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l’opEN spACE dI

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los_numero2_agosto_settembre_2011

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l’opEN spACE dI

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“…una delle principali caratteristiche

della mente è la smania di costruire interi

a partire da frammenti. Tutti quanti ab-

biamo un vero e proprio punto cieco nel

campo visivo, nella zona in cui il nervo ot-

tico si congiunge alla retina, ma il nostro

cervello registra immancabilmente un

mondo senza soluzione di continuità. Co-

gliamo parte di una parola e ci sembra di

sentirla per intero. Vediamo volti espressivi

in una tappezzeria a disegni floreali; siamo

sempre impegnati a riempire gli spazi

vuoti”. (Jonathan Franzen, Come stare soli).

Niente da ridire, in genere va propriocosì, come sostiene lo scrittore ameri-cano. solo che poi arriva una falangedi pittori, sopravvissuta alle granate diriprovazione che gli getta addossol’establishment dei coatti d’avanguar-dia ed esposta alla gogna allestita dalleconsorterie della malavitosità trendy,voglio dire ne arriva anche uno solo diquelli lì, tipo calusca, e tutto cambia.prendete l’epigrafe qua sopra, capo-volgetene il senso e, su calusca e i suoiquadri, avrete qualche rigo perfetto.Viene da dio, sentite: ha la smania didemolire interi e di focalizzare, di iso-lare ed esaltare frammenti; coltiva allagrande il suo punto cieco, ne è perfet-tamente consapevole, e infatti per luiil mondo è continuamente trafitto dasoluzioni di continuità: il mondo tar-taglia; vede straordinarie fioriture escrosci di colori insensatamente vio-lenti in volti che di solito si direbberoespressivi… (e d’altra parte qualevolto non lo è…?); gli piace una certaaria di smobilitazione domestica,guarda stanze che non guarda proprionessuno, o stanze che manco lo sannodi essere guardate, ed è impegnato a

tenere vuoti certi spazi. Riassunto(me lo ha fatto lui stesso): “sono inte-ressato agli spazi, punto sul vuoto”. Lui, calusca, poi è pure un architetto-designer-grafico pubblicitario, sa cosavoglia dire stilizzare le figure, le imma-gini del proprio tempo, lavorarci su ti-randole al meglio della coppiaforma+comunicazione, e a colpod’occhio qui la vedo la profilatura pro-gettata, pensata di oggetti, sedie, pol-trone, sofà, un tiraggio di prospettive,pavimenti, scale, trombe delle scale…Inquadrano silenzi. Ma insomma cipensa, te ne accorgi che calusca cipensa davvero alla definizione, allamessa in pagina degli ambienti e deglioggetti, e infatti in questo se vuoi èpoco tradizionalmente siciliano e in-vece molto baconiano (Francis granmaestro: facce e corpi di patimento esbattimento esistenziale e bestiale esessuale dentro un altissimo e freddis-simo décor e un elegantissimo designda salotto), perché c’è tutta quella pit-tura che lì (qui), in sicilia, si è espansasu una corda di continua visualizza-zione della natura, in maniera dura osentimentale, comunque ineludibile, einvece nei dipinti di calusca manco ungiardino o uno scorcio di mare o unpezzo di cielo, non so se mi spiego… I metri quadri che bastano a una pit-tura così saranno una decina: un paiod’angoli di muro, il tempo di andarecon lo sguardo da qui a lì, dal divanoalla porta, un niente, ci siamo capiti?Neanche da mettere le scarpe agliocchi. Ad occhi scalzi. Ricorderò, giu-sto così, per fare storia, per risvegliarela catena degli antenati, che la migliorefigurazione novecentesca è miope, halo sguardo ravvicinato. dico a caso: pi-

casso: nemmeno un prato o un bosco:camere, muri, tavoli. A nome di tuttiridiamo la parola a de Kooning, lui èstato esemplarmente chiaro: “Questofamoso spazio fisico – lo spazio degliscienziati – ora ha finito proprio conl’annoiarmi. Hanno lenti così spesse,questi scienziati, che lo spazio visto at-traverso di esse diviene sempre piùmalinconico. sembra proprio che nonvi siano limiti allo squallore dello spa-zio fisico: non contiene altro che mi-liardi e miliardi di frammenti dimateria, calda e fredda, che vagano nelbuio, secondo un sistema grandioso,senza scopo. Il fatto è che le stelle cheinteressano me, se potessi volare, leraggiungerei alla buona, in un paio digiornate. Le stelle degli scienziati, in-vece, le uso come bottoni che abbot-tonano sipari di vuoto. se stendo lebraccia intorno e mi domando dove

