fa la corte, ma è falso 173. L'abbiamo visto in oc- casione della nomina dell'ambasciatore in America, per cui noi ave- vamo caldeggiato - almeno come gesto simbolico di riconoscenza - un nostro amico.

Verrà in America conservando la carica di ministro; anzi sociali- sti ed azionisti avevano proposto la sua nomina a vice presidente del

(172) Meuccio Ruini, leader di Democrazia del Lavoro, mentre Ivanoe Bonomi era Presidente del Consiglio.

(173) Nel testo pubblicato in Sturzo, Scritti inediti, già citato, è acclusa una no- ta contenente una rettifica di questo giudizio su Sforza da parte dello stesso Scelba, scritta nel 1974, ove si legge: &vendo collaborato con lui al Governo, mi dovetti convincere che il personaggio era d o r e delia fama che aveva e dello stesso perso- naggio che egli amava dare di sé. Fu un fervido sostenitore dell'Alleanza Atlantica e delia politica di unità europea, e condivise con i governi centristi di De Gasperi la netta chiusura ai comunisti. Come Alto Commissario per I'epurazione, egli non si curò personalmente dell'ingrato compito, che lasciò completamente aiie cure dei comunisti. Di qui i rimproveri che da tutte le parti venivano contro di lui e l'accusa di sinistrismon (pag. 329).

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consiglio, per dargli maggior lustro; egli ha il proposito di star poco lontano, sperando, appena sarà tolto il veto alleato, di poter assume- re il portafoglio degli esteri.

Bonomi è quel galantuomo che tutti conoscono, ma resiste al po- tere perché non ci sono altri migliori di lui.

La situazione politica si evolve verso una soluzione di solo cen- tro e quindi già comincia a farsi strada l'idea di De Gasperi; anzi il suo nome viene già indicato, in conversari privati, come il futuro presidente. Per questa eventualità, io desidererei che lei fosse a Ro- ma. Non le dico altro.

Dal punto di vista interno di partito, la situazione è dominata sempre dal problema istituzionale e dalia diversità di vedute con Gio- vanni L74 e dal suo flirt con le sinistre, benché in questi ultimi tempi un po' raffreddato. Dopo il deliberato del Consiglio Nazionale che accogliendo l'ordine del giorno da me presentato in cui si dichiarava che il partito non era legato alla istituzione monarchica e che per esi- genza democratica si rimetteva d'atteggiamento sul problema istitu- zionale al Congresso di partito si credeva di aver superati gli scogli della polemica; in realtà questa perdura, e si vuole che il partito si dichiari subito per la repubblica o quanto meno tendenzialmente re- pubblicano. Con ciò si sostiene sarebbe facile anche un accordo con i socialisti e di indebolire la corrente comunista. Secondo questo punto di vista, si dovrebbe mirare ad una combinazione di centro-sinistra; e i socialisti, accontentati sul terreno repubblicano, ci verrebbero in- contro in altre cose sostanziali. Nenni verrebbe soverchiato da Sara- gat che .rappresenta l'ala moderata dei socialisti, una reincarnazione turatiana. A rafforzare la tendenza Saragat sarebbe stato chiamato,

(174) Giovanni Gronchi, favorevole ad una collaborazione con le sinistre fin dal periodo popolare.

(175) Al I1 paragrafo della mozione «La D.C. per uno Stato democratico*, la prima delle sei approvate dal Consiglio Nazionale nelle sessioni del 9-11 settembre 1944, si legge: «In ordine al problema istituzionale: considerando che nessuna pregiu- diziale lega la Democrazia Cristiana d'istituto monarchico; riaffema che l'impossi- bilità odierna della soluzione del problema istituzionale, perché rinviato anche per impegni internazionali a dopo la cessazione del conflitto, e la più elementare esigen- za democratica interna del Partito impongono che su di esso abbiano a pronunciarsi direttamente tutti i democratici cristiani d'Italia; e pertanto delibera di deferire alla decisione del Io Congresso Nazionale la linea che dovrà essere seguita dal Partito per la soluzione del problema» (cfr. Atti e documenti della Democrazia Chtiana 1943-1967, a cura di Andrea Damilano, Edizioni Cinque Lune, Roma, 1968, pagg. 102-103).

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da Londra, Modigliani. Obiezioni: i socialisti sono legati da un patto con i comunisti; e sono soprattutto deboli rispetto a questi ultimi. La situazione di oggi si presenta diversa da quella del 1919-22. Allo- ra i comunisti rappresentavano una frazione del partito socialista; men- tre oggi è il contrario. È vero, infatti, che il socialismo nell'Italia centro-meridionale è quasi inesistente; vi sono delle isole determina- te da antichi ricordi o da situazioni personali. Si spera che in Alta Italia la situazione sarà diversa. Si aggiunge che una collaborazione con i soli socialisti non potrebbe - appunto per la stessa forza so- verchiante dei comunisti - resistere che con il beneplacito di questi ultimi né è pensabile in funzione anticomunista.

Ragioni interne di partito - lo stato d'animo cioè delle nostre masse che vivono già in posizione d'urto con i comunisti - ragioni di politica internazionale - l'Inghilterra considera questo governo trop- po di sinistra e non sarebbe disposta a tollerarne uno più accentuato - le stesse nostre possibilità, rendono chimerica una collaborazione centro-sinistra; e consigliano di mantenere l'attuale situazione di re- lativo equilibrio. L'ordine del giorno votato ieri dalla Direzione, do- po tre giorni di discussione rispecchia la prima tendenza con un'ac- centuazione di forza contro le sinistre.

Come vede il fattore politico domina la situazione; ed essa s'im- pernia, nei termini monarchia e comunismo.

La situazione economica passa, purtroppo in seconda linea, e d'al- tronde essa è tale che il governo ben poco può fare.

Nel «Popolo» di oggi troverà oltreché l'ordine del giorno sulla situazione politica un altro ordine del giorno in cui sono indicati il cumulo di devastazioni lasciate dalla guerra, e l'impotenza del gover- no - di qualsiasi governo - perdurando la guerra e la limitazione degli aiuti alleati a ripararle Peraltro la situazione dei luoghi ove è pas- sata la guerra è tragica. Nei miei giri domenicali di propaganda l'ho potuto constatare di persona. È uno spettacolo desolante che ti pren- de alla gola, ed io non trovo di meglio da dire che la dittatura è sta- ta la causa di tutto; e che perciò il problema della libertà non riguar-

(176) Più che un 0.d.g. quel documento poteva essere definito un «appello». Dopo aver elencato per sommi capi le devastazioni beliiche, i danni subito dal patri- monio nazionale si poneva come condizione perché il Paese si salvasse «un generoso apporto di solidarietà nazionale ed internazionale; un profondo senso di disciplina e di responsabilità; una collaborazione leale e fattiva nel campo politico e tecnico che accomuni Governo, Partiti e Popolo nella immane e dura opera di ricostruzione».

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da solo gli intellettuali ma tutti, contadini ed operai compresi. Mi- gliaia e migliaia di persone vivono senza un tetto, scalzi, nudi e con scarso cibo. La mancanza di medicinali è assoluta. Nella palude pon- tina allagata, la malaria domina sovrana (a Terracina, a Fondi ed a Formia mi dicevano che 1'80% dei cittadini è stata colpita dal mor- bo, che ha invaso anche zone da tempo immuni).

In quanto alla situazione organizzativa del partito essa è soddi- sfacente. Si tende a costituire sezioni in tutti i comuni e in molte provincie il programma è stato realizzato, sicché complessivamente la situazione oggi si presenta migliore e direi anche notevolmente, ri- spetto al 1919-22. Lo spirito pubblico ci è poi di gran lunga più fa- vorevole che allora. C'è una larga deficienza di quadri; i preparati sono compromessi politicamente col fascismo. Nella stampa per es. è una rovina; non si sa donde incominciare. Trovare un direttore è un'impresa ardua. Margotti andrà in Sicilia a dirigere il quotidiano ed a Napoli direttore sarà certo Angelino Venuti attuale direttore del settimanale: 20 anni sono stati purtroppo lunghi.

In settembre fui in Sicilia per rendermi conto della situazione del Partito e stetti due giorni a Caltagirone, visitando la signorina Nelina. Sta magnificamente in salute. Si lamentava per le leggi agrarie favorite dalla.. . D.C. che riducevano i redditi dei proprietari! Era dawero diffi- cile sostenere la parte e quindi incassai tutti i giustificati rimbrotti pel nostro demagogismo. Mi viene quasi da ridere al ricordo.

Anche lì come purtroppo in tanti altri posti vi sono beghe per- sonali; La Rosa 177, avendo firmato il manifesto separatista è natural- mente fuori del Partito, ma vorrebbe starci dentro e quindi mano- vra. Poi c'è Silvio Milazzo 17' che avendo anch'egli fatto l'errore di

(177) Luigi La Rosa era stato deputato popolare, nella XXVI e XXVII Legisla- tura, prese parte ai movimento separatista siciliano dell'immediato dopoguerra.

(178) Silvio Milazzo era stato compagno di scuole medie di Scelba, poi si era trasferito al Collegio Massimo di Roma. Fervente popolare, era stato costretto dal fascismo a lasciare Caltagirone. Poté tornarvi, per intervento di Padre Tacchi Ven- turi (proprio per la sua amicizia con i Gesuiti di cui era stato allievo), ma con l'im- pegno di astenersi daii'attività politica. Durante il fascismo Scelba aveva mantenuto i contatti con Milazzo. Nel 1943 Milazzo aveva partecipato ai Movimento Cristiano Sociale di Gerardo Bruni. Con le prime elezioni regionali siciliane Milazzo si impe- gnò attivamente e divenne Assessore. Per motivi di contrasto interno d a DC sulla scelta delle cariche istituzionali reaionali, nel 1958-59 Milazzo. sulla base di intese di coalizione che mettevano insieme dai comunisti ai missini, fu eletto Presidente della Regione. Successivamente rientrò nella DC.

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puntare sul cavallo bolso, si trova in situazione d'inferiorità rispetto agli altri. Escluso La Rosa, credo che per gli altri sarà possibile I'en- trata nel Partito; e conto in un prossimo viaggio di compone il dissidio.

Cadute tutte le prevenzioni create dalla falsa polemica fascista, i suoi scritti e i suoi messaggi sono letti ed ascoltati con la massima attenzione. Molta attesa ci fu per l'ultimo e tutta la stampa lo ripor- tò in esteso o in sunto e fu oggetto di simpatici commenti. Notevole impressione ha fatto l'articolo «Italia e comunismo» tradotto da Gior- dani e pubblicato sul «Quotidiano» come se si trattasse di articolo appositamente scritto pel giornale.

L'opera che lei svolge a favore del paese è universalmente ap- prezzata e valutata nella giusta misura. Molti anzi rimangono stupiti perché non ci si trovano più col cliché creato dalla propaganda fasci- sta. Non sorprende chi ha avuto la gioia di starle vicino e di cono- scerne il pensiero e il cuore.

In una prossima lettera le accennerò ad altri importanti proble- mi e specie per quanto riguarda l'unità sindacale che è diventata fon- te di gravi preoccupazioni.

Dagli amici che vengono direttamente dall'America abbiamo no- tizie contraddittorie sulle sue condizioni di salute. L'on. Pazzi ci ha riferito e con nostra vivissima gioia che lei sta benissimo e che le no- tizie portate da Sforza e da altri e che ci avevano tanto amareggiato non hanno alcun fondamento.

Mi scriva qualche cosa di preciso. Con i più affettuosi. e cari saluti, mi creda suo dev.mo

Mario

19 novembre 1944

Scrivo all'Aw.to M. Scelba una cartolina, avvisandolo del pacco per mia sorella speditogli da Mr. dr. Bagnara.

(179) Si tratta di un appunto autografo di Sturzo conservato nel suo Archivio, (BW379 C. 34) mentre non è rimasta, nel Fondo Scelba, la cartolina a cui tale ap- punto si riferisce.

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Aggiungo: «.. . occorre tenere presente che queste o simili oscilla- zioni fanno un gran male nell'opinione di questo Paese. L'Italia è la na- zione più misconosciuta dalla.stampa alleata, specie americana. Se ci fosse un governo forte (forte anche vis à vis deglt alleati) la cosa sarebbe assai diversa. Se una crisi si deve fare, che si faccia in ventiquattro ore (de- stra o sinistra): ma il tira e molla è la peggiore politica».

23 novembre 1944 ''O

Carissimo Professore, Avvertito d'ultimo momento della possibilità di farle pervenire no- stre notizie mi affretto a farlo sia pure in fretta.

L'ordine del giorno votato dalla Direzione del Partito e che le ho fatto avere con la mia ultima, ha aperto una crisi in seno al go- verno l''. Le cause della crisi, rilevata dal nostro ordine del giorno e avallato dai liberali e dai democratici del lavoro, sono due: la poli- tica interna e I'epurazione. La prima affidata di fatto a un socialista e la seconda a un comunista: Canevari e Scoccimarro; e al fondo di tutto il doppio gioco socialcomunista. Nelle province tende a rinasce- re lo spirito d'illegalità, di sopraffazione politica che tanta parte eb- bero nell'avvento del fascismo. L'epurazione è diventata strumento di ricatto politico. Tutti i funzionari sono sotto la spada di Damocle dell'epurazione, per sfuggire alla quale basta iscriversi al partito co- munista. Questo assicura l'impunità ai malfattori fascisti di ogni ri- sma. Ha l'abilità di non metterli in posti di comando; e sfugge alla possibilità di accuse di inquinamento con la creazione dei soci aspi-

(180) La lettera è già pubblicata in Snirzo, Scritti inediti vol. 3O, cit., pag. 340 e segg.

(181) L'0.d.g. a cui Scelba si riferisce diceva tra l'altro: «La Direzione del Par- tito Democratico Cristiano (...) rileva che il disagio del Paese in guerra viene acuito da un senso di sfiducia verso l'azione governativa, per opera di una parte della stampa degli stessi partiti ai Governo, la quale, invece di collaborare d 'arduo lavoro, ne mette sistematicamente in gioco la coesione, il prestigio ed ogni fattiva operosità (...)» (cfr. Atti e documenti della DC vol. I, op. cit. pag. 114.

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ranti. In caso di accusa può dichiarare che il tizio non è comunista. Due ministri, Soleri lg2 e De Courten Ig3, sono stati costretti a pre- sentare le dimissioni perché l'alto commissario comunista per l'epura- zione colpiva inesorabilmente tutti i funzionari tecnici di valore, com- presi due capi gabinetto, e pretendeva che venissero epurati e sospesi dal servizio ammiragli o alti ufficiali che da oltre un anno combatto- no con le flotte alleate e con grave pericolo personale!

Sulla stampa l'opera di dissoluzione delle forze politiche e d'or- dine col motto che tutto il potere spetta al Comitato di liberazione.

In questo clima è maturata la crisi in corso lS4; e che per ora sa- rà risolta con qualche tamponamento.

Sarà forse soppresso l'alto commissario per I'epurazione - che è Sforza - il quale però per demagogismo ha lasciato fare e lascia fare a Scoccimarro e Berlinguer 18' del partito d'azione, e col passag- gio degl'interni a uno dei nostri. Altri spostamenti mireranno a eli- minare elementi dimostratisi incompetenti, tipo Gullo, Mancini, Ce- rabona ecc. lg6.

Ma il fondo del conflitto rimarrà e potrà scoppiare più grave e decisivo al momento della liberazione dell'Alta Italia. Qui si è costi- tuito un comitato di liberazione del nord, il quale pretende di essere riconosciuto come organo di governo, con la facoltà di nominare sin- daci, prefetti, questori ecc.; anzi le nomine sono state già fatte, e ri- servate, per quanto riguarda Milano, Torino e Genova, ai partiti co- munista, socialista e d'azione. Una qualche rappresentanza sarebbe stata

(182) Marcello Soleri nato nel 1882, già deputato giolittiano e ministro nel pe- riodo liberale, aventiniano, fu dichiarato decaduto nel 1926. Antifascista, prese par- te ai colloqui che prepararono la svolta del 25 luglio '43. Fu ministro del Tesoro nei Gabinetti Bonomi e Parri. Mori nel '45 mentre era ancora in carica.

(183) Raffaele De Courten, Ammiraglio durante la seconda guerra mondiale, di- venne ministro della Marina, oltre che Capo di Stato Maggiore della Marina, nel primo Governo Badogiio; rimase nello stesso Ministero nei successivi Governi f i o al giugno 1946.

(184) Si tratta, come è evidente, della crisi del primo Governo Bonomi. (185) Mario Berlinguer (padre di Enrico) era stato deputato nella XXVII Legi-

slatura e poi consultare nazionale; fu poi eletto Senatore per il Partito Socialista nella I, 11, 111 legislatura.

(186) Tre Ministri del I Governo Bonomi: il socialista Pietro Mancini, ministro dei lavori pubblici; Fausto G d o , comunista, ministro dell'agricoltura; Francesco Ce- rabona, della Democrazia del lavoro, ministro delle comunicazioni. Contrariamente aiie previsioni di Scelba, solamente Mancini non venne riconfermato nel successivo Governo Bonomi.

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lasciata ai nostri solo a Venezia. Che succederà allora? Dall'articolo di Nenni di oggi potrà rilevare qual è il pensiero delle sinistre. Noi opponiamo il rispetto dell'autorità statale dato che il governo che l'im- persona tutta in questo momento è emanazione del Comitato di libe- razione nazionale.

Domani con De Gasperi andremo in Sicilia pel Congresso regio- nale della D.C.

Al ritorno le scriverò a lungo. Il Padre domenicano ci ha annunciato l'arrivo dei suoi dona-

tivi, col suo desiderio di destinarne una parte al giornale di Palermo, una parte a quello di Napoli e una parte al Popolo. Tutte e tre le iniziative per ora possono procedere, essendosi assicurati altri mezzi; noi si avrebbe perciò idea di destinarne loro solo una piccola parte, riservando qualche fondo per altre iniziative del genere: la Sardegna, Firenze e Puglie hanno molto bisogno.

Forse, trattandosi di stampa, lei potrà dire agli amici di fare la rimessa ad Mcide perché disponga in concreto per il meglio.

Le siamo comunque infinitamente grati di quanto lei fa per noi che però ci sentiamo mobilitati a lavorare per lei e per l'idea che lei ci ha messa nel cuore. Almeno per i più giovani.

Alcide e gli amici tutti la ricordano effettuosamente. Con i più cari saluti e con l'augurio di rivederla presto in mezzo

a noi - l'augurio è anche una rinnovata preghiera - mi creda suo aff.mo

Mario

24 novembre 1944

Mio caro Mario, come ti ho scritto, le quattromila copie del mio libro l'Italia e l'Or- dine Int.le dovrebbero arrivare (non so bene se a Napoli o a Roma)

(187) Padre F e h Morlion.

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il 4 dicembre. In ogni caso informati perché da Napoli arrivino pre- sto a Roma.

Il prof. Mario Einaudi mi scrive di pregarti a) di fare fissare il prezzo a 150 lire;

b) di affidare la vendita al rappresentante della Casa editrice, Ma- rio Vinciguerra, presso «Nuova Europa», Corso Umberto n. 47;

C) Vinciguerra è stato già awertito direttamente dallo stesso Mario Einaudi.

Inoltre ho combinato con lo stesso Einaudi la pubblicazione di un volume di Saggi politici, per conto di Giulio Einaudi, che dovrebbe fra poco essere a Roma.

Intanto ti prego di far sospendere le traduzioni dei miei libri dal- l'Inglese o il Francese, in attesa che io possa riavere i miei mano- scritti italiani (parte in Inghilterra e altri altrove) e preparare I'edi- zione definitiva.

Ti terrò informato delle mie ulteriori decisioni. Dammi notizie. Ora che i telegrammi sono possibili (cosi mi si

dice) anche dall'Italia, fammi un telegramma che mi awisi che le 4000 copie sono arrivate e che tutto procede secondo gli accordi.

Saluti affettuosi a te, i tuoi, gli amici e auguri fervidi tuo

Luigi Sturzo

19 dicembre 1944 lS8

Carissimo Don Luigi, ho ricevuto la sua deil'll novembre. Appena riceverò il pacco per la Signorina Nelina provvederò a farglielo recapitare in Sicilia. Grato della sua offerta ne approfitto indicando come cose di maggiore biso- gno un taglio di soprabito di lana per la mia bambina - che è poi quasi una signorina - un po' di zucchero e del caffè. Pel soprabito occorrono metri 3 e mezzo di stoffa; il colore, possibilmente bleu, con la fodera relativa.

(188) Lettera già pubblicata in Sturzo, Scritti inediti, vol. 3 O , op. cit., pag. 342 e segg. Dattiloscritto, con in alto al centro un'annotazione di S~UPZO: uRicev. 27 g e m .

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Quanto lei scrive in merito al problema istituzionale è condiviso dalla stragrande maggioranza di noi; ma il nostro amico ha le sue sim- patie, da lei perfettamente intuite, ed è molto tenace lg9. Se dessi ora pubblicità alla sua lettera nascerebbe una grave crisi interna; ragione per cui mi sono limitato a farla leggere agli elementi più responsabili. Ha fatto molta impressione. La decisione di rimettere al primo Con- gresso Nazionale l'indirizzo concreto ha un po' calmato le acque. Deb- bo aggiungere però che in provincia l'argomento non suscita grandi passioni lW. La ragione democratica di rimettere alle assisi del parti- to l'indirizzo concreto è generalmente approvata. Solo la Sezione Ro- mana in cui prevalgono per ora Ravaioli (il nostro romagnolo) e Ca- naletti 191 (sinistro di maniera) si agita per una immediata soluzione; ma in questi ultimi tempi essi hanno perduto terreno perché le più importanti sottosezioni hanno plaudito all'atteggiarnento di riserbo della Direzione Centrale; aggiungo anche che la Monarchia ha ripreso a la- vorare in profondità e la paura del comunismo gioca a suo favore.

Come ebbi a scriverle nella mia precedente lettera la solidità bel Governo Bonomi era minata principalmente da tre fattori: l'epura- zione, l'ordine pubblico interno ed il doppio gioco social-comunista. In merito alla epurazione la colpa di tutti gli inconvenienti lamentati è imputabile d 'Alto Commissario Sforza il quale ha lasciato fare com- pletamente ai Commissari aggiunti. La presenza di un comunista quale

(189) Scelba si riferisce a De Gasperi, che era di indirizzo monarchico. Scelba ricordava che la questione istituzionale costituì motivo di forte contrasto tra lui e De Gasperi, in quel periodo.

(190) Come Vice Segretario politico della DC Scelba riceveva in tal senso noti- zie dirette dalla periferia. Ne è sintomo una memoria a lui indirizzata proveniente daii'umbria, conservata in Archivio Storico DC. 45.04.19 SP 1.4.12.

(191) Alberto Canaletti Gaudenti aveva partecipato al movimento cristiano so- ciale di Gerardo Bruni, ma aveva poi preso parte attiva alle riunioni della DC clan- destina. Era stato membro delia Commissione per i problemi costituzionali, deiia Com- missione sindacale, ai cui lavori aveva partecipato con assiduità. Nel periodo dell'oc- cupazione di Roma Spataro scrisse un elenco di titoli di opuscoli che avevano, nelia sua intenzione un duplice scopo: «da una parte divulgazione dei nostri principi pro- pammatici, dall'altra discussione pubblica di alcuni problemi». (cfr. Fanelio Marcuc- ci, Alk origini delh DC, cit. pag. 161). Ad ogni titolo Spataro aveva unito un possi- bile autore. Nell'elenco figura: «Il problema sociale (Alberto Canaletti))~ (Ibidem). Dopo la liberazione di Roma Alberto Canaletti Gaudenti fu Segretario del Comitato Romano.DC, ed era noto il suo deciso indirizzo repubblicano. I giovani dc romani di allora ricordano una specie di filastrocca da loro coniata: «Alla repubblica siamo diretti con Canaletti; alla repubblica siamo pronti, ewiva Gronchi; d a repubblica siamo vicini, viva Tupini e la libertà!»

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Commissario aggiunto d'epurazione dei dipendenti statali e delle azien- de è bastato a creare uno stato d'animo di ostilità generale. Si deve riconoscere che errori ed esagerazioni sono stati commessi dal Com- missario e specie dai suoi rappresentanti provinciali; ma la resistenza di tutte le forze che temono I'epurazione è violentissima ed energica. Neppure a pagare un tesoro si trova un fascista nelle pubbliche am- ministrazioni, nelle cattedre universitarie, nell'esercito o nelle azien- de di pubblico interesse; per cui appaiono giustificate le critiche di quelli che si lamentano che si è fatto poco in materia di epurazione e di quelli che accusano di parzialità gli epuratori. La compromissio- ne politica è stata così generale d'altro canto che è difficile persino trovare degli epuratori antifascisti, appartenenti alle classi medie ed intellettuali. E quindi si assiste allo spettacolo di epuratori che do- vrebbero essere a loro volta epurati! Tutto questo ha creato uno sta- to di disagio da cui non si sa come uscire. I1 fatto poi che in tutte le Commissioni di epurazione i componenti sono in maggioranza co- munisti si presta a speculazioni partigiane. I1 nuovo Governo per as- sicurare l'imparzialità vorrebbe affidare il compito supremo che era già di Sforza, al Consiglio di Presidenza (Bonomi, Rodinò, Togliatti). Se il problema potrà essere risolto in parte a Roma e nelle province al Sud, molto più difficile l'epurazione si presenterà mano a mano che si va verso il Nord.

Per l'ordine pubblico ciò che maggiormente suscitava vive ap- prensioni era l'occupazione arbitraria delle terre. Una legge disciplina la materia; ma sia perché essa è giunta tardiva sia per la lentezza con cui funzionano le commissioni, sia sopratutto perché l'occupazione delle terre costituisce mezzo di proselitismo politico, in molti luoghi i co- munisti hanno proceduto d a occupazione di terreni spesso anche ben coltivati. I nostri, i quali resistevano a simili mezzi, si sono visti ab- bandonati dai contadini. Naturalmente la classe agraria si è agitata ed ha speculato sulla situazione.

Altro motivo di polemiche che indebolivano il Governo la scelta dei Sindaci nei vari comuni che sono in massima parte comunisti o socialisti. Qualche incidente con vittime avevano aggravato la situa- zione. La presenza di un socialista d'Interno lg2, per di più molto debole, veniva interpretata come causa dell'incerta situazione dell'or-

(192) Nel primo Governo Bonomi, il Ministero dell'lnterno era tenuto d d o stesso Presidente del Consiglio, mentre sottosegretario unico (e perciò con un particolare molo politico) era il socialista Emilio Canevari, ai quale si riferisce Scelba.

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dine pubblico. A tale inconveniente si è creduto di owiare dal nuo- vo Governo con la scelta di un nuovo Sottosegretario nella persona dell'On. Molè 193, già collaboratore di Amendola e uomo di fiducia di Bonomi. Brava persona, molto deferente con noi ma di mal ferma salute.

I1 malessere maggiore della situazione era provocato però dall'at- teggiamento dell'Avanti ove imperversa il Nenni, mentalità decisamente massimalista a tinta giacobina e fascista. Le forme violente di critica al Governo ed agli Istituti dello Stato, apparivano incompatibili con la presenza di rappresentanti socialisti e comunisti al Governo. Nen- ni vorrebbe subito la repubblica, e non potendola avere, cerca di svuo- tare il potere della Corona, contrapponendo i Comitati di Liberazio- ne quali nuove fonti di autorità costituzionale. Essi, purtroppo, da Roma in giù non hanno molto credito e lo stesso nome viene trovato incongruente, dal momento che non hanno espletato nessuna opera che giustificasse il nome.

Le dimissioni di Bonomi, senza preventiva intesa fra i sei partiti e col recondito pensiero di rifare un Governo a tre, escludendo so- cialisti e comunisti o quanto meno di indebolire la loro posizione nel governo, scatenarono le ire di Nenni e la sua posizione di intransi- genza contro Bonomi. I social-comunisti e gli azionisti miravano ad un Ministero Sforza. Il secco rifiuto dell'Ambasciatore Inglese il quale dichiarò a De Gasperi, Cianca e Saragat che il Governo Inglese non gradiva Sforza né come Presidente né come Ministro degli Esteri né con altro incarico di rilievo, provocò l'esplosione nazionalistica dei so- cialisti e degli azionisti - comprensivi i comunisti - i quali dichia- rarono ufficialmente che non avrebbero partecipato a nessun costo ad un governo presieduto da Bonomi, ritenuto, in parte, responsabile dello scacco di Sforza, per non aver reso tempestivamente il punto di vista inglese da lui conosciuto. Da una Presidenza Sforza noi non avrem- mo avuto a lodarci essendo egli considerato l'uomo delle sinistre. Bo- nomi ed i liberali propendevano per un governo a tre; ma essendo apparso chiaro che i comunisti avrebbero partecipato in ogni caso al

(193) Enrico Mole gih parlamentare come socialista riformista nell'Italia libera- le, partecipò alla secessione aventiniana e fu dichiarato decaduto dal fascismo nel 1926. Sottosegretario all'Interno nel secondo Governo Bonomi (la carica di cui parla Scelba in questa lettera), fu successivamente Ministro deii'Alimentazione nel Gover- no Parri e Ministro deiia Pubblica istruzione nel I ministero De Gasperi. Fu poi deputato costituente, più volte senatore e Vice Presidente del Senato.

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Governo, De Gasperi manovrò nel senso di far capire che noi si sa- rebbe stati favorevoli anche ad un Ministero a tre, senza le sinistre e con Bonomi Presidente; ma senza proclamarlo in pubblico. La rni- naccia ebbe il suo esito e i comunisti, dopo aver molto tergiversato e vista l'impossibilità di far prendere a noi una pubblica posizione per un Governo a tre si dichiaravano disposti ad andare al Governo con Bonomi. Socialisti ed azionisti preoccupati di restare isolati e fuori del governo si dichiararono pronti ad accettare qualsiasi altro Presi- dente, fosse pure di destra (parlarono di Orlando o De Nicola) pur di avere partita vinta su Bonomi. E quando la combinazione a quat- tro parve sicura cercarono di ricostituire la collaborazione a sei of- frendo ad Alcide di formare il Gabinetto. L'offerta fu fatta ufficial- mente da Togliatti, desideroso di portarsi dietro i socialisti e di tirar- li dall'impaccio, anche a loro nome e con l'adesione degli azionisti. I liberali parlarono di nostro tradimento, e non era vero. Ad Alcide fu offerta la Presidenza, l'Interno e l'interim degli Esteri (in attesa del ritorno di Sforza). Benché Alcide apparisse estremamente preoc- cupato di assumersi la grave responsabilità e lavorasse con ogni mez- zo per allontanare da sé il calice del potere, all'ultimo, pressato da noi, avrebbe accettato. Appena però una simile eventualità si profilò, Togliatti dichiarò di essere pronto ad andare con Bonomi e il Gover- no fu varato . La impressione è che Togliatti, che pur fece l'of- ferta formale, abbia silurato la soluzione De Gasperi. La Direzione del Partito rafforzata dai Ministri e dai Sottosegretari in carica e dai Consiglieri Nazionali residenti in Roma - una ventina di persone - che sedette in permanenza durante tutta la crisi, si era pronunzia- ta nettamente contro un Governo a tre (con l'esclusione delle sini-

(194) ll secondo Gabinetto Bonomi entrò in carica il 12 dicembre 1944, vi par- teciparono, Democrazia Cristiana, Democrazia del Lavoro, Partito Liberale e Partito Comunista. Gli incarichi futono così distribuiti: Ivanoe Bonomi, presidente del Con- siglio, 1ntern6 Africa Italiana; Giulio Rodinò e Palmiro Togliatti, vice presidenti del Consiglio; Manlio Brosio, Ministro senza portafoglio; Alcide De Gasperi, Mini- stro degli Esteri; Umberto Tupini, Ministro di Grazia e Giustizia; Antonio Pesenti, Ministro delfe Finanze; Marce10 Soleri, Ministro del Tesoro; Alessandro Casati, Mi- nistro bella Guerra, Raffaele De Courten, Ministro della Marina; Carlo Scialoja, Mi- nistro dell'Areonautica; Vincenzo Arangio Ruiz, Ministro deiia Pubblica Istruzione; Meuccio Ruini, Ministro dei Lavori pubblici; Fausto Gullo, Ministro deU'Agricoltu- ra e Foreste; Francesco Cerabona, Ministro dei Trasporti; Mario Cevolotto, Mini- stro deUe Poste e Telecomunicazioni; Giovanni Gronchi, Ministro deUIIndustria, del Commercio e del Lavoro; Mauro Scoccimarro, Ministro deU'Italia occupata.

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stre) e favorevole d a ricostituzione della collaborazione dei sei Par- titi almeno sino d a liberazione del Paese; e ciò sopratutto in consi- derazione delle gravi conseguenze che il Governo a tre avrebbe avu- to nell'Alta Italia e della situazione generale politica, interna ed este- ra. Favorevoli al Governo a tre Alcide, Micheli 19' , Gonella ed in parte Aldisio. Nettamente contrari tutti gli altri. Gronchi ed io fum- mo incaricati per le trattative per la formazione del Governo. Con- tro Alcide agli Esteri fece opposizione Togliatti con l'argomento che la presenza di un cattolico agli Esteri avrebbe potuto fare cattiva im- pressione fra i protestanti inglesi! Per controbilanciare volle un Sot- tosegretario comunista. Bonomi aveva offerto in un primo tempo gli Interni, ma la Direzione del Partito sia per considerazioni personali di Alcide sia per la situazione interna preferi gli Esteri. Croce azzar- dò un veto contro di noi alla Pubblica Istruzione col motivo che il risorgimento si era fatto contro i cattolici; in quanto d'interruzione Anile, egli dichiarò che non si poteva contare perché «Anile valeva zero» lg4. Non avevo mai trattato con Croce e mi colpi d suo settari- smo e la sua prepotenza. In realtà poi ritirò il veto lasciando a noi di scegliere tra la Giustizia e l'Istruzione. Per non sacrificare Tupini sacrificammo la scuola e ce ne dispiace assai. Arangio Ruiz è però persona assai mite e per principio non ostile a noi e Mattarella 197 gli fa da guardia. I tre nuovi Sottosegretari Segni 19', Cassiani lg9 e Sco-

(195) Giuseppe Micheli era stato uno dei «cattolici deputati del periodo pre- popolare». Particolarmente esperto in materia economico-sociale, era stato relatore alla Camera del progetto di riforma elettorale nel 1919. Fu segretario del Gruppo parlamentare alla Camera e Ministro dei Lavori Pubblici nel Gabinetto Bonomi del 1921. Fu, successivamente, consultare nazionale, deputato costituente e ministro della Marina Mercantile nel secondo Gabinetto De Gasperi.

(196) Per l'attività e le posizioni politiche espresse da Anile come Ministro del- la Pubblica Istruzione cfr. nota n. 10.

(197) Bernardo Mattarella, era entrato in corrispondenza con Sturzo non appe- na era awenuto lo sbarco alleato in Sicilia. Mattarella era stato, fin dagli anni tren- ta, i contatto con i popolari romani (in particolare con Spataro) ed aveva quindi partecipato attivamente alla costituzione della Democrazia Cristiana.

(198) Antonio Segni aveva fatto parte del Consiglio Nazionale del PPI. Docen- te di Diritto processuale civile e di Diritto Commerciale, era stato candidato nel 1924 per il PPI. Fu il più autorevole organizzatore della DC d'inizio degli anni quaran- ta, e ne divenne il principale esponente per la Sardegna. Partecipò alla elaborazione del progetto di autonomia regionale. Fu poi deputato costituente, più volte mini- stro, Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica.

(199) Gemaro Cassiani, animatore della DC fin dal periodo clandestino, anti- fascista, non era stato però, per ragioni di età, popolare. Aveva preso contatto con

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ca 'O0 sono ex popolari; i primi due ebbero anche parte direttiva in Sardegna ed a Cosenza d'epoca del Partito Popolare; il terzo è un Avvocato dello Stato dotato di molta competenza tecnico-finanziaria, e si è già acquistato l'apprezzamento di Soleri. La Vice Presidenza, tre Ministeri (Esteri, Giustizia, Industria Commercio e Lavoro) cin- que Sottosegretari (Tesoro, Lavori Pubblici, Agricoltura, Istruzione e Presidenza) danno al partito una buona posizione in seno al Gover- no. I1 suo messaggio giunse tempestivo e come sempre opportuno e confortò quanti si opponevano ad una politica di centro destra. Sfor- za, secondo le ultime notizie, non verrebbe più in America.

Si parla di Martini 'O1 pel Brasile e di Jacini 'O2 a Parigi. Nume- rosi problemi sono già sul tappeto. I francesi chiedono la nostra ri- nunzia allo Statuto degli Italiani di Tunisia, in cambio del loro Am- basciatore. Sarà la prima boccata amara! Il 25 e il 26 novembre fui in Sicilia per partecipare al Convegno Regionale Siciliano, in sostitu- zione anche di Alcide, che all'ultimo momento dovette rinunziare a fare il viaggio, a causa della crisi. Pronunziai il discorso di chiusura del Congresso che troverà malamente riassunto nel «Popolo e liber- tà»; e poi la sera stessa parlai d a Radio di Catania; il radiodiscorso è riportato integralmente dallo stesso giornale in quarta pagina. Il Con- gresso fu un vero successo ed il Partito nonostante le difficoltà ini- ziali si afferma sempre più. Al Congresso partecipò anche la Signori-

i popolari presenti a Roma fin dagli inizi degli anni quaranta su indicazione di don Luigi Nicoletti: divenne quindi il leader della DC calabrese.

(200) Salvatore Scoca, awocato dello Stato come ricorda Scelba, era stato con- sultato nel periodo clandestino dai democristiani impegnati nell'elaborazione del pro- gramma, per argomenti di natura giuridica. Fu poi deputato dc e Ministro.

(201) Mario Augusto Martini, tra i più attivi organizzatori della FUCI ai primi del secolo, di cui fu presidente nel 1906, fondò la rivista Studium. Popolare, deputa- to per tre Legislature e sottosegretario ai lavori pubblici nei due gabinetti Facta, fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare nel 1926. Particolarmente compe- tente in materia di politica agraria, fu per tale settore l'esperto del PPI, relatore ed estensore dell'Odg che porta il suo nome al 2 O Congresso del partito. Fu poi membro del CLN a Firenze, e più tardi consultore nazionale. Come anticipa Scelba in questa lettera, fu realmente inviato ambasciatore in Brasile.

(202) Stefano Jacini, popolare e deputato per tre legislatore, aventiniano, fu di- chiarato decaduto dal mandato parlamentare nel 1926. Prese parte all'attività clan- destina della DC, consultore nazionale, fu poi Ministro della Guerra nel Governo Parri. Nominato ambasciatore straordinario in Argentina tra il '47 e il '68, fu poi senatore di diritto nella prima Legislatura repubblicana. A lui si deve una Storiu del partito popolare ( m a n o 1951).

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na Nelina accolta entusiasticamente dall'Assemblea. Era il suo com- pleanno e i nostri pensieri furono rivolti a lei che festeggiava lo stes- so compleanno. La Sig.na sta benissimo. In quella occasione riuscii a comporre anche il dissidio di Caltagirone. La Rosa sempre decisa- mente separatista rimane però fuori del movimento.

Tutti i vecchi del Partito Popolare mi pregarono di ricordarli a lei, Arcidiacono, Pascetta, Campione, Agnello, Schilirò ed altri. Ad Acireale, ove si tenne il Congresso, c'è una Sezione fiorentissima con oltre duemila iscritti. In provincia di Catania il movimento ha ripre- so rigoglioso, salvo Catania città che lascia molto a desiderare. Difet- tano gli uomini. I fatti di questi giorni accaduti a Catania non hanno sorpreso. Durante la mia permanenza potei accertare che veniva fat- ta una intensa propaganda dai separatisti contro l'arruolamento. Agli studenti che non vogliono combattere si sono aggiunti anche elemen- ti torbidi del mercato nero. L'avversione contro la guerra è diffusis- sima, ed a mio avviso la cosa è imputabile in parte anche agli Allea- ti, i q ~ a l i impediscono che si dia rilievo al nostro sforzo bellico; e continuamente mortificano il morale del Paese.

Con la presente le rimetto anche i soliti ritagli di giornale che possono darle un quadro più completo della nostra situazione. Ho vi- sto Einaudi figlio reduce dalla Svizzera il quale mi ha parlato della esclusiva che lei avrebbe concesso alla casa per la pubblicazione delle sue opere ed attende il manoscritto dell'ultimo lavoro ancora inedito. A tutt'oggi le quattromila copie preannunziatemi non sono arrivate.

A nome di mia moglie e della mia bambina le invio i più affet- tuosi auguri per il S. Natale e per il nuovo anno. Che il nuovo anno porti a tutti gli amici che ansiosamente l'attendono la gioia e il dono della sua persona.

Con i più cari saluti e la più viva devozione mi creda

aff.mo Mario

14 gennaio 1945

Mio caro Mario, So che mi hai scritto, ma ancora la tua lettera non mi è stata con- segnata.

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Con questa ti presento Mr. John Clarke Adams, che viene a Ro- ma come addetto d'Ambasciata Americana per i problemi del Lavo- ro. Gli ho dato una lettera per S.E. Gronchi e per S.E. Spataro.

A te porterà un pacco che egli gentilmente si è offerto di farti avere: vi è un taglio di veste o cappotto per mia sorella (quando po- trai glielo farai avere, insieme agli aghi e fili, bottoni, fodere ecc.) due maglie di lana e cotone per te e una piccola giacchettina rossa per tua figlia (spero avere indovinato le misure). Ti prego di accet- tarli come un piccolo segno di gratitudine. Spedii in novembre due pacchi a te diretti da fare arrivare a mia sorella. Ignoro se ti siano ancora arrivati, data la insufficienza di spazio nelle navi da trasporto.

Ti prego di usare anche la posta ordinaria nello scrivermi, \senza lasciar cadere le occasioni buone per inviarmi lettere e carte. E me- glio tenere le due vie, e sarà sempre utile segnare le date delle lettere inviatemi e di quelle ricevute, per tener dietro a quelle che sono an- cora in cammino.

Interessati a che possa riaprirsi il servizio aereo e quello telegra- fico. Ti prego di far pubblicare dal Popolo che gli amici mi scusino se non rispondo subito alle lettere. Sono oppresso dalla corrispondenza e non ho alcun aiuto di segretari come un tempo. Auguri a te e fami- glia. Credimi aff.mo

Luigi Sturzo

17 gennaio 1945

Caro Mario, Ti presento il Signor Riccardo Mazzarini, ufficiale del Governo Ame- ricano, con il quale ho parlato più volte degli affari italiani.

Egli ti porta una mia lettera. Quando ti occorre inviarmi lettere e plichi prega lui di favorirti. Egli è veramente interessato ai buoni rapporti fra l'America e l'Italia.

Cordialmente tuo

Luigi Sturzo

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Carteggio 149

17 gennaio 1945 203

Mio caro Mario, Ho l'occasione di scriverti di nuovo. Non ho ricevuto il plico né la lettera che desti a Montana. .Ho ricevuto un plico successivo che ar- riva al 20 Dicembre; ma non ho altre notizie e lettere da voi. L'ulti- ma tua lettera è quella dell'll Nov.; l'ultima lettera di De Gasperi del 12 Nov. e una di Rodinò del 21 o 25 Nov. (non ricordo bene e non la trovo fra il cumulo di carte che mi opprimono).

Ti mando qui acchiuso il ritaglio di un mio post Scripturn sul Mon- do di gennaio 204 - a proposito dell'intervista che là si riporta. Ti prego di farla vedere ad Alcide e a Gonella e di farmi sapere le vo- stre reazioni. Qui occorreva dare un colpo secco ed evitare certe velleità.

Ho visto sul Domani d'Italia del 15 Dic. (Nap.) riprodotto il mio articolo sul Mondo di novembre 205. Non ho visto pubblicato l'altro di ottobre sulle colonie 206. L'ultimo pubblicato in questo mese è sta- to già spedito. Spero che lo avrete. E difficile mandare da qui carte e giornali. La posta non fa ancora servizio di stampe. La cosa più deplorevole è che non si ha servizio telegrafico, per colpa della man- cata intesa tra la Western Union e la Italcable per ragioni di tariffe. Non c'è modo di venire ad un'intesa provvisoria? Si può lasciare un paese come l'America al di fuori delle giuste relazioni con l'Italia, quan- do già si sono autorizzate le relazioni commerciali?

Desidero l'indirizzo personale di Jervolino 207 e di Aldisio.

(203) NelllA.rchivio Sturzo è conservato un appunto della lettera, F. 206A C. 464. (204) Si tratta di un «post-scriptum» pubblicato su Il Mondo New York, del

gennaio 1945, a proposito di una intervista di Badoglio datata 29 dicembre 1944 e pubblicata da Tbe N.U. HwaM Tribune il 2 gennaio 1945. I1 testo sta ora in SN- zo, La mia battaglia dz New York, Garzanti, Cernusco sul naviglio 1949, pagg. 351-352.

(205) Si tratta deil'articolo «Pace provvisoria e le condizioni segrete di arrnisti- zio» (ibidem, pagg. 329-335).

(206) Ibidem, pagg. 321-327. (207) Angelo Raffaele Jervolino, già presidente della Gioventù di azione cattoli-

ca dal '28 al '34, era stato popolare; divenne sottosegretario d a Pubblica Istruzione nel secondo Governo Badogho e sottosegretario ai Trasporti nel primo Governo Bo-

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Ho saputo che un nuovo settimanale del lavoro è venuto fuori al lo gennaio (a Roma? quale il titolo?) Ne sono assai lieto. I1 pro- blema del lavoro è da tenere in prima linea. Io ancora non sono con- vinto che quel che si è fatto sia definitivo.

Fra giorni spero inviarti qualche somma: userò il sistema d'invio mensile a mezzo della mia banca. Spero che ciò rimedierà ai bisogni urgenti.

Dì a S.Ecc. Spataro che non ho avute mai da lui risposte alle mie lettere, così anche a S.Ecc. Gronchi. Da Tupini ho avuto un te- legramma ma non ancora le notizie promesse.

Andreotti potrebbe mandare giornali e telegrammi e lettere al Center Pro Deo 5 Beekman Street - New York 7 N.Y. così avrei notizie utili per il mio lavoro giornalistico. Per la spesa intenditi con lui e poi me lo farai sapere.

Cordiali saluti ai tuoi e agli amici. Aff.mo

Luigi Sturzo

Non so ancora se hai ricevuto le 4 mila copie del mio libro, se si venderà, quale la reazione ecc.

5 febbraio 1945 'O8

Mio caro Mario, Ho avuto, finalmente, le tue lettere del 23 Novembre e del 19 Di- cembre quasi lo stesso giorno. Te ne sono molto grato.

1) Per regolare la nostra corrispondenza, ti prego di scrivermi - e inviarmi dentro le lettere usuali qualche ritaglio importante - per posta ordinaria possibilmente ogni settimana. Le lettere di mag- giore interesse informativo a mezzo delle persone che così gentilmen- te si prestano. Ho notato vari ritardi, ma sono stato assicurato che

nomi. Fu poi consultare nazionale, deputato costituente, più volte parlamentare e ministro.

(208) Della lettera esiste una minuta nell'hchivio Sturzo, F. 206 A C. 457.

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non dipendono da coteste persone che sono molto premurose e alle quali va la mia gratitudine. Mi si dice che qualche volta sono venute alla direzione per richiedere risposte e sono state rinviate ad altri giorni per non aver pronte le lettere. Ti prego di evitare dei rinvii; anzi la cosa più utile sarebbe che i vari amici al governo diano a te le lettere e tu le consegni, insieme alla tua, alla persona che verrebbe a richiederle o al tuo studio (ad ore e giorni stabiliti) o alla Direzio- ne. Vedrai tu il meglio per organizzare la corrispondenza. Tanto più che, facendo di tanto in tanto dei radiomessaggi o usando (come di recente) le agenzie di stampa, posso cadere in equivoci per mancanza di informazioni rapide e opportune. Quando le persone verranno a cercar lettere, ti prego di ringraziarle a mio nome e manifestare loro la mia gratitudine.

2) Qui va aumentando la convinzione che con la liberazione delle province del Nord ci sarà un cambiamento e che i comunisti con i socia- listi tenteranno un colpo. Allo stesso tempo è stato più volte ripetuto che la Sicilia dovrebbe ritornare sotto l'amministrazione militare allea- ta. Io ho l'impressione che le due notizie sono diffuse per giustificare misure alleate che ripeterebbero l'esperienza della Grecia. Non so, inol- tre, quanto ci sia di vero nell'insistente voce che circola in America che gl'Inglesi vogliano tenere l'Italia soggetta e che ne ostacolino la rinasci- ta, perfino la rimessa in piedi delle fabbriche industriali.

C'è in mezzo agli itali-americani un crescente risentimento con- tro gl'Inglesi e anche, in parte, contro l'amministrazione di Roose- velt, che prelude una recrudescenza di filo fascismo (che sarebbe na- zionalismo istintivo). Tanto più che le lettere che essi ricevono dai lo- ro congiunti ed amici aumentano la loro convinzione che tutto il mondo voglia la distruzione dell'Italia.

È stato un grave torto che l'Ambasciatore d'Italia non sia venu- to qua subito in ottobre ad incanalare queste forze verso l'aiuto reale d'Italia e a illuminare l'opinione pubblica, data l'ignoranza di quel che accade in Italia. Sopratutto è svalutato il governo Bonomi che è qualificato come incapace e debole e troppo subordinato agl'inglesi. Questa opinione è diffusa dagli stessi funzionari americani che ritor- nano dall'Italia e che non nascondono ii Ioro risentimento verso gli inglesi né il loro quasi disprezzo per gli uomini politici d'Italia, tran- ne Sforza, ora un po' De Gasperi e anche Togliatti che per alcuni è un uomo forte e astuto e per altri un dittatore o il dittatore.

Questo ti scrivo per tre ragioni: a) perché si dovrebbe organiz- zare uno scambio di stampa sul pensiero politico corrente in Italia

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e negli Stati Uniti; b) perché il problema della politica inglese verso l'Italia dovrebbe essere messo in chiaro; C) perché il governo di Bo- nomi trovi tutta l'energia per fronteggiare la situazione Sicilia e non permetta un ritorno dell'AMG, e si prepari per quando il nord Italia sarà liberato.

3) Mi è stato detto che certi informatori alleati hanno rilevato che i dirigenti del partito della Dem. Cristiana sono in'gran parte preti, perfino nella sede centrale del partito e che si teme una revivi- scenza clericale. Che c'è di vero in tutto ciò? Alcuni arrivano a dire che si occorrerebbe favorire la Sinistra Cristiana, che avrebbe un av- venire. A proposito, credo che gli awertimenti di autorità e quelli dell'Az. Catt.ca siano stati già troppi, sì da dare l'impressione di avere esagerato. Io spero che si vada più cauti. Ricordo quel che avvenne ai tempi di Murri. Lascerei che le discussioni di merito (più che gl'in- terventi di autorità) servano a chiarire gli equivoci, e più che altro darei tempo al tempo. Sarebbe bene se si rivenisse alla distinzione tra la realtà complessa e la pura speculazione. Può darsi che l'ateismo implicito nelle teorie marxiste (com'era nel positivismo democratico di un tempo o nel liberalismo materialistico) non arrivi a concretiz- zarsi nella realtà politica economica del futuro, come di fatto non si concretizzò in quella del liberalismo o del democratismo del passato. Non intendo distaccare le premesse teoriche dai fatti, ma neppure è giusto interpretare tutta la realtà con le sue mille faccie, alla luce di una premessa teorica, che resta spesso nelle speculazioni dei filosofi e nelle polemiche degli ideologi, e non passa che solo a colorire dal- l'esterno la realtà. Cave a consequentiariis. Ciò, naturalmente, non ha niente a che fare con le posizioni polemiche e politiche del nostro partito verso la Sinistra Cristiana 209. Te lo scrivo perché guardo il problema dell'evoluzione sociale delllEuropa da un punto di vista ge- nerale, che supera le occasioni particolari e le lotte degli stessi parti- ti. I1 punto centrale è un solo: libertà contro totalitarismo, tutte le al- tre questioni o sono subordinate o sono secondarie, o sono semplici incrostamenti, come l'affare dell'ateismo, che in sostanza può essere riguardato come una premessa di tutte le teorie che negano il sopran- naturale 2'0.

(209) La Sinistra Cristiana era il partito nato dal movimento dei cattolici co- m u n i ~ ti.

(210) Tutto il periodo deiia lettera racchiude la costante volontà di Sturu, ad evitare confusioni tra il momento politico e il momento religioso.

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4) Pacchi: ho paura che quelli inviati il 13 e 17 nov. siano anco- ra... in viaggio. Quando arriveranno tu saprai che fare. Avrai ricevu- to quello inviato con un amico il 14 gennaio. Poiché tu mi domandi della stoffa per un soprabito della tua figliuola, potrai trattenere per te la stoffa adatta per soprabito che ti porta questo amico (non ostante non sia di color bleu, che era quello che io volevo e non fu trovato là per là) ed io mando altra stoffa per Nelina. Fo' questo cambio per due ragioni: l) poiché per arrivare a Nelina passerebbe troppo tempo da esserle utile per l'inverno, e invece le sarà utile una stoffa più leg- gera (o meno pesante); 2) perché così tu puoi provvedere subito per tua figlia durante ancora i mesi invernali (a meno che la stoffa non le piaccia). Ti autorizzo a fare come meglio credi 211.

5) Libro sull'Italia: mi scrivi il 19 dic. che non è arrivato; ciò mi disturba. Ti prego di farmi telegrafare da Alcide se è arrivato e intanto di fare ricerche con il rappresentante dell'office of War In- formation Americano, dal quale fu spedito il 31 ottobre scorso.

Tante cose agli amici tutti e ai tuoi di famiglia. Credimi aff.mo

Luigi Sturzo

15 febbraio 1945 212

Mio caro Mario, ho passato alla Manufacturies Trust Company di New York l'ordine di farti consegnare in Roma il corrispondente di 500 dollari america- ni. Spero fare lo stesso per Marzo e Aprile: (tu sai che il limite men- sile è di 500). Tu ne farai quel che credi meglio per sopperire agli urgenti bisogni. Ho però un impegno con Ugo Rodinò 213 per il Do-

(211) Queste ed altre notizie o precisazioni sul contenuto e la destinazione dei pacchi-dono fanno comprendere anche la capacità di Sturzo ad immettersi in proble- mi pratici di vita quotidiana.

(212) Della lettera c'è una minuta nel17Archivio Sturzo, già pubblicata in Stur- zo, Scritti inediti, vol. 3O, op. cit., pagg. 354-355. Ii testo che qui si pubblica è quel- lo della lettera effettivamente inviata a Scelba e conservata nel suo fondo.

(213) Ugo Rodinò, figlio di Giulio, era stato tra i promotori della pubblicazio- ne, a Napoli, de I l domani d'hl ia.

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mani d'Italia. Tieni conto di quel che spedirò nei due mesi successivi e così ti saprai regolare.

Ricevo dalle varie province italiane molte lettere, alle quali pur- troppo sono costretto a non rispondere per il grave penoso e pressan- te lavoro quotidiano - bastano certi giorni le telefonate a tenermi inchiodato per delle ore. Ti prego di nuovo di fare una nota sul Po- polo e su altri giornali in provincia, scusandomi con tutti gli amici.

Ti prego anche di darmi notizia dalla reazione ai miei radio- messaggi ed articoli, ed assicurarmi, in sostanza, se il mio intervento di lontano non sia qualche volta disturbante o inopportuno. Quel che tu mi dici nella tua del 19 dic. circa il problema istituzionale (in rap- porto alla mia lettera dell'll nov.) mi sembra quasi inconcepibile. Bi- sogna rivedere una simile posizione per non legare il partito a prefe- renze teoriche, inconsistenti per il caso.

Gli amici al governo non hanno tempo a rispondere, lo capisco. Ma come si fa a continuare la trattazione di affari, se non so cosa si pensa costà? Ti acchiudo una lettera per Spataro 214, dalia quale ve- drai la necessità di una pronta risposta possibilmente per telegram- ma, circa la lotta anti-tubercolare. Qui si è un po' critici delle incer- tezze del Governo. Per seguire la vostra stampa, vorrei inviato il Po- polo - tutti i numeri - (e altri giornali se occorre) un pacco la setti- mana - attraverso i soliti amici.

A proposito dell'ultima crisi, qui è arrivato un rapporto aiI'Uff. go- vernativo d'Inf.ni di guerra, dove si dice - fra l'altro - che il prof. Ugo Forti, proposto da Croce come ministro fu scartato poiché i catto- lici (leggi i Dem. Crist.ni) fecero opposizione trattandosi di un ebreo (cioè: comunisti sì ebrei no). L'impressione è qui che i d.ci. Cristiani siano antisemiti, e una prova è la infelice frase di Tupini: sugli amici non ariani! ripetuta su tutti i giornali. Che c'è di vero sul caso Forti?

Nella tua lettera del 19 dic. mi parli fra gli altri amici di «Cam- pione~. Ora un regalbutese di qui mi ha detto che il Vicario Campio- ne è morto. Si tratta di altri?

I1 problema della Sicilia qui è molto dibattuto. Naturalmente fa ridere il progetto (portato qui da non so quale Carneade) di fare del- la Sicilia la 49a Stella della Confederazione Am.na. Qui si insiste nel dire che dietro d'agitazione siciliana ci siano agenti segreti inglesi, non ostante le dichiarazioni del ministro Eden. Ho scritto più volte

(214) La lettera aila quale si riferisce SNZO non è conservata nel Fondo Spata- ro, come risulta daiie Lettere a Giuseppe Spataro (1922-1959), cit.

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ad Aldisio ma non ho risposte. Una sua lettera del 31 luglio mi arri- vò a fine novembre.

Ho visto vari attacchi a Caronia come chi s'inchinò ai fascisti. Non mi pare affatto di crederci 215. Sai dirmi qualche cosa in pro- posito?

Scrissi una cartolina a Gilardoni 216, ma non mi ha mai risposto. Sta bene? Me lo saluti affettuosamente. Così anche a Cingolani 'l7.

Ho visto fra gli altri nomi quello di Ravaioli. È a Roma? che fa? Se lo vedi, digli di scrivermi a lungo, come un tempo. Non so se poi gli risponderò, ma mi piace sentire da lui le sue impressioni su Faenza, su Milano. Spero che fra poco l'alta Italia sarà sgombra dai nemici (non dico liberata) perché le truppe sono rimaste ferme in attesa. È ragionevole. Avvisami quando ricevi i pacchi. Fin ora te ne ho spedito quattro. Con i più vivi auguri per te, i tuoi, gli amici, credimi tuo aff.mo

Luigi Sturzo

Mandami qualche numero dei nostri quotidiani di Palermo e di Napoli.

(215) Giuseppe Caronia aveva partecipato attivamente alla rinascita del partito nel periodo clandestino. Si può pensare che «gli attacchi» si riferissero ai famoso «giu- ramento~ che era in ips to d d fascismo ai docenti universitari: dal '22 Caronia era ordinario di Clinica Pediatrica.

(216) SNZO aveva conosciuto Annibale Gilardoni, docente di Scienza dell'Am- ministrazione, durante la vicepresidenza dell'Associazione dei Comuni Italiani: Gi- lardoni era, infatti, segretario generale dell'Associazione delle provincie Italiane. Ne era nata una reciproca stima tanto che Gilardoni, pur non proveniendo dagli am- bienti cattolici, aveva collaborato fin daii'inizio con il Partito Popolare. Sturzo, rite- nendo che il contributo di Gilardoni avrebbe potuto essere prezioso, lo invitò a can- didarsi nel 1924 nel collegio del Friuli, dove i popolari si erano dichiarati disponibili ad accettarne la candidatura e a sostenerla. Gilardoni, dunque, fu eletto, ma il vol- gere d e h legislatura verso la secessione aventiniana non permise la realizzazione del disegno sturziano.

(217) Mario Cingolani, nota personalità del movimento cattolico, aveva parteci- pato aiie riunioni preparatorie prima della fondazione del Partito popolare, ed era stato, nei primi due anni di vita del partito, il più stretto collaboratore di Sturzo. Parlamentare, sottosegretario al Lavoro nei due governi Facta, partecipò d'Aventi- no e fu quindi dichiarato decaduto dal mandato parlamentare nel 1926. Prese parte aiie riunioni clandestine della d.c., deputato costituente, poi senatore di diritto e più volte confermato ai Senato, ministro e presidente del Gruppo parlamentare dc a Pa- lazzo Madama.

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68.

4 marzo 1945 'l8

Mio caro Mario, ho ricevuto vari plichi di giornali e riassunti di stampa, dei quali ti ringrazio (l'ultima data è del 16 febbr.). In seguito, evita di mandar- mi i riassunti di stampa, che dato il fatto di copie a macchina su car- ta leggiera, soffro con gli occhi a leggerli, e non ne ho tempo. Mi bastano i giornali nostri - Popolo e Quotidiano, con qualche rita- glio importante di altri giornali, - compreso l'osservatore. Debbo economizzare il tempo.

Mi preme farti sapere che le 4mila copie del mio libro l'Italia e l'Ordine Internazionale sono arrivate a Napoli il 31 dicembre 1944. Cosa sia successo dopo non si sa. Le casse furono dirette a te. Metti- ti subito d'accordo con Giulio Einaudi per farne ricerca e metterle in vendita. Sono dolentissimo del ritardo ingiustificato, dato che fi- no al 12 febbraio G. Einaudi scriveva al fratello di non averne sapu- to nulla del loro arrivo.

Lo speditore di qui è stato I'Office of War Information - 224 West 57th Street - New York 19, N.Y. Non vorrei che il dr. Mario Einaudi che ha anticipato le spese di stampa abbia a subire si grave perdita.

Terza cosa: ti ho mandato fin oggi quattro pacchi: due per po- sta il 13 e il 17 Nov. due a mezzo amici che sono già a Roma. Con le varie lettere ti ho detto cosa fare.

Infine ti ho spedito per mezzo della Manufacturies Trust Com- pany di New York (149 Broadway) cinquecento dollari in data 16 feb- braio. A metà marzo rinnoverò un tale invio, e spero così di seguito di mese in mese, sì dz essere tu tranquillo per i bisogni urgenti.

Attendo tue notizie. Credo che usando la posta ordinaria, (a parte le occasioni straordinarie), in 40 giorni o meno, avrò le tue lettere, e se queste sono regolari, di quindici in quindici giorni, sarò più con- tento che di averle a troppa intermittenza e a variabile distanza.

Tanti saluti e auguri a tutti, compreso l'on. Martini di Firenze, dal quale spero di avere notizie direttamente quando egli sarà arriva- to a destinazione.

(218) Della lettera esiste un sintetico appunto nell'hchivio Sturzo, F. 206 A C. 436.

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Salutami la Signora e la Figlia, e scrivendo a mia sorella, le dirai che sto bene

Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

Desidero indirizzo di Jacini e di Colonnetti, che mi scrivano L.S.

14 marzo 1945 'l9

Carissimo Professore, nel giro di due giorni ricevo tre sue lettere, una del 14 gennaio una del 5 febbraio e la terza del 15 febbraio. La prima mi è stata portata 1'11 corr. personalmente dal sig. Adams col quale ho avuto un lungo colloquio e ho preso accordi per rivederci.

Il pacco da lei consegnato a lui fu spedito con i mezzi ordinari e ancora non è arrivato. Sono arrivati i due pacchi che ho fatto per- venire alla sig.na Nelina la quale me ne ha accusato già ricevuta. So- no arrivati anche i volumi e a giorni saranno posti in vendita. La rin- grazio affettuosamente dei doni spediti per me e per la mia famiglia; sono veramente commosso della sua paterna bontà.

Ho fatto pervenire a Spataro la lettera a lui diretta e i saluti agli amici nominativamente indicati.

