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Settembre 2010 - residenza e mostra di Luca Trevisani presso L'Ex Stabilimento Florio di Favignana, a cura di Paolo Falcone - testo critico di Helga Marsala, reportage fotografico di Valentina Glorioso e Luca Ghedini

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Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e FormicaIsola di Favignana (Tp)Settembre 2010LUCA TREVISANI artist-in-residence programa cura di Paolo Falconecoordinamento generale Renato Alongitesti critici di Helga Marsala

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Luca Trevisani, > 100 C [CCCCCCC], 2010, gesso, fresbee, thè, materiali vari, dettaglio. foto Valentina Glorioso.

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Luca Trevisani, > 100 C [CCCCCCC], 2010, gesso, fresbee, thè, materiali vari, dettaglio. foto Valentina Glorioso.

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LUCA TREVISANI > 100 °C

Quello ideato da Luca Trevisani per l’ex stabilimento Florio di Favignana è un lavoro che innesca sottili corrispondenze tra il luogo ospite,

la sua storia, il territorio di riferimento e alcuni percorsi mentali scaturiti nel corso del viaggio. Il

processo creativo diventa strumento magico-indagativo, occasione per intessere trame di

riflessi mobili. Da qui si generano immagini silenziose in forma di oggetti

scultorei. Mettersi in ascolto, dunque. Registrare, intercettare, raccogliere. E poi restituire, grazie a un gioco di

suggestioni plastiche, tutta la potenza del luogo osservato e attraversato. Ed è

soprattutto una certa potenza sotterranea a pren-dere forma durante avventure come

questa: ciò che, non essendo codificabile appieno, appartiene all’identità aerea di uno spazio, alla

sua struttura nascosta. Energie invisibili, appena percepite, che passano

attraverso le decine di indizi mentali e oggettuali incontrati per strada.

La scultura, per Trevisani, è innanzitutto processo. Qualcosa di vivo, di vibrante, di

perennemente aperto. Qualcosa che ha a che fare con la dissoluzione e la genesi delle forme, con l’anima volatile e mutevole delle cose. L’idea di

rendere tangibile la natura del

Luca Trevisani, > 100 C [CCCCCCC], 2010, gesso, fresbee, thè, materiali vari, dettaglio. foto Valentina Glorioso.

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percorso immaginativo, di lasciar affiorare in trasparenza l’indole

dinamica di ogni opera, pare essere centrale nella ricerca dell’artista. Ed

è il modo in cui le leggi di natura riescono a

tramutarsi in azioni, eventi, relazioni, a costituire l’incipit da

cui si origina la traiettoria del suo sguardo esplorativo.

Ecco che allora una scultura - oggetto derivato dall’esplorazione di queste stesse leggi - viene concepita

come organismo vivente, sulla cui epidermide opaca

la natura di tali meccaniche segrete viene in

qualche modo rivelata e, dunque, condivisa. Per poi fungere da

occasione trasmutativa. La fragilità dell’oggetto, la sua gravità o leggerezza, la sua

precarietà, sono conseguenza e presupposto di un simile

approccio. La condizione del suo farsi e disfarsi sta in una plasticità

strutturale, in una tensione mai risolta, in una levità che lo apre al

suo infinito evolversi. E che lo consegna, parimenti, alla

possibilità dell’errore.

Attraverso assemblaggi, sottrazioni, equilibri, giochi di

forza, espansioni o contrazioni, un’installazione può risolversi in

uno schema geometrico, in un cumulo di materia degradabile,

in una cantilena di cifre trasparenti o perimetri discontinui,

in una sintassi di oggetti de-significati con cui ri-significare

Luca Trevisani, > 100 C [X], 2010, gesso, fresbee, thè, materiali vari, dettaglio. foto Valentina Glorioso.

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luoghi e memorie. Carta, plastica, terra, vento, neve, sostanze liquide, sassi, bolle d’aria, tagli di luce, volumi invisibili, rifles-si appena domati. La scultura passa, resta, muta, continua a comporsi e scomporsi in mezzo a un mare di frammenti non troppo disciplinati. Rimanendo in pericolo, sempre.La scultura e la sua sparizione. Questione centralissima, assieme a quella, ben più immediata, del suo avvento in termini d’oggetto. Ma se l’oggetto viene, avviene, si presenta, avanza, si lascia forgiare, tutto questo può accadere anche attraverso il suo contrario. Uno s-venire, un uscire di scena, uno sparire e lasciarsi tramutare – continuamente - in qualcosa d’altro. Stare sul ciglio della sparizione, a rischio d’esistere e di non esistere più. Contempora-neamente. Quello a cui assistiamo è un’indagine intorno a un territorio, a una condizione climatica, alla sostanza fisica dei corpi: tutto ciò si trasforma in un laboratorio provvisorio, lad-dove è l’opera stessa a farsi canale d’osservazione, specchio per uno stato delle cose che cambia