sono le mie dita, ecco, ho trovato lospazio che basta a un pittore”. Lo spa-zio che basta. Amico intanto ora lo saidove ti trovi: per orientarti tra questidipinti ho messo la freccetta rossa: tusei qui.cioè dentro. Accanto a coloro che Jeanclair chiamerebbe i “fedeli al volto”:giacometti, Freud, Balthus. Ma, indi-cati questi punti cardinali della tua co-stellazione di riferimento, là fuori chic’è? chi ti aspetta calusca? Là c’è tuttoun mondo che tu (io, noi) conoscibene, col quale lavori perfino, è quellodell’immaginazione-via-cavo e dellarappresentazione evanescente, deltutto-deve-essere-visto, fosse ancheuno stupro nel cesso o una decapita-zione: è la luce verde che inguainacome una pelle fosforescente (comeun alone, un continuo crepitìo, cosìme lo figuro visto dallo spazio) la re-

iNTERioRs, iN TRANsiTodi Marco di capua

In alto a destra

“Big pullet in bed”, 2007, tecnica mista su tavola, cm 13 x 15

qui sotto

“V52 - Il Complesso di Eureka”,2007, tecnica mista su tavola,

cm 96 x 75 (ciascuno)

L’artista per L’is

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“V77 - sequenzialità”, polittico, 2008,tecnica mista su tavola, cm 8 x 10 x 10 ciascun elemento

altà e la rimpiazza: perché non c’è cosao essere che non cadano tramortiti quae là sul terreno, sostituiti subito, comein un film sugli alieni, dal loro simula-cro, da un’eco, dal loro riverbero nelmicrovideo del cellulare. come mi è capitato, anche fanatica-mente, in passato, potrei fare ancoramolte perorazioni a favore del dipin-gere. Ma adesso me ne viene in mentesoprattutto una. che è questa. Nei panorami dell’arte giovane, emer-gente, la fedeltà alla pittura, per di piùalla pittura figurativa, è sempre piùsottoposta al confronto con i cosiddettinuovi media, con raccomandazioni chegli artisti più avvertiti si danno spon-taneamente: se li conosci li eviti. Nelsenso che (calusca lo prova) un quadrovero è sostanzialmente un prodottofatto a mano, a mano libera per l’esat-tezza, alta sartoria e niente upim. E’ciò che resta dopo che lo sguardo haavuto coraggio e si è soffermato, è ilrisultato di chi non si è distolto. E’ ilsottosuolo dove hai la sensazione chesi rifugi qualcosa di elementare e divero: non lo trovi più da nessuna parte.E’ un gesto barbaricamente inaltera-bile e innato. E’ infine una realtà con-creta, è vera presenza direbbe georgesteiner, permanente, solida e odorosaoverdose di colori e materia, nonfiotto di pixel da un video acceso-spento-acceso… Fine della perora-zione. Ad alto impatto visionario, ilrealismo di calusca non ha niente diespressionista: ha ragione da vendereguido giuffré. Qui non c’è nessunateatralizzazione dell’Io, nessuno scor-ticamento dell’anima, nessuna perlu-strazione di recessi intimi. Magari misbaglio ma ci vedo l’intrusione allostato puro. L’arrivo, l’apparizione distranieri che per poco, valicando nonsai quale porta, materializzando informa di corpo e figura chissà qualeloro allarme o tristezza o mansuetu-dine, si ritrovano a un passo da te e,semplicemente, ti guardano. come

non li volessero più altrove, si rifu-giano qui. Il loro istinto di sopravvi-venza ha scelto noi, e reclamaattenzione. Accidenti. Mette pauraquesta loro presenza, perché, e lo ca-pisci al volo, è davvero sorprendente:prima quello mica era lì, potrei giu-rarlo, il divano, la sedia erano vuoti, eora invece c’è questo tipo, che si volta,si accorge di noi, benché sia come sepensasse ad altro… Ah ecco, infatti, mipareva: la scena è abbandonata, lasedia, la poltrona, il divano, questescale, tornano vuote, dunque eranovuote…

c’è qualcosa di animalesco sia nelle fi-gure che negli oggetti che calusca di-pinge, qualcosa di selvaggio einafferrabile e stupefatto, come sequelli fossero in attesa… anzi, a voleressere esatti: proprio in agguato. Unadiffusa trepidazione, una specie di ansiain questi quadri, fende, trafigge ilvuoto scuotendolo, caricandolo di ri-cordi e di premonizioni. c’è come unavertigine, un perdersi e un ritrovarsidell’immagine, una forza che la spingealla sua massima evidenza tattile e cro-matica proprio nella frazione di se-condo in cui, che so, un risucchio

