L'opera di Flaubert tra Realismo e Romanticismo. Jeunesse et Maturité
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CORSO DI LAUREA IN
LETTERATURE EUROPEE PER L’EDITORIA E LA
PRODUZIONE CULTURALE
ELABORATO FINALE
L’OPERA DI FLAUBERT
TRA ROMANTICISMO E REALISMO:
JEUNESSE ET MATURITÉ
CANDIDATA RELATORE
Mariagiovanna Scarale Chiar.mo Prof. Gianni Iotti
ANNO ACCADEMICO 2010/2011
Alla mia famiglia.
SOMMARIO
INTRODUZIONE: p. 6.
L‟OPERA DI FLAUBERT.
TRA ROMANTICISMO E REALISMO:
JEUNESSE ET MATURITÉ;
CAPITOLO PRIMO: p. 19.
TRA ROMANTICISMO E REALISMO:
IL PRIMO FLAUBERT;
CAPITOLO SECONDO: p. 50.
GLI ESTREMISMI DEL ROMANTISME
NOIR: QUIDQUID VOLUERIS E
RAGE ET IMPUISSANCE;
CAPITOLO TERZO: p. 73.
PASSION ET VERTU E MADAME BOVARY:
MAZZA WILLER, LA PRIMA EMMA;
CONCLUSIONE: p. 120.
GUSTAVE FLAUBERT:
IL ROMANTICO REALISTA;
RÉSUMÉ: p. 126.
LES RACINES ROMANTIQUES
D‟UN GRAND RÉALISTE;
APPENDICE: p. 131.
DOCUMENTI E MANOSCRITTI;
BIBLIOGRAFIA: p. 150.
STUDI CRITICI E OPERE;
SITOGRAFIA: p. 155.
PER APPROFONDIRE;
RINGRAZIAMENTI: p. 156.
6
INTRODUZIONE
L’OPERA DI FLAUBERT.
TRA ROMANTICISMO E REALISMO:
JEUNESSE ET MATURITÉ.
« Oh ! On ne sait ce qu’a d’amer et de
sombre une nuit ainsi passée à prier sur un
cadavre, à pleurer, à vouloir faire renaître le
néant ! On ne sait tout ce qu’il y a de hideux
et horrible dans une nuit de larmes et de
sanglots, à la lueur de deux cierges
mortuaires, entouré de deux femmes aux
chants monotones, aux larmes vénales, aux
grotesques psalmodies. On ne sait enfin tout
ce dont cette scène de désespoir et deuil vous
remplit le cœur ; enfant, de tristesse et
d’amertume ; jeune homme, de scepticisme ;
vieillard, de désespoir »1.
Per la communis opinio, la posizione ideologica di Gustave Flaubert
appare assai chiara e facilmente definibile. Classificato realista dai
1 Flaubert, G., La dernière Heure, conte philosophique, III, p. 191, in Œuvre de Jeunesse,
Bibliothèque de la Pléiade, Paris, Gallimard, 2001. Da questo momento in poi,
questa edizione sarà citata mediante l‟abbreviazione O. J.
7
primi studiosi che si accostavano alle pagine che ritraevano Emma,
si è invece rivelato, dopo uno studio più minuto, una personalità
attiva e intellettualmente caleidoscopica. Flaubert ha mostrato come
sia possibile far convergere in un unico pensiero istanze diverse e
punti di vista estetici diametralmente opposti. Caleidoscopicamente,
infatti, lo scrittore ha saputo rendere la molteplicità del reale
servendosi, accostandosi e superando diverse correnti letterarie.
Prima di tutte quella romantica, che lo accompagna dai primi anni
della sua vita, fino alle ultime creazioni letterarie che, anche se con
toni più sfumati, spaziano dall‟Estetismo fino a giungere al Realismo
obbiettivo e preciso di un cesellatore.
Il Romanticismo, che da mater litterarum fu la base della sua
formazione artistica e intellettuale, vide l‟emergere del Gustave più
cruento, più macabro, che da piccolo scrittore sorrideva
sarcasticamente al mondo, mostrando tutto il suo cinismo,
alimentato da un‟intensa carica di grottesco.
