Luce & Vita Giovani n.90

8
Maria, donna della paura di silvia ayroldi.........................3 Un Natale da Peter Pan di annarita marrrano...............6 Germogli di pace di nicla s. .................................4 (Ben)Venuto al mondo di maria teresa mirante...........6 Un tempo da vivere adesso di maria nicola stragapede......5 o finta Grazie, Thanks, Merci... di francesca messere...............8 HA DATO PIÚ DI TUTTI nicoló tempesta Noi quest’anno vogliamo essere testardi, non ci interessa niente delle mode, non vogliamo vivere il Natale della crisi, non ci dispiace scandalizzare, passare per ritarda, vogliamo guardare a quel Bambino a Betlemme, e vedervi il sorriso di Dio, leggergli sulle labbra le parole dell’amore di Dio. Noi creden in questo Bambino adoriamo il nostro creatore, sappiamo di stare a cuore a Dio, sappiamo che la nostra storia, non è una accozzaglia di avvenimen, ma è un tessuto di relazioni d’amore. Vogliamo crederci per poter ricominciare da quel Bambino. Inserto mensile di informazione e comunicazione del mondo giovanile a “Luce e Vita” n.43 del 16 dicembre 2012 Piazza Giovene 4 -70056 Molfetta www.lucevitagiovani.it [email protected] 90

description

Inserto mensile della diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi di informazione e comunicazione giovanile (dicembre 2012)

Transcript of Luce & Vita Giovani n.90

Page 1: Luce & Vita Giovani n.90

Maria, donna della pauradi silvia ayroldi.........................3

Un Natale da Peter Pandi annarita marrrano...............6

Germogli di pacedi nicla s. .................................4

(Ben)Venuto al mondodi maria teresa mirante...........6

Un tempo da vivere adessodi maria nicola stragapede......5o finta Grazie, Thanks, Merci...di francesca messere...............8

HA DATO PIÚ DI TUTTInicoló tempesta

Noi quest’anno vogliamo essere testardi, non ci interessa niente delle mode, non vogliamo vivere il Natale della crisi,non ci dispiace scandalizzare, passare per ritardati, vogliamo guardare a quel Bambino a Betlemme, e vedervi il sorriso di Dio, leggergli sulle labbra le parole dell’amore di Dio.Noi credenti in questo Bambino adoriamo il nostro creatore, sappiamo di stare a cuore a Dio, sappiamo che la nostra storia, non è una accozzaglia di avvenimenti, ma è un tessuto di relazioni d’amore.Vogliamo crederci per poter ricominciare da quel Bambino.

Inserto mensile di informazione e comunicazione del mondo giovanile

a “Luce e Vita” n.43 del 16 dicembre 2012Piazza Giovene 4 -70056 Molfetta

[email protected]

90

Page 2: Luce & Vita Giovani n.90

2

“Andarono, senza indugi, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori”. (Lc 2, 16 -17)

Natale è una festa che ho sempre amato. I bambini l’attendono con ansia, accompagnati da canti, recite e dalla tradizionale novena. Gli adulti sognano in quei giorni un pò di serenità e spensieratezza, allontanandosi per qualche ora dallo stress e dai problemi e non senza nostalgia ricordano quando erano bambini e la semplicità della vita faceva in modo che in queste occasioni tutti tirassero fuori i sentimenti più genuini. Ma per non trasformare il Natale in una festa sdolcinata di lucine, canzoncine e bei sentimenti occorre avvicinarsi a questo appuntamento dell’anno in maniera più consapevole.Proprio in queste ore, mentre comincia l’avvento e nelle chiese già risuona il canto del Maranatha riflettevo sulla grande portata di questo mistero della fede che coinvolge ciascuno di noi in prima persona. Afferma, infatti, il noto scrittore lombardo Giovanni Testori: “Il Natale è la nascita assoluta che riflette e assume, illumina e redime, benedice e consacra tutte le nascite di prima e di poi. Ogni uomo che venga alla luce ripete il miracolo del Natale di Cristo”. Gesù che nasce ha voluto avere un inizio come tutte le sue creature, lui che era eterno condivide con noi il tempo, la storia, la carne. Il Natale è una vera e propria sterzata di Dio sull’umanità: l’eterno, l’onnipotente rivela tutta la sua gloria nella piccolezza, nell’umiltà e nella debolezza. A Natale Dio non si presenta come condottiero invincibile, ma giunge a noi nelle vesti assurde di un bambino debole e indifeso. Il Dio bambino infrange la tenacia dei cuori più induriti e strappa un sorriso anche alle persone più tristi e amareggiate. E’ il richiamo alla purezza del nostro volto, spesso nascosto dalle tante maschere che scegliamo di indossare. Il Dio bambino è una nuova partenza, un nuovo inizio. E’ l’invito a coltivare di nuovo i nostri sogni di vita piena, che hanno più diritto di

cittadinanza rispetto alla rassegnazione. Il Dio che nasce bambino ci promette che non è ancora troppo tardi, che il passato non gli interessa e che non gli impedisce di trasformare e rinnovare tutte le cose.

