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- 3 - Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana Conservatorio “G. Rossini” Pesaro Corso di Organo e Composizione Organistica sperimentale a.a. 2010/’11 L’organo Morettini di Fonte Avellana la travagliata storia di un organo storico ancora nuovo Filippo M. Magi

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L'organo Morettini di Fonte Avellana

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

Conservatorio “G. Rossini” Pesaro

Corso di Organo e Composizione Organistica sperimentale

a.a. 2010/’11

L’organo Morettini

di Fonte Avellana la travagliata storia di un organo storico ancora nuovo

Filippo M. Magi

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Indice

1. L’Eremo di Fonte Avellana: cenni storici ………………………………………………………… 3

2. La Chiesa di S. Croce ………………………………………………………………………………………… 5

3. 1852-1855: la costruzione dell’organo …………………………………………………………….. 7

4. 1936: la prima manutenzione documentata ……………………………………………………. 11

5. 1939-1956: il restauro della Chiesa e gli eventi bellici …………………………………… 15

6. 1959-1968: i contatti con la ditta Tamburini ……………………………………………………. 21

7. 1979-1981: il restauro di Piccinelli …………………………………………………………………… 26

8. L’organo oggi: considerazioni tecniche ………………………………………………………….. 36

9. Conclusioni …………………………………………………………………………………………………………. 39

Appendice – Contratto originale del 1852 …………………………………………………………… 40

Bibliografia ……………………………………………………………………………………………………………… 44

Crediti

Il presente lavoro è la ricostruzione della storia dell’organo costruito fra il 1852 e il

1855 dall’organaro perugino Angelo Morettini assieme al figlio Nicola per conto

dell’Eremo di Fonte Avellana.

Sentiti ringraziamenti vanno al curatore dell’archivio storico del monastero, Don

Romeo Mori, che ci ha permesso di visionare i documenti cartacei ivi conservati e di

ripercorrere le travagliate vicende per nulla banali che hanno coinvolto questo

prezioso strumento.

Pur se di impronta volutamente storicistica, a corollario del presente lavoro non

manca una scheda che precisa le caratteristiche tecniche e costruttive dell’organo,

per la stesura della quale è stato integrato un contributo prezioso fornitoci dal Prof.

Mauro Ferrante, al quale vanno i nostri doverosi ringraziamenti.

L’autore

Filippo M. Magi

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

1. L’Eremo di Fonte Avellana: cenni storici

Il monastero di Fonte Avellana è situato alle pendici del monte Catria, nel comune di

Serra Sant’Abbondio, in provincia di Pesaro-Urbino. Le sue origini risalgono al 982,

anno in cui S. Romualdo pose la prima pietra della millenaria storia dell’eremo.

Alcuni documenti dell’archivio segreto Vaticano indicano che Guido d’Arezzo fu

Priore in Fonte Avellana fra il 1035 e il 1040. Qui Guido portò a compimento il suo

codice musicale – detto Codice NN o Codice di Fonte Avellana – da allora fiore

all’occhiello della biblioteca antica.

Nel 1035, sotto il priorato di Guido, fu ordinato monaco S. Pier Damiani; divenuto a

sua volta priore nel 1043, diede al monastero un grande impulso architettonico e

culturale, contribuendo ad accrescerne la fama nel centro Italia.

Il vescovo di Gubbio S. Giovanni da Lodi è un degno rappresentante della lunga

schiera di santi e beati (le cronache ne citano 76) che passarono per questo ameno

Fig. 1 - Veduta panoramica dell'Eremo di Fonte Avellana

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e silenzioso luogo; finanche il sommo poeta Dante Alighieri, devoto e illustrissimo

ospite del monastero nel 1311, lo ritenne tanto venerabile da meritare menzione

nella Divina Commedia:

Tra' due liti d'Italia surgon sassi, e non molto distanti a la tua patria, tanto che' troni assai suonan più bassi, e fanno un gibbo che si chiama Catria, di sotto al quale è consecrato un ermo, che suole esser disposto a sola latria.

(Dante Alighieri, La Divina Commedia, Paradiso, Canto XXI versi 106-111)

Fonte Avellana fu nominata abbazia nel 1325. A partire dal XV sec. la struttura fu

commendata dalle autorità ecclesiastiche, cioè data in gestione a comunità religiose

usufruttuarie in cambio di una rendita.

Nel 1569 la congregazione autonoma dei monaci Avellaniti, che aveva sino ad allora

retto il monastero, fu assorbita dalla congregazione Camaldolese; appena

quarant'anni dopo, nel 1610 l’Avellana passò alla congregazione cenobitica

camaldolese di San Michele di Murano.

Nonostante commendatari illustri come il cardinale Giuliano della Rovere (poi

divenuto Papa Giulio II) che apportarono abbellimenti ed ammodernamenti edilizi

degni di nota, la commenda di Fonte Avellana condizionò la vita monastica

nell’immobilismo per tutto il ‘700.

L’infausto XIX sec. si aprì con la soppressione napoleonica delle corporazioni

religiose del 1810: gli ordini contemplativi vennero considerati illegittimi e molte

comunità videro i loro possedimenti incamerati dai francesi come bottino di guerra.

Sulla stessa lunghezza d’onda si espresse il neonato Regno d’Italia: con la L. 3036

del 1866 fu negato il riconoscimento e la capacità patrimoniale a tutti gli ordini, le

corporazioni, e le congregazioni religiose che comportassero vita in comune ed

avessero carattere ecclesiastico. I beni di proprietà di tali enti soppressi furono

acquisiti dal demanio statale.

La comunità monastica dell’Avellana si sciolse e fu costretta alla diaspora fino al

1935, quando i monaci eremiti Camaldolesi ripresero la gestione dell’eremo

restituendogli il suo antico splendore spirituale e architettonico, che da allora

perdura ancora oggi.

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2. La Chiesa di S. Croce

L’organo Angelo e Nicola Morettini oggetto del presente lavoro fu commissionato

nell’a.d. 1852 per svolgere il sacro servizio liturgico all’interno della Chiesa della S.

Croce, principale luogo di culto dell’Eremo di Fonte Avellana.

La chiesa, edificata a

partire dal 1171 e

consacrata nel 1197,

fu elevata a Basilica

Minore il 5 settembre

1982 dal Santo Padre

Giovanni Paolo II, in

visita a Fonte Avellana

per le celebrazioni del

millenario della

fondazione.

Di stile romanico, ha la forma di croce latina con lievi presenze ogivali. Il presbiterio,

rialzato rispetto alla navata, è costruito sopra l’antica chiesa (successivamente

divenuta cripta) risalente all’anno 982.

La chiesa originariamente

non aveva il coro: i monaci

Avellaniti officiavano di

giorno davanti all’altare

maggiore e di notte in cripta.

Nel corso del XVII sec. fu

mutato drasticamente lo

stile architettonico della

Chiesa, dall’originario

romanico ad un meno

confacente barocco.

Fig. 2 - Navata della Basilica di S. Croce

Fig. 3 - La cripta, sopra la quale è stata edificata l’attuale Chiesa

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All’uopo, i monaci fecero costruire in fondo alla chiesa una cantoria sopraelevata

dove officiavano il giorno e la notte.

Nel 1832 iniziarono i lavori di costruzione di un ulteriore coro dietro l’altare

maggiore. L’abside originaria in pietra fu demolita e sostituita con una più grande,

atta a contenere il nuovo coro in legno in stile neoclassico che, pur non in sintonia

con lo stile della chiesa, fu ivi completato nell’ottobre 1854 su disegno del perugino

Belisario Simonelli.

Sull’onda del rinnovamento architettonico e liturgico, la possibilità di officiare

nuovamente e comodamente nel presbiterio spinse l’allora Camerlengo Don Alfonso

Pollini a volersi dotare di uno strumento musicale appropriato alla liturgia.

