hissà se le letture seguono un misterioso andamento stagionale. Questo spiegherebbe

perché nei giorni del massimo rigoglio primaverile, l’occhio mi è caduto su Botanica. Viaggio nell’universo vegetale (Aboca) di Stefano Mancuso. Autorità indiscussa della neurobiologia vegetale, Mancuso ci accompagna in un mondo fantastico, di cui poco sappiamo, mentre al contrario rappresenta il cuore indiscusso della vita planetaria: un volano imprescindibile, tanto per gli animali quanto per gli esseri umani. Le scoperte che si fanno leggendo questo fascinoso libro sulle piante sono infinite. In ordine alla loro complessa organizzazione sociale, alla maestria nella manipolazione chimica, alle strategie di difesa, all’apparato radicale come guida e “intelligenza collettiva”. Senza contare “il miracolo che affranca le piante dalla schiavitù di doversi nutrire di altri esseri viventi, perché autonome energeticamente”. Messi in fila tutti questi elementi, si capisce perché Mancuso esordisca con un inno entusiasta alla botanica, che a dispetto dell’immagine polverosa e meramente classificatoria che l’accompagna, si rivela essere “la più bella e avvincente delle scienze, oltre che la più varia, poiché si occupa delle piante, che rappresentano la quasi totalità degli esseri viventi”. Non doveva pensarla diversamente Charles Darwin, figura neanche a dirlo centrale nel saggio di Mancuso e di cui ci offre un sorprendente ritratto Oliver Sacks, il celebre neurologo morto nel 2015, in uno dei saggi che compongono Il fiume della coscienza (Adelphi). Per Darwin la botanica non era affatto assimilabile a un semplice svago o a un mero esercizio tassonomico, ma l’occasionedi una interrogazione inesausta. E proprio lo studio accurato delle piante — segnatamente delle orchidee — svolse un ruolo decisivo nella sua teoria evoluzionistica, grazie allo svelamento della “fecondazione incrociata” dei fiori. Lo dimostra un inequivocabile brano riportato da Sacks e così commentato: “Qui, senza mezzi termini, Darwin sta lanciando il guanto della sfida: ‘Spiegatelo meglio, se ci riuscite’”. Risultato: l’albero della vita dello scienziato britannico mostrerà in modo esplicito “l’affinità di tutti gli organismi viventi” — un imparentamento che “riempie di gioia” Sacks e che si deve in primis, a suo dire, proprio a quel rivoluzionario studio sui fiori. Ragione in più per concordare con Mancuso: la botanica è una scienza meravigliosa.