Il Popolo di oggi pubblica l'awiso da lei desiderato circa la posta. Qui accluso le rimetto l'ordine del giorno votato dal Consiglio

Nazionale nella riunione del 2 marzo col quale si auspica il suo ritor- no e ch'esso possa coincidere con la liberazione dell'Italia. I suoi ra-

(219) Della lettera esistono due copie diversamente dattiloscritte nell'hchivio Sturzo, con due diverse coliocazioni, (F. 196 A C. 66 F. 188 A C. 422) tutte e due firmate di pugno da Scelba. Di una delle due, su carta intestata «Democrazia Cri- stiana - Segreteria Politica*, esiste la velina nel Fondo Scelba. L'altra è senz'altro una copia, che però fu ricevuta per prima da Sturzo, perché su di essa figurano delie annotazioni autografe: « l2 aprile, I Braun, affare libro, 14 aprile, altro vedi app». Si tratta evidentemente di una copia inviata per mezzo di qualcuno, mentre quella spedita per posta era ancora in viaggio.

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diomessaggi sono riportati da tutta la stampa e hanno sempre sorpre- so per la perfetta conoscenza della situazione. In un solo caso, nel radiocommento al lo discorso di Churchill parve non perfettamente informato; ma in questo caso, il fatto dipese dalla incompleta trasmis- sione del testo del discorso e anche qui molti giornali lo commenta- rono in base al testo mutilo che sarà stato pure in suo possesso.

Venendo alle questioni da lei poste nelle tre lettere incomincio da quelle di partito: .

1) È assolutamente inesatto che i dirigenti della Democrazia Cri- stiana siano in gran parte preti. All'infiori di Don Nicoletti 220 di Co- senza e di un paio di segretari di Sezioni, non esistono altri dirigenti sacerdoti. Sono state impartite da noi istruzioni perché dagli organi direttivi, compresi quelli sezionali, non facciano parte i sacerdoti. Ci sono però, e più in passato, molti sacerdoti sindaci, nominati dagli alleati, ma la ragione è che i parroci e i sacerdoti sono rimasti sem- pre ai loro posti e hanno fatto magnificamente il loro dovere, cosa ormai universalmente riconosciuta; e spesso gli alleati non avevano altra scelta. È altresì vero che il clero si interessa attivamente di po- litica ed appoggia la Democrazia Cristiana. In questo senso si può no- tare una accentuazione notevole e direi anche eccessiva. Abbiamo avuto una pastorale del Vescovo di Campagna che invitava i suoi diocesani a iscriversi alla Democrazia Cristiana; altra pastorale del Cardinale Sa- lotti inneggiante aila Democrazia Cristiana vecchia e nuova e al mo- vimento s'interessa lo stesso Pontefice, senza alcun ritegno. Come par- tito abbiamo richiamato l'attenzione sulle manifestazioni dei Vesco- vi, pregando di non assumere posizioni così decise e dannose per tut- ti. D'altro canto il voto alle donne compromette un po' la situazio- ne. L'organizzazione dei Gruppi femminili tocca da vicino tutte le associazioni di azione cattolica e quelle innumeri che fioriscono in- torno alle parrocchie, e i contatti e le relazioni sono assolutamente inevitabili 221.

(220) Don Luigi Nicoletti (1883-1958). Seguace di RornoIo Murri, democratico cristiano ma ingiustamente accusato di modernisrno. Laureato alla Gregoriana nel 1906 e alla statale di Napoli nel 1916. Eletto in Consiglio provinciale di Cosenza nel ' l 0 e scacciato dai fascisti nel 1923. Era stato segretario provinciale del PPI dal '20 al '26. Antifascista, era stato eletto Segretario provinciale deiia Dc a Cosenza al mo- mento della ripresa.

(221) L'appoggio delle strutture ecclesiastiche, a tutti i livelii, non era gradito, se esplicito e ccufficiale», ai democratici cristiani di quel primo periodo, proprio per

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Aggiungo a questo la psicologia che si è creata e a cui un po' tutti partecipiamo circa l'importanza decisiva, anche ai fini religiosi e degli interessi ecclesiastici, delle prossime lotte elettorali e della co- stituente e la necessità quindi di raggruppare tutte le forze e di com- piere uno sforzo supremo perché i cattolici abbiano alla costituente una parte decisiva. Tutto questo crea una situazione facile alle con- fusioni, e alle €ommistioni. La cosa naturalmente appare incompren- sibile agli stranieri e specialmente agli anglo-sassoni. Un giornalista cattolico inglese certo Monjur, corrispondente di settimanali cattolici inglesi non riusciva a comprendere il perché dell'esistenza di un par- tito cristiano; e perché in un paese che si considera cattolico al 99% i cattolici avessero una parte di minoranza.

Per l'organizzazione femminile di fronte alla sfrenata propagan- da fatta dall'U.D.1. (Unione Donne Italiane) una organizzazione fem- minile che si dice apolitica e del cui consiglio direttivo fanno parte anche rappresentanti del partito liberale, azionista e democrazia del lavoro, ma che in realtà è guidata e diretta da comunisti, l'azione cat- tolica ha autorizzato la costituzione del C.I.F. (Centro Italiano Fem- minile) 222, che dovrebbe essere organo di collegamento e di rappre- sentanza unitaria delle varie associazioni cattoliche e per la formazio- ne sociale della donna. L'associazione non fa parte dei quadri dell'a- zione cattolica e tra le dirigenti ci sono le nostre donne, senza peral- tro esprimere una determinata corrente politica, ma in realtà dovreb- be costituire la massa di manovra della Democrazia Cristiana mentre i nostri gruppi femminili hanno la rappresentanza politica. Altro ele- mento di commistione sono le A.C.L.I. Sorte d'accordo tra l'azione cattolica e il partito per utilizzare, sul terreno dell'azione sociale, tutte le forze cattoliche - clero compreso - che non credono o non pos- sono agire sul'terreno politico, hanno avuto una larga risonanza col

evitare, come sottolinea Scelba «confusioni e commistioni~. Singolare è il giudizio sui «voto alle donne» che la DC aveva voluto (cfr. Spataro, I democratici cristiani dalla dittatura alla repubblica, cit., pagg. 356-357) e che le sinistre, in particolare To- gliatti, avevano la consapevolezza che avrebbe favorito la Democrazia Cristiana.

(222) Suila costituzione del Centro Italiano Femminile, proposta ed ideata daiie donne democratiche cristiane e cattoliche, prima tra tutte Angela Maria (Angelina) Cin- golani Guidi, si confrontarono due tesi: quella «federativa» sostenuta da Maria Rimol- di, quella «associativa» affermata da Maria Federici. Fu vincente, in un primo periodo la prima, mentre Maria Federici divenne Presidente del CIF. Più tardi, negli anni set- tanta, anche a seguito del decadere delle strutture femminili dell'azione cattolica a fa- vore di associazioni miste, il CIF passò dalla formula federativa a quella associativa.

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Convegno tenuto in questi giorni e col discorso del Papa U3. A capo delle A.C.L.I. vi sono uomini dell'azione cattolica, come Storchi 224, Vero- nese '", mentre il Segretario Generale Giulio Pastore '" fa parte del Consiglio Nazionale della D.C.; tutti i dirigenti sono iscritti al Partito. Sia le A.C.L.I. che il C.I.F., come la costituenda Confederazione Ita- liana della Cooperazione, utilizzano naturalmente forze di azione catto- lica e del Partito ed è facile la confusione; il processo di differenziazio- ne certamente verrà ma più tardi. In quanto d'autonomia del Partito, questa non è messa in discussione da alcuno, pur essendoci la tendenza diffusa a volerlo considerare come una branca nascente dali'azione cat- tolica. Della Torre '" ha scritto questo anche per il Partito Popolare e sarebbe d'awiso persino della inutilità di fare dei giornali unicamente di partito, sostenendo che in sostanza anche nel Belgio, in Germania e in Olanda la stampa cattolica è anche stampa di partito e viceversa. Debbo dire però che se nel campo delle idee esiste parecchia confusione

(223) I partecipanti al lo Convegno delle ACLI erano stati ricevuti da Pio XII 1'11 marzo 1945. I1 testo del discorso del Pontefice veniva integralmente riprodotto da Il Popolo del 13.3.'45.

(224) Ferdinando Storchi, già redattore de L'Osservatore Romano e de Il Popolo clandestino, aveva duetto dal '34 al '42 la casa editrice A.V.E. Dal '45 al '54 fu Presi- dente Nazionale delle ACLI. Deputato costituente e poi rieletto fino d a VI legislatu- ra, più volte sotto segretario di Stato, nel 1976 ha lasciato il Parlamento e si è dedicato ai problemi dell'emigrazione.

(225) Vittorino Veronese, già dirigente nazionale della FUCI e poi Presidente dei laureati cattolici e Presidente generale dell'Azione Cattolica.

(226) Giulio Pastore, organizzatore sindacale, seguì l'insegnamento di Achille Gran- di, e da semplice operaio divenne dirigente d'Unione del lavoro di Monza e direttore del giornale di Monza Il Cittadino. Antifascista, dopo lo scioglimento dei sindacati, ri- cominciò una vita lavorativa nuova facendo un lavoro non dirigenziale in banca. Prose- guì, intanto il suo impegno in azione cattolica fino ad essere chiamato a Roma, nel 1935, come membro deUa Presidenza Centrde della Gioventù Cattolica. Lavorò d a ripresa della Democrazia Cristiana, partecipò d a elaborazione del patto di Roma per l'unità sindacale, dopo aver subito il carcere nel periodo dell'occupazione di Roma. Tra i fon- datori delle ACLI, fu a capo della corrente cristiana nella CGIL. Più tardi, il 15 ottobre '48 promosse la scissione della corrente cristiana e dette vita d a Libera Confederazio- ne Generale Italiana del Lavoro e quindi, nel 1950 d a CISL, di cui fu Segretario. Nel- la DC fu Segretario Organizzativo e preparò la campagna elettorale del '46. Più volte deputato, d d a Costituente in poi, fu a capo della «corrente sindacale*, e partecipò in qualità di Ministro a molti Governi.

(227) Giuseppe Della Torre era stato nel 1913 Presidente deii'unione Popolare tra i cattolici, poi divenne Presidente deiia Giunta Centrale d'Azione cattolica. Succes- sivamente, e quindi anche nel periodo in cui Scelba scriveva questa lettera, era diretto- re de L'Osservatore Romano.

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con una tendenza a riportare la situazione alle posizioni anteriori al sorgere del partito popolare, nel campo pratico l'autonomia degli or- gani direttivi è assoluta, almeno fino ad oggi.

Per quanto riguarda la sinistra cristiana, disgraziatamente la si- tuazione è che si tratta di un movimento privo di seguito e che risul- ta infeudato ai comunisti: scelta comunista in campo cattolico. Non tutti gli aderenti ne sono coscienti, ma esistono prove indubbie sui legami col comunismo. Recentemente, dopo l'intervento dell'Autori- tà Ecclesiastica, sembrava che il movimento fosse entrato in crisi; e la nomina di un triumvirato composto da Ossicini, il figliolo del po- vero Ossicini 228 che lei conobbe e da certi prof. Mira e Dr. Monte- si, il primo già facente parte della Commissione della Scuola della De- mocrazia Cristiana, considerati elementi più ortodossi, voleva marca- re un distacco dai comunisti. Uno del triumvirato venne al Partito per comunicarmi la cosa, e dichiarare che volevano lavorare d'accor- do con la Democrazia Cristiana ed esserne quasi una specie di avan- guardia. Io feci ottima accoglienza e auspicai l'evoluzione e la fusio- ne. Ma la annunziata uscita di un loro quotidiano che costa milioni, la partecipazione al comizio per l'affare Roatta 229 in cui prese la pa- rola Rodano che ci avevano fatto credere fuori del movimento, con un discorso pieno di odio, ci hanno confermati purtroppo che i lega- mi col comunismo persistono. Abbiamo dovuto sempre lamentare una certa slealtà. Basti dire che Rodano e Ossicini dopo il 25 luglio '43 erano stati designati da noi rispettivamente quale delegato del Parti- to nel giornale «I1 Lavoro Italiano» 230 organo della confederazione, ed Ossicini nel movimento giovanile, impegnandosi da parte loro na- turalmente a rinunziare a qualsiasi attività autonoma. In realtà essi poi vennero meno al patto.

Suil'intervento della S. Sede non solo noi non abbiamo esercita- to nessuna influenza, ma anzi si è esercitato una influenza ritardatri- ce; e abbiamo pubblicato la notizia senza rilievo e senza commenti

(228) Cesare Ossicini, attivissimo dirigente dell'Azione cattolica a Roma, era stato tra i più coerenti antifascisti.

(229) I1 Generale Roatta, arrestato e poi ricoverato in stato di detenzione pres- so l'ospedale militare allestito presso il Liceo Virgilio a Roma - perché il Celio era stato requisito daiie Forze di occupazione alleate - era evaso il 4 marzo '45. Si sospettavano delle complicità politiche.

(230) cfr. Fanello Marcucci, Alle origini della Democrazia Cristiana, cit., pag. 165 e segg.

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e mai abbiamo speculato sulla cosa per quanto tutto il loro giornale abbia sempre dedicato molto spazio ad attacchi contro di noi piutto- sto acrimoniosi; talvolta, qui a Roma, si presentano in qualche no- stro comizio per fare contraddittori, ciò che evitano di fare con altri Partiti.

2) I1 rapporto pervenuto circa la mancata nomina a ministro del prof. Ugo Forti è inventato di sana pianta; e sono assolutamente fal- se le asserzioni di un preteso antisemitismo della Democrazia Cristia- na. La frase di Tupini certamente inopportuna e deplorevole, è im- putabile più a leggerezza che ad antisemitismo; fu detta in tono scher- zoso. I1 caso Forti andò così: Bonomi aveva promesso a Forti, ch'egli aveva chiamato a presiedere la Commissione per la riforma dell'Am- ministrazione, di nominarlo d a prima occasione, Ministro della Giu- stizia; con ciò Bonorni sperava di rafforzare il Ministero. La propo- sta di Bonomi fu appoggiata da Croce amico personale del Forti. Pe- raltro il Croce voleva mettere Arangio Ruiz all'Istruzione senza con- tarlo fra i ministri liberali con la pretesa che egli era molto vicino agli ambienti cattolici! Dopo diversi battibecchi, il Croce ci lasciò la scelta tra la Giustizia e l'Istruzione. Tupini fece il diavolo a quattro e puntò i piedi per rimanere. Sacrificarlo dopo pochi mesi che era ministro e con tutte le critiche che circolavano contro di lui, avrebbe significato praticamente dar ragione alie critiche stesse e liquidare l'uo- mo. Io avevo pensato che in cambio lo si poteva nominare Segretario Politico (ciò che avrebbe consentito a me di lasciare la carica di Vice Segretario troppo onerosa e impegnativa). La Direzione, sia pure con poca libertà, decise che non fosse il caso di fare il sacrificio.

La cosa fu facilitata dal fatto che sapevamo che conservando Tu- pini d a Giustizia sarebbe andato alI'Istmione una persona come Aran- gio Ruiz, dal quale nulla avevamo da temere e con la collaborazione di Mattarella che si è rivelato un abilissimo trafficone e simpatica- mente gradito d a massa degli impiegati del Ministero. Tutto som- mato c'era la nostra convenienza. Che il Forti fosse ebreo, io l'ap- prendo da lei; e se non ci fosse stato da salvare Tupini, tanto Gron- chi che io che conducevamo le trattative per la formazione del Go- verno, non avremmo avuto nulla da opporre d a nomina del Forti.

3) Per quanto riguarda le preoccupazioni per la liberazione del Nord, i disegni della politica inglese e la posizione del Governo Bo- nomi, la situazione appare la seguente. Esiste un pericolo reale, ef- fettivo che i comunisti tentino un colpo di forza in occasione della liberazione del Nord, se essa awerrà improwisamente: e credo che

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abbiano la forza per farlo. Notizie da varie fonti fanno ritenere che i comunisti hanno ricevuto ordine di tenersi pronti e che dispongono di armi. È certo in ogni caso che essi mirino ad ottenere una parteci- pazione più forte nel Governo.

In occasione della crisi determinatasi per la fuga Roatta hanno chiesto un Sottosegretario agli Interni comunista e la nomina di Pre- fetti e Questori politici. Per contro le forze di polizia sono assai de- boli, esautorate dalle continue campagne e l'esercito è inesistente. In quanto a Togliatti, l'opinione che si tratti di uomo astuto e forte è largamente diffusa; che possa esser un dittatore non so;. è temuta la possibilità della dittatura del suo partito. Anche Nenni teme ciò, e per giustificare la sua politica filocomunista, egli dice che in caso di dittatura rossa egli desidera trovarsi da questa parte, caso diverso I'at- tenderebbe una palla nella nuca, come traditore della classe operaia 231,

mentre per i democratici cristiani, a suo dire, essendo essi considera- ti costituzionalmente dei conservatori, ci sarebbe solo il campo di con- centramento.

La politica di collaborazione ad oltranza al Governo - che si attribuisce a ordini di Mosca - e di amicizia verso di noi perseguita da Togliatti trova delle opposizioni anche in seno al suo stesso parti- to e avrebbe determinato, recentemente, una tendenza decrescente del movimento, con trasmigrazioni verso il socialismo. Le pubblicazioni recenti negli organi del partito rispetto al problema dei confini orien- tali, hanno impressionato notevolmente sia perché si pensa che se il partito comunista accetta la tesi della Jugoslavia almeno da parte del- la Russia, il problema sia già deciso; sia per la riprova della dipen- denza del partito da Mosca.

Riprova di dipendenza è il telegramma contro Franco e la prete- sa che l'Italia sia la prima nazione a rompere le relazioni con la Spa- gna, e ciò subito dopo l'analogo avviso espresso dagli organi mosco- viti, mentre appena pochi giorni avanti i ministri comunisti avevano votato senza riserve per la nomina del nuovo ambasciatore presso Fran- co. Da qui Io sforzo di Togliatti di stringere i socialisti. I1 patto elet- torale stipulato recentemente dai due partiti, prevede una rappresen- tanza paritetica in tutti i consig? comunali, ciò che rappresenta un netto vantaggio per i socialisti. E vero però che gli eletti socialisti non potendo contare sulla massa di elettori propri praticamente sa-

(231) Questa affermazione di Scelba è confermata da quanto è contenuto nei Diari di Pietro Nenni.

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rebbero alla mercé dei comunisti. Un contrasto molto forte tra i due gruppi rossi si è rivelato però in occasione della ricostituzione della seconda internazionale. Mentre Saragat esaltava su l'«Avanti!» l'av- venimento con parole ispirate, Togliatti scriveva un secco articolo di- chiarando che alla seconda internazionale spettava la responsabilità dell'attuale guerra e del fascismo e che nella seconda internazionale si annidavano le forze reazionarie e della disunione operaia.

Il Governo lavora, fa del suo meglio, ma la sua azione non tro- va risonanza e non riesce a galvanizzare o a tonificare l'ambiente. Le condizioni economiche peggiorano ogni giorno, per l'ascesa incessan- te dei prezzi, e gli aumenti di stipendio e salari sono inghiottiti pri- ma che vengano concessi. A questo è da aggiungersi l'incertezza del domani, la mancanza di psicologia dei ministri inglesi e la preoccupa- zione per le frontiere. Il Paese praticamente ha la sensazione di esse- re alla mercé degli anglo-americani e dei confinanti che tentano di rifarsi alle sue spalle. Abbiamo dovuto mollare per Tunisi (Bidault ha risposto al telegramma saluto di De Gasperi dopo due mesi e dopo aver ottenuto la rinunzia per Tunisi); c'è una propaganda francese per la Val d'Aosta e si teme per l'Isola d'Elba. Si parla dell'AIto Adige d'Austria per premiarla non si sa di quali benemerenze. Non parlia- mo poi delle frontiere orientali. Io non comprendo come ci siano tante tenerezze da parte degli anglo-sassoni per la Jugoslavia la quale, crea- ta su dall'Intesa, alleata nel 1939 della Francia non si mosse in occa- sione dell'aggressione tedesca e fece il gioco della Germania per tan- to tempo e il colpo di testa di Re Pietro organizzato in estremis non portò nessun giovamento agli alleati poiché la lotta dei Serbi contro i tedeschi non durò una settimana. Poi vennero le bande partigiane; -

ma di fronte a queste il contributo che sta dando l'Italia è certamen- te di gran lunga superiore. Ora si può anche comprendere che gli in- glesi ci portino via Tobmk e ci scaccino dall'Eritrea; sono i vincitori e secondo una certa linea possono fare quel che vogliono. Mal si com- prende perché pezzi dell'Italia, 'conquistati accanto alle nazioni ora unite, nella ultima guerra, con tanti sacrifici, debbono essere regalati ai Jugoslavi o agli Austriaci. Come fa un governo a galvanizzare il Paese in queste condizioni? Perduto per perduto, meglio sarebbe par- lar forte e duro agli alleati. Nessuno dei membri dell'attuale governo ha la stoffa per farlo, tranne Togliatti, legato alla Russia. Occorre- rebbe unità di spiriti e questi sono disuniti dal fascismo e antifasci- smo, e gli antifascisti tra chi paventa una nuova dittatura e chi forse la prepara; occorrerebbe una rinascita di vero e forte patriottismo,

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cosa impensabile con gli uomini di oggi e con lo stato d'animo domi- nante nella folla e nei partiti.

C'è ordinaria amministrazione; si lavora e ricostruisce lentamen- te e forse molto di più non si potrebbe fare; ma il paese non ha la sensazione di un timone sicuro. La timidezza di Bonomi e di altri, vicini, si manifesta nell'affare della consulta.

Ormai tutti sono per la costituzione di una consulta politica, ma essa non viene fuori. Si teme che la consulta politica possa trasfor- marsi in costituente e che possa intralciare l'azione governativa con dibattiti che diverrebbero di natura parlamentare. Intanto il progetto originario che prevedeva la partecipazione di diritto dei deputati che furono dichiarati decaduti nella famosa giornata del 26 luglio 1925 ha avuto ultimamente l'ostilità di Togliatti il quale non contando tra i settanta aventiniani rimasti nessun rappresentante comunista 232 e avendo osservato che il maggior numero relativo è composto di ex popolari e socialisti ha dichiarato che non vuole la rappresentanza aven- tiniana. Cosi rinviandosi il problema si complica. L'ultimo progetto 233

prevede una consulta di 400 membri, 280 designati dai sei partiti più

(232) Dopo un primo inizio di collaborazione con la scissione parlamentare se- guita al delitto Matteotti, nel 1924, il Gruppo comunista riprese a partecipare d e sedute ~arlamentari pur senza riuscire, come è evidente. a condurre una vera batta- glia di opposizione, e per l'esiguo numero e per il dileggio e le violenze dei fascisti. I parlmentari comunirti furono però ugu&.ente dichiarati decaduti i! 9.XI.'26, per «opera di eccitamento e sovvertimento contro i poteri dello Stato» (cfr. Atti parlamentari-leg. XXVII, 9.XI.'26 pag. 6389). Proprio nel novembre 1926 iniziò per Antonio Gramsci il lungo martirio deiia prigionia politica.

(233) Fin d d a costituzione del primo governo Bonomi, subito dopo la libera- zione di Roma, si manifestava nel programma l'intenzione di «dar vita, in contatto coi comitati di liberazione, ad un sia pure ristretto corpo consultivo, simbolo del Parlamento, al quale periodicamente fare la esposizione del lavoro compiuto*. Con il secondo governo Bonomi, al quale come è noto non parteciparono socialisti ed azionisti. nella seduta del 21 dicembre 1944 del Consiglio dei Ministri si esaminava ., la questione deii'«organo consultivo~. Veniva conferito l'incarico ai ministri Brosio, De Gasperi, Ruini e Togliatti di elaborare e presentare deiie proposte concrete per la costituzione deiia Consulta. Mentre Scelba scriveva la presente lettera a Sturzo, il progetto era in fase di avanzata elaborazione, perché il Comitato dei Ministri lo presentò il 28 marzo (quindi circa quindici giorni dopo) al Consiglio dei Ministri che l'approvò dopo un ampio dibattito. Il Presidente e il Comitato dei Ministri che lo avevano elaborato furono incaricati di mettere a Dunto il testo definitivo tenendo conto dei suggerimenti scaturiti dal dibattito. Si giunse così al decreto legislativo luogotenenziale del 5 aprile 1945 n. 146 che istituiva la Consulta Nazionale. Succes- sivamente il decreto legislativo luogotenenziale 30 aprile 1945 n. 168 emanava le

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una rappresentanza del partito repubblicano e del partito' demo- cratico italiano (monarchico), 70 deputati ex aventiniani e il resto rap- presentanti di interessi sindacali, cooperativi, culturali ecc. (un elen- co tipo camera dei fasci e delle corporazioni). Nel pensiero di Bono- mi si dovrebbero costituire dieci grandi commissioni che a richiesta del Governo potrebbero riunirsi in assemblea plenaria; gli altri vor- rebbero che un'assemblea consultiva politica, salvo la suddivisione in commissioni come aweniva nel vecchio parlamento. C'è poi il pro- blema della rappresentanza paritetica dei sei partiti che per noi si ap- palesa svantaggiosa. Questi motivi servono a Bonomi a rinviare la con- sulta ch'egli non vuole, eliminando così un organo di vasti dibattiti e di educazione politica. E forse non a torto Nenni (tipo di agitato- re, giacobino) definisce il governo Bonomi: governo camomilla; ed usa un linguaggio verso,gli alleati, che talvolta appare addirittura eccessivo.

Depressione da una parte, fermenti rivoluzionari dallJaltra. L'affa- re Roatta ha dimostrato la facilità con cui l'Italia minaccia di cadere di nuovo vittima della piazza. In occasione della fuga di Roatta si ebbero manifestazioni di piazza e di stampa col proposito di rove- sciare il Governo. Fu organizzato un pubblico comizio al Colosseo, promosso da socialisti e azionisti e con l'adesione di gruppi libertari e della sinistra cristiana. I discorsi furono incendiari e la folla, peral- tro non molto numerosa, ad un certo momento, abbandonò gli orato- ri e si riversò al Quirinale. Dalla stessa folla furono lanciate tre bom- be, una scoppiò in mano al possessore, dicono comunista, che rimase ucciso; il contegno della forza pubblica fu calmo; mentre una parte della folla si disperdeva, un gruppo dei più facinorosi metteva il ca- davere in un camioncino e lo portava al Viminale. Qui il servizio d'or- dine era quasi inesistente, fu così facile alla folla penetrare entro il Viminale e giungere sino alla stanza di Bonomi. Fu issata la bandiera rossa dal balcone e un gruppo tra partigiani, azionisti e comunisti, armati visibilmente di bombe a mano, capeggiati dal Generale Azzi:

norme per la composizione della Consulta precisandone cosi le singole rappresentan- ze: 156 rappresentanti dei sei partiti del CLN; 20 di altri partiti; 46 delle maggiori organizzazioni sindacali; 12 delle organizzazioni di reduci; 10 della cultura, delle li- bere professioni e dei tecnici dirigenti di azienda; non più di 60 parlamentari antifa- scisti. La composizione della Consulta, nel suddetto decreto consistente di 304 con- sultori, venne poi modificata ed ampliata con i successivi decreti 12 luglio 1945 n. 422 e 31 agosto 1945 n. 527, e risultò in definitiva di 430 membri.

(234) I repubblicani, invece, non parteciparono alla Consulta, adducendo la 10- ro pregiudiziale antimonarchica.

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un ufficiale in ... servizio a da Velio Spano, Direttore dell'unità si presentò a Bonomi per richiedere le dimissioni che furono annuncia- te dal balcone. Bonomi era solo con Spataro 235 e Molè, mantenne un contegno fermo dichiarando che non avrebbe ceduto alla piazza e che avrebbe risposto del suo operato al Consiglio dei Ministri. Da fuori si ebbe la sensazione di un colpo di mano e un ministro chiese I'in- tervento della polizia alleata per liberare il Presidente. L'intervento, discreto, è rimasto ignoto al pubblico. La sera stessa Togliatti mano- vrò per rovesciare Bonomi e ricostituire il governo a 6, ma il reciso rifiuto di De Gasperi di prestarsi al gioco impedi che la crisi avesse corso con lo sbocco De Gasperi stesso. Socialisti e azionisti che già cantavano vittoria, hanno accusato il colpo. Non potendo far la crisi, Togliatti ha cercato di assicurarsi una maggiore influenza nel Gover- no, chiedendo che un Sottosegretario comunista venisse posto agli In- terni accanto a Molè e la nomina di Prefetti e Questori politici e si parla della richiesta di un ambasciatore comunista a Parigi. Le do- mande attendono risposta 236, mentre altri provvedimenti furono ac- colti, come la sostituzione del comandante dei Carabinieri, il passag- gio del S.I.M. (Servizio Informazioni Militare) alle dipendenze del M. della Guerra e la soppressione pratica in corso di elaborazione dello Stato Maggiore con la eliminazione di tutti i generali del periodo fa- scista. La crisi comunque è stata scongiurata; e il Governo ne è usci- to rafforzato. Ma la situazione è sempre precaria. Argomento che può portare alla crisi è il progetto legge sull'avocazione dei sopraprofitti del regime. Il Ministro comunista Pesenti 237, ha presentato un pro- getto che prevede I'avocazione dei sopraprofitti realizzati da gerarchi, appaltatori e fornitori dello Stato. Si considerano sopraprofitti di regi- me, in vis et de iure, tutti gli incrementi patrimoniali realizzati da fasci- sti e fornitori deilo Stato, dopo il 28 ottobre 1922. Si considerano fasci- ste le società commerciali in cui 115 del capitale sociale sia posseduto da fascisti. Si è rovesciata una valanga di proteste e forze imponenti che vogliono il diritto di prova, nel senso che sia permesso di provare che gli incrementi non sono dovuti a congiunture politiche. Se i comunisti s'impuntano è la crisi; ma credo che non lo faranno.

(235) Spataro era, nel secondo governo Bonomi, sottosegretario d a Presidenza e segretario del Consiglio dei Ministri.

(236) La richiesta di Togliatti non venne accolta: Molè rimase l'unico Sottose- gretario al Ministero deii'Interno.

(237) Antonio Pesenti era, nel secondo governo Bonomi, Ministro deiie Finanze.

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Son queste ed altre le cause della debolerza del governo. Da ciò dovrebbe escludersi che gli inglesi speculino su una presunta debolez- za del governo per ristabilire il controllo. Imagino che senza di loro, l'affare Roatta si sarebbe risolto diversamente. In quanto al fatto ch'es- si impedirebbero il ripristino delle fabbriche, qualcosa di vero c'è per quanto riguarda l'industria concorrente (tessili e fibre artificiali) ma non credo che questi fatti siano noti al grosso pubblico. L'avversione di questo deriva dalla durezza dei ministri inglesi (i loro discorsi so- no capolavori d'ignoranza dell'animo del nostro popolo) e dal fatto che dopo la «liberazione», è passato l'abbaglio del pane bianchissi- mo 238; le condizioni economiche sono peggiorate e peggiorano ogni giorno di più in maniera impressionante. Si hanno già esempi di sui- cidi di madri di famiglia incapaci di prowedere ai figli. In questi giorni, una professoressa di scuole medie.

4) Elezioni amministrative - come lei già saprà, il Governo ha già dato disposizioni per la compilazione delle liste elettorali; forse esse saranno pronte per metà maggio e allora si potrebbero indire le elezioni. Una folla di problemi si sono posti:

Legge elettorale - I1 Consiglio Nazionale del Partito, come ve- drà dal Popolo, ha invocato .la proporzionale amministrativa pura; e di massima avrebbe aderito alla tesi per l'intransigenza elettorale, ri- servandosi solo di affermarla al momento opportuno, facendo però di- vieto sin da ora, alle sezioni di prendere iniziative di blocchi.

Si è scartato il progetto fatto approvare da noi nel '20 della pro- porzionale col premio di maggioranza a favore della lista che avesse riportati i 215 dei voti, perché questa legge avrebbe favorito senz'al- tro la conquista deila maggior parte dei comuni da parte del blocco socialcomunista. Sarebbe più facile infatti per esso raggiungere i 215 dei voti. Nel caso peggiore si sarebbe di awiso di favorire il sistema maggioritario che impone alla lista vincente di avere la metà più uno dei voti, cosa più difficile a raggiungersi dal blocco socialcomunista. La proporzionale evita a noi di dover fare blocchi, cosa pericolosa dato il gioco delie correnti. Taluni dei nostri temono che la propor- zionale e la intransigenza elettorale diano alle elezioni amministrative

(238) Subito dopo la liberazione di Roma le forze alleate prowidero alla distri- buzione gratuita alla popolazione affamata ed ormai abituata ad una panificazione scadente nella qualità deila materia prima e del prodotto, di un pane soffice, ben lievitato e straordinariamente bianco. La cosa produsse una momentanea euforia ed illusione di benessere.

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un contenuto politico che si vorrebbe evitare prima della costituente; e qualcuno propugna addirittura le elezioni a base di comitati di libe- razione nazionale. Quest'ultimo sistema certo avrebbe il vantaggio di spoliticizzare la lotta, ma credo che i danni sarebbero maggiori, in quanto perpetuerebbe la attuale situazione che ha visto il sorgere ar- tificioso dei 6 partiti in piccoli comuni ove al massimo ce ne stareb- bero due a base familiare. Forse l'unico caso del blocco dei 6 partiti meritevole di considerazione, potrebbe essere in Sicilia per fronteg- giare eventuali manifestazioni separatiste, che io considero di una certa entità solo nei grandi centri come Palermo e Catania.

I social-comunisti nello stipulare il blocco elettorale hanno dichia- rato che sarebbero lieti di vederci dentro anche noi.

Dubito però assai che le elezioni amministrative possano farsi in maggio, anzitutto perché manca tutto l'occorrente; per Napoli è sta- ta preventivata la spesa di 100 milioni solo per urne e altre spese elet- torali!

Nell'ultimo Consiglio Nazionale è stato dato mandato d a Dire- zione del Partito di formulare un programma elettorale amministrati- vo; sarà presto costituita una commissione, poiché esiste ormai un'as- soluta ignoranza circa i problemi amministrativi locali. Problemi spe- cifici dei comuni, appaiono oggi l'assetto dei tributi locali, il proble-

- ma scolastico l'E.C.A. (Ente Comunale Assistenza, ex congregazione di carità); i problemi della ricostruzione edilizia e del loro finanzia- mento, la municipalizzazione dei servizi o socializzazione di imprese monopolistiche (industria idroelettrica). Nel frattempo il Segretario co- .

munale è diventato funzionario di Stato e i maestri dipendono dal ministero della Pubblica Istruzione.

Se lei potesse darci il contributo della sua sapienza amministra- tiva gliene saremmo veramente grati. Io, anzi, la pregherei di volerci formulare addirittura il manifesto, come faceva per il passato. Ogni tanto mi rileggo i suoi appelli; sono cosi vibranti e così attuali e ne trovo sempre motivo di ispirazione e d'incitamento.

Nel Popolo leggerà pure gli ordini del giorno suiia politica del lavoro e su quella economica 239, elaborati da apposite commissioni e

(239) Al secondo punto deli'odg s d e elezioni amministrative approvato dal Con- siglio Nazionale DC il 3 marzo 1945 si legge: «2) il consenso popolare non deve essere viziato né da interferenze di politica generale, né da confusionismi di oppor- tunistici raggruppamenti politici. Si ravvisa che a tali esigenze risponde il sistema dello scrutinio di lista su base proporzionale. Questo sistema infatti, oltre a lasciare

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neli'intento di soddisfare un'esigenza sempre sentita di precisazioni programmatiche. Ritengo che le formulazioni siano ardite. La disgra- zia è che esse non trovano adeguata rispondenza nella propaganda, e convinte adesioni; sicché appaiono piuttosto fredde ed aride e qua- si distillati di laboratorio.

5 ) E per finire questa lunghissima lettera: è ravvisata la necessi- tà di un inno della democrazia cristiana, il vecchio inno non va più 240;

ai giovani non piace e nessuno lo canta e le nostre adunate senza canto risultano fredde; manca l'entusiasmo che trascina. Molti si sono pro- vati a scrivere versi e musica, ma con risultati poco soddisfacenti. Non ci potrebbe lei regalare l'inno ufficiale del Partito? So di farla fatica- re; ma lei è sempre il capo del Partito ed è per questo che io mi sen- to ardito di chiederle ancora questo.

Vedo dalle sue lettere l'intensità del suo lavoro e questo per me è una grandissima gioia perché mi assicura che lei è sempre d'opera cosi come a Via Ripetta. Ho la sua imagine vigorosa, nel mio ufficio al Partito, di fronte a me, in una grande riproduzione, regalata da un gruppo d'amici. Poterle dire le ansie, i timori, le preoccupazioni, esprimerle tutta la fiducia e l'amore ed averne la parola e la direttiva sicura, che centuplica le forze tanto limitate. È il mio ardente desi- derio e la mia preghiera. I1 Signore vorrà darci il dono prezioso delia sua presenza? Imagino che la presente le arriverà per Pasqua. Quali auguri? Che il Signore lo conservi e le renda lieve la lontananza dalla sua terra e dai suoi cari.

Mi benedica e con tutto il cuore mi creda suo aff.mo

Mario

inalterata la libertà di espressione delle volontà del cittadino, pone ogni altro partito nella necessità di dover prospettare le sue pratiche soluzioni dei problemi ammini- strativi locali in forma autonoma, senza equivoci o compromissioni, e consente che il risultato della consultazione sia veramente indicativo della reaie efficienza delle varie correnti di opinione*. (cfr. Atti e documenti della DC, vol. I, cit., pag. 141).

(240) Si tratta di «Bianco fiore*, h o della democrazia cristiana*, scritto da don Dario Flori, interessante figura di organizzatore sindacale e amministratore lo- cale democratico cristiano della provincia di Pistoia, nei primi anni del secolo. L'in- no, adottato dai Partito popolare e poi dalia Democrazia Cristiana, nonostante aicu- ni tentativi di sostituirlo nei primi anni dopo la liberazione, è rimasto in seguito invariato.

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17 marzo 1945 241

personale

Mio caro Scelba, non so a che attribuire il tuo silenzio, se alla posta, agli amici che non curano trasmettermi subito le tue lettere ovvero ai tuoi affari e quindi mancanza di tempo. Comunque sia, l'effetto è per me lo stes- so. Ho avuto dall'office of War Information il testo integrale della Dichiarazione conclusiva del Consiglio Nazionale, dichiarazione [che] è stata pubblicata nel n. del 15 marzo di Nazioni Unite (organo della Mazzini Society) che ha pubblicato anche un mio articolo nel foglio in lingua inglese "'.

Sono assai lieto di tale dichiarazione che risponde ad una sana politica d'interesse nazionale e internazionale.

Vari afJari: 1) Ho saputo che finalmente le 4mila copia del mio libro sono state consegnate a Giulio Einaudi. È cosi? Sono essi in vendita? Quale la reazione del pubblico, di amici e di awersari? At- tendo notizie.

2) Leggo di incidenti in provincia (Calabria) fra dem.ci. Crist.ni e altri partiti di sinistra e dell'uccisione di un prete - Rev. Amato - segretario della Sezione di un paese della Calabria. Comprendo che la situazione è tuttora difficile per quel residuo di metodi fascisti e di violenza locale che si deve sradicare dalla nostra vita politica. Si sa, che pel nostro partito, la vita è più dura, perché noi non am- mettiamo i metodi di violenza e perché siamo oggetto di gelosie per il nostro ascendente sulle masse. Bisogna prendere la situazione per quella che è, e farvi faccia con serenità e fiducia.

3 ) Approssimandosi la liberazione del Nord Italia, mi sembra che si dovrebbe rivedere la vostra posizione circa il problema istituziona- le. A me sembra (di lontano, s'intende) che l'avvento della repubbli- ca sia l'unica soluzione per evitare un rinascere del fascismo rivestito di monarchicismo, e per marcare la netta distinzione fra il passato e I'awenire del nostro paese. Ritorno a pregare te e gli amici di far

(241) Della lettera è conservato un appunto sintetico nel17Archivio Sturzo, F. 206 A C. 425.

(242) Si tratta dell'articolo «L'Amicizia fra Stati Uniti e Italia», ora pubblicato in La mia battuglia da New York, cit. pagg. 365-367.

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cadere l'idea del Referendum e del plebiscito per le ragioni scritte nella mia lettera dell'll novembre e che persistono anche oggi. Non bisogna temere né la divisione del partito in due tronconi, né l'oppo- sizione dei clericali. Meglio carte in tavola e una chiara linea, che vie traverse per «garantire» al paese una Monarchia che l'ha tradito.

Se Francia - Polonia - i futuri stati germanici - Austria (come si spera) e Ungheria potranno fare a meno di re semi-assoluti e semi- liberali - di razza ibrida - potremo farne a meno anche noi, che non abbiamo avuto nella nostra storia delle monarchie «cattoliche», «apostoliche» e «cristianissime» "3 come quelle dei nostri grandi vici- ni dei secoli scorsi.

4) Qui gl'italo-americani, specialmente People and Liberty (Chri- stian Democracy) lavorano perché l'Italia sia invitata a San Franci- sco. Io ho scritto un articolo che farò spedire costà, per la rivista I1 Mondo, che dedica tutto il suo fascicolo di marzo alla Conferenza di S. Francisco. Te ne farò spedire vari numeri (se ci riesco). Non ho grandi speranze, dato che l'invito all'Italia dipende dalla decisio- ne dei tre grandi, e anche dal consenso di altri stati interessati 244.

5) Ho fatto mandare alla Seli e a te I'opuscolo s d a Venezia Giulia pubblicato qui dal Mondo - collaborazione di varie persone che co- noscono il problema - con la facoltà di tradurlo e pubblicarlo insie- me ad un quarto articolo pubblicato posteriormente.

6) Ti prego di informarti se esiste ancora una casa in Via Pana- ro 11, Roma. Essa appartiene, insieme ad un suo fratello, al dott. Giuseppe Chiaramida oriundo di Pachino - cittadino americano, abi- tante all'Essex Mountain Sanatorium, di Verona nello Stato di New Jersey (Stati Uniti di America). Egli non ha notizie del fratello, che crede sia nella parte dell'Italia non ancora liberata, e ignora se il prezzo della casa fu completamente pagato; e quanto oggi potrebbe valere

(243) È evidente daiie parole di Sturzo il suo orientamento repubblicano di prin- cipio, rafforzato daiie contingenze italiane; anche come cattolico, sembra di poter dire, Sturzo non si sentiva vincolato in alcun modo ad una dinastia, quella sabauda, che non era di tradizioni cattoliche. A parte la posizione ufficiale dovuta in un Pae- se a larga base cattolica, e nonostante esempi, neiia storia della famiglia Savoia, di persone che si erano distinte per particolari virtù cristiane, Vittorio Emanuele I11 era notoriamente considerato non credente.

(244) La Conferenza di S. Francisco si aprì il 25 aprile 1945. Ad essa parteci- parono 39 potenze, ma l'Italia non fu invitata, come Sturzo prevedeva nella lettera. S d a posizione di Sturzo in proposito cfr. La mia battaglia da New York, cit., pagg. 242-25 1.

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Carteggio 173

tale casa. I1 dr. Chiaramida è membro di People and Liberty di New York. Se occorrono spese è pronto a pagarle. Attendo tue informazioni.

7) Dammi notizie dei vari pacchi: se e quali ti siano arrivati. Auguri pasquali a te e famiglia, e agli amici tutti. Aff.mo

Luigi Sturzo

Finita il 21 marzo.

1 Aprile 1945 Pasqua di Resurrezione 245

Mio caro Mario, non avendo l'indirizzo deli'Ing. G. Vicentini, mando a te I'acchiusa lettera pregandoti di fargliela arrivare immediatamente.

Giorni fa ti ho fatto spedire 500 dollari dalla Manufacturies Trust Company di New York (149 Broadway - New York 6). Mi farai il favore di segnalarmi i giorni quando avrai ricevuto l'invio di febbraio e quello di marzo. Conto fare lo stesso in questo mese e cosi di seguito.

Non ricordo se altra volta ti ho interessato a che il ministero competente - non so quale sia - risolva una buona volta il conflit- to fra 1'Italcable e le Società telegrafiche Americane, per potere dare agli americani la possibilità di telegrafare in Italia, come già fanno in Francia. A me sembra assurdo che da sei o più mesi che è stato dato il permesso dal Governo Americano di telegrafare in Italia, non si abbia avuto l'abilità di troncare una controversia dannosa alle due parti, specialmente all;~talia, che ne dovrà avere il maggiore vantag- gio per un avvicinamento di affari impossibile a prosperare con la posta ordinaria che ci mette quasi due mesi per una lettera.

Poiché mi si assicura che i giornali possono arrivare qua se in- viati dall'Italia in plico chiuso come lettere, ti prego di far cosl per il Popolo, inviandomelo ogni settimana in plico chiuso. Pagherò io i francobolli che ci vorranno: almeno avrò il seguito regolare e com-

(245) Un breve appunto della lettera è in Archivio Sturzo, F. 188 A C.

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174 L. Sturzo 1 M. Scelba

prenderò come vanno gli affari. Il ricevere larghi plichi di vari gior- nali a distanza di due o tre settimane e senza continuità mi da tale fatica, che ho smesso di leggerli. Pensa che non ho segretari, debbo far tutto da me; appena qualche aiuto discontinuo per copiare a mac- china o far delle traduzioni.

Giorni fa ho avuto la perdita del mio medico (da vent'anni) e amico fedele, il dr. Michele Sicca. Speravo poter venir in Italia ac- compagnato da Lui, come fu Lui ad accompagnarmi da Londra a New York. Sia fatta la volontà di Dio.

Hai ricevuto qualche pacco? E le mie lettere? Dammi frequenti (anche se brevi) notizie. Te ne sarò grato. Come va la vendita del libro l'Italia e Z'Ord. Int.?

Auguri cordiali a te, ai tuoi, agli amici tuo aff.mo

Luigi Sturzo

9 aprile 1945

Carissimo Professore, ricevo quasi contemporaneamente una lettera del 4 marzo, altra del 17 marzo e tre lettere del 17 gennaio, una diretta a me, una a De Gasperi e la terza a Rodinò. Ho proweduto a far recapitare agli in- teressati le ultime due.

Rispondo insieme alle questioni poste nelle lettere: 1) Come l'ho già informata sono arrivate l e 4.000 copie del vo-

lume e sabato scorso sono state poste in vendita. A tutt'oggi non sono arrivati gli altri pacchi da lei preamunzia-

timi. All'infuori di quelli diretti alla Sig.na Nelina e che essa ha già ricevuti, nd'altro è giunto. Così non è ancora pervenuta la rimessa a mezzo banca ch'ella avrebbe fatta in febbraio e per cui le esprimo la più viva riconoscenza.

(246) La lettera è in Archivio Smzo, F. 196 A C. 18.

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A Jacini e a Colonnetti "7 può scrivere indirizzando la corrispon- denza a Piazza del Gesù n. 46. Jacini dirige il «Centro Assistenza Militari». L'indirizzo di Jervolino è Via Duomo 266 - Napoli, e quel- lo di Aldisio presso Alto Commissariato - Palermo.

Martini dovrebbe partire verso la metà del mese, attende la nave. Effettivamente furono elevate accuse di collaborazione col fasci-

smo contro Caronia; l'Alto Commissario per 1'Epurazione lo denun- ciò d'apposita Commissione; e si è dovuto impegnare il Partito per indurre l'Alto Commissario a ritirare la denunzia. Venivano rimpro- verati i rapporti con Bocchini di cui era medico e qualche altra cosa che montata dava impressione poco favorevole.

2) Casa in Via Panaro 11. - Il fratello del Dott. Chiaramida tro- vasi a Bassano Grappa ove ha seguito l'amministrazione da cui di- pendeva e non si hanno più sue notizie. La casa è in piedi ed è occu- pata dal Dott. Tafuri, cugino, a quanto egli mi ha detto, del Chiara- mida e al quale quest'ultimo affidò la casa prima della partenza. I1 prezzo è stato pagato.

Ho comunicato al Dr. Tafuri l'interessamento dello zio d'Ame- rica; egli mi ha chiesto l'indirizzo e credo scriverà direttamente.

3) In uno dei pacchi di giornali in precedenza inviatile ho ac- chiuso una copia del «Giornale dei Lavoratori* organo delle A.C.L.I. e metto l'ultimo numero nel pacco che spedisco contemporaneamente alla presente. Come vedrà è molto migliorato. Noi ne abbiamo aiuta- to la nascita versando anche una parte delle somme da lei a suo tem- po rimesseci a questo scopo.

Ho comunicato a Ravaioli il suo desiderio perché egli le scriva. Mi ha assicurato di averle mandato una lunga lettera con Tarchiani. Ravaioli ha da tempo assunto atteggiamento di ostilità non solo ver- so l'indirizzo del Partito ma anche verso i dirigenti. Per quanto ri- guarda l'indirizzo le parlerò appresso. È deplorevole però che egli si serva della stampa avversaria per attaccare il Partito e screditare i di- rigenti. L'Avanti, la Voce Repubblicana sono gli organi di cui abi- tualmente si serve per attacchi anonimi contro il Partito.

(247) Gustavo Colonnetti era stato, nel periodo popolare, molto vicino a Stur- zo: fu tra i pochi amici che attesero il fondatore del PPI alla Stazione di Torino, nel viaggio verso Londra del 25 ottobre 1924, per un breve affettuoso saluto. Aveva poi partecipato alla elaborazione programmatica della DC clandestina, dando il con- tributo deila sua specifica competenza nell'insegnamento universitario, poiché era stato, fin dagli anni venti direttore del Politecnico di Torino.

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Egli è fissato poi nell'idea del blocco di centro-sinistra; demo- cratici cristiani, azionisti e socialisti. Il blocco non potrebbe avere che funzione anticomunista. A ciò non si prestano i socialisti e non ci potremmo prestare noi perché un simile blocco, a mio awiso alme- no, non avrebbe forze sufficienti per imporsi e per opporsi al comu- nismo. Il Partito azionista ha qualche forza nei grandi centri; è inesi- stente nei piccoli centri e in quasi tutto il Mezzogiorno ove prevalgo- no Ie vecchie clientele demo-liberali. Non più brillante è la situazio- ne del partito socialista il quale esiste soltanto nei pochi centri del Mezzogiorno ove esisteva un'antica tradizione socialista; mentre il co- munismo è presente in tutti i comuni. Sono convinto che per fare una politica anti-comunista bisogna far ricorso alla dittatura.

Le masse che non sono democratiche cristiane sono quasi tutte comuniste, pochissime le socialiste. Dato l'innegabile appoggio che la Russia fornisce ai comunisti, ritengo difficile che possa farsi una po- litica anti-comunista e comunque non la trovo utile per il Paese an- che ai fini internazionali - Venezia Giulia -. Occorrerà attendere almeno la consultazione elettorale per avere un esatto quadro della forza dei Partiti. L'appoggio russo a Tito per Trieste, potrebbe ri- durre la forza comunista; in ciò trovo la spiegazione di un certo ner- vosismo comunista e nel proposito di bruciare le tappe per la conqui- sta del potere. Pensare ad un governo di centro-sinistra - oggi - è essere fuori della realtà. Un esempio della indisciplina di Ravaioli si è avuto in occasione della modifica della organizzazione della Se- zione Romana. I1 Ravaioli assolutamente sconosciuto a Roma - egli riuscì 27 o 28mo nella lista - fu eletto membro del Consiglio Diret- tivo della Sezione Romana insieme con Canaletti ed altri nell'agosto scorso. Nella preparazione elettorale non ci fu nessun accenno di ten- denza e nessuno della Direzione del Partito si occupò di influenzare in qualsiasi modo le elezioni. Subito dopo le elezioni gli eletti si pro- clamarono repubblicani e in opposizione alla Direzione del Partito.

Da circa sei mesi si sono esauriti in una sterile polemica sul pro- blema istituzionale e in attacchi acrimoniosi contro i dirigenti. Sotto c'era purtroppo molto marcio e molte ambizioni, eccezion fatta pel Ravaioli. Due dei più scalmanati per esempio sono certi A w . Sales e Aw. Mastino Del Rio, tutti e due ex popolari. L1 primo passato al fascismo nel gennaio 1926 è stato per tanti anni segretario deiia lega contro la bestemmia e in tale sua qualità ha indirizzato al Duce i soliti disgustevoli telegrammi. Ora fa l'estremista di sinistra. I1 Ma- stino Del Rio fu candidato politico nel '21 a Cagliari; si iscrisse al

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partito fascista nel 1942 facendosi nominare.. . Cavaliere della Coro- na d'Italia! È il più acceso repubblicano! Molti altri sono nelle stesse condizioni. Tuttavia nulla è stato fatto contro di essi, ma anzi molti hanno avuti lauti posti; tanto che è diffusa l'opinione che per avere gli incarichi megho retribuiti occorre essere di sinistra e di opposizione.

L'attività dei dirigenti la Sezione Romana culminò nell'Assem- blea generale tenuta al Collegio Romano nel mese di febbraio. Fu uno scandalo vero e proprio; lo sarebbe stato per qualsiasi partito ma per un partito come il nostro inconcepibile. Giunsero, persino, alle mani e l'Assemblea si sciolse senza aver potuto deliberare. Si accusa falsa- mente la Direzione di avere organizzato l'opposizione. La Direzione decise di sciogliere il Comitato Romano; ma si soprassedette poi per evitare che lo scioglimento potesse significare presa di posizione con- tro la tendenza repubblicana. Essendosi nel frattempo riunito il Con- siglio Nazionale, chiedemmo la modifica dello Statuto, il quale rical- cato su quello del Partito Popolare prevede soltanto la Sezione co- munale. La cosa andava bene quando gli iscritti erano pochi. Ma quan- do gli iscritti superano i 10.000 è impossibile tenere un'assemblea ge- nerale: nessun teatro di Roma sarebbe capace di contenere anche una percentuale del 20%. Si è deciso perciò di elevare al rango di Sezio- ni le sottosezioni rionali - che in Roma sono circa 42, ciascuna con sede propria e avente giurisdizione su rioni che sono grandi città; e collegare le Sezioni in un Comitato federale romano; analogamente a quanto hanno fatto anche gli altri partiti. Con ciò il Comitato Ro- mano eletto nell'agosto decadeva venendo sostituito da altro organo. Per dare vita al nuovo ordinamento fu nominata una Commissione presieduta da Tupini; e per togliere ogni significato politico nella Com- missione vennero inclusi Canaletti, segretario della sezione romana, Fuschini e certo Bianchi, considerati della tendenza repubblicana.

Il prowedimento ha sollevato le ire di Ravaioli e di altri forsen- nati i quali hanno impugnato di illegalità il deliberato del Consiglio Nazionale e hanno votato un ordine del giorno di protesta che han- no dato alla stampa avversaria, la quale si è dilettata a ricamarci so- pra. Parlando di crisi della Democrazia Cristiana, come ai bei tempi del Piccolo e del Giornale d'Italia. Dal punto di vista interno la que- stione si è risolta pacificamente con l'approvazione di tutti i segreta- ri delle sottosezioni del nuovo ordinamento romano e le sottosezioni, ora Sezioni, hanno cominciato a lavorare bene. La stampa avversaria continua però ad attaccare il Partito accusandolo di totalitarismo e di mettere la museruola agli esponenti della corrente repubblicana. Ra-

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vaioli è rimasto isolato, assecondato soltanto da pochi elementi di scar- to, mentre i maggiori esponenti come Canaletti, Tosatti, Fuschini, Montesi, ecc. hanno protestato contro lo stesso Ravaioli dividendo da lui la loro responsabilità. So che l'episodio è giunto anche in Ame- rica e informazioni mi sono state chieste dal New York Times. Ho mandato allo stesso giornale un comunicato speciale per radiotelegra- farlo in America e per la stampa estera ho concesso un'intervista che il detto giornale mi ha chiesto di poter trasmettere in America. Ho voluto informarla dettagliatamente dell'episodio per sua opportuna co- noscenza. Purtroppo il problema della disciplina in seno al Partito è un affare piuttosto acuto. Le ambizioni, le lotte, i personalismi, il be- ghismo, aggravati dal conflitto tra giovani e vecchi, tra puri e impu- ri, sono scoraggianti; e tante volte mi domando - io che sono co- stretto a seguire tutte queste faccende e ad assumermi tutta la re- sponsabilità - se val la pena di sacrificare la famiglia, gli interessi personali, la tranquillità e la stessa libertà.

Né la cosa riguarda soltanto i giovani e gli inesperti, ma anche gli anziani e quelli che dovrebbero dare esempio di disinteresse. I1 fatto per esempio che Micheli non sia stato nominato Vice Presiden- te al posto di Rodinò o Ministro della Ricostruzione come egli desi- derava, ha fatto di lui un centro di maldicenze e di ostilità che sono scese persino alle villanie contro il Ministro degli Esteri nei corridoi della Camera dei Deputati e presenti elementi di altri Partiti. Non le dico poi di me, al quale egli non perdona il mio radiodiscorso sul separatismo siciliano per i riferimenti al nord! Ce ne saranno stati ai suoi tempi, ma noi non abbiamo il suo prestigio e la sua autorità.

Violenze in Cahbria. - In Calabria sono stati uccisi il Segreta- rio della Sezione del Partito di Roccaforte, il giovane operaio 27ne Settembrino Penna, figura veramente di eroe cristiano. Egli, disar- mato, si è presentato nella casa ove erasi asserragliato il capo comu- nista Cassisi, con altri, assediati dalla forza pubblica, per indurre il primo a desistere dalla sparatoria. Fu freddato d'ingresso della casa, dai comunisti. Giovane universalmente stimato per la sua bontà. È stato inoltre ucciso dai comunisti il Parroco Don Amato, non iscritto al Partito. L'assassino è un comunista, beneficato dal Parroco anche finanziariamente.

Un'inchiesta fatta dall'Aw. Gava della Direzione del nostro par- tito e dall'On. Molinelli del partito comunista ha dovuto accertare la responsabilità dei comunisti i quali agiscono attraverso bande ar- mate e la complicità del Prefetto socialista di Reggio On. Priole.

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Si tratta di migliaia di armati, anche con armi pesanti; sembra anche vi siano elementi comunisti slavi passati da altre regioni nelle Calabrie. Contro tali bande sono poche diecine di Carabinieri e un Prefetto settario e incapace. I1 Governo non è stato capace neppure di destituirlo per l'opposizione dei comunisti e dei socialisti. Per pu- nizione sarà ... promosso prefetto effettivo e trasferito in altra pro- vincia. Fatti simili vanno purtroppo diventando ordinari; ed è questo il lato più preoccupante della situazione.

Per quanto riguarda il problema istituzionale le scriverò giovedì a mezzo del Dr. Saraceno che si reca costà con una missione com- merciale.

Le segnalo, per la sua importanza il «rapporto» Togliatti al Con- siglio Nazionale del suo Partito e la parte dedicata alla Chiesa ed alla D.C. Gioco grosso.

Voglia gradire intanto i miei più affettuosi saluti. Aff.mo

Mario Scelba

P.S. È arrivato il pacco di Adams e il primo vagha per L. 50.000. Grazie assai.

12 aprile 1945

Mio caro Scelba, ieri ho avuto la gradita visita di Guido Campilli "9 e Sig.ra ed ho ricevuto la tua lunga ed esauriente lettera del 14 marzo. Spero rice- verne qualche altra in seguito, che mi spieghi la sibillina notizia data dal New York Times di dissensi nel partito Democratico Cristiano che ne minacciano la compagine.

(248) Della lettera esistono due appunti nell'iìrchivio Sturzo, diversamente col- locati: F. 196 A C. 64; F. 182 A C. 103.

(249) Guido Campilli, figlio di Pietro. Già popolare ed attivissimo organizzato- re e sostenitore deiia Dc clandestina, Pietro Carnpilli fu poi deputato costituente e più volte rieletto in Parlamento e ricopri anche importanti incarichi ministeriali.

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- Questa è per dirti che ti ho spedito il mio contributo di mar- zo e appena compie il mese legale ti spedirò quello di aprile e così di seguito. Per il momento non ho molto ma spero in seguito. Tieni presente la Seli perché si sviluppi quanto più è possibile.

- Ti accludo una dichiarazione per Giulio Einaudi perché egli consegni a te la percentuale che mi spetta per la vendita del mio li- bro l'Italia e l'Ordine Internazionale. Secondo il contratto stipulato col fratello Mario Einaudi mi si deve il 10% sul prezzo di copertina

' con liquidazione al lo gennaio e al lo luglio, dentro trenta giorni. Tale somma dovrà essere da te consegnata al Vescovo pro-tempore

di Caltagirone per disporne secondo una lettera che gli scriverò in questi giorni.

- Non ho gli elementi di fatto della situazione amministrativa ital.na sì da poter formulare da lontano un manifesto elettorale. Per far ciò bisogna uiuere le situazioni. Quindi tu e gli amici mi scuserete se declino l'invito.

- Ricevo una lettera dall'aw. Guido Barletta figlio di Gesualdo che mi accenna a passi fatti per avere qualche incarico. Ti prego di dirmi riservatamente se ci sono difficoltà e di quale natura per dar corso ai suoi desideri. E che cosa posso fare io per lui.

- Ti prego di dire a Petrocchi che ho ricevuto in breve tempo una sua lettera dell'agosto (dopo sette mesi) e un'altra del marzo. Gli scriverò appena avuto copia del libro. Intanto lo ringrazio di cuore e lo prego di scusarmi se l'eccesso del lavoro mi impedisce la corri- spondenza con gli amici. Non so più come fare, né posso servirmi di un semplice segretario (che non ho) per dire, grazie e auguri!

- Ti scrissi di non mandarmi più il servizio stampa del Partito (copie su carta velina); ora ho chi li legge e me ne dà conto; così ti prego di continuare a mandarli. Desidero il Popolo e il Quotidiano inviato in plichi settimanali chiusi: mi arriveranno ir, regola ed io po- trò meglio capire la situazione avendo l'intiera collezione. Costerà la posta: ti manderò un supplemento per la spesa.

- Per le notizie che dovrebbero qui circolare servitevi dei vari corrispondenti americani specialmente Andreotti per il CIP, Donald Downes per I'ONA, Miss Hyett per Religious News Service, e non ricordo chi (mi han detto che c'è Emanuel) dell'Internationa1 News Service. La parte deile notizie della Dem. Crist. per l'estero dovreb- be essere assai più curata.

Inoltre c'è costà un rappresentante dell'office o£ War Informa- tion di Washington, che segnala le notizie per 1'Italian News B d e -

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tin (non so il suo nome). Occorre tenerlo sempre informato delle no- stre cose e dargli i comunicati prima di essere pubblicati dalla stampa romana.

Ti ho mandato un pacco con un certo Signor Tasca dell'amba- sciata Americana.

Cordiali saluti a te e i tuoi e a tutti tutti. Dì a Piero Carnpilli che ho avuto la sua lo ringrazio e gli scriverò.

L.S.

Congratulazioni a Caronia per la sua nomina a Rettore dell'uni- versità.

14 aprile 1945 250

A Scelba Mando l'inno e le note - scritto in poco tempo stamane: non ho idea di ritornarci su non ho tempo 251.

Niente musica da parte mia: non ne scrivo più dal Dic. 1908 (Terr. di Mess.).

3a strofa aggiunta per marcare il tono cristiano. L'inno nacque di tre strofe: 1, 2 e 4.

Antiche repubbliche spero che non sia accusato di forzatura dal gruppo (o gruppettino) più che prudente. Del resto se non va.. ..

Roosevelt medita. Problemi della vittoria per l'America e per noi. E quando tutta l'Italia sarà libera ti scriverò quali saranno i piani. Oggi solo ti dico che se dovessi ....

(250) Si tratta di un appunto conservato neii'Archivio Sturzo, F. 194 C. 62. La lettera corrispondente non è nel Fondo Scelba.

(251) Sturzo scrisse, evidentemente, su richiesta di Scelba, un nuovo inno per la Democrazia Cristiana. Ma, come si vede da questo appunto, senza eccessiva con- vinzione.