natale: la grandezza del dio bambinoluigi caravella

Amo, allora, il Natale perchè fa respirare al nostro cuore un’aria di novità: “Oggi posso cominciare di nuovo, poichè Dio è nato in me come bambino” (S. Leone Magno).

Page 3: Luce & Vita Giovani n.90

3maria donna della paurasilvia ayroldi

Natale tempo dell’attesa. Penso allora all’attesa di una madre che non fu certo estranea alle tribolazioni a cui è assoggettata ogni comune gestante. Don Tonino diceva che se ancora non ci fosse, bisognerebbe elevare un santuario alla “Madonna della paura”. Nelle sue navate ci rifugeremmo un po’ tutti. Perché tutti, come Maria, siamo attraversati da quell’umanissimo sentimento che è il segno più chiaro del nostro limite. Paura di non essere in grado di fare il genitore. Paura del domani. Paura che possa finire all’improvviso un amore coltivato tanti anni. Paura per il figlio che non trova lavoro e ha già superato la trentina. Paura per la sorte della più piccola di casa che si ritira sempre dopo mezzanotte, anche d’inverno. Purtroppo credo che la paura sia un sentimento che a volte nei giovani ha lasciato spazio all’incoscienza.Penso ai tanti ragazzi che, attirati dall’ultima “moda” di fare i baby genitori hanno perso quel sentimento che nel giorno del si ha pervaso Maria.

crayongaetano ciccolella

Presi dall’egoismo più puro si perde di vista la riflessione che ci vuole prima di una scelta così importante come metter al mondo un figlio; sarò pronto? conosco a fondo il mio partner? ci sono le premesse per garantire un futuro dignitoso ad un bambino?Credo che nessuno sia in grado di dare risposte certe a queste domande quando pensa di metter su famiglia, ma è sicuro che bisognerebbe porsele, così che i figli non debbano pagare lo scotto di scelte affrettate per l’egoismo dei genitori.Perciò, col pensiero rivolto alla madre di tutte le genti, nel tempo dell’attesa ti prego Maria di donare un po’ della tua saggia paura del domani.

Page 4: Luce & Vita Giovani n.90

4

Il 29 novembre scorso l’assemblea generale dell’ONU ha riconosciuto, a larga maggioranza, la Palestina come “membro osservatore dell’ONU”. E’ certamente un evento di portata storica, anche se di valore soprattutto simbolico.Pur non ottenendo, com’era nelle previsioni, i voti favorevoli di paesi come STATI UNITI e CANADA, dal voto dell’assemblea è emersa una chiara indicazione: la maggior parte del mondo vede ormai nella soluzione “DUE POPOLI, DUE STATI”, l’unica via in grado di permettere ad entrambi i popoli di vivere in pace con pari diritti e pari dignità.Il voto così espresso è una mano tesa all’autorità nazionale palestinese ABU MAZEN e ai suoi sforzi di cercare vie diplomatiche che portino alla riapertura dei negoziati.Nella sostanza le condizioni di vita dei palestinesi difficilmente potranno cambiare dopo questa decisione, anzi c’è il rischio che possano anche peggiorare nel caso in cui Israele mettesse in atto le preannunciate ritorsioni. Perciò è estremamente

importante che si continui a tenere alta l’attenzione sulla questione e pressare i nostri governi e la comunità internazionale. Mi piacerebbe pensare che il SI dell’Italia, arrivato sorprendentemente dopo una annunciata astensione, sia anche il frutto della mobilitazione via internet dell’opinione pubblica italiana. In questo la rete ci può essere di grande aiuto, ci apre finestre preziose su quello che il governo israeliano tenta continuamente di nascondere al mondo : quello che realmente succede a Gaza. Spesso sono i cooperanti presenti nella Striscia a, dare voce alla disperazione dei palestinesi; i loro racconti ci testimoniano di una popolazione ormai allo stremo, costretta a vivere in quella che è ormai una grande prigione a cielo aperto dalla quale è impossibile fuggire.“E’ proprio dalla Carta dei Diritti che bisogna partire”dice Salvo Maraventano cooperante della ONG CISS (cooperazione internazionale Sud Sud) da tre anni a Gaza: “bisogna ragionare – continua - a livello globale estromettendo gli interessi delle lobby politiche ed economiche”.

germogli di pacenicla s.

