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L’Italia con l’ ONU contro la Fame nel Mondo Giornata Mondiale dell’Alimentazione/ dal Summit G8 al Vertice FAO 2009 PARTE I LOTTA ALLA FAME NEL MONDO: LE ISTITUZIONI CELEBRAZIONI UFFICIALI ITALIANE PER LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE 2009 Conseguire la sicurezza alimentare in tempi di crisi

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L’Italia con l’ONU contro la Fame nel MondoGiornata Mondiale dell’Alimentazione/dal Summit G8 al Vertice FAO 2009

PARTE I

LOTTA ALLA FAME NEL MONDO:LE ISTITUZIONI

CELEBRAZIONI UFFICIALI ITALIANE PER LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE 2009

Conseguire la sicurezza alimentare in tempi di crisi

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ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE PER L’ALIMENTAZIONE E L’AGRICOLTURA (FAO)

L ’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO),fondata il 16 ottobre 1945, a Quebec City, in Canada, è una delle più grandi

agenzie specializzate del sistema delle Nazioni Unite e svolge il ruolo di organizzazio-ne – guida per l’agricoltura, le foreste, la pesca e lo sviluppo rurale. Come organiz-zazione intergovernativa, la FAO conta 191 paesi membri oltre ad una organizzazio-ne membro, la Comunità Europea, ed un membro associato, le Isole Faroe.

La FAO è governata dalla Conferenza dei paesi membri, che si riunisce ognidue anni per esaminare il lavoro svolto e per approvare il Programma di lavoro eil bilancio per il biennio successivo. La Conferenza elegge anche il DirettoreGenerale dell’agenzia.

Il dott. Jacques Diouf, attuale Direttore generale, ha iniziato il suo mandato disei anni nel 1994. Dopo aver compiuto il secondo mandato di sei anni, è stato rie-letto per un terzo mandato iniziato nel gennaio 2006. L’Organizzazione impiega piùdi 3.600 persone ripartite tra la sede centrale di Roma e cinque uffici regionali,dieci uffici sub regionali, cinque uffici di collegamento e oltre 80 uffici nei paesi invia di sviluppo (esclusi quelli ospitati dagli uffici regionali e sub regionali).

Le principali attività della FAO sono:Assistenza allo sviluppo: l’Organizzazione fornisce un aiuto concreto ai paesi in

via di sviluppo attraverso un’ampia gamma di progetti di assistenza tecnica.Informazione: l’Organizzazione raccoglie, analizza, interpreta e diffonde infor-

mazioni sulla nutrizione, l’agricoltura, le foreste e la pesca.Consulenza ai governi: utilizzando la vasta rete di informazione e l’esperienza

del suo personale, l’Organizzazione fornisce consulenze sulla politica e la pianifica-zione agricole, sulle strutture amministrative necessarie allo sviluppo, incluse lestrategie nazionali per lo sviluppo rurale, sull’incremento della sicurezza alimenta-re e la riduzione della povertà.

Foro neutrale: l’Organizzazione rappresenta un foro neutrale nell’ambito delquale tutti gli stati possono incontrarsi per discutere e formulare le strategie perfar fronte ai maggiori problemi alimentari e agricoli. La FAO è impegnata in primalinea nella lotta contro la fame e la malnutrizione che affliggono, oggi, 1,02 miliar-di di persone nel mondo. La fame è un grande ostacolo al progresso degli indivi-dui e della società e senza opportuni interventi, con le morti e le malattie che neconseguono, si trasmette da una generazione all’altra. Per far scomparire lo spet-tro della malnutrizione nel mondo la FAO ha convocato il Vertice Mondialesull’Alimentazione (Roma, 13-17 novembre 1996) e il Vertice Mondialesull’Alimentazione: cinque anni dopo (Roma, 10-13 giugno 2002). In queste occa-sioni gli Stati, presenti al massimo livello politico, hanno preso l’impegno concretodi ridurre della metà il numero delle persone malnutrite nel mondo entro il 2015.

Quest’anno avrà luogo il Vertice mondiale sulla sicurezza alimentare (Roma, 16-18 novembre 2009) in correlazione con la 36ª Sessione della conferenza della FAO.

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La FAO organizza anche altri eventi allo scopo di aumentare la consapevolezzada parte dell’opinione pubblica sul problema della fame nel mondo e richiamarel’attenzione sulla necessità di garantire sicurezza alimentare per tutti. Tra questieventi, vi è la Giornata mondiale dell’alimentazione (GMA), che, da più di venti-cinque anni, viene celebrata in tutto il mondo il 16 ottobre per commemorare l’an-niversario della fondazione dell’organizzazione. Venerdì, 16 ottobre 2009 saràcommemorato il 29° anniversario della GMA. Il tema scelto per questo anno è“Conseguire la sicurezza alimentare in tempi di crisi”.

In questi ultimi anni, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione èstata incoraggiata la promozione dall’Alleanza Internazionale contro la fame. Sitratta di un’associazione volontaria di governi, organizzazioni internazionali, orga-nizzazioni non governative, alleanze nazionali contro la fame, organizzazioni dellasocietà civile, organizzazioni sociali e religiose e settore privato. Lanciata in occa-sione della Giornata mondiale dell’alimentazione 2003, l’idea di un’alleanza inter-nazionale fu proposta da S.E. Johannes Rau, Presidente della Repubblica Federaledi Germania, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione del 2001.L’iniziativa fu accolta con crescente entusiasmo tanto che, l’anno successivo, i par-tecipanti al Vertice mondiale sull’alimentazione intitolarono la loro dichiarazionefinale «Alleanza internazionale contro la fame».

Attorno alla celebrazione della Giornata mondiale dell’alimentazione ruota lacampagna annuale della FAO: TeleFood.

Da quando questa campagna è stata lanciata, nel 1997, ha raccolto più di 28milioni di dollari in contributi. Il denaro ricavato attraverso TeleFood ha finanziatopiù di 2 900 progetti in 130 paesi. L’obiettivo di TeleFood consiste nel richiamarel’attenzione sul flagello della fame e nel mobilitare le risorse per centinaia di pro-getti, contro tale drammatico fenomeno, attraverso spettacoli, concerti, eventisportivi e altre manifestazioni, tra cui la Partita del Cuore e la campagna di sensi-bilizzazione e raccolta fondi che la FAO e l’Associazione delle Leghe Europee CalcioProfessionista (EPFL) hanno organizzato nel fine settimana 20-22 marzo 2009 inpiù di 100 stadi di tutta Europa. Centinaia di eminenti personalità del mondo dellascienza, della cultura, dello spettacolo, dello sport e della politica hanno dato sindall’inizio di TeleFood nel 1997 il loro appoggio contribuendo a portare alla ribaltail problema della fame. Tra loro vi sono: gli attori Sophia Loren, Antonio Banderas,e Jeremy Irons, le stelle sportive Michael Chang, Carlos Moya e Ronaldo, i musi-cisti Lofti Bouchnack, Phil Collins, Cesária Évora, Peter Gabriel, B. B. King e il can-tante Luciano Pavarotti.

A queste celebrità, sono venute ad aggiungersi altre eminenti personalità difama internazionale che fanno parte del Programma degli Ambasciatori dellaFAO iniziato nel 1999, il cui scopo principale è di attirare l’attenzione del pubblicoe dei mezzi di comunicazione sull’inaccettabile situazione di 1,02 miliardi di perso-ne che continuano a soffrire di fame cronica e di malnutrizione in un momento diabbondanza senza precedenti. Gli Ambasciatori di buona volontà della FAO, checon il loro talento e la loro influenza coinvolgono persone di ogni età ed estrazio-

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ne sociale nella campagna contro la fame nel mondo, sono: il Premio Nobel italia-no Rita Levi Montalcini, i cantanti Dee Dee Bridgewater, Miriam Makeba, YoussouN’Dour, Magida Al Roumi, Gilberto Gil, Mory Kanté, Dionne Warwick, Noa, OumouSangaré, Al Bano Carrisi, Massimo Ranieri (cantante e attore) e Ronan Keating;il musicista rai Khaled, la band di rock latino Maná; il pianista Chucho Valdés; leattrici Gina Lollobrigida e Gong Li; Miss Universo 2002 Justine Pasek; la vincitri-ce olimpionica della medaglia d’oro di atletica leggera Debbie Ferguson; la cam-pionessa mondiale di atletica Beatrice Faumuina; i campioni di calcio RobertoBaggio e Raúl González, la ballerina classica Carla Fracci e la “Nazionale ItalianaCantanti”. Una nuova categoria di Ambasciatori Straordinari della FAO venne isti-tuita nel 2005 e la First Lady del Paraguay, María Gloria Penayo de Duarte funominata prima Ambasciatrice Straordinaria della FAO. Lo scorso 16 ottobre2008, Sua Eccellenza Suzanne Mubarak, First Lady della Repubblica arabad’Egitto, è stata nominata Illustre Guida della FAO.

Il dott. Jacques Diouf (del Senegal, nato il 1 Agosto 1938) guida la FAO dalgennaio 1994 ed è stato rieletto nel 2005 per un terzo mandato iniziato nel gen-naio 2006. Il dott. Diouf è il primo Direttore Generale di origini africane dalla fon-dazione della FAO nel 1945.

Dal 1991 al 1993 il dott. Diouf è stato Ambasciatore alla RappresentanzaPermanente del Senegal presso le Nazioni Unite, New York. Precedentemente aquell’incarico, dal 1985 al 1990, è stato Segretario Generale della BancaCentrale per gli Stati dell’Africa Occidentale, Dakar (Senegal).

Dal 1984 al 1985 ha lavorato come Consigliere del Presidente e DirettoreRegionale del Centro Internazionale per la Ricerca sullo Sviluppo, Ottawa (Canada).È stato anche Membro del Parlamento in Senegal dal 1983 al 1984.