verso il fondo, un flash bianco inizia abruciarne il profilo, i contorni. A get-tarla nel nulla. Questo alternato pro-cesso di dissoluzione-ricondensazionedelle figure (vanno da qualche parte, epoi tornano indietro) le altera e le pu-rifica. Il trattamento è duro. prese acazzotti, qua e là tumefatte, ferite, leimmagini si spogliano del loro aspettoordinario, e per un attimo hai la cer-tezza che passino di stato in stato, diquadro in quadro, svelando e decan-tando il loro karma nascosto “Man/chair 2 - double G.P. inside a

mirror”, 2005, tecnica mista su tavola,cm 120 x 160

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La personale der Blaue Ätnadi Alfio pappalardo non puòfare a meno di introdurreuna serie di dialoghi e ascen-

denti, che mettono in relazione dueculture immaginifiche: tanto quellacalda di una nebbia colorata di sicilia (diuna germania che respira il sud),quanto l'altra di un Etna che si connotadi variazioni di vento, di virate freddee ingorde di luce. Anarchia di stereo-tipi, in sintesi.Il richiamo immediato è con der Zau-berberg, capolavoro di thomas Mann,la cui percezione di montagna è cam-mino iniziatico, apertura all'orfismo, aquella purificazione cara a dino cam-pana, evanescenza dell'apollineo, e nelcontempo marchio di forma.Ma l'Etna di Alfio pappalardo, nono-stante la sua matrice, non è impres-sione, fissità, è stato di (in)coscienza.Abita la dimensione dell'Es. Ed è per-tanto un rimando immediato ai flussiinteriori. concettuale. sospesa tra ilgiallo della ginestra nostrana e il bludell'inquietudine. paradossalmente, èun degradare, uno stato d'animo pro-teso alla quiete, nell'inquietante assue-farsi all'oblio. Un amor mortis, comeistante di precedenza. La luce del piùrecente pappalardo è il varcare la so-glia, rifrazioni e atto dell'ultimo, infi-nito, istante.sono d'accordo con Mercedes Auteriquando vede nell'opera di pappalardouna musica del colore. I quadri si fannoscale, variazioni, note blu: e mi piacel'associazione con l'Hauptwerk di Milesdavis, Kind of Blue per l' appunto. Ma

se dovessi scegliere una colonna sonora,un contorno acustico per i suoi quadri,un biglietto d'invito musicale, scegliereile note di Jan garbarek, i cui toni spa-ziano dalla definizione aspra dell'ot-tone, fino all'ascensionalismo onirico,all'autoannullamento d'afflato. storiajazz di ritorni e di incroci a sorpresa.Ed è in tale 'involuzione che pappalardoinstaura un confronto con l'asprezzadegli orizzonti di Rothko e un certo li-rismo del più suggestivo guccione, so-spendendosi, autosospendendosi dallenevrosi e dalla velocità del contempo-raneo.La sua non è arte “provinciale”, è ri-cerca ed esperibilità di linguaggio. E'forma lontana da un genere, rifiuto disintesi definitorie.E sono spesso le sincopi, quei graffi chelacerano il colore come visi: calligrafiadello sdoppiamento, voce inquieta diprometeo, antilirismo intimo, che loavvicinano allo shönberg del der BlaueReiter, la cui ascendenza è stata evo-cata, in termini per lo più d'anniversa-rio.Non si può non valutare il rimando alclassico nel frammento. Al fascino pre-socratico, alla poesia dell'avanzo. Nonva pertanto ignorata la lezione che Mi-toraj oggi applica alla scultura.Alba, Meriggio, Vespro, scandiscono letappe di un silenzio. di un ventaglio diragioni, di un ciclo biotico, che in ogniistante è variazione. sono le ragionidella vita, del procedere, di un'eternità.Microstoria, lessico universale in cui ri-conoscerci ancora accaldati dentro lamucosa materna.

l'isTANTE pRiMA. “l'ETNA BlU” Di AlFio pAppAlARDodi placido Antonio sangiorgio

Qui sotto in ordine

“Pioggia estiva”, 1993, olio su carta, cm 24 x 32“Nuvola”, 1993, olio su carta, cm 24 x 32“Gelb und Rot”, 1993, olio su carta, cm 24 x 32