E’ auspicabile che Israele considerati i nuovi assetti nella regione mediorientale e il pronunciamento dell’assemblea, voglia cogliere i segni dei tempi e rivedere le sue posizioni. Non sarà certo facile se pensiamo che si è presentato alla nuova fase del conflitto scoppiata due settimane prima del voto, negando più che mai l’esistenza del popolo palestinese, tuttavia bisogna che capisca che la soluzione non può più passare per l’uso delle armi.E’auspicabile che cominci ad ascoltare anche l’anelito di pace che giunge tra quanti, israeliani, volendo sconfiggere questa spirale di odio e di violenza, collaborano con i palestinesi da anni per costruire una convivenza pacifica.Palestinesi magari come il medico Izzeldin Abuelaish che nonostante la sua agghiacciante storia personale, raccontata nel libro “NON ODIERO’”, purtroppo molto simile a quella di altri palestinesi, riesce ancora oggi a battersi affinchè sia il dialogo la migliore arma vincente.

Pax Christi, Movimento Internazionale per la Pace, tutti gli anni organizza, insieme alla “Commissione Episcopale per il problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace” della CEI e la Caritas italiana, la Marcia per la Pace di fine anno, in occasione della vigilia di Capodanno, in quanto il 1° Gennaio si celebra la Giornata Mondiale della Pace. La marcia, preceduta sempre da tre giorni di convegno su tematiche che variano di anno in anno in relazione al messaggio del papa per la Giornata Mondiale della Pace, è un modo diverso di festeggiare il nuovo anno e di camminare insieme a persone provenienti da tutta l’Italia che, in un clima di riflessione, di preghiera e di festa, hanno un obiettivo comune: la pace per l’anno che verrà! La Marcia per la Pace viene svolta ogni anno in una parte diversa dell’Italia; quest’anno, ricorrendo il ventennale della morte (20 Aprile 1993) di Don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta e Presidente di Pax Christi, la marcia percorrerà le vie di Lecce ed il convegno avrà luogo nei giorni 29-30-31 Dicembre nella diocesi di Ugento con il tema “In piedi costruttori di Pace”!Entrambi gli eventi si augurano di rinnovare in ogni cristiano e in ogni cittadino la cultura della nonviolenza e il vangelo della tenerezza.Per maggiori informazioni: www.paxchristi.it

in piedi, costruttori di pacealessia buggiani, davide cacchione (collettivo giovani pax christi

Page 5: Luce & Vita Giovani n.90

5mauro capurso

Chi vi parla ha da un po’ di anni lasciato le scuole superiori e si appresta a concludere il proprio percorso universitario. Inoltre, ora ha la fortuna e la responsabilità di essere a stretto contatto con studenti come voi, con studenti un po’ diversi rispetto a quelli con i quali ho vissuto gli anni più belli. Diversi, si… ma perché? Il mese di novembre è stato un mese “caldo” per molti di voi. Tante sono state, infatti, le vostre proteste, ed altrettante le giornate di scuola che avete “saltato”.Ma per quale motivo? Le motivazioni erano sui giornali, in internet ma nessuno tra voi ha saputo dirmi niente a proposito. Dopo aver ricevuto il primo “boh”, ho ricevuto il secondo, il terzo e così via. Sarò stato sfortunato? O forse qualcosa è cambiato? Quando si sciopera (scioperava), la seconda domanda è (era) “e dove siete andati a fare la manifestazione? Siete andati a Bari al corteo?”. Non l’avessi mai fatto. La risposta a questa domanda è stata di una tristezza unica.. Noo nessuna manifestazione! Siamo andati a casa e ci siamo rimessi a dormire!! Io non sono mai stato un’amante degli scioperi “fantasma”. Ne ho fatti, è vero, ma quando c’era da scioperare per le cose serie ci si incontrava il giorno prima per assemblee straordinarie, ci si organizzava per andare a Bari a protestare con i nostri interlocutori, dal Provveditorato alla Provincia, non disdegnando anche gli altri palazzi del potere. Ho visto che, per fortuna, in molti si sono riversati per le strade del capoluogo ed anche di Molfetta, con striscioni e slogan di protesta, e spero vivamente che le mie siano state solo delle esperienze sfortunate.Più che il diritto allo “scioperare”, è il dovere di informarsi che uno studente dovrebbe avere più a cuore. Quasi a dire che, se proprio volete manifestare, siate furbi e fatelo con consapevolezza perché un giorno “perso” per restare a dormire è un giorno che nessuno vi darà più indietro. Se proprio avete deciso di sposare la causa dello sciopero informatevi e siate tra voi critici e propositivi. Solo così quel giorno di scuola “saltato” non sarà un giorno sprecato!