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182 L. Sturzo - M. Scelba

12 maggio 1945

Interessami avere risposta lettera quattordici aprile nonché richiesta Spataro mezzo Mattioli. Vostro silenzio rirarda mia decisione. Rin- grazio Canaletti Petrocchi. Ricevuta tua lettera nove aprile mandoti auguri solidali. Desidero indirizzi amici Alta Italia.

Luigi Sturzo

15 maggio 1945 253

Escludo esistenza qualsiasi impegno stop quasi totalità orientata fa- vorevolmente stop potendo decida subito stop esistono condizioni che minacciano ripetere situazione creata Filippo milanese 254 et peggio- rata stop notizie alta Italia ottime usciti tre quotidiani stop indirizzi Genova professor Taviani Corriere Torino Aw. Guglielminetti Po- polo Nuovo aut Quarello vice sindaco Milano Aw. Achille Marazza popolo Venezia sindaco Ponti Bologna Raimondo Manzini Awe- nire d'Italia affettuosità

Mario Scelba

(252) Anche di questo appunto, in Archivio Sturzo F. 196 A C. 44, non esiste il corrispondente nel Fondo Scelba. Dal tono sembra trattarsi di un telegramma, ipotesi confermata dal seguente telegramma di Scelba a Sturzo e dalla lettera di Sturzo del 21 maggio.

(253) Su questo telegramma, in Archivio Sturzo F. 196 A C. 38, c'è un appun- to autografo di Sturzo: «Com.ta la notizia dei giornali di Torino e Milano e i nomi di Quarello e Ponti».

(254) Scelba si riferisce alla situazione creata per il Partito Popolare da Filippo Meda il quale, convocato da Vittorio Emanuele per l'affidamento dell'incarico di for- mare il nuovo governo il 27 luglio 1922 (dopo la crisi del Io Gabinetto Facta), rifiu- tò. (cfr. Giuseppe Spataro, I democratici cristiani dalla ditultura alla repubblica, cit., . pagg. 45-48).

(255) Raimondo Manzini; direttore de L'Awenire d'Italia e poi deputato demo- cratico cristiano per diverse legislature, sottosegretario alla Presidenza nel Ministero

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Carteggio 183

18 maggio 1945 256

Migliaia democratici cristiani riuniti Roma quaranta assemblee com- memorazione Rerum Novarum acclamano messaggio grande maestro Democrazia Cristiana augurando prosperità et immediato ritorno pa- tria affettuosità.

Vicesegretario politico

Mario Scelba

21 maggio 1945

Mio caro Mario, Ti porterà questa Mr. Maurice English capo della Sezione Italiana dell'office of War Information di New York. Egli ti parlerà di me e dei miei piani.

Questa, intanto, per spiegarti la frase, forse per te un po' inde- cifrabile, del mio telegramma dove accennai al messaggio del Comm. Mattioli a Peppino Spataro.

Le mie condizioni di salute mi obbligano a precisare fin da ora alcuni dati del regime igienico e politico che terrò a Roma, se Dio mi concede la grazia di ritornarvi 257.

Per evitare peggioramenti, o rapide crisi, delle mie condizioni di salute, e per dare il massimo rendimento col mio lavoro, debbo con- tinuare il sistema che uso da cinque anni e che ho reso più rigoroso in questo ultimo anno di lavoro eccezionale.

Scelba dal febbraio '54 al lugho '55, lasciò la vita politica durante la terza Legislatu- ra per assumere, su invito di Giovanni XXIII, la direzione de L'Ossewatore Romano.

(256) E in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 35. (257) È questa la prima lettera nella quale Sturzo parla, concretamente, del suo

ritorno in Italia, e traccia un profilo della sua giornata e delle sue abitudini. Sul discorso tornerà, come si vedrà, più volte, nelle lettere successive.

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184 L. Sturzo - M. Scelba

Non esco di casa che per un breve passeggio una o due volte al giorno; non vado a far visite a nessuno e per nessuna ragione; non accetto inviti, non partecipo a riunioni, non fo discorsi in pubblico.

La mia vita e il mio lavoro, solo in casa: brevi le visite, poche le persone che ricevo ad ore fisse; non escludo i messaggi alla radio (disco che si fa in casa), né certi discorsi brevi a una piccola riunio- ne, pure in casa. Rispettare sempre e a qualsiasi costo le ore di pasti e di riposo. La Messa in camera tra le 6.30 le 7. Evitare scale: non più di otto-dieci gradini per arrivare nelle mie stanze. I1 camerino nello stesso piano e possibilmente personale. Acqua corrente, perché non ho sufficienti forze per prendere catini e versare acqua ecc.

Cibi leggieri e sani: uova, latte, verdure cotte, olio, frutta fresche e se c'è qualche pollo. Assistenza assidua, non potendo spesso chiudere o aprire finestre, prendere sedie, perfino sollevare libri etc. Infine, ri- scaldamento durante l'inverno, altrimenti resterei a letto inutile per me e per gli altri. Mi occorre un segretario di piena fiducia e il telefono.

In queste condizioni non posso andare in albergo, e prego tro- varmi due stanzette (una per l'altare e studio, l'altra per il letto) presso qualche istituto di Suore, che prenderebbero cura di me. Essendo là, vedrei se dover rimanere a Roma o no, se' far venire mia sorella, se prendere un appartamento etc.

Desidero, pertanto, notizia che tutto ciò sarà possibile, compre- sa la Messa in camera - e relativo permesso ecclesiastico - anche nel caso, come è di fatto, che le Suore abbiano propria cappella, per evitare scale, colpi di aria, ambienti freddi e altri inconvenienti.

Viaggerò per mare, non per avione; desidero arrivare a Napoli in stretto incognito. Lascio a voi di combinare il viaggio da Napoli a Roma (escludo l'avione) con meno disagio possibile e senza essere di- sturbato durante il viaggio, evitando delle emozioni pericolose. A Ro- ma dovrei riposare per una settimana o più senza visite né telefonate (con eccezione di voi quattro: tu, De Gasperi, Rodinò, Spataro). Ne ho scritto a Rodinò inviando la lettera a mezzo del Signor Aw.to Vecchio (Mr. Old). Conterei lasciare New York durante il mese di luglio. Se posso andrò a Londra e poi a Napoli. Ti prego di non par- lare più né far parlare i giornali del mio prossimo ritorno.

Attendo, per decidermi, un telegramma che citando la data di que- sta lettera mi assicuri della possibilità di realizzazione.

Grazie di tutto. Saluta gli amici. Auguri per i tuoi. Credimi aff .mo

Luigi Sturzo

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Carteggio 185

30 maggio 1945 258

Mio caro Mario, 1) ti ho fatto spedire la solita somma, come nei mesi passati. Ti

prego - per mia norma - di segnalarmi la recezione. Grazie del te- legramma.

2) Sono lieto che già siano apparsi nostri quotidiani a Genova, Torino e Milano. Quello di Bologna - Avvenire d'Italia - è meglio riguardarlo come foglio di Azione Cattolica date anche varie gaffes fatte durante il periodo fascista. Meglio distinguere le responsabilità.

3 ) Mi duole assai sentire che Milani e Beccari siano morti; come pure ho letto con raccapriccio la fine del buon Longinotti 259. Ti prego di fare arrivare il mio pensiero alla famiglia, dirmi se la Signora sia ancora viva a farmi avere l'indirizzo di casa dei figliuoli.

4) L'Italian American Labor Council, di cui è presidente Luigi Antonini sembra disposto ad aiutare le Acli come ha aiutato certe as- sociazioni operaie degli «azionisti» e dei «socialisti» (al di fuori della Confederazione). Lo stesso mi sembra per le Cooperative, non ne so- no sicuro. Nel caso che tanto le Acli che la Confederazione coopera- tiva vorranno ottenere tali aiuti, che scrivino direttamente (anche in italiano) al Presidente Luigi Antonini 218 West 40 Street New York - N.Y. U.S.A. - allo stesso tempo mi avvisino per potere - se del caso - dire qualche parola.

5 ) Ho telegrafato due volte a Chiri 260, dopo avergli scritto il 5 Dicembre senza ottenere risposta. I1 fatto è il seguente: I'Office of War Information, Foreign Information Research Division di Roma

(258) Un appunto della lettera è in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 28. (259) Giovanni Maria Longinotti, gih «cattolico deputato*, poi deputato popo-

lare e Sottosegretario al Lavoro (appena quel ministero venne istituito) nel 3' Go- verno Nitti. Attivissimo nella ricostruzione della DC clandestina, mor'i per un mi- tragliamento aereo il 13 maggio del '44.

(260) Ercole Chiri. nato a Pavia nel 1890 aveva avuto modo di conoscere Stur- . . zo d a fine del '18 in occasione di un suo viaggio in Sicilia come membro di una commissione per l'assegnazione delle terre ai combattenti. Vi fu cod modo di scam- biare idee c o i il futuro fondatore del PPI sul movimento politico, sindacale, coope- rativo e mutualistico di parte cattolica. Chiti, fu, infatti tra i fondatori della CIL e tra i primi nella fondazione della Confederazione Cooperativa Italiana nel 1919

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186 L. Sturzo - M. Scelba

ha inviato due rapporti sulle cooperative in Italia, alla Lega deile Coo- perative degli Stati Uniti - uno del Ministero del Lavoro - obiet- tivo, anzi formale e statistico senza alcuna importanza; l'altro sulle cooperative elencate per oggetto e per associati 11.000 circa con un totale di soci circa 1.500.000. Capi indicati: Dagoni, Canevari, Bra- mis, Marchioro, Mancinelli, Basevi, Bogiacchino, Gaeta, La Loggia, Ga- rauini, Cauina.

Non comprendo perché l'incaricato dell'office of War Informa- tion non abbia avvicinato Chiri e altri, e perché Chiri e gli altri non hanno rapporti con i tanti uffici alleati di costà "jl.

6) Ti ho spedito una interessante lettera a mezzo del Capo della Sezione Italiana dell'office of War Information di New York, Mr. Maurice English. Attendo urgente risposta prima di decidermi se e quando venire. Intanto continuo qua il lavoro che aumenta ogni giorno.

7) Ti prego di dire a De Gasperi se come spero rimane agli Esteri, e a Gronchi se rimane all'Industria 262, che la missione economica ve- nuta qua e ridottasi al solo Ing. Sacerdoti deve essere subito rafforza- ta. Io ho proposto a Sacerdoti un Comitato di Italiani o Italo- Americani di qui, facendogli i nomi di Dr. Ottocaro Weiss, Ing. G. Di Veroli, prof. dr. Alessandro Moro, Cap. A.L. Ruspini, tutte per- sone abili, corrette, interessate al bene dell'Italia. I1 povero Sacerdo- ti non ha neppure una segretaria. La figura che si fa!

Sempre cordialmente tuo

Luigi Sturzo

Ti scrivo per posta ordinaria, credo ti arriverà più presto. Dim- mi se è cosi.

della quale fu eletto Segretario Generale. Membro del Consiglio Nazionale del PPI è da ricordare la sua presenza propositiva nei Congressi del partito. Dopo aver lotta- to nei primi anni del fascismo per la soprawivenza del movimento cooperativo cri- stiano, fu durante il regime un oppositore intransigente. Rappresentò la DC nella Giunta Militare del Comitato Centrale di Liberazione Nazionale.

(261) S d a questione dei rapporti tra il movimento cooperativo statunitense e le organizzazioni italiane si può vedere quanto Sturzo scrive anche a Spataro nello stesso periodo (cfr. Lettere a Giuseppe Spaturo, cit. pag. 118 e segg.).

(262) Si era durante la crisi del secondo Governo Bonomi dimessosi 1'8 giugno e si stavano svolgendo le trattative per quello che sarebbe stato il Governo Parri, costituito il 20 giugno.

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Carteggio 187

2 giugno 1945

Mio caro Mario, ti scrissi dieci giorni fa inviandoti la lettera a mezzo di Mr. Maurice English.

Questa te la porta un amico che ho piacere che tu conosca e ti parlerà dello stesso oggetto, circa le possibilità e difficoltà della mia venuta.

In questi giorni ho per le mani un affare (a vantaggio del nostro paese) che forse mi obbligherà a restare ancora qualche mese o due di più. Ne ho scritto a De Gasperi con cui ne parlerai, poiché aspet- to un suo telegramma, per regolarmi.

Superflo dirti quanto io desideri essere in mezzo a voi, per quanto non mi illuda che sarò di poco aiuto, e forse d'impaccio, date le mie condizioni di salute e più che altro data la eccessiva aspettazione di quel che io possa fare e dire.

Comunque, sono nelle mani del Signore. Credimi tuo aff.mo

Luigi Sturzo

È stato pubblicato costà il mio articolo sul Governo M. e Costi- tuente? Quali le reazioni circa il Referendum?

4 giugno 1945 263

Carissimo Professore, sono tornato da circa una settimana dall'Alta Italia dopo un'assenza di 12 giorni per prendere contatto con gli amici del Nord ma le oc-

(263) La lettera è stata già pubblicata in Sturzo, Scritti inediti, vol. 111, cit. pagg. 356-362. La lettera contiene due annotazioni di Sturzo; sulla prima pagina in alto a destra: «Ric. 11 luglio mezzo Cald.»; sui retro dell'ultima: c26.VII. 1) Affare pac-

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cupazioni nascenti dalla crisi non mi hanno permesso di poterle scri- vere anche per informarla sull'andamento della crisi stessa. D'altro canto il pensiero che le notizie le arrivano a tanta distanza di tempo e ad awenimenti superati mi ha fatto rimandare lo scritto.

Dagli articoli di Gonella sul Popolo 264 potrà avere un quadro esatto di quella che è la situazione del Nord. Per quanto riguarda il Partito essa è particolarmente favorevole. Il contributo dato dai no- stri d'opera della resistenza è stato veramente notevole. Purtroppo la mancanza di notizie non hanno mai consentito di poter dare un quadro esatto di tutta l'attività svolta. In molte zone le formazioni partigiane della Democrazia Cristiana - divisioni verdi e azzurre - sono state in netta prevalenza su ogni formazione ed in ogni caso han- no dato maggior prova di serietà.

Nella sfilata di tutte le forze partigiane fatta a Milano subito dopo l'arrivo degli Alleati le divisioni verdi furono le più ammirate per com- portamento, per vestiario e per numero. Per i rappresentanti degli al- tri Partiti fu una vera rivelazione. A Milano città i nostri hanno fat- to molta propaganda. La città appare inondata di grandi manifesti con lo scudo crociato e di altre scritte soverchianti ogni altra manife- stazione.

I1 Partito mi pare meglio organizzato in Liguria e nel Veneto ma anche la Lombardia, il Piemonte e 1'Emilia promettono bene. La stam- pa quotidiana è in prima fila. A Genova si pubblicano il «Cittadino» ed il «Corriere»; il primo di Azione Cattolica, il secondo di informa- zioni ma fatto da uomini nostri e con nostra intonazione; a Torino c'è il «Popolo Nuovo» diretto da Quarello e Mondini; a Milano il «Popolo» (che però dovrà cambiare titolo) non ha ancora una dire-

chi. Si attendono le istruzioni del postmaster. 2) De cr. ha poca o nessuna consid. della grande stampa e neppure della catt. tranne CIP. Come organizzare tale servi- zio. 3) Mio accenno ai partiti sull'articolo della proporz. Scriverò se ho tempo un altro articolo. Candidatura De Gasperi, approvo ma fu tardiva. Contento della com.ne Parri nonostante tutto, compreso affare dicastero Giustizia e Istruzione. 5) Vittoria laburista, eff. in Italia. 6) Affare Rocco-Tasca*.

(264) Il Popolo pubblicò il 29-30-31 maggio tre editoriali di Gonella su «Cose viste e sentite ai Nord»: 1) la DC partito di popolo e movimento di riscossa, 2) Nel labirinto dei Comitati, 3) Ii discorso dei partigiani.

(265) Gioacchino Quareiio, &a popolare di Torino, consigliere comunale in quella città nel '20, organizzatore sindacale. Antifascista, attivo nella DC clandestina era stato, neil'agosto '43 uno dei commissari sindacali nominati da Badoglio su indica- zione delle «correnti» antifasciste. Successivamente ricoprì, più volte, la carica di sot- tosegretario ai h4inistero deii'Industria e Commercio.

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zione perché la repubblica milanese non è stata in grado di fornire una soluzione concorde. È stato officiato Giordani e speriamo che accetti. A Bergamo e a Brescia escono «L'Eco» di Bergamo e «L'Or- dine»; appena gli Alieati daranno il permesso uscirà un quotidiano a Venezia e a Padova; la parte tecnica ed economica è già pronta.

Altre iniziative sono in corso a Bologna, a Reggio e a Livorno. Ovun- que c'è veramente una fioritura di iniziative di opere molto interessan- ti. Credo che non si sia lontani dal vero asserendo che il nostro Partito è il Partito più numeroso; e non sarebbe una esagerazione il dire che eguaglia o supera le forze dei 2 partiti estremisti. Questa per lo meno è la opinione diffusa sì che ha fatto un certo effetto il suo articolo sulla proporzionale nel quale c'è un accenno alle forze dei vari partiti che non corrisponderebbe alle impressioni generali qui correnti 266.

In quanto alla crisi questa si trascina ormai da circa un mese ed oggi non si può prevedere con quale soluzione.

Subito dopo la liberazione del Nord vennero a Roma i rappre- sentanti del C.L.N.A.I. 267 i quali ricordando l'impegno preso da Bo-

(266) I1 Popolo del 2.6.45 pubblicava un conciso articolo di Sturzo dail'esplicito titolo: «Sono ancora per la proporzionale». Scriveva tra l'altro: «Io sono per la pro- porzionale a collegi con limiti congrui per la presentazione delle liste sì da evitare partiti improvvisati e senza base, e con il voto individuale (come in Irlanda) d da rendere effettivo il rapporto tra deputato ed elettore». Sturzo tracciava poi un giu- dizio sulla potenzialità dei partiti ove, per la DC, auspicava quel ruolo di minoranza attiva che aveva desiderato nel '19 per il PPI. Parlando dunque dei partiti scL: **veva: «( ...) il liberale noE ha masse ma solo "élite": mi inchino ail"'élite" cclcbrata da Benedetto Croce. anche io sostengo che in democrazia le "élites" hanno una funzio- ne importante, .ma non possono pretendere d i cambiare l'aritmetica. Lo stesso più o meno per la Democrazia del lavoro, il partito d'azione e il partito repubblicano. Restano i tre partiti di massa. Due han fatto fronte politico: socialisti e comunisti. Se lo mantengono, o se si fondono - come sembrò probabile qualche mese fa - avremo un partito forte da aspirare ad avere la maggioranza per sé. Se il collegio uninominale ci darà tale sorpresa, i liberali, che ne sono i caldeggiatori come il sen. Einaudi ne saranno ben pagati. Il partito democratico cristiano è un partito forte, ma non ha con sé la maggioranza, né prego Iddio che la abbia ( . . . ) p > .

(267) Tra i rappresentanti del CLNAI venne a Roma, assieme al Presidente Ro- dolfo Morandi, il vicepresidente Giuseppe Bmsasca, rappresentante della DC. Su quei momento, e sulla pregiudiziaie anthonarchica del CLNAI Brusasca ha rilasciato una utestimonianza per la storia», in audio e in video conservata nell'Archivio Storico della Democrazia Cristiana. Della delegazione facevano parte, oltre Morandi e BN- sasca: Ugolini di Torino per il Partito comunista, Affermi di Genova per il Partito liberale, Jori di Milano per il Partito Socialista, Meneghetti di Padova per il Partito d'Azione, Salizzoni di Bologna per la Democrazia Cristiana. (cfr. Atti e documenti della DC, cit. pag. 169).

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nomi di dimettersi subito dopo la liberazione del Nord, chiesero le immediate dimissioni dal Governo ed il passaggio del Governo alle forze della resistenza del Nord. I1 tono quasi intimidatorio e l'esaita- zione delle funzioni politiche del Nord qui fecero una cattiva impres- sione ed hanno sollevato delle vibrate proteste del Mezzogiorno colle quali si è fatto rilevare che nell'attuale Governo vi sono ben 13 su 18, Ministri settentrionali; ed in quanto d'opera svolta dai Nord han- no fatto osservare che anche il Mezzogiorno ha fatto il suo dovere e che era relativamente cosa facile ordinare la insurrezione generale in Alta Italia dopo che Mussolini e le forze tedesche avevano chiesto già la resa.

Parallelamente Nenni avanzava la propria candidatura. In una riu- nione fra i sei capi partiti, in cui io rappresentavo la Democrazia Cri- stiana, presi posizione contro la candidatura Nenni sostenendo che data la esistenza del patto di unità tra socialisti e comunisti una Pre- sidenza Nenni sarebbe apparsa di fronte all'opinione pubblica come una Presidenza social-comunista; e data la situazione psicologica esi- stente nel Paese l'equilibrio delle forze politiche sarebbe stato rotto a tutto vantaggio di quelle di estrema sinistra 268.

Occorre tener presente che il Paese vive effettivamente in uno stato generale di intimidamento e preoccupato del comunismo. Molta gente non prende parte per le correnti democratiche per timore del- l'awento del comunismo e non vuole quindi compromettersi. Le espe- rienze fasciste, soprattutto per la grande massa dei dipendenti dello Stato, è ancora bruciante. Una Presidenza socialista precipiterebbe una situazione latente a tutto favore dei comunisti. E ciò non è nell'inte- resse del Paese né nefl'interesse del nostro Partito, specie in prepara- zione delle elezioni.

Questa sensazione ha trovato conferma in Alta Italia ove tutti gli amici interpellati s d a possibilità di una candidatura socialista si sono espressi in termini precisamente contrari. In un primo momen- to qualcuno dei nostri per tema di assumere le responsabilità del Go- verno che potevano derivare da un siluramento della candidatura Nenni avrebbe preferito lasciar andare al potere anche i socialisti. Ma oggi tutti sono concordi nel senso che ogni sforzo deve essere fatto per evitare una siffatta soluzione affrontando anche i rischi che inevita- bilmente comporta oggi l'assunzione del potere.

(268) Sul racconto di Scelba è utile leggere anche Mario Scelba, Per l'Italia e per l'Europa, cit., pagg. 39-40.

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La candidatura Nenni fu appoggiata fin dal primo momento dal partito d'Azione o per lo meno da alcuni i quali fanno i fiancheggia- tori del partito socialista e dal partito liberale che si era assicurato in contracambio la promessa da parte di Nenni di affidare allo stesso il Ministero degli Interni. La situazione del Partito Liberale è piutto- sto complessa. Benedetto Croce si oppone ad una nostra Presidenza col motivo che De Gasperi avrebbe una volta parlato male ... degli idealisti. In realtà è il vecchio spirito settario ed anticlericale che per- siste in Croce. Altri si oppongono alla candidatura De Gasperi col motivo che per una Presidenza De Gasperi a farne le spese sarebbero i liberali; i più giovani però sono con noi. I comunisti naturalmente appoggiano la candidatura socialista. Con una dichiarazione apparsa ieri sul Popolo 269 noi abbiamo posto nettamente il problema della suc- cessione Democratica Cristiana ed in una dichiarazione da me fatta stamane all'Agenzia Ansa ho illustrato le ragioni. Adesso attendere- mo le reazioni degli altri Partiti. Secondo alcune informazioni i so- cialisti piccati dalla nostra opposizione sarebbero decisi a far fallire anche la candidatura De Gasperi; sicché si profilerebbe una terza so- luzione; quale, non è facile dire. Qualcuno vorrebbe Sforza, ma in verità questi non gode molto credito nel Paese; direi anzi che la opi- nione pubblica, a torto o ragione, gli è spiccatamente ostile; forse il suo rinunciatorismo, forse il suo atteggiamento volubile e di esteta non gli conciliano le simpatie generali. Si parla di Soleri e di Parri azionista con una condirezione De Gasperi e Togliatti; altri pensano a Ruini, ma sono voci e le soluzioni non si presentano le più facili; ne nascerebbe un Governo certamente debole.

I1 problema è di arrivare alla Costituente e di fare le elezioni in libertà.

Proseguo la lettera dopo una riunione del C.L.N. e dopo le pri- me reazioni di stampa alla nostra presa di posizione per una candida- tura democratica cristiana.

La prima impressione è che quando si tratta di schierarsi contro di noi la coalizione è presto fatta. Nessuno ha preso posizione a no- stro favore; mentre molte sono le ostilità decise; sappiamo però che l'opinione pubblica ci è favorevole. La maggiore ostilità da parte dei partiti viene dal fatto che noi insieme alla Presidenza chiediamo gli interni. La direzione, infatti, si è trovata unanime nel ritenere che

(269) Cfr. Atti e documenti della DC, cit., pagg. 165-166

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il Partito non si potesse impegnare senza disporre degli interni. La richiesta è giustificata anche da una ragione tattica e cioè dal deside- rio di impedire che staccando gli interni dalla Presidenza, gli interni ci possa essere richiesto dalia estrema sinistra come contrappeso alla Presidenza.

La parte più odiosa l'hanno assunta i liberali, i quali hanno mes- so d'incanto, il loro appoggio. Per chi ricorda i precedenti della col- laborazione popoIare, la cosa non sorprende. Venti anni di fascismo non hanno migliorato il costume. I comunisti sarebbero disposti ad accettare Presidenza e Interni nostri, se cedessimo gli esteri e il Sot- tosegretariato alla Presidenza del Consiglio. La cosa però pare troppo forte per le reazioni alleate.

I socialisti danno alla candidatura Nenni un significato antico- munista. Essi sperano infatti con un successo di prestigio, di raffor- zare la loro posizione a danno dei comunisti. Noi riteniamo che i so- cialisti, privi di masse popolari, sono di fatto prigionieri dei cugini moscoviti e che la Presidenza del meno rosso prepari quella di To- gliatti. Nenni sarebbe l'ultima trincea per l'assalto comunista. I1 mio telegramma di allarme fu dettato dai risultati di una seduta dalla quale si ebbe chiara la sensazione della possibilità di una supina acquiescenza alla candidatura socialista, per evitare il calice del potere. Già le vo- ciferazioni di un bis di Meda si atteggiavano con grave pregiudizio per il Partito. Interventi e incoraggiamenti diversi hanno modificato le cose; e pur insistendo per la terza via non si scarta la responsabili- tà diretta. Certo ci rendiamo conto delle difficoltà, ma un grande Par- tito, senza liquidarsi, non potrebbe rifiutare il potere per le difficoltà del momento. Può darsi che la Presidenza anche questa volta ci verrà negata; ma io penso che nessun danno potrà derivare al Partito se la cosa non riuscirà per la ostilità altrui a concederci la direzione ef- fettiva della politica del Paese. Anzi, si dovrebbe ritenere il contra- rio. Comunque è bene che il pubblico sappia che il Partito è pronto ad assumersi tutte le responsabilità. Tutti gli amici sono convinti che la sua presenza in mezzo a noi, in questo momento sarebbe partico- larmente preziosa. Ruffo mette a disposizione la vilia; e se è necessa- rio la si farà piantonare per evitare a Lei tutto ciò che possa faticarle oltre quel che comportino le sue condizioni.

Sul problema istituzione le confermo il mio telegramma. Non esi- stono impegni da parte del Partito, tranne quello di rimettersi alla decisione del Congresso Nazionale. Al riguardo è stato fatto un pas- so innanzi, con la recente decisione della Direzione del Partito di con-

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vocare per il 9 luglio p.v. il Consiglio Nazionale con i componenti del Comitato Alta Italia e dei Segretari Provinciali per fissare la con- vocazione del Congresso e per impostare i problemi della ricostruzio- ne dello Stato democratico e del rinnovamento istituzionale ''O; pra- ticamente per fissare l'indirizzo per la Direzione dovrà sostenere al Congresso del Partito sul problema istituzionale e lo indirizzo non potrà essere che repubblicano perché repubblicana è la grande massa dei democratici cristiani.

Ho avuto l'inno con le correzioni inviatemi a mezzo di Miss Car- ter. Le rimetto l'autografo musicale del M. Refice. Non posso dirle nulla per la musica perché ancora non l'abbiamo sentita. In quanto alla composizione poetica essa è piaciuta molto agli amici, specie la quarta strofa che appare la piu bella; della prima è stato rilevato il carattere forse un po' occasionale.

Da Einaudi ho saputo che alla fine di aprile erano state vendute oltre mille copie del suo volume. La quota, secondo il costume della casa, sarà versata il 30 giugno e 30 dicembre. I1 30 giugno provvede- rò ad incassare l'importo e rimetterlo al Vescovo.

Soltanto il lo corr. il Banco di Napoli mi ha dato notizia dell'arri- vo della seconda rimessa per L. 49.400. Sono cosi circa 100.000 da lei complessivamente inviate. Lo importo, detratte le spese per la esecu- zione e stampa dell'inno l'ho destinato tutto alla S.E.L.I. A giorni ban- diremo il concorso premio per il miglior libro sulla Democrazia Cristiana.

Come le accennai nella mia ultima, ho avuto a mezzo del Sig. Adams, il pacco con la stoffa per il vestito, il golf e le maglie. Le siamo vivamente grati della sua premura. Essendo ormai passata la stagione, e trattandosi di stoffa pesante, la terrò per il prossimo in- verno e forse ne farò un vestito per me. Ho avuto una recentissima lettera della Sig.na Nelina; mi assicura di stare benissimo.

A nome di mia moglie e della mia figliola Le invio i più affet- tuosi, cordiali e devoti saluti ed auguri vivissimi.

Saluti affettuosi anche da tutti gli amici. Scusi la scorrettezza dovuta alla fretta. Suo aff.mo

Mario Scelba

(270) Cfr. Idem, pag. 164.

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21 giugno 1945

Miei pensieri gratitudine et devozione sono tutti mio grande capo mae- stro et concittadino preghiamo per lei giorno onomastico augurando ogni bene abbracci affettuosi

Mario Scelba

25 giugno 1945 271

Ringraziamenti augurii vivissimi italoamericani domandano facilità invio pacchi loro parenti amici per ogni provincia sotto governo Roma ag- giungo mia preghiera urgenti accordi con Washington.

Luigi Sturzo

16 luglio 1945 272

Lieto comunico decorrenza primo agosto ammesso invio pacchi doni destinazione qualsiasi località Sicilia et Sardegna stop primo settem-

(271) Del telegramma esiste, nell'hchivio Sturzo, F. 196 A C. 4, un testo ma- noscritto.

(272) Sul telegramma, in Archivio Sturzo F. 188 A C. 183, c'è un appunto au- tografo di Sturzo: «16/VII Comunicato a Tarchiani, Bellanca e Lupis. Crociato* sul lato è scritto: ul'avia (pel Progresso)».

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bre resto Italia amministrata governo italiano stop raccomandasi con- fezione possibilmente stoffa stop aumento peso et spedizione da altri stati impossibile insufficienza comunicazioni ferroviarie et mancanza autotrasporti et benzina. Affettuosità

Mario Scelba

26 luglio 1945 personale

Mio caro Mario, Ho già fatto l'applicazione per il permesso d'uscita dagli Stati Uni- ti 273. Poiché almeno occorre un mese tra domanda e permesso, non potrei partire prima della fine di agosto o primi di settembre.

Per il caso che io venga a morire prima del mio arrivo in Italia, per potere ricuperare le mie carte, documenti, manoscritti, ed even- tuali fondi, ti rivolgerai al dr. Mario Einaudi. Questi col lo agosto cambia residenza, andrà a insegnare alla Cornell University in Itha- ca, New York. I1 suo indirizzo sarà: 212 Overlook Road, Ithaca N.Y. U.S.A. Per l'Inghilterra ti rivolgerai a Miss Barbara Barclay Carter - 32 Chepstow Villas, London W 11; nel caso che Miss Carter sarà altrove (forse a Roma) scriverai a Miss Cecily M. Marshall allo stesso indirizzo. Da l'una o da l'altra saprai tutto e avrai tutto. Tu cerche- rai di eseguire quel che avrò loro indicato in lettere e documenti.

(273) Nel Fondo Scelba è conservata copia di un telegramma giunto al Ministe- ro degli Esteri dall'Ambasciata d'Italia a Washington, firmato Tarchiani, con ogget- to «Don Sturzo a Roma». Un'annotazione a mano dice: «ALI'Aw. Scelba». Nel testo di legge: «Don Sturzo mi informa che la sua partenza per l'Italia awerrà probabil- mente fine agosto primi settembre. Egli riferendosi lettera 2 giugno prega sospende- re invio persone attendendo suo arrivo a Roma. Desidera ricevere dal Ministro Scel- ba precise indicazioni suo alloggio, indirizzo, ambiente; insiste evitargli scale supe- riori 10 gradini, prego assicurargli riscaldamento durante inverno. Don Sturzo rin- grazia e saluta cordialmente».

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196 L. Sturzo - M. Scelba

È questa una giusta e cristiana precauzione, dato il viaggio. Le condizioni di mia salute non sono cattive; il medico dice che potrò fare il viaggio; la stagione è propizia: debbo evitare il freddo.

Occorre anche che eviti ad ogni costo qualsiasi sforzo fisico e morale da Napoli a Roma e che arrivato a Roma possa avere almeno una settimana di completo riposo.

Se il Signore mi concede di arrivare a Roma e ancora dare qual- che contributo al vostro immane lavoro, sarò lieto di collaborare con voi al bene della patria nostra. Se il-Signore dispone altrimenti, ab- biate la cura di pregare per l'anima mia, mentre io (come spero in grazia del Signore) mi ricorderò di voi dal luogo di salute.

A tutti una cordiale stretta di mano aff.mo

Luigi Sturzo

26 luglio 1945 274

Mio caro Mario, Grazie assai del telegramma sui pacchi, che ha calmato subito i cre- scenti risentimenti degl'italo-americani contro il governo d'Italia, do- po che il Postmaster General di Washington (una specie di tuo colle- ga) 275 pubblicò che tutto dipendeva da Roma (governo e amm.ne al- leata) e che il governo di Italia aveva fatto opposizione all'estensione del servizio. Ora si attende che il Postm. Gen. comunichi agli uffici postali il nuovo accordo.

Ebbi la tua lunga lettera del 4 Giugno 1'11 di questo mese. È sempre meglio scrivermi o per posta ordinaria o per mezzo dell'Am- basciata: ma le lettere inviate a mezzo di altri subiscono ritardi enor- mi, ora per i trasporti, ora per la censura. Ancora non ho visto Cal- deroni; solo ieri l'altro ho visto P. Boland, che mi portò una lettera di Spataro.

(274) In Archivio S t u m c'è un appunto della lettera, F. 134 C. 30. (275) Mario Scelba era stato nominato Ministro delle Poste e deile Telecomuni-

cazioni nel Governo Parri, formatosi il 20 giugno 1945.

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Carteggio 197

Come ho scritto a De Gasperi, la Dem. Cristiana d'Italia ha nes- suna considerazione nella grande stampa americana, e quasi nessuna in quella cattolica. Questo servizio, (che è importante agli effetti in- ternazionali) dovrà essere meglio curato. L'unico che ne parla con sim- patia e in dettaglio è CIP ma questa agenzia è nascente. Spero che sviluppi bene.

Credo che il mio accenno sui vari partiti - a proposito della . proporzionale - sia stato male interpretato. Se avrò tempo, ti man-

derò in proposito altro articolo. Io sono d'accordo con te che la D.C. deve assumere la responsabilità della direzione del Governo; per cui, l'impressione che ho ricevuto della candidatura di De Gasperi non è stata affatto negativa, solo mi sembrò tardiva; qui si ebbe I'impres- sione che la D.C. in un primo tempo tendeva a perpetuare Bonomi, il che non era il caso. Sono rimasto contento della combinazione Par- ri, non ostante tutto, compreso l'affare dei dicasteri della Giustizia e dell'Istruzione 276.

La vittoria laburista avrà effetti anche in Italia. Diedi un pacco di stoffa etc. per Nelina a un certo H.S. Tasca, ad-

detto d'Ambasciata americana a Roma, nativo di Vasto, con una lette- ra per te e una per Spataro, in Febbraio passato. Non ho avuto mai no- tizie di ciò. Ti prego di informartene. Tante cose ai tuoi e a tutti. Aff .mo

L. Sturzo

3 agosto 1945 277

Mio caro Mario, 1) ti acchiudo un articolo che credo di interessante attualità. Vorrei che fosse pubblicato senza tagli, senza omissioni, e anche senza farlo passare per due o tre articoli ognuno per conto suo. Se I1 Popolo lo

(276) Ministro di Grazia e Giustizia era stato nominato Palmiro Togliatti, della Pubblica Istruzione Vincenzo Arangio Ruiz.

(277) Della lettera esiste un appunto sintetico in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 131.

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198 L. Sturzo - M. Scelba

prende a queste condizioni, va bene; se no lo dai al Quotidiano o a qualche Rivista nostra o estranea. Se Popolo o Quotidiano sono ob- bligati a dividerlo in due (e non più di due) che vi diano lo stesso titolo e awertino il lettore del seguito (si ammettono i sottotitoli pur- ché in tono).

Ti scrivo così, per quel che ho visto altre volte dei miei articoli. Se Gonella (o Giordani o altri) 278 avranno da obiettare a quel

che io scrivo, lo facciano francamente in nota o in articolo a parte. Perché no?

2) Non ho ancora la minima idea di quel che sarà il mio allog- gio; non ne ho l'indirizzo, non so a chi scrivere e a chi inviare qual- che pacco in antecedenza. Per chi deve fare un trasloco .a sei mila miglia di distanza, questa mancanza di precisiÒne, per fino di rispo- sta approssimativa, non dovrebbe riuscire gradita, per quanto Père de Caussade scriveva nel secolo XVIII che il più gradito per lui era stare sulla frasca come un ucceilo e non sapere dove dover posare do- po il volo, se non che la Provvidenza lo sapeva di già. Io mi avvicino a Père de Caussade, ma non sono così virtuoso come lui. Spero di avere tale indirizzo prima dell'imbarco, per darlo qui agli amici e an- che perché il bagaglio deve contenere l'indirizzo di arrivo. Per il re- sto mi rimetto alle vostre cure di amici affezionati.

Ancora non so la data di partenza, non ho avuto né il permesso d'uscita dalle autorità am.ne né quello di entrata dal Comando Mili- tare del Mediterraneo 279. Non so neppure quale sarà la nave sulla qua- le m'imbarcherò. Insisto intanto che all'arrivo non veda altri che po- chi intimi, e che da Napoli a Roma il viaggio non sia fatigante, e che io passi da per tutto in stretto irzcognito. Che il Signore mi aiuti. Ho tanto ancora da fare e sono bene stanco di già, prima d'iniziare gli ultimi preparativi di partenza.

3) Affare pacchi: a) tutto il mondo italo-americano è grato a te per l'affare dei pacchi. Però fin oggi il tuo collega di Washington (the Postmaster General) non ha dato alcun ordine agli uffici postali per

(278) Guido Gonella e Igino Giordani erano in quel periodo, rispettivamente, direttori de Il Popolo e de Il Quotidiano.

(279) Inizia in quel momento la lunga attesa per la partenza da parte di Sturzo. Partenza, come si vedrà, più volte rinviata, per cause diverse. Suiia vicenda è utile confrontare anche quanto si evince daile Lettere a Giuseppe Spat~ro, cit. pagg. 24-25 e pagg. 119 e segg. Come utile sarebbe un esame completo di tutta la corrisponden- za di Sturzo con i democratici cristiani in quel periodo.

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Carteggio 199

ricevere pacchi. Si dice che ci vuole la benedizione dell'Allied Con- trol Commission di Roma (che non è più di controllo, ma che fa il controllo). Vedi di sollecitarla; b) l'affare del peso è ancora motivo di malumore. Le famiglie italo-americane vogliono mandare per l'in- verno ai loro amici e parenti soprabiti, abiti d'inverno, vesti etc.: con un pacchettino di 4 libre (meno di due chili) non si spedisce che qual- che camicia o un paio di scarpe e qualche saponetta. Vedi di trovare modo: almeno un pacco di 11 libre (5 chili) per mese per persona (o anche ogni due mesi).

4) Di' a Gronchi di controllare i prezzi della merce italiana che viene negli Stati Uniti. L'anno scorso i produttori siciliani e calabresi di bergamotto vendettero costà una gran quantità di essenza a 700 lire (7 dollari nominali) il chilo; qui fu venduta (a quattro prescelti) a 5 dol- lari la libra: 11 dollari e centesimi al chilo, mentre l'essenza di berga- motto brasiliano (qualità scadente) andava qui in mercato a 10 dollari la libra. (I1 listino di borsa portava quello italiano da 20 a 30 dollari la libra perché non ce n'era s d a piazza). Ora leggo sd'osservatore Ro- mano che altro carico di bergamotto è già inviato agli Stati Uniti.

5) Scrissi a De Gasperi che la stampa italo-americana (la cattoli- ca compresa) non fanno che dipingere la situazione italiana (governo - ordine pubblico - partiti) come una ridda infernale. I1 Crociato (cat- tolico) ha preso l'articolo di G. Gonella Fronteggiare l'anarchia, vi ha cambiato il titolo mettendo Veuso l'anarchia ... Ha posto il nome di Guido Gonella senza dire che è il Direttore del Popolo (qui passa per l'uomo di fiducia di Pio XII e redattore dell'osserv. Rom.) vi ha tagliato qua e là delle parole per esso non approvabili (lo stato che provvede a tutto è morto con il fascismo) e altre simili. E poi tuona contro tutti i partiti senza fare eccezione neppure della Dem. Cristiana. Se non viene un forte attacco da costà, ovvero dei passi ufficiali presso il Capo della National Catholic Welfare Conference (1312 Massachussetts Avenue Washington DC) non si avrà fine a una situazione deplorevolissima. Perché, infine, molti italo-americani di- cono: l'Italia non c'interessa più. Quando verrà un nuovo Mussolini ce ne occuperemo; ma questa nuova Italia è orgia di sangue. Rispon- dimi per telegramma. Grazie. Aff.mo

e L. Sturzo

(280) Giovanni Gronchi era, nel Governo Parri, Ministro dell'Industria, del Com- mercio e del Lavoro.

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23 agosto 1945

Mio caro Mario, Ho ricevuto il tuo telegramma che mi comunica l'indirizzo prouuiso- rio del mio alloggio presso i Barnabiti di Monteverde - mi suggeri- sci di spedire le casse al tuo indirizzo - mi domandi la data appros- simativa dell'arrivo.

Perché tu possa comprendere completamente la situazione, ti prego di tener presente quanto segue:

1 Viaggio. Le difficoltà di un viaggio per mare da qui d'Italia per i civili (non militarizzati né diplomatici o di servizio ufficiale) so- no varie e di non poco rilievo.

Primo fra tutti il fatto che il servizio è ridotto ad una nave il Gripsholm. Questa partirà il 28 agosto (segnalai la data in un tele- gramma ad Alcide attraverso l'Ambasciata inviato da me il 21 Luglio con le parole: «Partenza Sturzo probabile fra agosto primi settembre»). Ora tutte le pratiche sono in ritardo, specialmente quella del Dr. Vol- terra che mi dovrebbe accompagnare, dato che la risposta affermati- va del Governo italiano è arrivata d'Ambasciata di Washington solo ieri, e che oggi il Dr. Volterra non è in città. Mancando tale risposta egli non ha finoggi ottenuto dal Dipartimento di Stato né il permes- so di uscita né quello di ritorno (che è il più difficile); né è possibile ottenerlo in pochi giorni, prima del 28 corrente. Io, in più ho comin- ciato le iniezioni antitifiche etc. richieste dail'ufficio di sanità, ma nel dubbio della partenza non le ho affrettate, né potrei finirle in cinque giorni. Tutto sommato, non potrò partire il 28 agosto, e mi conviene attendere il ritorno del Gripsholm che sarà per ottobre.

C'è però una nuova difficoltà; che forse il Gripsholm nel prossi- mo viaggio non farà scalo a Napoli ma a Palermo. Ora se per me è già una preoccupazione fare il viaggio da Napoli a Roma, figurati da Palermo a Roma. Sicché, se il Gripsholrn farà scalo a Palermo (cosa che non si può sapere fin da ora) io dovrei rinunziare anche al viag- gio dell'ottobre. Allora verrà il problema se fare il viaggio in inverno (dicembre) o in primavera (febbraio o aprile). Tranne che, da oggi ad d o r a non si arrivi ad ottenere che una seconda nave viaggiatori sia in servizio fra qui e l'Italia.

Veramente, è stato per me incomprensibile il vostro silenzio e la vostra reticenza. Parlai del mio viaggio al Comm. Mattioli il 4 mar-

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Carteggio 201

zo, pregandolo di interessare Spataro, e farmi avere urgente risposta. Silenzio. Scrissi a Rodinò il lo Maggio pregandolo di telegrafarmi: silenzio. Scrissi a te il 21 maggio pregando il dr. Maurice English di spiegarti a voce la mia situazione. Mi rispondesti il 16 Giugno con telegramma: cproweduto secondo suo desiderio» senza né indicazio- ni pratiche né ulteriori spiegazioni. Intanto mandai lettera a De Ga- speri con Mons. Carboni (2 Giugno) pregando quest'ultimo a spiega- re meglio le mie condizioni di salute, e risposi a Caronia (con lo stes- so Monsignore) dicendogli di avere interessato te per l'alloggio: silen- zio da tutti. Finalmente il 21 Luglio feci telegrafare a De Gasperi, chiedendo indirizzo dell'doggio e affare Dr. Volterra. La tua rispo- sta dell'll agosto è stata finalmente completata oggi. Così ho perdu- to le partenze di giugno e di agosto. Quando verrò? Lo sa Dio.

2' Alloggio. Non posso accettare un alloggio provvisorio. L'alloggio che desidero dovrà essere impegnato per almeno quattro mesi; i trasporti da una ad altra sede debbono essere evitati ad ogni costo. Ringrazio i P.P. Barnabiti dell'ospitalità temporanea, ma non posso accettare casa di religiosi uomini. Le mie condizioni di salute esigono un'assistenza as- sidua, un complesso adatto, un cesso separato con bagno e acqua cor- rente. O una casa di suore disposte ad assistermi o una casa di salute (quella che in Inghilterra si chiama nuvsing home) non per malattie in- fettive o mentali, ma per malattie comuni e tenuta da suore; o una fami- glia che, come quella dei Bagnara, sia disposta a prestarmi la sua assi- stenza con uila adatta accomodazione. Devi pensare che mentre il Si- gnore mi ha ancora lasciato la facoltà di scrivere e di parlare, mi ha pri- vato di forze per aprire o chiudere una finestre, se un po' pesanti, di prendere sedie o libri se un poco poco pesanti etc. etc. etc.

Com'è possibile che stia in un istituto maschile, dove appena un frate potrà servire di tanto in tanto? dove il cesso è comune (e Dio sa le sofferenze che io ho ogni mattina). Caro Mario, vi prego di com- prendermi. Dacché sono ammalato (Nov. 1939) sono stato dieci mesi a Londra assistito da due ottime affezionate signore (miss Marshall e miss Carter); qui tre mesi prima e ora diciotto mesi dalla famiglia Bagnara, e quasi tre anni e mezzo nell'ospedale di Jacksonvilie tenu- te da Figlie della Carità.

In sostanza: se io non so dove e quale I'accomodazione a Roma, le condizioni di assistenza, anche la spesa da affrontare (non intendo vivere a peso di nessuno, ma devo vedere le mie possibilità) dandomi conto delle vostre proposte, senza dover insistere di più con telegrammi e messaggi, io non potrò partire.

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Ti prego, perciò, di rileggere la mia lettera del 2 1 maggio, e di assi- curarmi che da vero si è trovato un buon e non prouuisorio accomoda- mento. Se il Gripsholm farà scalo a Napoli ad ottobre ed io sono sicuro e informato bene di quel che si sarà l'accomodazione per ailoggio (com- preso almeno due scaffali per libri e carte, il telefono e una stanzetta per l'altare privato) io verrei ad ottobre. Sta a voi non farmi arrivare con i freddi invernali o farmi tardare fino a primavera!

Nota su tutto, che se io non ho un compagno amico, non potrò fare il viaggio da solo. Per ottenerlo, con tutti i permessi di gita e ritorno, ci vorrà del tempo e della pressione politica che solo l'amba- sciata qua e il governo costà potrebbe fare. Se non si combina con i1 Dr. Volterra, insisterei per il Dr. Weiss o altri. Ma senza compa- gno non potrò partire. È evidente.

Non vorrei che tu pigliassi a male questa mia dettagliata rispo- sta. Io ho compreso fin da principio che forse a Roma una casa di Suore sarà difficile; mentre qui, in Inghilterra, in Francia e in Ger- mania (prima di Hitler) ne ho trovate adatte a questa mia vita di la- voro continuo, anche di sera fino a certa ora (per esempio le 9 in Germania e in Francia, le 10 qui e in Ingh.). Come mi sarebbe possi- bile vedere te e gli amici se non di sera dopo la cena? Pensate a que- sto, se credete che ancora io possa essere utile; ma evitatemi ogni sforzo fisico ed ogni superfluo prolungamento di sofferenze, che mi indebolirebbero il cuore di più di quel che lo sia. Conto sul vostro affetto e vi ringrazio di tutto. Ma, per favore, tenetemi informato, compreso l'indirizzo. Tuo aff .mo

Luigi Sturzo

23 agosto 1945 **'

Mio caro Scelba, l'affare dei pacchi per l'Italia è per gl'italo-americani un affare di pri-

(281) Della lettera c'è un appunto sintetico in Archivio Sturzo, F. 188 A C. 136.

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maria importanza. Ti sono grato per i primi passi: pacchi alla Sicilia e alla Sardegna. Si attende ancora

1) che il servizio sia presto esteso alle altre province italiane. 2) che il pacco sia portato a 11 libre (cinque chili). Quest'ultima richiesta è dovuta al fatto che volendo inviare abi-

ti, specialmente per uomo, cappotti per uomo o donna, quattro libre (di cui almeno otto oncie si devono perdere per l'involucro) non si riesce a mandare che solo scarpine per donna o qualche abito leggero o qualche camicia. Venendo l'inverno, la cosa più necessaria è l'abito pesante. Perciò il provvedimento deve essere urgente e immediato.

I1 ritardo a comunicare al pubblico il tuo prowedimento (dato solo al 10 agosto) fu dovuto al fatto che il Dipartimento di Stato di Washington volle il parere della Commissione Alleata in Italia. Per i nuovi provvedimenti vedi di intenderti anche con codesta Comm. Aileata e così non si perderà tempo.

3) Altra richiesta che si attende di giorno in giorno è lo scambio di stampe giornali e iibri. Possibile che qui gl'italo-am.ni debbano sor- birsi tutte le sciocchezze che si stampano sull'Italia, senza avere co- noscenza diretta delle cose dai giornali italiani? Peggio poi circa i li- bri. Mentre gli altri paesi inondano qui di libri loro, noi siamo anco- ra «incomunicando» come i prigionieri che non possono avere rapporti col mondo esterno, tranne attraverso l'avvocato (noi attraverso gli al- leati, che ci centellinano qualche giornale e qualche opuscolo).

Tu non me ne mandi più giornali. Io sono ancora con qualche giornale del giugno e pochi del luglio.

Ti acchiudo un articolo, che ti prego di farmi pubblicare inte- gralmente ed ad ogni costo in qualsiasi giornale o rivista 282. Desidero che si sappia il mio pensiero prima del mio awiuo e prima che la cam- pagna per il plebiscito uada auanti. Grazie.

Affettuosamente tuo

Luigi Sturzo

(282) I1 testo deii'articolo non fu pubblicato in Italia, in quel momento, ma venne pubblicato invece da I2 Mondo di New York. In questa sede l'articolo inviato da Sturzo a Scelba viene pubblicato di seguito d a lettera.

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Costituente e Plebisciti

Vedo che in perfetta buona fede e armati da argomenti creduti irre- futabili, alcuni dei miei amici hanno riaperto la discussione se, per decidere della Repubblica o della Monarchia, si debba o no indire un plebiscito. Altri avevano pensato di far coincidere l'elezione dei membri dell'assemblea con un Referendum su Monarchia o Repubblica.

I proponenti dell'uno o dell'altro metodo non si rendono conto del difetto di logica e di tecnica inerente alle loro proposte, né arri- vano a valutarne tutti gli inconvenienti. Può darsi che, di lontano, io non apprezzi certe ragioni di convenienza che spinge a proporre un plebiscito; pertanto il presente scritto deve essere riguardato co- me uno studio di politica oggettiva.

Escludiamo senz'altro il referendum preventivo su Monarchia o Repubblica, da indirsi contemporaneamente alle elezioni dei rappre- sentanti popolari d'assemblea costituente. I1 Governo attuale, non importa se presieduto da Bonorni o Parri, Nenni o De Gasperi, non ha alcun potere di limitare preventivamente i poteri dell'assemblea costituente, con indire un referendum su qualsiasi punto sul quale essa sola è competente e sovrana. Neppure il Re o il suo Luogotenente hanno simile potere, né da soli né congiuntamente al Governo. Se

' l'avessero, sarebbero già superiori alla costituente stessa. Infatti, supposto che il Governo e il Luogotenente decidessero

di indire un referendum, si domanda se il risultato del voto popolare legherebbe o no l'assemblea; se sì, non sarebbe più sovrana; se no, si creerebbe un conflitto fra assemblea e opinione pubblica (sia pure abusivamente espressa) che avrebbe una portata psicologica e politica di gravi conseguenze.

Resta il plebiscito. Mi pare di aver capito che ci sono coloro che pensano ad un plebiscito che ratifichi o no il deliberato dell'assem- blea costituente; altri invece parlano di un plebiscito che scelga Mo- narchia o Repubblica, salvo all'assemblea costituente di dirci quale Monarchia o quale Repubblica dovrebbe essere quella italiana.

Anche qui fo una questione di procedura: essendo l'assemblea

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costituente il vero ed unico organo della volontà popolare, deve esse- re essa stessa a decidere di appellarsi al popolo in questa o in altre questioni che per loro natura esigano un consenso popolare largo, espli- cito e impegnativo.

Non sono in grado di prevedere se e in quanto ci saranno tali questioni avanti la prossima assemblea costituente; né posso fin da ora valutare se una proposta di appello al popolo, per via di referen- dum o col carattere di plebiscito, possa trovare consenzienti almeno i due terzi di tale assemblea. Ma ammesso tutto ciò, in linea di prin- cipio non sarei io a limitare i poteri della costituente al di là dei li- miti di moralità o di impossibilità fisica. L'assemblea costituente, co- me qualsiasi altro potere nel mondo, non potrà, certo, codificare il furto o l'assassinio, né cambiare il sesso alle persone; ma, se la mag- gioranza lo vuole, potrà indire non uno, ma dieci referendum o ple- bisciti. La questione, in tal caso, è solo di merito, se ne valga la pena.

Anzitutto occorre un esame un po' più accurato del problema di Monarchia o Repubblica. Più volte autorevoli amici han detto che il problema non è formale ma sostanziale, cioè il problema del futuro regime d'Italia, dove l'uno o l'altro tipo deve stare a suo posto, e non come un elemento di semplice alternativa. In sostanza non si crea né una repubblica che può finire in monarchia, né una monarchia che viene conchiusa con la repubblica, come fu l'errore dei francesi della Terza Repubblica, e ne piangono le conseguenze fino ad oggi.

I1 lavoro di creare un regime è assai delicato, non può essere af- fidato parte d'assemblea costituente e parte d'elettorato. I1 popolo vi deve contribuire sia nominando i suoi rappresentanti, sia con la libera discussione e la pressione dell'opinione pubblica. La stessa as- semblea costituente deve essere consigliata, assistita e resa edotta da tecnici ed esperti, oltre che dalle proprie commissioni di lavoro.

Il primo punto da fissare chiaramente, e fin da ora, si è che il capo delio Stato (presidente o monarca) non sarà più un'autorità in- dipendente dal popolo e che concorra col popolo a fissare la legge dello Stato, egli col dare e il popolo con l'accettare la Costituzione, sia pure a mezzo di un plebiscito. La nuova Carta che il popolo dà a sé stesso prevederà un organo supremo dello Stato che concorrerà col potere legislativo a promulgare le leggi, col potere esecutivo a go-

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vernare il paese, e che sarà garante verso il popolo dell'osservanza delle leggi e del benessere dello Stato.

Su questo punto credo che tutti i partiti e il popolo italiano nel- la sua grande maggioranza siano d'accordo. Citare dunque i plebisciti del Risorgimento per dire che fu il popolo ad accettare Casa Savoia e la Costituzione Subalpina, non fissa un diritto per la prima né ci lega ad una procedura prestabilita. Sia che si voglia guardare Vitto- rio Emanuele I1 come il vincitore delle guerre del Risorgimento (1859-1870) sia come il liberatore della patria oppressa, in sostanza fece valere il diritto delle armi. I plebisciti furono una sanzione sim- bolica, non un titolo giuridico-politico. Forse che egli se ne sarebbe tornato tranquillamente a Torino, se Firenze, Napoli e Roma avesse- ro risposto in maggioranza NO invece di sÌ? E non teniamo conto né del numero dei votanti, né del fatto che unificazione italiana, co- stituzione del 1848 e Casa Savoia, furono messi nel plebiscito aiio stesso livello e confusi insieme. Ma via, lasciamo gli apprezzamenti di tale passato agli storici. La volontà popolare non fu mai usurpata da quattro o cinquemila votanti qua e là; la volontà popolare per l'u- nità e la libertà (senza altre precisazioni concrete e storiche) era già implicita in mezzo secolo di aspirazioni, agitazioni, lotte, congiure e guerre; la volontà popolare esplose in maniera indelebile al «Dio be- nedite l'Italia» di Pio IX, assai più che con i plebisciti. Se ci fossero stati veri plebisciti liberi sotto la sorveglianza e la garanzia di autori- tà straniere, convocando tutti gli adulti uomini e donne del Napoli- tano del 1860 e delle province in mano al Pontefice, nel 1870, non avremmo mai avuto l'unificazione d'Italia.

E ciò non perché l'unificazione non fosse matura, ma perché la massa presa così senza organizzazione preventiva, colla sua inerzia è meno permeabile che le élites, la campagna meno della città, le pro- vince meno del centro; occorre uno sforzo di immaginazione ed rina necessità impellente perché il popolo esca dallo stato naturale di inerzia e si renda conto della realtà, di tutta la realtà e delle sue conseguenze.

Chi non ricorda l'esito del plebiscito della Sarre nel 19352 quel- la popolazione avrebbe dovuto votare per il prolungamento di dieci anni del regime internazionale, ed evitare di cadere sotto la tirannia di Hitler. Una tale soluzione fu prospettata e discussa: socialisti e Cat- tolici del Centro si unirono neUa campagna pel plebiscito. Ma l'esito fu che la stragrande maggioranza optò per il regime di Hitler. Sem- brò ai più che un ritardo a riunire quella provincia alla madre patria fosse un atto di lesa fedeltà e leso patriottismo. Infatti, bastano certi

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sentimenti elementari di paura, di fierezza, di lealtà, di vendetta, ad alterare il significato di qualsiasi plebiscito.

E non parliamo del plebiscito a senso unico: Napoleone, Hitler, Mussolini giocarono sempre con questa arma a loro esclusivo vantag- gio. Non si creda che io svaluti in radice la volontà popolare; questa è legittima e deve essere rispettata. Ma siccome ogni potere umano è limitato e si esplica secondo la propria natura, cosl non bisogna do- mandare al popolo nella sua espressione individuale e inorganica, più di quello che possa dare. In genere, come la repubblica popolare di- retta per capi famiglia può riuscire meglio in un villaggio di mille o due mila abitanti che in una città di un milione, così certi referen- dum su tassazioni riescono meglio per municipalità e per cantoni che non per nazioni; la tutela dei diritti locali e di minoranza dà risultati più sicuri con plebisciti a zone limitate che non con plebisciti generali.

Sfido pertanto i miei lettori a trovare in Europa e specialmente nei paesi latini, dalla rivoluzione francese ad oggi, un piebiscito poli- tico nazionale che non sia stato o una truffa politica o una finzione giuridica, e che possa dirsi di fatto la genuina e legittima espressione della volontà popolare.

Dato e non concesso per le esigenze dell'opinione pubblica e per le difficoltà di una soluzione accetta ai due terzi dell'Assemblea Co- stituente si dovesse arrivare ad un plebiscito circa la scelta del capo del futuro stato democratico, vediamo quale potrebbe essere la for- mula sulla quale il popolo dovrebbe decidere.

Si avverta che ho evitato la frase «problema istituzionale» ed ho invece preferito quella di «capo del futuro stato democratico» perché il vero problema italiano non è «Monarchia o Repubblica» che da sé sono formule vuote di contenuto, ma è quella di «Stato Democrati- co». Infatti, su questa definizione siamo in principio tutti d'accordo, salvo a trovare la giusta misura della democrazia; ma questo è altro soggetto sul quale forse mi occuperò in seguito.

Che ci possa essere una democrazia effettiva con un capo di sta- to a vita ed ereditario (non lo chiamo monarca perché nei tempi mo- derni il monarca non governa ma solo regna, ovvero non governa da solo) lo dimostra l'Inghilterra dove il labourismo non ha mai messo in discussione la monarchia; lo dimostrano gli stati Scandinavi, della cui democrazia progressiva e socializzante nessuno ha mai sollevato

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dei dubbi. Dd'altro lato, non saprei fino a quale punto chiamare de- mocrazia la francese della I11 Repubblica, certo non prima del 1876, e forse neppure sotto Poincaré e Clemenceau; certo non sotto Dou- mergue, e neppure ai tempi dei ministeri di Tardieu e Laval, e nep- pure oggi sotto De Gaulle. Ciò nonostante, come struttura e come tendenza, chiamiamo quella Terza Repubblica una Democrazia.

Chiarito questo punto, torniamo all'hsemblea Costituente, la qua- le, dopo avere, nella ipotesi, deliberato sulla nuova democrazia italia- na, avrebbe, per scrupolo di coscienza, deciso di sentire il popolo se quei poteri che la Costituzione assegnerà al capo dello Stato, dovran- no essere dati ad una famiglia che li conservi e trasmetta in nome proprio, owero ad un presidente scelto periodicamente in forma elettiva.

Pure cosi espresso, il problema non è ancora posto nella sua con- cretezza, perché non si tratta di dover scegliere sotto il tipo di capo dello Stato, ma di dovere sanzionare che la Casa Savoia che ebbe il regno d'Italia per i plebisciti del Risorgimento, debba essere quella famiglia a cui affidare il posto di capo dello Stato Democratico Italiano.

Spero che a questo punto nessuno voglia obiettare che la Casa di Savoia ha già un titolo per essere quella famiglia; perché l'assemblea Co- stituente è sovrana e non può essere limitata dai diritti precedenti dei Savoia o degli Aosta o dei Borboni o altre Case reali. Si tratta di creare una nuova legge regia, se ancora un re si desidera dal popolo.

Passo sopra alle questioni personali del Re, del Luogotenente e del Rampollo; questioni che dovrebbero essere esaminate in terza istan- za, dopo deciso che il capo dello Stato avrà la qualità di re, e che la famiglia prescelta sarebbe la Casa di Savoia. Mi sembra superfluo dire chi dovrebbe decidere della scelta personale del re, perché la Co- stituzione (se si accetta il re) dovrebbe fissare le disposizioni sulla scelta, eredità, reggenza e deposizione eventuale del re, perché in regime de- mocratico non si concepisce un re solutus a lege, ma sottoposto alla legge e al controllo popolare. 1l caso di Edoardo VI11 d'Inghilterra ne .è un esempio di fresca data.

L'esame fatto fin qui ci dovrebbe portare ad essere cauti nel par- lare di plebiscito ed indurci a studiare meglio i problemi inerenti alla creazione ed al funzionamento dell'Assemblea Costituente. Ma avrei fatto lavoro formalistico se non affrontassi il centro della questione

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che oggi divide le opinioni tra i «Costituentisti» e i «Plebiscitisti». E il centro è quello di una reciproca paura. Chi ha letto gli ultimi libri di Guglielmo Ferrero comprenderà meglio quanto la paura ren- da facili le rivolte e le dittature, di destra e di sinistra ...