Nous étions, il y a quelques années, en province, une
pléiade de jeunes drôles qui vivions dans un étrange
monde, je vous assure. Nous tournions entre la folie et
le suicide. Il y en a qui se sont tués, d‟autres qui sont
mort dans leur lit, un qui s‟est étranglé avec sa cravat,
plusieurs qui se sont faitcrever de débauche pour chaser
l‟ennui. C‟était beau !2
2 Flaubert, G., Correspondance, II, Paris, Gallimard, 1973-2002. Lettre à Louise
Colet, novembre 1851, p. 327. Da questo momento in poi l‟opera sarà citata
come Corr.
8
A questo punto, quindi sembra più che lecito sostenere che la
personalità di Flaubert, così come la sua arte, siano i frutti di un
essere poliedrico e mai del tutto chiaro, sempre in divenire.
Riprendendo le parole di Giovanni Bogliolo «A ciascuno il suo
Flaubert»3 creiamo, pertanto, le fondamenta per un lavoro che andrà
a scardinare e ad analizzare i racconti giovanili del nostro.
Nella sua intera produzione, considerando anche quegli scritti
che da poco sono stati presi in esame, si possono percepire le
diverse sfumature di un uomo, di uno scrittore e a tratti di un
artista. Prima di giungere alla freddezza realista che lo fece
acclamare come maestro dai Naturalisti, il giovane Gustave ha
percorso molta strada. Fondamentali, per il suo apprendistato
letterario, sono stati gli anni del collegio, anni estremamente densi
dal punto di vista culturale, anni in cui si è accostato allo studio e
alla lettura disinteressata dei grandi classici e soprattutto dei poeti
romantici.
Flaubert attingerà sempre dai romantici, mascherando con toni
più tenui il colorismo grottesco e macabro negli anni maturi ed
esasperandolo nei suoi primi scritti. Un altro aspetto da non
sottovalutare, in cui Flaubert si è dimostrato pienamente coinvolto,
almeno nella sua fase artistica adolescenziale, è quello che investe il
ruolo dell‟intellettuale-artista romantico, pienamente incarnato in
lui, anche a livello formale e sociale.
L‟aspect le plus important du romantisme de
Flaubert, c‟est sa conception du rôle de l‟artiste dans la
3 Bogliolo, G., Introduzione a Flaubert, Opere, I, 1838-1862, p. XI, Milano,
Meridiani, Mondadori, 1997. Da questo momento in poi quest‟opera sarà
indicata come segue: Flaubert, Opere, I, II.
9
société. Flaubert plaça toujours l‟écrivain en marge de
la société et ne douta pas un instant que celle-ci
s‟opposât brutalement à l‟art. L‟art, inévitablement,
s‟oppose, lui aussi, à la société, constitue une sorte de
défi porté contre celle-ci. L‟artiste en retour, si on peut
dire, est persécuté par la société. Chez Flaubert, il
s‟agit d‟un véritable complexe de persécution4.
Lo scopo di questo lavoro sarà quindi quello di porre sotto la
lente indagatrice i diversi approcci dello scrittore al mondo della
creazione letteraria e le diverse influenze, opposte e a tratti nemiche,
che con arroganza si sprigionano, a volte contemporaneamente,
nelle sue opere. Wetherill dona particolare rilievo allo studio e alla
comparazione dell‟estetica classica e romantica flaubertiana
arrivando alla conclusione che:
Il est évident que l‟on ne pourrait pas qualifier de
classique l‟œuvre de Flaubert. Cette recherche
désespérée d‟un idéal à laquelle nous assistons dans
chacun de ses romans est bien plus romantique que
classique, que l‟auteur soit present ou non (…)
Flaubert est romantique parce que, assoiffé d‟idéal,
plein de nostalgie, il se trouvait en disproportion avec
son milieu et avec lui-même, l‟inspiration romantique de
ses œuvres est indéniable5.
Il giovane Flaubert che, cresciuto all‟ombra di un illuminismo
ormai morente, che trascinava dietro di sé idee ormai divenute
scarne, inizia negli anni del collegio ad accostarsi alle tematiche
romantiche che, con il tempo, compariranno con inflessioni sempre
meno puerili nei suoi scritti.