resistere, resistere, restare a casa

“L’unica minaccia al nostro spazio vitale è la concezione sbagliata del tempo” afferma Eduardo Punset.Un tempo spesso frenetico, scandito da impegni e appuntamenti che non lasciano nemmeno la possibilità di fermarsi a guardare il cielo e prendere una boccata d’aria. Un tempo sul filo del funambolo che delimita un confine così sottile per cui ogni passo diventa segno indelebile di cambiamento. Inermi ed impotenti, spettatori di una vita stracolma di false speranze, ladra di sogni e futuro.Rabbia e frustrazione si trasformano in grinta e coraggio per gli studenti molfettesi. Sono manifestazioni, scioperi e sit out a riempire finalmente le giornate di colore. Il cambiamento o perlomeno la speranza che possa esserci affiorano sulle dita, nelle voci, nelle menti e spingono chi si sente privato della cultura a dire basta.Così, gli alunni del Liceo Classico che crescono sulle spalle dei più grandi autori

Maria Nicola Stragapede, Rosalba Calò, Delia Sgherza, Miriana Di Gioia, Loreta Minutilli

e personaggi del passato non perdono i contatti con il presente, anzi hanno proposto e attuato un sit in informativo dal 21 al 23 Novembre. Il punto focale di questa protesta pacifica è proprio l’organizzazione del tempo finalizzato all’informazione sulle varie forme di protesta attuate nel passato, come quelle del ’68 o del G8 2001, e i motivi scatenanti in confronto a quelli presenti. Durante il sit out sono stati realizzati anche cartelloni e volantini per il corteo del 24 che ha visto partecipi studenti di tutte le scuole uniti con alcuni professori e sindacalisti per un unico scopo: il diritto all’istruzione.L’invito, quindi, è quello di non lasciare che il tempo scorri e si infiltri tiranno nelle vite ma che ogni vita prenda in mano il proprio tempo e abbia in ogni secondo la stessa grinta e passione di un sedicenne che lotta per il proprio futuro e per la difesa di un sogno.

Page 6: Luce & Vita Giovani n.90

6un natale da peter panannarita marrano

Dicembre 2012. Passeggio tra le strade illuminate e stracolme di gente indaffarata per l’acquisto dei regali. Nonostante la crisi, i risparmi per i regali natalizi non mancano mai. La mia lista di regali è ancora appesa sulla scrivania. Mi chiedo quando avrò tempo per pensare a cosa regalare: non mi è mai piaciuto regalare qualcosa solo per dovere. Il regalo è la conferma dell’eternità di vecchie amicizie e la speranza di un rapporto duraturo per le nuove; è la dimostrazione della passione mai tramontata in un amore, dell’affetto per i propri genitori, della tenerezza per i nipoti. Quest’anno, tuttavia, è diverso: il lavoro e le responsabilità mi travolgono e coprono l’entusiasmo degli anni passati. Le luci natalizie e le decorazioni delle vetrine non mi emozionano più e la pazienza di passeggiare nella confusione è svanita. Mi soffermo ad osservare l’albero della piazza principale: è enorme! I bambini restano a bocca aperta e i genitori li guardano divertiti. La loro ingenuità mi fa tornare in mente Chiara, una cara amica lucana conosciuta a Trento. Ricordo che un pomeriggio di Novembre eravamo in giro per le strade di Trento e ad un certo punto in Piazza Duomo vediamo montare un grosso albero di Natale. Lei inizia a saltare di gioia: ama i mercatini, i canti, le decorazioni, il pranzo di Natale. Ama uscire fuori al balcone il pomeriggio della vigilia e ascoltare le voci chiassose delle famiglie riunite provenienti dalle case vicine. Ama trascorrere le serate con gli amici a giocare a carte: gli stessi giochi, le stesse persone che cercano di imbrogliare, gli stessi ambienti annebbiati dal fumo delle sigarette e le stesse risate. Ama andare alla veglia natalizia con le sue amiche e poi scambiarsi gli auguri sul sagrato della chiesa anche con coloro che non avresti mai pensato di perdonare.