Fig. 4 - Vista laterale del Coro ottocentesco dietro l’altare maggiore

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3. 1852-1855: la costruzione dell’organo

La storia dell’organo Morettini di Fonte Avellana comincia ufficialmente nell’Anno del

Signore 1852. A seguito di precedenti contatti intercorsi fra le parti, il giorno sabato

30 ottobre messer Angelo Morettini, organaro in Perugia, si presenta al venerabile

Eremo per la stipula del contratto. Il firmatario Camerlengo Don Alfonso Pollini

rappresenta la controparte committente.

Nell’archivio storico del monastero è ancora conservata la copia manoscritta

originale della scrittura privata (riportata in Appendice), trascritta a seguito

integralmente per agevolarne la non semplice interpretazione calligrafica. Contratto

Nel nome divino di Dio e cosi sia Nel lodevole divisamento di corredare l’antico Tempio dell’Avellana di un organo conveniente al maggior decoro del sacro culto, ebbe luogo fin da qualche tempo un progetto col fabbricatore perugino Angelo Morettini, per cui volendoci dare esecuzione, serve la presente scrittura privata fatta in doppio originale da valersi per ricordare i vari capitoli componenti l’analogo contratto, nel modo appresso.

1. L’organo sarà composto di N. venti registri descritti in fondo alla presente.

2. La prima canna in prospetto sarà il sol voce quinta del Principale, continuando al fa diesis N. ventisette del med. La Tastiera (ridotta?) nel Basso, sarà estesa nel soprano al Sol acuto cinquantadue. Avrà la sua Pedaliera corrispondente ad ogni tuono, cioè fino al sol#.

3. Si brama suonabile per la festa di S. Albertino dell’anno veniente, e

l’autore ripromette per l’oggetto la possibile attività, e premura.

4. Vien garantita dal fabbricatore la solidità, eleganza, nonché la esclusione dei difetti nel ripromesso organo per anni tre nel qual termine verrà accordato una volta.

5. A corrispettività di tutto questo, viene concordemente stabilito il prezzo a

Scudi Romani di argento quattrocento, quali il Rev.do Camerlengo verserà in varie rate, cioè scudi cento anticipati nell’atto della presente, dei quali si fa quietanza. Scudi cento e potendo anche centocinquanta nell’epoca della erezione dell’organo. I residuali in tre rate eguali annue corrispettibili dalla stessa epoca di erezione. Rimane stabilito, che effettuandosi un qualche pagamento in Buoni del tesoro, venga aggiunto il compenso pel cambio nel saggio corrente nella piazza di Ancona.

6. Tutte le singole spese accessorie, e di antica prattica, rimangono a carico

del Convento, e sono: il trasporto del convoglio da Perugia all’avellana. I viaggi dell’autore, e giovane gli aiuti di falegname, l’armato che contiene la macchina, e perciò l’organo ripromesso parte da Perugia benissimo ultimato in ogni sua parte, ma nudo: si dovranno cibarie, ed alloggio.

Tale finalmente essendo la sostanza del presente contratto, viene questo confermato dalle parti contraenti; e per la piena osservanza vogliano vincolati i loro beni; e ragioni a senso delle leggi in vigore.

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Segue lo specchio dei registri

� Principale Basso � Principale soprano � Ottava � Decimaseconda � Decimaquinta � Decimanona � Vigesimaseconda � Vigesimasesta � Vigesimanona � Contrabbassi Bassi

� Voce umana � Viola � Flauto traversiere � Flauto ottavino � Decimino � Corno inglese � Tromba soprano � Tromba al Basso � Trombone � E per fare cosa grata al P.

Camerlengo: Violoncello � Tamburo al Pedale

Letto nella Camera del P. Camerlengo di S. Albertino il giorno trenta ottobre 1852.

Scritte con diversa calligrafia, seguono a piè di pagina le firme: Don Alfonso Pollini C.ngo si obbliga a quanto sopra. Angelo Morettini si obbliga come sopra, ed ha ricevuti scudi cento come sopra.

Curioso è notare come il registro di Violoncello fu richiesto espressamente da

Pollini: ”E per fare cosa grata al P. Camerlengo: Violoncello” (Contratto, specchio dei

registri). Si potrebbe dunque supporre che il Padre generale di Fonte Avellana fosse

amatore della musica d’organo e discreto conoscitore dell’arte organaria.

L’auspicio di veder terminati i lavori di

costruzione entro ”la festa di S.

Albertino dell’anno veniente”, (ibid., cap. 3)

che il calendario romano fissava addì 3

settembre 1853, fu disatteso. La

quietanza autografa per il ricevimento

della seconda rata di centocinquanta

scudi, dovuta al momento della consegna

dell’organo, fu aggiunta in calce al

medesimo contratto nel 1855: Morettini

impiegò quindi ben 3 anni per ultimare la

sua fatica.

E più ricevo nell’atto della erezione altri scudi centocinquanta. Avellana, 19 luglio 1855 Angelo Morettini

(ibid.)

Fig. 5 – Vista della parte posteriore della navata. L’organo fu collocato in origine sulla cantoria sopraelevata sopra il portone di ingresso. Nella foto è ancora visibile la traccia del livello del pavimento. In alto a sinistra si nota ancora la porta, oggi murata, che dava accesso all’organo attraverso la Sala delle Accademie.

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Sul retro del contratto è riportato il dettaglio delle spese sostenute dalla comunità

monastica, aggiornate al mese di giugno 1855, poco prima del completamento dei

lavori. Con ogni probabilità le cifre sono espresse nelle valute pontificie allora

correnti, lo Scudo e la sua suddivisione centesimale in Baiocchi.

Capitolo spese

Giugno 1855 Spese fatte per la nuova Cassa dell’organo e per erigere il nuovo strumento Gesso Cop. 17.3 8 per coppa 1 Tavole di abeto comprate N°90 con porto 19,60 Bordonali pei diritti N° 4 comprati (…) 4,92 Pennelli n.7 per vernigiare ,35 Terra rossa, bianco santo con altri colori ,60 Corda di canapa lavorata pei mantici ,80 Corda rinforzata per la tenda (…) ,17 Cottonino 13 per la tenda ,97.5 Traporto dell’organo a vettura e riporto de’ cassoni 22,90 Fettuccia di canapa per legare i controbassi ,45 Tinta per la tenda ,78 Viaggi dell’organaro Morettini da perugia alla Scheggia e dalla Scheggia a Perugia col ciborio 12 Regalo dato al giovine falegname di Morettini 2 Pagati al fabbro per forniture a chiodi 4,50 Somma 71,04.5 Per giornate N. 49 del falegname Masino fatta per la nuova cassa con spese 9,80 Somma 80,84.5

A fronte di una spesa di 400 scudi destinati al lavoro del Morettini, il committente

dovette sborsarne altri 80 poichè ”Tutte le singole spese accessorie, e di antica

prattica, rimangono a carico del Convento” (Contratto, cap.6) proprio come previsto alla

stipula, per un totale di 480 scudi.

Nel bilancio complessivo del Capitolo spese, le voci proporzionalmente più rilevanti

furono gli spostamenti dell’organaro fino alla località di Scheggia, il trasporto dello

strumento e l’acquisto di una notevole quantità di legname che un falegname di

fiducia del convento trasformò a contenere dignitosamente l’opera artigiana di

messer Angelo da Perugia. Quale fosse l’aspetto di cotal cassa lignea non è dato a

sapere: non un disegno né una descrizione sono infatti sopravvissuti. Da un’attenta

analisi del Capitolo spese è lecito comunque immaginare che fosse dipinta a mano

prevalentemente nella tonalità ”Terra rossa, bianco santo con altri colori” (Capitolo

spese) e che fosse provvista di tendaggi ugualmente colorati.

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L’aspetto esteriore dell’organo non fu preoccupazione per l’organaro: “(…) l’organo

ripromesso parte da Perugia benissimo ultimato in ogni sua parte, ma nudo” (Contratto,

cap. 6). La descrizione particolareggiata delle canne di prospetto (ibid. cap. 2) suggerisce

un Morettini esteticamente attivo solo per quei particolari strettamente legati all’arte

organaria. La cassa lignea esterna, o meglio ”l’armato che contiene la macchina”

(ibid.) fu realizzata separatamente da un non meglio noto falegname Masino su

incarico dell’Avellana.