Perciò vorrei dire ai miei amici e ai loro avversari (dico cosi per- ché di lontano sono meno incline a prendere partito che non lo sarò quando mi troverò in Italia, se Dio vuole) che bisogna smetterla col- le paure e colle minacce.

In fondo, tra coloro che sostengono la monarchia ve ne sono di convinti monarchici che vorrebbero un sistema dualistico, sia pure dis- simile dal precedente; altri invece che preferiscono il re come capo dello stato democratico per paura che altrimenti mancherebbe all'Ita- lia un pilastro per la sua stabilità; infine molti pensano che la monar- chia sia un riparo contro il comunismo.

Altre volte ho espresso la mia opinione in proposito e non ho che rimandare il lettore al mio libro: L'Italia e l'Ordine Internaziona- le. Qui desidero sottolineare che la paura del comunismo giuoca e giuo- cherà un ruolo notevole presso molti, non tanto per la monarchia in sé, quanto per un regime autoritario, o almeno con valvole autorita- rie, delle quali una sarebbe la monarchia. Persuadere costoro che la loro strada è sbagliata e ci porta a tutti gli errori del passato, dagli stati d'assedio al fascismo, è assai difficile.

Dall'altro lato, i partiti Comunista, Socialista e forse quello di Azione hanno paura di una prevalenza dei Democratici Cristiani, al- leati ai Liberali e perfino ai monarchici, si da sabotare la democrazia sociale alla quale essi tendono. Questa reciproca paura influenzerà le elezioni prossime, l'Assemblea Costituente e quell'eventuale plebisci- to che potrebbe essere frutto di un compromesso.

A me tutte queste paure sembrano superflue e dannose. La pau- ra aggrava le situazioni, rende difficili le soluzioni, perché altera la visione delle cose.

Una sola condizione si deve porre dal Governo d'accordo con i capi dei partiti: che le elezioni siano libere, che l'Assemblea Costi- tuente sia libera a sovrana, senza mobilitare folle ed eccitare rivolte al centro o alla periferia; che il metodo e la procedura dei lavori del- l'Assemblea siano semplici e tecnicamente adatti, e che la stessa As- semblea dia l'esempio di serietà, compostezza, tolleranza e dignità si che il popolo di oggi e quello di domani possa ricordarla con onore, come la prima gloria della Democrazia futura.

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Se veramente la volontà popolare inchina verso la Monarchia o verso la Repubblica, lo sapremo di già dall'esito delle elezioni dei rap- presentanti d'Assemblea Costituente. Questo esito indiretto, in quanto non implica alcun mandato imperativo, avrà un valore morale che pe- serà nello svolgimento dei lavori dell'Assemblea.

Certo, nessun partito vorrà sopportare imposizione dall'altro, né imposizioni di piazza, né imposizioni di potenze estere. È per questo che l'atmosfera di libertà sarà di reciproca garenzia per i rappresen- tanti e per il popolo. Se invece della libertà si avrà la paura che por- ta d'intimidazione e d'intolleranza, inizieremo la nuova vita con un peccato di origine, che peserà sulle generazioni future.

I1 solito corrispondente del New York Times, Herbert L. Mat- thews, ha scritto (5 agosto) che è un peccato che i due più forti par- titi d'Italia dipendano da forze estranee, il comunista da Mosca e il democratico cristiano dal Vaticano.

Tutti sanno che i cattolici italiani sono politicamente liberi, co- me lo sono i cattolici inglesi, irlandesi, francesi e americani; e che il papa non s'ingerisce nella politica italiana più che non faccia in quella degli altri paesi dove ha nunzi e delegati apostolici.

Circa la Russia, che i comunisti smentiscano la voce che corre, e che dimostrino la loro indipendenza di partito. Ma quale ne sia il caso particolare di questo o quel partito, di questo o quel gruppo, solo la li- bertà, affermata, custodita, difesa da qualsiasi ingerenza e da qualsiasi sopraffazione, potrà creare in Italia una Democrazia effettiva e vitale.

22 agosto 1945 Luigi Sturzo

24 agosto 1945 283

Italo-americani insistono estensione pacchi altre province dovendo in- viare parenti abiti invernali necessario aumento peso cinque chili stop

(283) Il testo del telegramma è in Archivio Sturzo, F. 188 A C. 141.

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Carteggio 211

ringrazio maestro Refice brillante musica inno comunica Alcide arti- colo composto pubblicazione metà settembre affettuosamente

Luigi Sturzo

21 settembre 1945 2"

Gratissimo Superiora Canossiane 285. Italo-americani deplorano ritar- do estensione pacchi province continentali peso cinque chili servizio lettere aeree scambio libri giornali sperando parere favorevole com- missione alleata ringraziamenti

Luigi Sturzo

11 ottobre i945 286

Telegramma 21 settembre informala ripristino scambio stampe con Sta- ti Uniti attendesi benestare amministrazione americana stop per riat- tivazione trasporti aerei pratiche in corso stop entro ottobre sarà esteso servizio tutto territorio italiano pacchi dono stop ricevuta oggi sua 21 agosto con articolo stop affettuosità

Ministro Poste Scelba

(284) telegramma è in Archivio Sturzo, F. 188 C. 37. (285) La notizia della disponibilità delle Canossiane ad ospitare Sturzo fu data

a questi da Scelba per telefono. Infatti non esiste tale notizia in nessuna lettera, mentre nell'Archivio Sturzo (F. 188 a C. 15) c'è un appunto autografo di Sturzo con un riferimento ad una conversazione telefonica con Mario Scelba dell'8.9.'45.

(286) In Archivio SNZO, F. 193 A C. 48.

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212 L . S t u r z o - M . Scelba

15 ottobre '45

Caro Mario, aii'ultimissimo momento ho dovuto rimandare la partenza per soprav- venute sofferenze.

Ti mando col Dr. Mario Volterra una valigetta bleu, che è per mia sorella Nelina (la valigetta). Dentro ci sono:

1) un taglio d'abito da prete per Mons. Filippo Cortesi - Acca- demia Pontificia - piazza Minerva - con fodere, fili etc. e due paia di occhiali;

2 ) un taglio da uomo per te; 3 ) un taglio di cappotto, maglie etc. per Nelina. Ti prego di curare la consegna dell'abito etc. a Mons. Cortesi

- con miei complimenti - a nome di Mr. Joseph M. Calderon; di inviare la valigetta e quel che c'è dentro a mia sorella nel modo più sicuro possibile. Siccome la valigetta resterà mezza vuota, vedi di met- terci, se puoi, altri oggetti.

Grazie assai, auguri e saluti aff.mo

Luigi Sturzo

17 ottobre 1945

Caro Mario, pensavo di occuparmi venendo a Roma, dell'edizione dei miei scritti, editi e inediti. Ma poiché due volte (28 agosto e 16 ottobre) mi è sfuggita l'opportunità di partire col Gripsholm, e non si prevede dal-

(287) La lettera, dattiloscritta, è conservata in copia neii'tltchivio Sturzo (F. 134 C. 31); assieme è collocato un appunto manoscritto della stessa (F. 134 C. 3O), con annesso un altro appunto (in riferimento al rapporto con Einaudi) che coincide con l'ultima parte della lettera a Scelba del 14.10.'44. Annessa c'è anche copia deila

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Carteggio 213

la Shipping Administration altra nave per civili che vanno in Italia prima di gennaio, cosi ho deciso occuparmene fin da ora.

Ecco come stanno le cose. Fin dai primi del 1944 il Prof. Mario Einaudi mi propose l'edizione dei miei scritti presso la Casa di suo fratello Giulio. Non si ebbe mai risposta fin a marzo 1945 quando egli tornato a Roma mi scrisse e m'inviò il contratto. Io risposi il 6 giugno firmando il contratto condizionatamente. Da d o r a in poi non ho avuto risposta alcuna né telegrafica né per lettere, nonostante che Mario l'abbia sollecitata ed abbia avuto notizia di una lettera invia- tami da Giulio che io mai ricevetti. Ti acchiudo copia della lettera di Giulio del 29 marzo, copia del contratto datata 30 marzo, nel quale io cancellai due parole (l'opzione - per) e copia della mia lettera del 6 giugno.

Ti prego di chiarire tutto immediatamente. Il ritardo ad avere la riposta mi fa comprendere che Giulio non sia disposto ad accetta- re tutti i miei scritti; d'altro lato, se li accetta, io non ho garanzie sufficienti né sul tipo e sul tempo delle edizioni. (Tra parentesi, la conversione di Giuho ai comunismo forse avrà fatto intiepidire il suo entusiasmo). Preferisco la casa Einaudi ad altra per poter diffondere i miei scritti in ambienti laici. Lo stesso ho fatto, quando ho potuto, qui e in Inghilterra. Ma se ciò non sarà possibile, ti prego di ritirare il contratto e trattare con la SELI e inviarmi subito il testo del nuo- vo contratto. Io intanto mi metto a rivedere due Ms.: quello delle «Leggi interne della Società» e quello della «Vera Vita», che sono pron- ti, non che un volume di Saggi politici e un altro sul Metodo Socio- logico e altri saggi.

Ti prego di occupartene presto. Ti prego anche di scrivermi su tale affare in fogli separati da altri di natura diversa. Grazie di tut- to. Tuo aff.

Luigi Sturzo

«bozza di contratto* inviata da Einaudi a Sturzo il 30 marzo '45 e la risposta di Sturzo del 6 giugno '45. Questi due ultimi sono anche nel Fondo Scelba annessi alla lettera.

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214 L. Sturzo - M. Scelba

18 ottobre 1945 (2a lettera)

Mio caro Mario, --.- . -

Se questa ti arriva prima che l'aw. Lupis ti porti la mia lettera - o il dr. Volterra - con i quali avevo fissato il viaggio - saprai che essi ti portano anche una valigetta e un pacco con varii oggetti per varie destinazioni, compresavi per te un taglio di abito.

Desidero sapere - al più presto per il caso che mi si offra un posto sopra una nave militare (dato che la nave viaggiatori civili per l'Italia tarderà fino a gennaio), se le Suore Canossiane mantengono per me le stanze in via Mondovì 11 come fu da te combinato. Ne parlerai con De Gasperi.

Intanto se arriva là della posta per me, ti prego di ritirarla e di inviarmela per avione.

Desidero anche avere per avione i ritagli di giornali che si occu- pano di me o pubblicano mie interviste e scritti e dichiarazioni (o purtroppo attribuite a me). Ho visto un'intervista di Baynton che è una confusione. Io gliene diedi una scritta tutta da me. Certo non gli piacque e ne fece una di suo capo prendendo qua e là del mio libro e del foglio che gli diedi. Bisogna stare attenti ad attribuirmi simili «fritture». Desidero pure i ritagli dei comunicati ufficiali del Partito della Dem. Cristiana.

L'affare dei pacchi e delle stampe con l'Italia va alle lunghe, fa- cendo dire al popolino italo-americano che l'Italia ora è calpestata, ma ai bei tempi del loro idolo era rispettata. Cordialmente tuo

Luigi

(288) Un appunto sintetico è in Archivio Sturzo, F. 196 C. 207.

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Carteggio 215

21 ottobre 1945 289

Mio caro Mario, Ti prego di interessarti al seguente fatto, facendone fare inchiesta im- mediata.

I1 17 ottobre (non so in quale ora) mia sorella spedì da Caltagi- rone il seguente telegramma diretto alla Signora Carmela Bagnara - Brooklyn N.Y. «angustiatissima pregoti darmi notizie salute amato fratello».

I1 telegramma è arrivato a New York il 20 ottobre 7.22 a.m. Le 7.22 a.m. di qui corrispondono alle 12.22 post meridiane di Ro- ma. Sicché il telegramma ci avrà impiegato più di due giorni e mez- zo, quasi tre giorni.

A me non sembra che ciò possa dipendere dal tempo impiegato per la trasmissione da Caltagirone alla stazione deil'ltakable. H o pen- sato che ancora funzioni a Roma (o altrove) la censura militare allea- ta. Se è così, occorre pregare tale ufficio a non fermare per più gior- ni telegrammi così urgenti e così innocenti, dato che la guerra è finita in Italia da sei mesi!

Se poi ci sono altri motivi e inceppi locali, sarà bene di prowe- dere a che simili casi non awengano. Io ho potuto far rispondere dalla Bagnara ieri mezzogiorno (20 ottobre 12.30 pm. corrispondenti a 17.30 pm. a Roma). Ti prego di informarti quando Nelina poté avere noti- zie di me.

Scusami, se fra tanto lavoro, ti do questa piccola aggiunta: ma quel che è capitato a Nelina potrà capitare a cento altre famiglie che attendono notizie dei loro cari in America.

Sto un po' meglio. Salutami gli amici tutti. Di' a Spataro di ri- spondere alla mia lettera del 19 ottobre con telegramma urgente e affermativo. Cordialmente

Luigi Sturzo

(289) M a lettera è accluso, nel Fondo Scelba, un appunto informativo del Mi- nistero sul tragitto compiuto dal telegramma, indirizzato al Segretario particolare di Scelba, a w . Antonino Villani. Mentre un appunto sintetico della lettera di Sturzo è conservato in Archivio Sturzo, F. 193 A C. 22.

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216 L. Sturzo - M. Scelba

98.

26 ottobre 1945

Carissimo Don Luigi, mi trovavo a Caltagirone - a cena dalla sig.na Nelina - quando la Radio annunziò il rinvio della Sua partenza. Il rammarico fu grande, appena attenuato dall'aggiunta che la partenza sarebbe avvenuta fra tre settimane. Io temei però che la cosa sarebbe andata più a lungo.

Tornato a Roma dopo 10 giorni, ho appreso del Suo secondo col- loquio telefonico alla vigilia della partenza e di un certo messaggio ricevuto da Lei 291.

Non ho compreso da che parte sia venuto il messaggio e il con- tenuto preciso e non posso quindi esprimere giudizi.

Desidero però dire tre cose: 1) che tutto il partito desidera ardentemente e ansiosamente la

Sua venuta: e che molte situazioni sono stagnanti proprio perché si spera nel Suo decisivo intervento;

2) che io sono profondamente preoccupato delle possibilità pel partito di affrontare la lotta per la costituente con l'attuale direzione politica, fiacca, incerta, timorosa. Ciò che è più grave non si sa per quanta parte gli atteggiamenti di A. siano dovuti al suo temperamen- to O a influenze esterne 292;

3) che nessuno di noi è disposto a subire che nei suoi confronti . si ripeta il bis del 1923. Non per n d a il fascismo è finito e dovreb-

bero averlo capito ovunque. Guai se oggi venisse d a superficie il sospetto che ci tormenta. Per quanto riguarda la Sua venuta e per dirla in breve e franca

le cose stanno così: A. non ha mai guardato con molta simpatiz d z

(290) La lettera è in Archivio Sturzo, F. 200 A C. 194. (291) Sturzo aveva evidentemente avuto un colloquio telefonico o con la Signo-

ra Scelba o con l'aw. Villani, durante l'assenza di Scelba da Roma. Nel colloquio si era parlato di intralci posti al ritorno di Sturzo in Italia. Nella lettera Scelba chia- risce con sincerità la sua ed altrui posizione in proposito.

(292) Le uinfluenze esterne» aiie quali Scelba si riferisce si può pensare siano gli orientamenti in proposito del Vaticano. L'ipotesi è confermata daii'aiiusione suc- cessiva al 1923 e ai «troppi errori» commessi nei 20 anni. C'è la conferma che il ritorno di Sturzo era temuto, prima di tutto, perché avrebbe potuto dare forza agli orientamenti repubblicani.

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Carteggio 217

cosa. L'argomento ch'egli ha usato sempre con me è il seguente: È bensì vero che Don Sturzo non viene per dirigere il partito; ma ba- sterà nelle riunioni che uno venga a dire: «questo è il pensiero di Don Sturzo», perché ogni discussione cesserà. Secondo; la Sua presenza in Roma imporrà che per ogni argomento si senta la Sua opinione, riducendo cosf l'autonomia della direzione. Meglio - aggiunge - è che Don Sturzo prenda la direzione del partito con piena responsabi- lità. Pensare che A. era disposto ad assumere la direzione del Gover- no a mezzadria con... Nenni!

Al che io ho sempre risposto: 1) che ognuno fa e dà al partito quel che può; e che se Don

Sturzo per le sue condizioni di salute non può riprendere la direzio- ne materiale, non c'è nessun motivo perché il partito non si debba valere dei suoi consigli;

2) che il partito ha tutto da guadagnare, se nel definire i propri atteggiamenti politici e tattici terrà conto anche del pensiero di Don Sturzo, e li avvalorerà della sua approvazione.

Dalle preoccupazioni di sopra, l'idea, alla quale io mi sono sem- pre opposto che ad attenuare la cosa e quasi a dare materialmente la prova dell'autonomia del partito, ch'ella stabilisse la Sua residenza fuori Roma. Io ho sempre replicato alla proposta: è bensì vero che Don Sturzo - almeno a quanto Lei stesso riferiva - non era in gra- do di riprendere la direzione materiale del partito; ma era ancora in grado di giocare un ruolo nella politica italiana, e non era giunta l'o- ra di mandarlo in qualche sito lontano per ridurlo alla figura del san- tone, al quale si ricorra nei momenti del pericolo, per consiglio. Non so quanto nelle idee di A. influisca la preoccupazione personale; o se egli esprime desideri di altri, dati i notori contatti che mantiene e che pregiudicano certo e malamente la sua autonomia più di quan- to non possa fare Don Sturzo. La verità è che si teme il suo indirizzo.

Ma io torno a ripetere e ad insistere che mi sento assai preoccu- pato delle cose nostre e più ancora del futuro.

Lei potrà dire, ma perché non agite; ed io le ripeto ancora che A. è oggi l'uomo più rappresentativo: che tutte le volte che ci vede decisi (vedi problema istituzionale) ci minaccia delle dimissioni. Il pro- blema istituzionale è poi il suo tormento e il nostro per riflesso, per quanto io nei miei discorsi pubblici me ne infischi e dichiari netta- mente che la monarchia ha esaurito in Italia la sua funzione.

La Sua presenza sarà per noi decisiva, ma aggiungo anche per

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A. il quale trarrà forza nella sua azione; e le stesse sue preoccupazio- ni si riveleranno più fantasiose che reali.

In queste condizioni, caro Professore, io La prego caldamente di non prestarsi a suggerimenti di qualsiasi genere e da qualsiasi parte vengano.

Troppi errori sono stati commessi durante 20 anni, da certa par- te, perché abbiano il diritto morale di imporre il loro punto di vista che è schiettamente politico e ha finalità ben definite. Si tratterebbe di un secondo intervento nella vita interna italiana che noi non sia- mo disposti più a subire. I1 senso dell'autonomia dell'azione politica da Lei infuso in noi, è così vibrante ed esasperato che ogni tentativo di violare tale autonomia ci offende. Lei ha il diritto di venire in Ita- lia e di fare quel che meglio le aggrada e ciò che le Sue condizioni le consentono. I1 Paese attende la Sua venuta; anche gli avversari.

I giornali hanno pubblicato un'intervista di Calosso col Papa, in cui Calosso diceva al Papa deli'importanza che il Suo ritorno aveva anche per la Chiesa.

Attendo Sue notizie e precise al riguardo. Per la Costituente, oramai si va verso aprile; e, forse, verso gen-

naio s'inizieranno le elezioni amministrative. In via di massima si è d'accordo per le leggi; proporzionale per

le politiche, proporzionale per le amministrative, pei comuni maggio- ri; sistema maggioritario per i minori.

La Sig.na Nelina sta bene e De Gasperi fece la sua comunicazio- ne tranquillante.

La fretta m'impedisce di aggiungere altro. Le mando la stampa ultima.

La Sua partenza sempre annunziata aveva fatto sospendere l'invio. Accolga il mio più affettuoso e caro saluto col desiderio arden-

tissimo di abbracciarlo presto. Suo aff.mo

Mario

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Carteggio 219

27 ottobre 1945 293

Mio caro Mario, Nonostante che dal 10 ottobre funzioni il servizio aereo tra l'Italia e qui, non ho ancora avuto da te nessuna risposta alle mie varie let- tere inviate in agosto e settembre: (non conto quelle di ottobre). Spero che le terrai presenti e mi farai il favore di darmi vostre notizie non solo per telegrammi - che certo mi sono graditi - ma anche per lettera.

1) Ti acchiudo un altro articolo s d o stesso scottante argomento della Costituente, nella speranza di contribuire alla chiarificazione dei vari problemi che essa implica. Mi auguro che non ostante I'opposi- zione di uomini come Orlando, Croce e Nitti, superiate in pieno la battaglia per la Rappresentanza proporzionale. Io accennai nel mio articolo di tre o quattro mesi fa (riprodotto dal Popolo) alla legge elet- torale irlandese, che soddisfa il desiderio degli elettori di votare per un nome 294. Non so se alcuno l'abbia studiata e se trovi adesioni in ItaIia. In ogni caso sarebbe bene farne motivo di dibattito. Prega Go- nella o altri a dedicarvi uno studio. Forse Micheli 295 se ne interesse- rà a preferenza. Di' a Miglioli 296 che io gli scrissi; mai seppi se ebbe la mia lettera. Digli che desidero di essere ricordato a lui con il mio antico e costante affetto.

Desidero che il presente articolo sia pubblicato subito e integral- mente (solo ti prego di verificare lo stato di fatto dei partitini mo-

(293) Un appunto sintetico della lettera è nell'Archivio Sturzo. (294) E da sottolineare questo insistere di Sturzo s d a legge elettorale irlandese

«che soddisfa ii desiderio degli elettori di votare per un nome*. (295) Giuseppe Micheli era stato relatore, nel 1919, della proposta di legge per

l'introduzione della proporzionale. (296) Guido Miglioli, cattolico deputato e poi deputato popolare, sindacalista

cattolico di Cremona, aveva avuto rapporti spesso contrastanti con Sturzo nel perio- do del partito popolare, dal quale era stato espulso a seguito di un'intervista riiascia- ta d'Unità e pubblicata il 12 dicembre 1924, il cui contenuto «classista» era stato ritenuto in contrasto con la linea del partito. Dopo una vicenda politica travagliata, gli fu negato l'ingresso nella Democrazia Cristiana da De Gasperi, come è testirno- niato in una lettera di questi a Stefano Jacini (cfr. Fanello Marcucci, Alle origini della DC, cit. pag. 89).

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narchici e correggere il mio accenno se non corrisponde alla realtà) 297.

Potrai farmi mandare il giornale che lo riporterà, in busta chiusa e per avione? È così altri ritagli interessanti o che mi riguardano? Un tempo li avevo dd'ufficio dei servizi strategici di Washington, che oggi - per l'Italia - è chiuso. Così - dato il fatto inesplicabile che non c'è servizio postale per stampe - libri e giornali fra qui e l'Italia (e viceversa) noi siamo privi perfino delle notizie giornaliere. I grandi giornali quotidiani di New York non stampano dell'Italia che o nulla o delle sciocchezze. È davvero irritante!

2) A proposito di stampa, ho scritto a te, a De Gasperi e a Pic- cioni 298 dell'assoluta deficienza in America, di stampa amica del par- tito della D.C. e delle insinuazioni ostili o sciocche che ci sono circa i Dem. Crist. d'Italia nella grande e piccola stampa, e la intonazione inesatta della stampa cattolica al riguardo; mai una risposta di quel che avete fatto o pensate di fare. In molti casi le mie lettere sono dei soliloqui. Comprendo che siete troppo presi dal lavoro estenuan- te che avete, ma almeno qualche rigo di tanto in tanto che serva ad attenuare la distanza fisica e spirituale.

3 ) Pacchi: è una questione questa che ci rende insonni: il popoli- no italo-americano non pensa che ai parenti in Italia che soffrono, che domandano aiuto facendo arrivare loro lettere che straziano il cuo- re. Il non poter mandare pacchi nel continente, il dover mandare pacchi di quattro libre (un chilo e ottanta) con perdita di tempo e pazienza anche per I'ostruzionismo degli uffici postali di qui - oberati del ser- vizio pacchi per tutto il mondo - e vedere che in Russia si possono mandare pacchi di 20 libbre, negli altri paesi, Polonia e Grecia com- prese, pacchi di 11 libbre (cinque chili) e in Italia no, è un'umiliazio- ne costante e risentita. Impossibile continuare così. Se la Commissio- ne alleata fa ancora ostruzionismo, occorre pubblicare un comunicato ufficiaIe, con tutte le lettere e le risposte avute, perché il pubblico americano sappia che non è colpa del Governo d'Italia.

4) Circa il mio ritorno, continuo a tenermi in contatto con De Gasperi. Sto meglio, per quanto tema un viaggio invernale. Sembra che il Gripsholm partirebbe da New York il 14 dicembre. Ti prego

(297) In nessuno degli articoli pubblicati su I / Popolo di quel periodo c'è cenno Q parte di Sturzo ai upartitini monarchici». Segno che Scelba aveva accolto I'auto- rizzazione di Sturzo a cancellare la frase.

(298) Attilio Piccioni era stato nominato vicesegretario politico della Democra- zia Cristiana.

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Carteggio 221

di rispondermi a tutte le mie lettere sia per telegrammi che per lette- re aeree.

Grazie di tutto, cordialmente tuo

Luigi Sturzo

28 novembre 1945 299

Vicino nel fausto giorno formulo ardenti voti lunga et serena vita.

Mario Scelba

28 novembre 1945 300

personale

Mio caro Mario, l'ing. G. Vicentini ti porta questa insieme ai miei ringraziamenti pel telegramma, arrivato oggi, e i miei migliori auguri per te, la famiglia, gli amici.

Parliamo di afari: 1) Edizione dei miei scritti. I1 17 ottobre ti spedii lettera su que-

sto tema - della quale ti acchiudo copia. Te la spedii per uia aerea quindi pensavo che l'avresti avuta dentro ottobre, se tale via vera-

(299) 11 telegramma, in Archivio Sturzo F. 196 A C. 184, si riferisce al com- p l e a ~ 0 di Sturzo, che cadeva però il 26 novembre. Sul documento c'è un'aggiunta autografa di Sturzo: «29/XI - risposto auguri per lettera».

(300) Un appunto sintetico deiia lettera, conservato neU'Archivio Sturzo, è sta- to gih pubblicato in Scritti inediti, vol. 3O pagg. 378-379. Ii testo che qui si pubblica è quello della lettera di Sturzo conservata nel Fondo Scelba.

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222 L. Sturzo - M. Scelba

mente è aperta o non è una mezza finta fatta dd'Amm.ne Am.na d a vigilia delle elezioni del Sindaco e del Municipio di New York per attirare i voti degli italo-am.ni sul candidato del Partito Demo- cratico.

Può darsi. In ogni caso, l'avrai di sicuro ricevuta in novembre e avrai avuto tempo di chiarire la cosa. Fo appello d a tua amicizia, per risolvere subito questo affare che va ormai da due anni, senza avere avuto altro da Einaudi che I'acchiusa bozza di contratto e la pubblicazione dell'Italia e I'ord. int.le. Da dopo marzo silenzio assoluto!

2) A proposito del servizio aereo, è bene che tu - o il tuo suc- cessore 301 - diate notizia qui e in Italia di come va, per non far buttare denaro inutile per lettere che poi ci stanno più di 40 giorni ad arrivare in Italia o viceversa. Nelle lettere che arrivano dd'Italia c'è scritto: verifica per la censura 302 in italiano. Si tratta di censura alleata o di censura governativa italiana? E perché ancora tale censu- ra quando da qui non ce n'è più?

3 ) Qui sono stati tutti lieti per l'estensione dei pacchi a tutta l'Italia e l'aumento di peso a cinque chili. Lo sfruttamento elettorale non è mancato. I1 Postmaster General, una specie di ministro delle poste, scrisse una lettera a Generoso Pope (ex-fascista, ma un capo elettore della Tammany H d - il centro democratico di New York - famoso per la corruzione elettorale amministrativa) dicendo che il prowedimento era stato preso per il vivo interessamento di Pope. Egli naturalmente stampò la lettera nel suo quotidiano Il Progresso. Ciò, s'intende, a meno di un mese dalle elezioni di New York. Tutto il mondo è paese, ma qui lo sfruttamento elettorale si fa più aperta- mente e senza limiti.

4) Pensiamo ai nostri guai: ti scrissi credo in febbraio o marzo che Luigi Antonini aveva spedito grossa somma ail'on. Dugoni per la Lega deUe cooperative. Se la Conf.ne nostra credeva di far lo stes- so, avrebbe dovuto mandare una lettera ad Antonini, President of Ita- lian American Labor Council (218 West, 40th Street, New-York Ci-

(301) Si era aperta la crisi del Governo Parri, Sturzo non sapeva, quindi, se ai Ministero delle Poste sarebbe rimasto Scelba, il quale invece fu confermato in quell'incarico nel successivo Io Gabinetto De Gasperi.

(302) Scelba ricorda che in quel periodo non esisteva più, certamente, la censu- ra, ma che permaneva in alcuni uffici postali, per la pigrizia burocratica ad aggior- narsi d e disposizioni impartite in proposito, l'uso dell'apposizione anche del timbro «verificato per la censura*, precedentemente in vigore.

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Carteggio 223

ty) domandando un aiuto. Ora ricevo una lettera da Chiri che mi di- ce che Dugoni riceve somme e la Conf.ne no. Ma fin oggi - ho avuto risposta d d a Segreteria di Antonini - nessuna richiesta e nessuna relazione c'è arrivata. È peccato che voi non manteniate contatti per- manenti e personali con i centri americani (American League of Coo- perative~ compresa) della quale più volte ho inviato l'indirizzo a Chi- ri e Spataro.

«29 novembre» 5) Mi duole di essere quasi sempre d'oscuro di quel che fa e

delibera la Direzione del partito, il Consiglio Nazionale etc. della Dem. Cris. Scrissi a te, a Piccioni, a De Gasperi, per l'invio di ritagli di giornali. Mi è inutile (e perdita di tempo) leggere giornali e riassunti di stampa a due o tre mesi di distanza. Occorre organizzare un servi- zio speciale per via aerea - se funziona. Credo di avertelo scritto. Altrimenti, ti prego di intenderti con Miss Margaret Mc Cormack del servizio informazioni degli Stati Uniti. Essa è stata per qualche tem- po mia segretaria. Essa potrebbe inoltrarmi con il servizio aereo ame- ricano tutti i ritagli che tu le faresti arrivare - pagandole l'affranca- tura di 6 centesimi di dollaro (sei lire) per ogni oncia di peso. Così in 5 o 6 giorni avrei le notizie più interessanti e potrei anche infor- marne la stampa di qua, che, in via generale o ignora la democrazia cristiana o ne svisa l'atteggiamento e ne svaluta gli uomini. (Presen- tai Mc Cormack alla Sig.ra Cingolani 'O3: non so l'indirizzo di casa. Inform. d'Ambasciata).

6) A proposito, il 25 novembre io inviai un telegramma a Pic- cioni così concepito: «Pregati telegrafarmi motivi orientamento parti- to soluzione crisi dato equivoche informazioni stampa americana qua- lificandovi coalizzati destra liberale neo fascista». Siamo al 29 novem- bre, e dopo quattro giorni non ho avuto risposta. Non intendevo in- terferire da lontano in cosa delicata come una crisi di governo. Desi- deravo avere tanto in mano per chiarire la vostra posizione sulla stampa americana (la grande stampa s'intende) perché o voi la trascurate o i corrispondenti di costà trascurano voi per pregiudizio anticattolico.

(303) Angela Maria (Angelina) Guidi Cingolani era stata, fin dal periodo clan- destino, Delegata nazionale per il Movimento Femminile della Democrazia Cristia- na. Nel 1919 era stata una deile prime iscritte alla sezione romana del PPI ed aveva collaborato con Giuseppina Novi Scanni alla organizzazione dei Gruppi femminili del partito. Nel 1935 aveva sposato Mario Cingolani, che era rimasto vedovo della Marchesa Maria Antonietta Spinola nel 1925.

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224 L. Sturzo - M. Scelba

Per giunta, io non so come e perché, il N.Y. Tirnes del 27 Nov. ha pubblicato da Roma che io mi sono opposto alla presidenza Or- lando perché vecchio e così pure a quella di Nitti e Bonomi. I1 fatto è stato che io dissi ciò ad Aldisio (a telefono venerdì 23 nov.); e poi lo stesso giorno o l'indomani, domandato a telefono da un amico in New York espressi la stessa opinione in forma privata e riservata. Non credo che egli l'abbia telegrafato subito a Roma. Comunque, il gior- nalista americano Milton Bracker, corrispondente da Roma al New ~ o i k Times l'ha riprodotta tale e quale. Mi secca per Orlando e gli altri che sono miei amici personali, per quanto io reputi che questo ritorno al passato non sia né utile né desiderabile. Quel che mi secca è il fatto che io sia d'oscuro del significato da voi dato alla invoca- zione alla cooperazione di quelli che possano dare contributo al Go- verno. Intendevate proprio una presidenza Orlando o Nitti? Purtrop- po essi rappresentano oggi la destra monarchica, e Nitti dippiù le vec- chie consorterie del Sud, i banchieri, industriali e agrari che sosten- nero il colpo di stato del fascismo. Se è così dovrei essere lieto di essere lontano da Roma in questo periodo. Se non è così, perché Pic- cioni non mi ha telegrafato? Non mi lagno con voi, che siete nella tormenta, né pretendo dare consigli da lontano: permettetemi solo di darvi qualche sensazione di questo pubblico americano. Se credete che questo governo sia stato contento della crisi, come fece credere forse il banchiere Giannini siete in errore. Giannini (amico di Nitti) qui non conta. Spero intanto che tutto vada bene per il paese; e così prego Dio ogni giorno. Un abbraccio di cuore tuo

Luigi

Ricevesti la lettera sul telegramma di Nelina? credi che lo stesso sia accaduto al mio telegramma a Piccioni?

Non so se potrò venire in gennaio dato il gran freddo, ne ho parlato con Vicentini e ne ho scritto a De Gasperi.

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Carteggio 225

5 dicembre 1945 304

Mio caro Mario, Visto che Vicentini è ancora a New York, in attesa dell'avione che lo porti a Roma, ti scrivo un'altra lettera facendo seguito alla mia del 28-29 nov.

Ieri sera sulla radio si ebbe la notizia che il ministero era com- pletato; oggi si sa delle dieci richieste del partito liberale 305. Penso come il nostro Alcide deve essere stanco ed esaurito di tale fatica. I1 New York Times del 2 dicembre dice che uscì da una riunione pal- lido e sofferente di bronchite. Prego per lui, che riesca a vincere le sofferenze fisiche e quelie morali.

I1 Direttore di Cosmopolita mi fece richiedere da Londra un ar- ticolo; poscia insistette con un telegramma. Ha offerto da 1000 a 2500 lire, da pagarsi a Roma. Ho risposto - inviando un lungo articolo - e dicendo di passare la somma al mio aw.to, Mario Scelba, Via Orazio 3. Te ne interesserai e passerai la cifra che risulterà, alla Seli.

Continuo a ricevere dall'Italia lettere per avione - una ultima da Nelina il 6 nov. - ma mi arrivano dopo un mese (più o meno - spesso più di un mese); forse è lo stesso con voi per le lettere che arrivano dall'America.

Ti prego di farmi avere notizie chiare se conviene insistere in tale servizio o se non si tratta di buttare denari inutilmente. Ti scri- vo ciò - non perché io penso o ti auguro che tu resti alle Poste - forse non vorrai più neppure essere .ministro, se non per disciplina, date le difficoltà di un governo efficiente - ma perché essendoci stato, puoi indicare il da fare e in Italia e qui in America, per sistemare un tale servizio.

(304) Un appunto della lettera è in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 167. (305) Durante la crisi del Governo Parri, mentre De Gasperi, come Presidente

incaricato, stava concludendo il lavoro per Ia formazione del nuovo Governo, nel- i'alterno atteggiamento che il Partito Liberale tenne in quella vicenda, furono pre- sentati da Leone Cattani, Segretario politico del PLI, nella riunione dei rappresen- tanti dei partiti del CLN il 4 dicembre '45 udieci punti, nei quali venivano sintetiz- zate le richieste dei liberali per la loro partecipazione al governo». (cfr. I l Popolo del S.XII.1945).

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L'interesse di portare avanti gli affari per l'Italia è tale che se non si hanno rapide comunicazioni epistolari, tutto si arena e va alle lunghe, perdendosi tempo, opportunità e pazienza. Ecco perché io insisto.

Vorrei parlarti di molte altre cose, ma il tempo manca. Devo ri- spondere a molte lettere. Ti prego vivamente di rispondermi a tutte le mie, che già sono parecchie.

Dammi pure quelle informazioni che non potrò avere da altri. Tuo cordialmente

Luigi Sturzo

Saluti cordiali ed auguri natalizi a te, alla tua Signora e d a fi- glia. Spero un giorno di sapere i loro nomi

Luigi

16 dicembre 1945 'O6

Personale

Mio caro Mario, Vive congratulazioni per la conferma a ministro nel presente rniniste- ro, con auguri di successo per voi tutti, non ostante le gravissime dif- ficoltà che incontrerete.

Ho deciso rinviare la partenza per ubbidire a questi medici - due amici siciliani - che sono opposti ad un viaggio in gennaio con la prospettiva di subire un forte cambiamento di temperatura fra le abitazioni u1trariscalda:e di New York e quelle di Roma.

Riprendo quindi la trattazione degli affari nella speranza di es- sere più fortunato di prima e ricevere tue pronte risposte, sia per te- legrafo che per telefono.

1) Un certo Signor Gino Bonazzi di Milano, Via Solferino n. 23, ti passerà per mio conto duecento mila lire. Quando le avrai ri-

(306) Un appunto deiia lettera è conservato nell'Atchivio S t m , F. 196 A C. 160.

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cevute me ne darai avviso per lettera. Ti dirò più sotto l'uso che fa- rai di tale somma, che metterai come deposito in banca, e avrai la bontà di tenerne conto a parte.

2) Fin dal prossimo gennaio vorrei ingaggiata una persona abile e di fiducia come mio segretario-corrispondente per gli affari vari da trattare per me, lettere da fare, persone da parlare etc. Dovrà avere rifatte le spese - contro nota - e dovrà essere pagato mensilmente secondo il lavoro fatto. Tu avrai la bontà di ingaggiarlo e di fissare tutte le condizioni.

Sicché io potrò scrivergli e telegrafargli. Uno degli affari puimis- simi da portare in porto è quello dell'edizione delle mie opere, della quale ti scrissi già il 17 ottobre (due mesi fa) per via aerea, e non ne ho avuto nemmeno un cenno (e ne comprendo la ragione).

Comunque sia stato, spero per questa via di potere meglio evita- re gli enormi ritardi nella corrispondenza (quasi il 90% delle manca- te risposte per ognuno degli affari da me iniziati).

Le spese per tale persona le pagherai sul fondo. Attendo di ave- re l'indirizzo esatto per telegramma.

3 ) Ti prego inoltre di fare avere d'opera Francesco Vivona - En- te morale per assistere educare aiutare l'infanzia e la gioventù nella scuola (non trovo l'indirizzo esatto in questo momento) cinquemila lire.

4) Metterai a disposizione della Democrazia Cristiana centomila lire per spese di propaganda.

M'indicherai tu quali altre sowenzioni utili ed urgenti potrei fare, tenendo presente la spesa di cui al n. 2.

5 ) Data la posizione odierna della Dem. Cristiana ho bisogno di avere il Popolo regolamente e subito. La spesa relativa verrà caricata sul fondo a tua disposizione. Come ti scrissi vedi di metterti d'accor- do con Miss Margaret Mc Cormack, o troverai altra via.

Pensa che appena nominato il nuovo Gabinetto, i giornali di qua riportarono gli attacchi di Repaci, la notizia che Alcide andò a passa- re due giorni a Castelgandolfo, lo spettro del Vaticano sull'Italia, il controllo Vaticano sul partito etc. I giornali cattolici o tacciono ov- vero danno motivo a critiche. Del resto non hanno alcun valore poli- tico. L'unica via è quella di scrivere lettere ai giornali che attaccano, owero scrivere su riviste. Ma senza le esatte notizie, il testo degli attacchi e delle difese, non si può far nulla.

Di più, o corrispondenti americani da Roma sono stati tutti per Parri e si fanno influenzare dalle sinistre. Chi è «Sauerio» che ha ri- sposto al mio articolo pubblicato sull'Epoca? Costui, sotto Parri, è

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stato sempre a contatto con il corrispondente delilONA (Donald Dow- nes) che è divenuto un ardente difensore dell'ex Presidente. Ora il Downes ha dato la notizia che Parri tenterà neli'lilta Italia una con- centrazione degli elementi scontenti dei Partiti azionista, socialista e Democratico Cristiano. Non so quanto ci sia di vero, ma credo che la notizia debba essere partita da cc'iaverio» o che D. Downes non l'ab- bia ben compresa.

Si parla anche di contatti dietro le quinte di cattolici di destra con l'Uomo Qualunque 307. Te ne scriverò appena ho qualche detta- glio concreto che mi è stato promesso.

Insisto perché la DC si tenga a contatto con i corrispondenti este- ri, specialmente americani. Qui l'opinione pubblica è sensibilissima, e non solo quella italo-americana (che ha il suo peso) ma anche quella generale formata dalla grande stampa.

6) Desidero avere il nome di quel francescano di Siena che mi si dice essere professore di quell'università (c'è unlUniversità a Sie- na o Scuola superiore?) e un grande operatore. Forse in seguito ti di- rò il perché di questa mia richiesta, che non è per niente personale.

Saluti cordialissimi ai tuoi (pensa che ancora non so il nome di tua moglie e di tua figlia) agli amici tutti. Ti prego di far sapere alla Superiora delle Canossiane di Via Mondovi 11 che io ritarderò la par- tenza, che ho ricevuto la lettera e scriverò fra giorni. Intanto preghi- no per me. Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

aggiunta personale 16 dic. 1945

7) Vorrei avere tutto quel che d'interessante si va scrivendo sul- la futura Costituzione Italiana. Se avrò tempo, vorrò dare il mio con- tributo su questa materia. Ne avrai visto un rapido cenno nel mio libro l'Italia e l'Ordine Int.le.

(307) Guglieimo G i , giornalista e comrnediografo, fondò nel 1944 il setti- manale L'uomo qualunque, che diede vita ai movimento politico e poi ai partito omo- nimo il quale, presentandosi d e elezioni del '46 ottenne 32 deputati. Ma successi- vamente il partito si disgregò per la mancanza di un programma concreto che por- tasse a seri motivi di coesione partitica.

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8) A proposito di tale libro, non so se hai avuto il primo versa- mento a luglio; ne dovrai avere il secondo a Gennaio, con il conto delle copie vendute e da vendere. A ciò ti potrà aiutare questo futu- ro segretario del quale ti ho scritto.

9) Ho letto che è stato pubblicato un rapporto - o un libro - (non so bene che cosa sia) sui fatti di Cefalonia 308. Qui il pub- blico americano ne è del tutto ignaro. Se ne dovrebbe fare un'edizio- ne inglese, se il libro non è male scritto e se desta interesse in pub- blico estraneo. Altrimenti si dovrebbe fare scrivere al modo dei re- porters americani e farne una larga edizione qui in America. A Wa- shington c'è il rappresentante culturale dell'Italia, Prof. Ivella, che potrebbe interessarsi dell'edizione americana. Ne volevo scrivere a Ja- cini; avvenuta la crisi vedo che ora è Brosio d a Guerra. Parlane con lui e ricordagli i miei contatti con Gobetti.

10) Ti prego di interessarti presso l'Ambasciatore inglese perché il prigioniero Andrea Bellanca POW Camp n. 27 Wing IV APO Bom- bay India (British India) sia richiamato in Italia. Egli era insegnante a Fiume, di origine siciliana, nipote di Augusto Bellanca di New York uno dei capi dei sindacati italo-americani, che fa molto per l'Italia. Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

Si desidera pronta risposta ai vari punti. Grazie infinite

L. Sturzo

17 dicembre 1945

Caro Scelba, Leggo nel New York Times di oggi l'inchiesta ordinata dagli alleati circa la carta per la circolazione dell'uomo Qualunque in seguito al- l'interpellanza d a Camera dei Comuni.

(308) L'isola di Cefalonia, occupata dagli italiani il lo maggio 1941 in seguito all'armistizio con la Grecia, fu teatro di una rappresaglia da parte dei tedeschi dopo

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Certo, questa ingerenza degli alleati, non mi piace. Ma I'atteg- giamento dell'U.Q. è ridicolo circa la pretesa di eliminare gli uomini politici dalla politica. Ma ci saranno i gonzi e certi preti che ci cre- deranno. Aff.mo

Luigi Sturzo

1 gennaio 1946 309

Accolga pel nuovo anno fervidi et affettuosi voti augurali et senti- menti viva riconoscenza alta opera et ammirabile attività cordiali de- voti saluti

Ministro Mario Scelba

1 gennaio 1946

Mio caro Mario, Proprio al momento che pigliavo la penna per scriverti, ho ricevuto il tuo telegramma di auguri, che ti ricambio di cuore.

Speravo anche avere qualche indicazione dei vari affari in corso o almeno delle lettere mie già ricevute. Purtroppo, il tuo silenzio a tale riguardo è persistente e dall'ultima tua deiia fine ottobre (porta-

i'armistizio dell'8 settembre '43. Questi infatti intimarono d a divisione Acque che occupava l'isola di continuare la battaglia al loro fianco. Il Comandante Gandin ri- fiutò e i tedeschi attaccarono con mezzi corazzati e con l'aviazione. Dopo una stre- nua resistenza il presidio italiano fu costretto ad arrendersi: 341 ufficiali e 4750 sol- dati furono trucidati dai tedeschi.

(309) Ii telegramma è in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 325.

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Carteggio 231

tami da Vicentini) non ho ricevuto più n d a non ostante che io non abbia mancato di scriverti sovente.

I1 principale affare che mi sta a cuore è quello della pubblicazio- ne dei miei scritti e libri in una buona edizione italiana (vedi lettera 17 ottobre, ancora inevasa). Ti avrei mandato con Mons. Ligutti che ti porta la presente uno o due dei manoscritti pronti, ma ho paura che sia inutile per ora, si che li porterò con me, se, come spero, par- tirò col Gripsholm che verrà in primavera. (La detta nave riparte di qua il 10 gennaio e io ho deciso di non affrontare un viaggio con i freddi invernali: i dottori non consigliano un tale sforzo).

L'ultima mia lettera a te diretta è del 16 dicembre - per avio- ne. Siccome non ho mai saputo come funzioni tale servizio, cosi te- mo che ancora la lettera ... sia per aria. (Per tua norma: una lettera di Nelina del lo novembre inviata via aerea, mi è arrivata tre giorni fa; e un'altra del 6 novembre, per via ordinaria mi arrivò il 5 di- cembre).

Ieri i giornali di qui riportavano che tra Caltagirone e Niscemi vi sono stati scontri fra la polizia e i separatisti, con vari morti e fe- riti. Oggi dicono di fatti gravi in provincia di Messina. Ti prego di farmi sapere la verità dei fatti.

L'affare della tassa doganale sui pacchi-dono, la riduzione a uno al mese (da inviarsi da qua) invece di uno alla settimana etc. hanno turbato enormemente gl'italo-am.ni. Se prima di fare simili passi do- mandaste i! parere deu'ambasciatoie e di qualcuno altro, sarebbe as- sai meglio. L'Italia manca di merce; ogni quantità che arriva è un vantaggio. Voi cosi fate in modo che ne arrivi il meno possibile, ur- tando e irritando i donatori.

Preghi Alcide che ritorni sui provvedimenti presi, almeno li so- spenda per ora.

Ti scriverò di altro subito. Spero che mi telegraferai o chiamerai al telefono per parlarci. Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

P.S. Gino Bonazzi ha telegrafato di aver ricevuto la lettera e che si metterà in contatto con te.

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107.

3 gennaio 1946

Mio caro Mario, Ti scrissi che avevo mandato un articolo a Cosmopolita e ti pregai di curare l'incasso del compenso. Intanto fin oggi (è già un mese e due giorni) il corrispondente da Londra, Mario Forti, non mi ha ac- cusato la recezione dell'articolo. Ti prego di informarti se fu ricevuto da Cosmopolita e se fu pubblicato.

Ti prego di dare l'acchiuso ritaglio a Don Licinio Refice, a cui può interessare, e di salutarmelo affettuosamente.

Tante cose agli amici e ai tuoi. Credimi tuo

L. Sturzo

5 gennaio 1946 310

Ricambio auguri interessa ministri necessità sospendere dazio doga- nale pacchi dono urge risposta immediata dato enorme risentimento i tdo americani. Ragioni politiche psicologiche economiche consiglia- no favorire invio pacchi senza restrizioni cordialmente

Luigi Sturzo

(310) Del telegramma c'è in Archivio Sturm un testo manoscritto (F. 193 A C. 395) ed uno dattiloscritto (F. 193 A C. 338).

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7 gennaio 1946 311

Caro Mario, Due righe in fretta perché ho qualcuno che viene in Italia per via aerea e spero ti farà avere questa in una settimana.

Sono ansioso di ricevere risposta telegrafica circa l'affare disgra- ziatissimo dei pacchi-dono. Il risentimento e la sfiducia verso il Go- verno Italiano si alternano in questi italo-americani che non pensano ad altro che aiutare i loro parenti, gli amici del loro villaggio o del loro quartiere di città.

Fermare l'afflusso dei pacchi - in mezzo a tanta carestia - è un errore irreparabile.

In questi giorni si combatte con 1'Unrra perché non si diminui- sca il quantitativo di grano da spedire in Italia.

È una lotta immane. Gl'italo-americani ci aiutano con le loro pe- tizioni e le loro proteste.

Siamo alla vigilia di contrattare un prestito. Se l'ambiente ame- ricano non è favorevole il prestito andrà alle calende greche.

I1 Governo De Gasperi è ben quotato a Washington ma non è simpaticamente accolto dagl'italo-am.ni - sia per i pacchi - sia per i sequestri dei giornali - sia per l'accusa di clericalismo. Bisogna es- ser attenti e dare mezzi per controbattere, Invece noi qui non rice- viamo neppure un telegramma di risposta. Non ti lagnare del tono di questa lettera. Pensa che io non ricevo da te neppure notizie per l'edizione dei miei libri. Mi sembra di essere abbandonato dagli ami- ci. Tuo aff.mo

L. Sturzo

Hai ricevuto quel che ti ha inviato il Signor Gino Bonazzi?

L.S.

(311) Un appunto della lettera è in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 312.

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15 gennaio 1946 312

Confermo invio pacchi dono cinque chili consentito senza restrizioni et esenti dazio. Continue voci allarmistiche materia corrispondono ten- tativo speculatori et borsari neri vincere mano governo onde consen- tire libero scambio merci monopolio aut soggette dazio. Difficoltà tra- sporti necessita evitare borsa nera valute et esigenze erario impongo- no restrizioni pacchi superiore cinque chili. Nessuna garanzia esiste circa introduzione Italia et esenzioni doganali pacchi superiori cinque chili cui spedizione avviene rischio et pericolo mittente sconsigliare italo-americani cadere gioco speculatori cordialniente

Scelba 111.

24 gennaio 1946 313

l a Lettera. Affari di Governo

Mio caro Mario, non ostante il tuo ostinato silenzio (per lettera) io sono costretto a insistere sui vari affari in corso e altri nuovi.

1) Pacchi. Comincio da quello - noiosissimo - dei pacchi con- fermando il telegramma che ti ho inviato a mezzo delllAmbasciatore Tarchiani, dato che per lo sciopero la Western Union ha chiuso gli uffici di Brooklyn (e credo anche negli altri punti di New York).

Questione l a L'amministrazione americana consente l'invio di un pacco di cinque chili alla settimana dalla stessa persona allo stesso in- dirizzo. Il comunicato dell'Ambasciata invece limita tale invio ad uno al mese. Se qui è già difficile un tale controllo, perché chi vuole spe- dirne di più può mettere il nome che vuole per lo speditore (quello dei figli, dei nipoti ... dei cani!) oppure - se gli piace - farsi beffa dell'Amrn.ne, andare in due uffici diversi e distanti e spedire i pac-

(312) Il telegramma è in Archivio Stuno, F. 193 A C. 352. (313) Un appunto sintetico deila lettera è in Archivio Sturzo, F. 193 A C. 321.

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chi con maggiore frequenza, io non riesco a comprendere come voi possiate fare la discriminazione dei pacchi spediti con maggiore fre- quenza di uno al mese. E nel caso affermativo, cosa farete dei pacchi extra-quota: li tasserete? li sequestrerete? Ammesso che ci riuscirete a fare qualche cosa di pratico, ho l'idea che lo sciupio di tempo per il personale sarà tale che il giuoco non valga la candela.

Dippiù, qui alimentate il malcontento della popolazione italo-am.na contro il Governo d'Italia che (come ho più volte scritto) è ancora mal visto, nel complesso. E infine diminuirete quel flusso di merci gratuite (e anche di rimesse in denaro) che si è già determinato verso l'Italia, e che - bene o male - ha il suo utile per migliaia di famiglie.

Questione 2" - Caffè: tu mi hai telegrafato che non ci sono limi- tazioni, né dazi sui pacchi postali. Ho inteso che il caffè nei detti pacchi può andare in franchigia. Intanto, dati i comunicati dell'Am- basciata, gli stessi uffici postali americani sconsigliano di inviare caf- fè, e certi impiegati - più realisti del re - rifiutano i pacchi stessi, con grande risentimento di quei poverini che sono andati spesso in uffici distanti ed han fatto ore di fila (di questo si tratta) per poi ritornarsene a casa e rifare il pacco etc. etc. Per una vita intensa e di affari come quella di qua - e in città così grandi come New York e Chicago - perdere mezza giornata per un pacco è spesso un sacri- ficio insopportabile. Occorrono istruzioni chiare, precise, senza equi- uoci d'Ambasciata che prenderà gli accordi con l'Amm.ne America- na (la quale poi si secca di cambiare le istruzioni date a migliaia di uffici di un paese così grande; del resto essa è lenta anche nei suoi metodi).

2) Inuio merce dai pviuati. Vostra idea è di scoraggiare tale invio. Mia (e non solo mia) idea è di incoraggiarla e di tenerla d'occhio allo stesso tempo.

Incoraggiarla: a) una gran parte è invio gratuito, delle famiglie italo- americane, che non possono perdere il tempo a fare un pacco la set- timana, e poi la fila agli uffici (ci sono anche uffici che fanno l'ostru- zionismo perché non ne possono più). Molti sono operai che lavora- no dalla mattina alla sera, impiegati ecc. che non hanno tempo non dico di andare alla posta, ma di fare il pacco. Costoro incaricano le agenzie private a fare invii grossi, si contentano di pagare tariffe al- te, perché tutto vada senza loro incomodo e perdita di tempo. Essi sono garantiti dalla legge che ha riconosciuto le agenzie come corpo- ration (Incorporated) e dalla polizza di assicurazione. Costoro dicono che è Gondrand o altra ditta nota nel mondo che cura la distribuzio-

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ne in Italia; molti hanno ricevuto lettere assicurative dai loro parenti che tutto è andato bene. Essi pagano, essi riscuotono l'assicurazione se la merce va perduta, essi corrono il rischio; essi possono denunzia- re ai tribunali americani la ditta che li avrà ingannati e frodati. L'I- talia come paese e le famiglie private hanno tutto l'interesse di avere quanto più merci è possibile (l'unico modo di diminuire l'inflazione): perché mettervi ostacoli? Perché scoraggiare tali iniziative? Io non lo comprendo.

b) C'è anche dentro delka specukazione. Agenti ed ex soldati in Ame- rica avranno rapporto con agenti ed ex soldati in Italia e fanno com- mercio. Se costoro son pagati in Italia con doliari nascosti, (per i quali lo Stato non ha versato lire) e tali dollari (anche senza uscire dall'Ita- lia) passano di mano in mano, non vedo nessun danno alla valuta più di quella che si può avere senza siffato commercio. Se costoro riesco- no a far uscire dollari dd'Italia come sono entrati, cioè di nascosto, io non vedo neppure nuovi effetti diversi dai precedenti. E se si fan- no pagare con lire italiane quattro volte il valore nominale di 100 per un dollaro, la circolazione rimane nel Paese, del dollaro o della lira. In sostanza, la situazione cambia poco o niente. Invece avere merce in maggiore quantità possibile, è sempre un vantaggio reale. Ma, la merce va alla borsa nera: sia! Se la borsa nera ha più merce da met- tere sul mercato, diminuirà i prezzi e sarà essa ad influenzare (sia pure in minima parte) la deflazione. Pensare che senza la Borsa nera, mol- ti italiani resterebbero privi di ogni oggetto necessario alla vita, visto che né il Governo né gli alleati hanno la possibilità di aumentare la merce sul mercato bianco!

C) Resta l'affare delle tasse doganali, di monopolio e di consu- mo. Vedo il comunicato deii'timbasciata sul dazio del caffè che è co- sì complicato e anche con tariffe cosi alte che ha già irritato questi buoni americani (non so della reazione degli agenti e non me ne inte- resso). Molti amerebbero di pagare qui il dazio d'invio. (Non si tratta dei pacchi postali; gli uffici non farebbero tale servizio senza un ac- cordo fra i governi). Si tratta deli'invio privato a mezzo di agenzie che si incaricherebbero di pagare il dazio costà d'arrivo. I privati che inviano la merce dovrebbero sapere cosa pagare e I'anticipereb- ber0 alle agenzie americane. Occorre rendere agevole e facile questa operazione. Quindi limitare le voci al minimo; parlare di una tassa globale, senza tante distinzioni tecniche, e andare spediti, come si fa in commercio. Raccomando vivamente di eliminare ogni tassa su ge- neri alimentari di necessità, medicine, abiti vecchi e nuovi, materiale

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Carteggio 237

e utensili di famiglia e di lavoro, attrezzi agricoli e così via. Qui si spinge ad inviare: voi non dovete chiudere la porta, né iwitare la gente. Ecco tutto. Posso sperare un telegramma chiaro, preciso, favorevole e con- clusivo?

Covfipondenza a) ordinaria. Dalla fine della guerra ad oggi, in otto mesi, il ser-

vizio è deteriorato al punto che io e i miei amici abbiamo avuto le lettere ordinarie in sessanta e più giorni. Rare quelle che, occasional- mente, arrivano in trenta giorni perché furono impostate quakhe giorno avanti delia partenza di una nave. La cosa dipende dall'Amm.ne Ame- ricana; mai però si sono avute proposte concrete dal Governo It.no da sottoporre allYAm.ne Am.na, per migliorare il servizio. L'Amba- sciata non avendo avuto proposte concrete, si è limitata a fare solle- citazioni generiche che lasciano il tempo che trovano. Quanto ciò di- sturbi le famiglie itdo-am.ne non ti posso dire. Ma il peggio è che il ritmo degli affari va a rilento, specialmente quando non si possono usare i telegrammi, per ragioni ovvie.

b) via aerea. Dagli Stati Uniti la via aerea è già stabilita per le lettere all'Italia, ma con tale limitazione di peso, che molte delle let- tere restano a ingombrare gli uffici. Tali lettere subiscono dei ritardi tali, che superano quelli delle lettere ordinarie (almeno, così si dice). Io non ho potuto controllare la verità del fatto perché alle lettere per via aerea inviate in Italia da ottobre ad oggi (più di venti) non ho ricevuta alcuna risposta, comprese quelle indirizzate a te.

Dall'altro lato, mi si dice che non è ancora stabilita la via aerea dall'Italia a& Stati Uniti. Se è così, perché gli uffici postali italiani non rifiutano l'invio di tali lettere? Perché non si awisa il pubblico? Io ho ricevuto (dopo sessanta giorni) quattro o cinque di lettere af- francate per via aerea comprese due di mia sorella.

Anche per questo dovrebbe concordarsi un servizio regolare ci- vile di avioni fra l'Italia e l'America, con una sowenzione governati- va divisa fra le due amm.ni secondo criteri da stabilirsi. Non ho mai sentito che ci siano pratiche al riguardo.

C) Censura. Ti domandai (inutilmente) che cosa significa la cen- sura postale mantenuta dal governo italiano? Perché? Per ragioni in- terne? Allora evitate che siano censurate le lettere per l'estero. Ciò reca danno morale, ritardi ingiustificati, e sospetti, specie presso gli uomini di affari. Insomma, bisogna aver cura de minimis se volete de- stare fiducia presso gli americani.

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238 L. Sturzo - M. Scelba

Agenzia stampa - Servizi telegrafici. Ignoro che l'agenzia italiana (AN- SA) che surroga la Stefani 314 abbia o possa avere servizi telegrafici per gli Stati Uniti. Qui siamo serviti da agenzie americane (UP - AP - INS - ONA - RUS) il cui servizio, fatto da stranieri - con l'aiuto di perso- nale italiano o non sempre obiettivo owero puramente subordinato e di terzo ordine - non è affatto soddisfacente per mille ragioni che è facile intuire. Sarebbe bene agevolare l'abbonamento di giornali am.ni e specialmente di quelli di lingua italiana (I1 Progresso di New York quo- tidiano e altro di S. Franc.) sì da aversi le principali notizie del giorno senza deformazioni e nella loro interezza. «I1 Progresso» non avendo no- tizie serie, pubblica tutti i delitti e le aggressioni più eclatanti che capi- tano in Italia, contribuendo alla d i f f a m i o n e del nostro paese. Più vol- te mi sono lamentato con te, De Gasperi, Piccioni etc. che la stampa americana non è curata affatto. Ed è un errore. Ti prego di vedere cosa si può fare per fare arrivare qui le notizie telegrafiche o radiofoniche dd'Italia a mezzo della nostra agenzia di stampa; anche se da principio il servizio sia ridotto e il Governo debba contribuire qualche somma. Sarà bene impiegata.

È sperabile una risposta chiara, sollecita e che sia anche pratica e favorevole?

Tuo sempre aff .mo

Luigi Sturzo

Lupis ha telegrafato che un chilo di caffè va in franchise. È cos'i?

25 gennaio 1946 315

2nda lettera - afiri Dem. Crist.

Mio caro Mario, 1) Ho letto, in un inciso di giornale di qui, che la D.C. terrà

il suo primo Congresso in febbraio. Se è così, prego te, e a mezzo

(314) La Stefani, come è noto, era l'Agenzia di stampa creata da Mussolini. Con la liberazione di Roma a sostituzione di questa venne creata l'ANSA che, nel '46 non aveva ancora il collegamento telegrafico diretto con gli Stati Uniti.

(315) Un appunto sintetico della lettera è neli'hchivio Sturzo, F. 196 A C. 295.

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Carteggio 239

tuo chi potrà occuparsene, di intendersi con i vari rappresentanti della stampa estera perché

a) diano sufficiente spazio all'awenimento; b) siano veritieri e non presentino la Dem. Cristiana come lega-

te d a Reazione (con «R» maiuscola) come la Longa Manus del Vati- cano, come un partito di destra, e simili qualifiche che fanno deviare l'opinione pubblica di questo paese e d'Inghilterra, dove il popolo ha voce e influsso nella politica estera.

All'uopo, dovreste far conoscenza personale con qualche corri- spondente e interessarlo al vostro partito. Più volte ho scritto ciò a te - Alcide - Piccioni etc. ma non sono riuscito ad avere una risposta concreta o l'indicazione di quell'agenzia americana che si dimostra più favorevole delle altre.

2) Se non è troppo, vorrei avere inviati per uia aerea americana (ti feci già il nome di Miss Margaret Mc Cormack dell'united States Information Service - USIS) sia prima sia durante il Congresso le più importanti notizie e decisioni del Congresso per potere qui parlare e scrivere e se del caso confutare le notizie tendenziose.

Questo servizio lo vorrei anche al di fuori dell'occasione del Con- gresso, per tutta l'attività della D. Crist. e del Governo (specie dei ministri dem. crist.); ma fin oggi - dopo tanto insistere, nulla di n d a . Spero che questa lettera abbia migliore effetto.