Dal 1978 al 1983 ha rivestito la carica di Segretario di Stato per la Ricerca scien-tifica e tecnologica del Governo Senegalese. Tra il 1965 e il 1977 è stato SegretarioEsecutivo del Consiglio africano delle Arachidi prima e, poi, dell’Associazione per loSviluppo risicolo dell’Africa occidentale.

Il dott. Diouf ha conseguito un Dottorato in Scienze sociali del mondo rurale(Economia Agricola) presso l’Università della Sorbona, Parigi e un Master inAgronomia Tropicale presso la Scuola Nazionale d’Applicazione di AgronomiaTropicale, Nogent-Parigi (Francia). Inoltre ha ricevuto svariate decorazioni, ricono-scimenti e lauree ad honorem in molti paesi del mondo, inclusa l’Italia. È sposatocon cinque figli e parla Francese, Inglese e Spagnolo.

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AIUTARE I POVERI DELLE AREE RURALI A SCONFIGGERE LA POVERTÀ

L ’IFAD – Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo - è un’istituzione finanziariainternazionale e un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite con il mandato unico

di eliminare la povertà e la fame nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo. L’IFAD è stato creato per far fronte alle carestie che hanno sterminato migliaia di

persone in Africa e in Asia nei primi anni settanta. Nel 1974, i capi di stato e di gover-no riuniti nella Conferenza mondiale sull’alimentazione decisero di “istituire immediata-mente un fondo internazionale per finanziare progetti di sviluppo agricolo” nei paesi invia di sviluppo. L’IFAD ha iniziato a operare nel 1978.

L’IFAD è un istituzione unica nel suo genere con i suoi 165 paesi membri organizza-ti in tre grandi gruppi: i paesi maggiormente industrializzati membri dell’Organizzazioneper la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), i paesi dell’Organizzazione dei paesiesportatori di petrolio (OPEC) e i paesi in via di sviluppo e molte delle economie emergen-ti.

L’ IFAD investe in agricoltura per la riduzione della povertà nelle aree rurali dei paesiin via di sviluppo e per l’aumento della produzione agricola e del reddito degli agricoltori.Gli investimenti dell’IFAD sono in favore degli agricoltori diretti che lavorano piccoli appez-zamenti di terra. La ricerca economica dimostra che questo tipo di investimento su pic-cola scala e’ quello più efficace a promuovere la crescita economica e a ridurre lapovertà.

In molti paesi in via di sviluppo, l’IFAD è una delle fonti principali di finanziamento asostegno dello sviluppo agricolo e rurale. E’ una delle poche agenzie di sviluppo che haaumentato gli investimenti in agricoltura negli ultimi decenni. Da quando ha iniziato a ope-rare, ha investito più di 11 miliardi di dollari in prestiti e doni e il programma di investi-menti aumenta del 10 per cento ogni anno.

Gli aiuti all’agricoltura nei paesi in via di sviluppo sono diminuiti drasticamente a par-tire dagli anni settanta. In molti dei paesi più poveri, gli investimenti pubblici a favore del-l’agricoltura costituiscono in media solo il 4 per cento della spesa pubblica. Gli aiuti allosviluppo destinati all’agricoltura sono calati dagli 8 miliardi di dollari stanziati nel 1984 a5 miliardi nel 2007.

Senza un incremento sostanziale degli investimenti e politiche migliori a sostegno del-l’agricoltura su piccola scala, molti dei paesi più poveri non riusciranno a raggiungere ilprimo degli obiettivi di sviluppo stabiliti dal Vertice del Millennio – dimezzare entro il 2015il numero di quanti vivono in condizioni di povertà assoluta e soffrono la fame.

Obiettivi strategiciL’IFAD investe in sei aree principali di importanza strategica per i poveri delle aree

rurali, al fine di garantire che essi abbiano accesso a: 1. Risorse naturali, in particolare terra e acqua 2. Tecnologie agricole avanzate e servizi alla produzione efficaci3. Una vasta gamma di servizi finanziari rurali

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4. Mercati trasparenti e competitivi per i fattori di produzione e i prodotti agricoli5. Opportunità di lavoro nell’indotto dell’agricoltura e di sviluppo d’impresa6. Processi di definizione dei programmi e delle politiche a livello locale e nazionale

Che cosa facciamo L’IFAD fornisce ai paesi in via di sviluppo prestiti e doni per finanziare progetti e pro-

grammi innovativi di sviluppo agricolo e rurale. Lavoriamo in partenariato, in particolarecon i governi nazionali e le organizzazioni dei poveri delle aree rurali, per promuovere ini-ziative che aiutino uomini e donne che vivono in condizioni di povertà assoluta ad avereaccesso alle risorse, alle competenze e alle opportunità di cui hanno bisogno per incre-mentare la loro produzione di generi alimentari e aumentare i loro redditi. Tali iniziativesono gestite e realizzate dai governi nazionali e dai loro partner, con il sostegno dell’IFAD.

Collaboriamo anche con altri membri della comunità internazionale impegnati nellosviluppo, in particolare con altre agenzie delle Nazioni Unite e con istituzioni finanziariemultilaterali, per aumentare l’efficacia dell’impegno globale nel settore dello sviluppo.

L’esperienza dell’IFAD dimostra che il sistema più efficace per ridurre la povertà eaumentare la sicurezza alimentare è mettere i piccoli agricoltori e i poveri delle aree rura-li in condizione di sviluppare le capacità, le competenze e la fiducia in se stessi di cuihanno bisogno per sconfiggere la povertà.

Insieme ai nostri partner, aiutiamo i poveri delle aree rurali a sviluppare e rafforzarele loro organizzazioni. In questo modo, acquisiscono la capacità di tutelare i propri inte-ressi sui mercati agricoli e nei confronti di quanti forniscono loro dei servizi. Riesconoanche ad aumentare il loro grado di influenza sui processi di definizione delle politiche edelle strategie di sviluppo a livello locale, nazionale e internazionale.

Dove e per chi lavoriamoL’IFAD investe in programmi e progetti di sviluppo agricolo e rurale mirati ad aiutare

persone povere, emarginate e vulnerabili che vivono nelle aree rurali. Beneficiari privile-giati dei nostri progetti sono i piccoli agricoltori e le loro famiglie, in particolare quelli piùpoveri che siano potenzialmente in grado di trarre vantaggio dalle nuove opportunità eco-nomiche offerte loro dai progetti finanziati dall’IFAD.

Lavoriamo con alcune tra le comunità più isolate del mondo, in aree marginali comemontagne, zone aride e deserti, con poche risorse naturali, comunicazioni insufficienti,reti di collegamento limitate e istituzioni deboli.

Dedichiamo un’attenzione particolare alle donne, che sono spesso i membri piùsvantaggiati delle società rurali. In molti paesi, in special modo in America Latina e inAsia, le popolazioni indigene hanno bisogno di un particolare sostegno per tutelare leproprie tradizioni, identità culturali e condizioni di vita.

Promuovere crescita e riformeL’IFAD ha 30 anni di esperienza nella lotta per la riduzione della povertà rurale. In

questo periodo, tra prestiti e doni abbiamo fornito a paesi in via di sviluppo quasi 11,2miliardi di dollari per realizzare programmi e progetti di sviluppo agricolo e rurale e per

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sostenere la ricerca agricola. Con i cofinanziamenti dei nostri partner, l’investimento tota-le supera i 28 miliardi. Da tali iniziative hanno tratto beneficio oltre 300 milioni di poveridelle aree rurali in 115 paesi, nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.

Siamo attualmente l’unica istituzione finanziaria multilaterale che ha aumentato glistanziamenti di risorse a favore dell’agricoltura. Quasi il 50 per cento dei nostri finanzia-menti va all’Africa dove siamo una delle tre principali istituzioni multilaterali che investo-no nell’agricoltura di quel paese.

L’IFAD cerca di far corrispondere la crescita a prestazioni e risultati migliori. Davantialle sfide sempre più pressanti poste da un mondo in rapido cambiamento, abbiamointrapreso un ambizioso programma di riforme per migliorare la qualità, la rilevanza el’efficacia del nostro lavoro.

Il nostro sistema di governoL’IFAD è governato dai suoi 165 stati membri che si riuniscono ogni anno per pren-

dere parte al Consiglio dei Governatori dell’IFAD, il nostro più alto organo decisionale. IlConsiglio dei Governatori approva l’adesione di nuovi membri, elegge il presidentedell’IFAD e approva il bilancio amministrativo.

Il Consiglio di amministrazione è il nostro secondo organo di governo in ordine diimportanza. È composto da 18 membri eletti e 18 membri supplenti, anch’essi eletti. IlConsiglio si riunisce tre volte l’anno e approva il nostro programma di lavoro annuale e iprestiti e i doni necessari a finanziare i programmi e i progetti che sosteniamo.

Le nostre risorseL’IFAD mobilita dai propri stati membri le risorse per finanziare programmi e proget-

ti nei paesi membri a basso e medio reddito. Usiamo queste risorse per attrarre cofinanziamenti dai nostri partner. Dal 1978,

l’IFAD ha erogato quasi 11,2 miliardi di dollari in prestiti e doni. Altri 9,5 miliardi di dol-lari sono stati investiti da governi e altre fonti di finanziamento interne ai paesi stessi,mentre partner esterni, tra cui donatori multilaterali e bilaterali, hanno contribuito conaltri 7,8 miliardi di dollari di cofinanziamento.

La maggior parte dei nostri finanziamenti vengono erogati sotto forma di prestiti atassi altamente agevolati. Tali prestiti non prevedono alcun interesse, hanno costi digestione molto ridotti e vengono rimborsati in un periodo di 40 anni, compreso un perio-do di grazia iniziale di 10 anni. Forniamo anche prestiti a tassi intermedi e ordinari.

