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MARIO ANGELO SALA LORELLA BIGATTI GIANLUCA GALIMBERTI FARMACIE: TRA DELUSIONI E ASPETTATIVE La svolta che non arriva ANNO 36 – 1/2017 TERREMOTO E RICOSTRUZIONE La solidarietà delle aziende lombarde FONSERVIZI FORMAZIONE I casi di Uniacque e MEA MADIA. IL DECRETO CORRETTIVO Occasione per un salto di qualità Parla il nuovo presidente Aler Milano Una donna al vertice di un’azienda partecipata Modello Cremona, un sindaco fuori dal Comune

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MARIO ANGELO SALA

LORELLA BIGATTI

GIANLUCA GALIMBERTI

FARMACIE: TRA DELUSIONI E ASPETTATIVELa svolta che non arriva

ANNO 36 – 1/2017

TERREMOTO E RICOSTRUZIONE

La solidarietà delle aziende lombarde

FONSERVIZIFORMAZIONE

I casi di Uniacque e MEA

MADIA . IL DECRETO CORRETTIVO

Occasione per un salto di qualità

Parla il nuovo presidente Aler Milano

Una donna al vertice di un’azienda partecipata

Modello Cremona, un sindacofuori dal Comune

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SOMMARIO3ACQUE RADIOATTIVE: GLI OBBLIGHI DEI GESTORI

5 CONFSERVIZI NORD-OVEST

7IL DECRETO CORRETTIVO: FARNE UN SALTO DI QUALITÀ

8 MODELLO CREMONA: UN SINDACO FUORI DAL COMUNE

12SERVIZIO IDRICO: L’ECCELLENZA DI PADANIA ACQUE

14 ALER MILANO: LA SCOMMESSA DEL NUOVO PRESIDENTE

16DONNE MANAGER: UN PASSO AVANTI, UNA RISORSA PER IL PAESE

21 WELFARE AZIENDALE

24TERREMOTO: LA SOLIDARIETÀ DELLE UTILITIES LOMBARDE

29 FONSERVIZI 2017: LA NUOVA OFFERTA FORMATIVA

31CASI AZIENDALI: FORMAZIONE COME PERCORSO DI SVILUPPO

33 LEGGE MADIA: UN APPROFONDIMENTO

36FARMACIE ITALIANE: LA SVOLTA CHE NON ARRIVA

38 LA NUOVA DISCIPLINA DEL SISTRI

DIRETTORE RESPONSABILEBiagio Longo

DIRETTORE EDITORIALEGiuseppe Viola

COMITATO EDITORIALEGiovanni Bordoni, Biagio Longo,Giuseppe Viola

REDAZIONEBiagio Longo, Giuseppe Viola, Paola Busto,Raffaella Ciceri

COLLABORATORIPresidenti, Direttori, Amministratori Delegati,Uffici Stampa e Comunicazione delle aziende di Confservizi Cispel Lombardia

GIUNTA ESECUTIVAPresidente: Giovanni BordoniVicepresidente vicario: Alessandro Russo Consiglieri: Lorella Alda Bigatti, Enrico Boerci, Piero Bonasegale, Lelio Cavallier, Elena Alda Bardelli, Leonardo Ferrandino, Paolo Franco, Nicola Giugni, Iginio Granata, Alberto Grandi, Alessandro Lanfranchi, Renzo Moretti, Giovanni Orsenigo, Antonio Pezzotta, Antonio Redondi, Paolo Sabbioni, Mario Angelo Sala.

DIRETTORE GENERALE Giuseppe Viola

REDAZIONE E PUBBLICITÀConfservizi Cispel LombardiaStrada 4 – Palazzo Q7 (4° piano)20089 RozzanoTelefono 02 [email protected]

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONEEnergia Media Srlvia Soperga, 1620127 Milano

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Spedizione in abbonamento postale (costo 10 euro)70% DCB Milano • Proprietà di Confservizi Cispel LombardiaRegistrazione Tribunale di Milano n. 360 del 3/10/1981

CONFSERVIZI CISPEL LOMBARDIA

numero 1 marzo 2017

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ACQUE RADIOATTIVE:GLI OBBLIGHI DEI GESTORIL’APPLICAZIONE DEL D.L. N.28 2016

Per sostanza radioattiva nelle acque destinate al consumo umano sono da intendersi le acque trattate o non trattate destinate ad uso potabile che contengono radionuclidi di cui non si può trascurare l’attività o la concentrazione.

Lo scopo dei controlli sulla salubrità delle acque e sugli alimenti e bevande svolto dagli enti pubblici competenti è quello della tutela della salute pubblica.

di Giovanni BordoniPresidente di Confservizi Cispel Lombardia

“Il controllo della radioattività delle acque potabili in Lombardia”. È questo il titolo del workshop che il 25 gennaio Regione Lombardia ha promosso su un tema che vede coinvolti una molteplicità di attori, con diversi compiti e responsabilità. Tra questi, nell’ambito dei controlli, troviamo anzitutto le Aziende Socio Sanitarie territoriali che fanno riferimento all’Assessorato alla Salute, l’Arpa (Azienda regionale per la protezione dell’ambiente) ed, ovviamente i concessionari del Servizio Idrico e, dunque, delle nostre Aziende dell’Acqua. Un tema che abbiamo ripreso con i responsabili dei laboratori di analisi di cui queste sono dotate e che ci ha permesso di verificare che era stato avviato un percorso di controlli preliminari nelle aziende più attrezzate, mentre per le altre erano in corso verifiche di carattere dimensionale ed economico per arrivare ad una rapida messa a punto delle cose da fare. Questo ottemperando così ad una normativa molto stringente che è contenuta nella Direttiva Euratom 2013/51 del Consiglio Europeo (22 ottobre 2013) che stabilisce i requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano. A ciascun Stato membro si affidava il compito di adottare una norma attuativa della Direttiva che si è concretizzata, non senza qualche difficoltà, con il Decreto legislativo n.28 del 15 febbraio 2016, pubblicato sulla G.U. n. 55 del 7 marzo 2016.

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Il Decreto (art. 1) definisce innanzitutto i requisiti per la tutela della salute pubblica per le sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano, (la radioattività di cui si parla è presente in natura e non è di norma in concentrazioni pericolose per l’uomo). Ecco allora che occorre anzitutto definire che cosa sono le acque destinate al consumo umano, cosa si intende per sostanza radioattiva, quali sono i parametri indicatori, ossia le grandezze fisiche o i dosaggi adottati per il controllo: questioni tutte affrontate e definite all’art 2 del decreto.Il Decreto parla inoltre di programma di controllo (l’insieme delle attività di verifica da mettere in atto, mediante il monitoraggio dei parametri indicatori, rispetto ad un valore prefissato) e di gestore, cioè del titolare della gestione del Servizio Idrico Integrato ovvero chiunque fornisce a terzi acqua destinata al consumo umano mediante rete di distribuzione idrica o cisterne, fisse o mobili. (Le acque minerali naturali riconosciute come tali e le acque medicinali non sono soggette a queste regole). L’art. 4 definisce gli obblighi generali per i soggetti chiamati ad effettuare i controlli e quindi Regioni e Province. Nel caso delle Regioni sono competenti le Aziende Sanitarie e le Arpa.I valori di parametro e i punti in cui questi devono essere rispettati sono invece puntualizzati nell’art. 5, mentre nell’art. 6 si tratta dei controlli e delle analisi, finalizzati a garantire che l’acqua destinata al consumo umano sia conforme ai requisiti fissati dal decreto.Che fare in caso di non conformità? Lo stabilisce l’art. 7, in particolare spetta alle Regioni, in caso di superamento come valore medio annuo di uno dei valori di parametro, nell’ambito dei controlli esterni, di comunicare il superamento al gestore, di valutare i rischi per la salute della popolazione, di esaminare insieme al gestore i dati al fine di individuare la causa e gli eventuali interventi correttivi nonché le misure cautelative, con tempestività di intervento, informando il Ministero della Salute. In caso di mancati controlli e mancata conservazione dei certificati di analisi per almeno 5 anni pesantissime le sanzioni per il gestore (art. 10): immediata revoca della concessione con la conseguente cessazione del contratto.

Concludo con alcune brevi considerazioni. I gestori del Servizio idrico dalla data di emanazione del Decreto Legislativo che abbiamo esaminato devono provvedere ad integrare le loro attività di controllo espletando anche le verifiche sotto il profilo della presenza della radioattività

naturale sopra soglia e, nel caso di riscontro positivo, applicare le procedure previste dal decreto per garantire l’informazione e le eventuali azioni per tutelare la salute delle persone. Chi omette di attrezzarsi rischia, in caso di evento che generi il superamento delle soglie di allarme, la revoca della concessione e la penalizzazione potenzialmente assai gravose nel caso di omissioni e mancato riscontro delle Autorità preposte alla salute pubblica. Fortunatamente le situazioni già note di presenze di radioattività naturale sono in linea di massima ricomprese all’interno delle soglie stabilite. Questo non consente però di fare finta di nulla, sperando nella buona sorte. Una volta ancora le imprese dell’acqua sono chiamate a responsabilità importanti che hanno già cominciato a considerare con la necessaria serietà.

SERVIZI&SOCIETÀ4

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CONFSERVIZI NORD-OVEST VERSO IL PROTOCOLLO TRA LE TRE ASSOCIAZIONIObiettivo: la creazione di uno spazio di confronto e programmazione per Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta

di Giuseppe ViolaDirettore generale Confservizi Cispel Lombardia

“Guardare oltre i propri confini territoriali”. Titolavo così il mio intervento sullo scorso numero di questa rivista, in una sorta di invito (e auspicio) che facevo all’Associazione e a tutti noi a chiusura di un intenso anno di attività. Guardare oltre mettendo in rete esperienze, know how tecnico e relazioni, per raccogliere nuove esigenze dei territori e crescere insieme dando risposte concrete alle comunità. Dopo l’incontro con i ‘colleghi’ liguri, piemontesi e valdostani, l’invito non solo è stato accolto, ma si è trasformato nell’avvio di un percorso condiviso che culminerà, in tempi brevi, nella firma da parte dei Presidenti Giovanni Maria Bordoni per Confservizi Cispel Lombardia, Enrico Sassi per Confservizi Liguria e Sandro Baraggioli per Confservizi Piemonte Valle d’Aosta, di un Protocollo d’intesa per la costituzione della rete associativa denominata “Confservizi del Nord-Ovest”.

Il perchè di un’intesaSiamo partiti da alcune considerazioni di fondo. I servizi pubblici locali in

Italia sono regolati attraverso articolati sistemi di governo multilivello che radunano al loro interno competenze legislative e amministrative di livello nazionale, regionale e sovracomunale (aree vaste, consorzi, ambiti territoriali). Una condizione che ci impone di adeguare l’organizzazione del sistema di rappresentanza degli interessi delle aziende a tutti i livelli, valorizzando forme di coordinamento di tipo verticale tra il sistema delle federazioni nazionali e i territori in cui le imprese operano e di tipo orizzontale tra i diversi territori.Sappiamo bene inoltre, e lo condivideremo anche nel documento ora all’attenzione dei vertici di ogni associazione, che lo sviluppo delle imprese non può essere confinato entro un territorio amministrativo regionale, che determinate problematiche di carattere economico, ambientale e sociale che toccano le nostre aziende di servizi pubblici locali già coinvolgono aree sovra-regionali. Proprio per questo motivo abbiamo colto come opportunità la fase di riorganizzazione territoriale del sistema associativo promossa da Utilitalia, valorizzando legami già avviati e consolidati nella pratica in questi anni, su specifiche iniziative di interesse comune, tra le associazioni regionali di Lombardia, Liguria e Piemonte-Valle d’Aosta. Come spesso avviene, la pratica ha anticipato la formalizzazione.

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Un territorio motore d’ItaliaNon dimentichiamo poi che rappresentiamo un territorio che riveste un ruolo economico decisivo nella costruzione del futuro del nostro Paese, rappresentiamo aziende di spicco nei settori di pubblica utilità che in questi anni sono cresciute e sviluppate ben aldilà di ogni singola regione. Il percorso che abbiamo avviato, e che porterà alla formalizzazione del network delle Associazioni regionali del Nord-Ovest, intende imprimere uno slancio all’offerta di servizi e di rappresentanza alle aziende di servizio pubblico locale che aderiscono alla rete. Questa ‘Confservizi allargata’ sarà uno spazio di confronto e programmazione delle nostre azioni comuni, pur mantenendo la nostra identità territoriale e i nostri legami capillari e fidelizzati. Sarà uno strumento per mobilitare e valorizzare le risorse umane e le competenze che ospitiamo e con cui entriamo in contatto per rispondere al meglio alle esigenze delle aziende che rappresentiamo.

Da tempo si parla di collaborazione e condivisione di esperienze. Nell’ottica di una crescita comune, vogliamo che queste non restino parole, ma siano la sostanza della nostra agenda al servizio delle aziende.Uno dei primi obiettivi sarà quello di far sentire la nostra voce, quella di un territorio che è motore dell’Italia, presso le istituzioni e gli enti di livello nazionale rispondendo in tempi brevi, quelli delle aziende, alle loro esigenze

tecniche, legali e fiscali. Desideriamo fare squadra per organizzare percorsi formativi di livello, per ottimizzare le risorse e scambiare esperienze. Non vogliamo accontentarci, ma fare un salto di qualità nello sviluppo di modelli di servizi sempre più efficaci, che non siano solo al passo con i tempi ma che aiutino a disegnare il futuro.

Riflessioni sulla riformaIl nuovo governo delle società a partecipazione pubblica, è stato al centro di un importante incontro organizzato il 14 Marzo a Roma da Utilitalia e Universitas Mercatorum. Una riflessione approfondita sulla Legge Madia, dopo le novità del decreto “Correttivo”, a cui hanno partecipato, tra gli altri, con l’intervento introduttivo Raffaele Cantone, Presidente Autorità nazionale Anticorruzione; Antonio Catricalà, già Presidente Autorità Antitrust; Vittorio Occorsio, Professore aggregato di Diritto Privato; Eugenio Francesco Schiltzer, Procuratore Generale aggiunto Corte dei Conti; Sergio Santoro, Presidente Sez. VI, Consiglio di Stato; Angelo Pandolfo, Ordinario di Diritto del lavoro, Università ‘La Sapienza’. L’incontro è stato aperto da Mauro D’Ascenzi, Vicepresidente di Utilitalia, con le conclusioni di Enrico Morando, Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze. Su questi temi che affrontano la responsabilità amministrativa e la gestione del personale nelle società partecipate dedichiamo già alcuni importanti approfondimenti in questo numero della rivista. Avremo poi modo di ritornare -aggiornando l’incontro organizzato con successo da Confservizi Lombardia già nei mesi scorsi a Milano-   su alcuni aspetti specifici che riguardano il   nuovo ruolo della Corte dei conti nel controllo delle partecipate e sulle modifiche statutarie e organi amministrativi previsti dal decreto ‘Correttivo’.D’altronde sarà un lavoro lungo, se è vero - come scrive lo stesso ministro Marianna Madia – che ogni riformatore deve avere la consapevolezza che “il proprio impegno va  ben al di là di una legge e dei suoi pur numerosi decreti attuativi: le norme sono il punto di partenza, una necessaria base di lavoro...... Tutti siamo chiamati a lavorare assiduamente alla riforma, che non è fatta di cambiamenti epocali, ma di paziente implementazione e di continue correzioni di rotta”.(Dalla presentazione del ministro al volume “La riforma della pubblica amministrazione – Commento alla Legge n.124 del 2015(Madia) e ai decreti attuativi” di B.G.Mattarella, E. D’Alterio, Edizioni Sole 24 Ore).