“Lo sconosciuto cominciò a parlare nel cuore della notte.” Che magnifico incipit. Sembra quasi che Marco Rossari voglia prendere la parola dalle origini, dal punto in cui una storia si dimette dalla vita per diventare letteratura. C’era una volta... Nel cuore della notte — questo è il titolo del romanzo pubblicato da Einaudi — deve essere stato scritto più o meno mentre l’autore traduceva per Feltrinelli Sotto il vulcano, di Malcolm Lowry, che è uscito pochi mesi fa. Non sarà dunque un caso se anche qui c’è un vulcano, il cui immenso cono aleggia sui personaggi “come un ricordo a venire”. O forse sì, forse è solo una coincidenza, come quella che porta lo sconosciuto a sedersi sulla corriera accanto a Marco (e allora anche l’omonimia con lo scrittore, forse, è casuale?), partito con la fidanzata Chiara per un viaggio di due mesi. In un posto non identificato dell’America Latina, dove ci si nutre di pollo/riso/noodles, come in qualsiasi altrove, un po’ zozzo un po’ stupefacente. Tutti, partiamo. Un’intera generazione, che ha identificato nell’andarsene la soluzione. La vita precaria, i limbi di età, residenza, lavoro, amore. Tutti noi alla ricerca di un paese dove nessuno parla la nostra lingua, e dove le strade non hanno nome, come racconta la voce di Harry Dean Stanton in Paris, Texas, a Nastassja Kinski, nascosta dietro il vetro del peep show. Scena che perseguita lo sconosciuto, voce che lo accompagna nell’ordalia del suo dolore, come racconta a Marco. “Hai presente quelli che dicono la poesia mi ha salvato la vita? Ecco, a me l’ha rovinata” spiega. E parla, parla, parla. Ha una macchia sul viso, violacea, intorno all’occhio. Nato ricco ma con un difetto di fabbricazione, vile, rancoroso, odioso e velleitario, a suo dire. E’ un poeta, lavora in libreria, ha una donna, Anna, con la quale divide il peso di un dolore inestinguibile. La cui persistenza però, si rivelerà attraverso un altro accadimento, apparentemente molto meno grave ma invece abbastanza violento da scardinare le loro vite come il lutto non era riuscito a fare. Ricominciamo: c’è una coppia in vacanza, Marco e Chiara, e un uomo solo che parla. Quale delle vite sta raccontando? La sua, quella di Marco che gli siede accanto sul pulmann, la nostra? Il romanzo termina con una frase sibillina: Marco giura di non rivelare mai la storia dello sconosciuto. Cioè esattamente quello che fa per tutto il romanzo. In quale incantamento ci vuole condurre, lo scrittore? Nel cuore della notte è una storia d’amore, dolente e sconfitta, un romanzo sullo spaesamento e la perdita di baricentro, sulla deriva sessuale e alcolica conseguenza di certe separazioni. Ma, soprattutto, un racconto del nostro paese. Nel quale, improvvisamente, tutti si invaghiscono di un giullare, Vittorio Torchio. Il buffone, guru, pagliaccio, fonda un partito, il partito del No. Non ha un programma o un’identità, ma ha trovato un grimaldello per scardinare il sistema. Quel grimandello è una parola. No. “Il mondo era così confuso che ormai si accontentava dell’osso di una parola da addentare, per sfogare la rabbia”. Anna è una giornalista, lavora in un giornale vicino al buffone. Ma è lui, lo sconosciuto, suo malgrado, a trovare la citazione vincente, quella che nobilita l’urlo sguaiato facendolo diventare un programma politico. Dentro un verso di Emily Dickinson: la parola no è la più selvaggia della lingua. Poco importa che non sia vero. Nel cuore della notte è una matrioska, in cui scatole nascondono altre scatole che nascondono altre scatole… La verità sta in una di quelle, forse. Tra il web e il mondo, qual è, davvero, la realtà? “In fondo l’unica vera casa è il corpo. Il tuo e quello della persona che ti ama.”

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MARCO ROSSARI SARÀ AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO GIOVEDÌ 10 MAGGIO ALLE 13 IN SALA FILADELFIA E SABATO ALLE 14,30 AL CAFFÈ LETTERARIO

TITOLO: IL PITTORE DEI KHMER ROSSIAUTORE: VANN NATHEDITORE: ADDPREZZO: 18 EURO PAGINE: 155

TITOLO: OLTRE SEVERINO, GUÉNON PROSSIMO MIOAUTORE: PAOLO POMAEDITORE: ALBOVERSORIOPREZZO: 12 EURO PAGINE: 85

TITOLO: VIAGGIO DI UNA SCONOSCIUTAAUTRICE: LIVIA DE STEFANIEDITORE: CLIQUOTPREZZO: 16 EURO PAGINE: 191

TITOLO: LA FINE DI WETTERMARKAUTORE: ELLIOTT CHAZEEDITORE: MATTIOLI 1885PREZZO: 15 EURO PAGINE: 188 TRADUTTORE: LIVIO CRESCENZI

È un’autrice tutta da riscoprire Livia De Stefani (1913-1991): nata a Palermo da famiglia aristocratica, dedicò l’intera vita all’amore per le arti, frequentando personalità come Elsa Morante, Vitaliano Brancati, Maria Bellonci. E fu proprio uno dei suoi amici, Alberto Savinio, a spingerla a scrivere il primo romanzo, La vigna di uve nere, ripubblicato alcuni anni fa da Isbn. Poi, nel 2017, è Elliot a recuperare la raccolta Gli affatturati. Ma il vero gioiello è questo Viaggio di una sconosciuta (Cliquot), insieme di racconti e poesie che mostrano al meglio l’estro e l’originalità di Livia e dei suoi personaggi: dalla vedova Candida di nome e di fatto al nano Lenticchia, una galleria di sorprendente umanità.