Nel quadro della nostra nuova strategia di sostenibilità del debito (DSF), usiamo doniinvece di prestiti per finanziare programmi e progetti nei paesi poveri il cui debito non èsostenibile. I paesi con una capacità intermedia di sostenere il proprio debito ricevonofondi per metà sotto forma di doni e per metà sotto forma di prestito. Nel 2008, l’IFADha erogato quasi 112,5 milioni di dollari in doni assegnati in base alla strategia di soste-nibilità del debito.

L’IFAD si serve di doni anche per promuovere la ricerca agraria secondo priorità defi-nite dai bisogni dei singoli paesi in via di sviluppo. Offriamo inoltre doni a sostegno di alcu-ne delle istituzioni con cui lavoriamo, come ad esempio organizzazioni comunitarie e orga-

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nizzazioni non governative che promuovono lo sviluppo delle popolazioni rurali povere.

Kanayo Felix Nwanze, Nigeriano, è stato eletto Presidente del Fondo Internazionaleper lo Sviluppo Agricolo (IFAD) nel febbraio 2009 dal Consiglio dei Governatori del Fondo.Nel suo discorso di insediamento Kanayo F. Nwanze ha detto: “La sfida che ci proponia-mo è mettere l’agricoltura al centro della politica dei governi, ridurre la povertà e la famee raggiungere gli obiettivi di sviluppo stabiliti dal Vertice del Millennio.”

Nel 1971 Kanayo F. Nwanze si è laureato in scienze agrarie presso l’università diIbadan, Nigeria, e nel 1975 ha ottenuto un dottorato in entomologia agraria dallaKansas State University, Stati Uniti. Autore di numerose pubblicazioni, Kanayo F. Nwanzeè membro di molte associazioni scientifiche e ha fatto parte del consiglio di amministra-zione di varie istituzioni.

Nei dieci anni in cui è stato direttore generale del Centro Africano per il Riso(WARDA), Kanayo F. Nwanze ha avuto un ruolo fondamentale nell’introduzione e nellapromozione del Nuovo Riso per l’Africa (NERICA), una varietà di riso molto produttiva eparticolarmente resistente alle siccità e ai pesticidi concepita appositamente per esserecoltivata sui terreni africani.

Ha anche ricoperto incarichi di rilievo in diversi centri di ricerca affiliati con il GruppoConsultivo sulla Ricerca Agricola Internazionale (CGIAR), all’interno del quale ha promos-so lo sviluppo di partenariati tra il settore pubblico e quello privato.

Prima di assumere la guida dell’IFAD, Kanayo F. Nwanze è stato per due anni vice-presidente del Fondo. In quel periodo ha promosso, curandone l’attuazione, l’introduzio-ne di processi fondamentali che hanno migliorato la qualità delle operazioni dell’IFAD neipaesi in via di sviluppo.

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PROGRAMMA ALIMENTARE MONDIALE (WFP)AGENZIA PER L’ASSISTENZA ALIMENTARE

I l Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (WFP, in inglese WorldFood Programme) è l’agenzia delle Nazioni Unite in prima linea nel fornire assi-

stenza alimentare e combattere fame e povertà nel mondo. Nata nel 1963, essa ha il suo quartiere generale a Roma e, con FAO e IFAD,

forma il così detto polo-agroalimentare delle Nazioni Unite. In decenni di attività, il WFP ha raggiunto oltre 1,6 miliardi persone, tra le più

povere nel mondo, in circa 80 paesi fornendo assistenza alimentare durante leemergenze e approntando programmi di più lungo periodo per favorire la ricostru-zione e lo sviluppo socio-economico dei paesi in via di sviluppo, investendo comples-sivamente più di 41,8 miliardi di dollari USA.

Il WFP è anche il braccio logistico delle Nazioni Unite; una competenza che pog-gia sull’efficienza e la velocità della risposta alle emergenze e che può contare su 30navi, 70 velivoli e 5.000 camion in continuo movimento per portare cibo e assisten-za in tutto il mondo.

In Italia, a Brindisi, si trova anche la Base di Pronto Intervento Umanitario delleNazioni Unite (UNHRD), finanziata dall’Italia e gestita dal WFP per conto dell’interacomunità umanitaria (agenzie Onu, governi, Ong). Sul modello di Brindisi sono, suc-cessivamente, state aperte altre Basi di Pronto Intervento Umanitario (Dubai,Ghana, Panama e Malesia) dando vita ad un vero e proprio network di primo inter-vento umanitario.

Oltre alle competenze logistiche, il WFP ha sviluppato, negli anni, numerosi siste-mi di pre-allarme per verificare i bisogni alimentari nelle emergenze e nelle situazio-ni di fame cronica.

Tra gli strumenti più efficaci del WFP per combattere la malnutrizione infantile, visono i programmi di alimentazione scolastica: l’agenzia, infatti, fornisce cibo a più di20 milioni di studenti in oltre 70 paesi sotto forma di pasti scolastici e di razioni daportare a casa, incentivando la frequenza scolastica e dando una speranza di futu-ro migliore a milioni di bambini.

Quando l’intervento dell’agenzia non è più necessario, essa mette i propri proget-ti a disposizione dei governi e, negli ultimi 10 anni, sono circa 30 i paesi che hannoassunto la responsabilità diretta di tali programmi.

Il WFP è finanziato esclusivamente su base volontaria (con contributi in denaro oin natura) e conta su uno staff di quasi 12.000 persone di cui il 90 per cento sitrova nei paesi di intervento.

Dall’aprile 2007, Josette Sheeran ricopre l’incarico di Direttore Esecutivo delWFP. Precedentemente, Sheeran era stata Sottosegretario USA per l’economia, l’e-nergia e l’agricoltura presso il Dipartimento di Stato. Nel 2006 era stata nominata,dall’allora Segretario Generale Kofi Annan, nel Comitato sulla Coerenza interna delsistema ONU. Josette Sheeran ha anche ricoperto l’incarico di Rappresentanteaggiunto per il Commercio nell’ufficio del Rappresentante USA per il commercio

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(USTR) e, in tale veste, ha sostenuto l’African Growth and Opportunity Act, una leggeche aiuta i paesi africani a sviluppare le proprie capacità commerciali.

L’attuale Direttore Esecutivo del WFP conta vent’anni di esperienza managerialee una notevole conoscenza del mondo dei media, come testimoniano i numerosipremi ricevuti, inclusi il Press Award for Journalistic Achievement dell’OrdineNazionale delle Donne Legislatrici e il Premio nazionale per lo sviluppo e la promozio-ne dei giornalisti afro-americani.

L’azione del WFP nel 2008Nel 2008 l’agenzia ha ricevuto contributi pari a 5,1 miliardi di dollari e ha acqui-

stato 2,8 milioni di tonnellate di cibo in gran parte nei paesi in via di sviluppo. Ciò haconsentito al WFP di fornire assistenza alimentare a 102 milioni di persone in 78paesi. In gran parte l’iniziativa del WFP, nel 2008, si è sviluppata a partire dalle lineeguide del Nuovo Piano Strategico 2008-2011, che prevede un doppio approccio:intervenire per far fronte alle emergenze immediate identificando, contemporanea-mente, politiche e strumenti di più lungo periodo per combattere la piaga della fame.

Il 2008 è stato un anno particolarmente complesso per il WFP che si è dovutoconfrontare con la tripla sfida della crisi alimentare, petrolifera ed economica attivan-do anche approcci innovativi per far fronte alle nuove crisi e costruendo “reti di pro-tezione sociale” per i più vulnerabili. Ciò è stato possibile anche grazie alla fornituradi voucher per l’acquisto di cibo o attraverso l’acquisto dei prodotti dei piccoli conta-dini locali in modo da attivare un circolo virtuoso tra chi produce e chi non ha abba-stanza cibo. In alcuni paesi – ad esempio ad Haiti – il WFP ha continuato a fornire ipasti scolastici (sotto forma di razioni da portare a casa) anche dopo la chiusuradelle scuole, in modo da evitare fenomeni di crescente malnutrizione nella popolazio-ne infantile.

Anche nel 2008, come negli anni precedenti, il WFP ha assunto spesso funzio-ni logistiche per nome e conto della comunità umanitaria e delle altre agenzie ONU.Così è successo in Myanmar dove, per fronteggiare gli effetti devastanti del ciclo-ne Nargis, è stato attivato un ponte aereo da Bangkok a Yangon che ha consenti-to di inviare 5.000 tonnellate di beni di prima necessità alla popolazione colpita dalleinondazioni.

Complessivamente il servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite (UNHAS),gestito dal WFP, ha trasportato nelle aree di crisi del mondo, 361.000 operatoriumanitari. Tra le zone più pericolose del pianeta, va citata la Somalia dove il WFP èriuscito a fornire cibo a 2,8 milioni di persone grazie all’impegno internazionale cheha garantito la scorta navale ai cargo noleggiati dal WFP.

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RICERCA SULL’USO E LA CONSERVAZIONEDELLA BIODIVERSITÀ AGRARIA

Bioversity International è la più grande organizzazione al mondo che si occupa diricerca sull’uso e la conservazione della biodiversità agraria. È un organismo di

ricerca internazionale, indipendente e senza fine di lucro che da oltre 35 anni, in colla-borazione con partner di ricerca in tutto il mondo, fornisce le conoscenze necessarieper l’utilizzo della biodiversità per sostenere la produttività agricola, migliorare le condi-zioni di vita delle popolazioni più povere e affrontare la sfida dei cambiamenti climatici.

Bioversity è uno dei 15 centri internazionali di ricerca sull’agricoltura sostenuti dalGruppo Consultivo sulla Ricerca Agricola Internazionale (CGIAR). Con sede centrale aMaccarese e con l’importante sostegno del Governo Italiano, Bioversity Internationallavora in partnership con organizzazioni e centri di ricerca in oltre 100 Paesi, impie-gando uno staff di oltre 300 persone distribuite in 20 uffici in tutto il mondo.

L’obiettivo di Bioversity è garantire un maggiore benessere per l’umanità, aiutando-la a raggiungere la sicurezza alimentare, migliorandone l’alimentazione e la salute,aumentandone i redditi ed aiutando gli agricoltori a far fronte ai cambiamenti climatici.