4 Wetherill, P. M., Flaubert et la création littéraire, Paris, Nizet, 1964, p. 103. 5 Ibidem, p. 99.
10
All‟influsso della rivolta romantico-nobiliare, in
chiave byroniana, si aggiunge la coscienza acuta della
contraddizione in cui si aggira la società borghese, alla
quale manca la fede negli ideali proclamati e la volontà
di attuarli6.
Il Flaubert collegiale è un ragazzo che si nutre delle lezioni
impartite in quegli anni dalla grande Scuola romantica europea. Uno
dei maestri al quale si accosta abbastanza precomente è Byron, che
a differenza degli altri, sarà una presenza costante non solo per il
giovane autore di Passion et Vertu, ma anche per il più maturo
creatore di Emma Bovary.
Nous dirons mieux, tout à l‟heure, quelle devotion
Byron lui inspira dès sa douzième année. Indiquons, dès
à présent, que, sous l‟influence du grand protestataire
anglais, Gustave se construit, à l‟âge où les autres
gamins ne pensent qu‟à leur billes, un véritable
mysticisme diabolique. Il croit en un dieu du mal, en un
Satan devenu le roi du monde après avoir réduit le
Christ à l‟impuissance, en un demiurge hostile à
l‟homme en général et que, pour sa part il méprise trop
pour le blasphemer (…)7.
L‟ancora inesperto lettore sarà in grado di leggere e
problematizzare, nonostante la sua età, anche la vocazione
romantica che, come le altre correnti di pensiero alle quali Gustave
si accosterà, sarà soggetta a lunghi studi, a paradossi e a divergenze
di pensiero. Esattamente come l‟autore del Don Juan, emblema del
Romanticismo Europeo e suo maestro intellettuale, il nostro si
6 Cento, A., La dottrina di Flaubert, Napoli, Liguori, 1962, p. 34. 7 Seillière, E., Le Romantisme des Réalistes, Gustave Flaubert, Paris, Plon, 1914, p. 54.
11
differenzierà dai Romantici tralasciando la concezione del sacerdoce
poétique, per accostarsi sempre più a un nihilisme di stampo, appunto,
byroniano.
Proprio questa tendenza alla personalizzazione del proprio stile
ci condurrà ad uno studio della discontinua e interminabile
evoluzione della sua scrittura.
Flaubert, de même, a couvert son “moi”. Il ne l‟a pas
ôté de son oeuvre. Il en est de la pudeur littéraire
comme de la pudeur physique. Le vêtement, fût-il de
bure comme une robe de nonne, ou de soie molle
comme un peignoir du matin, qui dérobe, les formes
fines et gracieuses d‟un corps de femme, les indique
encore, et trahit leur souplesse.
Le vêtement de phrases qui vêt la sensibilité d‟un
écrivain a, lui aussi, ses trahisons et ses indications8.
L‟influenza del Romanticismo, anzi, dell‟Ideale romantico, sul
giovane Flaubert, fu decisiva, soprattutto per il suo bisogno di
sensazioni forti, d‟intense emozioni, di sogni di vita, che tuttavia,
non saranno positivi e realizzabili per via di quello scontro con la
mediocrità del quotidiano che produrrà inevitabilmente una
lacerazione dolorosa. Da questa collisione, da questa non
accettazione della realtà banale e insignificante, nascerà il doloroso
contrasto, favorito anche da un‟educazione di stampo scientifico, tra
Romanticismo e Realismo, che porterà al nichilismo ma anche alla
grande penetrazione psicologica.
De fait, infatigablement et magnifiquement, ce qui
Flaubert a raconté, c‟est le nihilisme d‟âmes pareilles à la
sienne, toutes déséquilibrées et disproportionnées.
8 Bourgere, P., Essais de psychologie contemporaine, Paris, Gallimard, 1993, p. 81.
12
Mais à travers son destin il a vu le destin de beaucoup
d‟existences contemporaines, Ŕ et cela seul donne à ce
romantique torturé une place de grand psychologue9 .