Una riforma non è fatta di cambiamenti epocali, ma di paziente implementazione e di continue correzioni di rotta

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L’emanazione di un Testo Unico delle So-cietà Partecipate ha un alto valore simboli-co, perché esprime l’idea di un corpo di nor-me destinate a durare, almeno per quanto riguarda le scelte fondamentali, e quindi dà stabilità al sistema. Il precedente del Testo Unico degli Enti Locali (D.Lgs. 267/2000), infatti, è rimasto a lungo il testo di riferi-mento per i Comuni, e solo in questi ultimi anni ha subito uno stravolgimento in una sua parte essenziale, le regole di finanza e contabilità pubblica.Proprio per il suo valore, anche meta-nor-mativo, ci saremmo aspettati di ritrovar-vi un messaggio chiaro e ben definito sul futuro del sistema delle società pubbliche, messaggio che è diventato ancora più ne-cessario dal momento che il Governo ha rinunciato ad emanare il Testo Unico sui Servizi Pubblici Locali. Infatti, il venire meno del Testo sui Servizi Pubblici, toglie l’alibi alla tesi che le deci-sioni strategiche, di visione, dovessero tro-varsi lì (dove comunque non erano), e non nel decreto partecipate. A questo punto, dunque, spetta al decreto correttivo in via di approvazione in compito di dare un’ani-ma ad un Testo Unico che ha profili prege-voli ma per molti aspetti risulta miope e privo di orizzonti. Non crediamo, sinceramente, che la solu-zione dei problemi del mondo delle aziende pubbliche si possa ridurre in un “da ottomi-la a mille”, perché, anche se è vero che le società con meno di 10 addetti sono quasi la metà del totale complessivo, restano una realtà marginale sia dal punto di vista della finanza pubblica sia sul piano industriale. E comunque ogni parametro meramente quantitativo rischia di svilire le questioni vere e profonde che riguardano la gestione dei servizi pubblici. Il punto vero è che oggi si tratta di rendere

IL DECRETO CORRETTIVO

FARNE UN SALTO DI QUALITÀdi Stefano PozzoliProfessore di Economia delle Aziende e delle Amministrazioni Pubbliche

più efficienti le aziende che operano nel mondo delle Utilities, senza confonderle con quelle che esercitano altre attività. E que-sto si ottiene in primo luogo consentendo loro di competere sul mercato con meno lacci e laccioli, senza opprimerle con vincoli pubblicistici il cui risultato è solo quello di aumentare i costi che si dice invece di voler ridurre. Ancora, se si pensa che la competizione sia un valore si favori-scano, almeno, le società che hanno sopportato il rischio di una gara. Ha un senso che chi ha vinto una procedura competitiva non possa competere ad armi pari con i concorrenti, solo perché a capitale pubblico? Ma, soprattutto, gara o non gara, si introducano elementi di con-creta premialità per chi effettua dei processi di aggregazione, vi-sto che oggi la priorità dovrebbe essere rafforzare le imprese sul piano dimensionale, patrimoniale e delle risorse umane.Da questo punto di vista sarebbe opportuno anche intervenire su due meccanismi di non poca importanza. Il primo riguarda gli assetti di governance: è assolutamente insensato pensare che i soci, siano essi pubblici e privati siano tutti pubblici, possano effettuare un’aggregazione conferendo poi tutto il potere ad un amministratore unico. Paradossale poi una scelta del genere in una società mista, dove l’introduzione dell’organo monocratico può provocare tensioni certo non giustificate dal teorico rispar-mio che si può ottenere.E poi ancora: ma davvero immaginiamo di rendere più efficienti le imprese imponendo un blocco di fatto delle assunzioni, come accade con l’art. 25 del Testo Unico? Il rischio è di trovarci con aziende incapaci di rispondere alle attese di servizio dei cittadini. Ancora, questa disciplina transitoria sul personale avrà l’effetto di ridurre gli occupati a tempo indeterminato, di mettere in piedi un meccanismo costoso per chi lo dovrà gestire (le Regioni per 6 mesi e, successivamente, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro) e dannoso per il mercato del lavoro.Se proprio non si vuole abolire una norma chiaramente irragio-nevole, da tutto ciò sarebbe corretto escludere tutto il mondo dei servizi a rete.La speranza, in conclusione, è che il decreto correttivo non serva solo per intervenire su elementi di dettaglio, ma che sia l’occasio-ne per quel salto di qualità che crediamo necessario.

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interrompere anche solo facendo risuonare le parole di un discorso.Eppure, per quanto possa essere gradevole e rilassante quella situazione di lavoro, il Sindaco Galimberti ci sta ben poco seduto a quel tavolo. La sua fama, più che giusta, è infatti di essere “un sindaco fuori dal Comune”. Una frase intesa nel suo senso allegorico ma anche in senso letterale per la sua continua presenza tra i cittadini, nelle strade, nei quartieri, in continuo, permanente movimento con la sua bicicletta e a stretto contatto con la cittadinanza per incrociarne e sentire direttamente problemi ed esigenze.Una impostazione che potrebbe far pensare ad una conduzione tutta pragmatica e ‘amministrativa’ dei problemi della città. Ma Galimberti non si limita a questo. Ha costruito un vero e proprio ‘Modello Cremona’ dove le esigenze spicciole e quotidiane dei cittadini devono trovare soluzione all’interno di una cornice più generale: che sia l’inquinamento o il rilancio culturale, che sia l’industria manifatturiera o le partecipate, l’approccio è sempre appassionato, con uno sguardo a lungo termine, con una visione alta della città e del suo ruolo nell’ambito dell’area vasta della lombardia orientale.Cremona sta diventando così un crocevia di iniziative di risonanza non solo regionale e nazionale, ma addirittura europea. Perciò non solo la visita – incontro con il Sindaco di Milano Sala o con quello di Brescia Del Bono. Ma anche l’incontro con le principali utilities europee e quello nella sede milanese di A2A. Per non parlare di Monteverdi, le cui iniziative, preparate con l’assessorato alla cultura della Regione, risuonano da Roma a Bruxelles. Lo è per tutte queste inIziative, ma soprattutto per la precisa visione e l’orgogliosa idea che ha del ruolo delle aziende partecipate, in sintonia con gli indirizzi del Comune laddove è socio di riferimento: esse devono assicurare benessere ai cittadini e sviluppo ad un territorio così vasto come quello intorno a Cremona. Imprese sane, efficienti e competitive!

MODELLO CREMONA

UN SINDACO FUORI DAL COMUNE

Abbiamo incontrato il sindaco Gianluca Galimberti in un pomeriggio assolato di questo caldo inverno padano. Siamo andati a trovarlo – noi della rivista e il direttore di Conservizi G. Viola – nel cuore di Cremona, in quella piazza stupenda – una delle più belle d’Italia – dove di fronte alla Cattedrale e al notissimo Torrazzo, si trova il Palazzo Comunale dentro cui il Sindaco ha il suo ufficio. Un passo dopo l’altro, salendo le scale e nell’ampio salone d’attesa, inarrestabilmente si viene catapultati in un’altra epoca. Anche quella struttura infatti, che a lungo fu nota come Palazzo dei Ghibellini, è una fra le più belle ed integre architetture tipiche del broletto lombardo: iniziato nel 1206 ed ampliato nel 1245, nel suo spazio interno, prevedeva un’unica grande sala per le riunioni del popolo del Comune. In seguito, nella seconda metà del Quattrocento, fu suddiviso in nuovi ambienti di minori dimensioni tra i quali la cappella, oggi Sala dei violini, la Sala del Consiglio dei Decurioni, oggi Sala della Consulta, e una galleria d’accesso, oggi Salone dei quadri, sede del Consiglio Comunale.Galimberti ha il suo studio in uno di questi ambienti: uno spazio essenziale, silenzioso, un tavolo di legno, libero da ogni carta, con il suo pc portatile dove consulta, prende appunti e fa verifiche. Un’atmosfera rarefatta, sospesa, preziosa, che è imbarazzante dover

Gianluca Galimberti: il successo di un’amministrazione basata sul pregevole intervento di risanamento delle società partecipate

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MODELLO CREMONA

SFIDE E OPPORTUNITÀ

Sindaco Galimberti nella sua attività politica e amministrativa c’è una chiave che può facilitarci la comprensione della sua impostazione?

Galimberti Voglio subito dire che è una questione di visione delle cose. Prendiamo lo smog, che in questa stagione invernale si è sentito oltre i limiti di riferimento anche nel nostro territorio. Noi applichiamo il protocollo regionale e intensifichiamo i controlli. Ma è chiaro a tutti che servono politiche regionali e nazionali coordinate. L’inquinamento non è un problema di Cremona, ma del nord Italia e del Paese. Così deve essere affrontato. Oggi più che mai tutte le cose sono interconnesse. E bisogna saperle affrontare nel loro insieme. Prendiamo la cultura. Le iniziative che noi organizziamo a Cremona

possono funzionare se alimentano flussi non solo regionali, ma richiamano visitatori anche dall’Italia e, perchè no, anche dall’Europa.Le nostre eccellenze sono europee. Pensiamo a Stradivari e al mondo del violino, o a Monteverdi e la sua rivoluzione musicale. Oppure ancora a Janello Torriani e alle sue macchine idrauliche per la gestione delle risorse idriche. Per non parlare dell’enogastronomia e di tutta la filiera dell’agro industria, in cui Cremona eccelle da sempre. È un intreccio di funzioni che va valorizzato e sostenuto con servizi adeguati, se vogliamo che abbia ricadute positive e, soprattutto, permanenti per i nostri cittadini e per il nostro territorio.Con il Sindaco di Milano Giuseppe Sala, in visita nelle scorse settimane a Cremona, ha avuto colloqui molto approfonditi. Su che cosa si sono incentrati? Su cosa si basa l’alleanza tra le due città?

Galimberti Con Beppe Sala abbiamo molto in comune. Non va dimenticato che Expo2015 ha rappresentato un grande rilancio per tutta l’industria agroalimentare. E di questo va dato merito a Sala. La sua visita perciò è stata un momento di grande orgoglio per Cremona.

Intervista con il Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti

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Senza dimenticare l’eccellenza dell’industria dei servizi pubblici: la presenza della sede di LGH-A2A e di Padania Acque ci consolida come un centro importante nel sud della Lombardia legato alla gestione dell’acqua, ai servizi ambientali, alle attività di information and innovation technology. Con Milano e Brescia, e in particolare con A2A Smart City, stiamo rafforzando le prospettive di sviluppo di una grande impresa il cui piano industriale ci vede partecipi.

Proprio a fine febbraio insieme ad alcuni suoi assessori si è recato a Milano nella sede di A2A per un incontro con i vertici di Porta Vittoria. Cosa c’è in ballo? Di cosa avete discusso?

Galimberti Nessun mistero: il 24 febbraio scorso abbiamo avuto alla sede di Milano di A2A un importante incontro con il Presidente A2A Giovanni Valotti e l’Amministratore delegato LGH Massimiliano Masi.Abbiamo esaminato ogni possibile sinergia su progetti strategici per il territorio e le aziende: un confronto molto importante e di prospettiva sui servizi da consolidare e costruire insieme, e proprio per questo in rappresentanza della Giunta insieme a me c’erano anche gli Assessori Alessia Manfredini e Maurizio Manzi e il Dirigente Marco Pagliarini. L’agenda si concentra sempre di più su progetti strategici per la città e le nostre aziende: Polo Tecnologico, Smart City, teleriscaldamento e innovazione sul tema rifiuti ed economia circolare. L’intesa è massima e perciò abbiamo già fissato gruppi di lavoro e appuntamenti specifici di ulteriore approfondimento.

E voglio ringraziarlo ancora per l’onore che ci ha fatto. Ma è il futuro che ci interessa. Mi sembra superfluo sottolineare cosa Milano rappresenta oggi, certo per tutto il sistema competitivo nazionale, ma soprattutto per la Lombardia, e in particolare per questa parte orientale della regione, a cui stiamo cercando di dare un’anima riconoscibile e qualche volano economico in più. Con Milano città metropolitana ci aspettiamo molte sinergie sui temi cruciali dei trasporti e della cultura. E Cremona a sua volta può dare molto a Milano, partendo dalle sue eccellenze specifiche: agroalimentare, distretto della liuteria, siderurgia, biotecnologie innovative, ecc. Le sfide vitali che ogni città, grande o piccola, oggi si trova ad affrontare sono sfide globali. E nessuna riuscirà ad affrontarle restando isolata. Vanno intessute relazioni forti. La forza di ciascuno, città, territorio, aree più o meno vaste, dipendono oggi più che mai dalla forza del contesto e delle relazioni in cui ci si muove. E Milano è una parte fondamentale del nostro contesto. Insomma: bisogna fare sinergie, creare rete, costruire sistema in modo paziente e continuo. Questa è la chiave.

Sembrerebbe una chiave tutta culturale. Quindi vuol fare della cultura il ‘brand’ principale di Cremona?

Galimberti Tutt’altro!! È vero Cremona intorno alle botteghe liutarie ha ormai costruito tutto un sistema di musei e collezioni, di università, scuole, ricerca, formazione, produzione e offerta musicale, che ci rende il centro mondiale della liuteria e del restauro di strumenti. Ma Cremona è anche industria! Con il gruppo Arvedi siamo uno dei centri dell’acciaio più importanti in Italia e in Europa.Nella trasformazione agroalimentare, con le filiere lattiero-casearie, dolciarie e della carne, siamo uno dei distretti più forti del Nord Italia.

Con A2A l’agenda si concentra sempre di più su progetti strategici per la città e le nostre aziende: Polo Tecnologico, Smart City, teleriscaldamento e innovazione sul tema rifiuti ed economia circolare.

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energetico in edifici comunali (dalle quali ci attendiamo, sul fronte delle spese, significative economie), e poi quelli legati all’illuminazione pubblica.Questa sarà oggetto di un importante intervento di riqualificazione e efficientamento: dovrà consentirci non soltanto di ottenere un consistente risparmio energetico, ma soprattutto di disporre anche di una rete realizzata con componenti di alta qualità tecnica e di elementi innovativi tali da consentirci la telegestione dell’impianto e la possibilità di un’ampia progettualità in ottica smart city.Voglio sottolineare anche che nel nostro Bilancio preventivo, emerge inoltre un nuovo metodo di rapporto con le partecipate: i costi dei servizi realizzati da Aem, protagonista del piano di risanamento, e di Servizi per Cremona, sono totalmente coperti.

Insomma un Bilancio molto ambizioso e innovativo. È questa la rivoluzione del ‘modello’ Cremona?

Galimberti Beh, non direi una rivoluzione. Ma una grande sfida all’insegna del buon senso, della buona amministrazione e di un orgoglio civico ritrovato. Chiudere il bilancio 2017 con investimenti sulla città, mentre prosegue il piano di risanamento di Aem (che avevamo ereditato con circa 30 milioni di debiti!!) mi sembra un risultato più che importante. Questo ci permette di proseguire lungo le linee politiche strategiche di mandato, ponendo da una parte l’attenzione ai più piccoli, ai giovani e ai più deboli e dall’altra concretizzando interventi nella visione di una prospettiva di sviluppo.

Sindaco Galimberti l’abbiamo sentita più volte sottolineare, anche con molta passione, l’importanza che le partecipate hanno nella sua strategia di governo della città. Su cosa si basa questa centralità?