Come lavoriamoBioversity non possiede laboratori o campi sperimentali propri. Lavoriamo invece

con diversi partner in tutto il mondo utilizzando risorse economiche e competenze percompiere il nostro lavoro efficientemente, costruendo allo stesso tempo le capacitàdegli altri attori coinvolti. Nelle nostre collaborazioni ricerchiamo due risultati: il suc-cesso della ricerca in sé, ma anche la capacità dei nostri partner di fare esperienzae di contribuire in futuro a simili lavori. Bioversity coordina molti progetti di ricerca con-giunti, in special modo quelli sulle politiche sulle risorse genetiche, sui progenitori sel-vatici delle colture, sulla conservazione in situ d’alberi da frutto in Asia centrale, su bio-diversità e gestione di parassiti e malattie, sull’ empowerment degli agricoltori delSahel, sulle specie neglette e sottoutilizzate, e coordina inoltre numerosi network sullerisorse genetiche di piante e foreste.

Tra questi, il Network Europeo di Risorse Genetiche delle Colture – European CropGenetic Resources network (ECP/GR) ed il Network di Risorse Genetiche per l’Africacentrale e occidentale – Genetic Resources Network for West and Central Africa(GRENEWECA). Bioversity ospita anche il COGENT (il Network di Risorse Genetichedelle noci da cocco – International Coconut Genetic Resources Network).

I network rappresentano uno speciale tipo di partenariato. I membri non solo con-dividono i costi ed i risultati di specifici progetti di ricerca ma possono anche usare lerelazioni all’interno del network per ottenere e divulgare conoscenze e “best practices”,facendo affidamento su competenze più ampie di quanto possano ottenere da soli.

Aree di interventoMantenere la diversità genetica in agricoltura offre all’uomo molteplici benefici:

alcuni sono benefici diretti, quali ad esempio una migliore alimentazione e sostenibilità

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dei raccolti grazie all’impiego di colture più adatte alle condizioni di crescita locali, ealtri indiretti - ad esempio la funzionalità degli ecosistemi cui contribuiscono i micror-ganismi, gli agenti di controllo biologico e la microflora del suolo.

Il compito di Bioversity non è solo quello di dimostrare scientificamente l’importan-za e i benefici della biodiversità agraria, ma anche quello di individuare la diversità piùadatta ad un determinato contesto culturale e sociale, e le sue strategie di utilizzo.

Data l’ampiezza del campo di intervento, l’organizzazione ha suddiviso la sua atti-vità in sei aree di azione:• Gestire la biodiversità agraria per una migliore alimentazione e migliori condizioni

di vita per le popolazioni povere del pianeta• Conservare e promuovere l’uso della diversità genetica di colture di speciale impor-

tanza per i più poveri• Migliorare la conservazione ex situ e l’uso della diversità• Conservare ed utilizzare le specie forestali e selvatiche • Promuovere collaborazioni internazionali sulla conservazione e l’uso della biodiver-

sità agraria• Analizzare lo status ed i trend della biodiversità agraria

ImpattoIn base alla valutazione operata nel 2009 a mezzo di una Commissione di

Valutazione Indipendente, il lavoro di Bioversity International è stato riconosciuto come“estremamente rilevante e di successo” nella protezione della biodiversità. LaCommissione ha inoltre evidenziato che “ci sono molti indicatori del successo dell’or-ganizzazione nella realizzazione di progetti in linea con le strategie dei donatori e chedimostrano tangibili benefici”.

In Kenia ad esempio, a seguito di un progetto per aumentare il consumo degliortaggi tradizionali Africani - che garantiscono nutrizione migliore, alti profitti, e com-patibilità ambientale – le vendite degli ortaggi nei supermercati hanno registrato unacrescita del 1100 % nell’arco di soli due anni. Le esperienze positive che ne sono sca-turite si stanno ora applicando in diverse parti del mondo.

Un altro dei progetti di successo in questo ambito è guidato dal COGENT ed hacome obiettivo la riduzione della povertà nelle comunità dei coltivatori di noci da cocconelle Filippine. La valutazione finale del progetto ha evidenziato che i redditi dei coltiva-tori sono più che raddoppiati, con una più equa distribuzione del reddito all’interno dellecomunità. Più precisamente, il numero delle famiglie sotto la soglia di povertà è dimi-nuito – nella comunità presa a campione – da 22 (44%) a 6 (12%).

Promuovere e divulgare i risultati della ricerca scientifica è di grande importanzaper sensibilizzare i governi ed i cittadini sulla necessità di tutelare la diversità agraria.A questo fine Bioversity produce materiale divulgativo che ha ricevuto più volte ricono-scimenti internazionali.

Iniziative trasversali su nutrizione ed alimentazioneBioversity International è stata ripetutamente chiamata ad assumere un ruolo di lea-

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dership in materia di biodiversità agraria. Nel 2004 la Convenzione sulla DiversitàBiologica – Convention on Biological Diversity (CBD), ci ha incaricato di coordinare la for-mulazione di una proposta multi-settoriale sulla biodiversità per l’alimentazione e la nutri-zione. Successivamente Bioversity ha presentato la proposta alla CommissionePermanente delle Nazioni Unite sulla Nutrizione, che l’ha approvata nella sua riunionein Brasile nel 2005. La Conferenza della CBD, (Brasile 2006) ha adottato la propostae incaricato Bioversity e la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione el’agricoltura), di coordinare il Programma Globale d’Intervento. E’ una sfida che ben siaddice alla nostra nuova strategia.

Siamo fiduciosi che il consenso sull’importanza della biodiversità in agricolturaaumenterà. Molto rimane ancora da fare. Le ricerche che svolgiamo insieme ai nostripartner ci indicano la strada per la risoluzione dei problemi della povertà e della malnu-trizione, ma servono interlocutori in grado di investire sui risultati della ricerca e fare inmodo che vengano applicati su una scala più vasta. Di fronte alla crisi globale è impor-tante riuscire a convogliare gli aiuti laddove hanno più impatto e più possibilità di succes-so. Investire nella ricerca in agricoltura offre un ritorno maggiore in termini di crescitaeconomica e riduzione della povertà di altri tipi di aiuto allo sviluppo, ma nonostante que-sto gli investimenti rivolti alla ricerca in questo campo sono in calo da circa 20 anni.

Molto in questo senso è stato fatto dal recente G8 a presidenza italiana con ladichiarazione dell’Aquila sulla sicurezza alimentare, nella quale i governi si impegnanoad aumentare radicalmente i loro aiuti all’agricoltura fino a 20 miliardi di dollari. Se ero-gati nei prossimi cinque anni, questi investimenti potrebbero salvare dalla povertà estre-ma milioni di persone. Ma ottenere la sicurezza alimentare richiede la messa in operadi diversi tipi di strategie: oltre a cercare raccolti più abbondanti ed un aumento dellaproduzione, dobbiamo usare le risorse a nostra disposizione per aiutare gli agricoltoriad adattarsi agli stress dovuti al cambiamento climatico. Per ottenere ciò dobbiamo uti-lizzare al meglio la biodiversità agraria al servizio di un’agricoltura sostenibile, special-mente nelle aree agricole più povere e marginali.

Valorizzare la biodiversità agraria è fondamentale se i governi del mondo voglionoraggiungere in tempo gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e in particolare realizzarel’Obiettivo 1: dimezzare il numero di quanti soffrono la fame e la povertà estrema.

Verso il 2010: la campagna Diversity For LifeIn collaborazione con partner italiani e internazionali, Bioversity International sta pro-

muovendo Diversity for Life, una campagna di comunicazione globale che avrà unatappa importante nel 2010, dichiarato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale dellaBiodiversità. L’obiettivo di questa campagna – che si rivolge in special modo alle scuo-le, ai mass media e ai policy maker – è far comprendere l’importanza della biodiversitàagraria ed esortare alla sua conservazione.

Da Roma, dove ha sede, Diversity for Life promuoverà attività in tutto il mondo. Lacampagna fornirà un’opportunità per fare pressione su temi chiave, come incoraggia-re le persone a diversificare le proprie diete e spingere i politici a integrare la conser-vazione e l’uso della biodiversità nei piani nazionali. Le attività che si svolgeranno nei sin-

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goli paesi saranno legate a quelle a livello globale – tra cui importanti forum internazio-nali come la Conferenza delle Parti alla Convenzione sulla Diversità Biologica – consen-tendo così di portare avanti una campagna davvero globale, attraverso la condivisionedei messaggi, dei meccanismi e delle lezioni imparate. Il Segretariato della Convenzionesulla Diversità Biologica ha appoggiato caldamente la campagna Diversità per la Vita,considerandola come un fondamentale contributo al raggiungimento degli obiettividell’Anno Internazionale della Biodiversità.

Maggiori informazioni sulla campagna sono disponibili su www.diversityforlife.orgoppure scrivendo all’indirizzo [email protected].

Emile Frison è Direttore Generale di Bioversity International dal 1 agosto 2003. Nel 1987 viene assunto da Bioversity International per occuparsi della fitopatologia

delle collezioni di biodiversità vegetale. E’ stato poi Direttore dell’ufficio regionale perl’Europa dell’IPGRI ed in seguito, fino alla nomina alla massima caricadell’Organizzazione, ha ricoperto la carica di Direttore dell’INIBAP (International Networkfor the Improvement of Banana and Plantain), con sede a Montpellier.

Nel 2002 il Dott. Frison ha dato vita ad un consorzio formato da ventisette Membridi quattordici Paesi per codificare il codice genetico del Banano: queste informazioni aiu-teranno ad aumentare le varietà a disposizione degli agricoltori. “Anche se lavoriamocon le piante” dice Emile Frison, “le persone sono al centro del nostro interesse. Noicontinuiamo a lavorare con i nostri Partners per aiutare gli agricoltori più indigenti aottenere migliori condizioni di vita”.