Ebbene, un romantique torturé, un nihiliste affamé d’absolu il cui
pensiero impedisce, a lui ed anche ai suoi personaggi, di rassegnarsi
alla condizione ineluttabile della realtà. Il nichilismo flaubertiano
nasce, quindi, dal disincanto prodotto dalla vita che tuttavia non
concede mai allo scrittore la possibilità di una rinuncia all‟ingrata
fatica della letteratura. La sua originalità consiste nel fatto di essere
riuscito a conciliare, soprattutto nelle opere della sua maturità, il
Romanticismo della sua adolesenza, substrato culturale e storico in
cui era cresciuto, e la Scienza, altra base formativa indispensabile per
il suo sviluppo di uomo e di scrittore.
Gli scritti giovanili risulteranno, a questo punto, il fulcro della
nostra attenzione, perché è in essi che sarà contenuto il Flaubert
della maturità e l‟esoscheletro di alcune delle opere più significative
del periodo della sua completezza intellettuale. Motivo di analisi
saranno quindi Rage et Impuissance, del 1836, Quidquid Volueris e
Passion et Vertu, completati rispettivamente l‟8 ottobre e il 19
dicembre del 1837. Di conseguenza, passando ad un livello analitico
più profondo, il nostro studio si incentrerà sul raffronto puntuale
tra Passion et Vertu e Madame Bovary e sull‟individuazione degli
elementi romantici e realistici incastonati nelle due opere. Oltre agli
evidenti parallelismi legati alla rappresentazione dei personaggi e alla
loro caratterizzazione, step fondamentale sarà quello che prevederà
uno studio minuzioso dei temi romantici dell‟œuvre de jeunesse
riproposti nell‟opera del 1856.
9 Ibidem, p. 93.
13
Flaubert rifiuta il titolo ingombrante e riduttivo di caposcuola
del Realismo, sebbene sia stato spesso considerato tale anche dai
suoi contemporanei. È opportuno, comunque rilevare la presenza
importante, nella poetica e nelle modalità di scrittura dell‟ancora
adolescente scrittore, di considerevoli elementi ascrivibili ai principi
del Realismo: la volontà di raccogliere una documentazione quanto
più precisa e scrupolosa sull'oggetto da rappresentare al fine di
“mostrare la natura così com'è”; l'accento posto sulla riflessione,
sull'elaborazione consapevole e tenace in contrapposizione ai
concetti romantici di ispirazione e genio; la teorizzazione
dell'impassibilità, del distacco dello scrittore-osservatore rispetto
alla materia narrata (ancora acerba in questa fase). Quest'ultimo
punto, di fondamentale importanza, rientrerà nella cosiddetta
“teoria dell'impersonalità”, che sarà formulata da Flaubert, insieme
a quella del “punto di vista multifocalizzato”, negli anni della sua
maturazione letteraria: l'autore, rinunciando a giudizi e commenti
diretti, deve ritirarsi e lasciar parlare i fatti, “être comme dieu dans
l‟univers, présent partout et visible nulle part”10. Tuttavia emerge in
tutte le opere di Flaubert, anche quelle pienamente ascrivibili a
queste teorie e che descrivono la banalità del quotidiano, una
tensione riconducibile ad una sensibilità romantica mai del tutto
repressa, che si esprime nella trasfigurazione e nella
metaforizzazione della realtà.
Interessante e fruttifero si rivelerà lo studio simmetrico delle due
eroine, Mazza Willer ed Emma Bovary. Da considerarsi
protagoniste pienamente romantiche, anche se appartenenti a due
fasi diverse della maturazione artistica dello scrittore, esse danno
10 Corr., II, Lettre à Louise Colet, 9 décembre 1852, p. 204.
14
vita ad opere in cui appare ancora più evidente l‟adesione al
Romanticismo, o comunque una chiara partecipazione, anche se
involontaria, al clima culturale di quegli anni.