Ama mettere i regali sotto l’albero per il suo fratellino più piccolo. Mentre mi racconta tutto ciò le brillano gli occhi, gli stessi che ho ammirato la prima volta che l’ho incontrata: solari e sorridenti! Vive ogni momento come se fosse unico e attende il Natale come se fosse ancora bambina. È proprio la sua ingenuità infantile che ammiro: talvolta si ha così fretta di crescere e di dimostrare di essere adulti che si perdono di vista le piccole e semplici gioie della vita. Si perde l’entusiasmo di trascorrere il giorno di Natale con la propria famiglia anche se c’è il nonno brontolone e la zia curiosa. Si perde la capacità di emozionarsi di fronte ad un bambino che scarta frettoloso il

suo regalo di Natale. Si perde la volontà di rivivere la quotidianità delle vacanze natalizie per timore di risultare infantile, semplice, poco maturo. Chiudo gli occhi e cerco di ricordare il profumo dei panzerotti della vigilia, il chiasso dei miei amici mentre scegliamo il gioco da fare, i preparativi della tavola natalizia. Riapro gli occhi e vorrei saltare come Chiara. Non lo faccio ma sorrido e con il pensiero la ringrazio per aver risvegliato in me la bambina di una volta, per aver riacceso l’entusiasmo per il tradizionale Natale, per aver reso tutto ciò che era scontato e monotono decisamente unico. Decido così di affrettare il passo: c’è una lista di regali che mi aspetta!

Page 7: Luce & Vita Giovani n.90

affetti più cari, di una madre fragile e forte allo stesso tempo, di una migliore amica alle prese con una gravidanza prematura, decisa a portarla avanti per colmare il senso di vuoto causato dalla perdita di suo fratello maggiore e di un fratellino in arrivo e non smette di coltivare i suoi sogni, con forza e dedizione, anche quando tutto le sembra perduto, perché si sa, chi ci ama vive e vivrà sempre dentro di noi.‘Un amore di angelo’ è un inno alla vita, un canto di forza e libertà per tutte le ragazze che, come Mia, hanno solo bisogno di imparare a mantenere l’equilibrio, a contare sulle proprie forze, a lottare contro qualsiasi intemperia, strappando un sorriso qua e là, conquistando un sogno, una soddisfazione, un amore. “A volte ti serve un passo falso per capire come si cammina e dopo prendi il via... Ti serve un inciampo, poi metti un piede dietro l’altro e non cadi, no, stavolta no, hai trovato equilibrio. Ed è una gran conquista”.

7(ben)venuto al mondomaria teresa mirante

un amore di angelomaurizia mongelli

dimostrando non solo di essere molto più matura di quanto la sua età non lasci immaginare, ma anche di riuscire a resistere alle batoste della vita come il potente, spaventoso uragano che l’ha investita con la morte del suo fidanzato, aggrappandosi a ciò che più la rende felice: danzare. Crescere è sempre una sfida ardimentosa e Mia dimostra con passione e grinta che nonostante non sia sempre facile restare in equilibrio sul filo della vita, nonostante a volte questo ci sembri troppo sottile e pericolante per sopportare il peso delle nostre difficoltà, delusioni e soprattutto aspettative, imparare a camminare con sempre maggiore sicurezza non è impossibile. Mia, la protagonista di ‘Un amore di angelo’ si scopre giorno dopo giorno cambiata, cresciuta e maturata. Scopre di possedere il coraggio di diventare grande dentro di sé, a portata di mano: intraprende un viaggio a Londra, dove studia nella scuola di danza più creativa e vivace della nazione, trova la forza di arrangiarsi, di curare il suo dolore danzando e prendendosi cura dei suoi

Scegliere la propria strada non è sempre facile: comporta sacrifici, rinunce, profonde riflessioni su ciò che si è sempre stati e ciò che si è diventati ma, soprattutto, richiede coraggio. E’ quello che Mia, una sedicenne piena di vita e determinata, cerca di mettere in pratica nella vita di tutti giorni,