La documentazione riporta in più punti la partecipazione di un secondo artigiano del

legno operante a perugia per conto di Angelo: “(…) e giovane gli aiuti di

falegname,” (Contratto, cap. 6); ”Regalo dato al giovine falegname di Morettini…” (Capitolo

spese). Si tratta di un giovane, impiegato nella fabbricazione dei componenti lignei

dell’organo, come tastiera, pedaliera, somiere e canne di contrabbasso. Data la

modestia del compenso percepito (soli 2 scudi, per giunta considerati un ‘omaggio’

nel capitolo spese), si può supporre che fosse un’apprendista oppure, nella più

interessante delle ipotesi, di un membro della famiglia Morettini: il figlio di Angelo,

Nicola Morettini, nacque nel 1836 ed aveva all’epoca della lavorazione un’età

compresa fra i 16 e i 19 anni.

Nel breve volgere di qualche mese, l’organo Morettini iniziò a svolgere il suo sacro

servizio. Lo stesso giorno dell’inaugurazione, i Camaldolesi vollero esprimere la loro

piena soddisfazione attraverso il Giornale di Roma, addì 10 ottobre 1855,

ringraziando pubblicamente Morettini per l’eccellente lavoro svolto.

L’articolo in parola è stato dattiloscritto ed inviato agli archivi del monastero in epoca

successiva da mano ignota (la firma è illeggibile):

“I monaci Camaldolesi componenti la religiosa famiglia della Badia di S. Croce in Fonte Avellana, e con essi il loro P. abate Sagredo, rendono un tributo di elogio al sig. Angelo Morettini, il quale si era condotto al loro Cenobio per porre in assetto un organo da lui lavorato in Perugia sua patria, per mezzo di Nicola di lui figlio. L’organo è riuscito di comune soddisfazione, ed attinse nel suo genere la più possibile perfezione e per l’armonica temperatura delle canne, e per l’incantevole dolcezza del

suono.” (Giornale di Roma, 10 ottobre 1855)

L’articolo conferma inconfutabilmente la partecipazione ai lavori di Nicola Morettini

(allora apprendista nella bottega del padre) e fornisce una preziosa testimonianza

delle qualità sonore dell’organo appena fabbricato.

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4. 1936: la prima manutenzione documentata

L’archivio storico del monastero non fornisce alcuna altra documentazione prima del

1935. Considerando la storia dei Camaldolesi di Fonte Avellana, possiamo solo

supporre quale siano state le vicissitudini dell’organo Morettini durante i settant’anni

seguenti all’inaugurazione del 1855.

È ipotizzabile che Angelo Morettini abbia tenuto fede al suo impegno di escludere “i difetti nel ripromesso organo per anni tre nel qual termine verrà accordato una

volta” (Contratto, Cap.4), effettuando la manutenzione e l’accordatura dell’organo in un

periodo compreso tra il 1855 e il 1858.

Proprio nell’anno di inaugurazione dell’organo, con un tempismo da definirsi

sciagurato, la legge Rattazzi del maggio 1855 sancì lo scioglimento degli ordini

religiosi (fra i quali sono citati esplicitamente i Camaldolesi, appartenenti all’Ordine

benedettino), che “(…) non attendano alla predicazione, all'educazione, o

all'assistenza degli infermi” (L.878 del 29/05/1855, “Rattazzi”), poiché considerati

socialmente improduttivi.

Fonte Avellana sopravvisse a questa politica anticlericale fino al 1860, quando i

territori di Marche e Umbria, persi dallo Stato Pontificio nella battaglia di

Castelfidardo, furono annessi al Regno di Sardegna e quindi alla giurisdizione della

legge Rattazzi. A partire dal 1866 il Regno d’Italia espropriò tutti i beni delle

comunità religiose attraverso le cosiddette Leggi Eversive, applicate ai territori

del’ex Stato Pontificio solo nel 1873.

A seguito delle summenzionate vicende storiche, è ragionevole pensare che

l’organo non abbia esercitato a lungo ma abbia invece conosciuto anni di inattività,

oblio e decadenza in seguito alla dipartita dei Camaldolesi da Fonte Avellana.

Questa supposizione ci è stata confermata da Don Romeo Mori, attuale curatore

dell’archivio storico e già priore negli anni ’90 del secolo appena concluso. Durante

un colloquio informale, interpellato sulla storia dell’Eremo agli albori del Novecento,

ci ha raccontato di come, in seguito alla diaspora degli occupanti, permase

comunque il presidio di un unico custode religioso incaricato dallo Stato.

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Nel primo decennio del XX secolo Fonte Avellana fu messa all’asta. I monaci,

fermamente decisi nel riconquistare la loro casa storica, stipularono un accordo con

un anonimo laico privato compiacente del posto, che acquistò il monastero dallo

Stato per il valore di 15.000 Lire, e lo girò poi, con un atto di disinteressata

generosità, in dono ai monaci, restituendo così un tempio storico ai suoi antichi

proprietari.

Si dovette attendere però ancora un ventennio prima che il ritorno della comunità

religiosa potesse avere i crismi dell’ufficialità. Con i Patti Lateranensi del 1929 lo

Stato ripristinò di nuovo e definitivamente il riconoscimento degli ordini

contemplativi: i Camaldolesi si organizzarono e tornarono a presidiare il monastero

nel 1935.

L’allora Rettore Don Agostino Vannini non perse tempo nel richiedere alla Direzione

Generale del Fondo per il Culto di Roma un finanziamento per la manutenzione

straordinaria dei beni architettonici ed artistici, fra cui segnalò “l’urgente necessità

di riparazioni all’organo ed in un secondo tempo alla torre campanaria”

(Lettera di Don Agostino Vannini all’intendenza di Finanza di Pesaro, 28 novembre 1935).

L’Intendenza di Finanza della provincia di Pesaro mediò le comunicazioni epistolari

fra l’Avellana e Roma e diffidò chiaramente il Vannini “(…) in attesa delle

determinazioni della prefata On. Direzione Generale, (…) dal prendere

iniziative che riguardino i lavori in parola e che sarebbero poste a tutto

suo rischio e spese.” (Inoltro dall’Intendenza di Finanza di Pesaro al Fondo di Culto di Roma, c.p.c. a Fonte

Avellana, 4 dicembre 1935).

Il 20 dicembre fu notificata da Roma l’autorizzazione a procedere nei seguenti

termini:

“(…) la Direzione generale del Fondo per il Culto affida ad esso rettore l’incarico di fare redigere da persona tecnica di sua fiducia il preventivo per la spesa per i richiesti lavori di riparazione e accordatura dell’organo della Chiesa di S. Croce, il qual preventivo dovrà poi essere sottoposto all’esame della prefata Direzione Generale. Resti ben inteso che i lavori devono essere limitati al più stretto necessario.” (manoscritta e notificata al Rettore pel tramite dell’Ufficio del Registro di Cagli il 20 dicembre 1935)

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La scelta del professionista a cui affidare i lavori di riparazione ricadde sul tecnico

Nazzareno Marinelli. Il preventivo di spesa, che ammontava a 700 Lire, fu allegato

ad una lettera destinata al Fondo per il Culto nella quale Don Agostino,

caldeggiando la sua causa, ci rivela interessanti particolari:

“(…) Mi onoro rimettere il progetto di restauro dell’organo di questa Chiesa di S. Croce in Fonte Avellana, sicuro che sarà preso nella più sollecita quanto benevola considerazione, acciò possa fare eseguire il lavoro. Tenuto presente che detto organo non è stato riguardato da oltre venticinque anni, sono certo che cotesta On. Direzione converrà con me che il preventivo è ristretto alla spesa minima indispensabile, conforme alle istruzioni di cotesta medesima Direzione Generale. Con perfetta stima ed osservanza S. Croce di Fonte Avellana, 10 febbraio 1936 XIV

Il Rettore (Vannini Don Agostino) (Estratto dalla lettera del Rettore Vannini al Fondo per il culto di Roma)

In questo documento il

Vannini ci fa intendere

che l’organo beneficiò di

un intervento di

manutenzione non

documentato almeno

venticique anni prima del

’36, presumibilmente nel

primo decennio del

secolo. È possibile che

sia stato commissionato

dallo Stato Italiano, visto

che negli anni

dell’esproprio demaniale

furono incaricate delle

commissioni per

preservare i beni artistici,

gli arredi e gli immobili di

maggior valore.