In alto

a destra: “Vespro”, 2007, olio sucarta, cm 14 x 34

a sinistra: “Meriggio”, 2007, olio sucarta, cm 14 x 34

qui sotto

“Etna blu”, 2010, fusaggine e gessetto su carta, cm 25 x 35

nella pagina succesiva

“Ginestre”, 2000, olio su carta, cm 25 x 25

L’artista per L’is

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il MATRiMoNioCoNTADiNo Di 100 ANNi FAdi daniela Leonardi

usi e

co

stu

mil matrimonio, fin dall’an-

tichità, ha avuto comescopo finale l’unione dei due

sessi per la procreazione dei figli.data l’importanza di questa unione

sono sorte in ogni paese e in ogni religioneprocedure e rituali diversi per dare legittimitàal matrimonio. pensando ad usi e costumi dellenozze in sicilia, approfondiamo il matrimoniocontadino, il rito nuziale vissuto più di 100anni fa in sicilia.“Fimmina a diciuòtto e màsculu a vintuòttu”.da un semplice proverbio possiamo partireper individuare l’età media degli sposini sici-liani di un tempo. L'età matrimoniale per le“caruse” (ragazze) non doveva superare i di-ciotto anni, l’uomo, invece, era consideratoabbastanza maturo verso i ventotto, cioè dopol’assoluzione degli obblighi militari. Le ra-gazze, che passavano la maggior parte dellaloro giovane vita nelle campagne e nelle mas-serie, avrebbero tanto desiderato uscire fuoridal loro ristretto nucleo familiare e l'unicomodo era quello di trovar marito; lo cercavanocon la fantasia, facendo pronostici e praticando“divinazioni”. La pratica più antica (già in usonegli oracoli greci) e caratteristica che prati-cavano le ragazze era detta “scutu” cioèl’ascolto, e consisteva nel porre una do-manda/preghiera riguardante l’arrivo del fu-turo sposo a qualche santo a cui si eraparticolarmente devoti. da quel momento laragazza si metteva in ascolto nell’attesa di unsegnale, di una frase di un ignaro passante o diqualche vicino, e interpretava questi “segni”cercando di comprendere quanto il matrimo-nio fosse vicino o ancora lontano.Ma nelle grandi città, soprattutto quando que-sti segni tardavano ad arrivare, ad occuparsi delmatrimonio ci pensava “u’ sinsali”, altrovedetto “paraninfu” o “mezzanu”, personaggioche aveva il compito di combinare i matri-moni. Nei piccoli paesi invece, tale ruolo ve-niva affidato alla madre del ragazzo chesceglieva la ragazza più “adatta” come nuora(dello stesso paese, della stessa classe sociale edello stesso culto). prima di organizzare la co-noscenza tra i due giovani, detto “'nguaggiu”,uno dei modi più frequenti utilizzati dallamadre del ragazzo per indagare sulla “disponi-bilità” della fanciulla prescelta era quello di an-dare, con una scusa, dalla “futura consuocera”chiedendole in prestito un qualunque oggetto,in base alla risposta, positiva o negativa, si ot-

teneva quindi il consenso o meno sulla futuraunione. In caso di risposta positiva, le duedonne cominciavano in segreto le “trattative”delle nozze stilando una lista, detta “minuta”,delle cose che avrebbero dato in dote ai rispet-tivi figli. si concretava così un matrimonio“combinato” che sarebbe stato celebrato nonper amore, ma come adempimento di un con-tratto fatto dalle madri che, a loro dire, rite-nevano giusto nell'interesse dei loro figli. Mase, a quel tempo, un giovane uomo si fosse in-vaghito di una ragazza, come avrebbe dovutoagire, non potendole dichiarare in modo di-retto i suoi sentimenti? L’unica maniera pos-sibile era quella di dare segnali forti alla madredimostrando malumore, svogliatezza e rifiu-tando addirittura la consegna del salario setti-manale. A quel punto la madre, scoperta lacausa del turbamento e valutata la convenienzae la fattibilità del legame, si dava da fare alla ri-cerca dell’accordo con la possibile futura con-suocera.Ma questi giovani, una volta sposati senza co-noscersi, si sarebbero piaciuti? e soprattutto,si sarebbero mai amati? La risposta alle nostredomande sta tutta in due proverbi del tempo:“Lu liéttu fa l'amùri” e “Va a lu liéttu ca venil'afféttu”. In pratica, volendone tradurre ilsenso, si era convinti che il legame sessuale frai due sposi avrebbe garantito la nascita di unsentimento all'interno della coppia. sappiamobene quanto sia importante la sessualità in unacoppia, ma non è detto che i due giovani si pia-cessero e quindi che avrebbero avuto piacerenello stare insieme, probabilmente avrebberovissuto la loro sessualità come l'adempimentodi un obbligo coniugale! tornando al “'nguaggiu”, i due promessi sposi,una volta conosciutisi, potevano vedersi sola-mente la domenica e sempre in compagnia diqualche parente, lasciando di fatto la loro co-noscenza del tutto superficiale. La fase succes-siva nell'organizzazione del matrimonioconsisteva nel perfezionare con integrazioni eaggiunte la dote che riguardava il corredo dellaragazza. Il tutto veniva fatto, in base alla con-dizione economica, “a tre, a sei, a otto, a dieci”pezzi per ogni voce di biancheria. La “stima-tùra” della dote, fatta alla vigilia delle nozzedallo “scrivano”, che registrava la “roba” attri-buendo ad ogni cosa un valore portava così aduna somma, alla quale, per lo stesso totale, ve-niva aggiunto un importo simbolico di “affettu”da parte del futuro sposo il quale, spesso, non