secondo leggi conosciute dai sensi, al fine di una ri-costruzione o ri-combinazione. Al fine di una genesi altra. La legge non va esposta, né spiegata, né ribadita. Va piuttosto utilizzata, forzata. Alla ricerca di nuovi approdi.La scultura, allora, come corpo vivo. Il suo modo di respirare è il suo modo di inciampare, inevitabilmente, nella propria mutevolezza imperfetta, nel proprio tendere verso un azzeramento che è andare incontro all’informe, al temporaneo, all’istantaneo. Un monumento all’instante: questo diventa la scultura. Unmonumental o postmonumental. In ogni caso, il crollo è molto simile all’atto dell’inverarsi, e la maceria è tassello o segmento, così come la parte mancante è quel luogo in cui troverà posto il prossimo frammento, per sempre penultimo.

L’acqua è al centro di < 100 °C, il progetto concepito da Trevisani per la sua residenza a Favignana. Acqua, che, per definizione, è sostanza mobile e fluida, sensibile ad ogni minima forza

Luca Trevisani, > 100 C, 2010, materiali vari, veduta d’insieme. foto Valentina Glorioso.

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esterna, metafora di spostamento, di flessibilità, di rinascita, di moto ininterrotto. Acqua che leviga, ba-gna, inghiotte e poi scompare, per esempio in quel punto – i simbolici 100 °C del titolo -, che in-dica lo stato di ebollizione e l’inizio dell’evaporazione.L’ opera si aggancia a un’antica pratica scultorea, in cui la sabbia serviva per la fusione in bronzo. Trevisani costruisce un sistema di sculture, utilizzando gesso e materiali rintracciati tra l’isola e l’ex stabilimento, tramite stampi ricavati nella sabbia. Sono elementi organici tendenti all’astrazione, quasi dei reperti emersi dalle acque, a cui una successiva colorazione a base di tea ha restituito l’effetto di consunzione tipico della ruggine. Ciò che resta dopo l’acqua: relitti arrugginiti, memorie friabili, forme cavate via dall’ombra. Sul filo di molteplici suggestioni, ma anche sulla base delle difficoltà tecniche e degli interrogativi che l’isola stessa gli ha via via messo di fronte, l’artista ha apparecchiato il suo laboratorio in porgress, inseguendo equilibri, concrezioni, armonie, assemblaggi, tessiture. Il lavoro si fa dunque sfida, da affrontare lungo un cammino sdrucciolevole. Ad affiorare, velatamente, è l’immagine dell’ancora, suggestione iconografica che richiama il tentativo umano di fermare ciò che è abbandonato alla corrente, di fissare lo spostamento, di dare direzione al caos.

“Colare gesso nel mare è come colare una spugna, un corpo poroso”, scrive Trevisani. E’ quasi la possibilità di scolpire il bagnasciuga, dentro a un piccolo cantiere en plein air fatto di elementi naturali effimeri. Dal contatto con la sabbia, terra friabile, intrisa d’acqua e che sull’acqua si sporge, emergono forme candide, messe in dialogo con un repertorio eterogeno di frammenti, di umori, di oggetti e atmosfere infinitamente cangianti e instabili. Sostanze consegnate a una lenta e feconda deriva.

Helga Marsala

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Fondazione Sambuca

La Fondazione Sambuca, costituitasi da appena un anno a Palermo da Marco e Rossella

Giammona, Paolo Falcone e Fulvio Reina, si pone come obiettivo la

promozione dell’arte contemporanea e la valorizzazione

del patrimonio strorico-artistico della Sicilia e del Mediterraneo, attraverso la collaborazione con enti, musei, fondazioni ed altre

istituzioni, creando un Sistema Dif-fuso per L’Arte contemporanea.

La Fondazione concepita come un Sistema Diffuso per l’Arte

contemporanea, è un’organizzazione no profit che costruisce una regia

territoriale mettendo a sistema un circuito di spazi espositivi dedicati

alla ricerca contemporanea e una rete di stakeholders che attivano

una filiera produttiva economica e culturale che unisce in un progetto

unitario enti, fondazioni, organizzazioni, tale da divenire un

polo di sviluppo sostenibile per l’intero territorio. L’attività della

Fondazione Sambuca ha inizio nel 2009 in occasione della 53.