Fig. 6 - Parcolare del canneggio dell'organo

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Roma approverà il preventivo inviato, secondo la somma stabilita, in data 28

febbraio. Marinelli eseguì il lavoro commissionatogli e rilasciò il 18 marzo una

quietanza di pagamento nella quale dettaglia tecnicamente tutti gli interventi fatti:

“Io sottoscritto Marinelli Nazzareno dichiaro di aver ricevuto la somma di L.700 dal R. Sacerdote Don Agostino Vannini per lavori di restauro fatti all’organo della Chiesa di S. Croce in Fonte Avellana, Comune di Serra Sant’Abbondio (Pesaro) e precisamente:

� Ripulitura di tutto il canneggio con parziale smontaggio e sostituzione di N°10 ance nuove L. 400

� Restauro strumentale a lingua e accordatura L. 200 � Restauro dei mantici L. 100 _______ Totale L. 700 Diconsi lire settecento come da preventivo 8.2.36.XIV FONTE AVELLANA 18 MARZO 1936 XIV Il tecnico (Marinelli Nazzareno)

(quietanza di pagamento rilasciata dal tecnico Marinelli il 18 marzo 1936)

Lo strumento perse dunque la sua integerrima originalità morettiniana soltanto per

quanto riguarda qualche ancia malfunzionante sostituita dal Marinelli.

Con in mano la quietanza dell’organaro, Fonte Avellana chiederà ed otterrà il

rimborso statale, liquidato attraverso il Genio Civile di Ancona. Nella certificazione di

rimborso, datata 16 luglio 1936, il responsabile dell’Ufficio del Genio Civile

suggerisce a Vannini che “In merito agli altri lavori di ripristino e di

restauro della chiesa e del convento, come da istruzioni assunte presso

questa intendenza di Finanza, Ella dovrà rivolgersi al Fondo per il Culto

pel tramite dell’Intendenza di Finanza di Pesaro.”

C’erano dunque ancora in sospeso i lavori di ripristino e restauro della chiesa, che

avrebbero purtroppo condizionato in maniera determinante la storia dell’organo per i

successivi 75 anni.

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5. 1939-1956: il restauro della Chiesa e gli eventi bellici

Nel 1939 la commissione delle Belle Arti concesse il nulla osta ai lavori di

ristrutturazione della Chiesa di S. Croce che prevedevano, tra le altre cose, la

dismissione della cantoria sopraelevata sovrastante l’ingresso della chiesa, ove

l’organo fu originariamente installato e dove aveva passato, fra polverosi silenzi, i

primi 85 anni della sua storia.

L’organo fu smontato pezzo per pezzo e stoccato nella adiacente Sala delle

Accademie, per la quale si aveva accesso alla cantoria, in attesa di essere

rimontato al più presto nel presbiterio. Purtroppo però, con un tempismo ancora una

volta sciagurato, proprio nel 1940 la Seconda Guerra Mondiale impose una piega

incancellabile alla storia dell’Italia, di Fonte Avellana e del suo sfortunato strumento.

Negli anni del dopoguerra il Priore fu Padre Bernardo Zuini, che usava delegare

spesso e volentieri le vesti di firmatario nelle corrispondenze epistolari all’economo

ufficiale Don Lorenzo Allori, al secolo Miredo. Riportiamo la trascrizione di una

lettera dattiloscritta da questi il 20 ottobre 1953 nella quale, rivolgendosi al Fondo

per il Culto di Roma, riassume in modo esemplare gli infausti accadimenti degli anni

segnati dal conflitto bellico:

“La Chiesa di S. Croce in Fonte Avellana, (…) fu provvista (…) di un

ottimo organo (…) della ditta Morettini da Perugia. Detto organo, ormai

mancante di qualche accessorio, venne smontato nell’autunno del 1940 per

dare la possibilità alla Direzione delle Belle Arti di riportare la navata

dal barocco al suo primitivo stile gorico-romanico. In tale circostanza fu

rimontato da monaci competenti nel salone attiguo alla cantoria, che al

passaggio del fronte servì come dimora a 420 sfollati. Benchè i monaci

vigilassero, non fu sempre possibile una continua sorveglianza: per cui in

dato tempo subì danni non lievi, che lo resero del tutto inservibile.

Ora dopo che la Soprintendenza ai monumenti ha ridotto a un vero gioiello

d’arte questa antica Chiesa monastica, ci premuriamo di richiedere a

codesto On. Ministero di offrire la possibilità perché venga ripristinato

l’organo con un’aggiunta di solo 4 registri moderni, la consolle e gli

accessori per il suo funzionamento elettrico. Ci siamo presi cura di fare

esaminare dal chiaro prof. Vignanelli il progetto di massima, il quale si

aggira alla somma di lire italiane 6.580.000.”

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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La missiva si chiude con una invocazione commovente che testimonia in modo

inequivocabile quanto la necessità di un organo funzionante fosse avvertita dalla

comunità:

“I Bianchi Monaci (…) innalzano laudi a Dio nel cuore della notte e

durante il giorno. La loro voce si perde lungo la navata, quasi vuota

d’armonia. Sentono il bisogno di uno strumento musicale che accompagni il

loro canto al Creatore.”

Con ogni deferente ossequio

Don Lorenzo Allori

(Trascrizione della lettera indirizzata al Fondo per il Culto di Roma del 20 ottobre 1953)

L’analisi del documento fa emergere l’intenzione non solo di ripristinare lo strumento

al suo antico splendore, ma anche di modificarne l’impianto originale integrandolo

con delle parti elettriche ed estendendone la disposizione fonica. Il progetto, ad

opera del noto prof. Vignanelli, aveva però un costo proibitivo per l’epoca.

La comunità monastica ne era pienamente consapevole, tanto da aver premura di

inviare subito due lettere strategiche indirizzate rispettivamente all’Ispettore delle

Belle Arti Comm. Michele Di Tommaso e al Direttore Generale del Fondo per il Culto

S. Ecc. Dr. Gregorio Notarianni, raccomandando in modo accalorato e ossequioso

la propria causa e facendo presente che “per tale opera l’amministrazione

monastica ha solo la possibilità di mettere a disposizione L. italiane

450.000”. (dalla Lettera al D. G. del Fondo per il Culto, 25 ottobre 1953).

Non si dovette attendere molto prima di intuire l’esito della domanda: sul retro delle

missive, furono aggiunte a penna le seguenti dichiarazioni a firma illeggibile, forse

ad opera del messo incaricato per conto del mittente di recapitare a mano le lettere:

“P.S. Parlai in mancanza del Sig. Notarianni con l’Ispettore Generale Avv.

Mazza, il quale mi fece noto che il Ministero avrebbe concesso al massimo

300-400.000 lire (a fronte di un preventivo di oltre 6 milioni, n.d.a.). Fare nuova domanda

specificando come viene ricoperta la spesa e trasmetterla a mezzo

Prefettura.”

(manoscritta sul retro della lettera indirizzata al Fondo per il Culto, 25 ottobre 1953)

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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“Presentata personalmente all’Ispettore, il quale non trovava come potesse

essere approvata e finanziata tale domanda dal suo Ministero, la ritirano.”

(manoscritta sul retro della lettera indirizzata all’Ispettore delle Belle Arti, 26 ottobre 1953).