avendo denaro, come risorsa economica, po-teva contare solo sulla propria forza lavoro.Fatto l'inventario, venivano distribuiti cibi ru-stici ed alcuni parenti avevano il compito diprendere la biancheria per portarla alla casadei novelli sposi sfoggiando su di un carretto,spesso addobbato a festa, la quantità e la qualitàdel corredo. Nella “casa nova”, la sera della vi-gilia, dormiva un congiunto che aveva il com-pito di custodire il corredo e la mobilia.Il giorno delle nozze il corteo si formava da-vanti alla casa della sposa; lo sposo apriva ilcorteo circondato da familiari e amici maschi,dietro di loro la sposa accompagnata da madre,sorelle, parenti ed amiche. Arrivati in chiesasi entrava dall'ingresso laterale e dopo la ceri-monia si usciva dalla porta principale dove,come simbolo bene augurante, veniva lanciato,a seconda del paese, frumento, legumi, bri-ciole di pane, frumento e sale, confetti o farro(varietà di frumento simbolo già per i Romanidi fecondità). dopo gli auguri agli sposi poi, siriformava un corteo che stavolta vedeva ledonne avanti e gli uomini dietro. si andavaquindi a casa dei genitori della sposa dove siteneva il banchetto. solo davanti alla porta dicasa lo sposo poteva avvicinarsi alla sposa rice-vendo dalle madri una manciata di frumentoin testa (simbolo di fecondità) e una cucchia-iata di miele (simbolo di dolcezza). Alla ceri-monia seguiva il pranzo, pasto che sarebbedurato fino alla cena che veniva considerata ilvero “pranzo di nozze”. Ad animare la cenac'era poi il cosiddetto “poeta”, amico o appo-sitamente invitato, che continuava a fare brin-disi e a declamare poesie, in compagnia dialcuni suonatori che davano il via alle danze,aperte con il primo ballo fatto dagli sposi. Losposo a turno ballava con tutte le donne e lasposa con tutti gli uomini. durante questi ballila sposa riceveva i regali ancora non avuti. pro-prio in questa circostanza interveniva il datoredi lavoro dello sposo, ovvero il “padrone”, cheapprofittava del momento per dare il suo re-galo agli “ziti”. Ad una certa ora, il padre dellasposa invitava la comitiva a porre fine alla festa,che oltretutto si svolgeva in casa sua, e tutta labrigata usciva con delle fiaccole per farsi stradaaccompagnando, con un festoso corteo, i no-velli sposi per poi lasciarli soli nella loro nuovacasa. che fossero soli si fa per dire! spesso in-fatti, in alcuni paesi, c'era l'usanza, fortunata-mente scomparsa, che la madre dello sposorimanesse in casa con loro, dormendo però in

un'altra stanza, per preparare il letto nuziale eaiutare la sposa a svestirsi. Inoltre, come se lapresenza della suocera non bastasse, il mattinosuccessivo alle nozze gli sposi dovevano alzarsipresto per evitare di essere sorpresi a letto daicongiunti i quali si presentavano di buon mat-tino portando in dono brodo di pernice e za-baione che sarebbero serviti agli sposini perrigenerarsi e rinforzarsi dopo la prima nottepassata insieme. toccava poi alla suocera disfareil letto per constatare i segni della verginitàdella sposa, arrivando addirittura, a volte, adesporre dalla finestra la camicia da notte o illenzuolo della nuora per mostrare a tutti l'one-stà della fanciulla.tra i vari sotterfugi per contrarre matrimonionon dimentichiamo però la “fuitina”, spessofatta quando c'era il disaccordo di una o di en-trambe le famiglie dei due innamorati. I duegiovani, dopo aver preso segretamente ac-cordi, scappavano infatti di casa, spesso con lacopertura di un amico o di una parente, e sta-vano tre giorni insieme, tempo sufficiente, se-condo la regola, per consumare il matrimonio.seguivano immediatamente le nozze “ripara-trici” per legalizzare l'unione anomala e unavolta fatta la “frittata”, se il giovane aveva ri-pensamenti, poteva praticamente considerarsimorto e la fanciulla disonorata. Alla “fuitina”seguiva solo la cerimonia strettamente reli-giosa per ufficializzare l'unione, che spesso ve-niva fatta alle prime ore dell'alba, quasi insegreto. Niente inviti e niente pranzi. spessola modalità della fuitina veniva praticata dallefamiglie povere per evitare la spesa delle nozzee in questi casi almeno una delle due madri eraa conoscenza delle intenzioni dei giovani, o ad-dirittura, li favoriva.Il matrimonio contadino nella sicilia di più di100 anni fa era organizzato seguendo passopasso “regole” dettate da usi, costumi e super-stizioni, vi era insomma un misto di religionee credenze popolari, un intreccio di sacro eprofano, ma anche oggi è così. Abbiamo ere-ditato qualcosa dal passato e qualcosa, nell'evo-luzione della cultura, è andata perduta, a volteper fortuna. Questo è il nostro passato, oggi èil nostro presente, ma guardiamo avanti tra-smettendo le cose più belle e significative diquesto legame che, al di là del rito, dovrà ri-manere per chi verrà dopo di noi un evento digrande importanza, legato alla volontà di dueindividui di voler condividere insieme l'amoreper la vita.