Galimberti È presto detto. Le partecipazioni che il Comune ha nelle imprese che gestiscono i servizi ai cittadini sono il cuore di una politica di Bilancio.La situazione che ho trovato appena eletto sindaco non posso dire che fosse proprio rosea. Proprio le scorse settimane in Giunta – dopo un lungo ed intenso lavoro di squadra – abbiamo approvato il Bilancio di previsione 2017/2019 che approderà sui banchi del Consiglio comunale entro la fine del mese di marzo. Ebbene, nel 2017 avremo quasi 16 milioni di investimenti. E nessun aumento della pressione fiscale. Credo che tutti possono capire perchè non nascondo, come Sindaco, la mia grande soddisfazione personale: continuiamo gli investimenti in strutture e servizi a Cremona, nell’anno del piano di risanamento di Aem, senza aumento della pressione fiscale, nonostante la riduzione delle entrate! Destineremo agli investimenti nel triennio 2017/19 risorse per ben 39,6 milioni nel triennio, di cui 15,7 milioni già nel 2017: potremo perciò fare tanti interventi per la messa in sicurezza e lo sviluppo di servizi ai cittadini, senza smettere la politica di risanamento delle nostre partecipate, in particolare di Aem.Capitoli chiave – oltre a quelli dedicati alla scuola, alla cultura e alle fasce più deboli della cittadinanza – sono quelli legati ad azioni di risparmio

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Cremona nel dicembre scorso è stata sede di un importante confronto e scambio di esperienze tra Padania Acque e alcune best practices europee. Il Presidente Claudio Bodini e l’Amministratore delegato Alessandro Lanfranchi, insieme al Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti, hanno potuto illustrare le sfide e le potenzialità della gestione del servizio idrico.“La risorsa acqua in Italia e in Europa” ha portato a Cremona illustri esperti scientifici europei del mondo dell’acqua e del suo trattamento in occasione di una mostra di successo dedicata all’estro e all’inventiva di Janello Torriani illustre ingenere del rinascimento cremonese, geniale inventore di processi e strumenti per la gestione delle risorse idriche. Opportunità, sfide, potenzialità della gestione della risorsa idrica sono stati solo alcuni degli argomenti approfonditi dai relatori. Dopo l’apertura del convegno da parte del presidente di Padania Acque, Claudio Bodini, il Sindaco Gianluca Galimberti ha infatti dato ampio respiro all’ iniziativa inserendola nella strategia di rilancio del modello economico, industriale e culturale del “sistema Cremona”.L’intero seminario è stato moderato dal prof. Carlo Collivignarelli ordinario dell’Università di Brescia, grande studioso del trattamento delle acque e dall’ing. Roberto Mazzini, cremonese, coordinatore del gruppo di lavoro acque reflue Utilitalia e rappresentante italiano nella Commission 2 Waste Water di EurEau.

SERVIZIO IDRICO

L’ECCELLENZA DI PADANIA ACQUE

Nel corso di una giornata densa e sempre interessante, si sono alternati esperti e dirigenti delle più importanti aziende del settore idrico italiano ed internazionale tra i quali: il vice-presidente di Utilitalia Mauro D’Ascenzi, Bruno Tisserand Presidente di EurEau, Miquel Salgot, professore presso l’Università di Barcellona, Bernd Manfred Gawlik, responsabile del Joint Research Center presso la Commissione Europea e Viviane Iacone, Regione Lombardia.Alessandro Lanfranchi, A.D. di Padania Acque, nella mattinata, e il rappresentante di Regione Lombardia Carlo Malvezzi hanno approfondito i temi cruciali per lo sviluppo regionale e il loro collegamento con il dibattito europeo.“Padania Acque – ha affermato poi il presidente Claudio Bodini – ha dimostrato che la coesione di tutte le forze sociali del territorio può generare entità pubbliche che fanno dell’efficienza, dell’economicità e dell’efficacia dei servizi al cittadino il loro cavallo di battaglia; il ricorso alle nuove tecnologie che è stato l’ oggetto di approfondimento di questo convegno non farà che migliorare i già eccellenti servizi che la società rende già oggi ai cittadini cremonesi”. È un impegno importante, ma che si regge sulla pianificazione di quasi 80 milioni di euro nel prossimo triennio per investimenti dedicati, tra l’altro, allo sviluppo tecnologico, all’efficientamento energetico e operativo degli impianti e all’utilizzo di tecnologie legate ai “big data”.Non meno importante l’attenzione dedicata al rapporto tra la risorsa idrica e l’impatto ambientale: dai piani di monitoraggio sull’acqua, fondamentali per la salute dei cittadini e l’impatto sul territorio, alla sostenibilità ecologica del lavoro compiuto dai gestori del ciclo idrico, alla vera e propria generazione di risorse ed energia pulita nell’ambito del servizio idrico integrato.

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chiesto un intervento straordinario del Governo della Lombardia.La mozione approvata impegna, tra l’altro, la Giunta regionale lombarda a proseguire nell’azione di supporto agli Uffici d’Ambito affinché: - pervengano al più presto al

completamento della revisione o approvazione dei Piani d’Ambito, in tutte le loro componenti, quale condizione imprescindibile per il più efficace governo del servizio idrico integrato;

- implementino l’attività di controllo in merito alle autorizzazioni rilasciate per lo scarico di acque reflue industriali in fognatura;

- accelerino lo stato di avanzamento e conclusione degli interventi programmati e cofinanziati attraverso l’Accordo di Programma quadro del 2002;

- accertino e verifichino eventuali criticità che permangono in quei 371 Comuni che ancora gestiscono il Servizio idrico integrato in economia.

Va poi approfondito lo stato di avanzamento degli interventi negli agglomerati oggetto delle procedure dell’infrazione comunitaria. E al fine di non incorrere in sanzioni pecuniarie, serve accelerare il percorso intrapreso con Finlombarda per favorire un incremento dell’accesso al credito.A questo proposito è stato anche chiesto un aggiornamento sul processo avviato per favorire l’accesso ai finanziamenti della BEI, la Banca europea per gli investimenti.

Il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità una importante risoluzione in tema di servizio idrico integrato. Relatrice dell’atto è stata Laura Barzaghi, consigliera regionale del Pd e componente della VI Commissione Ambiente.Il documento pur basato su dati riferiti alla relazione annuale del 2015, ormai superati, ha comunque permesso di evidenziare lo stato di avanzamento del settore idrico, il quale sta ottenendo buoni risultati con la programmazione di importanti interventi infrastrutturali.Dal programma di tutela e uso delle acque, in sigla PTUA, è emerso che gli ATO, gli Ambiti Territoriali Ottimali, hanno finalmente avviato una importante stagione di ammodernamento e adeguamento del patrimonio infrastrutturale del servizio idrico integrato. Tutto ciò avrà un impatto verificabile nei diversi sottobacini fluviali per la fine di questo ciclo di pianificazione.Per superare le situazioni di non conformità – che hanno portato alle procedure di infrazione europee contro tante realtà lombarde – risulta evidente la necessità di una ulteriore accelerazione nella realizzazione degli interventi e nell’attivazione di nuove e ulteriori forme di finanziamento per il settore.C’è un forte impegno agli investimenti previsto nel quadriennio 2016/19 da parte degli enti di governo d’ambito, per un valore totale di più di un miliardo e mezzo di euro, che porta a consolidare il trend a cui il settore ha dato vita nel biennio trascorso.Per il settore acquedotto sono previsti, infatti, investimenti per un valore complessivo di 565 milioni di euro, mentre per le reti e gli impianti di depurazione il valore degli investimenti per i quattro anni ammonta a circa 990 milioni di euro. Ma questo impegno non è sufficiente. E la mozione bipartisan ha

SERVIZIO IDRICO

INVESTIRE SULLA TUTELA DELLE ACQUEL’impegno di Regione Lombardia per gli interventi in infrastrutture per la tutela delle acque sollecitato in Consiglio regionale con una mozione Bipartisan

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stito, si parla di circa 200mila famiglie che fanno riferimento ad Aler Milano per rispondere al loro bisogno di casa. La pa-rola d’ordine sarà semplificare. Semplificare l’organizzazione interna per chiarire i riferimenti a chi usufruisce dei servizi offerti. Semplificare le procedure delle attività svolte, per mi-gliorare la qualità delle prestazioni da fornire. Un duro e dif-ficile impegno che non mi intimorisce. So che ci sarà tanto da fare, ma il lavoro certo non mi spaventa. Sono abituato ad arrivare in sede al mattino presto e a non abbandonare il mio posto prima di sera, visitando gli uffici e aspettandomi lo stesso da parte dei collaboratori, per i quali la mia porta è sempre aperta. Credo nella squadra, che unita insieme realiz-za progetti.Non sono nuovo del mondo dell’edilizia residenziale pubblica. Ho amministrato per diversi anni una delle “sorelle minori”, se così si può definire di Aler Milano, l’Aler di Varese. E proprio lì abbiamo messo in atto un progetto straordinario, portando a compimento la fusione con Busto Arsizio, Como e Monza Brianza. Abbiamo creduto in un obiettivo importante, detta-to dalla riforma regionale, che ha indirizzato all’unificazione delle Aziende per ottimizzare costi e risorse. Un impegno non semplice, se si pensa alle realtà diverse e ai sistemi gestionali eterogenei che, unendo forze e professionalità, siamo riusciti a uniformare in una sola grande macchina perfettamente fun-zionante. Si tratta indubbiamente di realtà che, per dimensioni e contesto, si differenziano da Aler Milano (pur trattandosi di 20mila alloggi gestiti), ma rispondono comunque allo stesso obiettivo di assicurare il funzionamento dell’edilizia pubblica all’interno dei diversi contesti territoriali.

Una scommessa vincente, ecco come mi piace definire il mio lavoro appena iniziato all’interno di Aler Milano, una realtà per troppo tempo ingiustamente protagonista delle cronache cittadine. Ho accettato con entusiasmo di racco-gliere questa sfida, certo di trovarmi di fronte ad una macchina complessa, ma altrettanto sicuro di incontrare va-lide professionalità da impiegare. È di pochi giorni fa il mio insediamento in Azienda, ma posso già confermare che le mie previsioni rispecchiano la situa-zione reale. Ho paragonato Aler Milano a un ministero, metafora impropriamen-te interpretata. L’Azienda ha dimensioni importanti, che vanno però confrontate con l’ingente misura del patrimonio ge-

ALER MILANO

LA SCOMMESSA DEL NUOVO PRESIDENTEUn intervento del nuovo Presidente di Aler Milano Mario Angelo Sala

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Tra i diversi obiettivi da raggiungere, ho sicuramente indi-viduato come priorità il tema della lotta alle occupazioni abusive. Non ci sono dubbi sul fatto che chi si appropria in modo illecito di un alloggio, oltre a commettere un reato, sta letteralmente sottraendo il diritto alla casa a un citta-dino, che correttamente attende. Non può esserci tolleran-za quando si arriva a registrare, come oggi, un numero che supera le 3mila unità abitative tolte a chi ne ha diritto. Un piano straordinario è quello che intendo attuare, rivedendo, se serve, anche il modus operandi aziendale e, allo stesso tempo, intensificando i rapporti con il Comune, Prefettura e Questura, soggetti imprescindibili per la buona riuscita delle politiche di prevenzione e contrasto al fenomeno. Se sarà necessario lavorerò per revisionare gli accordi tra Istituzioni e le modalità, nell’ottica di un rapporto assolutamente col-laborativo, fondamentale per mantenere il rispetto assoluto della legalità. Con questo non intendo certo generalizzare. So che talvolta esistono situazioni di estrema fragilità so-ciale all’origine di gesti così estremi, ma sono altrettanto convinto che un sistema consolidato e funzionante di intese con le politiche sociali dell’amministrazione comunale e con le Forze dell’Ordine, sia la risposta prevenire le occupazioni, per liberare alloggi da riassegnare e provvedere all’emer-genza casa, soprattutto nel caso specifico di Milano.Non è da sottovalutare anche il problema della morosità, diventato sempre più contingente con l’aggravarsi della cri-si economica nazionale. Il divario tra fatturato e incassato

ha raggiunto, lo scorso anno, una cifra che si aggira intorno ai 40milioni di euro. Una somma troppo elevata per garantire il buon andamento di un’A-zienda che, proprio con i canoni per-cepiti, deve auto sostenersi. Per questo motivo sono determinato a proseguire il lavoro già avviato di minuziosa veri-fica di tutte le situazioni debitorie. Mi spiego, se una famiglia non corrispon-de ad Aler quanto è dovuto – cifre che spesso si aggirano anche intorno ai 20 euro – dovrà davvero dimostrare di non essere in grado di sostenere il pa-gamento all’interno del proprio bilan-cio familiare. Pianificheremo controlli porta a porta, affinché ci sia chiarezza puntuale su tutti i casi, sia per “scovare” i furbi, che per tutelare i casi sociali più drammatici. Solo dimostrando con dati alla mano che esiste una altissima per-centuale di morosi incolpevoli saremo in grado di portare avanti delle politi-che si assistenza, di cui Aler non può e non deve essere l’unico soggetto. Ipo-tizzo un fondo di solidarietà aziendale cofinanziato in larga parte dai Comuni, già chiamati, per definizione, a occu-parsi di welfare. In questo caso il mio impegno si allarga anche a livello na-zionale, attraverso l’attività all’interno di Federcasa.Le possibilità di risollevare Aler Milano esistono e da quando ho fatto ingresso in Azienda, ho visto affiancarsi ai miei sforzi anche tanta volontà da parte dei lavoratori di Aler Milano. Abbiamo a disposizione alcuni finanziamenti at-traverso il piano casa nazionale e ci at-tiveremo anche a livello regionale per ottenerne altri. I progetti ci sono e molto è già in can-tiere, non resta che attendere i primi risultati.

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Managerialità al femminile: qual è la situazione nelle ‘nostre’ aziende?Siamo partiti da questa domanda e dai dati emersi dalla re-cente indagine di Utilitalia che va sotto il titolo ‘In cammino oltre le quote’ per tentare di approfondire un tema di sempre maggiore attualità. Il quadro che ne emerge non è purtroppo ancora …roseo.Restano confermate le difficoltà di sempre: soprattutto di-sparità di inquadramento e nelle politiche retributive, e poi una presenza ancora molto, troppo scarsa sia nelle posizioni apicali (presidenti o amministratori delegati), sia nei ruoli diri-genziali con responsabilità strategiche.Qualcosa però negli ultimi anni è cambiato. Ed è giusto pren-dere atto dei passi avanti che tra mille resistenze si stanno pur facendo. Già qualche segnale lo aveva fatto registrare la legge 120/2011 – la cosiddetta Golfo-Mosca, relativa alla parità di accesso agli organi di amministrazione e controllo delle so-cietà quotate in mercati regolamentati (estesa anche alle so-cietà controllate direttamente o indirettamente da pubbliche amministrazioni) –  facendo comunque crescere sensibilmen-te la presenza delle donne nei Consigli di Amministrazione.Secondo quella ricerca svolta per il nostro settore di impre-se, al 2011 la stima della presenza femminile fra i CdA delle aziende di Utilitalia  risultava essere il 9,3%.  Ben al di sotto, cioè, del 20% previsto dalla citata legge in previsione dei rin-novi a partire dal 2012.A dicembre 2014 però la presenza è salita al 24,2%.In termini assoluti il gap tra uomini e donne resta comunque  ancora molto alto.  Su un totale di 348 presidenti di aziende di pubblica utilità, 321 sono uomini e soltanto  27 sono donne!Ancora peggio nel caso dei  166 Amministratori delegati: 160 sono uomini a fronte di 6 donne.E su un totale di 1036 componenti dei Consigli di Amministra-zione, 785 sono uomini e 251 donne.Sono certamente presenze importanti, per quanto lontanissi-me da una idea di parità. Per migliorare bisognerà sempre più guardare alla sostanza del cambiamento e dei numeri reali. In prospettiva, infatti,  l’aumento delle donne in determinati ruoli potrà determinare variazioni percentuali molto signifi-cative, che andranno tuttavia pesate sui numeri reali. Se, per

DONNE MANAGER

UN PASSO AVANTI, UNA RISORSA PER IL PAESE

esempio, avessimo ora 2 nuovi Ammini-stratori delegati donna, partendo dalle attuali 6 totali, osserveremmo un au-mento del 25%, pur parlando comples-sivamente di appena 8 donne rispetto a 160 uomini.È perciò importante una pressione co-stante, sia delle associazioni di rappre-sentanza, sia delle forze politiche più sensibili, affinché, almeno negli enti pubblici, venga rispettata l’indicazione legislativa.È successo, per esempio, in Lombardia dove finalmente da qualche mese in Consiglio regionale è stata approvata, dopo anni di stallo, la Legge che intro-duce la pari rappresentanza di genere negli organismi delle società partecipa-te e negli enti le cui nomine spettano alla Regione e al Consiglio regionale: almeno un terzo dei componenti dei consigli di amministrazione dovranno essere donne (o uomini).Anche Regione Lombardia recepisce così, con un certo ritardo e con un iter

Approvata in Consiglio regionale della Lombardia la nuova legge sulla rappresentanza di genere nelle società partecipate.