Questi non erano certo da interpretarsi come segnali incoraggianti. Tuttavia, almeno

per una volta, la fortuna si volse dalla parte dei Camaldolesi, a cui fu data

l’occasione di svicolare le lungaggini burocratiche e di intraprendere una strada

alternativa che si parò loro davanti dopo soltanto due mesi. Il 27/12/1953 lo Stato

Italiano approvò infatti la L. 968 per i Danni di Guerra, che consentiva, a chi ne

avesse fatto richiesta, di accedere a dei fondi per la ricostruzione di beni mobili o

immobili danneggiati o trafugati durante il periodo bellico.

L’organo Morettini venne inserito allora in testa ad una lista di beni per i quali era

reclamato un risarcimento:

ELENCO DEGLI OGGETTI DANNEGGIATI

a) – Organo della Chiesa L.600.000

b) – n. 24 letti da 1 piazza 48.000

c) – n.24 materassi e cuscini parte di lana e parte vegetale 78.000

d) – n.45 coperte e varia biancheria 52.100

e) – Ql. 23 di vino 46.000

f) – Cereali 30.000

g) – Ql. 20 di fieno 20.000

h) – Ql. 15 di legna 4.500

i) – una cavalla di razza 65.000

l) – Un calesse con finimenti 32.000

m) – Una sella di cuoio 8.500

(estratto dall’epistola dattiloscritta di Don Lorenzo Allori indirizzata all’Intendenza di Finanza di Pesaro, 2 aprile 1954)

La domanda ufficiale fu protocollata dall’Intendenza di Finanza di Pesaro il giorno 14

aprile. Al suo interno è possibile individuare una particolarità importante: i beni da

risarcire sono stati suddivisi e contabilizzati in due elenchi distinti, separati da una

riga orizzontale: da una parte, l’organo, dall’altra tutto il resto.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 7 - Frontespizio della domanda di risarcimento per Danni di Guerra. Fu inoltrata il giorno 8 aprile 1954 dall’economo di Fonte Avellana Padre Miredo Allori.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 8 - Interno della domanda. Si nota la separazione fra l’organo e le altre voci in elenco. Vi sono inoltre delle variazioni nelle valutazioni monetarie dei beni rispetto alla lettera del 2 aprile, forse dovute ad un ricalcolo successivo più accurato.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Perché questa suddivisione? Chi consigliò al compilatore di elencare a parte

l’organo? Non è dato a saperlo con certezza. Qualcuno, magari un impiegato

all’ufficio della provincia, potrebbe avere avuto un dubbio sulla legittimità che un

bene storico-artistico potesse essere inquadrato nell’appellanda L.968, consigliando

di annotare lo strumento in calce.

Convinti di ottenere il risarcimento, i monaci resero noto al Genio Civile di aver

interpellato, dietro indicazione del Vignanelli, anche “un esperto della Pontificia

Fabbrica d’Organi di Crema (la Ditta Tamburini, n.d.a.), la quale ci ha trasmesso il

qui allegato progetto con ogni e singola sua parte.” (estratto dall’epistola di F.A. al

Genio Civile di Ancona, del 1 luglio 1954). Il citato preventivo della Ditta Tamburini, datato 1954,

non è stato però conservato negli archivi.

Il 4 aprile 1956 il Ministero delle Finanze così si espresse lapidariamente riguardo la

domanda di risarcimento:

“In esito alla segnalazione relativa alla Comunità in oggetto, informo che

la denuncia n.9069/T riflettente beni mobili e arredi di proprietà del

Monastero trovasi presso il locale Ufficio Tecnico Erariale per la

competente valutazione dei danni.

La informo altresì che per la denunzia n.9060/T, riflettente

danneggiamenti all’Organo della Chiesa, non è possibile applicare la Legge

Danni di Guerra 27.12.1954, n.968, trattandosi di bene la cui riparazione

è stata posta dalla Legge 10.8.1950, n.784 a carico dello Stato ed è stato

interessato in proposito il Genio Civile”.

(Comunicazione del Ministero delle Finanze del 4 aprile 1956)

L’iter della domanda, dopo due anni di vana attesa, aveva preso finalmente la

strada del Ministero dei Lavori Pubblici, l’unico competente in materia di restauro di

beni di valore storico-artistico. Intanto, l’organo Morettini di Fonte Avellana, aveva

appena compiuto il suo primo secolo di vita chiuso in una scatola nella Sala delle

Accademie, in attesa che il Genio Civile di Pesaro prendesse in carico la sua

pratica.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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6. 1959-1968: i contatti con la ditta Tamburini Indipendentemente dalle alterne fortune con gli enti pubblici, i contatti fra Fonte

Avellana e Crema si mantennero sempre serrati durante gli anni ’50 e ‘60. Oltre al

già citato preventivo non rinvenuto del 1954, ne fu consegnato un secondo di

5.650.000 Lire nel mese di aprile ’59, accompagnato da una lettera nella quale la

ditta annuncia di essere ben lieta di presentare “il nuovo progetto, elaborato

sulla schema suggerito dal M° Vignanelli, al quale abbiamo creduto

opportuno aggiungere il registro ‘Pienino 3 file’ alla seconda tastiera

allo scopo di ottenere una maggior completezza dell’istrumento.”

(Ditta Tamburini, lettera allegata al progetto del 21/04/1959)

Ai monaci, dopo aver diligentemente visionato il prospetto dei lavori, parve

opportuno redarguire i progettisti poichè “non ci consta che sia stato tenuto

conto del materiale del vecchio Organo danneggiato nel periodo bellico,

che noi vorremmo usufruito perché di ottima fabbricazione. Restiamo quindi

del parere che sia indispensabile un sopraluogo di un Loro tecnico il

quale sia in grado anche di esaminare la ubicazione di tutto il complesso

da installarsi nella ns. Chiesa.”

(il Priore P. Bernardo Zuini alla Ditta Tamburini, lettera dell’8 maggio 1959)

In accoglimento di questa giusta correzione, fu consegnato due mesi dopo un terzo

progetto per un preventivo spese di 6.000.000 Lire, al cui interno si assicurava che

“quanto alle canne del vecchio organo, saranno accuratamente ripristinate

ed incorporate nel nuovo strumento, che potrà così giovarsi della loro

dolce sonorità”.

(Ditta Tamburini, lettera allegata al progetto del 25/06/1959)

Molti di questi carteggi erano corredati di sollecitazioni alla celerità, segno che

all’eremo ci si attendeva la corresponsione dell’indennizzo da un momento all’altro.

Eppure questo momento sembrava non arrivare mai. Il nuovo Priore Don Ramiro

Merloni, dopo aver pazientemente atteso per anni, lanciò nel 1966 un accorato

appello all’Ingegnere Capo del Genio Civile:

“Oggetto: Riparazione organo della chiesa conventuale

Gentilissimo Ingegnere,

(…) Il P.D. Miredo Allori, amministratore dell’Eremo di Fonte Avellana,

presentò regolare denunzia dei danni di guerra all’Intendenza di Finanza

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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di Pesaro in data 14-4-1954. Tale denunzia porta il n.9060, e fra i fanni

subiti da questo eremo viene segnalato anche l’organo da chiesa.

L’intendenza di Finanza di Pesaro (c.c. 52074 Rep.X) in data 24-3-1956

trasmise la pratica n.9060, riguardante l’organo, a cotesto Spettabile

Ufficio del Genio Civile per i provvedimenti di competenza, perché

trattavasi di bene la cui riparazione è stata posta dalla legge 10-8-50

n.784 a carico dello Stato.

Tutti gli altri danni di guerra sono stati a suo tempo risarciti, l’unico

restato fuori è l’organo.

Voglio augurarmi che tale pratica possa essere condotta a termine con una

certa celerità, anche in considerazione dei prossimi festeggiamenti in

occasione del Millennio della fondazione di questao celebre Eremo.

Ringrazio sentitamente e porgo deferenti ossequi.