3) Un certo Joseph G. Harrison - uno dei capi dirigenti del servizio corrispondenza dd'Europa, l'influente Christian Science Mo- nitor di Boston, al ritorno da Roma ha scritto in un articolo apparso il 14 gennaio, che è in Roma fortemente sottolineato che il capitale industriale va alle casse del partito Demo.co Cristiano e deU'Uomo Qualunque. La notizia ha fatto sensazione. Ne scrivo a Tarchiani pre- gandolo di farla avere a De Gasperi. Come si fa a creare queste leg- gende? e come a smentirle?

Strano: quasi tutti i corrispondenti esteri sono innamorati del Par- tito di Azione 316, «che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa».

4) Uno dei corrispondenti da Roma dei più seri mi sembra, Edgard R. Rosen del Christian Science Monitor, se è ancora a Roma, conviene che lo avviciniate. Solo i Dem. Cristiani non danno né interviste né in- formazioni a questi americani che cercano notizie sensazionali.

(316) È noto che il Partito d'Azione, che pure aveva avuto molta risonanza nel periodo ciellenistico, fu fortemente ridimensionato nelle elezioni per la Costituente do- ve ottenne solo 7 deputati.

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240 L. Sturzo - M. Scelba

5) Ora han dato la notizia che Vitt. Em.le abdicherà in favore del piccolino, e Umberto rinunzierà al diritto al trono, il capo del Consiglio di reggenza sarà il Cardinale Schuster e la corte si trasferi- rà a Milano. Oggi fo' punto. Avrei tante cose da dirti, ma forse non v'interessano. Però, se la politica si fa a Roma, si fa anche a Londra e a Washington, New York. Saluti cordialissimi a tutti, tuo

Luigi Sturzo

2611 Vedo che è stata smentita. Meno male! È vero che G. Giannini ha precedenti antifascisti come ha detto

De Gasperi a Sulzberger? I giornali di qui dicono che Calabria e Puglia si vogliono separa-

re. È verità o fantasia?

29 gennaio 1946

Mio caro Mario, I1 capitano Scaglione dell'tlndrea Gritti ti porterà i miei saluti insie- me alla presente. Se per caso egli non avrà tempo - durante la sosta a Roma - ad attendere da te un appuntamento, te la spedirà per posta.

Mi preme farti presente ancora una volta che il servizio postale ordinario tra gli Stati Uniti e l'Italia (e viceversa) va ogni giorno de- teriorando, mano a mano che diminuiscono le facilitazioni militari ame- ricane.

Ho domandato al cap. Scaglione (che fa viaggi tra Napoli e New York) perché non trasporta lettere, plichi e pacchi postali da e per Napoli, ed egli mi ha risposto che non lo sa. Crede che le autorità americane si siano opposte, dato che è la sola nave di servizio Italia- Stati Uniti che ha bandiera ed equipaggio italiani. L'altra - la Vul- cania - fa servizio di trasporto di truppe dail'hghdterra o dalla Fran- cia per qui.

Ti prego di distrigare il caso dell'Andrea Gritti e di vedere di farla accettare come nave cui sia affidato il servizio postale da e per, o almeno quello da Napoli a New York.

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Carteggio 241

Come ti ho scritto, il ritardo della corrispondenza è dannoso al- la ripresa del ritmo normale degli affari degl'italo-am.ni in Italia - e anche di quelle ditte che vogliono iniziare o riprendere relazioni di commercio.

Altra volta ti ho scritto anche della questione del servizio posta- le aereo. Oggi mi fermo qui. Se vedrai il Cap. Scaglione vedi di pren- dere tutti i dati per attivare il servizio postale marittimo. I1 Capita- no è stato molto gentile con me e si è incaricato di fare arrivare vari pacchi 'd'ospedale di Caltagirone. Con i migiiori auguri, credimi aff.mo

Luigi Sturzo

P.S. per tua norma: mi si assicura da varie parti che presso la Comunità It.na di New York c'è tale scoraggiamento che l'invio dei pacchi postali e quello dei privati è disceso enormemente. Alcuni di- cono dell'80%. 11 bell'affare!

1 febbraio 1946 317

Consiglio. ministri ieri confermata totale esenzione dazio pacchi cin- que chili qualsiasi merce caffè et. medicinali compresi stop spedito pacco giornali et disposto regolare invio popolo stop mezzo Mac Cormack prowederò inviare studi costituente et cosmopolita stop ricevuto nu- merose sue Bonazzi et pacco Campjlli stop sollecitazioni Einaudi pa- gamento diritti et pubblicazioni tutte vane ventuno gennaio fatta dif- fida scritta parto Milano per discorso ritorno giovedì chiamerò tele- fono tutti bene affettuosità

Scelba

(317) I1 telegramma è in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 292.

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242 L. Sturzo - M. Scelba

22 febbraio 1946

Mio caro Scelba, Questa - in 'fretta - per affari privati:

1) Attendo un telegramma che mi dia l'indirizzo personale della sig.na Olivieri "' O altro che potrà farmi da segretario di lontano fi- no al mio arrivo.

2) Einaudi ha telegrafato al fratello che egli ha scritto a me «pre- cisandomi ritenerci impegnati primo blocco tre volumi come da no- stro contratto 30 marzo 1945. Punto. Opzione altre opere necessaria per garantire adempimento nostri impegni. Provveduto pagamento Scel- ba etc.» 319.

Ora la questione verte se la mia firma, condizionata dalla lettera che accompagnava il contratto, può essere ritenuta impegnativa una volta che la condizione non è accettata. A me sembra di no. Tu mi darai il tuo parere telegrafico.

(318) La signorina Olivieri era stata addetta alla Segreteria di Sturzo nel perio- do popolare. Scelba, su richiesta di Sturzo, l'aveva ricercata per chiederle la sua di- sponibilità in vista del di lui ritorno in Italia. Ma Scelba appurò che la sig.na Oli- vieri non era più residente a Roma, dopo averne rintracciato l'ultimo domicilio ro- mano trasmesso a Sturzo nella lettera dell'll aprile 1946.

(319) I1 22 febbraio 1946 Scelba aveva ricevuto una lettera (conservata ora nel suo fondo) di Cesare Pavese, per conto dell'Editore Einaudi, che riassumeva tutta la situazione del rapporto con ~ t u r z o . Si legge: «Onorevole Ministro, dopo un lungo ritardo dovuto a circostanze esterne e per cui la preghiamo vivamente di volerci scu- sare, veniamo a risolvere tutte le questioni relative alle opere di don Sturzo. In pri- mo luogo siamo lieti di poterle far pervenire per allegato la somma di 68.400 lire, corrispondente alla liquidazione percentuali del libro di don Luigi Sturzo: L'ltalia e l'ordine internazionale. Per quanto riguarda gli altri paragrafi del contratto intorno a cui Ella desiderava avere chiarimenti, Le trasmettiamo in allegato una copia della lettera che la nostra Direzione Generale ha inviato direttamente a don Sturzo. Le difficoltà che si frappongono d'impegno da parte nostra di pubblicare tutte le opere di don Sturzo, sono di carattere unicamente tecnico, ma costituiscono nondimeno elementi di cui non possiamo non tener conto nella pianificazione del nostro lavoro. Pertanto possiamo senz'altro aderire alla pubblicazione delle opere specificate nel con- tratto, ma per quanto riguarda le successive opere dobbiamo seguire la via suggerita dalla nostra Direzione Generale a don Sturzo. Non appena l'autore ci avrà significa- to il suo benestare, fisseremo un programma di pubblicazione. Di nuovo La pregha- mo, Signor Ministro, di voler scusare I'increscioso ritardo, e cogliamo l'occasione per esprimerle i sentimenti della nostra più alta stima».

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Carteggio 243

3) Fin ora non ho ricevuto alcun giornale o rivista e alcuna let- tera né via ordinaria né a mezzo di Miss Mc Cormack o ad altro mez- zo. La cosa è grave. Non posso far nulla di serio con la stampa am.na.

4) Ti prego di fare inviare I1 Popolo, i settimanali e le riviste Dem. Crist. e i cataloghi o avvisi della Seli a Mr. Anthony Ullo - Presidente del People and Liberty - 111 S4, 144 Street Jamaia 4, New York (è il gruppo e il foglio Democratico Cristiano di qui). L'in- vio, per posta ordinaria non importa quando arriverà. Essi si conten- teranno di quel che avranno e quando lo avranno. L'importante è sta- bilire regolari contatti.

Altro invio del Popolo a Nazioni Unite, Mazzini Society 1775 Broadway - New York 19 N.Y. (è il Sett.le più vicino agli interessi it.ni.)

Altro invio I l Mondo 80 Foresth Avenue - New York 3 - N.Y. Così per un verso o per l'altro quel che fa la Dem. Cr. è cono-

sciuto in questo ambiente dove non ci sono altre inf.ni dirette che quelle che mandano comunisti, socialisti e azionisti.

5) Forse tarderò il viaggio fino ad aprile (o maggio? se il piro- scafo ritarda) per la ragione che ti dissi e anche perché il lavoro qui è diuturno e urgente.

Tuo aff .mo

Luigi Sturzo

Fammi inviare le proposte di Spataro, Ravaioli e altre.

22 febbraio 1946

Mio caro Mario, Torno sull'affare dei pacchi privati dopo che finalmente si è sistema- to quello dei pacchi postali.

Non ho modificato le mie idee e quindi insisto sulla proposta di togliere qualsiasi restrizione di peso (25 libbre) di frequenza e di tasse doganali.

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244 L. Sturzo - M. Scelba

La situazione alimentare ital. va sempre al peggio. L'UNRRA fa sapere che in questo mese non potrà inviare grano o farina nella quan- tità di 260 mila tonnellate al mese, forse nemmeno 160 mila tonn. Ora ci si dice di fare appello agl'italo-am.ni d'inviare essi quanto è più possibile. Ebbene, l'invio dei pacchi postali è faticoso per le for- malità, certe volte per un certo ostruzionismo naturale in un perso- nale spesso non italo-am.no o antitaliano che è sovraccarico di lavo- ro. Tanti non hanno tempo a far pacchi e danno incarico alle agenzie.

11 prospetto della deficienza di merci costà è terribile. Sentire maledire il Governo italiano per incapacità e incomprensione, è cosa che fa strazio in periodo quando l'italo-am.no si deve spingere a di- fendere gl'interessi dell'Italia che sono messi in dubbio.

Ti prego di ascoltarmi, e prego personalmente tutti i ministri di qualsiasi partito. Parlane con Cianca (a cui darai i miei cordiali salu- ti) e ti dirà che ho ragione. Parlane con Lupis che conosce l'ambien- te. Se il 10 o il 20 per cento andrà al mercato nero, non sarà un gran che, dato che anche il mercato nero è utile per far vivere (e c'è in tutti i paesi America compresa).

Attendo un telegramma che faccia riprendere la speranza e dis- sipi il malcontento della popolazione di origine italiana.

Grazie. Cordiali saluti

Luigi Sturzo

25 febbraio 1946

Mio caro Mario, Ti prego di dire alla Sig.na Olivieri (o ad altri che mi farà da segreta- rio da lontano) di raccogliere le recensioni fatte al mio libro <d'Italia e l'ordine internazionale», e di inviarmele al più presto. In modo spe- ciale quella fatta d d a CiviItà Cattolica (20 ottobre 1945 a pag. 118) dove pare ci siano dei rilievi che io non conosco. Interessati che mi arrivi subito, pregando miss Margaret Mc Cormack di trasmetterle per via aerea (servizio am.no).

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Carteggio 245

Per tua norma, fin oggi non ho ricevuto alcun giornale da Ro- ma, né ritagli, né risposte, n d a ; neppure a mezzo Mc Cormack, men- tre qui i socialisti e i comunisti hanno giornali recenti. Uno di costo- ro mi ha favorito I1 Popolo del 22 gennaio - dove c'è il magnifico discorso di De Gasperi che sto facendo riprodurre qui da Nazioni Unite.

Se altri ricevono i giornali, credo che potrei riceverli anche io. Lo spero.

Don Luigi Principe, direttore dell'Istituto Domenico Savio di Cal- tagirone, si è rivolto a me per fargli avere una macchina cinemato- grafica (proiezioni) per l'uso di quell'Istituto, rivolgendomi, egli dice, a qualche amico del Governo.

Ti prego di vedere come venire incontro ai desideri di Don Prin- cipe. E se non è affatto competenza del Ministro dell'Istruzione e della Presidenza di dotare quell'istituto di simile macchina, ma solo si potrà avere per generosità privata; in tal caso usa dei miei diritti di autore della 2a edizione del mio libro pubblicato da Einaudi (la la edizione è stata esaurita, e tu avrai avuto il corrispettivo per il Vescovo) e procura di averne una e mandarla.

Se poi non si trova costà e occorre acquistarla qui, desidero sa- pere almeno il tipo e il costo approssimativo per procurarla. Comun- que sia, desidero che la cosa si realizzi al più presto. Allo stesso tem- po vedi di metterti in comunicazione con Don Principe.

Ti prego infine di dire a B. Mattarelia che gli scriverò presto, inviando a lui il documento che tu non ricevesti lo scorso luglio e che mi fu ritornato. Non avendo l'indirizzo di casa di Mattarella, in- vierò tutto presso la D.C. a Piazza del Gesù 46. Che non capiti a lui lo stesso incidente che capitò a te. Se occorre indirizzare la lette- ra a casa sua, mi telegrafi l'indirizzo appena ricevi questa.

Con i più cordiali auguri credimi aff.mo

Luigi Sturzo

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246 L. Sturzo - M. Scelba

5 marzo 1946 320

Mio caro Mario, Vari favori:

1) Ti prego di far mandare subito a ~ i s s Barbara Barclay Car- ter, 32 Chepstow ViUas London W 11 - una lettera dal Popolo con la quale le si dà l'incarico (e la tessera) di corrispondente speciale pel Movimento Democratico Cristiano Internazionale. Forse tu non sai (ma lo sa Mattarella ed anche De Gasperi) della mia iniziativa per un servizio internazionale di informazioni presso People and Freedom di Londra. Miss Carter ne è l'incaricata. Questa corrispondenza non costerà al Popolo (tranne a pagare qualche articolo di tanto in tanto), ma servirà a miss Carter (che ha già lo stesso titolo dal Common- wealth di New York) per avere facilitazioni di viaggi e di entrata nei vari Paesi. (È già stata in Francia, ora andrà in Belgio Olanda Lus- semburgo). Dovrà anche andare in Svizzera e venire in Italia e così via.

Se tu non puoi occupartene, parlane a Mattarella e assicurami (a cose fatte) per telegrafo. Ringrazia a mio nome il prof. Gonella.

2) Ti acchiudo una lettera inviatami dal fattorino postale di Cal- tagirone Paolo Biondo. Mi sembra che abbia ragione. Tu vedrai. Ti prego di fargli sapere di avere ricevuta la mia raccomandazione.

3) Deknda Carthago. Attendo un bel telegramma che mi dica che la limitazione di peso dei pacchi inviati dalle agenzie private (oggi 12 kili) è sospesa per tutto il 1946; cosi come pure è sospeso ogni dazio e tassa di entrata su tutte le merci d'invio dall'herica. In questo momento che mi sono impegnato a far fare propaganda per l'invio viveti in Italia (date le difficoltà che 1'UNRRA incontra a inviare grano) è tale provvedimento necessario ed atteso.

Grazie di tutto, tuo aff.mo

Luigi Sturzo

P.S. Ancora nessuna lettera, né giornali, tranne un primo pacco inviatomi a mezzo Msgr Ligutti. Fammi sapere se Miss Mc Cormack

(320) Un appunto sintetico è in Archivio Sturzo, F. 193 A C. 623.

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Carteggio 247

non può veramente aiutarci. Mi è stato suggerito di pregare il Lt Fer- dinand Pecci Blunt office of Military attaché American Embassy n. 1 Roma. È il figlio della Contessa Pecci Blunt (e questa, figlia del nipote di Leone XIII). Me lo ha suggerito la Sig.na Manuelita Doel- ger che ancora si trova a Roma. Vedi d'informartene. Tuo di nuovo.

Luigi

7 marzo 1946

Mio caro Mario, Giorni fa è venuto da me il Signor Ercole L. Sozzi, Presidente della Camera di Commercio Italo-Am.na, e mi ha detto di essere stato lui a parlarti contro l'invio di pacchi dd'America d'Italia per mezzo di agenzie private. Dopo breve scambio di idee, egli si persuase esse- re caduto in errore, in quanto, essendo in Italia, pensava e agiva co- me se fosse in America.

H o chiarito con lui i seguenti punti: 1) che neil'interesse dell'Italia è che siano inviate quanto più merci

è possibile, in dono e in forma gratuita o semi-gratuita - data la scarsezza di cibi, vestiari e altri oggetti di uso;

2) che il servizio postale è saturo - o quasi saturo - dall'invio di pacchi-dono di 11 libbre (5 chili) e che non conviene caricarlo ec- cessivamente, nell'interesse della distribuzione in Italia.

3) che ciò non ostante, il servizio dei pacchi CARE, dal capo- luogo ai centri minori sarà fatto (com'è nei voti) dalle poste italiane.

Dato ciò bisogna favorire l'invio di merci attraverso le agenzie private americane, merci da distribuirsi in Italia a mezzo di agenzie locali di trasporto fuori delle poste.

Mi obiettò il Signor Sozzi che tali agenzie americane fanno pa- gare troppo i loro servizi.

Risposi 1) che c'è un'agenzia americana che fa pagar meno; ma questa non fa reclame in italiano, così è trascurata dagl'italo-am.ni ma non dagli altri. Sozzi convenne.

2) che se gl'italo-am.ni credono di pagar troppo, possono sempre

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248 L. Sturw - M. Scelba

ricorrere d'invio postale; se non lo fanno ci sarà la loro convenien- za. Sozzi convenne.

3) Se ci sono in America agenzie che frodano i clienti, la cura di ciò compete d a polizia americana, non mai al Governo italiano. Fin oggi non ci sono stati seri lagni degl'italo-am.ni che la roba non sia arrivata a destinazione. Perché fare la propaganda contraria? An- che su ciò, convenne il Signor Sozzi.

Non resta altro che ottenere dal Governo Italiano il permesso di aumentare il limite del peso dei pacchi (non ho capito il perché del limite a 25 libbre, cioè meno di 12 chili); e secondo la esenzione della dogana; o almeno la sospensione della dogana a tutto il 1946, dato che è un fatto che gli alleati sono impossibilitati a mandare la quantità di alimenti che era stata promessa.

Urge il provvedimento. Come ti scrissi, attendo un telegramma immediato. Se hai difficoltà, ti prego di telefonarmi e cercare di eli- minarli.

2) Affari pacchi CARE

Ieri è stato da me monsignor Ligutti di ritorno da Roma. Ab- biamo parlato dei pacchi CARE. Egli mi ha detto del tuo personale interessamento. Però tu dovevi studiare con i capi servizio il modo di far arrivare tali pacchi dai centri di smistamento ai destinatari. Spero che avrai già preso le misure necessarie. Io insisto perché 1) è il mo- mento di avere larga merce a buon prezzo (o prezzo di svendita) 2) perché non arriverà costà la quantità fissata dd'UNRRA per diffi- coltà pressoché insuperabili. Gli aiuti dei pacchi non sono adeguati a tutto il fabbisogno; ma sono qualche cosa per un popolo che non ha sufficiente materia da mangiare e da coprirsi.

Ti prego vivamente di sentire la mia voce. L'effetto politico qui sarà tanto utile, quanto quello alimentare costà.

Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

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Carteggio 249

10 marzo 46 (telegr) A Tarchiani 3Z1

Ministro Scelba - Roma

Data grave situazione alimentare per prossimi mesi precedenti raccol- to credo opportuno fare appello italo-americani raccomandando invio Italia pacchi-viveri sia mezzo postale che agenzie private stop sareb- be opportunissima e incoraggiante aggiungere la notizia che a questo scopo codesto ministero sospende dazio entrata e limitazione peso per pacchi viveri inviati mezzo agenzie private confermo mie lettere in- viate mezzo ingegnere Sacerdoti attendo risposta telegrafica urgente ringranziando

Sturzo

Mio caro Mario, Non ho più notizie dell'affare deli'edizione dei miei libri.

Giulio Einaudi telegrafò a suo fratello di avermi scritto, ed io non ho fin oggi ricevuto alcuna lettera da lui (dal marzo 1945) 323.

Ora vedo che Viglongo (chi è?) 3" di Torino pubblica i miei li- bri (tradotti dall'inglese o dal francese non so) come se fossero il mio

(321) 11 testo del telegramma, manoscritto, è conservato neli'Archivio Sturm, F. 193 A C. 607, mentre non risulta il corrispondente nel Fondo Scelba.

(322) Un «sommario» deiia lettera è nell'Archivio Sturzo, F. 134 A C. 4. (323) Sturzo non era evidentemente ancora a conoscenza delia lettera inviata

da Pavese per conto di Einaudi a Scelba (di cui d a nota 319). (324) Mario Scelba si interessò della questione posta da Stuno a proposito del-

le edizioni di Viglongo. Ne chiese notizia a Giuseppe Sibille antico popolare di To- rino, il quale si era occupato, d'intesa con Spataro, fin dall'agosto '43, delia pubbli-

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testo italiano. Ti dissi a telefono di diffidare un tale editore, ma ve- do che non sarai stato avvisato a tempo per Politica e Morale.

Il ritardo di quasi sei mesi (te ne scrissi in ottobre quando mi fu impossibile prendere il piroscafo per Napoli) mi porta ora deile noie non previste.

Io intendo rivedere e aggiornare i miei scritti - appena sarò in Italia e avrò persona capace che potrà aiutarmi - e procedere alla edizione completa.

cazione in Italia deUe opere di Sturzo (cfr. Fanello Marcucci, Alle origini della DC, cit., pag. 124). Sibiile cod rispondeva a Scelba 1'11 maggio 1946, in una lettera tut- tora conservata nel Fondo Scelba: «Viglongo mi dichiara di non aver mai ricevuto alcuna diffida né telegrafica né scritta e penso che gli si possa credere, perché anche don V e t t i , a cui ho parlato per primo, è stato stupitissimo di non aver mai saputo nuUa. E naturale che il Viglongo, se avesse ricevuto qualcosa, avrebbe protestato col povero don Valletti che è il responsabile di quanto è awenuto solo per l'eccesso di entusiasmo per il nostro Maestro del quale voleva vedere il pensiero immediatamen- te offerto agli italiani. Infatti a tale scopo egli aveva già fatte tutte le traduzioni prima del 25 luglio e dopo il 25 luglio le avevamo spedite a Spataro perché fossero pubblicate appena Roma fosse stata liberata. Ora, dopo il 25 Aprile - essendo ri- sultato che a Roma Voi non avevate proweduto e che Spataro dichiarava a me di non sapere più dov'erano i manoscritti che tu a Roma mi dicesti di non possedere, - Valletti, avendo due deUe cinque traduzioni, ha spinto ed insistito col Viglongo perché pubblicasse almeno già queste due in attesa di ritrovare le altre tre per far si che gli italiani non perdessero il pensiero del nostro. Il 7 luglio 1945 Viglongo, a mezzo del Dr. Roveda, faceva avere una lettera a Roma per don Sturzo e, privo di risposta, il 26 gennaio 1946, a mezzo di un amico che andava in America, repli- cava con un'altra lettera a Don Luigi che neppure a questa seconda rispondeva. Se potrò averne copia prima che parta il latore della presente Te le accluderò. Per la prima opera sono state fatte le stereotipie, per le seguenti edizioni, che uscirebbero in un formato migliore in quanto che il primo formato è un formato di guerra, cioè 76% [sic] e quindi Viglongo avrebbe un danno enorme se non potesse proseguire nell'edizione. Provvederà senz'dtro nei libri ancura da vcndcrc a mettere la dichia- razione desiderata da Sturzo. Quanto al Saggio di sociolagia è già anche ultimato in un formato però tipo edizioni Bocca quindi molto beUo e conseguentemente penso al danno che subirebbe Viglongo per aver voluto fare un piacere, sia pure remunera- tivo, a don Valletti. Il Viglongo ha visto ed è rimasto alcuni giorni a Firenze con Einaudi il quale vedendo l'opera di don Sturzo, proprio alla presenza di Viglongo non gli ha in modo più assoluto accennato di essere proprietario deU'Opera Omnia e d'altra parte Viglongo dice di essere sicuro di potersi accordare con lo stesso al fine di non ledere gli interessi di Einaudi e nello stesso tempo ricevere un danno rilevantissimo lui. Esamina le lettere scritte a Sturzo e vedi un po"se non vi è il mezzo di evitare un danno ed un grave dispiacere a don Valletti che aveva ceduto le sue traduzioni totalmente al partito e che solo vi si era sostituito vedendo che il partito non provvedeva. Penso che si renderà necessario un Tuo incontro con Vi-

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Carteggio 251

Mi sono rivolto a te perché non sapevo chi altri meglio di te potesse curare i miei interessi.

Ti dissi e scrissi di procurarmi un Segretario capace (con regola- re stipendio) per potere avere un aiuto regolare fin da ora. Non so se la Sig.na Olivieri sia adatta. Non ho ancora avuto il suo indirizzo personale né so esattamente quel che essa potrà fare per me.

La mia venuta è fermata dal fatto che non ci sono piroscafi viag- giatori per Napoli; occorre ancora aspettare fino ad aprile inoltrato prima che si rimetta un tale servizio. I viaggi in navi da carico non sono per me. Del resto ho tanto lavoro qui per il nostro paese (e cre- do di un certo vantaggio) che non sento la spinta urgente per il ritor- no. Sarà quando Dio vorrà.

Intanto formulo i migliori auguri per la campagna elettorale. Ve- do che i primi risultati sono incoraggianti, non ostante che qui non si abbiano notizie precise.

Da Mons. Ligutti non ho avuto alcun giornale. Io speravo che mi portasse i più recenti. Ne ho avuti per mezzo di Miss Mc Cor- mack del mese di gennaio.

glongo e, dopo che Tu abbia esaminato quanto sopra e mi abbia risposto, son certo che Viglongo sarà lieto di poterti dare le sue spiegazioni perché l'ho visto molto spia- cente che si possa aver pensato che egli non abbia risposto a scritti che dichiara di non aver ricevuto sì che desidererebbe che tu facessi le dovute indagini per il mancato recapito. Per ora non mette fuori il già stampato Saggio di Sociologia. Sempre a tua disposizione (...)D. Sibiiie univa copia delle due lettere scritte da Viglongo a Sturzo ed evidentemente mai pervenute. Nella prima, del 7 luglio 1945, si annunciava che, ad opera di don Valletti, erano pronte le traduzioni di cinque opere: Saggio di Sociolo- gia, Morale e politica, La Chiesa e lo Stato, L'ltalia e il fascismo, La società internazionale e il diritto di guerra. Si chiedeva a Sturzo una breve prefazione per ognuna delle opere e si formulavano anche programmi ulteriori di edizioni e di riedizioni in Italia delle opere di Sturzo, mentre si avanzava anche una proposta di rapporto economico. Nella lettera era anche detto il mezzo con ii quale si inoltrava la lettera: «La presente lette- ra, grazie ad amici, sarà consegnata a Roma perché attraverso le Autorità Vaticane possa proseguire fino a Lei». Nella successiva lettera, in data 26 gennaio 1946, si ripe- tevano le stesse cose, aggiornate dalla awenuta edizione di Morale e politica, e si rin- novava la richiesta di «poche righe o poche pagine» da parte di Sturzo per l'edizione italiana. Anche in questo caso la lettera contiene notizia del tramite di inoltro: «La presente viene consegnata al Prof. Cesare Violini, nostro collaboratore, insieme ad una copia del volume Morale e politica, perché le venga inoltrata attraverso le cure di suo fratello, ii quale sta per partire alla volta degli Stati Uniti, e dovrebbe pervenirle, spe- riamo in pochi giorni». Le due lettere, invece non erano evidentemente state recapita- te a Sturzo. Gliele inviò, invece, Scelba, perché in una lettera successiva, come si ve- drà Sturzo paria del lavoro di don Valletti.

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252 L. Sturzo - M. Scelba

I comunisti hanno avuto il testo della decisione del Consiglio dei Ministri sulle elezioni politiche e la Costituente appena qualche setti- mana dopo. Nessun giornale americano l'ha pubblicata, tranne in po- che linee poco comprensibili.

Spero sempre che la situazione cambierà. Saluti affettuosi a te, ai tuoi, agli amici

Luigi Sturzo

22 marzo 1946 325

Consiglio ministri ha elevato peso pacchi dono esenti dazio venti chili qualsiasi merce salvo caffè limitato cinque chili stop ha inoltre auto- rizzato spedizione pacchi dono cereali farine paste alimentari et legu- mi secchi fino cinquanta chili esenzione dogana saluti affettuosi

Ministro P.T. Mario Scelba

23 marzo 1946

Ringrazio vivamente telegramma pacchi notizie elezioni presentano blocchi destra sinistra occasionalmente centro ovvero democrazia cri- stiana occorrono notizie precise stop assicurami esito diffida pubbli- cazione miei libri senza mio consenso desidero conoscere definitiva risposta Einaudi cordialmente

Luigi Sturzo

(325) Il telegramma è in Archivio Sturw F. 193 A C. 567.

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Carteggio 253

27 marzo 1946

Mio caro Mario, 1) Pacchi. Grazie del telegramma, e poi dell'altro di Vicentini

circa la proposta Ligutti dei pacchi inviati dell'Endsi. Ottima qui l'im- pressione del pubblico italo-americano.

2) Cowirpondenra con gli Stati Uniti. Non ostante che si possono avere lettere per avione dall'Italia, il ritardo e il disordine del servi- zio postale fra i due paesi è enorme. Ti mandai - in proposito - una lettera con il capitano Scaglione dell'Andrea Gritti; ora ho letto sull'O.re R.o che il Gritti andrà a fare servizio tra il Sud Africa e l'Italia. I1 Vukania farà due viaggi solamente (domani e il 4 maggio) e poi forse andrà a Trieste per una rinnovazione generale. Restano le navi mercantili e ce ne sono, specialmente quelle che servono I'UNR- RA. È impensabile organizzare il servizio postale con tali navi? Mai da te una risposta chiara. L'unica speranza che si ha ora è quelia del servizio bisettimanale della TWA che, spero, farà anche servizio po- stale aereo, e servirà anche a portare qui un certo numero di giornali.

Tutti i paesi d'Europa mandano qui i loro giornali, meno l'Italia (e s'intende Germania ed Austria). Ti prego di renderti conto che nel- l'interesse del Paese occorre ridare larga fiducia all'italo-am.no verso il suo paese'di origine; oggi ancora questa fiducia non c'è, anzi la propaganda contro un governo inefficiente, un paese malato, un po- polo depravato fatto di briganti, ladri di strada e prostitute, è addi- rittura insopportabile e dannoso.

Gli unici che hanno giornali dall'Italia e notizie anche telegrafi- che sono i comunisti e i filo comunisti, che oggi come oggi in Ameri- ca servono poco gl'interessi italiani, perché allarmano il pubblico me- diano, quello che paga tasse e deve appoggiare il partito, i fondi per I'UNRRA, ed altre facilitazioni da parte del Tesoro americano.

3) Elerioni. Per questo scopo, il servizio dei corrispondenti am.ni da Roma è piuttosto negativo. L'impressione che han dato dalle pri- me giornate elettorali è che il paese va a sinistra, e non ostante le confuse cifre date (una specie di algebra illogica) il pubblico che ha fretta pensa che l'Italia è sull'orlo di cadere in braccia al Comuni- smo. «Perché allora noi dobbiamo aiutarla?» mi diceva ieri un uomo d'affari onesto e sincero. E quando io gli feci vedere i risultati ap-

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prossimativi (quelii che ho potuto indovinare sui dati della stampa quo- tidiana di New York) egli mi sembrò cadere dalle nuvole. Perciò ti telegrafai uenerdt' scorso (22 marzo); ma fin oggi nessuna risposta.

Sai che Il Popolo non mi arriva affatto? Né per posta ordinaria né a mezzo di Miss Mc Cormack, tranne l'unico plico che tu mi in- viasti il 25 gennaio. Ci mancano gli strumenti del lavoro. Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

4 aprile 1946

Mio caro Mario, Anzitutto mi congratulo con te e con tutti gli amici di Caltagirone per la notizia data qui dal New York Herald Tribune che «a Caltagi- rone i Democratici Cristiani sono capolista». Non ne so altro dopo quattro giorni dalle elezioni e finora non ho avuto alcun telegramma né da te né da altri.

1) A proposito di telegrammi, non so che pensare di quello che t'inviai il 22 marzo (domani fa due settimane) pregandoti di darmi indicazioni utili circa l'esito delle elezioni delle prime settimane (a parte il mio affare dell'edizione degli scritti). Ho paura che il telegramma non ti fu recapitato, cosa che mi sembra essere accaduta altre volte. Se poi l'avrai ricevuto, spero che mi risponderai appena potrai.

A dir vero, ho supposto che sei andato a Caltagirone per rincuo- rare i nostri amici.

Penso quanto sarai occupato in questo periodo. Non ti seccare delle mie lettere. Se non puoi rispondermi butta-

le via. 2) Giornali. Sto cominciando a ricevere i giornali che mi mandi.

Grazie assai. Ma, per favore, di' che li mettano o in busta o in fa- scia larga e resistente, perché mi sono arrivati tutti gualciti, sporchi e qualcuno lacerato.

3) Pacchi Care. I1 Generale Haskell, executive director del servi- zio di tali pacchi (dei quali ti parlò mons. Ligutti) mi ha detto che ha saputo da suoi informatori che i pacchi inviati a mezzo delle Po-

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Carteggio 255

ste italiane non arrivano tutti e quelli che arrivano sono spesso scon- dizionati. Perciò egli pensa che sarà meglio per il suo servizio di fare centro nei capoluoghi e invitare gl'interessati a ritirarli o a farli ritirare.

Ho risposto al Generale Haskell che so di questa voce che si fa correre in America (e non del tutto disinteressata); ma che convengo con lui che per primo esperimento andrà meglio così, che gl'interes- sati vadano a prendersi i pacchi. Ma quando il personale della CARE sarà sul posto si accorgerà degl'inconvenienti e forse s'intenderà con le Poste governative.

Ti scrivo questo per due scopi: 1) per non fare alcuna obiezione al rappresentante di CARE (Mr. Clark che viene a Roma) circa que- sto sistema 2) per suggerirti di far pubblicare costà e inviare all'am- basciata la statistica mensile dei pacchi ricevuti dagli Stati Uniti e distribuiti ai destinatarii. Occorrerebbe anche una smentita alle voci che corrono qui circa il disservizio delle poste in Italia. So che ci sono vari che fanno gran chiasso di qualche notizia ricevuta dall'Italia cir- ca i pacchi perduti o scondizionati.

4) Attendo telegramma circa le edizioni non autorizzate dei miei libri e circa l'affare Einaudi. Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

6 aprile 1946 326

Risultati ufficiali elezioni amministrative pubblicati oggi quattro gior- nate marzo 327 per quattromila quattrocentocinquantasei comuni stop democristiani liste autonome comuni mille cinquecento settantanove seggi ventottornila cinquecento trentasette stop con altri partiti cen- tro comuni duecentocinquantadue seggi quattromilanovecento cinquan-

(326) È in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 420; copia nel Fondo Scelba. (327) Si era svolta il 10 marzo, una prima tornata di elezioni amministrative:

erano le prime elezioni libere dopo venticinque anni, e il primo test per valutare la consistenza del consenso accordato dall'elettorato ai partiti del CLN. Le successi- ve tornate elettorali furono il 17, 24, 31 marzo e 7 aprile.

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totto stop comunisti soli comuni centosedici seggi duernila quattro- cento ventidue stop socialisti soli comuni centosei seggi duernila sei- cento quarantatré stop sociakomunisti et altri partiti comuni mille cin- quecento venticinque seggi ventisetteda cinquecentouno stop azio- nisti comuni sei liberali ottantatré demolaburisti sessantotto repub- blicani trentatré destre centoundici resto indipendenti et partiti loca- li stop democristiani maggioranza Venezia Verona Treviso Bergamo Novara Cosenza Sassari Caltanissetta Girgenti Como Nuoro Frosino- ne Teramo Macerata Cagliari Vicenza Padova Potenza Pescara secondi Bologna dopo comunisti con cinquantasei mila voti risultati comples- sivi assicurano Democrazia Cristiana quaranta per cento voti et note- voli affermazioni centri industriali minoranza quasi tutti comuni con- quistati socialcomunisti stop Caltagirone ottantadue per cento voti et trentuno seggi su quaranta stop spedisco da gennaio quotidianamente Popolo et Quotidiano stop spedito giovedì pacco giornali mezzo Mc Cormack stop Einaudi versato sessantotto mila diritti autori conse- gnati vescovo stop accetta proposte pubblicazioni et risposto diretta- mente fratello stop saluti affettuosi

Scelba

11 aprile 1946 328

Carissimo Don Luigi, per la cortesia deu'timbzsciztore Tarchiani, posso farle pervenire la presente con un pacco di' giornali.

Situazione politica.

Le ho comunicato i dati delle prime quattro giornate elettorali; la ed ultima 329 non ha spostato la situazione. Notevole per noi

(328) La lettera è già pubblicata in Scritii inediti, cit., pagg. 398-402. (329) Cfr. n. 327.

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l'affermazione di Milano e di altri capiluoghi di Provincia: Sondrio, Reggio, Chieti, Pescara, Udine. ecc.

La proporzionale nelle amministrative difficilmente potrà regge- re, anche perché si verifica l'assurdo che per la coalizione dei partiti minori il partito che ha avuto la maggioranza relativa rimane escluso dd'amministrazione.

Data però l'impostazione politica la proporzionale ha servito lo scopo.

Per le politiche i grandi collegi regionali o quasi non si sostengo- no. Stiamo passando dei guai per le formazioni delle liste: e c'è il pericolo che i grandi centri schiaccino, col gioco delle preferenze, le provincie. Roma città ha 900 mila elettori tutte le provincie del col- legio 600 mila. I1 grande collegio può andar bene con la lista rigida di partito, ma il principio già approvato dalla Consulta fu scartato dal Governo per l'opposizione dei demolaburisti. Se a partiti orga- nizzati è già difficile formare una lista, figurarsi nella babele dei par- titi personalistici. Occorrerà tornare al collegio con non più di 10 de- putati e forse ... al collegio uninominale!

Oggi più che demolire posizioni politiche personalistiche occorre selezionare.

Il Congresso del Partito, su richiesta di Alcide, è stato rinviato; non si sa neppure se si terrà.

Alcide è preoccupato pel problema istituzionale. Egli pensa che una pronuncia repubblicana, ormai inevitabile dato l'esito del refe- rendum interno 330 e le opinioni dei delegati al Congresso, potrà spez- zare l'unità del partito; e più che questo pericolo - che-io non con- divido - potrà alienarci le simpatie delle correnti clericali che sono fuori del partito ma sulle quali esso deve poter contare. Egli, pare, si farà propugnatore - se non riuscirà a evitare il congresso - per la tesi agnostica, di non pronunciarsi, rivendicando a ogni cittadino il diritto di votare secondo coscienza, come gliene dà diritto il refe- rendum, senza imposizioni di partito. Su questo metterebbe la que- stione di fiducia. Pensi alle conseguenze in ogni caso. Egli è preoccu-

(330) La Democrazia Cristiana aveva svolto un referendum-interno s d a que- stione istituzionale. I risultati erano stati i seguenti 503.000 si erano dichiarati a favore deiia repubblica, 146.000 per la monarchia, 187.000 indifferenti.

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pato dell'affermazione delle correnti di sinistra e pensa che la civiltà cristiana è in gioco e che bisogna far tutto per salvarla e che la mo- narchia può servire più che la repubblica.

Deve essere anche sottoposto a pressioni vigorose dagli elementi altolocati del clero. Quasi tutti i vescovi sono per la monarchia, la quale in questi ultimi tempi ha guadagnato qualche punto. Il princi- pe confida nella D.C., ed avrebbe espresso, a quel che si dice, l'avvi- so che se la D.C. si pronuncia al Congresso, egli abbandonerà la lot- ta. Sarebbe un gran successo per la D.C.; ma questa idea atterrisce altri. Siamo, purtroppo, destinati a seguire ed a subire, mai a proce- dere e determinare.

Siamo giunti al referendum, proprio al duplice intento di fornire alla monarchia l'unica possibilità di salvataggio - la Costituente sa- rebbe stata a stragrande maggioranza repubblicana - e per evitare agli agnostici di prendere posizione.

La cosa però è stata presentata come alternativa: o accettare il referendum o crisi provocata dai liberali e quindi rinvio della Costi- tuente.

In quanto ai comunisti sono certo un pericolo. I mezzi di cui di- spongono sono davvero favolosi; per la sola stampa murale spendono centinaia di milioni; mezzi di trasporto a dovizia e un esercito di propa- gandisti e funzionari stipendiati. Noi siamo dei poveri diavoli al con- fronto e i socialisti degli straccioni. Sono penetrati nelle campagne. L'a- gitazione per la riforma del patto di mezzadria, mirante ad ottenere una ripartizione dei prodotti sulla base del 60% al mezzadro e di tutti gli oneri al proprietario; soppressione di ogni partecipazione del proprieta- rio ai frutti tradizionali degli animali domestici, e l'obbligo pei proprie- tari di ricostruire subito le abitazioni, le stalle e il bestiame distrutti dalla guerra, ha conquistato i contadini che, pure, oggi, costituiscono la clas- se benestante per effetto del mercato nero.

Ogni tentativo di sistemazione bonaria e di lodi è stata delibe- ratamente sabotato dalla Confederazione Generale Italiana del Lavo- ro dominata dal comunista Di Vittorio, per servirsi deli'agitazione a fini elettorali. E la cosa è riuscita perché nelle zone dove la mezza- dria è dominante - Toscana - i sociakomunisti hanno conquistati tutti i comuni; anche molti centri delle Marche sono passati a loro. Le nostre perdite nelle campagne, sono state, per fortuna, compensa- te da successi nelle zone industriali, a nord del Po e nella stessa Emilia.

I comunisti nelle elezioni politiche faranno il massimo sforzo per riuscire primi.

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In Sicilia la situazione per noi è molto migliorata rispetto al P.P.I., ma si potrebbe ottenere di più. In provincia di Catania i grossi cen- tri di Caltagirone, Acireale, Belpasso, Biancaviila, Bronte, sono no- stri. Notevole l'affermazione a Paternò col secondo posto; in centri minori si è perduto per dissidi fra il parroco e la sezione o per difet- to di organizzazione e di mezzi soprattutto.

Einaudi. Dopo tante insistenze ha pagato i diritti di autore in L. 68.400 che ho già fatto recapitare al Vescovo secondo le sue istru- zioni. L'edizione è esaurita.

Per quanto riguarda le pubblicazioni egli le ha scritto direttamente; non avendo lei ricevuto la lettera, le rimetto, qui acchiusa, la copia che ebbe ad inviare a me.

Dell'abuso della Viglongo ho avuto notizia, naturalmente, dopo la pubblicazione del volume. Ho fatto diffida a mezzo telegramma e raccomandata; il secondo volume «Saggio di sociologia» annunciato non è uscito.

Per un'azione legale ho bisogno di regolare procura con facoltà di chiedere sequestri ed esperimentare tutte le azioni legali, danni ci- vili compresi.

Corrispondenza Stati Uniti. L'Ambasciatore Tarchiani, che ho visto sta- mane le riferirà in merito. I! servizio postale aereo inauguratosi testé è carissimo per l'Italia.

È in gestazione agli Esteri l'istituzione di informazioni dirette Ansa; questa, che si atteggia ad ufficiosa, è sinistroide e spesso muti- la discorsi o fornisce sunti tendenziosi.

Come le ho telegrafato, dal gennaio spedisco quotidianamente <#o- polo» e «Quotidiano». A mezzo di Miss Mc Cormack le ho spedito due pacchi di giornali e ora le rimando tutto marzo e aprile.

Le accludo l'estratto deila «Civiltà Cattolica*. È poco benevola pei noti atteggiamenti sul problema istituzionale e sulla Spagna. Qui ormai è generale la convinzione dell'ostilità Vaticana, anche come mo- tivo del ritardo nella venuta.

Nella stampa e in discorsi pubblici di altri partiti si discute della cosa. Non mandi per carità delle smentite, nessuno ci crederebbe. Per altro i secchi richiami deii'osservatore Romano al Concordato e al divieto pei sacerdoti di militare in partiti politici e altre scemenze del

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genere non lasciano adito a dubbi. Tutti desiderano il suo ritorno. Peccato questo rinvio. Almeno, se non prima del congresso, si spera- va prima della Costituente. Io l'ho annunciato, anche in pubblico, il suo ritorno, prima della costituente, per replicare ad accuse e difen- dere chi non lo merita.

L'indirizzo della sig.na Ada Olivieri è: via Alfredo Baccarini n. 7. Le mando alcuni numeri del Bollettino edito dal Ministero per

la Costituente e alcuni formulari editi dallo stesso e preparati dalle commissioni nominate dal Governo per preparare i lavori dell'as- semblea.

Quindici giorni fa fui a Caltagirone, vidi la Sig.na Nelina, sta bene, come saprà è riuscita capo lista nelle elezioni amministrative.

Gonella ha provveduto a spedire a Miss Barbara Carter la tesse- ra desiderata.

La ricordiamo con vivissimo affetto e nell'ansia di rivederla al più presto.

Affettuosissimi saluti anche dai miei aff.mo

Mario

12 aprile 1946

Mio caro Mario, Ti presento il Signor Giorgio Varvaro, che ti porta la presente e che ti dirà cose viste e sentite, nell'interesse del paese. Io l'ho conosciuto attraverso la Contessa di Castelbarco, figlia del M.o A. Toscanini.

Intanto, prendendo questa favorevole occasione, ti parlo anch'io di vari affari:

1) Pacchi CARE. Ne telegrafai all'on. De Gasperi il 2 aprile c.m. pregandolo di rispondermi affermativamente ai tre quesiti e di inviar- mi la risposta attraverso l'Ambasciata di Washington e allo stesso tem- po di farla arrivare al Generale Haskell. Purtroppo la risposta di De Gasperi fu <dnterlocutoria»: Tre ministri interessati stanno attivamente concretando etc. etc. Per cose di pura formalità si perde gran tempo quando la gente ha poco o niente da mangiare.

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Carteggio 261

Io speravo e spero che senza attendere l'arrivo di Lincoln Clark né la stipula del patto di servizio, con un semplice telegramma dal Pre- sidente si poteva lanciare la campagna d'invio dei pacchi CARE. Questi non arriveranno in Italia prima di tre settimane-un mese, e intanto si pet$ezionaua il contratto.

I tre quesiti ai quali attendo ancora risposta (e son passati dieci giorni) sono: 1) estensione dell'esenzione del dazio a tali pacchi che sono pacchi-tipo per tutta l'Europa, di 50 libbre americane (circa 22 chili). Se il Governo It.no ha già dato la dispensa per 20 chili di pac- chi viveri, poteva subito estendarla a tali pacchi di 22 chili (meglio 50 libbre) senza tanti studi.

I1 secondo quesito riguardava l'assicurazione che i riceventi dei pacchi non avrebbero subito diminuzioni nel razionamento a causa dell'invio dei pacchi. Cosa evidente e non occorre decreto di nessuno.

I1 terzo, che i depositi e la distribuzione dei pacchi (che si farà d'accordo con 1'Endsi) fossero sorvegliati dalia polizia. .

Io ho comunicato il telegramma «interlocutorio» al Generale Ha- skell e dal silenzio mi imagino la non buona impressione ricevuta. Mi son pentito di averlo fatto. Ieri mattina telegrafai a Vicentini per sol- lecitare decisione. Ora ne scrivo a te. Ci s'impazzisce per farci com- prendere (Purtroppo io assicurai il Gen.le Haskell che la risposta sa- rebbe stata favorevole. Chi s'imaginava che non fosse cosi e subito?).

2) Ieri ti ho telegrafato per l'edizione dei miei libri. Attendo tue assicurazioni.

3) La mancanza di servizio stampa qui (ne avrò scritto chissà quan- te volte. specie a De Gasperi) ci fa molto male.

Sempre cordialmente e con le più vive congratulazioni per i suc- cessi avuti e quelli in corso e per il prossimo congresso. Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

Ricevette Mattarella la mia lettera e il resto? Lietissimo di Caltagirone. Saluti ai tuoi di famiglia.

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12 aprile 1946 331

Accetto dichiarazione Einaudi concordamente insieme diffida Viglongo Torino pubblicazione miei libri obligandolo dichiarare morale politica essere traduzione accetta diritti autore solo attuale edizione consenti ristampa libri Gobetti et Vallecchi concordando condizioni attendo ulteriori notizie grazie

Luigi Sturzo

20 aprile 1946 332

Accolga nostri fervidissimi auguri pasquali

Mario Nerina Maria Luisa Scelba

24 aprile 1946

Caro Mario, Ti acchiudo un articolo che amerei vedere sopra una rivista neutra come I l Ponte di Firenze. - Via San Gallo 33 - o altra simile. Ti prego di interessartene. Se non riesci a piazzarlo in tale tipo di rivi- sta, lo puoi dare a Spataro per la sua 333. M'interessa che anche i non demo.ci cristiani convengano su tali idee presentate scientificamente.

(331) Un appunto manoscritto del telegramma è nell'hchivio Sturw, datato 11 apr. F 134 A C. 2.

(332) Il telegramma è in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 413. (333) Si può pensare che si tratti di Italia cooperativa di cui Spataro era in quel

periodo direttore.

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Carteggio 263

Ti confermo quel che ti dissi e t i telegrafai, che accetto il piano di Einaudi; attendo che si impedisca la pubblicazione della Sociologia da parte di Viglongo. Se ci riesce oggi ad avere la procura te la spe- disco con l'avv. Lombardo, altrimenti te la mando con lettera racco- mandata.

Dammi notizie di quel che combini con Vallecchi e la Vedova di Gobetti per la ripubblicazione di quegli scritti che essi pubblicaro- no. Però ci vorrebbero delle buone prefazioni per la ripresentazione al pubblico di oggi.

In attesa di vostre notizie, credimi aff.mo

Luigi Sturzo

Avvisa Mattarella che gli ho scritto. Grazie della fotografia, che mi previene il giorno quando ti rive-

drò di persona. Saluti alla Signora e la figlia e agli amici tutti.

28 aprile 1946 334

Congresso svolgesi imponente numero et qualità partecipanti 1500 de- legati rappresentanti un milione et centornila iscritti sul milione e mezzo tesserati. Rappresentati movimenti democristiani Francia Belgio Sviz- zera Baschi et Inghilterra. Miss Carter applaudita. Discussione pro- blema istituzionale pienamente libera et elevata. Conchiusasi con vo- to su mozione ufficiale proclamante indirizzo repubblicano favorevoli settecento quarantamila contrari duecentocinquantaquattro mila aste- nuti sessantottomila 335. Minoranza monarchica dichiarato preventiva- mente accettare responso congresso. Altissimo sentimento gravità sto-

(334) 11 telegramma è in Archivio Sturzo, 196 A C. 387; copia nel Fondo Scelba. (335) Al primo Congresso della Democrazia Cristiana - che si svolse a Roma,

nell'aula magna deli'università, dal 24 al 27 aprile '46 - la relazione sulla «Que- stione istituzionale» venne affidata ad Attilio Piccioni, vicesegretario politico, il cui convincimento repubblicano era noto. Ciononostzite la sua relazione espose con una voluta equidistanza le posizioni dei monarchici e repubblicani. Piccioni ricordò an- che le posizioni espresse nel referendum interno e concluse: «Siamo certi che la po-

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rica et necessità unità stop stampa unanime riconoscimento serietà mo- vimento et decisioni. Suo pensiero et nome sempre presenti et sem- pre acclamati. Suo messaggio ascoltato riverentemente et acclamato 336.

Tutti auspicano suo ritorno tema dominante congresso et indirizzo prevalente stop <<né monarchia né conservatorismo ci attrarranno lo- ro orbita» commossi pensiamo insegnamento maestro lontano et pre- sente. Abbracciamola affettuosamente

Scelba

4 maggio 1946

Caro Mario, Mi permetto presentarti in via amichevole e non ufficiale I'ing. Pos- senti e Ia sua Signora Anna. Non è una usuale raccomandazione che ti faccio per un dipendente del Ministero a cui tu presiedi. Ma adempio ad un dovere di amicizia che io ebbi con l'allora Sottoprefetto Trin- cas in Caltagirone (durante che io ero Prosindaco). Egli non è più tra i vivi, ma ebbe la consolazione di avere cinque figli buoni e intel- ligenti. Una dei cinque è la Signora Anna. Tu avrai occasione di ap- prezzare le qualità di suo marito l'Ing. Possenti.

E se, nell'ambito del giusto, potrai fare qualche cosa per lui, te ne sarò grato.

Credimi cordialmente, tuo

Luigi Sturzo

sizione repubblicana che il partito - come io penso - assumerà, in ordine al pro- blema che ci occupa, risponderà anche a questo supremo, non più prorogabile irnpe- rativo: la pacificazione del nostro paese,. (cfr. Attilio Piccioni, Repubblica o Monar- chia, Roma, 1946 pag. 16). Pellizzari, Grandi, Aldisio e Santoro Passarefi presenta- rono un odg che si concludeva con il pronunciamento per la soluzione repubblicana, con lo schieramento di consensi (su votazione segreta) che Scelba riporta nel suo telegramma a Sturzo.

(336) Sturzo aveva inviato al Congresso un messaggio. In un appunto di Sturzo si legge: (<20/IV Al telefono con Roma 1) Ringrazio Scelba e fam. degli auguri (...) 8) Richiesto di un messaggio al Congresso rispondo che risponderò al loro telegramma».

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Carteggio 265

4 maggio 1946 337

Mio caro Mario, Ti presento il Dr. Palma di qui - padre del Dr. Palma che ha sposa- to la figlia del fu mio amico Farmacista Di Bernardo. Egli si reca a Roma e ti porta i miei più cordiali saluti.

Se gli occorre qualche cosa, vedi di favorirlo nei limiti del pos- sibile.

Egli desiderava una mia lettera di presentazione per il Presiden- te De Gasperi. Sapendo quanto il nostro amico è sovraccarico di la- voro e di responsabilità, specie in questo periodo che si discute il trat- tato di pace con l'Italia, ho cercato di evitargli una visita non urgen- te. In seguito, in giorni meno carichi, tu vedrai se ciò sarà possibile e utile.

Sono ancora in attesa di notizie dettagliate del Congresso della D.C. Ti ringrazio del lungo telegramma, il solo che qui ha chiarito la portata del voto. Ne inviai copia all'on. Tarchiani e anche a qual- che agenzia di stampa, per prenderne le cifre.

In un solo giornale - (il N.Y. Post - della sera, qui i giornali di sera sono i meno importanti) ho visto un tenuo accenno a delle riserve dell'0.R. E vero? Ti prego di darmene notizie più esatte e più sicure.

Salutami i tuoi e gli amici. Sempre cordialmente

Luigi Sturzo

P.S. Ti acchiudo una lettera per Miss Carter. Ti prego di dar- gliela subito e di renderle il suo compito e il suo stare in Italia quan- to meno difficile è possibile. Procurale delle conoscenze utili alla causa delia DC.

Luigi

(337) Un appunto della lettera è nell'Archivio Sturzo, F. 196 A C. 375.

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266 L. Sturzo - M. Scelba

135.

20 maggio 1946

Gentile Signora Nerina 338,

Ho diretto la busta della lettera anche a Lei, perché nell'assenza di Mario, Lei l'apra e faccia avere a Miss Carter la lettera che vi è ac- chiusa. Non so se essa sia ancora a Roma, forse che no; in tal caso o è a Lucerna o a Bordighera. L'indirizzo di Lucerna sarebbe presso la Signora Elisabeth Huber Havemann; ma non trovo esattamente la strada e il posto. I1 meglio è telefonare a Bordighera e assicurarsi che sia già presso Miss Cecily Marshall Casa Sant'Agnese, e inviare la lette- ra a tale indirizzo al più presto possibile.

Rinnovo a Lei auguri più vivi per il successo nelle elezioni e per un migliore avvenire in Sicilia e in tutta Italia. Cordiali saluti insie- me a Maria Luisa. Dev.mo suo

Luigi Sturzo

20 maggio 1946

Mio caro Mario, Ti acchiudo la procura ad lites 339 che mi hai chiesto, per impedire che Viglongo o altri pubblichi miei scritti senza autorizzazione o con- tratto, e per curare i miei interessi per pubblicazioni autorizzate.

Capisco che questo non è il tempo di darvi pensiero, alla vigilia delle elezioni e del referendum, e con tante altre preoccupazioni per il capo. Ma varrà per dopo le elezioni e per i tuoi assistenti di studio.

(338) La lettera è indirizzata d a moglie di Scelba, Nerina Palestini. (339) M a lettera nel Fondo Scelba è unito la aprocura generale ad lites» sotto-

scritta da Sturzo, neiia formula più ampia possibile, autenticata dal Consolato gene- rale d'Italia a New York.

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Carteggio 267

Non ho avuto altre notizie del Congresso dopo il tuo graditissi- mo telegramma.

Fin oggi né lettere né giornali tranne brevi cenni da Miss Carter e da Petrocchi. Pazienza. Sono abituato a questi lunghi vuoti nella vita italiana che più mi interessa, mentre qui comunisti e socialisti sono informati continuamente dai loro centri in Italia.

Mando i più vivi auguri a te e agli amici tutti. Spediscimi subito il testo del decreto e Statuto per la Sicilia. Mi

ha telegrafato Aldisio e gli ho risposto telegraficamente. Con Mattarella ho fatto quel che potevo, spedendo quelle som-

me che l'anno scorso tu non ricevesti. Se Miss Carter è a Roma, ti prego di darle subito l'acchiusa; se

è via informati dell'indirizzo attuale e spediscile la mia lettera. Ne ho scritto a tua moglie.

Grazie. Rinnovati auguri, cordialmente tuo

Luigi Sturzo

30 maggio 1946

Caro Mario, Ti rinnovo i più vivi auguri. Ti prego di teiegraiarrni ie notizie ri- guardanti il partito anche durante l'arrivo di notizie parziali, si da averne un'impressione esatta.

Grazie, cordialmente

Luigi Sturzo

5 giugno 1946 340

personale

Mio caro Mario, Ti acchiudo una particolare documentazione circa la Compagnia

(340) Una minuta della lettera è nell'Archivio SNZO, F. 186 A C. 117.

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Caragol-Clarke di New York, che fa servizio di Spedizione di pacchi in Italia.

Io non sono in grado (né avrei tempo e possibilità) di verificare le accuse contro tale Compagnia. Ignoro da quali ragioni sia stato mosso colui che me ne ha scritto. Io l'ho visto due volte, ma insieme ad un agente (credo il Vice Presidente) della Compagnia, e l'altra da so- lo. Egli mi disse che aveva rifiutata la nomina non so se di agente gen.le o ispettore della Compagnia in Italia, perché si era accorto che il servizio è fatto con abusi a danno dei committenti e dei destinatari.

Dippiù, mi ha scritto in seguito, che la compagnia dichiara di avere un ufficio in Via Sicilia 54, Roma, mentre di fatto a tale indi- rizzo esiste una Cartoleria dove s'ignora chi sia Caragol-Clarke.

Cordialmente

Luigi Sturzo

Mando a Via Orazio 3 la presente. Se quando la riceverai avrai lasciato il posto di Ministro delle Poste 341, ti prego di passare I'in- carto al tuo successore senza fare il mio nome.

L.S.

6 giugno 1946 342

Caro Mario, Ieri, per plico inviato alla posta ordinaria, ti mandai un gruppo

(341) Sturzo prevedeva l'apertura della crisi subito dopo i risultati della consul- tazione elettorale per il Referendum e per la Costituente. In realtà, invece, con il prevalere del consenso d a repubblica, De Gasperi assunse prowisoriamente, assie- me alla Presidenza del Consiglio anche la carica di Capo deiio Stato, fino d a elezio- ne di De Nicola. Appena questi assunse la carica di Capo prowisorio dello stato De Gasperi rassegnò le dimissioni a De Nicola, il quale lo reincaricò della formazio- ne del nuovo Governo. Scelba rimase, anche nel secondo Gabinetto De Gasperi, Mi- nistro delle Poste e delle telecomunicazioni.

(342) Un brevissimo appunto d~ questa lettera è conservato nell'Archivio s&- zo, F. 186 A C. 132.

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di documenti, circa la Compagnia Caragol-Clarke che fa servizio di pacchi-dono in Italia.

Vi è una denunzia che gli agenti della compagnia del passato han chiesto ai destinatari il pagamento di somme non dovute, perché i pac- chi sono franchi destinazione; altri dice che molti pacchi non sono consegnati e sono venduti al mercato nero.

Ignoro se queste siano notizie date da invidiosi o da fonti serie. Fra I'altro si dice che I'agenzia di Via Sicilia 54, Roma (che è

stata indicata da reclame su giornali americani) non esiste del tutto. Cosa che tu potrai fare verificare.

Ti scrivo questa perché venendo Mons. Landi costà nella prossi- ma settimana, te la porterà subito, si che potrai fare iniziare le indagini.

A proposito di pacchi ecco quel che mi succede: In gennaio arrivò qui la nave Andrea Gritti: il padre Apollio-

ne 343 (credo si chiami così) fondatore della Pia Società di S. Paolo venne con questa nave e mi disse che potevo affidare al Capitano Scaglione dei pacchi. Lo stesso mi disse un certo Sante Sorge-Gangi di Mussomeli che abita qui; e venne da me anche lo Scaglione.

Gli affidai il 31 gennaio due pacchi per l'ospedale di Caltagiro- ne: uno di biancheria e altro di medicinali e strumenti del valore di 104 dollari; uno per mia sorella (8 dollari); e la Signora Bagnara un pacco di cibi diretto a Suor Vincenza dell'ospedale stesso (circa 5 dol- lari) altri pacchi diedero i miei amici e lo stesso Sorge. Questi ultimi sono tutti arrivati a destinazione, mentre i pacchi per Caltagirone non sono arrivati.

Informati da quale compagnia dipende l'Andrea Gritti e fai te- legrafare al capitano Scaglione che ti dica a chi consegnò i pacchi per farne ricerca. Non intendo perdere i pacchi o la somma corrispondente.

Rinnovate congratulazioni e auguri. Ho avuto un telegramma dal Segr. Francesco Montemagno di Caltagirone.

Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

Fammi sapere i nomi degli eletti della D. Crist.

(343) Si tratta invece di don Alberione, fondatore della Pia Società San Paolo, noto per I'apostolato svolto tramite i «mezzi di comunicazione sociale».

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7 giugno 1946

personale

Mio caro Mario, dopo la nostra conversazione a telefono, due giorni fa, ho pensato sull'affare del presidente della Repubblica. Mi permetto di scriverte- ne in via personale per parlarne personalmente con De Gasperi, a cui potrai far leggere la presente. Se parli dello stesso affare con altri, ti prego di non fare il mio nome, volendo evitare anche l'ombra di una pretesa di volere influire da lontano.

A me sembra che, fra tutti, i nomi che correranno sulla bocca, per tale posto saranno De Gasperi, Orlando, Sforza. Escludo il pri- mo, perché a me sembra che i D.C. debbano tenere la presidenza del Consiglio dei Ministri, e certo non possono pretendere avere le due presidenze contemporaneamente.