Donne donchisciottesche11 che confondono spesso il “principio di
realtà” con “quello del piacere”12, estremamente legate da una rete
fittizia di illusioni folli e romanticamente aggressive, che, come
Djalioh e il dottor Ohmlin13, andranno incontro ad un‟amara verità
a cui inizialmente tenteranno di ribellarsi, ma che poi le
sommergerà rendendole artefici della loro stessa fine. Mazza ed
Emma sono assimilabili quasi pienamente a Don Chisciotte, un
personaggio che vede il mondo con uno sguardo fittizio e sogna
per sé una realtà differente dalla sua, ma impossibile, la stessa
11 Ovviamente si fa riferimento all‟eroe della Mancha creato da Miguel de
Cervantes. Il titolo dell‟opera, pubblicata in due volumi, rispettivamente nel
1605 e nel 1615, è El ingeñioso hidalgo Don Quixote de la Mancha. 12 Freud parte dal presupposto che ogni atto umano sia inconsciamente
indirizzato a un appagamento del desiderio. L‟essere umano ha in sé tre
elementi fondamentali. Alla nascita in lui è presente solo l‟Es, sede delle
pulsioni più aggressive e innate, che Freud identifica come Eros (pulsione di
vita) e Thanatos (pulsione di morte). Con la crescita, la società e i
condizionamenti esterni iniziano la costruzione dell‟Io, che diverrà Super Io
quando avrà acquisito valori e coscienza morale. Il disagio e il senso di
insoddisfazione nell‟uomo, secondo Freud e le sue teorie, sono dovuti alla presa
di coscienza dell‟impossibilità da parte dell‟uomo di soddisfare i suoi desideri
(principio di piacere) e dal conseguente obbligo morale a sottostare a leggi
precostuite, indispensabili per la connivenza sociale (principio di realtà). Dunque,
l‟unico modo per sfuggire al dolore e all‟insoddisfazione è quello della
sublimazione degli impulsi dell‟Es, una sorta di canalizzazione di tutti quegli istinti
primari in qualcosa di socialmente accettabile. Emma Bovary, e prima ancora
Mazza Willer, sembrano essere due vittime del principio di realtà, contro il
quale irrimediabilmente si scontrano facendo svanire il velo di illusioni e rêverie
che le teneva legate a una realtà fittizia. 13 I protagonisti di altre due opere giovanili di Flaubert che saranno analizzate in
questo elaborato: Quidquid Volueris e Rage et Impuissance.
15
situazione che, appunto, si presenta per Emma, femme mal mariée
che trascorre la sua vita aspettando un futuro ricco ed emozionante
che però non riuscirà mai ad ottenere. I due personaggi hanno
numerose affinità, ma, mentre Emma e Mazza cederanno
all‟angoscia causata dalla consapevolezza della velleitarietà delle
loro rêveries e si abbandoneranno alla propria quotidianità, Don
Chisciotte deciderà di reagire intraprendendo un viaggio destinato
a soddisfare le sue ambizioni. Egli, considerato pazzo, sarà
costretto a rinunciare alla sua nuova vita per tornare alla
quotidianità casalinga, che lo porterà ad ammalarsi. Le due
differenti reazioni all‟insoddisfazione dei protagonisti, li porteranno
però verso una fine comune: una grave depressione che ne causerà
la morte, cercata disperatamente dalla signora Bovary ed aspettata,
altrettanto tristemente, dal comico cavaliere errante.
L‟essere stati sempre fuori dall‟inganno, o averlo
subito tutto, finiscono col portare l‟uomo alla stessa
conclusione: per colui che vive avvolto nel velo
variopinto dell‟illusione, la vera forza che lo governa
è il destino e l‟unico approdo la morte14;
Certamente una rappresentazione di questo tipo deve
presupporre una base romantica o, per lo meno, un‟intelaiatura
che, in qualche modo, si accosti a quella visione del mondo e del
personaggio tipicamente byroniana. Questo tipo di struttura è
visibile in modo netto nelle opere adolescenziali dello scrittore e
14 Maranini, L., Visione e personaggio secondo Flaubert ed altri studi francesi, Padova,
Liviana Editrice, 1959, p. 43.
16
riesce ad emergere, nonostante i cambiamenti stilistici, anche nelle
opere della maturità.
Uno dei grandi problemi di Flaubert artista, anche
se non il solo, era di immettere direttamente nella
sua prosa le illusioni-visioni dei suoi personaggi. Allo
scrittore non spettava più di descrivere il mondo o la
realtà secondo la luce della propria personale
coscienza; dovevano essere la visione dei suoi
personaggi, gli inganni dei loro sensi derivanti dalle
loro condizioni interiori a dirci di loro, a
rappresentare quel che essi erano e come sentivano15.