Dall’agosto del 2003 il Dott. Frison dirige il Programma del CGIAR sulle RisorseGenetiche (System - wide Genetic Resources Programme – SGRP). A gennaio del 2004ha assunto il ruolo di Segretario del Comitato per le Politiche sulle Risorse Genetiche(Genetic Resources Policy Committee – GRPC) del CGIAR. Da luglio del 2006 èMembro del Consiglio Direttivo di Ecoagriculture Partners, Washington DC. A dicem-bre dello stesso anno è entrato a far parte del Comitato di Orientamento dell’Agenziadi Ricerca per lo Sviluppo (Comité d’orientation de l’Agence de Recherche pour leDéveloppement) a Parigi.

Dall’inizio del 2007, il Dott. Frison ha ricoperto il ruolo di Presidente del Comitato“Alliance Executive”, composto dai Direttori Generali dei 15 Centri del CGIAR. Il suoruolo e’ stato decisivo in questo periodo di transizione del CGIAR, dando un forte impul-so all’elaborazione delle proposte per una nuova e più adeguata struttura del gruppo,in collaborazione con gli altri leader del CGIAR così come anche dei governi e delle isti-tuzioni membri del Gruppo.

Da febbraio del 2008, è Membro del Consiglio Internazionale del Global Seed Vaultnelle Isole Svalbard, Norvegia. Dal mese di marzo del 2009 è Membro del ConsiglioEsecutivo del Global Crop Diversity Trust.

Emile Frison è cittadino belga ed ha più di 150 pubblicazioni scientifiche a suo nome.

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LA CONSERVAZIONE DELLE SEMENTI

La recente crisi legata al prezzo degli alimenti ha portato alla ribalta in modolampante tante sfide dello sviluppo che dobbiamo fronteggiare: la crescita

demografica, la scarsità di nuovi terreni, la penuria d’acqua, l’instabilità delle scorteenergetiche, nonché i cambiamenti climatici. La conseguenza è che dalle colture siesige un rendimento sempre crescente, a parità di terra coltivata, usando quantitàd’acqua inferiori e scorte energetiche e fertilizzanti sempre più costosi ed instabili, incondizioni climatiche che per le colture sono completamente nuove.

Non vi può essere uno scenario nel quale possiamo continuare a trarre il sosten-tamento alimentare di cui abbiamo bisogno senza prendere in considerazione la diver-sità delle colture. Ma questa diversità è a rischio, persino nelle banche dei semi dove,invece, dovrebbe essere salvaguardata. Le singole varietà, come ad esempio le200.000 varietà di grano esistenti, hanno caratteristiche differenti che le rendono piùo meno resistenti alla siccità o al calore, diverse qualità nutritive, un diverso grado diresistenza alle malattie ed ogni altra caratteristica possibile. Pertanto la diversità dellecolture rappresenta la materia prima sulla quale lavorare per ottenere colture miglio-ri e in grado di fronteggiare le sfide alimentari future.

Tutelare quello che è l’elemento principale della disponibilità alimentare mondiale,la biodiversità, è, quindi, una sfida unica nel suo genere per i seguenti motivi:• vi è accordo universale sulla sua importanza: è il fondamento biologico di tutta l’a-

gricoltura, in qualunque paese;• vi è un’interdipendenza a livello globale: nessun paese al mondo è autosufficiente

dal punto di vista della diversità genetica delle colture usate per nutrire la sua popo-lazione;

• la soluzione è pronta e semplice: gli accordi politici sono già in essere, si posseg-gono già le conoscenze scientifiche, e le istituzioni scientifiche sono state già crea-te. Mancano solo i fondi.

• al mondo vi è una sola organizzazione che si occupa di questo problema: il GlobalCrop Diversity Trust, o Fondo Mondiale per la Diversità delle Colture;

• la dotazione finanziaria del Fondo Mondiale per la Diversità delle Colture garantisceche la diversità genetica delle principali colture mondiali sia salvaguardata, conser-vata e resa disponibile a tutti e per sempre.

Il Fondo Mondiale per la Diversità delle Colture è un ente unico nel suo genere, a par-tecipazione mista pubblica e privata, che si occupa della raccolta di fondi presso singoliindividui, imprese e donatori istituzionali al fine di costituire un fondo di dotazione che offrail finanziamento totale e costante alle collezioni delle principali colture, per l’eternità.

In linea con il Trattato Internazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazionee l’Agricoltura e il Piano d’Azione Globale per la conservazione e l’utilizzazione sosteni-bile delle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, il nostro obiettivo èpromuovere un sistema efficiente e sostenibile a livello mondiale per la conservazioneex situ cercando di salvare le preziose risorse genetiche vegetali, di comprenderne

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l’importanza, di promuoverne l’uso e la conservazione a lungo termine.Con la sua presenza in oltre 80 paesi, il Fondo mira a garantire la conservazione

della diversità di tutte le colture importanti per la sicurezza alimentare. Tuttavia, ilFondo agisce in priorità sulle coltivazioni incluse nell’Allegato I del TrattatoInternazionale sulle Risorse Fitogenetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura, o quellea cui si riferisce l’articolo 15 del Trattato. Queste sono le colture che la comunità inter-nazionale ha giudicato essenziali per la sicurezza alimentare e l’interdipendenza trapaesi.

Istituendo il Deposito Mondiale di Sementi di Svalbard (Svalbard Global Seed Vault),il Fondo ha inoltre aumentato la consapevolezza e la comprensione dell’importanza edella fragilità di questa diversità delle colture. Il Deposito Mondiale di Sementi diSvalbard, o “deposito dell’apocalisse” come i media lo hanno soprannominato, è statoufficialmente inaugurato il 26 febbraio 2008, per servire come ultima risorsa per lasalvaguardia delle più importanti risorse naturali del mondo.

Scavato in una montagna nelle isole Svalbard, in Norvegia, il Deposito di Sementidi Svalbard immagazzina milioni di semi provenienti da tutto il mondo. Il Deposito diSementi è stato la risposta ad una richiesta della comunità internazionale di fornire lamigliore garanzia possibile per la sicurezza della diversità del mondo vegetale.

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IL GRUPPO BANCA MONDIALE

La World Bank (Banca Mondiale), nata nel 1944 durante il vertice di BrettonWoods, è cresciuta e si è sviluppata nel tempo passando dalla singola isti-

tuzione votata alla ricostruzione post-bellica, all’attuale gruppo di cinque istituzioni disviluppo (“il Gruppo Banca Mondiale” GBM) che hanno come scopo ultimo la riduzionedella povertà. Nel linguaggio corrente, la Banca Mondiale identifica due delle cinqueagenzie, le cui attività principali consistono nell’accompagnare il processo di sviluppoe di riduzione della povertà nei paesi a reddito medio e a reddito basso, ovvero: laBanca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BIRS) e l’Associazione per loSviluppo Internazionale (IDA). La Banca Mondiale contribuisce alla realizzazione degliobiettivi di sviluppo del Millennio (MDGs) sostenendo una globalizzazione omnicompren-siva e sostenibile. Per far ciò la Banca fornisce prestiti a tassi di interesse contenutio senza interesse (crediti) e donazioni, oltre ad assistenza anche tecnica a Paesi instato di bisogno, in una vasta gamma di settori. La sua attività si concentra: sui Paesipiù poveri, gli Stati fragili e il mondo arabo, sui Paesi a reddito medio, sulla soluzionedi problematiche attinenti a beni pubblici globali, e sul trasferimento di conoscenze edi servizi di apprendimento.

Ciascuno dei 186 Stati membri della Banca Mondiale è rappresentato da unGovernatore, generalmente il Ministro delle Finanze o dello Sviluppo. Il Consiglio deiGovernatori è l’organo decisionale supremo e si riunisce una volta l’anno alla riu-nione annuale del GBM e del Fondo Monetario Internazionale (FMI). La gestionequotidiana delle loro mansioni è delegata a 24 Direttori Esecutivi. Mentre i cinquepiù grandi azionisti (Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti) hannoun Direttore Esecutivo deputato, gli altri Paesi sono rappresentati per gruppi daaltri 19 Direttori Esecutivi. L’attuale Presidente del Gruppo Banca Mondiale,Robert B. Zoellick, è stato scelto dal Consiglio dei Governatori nell’aprile 2007 perun mandato quinquennale rinnovabile. È incaricato dell’amministrazione generaledella Banca e presiede le riunioni del Consiglio d’Amministrazione. Attualmente, ilDirettore Esecutivo per l’Italia è il Dott. Giovanni Majnoni, che rappresenta altresìPortogallo, Malta, Albania, San Marino e Timor Leste.

Oggi, la Banca Mondiale coordina oltre 1.800 progetti a livello globale in pra-ticamente ogni settore. Nel periodo giugno 2007 - giugno 2008, la BancaMondiale ha investito 38,2 miliardi di dollari USA per progetti nei paesi in via disviluppo, nei settori più svariati, dall’estensione dell’accesso all’acqua potabile nellezone rurali dello Sri Lanka, ad interventi di microfinanza in Bosnia-Erzegovina, allacostruzione di strade in Etiopia, all’aumento delle misure di prevenzionedell’HIV/AIDS in Ruanda, al sostegno alla formazione delle ragazze in Bangladesh,al miglioramento delle condizioni sanitarie in Messico.

La crisi alimentare e la risposta della Banca Mondiale. Malgrado i progressi fatti nella lotta alla povertà negli ultimi anni, circa il 15%

della popolazione mondiale (1 miliardo di persone) vive ancora con meno di 1 dol-

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laro al giorno e circa 2,5 miliardi di persone con meno di 2 dollari al giorno. Lerecenti conquiste fatte nella lotta alla povertà potrebbero essere vanificati a causadella crescita dei prezzi delle derrate alimentari, ancor più se combinati all’aumen-to dei prezzi del carburante, alla riduzione dell’offerta di credito e alla recessioneglobale. Secondo le nostre stime, l’impennata dei prezzi delle derrate alimentaripotrebbe precipitare 105 milioni di persone nei paesi a basso reddito nello statodi povertà nel prossimo triennio, riportando gli sforzi di riduzione della povertà ailivelli di sette anni fa. L’effetto dell’aumento dei prezzi degli alimenti sulla malnutri-zione e sulla fame è stato spaventoso: prima della crisi alimentare 923 milioni dipersone erano denutrite; le stime all’aprile 2009 parlano ora di oltre un miliardodi individui.