Orlando 345 avrebbe nel suo attivo, l'essere del Sud e siciliano, avere un prestigio personale; ma ha nel suo passivo la.lettera a Mus- solini nel 1936, e secondo la memoria di Badoglio, avere non so se scritto o approvato la frase: la guerra continua, nel luglio 1943. Dip- più, per quanto si debba creare la riconciliazione dei monarchici con i repubblicani, non mi pare che proprio si debba dare la prima rap- presentanza della Repubblica (che dura un anno) ad un monarchico. C'è un limite simbolico e morale che non si deve poter superare, senza conseguenze nel futuro. Non ripetete gli errori della Repubblica Fran-

(344) L'appunto di questa lettera; conservato nell'Archivio Sturzo è stata pub- blicato in Scritti inediti vol. 3O, pag. 408. 11 testo che qui si pubblica è quello della lettera del Fondo Scelba. .,

(345) Vittorio Emanuele Orlando era stato una figura di grande prestigio cultu- rale oltre che politico: aveva ricoperto cariche istituzionali (Ministro della pubblica Istruzione, dell'Interno, presidente del Consiglio), ruoli accademici (docente di dirit- to amministrativo, pubblico e costituzionale) e incarichi di prestigio (Capo della de- legazione italiana d a conferenza della Pace nel 1919, membro della Commissione che elaborò il progetto della Società delle Nazioni). Il suo antifascismo, dapprima tiepido, lo portò poi d e dimissioni dalla cattedra universitaria per non prestare il giuramento fascista. Il suo nome era stato fra i possibili Presidenti del Cons&o al- l'indomani della caduta del Governo Parri nella fine di novembre '45. Orlando era nato nel 1860 a Palermo: aveva quindi nel '46 ottantasei anni. Morì nel 1952.

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cese fra il 1871 e il 1876 346. La Repubblica italiana sarà discussa e ridiscussa più volte, e non mancheranno monarchici impenitenti fra le fila della D.C. e dell'Az. Catt.ca. Resta Sforza 347; SO che parecchi di voi ne avete delle impressioni sfavorevoli; non le discuto; ognuno di noi ha i suoi difetti; ma fra tutti gli uomini in vista, io non saprei trovarne altri che abbia la preparazione di Sforza e che, dal punto di vista della resistenza al fascismo, abbia un passato così limpido e coraggioso. Ci sarebbe Nitti 348, che ha passato 22 anni in esilio; ma il suo filo-germanesimo passato (e forse presente) non lo renderebbe troppo apprezzabile in Francia e nei Paesi Bassi e altrove; e il suo monarchismo lo mette vicino a Orlando, e forse meno accetto di Or- lando d ' a la sinistra per la concezione sociale-economica.

Bisogna anche tener conto, in via subordinata certo, ma senza svalutarlo, quale sia l'interesse del partito della D.C. nel momento presente. Se esso si fa sostenitore di una candidatura di destra, do- vrà esso del suo pagarne aIle sinistre il prezzo, dato che la destra ha nulla da pagare; così voi vi farete garanti di un presidente monarchi- co portandone tutte le colpe e i guai che vi creerà, e dovrete in com- penso cedere dei posti importanti nel Ministero o fuori a soc.sti, com.sti etc. Se invece voi accedete ad una candidatura di centro-sinistra (come Sforza) e apertamente repubblicana, voi avrete il diritto di do-

(346) Si tratta come è evidente, della Terza Repubblica francese, in cui 1'As- semblea Nazionale era prevalentemente formata da elementi monarchici, e che sfo- ciò nella dura repressione dei moti popolari da parte d i Thiers, che era stato nomi- nato Capo provvisorio dello Stato nel 1871.

(347) Carlo Sforza era stato dapprima Ambasciatore a Pechino e in Serbia, poi nel '19 sottosegretario agli Esteri e poi Ministro con Giolitti dal giugno '20 al luglio '21. Ne1 '22 fu nominato Ambasciatore a Parigi, incarico che lasciò nel novembre dopo la formazione del primo Governo Mussolini. Rimase all'estero, dove svolse un'ampia attività pubblicistica antifascista. Sforza era stato in contatto con Sturzo durante l'esilio. Era tornato in Italia dell'ottobre '43 ed aveva consigliato a Bado- giio di indurre Vittorio Emanuele I11 aiia immediata abdicazione. Nominato Mini- stro senza portafoglio nel I1 Gabinetto Badoglio (a cui parteciparono i rappresentan- ti del CLN) fece parte anche del I Governo Bonomi. Successivamente dal '47 al '51 fu ininterrottamente Ministro degli Esteri nei Governi De Gasperi. Mori duran- te il Governo De Gasperi, nel 1951.

(348) Francesco Saverio Nitti era stato più volte Ministro e poi Presidente del Consiglio in due successivi Gabinetti dal giugno '19 al maggio '20. Al secondo Go- verno Nitti avevano partecipato, per la prima volta, i popolari. Emigrato in Francia ali'indomani del fascismo era rientrato aila fine delia guerra. Consultare nazionale, eletto deputato aiia Costituente fu poi senatore di diritto nel '48. Professore di Scienza delle Finanze, svolse un'intensa attività pubblicistica. Morì nel 1953.

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mandare garenzie per voi e per le correnti monarchiche che faranno parte del futuro gabinetto e che dovranno mostrarsi leali alla re- pubblica.

Questo non è un semplice interesse di partito. Se così fosse non te ne avrei scritto. Ma voi avete avanti a voi delle battaglie di carat- tere etico-religioso da combattere: divorzio, scuola libera, concordato e simili. Voi non potete legarvi a una destra laicista (che farebbe vo- lentieri ponte su di voi per legarsi alle sinistre in tali affari special- mente la scuola, ricordati di Croce), ma voi potrete invece utilizzare le amicizie di sinistra per evitare simile coalizione temporanea, ma pericolosa.

Scusami del mio intervento da lontano; ma, come scrissi altra volta ad Alcide, io sono un astronomo che speculo il corso degli astri. Sempre cordialmente

Luigi Sturzo

Non potrebbe essere Orlando il presid. dell'Ass. Cost? Ciò sa- rebbe bene per la Sicilia. Non ci sarebbe un siciliano o meridionale come 2ndo vice presid. del Consiglio dei Ministri?

8 giugno 1946 349

Caro Mario, un'aggiunta: ho saputo occasionalmente che certi socialisti di qua han- no telegrafato (se è vero) all'on. Modigliani perché da lui parta la pro- posta di una presidenza per il sottoscritto. Ho preso il telefono e al pro- motore ho fatto un risentito rimprovero per abuso del mio nome e per il ridicolo nel quale mi fan cadere. Se nessuno ne parla tieni la notizia per te, è meglio che non circoli. Se invece se ne parla (e temo che un'A- genzia giornalistica di qua, che l'ha già saputo, l'abbia telegrafato a Ro- ma) scrivete sui Popolo che si tratta di un'opinione personale e niente

(349) Una scaletta deiia lettera è neil'hchivio Sturzo.

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affatto di un gruppo socialista presa senza averne fatto cenno all'inte- ressato. Questi assolutamente alieno dal sognare simile carica, ha già pro- testato presso il promotore e presso l'Agenzia di stampa, e ne è seccatis- simo. Più o meno, in termini secchi e perentori.

Sento che si fa il nome di Toscanini: lo ammiro al podio musi- cale, ma si sa che non ha nessuna preparazione e attitudine politica. Qui corre voce di un tentativo di distacco del Sud dal Nord, ma io non ci credo. Si dice che anche il Papa inciterà d'unione e ad aderi- re alla Repubblica. È proprio necessario? A questo punto siamo? Mi sembra che si esageri. Tuo aff.mo

Luigi Sturzo

Fin ora il contegno di Umberto è di persona seria e coerente. Un bel finir...

18 giugno 1946

Mio caro Mario, sono ancora privo di notizie esatte dei risultati delle elezioni. I gior- nali di qui non dicono più nulla. L'Ansa (che vedo ha iniziato servi- zio telegrafico con l'America) non ne ha parlato che in maniera si- billina:

I D.C. sono in cima dapertutto tranne ... I comunisti a Bologna Firenze etc ... I socialisti etc ... e così via. Ti prego quindi di telegrafarmi (se non l'avrai già fatto quando

riceverai questa): 1) il totale dei dep.ti D.C.ni; 2) i nomi degli eletti D.C. nel collegio di Catania e provincie limitrofe; 3 ) i nomi dei D.C. nella lista nazionale. Ti prego inoltre di inviarmi per via aerea l'elen- co di tutti gli eletti con il nsp. partito indicato a margine.

Ti scrissi le mie preoccupazioni circa il presidente della Repubbli- ca. Vedo che corre il nome di De Nicola. Ricordati che De Nicola fuggì (letteralmente, cioè prese il treno per Napoli e non si fece vedere più) quando nel febbraio 1922 io proposi il suo nome come presid. del Con-

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sigli0 per risolvere la crisi creata dal cosidetto veto a Giolitti. Che nel presiedere la l a seduta della Camera dopo la Marcia su Roma nel nov. 1922 non ebbe una parola di protesta contro le ingiurie lanciate alla Ca- mera da Mussolini etc. etc. etc. Non è coraggioso.

Vedo anche il nome di Bonomi, mio buon amico, ma troppo abile, troppo giolittiano: non so se vi gioverà. Se deve escludersi un meri- dionale perché non c'è e devesi prendere uno del nord, preferirei Sforza che è in simpatia con la Dem. Cristiana. Altrimenti, Orlando, nono- stante tutto. Come elemento di conciliazione fra Nord e Sud, egli sarebbe adatto. Solo che non dovrebbe essere il candidato della D. Crist. da contrattarsi, ma il candidato di tutti da accettarsi come paci- ficatore e dopo chiara esplicita e senza sottintesi adesione alla Re- pubblica. Naturalmente le mie sono impressioni personali, da lonta- no, senza alcuna pretesa di imporre veti. Si tratta (come credo averti scritto) di speculazioni trascendentali!!!

Mi si dice che nel ceto intellettuale e medio e nei dirigenti dei par- titi - destra o sinistra - c'è un crescente malumore verso la Dem. Cri- stiana che è rappresentata come troppo invadente, troppo chiusa e cosi via. Io penso che ciò sarà l'idea di coloro che avevano ed hanno il me- stolo in tutti gli affari del paese e che temono di essere messi in secondo posto dal partito maggiore. Spero che non saranno fatte delle gaffe e che in tutto si mostri da voi coerenza, moderazione e senso di dignità.

Prevedo la mia partenza in luglio: non posso affrettare i preparati- vi, perché temo una ricaduta. Ieri è bastato un eccesso di fretta in certo lavoro da lasciare compiuto, che sono ritornate le sofferenze che ebbi in ottobre, ed ho dovuto subito sospendere il lavoro. Ad ogni modo, penso che non passerà luglio che ci vedremo. Assicurami che le stanze sono in ordine, che c'è un impianto telefonico dentro le stanze (e non fuori), che c'è una ritirata propria - e non lontana né comune. Scrivi- mi che cosa potrò portare di gradito per la superiora. Spero ci sia anche un sofà, perché quando il cuore è stanco non posso stare né a letto né seduto in una sedia. Spero che ora mi darai notizie dei vari affari che hai per le mani e dei quali ti ho scritto nel passato.

Tanti cordiali saluti insieme alla Signora e alla Figlia tuo aff.mo

Luigi Sturzo

Ti reca questa Santo Funari da Caltagirone che sarà lieto cono- scerti come G. Favitta (vedi in fine della lettera).

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Ho avuto un telegramma dall'on. Terranova da Noto 350. È nel- la vostra lista?

Verrà a portarti questa insieme a Funari, Giovanni Favitta, il cui fratello (oggi missionario in Indocina) è stato tuo compagno di scuola. Favitta s'interessa di portare aiuti d'Istituto di Caltagirone.

21 giugno 1946 351

Auguri fervidissimi et affettuosi saluti nel suo giorno onomastico

Scelba

l luglio 1946 352

Carissimo Don Luigi, spero che quando le perverrà la presente lei sia in procinto di parti- re; e che a voce possa informarla delle varie quistioni.

Per le cose politiche c'è sempre la preoccupazione del riserbo e della intempestività delle notizie e degli awenimenti continuamente superantisi.

Sono stato quasi tutto il mese di maggio e fino alle elezioni in Sicilia per la lotta elettorale. Essendo ministro, capolista e data la iner- zia locale, mi sono dovuto prodigare fino d'estremo. Ho visitato e parlato in quasi tutti i comuni di 4 province - Messina ha fatto re-

(350) Corrado Terranova era stato eletto deputato costituente in Sicilia nelie liste della DC; fu poi più volte rieletto parlamentare per la DC.

(351) 11 telegramma è in Archivio Sturzo, F. 196 A C. 487. (352) La lettera è pubblicata in Scritti inediti, vol. 3O, cit. pagg. 409-417.

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pubblica a sé - sulle 5 costituenti la circoscrizione elettorale della Sicilia Orientale. Uno sport al quale non ero abituato. Le popolazio- ni sono state eroiche perché si sono tenuti discorsi d'aperto persino a mezzanotte.

La lotta è stata imperniata principalmente contro i separatisti, rumorosi - hanno disturbato quasi tutti i miei comizi - e i social- comunisti; con questi ultimi però solo come economia generale, per- ché localmente erano scarsi.

I risultati sono stati un successo pel partito e anche personal- mente. Proporzionalmente nella Sicilia orientale abbiamo avuto più voti della Sicilia occidentale, ed io ho avuto un numero di preferen- za (40.000) superiore a qualsiasi altro eletto della Sicilia, di qualsiasi lista, Orlando compreso - Orlando poi ch'era candidato nelle due circoscrizioni della Sicilia, nella Sicilia orientale è stato battuto. Bat- tuti i separatisti che hanno avuto in tutta la Sicilia 4 mandati su 53, e cosi si è sgonfiato il pallone di Finocchiaro Aprile, La Rosa e C. Alla vigilia delle elezioni La Rosa, Termini, Carcaci ecc. lanciarono un proclama, a nome del Partito d.c. siciliano, di insulti contro di noi.

Catania, città apata e opaca per noi, ha visto un corteo, l'unico per via Etnea, dopo il mio discorso in teatro, con bandiere e musi- che venute dalla provincia, con fischi dei separatisti. La cosa lanciò il partito che si è affermato primo e sul mio nome. La vecchia classe politica socialdemocratica contro cui ebbe a lottare lei, non ha man- dato un solo deputato alla Costituente; nessun socialista o comuni- sta. Un solo monarchico nella persona del Prof. Orazio Condorelli, rettore dell'università di Catania durante il periodo fascista e che si era rivolto a noi per essere salvato dall'epurazione. Tutti i candidati catanesi delle altre liste sono stati battuti dal gioco delle preferenze dei candidati delie altre provincie. Abbiamo avuto 10 eletti su 27; per poco abbiamo perduto 1' 1 lo quoziente.

Gli eletti sono Prof. CarmeIo Caristia (motivo di particolare sod- disfazione), Aw. Vigo (Acireale), Sig.na Fiorini Nicotra (Catania), Prof . Caronia, Aw. Attilio Salvatore e Aw. Trimarchi - quest'ultirni due di Messina -, Ing. Corrado Terranova nativo di Noto ma risiede a Roma; Avv. Guerrieri di Modica, Dott. Romano, Presidente Tribu- nale Enna. Caronia era stato incluso, per favorire gli amici di Paler- mo che avevano 3 medici nella loro lista. Caronia è risultato in Sici- lia e a Roma, ha optato per la Sicilia per fare entrare - contro il parere unanime degli amici - il figlio di Orlando, candidato d.c. per Gaeta ove ha dei cantieri.

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In quanto alla fisionomia generale della lotta si è avuto: un'atti- vissima propaganda del clero e dell'Azione Cattolica, perché tutti vo- tassero, e con preparazione di settimane «procostituente» organizzate dai vescovi, giornate di preghiere, ecc.; e fin qui nulla di male. Si trattava della costituente: erano in gioco grossi interessi morali, reli- giosi ed ecclesiastici. Ciò che è apparso intollerabile l'azione diretta e in vasta scala per la monarchia e per i candidati monarchici inclusi nelle liste della D.C. Ordini precisi e perentori; esclusioni altrettanto precise e perentorie. E si sono viste cose che rimarranno memorabili. Uomini di nessun valore, solo perché monarchici, saltati al primo piano; e uomini di primo piano, combattuti e calunniati e caduti. Gava a Napoli, Zoli a Firenze, Fuschini 353 a Roma (eletto perché in lista na- zionale) e cosi via di seguito. Una suora di Roma: «Chissà che dolore pel Santo Padre, l'apostasia del Prof. Giordani!» L'apostasia consi- steva nell'aver prescelto Igino la Repubblica! In questo clima si sono fatte le elezioni. I1 Vescovo di Acireale si oppose a che io parlassi a Catania d a settimana «procostituente» perché repubblicano; men- tre il Prof. Orazio Condorelli, candidato monarchico, veniva prescel- to come relatore sul problema istituzionale. Sceghere la repubblica vo- leva dire essere socialcomunisti e amico di Satanasso. Perché la re- pubblica era diventata sinonimo di socialcomunismo. La folla in fon- do aveva ragione: visto che la propaganda per la repubblica la face- vano solo i socialcomunisti (e questi cauti in zone prettamente mo- narchiche! e visto che De Gasperi dichiarava in pubblico comizio, -1- la vigilia delle elezioni, ch'egli «non poteva assicurare che la repub- blica sarebbe stata democratica cristiana». La frase stampata in mi- lioni di manifesti murali faceva bella mostra in tutti i cantoni d'Ita- lia contro noi che ci battevamo per una repubblica democratica.

Gli amici più cari ti venivano incontro alle porte della città e dei paesi, e anche più lontano, per dirti: «Nel tuo stesso interesse, per carità, non parlare del problema istituzionale, se proprio non puoi

(353) Giuseppe Fuschini, era stato Segretario della Lega Democratica nazionale e poi, nel 1911 fondatore della Lega Democraticà Cristiana. Era stato Consigliere nazionale del PPI ed aveva partecipato aila ripresa durante il periodo clandestino della Democrazia Cristiana. Fondatore de «I1 Popolo» con Giuseppe Donati nel 1923. Eletto, come ricorda Scelba nella lettera, nel Collegio Unico Nazionale deputato co- stituente, fu poi deputato nella prima legislatura, ma morì nel 1949. Aveva dato un contributo notevole, sia aila elaborazione programmatica della Democrazia Cristiana (specie sulle autonomie locali) sia nella Seconda Sottocommissione della Assemblea Costituente. Nel '48 fu nominato Vice Presidente deiia Camera dei Deputati.

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parlare a favore deiia monarchia». I compagni di lista, più spregiudi- cati (tipo Terranova, Vigo, Romano), finivano i discorsi: «Viva, pu- tacaso, Pachino, cattolica; viva Pachino monarcbica»; e giù marcia reale! Dietro dicevano non votate per Scelba perché repubblicano.

Il disgusto, talvolta, saliva alla gola; veniva la voglia di tutto la- sciare e tornare - se fosse ancora possibile - d'onesto lavoro dei campi. Questo non solo nel Mezzogiorno, ma anche nel Centro d'I- talia e non ne è rimasto esente neppure il Nord, sia pure in minore proporzione.

A Milano, anzi, De Gasperi, di fronte alla reazione dei nostri che vedevano tradito il deliberato del congresso, è costretto a una errata corrige, dichiarando che «non poteva neppure assicurare che la monarchia sarebbe stata democratica cristiana». Troppo tardi, e ser- viva solo a confondere le idee.

In verità egli ha fatto tutto per salvare la monarchia; e, oggi, guarda molto male coloro ch'egli considera hanno avuto parte nella sua sconfitta. Durante la battaglia elettorale, a Catania, a persona amica diceva: «Mario si troverà assai male per le sue imprudenti dichiarazio- ni repubblicane».

La deliberazione del congresso egli la subì; e alla vigilia pretendeva che noi si sostenesse al congresso un ordine del giorno che proclamava non l'indirizzo ma «l'orientamento» repubblicano degli iscritti al parti- to. Piantò in asso la direzione unanime nel respingere la sua tesi.

La candidatura Orlando, per cui si è ostinato, non ostante gli awisi contrari, è nata dallo stesso modo di valutare le cose. Feci leg- gere le due lettere scrittemi da lei; di esse si servì unicamente per dire a Orlando che anche un uomo che aveva incrociato con lui le armi, ora era per lui, con ovvia soddisfazione del vegliardo. Delle al- tre considerazioni non ne ha tenuto il minimo conto. Puntando su Orlando, l'idea saggissima di abbinare la scelta del Presidente con la formazione del Governo, non poteva andare perché la tesi si rivolge- va contro di noi; e così si è giunti alla scelta di De Nicola, caldeggia- ta dai comunisti - accettata da Alcide nella convinzione che i socia- listi l'avrebbero mandata a picco - senza preventiva intesa per la formazione del Governo.

Mentre comunisti e socialisti hanno affermato l'idea che il Go- verno deve essere basato fondamentalmente su i tre partiti di massa, e sul programma predeterminato che hanno anche pubblicato - di tenore assai moderato - dato che puntano a risolvere i problemi di emergenza; Alcide si è fissata l'idea che essendo stata la campagna

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della D.C. fondata sull'anticomunismo ed avendoci dati gli elettori i voti, per questo i comunisti dovrebbero essere tagliati fuori dal Go- verno 354. Si dovrebbe fare un governo a due con i socialisti ai quali se avessero accettato il suo punto di vista era pronto a dare metà dei portafogli. La tesi è stata poi enunciata sul «Quotidiano» che da quan- do è andato via Giordani è controllatissimo.

I socialisti hanno risposto che si trattava di un'idea «stravagan- te». Con ciò Alcide ha irritato i comunisti i quali si stanno vendican- do, illustrando sul loro giornale il carattere fallimentare di due anni di politica estera.

Vista l'impossibilità della cosa è venuto fuori con l'idea che nel Governo deve realizzarsi il criterio democratico della maggioranza e della minoranza; nel sensb che ci dovrebb'essere una maggioranza omo- genea, naturalmente nostra, gli altri due partiti si dovrebbero impe- gnare a restare al Governo, anche se le deliberazioni del Consiglio dei Ministri venissero prese a maggioranza. Per contro non sarebbe loro consentito di far l'opposizione fuori del Governo. Se non sono pronti ad accettare un simile programma, che facciano loro il Gover- no; e poiché sa che questo è impossibile, si arriverebbe a un Gover- no di destra. Se con questo mira a cacciare i comunisti dal Governo, per altra via, io non so; ma, più probabilmente, egli ha bisogno di dimostrare d a sua coscienza ed ai suoi consiglieri che la partecipa- zione dei comunisti è inevitabile. Cosi ha fatto con la repubblica. Ha cercato di rinviare la pronuncia, rinviando il Congresso; e quando non è stato più possibile, senza creare frattura, ha subito la decisione. Gli uomini di chiesa e di destra l'accusano perciò di essere debole perché secondo costoro il Segretario del Partito dovrebbe imporre soluzioni ripudiate dalla quasi totalità degli iscritti con la scusa che gli iscritti sono una infima minoranza. Per converso crea in noi un disagio, spesso penoso, causa di conflitti perché non si riesce mai a sapere qual è il suo pensiero reale e ove miri, se è mosso o se si muove. Io ho so-

(354) È noto che le elezioni per la Costituente stabilirono i reali rapporti di forza, con il consenso elettorale, tra i partiti. E tra i Partiti del CLN emersero, in ordine di grandezza la DC (35.2%) il PSIUP (20.7%) e il PCI (19.0%). Gli altri tre partiti erano stati polverizzati con la sopravvivenza politica solo di alcuni leaders sparsi in diverse liste. Al secondo Governo De Gasperi, dunque, parteciparono DC, PSIUP, PCI e il Partito Repubblicano, il quale si era precedentemente estraniato per la pregiudiziale antimonarchica. C'è da ricordare che nel Gruppo repubblicano erano confluiti azionisti di primo piano, come Ferruccio Parri e Ugo La Malfa.

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stenuto con lui, che una cosa è la campagna elettorale in cui ogni partito cerca di esacerbare tutti i motivi di differenziazione per assicurarsi la vittoria; una cosa è la realtà politica quale si manifesta attraverso l'esito delle elezioni. E se le elezioni hanno dato 9 milioni alle sinistre non si può prescindere da esse. Secondo: la separazione dei socialisti dai co- munisti è opera di tempo e potrà maturarsi nel contrasto su problemi concreti; ma non oggi; possiamo e dobbiamo favorire la differenziazio- ne, ma senza astrattismi. La posizione della Russia, il contegno degli Aiieati occidentali verso l'Italia, frutto di tante delusioni e amarezze; data la gravità dei problemi economici e sociali interni, non possiamo prescindere dai comunisti e non c'è I'interesse; forse c'è I'interesse con- trario di associarli e renderli corresponsabili dell'azione di Governo in toto. Terzo: mi pare un assurdo un Governo con maggioranza e mino- ranza. L'azione del Governo deve essere unitaria; quel che egli può e deve pretendere è l'adesione ad un programma concreto, di cui il Presi- dente diventa l'interprete e l'esecutore con la subordinazione dell'azio- ne convergente di tutti i Ministri; mentre sin'oggi ciascun faceva a suo modo; - e pretendere infine che non si faccia il doppio gioco. Solida- rietà all'interno e fuori del Governo fra tutti i partiti della compagine governativa. In politica estera mi sono permesso di consigliare una ret- tifica di tiro, verso sinistra, visto che da destra non riceviamo che peda- te (né un paese può rinunziare d'autonomia politica solo per assicurar- si aiuti materiali, anche se vitali), e tutti invocano un tono più risoluto. I dissapori creati dal mio atteggiamento sul problema istituzionale e sul- la soluzione della crisi istituzionale (ho cercato di sostenerlo anche quando non condividevo le sue idee, ma su questo punto ho dovuto dirgli che non potevo seguirlo - e se n'è doluto) gli rendono meno apprezzati i miei pareri.

Può darsi però che io abbia torto marcio. In quante alla sua nomina a Presidente deUz Repubblica, le dico

che I'idea l'avevo esposta io a De Gasperi un anno addietro, allorché s'incominciò a parlare della cosa; è venuta spontanea a molti amici, e le soggiungo che se noi avessimo impostato sul serio la candidatura sa- rebbe passata. Amici di altri partiti ci spingevano a farlo. Ed io non ve- do perché a lei I'idea sia apparsa cosi strana. La stampa ha pubblicato il suo nome insieme ad altri, trovando la cosa più che naturale.

L'unica perplessità sono state le sue condizioni di salute; le no- tizie portatemi da Favitta e la sua ultima lettera mi scoraggiarono mol- to. C'era poi il problema della direzione del Governo che non si sa- rebbe potuta conservare insieme alla Presidenza della Repubblica.

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Nenni, il solo che abbia fatto qualche riserva per la sua candida- tura, per via della «sottana», alla fine, assicurandogli la Presidenza del Governo, avrebbe aderito anche lui, avendo e& stesso convenu- to che iI migliore uomo di cui oggi dispone l'Italia era proprio il sa- cerdote. Questo per la verità storica. Avendo i giornali parlato della sua candidatura e più in vista delle difficoltà personali che non poli- tiche, feci pubblicare la smentita da lei desiderata.

In quanto ai risultati elettorali essi hanno dato 355:

Seggi attribuiti

nella nel in circ. elett. Coll. Un. complesso %

Naz.le

Democrazia Cristiana P. Socialista It. P. Comunista It. U. Democratica Naz. Uomo Qualunque P. Repubb. It. Blocco Naz. Lib. P. d'Azione Concene Dem. Rep. Movimen. Unionista P. Cristiano Sociale Altre Liste

Dai dati vedrà come alcuni partiti, a es. quello d'azione, ha po- tuto avere 7 rappresentanti alla Costituente, solo utilizzando, in sede di lista nazionale, i voti riportati nelle singole circoscrizioni e nelle

(355) Le percentuali riportate da Scelba riguardano, come è esplicitamente det- to, non le percentuali dei voti ma queiie dei seggi ottenuti.

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quali non aveva raggiunto i voti per un quoziente. Dalla lista nazio- nale si sono avvantaggiati anche i repubblicani e il blocco liberal- democratico. Per i cristiano-sociali è entrato Gerardo Bruni rimasto sdegnosamente solo.

Caltagirone ha dato una qualunquista nella persona della Sig.ra Ottavia Penna sposata al Dott. Buscemi. Nelle elezioni amministrati- ve il vescovo aveva quasi imposto la sua inclusione nella lista D.C., come indipendente e in vista dell'azione che spiegava nel campo del- la pubblica assistenza. Alla vigilia si smascherò come qualunquista. Nelle 5 provincie ha avuto circa 11 mila voti di preferenza; a Cata- nia circa 4 mila. Si calcola che abbia speso personalmente 3 milioni, mentre noi non abbiamo disposto neppure della metà.

Nei 207 vi sono alcuni ex parlamentari popolari, Aldisio, Siles - quello che uscì dal partito nel 1925 - presidente a Reggio del- l'Unione Monarchica, e nominato il 2 giugno Gran Cordone da Um- berto 11; Bosco Lucarelii, Cingolani e consorte, Tupini, Bertini, An- gelini, Cappa Paolo, Micheli, Merlin, Corazzin, Braschi, Bertone, Gran- di, Pellizzari, Jacini, Gronchi; uomini noti del P.P.I.. Piccioni, Cap- pi, Colonnetti, Quarello, Carignani, Campilli, Corsanego, Spataro, Mat- tarella Giordani, e poi La Pira, Manzini, Taviani, Ambrosini Anto- nio [sic] a Palermo, Brusasca figlio, Mentasti, Marazza, Clerici, Fan- fani, Jervolino e consorte, Rodinò Ugo figlio di Giulio (altro figlio eletto qualunquista), Notarianni, Caso, Galati Vito, Cassiani, Segni, ecc. e tra tanti, secondo, dopo Spataro, Alfredo Proia.

La conformazione appare orientata, specie i meridionali, forte- mente a destra; la diversità di origini sociali e regionali, la mancanza di contatti durante il ventennio, l'educazione fascista di molti giova- ni, lo scatenamento di ambizioni, renderà difficile governare una così imponente massa; già un'assemblea di oltre 200 è un problema a di- rigersi 356.

Gli eletti della lista nazionale, all'infuori di Micheli che volle l'in- clusione, sono uomini non tutti di lo piano. Prevalse l'idea d'includere i membri della direzione che non si potevano occupare dei loro collegi, e qualche professore o personalità che si desiderava riuscisse e che non avevano base locale; tra gli eletti 2 donne, Restagno, Pastore, Fuschini,

(356) Presidente del Gruppo parlamentare dc alla Costituente fu eletto Giovanni Gronchi, la cui opera risultò determinante per la coesione del Gruppo stesso. Vicepresi- dente venne eletto Giuseppe Spataro.

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Prof. Tosato costituzionalista, Gen. Chatrian, ecc. Nessun ministro e neppure De Gasperi furono inclusi nella lista nazionale.

Ed ora alcuni problemi particolari. 1) Per la casa, la Generale deve rientrare dall'Inghilterra ma l'ap-

partamento destinato a lei è sempre pronto. 2) Ho ricevuto la procura. Sto trattando con Viglongo; è stato

P. Valletti, a fin di bene, a volere la pubblicazione; era stato incari- cato durante il periodo clandestino di fare le traduzioni delle due opere.

Per l'uscita del «Saggio di sociologia» che è pronto, in buona ve- ste, tipo Bocconi, aspetta di mettersi d'accordo.

3) Caragol. Si tratta d'imbroglioni: a via Sicilia non c'è stato nel passato che un semplice recapito, e ora s'ignora dove sia il rappre- sentante. Ho passato la cosa alla Direzione della Polizia.

4) Cap. Scagltone, già comandante nave Andrea Gritti da tre mesi non fa più parte società Sidarma (armatrice) e si ignora il suo attuale indirizzo. Ecco quanto mi ha telegrafato il direttore della Società ar- matrice. Mi sono rivolto alla Polizia e attendo notizie.

5) Possenti: l'ho inviato a Parigi ed ha ottenuto la promozione desiderata.

6) Gravina, come ho telegrafato è stato liberato. I casi di seque- stro di persone facoltose si ripetono e in piena città (il gangsterismo ha fatto scuola).

Si dice che abbia dovuto versare 14 milioni. È in corso un'azio- ne di polizia - liberata ormai dal peso delle elezioni - contro il banditismo comune.

7 ) Mattarella mi ha versato la metà del primo assegno; ha riavu- to anche il nuovo assegno. Nel ritardo si è guadagnato col cambio.

Vedo che ho scritto una più che lunga lettera; e il resto vorrei a voce. I miei stanno bene. La mia figliuola è stata promossa al I1 liceo

riportando i migliori voti della classe, le inviano tanti affettuosi saluti. La Signorina Nelina con la quale sono in corrispondenza quoti-

diana, per via delle molteplici scocciature che le danno, sta bene. Tutti gli amici la ricordano sempre e attendono con ansia il suo

ritorno, ed io più di tutti. Con il più vivo affetto e i più cari saluti aff.mo

Mario

P.S. La madre generale è rientrata: da qui il telegramma. Le acchiudo il riassunto stampa di oggi 3.7.46.

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1 luglio 1946 (telegramma) 357

Conte Gravina est libero spedisco lettera aereo affettuosità

Ministro Scelba

11 luglio 1946

personale

Mio caro Mario, Finalmente, ho ricevuto la tua tanto attesa lettera. Ti ringrazio an- che dei due telegrammi. Mi compiaccio con te ed amici per l'esito elettorale in Sicilia. Naturalmente, i1 disappunto dell'esito del Refe- rendum in Sicilia 358 - che io credevo repubblicana - mi è passato solo in vista che la repubblica ha - non ostante tutto - superato le opposizioni clerico-monarchiche. Il Signore ci è stato misericordio- so; ma di sicuro esige da noi attività, previggenza, coraggio; esige an- che preghiere, perché gli uomini siano sempre uomini, e senza l'aiuto di Dio non possiamo fare del bene.

A mio modo di vedere, il contegno di De Gasperi, dopo l'esito del Referendum, è stato degno di un uomo di stato e di un uomo di coscienza. Sapevo bene dei suoi dubbii insistenti, trepidavo per i suoi atteggiamenti di prima del Referendum. Debbo ritenere tutto sorpassato e da non tornarci più.

Circa il metodo suo - del quale mi fai cenno - nulla ho da dirti, tranne che ciascun di noi ha i suoi difetti e i suoi doni. Credo che i doni di De Gasperi ne compensino i difetti in abbondanza; ma

(357) Il telegramma è in Archivio Sturzo, F. 196 C. 484. (358) I risultati del Referendum in Sicilia erano stati i seguenti: Monarchia

1.301.200; Repubblica 708.109.

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non per questo debba mancargli la Eooperazione cordiale e la critica amichevole. Anzi.. .

È noioso che siamo all'll di luglio e il Gabinetto sia ancora in gestazione 359. Dato il momento critico, si dovrebbe affrettare la com- posizione. Io direi ai nostri amici di non insistere troppo nella dosa- tura: posto più posto meno. Occorre però superare una volta per sem- pre la posizione di inferiorità che i ulici fanno ai democristiani: quel- la dell'istrurione. Vedi che c'è anche il problema dell'intemo. Di lon- tano non mi pare che supererete i due punti ad una volta 360. 'Discorsi vani; quando ti arriverà questa, tutto sarà combinato, con rincresci- mento di tutti, amici e avversari. Bisogna contentarsene e lavorare.

Sarà bene evitare dimostrazioni troppo antialleate, con rottura di vetri (poveri innocenti, che non ne hanno colpa e oggi sono non solo cari ma scarsi). È seccante che il governo debba fare le scuse per certi ragazzi maicreanzati. Dignità e serietà. Memorandi e prote- ste ben scritte e opportune. Vorrei che l'Assemblea Costituente si di- portasse in questo caso, con la dignità dell'antico Senato Romano.

11 luglio 1946 361

personale

Mio caro Mario, anzitutto ringrazio la Sig.ra Nerina per la sua gentile lettera. Avrei risposto subito, ma preso dagli affanni, ho dovuto rimettere la corri-

(359) I1 secondo Gabinetto De Gasperi fu costituito il 13 luglio '46. (360) La previsione di Stwzo non si rivelò esatta, perché i dc tennero tutti e

due i Ministeri. (361) Nell'Atchivio Sturzo è conservato un appunto in N, dopo l'intestazione

«Scelba» sono elencati otto punti, in gran parte compresi in questa lettera (F. 65A C. 32).

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spondenza ad altro tempo, perché ho passato agli editori di N.Y. due nuovi libri: Nationalism and Internationalism e Man in society and hi- story (in collaborazione).

1) Mio ritorno fissato per l'agosto. Non si sa ancora quando par- tirà la nave e neppure quale essa sarà. L'agenzia governativa 1'Ame- rican Export Lines ha preso nota della mia richiesta - insieme ad un amico che mi accompagna - e mi farà sapere tutti i particolari al più presto. Te ne scriverò o telegraferò. Secondo i casi.

Intanto, appena ricevi questa, nel primo tempo libero che avrai, chiamami a telefono per concordare certi punti su cui sarà bene in- tendersi.

Io scenderò - con il mio amico a Napoli - dove desidero trovare te, un medico (potrà venire Caronia?) un automobile e persona che prenda cura del mio bagaglio pieno di carte e libri che non si debbono affatto smarrire. Non desidero fermarmi a Napoli o altro posto, tranne che non vi sia costretto da ragioni impreviste, né stancarmi ed emozionarmi con amici e folle. Non so come farai ad evitarmi tutto ciò, ma te ne devi occupare d'accordo con Caronia. Mi sembra bene che non venga né De Gasperi né altri autorevoli amici con posti di responsabilità. Non desi- dero accoglienze né ufficiali né amichevoli che superino la cerchia di al- cuni amici. Non scriverne a Nelina: ci penserò da me. Ma se i giornali ne parlano saprebbe solo che è probabile etc.

L'amico notaio Egidio Ferrara mi ha offerto la sua casa e ospi- talità. Se egli te ne parla lo farai persuaso che è meglio che non mi fermi a Napoli e che eviti le folle.

Andrò diretto a via Mondovì 11, dalle Suore Canossiane e cer- cherò di riposarmi almeno per una settimana. Poi riprenderò la solita vita, se a Dio piacerà.

Ti scrissi di farmi sapere che cosa desiderano le suore ch'io por- ti loro.

2) Pubblicazioni. P. Valletti dovrebbe mettere nella copertina e nella prefazione che si tratta di traduzione non rivista dall'autore. Ma cosa ne pensa Einaudi?

3) Pacchi d'ospedale - il costo totale dei due pacchi da me inviati, e che l'ospedale ha rifiutato perché uno contenente (carta) invece (credo) di biancheria, e l'altro perché scondizionato (e forse era quello dei medicinali e strumenti), fu di 103 dollari e 67 centesi- mi. Occorre riavere il prezzo in dollari per ricomprare la roba. Vedi di interessartene.

4) Ti scrissi della richiesta di Don Principe dell'Istituto Sale.no

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di Caltagirone per la macchina cinematografica. Ti prego di risponder- mi subito. Grazie di tutto aff.mo

Luigi

Tante cose alla Signora e alla Figlia.

Scelba 2 O foglio - 11 luglio

A mio parere, se qualche cosa si guadagnerà alla Conf.za delle 21 potenze 362, sarà insignificante e insoddisfacente. Non bisogna farsi illusioni.

Lavorare si deve; protestare si deve; si deve mostrare che gli al- leati hanno mancato al loro onore. La storia avrà qualche cosa da di- re. Ma non bisogna né troppo sperare né disperare. L'Italia si ripren- derà solo se manterrà a tutti i costi la sua indipendenza e dignità.

Parliamo di piccoli affari

Prego te e gli altri di trattarmi come un vostro elettore ... e quindi di rispondermi in vista - per via aerea o telegramma - prima della mia partenza (della quale in altro foglio) si che io possa - prima del- la mia partenza - disimpegnarmi con i miei amici.

1) Scrissi a Mattarella per informarmi della sorte di un certo An- tonio Del Negro - guardia urbana da Atena Lucana tradotto alle carceri di Ferrara per collaborazioni. Desidero sapere la sua csndizio- ne giuridica oggi e quale il possibiie svolgimento della causa. Suo zio prete qui mi angustia da sei mesi e più. Scrissi tre volte a Nenni (unica risposta che egli aveva scritto ai Carabinieri per informazioni). Chi ci può credere che nessuno sappia niente di un poveretto che i pa- renti credono accusato a torto? Pregavo Mattarella (il 13 aprile) di telegrafami.

2) Scrissi a Marazza 363 per il caso di un certo prof. Verde - ex Preside del Liceo Cutelli - confinato a Scicli e tenuto presso la B.ssa Penna. Ne scrissi pure ad Agnello, che non mi diede notizie partico-

(362) Per la posizione di Stutzo a proposito della Conferenza cfr. La mia batta- glia & New York, cit., pagg. 423-424.

(363) Achille Marazza, popolare, antifascista, attivissimo a Milano nel periodo deii'occupazione tedesca, era stato Sottosegretario d a Pubblica Istruzione nel Pri- mo Governo De Gasperi. Fu poi più volte Sottosegretario e infime Ministro del La- voro nel sesto Governo De Gasperi.

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lari, ma suggeriva che io non me ne occupassi. Ora mi è stato detto che il confinamento sarebbe finito. Perché non dovrei sapere ciò, che anche se l'individuo ha dei torti, dato che un suo fratello sta a Brook- lyn ed appoggia qui la D.C.? Marazza poteva esser gentile e rispon- dermi. Nulla di nulla. La figura la fa fare a me che non riesco a sa- pere dagli amici le inf.ni di fatto. Io chiedevo che l'accusato fosse sentito, perché egli e i suoi parenti si lagnavano della condanna sen- za mezzi di discolpa. Spero che ciò non sia vero, per l'onore della Democrazia It.na.

La lista è lunga, ma io sono stanco di scrivere e fo punto. Se avrò tempo ripiglierò questa litania, che finisca con la conclusione ... nessuna risposta. Anche da te non ho avuto risposta per quel postino caltagironese e tuo elettore per il quale ti scrissi. Credimi sempre aff.mo

Luigi Sturzo

22 luglio 1946

Carissimo Don Luigi, il Prof. Fernando Deila Rocca 364 è un nostro amico.

Viene in America nell'interesse anche del nostro movimento. È nuovo dell'ambiente e gradirebbe di essere istradato e appoggiato neila sua attività.

Nessuno meglio di lei e con maggiore autorità può farlo. È perciò che sono lieto di presentarglielo e di raccomandarlo vi-

vamente. Con la più viva affettuosità aff.mo

Mario

(364) Fernando DeUa Rocca, docente di Diritto Canonico ali'Università di Ro- ma, fu poi tra i promotori deU'Istituto Luigi Sturzo nel 1951.

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24 luglio 1946 365

Carissimo Don Luigi, approfitto della venuta costà dell'amico Della Rocca per inviarle la presente con il «Popolo» del mese di luglio.

Dalle notizie di Agenzie avrà appreso della soluzione della crisi. Dal punto di vista generale, il Governo avrebbe le premesse per

essere stabile e duraturo e per fare quindi un proficuo lavoro; ma lo svolgimento della crisi ha lasciato fra i partiti uno stato d'animo di sospetto e dissapori che non fanno bene sperare. È provato, per esem- pio, che gli scioperi a catena di questi giorni sono provocati da preci- si ordini venuti dal partito comunista e da appositi emissari. Ciò fa presumere che i comunisti renderanno la vita al Governo piuttosto tormentata. Per contro si sono assicurati nel Governo delle posizioni chiave, sproporzionate alla loro forza elettorale: Giustizia, Finanze, Trasporti (Ferrovie) e Assistenza Postbellica 366; nonché Alto Commis- sariato per l'Igiene e Sanità (con l'opera maternità e infanzia) e il Sot- tosegretariato unico dei «danni di guerra», strumenti di potente pe- netrazione. I socialisti, benché ben trattati, al paragone sfigurano 367.

Noi abbiamo 8 ministeri 368 di cui solo tre: Interni, Istruzione e Agri- coltura (quest'ultima ridotta dalla Federazione dei Consorzi Agrari, oggi potentissimo organismo, in mano comunista) di rilievo, ma mi- nore di quel che comunemente si attribuisce loro; gli altri sono mezzi ministeri. Questo ha lasciato anche nei nostri una certa insoddisfazione.

(365) La lettera è gih pubblicata in Scritti inediti, vol. 111 cit. pagg. 421-423. (366) I ministri comunisti nel 2O Gabinetto De Gasperi erano; Fausto Gullo,

Grazia e Giustizia; Giacomo Ferrari, Trasporti; Mauro Scoccimarro, Finanze; Emi- lio Sereni, Assistenza post-beliica; Alto Commissario per l'Igiene e la Sanith Gino Bergami.

(367) I ministri socialisti erano: Pietro Nenni al Ministero per la Costituente successivamente nominato, il 18 ottobre '46, Ministro degli Esteri; Giuseppe Romi- ta ai Lavori Pubblici; Rodolfo Morandi d'Industria e Commercio; Ludovico D'Ara- gona al Lavoro e Previdenza Sociale.

(368) Gli otto ministri democratici cristiani erano: De Gasperi, Presidenza del Consiglio, Interno ed Africa Italiana ad interim; Giuseppe Micheli d a Marina Mili- tare; Mario Cingolani d'Aereonautica; Guido Gonelia alla Pubblica Istruzione; An- tonio Segni all'Agricoltura e Foreste; Mario Scelba alle Poste e Telecomunicazioni; Pietro Campilli al Commercio Estero e Salvatore Aldisio d a Marina Mercantile.

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Come già nel 1919, dopo la sorpresa pel grosso successo eletto- rale, non previsto in queste proporzioni, e quindi le lusinghe, ci tro- viamo del tutto isolati. Lo si vede alla Camera in sede di discussione sulle dichiarazioni di governo.

La stampa di partito è che è; la stampa cosidetta indipen- dente o appoggia le sinistre, o è in mano a elementi fascisti o gruppi capitalistici, che ci accusano di essere deboli con i comunisti o ci osteg- giano per le riforme timide nel campo agrario e industriale che si vor- rebbero realizzare.

La storia si ripete quasi pedissequamente. Intanto a settembre si riprenderanno le elezioni amministrative; vi sono i maggiori centri, da Palermo a Napoli, Roma, Genova, Torino ecc.; e quindi l'azione dei partiti e della stampa e del Governo stesso viene dominata dalla preoccupazione di consolidare o rafforzare le posizioni elettorali rag- giunte in sede politica.

Non ostante tutto, mi pare, però, che il Paese si riprenda; e nel campo della ricostruzione si fanno notevoli passi; non è giorno che non si attiva un nuovo treno o un ponte o una strada o una linea telegrafica. Ci manca il «genio» deila réclame, e anche meno del ge- nio, di cui era ben fornito il fascismo e i regimi totalitari in genere. I1 problema più grave è l'occupazione. La scarsezza di materie prime e di energia e dei trasporti, e la mal piantata industria italiana, la mancanza di sbocchi, anche stagionali, emigratori, pesano sulla disoc- cupazione. Si calcolano a 2 milioni i disoccupati e molte centinaia di migliaia sono occupati in virtù di vincoli politici (blocco dei licenzia- menti e assunzione di reduci). Per fortuna il raccolto abbondante in tutti i campi assicura il pane.

La Costituente ancora non ha iniziato il suo lavoro ed ha anzi la tendenza a dimenticare il compito precipuo per trasformarsi in Par- lamento ordinario. Per ora è stata nominata una commissione di 75 membri; credo che a settembre dovrebbe incominciare il lavoro se- rio. Lei così avrà tempo di aiutarci.

E veniamo così al suo ritorno. Per l'arrivo d'accordo: una macchina, Caronia e mezzi di trasporto

pel bagaglio e una persona che ne prenda cura: il mio Segretario par-

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ticolare Avv. Villani 369, figlio di M i o . Agli amici - sarà cosa faci- le, per i più autorevoli - mi raccomanderò di saper rinunciare al na- turale desiderio di salutarla. È tanto che l'aspettiamo! Con il Mini- stero dell'Interno in mano.. . mobiliteremo la polizia.

Provvederò perché in caso lei lo credesse, possa fare una ferma- ta a Napoli.

L'appartamento è pronto. Ho chiesto alle suore cosa desideras- sero. Per telegrafo l'ho già informata che esse gradiranno che lei ri- peta il dono precedente: un pacco di lana.

Io andrò in Sicilia verso la fine del mese, dopo le elezioni non son potuto andare e gli amici sollecitano la mia presenza per risolve- re alcuni problemi locali; non starò più di una settimana, e sarò in tempo pel suo ritorno.

Per ogni eventualità lei telegrafi: «Aw. Antonino Villani, Mini- stero Poste Roma»; egli provvederà ad avvertirmi telefonicamente.

1) Pubblicazioni: Ho awertito la Viglongo di mettere l'annota- zione da lei desiderata. Con Einaudi, la Casa è d'accordo, almeno secondo me ne ha scritto 1'Aw. Sibille.

2) Pacchi dono: Come le ho già scritto non sono riuscito a rin- tracciare il Capitano Scaglione per sapere con qual mezzo ha spedito i due pacchi a Caltagirone, perché è da escludere la posta, dato che il servizio dei pacchi per l'Interno ha avuto inizio solo dal lo di luglio.

Appena potrò mettermi in rapporto e conoscere il mezzo di spe- dizione si vedrà se è possibile recuperare il prezzo; ma dubito assai.

3) Ho chiesto a Mattarella e a Marazza notizie del Prof. Verde e di Del Negro; non mi hanno saputo fornire subito notizie di quan- to hanno fatto e mi riservo di comunicargliele per telegrafo.

4) Macchina per l'Istituto Salesiani. Il Direttore desidera una mac- china da proiezione «passo ridotto» per uso dei ragazzi. In Italia, og- gi, una macchina del genere costa sulle 100 mila lire. Non mi pare che sia il caso.

5 ) Biondo (Postino di Caltagirone). Ho scritto d'interessato sin dal 15 aprile. Egh che è un «diurnista», meno cioè di awentizio, aspira a passare in ruolo. I diurnisti sono alle Poste circa 15 mila; e la loro sistemazione è connessa con l'eterno problema della sistemazione di tutto il personale awentizio statale. Io sto risolvendo per mio conto, per i gradi direttivi bandendo dei concorsi. Ma pel resto n d a da fa-

(369) L'aw. Antonino Viani è stato Segretario particolare di Scelba durante tutto il suo impegno di governo. Su di lui cfr. quanto scritto neiia Premessa.

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re per ora, anche perché sono in corso studi di riforma dei servizi e della burocrazia. Nulla da fare quindi pel povero Biondo.

Se dopo questa mia ella riterrà che io debbo chiamarla a telefo- no mi avvisi per telegramma. La Sig.na Nelina sta bene, ho ricevuto ieri sera una sua lettera e mi chiede anche notizie di lei. Mia moglie e la mia figliuola le mandano tanti cari saluti. Con l'augurio di poter- la presto rivedere, affettuosamente la saluto

Mario

1 agosto 1946 370

Sig.ra Nerina Scelba

Cara Signora, Ebbi la sua del 10 giugno che mi recò tanto piacere nel ricevere

sì buone notizie; tanto più che Mario, fino allora, non mi aveva né telefonato né scritto.

Fra non molto, spero di rivedere il mio segretario di 22 anni fa, non più giovanetto di larghe speranze, ma già padre di famiglia, av- vocato di grido, ministro della Repubblica etc. etc. Mi ricordi alla £&a.

Farò - spero presto - la vostra personale conoscenza intanto raccomandatemi al Signore.

Cordidmente

Luigi Sturzo

Scusi la fretta: tra il lavoro incessante e la preparazione della par- tenza proprio non sapevo.

(370) L'originale della lettera è in mano della figlia di Scelba, Maria Luisa.

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1 agosto 1946

personale rìsemrata

Mio caro Mario, Speravo avere oggi risposta alla mia dell'll luglio inviata per via aerea.

Intanto, nell'attesa delia nave, preparo la partenza. Non posso fissare il giorno perché non si sa, fin oggi, quale nave sarà messa a disposizione dei viaggiatori per l'Italia né quando. Te ne telegraferò.

Intanto ti prego vivamente d'informarmi - chiamandomi a te- lefono appena puoi - come sarà organizzato il mio viaggio da Napo- li a Roma - sì da averne il meno disagio possibile - chi verrà a rilevarmi - con quali mezzi e più o meno con quale orario.

Tieni conto che sarò accompagnato dal Signor Ottocaro Weiss e figlio. Vorrei - come ti scrissi - che un dottore amico (se possi- bile Caronia) mi accompagnasse da Napoli a Roma.

Spero che qualcuno piglierà cura delle casse e valigie d'arrivo della nave alla dogana e per il trasporto a Roma. Si tratta in gran parte di carte - documenti - manoscritti e libri che m'interessa non siano trafugati.

A telefono mi dirai com'è la sistemazione delle stanze - e se c'è servizio e assistenza la sera - chi ci sta !a notte per il caso di un bisogno. Se la ritirata è annessa alle stanze etc.

Intanto ti prego di rispondermi per telegrafo o per lettera via aerea - senza perdere tempo alle varie raccomandazioni e richieste fatte nelle precedenti lettere.

Tante cose affettuose a te, ai tuoi, agli amici tuo

Luigi Sturzo

Nel tuo telegramma c'è «Consiglio Tetere» - cioè portare lana nera come quella che man-

dai con Lupis. E esattamente questo il tuo pensiero?

P.S. Ti scrissi - credo in novembre - di dare 5 mila lire al- l'Opera Francesco Vivona - Roma Piazza Benedetto Cairoli 3 -

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294 L. Sturzo - M. Scelba

telef. 5 1.328. Ora il presidente (firmato Lucchini) mi scrive (1 1 mag- gio) che io non ho mai risposto alle loro lettere. Ci sarà equivoco. Ti prego di provvedere.

Roma, Via Mondovl 11, 17 ottobre 1946

Caro Scelba, ti accludo il telegramma e l'invito del Convegno 371 per le trasforma- zioni fondiarie nel Mezzogiorno e nelle isole che si terrà a Napoli il 26-27-28 corrente Ottobre, con preghiera di aderire e di interve- nirvi, datane la notevole importanza.

Dispiacerebbe che la Democrazia Cristiana non vi fosse conve- nientemente rappresentata.

Cordialmente.

Luigi Sturzo

21 ottobre 1946

Caro Don Luigi, ho ricevuto il telegramma del Convegno per le trasformazioni fondia- rie nel Mezzogiorno.

(371) AUa lettera è accluso il biglietto di invito, dal quale si sa che la relazione fu affidata al Prof. Manlio Rossi-Doria e la formulazione delle conclusioni al Prof. Eliseo Jandolo. Nel Regolamento era detto che «Possono iscriversi al Convegno tutti coloro, Enti e privati, che si interessano al problema delia trasformazione fondia- rim, e che avrebbero potuto partecipare alla discussione solo coloro che si erano pre- cedentemente iscritti.

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Carteggio 295

~ e n c h é io non abbia avuto direttamente nessun invito, tuttavia cercherò di partecipare alla manifestazione. Intanto ho inviato la mia adesione.

Del Comitato ordinatore fanno parte almeno 2 democratici cri- stiani: Ciarrocca e Pallastrelli e penso che parteciperà al Convegno il Ministro Segni.

Affettuosamente

Scelba

10 aprile 1947 372

Caro Scelba, So che l'Istituto Centrale di Statistica ha preparato la pubblicazione dei risultati delle elezioni politiche e del Referendum del 2 giugno 1946 secondo gli elementi forniti dal Ministero dell'Interno.

Ora mi si dice che la pubblicazione (così interessante e per gli studiosi e per i politici) sia stata sospesa per conflitto di ... competen- za, su quale ufficio debba gravare la spesa, se quello delia Costituen- te o quello dell'Interno.

Ti prego di risolvere o far risolvere con sollecitudine il proble- ma, data l'urgenza ad avere i dati surriferiti inquadrati in un lavoro statistico ben fatto.

Cordialmente

Luigi Sturzo

(372) Copia della lettera è neli'Archivio Sturzo, sc. 46 F. «Leggi elettorali». Non è nel Fondo Scelba.

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296 L. Sturzo - M. Scelba

18 aprile 1947 373

Caro Professore, in relazione a quanto comunicatomi con la sua del 10 corrente, le faccio presente che è stato già reso noto a Canaletti 374 il punto di vista di questo Ministero in merito alla pubblicazione dei risultati delle ele- zioni politiche e del Referendum del 2 giugno 1946.

Cordiali saluti dev.mo

Scelba

20 luglio 1947

Caro Scelba, Per tua conoscenza ti mando copia della lettera inviata a S. Ecc. Sforza circa la ratifica del trattato.

Cordialmente

Luigi Sturzo

20 luglio 1947

Caro Sforza, Lei non può immaginare quanto sia penoso per me dover dissentire

(373) La lettera è nellJAtchivio Sturzo, sc. 46 F. «Leggi elettorali». (374) Alberto Canaletti Gaudenti, (cfr. n. 191), nel '47 era Presidente del-

I'ISTAT.

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Carteggio 297

da De Gasperi e da Lei nella questione del cosiddetto «trattato di pace» 375.

La presente situazione è dovuta al primo passo in fallo (in fallo secondo me) quello di aver voluto firmare il trattato il 10 febbraio scorso. Se quella firma fosse mancata, il Senato americano non avrebbe data la ratifica. Quali le conseguenze? Non peggiori delle attuali, da- to che a Casa Bianca e al Dipartimento di Stato si erano già accorti, anche prima della Conferenza di Mosca, che le cose d'Europa dove- vano prendere altra rotta. I1 ritiro di Byrnes e la nomina di Marshall ne erano un indice.

Le cose a questo punto, io resto contrario d a ratifica oggi o do- mani. L'apporto dell'Italia è necessario d'Europa con o senza ratifi- ca. Ma la nostra firma non dovrebbe essere là per sanzionare la falsa politica dei Quattro a nostro danno e che già fin da oggi è scontata.

Passando d'argomento di attualità, io son convinto che Bevin abbia espresso a Carandini 376 una sua veduta, un suo desiderio, per l'immediata ratifica; la nostra stampa (e non solo la stampa), l'ha tra- sformato in condizione per essere accolti a Parigi a parità; ciò sareb- be stato per l'Italia una nuova e gratuita umiliazione, e se è vera la notizia che i portavoce del governo inglese hanno fatto sapere che mai esistette simile imposizione, l'argomento della immediata ratifica cade nel nulla.

Ora si parla dell'ammissione dell'Italia d ' O N U pel 10 agosto prossimo. Io non dò nessuna importanza a tale ammissione; I'ONU è per me un organismo nato morto. L'Italia non vi ha nulla da gua- dagnare l'ammissione sia ad agosto 1947 che ad agosto 1948. Né 1'1- talia né altra potenza sarà ammessa all'ONU senza il voto della Rus- sia. Se il governo italiano dovrà oggi contrattare con la Russia un ta- le voto seguirà una linea politica equivoca umiliante e senza sbocco, perché gli dea t i non saranno mai in grado di aiutarci a superare l'im- passo. E allora, perché prospettarne l'eventualità e dire che questa è condizionata dalla nostra ratifica del trattato? Io sono contrario a simili atteggiamenti unilaterali che fanno intravedere dei risultati che non si otterranno e che per sé valgono ben poco e svalutano la politi- ca estera del nostro paese.

(375) S d a posizione di Sturzo e di Scelba, a proposito del Trattato di pace, si veda quanto detto nella «Premessa».

(376) Niccolò Carandini, esponente liberale, membro del CLN e poi Ministro senza portafoglio nel 2 O governo Bonomi, fu poi ambasciatore d'Italia a Londra.

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298 L. Sturzo - M. Scelba

Ora si è arrivati d a formula De Gasperi. Sottigliezza insignifi- cante tanto per gli Alleati quanto per il popolo italiano; mentre è so- lo significativo l'impegno di dare esecuzione al trattato, con tutte le sue conseguenze politiche economiche e militari.

Lei dice che è migliore la politica chiara dell'accettazione, anzi- ché quella del rinvio in attesa di non si sa quali awenimenti.

D'accordo sulla chiarezza, sia pel sì che per il no. Ma a parte che io sono contrario in massima d a ratifica, oggi come oggi è que- sta per me un passo falso perché non si sa ancora se gli AUeati, in difetto di un accordo con Mosca, procederanno e quando ad un trat- tato separato con la Germania e con l'Austria. In tal caso, la posizio- ne del171talia, quale paese vincolato con Mosca per effetto dell'affret- tata ratifica del trattato da parte dell'Assemblea Costituente 377, sarà assai grave e senza contropartita.

Questo Le scrivo per dovere di coscienza, pur sapendo che allo stato degli atti, c'è poco da ottenere da Lei e da De Gasperi.

Ma una voce nel deserto ha anch'essa la sua funzione. Cordialmente Suo

Luigi Sturzo

P.S. Grazie del libro inviatomi dall'Ing, Carozzo, che fa onore d ' a r te tipografica italiana a Parigi.

L.S.

10 dicembre 1947

Caro Scelba, Mi sembra che sia da portare all'Assemblea Costituente, prima di chiu- dere i battenti, la legge elettorale per le Regioni. Se non è ancora a punto, ti prego di farla redigere e presentarla.

(377) L'Assemblea Costituente stava prendendo in esame il Trattato di pace: l'approvazione (262 sì e 68 no) awenne il 31 luglio 1947.

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Carteggio 299

Come regionalista ho interesse che tutto vada presto, non ostan- te che l'A.C. abbia deciso che la costituzione delle regioni si faccia dentro l'anno. Io spero che le elezioni per le regioni si facciano con- temporaneamente a quelle per il Parlamento 378.

Cordialmente

Luigi Sturzo

12 dicembre 1947 379

Caro Scelba, Sulla legge elettorale [per] la elezione del Consiglio della Valle d'Ao- sta mi si fa in via preliminare [notare] che non essendo ancora ap- provato lo Statuto speciale per quella Regione, non è il caso di por- tare avanti tale progetto, potendovi essere nello Statuto disposizioni che dovrebbero essere tenute presenti.

Inoltre, mi si fa osservare che sia più opportuno rimandare tali elezioni a dopo quelle politiche. Infine è a notare che durante I'in- verno è da escludere una mobilitazione elettorale in quella Valle già coperta di nevi.

Altra osservazione mi si è fatta, s d e incompatibilità, per le quali sono da preferire quelle fissate dalla elettorale per Comuni e Provin- ce che non quella assai meno precisa della Costituente.

In proposito ti prego di tener presente il mio articolo: Sul Co- stume politico 380.

(378) Nella impostazione sostenuta da Sturzo - che appare la più corretta - il nuovo ordinamento dello Stato avrebbe dovuto entrare in funzione in modo si- multaneo: gih eletti, nel '46 consigli provinciali e comunali, si sarebbero dovuti eleg- gere contemporaneamente i rappresentanti per le assemblee regionali e nazionali. Come è noto il rinvio fu, per le regioni a Statuto ordinario, di ben ventidue anni.

(379) Copia della lettera è neii'kchivio Sturzo, sc. 46 f. «Leggi elettorali». Non è nel Fondo Scelba.

(380) L'articolo richiamato da Sturzo era apparso su Il Giornale d'Italia del 6 dicembre 1947. In esso Sturzo, dopo aver detto che «bisogna distinguere tra iliegi-

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300 L. Sturzo - M. Scelba

Infine, data la immigrazione nella Valle d'Aosta degh operai della miniera Cogne da altre province, i valligiani desiderano delle disposi- zioni limitative per tutelare il tipo della loro regione e le loro tradizioni.

Cordialmente

Luigi Sturzo

13 dicembre 1947

Caro Scelba, Mi sembra necessario introdurre nei progetti elettorali per il Senato e per la Camera dei Deputati la ineleggibilità di coloro che sono am- ministratori di enti pubblici che sono finanziati o sussidiati dallo Stato o dei quali lo Stato sia azionista o abbia assunto, con fondi pubblici e con prestiti esteri, la garanzia di determinate operazioni.