Sebbene con gli anni si affacci, nell‟evoluzione stilistica di
Flaubert, una nuova istanza narrativa, quella del Realismo, non va
sottovalutato il terreno sul quale cresce questa nuova forma di
espressione letteraria. Il Romanticismo, infatti, resterà
intrinsecamente radicato nello scrittore e fornirà molteplici punti di
partenza per uno studio sistematico di quelle tematiche che,
nonostante tutto, perseverano negli scritti giovanili e della maturità.
Per questa ragione ci si appresterà innanzitutto ad un‟analisi
dettagliata dei frammenti contententi accenni tipicamente
romantici al grottesco, alla morte, al riso, alla natura e alla
passionalità sfrenata e aggressiva di Quidquid Volueris e Rage et
Impuissance, successivamente invece, ci si accosterà ad uno studio
comparativo, sempre volto al disvelamento di queste tematiche, tra
Passion et Vertu e Madame Bovary.
È assai evidente che, sforzandosi, con Madame Bovary, di
abbandonare la sua invincibile tendenza al lirismo di stampo
17
romantico, e di adottare un nuovo approccio stilistico, Flaubert si
ritrova, a distanza di anni, a ripercorrere, forse in modo inconscio,
il percorso tematico che già uno dei suoi primi personaggi aveva
compiuto e dunque, rimette in scena una storia imperniata su un
velleitario desiderio di assoluto che pone all‟interno del suo raggio
d‟azione colori forti mossi dalla sensualità e dalle brame mistiche
più passionali. In effetti, scorrendo per sommi capi la tragedia della
passione di Emma, sembra ripercorrere quella, ancora più noir,
della sciagurata Mazza e, allo stesso tempo, sembra rivedere, nel
macabro e grottesco cinismo che precede la tragica presa di
coscienza di Emma, il riverbero di un riso quasi folle, diabolico e
dissacratorio, lo stesso che anni prima aveva caratterizzato i
protagonisti di Quidquid Volueris e Rage et Impuissance.
L‟esito finale di questo studio sarà, quindi, quello di porre in
evidenza la capacità creatrice multitematica e multistilistica dello
scrittore, che vede l‟alternarsi e l‟evoluzione in lui di due istanze
apparentemente contrapposte, quella fantastico-romantica e quella
critico-realista. La base di questo lavoro sarà il prodotto dello studio
di quei souvenirs de jeunesse che, nel maturo Flaubert réaliste, saranno
più che evidenti e che nelle pagine del giovane e romantique Gustave
saranno reperibili nonostante i tratti più o meno nascosti e le
frequenti abnegazioni dell‟autore, come quella della lettera del 4
giugno 1857 indirizzata a un lettore ardennate che gli chiede quali
siano le fonti di Madame Bovary.
Non, monsieur, aucun modèle n‟a posé devant moi.
Madame Bovary est une pure invention. Tous les
15 Ibidem, pp. 44-45.
18
personnages de ce livre sont complètement imaginés, et
Yonville-l‟Abbaye lui-même est un pays qui n’existe pas,
ainsi que la Rieulle, etc. Ce qui n‟empêche pas qu‟ici, en
Normandie, on n‟ait voulu découvrir dans mon roman
une foule d‟allusions. Si j‟en avais fait, mes portraits
seraient moins ressemblants, parce que j‟aurais eu en
vue des personnalités et que j‟ai voulu, au contraire,
reproduire des types.
C‟est un des plus douces joies de la litérature,
Monsieur, que d‟ éveiller ainsi des sympathies
inconnues16.
Di fondamentale rilievo sarà, in conclusione, l‟indagine
profonda sulla connivenza romantico-realistica e soprattutto sui
grandi temi del Romantisme Noir, che spaziano dal macabro (e quasi
orrifico) al grottesco. Temi che paradossalmente saranno
riscontrabili, come già detto, anche se con tinte meno forti e
cruente, nelle opere della maturità.
16 Corr., II, Lettre à Emile Cailteaux, 4 juin 1857, p. 728.
19
CAPITOLO PRIMO
TRA ROMANTICISMO E REALISMO:
IL PRIMO FLAUBERT
« (...) le grotesque de l'amour m'a
toujours empêché de m'y livrer.