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0%

20%

40%

60%

80%

100%

2007 2011 2013

Uomini Donne

88,75

11,25 13,26 13,23

86,74 86,77

0%

20%

40%

60%

80%

100%

Ricerca 2011 Ricerca 2014 Europa 2014

Uomini Donne

90,7

9,3

24,220,3

75,879,7

un po’ accidentato, la normativa nazionale del 2011, grazie ad una legge bipartisan che ha avuto Sara Valmaggi (PD), vice-presidente del Consiglio regionale, come prima firmataria, e battagliera sostenitrice.Un punto d’arrivo conclusivo? Non proprio.“Questo risultato raggiunto dopo mesi e mesi di confronto in Consiglio - dice Sara Valmaggi - è una forzatura legislati-va indispensabile per superare la resistenza e la mancanza di volontà politica di alcuni settori. La Lombardia ha fatto fi-nalmente un passo avanti significativo, in linea con quanto ci chiede anche l’Europa. Per noi donne nessun risultato è mai definitivamente acquisito e c’è ancora molto da fare. La Leg-ge prevede che ci sia un monitoraggio, prevede meccanismi immediati che garantiscano la pari rappresentanza negli Enti e nelle Società partecipate. Ma noi abbiamo anche chiesto, con un ordine del giorno, che la Regione vigili sul rispetto del principio anche in quelle realtà, come le Fondazioni, non coin-volte dalla normativa nazionale e che spesso sono concentra-zioni di potere, da cui le donne non possono essere escluse”.Con questa Legge bipartisan adesso si potrà finalmente  mi-gliorare una situazione che sul piano regionale non è proprio brillante per le donne.Una comparazione vale più di tanti discorsi: mentre il Comune di Milano ha raggiunto quota 40% nelle sue società parteci-pate, Regione Lombardia  in tutte le partecipate ha ancora sol-tanto il 20% circa di presenza femminile:  263 donne contro 1050 uomini.Una cifra peraltro benevola perché comprende le donne no-minate anche ai vertici, mentre per Legge si tiene conto della presenza femminile tra i componenti nei Consigli di Ammini-strazione e dei Revisori Dei Conti.Colpiscono perché molto eloquenti in particolare alcune per-centuali.Per esempio il 17% nei Cda: 117donne contro 577 uomini; il 22% nei Collegi dei revisori: 89 donne contro 319 uomini;  25% tra i Direttori generali sanitari o di altri enti di interesse

Proporzione donne-uomini su totale dirigenti (fonte: Utilitalia)

regionale: 48 donne contro 145 uomini.Percentuali molto lontane dalla parità, visto che le donne rappresentano oltre il 50% della popolazione, per di più in una Regione dove le donne che lavora-no in quei settori e con quelle funzioni, anche con ruoli di vertice, sono sopra la media nazionale.La qualità del contributo che la presen-za femminile negli organismi di gover-nance si mostra in grado di garantire, in Lombardia come nel resto d’Italia, ha fatto ormai travalicare la questione. Non si tratta solo di parità di genere, ma anche di garanzia di presidio su temi cruciali. Ad esempio di una maggiore capacità delle donne nella promozione e  introduzione di principi di compor-tamento etico in ambito aziendale;  di una maggiore attenzione riposta nella corretta gestione del proprio business e  del  rispetto della legalità.Più donne,  inoltre, vuol dire più crescita economica.Una maggiore e qualificata presenza femminile è un’indubbia risorsa socia-le ed è un valore economico assoluto, considerando – se è vero il dato della  Banca d’Italia più volte richiamato – che sarebbe in grado di apportare un incre-mento di  ben 7 punti di PIL (giacimento PIL potenziale).C’è perciò davvero da fare tanto, con ur-genza e determinazione. E non soltanto per una necessità legata alla parità di genere, bensì per il più complessivo svi-luppo del Paese.

Proporzione donne-uomini membri C.d.A. (fonte: Utilitalia)

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‘E pur si muove’. Almeno nella nostra regione. Tra le aziende socie di Confservizi Cispel Lombardia, presenti nella nostra Giunta esecutiva, anche se i numeri sono ancora esigui, da qualche tempo possiamo segnalare la presenza di due donne alla guida di altrettante aziende pubbliche. Si tratta di Lorella Alda Bigatti Amministratore unico NET (NuovEnergie Riscalda-mento) di RHO e Elena Alda Bardelli di Gaia Servizi di Bollate (che ospiteremo nel prossimo numero della nostra rivista).

Tocchiamo con mano quanto la legge ‘Golfo-Mosca’ fatichi ancora a decollare anche nella nostra regione. Cosa ne pensa?BIGATTI Non sono per le quote rosa a tutti i costi. Preferi-sco parlare di ‘quote di genere’, ma sono convinta che questa legge abbia comunque smosso qualcosa. E’ un dato assoda-to che le donne si facciamo meno avanti, ma creare anche per legge che riserva posti per loro è stato un primo passo. Se guardiamo attentamente i quadri intermedi nelle aziende la presenza delle donne è più forte, per i vertici invece stia-mo assistendo ad una retrocessione rispetto solo a qualche anno fa e continueremo a registrare un’involuzione anche nei prossimi anni dal momento che la Golfo-Mosca implica solo che “tale criterio deve essere applicato per tre manda-ti consecutivi”. Ricordiamo, inoltre, che l’Italia è sottoposta a infrazione da parte dell’Unione Europea su questo tema per-ché non fa abbastanza.

Cosa fare per invertire la tendenza?BIGATTI Fermo restando che competenza e onestà devono es-sere il minimo comun denominatore al di là del genere, riten-go si debba lavorare molto sugli enti che nominano per crea-re un’immagine diversa della donna, una nuova dignità. Studi sulla presenza femminile in azienda hanno dimostrato che più è alta la loro percentuale, minore è il tasso di litigiosità, forse perché la donna è più portata alla politica della mediazione.

Un suggerimento per le aziende partecipate, per rendere concreta la parità?BIGATTI Bisognerebbe ripartire da dati concreti. Pubblicizzare i segnali positivi della ‘Cottarelli’ nelle aziende con presenze femminili. Dal canto loro, le donne si facciano avanti! Anche se è ancora innegabile vi siano delle difficoltà a conciliare il ménage familiare con lavoro e politica. Da parte mia sicura-mente continuerò a essere battagliera come prima e più di prima. Il periodo storico e politico lo richiede!

Laureata in Lettere Classiche, impegnata dagli anni ’90 in politica, è stata vicepresidente di IREP Istituto Ricerca scientifica, in particolare innovazione ITC. Per otto anni assessore all’Istruzione, Cultura, con delega alle periferie al Comune di Rho, non ha mai trascurato di approfon-dire il suo lato scientifico, attraverso corsi all’Università Bocconi di Milano e al Politecnico, che le hanno permes-so di guidare negli anni a Garbagnate la municipalizza-ta per la distribuzione gas, Teleriscaldamento Pero srl (come Amministratore Unico dal 2009-2012), di entrare nel Cda di NET srl, di NuovEnergie Spa (come consiglie-re prima e nell’organismo di vigilanza poi). Dal maggio 2014 è componente della Giunta esecutiva di Confservi-zi Cispel Lombardia, nello staff di direzione di ESCO del Sole, società di servizi energetici. Dal novembre 2016 è Amministratore Unico di NuovEnergie Teleriscaldamento (NET).

Ritengo si debba lavorare molto sugli enti che nominano per creare un’immagine diversa della donna, una nuova dignità.

Una donna al vertice: intervista all’AD della partecipata NET Rho

““

LORELLA BIGATTI

UNA NUOVA DIGNITÀ

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TELERISCALDAMENTO:impianti ed utenti gestiti, energia vettoriata • 213 utenze teleriscaldati nei Comuni di

Rho e Pero• 33,3 Km di rete di distribuzione (dop-

pia tubazione mandata-ritorno)• 6,5 milioni di metri cubi di volume-

tria teleriscaldata• 25.000 tonnellate annue di emis-

sioni di CO2 evitate• 50 MW di potenza termica disponibile

(Impianto «Silla 2»)• 95 MW di potenza installata presso

utenti pubblici e privati • 59 GWh di energia termica ceduta agli

utenti • 530 MWh di energia elettrica ceduta

al GSE (anno 2016)

Rete NETPossibili estensioniRete LRI (ex STEAM)

Lei è al vertice di un’azienda municipale. Di cosa si tratta?BIGATTI La Nuova Energia Teleriscaldamento è la partecipata dai Comuni di Rho, Pero e Settimo Milanese, attiva dal 2010, che oggi gestisce la distribuzione del calore attraverso il tele-riscaldamento in una vasta area del Nord Milano. Un’azienda che ha l’obiettivo di servire l’intero territorio dei Comuni soci con reti di teleriscaldamento, procedendo in tempi rapidi alla interconnessione delle reti esistenti utilizzando il termova-lorizzatore di Silla 2 come principale fonte di produzione di energia termica.

Non è consueto vedere una donna a capo di un’azienda tecnologi-ca. È stata una sua scelta?BIGATTI NET si occupa della progettazione, realizzazione, ma-nutenzione ed esercizio delle reti di teleriscaldamento, delle derivazioni mediante installazione di sottostazioni d’utenza e del potenziamento e gestione di impianti di produzione.Sono molto sensibile a tutto ciò che è innovazione tecnolo-gica per l’azienda con un occhio di riguardo alla salvaguardia ambientale, con particolare riferimento all’uso razionale dell’e-nergia ed alla riduzione dell’impatto sul territorio. E proprio in questi giorni ricordo che è stato firmato il ‘Protocollo Silla 2’ per rinnovare i benefici per il territorio.

TELERISCALDAMENTO: RETE DI DISTRIBUZIONE

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Welfare a portata di un click Grazie ai piani di welfare aziendale, chiamati Flexible Benefit, ciascun dipendente può scegliere autonomamente la composizione dei propri benefit tramite l’assegnazione di un budget di spesa procapite.

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WELFARE AZIENDALELEVA PER IL RAGGIUNGIMENTO DI OBIETTIVI AZIENDALIdi Luca PesentiDocente Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

La grande tematica aperta quando si discute di welfare aziendale1 è quel-la relativa alla sua utilità: a cosa serve veramente? Si tratta di una doman-da chiave, che negli ultimi anni è sta-ta affrontata nell’ambito di discipline economiche e manageriali, attraverso varie ricerche in cui è stato studiato l’impatto delle esperienze di employee welfare nei termini del coinvolgimento dei lavoratori, del rafforzamento della capacità aziendale di attrarre e pre-servare i lavoratori, dell’aumento della

produttività, dei livelli di soddisfazione del lavoro e più in generale dell’effica-cia percepita dai differenti profili pro-fessionali2.Si tratta per altro di una domanda che potremmo immaginare dover ottenere risposte diverse se si osserva il tema dal punto di vista dell’azienda o da quella dei lavoratori. Molte ricerche effettuate su campioni di aziende ita-liane negli ultimi anni portano invece ad una conclusione differente. Il punto di vista delle imprese è stato indagato

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di aziende (sopra i 500 addetti in Italia) quasi il 60% delega-ti ha una percezione di utilità medio- alta o alta; i delegati più “giovani” hanno una percezione media più alta rispetto agli anziani, con il massimo di gradimento si ha nella fascia 46-50 anni, dove il 23,8% dei delegati ritiene che il welfare aziendale abbia un’utilità alta (tra gli over 56 il dato scende di oltre dieci punti, a 12,8%).Siamo dunque di fronte a un cambio di prospettiva molto significativo: il welfare aziendale non è più percepita come un’attività per così dire “a valle” dell’attività aziendale (come accade ad esempio all’interno della logica della Respon-sabilità Sociale d’Impresa), ma incorporata nella mission aziendale e in particolare nell’ambito di approcci evoluti e strategici di HR Management. L’aspetto di particolare inte-resse è dato dalla possibilità che queste pratiche assumano un valore win-win dal punto di visto dell’impresa e del sin-dacato. Su questi temi il contesto delle relazioni industriali sembra dunque poter esprimere spunti di innovazione mol-to rilevanti, anche come ambito dove poter mettere a tema i

grazie ad una ricerca su 335 responsa-bili delle risorse umane in altrettante aziende, da noi effettuata nel corso del 20163. L’indagine mostra come i Piani di welfare attivati dalle aziende siano percepiti come “molto” o “abbastanza” utili innanzitutto per migliorare il cli-ma aziendale (62,4% delle aziende), per aumentare l’attrattività delle risor-se umane (52,7%) e per migliorare la retention delle risorse umane conte-nendo il turn over (47,7%). Utilizzando la tecnica dell’analisi fattoriale, è stato costruito un indice sintetico di effica-cia complessiva del welfare aziendale identificando un fattore latente nell’ef-ficacia relativa alla produttività com-plessiva dell’azienda, risultata alta o medio alta nella maggioranza dei casi (55%). A cosa si deve questa efficacia complessiva? L’analisi delle correlazio-ni statistiche non fornisce particolari punti di riferimento, ad eccezione di un nesso evidente tra il numero di benefit attivati in azienda e il livello di effica-cia: al crescere del primo, cresce anche il secondo. Se si osservano invece i vantaggi dal punto di vista dei sindacati (o almeno di una parte di essi), significativamen-te il risultato non cambia. Lo mostra un’ampia indagine empirica da noi re-alizzata nel biennio 2014/2015 su un gruppo di 689 delegati in aziende in cui sono state realizzate esperienze di welfare4. Anche in questo caso la mag-gior utilità percepita da parte dei de-legati è relativa alla riduzione della conflittualità e al miglioramento del clima aziendale: complessivamente quasi il 65% del campione ritiene utili a questo scopo gli interventi di welfare introdotti in azienda. Più contenuti in-vece i giudizi positivi rispetto ad altre teoriche utilità rilevanti, come la ridu-zione dell’assenteismo e l’incremen-to di produttività: in entrambi i casi la maggioranza dei rispondenti ha defini-to di scarsa o nulla utilità la politiche di welfare effettuata in azienda. Com-plessivamente le delegate donne han-no una percezione di utilità superiore rispetto ai colleghi uomini, nelle gran-

La maggior utilità percepita da parte dei delegati è relativa alla riduzione della conflittualità e al miglioramento del clima aziendale.

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1 Le riflessioni contenute in questo articolo sono tratte dal volume “Il welfare in azien-da. Imprese smart e benessere dei lavorato-ri”, Vita e Pensiero, Milano 2016.