Cordialmente

Luigi Sturzo

bilità e incompatibilità», ed aver parlato della politica degli enti gestiti dallo stato, faceva anche un riferimento preciso a Scelba. Si legge: «La legge elettorale dell'as- semblea costituente non tenne conto di questa superstruttura economica dello stato italiano che, attuando un socialismo sui generis nei quale, pur conservando le società private, se ne addossano i rischi allo stato, fa da Pantalone. A leggere questa legge del 1946, dove è prevista la ineleggibilità di amministratori e dirigenti di società e imprese sussidiate d d o stato con sowenzione continuativa o con garanzia di asse- gnazioni o di interessi, quando questi sussidi non siano concessi in forza di legge generale dello stato (art. 11) sembra di vivere nel periodo prefascista o addirittura alla fine del secolo scorso. Nel testo di legge elettorale presentato dal ministro Scel- ba il 10 maggio scorso, all'art. 15 si ripete la clausola del «quando questi sussidi non sono concessi in forza di una legge generale dello stato». La cosa dovrebbe esse- re riveduta, perché nel fatto della applicazione deiia legge generale a casi particolari, le varie condizioni che disciplinano le concessioni possono formare oggetto di discus- sione, alla quale è meglio che siano estranei coloro che rivestono le cariche di depu- tati e senatorb. Dopo altre considerazioni, però, Stuizo concludeva con una frase sintomatica: &a purtroppo non c'è legge che possa sul serio regolare il costume». (cfr. Sturzo, Politica di questi anni Opera Omnia, Seconda serie, vol. 9O, Zanichelii, Bologna 1954, pagg. 339-342).

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Carteggio 301

14 dicembre 1947

Caro Scelba, Dai ritagli che mi arrivano dall'America (te ne acchiudo due esem- plari) si rileva che i corrispondenti calcano le tinte dell'attività estre- mista e mettono in poco rilievo la resistenza del paese e Ie direttive del Governo.

Mi sembra opportuno che dopo sistemato il Ministero 381 venga fatta una riunione della stampa estera a tipo americano nella quale il Ministro faccia un'esposizione e poi risponda ai quesiti.

Occorre aver cura di dare il testo esatto delle dichiarazioni del Ministro, e poi il testo stenografico delle risposte, allo scopo di evi- tare malintesi.

Cordialmente

Luigi Sturzo

6 gennaio 1948 382

Caro Scelba, Non conosco Joseph G. Harrison corrispondente del «Christian Science Monitor» di Boston (quotidiano rispettabile e assai influente) dove Pacciardi è rappresentato come tutelatore dei civil rights (le libertà

(381) Con il 15 dicembre 1947 vi fu un rimpasto governativo, con l'aggiunta di due vicepresidenti del Consiglio (Giuseppe Saragat del PSLI e Randolfo Pacciardi del PRT) accanto a Luigi Einaudi (PLI) giA in carica. Vi furono inoltre i seguenti awicendamenti e sostituzioni: Cipriano Frassinetti (PRI) fu nominato Ministro della Difesa al posto di Mario Cingolani (DC); Ludovico dlAragona (PSLI) al posto di Umberto Merlin (DC) alle Poste e Telecomunicazioni; Roberto Tremelloni (PSLI) ali'Industria e Commercio al posto di Giuseppe Sogni (DC) che fu nominato Mini- stro senza portafoglio. Mario Scelba, come si è gih ricordato, era stato nominato Mi- nistro dell'hterno d d a formazione del terzo Ministero De Gasperi il 2 febbraio '47.

(382) Copia della lettera è neii'Archivio Sturzo, sc. 41. Non è nel Fondo Scelba.

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civili e personali) e tu come colui che «generalmente è ritenuto di es- sere un fortemente conseroatore e il cui uso delia polizia contro le folie degli scioperanti e i dimostranti di sinistra è risultato più che una volta oggetto di aspra critica».

Cordialmente

Luigi Sturzo

22 gennaio 1948 383

Urgentissima

Caro Scelba, Mi dicesti che in seguito alle osservazioni fatte circa lo schema 'di decreto suila Sezione della Corte dei Conti in Sicilia, l'ufficio legisla- tivo aveva apportate le necessarie variazioni 3&2.

Ti prego di inviarmi il nuovo schema corretto e di dirmi se e quando andrà al Consiglio dei Ministri per l'approvazione.

Cordialmente

Luigi Sturzo

2 febbraio 1948 385

Caro Scelba, ho letto ii nuovo schema 386 sulla istituenda Corte dei Conti in Sici-

(383) Copia della lettera è nell'Archivio Smzo, sc. 54, f. «Sicilia Statuto». Non è nel Fondo Scelba.

(384) Lo Statuto della Regione Siciliana era stato approvato con «regio decreto legislativo» il 15 maggio '46, pubblicato sulla Gazzetta Uficiuie col n. 133 il 10 giu- gno '46. L'Assemblea Costituente lo approvò il 31 gennaio 1948. Suiio Statuto si veda quanto detto nella Premessa.

(385) Copia della lettera è nell'Archivio Sturzo, sc. 54, f. aSicilia Statuto». Non è nel Fondo Scelba.

(386) Era in preparazione quello che divenne il Decreto Legislativo 6 maggio

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Carteggio 303

lia, e trovo che non corrisponde né allo spirito né alla lettera dello Statuto Siciliano, per i seguenti motivi:

1) perché l'articolo 23 dello Statuto Siciliano non riguarda tutti gli affari concernenti la Regione; e quindi non può ammettersi che «resti immutata la competenza delle Sezioni riunite» di cui d 'ar t . 2;

2) non si vede portata possa darsi alla disposizione dell'art. 4 circa un supposto coordinamento con il controllo centrale;

3) l'articolo 5 circa l'assegnazione dei magistrati è in opposizio- ne alla disposizione delio Statuto che parla di nomina di accordo e non di assegnazione temporanea;

4) il decreto è stabilito unilateralmente mentre l'art. 43 fissava una Commissione paritetica;

5 ) infine, le norme dovrebbero essere anche fissate di intesa con gli organi della Regione e non unilateralmente.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

16 febbraio 1948 387

Caro Scelba, Vedo che per la Corte dei Conti di Sicilia si insiste nell'equivoco sul- la questione della nomina dei Consiglieri, che per l'art. 23 deve esse- re fatta di accordo «dai Governi dello Stato e della Regione».

L'art. 23 suddetto parla di «nomina» e non di «assegnazione» co- me è detto d'articolo 5 e per di più assegnazione annuale, il che dan- neggia la continuità e la regolarità della Corte 388.

1948 n. 655 su «Istituzione di sezioni della Corte dei Conti per la Regione sicilia- na», pubblicato daiia Gazzetta Ufficiale ii 12 giugno 1948 col n. 135.

(387) Copia della lettera è nell'hchivio Sturzo, sc. 54 f. «Sicilia statuto». Non è nel Fondo Scelba.

(388) Nel su ricordato decreto s d a «Istituzione di Sezioni deiia Corte dei Con- ti ecc.» rimasero, grosso modo le norme che Sturzo sottolineava in contrasto con l'art. 23 dello Statuto. Nei primo, infatti, d ' a r t . 10 si legge: «I provvedimenti di destinazione dei magistrati aiie Sezioni regionali sono adottati previa intesa con ii

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304 L. Sturzo - M. Scelba

Aggiungi che il governo statale si riserba di fissare le norme di attuazione. Cosa ridicola, quando il decreto in parola è una legge di esecuzione ai termini dell'articolo 43 dello Statuto siciliano e ai ter- mini dell'articolo VI11 delle disposizioni transitorie della Costituzione.

La burocrazia statale non vuol capire o f i e di non capire il nuo- vo istituto regionale.

Cordialmente

Luigi Sturzo

13 marzo 1948 389

Chiarissimo Professore, con la circolare 7 maggio 1945, neil'intento di eliminare le gestioni commissariali delle opere pie istituite d ' a t to della liberazione, si rac- comandò di normalizzare la rappresentanza delle opere stesse promuo- vendo, sulla base degli statuti, la costituzione degli ordinari organi amministrativi.

A tal uopo fu ricordato il D.L.L. 24 agosto 1944 n. 206, col quale, per superare necessità di carattere contingente, furono confe- rite ai prefetti le nomine dei componenti detti organi che gli statuti attribuivano agli uffici od organi del partito fascista.

Con la medesima circolare fu, però, segnalata l'opportunità di promuovere, dalle ricostituite amministrazioni, la revisione degli sta- tuti ai fini di adeguarli alla nuova situazione politica, eliminando tut- to ciò che facesse riferimento, diretto o indiretto, al regime fascista.

Molte riforme in tal senso sono state già attuate ed altre sono

Governo regionale. L'assegnazione dei magistrati ha luogo con il loro consenso. Per esigenze di servizio può disporsi l'applicazione dei magistrati aiie Sezioni regionali per durata non superiore ad un anno (...)n. L'art. 23, terzo comma dello Statuto della Regione Siciliana recita: «I magistrati deila Corte dei Conti sono nominati, di accordo, dal Governo dello stato e della Regione*.

(389) La lettera è nell'hchivio SNZO, SC. 41 «Interno*.

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Carteggio 305

in corso, a mezzo delle quali la nomina degli amministratori viene de- ferita ad enti e organi effettivamente interessati d e varie attività as- sistenziali con la inclusione di una adeguata 'rappresentanza delle ca- tegorie cui è rivolta l'azione degli istituti.

La nomina dei componenti il Comitato Amministrativo del- l'E.C.A., poiché la legge istitutiva (3 giugno 1947 n. 847) faceva ri- ferimento ad organi del partito ed d e associazioni sindacali, fu defe- rita dal R.D.L. 14 aprile 1944 n. 125, alla Giunta municipale; ma, ricostituite le amministrazioni dei comuni su base elettiva, la compe- tenza in materia è stata restituita, come precedentemente per le Con- gregazioni di Carità, al Consiglio Comunale.

Il problema della nomina degli amministratori delle opere pie in genere e dell'E.C.A. in particolare può considerarsi quindi pratica- mente risolto mediante il ritorno d a antica tradizione italiana ed in conformità ai principi vigenti in materia di enti locali.

Dev.mo

Scelba

27 marzo 1948 390

Caro Scelba, Per conoscenza e con preghiera di immediato e comprensivo interes- samento, ti mando copia della lettera diretta al Sottosegretario An- dreotti.

Cordialmente

Luigi Sturzo

(390) Copia della lettera è neli'tlrchivio Sturzo, sc. 54 f . «Sicilia Statuto».

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306 L. Sturzo - M. Scelba

27 marzo 1948 391

Caro Andreotti 392,

Ho saputo dalI'Assessore regionale prof. La Loggia delle difficoltà avan- zate nella conversazione di ieri circa l'attuazione delle Sezioni della Corte dei Conti in Sicilia.

Mi permetto intervenire ancora una volta per tentare di dissipa- re (se mi sarà possibile) l'equivoco che grava sd'affare degli organi giurisdizionali per la Sicilia.

L'amministrazione regionale ci insiste per due ragioni: la prima per sistemare l'andamento degli affari che più si va più si complica; la seconda perché, non potendo allo stato di fatto comprometterne il principio della esecutività, non potrebbe accettare quelle soluzioni lontane dallo spirito e dalla lettera dello Statuto stesso.

Nessun governo può richiedere alla Giunta Regionale di venir meno al suo dovere di difendere lo Statuto.

Se invece della disgraziata formula Persico-Dominedò: sentita la Regione, si fosse messa l'altra di Ambrosini; d'intesa con k Regione, nessun dubbio che in casi particolari si sarebbe raggiunto l'accordo anche modificando lo Statuto.

Nelle condizioni presenti e con la spada di Damocle, che durerà fin al 31 gennaio 1950 393, della possibilità di aver modificato lo Sta- tuto di autorità, Giunta Regionale e popolo siciliano non possono ce- dere in nessun caso, creando un precedente a loro danno.

(391) Idem. (392) Giulio Andreotti era, in quel momento, Sottosegretario alla Presidenza

nel quarto Governo De Gasperi. (393) Come si è ricordato l'Assemblea Costituente aveva approvato lo Statuto

regionale siciliano il 31 gennaio 1948. Per le vicende narrate nella Premessa (alla quale si rimanda) pur nell'urgenza del'approvazione la «Legge costituzionale 26.2.1948 n. 2 per la «Conversione in legge costituzionale dello Statuto della Regione Sicilia- na» stabiliva, al secondo comma dell'art. 1 una «riserva»: «Ferma restando la proce- dura di revisione preveduta dalla Costituzione, le modifiche ritenute necessarie dallo Stato o dalla Regione saranno, non oltre due anni daiia entrata in vigore della pre- sente legge, approvate dal Parlamento Nazionale con legge ordinaria, udita I'Assem- blea regionale siciliana». Era la «spada di Damocle» di cui parlava Sturzo. Ma il sud- detto comma venne dichiarato costituzionalmente illegittimo con decisione 19 lugi~o-l0 settembre dall'Alta Corte.

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Carteggio 307

Dall'altro lato, alcuni burocrati poco bene edotti della situazio- ne giuridica dello Statuto, credono che questo o non sia esecutivo o non sia eseguibile perché si trova sotto la clausola di modificabilità.

Ora l'emendamento Persico-Dominedò non sospese affatto lo Sta- tuto, né creò un titolo di modificabilità di carattere sospensivo; solo pre- cisò che nei primi due anni le modifiche che risultassero necessarie, si sarebbero dovute fare con la procedura parlamentare ordinaria, non ostan- te che lo Statuto sia una legge costituzionale. Né più né meno.

Ne deriva che lo Statuto è per diritto eseguibile e da eseguirsi; il rifiuto di esecuzione farebbe torto alla Regione e creerebbe un con- flitto, che di fatto va maturando.

Nel caso speciale degli organi giurisdizionali di cui sopra, c'è da applicare una procura precisa, quella prevista dall'art. 43 dello Statu- to 3", che delega tutta la prima esecuzione ad una Commissione pa- ritetica. Questa già adempì il suo compito e presentò fin dal marzo 1947 le disposizioni del caso. In parte vi fu data esecuzione in parte furono accantonate, proponendo altri testi di carattere legislativo, sui quali non si è fin oggi raggiunto l'accordo. La procedura secondo me è stata sbagliata, perché le varianti, che l'ufficio di presidenza crede- va di fare, dovevano essere inviate alla detta commissione; invece si è fatta assumere la decisione unilateralmente al Consiglio dei Ministri.

Così si andrà alle lunghe, rendendo inattuato lo Statuto e accen- tuando il malumore.

Che questo sia il miglior modo di trattare con la Sicilia non lo credo.

Per giunta, tu sai che queste questioni vanno d'Assemblea Re- gionale, o come interrogazioni della opposizione o come prowedimenti legislativi.

Com'è possibile eliminare cosf la controversia? Invece si dà mo- do agli awersari di farvi su della speculazione politica.

Si tratta di risolvere dei problemi giuridici e politici allo stesso tempo, con sollecitudine e con chiarezza.

Cordialmente

Luigi Sturzo

(394) L'art. 43 dello Statuto siciliano recita: «Una Commissione paritetica di quattro membri nominati dali'tllto Commissario deiia Siciiia e dal Governo deiio Stato, determinerh le norme transitorie relative al passaggio degli uffici e del personale dal- lo Stato d a Regione, nonché le norme per l'attuazione del presente Statuto».

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308 L. Sturzo - M. Scelba

3 aprile 1948 395

Caro Scelba, Ti confermo la mia completa adesione (personale, s'intende) per il testo proposto da S.E. Rocco circa <de norme per l'esercizio nella Regione Siciliana delle funzioni spettanti al Consiglio di Stato» 396. E questo il titolo ben trovato che egli propone mettere al Decreto Legislativo.

Io l'ho pregato di omettere l'articolo 7, perché è superfluo e in- tralcerebbe o ritarderebbe l'esecuzione del decreto stesso. È questa una formula di uso in tutti i decreti che li appesantisce e li lascia alla balia della burocrazia ministeriale. Del resto nessuna legge impe- disce il Consiglio dei Ministri a deliberare regolamenti, né i ministri a emanare circolari. Purtroppo, non è raro il caso che i regolamenti modifichino le leggi e che le circolari modifichino i regolamenti e co- sì di seguito.

Per la stessa ragione ti prego di omettere il primo comma del- l'art. 10 dello schema sulle due sezioni della Corte dei Conti in Sicilia.

Sarebbe meglio mantenere, anche in questo decreto il tipo di com- posizione delle due Sezioni adottato per il Consiglio di Stato.

In tal caso si potrebbero modificare gli articoli 6-7 e 8 come segue: Art. 6 - Le Sezioni regionali della Corte dei Conti sono presie-

dute da un presidente di Sezione o da un Consigliere incaricato di tenere la presidenza.

Di esse fanno parte oltre un Vice procuratore generale, due Con- siglieri 3 primi referendari e 3 referendari, non che due consiglieri effettivi e due supplenti nominati dalla Giunta Regionale fra giuristi e attuari di chiara fama, scelti fra professori universitari e professio- nisti. Ad essi è interdetto durante la carica l'esercizio della professio- ne innanzi alle giurisdizioni amministrative di qualunque grado esi- stenti nella regione.

(395) Copia della lettera è nell'Archivio Stuno, sc. 54, f. «Sicilia Statuto*. Nel- l'Archivio Sturzo esistono altre copie della lettera con diverse correzioni autografe di Sturzo, servite probabilmente per successive rielaborazioni.

(396) Era in preparazione quello che sarebbe divenuto il Decreto Legislativo 6 maggio 1948 n. 654, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 12 gennaio col n. 135, su «Norme per l'esercizio delia Regione,Siciliana delle funzioni spettanti al Consi- glio di Stato*.

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Carteggio 309

Art. 7 - Si sopprime e diviene 7O l'articolo 8O con la modifica del primo comma.

L'assegnazione dei magistrati della Corte dei Conti della Repub- blica alle sezioni region ali...

Art. 8 - (Nuovo). Ove i ricorsi sottoposti alla Sezione regionale giurisdizionale della

Corte dei Conti abbiano dato luogo o possano dar luogo a contrasti giurisprudenziali della Corte dei Conti della Repubblica ovvero in- volgano questioni di massima di particolare importanza può, in qua- lunque stadio del procedimento esserne deferita con ordinanza colle- giale la cognizione alla adunanza plenaria delle Sezioni giurisdizionali della Corte dei Conti stessa. In tal caso d'adunanza plenaria parte- cipano due magistrati della Sezione giurisdizionale regionale.

Affido la lettera all'Assessore Regionale prof. La Loggia, con il quale ho discusso questi e altri punti dello schema.

Spero che si potrà il 7 c.m. arrivare alla desiderata soluzione. Cordialmente

Luigi Sturzo

6 aprile '48

Caro Mario, Mi compiaccio dei tuoi successi di Torino, Rovigo, Milano. Di que- st'ultimo ho appreso solo dal Messaggero; di Rovigo me ne ha parla- to entusiasticamente I'on. Merlin; di Torino me ne ha scritto Leo- nardo Scala, che mi ha detto che il nome di Caltagirone figurava sui muri della Piazza S. Carlo 397.

Spero che non sarai troppo stanco.

(397) Si tratta, evidentemente, di un giro di comizi che Scelba tenne nelle città dell'Italia settentrionale nella campagna elettorale per l'elezione del primo Parlamen- to repubblicano.

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310 L. Sturzo - M. Scelba

Sono lieto che tanto per il Consiglio di Stato quanto per la Cor- te dei Conti si è raggiunto un compromesso accetto a tutti; e che questo compromesso combacia con la mia tesi.

Ti raccomando 1'ACI-Sicilia, con la preghiera di farla passare senza fallo al Consiglio dei Ministri.

Affettuosamente

Luigi Sturzo

9 maggio 1948 398

Caro Scelba, Con la mia sorpresa ho appreso da più parti, e da un amico mio (che non mi scriveva da oltre 25 anni e che è persona seria, per bene e degna di fede) che nella provincia di Trapani e limitrofi si vive in un periodo di panico per la ripresa della malavita nelle campagne.

Strano a dirsi, nonostante certe coilusioni con le sinistre, da parte di certi mafiosi, liesito delle elezioni è stato per certi capi mafia, un motivo di ripresa, sì che la gente non vive sicura, abbandona le cam- pagne e i piccoli comuni o i comuni più infetti.

Non si ha, mi si scrive, fiducia nella politica e perfino nei cara- binieri.

Perché, mi domando, questo senso di panico? È vero tutto ciò o si tratta di fantasia? Si dice che certi aderenti al Blocco garantiscono l'impunità e

parlano di amnistia. Forse tu ne sai qualcosa. Non avendo il bene di vederti, te ne ho scritto.

Cordialmente

Luigi Sturzo

(398) Copia della lettera è nell'tirchivio Sturzo, sc. 41 «Interno». (399) I1 «Blocco del popolo», che aveva uniti comunisti e socialisti in un'unica

lista per le elezioni del 18 aprile 1948.

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Carteggio 311

23 maggio 1948 400

Caro Scelba, Per conoscenza e per il tuo appoggio ti acchiudo la lettera inviata al Presidente. Se questa proposta non regge, non c'è che passare 1'1- giene e Sanità d'Interno e mettervi un Sottosegretario.

Cordialmente

Luigi Sturzo

personale riservata 23 maggio 1948 401

Caro Alcide, Ti prego di tener presente che sia per l'importanza e delicatezza del posto, sia per tener fermo alle pretese pseudoscientifiche di un mon- do di trafficanti, sia per resistere agli intrighi di interessati, e final- mente per la parte che riguarda i! piano Marshall 402, la scelta del- l'Alto Commissario per l'Igiene e Sanità va molto ponderata.

Superfluo dirti che il nome del prof. Marotta riscuoterebbe la fiducia del mondo scientifico italiano ed estero e sarebbe garanzia di dirittura e autorità.

Io vi aggiungerei un Vice Commissario, per tutto il lavoro prati- co e minuto. A differenza di quel che successe al nostro prof. D'A- mico, a cui l'Alto Commissario del tempo non diede alcuna delega

(400) Copia deiia lettera è neii'Archivio Sturzo, sc. 31, f . «Governo». (401) Ibidem. (402) Come è noto, il Congresso americano aveva approvato il 3 aprile i primi

stanziamenti che davano il via al «Piano Marshaii», che era stato proposto dal Se- gretario di Stato Marshaii il 5 giugno 1947 in un discorso d'università di Harvard. L1 programma era condizionato d a elaborazione di un piano comune di ricostruzio-

- -

ne e cooperazione economica.

Page 314: Luigi Sturzo - Mario Scelba. Carteggio 1923-1956

312 L. Sturzo - M. Scelba

seria, potrebbe avere una larga partecipazione alle attività comrnissa- ridi e fare un apprentissage di cui difettano i nostri giovani aspiranti al governo pubblico.

Cordialmente

Luigi Sturzo

16 luglio 1948 403

Caro Scelba, Per conoscenza e i prowedimenti del caso ti trascrivo il telegramma ricevuto dal Gruppo Italia Libera di Buenos Aires. L'ing. Chiaravi- gli0 è figlio della figlia di Giovanni Giolitti e persona molto stimata nella capitale argentina.

Ecco il telegramma: «Internamento spagnoli Fraschetti causa commozione democrati-

ci accreditando accuse tendenze reazionarie governo appelliamo vo- stra profonda comprensione necessità liberazione spagnoli privi garanzie loro patria - per l'Italia Libera Chiaraviglio Frezza Ines Galmozzi».

Cordialmente

Luigi Sturzo

7 agosto 1948 4W

Caro Scelba, Mi arriva da Napoli copia delia proposta fatta dalla G.I.A.I.P. natu- ralmente per una casa da giuoco a Santa Lucia e con l'impegno di dare al Comune di Napoli un miliardo d'anno.

(403) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 41 ~Internovl. (404) Ibidem.

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Carteggio 3 13

La lettera è diretta a te, a De Gasperi, e a Romani. Si fa cenno ai deliberati del Congresso di Sorrento, presieduto

da Jervolino. Spero che avrai letto il mio articolo pubblicato anche a Napoli da Risorgimento (5 agosto).

Cordialmente

Luigi Sturzo

18 agosto 1948 405

Caro Professore, con riferimento alle segnalazioni a lei fatte dal Sen. Minio 406, circa pretese sevizie commesse dalle autorità di P.S. a danno di cittadini di Civitacastellana, ove in occasione dei torbidi del 14 luglio 407 ven- ne barbaramente assassinato un carabiniere, le comunico che accerta- menti disposti a seguito di analoghe segnalazioni fattemi direttamen- te dal predetto Senatore, hanno smentito l'esistenza di pretese sevizie.

I1 Sen. Minio che insieme ad altri dirigenti del suo partito hanno compiuto un'inchiesta sul posto, non sono stati in grado di precisare un solo fatto concreto d e autorità locali; e, appositamente invitati a preci- sare i fatti, si sono limitati a riferire voci generiche correnti o fatte cor- rere appositamente per ben individuate speculazioni politiche.

Con distinti ossequi dev.mo

Scelba

(405) La lettera è nelllArchivio Sturzo, sc. 62, 15 B. (406) Enrico Minio, del gmppo comunista, era Senatore di diritto per aver scon-

tato quindici anni di reclusione per condanne del «Tribunale speciale per la difesa dello Stato», e per essere stato eletto deputato d a Costituente. Nativo di Civita Casteuana, aveva lavorato come operaio ceramista.

(407) I1 14 luglio 1948 c'era stato l'attentato a Togliatti, che aveva provocato tensione in tutto il Paese. L'atteggiamento di grande responsabilità di Togliatti, che invitò il popolo comunista a desistere da azioni violente e dimostrazioni, e la fer- mezza del Ministro deU'Interno Scelba evitarono il peggio.

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314 L. Sturzo - M. Scelba

Riservata 6 settembre 1948 408

Caro Mario, Per la riunione interrninisteriale sul Mezzogiorno, ti prego di tenere presente le seguenti questioni:

1. Agricoltura. Sono stati proposti dal CIR-ERP 409 sul fondo li- re 125 miliardi ripartiti: 76 per bonifiche e irrigazione; 28 per mi- glioramento fondiario, 15 per incremento produzione agricola, il re- sto credito agrario. Circa le bonifiche, è stato proposto distribuire i fondi principalmente nel Mezzogiorno e Isole. Le somme dovranno essere spese in due esercizi: 70 miliardi nel 1948-49, 5): nel 1949-50.

Il Sottosegretario Colombo 410 mi ha detto che il Ministro Se- gni 411 intende disporre per adesso solo dei 70 miliardi del lo eserci- zio, restando libero per le assegnazioni future.

La cosa è grave per tre ragioni: 1) perché non si assicurerà con certezza la prosecuzione dei la-

vori di bonifica, irrigazione e miglioramento che verranno o iniziati o perseguiti in questo esercizio, per la incertezza dei futuri asse- gnamenti;

2) perché si porterà in Parlamento un programma limitato ai 70 miliardi e si dovrà in seguito ritornare in Parlamento per la distribu- zione dei 55 miliardi; il che creerà seri inconvenienti ben prevedibili;

3) perché non si presenterà agli americani un vero piano organi- co, che dovrà arrivare al completamento deile opere in gran parte in corso di esecuzione, ma lavori parziali e senza completezza.

Inoltre, il Sottosegretario Colombo mi ha detto che il Ministro Segni non intende attenersi al criterio del CIR-ERP circa la lirnita- zione delle-spese dei 76 miliardi per bonifiche (nei due esercizii) per

(408) Copia delia lettera è in Archivio Sturzo, sc. 57, f . «Sicilia Agricoltura». (409) L'ERP (European Recovery Program) era un'articolazione, come è noto,

del Piano Marshall. (410) Emilio Colombo, sottosegretario ali'Agncoltura, ebbe in quel periodo un'in-

tensa corrispondenza con Sturzo, che si rivolgeva spesso a lui per esternare le sue critiche e le sue perplessità sulla politica del Governo in materia di riforme agrarie.

(411) Antonio Segni fu ministro dell'Agricoltura per un quinquennio: dal 13 lu- glio 1946 al 26 luglio 1951.

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Carteggio 315

il Mezzogiorno e le Isole, intendendo comprendervi anche opere di bonifiche nell'Alta e Media Italia.

Io non contesto che vi siano opere di bonifica da fare in altre regioni; solo mi permetto far notare che il Veneto - I'Emilia-Romagna e la Toscana (comprese le Pontine) sono state beneficiate di mezzo secolo di bonifiche promosse e attuate dallo Stato; mentre nel Mez- zogiorno solo in questo ultimo periodo si è incominciato a fare qual- che cosa.

Inoltre, in quelle regioni si è arrivati a completare le bonifiche e ad averne i vantaggi e quali, mentre nel Mezzogiorno (tranne qual- che zona del Tavoliere e parte del Gela) ancora le bonifiche sono da attuarsi o da completarsi.

I1 criterio seguito fin oggi di dare contributi parziali e insuffi- cienti allo scopo finale fa sl che lo Stato spende i miliardi senza arri- vare ancora ad avere una sola bonifica meridionale portata a com- pimento.

Ecco le ragioni che militano a favore del punto di vista di que- sto Comitato Permanente pel Mezzogiorno 412, per l'impegno fin da ora dei 125 miliardi, con larga preferenza al Mezzogiorno e .Isole.

2. Tut-ismo. La prima questione sollevata dall'on. Pietro Romani è stata la seguente: che i cinque miliardi da assegnare alla Banca del Lavoro per prestiti alberghieri debbano essere destinati a provvedere alle domande presentate dentro il 30 giugno 1947 in forza del decre- to legislativo che aumentava -i 200 rrdioni l'apporto del Tesoro per tali operazioni.

Gli ho fatto osservare con lettera del 3 settembre, n. 5008 (per errore copiato 8008) che il prowedimento in corso sul fondo-lire ERP non può essere presentato come un catenaccio che escluda tutti colo- ro che non credettero potere usufruire dei vantaggi precedenti, per- ché non rispondenti affatto alle condizioni reali della industria alber- ghiera specie del Mezzogiorno.

Difatti, col criterio voluto da Romani, sarebbe il Mezzogiorno escluso (credo per 1'80 per cento) dai benefici dei cinque miliardi.

(412) Al secondo Congresso Nazionale della DC, nel '47 a Napoli, era stata decisa l'istituzione di un «Comitato permanente per il mezzogiorno», che fu poi con- cretamente deliberato dal Consiglio Nazionale nel novembre del '47 (cfr. Atti e do- cumenti della DC, vol. I cit. pagg. 367-368), e realizzato daiia Ditezione dei partito il 6 dicembre '47. Presidente ne fu nominato Luigi Sturzo (ibidem, pag. 370). Fu quello l'unico incarico di partito che Sturzo ebbe nella DC.

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316 L. Sturzo - M. Scelba

La cosa mi ha sorpreso in quanto S.E. Tremelloni ha detto al Presidente Regionale Alessi 413 che i prowedimenti per il Turismo do- vevano, in questa prima fase, andare a valorizzare Roma, il Mezzo- giorno e le Isole.

Altra questione che occorre chiarire è quella dei tre miliardi as- segnati anche per questo primo anno ERP al Turismo, come prestiti turistico-alberghieri senza vincolo verso gli alberghi danneggiati dalla guerra, mentre i cinque miliardi di cui sopra dovrebbero tenere que- sti in prevalente considerazione.

Con i prestiti di favore di questi tre miliardi si debbono favori- re iniziative speciali e integrative per l'efficienza d i zone realmente turistiche, quali Roma, Napoli-Campania, Salerno, Grotte Salernita- ne, Grotte Garganiche, Sicilia centro Etneo da Taormina a Catania, Siracusa, centro Palermitano e simili.

Si tratta sempre di prestiti per iniziative degne di essere favori- te, quali il villaggio turistico etneo di Linguaglossa, la seggiovia sul- l'Etna, il villaggio turistico del Monte Faito nella Campania, le siste- mazioni di zone termali, gli aiuti alla Mostra d'Oltre mare a Napoli e simili, nonché la istallazione di alberghi per studenti sul tipo inter- nazionale, per attivare e regolare meglio l'afflusso di visitatori stu- denti, che, se accolti bene, secondo il sistema internazionale, risulta- no i migliori propagandisti turistici che esistano d'estero.

Per quest'ultimo oggetto 1'on.le Romani è entusiasta; per gli al- tri forse lo sarà; ma egli m'ha messo in dubbio (in una conversazione avuta) l'assegnazione proposta dei tre miliardi. Se così è, cadono tut- ti i progetti. Ma a me risulta che il Romani o è stato male informato ovvero è stato con me reticente.

3. Lavoti pubblici. Certo 20 miliardi per il lo anno Erp, desti- nati ai lavori pubblici sono molto pochi. Fin oggi la politica seguita dai vari ministri, è stata quella di fare larghi programmi e di finan- ziare a spizzico tante opere, che se si dovessero completare in un paio d'anni, (come sarebbe doveroso per non perdere parecchio dei lavori già fatti) occorrerebbero circa 380 miliardi. I venti proposti sono una goccia nel mare.

(413) Giuseppe Alessi, già popolare, era stato tra i fondatori deiia DC in Sicilia nel 1943. Aveva partecipato, come membro della consulta siciliana, d a compilazio- ?e dello Statuto. Era stato il primo Presidente delì'Assemblea Regionale siciliana. E stato, poi, parlamentare nazionale. Sulle prime esperienze deii'autonomia siciliana Alessi ha rilasciato una «Testimonianza per la storia» in audio e in video conservata neii'tltchivio Storico deiia Democrazia Cristiana.

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Carteggio 317

Se poi il Ministro li vorrà distribuire per capita, (come mi è sta- to detto) ne seguirà un frazionamento ancora peggiore di quello pre- cedente.

Dippiù; egli non sembra mettere in rapporto i venti miliardi con gli altri impegni di bilancio; sicché, in sostanza, le regioni meridiona- li, in confronto, non saranno trattate con equità.

Circa la Sicilia si domanda la solita assegnazione in blocco, sal- vo alla Regione vedere quale dei lavori in corso o ex novo portare a compimento. Perché sarà bene precisare anche per i Lavori Pubblici che i venti miliardi devono servire non per cominciare e lasciare in tron- co, ma per completare lavori utili.

Ti scriverò a parte su altre questioni in corso. Cordialmente

Luigi Sturzo

5 novembre 1948 414

Caro Professore, in merito alle cifre da lei datemi per la ripartizione del fondo lire mi si fa osservare quanto segue: nel suo conto non figurano i 35 rni- liardi destinati al Lavoro (corsi riqualificazione, case e cantieri rim- boschimento) .

In quanto agli 8 miliardi pel Turismo, è vero che la somma non viene versata a fondo perduto, ma è ugualmente vero ch'essa dovrà essere pagata dal Tesoro e quindi non può non tenersene conto, in questo momento.

Per i 13 miliardi della Marina Mercantile il consenso americano è stato dato.

(414) La lettera è in Archivio Sturzo, sc. 62 18 B.

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318 L. S t u r z o - M . Scelba

Riassumendo pertanto gli impegni sarebbero i seguenti:

Turismo Siderurgia Marina M. Lavoro LL.PP. Trasporti Tesoro Agricolt .

8 miliardi 15 > >

13 > >

3 5 > >

20 > >

20 > >

7 3 > >

70 > >

Totale 254 miliardi

I1 fondo, come è notorio, non raggiungerà i 250 miliardi. Affettuosi saluti aff.mo

Mario Scelba

18 gennaio 1949 (lettera-telegramma) 415

Ministro Scelba Ricordando trentennio partito popolare mandoti fervidissimi auguri onomastico contando tua energia attuazione quel programma vantag- gioso patria nostra affettuosamente

Luigi Sturzo

(415) Copia del telegramma è in Archivio Sturzo, sc. 78 f . «Interno».

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Carteggio 319

27 gennaio 1949 416

Caro Scelba, Ho visto l'articolo unico approvato dal Senato, e quello proposto dalla Commissione della Camera circa la sostituzione dell'art. 19 della leg- ge comunale e provinciale, e noto che non si fa nessun riferimento alla competenza delle Regioni quali risulta dall'art. 130 della Costitu- zione, né all'art. 124 della stessa circa le funzioni del Commissario regionale del Governo.

Occorre pertanto fissare che fino a che non sarà emanata la leg- ge di cui all'art. 130 della Costituzione, il prefetto «presiede gli or- gani consultivi, di controllo giurisdizionali sedenti presso la Prefettura».

Cordialmente

Luigi Sturzo

9 aprile 1949 417

Caro Scelba, Ti acchiudo l'appunto 418 mandato al Ministro Pella 419, i cui dati so- no venuti nella discussione di ieri.

Del resto, sarò lieto se tu ti darai la pena di riverificarli e cor- reggerli.

In sostanza, quei 20 miliardi destinati al Mezzogiorno e Isole non rappresentano che il 12,50% della somma autorizzata (senza tante for-

(416) Ibidem. (417) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 85 «Erp». (418) L'appunto di cui parla Sturzo non è insieme d a lettera. (419) Giuseppe Pella, gih ministro delle Finanze nel quarto Governo De Gaspe-

ri, era in quel momento Ministro del Tesoro e del Bilancio ad interim del quinto Governo De Gasperi. Ebbe in quel periodo frequenti contatti con Sturzo.

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320 L. Sturzo-M. Scelba

malità legali) per il triennio 1947-50 per le Ferrovie dello Stato delle altre parti d'Italia.

Ti mando copia dei voti emessi ieri dalle Commissioni del Co- mitato permanente per il Mezzogiorno.

Cordialmente

Luigi Sturzo

24 maggio 1949 420

Caro Scelba, Ti acchiudo copia della lettera inviata alllon.le G. Cappi nella spe- ranza che lo sdegno onesto ti induca a pregare qualche tuo collega a porvi rimedio urgente a tanto male.

Ti aggiungo (cosa che non ho scritto a Cappi), che sono state accusate anche le ACLI, come potrai vedere su Candido. È vero tut- to ciò?

Cordialmente

Luigi Sturzo

24 maggio 1949 421

Caro Cappi 422,

Ti prego di leggere e considerare l'articolo del Mondo di Roma che porta la data del 28 maggio 1949 (a pag. 6) nella rubrica: Scandalusia.

(420) Copia della lettera è in Archivio Sturm, sc. 75 f. «Democrazia Cristiana in Italia*.

(42 1) Ibidem. (422) Giuseppe Cappi, che era stato consigliere nazionale del PPI, esponente

della sinistra, era stato eletto segretario politico della DC, dopo le dimissioni di At-

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Carteggio 321

Quel che fa pensare è non solo il modo allegro di amministrare, ma anche il margine di profitti illeciti che vi si annida.

Più volte ho fatto rilevare ad amici responsabili le voci che cir- colavano e che circolano sulle cessioni della crusca da parte del Mini- stero dell'Agricoltura, e ne scrissi due o tre volte allo stesso on. Segni.

Ora vedo accusata nominalmente la federazione dei coltivatori diretti e il suo capo che è anche un deputato, e che per giunta aspira alla presidenza della federazione dei Consorzi Agrari (un controllore (deputato) che diverrebbe anche controllato di gestioni statali per cen- tinaia di miliardi di lire e per giunta accusato di avere profittato di gestioni pubbliche).

Ai tempi di Giolitti e Crispi cadevano i ministeri, Nasi andava in prigione, Rossano si suicidava; oggi siamo nel'allegra terra di «Scan- dalusia». Se il nome farà fortuna vi saranno coinvolti uomini e cose a noi care.

È con amarezza indicibile che ti scrivo la presente. Cordiali saluti

Luigi Sturzo

27 maggio 1949 423

Caro Scelba, Ti mando copia della mia lettera di oggi al Ministro Pella, circa i venti miliardi per le Ferrovie del Mezzogiorno e le Isole sul Fondo-lire ERP 1948-49, con preghiera di efficace interessamento.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

tilio Piccioni, il quale era stato nominato Vice Presidente del Consiglio del 5' Go- verno De Gasperi, 1'11 gennaio 1949.

(423) Copia della lettera è in archivio Sturzo, sc. 85 «Erp».

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322 L. Sturzo - M. Scelba

185.

27 maggio 1949 4"

Caro Pella, Mi risulta che la Missione Americana ECA 425 ha consentito l'utiliz- zo dei venti miliardi per le Ferrovie del Mezzogiorno e delle Isole del Fondo-Lire del lo anno 1948-49, d a soIa condizione «che la ero- garione abbia corso dopo che si sia proceduto a tutte le altre assegna- zioni dello stesso fondo».

Non trovo quindi ragione perché col disegno di legge n. 554 pre- sentato dal Ministero del Tesoro, sia stata omessa la designazione dei 20 miliardi suddetti.

Se poi si crede di presentare un disegno a parte (e non se ne vede la ragione) che allora sia fatto subito e abbinato col n. 554. E ciò anche per ragioni politiche.

Conto sul suo personale interessamento.

Luigi Sturzo

17 giugno 1949 426

Caro Scelba, Ho dato uno sguardo a quella parte dello stato di previsione del Mi- nistero dell'Interno che mi può interessare, cioè alla Beneficienza, agli Archivi di Stato, al Culto e d'Assistenza post-bellica.

Per la prima (art. da 34 a 38) non ci sono variazioni, ma credo

(424) Ibidem. (425) La responsabilità della erogazione degli aiuti previsti dal Piano Marshaii

e quindi dell'ERP, fu affidata dagli Stati Uniti, fino al 1953, d'European Coopera- tion Administration (ECA).

(426) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 78 «Interno*.

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Carteggio 323

che tu stesso avrai avuto in più di due anni di esperienza, l'impres- sione di quanto siano deficienti i fondi a disposizione.

Credevo, inoltre, di trovare in questa sede nella parte ordinaria e altra nella straordinaria, qualche previsione indicativa circa il pro- blema della riabilitazione di donne cadute.

Forse tale spesa sarà prelevabile dall'art. 96; ma ciò non è evi- dente. Ma credi che si tratti di spesa ... straordinaria?

È merito del nuovo bilancio aver creato una Rubrica a sé stante per gli Archivi di Stato; ma è una miseria la spesa di 10 milioni; questo capitolo dovrebbe arrivare di botto a 100 milioni.

Le borse di studio per seminaristi sono rimaste a lire 60.000. Quante se ne possono dare? È possibile cod avere preti che poi va- dano ad assistere i nostri emigranti, che vadano come missionari, che facciano bene e onore alla patria?

Avevo paura che ci fosse arrivata la Commissione della scure a mettere in salvo le 60 mila lire!

Per l'assistenza post-bellica noto solo che le spese di amministra- zione incidono sul totale dei fondi erogabili per il 16,66 per cento. I1 che non è buon segno di sana gestione quando tali spese vanno sopra al 10 per cento.

Sono rilievi elementari i miei, ma temo che arrivino in ritardo, dopo che Pella ha bloccato le entrate e le uscite.

Cordialmente

Luigi Sturzo

25 giugno 1949 427

Caro Scelba, Nell'inviarti il testo 428, qui acchiuso, dei voti emessi il 23 di questo

(427) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 85 «Erp». (428) 11 testo del comunicato deiia «Commissione Centrale Tecnica e la Com-

missione ERP» del Comitato Permanente del Mezzogiorno è annesso d a lettera. In esso tra l'altro si legge: «L'Assemblea quindi ha fatto voti che i disegni di legge sui

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324 L. Sturzo - M. Scelba

mese daile Commissioni riunite del Coriiitato Permanente per il Mez- zogiorno, mi pregio invocare il tuo appoggio aile richieste fatte.

Nello stesso tempo mi è gradito farti cono.scere il voto di ringrazia- mento emesso dalle Commissioni verso il Governo per il costante inte- ressamento ai problemi del Mezzogiorno e delle Isole e la serie di prov- vedimenti legislativi che si ispirano al terzo c o m a dell'art. 119 della Costituzione, sul quale le popolazioni meridionali e insulari si appoggia- no per la rinascita e valorizzazione delle loro rispettive Regioni.

Cordialmente

Luigi Sturzo

20 luglio 1949 429

Caro Scelba, Facendo seguito a nostro colloquio di circa tre mesi fa, ho il piacere di farti conoscere che le Pie Suore della Redenzione hanno già aper- to dal lo luglio corrente a Via della Pineta Sacchetti n. 251, una ca- sa per ragazze traviate dal titolo: Villa Mater Admivabilir.

La Villa è costata oltre 22 milioni, ottenuti con pochi sussidi e molti prestiti.

L'attrezzatura è costata sei milioni, dei quali 2 milioni e mezzo dal Commissariato per l'Igiene e Sanità, 2 milioni dalla casa madre, il resto a credito dai fornitori, oltre a 50 paia di lenzuola e federe dalla Post-Bellica.

Hanno già rilevato da S. Gallicano un certo numero di ragazze; altre le avranno in questa settimana da non so quale carcere di Ro- ma. In totale fin oggi 15; i posti disponibili sono 35.

nuovi dieci d a r d i per l'industrializzazione del Mezzogiorno e le Isole, e quello sui venti miliardi del fondo ERP per i lavori ferroviari pure nel Mezzogiorno e nelle Isole siano subito presentati al Parlamento sì da essere approvati prima delie vacan- ze estive. L'assemblea è stata unanime nel manifestare il suo compiacimento al Go- verno e specialmente al Ministro Pela per avere, superando notevoli difficoltà, dato corso a questi prowedimenti, oramai da tempo e ripetutamente richiestb.

(429) Copia delia lettera è in Archivio Sturzo, sc. 78 &temo».

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Carteggio 325

Mi rivolgo a te, non per i debiti della casa, né per quelli dell'at- trezzatura; si bene per il mantenimento, se codesta direzione genera- le dell'Assistenza pubblica possa venire incontro d'audace e benefi- ca iniziativa, dando un contributo giornaliero per il mantenimento delle ricoverate.

Conto sul tuo personale interessamento. Cordiali saluti

Luigi Sturzo

23 agosto 1949 430

Caro Scelba, mi scrive l'agente consolare CupeUi dall'America segnalando le lamen- tele e proteste dei turisti americani per l'intervento delle nostre Que- sture circa la concessione deile proroghe di soggiorno.

Si lamentano i metodi vessatori da parte degli agenti di polizia e i maggiori rilievi vengono mossi in tal senso alla Questura di Siracusa.

Te ne informo perché vengano fatti gli opportuni accertamenti e vengano date assicurazioni per la propaganda turistica in America.

Cordialmente

Luigi Sturzo

19 novembre 1949 431

personale

Caro Scelba, Per conoscenza ti acchiudo copia della lettera inviata a vari Senatori

(430) Ibidem. (431) Copia della lettera in Archivio Sturzo, sc. 85 «Erp».

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326 L. Sturzo - M. Scelba

e Deputati non che il testo del Comunicato della seduta del 16 cor- rente novembre del Comitato Permanente per il Mezzogiorno.

Ti prego di far notare a chi di dovere la gravità dell'iniziativa. So bene che la pressione è venuta da membri della Missione Ameri- cana E.C.A., ma bisogna tener presente anche le pressioni che sono state fatte dagli interessati.

Cordialmente

Luigi Sturzo

18 novembre 1949 432

personale urgente

Inviata a: On. Scoca - On. Sullo - On. M. Jervolino - On. Caronia - On. Camposarcuno - Sen. Aldisio - Sen. Pallastrelli - Sen. Genco - Sen. Carboni - Sen. Bosco Lucarelli

Onorevole Collega, Il disegno di legge, che è allo studio presso il Ministero del Tesoro, circa l'assegnazione sui fondi ERP 1949-50 e 1950-51 di cento mi- liardi per acquisti di macchine, ha fatto oggetto (come è a sua cono- scenza) di gravi appunti da parte del Comitato permanente per il Mez- zogiorno nella seduta del 16 corrente mese.

È stato rilevate: 1) che il disegno di legge in corso consegna sul Fondo ERP

1949-50, e 1950-5 1, cento d a r d i all'acquisto macchinario industriale, in aggiunta ai 30 miliardi già assegnati cui 18 miliardi del fondo 1948-49;

2) che essendo un tale impegno immediato, prima ancora che si costituisca il Fondo-Lire 1949-50 e 1950-51, può darsi che vada a carico del Tesoro, e che quindi per la garanzia che dà anticipatamen-

(432) Ibidem.

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Carteggio 327

te, sia obbligato a corrispondere con i dollari della riserva la diffe- renza che non verrà coperta. Questa eventualità è già prevista e scon- tata nei calcoli della Missione Americana E.C.A.

3) che il Mezzogiorno non potrà usufruire che in misura mini- ma. Si prevede un tre-quattro miliardi sui cento;

4) che dalle notizie diffuse (e non ancora accertate) sembra che si tenda a portare la cifra dei 100 miliardi a 120 o forse più. In tal caso l'onere dello Stato (onere in dollari) sarebbe sicuro in partenza.

La cosa al Comitato Permanente per il Mezzogiorno è sembrata gravissima e se ne è fatto cenno nel Comunicato alla Stampa, del quale le mando in copia l'estratto per tenerlo presente.

La prego di intendersi coi colleghi sotto indicati, che sono stati presenti alla discussione, per fare un passo collettivo presso il Mini- stro del Tesoro e, occorrendo, presso il Presidente del Consiglio; e in ogni caso per agire sui colleghi meridionali appena il disegno di legge sarà presentato in uno dei rami del Parlamento.

Prego darmi notizia dei passi fatti e delle assicurazioni ricevute. Cordialmente

Luigi Sturzo

30 dicembre 1949 433

Personale, urgente, a mano

Caro Scelba, Leggo che il Consiglio dei Ministri dovrà occuparsi della impostazio- ne dei bilanci per il 1950-51.

Mi permetto ricordarti che i fondi per manutenzione e ripara- zione degli edifici di culto, le annesse case parrocchiali e simili, sono sproporzionatissimi sia ai bisogni attuali sia al rapporto monetario con le rendite originarie incamerate dallo Stato, con gli obblighi derivan-

(433) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 78 *Interno».

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328 L. Sturzo - M. Scelba

ti dalle leggi, dal Concordato e dalla più elementare moralità, anche nei rapporti fra enti religiosi e Stato Sovrano.

È questo perciò il momento di provvedervi ed io fo appello al tuo senso di equità e al dovere che riveste in questo caso il Ministro che ha tutta la responsabilità di tali servizi.

Aggiungo una parola speciale per il Fondo religione di Roma, che sembra destinato solo a mantenere un certo gruppo di impiegati.

Con i migliori auguri per il nuovo anno, cordialmente

Luigi Sturzo

5 gennaio 1950

Caro Scelba, Con viva sorpresa lessi, nel tuo del resto ottimo discorso alla Camera sulla Regione, l'affermazione che gli articoli 9 e 10 del disegno di legge, manipolati dalla la Commissione, fossero nello spirito della Co- stituzione 4".

Secondo me, a parte che incostituzionali, questi articoli sono sem- plicemente antigiuridici e illogici.

Ti prego di leggere il mio articolo, che ti mando qui acchiuso, nella sua integrità 435. Purtroppo, Cronache Sociali (per le quali fu scrit- to con impegno di pubblicazione integra) lo ha tagliato a metà, nel punto più interessante.

Ho richiesto l'ossemnra dei patti. Cordialmente

Luigi Sturzo

(434) Nel dicembre 1949 era in discussione in Aula a Montecitorio il disegno di legge n. 2056 presentato dal Presidente del Consiglio De Gasperi il 10 dicembre 1948 su «Costituzione e funzionamento degli organi regionalin. Scelba era interve- nuto in aula, a nome del Governo, il 20 dicembre 1949. Gli articoli a cui Sturzo si riferisce sono quelii riguardanti il sistema dei controlii centrali sugli atti deila regione.

(435) Il testo integrale dell'articolo citato da Sturzo non è nel Fondo Scelba.

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Carteggio 329

6 gennaio 1950 436

Caro Scelba, non è il caso di insistere con te, ma di insistere con Pella, perché nel bilancio 1950 si portino i necessari aumenti per la dotazione con- servazione e miglioramento degli Archivi di Stato, uno dei tesori più alti del nostro paese e deIIa civiltà.

Cordialmente

Luigi Sturzo

16 marzo 1950 437

Caro Scelba, Per conoscenza, ti fo tenere copia della lettera del 16 corrente n. 1303 inviata al presidente De Gasperi; copia della risposta ricevuta e copia della mia replica di oggi, circa il disegno di legge n. 1117 sull'occu- pazione delle terre.

Cordialmente

Luigi Sturzo

(436) Copia deiia lettera è in Archivio Sturzo, sc. 172 c<Interno~. (437) Copia delia lettera è in Archivio Stuno, sc. 113 f . usi& Riforme Agrarie».

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330 L. Sturzo - M. Scelba

16 marzo 1950 438

Caro De Gasperi, I1 tuo biglietto mi fa comprendere che saranno possibili degli emen- damenti al disegno di legge n. 1117. Oltre quello che tu proporresti per proibire le culture arboree e legnose, se ne dovrebbe introdurre un secondo per le zone di immediata riforma agraria che limiti la con- cessione dei terreni d 'anno in corso 1950-51, cessando questa auto- maticamente dopo il raccolto e cesseranno le concessioni date in an- tecedenza.

Inoltre, sarà bene dichiarare che dove si applica la riforma agra- ria cesseranno di avere qualsiasi vigore i decreti legislativi G d o e Segni circa la concessione temporanea delle terre.

Infine fra le penalità per le occupazioni abusive dovrebbe met- tersi la esclusione di qualsiasi concessione di terre sia d a cooperativa che ai singoli individuati.

Ciò non ostante, io resto dell'awiso che la nuova disciplina sarà pericolosa; e che tutto sommato, il vantaggio reale ed effettivo sarà delle pseudo-cooperative esistenti, che per il 90 per cento sono in mano ai rossi.

Cordialmente

Luigi Sturzo

21 marzo 1950 439

Caro Mario, Possibile che restino 5 milioni come per il passato d ' a r t . 41 (già 43) del Bilancio dell'Interno per spese di acquisto di documenti, materia-

(438) Ibidem. (439) Copia della lettera è in Archivio Smzo, sc. 126 f. «Interno».

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Carteggio 33 1

le bibliografico, archivi privati e simili? Si tratta oggi di somme irri- sorie. E 800 mila lire per il funzionamento del laboratorio per il re- stauro dei documenti (42) e 700 mila lire per la scuola di paleografia diplomatica e archivistica?

Spero che ti sia possibile accettare delle variazioni a tali cifre (in aumento s'intende) se proposte da qualche senatore.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

2 1 giugno 1950

Caro Mario, Ieri sera ti vedevo molto sudare, parte perché la stanza era chiusa parte perché il tema era caldo; tu stesso mi dicevi che la tua stanza di lavoro al Ministero è molto calda; e il tema del tuo lavoro è caldissimo.

Così avendo letto I'acchiuso articolo di Ruata' (molto più utile e più pratico degli articoli ieri sera in contestazione) te lo mando co- me un buon refrigerante.

Potrò arrivare a telefono fino a casa tua e ringraziare la Signora Nerina dei savoiardi squisitissimi? aff.mo

Luigi

10 luglio 1950

Caro Scelba, Ti mando copia della lettera diretta al Presidente De Gasperi; spero che meriti la tua attenzione, interessando la cosa sia l'ordine pubbli- co sia possibili riflessi politici in rapporto d'attuale situazione.

Cordialmente Luigi Sturzo

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332 L. Sturzo - M. Scelba

9 luglio 1950

Caro De Gasperi, 1) Nonostante l'impegno del Ministro Segni e la tua assicurazione che nelle leggi di riforma fondiaria sarebbe stata posta la disposizione che con la dichiarazione di esproprio cessano i decreti prefettizi di con- cessione di terre per quattro anni, nulla ci fu nella legge sulla Sila, nul- la c'è nella legge di stralcio 440.

Imprevidenza? dimenticanza? partito preso? 2) Dippiù: nella legge sulla Sila fu stabilita la nomina di tre de-

putati e tre senatori componenti una inutile (e dannosa) commissione parlamentare, col regalo di due posti ai comunisti.

Poiché la legge stralcio fa riferimento alle norme della legge sul- la Sila, si ha motivo di credere che la Commissione parlamentare fun- zionerà anche per tutte le altre regioni interessate. E così? E perché introdurre due parlamentari di sinistra nell'ingranaggio della Riforma?

3) Ho segnalato a Cappi il grave inconveniente che può nascere dall'aver rimesso al Governo (leggi Ministro dell'Agricoltura) <da de- terminazione dei territori stessi» (per l'esproprio), cosa che si presta alla speculazione awersaria.

Gli ho scritto: «Così l'agitazione sarà portata irrimediabilmente nelle campagne; i contadini saranno agitati dai soliti organizzatori sin- dacali e dagli improvvisati cooperatori per ottenere i terreni anche se ciò non sia né conveniente d'economia agraria né rispondente al- la legge in discussione. Il fuoco sarà acceso in tutte le nostre campagne.

Più improwido articolo di questo non si poteva pensare; e da qual- che voce a me arrivata (circa la preparazione comunista ad awantag- giarsi di tale disposizione) ho sospetto che mano «nemica» abbia semi- nato sul grano la "zizzania" (a dirla con la nota parabola del Vangelo)».

Ti prego di interessartene. Io ho fatto il mio dovere. Cordialmente

Luigi Sturzo

(440) Era in discussione in quel mese di luglio alla Camera il disegno di legge 1173 (Camera) 1244 (Senato), presentato dal Ministro dell'Agricoltura Segni il 17

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Carteggio 333

13 luglio 1950

Caro Scelba, Per tua conoscenza ti acchiudo copia delle lettere inviate 1'11 c.m.

d ' O n . Cappi n. 3389, e oggi al Presidente De Gasperi n. 3419. Cordialmente

Luigi Sturzo

l l luglio 1950

Caro Cappi 441,

se debbo interpretare il riferimento d 'ar t . 1 del disegno di legge n. 1173 d a legge della Sila in tutta la sua ampiezza, la commissione parlamentare di tre deputati e tre senatori prevista d ' a r t . 5, passerà automaticamente nella legge «stralcio».

Questo è un punto da chiarire. Passando d a mia preoccupazione circa gli effetti deleteri nelle

campagne meridionali di una disposizione messa là per potere varare

marzo 1950 su «Norme per l'espropriazione, bonifica, trasformazione ed assegnazio- ne dei terreni ai contadini». Su di esso, che divenne la legge 21 ottobre 190 n. 841, si rimanda d a testimonianza di Scelba riportata nella Premessa.

(441) Cappi era stato eletto Presidente del Gruppo parlamentare dc a Monteci- torio d'indomani del 18 aprile 1948. Al momento deila sua eIezione d a Segreteria mlitica nel gennaio 1949 - che aveva dichiarato di accettare fino al Terzo Con- - gresso ormai prossimo - aveva lasciato quell'incarico che era stato assunto da Giu- seppe Spataro. Dopo il Congresso di Venezia, nel giugno 1949 era stato eletto Se- gretario politico Paolo Emilio Taviani. Con la formazione del 6 O Governo De Ga- speri, il 27 gennaio 1950, Spataro era stato nominato Ministro delle Poste, ed era rimasto di conseguenza vacante l'incarico della Presidenza del Gmppo parlamentare. A seguito di pressanti richieste-Cappi assunse di nuovo, per alcuni mesi, il molo di Presidente dei deputati dc. E in quella veste che Sturzo si rivolgeva a lui con la lettera dell'ii luglio '50.

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334 L. Sturzo - M. Scelba

d'urgenza una legge incompleta (è la confessione dello stesso Segni) deb- bo rilevare una incoscienza morale e politica che io mai avrei sospettato.

Ho detto all'avv. Ravaioli che non scriverò l'articolo che avevo in mente in attesa di pronto e completo cambiamento di rotta.

La tua lettera, purtroppo, mi fa sperare ben poco. Cordialmente

Luigi Sturzo

13 luglio 1950

Caro De Gasperi, Prendo atto della tua dell'll corrente luglio per quanto riguarda la promessa (un po' vaga) di introdurre in sede di discussione la clauso- la rescissoria dei decreti prefettizi di concessione di terre «incolte o mal coltivate». Certo, sarebbe meglio che ciò venisse da parte della IX Commissione in sede referente.

Il caso della Commissione paritetica è diverso. Essendo questa pre- vista dalla legge sulla Sila (art. 5), va ad essere introdotta nella Riforma per il disposto dell'art. 1 del disegno di legge «stralcio», e che a tutto quel che non è previsto in questa, si applica la legge s d a Sila.

Ho segnalato la cosa all'amico Cappi; non so se ha provvisto. Certo, non ha fatto nulla, circa il pericolo delle agitazioni agrarie nelle campagne, da parte dei comunisti, avendomi risposto che «ciò vor- rebbe dire dilazionare l'approvazione della legge».

A me non sembra che ci voglia molto a stabilire che la legge stral- cio si applica solo alle zone latifondiste suscettibili di trasformazione agra- ria; così ci sarebbe una ragionevole precisazione e limitazione (che del resto risponde al limite dei 30 miliardi all'anno per il centro e zone affini).

Ti prego di riguardare la cosa con l'occhio dell'uomo responsabile, che deve evitare che il problema agrario continui a turbare le campagne ed essere l'uomo della conciliazione fra le varie ali della stessa D.C.

Cordialmente

Luigi Sturzo

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Carteggio 335

21 luglio 1950

Caro Scelba, Per quel che vale ti acchiudo copia della lettera spedita oggi stesso a De Gasperi sulla legge «stralcio».

Cordialmente

Luigi Sturzo

21 luglio 1950

Caro De Gasperi, Ho sentito che oggi è incominciata la discussione del disegno di leg- ge «stralcio» sulla riforma agraria e nel testo della Commissione tro- vo il riferimento alla legge Sila, senza l'esclusione dell'art. 5. Quindi vi sarà la Commissione di tre Senatori e tre Deputati, col regalo di due posti ai comunisti.

Inoltre non trovo l'aggiunta che i decreti prefettizi di concessio- ne per quattro anni di terreni detti incolti o mal coltivati cessano di avere vigore nell'anno agrario in cui avviene lo scorporo.

Infine non vedo limitata la facoltà data al «Governo» (Consiglio dei Ministri o Ministro di Agricoltura?) di determinare i terreni sog- getti a scorporo, in modo che la mia preoccupazione dell'agitazione comunista in tutto il Mezzogiorno resta in tutta la sua realtà.

Ti scrivo questo per amore di verità, come ultimo appello alla tua coscienza.

Superfluo riaffermare che dissento sd'impostazione data alla ri- forma. Ma questo è altro affare.

Cordialmente Luigi Sturzo

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336 L. Sturzo - M. Scelba

31 luglio 1950

Caro Scelba, Ti fo tenere, per conoscenza, copia delia mia lettera odierna diretta al Presidente De Gasperi con alcuni rilievi sulla legge stralcio e sul contegno rivelatore di Segni a proposito dell'emendamento Gatta.

Cordiali saluti Luigi Sturzo

31 luglio 1950

urgente

Caro Alcide, mentre mi affretto a inviarti i miei più sinceri auguri per un periodo di riposo tranquillo e sereno, ti prego di riconsiderare con calma i punti del problema agrario che da quattro mesi vado prospettando nelle mie lettere.

La dichiarazione di decadenza delle concessioni di terre per quattm anni, decretate dai prefetti, nel caso di applicazione della riforma, era dettata più che da una giustificata preoccupazione giuridica, da una ben seria preoccupazione politica.

Le cooperative concessionarie sono, novanta su cento, in mano ai rossi, (una statistica esatta dovrebbe esistere al Ministero dell'In- terno); è evidente che i rossi reagiranno come hanno sempre reagito e non lasceranno le terre.

Ii fatto che I'emandamento Gatto in questo senso sia arrivato d'ultima ora è stato segno delle titubanze dei nostri. Ma il peggio che avvenne (e che tu dovresti considerare come sintomatico di quel che awerrà in avvenire) fu che alla reazione violenta degli Alicata, Miceli, Pajetta, Grifone e altri, sul terreno procedurale e con chiari

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Carteggio 337

riferimenti al merito, il contegno dei nostri fu incerto ed equivoco, e in tutto quel putiferio Segni e Germani rimasero muti come pesci.

Al pomeriggio, Gatto, per non rimandare la decisione all'indo- mani, ritirò l'emendamento. I1 caldo ci entrò poco; ma la mancanza di convinzione e di volontà ne causò la ... fuga.

La mia interpretazione, da osservatore a distanza, è questa, che né Segni né il gruppo Segni (e in questo ci metto decisamente Ger- mani, Bonomi, Colombo, Salomone, Medici) intendono urtarsi con i comunisti nell'attuazione della riforma agraria; noi avremo cosl fatta la piattaforma agli avversari con le nostre stesse mani.