show roomvia G. B. Nicolosi, 57/a paterno’

tel 095 859917 - 340 9803206

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si riceve per appuntamento

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2011

Nel centro storico della tardobarocca città di Noto nasce il progetto NOt-tEinFIORE una sinergia tra la stilista Loredana Roccasalva e l’Ammini-strazione civica dei Noto, una rassegna di design/creatività/sfilate eInstallazioni all’insegna della maestrìa artigianale nelle arti visive.

L’evento che si intreccia nel dedalo urbano della capitale del Val di Noto (patrimoniodell’Umanità/UNEscO) ospita il dialogo multietnico tra la forma essenziale dell’Africae l’astrazione concettuale dell’Europa, grazie agli artisti sasa Kovacevic (serbia) e Ba-zemo Zita sebastian (Africa), special guest coveri (Italia) e il progressive time (gruppomultietnico di danza di Berlino). Molte tessere espositive che narrano frammenti di cultura visiva, le creazioni di LoredanaRoccasalva, Eugenio Vazzano. Ottavia Failla, le opere di Ignazio Monteleone e Alice Va-lenti, la fotografia di gianni Mania, sara sigona e salvatore Zito.di particolare sperimentazione il laboratorio creativo di Marco giunta, designer dellasEdIA1, modello base per la fantasia dei giovani dei Licei artistici di Modica, Noto e si-racusa e l’Accademia di Belle Arti del Val Noto, una vera collezione d’arte tra artigianatoe stile, 12 frammenti di manipolazione artistica, un connubio tra design e didattica con-temporanea.

seDiAMoCiconARTEdi Michele Romano

ecoinstallazione del designer Marco giunta e la creatività giovanile del sud/Esta sinistra: Liceo Artistico di Noto.qui sotto: sedia di Marco Giunta.

a destra: Polo Accademico Val di Noto.

grande successo di pubblico per la prima serata delMAdEINMEdI 2011, la settimana della moda e deldesign del Mediterraneo. Oltre mille spettatori

hanno riempito le gradinate dell'anfiteatro all'aperto del cen-tro fieristico e culturale "Le ciminiere" di piazzale Asia, a ca-tania, e hanno applaudito sia le dodici collezioni di stilistiemergenti provenienti dall'Accademia Euromediterranea, siale esibizioni di ginnastica artistica delle atlete della scuola ca-tanese Jonica gym, al vertice in Italia per le capacità delle gin-naste che forma da anni.A rompere il ghiaccio la collezione di gioielli di Ilenia parasi-liti, dal titolo "Le ali della memoria", ispirata agli angeli e alricordo. subito dopo, gli abiti di "scaccomatto", la scacchieraimmaginata da Anna Foti e dipinta a mano sul alcuni dei capi.Martina patti e la sua "Malìa" si sono ispirate alla superstizionee alla maldicenza, mentre Alessandra Rubino ha voluto far sa-lire in passerella una donna "Effluvio", femminile con le sueforme sinuose e col suo profumo inebriante.Le geometrie del "Mandalah" sono state al centro della colle-zione di serena Moschetto, mentre i sette peccati capitali sonostati le sette uscite di "sevil" frutto del lavoro di Morena cu-tello.tra le più apprezzate, la collezione di Irene stevani dal titolo"Aliceland", tutta ispirata ad "Alice nel paese delle Meravi-glie" sia nelle forme sia nei colori brillanti e mai banali. La