2 Per quanto riguarda gli effetti del welfare aziendale, le evidenze empiriche sono rin-tracciabili in vari articoli apparsi negli ultimi anni: sul grado di coinvolgimento dei lavo-ratori si vedano Hansen S.D., Dunford B.B., Boss A.D., Boss R.W., Angermeier I. (2011), Corporate social responsibility and the bene-fits of employee trust: A cross-disciplinary per-spective, in “Journal of Business Ethics”, 102, 1: 29-45; il rafforzamento della capacità aziendale di attrarre e preservare i lavoratori è studiato da R.D. Iverson, Zatzick C.D. (2011), The Effects of Downsizing on Labour Producti-vity: The Value of Showing Consideration for Employees’ Morale and Welfare in High-Per-formance Work Systems, in “Human Resource Management”, 50, 1: 29-44; l’aumento della produttività trova invece elementi a confer-ma nel contributo di H. Lai (2011), A Study of the Relationship Among the Compensa-tion Management, Operational Management and Organizational Climate, in “International Journal of Organizational Innovation”, 3, 3: 231-249; ancora, sono stati analizzati i livel-li di soddisfazione del lavoro da A. Edmans (2012), The Link Between Job Satisfaction and Firm Valure, With Implications for Corporate Social Responsibility, in “Academy of Mana-gement Perspectives”, 26, 4: 1-19; infine, per un’analisi generale dell’efficacia percepita dai differenti profili professionali, si veda-no E. Teti, M. Andriotto (2013), Effectiveness of employee welfare schemes: differences of specific professional profiles, in “The Interna-tional Journal of Human Resources Manage-ment”, 24, 17: 3232-3246.

3 La ricerca “Il futuro del welfare aziendale dopo la legge di stabilità” è stata effettuata nei mesi di giugno e luglio 2016. I primi ri-sultati sono stati presentati il 20 settembre 2016 al convegno “Welfare che fare”, orga-nizzato da Corriere Economia, Milano è stata promossa da Welfare Company in collabora-zione con AIDP.

4 La ricerca “I delegati sindacali Cisl: espe-rienze ed opinioni” ha coinvolto complessi-vamente 2.678 delegati ed è stata realizzata tra il 2014 e il 2015 dall’autore insieme a Ivana Pais, Giancarlo Rovati (coordinatore scientifico) e Vera Lomazzi, tutti membri del Dipartimento di Sociologia dell’Universi-tà Cattolica. I risultati della ricerca sono in corso di pubblicazione in I. Pais, L. Pesenti e G. Rovati (2017), Protagonisti della rappresen-tanza. Viaggio esplorativo tra i delegati della Cisl lombarda, Il Mulino, Bologna.

potenziali elementi distorsivi presenti attualmente in molti piani di welfare. Una nostra analisi su una serie di panieri di beni e servizi gestiti dal provider di servizi Willis Towers Wa-tson nell’ambito di 35 imprese italiane, per un totale di circa 10.000 dipendenti segnala come tra i giovani risulti netta-mente minore la quota di risorse dedicate al welfare integra-tivo e maggiore invece quella spesa in chiave ludica. Ciò non sorprende, dal momento che quest’ultima voce comprende ad esempio l’accesso a piscine e palestre, ma segnala una potenziale criticità nel momento in cui questi benefit acqui-siscono valore “pubblico” grazie alla detassazione. Resta evidentemente aperto il problema della diffusione di queste pratiche anche al di là dei confini delle grandi impre-se, che rappresentano al momento le protagoniste principali di questa fase. Sapranno anche le PMI cogliere le potenziali-tà legate all’applicazione di piani di welfare in azienda? Una novità rilevante è giunta con l’accordo sottoscritto il 14 lu-glio 2016 tra Confindustria e i sindacati, finalizzato a esten-dere i benefici previsti dalla Legge di Stabilità anche alle aziende prive di rappresentanza sindacale, permettendo an-che alle piccole imprese di introdurre il premio di risultato (convertibile in welfare) collegato a obiettivi di produttività, previo accordo territoriale sottoposto al vaglio preventivo di un Comitato sindacale territoriale al quale viene demandato il compito (per altro non vincolante) di valutare la conformi-tà della proposta aziendale alla normativa vigente. I prossi-mi mesi ci diranno se l’occasione sarà stata colta.

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MM - Metropolitana Milanese, l’azienda che si occupa del Servizio idrico integra-to della città di Milano. Subito dopo la prima scossa dello scorso 24 agosto, Ste-fano Cetti, Direttore Generale MM SpA, ha predisposto un pool di tecnici e am-ministrativi disponibili che hanno offerto un supporto nelle fasi di ricostruzione dei luoghi devastati per: demolizioni, ri-pristino di alcuni punti di incontro col-lettivo (scuole, comunità, ospedali), la messa in sicurezza degli edifici, il coor-dinamento delle attività di smaltimento delle macerie. Oltre al supporto tecnico, l’azienda milanese nei mesi scorsi ha at-tivato anche una raccolta di fondi interna destinando 50.000 Euro alla Protezione Civile e alla Croce Rossa, finalizzata ad interventi nel comune colpito dal sisma. Un vivo ringraziamento è arrivato, duran-te l’annuale scambio di auguri aziendali, con una telefonata in diretta del Sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi. Impossibile negare che questo impegno ha fortemente coinvolto anche emotiva-mente l’azienda, da sempre presente e vi-cina alle popolazioni nel bisogno, come è avvenuto per il terremoto del Belice nel 1980.

TERREMOTO

LA SOLIDARIETÀ DELLE UTILITIES LOMBARDEAnche le aziende pubbliche lombarde in prima linea in aiuto dei comuni colpiti dal terremoto di Marche e Abruzzo. C’è chi lo ha fatto progettando nuove reti idriche, chi mettendo a disposizione il proprio know how. Chi ha sensibilizzato i dipendenti attivando raccolte fondi interne, chi distaccandoli direttamente sul luogo per portare il proprio contributo umano e materiale. Alcuni casi esemplari.

Si protrarrà ulteriormente nel tempo la nostra presenza con un pool di dipendenti ad Ama-trice - ha dichiarato Stefano Cetti, Direttore Generale di MM SpA - E, con grande soddi-sfazione, abbiamo rilevato come dipendenti che sono già stati sul territorio devastato dal terremoto hanno chiesto di poter tornare

LA MM AD AMATRICE

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pubblica fognatura: in tutto circa 200mila euro, che in accordo con l’ATI3 e il Comune di Cascia serviranno a realizzare entro l’au-tunno una struttura antisismica polivalente in legno lamellare. Gli spazi ospiteranno aule scolastiche, uffici pubblici oggi inagi-bili, ma anche le eventuali famiglie ancora senza una casa. A disposizione ci saranno circa 250 metri quadrati coperti che, una volta completata la ricostruzione, saranno facilmente riconvertiti per altre funzioni.L’Ufficio d’Ambito finanzierà quindi l’inter-vento, la cui progettazione e realizzazione è stata affidata a Gruppo CAP, che è già al lavoro in stretto contatto con il Comu-ne: “Un esempio virtuoso di cooperazione tra enti pubblici e gestori idrici”, come è stato definito a fine dicembre a Milano da Egidio Fedele dell’Oste, presidente dell’ATO Cit-tà Metropolitana, e dal direttore generale dell’Ufficio d’Ambito Italia Pepe, che hanno illustrato l’intervento insieme al presidente di Gruppo CAP Alessandro Russo e al sinda-co di Cascia, Gino Emili.

L’AIUTO DEL GRUPPO CAP ALLA CITTÀ DI CASCIA

Non solo Santa Rita. Da qualche anno la città di Ca-scia era impegnata a scrollarsi di dosso l’immagine di meta esclusivamente dedicata al turismo religioso, ma le scosse del 24 agosto e del 30 ottobre hanno inter-rotto in modo drammatico quella lenta trasformazione che stava contribuendo a rivitalizzare l’economia locale. Ed è proprio a Cascia, uno dei quattro comuni colpiti più duramente dal terremoto dei mesi scorsi, che sono desti-nati gli sforzi dell’Ufficio d’Ambito della Città metropoli-tana di Milano e di Gruppo CAP.Dopo una serie di contatti con l’ATI3 Umbria (l’en-te pubblico che regola il servizio idrico nell’area della Valnerina), l’ATO Città metropolitana ha deciso infatti di destinare a Cascia gli introiti derivanti dalle sanzioni amministrative per le violazioni in materia di scarichi in

“Una goccia per ripartire” è il progetto di BrianzAcque, per portare la propria concreta e fattiva solidarietà ai paesi e agli abitanti del Centro Italia colpiti dal terremoto. A beneficiare degli aiuti brianzoli due del Lazio e due delle Marche, a cui da qualche settimana si è unita anche l’umbra Norcia. BrianzAc-que si farà carico della progettazione e della realizzazione di infrastrutture idriche ambientali, servizi basilari per la rina-scita e la ricomposizione delle zone devastate dal terremoto.“La nostra presenza e i nostri legami con il territorio sono così significativi che non possiamo fare a meno di pensare ad altri luoghi meno fortunati che oggi, versano in gravi difficoltà – ha spiegato il Presidente di BrianzAcque, Enrico Boerci – La cre-scita e l’innovazione sono le prima leve da azionare per poter ri-partire dopo la tragedia che ha sconvolto la vita di tante persone. Per questo, BrianzAcque non ha esitato a mettere a disposizione le proprie risorse, le proprie competenze e il proprio ‘saper fare”.Nel Lazio, gli interventi si concentrano ad Amatrice e nella vi-cina Accumuli, dove è prevista la costruzione a titolo gratuito rispettivamente di un tratto di fognatura e di un segmento di acquedotto. Le zone prescelte direttamente sul posto in pieno accordo tra il Presidente di BrianzAcque, Enrico Boerci e i Sindaci dei due centri del Reatino, Sergio Pirozzi e Ste-fano Petrucci, si trovano al di fuori delle zone rosse. Ancora da individuare invece i due Comuni marchigiani che potran-no contare sulla donazione della società pubblica dell’idri-co brianzolo, pronta a concedere aiuti analoghi a quelli già

BRIANZACQUE AD ACCUMULI

decisi per le località laziali dei monti Sibillini. Dall’incontro con il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno, assicurato il sostegno concreto anche in Umbria. BrianzAcque rinnova l’invito a sostene-re le donazioni in favore popolazioni terremotate attraverso il  numero isti-tuito della Protezione Civile. Nella zona sud della Lombardia, l’a-zienda idrica Pavia  Acque, in accordo con i propri dipendenti, ha destinato al Comune di Accumoli, colpito dal sisma, la somma originariamente destinata agli omaggi natalizi per il personale.

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ATTIVITÀ ASSOCIAZIONE VOLONTARI DI A2A

Il gruppo A2A è intervenuto con la sua storica Associazione Volontari Pro-tezione Civile (AVPC) su richiesta del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Durante le prime fasi di emer-genza ha operato per verificare la per-fetta funzionalità e l’adeguatezza alla normativa degli impianti elettrici rea-lizzati nei campi di accoglienza allestiti per la popolazione.Su attivazione della Protezione Civile di Regione Lombardia, il 18 gennaio sono poi partiti in soccorso per l’emergenza neve anche 8 volontari di A2A insieme a diversi gruppi di volontari lombardi.Dopo aver raggiunto il quartiere di Coppito all’Aquila, sono stati subito de-stinati a Capitignano. In questo Comune, epicentro dell’attivi-tà sismica, come nella vicina Montere-ale sono state rilevate le ultime princi-pali scosse di terremoto. In un contesto di continua emergenza, i Volontari di A2A hanno lavorato attrezzati di due piattaforme aeree e altri due veicoli a trazione integrale, prestando la loro opera principalmente per la messa in sicurezza dei tetti delle abitazioni, libe-randole dalla coltre di neve che si era

di Roberto CoronaA2A Spa - Relazioni Istituzionali Locali

riversata su queste aree già gravemente colpite dal terremo-to.L’intervento nelle aree del Sisma hanno coinvolto 17 volonta-ri operativi sul posto per l’effettuazione di sopralluoghi vol-ti alla verifica di conformità ed adeguatezza degli impianti elettrici, idrici e gas nei campi e centri di accoglienza allestiti nelle zone limitrofe a Cascia, Norcia e Macerata.L’attenzione e la missione in soccorso per queste popolazio-ni da parte di AVPC con si è esaurita. L’Associazione è stata infatti delegata a raccogliere donazioni da Ditte, Enti, Asso-ciazioni e Privati, finalizzate ad interventi rivolti a sostegno dei ragazzi in età scolare, una iniziativa promossa come «Pro-getto Scuole». La somma raccolta ammonta a circa 30.000 euro  grazie alla disponibilità di PPD Italy, CRAEM, Gruppo Anziani A2A, Gruppo di Protezione Civile ANA Bellano, Isti-tuto Comprensivo Mons. Luigi Vitali di Bellano, Comune di Arena Po, Oratorio Parrocchiale M. Priora di Redavalle. Per tutti gli interventi svolti a Montefortino, Serrapetrona, Cessapalombo, Camporotondo di Fiastrone, Esanatoglia, Ac-quaviva Picena, vedi sito www.protezionecivilea2a.org

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IL PERSONAGGIOINTERVISTA A LUIGI BOSSI

Luigi Bossi è un veterano, ma ha uno sprint invidiabile. Tra adunate degli alpini, grandi raduni ed emergenze varie, è una persona indubbiamente invidiabile per la sua carica. E’ una energia tutta derivante dal suo particolare approccio ai servi-zi pubblici locali, mondo da cui viene sin dai lontani anni del terremoto in Friuli e della disastrosa alluvione in Valtellina quand’era direttore del ramo idroelettrico della vecchia Aem. Ma da allora, è il caso di dire, ne è passata di acqua sotto i ponti. C’è la grande A2A. Ma è ancora lui il motore di uno dei Gruppi di volontariato più dinamico che affianca le strutture istituzionali della Protezione Civile in ogni emergenza e sup-porta ogni grande manifestazione che si tratti dell’Adunata nazionale degli Alpini o della visita del Papa a Milano.

Luigi Bossi. Noi ci mettiamo solo tanta passione, come tutti coloro che si dedicano a queste emergenze. Di particolare abbiamo le competenze specialistiche: siamo un’associazione di volontariato che da anni opera infatti nel campo della pro-tezione civile con interventi ‘specialistici’ su impianti elettrici, idrici e di distribuzione gas.

Il primo nucleo del Gruppo si è costituito nel 1976, in occa-sione del terremoto in Friuli, quando la Direzione dell’allora Azienda Elettrica Municipale di Milano chiese ai propri tecnici di recarsi nella zona colpita per la messa in sicurezza e il ripristino di linee elettriche. Da allora abbiamo attraversato una esperienza davvero straordinaria in aiuto di popolazioni e territori devastati da calamità. In Italia ma anche all’estero: dall’Albania, allo tsunami indonesiano, al terremoto di Haiti. A2A ha voluto mantenere e valorizzare questa esperienza.Nel 2013, essendo l’unica associazione che opera nel campo della Protezione Civile con interventi specialistici sugli im-pianti di distribuzione elettricità, gas ed acqua, il Dipartimen-to Nazionale della Protezione Civile - che già aveva avuto modo di conoscerci durante le emergenze per il terremoto

in Abruzzo nel 2009 e per l’eccezionale nevicata nel Lazio del febbraio 2012 - dichiarandoci “associazione di interes-se nazionale” ci ha ammesso nella ri-stretta rosa di organizzazioni alle sue dirette dipendenze. Questo non ci im-pedisce la partecipazione alla Colonna Mobile di Regione Lombardia: anzi essa comporta per noi un impegno sempre più costante e professionale”.

Ci sono comunque tante associazioni di volontariato che si mobilitano in questi casi. Qual è la vostra particolarità?

Luigi Bossi. Diciamo che siamo nati 40 anni fa e siamo diventati sempre di più come una sorta di cuscinetto, di legame, tra azienda da una parte ed istituzioni e comunità che si trova-no coinvolte in circostanze di calamità ambientali. La particolarità del nostro Gruppo è poi quella di essere costituito da persone che attraverso l’esperienza lavorativa e una crescita professionale avvenuta all’interno di aziende ora con-fluite nel Gruppo A2A, hanno acquisito professionalità specifiche di alto livello qualitativo. Grazie a queste professio-nalità la nostra Associazione è pertan-to in grado di intervenire su impianti elettrici di alta, media e bassa tensione, nonché su reti idriche e gas in bassa e media pressione.