Il GBM sta rispondendo con forza all’aumento dei prezzi delle derrate alimen-tari, in stretta collaborazione con le agenzie ONU, e la Task Force Operativa adAlto Livello dell’ONU sulla Sicurezza Alimentare (UN High Level Task Force on FoodSecurity) ed altri partners. Le azioni intraprese includono finanziamenti, consulen-za, facilitazione di accesso ai prodotti assicurativi a disposizione e realizzazione diricerche sul campo.

Nel maggio 2008, la Banca ha varato il programma di risposta globale allacrisi alimentare (Global Food Crisis Response Program - GFRP), un’iniziativa da 2miliardi di dollari USA per il supporto immediato ai Paesi duramente colpiti dallacrisi alimentare. Il GFRP segue lo Schema Unico di Intervento (ComprehensionFramework for Action - CFA), con progetti realizzati dalla Banca Mondiale e dalleAgenzie delle Nazioni Unite. Ulteriori fondi per il GFRP vengono poi forniti attraver-so un fondo fiduciario di più donatori (Multi Donor Trust Fund) che include 189milioni di dollari USA stanziati dalla Commissione Europea e da altri donatori inter-nazionali. Al luglio 2009, il GFRP aveva concesso 791,4 milioni di dollari USA in35 Paesi per progetti diversi, dal supporto di interventi di sicurezza e tutela deigruppi più vulnerabili, o safety nets in inglese (schemi per l’alimentazione di bam-bini poveri e di popolazioni vulnerabili, nutrizione addizionale per madri e figli), alsostegno di circa 5,5 milioni di coltivatori, all’acquisto di sementi per la nuova sta-gione, al miglioramento dell’irrigazione ed all’assistenza finanziaria ai governi persostenere il costo delle derrate alimentari d’importazione. Stante il loro ruolo cri-tico nell’aiutare le popolazioni in stato di bisogno ad affrontare la crisi, il supportoai safety nets ed ai programmi di protezione sociale sarà triplicato nel prossimotriennio fino a raggiungere i 12 miliardi di dollari USA.

Particolare attenzione viene data ai Paesi meno sviluppati (Least DeveloppedCountries - LDC) in ragione della loro particolare vulnerabilità alla crisi, spessoaggravata da conflitti o da cataclismi. In Etiopia, ad esempio, la Banca sta fornen-do 25 milioni di dollari USA nell’ambito del GFRP per ampliare i programmi d’ali-mentazione esistenti, che già sostengono 7,3 milioni di persone, ed assistere ulte-riori 6,4 milioni di persone in stato di bisogno; inoltre, circa 250 milioni di dollariUSA verrano utilizzati per comprare e distribuire fertilizzanti per la stagione ed iraccolti del 2009. In Bangladesh, un prestito con esborso diretto al bilancio dello

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Stato (in inglese budget-support loan) di 130 milioni di dollari USA aiuterà ilGoverno ad affrontare la crisi, mentre 8 milioni di dollari USA verranno stanziatiper la ricostruzione di circa 500 impianti di irrigazione in Afghanistan. Ad oggi, ilGFRP ha finanziato: 9 milioni di dollari USA in Benin, 10 milioni in Burundi, 5 milio-ni in Cambogia, 7 milioni in Repubblica Centrafricana, 1 milione nelle Isole Comore,5 milioni a Gibuti, 10 milioni in Guinea, 5 milioni in Guinea-Bissau, 10 milioni adHaiti, 3 milioni in Laos, 10 milioni in Liberia, 22 milioni in Madagascar; 5 milioniin Mali, 20 milioni in Mozambico, 36 milioni in Nepal, 7 milioni in Niger, 10 milio-ni in Ruanda, 10 milioni in Senegal, 7 milioni in Sierra Leone, 7 milioni in Somalia,5 milioni nel Sudan del Sud, 220 milioni in Tanzania, 7 milioni in Togo e 10 milio-ni nello Yemen. Oltre alle iniziative a breve termine, nel medio e a lungo termine laBanca pone sempre maggior enfasi sull’agricoltura. Con il 75% della popolazionepovera che risiede nelle zone rurali, l’agricoltura rappresenta un grande potenzia-le per combattere la povertà e per contribuire ad una crescita ambientale soste-nibile. Ciononostante, negli ultimi vent’anni i maggiori donatori, inclusa la Banca,non hanno posto la dovuta attenzione al settore agricolo. Dopo aver dedicato lasua pubblicazione World Development Report WDR nel 2008 all’importanza del-l’agricoltura, la Banca conta di aumentare gli investimenti nei programmi di presti-ti per l’agricoltura e lo sviluppo rurale dai 4 miliardi di dollari USA del 2008 ai 12miliardi di dollari nel 2009-10. A livello geografico, la Banca aumenterà il propriosostegno all’Africa Subsahariana, dove è già il maggior donatore per il settore agri-coltura, e dove è previsto un raddoppio delle risorse messe a disposizione dagliattuali 450 milioni di dollari USA agli 800 milioni di dollari. Inoltre, l’Iniziativa diSostegno Finanziario all’Agricoltura, lanciata congiuntamente alla Fondazione Bill eMelinda Gates, concederà donazioni per 20 milioni di dollari USA al fine di facilita-re l’accesso delle popolazioni rurali ai servizi finanziari.

Tenuto conto del proprio vantaggio comparativo, ed in collaborazione con iPaesi in via di sviluppo, il GBM sta lavorando alla definizione delle migliori soluzio-ni per la gestione della volatilità dei prezzi delle derrate alimentari a livello di ogniSingolo Paese.

Da ultimo, il GBM sta rafforzando la ricerca su sicurezza alimentare e nutrizio-ne, protezione sociale, agricoltura e sviluppo rurale.

Guardando al futuroLe prospettive per i mesi a venire sono molto cupe. I prezzi degli alimenti d’im-

portazione, sebbene più bassi rispetto ai picchi raggiunti nel 2008, sono volatili epermangono più alti rispetto ai livelli precedenti la crisi, mentre la severità dellacrisi finanziaria e la recessione economica mondiale stanno avendo effetti deva-stanti sulle famiglie più povere.

Per questa ragione il GBM sta sollecitando i donatori internazionali ad incre-mentare i propri contributi a livello globale. La Banca stessa ha quasi duplicato isuoi finanziamenti concessi attraverso la BIRS passando dai 13,5 miliardi di dolla-ri USA dell’anno finanziario 2008 ai 32,9 miliardi di dollari del 2009, e raggiun-

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gendo il record storico di 14 miliardi di dollari di contributi AIS (prestiti e sovven-zioni concessi ai Paesi piu’ poveri).

Tenuto conto di tale necessità impellente, i Capi di Stato e di Governo conve-nuti al Vertice G8 de L’Aquila lo scorso luglio si sono impegnati a stanziare 20miliardi di dollari USA per aiutare, nel prossimo triennio, gli agricoltori in stato dibisogno in Africa e in altre parti del mondo. La questione sicurezza alimentarepone l’enfasi sull’aiuto alle nazioni povere a raggiungere l’autosufficienza nel repe-rimento delle derrate alimentari concentrandosi su aree quali la produttività agri-cola, la distribuzione delle sementi, il settore privato, le donne, le piccole imprese,ecc. Durante il Vertice, i Capi di Stato e di Governo hanno anche ribadito l’urgen-za di arrivare ad una sollecita e concreta conclusione del negoziato sul commer-cio internazionale, o Doha Round, entro il 2010 al fine di restituire fiducia, soste-nere la ripresa, rimuovere le barriere alle importazioni e i sussidi all’agricoltura,eliminando così le distorsioni nel mercati alimentari globali e promuovendo uno svi-luppo equo e sostenibile a livello globale. Un impegno che il GBM accoglie con entu-siasmo e sostiene attraverso lo sviluppo e la realizzazione di tali iniziative.

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EFSA - L’AUTORITÀ EUROPEA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) è stata istituita dal Consigliodell’Unione europea e dal Parlamento europeo nel 2002, a seguito di una serie di

allarmi per la sicurezza alimentare che avevano rivelato l’esigenza di una revisione globaledel sistema legislativo europeo per quanto riguardava la salubrità degli alimenti. Il libro bian-co sulla sicurezza alimentare riconosceva che un’agenzia europea responsabile della valu-tazione scientifica dei rischi della catena alimentare e in grado di comunicarli in manieraautonoma avrebbe migliorato il sistema legislativo alimentare e contribuito a una maggiorfiducia nelle forniture alimentari in Europa, nel mercato interno e nel commercio interna-zionale. Il regolamento istitutivo dell’EFSA fissa i principi dell’analisi dei rischi, inserendoli nelcontesto europeo mediante l’elaborazione di una legislazione alimentare generale e attri-buendo all’EFSA la responsabilità della valutazione indipendente dei rischi a livello europeo.Il regolamento assegna all’Autorità un duplice mandato generale: fornire in maniera inte-grata consulenza scientifica indipendente, tempestiva e di alta qualità sui rischi insiti nellafiliera alimentare, dai campi alla tavola, e comunicare in proposito in maniera aperta contutte le parti interessate e, in generale, con il grande pubblico.