pelle battuta e il nero sono state le colonne portanti di "do-mino", portata sulla passerella da Virginia cammaroto, che hapensato di vestire una donna forte e dominatrice.Il serpente che si morde la coda, simbolo dell'infinito, è statoil soggetto scelto da Ester patti per le uscite di "Uroboros",mentre "Le... identità" di Federica Quattrocchi hanno stupitola platea con le loro forme cangianti e le loro evoluzioni incorso di sfilata.Infine, silvia Messina ha rappresentato, nei suoi abiti, le isoleEolie, ovvero "Le dimore di Eolo", mentre alle creature fan-tastiche ideate da James cameron si è ispirata Valeria sterran-tino per creare i suoi "Avatar" illuminati di luci al led.stasera, la sfilata "sOOd generation" darà modo a stilisti giàemersi di presentare al pubblico in anteprima le loro prossimecollezioni. Non deluderanno le creazioni in corallo di MarilùFernandez, né gli abiti proposti dal brand siculamente.Il defilé di oggi sarà anche il momento della "sinfonia n. 1"di Antonio Attisano, il sedicenne di Licata prematuramentescomparso lo scorso dicembre per cause che non sono maistate accertate.Un altro dei pezzi forti della serata, sarà l'uscita di "siamoqui" la collezione presentata dalla confederazione libico-tu-nisina, che ha ottenuto il visto – nonostante le innumerevolidifficoltà – solo per essere presente al MAdEINMEdI 2011.

MADEiNMEDicentro fieristico e culturale "Le ciminiere" ~ 11 giugno 2011

A interCHARM MilANo (24-26 settembre) ar-

rivano i Campionati Mondiali di Acconciatura

con 4 categorie di prove dedicate alla sposa.

Milano, 5 luglio 2011 – le ultimissime ten-

denze per acconciatura, trucco e nail art per

la sposa? le potremo vedere a interCHARM

MilANo, il salone internazionale dedicato al

Beauty a 360° in programma a fieramilanocity

dal 24 al 26 settembre 2011, giunto alla sua se-

conda edizione.

intercharm porta infatti per la prima volta in

italia il Campionato del Mondo individuale di

Acconciatura by oMC: due giorni di competi-

zioni non-stop con circa 400 concorrenti pro-

venienti dai cinque continenti e ben 4

categorie di prove dedicate proprio alla sposa.

il pomeriggio del 25 settembre si sfideranno

infatti concorrenti da tutto il mondo per le ca-

tegorie ‘Nail 3D Marriage’, Bridal Hair style e

Bridal Make Up. il pomeriggio del 26 settem-

bre scenderanno in campo invece i concor-

renti della categoria Junior Bridal Hair style.

il programma dettagliato è disponibile su

www.intercharm.it

Tante le novità di questa edizione di inter-

CHARM Milano, che spaziano dal Beauty,

all’Hair al Nail ed al Make Up.

per il settore Beauty salon l’interCHARM Mi-

lANo Beauty Congress, propone tre giorni di

conferenze, dimostrazioni e tavole rotonde

con ospiti d’eccezione. special Guest del Be-

auty Congress: Elsbeth schuetz, manicurista

delle star holliwoodiane come paris Hilton,

Jessica simpson, Tori spelling, Rene Russo e

Hilary swank.

per il settore hair: oltre al Campionato del

Mondo individuale di Acconciatura by oMC,

arriva per la prima volta in italia l’evento Cha-

rity del settore Hair per eccellenza: si chiama

Visionary Award italy 2011 ed è l’evento Must

che ogni anno a londra richiama il jetset in-

ternazionale.

il settore nail di interCHARM MilANo ospi-

terà il 3° italian NailArt Trophy e il 5° Campio-

nato italiano di Nail Design. organizzati dalla

rivista Nailpro, i campionati mettono in com-

petizione otre 60 professionisti che propor-

ranno le loro estrose creazioni ispirate al tema

‘Disco Queen’.

per il settore perfumery&Cosmetics ci sarà

CHARM MakeUp: un’area dedicata a trucco,

colori, tendenze, collezioni e novità di pro-

dotto della prossima stagione con i brand più

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agosto|s

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2011

Nella recente proposta artisticapaesaggi in nero Antonio Reccasovrappone il colore nero sul di-

pinto sottostante, procedendo per stesuredi pennellate che celano ogni traccia di fi-gurativo, tentando così di risolvere un an-tico dissidio tra pittura figurativa eastrattismo. Nell’atto di coprire fa perce-pire che dietro vi è tutto un mondo cheappartiene alla realtà delle cose; il suo èun continuo velare e svelare, mai un na-scondere o cancellare del tutto, stimo-lando l’osservatore a considerare non sologli aspetti formali ma anche quelli conte-nutistici, poiché l’artista non è interessatoa consegnare la realtà raffigurata, pur con-servandone riferimenti allusivi, bensì unproprio stile e un proprio pensiero che sinutre di segrete alchimie.Il suo procedere lo vede attento osserva-tore di luoghi e di paesaggi che rilegge inchiave poetica, visionaria, intimista, orasolare ora cupa. La sua tecnica pittoricaevidenzia bene questi passaggi che dannovita a paesaggi immaginari, a paesaggidell’anima che mantengono un debole ri-ferimento con il reale il quale viene subli-mato, trasformato e innalzato a pensiero,ad elaborazione, che è proprio della naturadell’arte. In questa fase di studio, il neronon ha solo il compito di velare ma con-tiene in sé la forza della costruzione for-male, facendo emergere memorie diluoghi urbani e paesaggi dove sembranonascondersi figure che si intravedono solochiedendo all’occhio e alla mente unsforzo non indifferente. Il resto è mistero.L’artista non si ferma allo strato superfi-ciale della tela ma và oltre, al di là delnero, schiudendo altri meccanismi mentalie di visione.