La gran parte di voi è costituita da ex-di-pendenti, ci sono però anche molti dipen-denti attivi, attualmente in organico in A2A. Questo è sufficiente per mettervi al riparo da “crisi di vocazioni” di cui soffro-no molte associazioni di volontariato?

Luigi Bossi. Sì, in effetti la nostra è una formula originale che permette da una parte di non inaridirci con l’avanzare dell’età. Dall’altra ci preserva dal di-ventare uno dei tanti ‘enti inutili’. Con la nostra attività riusciamo molto bene a portare ‘valore sociale’ e visibilità ad A2A e al tempo stesso alleggeriamo la società da costi impropri, con l’organiz-zazione del generoso apporto di tanti volontari ex dipendenti,che trovano così il modo di esprimere una utilità sociale esercitando la propria preziosa competenza.

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Regione Lombardia ha mobilitato i reparti di protezione civile in tutte le fasi di emergenza del terremoto. Il bilancio dell’assessore Bordonali.

L’assessore regionale alla Protezione Civile, Simona Bordonali ha fatto un bilancio degli interventi svolti nelle zone colpite con una apposita conferenza stampa, nella quale ha ringraziato tutti i vo-lontari che hanno partecipato alle azioni di solidarietà e ha dato anche dettagliato elenco delle attività svolte. Rivolgendosi direttamente ai volontari, l’assessore ha detto: “Rin-grazio tutti i volontari lombardi, le aziende e le strutture che hanno immediatamente dato disponibilità per aiutare i nostri connazio-nali colpiti dal sisma e dall’emergenza neve. Voglio ricordare che la Protezione Civile lombarda è composta da 25.000 donne uomini formati e preparati. È un’eccellenza a livello nazionale e non solo. Anche in questa situazione i nostri volontari hanno dimostrato immediata disponibilità, professionalità, estrema competenza. Ma soprattutto sanno farsi sempre apprezzare per il grande cuore che li contraddistingue.”“Attraverso la sala operativa regionale di Protezione Civile - ha pro-seguito l’assessore Bordonali – abbiamo mantenuto un costante contatto con il Dipartimento, coordinando così tutte le associazioni per interventi ordinati ed efficaci. Una grande e preziosa attività che emerge con evidenza dall’elenco che qui segue.”

REGIONE LOMBARDIA – INTERVENTO DEL SISTEMA DI PROTEZIONE IN NUMERI

SISMA CENTRO ITALIA (ago/ott2016-gen2017)Attività svolte in 4 Regioni: Abruzzo, Lazio, Marche, UmbriaPersonale coinvolto:• 6 tecnici esperti di Protezione Civile (di Regione e Province), su turni di 10 giorni, che hanno lavorato in Regione

Marche, a supporto dei Comuni di Monsampietro Morico, Montefortino – FM; Force – AP• 35 tecnici per verifiche agibilità edifici post-sisma, su turni di 6 giorni. Attivate 28 squadre, che hanno lavorato in

Umbria e Lazio• Interventi in 11 Comuni (strutture attualmente ancora in loco):• 1 struttura campale per 100 persone presso Montefortino - FM• 6 tensostrutture ad uso sociale, nei Comuni di Esanatoglia, Fiastra, Muccia, S. Severino Marche, Serrapetrona – MC;

Montereale – AQ• 8 strutture ad uso abitativo (container, roulotte), nei Comuni di Cessapalombo, Muccia, Treia, – MC; Montefortino

– FM• 4 moduli uso ufficio, nei Comuni di Monsampietro Morico, Montefortino – FM• 1 cucina, nel Comune di Norcia – PG • Progetto di realizzazione del plesso scolastico di Acquaviva Picena – AP, tramite riutilizzo moduli EXPO

MALTEMPO CENTRO ITALIA (gen2017)Attività svolte in 2 Regioni (Marche, Abruzzo), tra il 18 ed il 26 gennaio 2017Personale coinvolto:• 458 volontari di Protezione Civile, con circa 70 automezzi e attrezzature manuali• 14 tecnici della società SEA, impegnati con 5 mezzi pesanti anti-neve• Interventi in 13 Comuni:• Regione Marche: Caldarola, Fiastra, Pieve Torina, San Severino Marche, Visso - MC• Regione Abruzzo: Campotosto, Capitignano, Montereale; Campli, Montorio al Vomano, Penna S. Andrea, Teramo - TE

GLI INTERVENTI DELLA REGIONE

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Fonservizi, Fondo Paritetico Interprofessionale per la Formazione Continua nei Servizi Pubblici Industriali, può essere ormai conside-rato come il fondo di ferimento per tutte le aziende appartenenti ai comparti delle public utilities. Trasporto pubblico locale, igiene ambientale, acqua luce gas, servi-zi socio sanitari ed altri settori economici sono i principali comparti produttivi ai quali si rivolge questo fondo: un target di aziende ad elevata settorialità che proprio in virtù della propria specificità ha bisogno di risposte molto mirate e legate ad analisi dei fabbisogni di dettaglio.L’attività di Fonservizi non può più essere pensata come qualcosa di separato rispetto alle strategie delle aziende aderenti: la forma-zione diventa un elemento imprescindibile dell’operatività azien-dale in assenza del quale competitività e innovazione subiscono una profonda battuta di arresto. È proprio sul connubio tra forma-zione, innovazione e sviluppo che le aziende fondano le linee stra-tegiche per posizionarsi o ricollocarsi sul mercato. Fonservizi si pone come ponte tra le esigenze di innovazione delle aziende e i bisogni di crescita del personale, garantendo lo svi-luppo e/o il mantenimento delle competenze necessarie e meglio spendibili sul mercato del lavoro. 

La formazione finanziata dai Fondi Inter-professionali costituisce un elemento posi-tivo e fondamentale nel quadro lacunoso e incompleto delle politiche attive del la-voro nel nostro Paese, come pensa di svi-luppare le attività di Fonservizi nel corso del 2017?

Cavalieri Sicuramente Il Conto Forma-zione Aziendale (CFA) si conferma an-che per 2017 il principale veicolo per la qualificazione e l’aggiornamento dei lavoratori delle aziende medio grandi. Poi contiamo di proseguire l’esperienza dell’Avviso pubblico a sportello, pensa-to per le piccole e piccolissime impre-

FONSERVIZI 2017

LA NUOVA OFFERTA FORMATIVA

se che, in ragione delle dimensioni, avrebbero difficoltà, indi-vidualmente, ad accantonare cifre significative con il Conto Formazione Aziendale. Ed infine come ulteriore opportunità abbiamo intenzione, già da metà marzo, di lanciare un Avvi-so pubblico a priorità tematica, il cui obiettivo è di finanziare linee di intervento su temi specifici che rispecchino l’elevata settorialità dei comparti produttivi di cui il fondo è composto, senza rinunciare alla possibilità di inserire interventi formativi di natura anche generalista. L’avviso pubblico a priorità temati-ca, come tutti gli avvisi ad evidenza pubblica, presuppone una gestione con procedura competitiva alla quale possono par-tecipare tutte le aziende: sia aziende di recente adesione, sia aziende con conto formazione già attivo.

Un ponte tra esigenze aziendali e bisogni di crescita del personale.Intervista a Roberto Cavalieri, Direttore di Fonservizi, sull’offerta formativa 2017.

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Per quanto riguarda il Conto formazione aziendale, le nuove linee guida hanno ap-portato delle variazioni?

Cavalieri A luglio 2016 abbia-mo aggiornato le linee guida del Conto Formazione Aziendale. E’ stato deciso che, a partire dal primo gennaio 2017, le aziende aderenti a Fonservizi che intendono attivare il CFA potranno optare in alternativa tra:a. Usufruire dell’80 % del versato sul

proprio CFA. Questa scelta compor-ta per l’azienda l’esclusione dalla partecipazione agli Avvisi pubblici ed un periodo di disponibilità delle risorse, prima del disimpegno a fa-vore del Fondo, pari a due anni.

b. Usufruire del 70 % del versato sul proprio CFA. In questo caso le aziende potranno partecipare co-munque agli Avvisi pubblici e le ri-sorse accantonate sul CFA rimango-no nella disponibilità dell’Impresa fino alla conclusione del terzo anno successivo all’anno di competenza.

Ci può spiegare meglio come funziona lo strumento del Conto Formazione Azienda-le?

Cavalieri Attraverso il Conto Formazione Aziendale, le risorse che ogni azienda versa a Fonservizi vengono accantona-te e messe a disposizione dell’impresa stessa per il finanziamento dei piani formativi concordati. L’attivazione del CFA è facoltativa da parte delle azien-de aderenti e può essere effettuata in qualsiasi momento dell’anno, mentre le risorse restano nella disponibilità dell’impresa aderente fino alla conclu-sione del terzo anno successivo all’anno di competenza. La presentazione di un piano formativo sul CFA avviene in base alla modalità “a sportello” e può essere attuata in qualsiasi momento attraverso la presentazione di quattro tipologie di Piani formativi: piani Aziendali, Multia-ziendali, “di Gruppo” ed Individuali. I Pia-ni Multiaziendali hanno la caratteristica di consentire a più imprese aderenti, non legate da vincoli societari, di veder-si finanziati percorsi formativi comuni, unendo occasionalmente le risorse fi-nanziarie di ciascun Conto Formazione

Aziendale. I Piani “di Gruppo” invece, consentono alla Capo-gruppo, su preciso mandato di tutte e/o parte delle imprese controllate, di programmare ed erogare percorsi formativi co-muni.

La crescita della professionalità dei lavoratori consente, oltre alla maggiore produttività delle imprese, soprattutto una dimensione dinamica della vita lavorativa con prospettiva di gratificazione sul piano della qualità personale e della possibile progressione eco-nomica. Accanto a questa funzione primaria se ne sono aggiunte altre che investono il problema della risposta a situazioni di crisi aziendale, in vista del mantenimento dell’occupazione attraver-so la riconversione delle competenze, fino a sviluppare percorsi di facilitazione e di consolidamento delle occasioni di lavoro per giovani e neo assunti. Che tipologia di lavoratori possono essere messi in formazione?

Cavalieri Tra le categorie di lavoratori che possono essere messi in formazione sono inclusi gli apprendisti, i lavoratori posti in cassa integrazione e i lavoratori stagionali, sia con lo strumento del CFA che attraverso gli avvisi pubblici.

Direttore ci ricorda la procedura per aderire a Fonservizi?

Cavalieri Tutte le opportunità di finanziamento messe in atto per soddisfare le diverse caratteristiche delle aziende aderenti al Fondo, sono subordinate all’adesione a Fonservizi che av-viene attraverso la seguente procedura:1. Accedere all’Uniemens aziendale (ex DM 10);2. Selezionare, nella sezione “gestione denuncia azienda-

le”, l’anno, il mese di contribuzione, il nome e la matricola Inps dell’azienda interessata;

3. Indicare, nella sezione “Fondi Interprofessionali”, il codice di Fonservizi “FPSI” ed il numero dei lavoratori dipendenti (operai, impiegati, quadri) interessati dall’obbligo contribu-tivo.

4. Nel caso in cui l’azienda interessata sia già iscritta ad al-tro fondo è necessario inserire nella sezione “Fondi Inter-professionali” il codice “REVO” e sotto il codice di Fonser-vizi “FPSI”.

L’adesione a Fonservizi autorizza il Fondo a ricevere il contri-buto dello 0,30 % che le aziende versano all’Inps a titolo di assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involon-taria: l’adesione può essere effettuata ogni mese dell’anno, è sufficiente aderire una sola volta e automaticamente si inten-de tacitamente rinnovata fino a revoca. Si ricorda che un’im-presa può avere più matricole Inps: in questo caso l’adesione va effettuata per ogni matricola. Dopo l’adesione sarà l’Inps a determinare mensilmente le risorse delle imprese aderenti da destinare al Fondo. Se nei mesi successivi il numero dei la-voratori dipendenti dell’impresa dovesse variare, è l’Inps che recepisce il cambiamento e di conseguenza provvede ad asse-gnare al Fondo le risorse corrispettive.

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Al fine di sostenere e sviluppare la cul-tura e l’organizzazione aziendale e di allinearle alle strategie di sviluppo pre-viste per il prossimo futuro, nel 2016 il Consiglio di Amministrazione della so-cietà ha deciso di realizzare un progetto formativo dedicato a tutto il personale e incentrato sui temi dell’integrazione, dell’appartenenza e dell’orientamento al cliente e della gestione delle risorse umane.Da questo input è nato Piano Formativo per il triennio 2016-2018, che di fatto rappresenta il più importante e com-pleto progetto formativo realizzato in Uniacque S.p.A..È un progetto ambizioso, fortemente vo-luto dal Presidente Paolo Franco (nella foto) e dall’Amministratore Delegato Mario Tomasoni, per aiutare la Società a crescere e a migliorare la cultura dell’orientamento al cliente, nell’ottica di “saldare” ulteriormente il rapporto tra Azienda e Territorio.Il percorso formativo, che costituisce uno sforzo organizzativo importante con il coinvolgimento di tutto il perso-nale (315 dipendenti), prevede tre gior-nate il primo anno, due giornate il se-condo e altre due giornate il terzo anno e sarà realizzato utilizzando soprattutto

CASI AZIENDALI

FORMAZIONE COME PERCORSO DI SVILUPPO

IL CASO UNIACQUE

UNIACQUE e MEA, l’esperienza di due aziende che hanno aderito alle proposte Fonservizi per comprendere meglio l’opportunità di sviluppo formativo offerta.

di Cristian Botti* e Davide Galleno**

i finanziamenti del fondo paritetico interprofessionale Fon-servizi, al quale Uniacque S.p.A. ha aderito nel settembre del 2015. Gli obiettivi del progetto: migliorare l’immagine aziendale e del servizio sul territorio; sviluppare una cultura comune Uniacque, senso di appartenenza, coinvolgimento, integra-zione, valori e motivazione in tutti i dipendenti attraverso un percorso che leghi il benessere dei lavoratori e dell’azienda; orientare i processi e le attività alla soddisfazione del Cliente; dotare il management di strumenti per una gestione ottimale delle risorse umane assegnate.Il primo step del progetto formativo triennale ha avuto ad og-getto la formazione dei Responsabili di Area/Ufficio/Reparto, con inizio nel mese di settembre 2016 (le prime due giornate) e conclusa nel mese di gennaio 2017. In questi tre giorni i Re-sponsabili hanno lavorato sui valori personali e aziendali, sul-le modalità di gestione delle persone, sugli stili di leadership, intraprendendo, grazie a esercitazioni specifiche, un percorso

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di conoscenza del proprio stile manageriale. Avere iniziato il progetto dalla formazione dei “capi” è stato fondamentale per due ordini di ragioni: 1. ottenere una “sponsorhip” del progetto verso i collabora-

tori: un’iniziativa di questo tipo, per poter essere efficace deve essere comunicata nel modo giusto, e se ci credono i “capi”, questo processo di comunicazione è più fluido;

2. costruire una carta valori da confrontare con quella degli altri dipendenti: il confronto in aula tra i valori aziendali elaborati dai Responsabili e quelli degli altri dipendenti è stata l’occasione per cercare punti di incontro e di integra-zione tra i vari livelli dell’organizzazione.

A distanza di 7 mesi dall’avvio del progetto, un terzo dei di-pendenti ha già completato il percorso di 3 giorni di forma-zione relativi al primo anno. Nella seconda metà del mese di gennaio 2017, hanno iniziato la formazione gli altri gruppi (circa 200 dipendenti) e entro il 15 marzo tutto il personale di Uniacque S.p.A. avrà iniziato le attività formative del primo anno, che termineranno entro il prossimo mese di maggio.Nel prossimo numero analizzaremo i risultati ottenuti e i passi successivi del triennio.