Tu vedi, adunque, la ragione della mia grave preoccupazione, sia per la caduta dell'emendamento Gatto, sia per aver lasciato in vita la Commissione Parlamentare, di cui d'articolo 5 della legge sulla Sila (regalando così due posti: un deputato e un senatore, ai comunisti); e più ancora per la disposizione che la designazione dei terreni da scorporare sarà fatta con decreti del Governo (Ministro dell'Agrico1- tura) che avranno valore di legge.

Caro Alcide, senti il vecchio amico che ti vuol bene, e guardati da coloro che sotto aspetto sociale, creano le premesse legislative e pratiche della bolscevizzazione del nostro paese.

Sempre cordialmente

Luigi Sturzo

16 agosto 1950

personale

Caro Mario, Ho letto con piacere il tuo discorso e sottolineo il tuo accenno a .

(442) Scelba aveva pronunciato un discorso d a Camera il 27 luglio 1950: si può pensare che a quello si riferisse SNZO.

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certi magistrati. Può darsi che sarà rilevato. Spero che non ti si chie- da qualche attenuazione postuma.

Cordialmente

Luigi Sturzo P.S. Ho letto l'articolo di Lupinacci. Conviene far rispondere.

L.S.

6 settembre 1950 "'

personale

Caro Mario, Per tua conoscenza e per completare la documentazione, ti acchiudo la lettera spedita oggi per espresso al Presidente De Gasperi 444.

Cordialmente

Luigi Sturzo

11 settembre 1950"'

Caro Mario, Con l'acchiusa credo che fo punto alla corrispondenza sulla legge stral- cio con il Presidente del Consiglio.

(443) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 127 f . «Interno». (444) La lettera citata da SNZO non è unita alla copia della lettera né è nella

stessa scatola. (445) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 127 f . «Interno».

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Carteggio 339

Te la mando per tua personale conoscenza. Se desideri altri chiarimenti, sono a tua disposizione. Cordiali saluti

Luigi Sturzo

11 settembre 1950

espresso

Caro Alcide, La tua ultima lettera è un fine di non ricevere; me ne dispiace assai.

I1 tuo pensiero è chiaro: ottenere dal Senato, come che sia, I'ap- provazione della legge tale e quale e darvi subito esecuzione.

Con questo stato d'animo, ogni insistenza da parte mia o dagli altri, riesce inutile. Se tu avessi letto con attenzione l'articolo di Manlio Pompei sul Tempo dell'8 corrente dal titolo «Lo scorporo e la fami- glia» avresti visto quanto certi Germani e compagni abbiano peggio- rato in questo punto (e in altri ancora) il progetto governativo. Per un partito, che ha per programma la solidità e la solidarietà familiare le osservazioni di Pompei suonano un rimprovero.

Quel che aumenta le mie preoccupazioni è il fatto che alla vigi- lia di una legge per la difesa civile del paese, non si vede quanto con- tribuisca a renderla difficile una legge che favorisce le agitazioni ros- se specie nelle campagne meridionali e dà ai rossi gratuitamente la rappresentanza nelle Commissioni previste per la riforma agraria.

Mi è stato detto ieri che sia intenzione della Direzione del par- tito d.c. di far votare dal Senato un ordine del giorno che classifichi le zone dove applicare la legge stralcio. Ma ti pare che un ordine del giorno possa limitare una disposizione di legge?

Tutto ciò viene proposto per evitare il ritorno del disegno alla Camera. Ti pare giusto mortificare il Senato per varare una legge che

(446) Ibidem.

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340 L. Sturzo - M. Scelba

dai punti di vista tecnico e politico esige serie modifiche? A me dà l'impressione di un puntiglio, mi sbaglio, ma, comunque sia, un go- verno dovrebbe preferire una dignitosa modestia d'apparenza di pre- sunzione e caparbietà.

Tu potrai rivolgere a me lo stesso rilievo; e per quanto io sia un privato senza dirette responsabilità, anch'io debbo preferire la mo- destia alla presunzione. Perciò non ho insistito con te sui punti man- chevoli della legge dal lato tecnico e da quello giuridico; mi sono li- mitato a prospettarti le mie preoccupazioni politiche, specie quelle de- rivanti dalla precisazione delle zone dove applicare la legge stralcio, insistendo che ciò venga fatto per legge.

Tu mi scrivi che i miei emendamenti «intaccano troppo il testo votato d a Camera». A me non sembra. Infatti, d ' a r t . lo e 4 O la sostituzione della dicitura «territorio» con «zona» vi toghe dall'impaccio di precisare «provincie intiere» o «regioni intiere». Che gusto avete di cadere nelle panie di simile dicitura?

Precisare lo stralcio con le parole: «in gran parte a cultura esten- siva e suscettibile etc.» non intacca la legge, a meno che non voghate con lo stralcio coprire tutta la riforma agraria; ciò sarebbe un coltello a due tagli; è meglio pensarci in tempo. Se la mia formula non piace, trovatene un'altra. Se la Direzione del Partito è decisa a precisare questo punto con un ordine del giorno, perché non preferire la modi- fica del testo della legge?

La seconda modifica sulle commissioni regionali vi toglie dall'im- paccio di applicare l'art. 5 della legge Sila, mettendo due comunisti dentro. Che cosa intacca quest'altra disposizione? proprio nulla.

Tutte le altre mie osservazioni cadono, tranne la questione del- l'emendamento Gatto, che come fu formulato non è atto a raggiun- gere lo scopo; la mia formulazione invece è chiara e precisa.

Se temete l'opposizione dei comunisti è inutile ricorrere al sot- terfugio di una leggina, che non sarà varata (è mia convinzione). Il vostro dovere è di affrontare la situazione con coraggio e ora, senza rimandi ad altre leggi, che (credi a me) resteranno insabbiate.

I1 motivo sottinteso io lo vedo (non mi credere esagerato) nell'i- dea di ottenere i voti segreti favorevoli da una frazione di comunisti per compensare i voti segreti contrari di una frazione democristiana.

E tu, che conosci bene il giuoco dei compromessi, sei costretto da Segni e compagni a subire un tale compromesso tacito segreto e pericoloso, per aver rifiutato quello più desiderabile sotto tutti i pun- ti di vista con la frazione democristiana più ragionevole e moralmen-

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Carteggio 341

te più apprezzabile dei Pallastrelli, Aldisio (posto in silenzio) Bra- schi De Martino 448 (eliminato per pressioni domestiche) e cosi via.

Non volevo entrare in questo campo, ma la condotta (che tu lo- di) di Salomone 449, mi ci ha trascinato.

Tu sai, del resto, che io facilmente apro l'animo mio, perché è tutto aperto davanti a Dio come avanti agli uomini, preferendo i do- lori, e non pochi, che ciò mi cagiona e che, purtroppo, cagiona anche ai miei più cari amici. Aff.mo

Luigi Sturzo

19 settembre 1950 450

Caro Mario, Vivi compiacimenti per il tuo discorso politico.

So bene che'su te si può e si deve contare. Per tua conoscenza ti acchiudo la mia lettera di oggi diretta a

Gonella. Cordialmente

Luigi Sturzo

(447) Giovanni Braschi era stato gih deputato popolare per due Legislature. An- tifascista, aveva subito il carcere. Organizzò la DC clandestina negli anni della ri- presa, in Romagna. Eletto deputato costituente, fu nella prima Legislatura senatore di diritto.

(448) Carmine De Martino, deputato di Salerno del Gruppo democratico cri- stiano, era stato eletto precedentemente, alla Costituente, nella lista deil'unione De- mocratica Nazionale. Era dirigente di una impresa agricola nella provincia di Saler- no che lui stesso aveva portato da modeste proporzioni ad impresa di rilevanza pro- vinciale, realizzando opere di bonifica tra le più avanzate dell'area meridionale. For- se proprio perché interessato personalmente in un'impresa agricola Sturzo lo dice «eli- minato per pressioni domestiche».

(449) Rocco Salomone, senatore dc eletto a Vibo Valentia, faceva parte della Commissione Agricoltura a Palazzo Madama. Era stato popolare, candidato non eletto nel 1919. Successivamente fu Ministro dell'Agricoltura.

(450) Copia della lettera è in Archivio SNZO, sc. 125 f. «Democrazia Cristiana in Italia».

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342 L. Sturzo - M. Scelba

19 settembre 1950 451

Caro Gonella 452, Ho letto con viva soddisfazione il tuo discorso politico sulla difesa interna, e vivamente me ne compiaccio.

Ma per non perdere l'uso della critica, mi permetto ricordarti quanto ebbi a dirti, e poi a scrivere nel mio articolo: Democrazia =

impreuidenza e debolezza? (La Via, 15 luglio 1950) 453, del quale mi permetto di acchiuderti copia.

La cosiddetta legge «stralcio» della Riforma Agraria e Fondiaria vi ritorna fra i piedi nella imminente discussione al Senato.

La Commissione ottava del Senato, rinnovata recentemente con la sostituzione del presidente Sen. Pallastrelli 454 (non gradito a Via XX Settembre) con il neo-presidente Sen. Salomone, (assai più ac- cetto), si è affrettata in tre giorni di esame a dare il via tale e quale al testo approvato dalla Camera dei Deputati.

Proprio a farlo apposta, in detto testo vi sono tre regali alla par- te rossa, che nessuna seria ed effettiva difesa interna potrà tollerare, e ai quali io, nel suddetto articolo avevo discretamente e non intiera- mente accennato.

1) La disposizione dell'art. 1 rimanda al Governo la scelta dei «territori» dove applicare <da trasformazione fondiaria o agraria». Ter- ritori, non zone agricole adatte a determinate trasformazioni; cioè le circoscrizioni territoriali (provincie e regioni), in modo che nessuna possa essere esente di trasfomazione fondiaria o agraria.

(451) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 125 f. «DC in Italia». (452) Guido Gonella era stato eletto Segretario politico della Democrazia Cri-

stiana, succedendo a Paolo Emilio Taviani, il 19 aprile 1950. (453) La via era un settimanale diretto da Igino Giordani con il quale Sturzo

ebbe in quegli anni una collaborazione intensa. L'articolo è ora in L. Sturzo, Politi- ca di questi anni, serie I1 vol. 11, Zanicheili, Bologna 1957, pagg. 179-184.

(454) Giovanni Pdastreili, già deputato liberale per tre Legislature prima del fascismo, era stato eletto deputato costituente per la Democrazia Cristiana. Senato- re di diritto per le precedenti elezioni e per aver subito condanna e carcere in perio- do fascista, era stato eletto Presidente della Commissione dgricoltura e alimenta- zione» anche per la sua precedente esperienza di Sottosegretario d'agricoltura pri- ma del fascismo.

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Carteggio 343

Cosi, la federterra rossa inizierà le agitazioni contadine provin- cia per provincia e regione per regione allo scopo di ottenere, per suo mezzo e a suo profitto, i decreti «governativi» per dichiarare «tutta - l'Italia» (meno il felice enclavo della zona padana con relative berga- mine) soggetta alla Riforma Segni.

Passiamo al 2" regalo «deciso» a favore dei rossi: l'applicazione alla legge «stralcio» dell'art. 5 della legge Sila, per il quale viene isti- tuita una Commissione Parlamentare (tre deputati e tre senatori) no- minata col sistema del voto limitato, il che ha per effetto che un de- putato e un senatore saranno comunisti. Begli amici messi in casa!

3 O regalo: la legge 18 aprile 1950 n. 199, sulla concessione delle terre incolte o mal coltivate (in Italia oramai non ci sono quasi più, auspice Segni, terre ben coltivate) fa obbligo ai prefetti di fissare a non meno di quattro anni il periodo di concessione.

I proponenti di tale disposizione alla vigilia della discussione della legge «stralcio» sapevano quel che facevano. Non lo sapevano solo i nostri amici, De Gasperi, Taviani, Coppi 455, Cingolani (cito i respon- sabili per ufficio).

Ora quel novantacinque per cento di cooperative rosse vanta un titolo legale contro coloro ai quali sarà dato il pezzo di terra che ver- rà scorporato per costituire la cosidetta proprietà «contadina».

Bene: non si ebbe il coraggio alla Camera di proporre la deca- denza delle concessioni per decreto prefettizio per l'anno colonico in corso al momento dello scorporo, né si avrà al Senato.

E questo per paura (niente altro) dei rossi, e forse (non mi cre- dere maligno) per voluto accorgimento.

Se non si ha il coraggio ora non si avrà domani. Il mio stile forse ti offenderà. Ma chi può fermare quello che

c'è nel cuore? Sempre cordialmente

Luigi Sturzo

P.S. Leggo sul Popolo di oggi che «la relazione del sen. Salomo- ne (sul disegno di legge "stralcio") mette in luce i gravi danni che

(455) È da ritenere che si tratti di Cappi, e non di Coppi, citato come Presidente del Gruppo dc a Montecitorio, assieme al suo omologo a Palazzo Madama, Mario Cin- golani. Alessandro Coppi (il cui nome è citato per un evidente errore dattilografico) merita di essere ricordato sia come Segretario provinciale del PPI a Modena dal '19 al '26, sia come capo della DC clandestina e poi Presidente del CLN locale.

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344 L. Sturzo - M. Scelba

provocherebbe un rinvio (s'intende aila Camera dei Deputati) anche se fatto allo scopo di perfezionare le norme».

Possibile che non se ne rilevi la mancanza di serietà politica?

Luigi Sturzo

25 settembre 1950 456

Caro Scelba, il 6 gennaio ti scrissi una lettera intesa ad ottenere dal Tesoro una più congrua previsione nel bilancio per gli Archivi di Stato.

Non se ne fece nulla. Ora che è in preparazione il bilancio per l'esercizio 1951-52, credo di dover insistere con te in nome della cul- tura italiana e in nome delle nostre tradizioni storiche, giuridiche e amministrative perché si migliorino le condizioni degli Archivi di Stato e se ne riordino i servizi.

Conosco le tue idee in proposito, occorre persuadere il Ministro del Tesoro. Comprendo che al Tesoro ricorre tutto il mondo; ma per gli Archivi non si tratta di grande spesa, come se fosse una Fim o un' Ansaldo .

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

29 settembre 1950 457

Caro Scelba, Ti acchiudo per conoscenza e tempestivo intervento copia delle mie

(456) Copia della lettera in Archivio Stuno, sc. 172, f . «Interno». (457) Copia della lettera è in Archivio Sturzo sc. 127 «Interno».

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Carteggio 345

lettere di oggi d 'Al to Commissario Cotellessa, all'on. Dossetti, e al- I'on. Cingolani circa le proposte di legge Monaldi sulla lotta antive- nerea e Merlin-Boggiano Pico sulle Case di tolleranza 458.

Cordialmente

Luigi Sturzo

14 ottobre 1950 459

Caro Mario, Ti acchiudo copia 460 della lettera oggi inviata al presidente De Gasperi sulla nota questione della concessione di terreni incolti per quattro anni.

Cordialmente

Luigi Sturzo

18 novembre 1950

Caro Scelba, Facendo seguito al nostro colloquio, mi permetto segnalarti il fatto che nel disegno di legge sulla Corte Costituzionale è proposto, all'art.

(458) Le lettere citate da Sturzo non sono unite al fascicolo. Sturzo si impegnò sia a livello personale, sia in seguito come Senatore, per accelerare l'iter della propo- sta Merlin (che, come è noto, era senatrice socialista) n. 63 del 6 agosto 1948 su «Abolizione della regolamentazione della prostituzione, lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui e protezione della salute pubblica», che aveva trovato in Antonio Boggiano Pico, senatore democratico cristiano, un relatore e sostenitore con- vinto ed efficace. Come è noto, dopo successive ripresentazioni, la proposta fu ap- provata solo nel 1958. Sulle pressioni di Sturzo per accelerarne il cammino dovreb- bero esistere nel Fondo del Gruppo parlamentare dc al Senato interessanti lettere, come si arguisce da quelle pubblicate i n «I democristiani a Palazzo Madama», Roma 1974 (tra pag. 129 e pag. 131).

(459) Copia della lettera è in Atchivio Sturzo, sc. 127 «Interno». (460) La lettera richiamata da Sturzo non è nella scatola.

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346 L. Sturzo - M. Scelba

3, che i membri della stessa, di nomina parlamentare, vanno eletti con il sistema del voto limitato a 3 su 5; cosi 2 posti vengono regala- ti ai comunisti.

In nessun paese del mondo i membri della Corte Costituzionale si eleggono col voto di minoranza. Si tratta di giudici, non di com- missioni parlamentari dove sia necessario, ovvero opportuno, il do- saggio dei gruppi e la rappresentanza della minoranza.

Ne ho scritto due volte sui giornali, varie volte al relatore, a Cap- pi, a Dossetti 461 e non ricordo a quanti altri: ma tutti ciechi e sordi.

Lo scrivo anche a te, per quanto abbia perduto la speranza di essere compreso.

Cordialmente

Luigi Sturzo

20 novembre 1950 462

Caro Mario, vedo segnalata nell'ordine del Giorno della Camera di domani la pro- posta di legge di Capalozza e Corona Achille per la ricostruzione e arredamento del Teatro della Fortuna di Fano.

Ignoro gli speciali titoli per tale proposta; ma se si tratta di sem- plice aiuto ad una città, si dovrebbe anche fare lo stesso per Calta- giron~.

E così? Cordialmente

Luigi Sturzo

(461) La Direzione deiia DC aveva eletto Vice Segretario politico, il 26 aprile 1950, Giuseppe Dossetti. Erano stati contemporaneamente eletti: Giorgio Tupini, Vice Segretario per la stampa e la propaganda; Mariano Rumor, Vice Segretario per l'organizzazione (cfr. Atti e documenti delka DC, vol. I, cit. pagg. 470-471).

(462) Copia deiia lettera è in Archivio Stuno, sc. 149.

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Carteggio 347

27 luglio 1951 463

Personale

Caro Mario, Dopo la tua vivace telefonata, ho riesaminato il fascicolo di Grumo Nevano.

La storia va cosi. Più di un anno fa, a distanza di poche settimane, in conversazione

con un deputato prima e con altro deputato dopo, avevo sentito dirmi che io che avevo combattuto i metodi di Giolitti che proteggeva i suoi fidi deputati meridionali a danno delle amministrazioni locali, non fia- tavo contro i metodi consimili del ministro Scelba per certi fidi demo- cristiani simili ai Cirmeni e ai Lo Monte di un tempo.

Risposi che ignoravo i fatti; essi ne accennarono alcuni tutti del Mezzogiorno continentale. Li assicurai delia mia opinione sul Mini- stro e conclusi che se veri, potevano essere attribuiti ai prefetti e fun- zionari del posto, la cui mentalità e i cui metodi potevano derivare tanto dal giolittismo che dal fascismo, e ciò anche per colpa del cli- ma meridionale.

Poco dopo, vennero da me due signori per prospettarmi una certa iniziativa industriale in Sicilia, che poi non ebbe seguito. Occasionai- mente, parlando del Mezzogiorno, uno dei due accennò alla protezio- ne aperta di un deputato democristiano del Sindaco e del segretario comunale di Grumo Nevano, il primo denunziato d'Autorità giudi- ziaria, il secondo sotto inchiesta. Mentre il Prefetto di Napoli (ecco il punto) avrebbe voluto andare avanti, il Ministero dell'Interno fer- mava i provvedimenti.

Così cominciò il mio interessamento a Grumo Nevano. Ne par- lai con Villani e, se ti ricordi, ne parlai con te. Non avendo avuto risposte, mi decisi (dopo quattro mesi) a scrivere a Viiiani il lo mar- zo scorso la lettera informativa circa il nuiia-osta per il procedimento a carico del Sindaco. Villani rispose il 6 marzo che non era pervenu- ta richiesta dalla Amministrazione della Giustizia.

(463) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 172 «Interno».

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348 L. Sturzo - M. Scelba

Del segretario non mi ero più occupato fino al 18 marzo, quan- do scrissi a Villani la lettera che tu ieri leggesti a telefono.

Comprenderai da te stesso che io non potevo conoscere il detta- glio di una destinazione a Somma Vesuviana, - paesino che attra- versai circa 42 anni fa - e che in tale Comune fosse vacante il po- sto di segretario.

E se tu ti decidesti a dare al Prefetto l'autorizzazione del trasfe- rimento del Landolfi (pur mantenendolo nel posto di Grumo Neva- no) non è possibile che a ciò fosse mancata la proposta deila prefettura.

È questo il punto centrale che giustifica il mio intervento. Se poi Sindaco Chiacchio e Segretario Landolfi sono meritevoli di fiducia, e né Prefettura né Ministero hanno nulla a ridire e a Grumo Nevano tut- to procede in regola, io ne sarò lieto per il primo, ed avrò in mano un motivo di più per difendere il mio amico Scelba da accuse immeritate.

In tal caso, sarà bene che la prefettura di Napoli non faccia il doppio giuoco dicendo da un lato che ha inviato i suoi rapporti a Roma e dd'altro che essa esegue gli ordini di Roma, quando si sa che il trasferimento di un segretario comunale,della stessa provincia, da un Comune all'altro, è competenza prefettizia.

L'Associazione dei Comuni, da me citata nella lettera del 18 mar- zo, curava di difendere i Comuni dagli intrighi dei deputati ministe- ridi e dalle ingerenze politiche e partigiane dei prefetti o di chi per essi.

Non ho motivo di volerne sapere di più di Grumo Nevano. Cordialmente

Luigi Sturzo

7 settembre 1951 464

Personale

Caro Mario, Ti fo' tenere i miei due articoli sulle elezioni del Senato e della Ca- mera dei Deputati, pensando che ti potranno interessare 465.

(464) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 166 f. uLeggi elettorali». (465) Si tratta di due articoli di Sturzo pubblicati rispettivamente: su La Stum-

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Carteggio 349

Io sono convinto che per portare a buon termine la battaglia elet- torale del 1953 occorre pensare fin da ora non solo per la buona orga- nizzazione, ma per la tempestiva azione legislativa s d e riforme neces- sarie alla Costituzione e alla legge elettorale. Dando questa materia mo- tivi di lunghe e agitate controversie, sarà bene provvedervi a buona di- stanza dalla data delle elezioni, sia per avere sempre pronto lo strumen- to elettorale nel caso di un'imprevista anticipazione alle date di legge, sia per evitare di legiferare sotto la incipiente psicosi elettoralistica.

La materia è complessa, ma credo che a te spetti l'iniziativa. Auguro che l'affare sia portato avanti con fermezza, tatto e tem-

pestività. Cordiali saluti

Luigi Sturzo

1 ottobre 1951 466

Carissimo Professore, alla vigilia della discussione davanti aile assemblee legislative del bi- lancio dell'Interno, la sua lettera all'on. Macrelli, fornirà all'opposi- zione socialcomunista, un pezzo di grande effetto.

Adusato come sono alla critica non me ne dorrei, se non trovas- si la sua accusa, calcata su l'oggi - quasi che l'accentramento e la statizzazione dei segretari comunali l'avessimo creati noi - ingiusta per un verso e sfasata per altri aspetti.

Basterebbe al riguardo ricordare la legge 9 giugno 1947 n. 530, approvata daU'Assemblea Costituente e da me proposta, con la quale venivano accolte le fondamentali rivendicazioni degli autonomisti: sop- pressione del visto preventivo e controllo solo di legittimità.

pa del 25 agosto 1951: «La riforma del Senato, elezione ogni cinque anni»; su Sicilia del popolo del 28 agosto 1951: «Elezioni 1953, proporzionale o collegio uninomina- le?». Sono ora entrambi compresi in L. Sturzo, Politica di questi anni serie 11, vol. 12O, pagg. 30-33 e pagg. 44-47.

(466) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 172 f . «Interno».

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350 L. Sturzo - M. Scelba

Le attestazioni quotidiane poi dei sindaci più seri, fattivi ed equi- librati mi confortano sull'azione concreta svolta dagli organi esecuti- vi. La collaborazione delle prefetture è oggi non solo gradita ma sol- lecitata ed i prefetti sono diventati in molti casi i consiglieri di am- ministratori inesperti che si vanno affermando brillantemente nella vita locale.

Per gli inetti o gli imbroglioni, anche i residui, limitati - e per me più che legittimi - specie nell'attuale realtà politica - controlli governativi, sono sentiti come un fardello pesante, come sono consi- derati uno scandalo dagli amministratori sociakomunisti, gli interventi delle autorità governative miranti a impedire che i sindaci cedano per somme irrisorie edifici di proprietà comunale al partito comunista e associazioni affiliate o gratuitamente, per settimane, pubblici giardi- ni, parchi e piazze e illuminazione cittadina, come per la festa del patrono, per la festa dell'«Unità».

Ma neppure per questo le avrei scritto. In nome di principi a cui tiene molto, può pensare che anche questi interventi costituisco- no oggi un peso soffocante.

Ciò che mi colpisce - e m'induce a scriverle - è il fatto che ormai non c'è suo scritto senza, quanto meno, una frecciata contro il Governo; e come i suoi scritti perciò contribuiscono, in non picco- la parte, a creare e alimentare quella sfiducia verso la D.C. in cui si maturano le disfatte e che non si potranno evitare con gli espe- dienti elettorali che Lei va studiando. Penso debba trattarsi di una prescrizione dell'amico Dr. Caronia: e, dora, la salute in primo luogo!

La tesi che sarebbe stato un errore politico avere impedito il con- gresso del M.S.I. e che sarebbe opera saggia revocare il divieto col motivo che nel congresso i fascisti buoni si litigheranno coi fascisti cattivi, mi è perfettamente nota. I buoni fascisti sarebbero i vecchi gerarchi fascisti, ex ministri, ex ambasciatori ecc., i quali non poten- do più ripetere, non foss'altro per l'età, le azioni squadristiche, che li resero tanto celebri, e desiderando godersi in pace i molti milioni guadagnati e salvati daila tormenta, oggi, si accontenterebbero di uno scanno a Montecitorio e magari di un posticino di ministro accanto a parlamentari democristiani che a suo tempo ci presero da loro le bastonate. I fascisti cattivi sarebbero i giovani che non hanno nessu- na responsabilità del ventenni0 e per fedeltà al mito e ai miti, prese- ro persino le armi, rischiando di persona.

A quanti mi hanno illustrato nel passato questa tesi, ho sempre risposto ch'io non solo non credevo al «macello» o semplicemente al

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Carteggio 351

distacco, ma pensavo che il congresso avrebbe sanzionato l'abbraccio generale tra i fascisti di Salò e i vecchi fascisti, consacrando (magari con la eliminazione di qualche esagitato che disturba) di fronte al po- polo italiano e di fronte d'estero la restaurazione del partito fasci- sta, anche senza duce.

L'appello di De Marsanich comparso proprio in questi giorni per l'unione dei vecchi fascisti e dei fascisti di Salò, mi dà la sconfortan- te conferma che la mia previsione non era azzardata. Ora può darsi che il divieto del congresso sia stato un errore, può darsi che la sag- gezza politica in senso oggettivo, possa consigliare di revocare tale divieto: ma non si chieda ciò con l'opportunità di favorire la separa- zione tra buoni e cattivi fascisti. E pensare che un giornalista, pur tanto intelligente, ma ignaro della mia assoluta indipendenza di giu- dizio, pochi giorni fa mi diceva ch'egli aveva pensato che il mio at- teggiamento nei confronti del M.S.I. fosse stato influenzato dall'an- tifascismo di Don Sturzo!

È per me motivo, non dico di conforto, ma di studio, il fatto che il mio collega di Bonn si comporta e parla esattamente come me: e poiché la Germania è sempre un paese più serio dell'Italia, fa qual- cosa di più che a me non è consentito fare. Anch'egli ha vietato co- mizi e congressi e i ministri dei vari stati hanno rincarato la dose.

Con viva cordialità aff.mo

Mario

2 ottobre 1951 467

(festa dei SS. Angeli Custodi)

Caro Mario, quell'«oggi» della mia lettera a Macrelli ha avuto per motivi di attua- lità i disegni di legge sulla finanza locale e sulla riforma scolastica, che lasciano i comuni in una soggezione antiautonomica inferiore a

(467) Idem.

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352 L. Sturzo - M. Scelba

quella pre-fascista, contro la quale lottò per venti anni l'Associazione dei Comuni.

Il disegno di legge emendato dalla Commissione sui controlli (in sede regionale) non risponde allo spirito della Costituzione e ai mi- gliori criteri comunalisti.

Il mio accenno alla statizzazione dei segretari comunali sarebbe stato diverso, se tu in un discorso pubblico, non avessi detto che i segretari comunali rappresentano lo Stato nelle amministrazioni loca- li, avallando così la mostruosa riforma fascista.

Dalle altre considerazioni della tua lettera (della quale io apprez- zo la confidenza amichevole - anche con una puntura di spillo - l'amore per la democrazia e le giuste preoccupazioni dell'ora) avrò agio a parlarti a voce quando avrai una buona mezz'ora per me.

Cordialmente tuo

Luigi Sturzo

P.S. Ti prego di leggere tutto l'articolo di Mario Ferrara su «I1 Mattino d'Italia» di Napoli del 30 settembre scorso (e forse in altri giornali).

L.S.

3 dicembre 195 1 468

Personale

Caro Mario, Invoco il tuo intervento presso i Ministri Rubinacci 469 e Fanfani 470

per la sospensione del pagamento dei contributi unificati in Caltagi-

(468) Copia delia lettera è in Archivio Sturzo, sc. 149 ~Caltagirone~. (469) Leopoldo Rubiiacci, già segretario provinciale del PPI a Napoli dal '24

al '26, sindacalista, esperto di problemi del lavoro, senatore dc, era Ministro del La- voro e deiia Previdenza Sociale nel 7 O Governo De Gasperi.

(470) Nello stesso Ministero Arnintore Fanfani era Ministro dell'Agricoltura e Foreste.

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Carteggio 353

rone sia per i recenti danni alluvionali, sia per i nuovi aggravi per i quali si invoca una revisione.

Ti acchiudo' copia delle lettere da me inviate. Da un punto di vista generale, la politica attuale riguardo i con-

tributi unificati è, per il Mezzogiorno e le Isole, vessatoria, e perfino ingiusta, e politicamente dannosa.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

14 settembre 1952 47'

All'On. Marip Scelba per conoscenza e con. cordiali saluti

L. Sturzo

13 settembre 1952

Caro Gonella, il punto centrale del mio articolo «Tutti proporzionalisti nel 1952» 472

è questo: se non si può vincere sul collegio uninominale, conviene ri- piegare sulla proporzionale, applicando la tecnica più favorevole.

Di tutti gli accorgimenti proposti in tale articolo (accorgimenti valevoli anche per altri sistemi: la circoscrizione di media estensione, l'abolizione del collegio nazionale, la unica preferenza, la busta di stato, l'obbligatorietà del voto e il deposito cauzionale) è stato messo (pour cause) in poca evidenza quello dei resti.

(471) La annotazione è s d a copia della lettera a Gonella che segue, conservata in Archivio Sturzo, sc. 221 f. «Leggi e studi elettorali*.

(472) L'articolo fu pubblicato su La Stampa del 21 agosto 1952, è ora in L. Sturzo, Politica di questi anni vol. 12O, cit. pagg. 276-280.

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354 L. Sturzo - M. Scelba

Di questo ti scrivo nella presente, per chiarire il mio pensiero. Quattro sono i sistemi di proporzionale, elettorale da tenersi pre-

sente; in base a tali sistemi ho fatto fare il conteggio dei voti ottenu- ti nelle due elezioni amministrative del 1951 e 1952 riferiti a 52 col- legi politici ridotti a una media variabile da 7 a 14 (più o meno).

Il lo è il metodo D'Hondt (ben noto) con il quale si avrebbero i seguenti risultati:

lo GRUPPO: D.C. seggi 248 Sociald. > >

> > 3 O

P.R.I. > >

6 P.L.I.

> > 8

Volks p. > >

5 piccoli partiti locali 4

Totale 301 301

2O GRUPPO: Soc. Com. seggi > >

233 P.N.M. 22 M.S.I. > > 3 5

Totale 290 290

Totale seggi 59 1

Il 2O metodo, quoziente corretto ( + 1, + 2, etc. ogni 10 seggi) darebbe i seguenti risultati:

lo GRUPPO: D.C. seggi 9 >

230 Sociald.

> > 3 7

P.R.I. > >

1 o P.L.I.

> > 16

Volks p. > >

4 9 Picc. p.

Totale 306 306

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Carteggio 355

2O GRUPPO: Soc. Com. seggi 224 P.N.M. > > 22 M.S.I. > > 39

Totale 285 285

Totale seggi 59 1

Il 3' metodo è (da me preferito) quello del quoziente naturale assegnando i seggi mancanti ai partiti che hanno ottenuto i più alti resti (il metodo favorisce i partiti minori). Eccone i risultati:

lo GRUPPO: D.C. seggi > >

217 Sociald. 46 P.R.I. > > 12 P.L.I. 1 > 26 volks p. > >

> > 4

Partiti p. 16

Totale 321 321

2O GRUPPO: Soc. Com. seggi 202 P.N.M. > >

> > 25

M.S.I. 43

Totale 270 270

Totale seggi 59 1

Il 4O metodo: la proporzionale pura, determinando il numero dei seggi spettante a ciascun partito secondo la proporzione del numero dei voti validi nazionalmente presi (elezioni 1951 e 1952: 24.632.517 voti al partito D.C. 8.853.383 e così di seguito a coprire 591 seggi); così si ha il seguente risultato:

lo GRUPPO: D.C. seggi 213 Sociald. > >

> > 44

P.R.I. > >

15 P.L.I.

> > 22

volks p. 4 Piccoli p. > > 17

Totale 315 315

Page 358: Luigi Sturzo - Mario Scelba. Carteggio 1923-1956

356 L. Sturzo - M. Scelba

2O GRUPPO: Soc. Com. seggi 206 P.N.M. > > 24 M.S.I. > > 46

Totale 276 276

Totale seggi 591

Ai risultato normale di una differenza di 51 voti fra il lo e il 2O gruppo, applicando il 3O metodo proporzionale, per un complesso di voti validi di 24.632.517 (totale delle elezioni amministrative 1951 e 1952 poco più dell'80%) occorre aggiungere i voti derivanti dalla maggiore frequenza alle urne che dà la battaglia politica, il recupero dei voti nulli che si spera ottenere con la busta di Stato e I'interven- to degli assenteisti per via della obbligatorietà del voto. I1 che facen- do ascendere la media degli elettori al 95 per cento, darebbe il mag- giore apporto da 3 milioni e mezzo a quattro milioni di voti, che av- vantaggerebbero il lo Gruppo per un due terzi e il 2' Gruppo per un terzo. Si prevede cosi uno scarto complessivo fra il lo e il 2O Grup- po variabile che da 51 (risultato elettorale amministrativo) possa sali- re a 109.

Non si tratta di ottimismo ma di calcoli approssimativi seri e at- tendibili; che darebbero ai due gruppi rispettivamente lo da.341 a 350 seggi; - 2O gruppo da 250 a 241 seggi. Non faccia impressione che nel conteggio dei risultati elettorali amministrativi il 2O gruppo arrivi ad avere col metodo 3' (quello adottato) 270 seggi, mentre nel presunto conteggio delle elezioni politiche scenda perfino a 241 seg- gi. Ciò dipenderà dal quoziente. Nel primo caso il quoziente è stato per ogni circoscrizione sopra una media di voti validi poco più dell'80 per cento, mentre nel secondo caso il calcolo è stato fatto sopra la media del 94 per cento, conteggiando il maggiore afflusso 213 per il lo gruppo e 113 per il secondo gruppo.

All'obiezione che mi è stata fatta che il sistema proposto awan- taggia i piccoli partiti del centro a danno della D.C. con un rapporto di 113 con 213 rispondo che ciò sarà questo il miglior metodo per ac- quistare fiducia ed ottenere concordia fra i partiti del centro, senza i vincoli di un apparentamento che si ritiene assai dannoso e contro- producente, sia per la lotta elettorale sia per il futuro governo. La D.C. riacquisterebbe la libertà di manovra che sta perdendo.

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Carteggio 357

~1 t ; o vantaggio senza dubbio superiore deriverà dal fatto di far cadere il premio di maggioranza 473, che condurrà ad una lunga, agi- tata e pericolosa discussione parlamentare e d a svalutazione a pbob dell'autorità morale e legale della prossima Camera dei deputati.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

29 settembre 1952 474

Caro Scelba, Non mi sembra prudente lasciar funzionare l'attuale legge elettorale nel caso che nessun partito o coalizione di partiti raggiunga la metà più uno dei voti validi 475.

Sarebbe meglio adottare in tale caso il sistema proporzionale da me preferito (N. 3) , del quoziente naturale assegnando i seggi man-

(473) Era già avanzato, in quel momento, il dibattito politico sulla ipotesi di riforma del sistema elettorale per la Camera dei deputati che sarebbe stato formaliz- zato in una iniziativa del Governo di l3 a poco. E infatti del 21 ottobre 1952 la presentazione al Parlamento del disegno di legge da parte del Ministro dell'Interno Scelba (Camera n. 2971, Senato n. 2782) su «Modifiche al testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto presidenziale 5 feb- braio 1948, n. 26». La proposta era redatta in un unico articolo in cinque punti e conteneva una nuova tabella di ripartizione dei seggi, elevati a 590 in base ai pri- mi risultati disponibili del censimento del 1951. I1 testo prevedeva, come è noto, un «premio di maggioranza» d a lista o gruppo di liste collegate che avessero ripor- tato la maggioranza assoluta dei voti. La proposta, dopo un travagliato iter che vide le opposizioni impegnate al massimo, e a seguito del fatto che il Presidente del Con- siglio pose su di esso la fiducia in tutti e due i rami del Parlamento, divenne la legge 31 marzo 1953 n. 148. Passò d a storia, come tutti sanno, con il nome di «legge truffa». Ma nonostante l'impegno del Governo la legge, d e elezioni politiche del '53 non «scattò» perché, per le numerose schede nulle, la coalizione dei partiti di governo non ebbe la maggioranza assoluta dei voti validi. Confrontare, anche, quan- to detto nella «Premessa».

(474) Copia deiia lettera è in Archivio Stuno, sc. 221 f. «Leggi e studi elettorali». (475) Sturzo era, evidentemente pessimista sulla possibilità di reale applicazione

ed attribuzione del premio.

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358 L. Sturm - M. Scelba

canti ai partiti che hanno ottenuto i più alti resti (vedi pag. 2 della mia lettera a Gonella del 13 settembre corrente n. 8645).

Ciò favorisce i piccoli partiti, è vero; ma aumenta le probabilità di distacco a favore del gruppo di centro in rapporto d e due ale estre- me. I piccoli partiti accetterebbero di sicuro la proposta. Allo stesso tempo cadrebbe la lista nazionale.

Inoltre, mi sembra buona tattica che venga consentita alla ini- ziativa parlamentare presentare una proposta sul collegio uninornina- le 476, da servire per il caso che non venga raggiunto un accordo one- sto e realizzabile.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

All'on. G. Gonella per conoscenza e con cordiali saluti

L. Sturzo

12 ottobre 1952 477

personale - riservata

Caro Mario, Mi sembra una amara enormità che il Governo sia costretto a pre-

. sentare il disegno di legge per la «riformetta» del Senato 478 fatta so-

(476) Sturzo era tornato più volte, a partire d d e prime lettere a Scelba da New York, sulla ipotesi del collegio uninominale. Spesso, di recente, il nome di Stuno è stato citato, a sostegno delle proprie tesi, sia dai promotori del Referendum sulla riduzione ad uno dei voti di preferenza (giugno 1991) sia dai sostenitori della pro- porzionale secondo il metodo precedentemente in vigore. Di certo c'è che il pensie- ro di Sturm in proposito non è stato ancora riletto, attraverso i suoi numerosi inter- venti giornalistici ed epistolari di quegli anni. E sicuro, comunque, che Sturm era contrario al voto di preferenza d'interno deiia lista.

(477) Copia deiia lettera è in due diverse coliocazioni nelllArchivio Sturm: sc. 222 e sc. 223-94 B C. 67.

(478) La questione del Senato, in quel momento, presentava principalmente due problemi: la durata, che, come è noto, era prevista nella Costituzione del 1948 in sei anni, con la conseguenza deiia non contemporaneità delle elezione dei due rami

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Carteggio 359

pra misura; mentre i giornali diffondono la notizia che altrimenti un certo gruppo di senatori ricatterà il Governo votando contro la pro- gettata legge elettorale.

Più amaro è il fatto che il Governo subisca il ricatto e non fac- cia appello al senso di responsabilità, dimostrando al paese che non può un ramo del Parlamento essere avvilito così, e per giunta da uo- - -

mini di tradizione parlamentare e liberale. Se, poi, è vero che i senatori si opporranno d a disposizione sul-

la contemporaneità della elezione delle due Camere, si arriverebbe, secondo me, anche al ridicolo.

Il Governo non può dignitosamente prestarsi ad una commedia cosi disgustosa.

scrivo a te, perché tu sei venuto da me 479 a nome del presiden- te a parlare di simile iniziativa.

Se le cose stanno così, riprenderò la mia posizione di oppositore. Cordiali saluti

Luigi Sturzo

del Parlamento; la decadenza dei senatori di diritto nominati nella prima Legislatu- ra, e che avrebbero dovuto seguire la via, per rimanere a Palazzo Madama, della candidatura in normali collegi. Sui due punti vi fu ampia discussione politica, ma non vennero formalizzate proposte. Nei fascicoli dell'Archivio Sturzo nelle citate sca- tole sono comprese varie ipotesi e diversi studi sd'argomento. 11 dilemma si risolse, come 8 noto, con Io scioglimento anticipato di un anno del Senato da parte del Pre- sidente della Repubblica. La questione dei Senatori di diritto rimase invece un prov- vedimento limitato alla prima Legislatura e non furono prese in considerazione alcu- ne ipotesi di riservare tale diritto ad alcune categorie (ex Presidenti del Consiglio, ex presidenti della Suprema corte di Cassazione ecc.). Solo successivamente si prov- vide d a approvazione di una legge costituzionale per la modifica dell'art. 60 della Costituzione, uniformando così la durata dei due rami del Parlamento a cinque anni.

(479) Dali'agenda di Sturzo nel 1952 risulta che Scelba si recò a fargli visita il 3 ottobre.

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360 L. Sturzo - M. Scelba

228.

12 febbraio 1954 (telegramma) 480

Vivissimi auguri personali auguri interesse Paese 481.

Luigi Sturzo

22 febbraio 1954 482

personale riservata

Caro Mario, Grazie del telegramma di ieri.

Ti prego di leggere l'articolo di Spadolini sul «Corriere deiia Se- ra» di ieri (21 corrente): «Elezioni da meditare», prima di fare le di- chiarazioni, annunziate dall'AR1, sulla legge elettorale.

L'impegno assunto con gli altri partiti non può arrivare al suici- dio: sarebbe contronatura. La proporzionale pura, o purissima, con a base il collegio nazionale, sarebbe, a mio modo di vedere, un suicidio.

A voto ottenuto, si potrà riparlarne con calma e con le cifre alla mano 483.

(480) Copia dattiloscritta del telegramma è in Archivio Sturzo, sc. 295. (481) Scelba era stato incaricato dai Presidente Einaudi di formare il nuovo Go-

verno, dopo che la Camera, il 10 febbraio 1954, aveva negato la fiducia al Governo Fanfani al termine del dibattito s d e dichiarazioni programmatiche.

(482) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 293 eleggi e studi elettora- B. Non c'è invece il telegramma a cui si fa cenno.

(483) I risultati delle elezioni del 1953 non avevano consentito che scattasse il meccanismo maggioritario previsto nella riforma per l'elezione della Camera dei deputati contenuta nella legge 31 marzo 1953, n. 148 come si è già ricordato. Que- sto fatto, unito alle persistenti critiche dell'opposizione accendeva il dibattito sul si- stema eiettoraie.

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Carteggio 361

Del resto, vi sono varie proposte di legge di iniziativa parlamen- tare (fra le quali la mia per il Senato) 484, che non possono essere escluse dalla discussione, di fronte ad un promesso disegno di legge, (inopportunamente di iniziativa governativa) sul quale non dovrebbe ripetersi l'errore di porvi la fiducia 485.

Ciò posto, non credo che sia conveniente, in sede di comunica- zioni del governo, sollevare una questione, sulla quale la stessa mag- gioranza governativa, d o stato degh atti, non potrebbe essere unanime.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

22 febbraio 1954 486

Caro Professore, ho ricevuto la Sua di ieri: condivido le Sue preoccupazioni. Ho letto anche l'articolo di Spadolini.

Non so se risponderò sul tema delle elezioni, ma nel caso fossi costretto, mi limiterò a ricordare semplicemente il testo dell'accordo intervenuto fra i partiti, senza commenti.

Tutti i colleghi di Governo sono in questo momento presi dal fervore dell'attività concreta dei loro Dicasteri e nessuna pressione viene esercitata per risolvere il problema della legge elettorale. L'ur- genza è data unicamente daila legge del '53 487. Avrò tempo di par- larne con Lei prima di prendere una qualche decisione in merito.

Grazie affettuose del Suo contributo e con viva cordialità aff.mo

Mario

(484) Sturzo aveva presentato una proposta di legge (Senato n. 125, Camera n. 3588) il 23 ottobre 1953 su «Modifiche d a legge 6 febbraio 1948 n. 29. Norme per la elezione del Senato della Repubblica». Dopo una lunga discussione nei due rami del Parlamento la proposta divenne la legge 31 luglio 1954 n. 515.

(485) Come si è già detto (cfr. nota 472) per giungere in tempo utile d a approvazio- ne della 148 De Gasperi aveva posto la fiducia in tutti e due i rami del Parlamento.

(486) La lettera è in Archivio Sturzo, sc. 293 f. «Leggi e studi elettorali». (487) Era convincimento comune dei patiti , anche della maggioranza di Go-

verno, che doveva essere rivista la legge elettorale del '53, come poi awenne rapida- mente con la legge 3 1 luglio 1954 n. 615, che abrogava la 148.

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362 L. Stuno' - M. Scelba

28 maggio 1954 488

Onorevole Presidente, in esito d'incarico ricevuto 489, mi onoro trasmetterle una relazio- ne, predisposta dai Senatore Zoli 490 e approvata d d a Commissione nella seduta del 25 maggio u.s., concernente lo schema di disegno di legge sulla delega legislativa in materia di autorizzazioni amministrative.

Vogha gradire, con l'occasione, i miei migliori saluti

Luigi Sturzo

7 agosto 1954 491

Personale

Caro Mario, Ti sono grato del rinnovato e aperto appoggio alla mia proposta di legge sulla piccola proprietà contadina 492. Spero che sia messa in di- scussione alla ripresa dopo le ferie.

Con i migliori auguri e i più cordiali saluti aff.mo

Luigi Sturzo

(488) Copie deiia lettera sono in Archivio Sturzo, F. 378 B.C. 23. (489) Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 16 marw 1954,

Scelba istituì una Commissione consultiva per formulare concrete proposte per la nor- malizzazione della vita economica ed amministrativa dello Stato. Ne fu nominato Presidente Luigi Sturzo; membri erano: Adone Zoli, Giovanni Maiagodi, Ivan Mat- teo Lombardo, Ernesto Rossi; segretario il dr. F. Luchini, funzionario statale.

(490) Alle copie delle lettere sono unite copie della Relazione di Zoli e del rela- tivo schema di disegno di legge per la «Delega legislativa ai Governo per una nuova disciplina giuridica in materia di autorizzazioni amministrative».

(491) Copia della lettera è in Archivio Sturw, sc. 295. (492) Sturw aveva presentato una proposta di legge il 24 aprile 1954 (Senato

n. 499, Camera n. 1549) su d'rowedimenti per lo sviluppo della piccola proprietà

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Carteggio 363

21 agosto 1954 493

Caro Mario, Da due giorni ho l'immagine di Alcide presente e non riesco a di- strarmene: tutto il passato dal 1918 (data del primo incontro) mi è tornato in mente con tali colori, come una realtà vissuta.

Non potrei, a parte le sofferenze quotidiane, partecipare ai fu- nerali, come il mio cuore mi detta. Tornerò lunedi ad applicare la S. Messa per l'anima benedetta 494.

Ti prego di rappresentarmi. Ho scelto te, come anello fra il par- tito popolare italiano e la democrazia cristiana, fra la generazione che .sparisce e quella che sorge.

Desidero che d'omaggio del presente si associ quello del passa- to, unendo nel medesimo sentimento le due organizzazioni politiche e democratiche dei cattolici italiani.

Nell'amarezza dell'anima per tanta perdita, è conforto la fede cri- stiana che guidò il nostro amico anche nei più difficili momenti della vita politica e la confortò nella morte serena.

La partecipazione unanime degli italiani d'omaggio alla salma e al riconoscimento dei servizi prestati da De Gasperi d a patria e d'Europa, e l'eco che ne arriva da tutti i paesi civili, sono per noi, suoi compagni ed amici, vigorosa spinta al servizio civile nel bene co- mune e negli ideali cristiani.

Ringraziamenti e affettuosi saluti

Luigi Sturzo

contadina», volta a prorogare fino al 30.6.'59 le agevolazioni fiscali e creditizie pre- viste dal '48 in poi per favorire la formazione delia piccola proprietà contadina. La proposta divenne la legge lo febbraio 1956 n. 53.

(493) La lettera fu pubblicata da L'italia del 22 agosto 1954. È ora in Sturzo, Politica di questi anni, seconda serie vol. 13O, cit. pag. 79.

(494) Era morto a Selia di Valsugana, i l .19 agosto 1954, Alcide De Gasperi. Sull'agenda di Sturzo, in quella data è scritto: «Alle tre del mattino muore per crisi cardiaca, a Sella di Valsugana, Alcide De Gasperi, in pace». Per parecchi giorni Stuno, come risulta ancora dall'agenda, applicò la messa quotidiana per l'amico scomparso.

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364 L. Sturzo - M. Scelba

25 settembre 1954 (telegramma) 495

Compiacimenti tuo discorso Senato et voto fiducia 4" dolente mia as- senza per ragioni salute cordialità

Luigi Sturzo

(495) Copia dattiloscritta del telegramma è in' Archivio Sturzo, sc. 292 «Governo».

(496) 11 19 settembre c'era stato un «rimpasto» nel governo, dovuto alle dimis- sioni del Ministro degli Esteri Piccioni, che aveva lasciato l'incarico per l'insorgere del cosiddetto «caso Montesi». Ii rimpasto fu minimo: Attilio Piccioni fu sostituto agli Esteri da Gaetano Mutino, che lasciò il Ministero della Pubblica Istmzione a Giuseppe Ermini, fino ad dora Sottosegretario alla Presidenza. Ma fu quello un pre- testo per le opposizioni per porre in discussione il Governo. Scelba, intervenendo a Palazzo Madama premise che la limitata portata dei mutamenti ministeriali non avrebbe dovuto necessariamente portare ad un rinnovato dibattito con la necessità del voto di fiducia. Ma il Governo, proseguiva Scelba, aveva preferito accettare il dibattito per chiarire le linee della sua politica e per fare alcune precisazioni. 11 Pre- sidente del Consiglio ribadì le scelte di politica estera e poi affrontò senza incertez- ze gli scabrosi argomenti della politica interna, perché in realtà tutta la questione verteva sulla vicenda che aveva coinvolto il nonle di Attilio Piccioni. Si legge in un fondo non firmato del Co* &lka Sera - allora diretto da Giovanni Spadolini - del 26 settembre 1954: «E sommamente penoso che la seduta del Senato, invece di discutere argomenti di straordinaria importanza - politica estera, politica finan- ziaria, riforme amministrative, la posizione delllItalia nel mondo e, sopra ogni altra cosa, la questione di Trieste - sia stata occupata quasi esclusivamente dal processo Montesi». E dopo puntuali argomentazioni l'articolo concludeva uQuel che non è ammissibile, quel che è sommamente riprovevole, è questa satiriasi dello scandalo per lo scandalo; questo tentativo di fuorviare l'opinione pubblica mediante induzio- ni e sospetti non suffragati da prove (...) Sotto questo riguardo sono pienamente conformi aiie necessità del momento le dichiarazioni del Presidente del Consiglio (...l». Il processo sul caso Montesi si concluse con l'assoluzione più piena - uperché il fatto non sussiste* - di Piero Piccioni, figlio di Attilio.

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Carteggio 365

17 ottobre 1954 497

personale - risewata

Caro Mario, Ieri sera ho avuto un lungo abboccamento con il Ministro Vanoni 498,

su vari punti, specie sulla sua missione in America, assai soddisfacen- te. Di questi punti ti parlerò quando avrò il piacere di vederti.

Oggi ti scrivo sull'affare degli idrocarburi, che presenta aspetti interessanti e urgenti:

1) approvazione del disegno di legge s d a coltivazione degli idro- carburi esclusa la Val Padana. L'on. Vanoni mi ha ripetuto la sua ade- sione alla necessità della sollecita approvazione e la sua accettazione degli emendamenti proposti (a te spediti e dati in copia all'on. Ferra- ri Aggradi), meno la limitazione a 400 mila ettari per I'ENI, il quale ente dovrebbe potere avere concessioni senza limitazioni.

2) intesa con il governo degli Stati Uniti per la possibilità di da- re a ditte americane permessi di ricerca e coltivazione anche nella zo- na della Va1 Padana, come previsto negli emendamenti di cui sopra; I'on. Vanoni vi accede senza obiezioni e credo di aver persuaso I'on. Mattei a non opporsi. Le difficoltà fatte alla commissione decima della Camera dei deputati dd'on. Ruggiero Lombardi e da altri della D.C. egli crede che non derivino da Mattei e che siano superabili. Io lo desidero e lo spero.

3) permessi di ricerche all'ENI in Sicilia. Su questo punto ho fatto osservare all'on. Vanoni:

a) che 1'ENI ha molto da fare in Val Padana (zona di monopo- lio), e nelle altre zone fuori della Va1 Padana, per i permessi ottenuti e quelli in corso, e non avrebbe ragione di andare in Sicilia, dove le richieste abbondano.

(497) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, sc. 292 «Governo». (498) Ezio Vanoni era Ministro del Bilancio nel Governo Scelba. Ma al di lh

di questo incarico e della sua lunga permanenza nei Ministeri finanziari - conclusa- si con la sua improwisa morte in seguito ad un malore che lo colse, nel '56, a Paiaz- zo Madama - la sua influente personalith politica improntò di sé le scelte di politi- ca economica degli anni cinquanta. Ezio Vanoni aveva partecipato ai dibattito pro- grammatico delia DC fin dal periodo clandestino.

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366 L. Sturzo - M. Scelba

b) che 1'ENI dovrebbe intensificare gli studi nelle zone meridi- dionali, specie quelle che presentano affinità geologiche con la Sici- lia, quelle dove non esistono richieste da privati; sia perché il costo di metanodotti da Ravenna in giù sarebbe proibitivo circa cento mi- liardi, sia perché sarebbe assai più vantaggioso per iI paese che tali miliardi vengano spesi per ricerche nel centro e nel Mezzogiorno con- tinentale.

L'on. Vanoni non nega (e non poteva negare) così palmari veri- tà; ma egli si è doluto della regione siciliana che dopo aver iniziato trattative con l'on. Mattei, abbia sospeso l'esame delle sue richieste.

Gli ho detto chiaramente essere stato io a consigliare gli amici della regione a evitare ulteriori concessioni all'ENI (che attualmente ha la compartecipazione del 60 per cento nella concessione Leonardi d a piana di Catania e le concessioni per ricerca di forze endogene nell'isola di Vulcano, a Sciacca e a S. Leone (Agrigento); e ciò per- ché 1'ENI voleva dalla regione la partecipazione del 30 per cento (tu sai che io sono contrario alle partecipazioni statali, regionali e muni- cipali di qualsiasi natura); e perché l'on. Mattei, personalmente, tra- passa facilmente dal campo amministrativo industriale a quello politi- co (non solo il fatto della «base» sta a dimostrarlo, né solo I'interven- to efficace al congresso di Napoli), in modo che la regione siciliana resterebbe d a mercé di un uomo che ha volontà di dominio e molti mezzi a disposizione. Le condizioni dell'isola e quello della D.C. lo- cale non sono tali da poter fronteggiare un uomo deciso come Mattei.

Naturalmente, l'on. Vanoni ha cercato di minimizzare le sortite di Mattei; non ha potuto negare l'attacco al governo regionale attra- verso la stampa con le infelici inserzioni a pagamento; ma mi ha det- to lo stesso on. Vanoni che Mattei non continua più.

Né egli né io sapevamo ieri sera che due giorni fa l'agenzia pub- blicità dell'ENI (quella che a dire di molti ha speso un miliardo e mezzo nel 1953) ha offerto a pagamento al Giornale di Sicilia e alla Sicilia del Popolo un articolo di fondo (la pagina) contro la politica regionale degli idrocarburi, proprio durante la discussione del bilan- cio dell'industria d'assemblea regionale, naturalmente per concorre- re come meglio può al voto di sfiducia proposto dal blocco del popo- lo, con la cooperazione dei soliti frondisti di destra e sinistra per far cadere Restivo e compagni.

I suddetti giornali han rifiutato la inserzione; non so cosa abbia- no risposto i giornali di Catania e Messina.

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Carteggio 367

Ho pregato Vanoni di non insistere sui permessi e le concessioni all'ENI in Sicilia, almeno fino alle elezioni del maggio venturo, per evitare una crisi (se sarà evitata) le cui conseguenze sono prevedibili e non certo favorevoli alla D.C.

Posso avere il piacere di vederti subito? lo spero. Cordiali saluti

Luigi Sturzo

24 dicembre 1954 (telegramma) 499

Grato ricambio auguri natalizi compiacimenti per voto Camera. Cor- dialità

Luigi Sturzo

18 gennaio 1955 (telegramma) 'O0

. Vivissimi auguri onomastico cordialità

Luigi Sturzo

(499) Copia dattiloscritta del telegramma è in Archivio Sturzo, sc. 295. (500) La copia postale del telegramma è in Archivio Sturzo, F. 602 B C. 65.

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368 L . S t u r z o - M . Scelba

238.

19 gennaio 1955 (telegramma) 501

Ringraziola per gentile telegramma augurale et porgole devoti omaggi

Mario Scelba

personale-riservata 24 gennaio 1955 'O2

Caro Mario, Dal giorno delle tue dichiarazioni di governo, è passato quasi un an- no, e il disegno di legge sugli investimenti di capitale estero in Italia non è stato ancora presentato.

I1 viaggio di Vanoni a Washington aveva anche lo scopo di assicura- re un'intesa preventiva su tale disegno di legge, del quale già esistevano due edizioni: una del CIR, l'altra del Governatore della Banca d'Italia.

A quel che me ne disse al ritorno prima I'on. Ferrari Aggradi e poi (in termini più generici) lo stesso Vanoni, tale disegno di legge fu discusso a Washington.

Ritardandosene la presentazione al Cons@o dei Ministri, doman- dai all'on. Ferrari Aggradi se il ritardo non fosse collegato d' idea di presentarlo insieme col piano Vanoni. La risposta fu uno dei sorri- si enigmatici dei mio interlocutore.

Ed ecco che dopo cinque mesi dal viaggio di Vanoni tu andrai a Washington 'O3 senza neppure poter dire che il disegno di legge in parola sia stato presentato al Parlamento.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

(501) Idem, C. 64. (502) Idem, C. 63. (503) Si era d a vigilia di una impegnativa visita di stato del Presidente del

Consiglio negli Stati Uniti.

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Carteggio 369

8 aprile 1955 (telegramma) 'O4

Compiacimenti tua missione America 'O5 vivissimi auguri pasquali in- sieme Signora Figlia cordialità

Luigi Sturzo

26 aprile 1955 (telegramma) 'O6

Vivissimi compiacimenti tuo importante discorso cordialità

Luigi Sturzo

17 giugno 1955 'O7

Caro Mario, 1) Riflettendovi 'O8, rilevo che i cambiamenti ministeriali ritenuti in- dispensabili coprono già otto posti:

1. Giustizia 2. Lavoro

(504) Copia dattiloscritta del telegramma è in Archivio Sturzo F. 338 B. C. 18. (505) Si era concluso il viaggio negli Stati Uniti di Scelba che, accompagnato

dal Ministro degli Esteri Martino aveva toccato le più importanti località di quel Paese: Washington, New York, Filadelfia, Detroit, Chicago ecc. U Presidente del Consiglio era riuscito, nel corso degli incontri a riguadagnare la fiducia nei confronti deii'Italia, cosa che si concretizzò in aiuti economici di notevole portata.

(506) La copia postale del telegramma è in Archivio Sturzo, F. 373 B C. 23. (507) Copia deiia lettera è in Archivio Sturzo, F. 339 B C. 41. Un appunto del-

la stessa, manoscritto, è in F. 340 B. C. 72. (508) Era in corso una difficile fase del Governo Scelba, che avrebbe dovuto

realizzare un ampio rimpasto. Nonostante l'evidente legame politico e personale che univa Sturzo a Scelba, in questa lettera è espresso in termini chiari il parere di Stur. zo sui punti essenziali del possibile futuro governo.

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370 L. Sturzo - M. Scelba

3. Industria e Commercio 4. Commercio estero 5. Istruzione 6. Difesa 7.-8. due nuovi ministeri. In tali condizioni (già pesanti per il numero) ogni ulteriore cam-

biamento, darebbe occasione a rilievi che potrebbero tendere verso una crisi.

2) Altra osservazione: non sarebbe corretto, a mio modo di ve- dere, affermare che «per le regioni il Governo ritiene di non imme- diata attuazione il relativo ordinamento», perché si tratta di tassativa disposizione costituzionale, a data fissa, già superata; per giunta, esi- ste avanti la Camera un disegno di legge approvato dall'altro ramo del Parlamento.

Inoltre, essendo caduta la disposizione transitoria per la Regione a statuto speciale Friuli-Venezia Giulia, non si può parlare solo di Trieste.

Ometterei questo punto richiesto dal partito liberale e sul quale sarei obbligato a sollevare la questione in Senato.

3) Ti ricordo che il disegno di legge (319) per la soppressione o messa in liquidazione di enti soggetti a vigilanza statale, è stato già approvato (in sede referente) dalla 5 a Commissione del Senato.

Cordiali saluti

Luigi Sturzo

7 luglio 1955 (telegramma) 509

Tua dedizione servizio Paese riconosciuta amici avversari 510 continua imperturbata in qualsiasi posto gli eventi ti pongono unico obiettivo di bene comune. Cordialità

Luigi Sturzo

(509) copia postale del telegramma è in Archivio Sturzo, F. 340 B C. 72. (510) La chiarificazione del Governo Scelba si concluse, invece, con l'apertura

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Carteggio 371

13 luglio 1955 (telegramma) 'l1

Ringraziola cordialmente per affettuoso telegramma stop suo apprez- zamento per mia attività costituisce per me più alta soddisfazione stop con devot.0 affetto stop

Mario Scelba

12 febbraio 1956 'l2

Caro Mario, Pregai ViUani a ringraziarti a mio nome per l'invio del testo del tuo discorso a Como.

Ora l'ho letto (ancora mi affatica il leggere) e ringraziandoti del- l'accenno alla mia persona e alla mia lotta allo statalismo, mi com- piaccio con te della obiettività e chiarezza espositiva del discorso e del senso di responsabilità nel dire cose vere, importanti, inche se sgradevoli a certa ala D..C. che purtroppo è in auge.

Cordialissimi saluti

Luigi Sturzo

deiia crisi, perché ii Partito Repubblicano che aveva in un primo tempo manifestato la propria disponibilità, decise di non entrare nel Governo. Scelba si dimise il 22 giugno, ii nuovo Governo venne costituito da Antonio Segni.

(511) Copia dattiioscritta è in Archivio Smzo, F. 340 B C. 43. (512) Copia della lettera è in Archivio Sturzo, F. 524 B C. 46.

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Finito di stampare nel mese di marzo 1995

dalla tipografia CittA Nuova della P.A.M.O.M. Largo Cristina di Svezia, 17

00165 Roma tel. 5813475/82

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