P. D. Ramiro Merloni”

(Lettera indirizzata all’Ing. Capo Enzo Oliveti, del Genio Civile di Pesaro, 27 maggio 1966)

Le lungaggini burocratiche avevano dato il peggio di sé e la domanda dei poveri

monaci era rimasta incredibilmente ferma per 10 lunghi anni sugli scaffali del Genio

Civile, sollevando la giusta preoccupazione del Priore. Anzi, a giudicare dal

seguente comunicato del G. C. l’incartamento non era neppure sugli scaffali:

”Nonostante le più accurate ricerche effettuate, non è stato possibile

rinvenire fra gli atti d’Ufficio la denuncia n. 9060, relativa ai danni

bellici subiti dall’organo (…) Si prega pertanto l’Intendenza di Finanza

di voler ritrasmettere un duplicato di tale denuncia. (dal Genio Civile all’Intendenza di

Finanza il 02/10/1966). Per non essere da meno, l’Intendenza di Finanza fece presente che

“non si è in grado di poter aderire alla richiesta,(…) poiché allo stato

attuale degli atti risulta che sia l’originale che la copia della denuncia

n.9060 furono trasmesse a codesto Ufficio.” (dall’Intendenza di Finanza al Genio Civile il

05/11/1966)

Un tipico sfortunato caso di smarrimento: questo fu il motivo dei tanti anni di vana

attesa. Tuttavia in Fonte Avellana, luogo in cui da secoli si fanno della pazienza e

della speranza delle virtù, non si scoraggiarono punto e scrissero l’ennesima lettera

alla Ditta Tamburini pregandola di riprendere il vecchio preventivo del 1959 e di

aggiornarne i costi. Il quarto ed ultimo progetto targato Tamburini giunse per posta a

Fonte Avellana il 28 dicembre del 1966, con il prezzo lievitato a 8.900.000 Lire.

Riportiamo a seguito la copia fotostatica dell’originale.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 9 - Progetto Tamburini del 1966. Tamburini intendeva sopprimere la Duodecima fra la file separate del ripieno, a dispetto del principio di reintegrazione dell’organo originale all’interno del nuovo. Progettò anche un’estensione del Ripieno all’acuto, 2 file oltre la Vigesimanona già costruita dal Morettini. Si pensò di arricchire notevolmente la piramide dei flauti (incompleta nello strumento originale). L’organo Morettini era fornito di un Traversiere 8’, un Ottavino 4’ e un Decimino 1’3/5, ma era stranamente sprovvisto di un registro di flauto nella tessitura di quinta (2’2/3).

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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La mannaia calò però sulle ferventi speranze del tenace Don Ramiro nel 1967, e

questa volta in maniera perentoria e definitiva. Il 23 maggio il Genio Civile comunicò

che “agli atti d’Ufficio non esiste denunzia presentata ai sensi della

legge 21/3/1953 n. 230 e che pertanto non può procedersi al ripristino del

bene a carico del Ministero dei Lavori Pubblici. Esiste invece una

richiesta di risarcimento presentata da codesto Eremo (…) (evidentemente la

domanda originale era stata ritrovata nel frattempo, n.d.a.) ma che non è valida ai fini della

legge 230.”

(Comunicazione del Genio Civile al Priore Merloni del 23 maggio 1967)

Sulla stessa lunghezza d’onda si espresse l’Intendenza di Finanza di Pesaro il 28

dicembre del 1967: “la competenza esclusiva alla trattazione di determinate

categorie di beni, fra cui l’organo resta devoluta all’Amministrazione dei

Lavori Pubblici. Si ritiene pertante che nella specie non possa farsi

luogo da parte di questa Intendenza alla concessione dell’indennizzo per

la domanda dell’Eremo di Fonte Avellana.”

(Comunicazione dell’Intenza di Finanza al Priore Merloni del 28 dicembre 1967)

Trasponiamo ora il burocratese in termini più semplici. Il Ministero si era già

espresso nel ’56 sul fatto che per i lavori di restauro dei beni di valore storico e

artistico (e quindi dell’organo) non fosse applicabile la L.968/53 per i Danni di

Guerra, ragion per cui l’Intendenza di Finanza fu legittimata a negare il risarcimento

per i danneggiamenti all’organo. Ma anche il Genio Civile (che invece era l’ente

competente a ricevere la domanda), ha dovuto a sua volta rigettarla poiché gli era

stata trasmessa ai sensi di una legge estranea alla sua giurisdizione, appunto la

L.968/53. Ci fu anche un timido tentativo di Don Ramiro nel proporre un ricorso

avverso la decisione presa, scritto a mano in data 2 febbraio 1968, che fu rigettato

perché pervenuto “oltre il 30° giorno (la scadenza era il 27 gennaio 1968, n.d.a) dalla data

della notifica del decreto impugnato” (risposta del Ministero del Tesoro al ricorso di F.A. avverso

l’inaccoglimento della domanda di risarcimento, 17 ottobre 1970).

Ironia della sorte, la stessa domanda che impiegò 14 anni per completare

infaustamente il proprio ping-pong burocratico vide il suo ricorso bollato come

irricevibile perché presentato soli 5 giorni oltre il tempo massimo. La situazione era

così di nuovo al punto di partenza.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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7. 1979-1981: il restauro di Piccinelli

La documentazione in nostro possesso ci conduce direttamente all’anno 1979 in cui

ripresero i carteggi per il restauro dell’organo. Le ormai imminenti celebrazioni per il

millenario del Monastero (previste per il 1982), che avrebbero visto in visita dal

Vaticano niente meno che il Santo Padre, non concedevano più alcun margine di

errore e la tolleranza era zero per qualsiasi tipo di ritardo.

In seguito all’ennesima

domanda dei monaci,

corredata di una

minuziosa descrizione

dell’organo e dei

travagliati accadimenti

passati, il Ministero per i

Beni Culturali ed

Ambientali interessò la

Soprintendenza per i

Beni Artistici e Storici

della Regione Marche la

quale, di concerto con

Fonte Avellana, incaricò

la Ditta Piccinelli Alfredo di Padova, specializzata nel restauro e nell’accordatura

degli organi storici.

In seguito ad un sopralluogo tecnico avvenuto il 1° luglio 1979, Piccinelli fu in grado

di fornire il 21 agosto un preventivo dettagliato sui lavori da eseguire, che riveste

particolare interesse perché rivela altresì lo stato dell’organo al momento della

perizia e alcune preziose e originali particolarità tecniche e meccaniche

diversamente irriperibili.

Fig. 10 - Particolare della tastiera. La tastiera ha l’ottava corta o ‘scavezza’. A destra, si notano i tiranti disposti su due file (a destra la piramide del Ripieno e a sinistra i registri da Concerto). In alto la leva del Tiratutti.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 11a. Preventivo Piccinelli del 1979 – Foglio 1. Questo documento ci rivela preziose informazioni sullo stato in cui versata lo strumento smontato al momento del sopralluogo dei tecnici. Nonostante il “discreto stato di conservazione”, le parti in legno erano tarlate e le canne ammaccate o assenti. Non fu rinvenuta nemmeno l’incastellatura del somiere.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 11b – Preventivo Piccinelli del 1979 – Foglio 2. Il restauratore sottolinea come l’organo fu ritrovato con la mancanza di 18 frontalini, del tasto DO#22 e della tavoletta guida dei tasti. Anche la pedaliera subì l’opera di disfacimento dei tarli.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 11c – Preventivo Piccinelli del 1979 – Foglio 3. Piccinelli inserisce nel progetto di restauro l’imprescindibile elettroventilatore, ovviamente non presente nello strumento originale. È prevista la sostituzione della pelle ormai indurita dei mantici con una nuova e il ripristino dell’intero sistema di manticeria. Tuttavia, prevedendo il futuro esclusivo utilizzo dell’elettroventilatore, i mantici saranno collocati in un punto pressochè inaccessibile all’interno della cassa dell’organo.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 11d – Preventivo Piccinelli del 1979 – Foglio 4. Il restauro sarà completato con la regolazione della pressione dell’aria e l’accordatura delle canne in perfetto accordo con l’idea morettiniana.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Già alcuni mesi prima, il Priore aveva ammesso al Soprintendente: “Non sono in

grado di fornire fotografie perché non ne possiedo: se saranno necessarie

le farò eseguire” (tratto dalla Lettera di Don Ramiro Merloni del 16 marzo 1979), riferendosi al

materiale che gli era stato domandato per documentare lo stato dello strumento in

fase di avvio del procedimento amministrativo. Contestualmente allo stanziamento e

all’autorizzazione ufficiale ai lavori, la Soprintendenza “ricorda alla Ditta

Piccinelli Alfredo, come previsto dalla perizia, che sarà sua cura

eseguire una documentazione fotografica in bianco-nero con consegna di due

stampe per ogni foto, formato 18x24 e dei relativi negativi su pellicola

prima, durante e dopo il restauro, per un totale di n.12 immagini”

(Lettera di consegna dei lavori, del Soprintendente Dr. Paolo Dal Poggetto del 16 settembre 1980).