* Responsabile Area Amministrazione, Controllo e Clienti** Responsabile Ufficio Personale

Era digitale: la cultura smart, immediata, spesso, purtroppo, super-ficiale. La mente umana, di fronte a un potenziale infinito di cono-scenze, sembra limitarsi a una visualizzazione passiva e volatile. Si è in buona parte perduto il piacere dell’apprendere quasi fosse cosa antica “sforzarsi” di memorizzare nuove nozioni quando inter-net ha una risposta (non sempre corretta) per tutto. Già, l’era 2.0 risponde. Fonservizi, prima di rispondere, chiede. Più precisamente ci chiede: “Di cosa avete bisogno?”. Correndo il ri-schio di essere banale, trovo che questo approccio sia il migliore possibile: mette un’intera azienda nella condizione di riflettere, confrontarsi, esprimersi, ragionare.Grazie al confronto con le varie figure di MEA (Melegnano Energia Ambiente), nel 2016 abbiamo presentato a Fonservizi un piano formativo di cui abbiamo potuto poi fruire: nove tra quadri e im-piegati hanno avuto l’opportunità di seguire, presso la nostra sede, un corso di Excel, mentre ventitré operatori del comparto igiene ambientale hanno seguito un corso sul codice della strada. Anche per il 2017 avremo accesso a una formazione in aula, questa volta dedicata alla sicurezza sul lavoro.Quanto ho potuto constatare a posteriori? Che un’offerta formativa in aula non può che essere di livello superiore rispetto a qualsiasi altra forma di istruzione a distanza: molti dei partecipanti hanno percepito chiaramente il plus valore di un docente che, grazie al contatto umano diretto, ha potuto modulare in corso d’opera il pro-prio programma e, pur senza snaturarlo, ha risposto al meglio alle specifiche esigenze dei partecipanti.

Ma non voglio tralasciare un altro aspetto della metodologia formativa di Fonservizi: i seminari monografici interaziendali. Ben-ché in questo caso la proposta dell’ente promotore debba essere necessariamen-te di più ampio respiro al fine di coinvol-gere trasversalmente il maggior numero di aziende associate, coloro che vi hanno partecipato non sono mai rimasti delusi: in questo caso, infatti, al confronto docen-te-allievo si aggiunge quello tra realtà che vivono problematiche simili, fino a preziosi casi in cui si sono create collaborazioni an-date oltre le ore del seminario.Forse un giorno esisterà solo l’e-learning. Quel giorno avremo forse risolto un pro-blema di spazi e di tempi, ma avremo per-so il vero valore della formazione.

* Direttore Generale MEA

IL CASO MEAdi Alessandro Aceto*

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PREMESSANon vi è dubbio che tutti i particolari momenti storici abbiano contributo a caratterizzare o abbiano caratterizza-to la produzione legislativa (in buona parte anche connotandola).Se questo è vero in linea generale, ancora più appare appropriato per i nostri giorni, in cui si è assistito so-vente ad un “frenetico moto legisla-tivo propulsivo”, spesso caratterizzato da contrapposte ideologiche reazioni, sia nella fase della formazione della norma, che nella fase immediatamen-te successiva (non sempre coincidente con quella … operativa).Tralasciando di ricercare conferme dell’indicata affermazione o di ef-fettuare approfondimenti su quan-to recentemente avvenuto a seguito della sentenza n. 251/16 della Corte Costituzionale, in relazione alla legge 124/15 (e cioè la c.d. Riforma Madia) ci si limita – in questa sede – a svolgere alcune considerazioni in merito a de-creti legislativi di attuazione.Questo provvedimento (costituito da 23 articoli dal contenuto non sempre omogeneo)1 è solo in minima parte immediatamente efficace, in quan-to legge di delegificazione ai sensi dell’art. 17, comma 2, l. 400/1988. Per la restante parte è una legge delega, che si sostanzia in ben 14 “deleghe le-gislative” in materia di dirigenza pub-blica, di riorganizzazione dell’ammi-

LEGGE MADIA

L’ACCIDENTATO PERCORSO DELLA SUA ATTUAZIONEdi Avv. Alberto Zucchetti e Avv. Angelo Quieti

nistrazione statale centrale e periferica, di digitalizzazione della pubblica amministrazione, di semplificazione del pro-cedimento amministrativo, di anticorruzione e trasparenza e, per quanto ci interessa maggiormente in questa sede, di razionalizzazione e controllo delle società partecipate.L’intero “pacchetto” delle deleghe indubbiamente ha risen-tito (e risente) direttamente o indirettamente degli effetti della richiamata sentenza della Corte Costituzionale n. 251 del 2016, con particolare riferimento a quanto riguarda i servizi pubblici locali.

CONSIDERAZIONI GENERALIAd oggi, alla “legge Madia” sono seguiti una serie di prov-vedimenti sulla base dei principi e criteri direttivi indicati nella legge stessa.In sintesi:a. Carta della cittadinanza digitale (D.Lgs. 26 agosto

2016, n. 179);b. Conferenza di servizi (D.Lgs. 30 giugno 2016, n. 127);c. Norme per la semplificazione e l’accelerazione dei pro-

cedimenti (D.P.R. 12 settembre 2016, n. 194);d. Segnalazione certificata di inizio attività, silenzio as-

senso, autorizzazione espressa e comunicazione pre-ventiva (D.Lgs. 30 giugno 2016, n. 126 e D.Lgs. 25 no-vembre 2016, n. 222);

e. Revisione e semplificazione delle disposizioni in mate-

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ria di prevenzione della corruzio-ne, pubblicità e trasparenza (D.L-gs. 25 maggio 2016, n. 97);

f. Riorganizzazione dell’amministra-zione dello Stato (D.Lgs. 4 agosto 2016, n. 169 e D.Lgs. 19 agosto 2016, n. 177);

g. Riordino delle funzioni e del fi-nanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (D.Lgs. 25 novembre 2016, n. 219);

h. Dirigenza pubblica (D.Lgs. 4 ago-sto 2016, n. 171);

i. Semplificazione delle attività de-gli enti pubblici di ricerca (D.Lgs. 25 novembre 2016, n. 218);

j. Riordino della disciplina del la-voro alle dipendenze delle am-ministrazioni pubbliche (D.Lgs. 20/06/2016, n. 116 e D.Lgs. 26 agosto 2016, n. 179);

k. Riordino della disciplina delle partecipazioni societarie delle amministrazioni pubbliche (D.Lgs. 19 agosto 2016, n. 175);

l. Riordino della procedura dei giu-dizi innanzi la Corte dei conti (D.L-gs. 26 agosto 2016, n. 174);

m. Modifica e abrogazione di disposi-zioni di legge che prevedono l’a-dozione di provvedimenti attuati-vi (D.Lgs. 22 gennaio 2016, n. 10).

CONSIDERAZIONI in ordine al settore dei Servizi Pubblici LocaliAnche in relazione alla disciplina dei servizi pubblici locali di interesse eco-nomico generale era stato predispo-sto un apposito provvedimento il cui schema (definito di decreto attuativo) era stato approvato nel CDM del 24 novembre u.s., ma è stato ritirato dopo la richiamata sentenza della Corte Co-stituzionale.2Per quanto riguarda i servizi pubblici locali, da più parti ci si è posti il pro-blema di quale fosse (o potesse esse-re) la “ricaduta” della sentenza della Consulta. Il settore – come noto – è disciplinato in parte dal D.Lgs 175/2016 (non tra-

volto dalla sentenza della Corte Costituzionale), al quale dovrebbe aggiungersi la normativa attuativa di cui all’art 19 della “legge Madia” (che è stato sì approvato dal Governo, ma è stato “ritirato” proprio in seguito alla sentenza della Corte e che ora non può essere reiterato per la scadenza dei termini di delega). In merito alla questione attinente al D.Lgs 175/2016 si è espresso recentemente il Consiglio di Stato – Adunanza della Commissione speciale (parere 17/1/2017, n. 83 – Af-fare 2371/20176) – che ha fornito alcuni significativi chiari-menti sui problemi interpretativi posti dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Ufficio legislativo del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione sull’attuazio-ne di tre decreti legislativi, emanati sulla base della legge 124/2015 su cui è intervenuta la richiamata sentenza della Corte costituzionale. L’interrogativo che emergeva diffusamente è stato: è ne-cessario o no un intervento sulla legge delega 124/2015 a seguito della sentenza n. 251/16? Come anche dai più con-diviso, il Consiglio di Stato ha evidenziato come tale pro-nuncia non comportasse la necessità di un intervento sulla legge delega n. 124 del 2015. La sentenza infatti deve es-sere intesa come sentenza manipolativa del tipo sostitutivo di procedura, che fornisce già una lettura adeguatrice della legge.3Da ciò consegue – secondo il Consiglio di Stato – che, alla luce di quanto precisato nella sentenza più volte citata, il il D.Lgs. 175/2016, già in vigore, resta valido ed efficace fino ad una eventuale ulteriore pronuncia della Corte che lo ri-

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guardi direttamente, e salvi i possibili interventi correttivi che nelle more dovessero essere effettuati. Infatti, riguardo ai possibili interventi che il Governo può porre in essere, il Consiglio di Stato ha ricordato come dalla sentenza della Corte emerge una sorta di “riserva di giudi-zio” per cui, in caso di specifica impugnazione dei decreti, andrà accertato che il tipico vizio procedimentale rilevato si concreti in una effettiva invasione delle competenze regio-nali, fatta salva, ovviamente, l’esistenza di eventuali profili di illegittimità costituzionale diversi da quello relativo al rispetto della leale collaborazione. Per quanto riguarda il c.d. “ritiro” del D.Lgs. relativo ai ser-vizi pubblici locali, è doveroso rilevare che il parere indicato segnala l’importanza di intervenire anche per i settori per i quali la delega è “scaduta” soprattutto – come osservato dalla Consulta – “per non far perdere slancio riformatore all’intero disegno: i decreti legislativi interessati dalla sen-tenza costituiscono, infatti, non soltanto misure di grande rilievo di per sé, ma anche elementi di una riforma comples-siva, che risulterebbe meno incisiva se limitata ad alcuni settori”. Un percorso possibile potrebbe essere quello di una nuova legge delega conforme ai vincoli procedimentali sanciti dal-la sentenza della Corte costituzionale. Ma questa potrebbe non rappresentare l’unica soluzione: ad esempio, potrebbe essere ipotizzabile anche un disegno di legge governativo avente, almeno in parte, il contenuto del decreto delegato che andrebbe a sostituire.CONCLUSIONI

Dopo quanto avvenuto in tempi recen-ti e dagli effetti che ne sono derivati, sarebbe opportuno ricordare quanto un tempo veniva sostenuto dai saggi cultori del diritto, e cioè: porre termine a dibattiti superflui e ad improprietà espressive diffuse per dare certezza e univocità alla norma.Solo così:a. si otterrebbe il risultato (pondera-

tamente) valutato;b. verrebbe eliminata l’impropria

convinzione di chi crede di poter avere (sempre) ragione.4

L’augurio, quindi, è che finalmente si possano affrontare i vari problemi con “cognizione di causa”.

1 in quanto spaziano in settori diversifica-ti, incidendo in molteplici sfere della P.A., tra cui: in materia di semplificazioni ammi-nistrative (artt. 1-7), di organizzazione (artt. 8-10), di personale (artt. 11-15), di deleghe al Governo per la semplificazione normativa (artt. 16-23).

2 Il termine fissato della delega è scaduto il 27 novembre 2016. Di fatto, per il momento, la normativa di riferimento resta invariata.

3 che, dopo l’intervento della Corte, prevede l’intesa e non il parere ed è, così, riscritta in conformità al dettato costituzionale.

4 Con riferimento a questa ipotesi non solo comportamentale (e cioè: “credere di avere ragione”) Armando Massarenti su “Il Sole 24-Ore” del 18.9.2016 ha ricordato che So-crate (nel dialogo con l’allievo Menone) ave-va affermato che “le opinioni vere, per tutto il tempo in cui stanno ferme e salde sono un ben possesso e producono ogni bene, ma non vogliono star ferme per molto tempo e fuggono dall’animo umano, per questo non valgono molto, finché qualcuno non riesce a legarle con un ragionamento casuale”.

La riforma Madia “trascinata nel nulla” dalla sentenza n. 251/16 della Corte Costituzionale?

Non è proprio così.Per maggiori approfondimenti:

www.confservizilombardia.it

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La fase politico-istituzionale generatasi dal referendum del-lo scorso dicembre ha aperto un immenso dibattito, nel quale però si registra un grande assente: la sanità italiana.Le analisi di centinaia di giornalisti e osservatori politici, deci-ne di parlamentari e praticamente tutti i vertici politici intenti a spiegarci cosa vorrebbero fare da qui in avanti, dichiarazioni ufficiali e semplici tweet dal nuovo Premier e dai suoi Ministri. Eppure non una parola su quel sistema di servizi che dovrebbe tutelare la salute dei cittadini, su quel settore che impegna una parte consistente della risorsa pubblica e che dovrebbe costituire la priorità di ogni strategia di welfare.Intendiamoci, non che le architetture istituzionali di un paese non siano importanti, non che non lo sia la sua esigenza di crescita economica, ma riteniamo che il silenzio assoluto sulla sanità sia rivelatore di un processo già in atto da tempo: il co-stante arretramento del welfare sanitario italiano, un arretra-mento possibile anche attraverso questo silenzio.Un dato su tutti, nel 2016, sembra dimostrare quanto abbiamo appena sostenuto. Per la prima volta nella storia del nostro paese la speranza di vita è calata rispetto al passato. Quando uscì, nell’aprile scorso, la notizia fece un certo scalpore, ma non ci risulta che sia stata intrapresa alcuna grande riflessio-ne istituzionale sul fenomeno. Perché oggi moriamo prima? A parere di molti, noi compresi, l’unica spiegazione sta nel fatto che ci curiamo di meno, che investiamo di meno in prevenzio-ne perché, né noi privati cittadini né lo Stato, possiamo più permettercelo. È una cosa di gravità sociale colossale. Stiamo parlando di uno Stato che perde pezzi di sicurezza sanitaria per i suoi cittadini. Solo chi ha la possibilità economica di curarsi privatamente può sperare di vivere più a lungo di un suo concittadino meno abbiente.Più nel dettaglio, altri recenti studi sembrano dimostrare il progressivo dissesto della sanità italiana.

FARMACIE ITALIANE: LA SVOLTA CHE NON ARRIVAdi Venanzio GizziPresidente Assofarm

Il primo è il rapporto Crea 2016 (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) nel quale, tra le altre cose, si dimostra come stia aumentando la disuguaglianza regionale dei servizi sanitari pubblici. È cosa nota da sempre, ma questa volta Crea la analizza da un punto di vista sistemico, notando come le regioni più virtuose siano anche quelle con un pil più alto. Dove c’è ricchezza c’è anche servizio sanitario migliore, forse perché maggiore ricchezza è possibile dove la macchina pubblica nel suo complesso funziona meglio. Non può esserci buona sanità se ci sono gravi inefficienze della pubblica ammi-nistrazione e scarso sviluppo economico.Altro documento di grande interesse è il report Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) sulla spesa farmaceutica dei primi otto mesi del 2016 nel quale si conferma l’andamento fuori con-trollo della spesa ospedaliera (+47% rispetto al programmato), calo della spesa convenzionata, mentre aumenta fortemente la distribuzione diretta (+23%).

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Quindi, mentre a livello generale cala il rapporto pil/spesa sanitaria (il peg-giore di tutti i paesi ad economia avan-zata della UE), la sanità pubblica opera in condizioni di disfunzione sistemica. Abbiamo meno risorse e le utilizziamo male.