Quando sono andata al cinema a vedere la trasposizione cinematografica di “Venuto al mondo”, di Margaret Mazzantini, mi è sembrato di essere davanti a un film già visto nella mia mente, nato da quelle pagine che avevo divorato. Ho rincontrato lo sguardo di Gemma, la madre a tutti i costi, sono rientrata nell’obiettivo di Diego, il fotografo dal passato pesante ma tanto innamorato di lei. Ho riascoltato le poesie di Gojko mentre piovevano bombe sulla Sarajevo assediata. Mi sono ancora lasciata ipnotizzare dalla musica di Aska, il ventre fertile che Gemma non aveva mai potuto avere. E poi è nato Pietro. Il frutto inconsapevole dell’odio, il figlio innocente della guerra, di una violenza che Aska, emblema di un popolo umiliato fino all’estremo sacrificio, ha dovuto subire senza scampo. E mentre scorrono le immagini sullo schermo, vorrei dirti tante cose, Gemma. Vorrei dirti che non è il mettere al mondo a fare di una donna una madre ma è il prendersi cura. Quel prendersi cura che ha reso Pietro così somigliante a te nel modo di camminare, nel carattere indolente, nel modo di guardare il mondo. Vorrei dirti, Gemma, che il tuo desiderio di diventare madre ti ha fatto perdere di vista tante

cose importanti ma, ogni volta che Pietro ti guarda, ti dice grazie con gli occhi perché gli sei accanto. Vorrei dirti che gli adolescenti sono sempre arrabbiati col mondo intero ma, anche se sembrano già grandi, hanno bisogno dei loro genitori più di quanto tu creda. E Pietro avrà sempre bisogno di te. E non prendertela se avrebbe preferito passare l’estate in Sardegna, alla fine capirà perché l’hai portato lì dove è nato. Vorrei dirti che tutti hanno diritto a conoscere le proprie radici ma il fatto che Pietro sia

figlio di una violenza, toglie dignità alla sua esistenza? La rende meno importante ai tuoi occhi adesso che sai che nelle sue vene non scorre il sangue del tuo amato Diego? Siamo figli di chi ci cresce, di chi ci rimbocca le coperte prima di andare a dormire, di chi ci cura il raffreddore, di chi ci regge mentre impariamo a camminare. Vedrai, Gemma: il passato, sbiadisce mentre ti perdi nello sguardo limpido di Pietro. E’ la vita l’unica risposta a tutte le nostre domande.

Page 8: Luce & Vita Giovani n.90

8

Al termine di ogni lavoro di tesi si è soliti scrivere i cosiddetti ringraziamenti. Generalmente si tratta delle pagine più lette dell’intero lavoro svolto. La sensazione che si prova a leggere il proprio nome tra quelle righe è irripetibile: sentirsi dire grazie, qualcosa di così insolito. Una parola che nella nostra lingua è composta da poco più di cinque lettere ma, così raramente utilizzata; alle volte neanche a seguito della classica domanda “mi passeresti il pane?”, poi il silenzio. Abbiamo importato tantissime cose dal Nuovo Continente, non ultima la “festa di Halloween”, e allora mi chiedevo perché non avessimo pensato di fare nostra, invece, un’altra tradizione tutta made in U.S.A.: il “Giorno del Ringraziamento”.

GRAZIE, THANKS, DANKEN, MERCI, GRACIAS…francesca messere

La prima obiezione sarebbe che tale festività non ci riguarderebbe: nasce, infatti, all’epoca dei padri pellegrini per ringraziare Dio del primo raccolto buono nelle nuove terre. Attualizzando ai tempi nostri, però, milioni di americani in tale giorno si siedono alla loro tavola e ringraziano ad alta voce, davanti a tutta la famiglia, Dio o ciascuno degli altri convitati per qualcosa accaduta nell’anno trascorso. C’è poi chi nella nostra epoca, ultra tecnologica, scrive sul proprio status i ringraziamenti e, così ti ritrovi la bacheca piena di “thank you” che riscaldano il cuore.Lungi dal voler idealizzare il modello americano, colgo solo l’occasione per una riflessione più profonda. Credo non ci sia bisogno di istituire un giorno vero

e proprio per dire “grazie”, ma sarebbe bello educarci a pronunciare più spesso questa espressione, non perché costretti a farlo ma, perché sentiamo di esprimere tutta la nostra gratitudine agli altri. I motivi potrebbero essere i più disparati: un abbraccio, un messaggio durante una giornata “no” ma, potrebbe bastare anche l’esserci nei propri giorni. Alle volte diamo tutto per scontato, ma credo sia più bello sentirsele dire ogni tanto anche le cose più ovvie.Questo piccolo esercizio potrebbe rappresentare un vero cambiamento per tutti noi. Qualcuno deve pur iniziare, così comincio io nel ringraziarvi per aver speso parte del vostro tempo prezioso per leggere questo articolo!