Con nostro rammarico non ci è stato possibile reperire le foto del restauro di

Piccinelli, poiché in seguito alla dipartita del titolare Alfredo e alla chiusura della

Ditta organaria, nessuno dei congiunti da noi interpellati telefonicamente ha saputo

indicarci come entrarne in possesso. Supponiamo però che i negativi siano ancora

depositati presso l’archivio della Soprintendenza.

L’organo fu preso in consegna e trasportato presso i laboratori di Padova il 19

settembre 1980. C’era però ancora un ultimo importante particolare da tenere in

considerazione. Come ci rivela la documentazione, i lavori autorizzati “non

prevedono la ricostruzione della cassa lignea, andata distrutta, la quale,

come concordato telefonicamente con il Priore dell’Eremo, sarà eseguita a

cura di un falegname locale, con spesa a carico dell’Ente ecclesiastico,

con eventuale contributo da parte dello Stato.

Si prega pertanto la Dr.ssa Claudia Termini voler cortesemente concordare

con gli Enti in indirizzo (La Ditta Piccinelli e l’Eremo di Fonte Avellana, n.d.a.) le modalità

riguardanti la ricostruzione di tale elemento dell’organo, onde arrivare,

a restauro ultimato, alla idonea ricollocazione dello strumento.

(Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici della Regione Marche, Lettera del 15 ottobre 1980)

Oltre alla Prof.ssa Termini, venne interpellata anche la Prof.ssa Luisa Cervelli,

direttrice del Museo Nazionale degli Strumenti Musicali, che curò in dettaglio il

disegno definitivo della parete frontale della cassa dell’organo. I disegni furono

concepiti nel più grande rispetto dell’originale, fatto salvo che per due particolari: i

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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tendaggi sopra la campata di canne, che non furono mai rimontati, e l’aspetto

estetico del mobile ligneo, che nessuno si prese la briga di decorare ad antica guisa.

Ancora oggi sono visibili incredibilmente i segni a matita tracciati dal falegname e

recanti misure di angoli e distanze.

I disegni completi (in scala 1:10 e dunque impossibili da scannerizzare per poterli

allegare alla presente) pervennero il giorno 7 gennaio 1981 e furono passati il giorno

10 alla Ditta Paolucci di Pergola, che scelse come materiale di costruzione legno di

Mogano bianco.

Nel frattempo proseguiva con gran fervore il dibattimento sulla scelta della

collocazione più appropriata del restaurando all’interno della Chiesa. Il parere del

Dr. Dal Poggetto, peraltro subito condiviso dagli altri, era questo: “Nel corso del

sopralluogo è stata altresì esaminata la futura collocazione dell’organo

(…) Non esistendo più la cantoria nella quale si trovava inizialmente lo

strumento, l’unico posto idoneo alla ricollocazione dell’organo è stata

valutata la cappella di sinistra dove, considerate le misure dello

strumento che ammontano a circa mt.4,00 di larghezza per mt.1,70 di

profondità per mt.4,80 di altezza, potrà trovare una adeguata sede senza

interferenze di carattere architettonico.” (Comunicazione della Soprintendenza del 15

gennaio 1981)

Occorreva soltanto ottemperare al necessario spostamento di un altare che

occupava il transetto sinistro, destinato alla riallocazione dello strumento. In una

lettera indirizzata al soprintendente, Don Ramiro Merloni comunica che “È stato

smontato l’altare esistente a destra della crociera (…) e il medesimo è

stato collocato nella sala “Bellenghi”.(…) Nella zona occupata dall’altare

in parola, è stato collocato, conforme all’autorizzazione ricevuta, il

restaurato organo.” (tratto dalla Lettera di Don Ramiro Merloni alla Soprintendenza, del 27 giugno 1981)

Dai due stralci sopra riportati emergono alcuni particolari degni di rilievo: vengono

date le dimensioni esatte dell’ingombro dell’organo e viene fatto intuire che l’organo

fu riconsegnato da Piccinelli in una data presumibilmente di poco antecedente al 27

giugno 1981.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Il 18 luglio la Soprintendenza inviò un proprio emissario a certificare l’avvenuto

completamento dei lavori, in modo da procedere con l’erogazione del contributo che

avvenne in data 25 settembre per un ammontare complessivo di 13.110.000 Lire.

Dopo ben 41 anni di inattività, l’organo Morettini di Fonte Avellana tornò a suonare il

9 agosto 1981, primo giorno della sua seconda vita. Il M° Adriano Pigna curò

l’esecuzione del concerto dell’inaugurazione ufficiale, del quale è sopravvissuta ad

oggi l'unica copia allegata del programma di sala.

L’anno successivo, durante la visita papale del 5 settembre, la Chiesa di S. Croce fu

elevata a Basilica da Papa Giovanni Paolo II. L’organo Morettini, ormai riportato alla

sua antica e splendente forma, potè adempiere al servizio liturgico e contribuire alla

Celebrazione Eucaristica più importante della millenaria storia dell’Eremo di Fonte

Avellana, presieduta dal Pontefice in persona.

Fig. 12 - Stele marmorea celebrativa della visita papale del 1982, oggi affissa nell’atrio della Basilica di S. Croce.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 13 – Vista complessiva dell’organo Angelo e Nicola Morettini di Fonte Avellana, nella quale è possibile apprezzare l’aspetto esterno naturale della cassa lignea in Mogano bianco.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Fig. 14 – Programma di sala del concerto di inaugurazione dopo il restauro. Il concerto fu tenuto il 9 agosto 1981 dal giovane M° Adriano Sandro Pigna.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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8. L’organo oggi: considerazioni tecniche

Dopo la nostra lunga dissertazione storica sull’organo Morettini di Fonte Avellana,

non vogliamo far mancare al lettore qualche informazione tecnica. Il nostro è un

classico organo melodrammatico ottocentesco la cui nutrita batteria di ance, di

diverse fogge e materiali prevede, accanto al più mite violoncello, i chiassosi registri

di tromba, bombardino e corno inglese. Autori di un repertorio adatto per un tale

strumento potrebbero essere Padre Davide da Bergamo (al secolo Felice Moretti,

1791-1863) e i conterranei Vincenzo Petrali (1830-1889) e Giovanni Morandi (1777-

1856). È uno dei primi strumenti in cui compare, accanto a quello del padre, il nome

di Nicola, anch’egli destinato a diventare un valente organaro. Segue la scheda

tecnica.

Prospetto e canne di facciata:

Cassa in legno posta sul

pavimento. 23 canne di stagno in

facciata formano il prospetto ad

unica campata, a cuspide con ali

laterali. Il labbro superiore è

sagomato a mitria, il profilo è

piatto con le bocche allineate.

Davanti, su uno zoccolo in legno,

sono poste le canne di stagno dei

registri ad ancia Bombardino e

Tromba soprana. La canna

maggiore corrisponde a SOL1 del

Principale.