Recca si pone come instancabile ricerca-tore di rapporti cromatici, assorbiti da unacalma profonda, che si stendono su pianiche rendono taluni passaggi informali de-positari di diversità coloristiche e, in qual-che caso, solo di minimi baluginamenti dicolori superstiti rimasti impigliati nellatrama del nero. La composizione, densa dieventi segnici, si manifesta nel contestopittorico con frequenti sollecitazioni otti-che che inducono a indagare e indugiaresu luoghi enigmatici, non riconoscibili,ammantati da atmosfere silenziose. I valori caratterizzanti la pittura di AntonioRecca sono, oltre all’apparente bidimen-sionalità di una superficie sommersa, certicromatismi e uno studio della luce che tra-sferisce un senso di irrealtà all’intera com-posizione, lontana, come già ricordato, daogni riferimento esplicito con la realtà na-turale e tendente, invece, verso vaste cam-piture di nero che costruiscono il suoparticolare mondo interiore. Le pennel-late nere, quasi delle cancellazioni, a voltegraffianti, che l’artista inserisce tra i pianidi colore sul quale fa delle incisioni costi-tuiscono, nelle ultime opere, il linguaggioattraverso il quale viene fatto veicolare unmessaggio, mediante un’azione che trovanel gesto la sua giustificazione esteticaugualmente utile al processo di comuni-cazione e di dissimulazione.

Info11 marzo – 09 aprile 2011

Galleria Carta Bianca, Catania

inaugurazione 11 marzo 2011

ore 18,30

a cura di Ornella Fazzina

ideazione Francesco Rovella

ANtONIO REccApAEsAGGi iN NERo

L’artista pubblicato su L’os n°0

sexygate, limiti alla li-bertà di espressione,monopoli mediatici, de-rive culturali. La lista èlunga ma per dirla come

cecilia Freschini, "è parere comuneche l'immagine dell'Italia stia cono-scendo, in questi ultimi anni, un de-grado terribile”. La curatriceindipendente, trapiantata in cina, siè fatta una domanda, "qual è l'im-magine che prevale all'estero delnostro paese?”, e si è data una rispo-sta che si materializzerà il prossimo28 maggio in un Italian group showa pechino, presso lo Zajia Lab 杂家, dal titolo azzeccatissimo: dannod’immagine. E’ di manzoniana me-moria il proverbio "i panni si lavanoin casa propria”. Ma l’arte calzastretta nei modi di dire. L’arte delladenuncia fa altro: svela gli ingra-naggi, dissipa i dubbi, aguzza l’oc-chio critico di chi la osserva. dietroall’evidente componente sociopoli-tica, la Freschini però dichiara che"il progetto nasce dall'unione di tresemplici ingredienti: buon senso, re-sponsabilità e dignità. tali fattorisono stati poi accuratamente e con-sapevolmente adagiati su uno spessostrato di creatività”.si torna al filone dell’arte impe-gnata, che comunica e incita ad uncambiamento sociale. da qui l’ideadella mostra collettiva. Inizialmenteil progetto coinvolgeva alcuni artistiitaliani residenti in cina, ma solo la"testimonianza esterna" non bastavae quindi la Freschini, curatrice dellamostra, ha deciso di avere una "te-stimonianza interna", che fornissedelle risposte artistiche alla situa-zione critica del paese, selezionandouna serie di opere di artisti residentiin Italia. Viene da chiedersi.. basterà una mo-stra per indennizare il "danno d'im-magine"?

ArtistiGabriele Arruzzo, Stefano Avesani & Marcella Campa, Filippo Berta,

Iginio De Luca, Salvatore Manzi, Daniele Mattioli, Girolamo Marri,

Sabrina Muzi, Max Papeschi, Alessandro Rolandi, Michael Rotondi,

Giuseppe Veneziano, Giacomo Verde.

Infodal 28 maggio all'11 giugno 2011

a cura di Cecilia Freschini

Organizzata in collaborazione con: ZA.project

L'evento avrà luogo a Pechino, presso lo Zajia Lab 杂家

Una collettiva a pechino lava i “panni sporchi”

dell’Italia

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