Come viene elaborata la nostra consulenza scientificaI pareri scientifici dell’EFSA e le altre forme di consulenza sono il risultato del lavoro di

10 gruppi di esperti scientifici e di un comitato scientifico, coadiuvati dal personaledell’Autorità. Dei gruppi di esperti e del comitato fanno parte specialisti europei e di altrearee geografiche, selezionati con procedura aperta sulla base di comprovate competen-ze scientifiche e indipendenza. L’Autorità affronta la questione dei rischi in modo integra-to, secondo un approccio multidisciplinare che prende in considerazione l’intera catena ali-mentare e, se del caso, fornisce informazioni scientifiche sui benefici e confronti tra irischi, per consentire ai gestori del rischio di prendere decisioni alla luce di informazionicomplete.

Lavorare insieme: la collaborazione nel campo della sicurezza alimentareL’EFSA collabora con gli Stati membri, gli organismi europei e le organizzazioni inter-

nazionali e di Paesi terzi per condividere le informazioni, i dati e le migliori prassi, per indi-viduare i rischi emergenti e sviluppare una comunicazione omogenea sui rischi nella cate-na alimentare. A questo scopo ha istituito reti efficienti di cui fanno parte oltre 1 000esperti, 30 agenzie nazionali e 200 organizzazioni scientifiche in grado di svolgere attivitàper conto dell’EFSA ai sensi dell’articolo 36 del suo regolamento istitutivo. L’individuazionedei rischi emergenti è stata e continua a essere una delle priorità. L’EFSA ha accresciutole proprie competenze in quest’area per poter collaborare strettamente con le agenzienazionali, i Paesi terzi e le organizzazioni internazionali alla raccolta sistematica di informa-zioni e altri dati aggiornati, allo scopo di individuare e analizzare i rischi emergenti.

GlobalizzazioneI prodotti e gli ingredienti alimentari provengono da tutto il mondo. I consumatori chie-

dono sempre più di avere accesso tutto l’anno a quelli che una volta erano considerati pro-

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dotti stagionali, e nei negozi di molti Stati membri vi è una prevalenza di cibi pronti. I rischiper la sicurezza intesa come salubrità alimentare non si fermano ai confini degli Stati e ilsistema di allerta rapida per alimenti e mangimi ha registrato nel 2007 all’incirca 7 300notifiche riguardo ad alimenti e mangimi importati nella Comunità, rivelando così la natu-ra globale dei rischi e sottolineando la necessità di vigilare per evitare l’introduzione nell’UEdi pericoli nuovi e la reintroduzione di quelli già affrontati, come la BSE.

La globalizzazione aumenterà indubbiamente la probabilità di rischi nuovi o riemergen-ti per l’approvvigionamento alimentare in Europa con necessità di ricorrere a tecnologieinnovative, nuove prassi di valutazione del rischio e nuove conoscenze scientifiche. Lasostenibilità e il cambiamento climatico metteranno in evidenza l’importanza di un approc-cio integrato alla valutazione del rischio, priorità per l’EFSA

L’EFSA dovrà esaminare informazioni e dati provenienti da una vasta gamma di fontiper poter adottare misure idonee a tutelare i consumatori. Sarà necessario prendere attodel contesto in evoluzione in cui vengono a trovarsi l’EFSA e, in generale, la sicurezza ali-mentare, e si dovranno trovare risposte adeguate per assicurare la completa tutela dellasalute pubblica e una maggior fiducia dei consumatori.

SostenibilitàIn gran parte dell’Europa, l’agricoltura è basata su metodi intensivi con una tendenza

alle colture ad alta resa, su materie prime esenti da patologie e sull’impiego di prodotti chi-mici agricoli. Questioni quali l’impatto sul terreno, sulla biodiversità, sull’approvvigionamen-to di una popolazione crescente, sulle forniture idriche e sull’inquinamento, il potenziale dicontaminazione di colture destinate all’alimentazione umana e animale e gli effetti sugli ani-mali da produzione alimentare pongono l’EFSA di fronte a sfide di valutazione sempre piùcomplesse. Le riforme della politica agricola comune e l’ulteriore applicazione della politi-ca ambientale alla produzione alimentare e alla sostenibilità sono e saranno anche in futu-ro vettori essenziali del cambiamento. Si prevede che il cambiamento climatico influenzeràle pratiche e i modelli di produzione degli alimenti e delle colture e che ci saranno cambia-menti nella ripartizione delle malattie vegetali e animali, nonché nuovi vettori di diffusionedelle patologie. Si può presumere che tutti questi cambiamenti comporteranno, a lorovolta, modifiche nei modelli di utilizzo dei concimi chimici, maggiori rischi di pandemie glo-bali (come l’influenza aviaria) e nuove sfide per l’EFSA in numerosi ambiti della sua attività.Si ritiene che l’approvvigionamento alimentare in Europa sarà sempre più influenzato daaltri fattori, tra cui: la crescente domanda e i cambiamenti dei modelli di consumo nelleeconomie emergenti, i prezzi delle fonti energetiche, la siccità nell’emisfero meridionale eil crescente uso dei terreni per la produzione di biocarburanti, che sta aumentando di annoin anno sin dal 2004. Nel contempo, la domanda alimentare mondiale crescerà e si pre-vede che entro il 2030 il mondo dovrà produrre circa il 50% di alimenti in più rispetto aora per poter soddisfare le esigenze previste. Questi sviluppi si riflettono nel recente note-vole aumento dei prezzi dei generi alimentari ma avranno senza dubbio anche conseguen-ze specifiche a lungo termine sull’attività dell’EFSA.

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Celebrazioni Ufficiali Italiane per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 200946

LA COMMISSIONE EUROPEA

L a politica di sviluppo dell’Unione europea si fonda oggi sul Consenso euro-peo per lo sviluppo, che i capi di Stato e di Governo hanno sottoscritto nel

2005, dichiarando in questo modo la lotta alla povertà nel mondo una delle prio-rità dell’azione esterna dell’Unione europea.

La sicurezza alimentare è direttamente collegata alla povertà, essendone spes-so causa e conseguenza, e la crisi economica globale che stiamo attraversandosi ripercuote fortemente, aggravandolo ulteriormente, sul problema dell’accessoal cibo e alle risorse naturali, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Si calcolache circa un miliardo di persone faticano a soddisfare quotidianamente i loro biso-gni in materia di sussistenza alimentare, ai quali si aggiunge un ulteriore 5/10%nei periodi di crisi.

L’obiettivo primario dell’Unione europea nella lotta alla fame nel mondo è di garan-tire a tutti disponibilità e accesso al cibo, e combattere i problemi di malnutrizione.Il degrado ambientale, il sottosviluppo dei sistemi produttivi, il cattivo funzionamentodei mercati, le disuguaglianze e le limitate capacità di risorse umane sono conside-rati tra le cause principali della scarsità di cibo. Nel riconoscere l’importanza dei fat-tori sociali nell’accesso al cibo – genere, età, etnia – l’Unione sostiene esplicitamen-te politiche che colmino le lacune esistenti a livello nazionale, regionale e globale.

Il sostegno finanziario della Commissione Europea per la sicurezza alimentare neipaesi in via di sviluppo viene dato in forme differenti: aiuto al bilancio, finanziamento diprogetti e l’aiuto alimentare a livello nazionale o internazionale.

Il sostegno diretto al bilancio è effettuato direttamente attraverso i bilancigovernativi dei paesi interessati e ha come obiettivo di sostenere politiche e rifor-me istituzionali relative alla sicurezza alimentare, facilitare l’importazione di cibotramite il settore privato, promuovere occupazione e incremento di salari nei set-tori legati all’accesso al cibo e promuovere sistemi di previdenza sociale. I paesibeneficiari per questo tipo di aiuto sono i paesi a basso reddito e meno sviluppa-ti, che garantiscano però forti strutture macroeconomiche e sostenibilità fiscale,oltre alla good governance e una forte struttura di amministrazione pubblica.

Nei paesi in cui il quadro istituzionale risulta ancora fragile e l’ambiente politi-co non permette forme di sostegno al bilancio, l’Unione distribuisce aiuti allo svi-luppo sotto forma di sostegno a progetti, che vengono sovvenzionati per un perio-do limitato di tempo e che devono essere finalizzati a migliorare l’accesso al cibo,sostenere sistemi di produzione e strutturare sistemi di previdenza.

Infine, l’aiuto alimentare nazionale o internazionale è una strategia europea cherientra nella politica di assistenza umanitaria. Tale aiuto, in termini di sostegnofinanziario, può essere utilizzato solo nel caso di crisi acute e prolungate, al fine disoddisfare bisogni urgenti e ben identificati dalla comunità internazionale. L’Unionericorre a questa forma di finanziamento solo in caso di emergenze – sia catastro-fi naturali che causate da azioni dell’uomo – e nei confronti di gruppi vulnerabili,rispettando i loro requisiti e abitudini nutrizionali. L’aiuto alimentare è soggetto ad

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un continuo processo di analisi e ridefinizione dei bisogni, tramite regolari consul-tazioni, scambi di informazioni e negoziati tra l’Ufficio europeo per gli aiuti umani-tari (ECHO) e i principali partner della Commissione europea, sia agenzie delleNazioni Unite che organizzazioni della società civile.

Nella definizione e implementazione delle politiche per la sicurezza alimentarel’Unione europea assegna particolare importanza ad alcuni principi fondamentali:• Coerenza con le politiche di cooperazione allo sviluppo dell’Unione europea e

con le strategie regionali e locali della Commissione,• Stretto coordinamento con gli altri strumenti finanziari dell’Unione europea dei

paesi membri, e di altri donatori di aiuti per la sicurezza alimentare, che devegarantire coerenza e complementarietà nelle azioni esterne,

• Priorità alle politiche e alle strategie che mirano a garantire la ownership nelpaese beneficiario,

• Rinforzare la capacità nazionale e sostenere partenariati locali, • Efficienza e sostenibilità nella riduzione della povertà e nei programmi di sicu-

rezza alimentare.

Nelle sue politiche, infine, l’Unione europea garantisce il rispetto del Codice dicondotta per l’aiuto alimentare.