Fig. 15 – Vista frontale del prospetto. Si notano le canne del Principale disposte a cuspide (una campata con ali laterali) con canna maggiore SOL1. Le 4 canne più gravi (DO, RE, MI e FA) sono di legno e collocate all’interno. Davanti si notano le ancie del Bombardino e della Tromba.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Tastiera e pedaliera: L’organo presenta un’unica tastiera a finestra con prima

ottava corta e 52 tasti (DO1-SOL5) ricoperti in bosso ed ebano, con i frontalini dei

tasti diatonici piatti. La pedaliera è dritta a leggio con prima ottava corta. I pedali

sono in numero di 18 (DO1-SOL#2 più il Tamburo Acustico), costantemente uniti al

manuale.

Registri: I tiranti della registrazione fuoriescono da una tavola in legno dipinta in

nero. I 20 tiranti sono divisi in due file da 10: a destra stanno Principale e Ripieno, a

sinistra i registri di Concerto. La divisione Bassi/Soprani è tra RE23 e MIb24

nell’ottava centrale. I cartellini a stampa sono originali. La manovella del Tiratutti,

posta sopra il quadro, comanda tutti i Ripieni dall’Ottava a salire.

• Composizione fonica:

Registri di Concerto Voce Umana 8’ (S) Viola 4' (B) Violoncello 8’ (B) Corno Inglese 16' (S) Traversiere 8' (S) Ottavino 4' (S) Decimino 1’3/5 (S) Tromba 8' (S) Bombardino 4' (B) Trombone 8' (Ped.) Registri di Ripieno Principale Basso 8’ Principale Soprano 8’ Ottava VIII Decimaseconda XII Decimaquinta XV Decimanona XIX Vigesimaseconda XXII Vigesimasesta XXVI Vigesimanona XXIX Controbasso 16’ (Ped.)

N.B. Al Pedale, Il Trombone 8’ suona soltanto se inserito assieme al Contrabbasso

16’. Si segnala l’assenza del taglio del 2’ nella piramide dei flauti.

Fig. 16 – Particolare della consolle. Si può apprezzare la pedaliera a leggìo con l’ottava corta. L’ultimo pedale a destra è il tamburo acustico.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Canne: quelle interne sono in lega ricca di piombo. La Voce Umana è posta ai lati

sul fondo del somiere, con bocche sopra il crivello, accordata crescente; la Viola è

stretta, posta ai lati, il Violoncello, ad ancia, è in legno dipinto di grigio-celeste, a

forma di piramide rovesciata, con tube lignee pipate quadrangolari ad estremità

chiusa e ripiegata su sé stessa, aperta verso il basso. Il Corno Inglese, posto su uno

zoccolo all'estremità posteriore del somiere insieme al Violoncello, ha canne di

piombo a forma di fuso, cioè a doppio cono saldato per la base. Traversiere ed

Ottavino sono a cuspide, il Decimino è cilindrico. Le 12 canne del trombone, in legno

dipinto di azzurro, hanno forma di tronco di piramide rovesciato, svasate in alto, con

cartellino a stampa per indicare la nota. I Contrabbassi sono in numero di 20, in

abete dipinto di rosso, con le prime 8 note raddoppiate a ottava. Ritornelli classici.

Ordine dei registri sul somiere (dal fronte al retro): Bombardino – Tromba –

Principale B. – Principale S. – Traversiere – VIII – Ottavino – Viola – XII – Decimino

– XV – XIX – XXII – XXVI – XXIX – Voce Umana – Violoncello – Corno Inglese.

Trasmissione e somiere: Meccanica appesa per il manuale, indiretta per il pedale

(a squadre con barrette in legno). Tavola di riduzione con numerazione originale. Il

somiere maestro è in noce, a tiro, con 18 stecche per i registri, con unica anta e 16

naselli, 52 ventilabri. Il somiere di basseria è in legno tenero, chiuso da 2 ante con

24 naselli a valvola, con coperta e stecca per i Tromboni.

Manticeria: Due mantici a cuneo posti sul basamento della cassa, all'interno,

attualmente azionati dall'elettroventilatore. E' possibile l’azionamento con corde e

carrucole, benché l’attuale posizione lo impedisca. I pesi non sono originali.

Varie: il Tamburo acustico è azionato dall’ultimo pedale a destra della pedaliera e fa

battere due canne di basso a distanza di 1 tono.

Crivello: è in legno di abete, con numerazione originale e nomenclatura dei registri

al centro.

Iscrizioni: Sulla canna centrale in facciata è inciso: "Angelus et Nicolaus Morettini

artem in melius vocantes MDCCCLV”

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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9. Conclusioni

Al termine del nostro lavoro vogliamo fare alcune considerazioni storiche generali.

La storia dell’organo Morettini di Fonte Avellana è stata segnata da due episodi

chiave, entrambi caratterizzati dal concorso incredibilmente sfortunato di alcune

coincidenze.

Il primo episodio risale proprio all’anno 1855 di inaugurazione dell’organo, durante il

quale lo Stato Italiano pensò male di sciogliere gli ordini contemplativi. Fonte

Avellana non fu interessata solo perché facente parte dello Stato Pontificio, ancora

indipendente dal Regno d’Italia. Ma con l’annessione del 1873 si dovette piegare

alla legittima applicazione delle leggi italiane, che significò l’abbandono del

monastero e conseguentemente, per il nostro strumento, anni di oblìo e di silenzi.

L’inattività perdurò fino al 1935 quando i monaci camaldolesi tornarono a presidiare

l’eremo con i migliori intenti di restaurare i beni artistici ed architettonici caduti da

anni nel dimenticatoio.

Il secondo episodio chiave risale al 1940, anno in cui l’organo fu temporaneamente

smontato e deposto nella Sala delle Accademie, per consentire la dismissione della

cantoria. L’entrata in guerra dell’Italia, proprio nel 1940, rese però Fonte Avellana un

punto di accoglienza per gli sfollati, che furono ospitati per brevi periodi proprio nella

Sala delle Accademie, dove non si riuscirono ad evitare danneggiamenti allo

strumento. La lentezza e i disguidi della burocrazia resero l’agonia dell’organo

ancora più lunga.

Volendo fare un bilancio generale, in conseguenza a questi due accadimenti

l’organo ha conosciuto rispettivamente due lunghissimi periodi di inattività: 64 anni,

dal 1873 al 1936 (anno in cui Marinelli completò la sua manutenzione) e 42 anni,

dal 1940 al 1981 (anno in cui fu completato il restauro), per un totale di 106 anni.

Considerati i 157 anni di vita complessiva dell’organo (dal 1855 all’anno corrente

2011), calcoliamo che i 2/3 di questa sono stati passati in silenzio.

Questo è il motivo che fa dell’organo Morettini di Fonte Avellana un “organo storico

ancora nuovo”, che attende negli anni a venire di essere utilizzato per gli scopi e i

servizi per cui fu abilmente posto in essere da messer Angelo e suo figlio Nicola.

Filippo M. Magi

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Appendice – Il contratto originale del 1855

Fig. 17 – Copia fotostatica del contratto originale, stipulato nel 1852 presso l’Eremo di Fonte Avellana da messer Angelo Morettini e dal Camerlengo Don Alfonso Pollini.

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Il prezzo fu fissato in “Scudi romani di argento quattrocento”

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Firma originale di Angelo Morettini

Specchio dei registri

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Capitolo spese

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Filippo M. Magi – L’organo Morettini di Fonte Avellana

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Bibliografia

P. Peretti, Angelo Morettini nelle Marche. Documenti e testimonianze, in iii Festival

organistico Città di Perugia, Perugia 1987, pp. 20-47

P. Peretti, L'organo di Angelo e Nicola Morettini, Assisi, 1987

M. Canti - P. Peretti Organi storici della Marche, gli strumenti restaurati 1974-1992,

Nardini 1995 pp.234-237

W. Van de Pol – Organari di Montecarotto dal XVI al XIX sec. Atti del convegno

nazionale di studi Montecarotto 15-16 ottobre 2005 pp.225-235