Biennale di Venezia, sostenendo l’opera di Tomas Saraceno. L’artista

argentino ha realizzato per l´occasione l´opera Galaxies

Forming Along Filaments, Like Droplets Along the Strands of a Spider´s Web, esposta nella mostra principale “Fare Mondi/

Making

Worlds” diretta da Daniel Birnbaum, nello storico ex Padiglione Italia, oggi Palazzo delle Esposizioni Internazionali della Biennale. L’attività prosegue con la mostra Passaggi in Sicilia, la collezione di Riso ed oltre, la mostra di presentazione della collezione di Riso, Museo d’Arte Contempo-ranea della Sicilia.Nel 2010 la Fondazione ha prodotto la sua prima pubblicazione dal titolo Sicilian Pavillion, e presentato l’opera video del progetto per la XII Settimana della Cultura. Sicilian Pavilion è il viaggio a bordo di una Rolls Royce degli anni ’70, intrapreso da Aleksandra Mir, Paolo Falcone e Marion Franchetti, con i giovani talenti siciliani Luca De Gennaro e Salvatore Prestifilippo, in occasione della 52. Biennale di Venezia, dove sono stati organizzati incontri, performances e receptions da Palermo a Venezia, nelle principali città italiane. Sempre nel 2010 organizza a Salemi, prima capitale d’Italia la mostra Stracci d’Italia di Michelangelo Pistoletto, in occasione delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia.

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Luca Trevisani

Nato a Verona nel 1979; vive e lavora tra Berlino e l’Italia

Tra i premi e le residenze assegnatigli: il Premio Furla per

l’arte (2007), il Premio New York (2009), l’ISCP di New York (2010), NIMK /Montevideo di Amsterdam

(2009), Kunstlerhaus Bethanien, Berlino, e Fondazione Buziol, Vene-

zia, nel 2008.

Tra le principali mostre personali realizzate tra il 2008 e il 2010: “Lo spazio è un giardino da coltivare”

( Progetto Speciale), Macro, Roma, a cura di F. Stocchi (2010);

“Identity is a cloud”, Museo Carlo Zauli, Faenza, a cura di D. Lotta

(2009); “The truth is that the truth changes”, Pinksummer, Genova

(2009); Giò Marconi, Milano (2008); Mehdi Chouakri, Berlin0 (2008); “Luca Trevisani / Gianni

Pettena, Sistemi binari.1”, Neoncampobase, Bologna, a cura di

G. Molinari (2008).

Molte le mostre collettive realizzate negli anni; tre la più

recenti si segnalano: nel 2010 “La Scultura Italiana del XXI secolo”, Fondazione Arnaldo Pomodoro,

Milano, curated by Marco Meneguzzo; “Luca Trevisani, Meris

Angioletti”, Italian Cultural Institute, New York; “The bearable

lightness of being - the metaphor of the space 2”, XII Biennale di

architettura,Arsenale Novissimo, Venezia; “Elogio della semplicità”, Fondazione Stelline, Milano, a cura di G. Verzotti; “Linguaggi e Sperimentazioni”, MART, Rovereto, a cura di G. Verzotti; “ARS – Artists in Residence Show”, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano, a cura di A. Vettese e M. Farronato; “A basic human impulse”, Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone, a cura di A. Bruciati. Nel 2009: “Evidence of the Paranormal”, Klaus von Nichtssagend Gallery, New York; “Non Voltarti Adesso/Don’t Look Now”, Cà Pesaro, Venice, a cura di M. Farronato; “Nothing but a Show”, Castello Sforzesco, Milano, a cura di A.Ascari; “Emerging talents”, CCCS Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, Firenze; “Through the looking glass”, Pink-summer, Genova, a cura di C. Alinovi; “Lo sguardo di Giano”, American Academy in Rome, a cura di F. Stocchi. Nel 2008: “Manifesta 7”, Rovereto, a cura di A. Budak; “50 Moon Of Saturn”, Torino Triennal, a cura di D. Birnbaum; “Sydney Biennal”, Online venue, a cura di C. C. Bakargiev; “Sguardo periferico, corpo collettivo”, Museion, Bolzano, a cura di C. Diserens; “Soft Cell. Dinamiche nello spazio in Italia”, GC.AC Galleria Comunale d’Arte Contemporanea, Monfalcone; “Focus on Contemporary Italian Art”, MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna, Bologna

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Ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica

L’isola di Favignana nell’arcipelago delle Egadi vanta con il suo stabilimento per la lavorazione del tonno uno dei più imponenti esempi di archeologia industriale in Sicilia. Commissionata nel 1874 da Ignazio Florio, proprietario della tonnara, la Tonnara fu costruita su progetto dell’architetto Giuseppe Damiani Almeyda (ricordato anche per la realizzazione del Teatro Politeama di Palermo). Per tutto l’Ottocento ed i primi del Novecento la lavorazione del tonno si svolse a pieno ritmo, ma negli ultimi tempi è affluito un numero sempre minore di tonni e la tonnara fu pertanto chiusa e lasciata in abbandono. La struttura, nel 2009, a conclusione di un restauro che ne ha recuperato ben 30 mila metri quadri di spazi industriali, ha aperto le porte per ospitare un progetto d’eccellenza che coinvolge l’Assessorato Regionale dei Beni culturali, il Comune di Favignana, Legambiente, il Fai, le fondazioni culturali siciliane Whitaker, Buttitta, Sambuca, Orestiadi. Oggi, l’ex Stabilimento Florio delle Tonnare di Favignana e Formica, straordinario spazio di archeologia industriale, vive come Museo e centro culturale, in cui installazioni video e sonore, eventi e singolari allestimenti raccontano storia e suggestioni legati alla Tonnara. Tra le attività culturali promosse, nel 2010 parte in via sperimentale un international art campus per artisti e musicisti, promosso dall’Assessorato Regionale ai Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani, dal Comune di Favignana, e organizzato dalla Fondazione Sambuca di Palermo.

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EX STABILIMENTO FLORIO DELLE TONNARE DI FAVIGNANA E FORMICA

REGIONE SICILIANA

Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità SicilianaDipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana

Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani

Comune di Favignana FONDAZIONESAMBUCA

L U C A T R E V I S A N IQuello ideato da Luca Trevisani per l’ex stabilimento Florio è un lavoro che cercadi innescare sottili corrispondenze tra il luogo ospite, la sua storia, il territorio diriferimento, e alcuni percorsi mentali scaturiti nel corso del viaggio.L’acqua è al centro del progetto, per definizione sostanza mobile e fluida, sensi-bile ad ogni minima forza esterna, metafora di spostamento, flessibilità, rinascita,moto ininterrotto.Trevisani costruisce un sistema di sculture, utilizzando gesso e altri materiali rintracciatitra l’isola e la Tonnara. L’opera si aggancia ad un’antica tradizione della praticascultorea, in cui la sabbia serviva per la fusione in bronzo. Egli produce qui dellesculture in gesso, elementi organici tendenti all’astrazione, quasi dei relitti emersidalle acque. Ad affiorare, velatamente, è l’immagine dell’ancora, suggestione ico-nografica che richiama il tentativo umano di fermare ciò che è abbandonato allacorrente, di fissare lo spostamento, di dare direzione al caos. “Colare gesso nelmare è come colare una spugna, un corpo poroso”, scrive Trevisani. Dal contattocon la sabbia, terra friabile, intrisa d’acqua e che sull’acqua si sporge, emergonoforme candide, messe in dialogo con un repertorio eterogeno di frammenti, di umori,di oggetti, di sostanze e atmosfere infinitamente cangianti e instabili.

a cura di Paolo Falconecoordinamento generale Renato Alongitesti critici di Helga Marsala

Si ringraziano: La direzione e i detenuti del Carcere di Favignana, il personale della Protezione Civile, le guide dell’ex stabilimento Florio, il personale dell’A.E.O.P.Associazione Europea Operatori Polizia. Le gallerie Pinksummer, Genova, Giò Marconi, Milano.Tindara Agnello, Annamaria Amato e Marcello Marchesi, Antonella Berruti, Laura Barreca, Rita Canino, Ruggero Colonna Romano, Maria Garcia, Elisa Genna,Vincenzo Giordano, Giò Marconi, Roberto Patricola, Francesca Pennone, Antonio Tammaro, Alexandra Wodiczka, il Baglio del Piffero, Un ringraziamento par-ticolare a: Giuseppe Giangrasso detto “Peppe Nue”.

Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità SicilianaGaetano Armao

Direttore Generale Dipartimentodei Beni Culturali e dell’Identità SicilianaGesualdo Campo

Soprintendente per i Beni Culturalied Ambientali di TrapaniSebastiano Tusa

Soprintendenza per i Beni Culturalied Ambientali di TrapaniDirigente dell’U.O. per i Beni Architettonici e UrbanisticiGaspare Bianco

Soprintendenza per i Beni Culturalied Ambientali di Trapani Responsabile Attività Culturaliex Stabilimento FlorioRenato Alongi

Sindaco di FavignanaLucio Antinoro

Assessore alla CulturaMaria Guccione

PresidenteMarco Giammona

Direttore ArtisticoPaolo Falcone

Assistant Curator in residence Helga Marsala

Organizzazione e CoordinamentoEugenia Nicolosi

Assistente artistaLuca Ghedini

Tutor Programma ResidenzeLinda Randazzo

Fotografia Valentina Glorioso

VideoRosario Riginella

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