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ISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE

L ’Istituto Agronomico per l’Oltremare (IAO), nato nel 1904 per iniziativa di ungruppo di agronomi tropicalisti allo scopo di costituire un centro di studi e

formazione nel campo dell’agricoltura tropicale, è oggi l’organo tecnico-scientificodel Ministero degli Affari Esteri con il compito di eseguire studi, svolgere attività diformazione e fornire consulenza ed assistenza tecnica nei settori dell’agricolturatropicale e subtropicale, nonché in quello della tutela dell’ambiente.

Forte della sua consolidata tradizione, lo IAO partecipa ai cambiamenti socialied allo sviluppo scientifico nei Paesi dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia, con-tribuendo a favorirne lo sviluppo sostenibile, l’evoluzione delle capacità tecniche, lariduzione della povertà, la salvaguardia e la gestione delle risorse naturali nonchéla sicurezza alimentare.

Programmi e attivitàI programmi realizzati dallo IAO, nelle aree di azione definite dalla Cooperazione

Italiana allo Sviluppo, hanno il loro punto di forza nelle attività partecipative per pro-muovere lo sviluppo sostenibile ed il rafforzamento delle Istituzioni locali. In parti-colare, l’Istituto svolge la sua attività con interventi di formazione e trasferimentodi tecnologie mirate a rafforzare le capacità gestionali dei tecnici locali anche rea-lizzando corsi specifici in Italia e nei paesi d’origine.

Sulla base della sua centenaria esperienza l’Istituto è oggi un centro d’eccellen-za per la formazione e svolge annualmente master post-universitari sulle proble-matiche legate all’agricoltura e all’ambiente, allo sviluppo rurale ed alla sicurezzaalimentare, nonché corsi specialistici rivolti a quadri e tecnici dei paesi partner.

Attività di Consulenza, Progettazione e FormazioneAttualmente, le attività di assistenza tecnica, consulenza e formazione riguar-

dano le seguenti aree tematiche:1. Agricoltura sostenibile, microcredito e sicurezza alimentare2. Tecnologie dell’informazione geospaziale3. Gestione delle risorse naturali e lotta alla povertà4. Biodiversità e BiosicurezzaNel settore dell’agricoltura sostenibile sono attualmente in corso di realizzazio-

ne progetti in Centro-Sud America (Brasile, Guatemala, Honduras, Nicaragua),Nord Africa (Algeria, Libia) Africa Sub-Sahariana (Senegal, Mali, Niger, BurkinaFaso), Medio Oriente (Palestina) ed in Asia (Pakistan, Afghanistan).

Le principali iniziative per la lotta alla povertà e sviluppo rurale sono svolte nelquadro dei programmi “Fondo Italia-CILSS” in 4 paesi saheliani (Burkina Faso, Mali,Niger e Senegal) ed in Guatemala, Honduras e Nicaragua.

La salvaguardia e la valorizzazione sostenibile della Biodiversità è al centro delleattività in Brasile.

Il Master Post-Universitario di I° Livello “Irrigation Problems in Developing

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Countries”, affronta problematiche relative alle risorse idriche. Le applicazioni delle tecnologie dell’informazione geospaziale per l’agricoltura e

la valutazione dello stato delle risorse naturali sono il tema dei progetti Global LandCover Network (GLCN), svolto in collaborazione con la FAO, del progetto di“Informazione agricola integrata in Algeria”.

Lo stesso tema è sviluppato nel Master Post-Universitario di I° livello:“Geomatica e valutazione delle risorse naturali”, che ha raggiunto la 30a edizione.

Rapporti MultilateraliIn ambito europeo l’Istituto è membro del Consorzio ECART e partecipa attiva-

mente, per conto della DGCS, ai più importanti network di ricerca agricola per losviluppo europei e mondiali (GFAR, EFARD, EIARD ed EARD-Infosys).

In ambito nazionale particolarmente intensa è la collaborazione con diverseregioni e università tra cui la Regione Toscana nel settore della CooperazioneDecentrata e le Università di Firenze, Pavia e Torino.

Attività di Divulgazione ScientificaL’Istituto pubblica dal 1907 una rivista trimestrale che dal 1998 è denomina-

ta il “Journal of Agriculture and Environment for International Development”. Nelcorso degli anni hanno così trovato sempre più spazio nel “Journal” la riflessionesulle politiche e le strategie della cooperazione nonché la voce di quella parte dellacomunità scientifica interessata ai temi dello sviluppo.

Documentazione e Patrimonio Tecnico- ScientificoFanno parte del patrimonio scientifico e storico dell’Istituto una vasta bibliote-

ca specializzata, il Giardino Tropicale, un centro di documentazione inedita, la col-lezione entomologica e un archivio fotografico di riconosciuto valore documentale.

Dott. Giovanni TotinoDirettore Generale

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ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE

L ’Associazione delle ONG Italiane costituisce la forma più ampia e rappresen-tativa del panorama non governativo nazionale, è nata nel 2000 e vi aderi-

scono le ONG legalmente costituite ed impegnate in attività di cooperazione inter-nazionale da almeno tre anni.

L’Associazione sostiene ed incoraggia il coordinamento e lo scambio di espe-rienze tra le diverse organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazio-nale che rappresenta ed il suo scopo principale è quello di diffondere e sostenerela cultura e le politiche della cooperazione internazionale con l’obiettivo di suscita-re, affermare, sostenere e diffondere i valori e la cultura della solidarietà interna-zionale insieme alla difesa e alla promozione dei diritti fondamentali della personae dei popoli.

Fra gli obiettivi dell’Associazione, il primo è certamente quello di contribuire allaelaborazione di strategie e politiche di cooperazione nazionali ed europee, soste-nendo il punto di vista delle organizzazioni non governative o di sviluppo nel rappor-to con le istituzioni nazionali, europee ed internazionali, e con tutte le espressionidella società civile. Inoltre, l’Associazione promuove e facilita la concertazione, loscambio di esperienze e la circolazione di informazioni fra i soci, anche per favori-re processi di collaborazione e di sinergia tra di loro, sulla base di valori comuni edi specifiche proposte ed esperienze che si esprimono anche attraverso campa-gne nazionali e internazionali promosse e realizzate dall’Associazione con il contri-buto dei suoi soci.

Cos’è una O.N.G.:L’acronimo O.N.G. sta per Organizzazione Non Governativa, un termine ormai

molto diffuso che indica una qualsiasi organizzazione o gruppo locale, nazionale ointernazionale di cittadini che non sia stato creato da un Governo, cioè che nonfaccia parte di strutture governative, e che sia impegnato, senza alcuno scopo dilucro, nel settore della solidarietà sociale e della cooperazione allo sviluppo. Ladefinizione trova la sua fonte nella legge 49/87 e identifica quelle Organizzazioniche, dopo un’istruttoria molto selettiva, ottengono dal Ministero degli Esteri unriconoscimento di idoneità per la gestione di progetti di cooperazione. I progetti delle ONG hanno come base di partenza il rispetto assoluto dei criteri digiustizia e di equità, i loro campi di intervento sono molto vasti e riguardano, a varilivelli, la politica estera, l’economia, la difesa dei diritti umani, la globalizzazione, laquestione del debito estero, le relazioni tra Nord e Sud del mondo, ma, soprattut-to, la pace.

Le prime Organizzazioni Non Governative sono nate all’inizio degli anni sessan-ta come movimento associativo spontaneo in risposta ad un bisogno sempre piùimpellente di entrare in contatto diretto con i bisogni delle popolazioni del Sud delmondo e di rispondervi con la partecipazione e la solidarietà, con l’obiettivo di giun-

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gere ad una visione politica comune delle loro problematiche.

A partire dagli anni ’70, un numero cospicuo di ONG italiane ha deciso di aderirea tre grandi federazioni che le raggruppano e svolgono un ruolo di coordinamento:• La FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale

Volontariato), conta 56 membri che condividono l’ispirazione cattolica -www.focsiv.it ;

• Il COCIS (Coordinamento delle Organizzazioni non governative per laCooperazione Internazionale allo Sviluppo), raggruppa 28 ONG - www.cocis.it;

• Il CIPSI (Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale), rag-gruppa 25 ONG - www.cipsi.it.

Pur essendo essenzialmente associazioni di volontariato, che impiegano cioè“volontari” in possesso di competenze specifiche e attivi nei paesi in via di sviluppo, leONG costituiscono una realtà molto diversa dal volontariato comunemente inteso per-ché la loro struttura operativa è professionalmente finalizzata allo svolgimento delleattività di cooperazione e composta da cooperanti integrati professionalmente nell’or-ganizzazione di cui fanno parte. Sono proprio loro il vero patrimonio delle ONG, leRisorse Umane. Gli operatori impegnati nei Paesi in via di Sviluppo sono protagonistie testimoni del dialogo fra Nord e Sud del mondo ed incarnano, nel loro lavoro quoti-diano, la funzione più specifica e cruciale di ogni ONG, che non si limita ad alleviare lesituazioni di povertà, disagio e sofferenza, ma tende ad inserirsi e ad incidere concre-tamente nei processi sociali e politici delle comunità in cui opera.

Le attività di cooperazione si inseriscono in ciascuna realtà locale che è fatta, inbase alle caratteristiche dei diversi Paesi, di relazioni politiche, sociali, economiche edistituzionali a cui si può partecipare solo attraverso il pieno coinvolgimento, la media-zione e il supporto delle comunità locali e delle loro organizzazioni, che di quelle realtàsono parte integrante e ne conoscono, quindi, meglio di chiunque altro, i problemi ele necessità. Ecco perché il lavoro delle ONG è un lavoro di relazione, e le risorseumane delle ONG sono gli operatori italiani e quelli del mondo, di ogni parte del mondoin cui si sceglie di intervenire per cercare di capire e rimuovere le cause che impedi-scono o frenano lo sviluppo, e per favorire un clima di pace e di convivenza sociale chedello sviluppo è pre-requisito essenziale.

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