Ad una crisi sistemica vanno date rispo-ste sistemiche. Queste ultime possono essere costruite solo attraverso il contri-buto di ognuno per quel che lo riguarda direttamente.Fino ad oggi questo approccio è manca-to a buona parte dei soggetti che fanno parte della farmacia italiana. Troppo di-stratti da lotte interne alle loro associa-zioni di rappresentanza, troppo concen-trati sul presente quando si è trattato di elaborare strategie di lungo periodo. Se continueremo su questa strada tra un anno saremo ancora qui ad ammirare numeri ancora più sconfortanti di quelli

che abbiamo appena riportato.Dobbiamo fare nostra una visione generale della professione e condividere davvero un piano d’ azione per realizzarla.Per noi l’unica visione generale che possa garantire sosteni-bilità alla farmacia italiana è la centralità sanitaria del farma-cista. La farmacia italiana può avere anche una componente salutistica, nei presidi che hanno spazi adeguati si possono an-che somministrare servizi sanitari non farmaceutici, ma siamo totalmente convinti che debba essere prima di tutto il luogo in cui un professionista dotato di competenze sue uniche e specifiche dispensa medicinali ed è messo nelle condizioni di seguire tutta la terapia farmacologica del paziente, in coordi-namento con i medici curanti.Se non lotteremo per valorizzare ciò che rende unica la nostra presenza all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, prima o poi altri riusciranno a dimostrare che non siamo necessari. Come realizzare tutto questo?Assofarm da anni sta cercando di costruire un fitto reticola-to di idee, stimoli, ma anche studi dettagliati e proposte ope-rative focalizzate su un nuovo sistema di remunerazione che sia sintesi tra rilancio del fatturato delle farmacie e controllo della spesa farmaceutica pubblica. L’avvio della pharmaceuti-cal care e della medication review permetterebbero di ridurre sia la spesa farmaceutica che i livelli di ospedalizzazione dei pazienti affetti da gravi patologie, un maggiore sviluppo del-la distribuzione in nome e per conto offrirebbe un servizio di maggiore prossimità geografica al cittadino e ridurrebbe gli sprechi di farmaci ad alto costo.

Questo complesso di soluzioni, fortemente interdipendenti le une con le altre, è tecnicamente realizzabile perché concre-tamente attuato in altri paesi dell’Unione Europea. Cionono-stante condividiamo le posizioni di chi, come ad esempio la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera, chiede un maggiore approfondimento scientifico in grado di dimostrare una volta per tutte se questo complesso di nuove strategie di dispensa-zione del farmaco e di management distributivo nel loro com-plesso possano davvero portare i risultati intravvisti in singole esperienze locali.Un’attenzione, quella della filiera distributiva del farmaco, che sembra essersi formata negli ultimi tempi, non senza un certo ritardo rispetta al Nord Europa.

Se dunque politica e istituzioni hanno le loro colpe, nemmeno la farmacia italiana è priva di responsabilità riguardo l’arretra-tezza e l’immobilismo del nostro sistema.Noi farmacisti non possiamo più aspettarci che siano altri ad accettare la nostra presenza e a riconoscerle un ruolo migliore di quello odierno. Siamo noi che dobbiamo dimostrare quanto valiamo, quanto possiamo dare, quanto possiamo far rispar-miare a fronte dell’erogazione di servizi d’eccellenza. È giusto denunciare rispettosamente le mancanze della politica, a pat-to però che si accetti la sfida di dimostrare nei fatti che il SSN ha dovere e convenienza a valorizzare la nostra presenza. Non ci salveremo per la bonarietà altrui, ma perché avremo avuto la forza per farlo.

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Il DECRETO MINISTERO DELL’AMBIENTE 30 marzo 2016, n. 78 “Regolamento recante disposizioni relative al funziona-mento e ottimizzazione del sistema di tracciabilita’ dei rifiuti in attuazione dell’articolo 188-bis, comma 4-bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152” entrato in vigore il giorno 8 giugno 2016, ha abrogato e riscritto la previgente, complessa, articolata e mal coordinata disciplina del SISTRI.

COORDINAMENTO TRA SOGGETTI ISCRITTI AL SISTRI E SOGGETTI NON ISCRITTI AL SISTRI I produttori non obbligati all’adesione al sistema e che non vi aderiscono volontariamente comunicano i propri dati, neces-sari per la compilazione della scheda SISTRI - Area movimen-tazione • al delegato dell’impresa di trasporto, • che compila anche la sezione del produttore del

rifiuto • inserendo le informazioni ricevute dal produttore stes-

so. Il gestore dell’impianto di recupero o smaltimento dei rifiuti• stampa e trasmette al produttore dei rifiuti ricevuti la co-

pia della Scheda SISTRI - Area movimentazione completa, al fine di attestare l’assolvimento della responsabilita’ del produttore medesimo.

I trasporti di rifiuti effettuati da soggetti non iscritti al SISTRI devono essere accompagnati dal formulario di trasporto, secondo quanto prescritto dall’articolo 193 del Dlgs 152/2006.Nel caso di conferimento di rifiuti da parte del trasportatore• di propri rifiuti speciali pericolosi, non iscritto al SISTRI, • il soggetto che riceve il rifiuto provvede a riportare il

codice del formulario nella propria registrazione cro-nologica.

Nei casi di conferimento di rifiuti da parte del trasportatore di rifiuti speciali non pericolosi, non iscritto al SISTRI, per i

LA NUOVA DISCIPLINA DEL SISTRID.M. 78/2016 (PARTE SECONDA)

di Bernardino AlbertazziGiurista Ambientale

quali sia previsto l’utilizzo del formula-rio di trasporto, il soggetto che riceve il rifiuto prov-vede a riportare il codice del formulario nella propria registrazione cronolo-gica quando abbia aderito volon-tariamente al sistema per tale tipologia di rifiuti.

ATTESTAZIONE DELL’ASSOLVIMENTO DEGLI OBBLIGHI DEL PRODUTTORE DEI RIFIUTI Dispone l’importantissimo articolo 16 che i soggetti produttori di rifiuti che aderiscono al sistema, al fine di attesta-re il completo assolvimento degli ob-blighi di cui al nuovo decreto, ricevono dal SISTRI alla casella di posta elet-tronica attribuitagli automaticamente, la comunicazione di accettazione dei rifiuti da parte dell’impianto di recu-pero o smaltimento situato nel territo-rio nazionale. In caso di mancato ricevimento della predetta comunicazione nei trenta gior-ni successivi al conferimento dei rifiuti al trasportatore, il produttore dei ri-fiuti, ai fini di attestare il completo as-solvimento degli obblighi di cui al nuo-vo decreto, e’ tenuto a dare immediata comunicazione di detta circostanza al SISTRI all’indirizzo di posta elettronica indicato nel portale medesimo ed alla Provincia territorialmente competente.

MODALITÀ OPERATIVE SEMPLIFICATEConvenzione con il gestore del servi-zio di raccolta o con la piattaforma di conferimento. I produttori obbligati ad aderire al SISTRI e regolarmen-

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te iscritti, che conferiscono i propri rifiuti, previa convenzione, al servizio pubblico di raccolta o ad altro circuito organizzato di raccolta, possono adempiere agli obblighi di cui al nuovo decreto rispettivamente1. tramite il gestore del servizio pubbli-

co di raccolta oppure 2. tramite il gestore della piattaforma di

conferimento.Nell’ipotesi sub 1, il centro di raccolta del servizio pubblico o la piattaforma di confe-rimento sono tenuti a iscriversi al SISTRI nella categoria centro raccolta/piattaforma. Nei casi in esame, la responsabilita’ del produttore dei rifiuti e’ assolta al momento della presa in carico dei rifiuti da parte del centro di raccolta o piattaforma di conferimento. A tal fine il gestore dell’impianto di recu-pero o smaltimento dei rifiuti e’ tenuto a – stampare e – trasmettere al produttore dei rifiuti la copia completa della scheda SI-STRI – Area movimentazione. Inoltre i produttori adempiono all’obbligo della tenuta del registro di carico e scarico attraverso la conservazione, in ordine cro-nologico, della copia delle schede SISTRI – Area movimentazione relative ai rifiuti prodotti.

CONTRIBUTO DI ISCRIZIONE AL SISTRI La copertura degli oneri derivanti dalla co-stituzione e dal funzionamento del SISTRI a carico degli operatori iscritti è assicurata mediante il pagamento di un contributo annuale, nella misura e con le modalità in-dicate nell’allegato 1 del nuovo decreto.Il contributo è versato da ciascun operato-re iscritto per ciascuna attivita’ di gestio-ne dei rifiuti svolta all’interno dell’unita’ locale. Il contributo si riferisce all’anno solare di competenza, indipendentemente dal perio-do di effettiva fruizione del servizio e deve essere versato al momento dell’iscrizione. Negli anni successivi, il contributo è versato entro il 30 aprile dell’anno al quale i contri-buti si riferiscono.

LE SANZIONI DOPO IL D.L. 244 DEL 2016Ai sensi del Decreto Legge n. 244 del 30 dicembre 2016 “Proroga e definizione di termini”, Art. 12 “Proroga di termini in materia di ambiente”, le sanzioni previste dall’articolo 260-bis, commi 1 e 2, del Dlgs 152/2006 per l’omessa iscrizione al Sistri ed il mancato pagamento del relativo contributo, ai sensi dei quali:• I soggetti obbligati che omettono l’iscrizione al sistema di

controllo della tracciabilità dei rifiuti (SISTRI), nei termini pre-visti, sono puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro.

• In caso di rifiuti pericolosi, si applica una sanzione amministra-tiva pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a novantatre-mila euro.

• I soggetti obbligati che omettono, nei termini previsti, il paga-mento del contributo per l’iscrizione al SISTRI, sono puniti con una sanzione amministrativa pecuniaria da duemilaseicento euro a quindicimilacinquecento euro.

• In caso di rifiuti pericolosi, si applica una sanzione amministra-tiva pecuniaria da quindicimilacinquecento euro a novantatre-mila euro.

sono ridotte del 50 per cento fino alla data del subentro nella ge-stione del servizio da parte del concessionario individuato con le procedure di cui al comma 9-bis, e comunque non oltre il 31 di-cembre 2017.All’accertamento dell’omissione del pagamento consegue obbli-gatoriamente, la sospensione immediata dal servizio fornito dal predetto sistema di controllo della tracciabilità nei confronti del trasgressore. Ai sensi del cit. Decreto-Legge, dal 1° gennaio 2018 sono appli-cabili le sanzioni previste dall’articolo 260-bis, commi da 3 a 9, e dall’articolo 260-ter del Dlgs 152/2006, per le altre violazioni delle regole Sistri, ossia quelle relative al tracciamento telematico dei rifiuti.Ai sensi del cit. comma terzo, chiunque omette di compilare il re-gistro cronologico o la scheda SISTRI - AREA MOVIMENTAZIONE, secondo i tempi, le procedure e le modalità stabilite dal sistema informatico di controllo, ovvero fornisce al suddetto sistema in-formazioni incomplete, o inesatte, altera fraudolentemente uno qualunque dei dispositivi tecnologici accessori al predetto siste-ma informatico di controllo, o comunque ne impedisce in qualsiasi modo il corretto funzionamento• é punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da duemi-

laseicento euro a quindicimilacinquecento euro. Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavorative in-feriore a quindici dipendenti, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da millequaranta euro a seimiladuecento.Se le indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudi-

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cano la tracciabilità dei rifiuti, si applica la sanzione ammini-strativa pecuniaria da euro duecentosessanta ad euro millecin-quecentocinquanta.Ai sensi del comma quarto qualora le condotte di cui al comma 3 siano riferibili a rifiuti pericolosi si applica la sanzione ammi-nistrativa pecuniaria da euro quindicimilacinquecento ad euro novantatremila, • nonché la sanzione amministrativa accessoria della so-

spensione da un mese a un anno dalla carica rivestita dal soggetto cui l’infrazione è imputabile ivi compresa la so-spensione dalla carica di amministratore.

• Nel caso di imprese che occupino un numero di unità lavo-rative inferiore a quindici dipendenti, le misure minime e massime sono ridotte rispettivamente da duemilasettanta euro a dodicimilaquattrocento euro per i rifiuti pericolosi.

• Se le indicazioni riportate pur incomplete o inesatte non pregiudicano la tracciabilità dei rifiuti, si applica la sanzio-ne amministrativa pecuniaria da euro cinquecentoventi ad euro tremilacento.

Ai sensi del comma quinto, i soggetti che si rendono inadem-pienti agli ulteriori obblighi su di loro incombenti ai sensi del SISTRI sono puniti, per ciascuna delle suddette violazioni, • con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro duemi-

laseicento ad euro quindicimilacinquecento. • In caso di rifiuti pericolosi si applica la sanzione ammi-

nistrativa pecuniaria da euro quindicimilacinquecento ad euro novantatremila.

Si applica la pena di cui all’articolo 483 c.p. (arresto fino a due anni): - a colui che, nella predisposizione di un certificato di ana-

lisi di rifiuti, utilizzato nell’ambito del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti fornisce false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimi-co-fisiche dei rifiuti

- e a chi inserisce un certificato falso nei dati da fornire ai fini della tracciabilità dei rifiuti.

Il settimo comma dispone che il trasportatore che omette di accompagnare il trasporto dei rifiuti • con la copia cartacea della scheda SISTRI - AREA MOVI-

MENTAZIONE e, • ove necessario sulla base della normativa vigente, con la

copia del certificato analitico che identifica le caratteristi-che dei rifiuti

• è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.600 euro a 9.300 euro.

Si applica la pena di cui all’art. 483 del codice penale in caso di trasporto di rifiuti pericolosi. Tale ultima pena si applica anche a colui che, durante il tra-sporto fa uso di un certificato di analisi di rifiuti contenente false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle carat-teristiche chimico-fisiche dei rifiuti trasportati.Se le condotte descritte al comma 7 non pregiudicano la trac-ciabilità dei rifiuti, si applica la sanzione amministrativa pecu-niaria da euro duecentosessanta ad euro millecinquecentocin-quanta.L’ottavo comma dispone che il trasportatore che accompagna

il trasporto di rifiuti con una copia carta-cea della scheda SISTRI – AREA Movi-mentazione fraudolentemente alterata è punito con la pena prevista dal com-binato disposto degli articoli 477 e 482 del codice penale. La pena è aumentata fino ad un terzo nel caso di rifiuti pericolosi.Ai sensi del comma 9-bis chi con un’a-zione od omissione viola diverse dispo-sizioni di cui all’ articolo 260-bis ovvero commette più violazioni della stessa disposizione soggiace alla sanzione am-ministrativa prevista per la violazione più grave, aumentata sino al doppio. • La stessa sanzione si applica a chi

con più azioni od omissioni, esecu-tive di un medesimo disegno, com-mette anche in tempi diversi più violazioni della stessa o di diverse disposizioni di cui all’articolo cit. .

Infine (comma 9-ter) non risponde delle violazioni amministrative di cui all’arti-colo 260-bis chi, entro trenta giorni dal-la commissione del fatto, adempie agli obblighi previsti dalla normativa rela-tiva al sistema informatico di controllo. • Nel termine di sessanta giorni dal-

la contestazione immediata o dal-la notificazione della violazione, il trasgressore può definire la contro-versia, previo adempimento degli obblighi di cui sopra, con il paga-mento di un quarto della sanzione prevista.

• La definizione agevolata impedisce l’irrogazione delle sanzioni accesso-rie.

Si rammenta, per concludere, che fino al 31 dicembre 2017 i soggetti interessati dal Sistri devono adempiere, anche agli obblighi di tracciamento tradizionale dei rifiuti: • (registri di carico/scarico, formulario

di trasporto rifiuti, Mud) • previsti dal Dlgs 152/2006 nella

formulazione precedente alle novi-tà introdotte dal Dlgs 205/2010.

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