Ultimo di una complessa tetralogia metafisica, il volume è articolato in due saggi (“Breve invito allo sguardo immaginale” e “A 6000 piedi da Nietzsche”) con una “Lettera aperta a Emanuele Severino”. Il lavoro di Poma prende le mosse dalla tesi esposta nel primo atto della serie - “Necessità del divenire” (Ets, 2011) - in cui l’autore aveva criticato, radicalizzandola, la lettura dell’eterno ritorno dell’uguale fornita da Severino. Erano seguiti due saggi dedicati al contrasto tra filosofia speculativa e autentica realizzazione intellettuale. Un percorso che si conclude ora con un confronto teoretico tra René Guénon e il Marchese de Sade.

C O N M A N C U S OE D A R W I NA L E Z I O N E

D I B O T A N I C A

CONTROVENTO

di Franco Marcoaldi

Una coppia in vacanza. Un posto in Sudamerica che però ci somiglia tanto. Un clown che fonda il Partito del No. Una storia nella storia.E accade tutto sotto il vulcano: come nel capolavoro di Malcolm Lowry che l’autore di questo romanzo-matrioska ha appena tradotto.In quale incantamento siamo finiti? Benvenuti “Nel cuore della notte”

Love storycon Giullaredi Elena Stancanelli

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TITOLO: NEL CUORE DELLA NOTTE AUTORE: MARCO ROSSARI

EDITORE: EINAUDI PREZZO: 18 EURO PAGINE: 168C

Carducci, un poeta in immagini. “Le facce di un mito. Iconografia carducciana” è una raccolta digitale con 143 immagini di Giosuè Carducci che provengono dalla Biblioteca

dell’Archiginnasio di Bologna, da Casa Carducci e da collezioni private. Ci sono fotografie, disegni e caricature. L’indirizzo è www.archiginnasio.it/bibliotecadigitale.htm

Il male dipintoNani e ballerine

America ieriTra Guénon e Sade

Le rubricheTutte le icone delle rubriche sono a cura di Marta Signori

Libri

di Claudia Morgoglione

La storia di Vann Nath è uno di quei romanzi che solo la realtà riesce a scrivere. Prigioniero dei Khmer rossi, si salva perché il regime cambogiano riconosce il suo talento di pittore, necessario per ritrarre (mai dal vivo) Pol Pot. È così che il semplice contadino, nato in povertà nel 1946 nel villaggio Phum Sophy, diventa uno dei sette reduci (sui quattordicimila torturati e uccisi) della prigione S-21. Ma non solo: grazie alla sua arte, documenta il genocidio e le violenze estreme a cui assiste in carcere. Caduto il regime, sarà lui, fino alla morte nel 2011, la voce e gli occhi delle vittime. Con i suoi colori, ma anche con questo asciutto memoir di uomo semplice che cerca giustizia. di Dario Pappalardo

Cliff Wettermark tira avanti lavorando per un giornale di provincia. Ha smesso di bere e accantonate le glorie di giornalista d’assalto vive con la moglie in una casetta a pochi chilometri da New Orleans, dove la differenza tra bianchi e neri si sente ancora. Tramontato il sogno di scrivere un romanzo, a corrodergli la vita è un vecchio debito con la banca. Stanco e disincantato ha ripudiato prima Dio, poi il sogno americano. Sarà una rapina in banca a cambiare il corso degli eventi. La fine di Wettermark di Elliott Chaze è un noir romantico e ironico, dove cronaca e crimine finiscono per confondersi in un’America lontana, doveil ticchettio delle macchine da scrivere domina ancora il tempo delle notizie.

di Ruggero Cartak di Barbara Ardù

58 Domenica 6 Maggio 2018 ROBINSONlaRepubblica