J'ai quelquefois voulu plaire à des
femmes, mais l'idée du profil étrange que
je devais avoir dans ce moment-là me
faisait tellement rire que toute ma volonté
se fondait sous le feu de l'ironie intérieure
qui chantait en moi l'hymne de
l'amertume et de la dérision » 17.
Molto spesso l‟opera di un artista si pone come chiave di
volta tra l‟artista stesso e l‟ambiente socio-culturale in cui egli è
immerso. Parlando di Flaubert questo risulta ancora più
manifesto se si considera la sua posizione borderline tra due
epoche letterarie di rivoluzioni stilistiche e metodologiche in
ambito artistico-letterario, quelle compiute dal Romanticismo e
dal Realismo. Considerando che i confini di tutte le correnti
letterarie ed artistiche sono stati, sono e saranno sempre
17 Corr., I, Lettre à Louise Colet, 9 août 1846, p. 286.
20
sfumati, si può avanzare l‟idea che la grande architettura del
romanzo realista sia a tutti gli effetti una creazione del
Romanticismo, malgrado l‟opposizione che si pensa ci sia tra i
due. Le radici del romanzo realista affondano nel terreno in cui
crescono il gusto per il concreto e la curiosità per le questioni
umane e sociali, che concernono il rapporto tra individuo e
società.
Flaubert compone le sue prime opere, prima di giungere a
una tale coscienza del mondo, nell‟epoca in cui si manifesta il
tramonto del Romanticismo sentimentale e si da avvio all‟alba di
un nuovo Romanticismo: quello definito da Cento frenetico18,
riafferrando probabilmente le parole del rouennese di Quidquid
Volueris:
La passion chez lui devait être rage et l‟amour une
frénésie. Les fibres de son cœur étaient plus molles et
plus sonores que celles des autres; la doleur se
convertissait en des spasmes convulsifs et les
jouissances en voluptés inouïes19.
La letteratura, in questo periodo, si ribella contro la borghesia
e la nega radicalmente, per aprirsi ad orizzonti del tutto diversi.
Orizzonti che saranno meta del giovane Flaubert. Bourgeois è il
mondo reso schiavo e modificato dall‟uomo, che si contrappone
alla Natura, lottando contro di essa. Questa è la ragione per la
quale Flaubert gioirà sempre quando osserverà la Natura
prendere il sopravvento e distruggere l‟opera umana e quando
18 Cento A., La dottrina di Flaubert, p. 38. 19 O. J., Quidquid Volueris, études psycologiques, III, p. 249.
21
assisterà a un éternel beau rire, le rire éclatant de la nature sur le squelette
des choses 20.
Il Gustave adolescente odia l‟uomo razionale (il Bourgeois), che
si serve della ratio, strumento ingannevole e falso e predilige, al
contrario, l‟uomo prossimo all‟animalità, fatto di passioni, istinti
e Natura, non ancora corrotto dall‟intelletto subdolo. Come
sostiene Cento, scrivendo delle prime evoluzioni letterarie,
“politiche” ed emotive del giovane Gustave:
La sua crisi fu straordinariamente precoce;
il passaggio dall‟ingenua fede democratica della
fanciullezza al nichilismo è da situare nel ‟36, quando, a
partire dai suoi quindici anni, ha inizio il Flaubert petit
romantique, frenetico e ribelle21.
Il Flaubert adolescente potrebbe collocarsi, quindi, con la
dovuta cautela nell‟uso del termine, nei così definiti petits
romantiques 22, intellettuali accomunati da mezzi espressivi che si
rifanno in qualche modo al Romanticismo nero, che
partoriscono dalle loro penne racconti orripilanti a base di
torture, omicidi, suicidi, donne violate e maledizioni, quasi
sempre ambientati in atmosfere lugubri a cui fa da sfondo da un
lato una forza generatrice triste e malinconica, dall‟altro una
Natura accesa, irruenta e potente, che quasi si impossessa
dell‟uomo e delle sue facoltà.
20 Flaubert, Par les champs et par les grèves, Paris, Conard, 1927, III, pp. 45-80.
Da questo momento in poi l‟opera verrà citata come segue : Par les champs et par
les grèves. 21 Cento A., La dottrina di Flaubert, p. 38. 22 Ibidem, pp. 22-27.
22
La denominazione Petits Romantiques riguarda una corrente
letteraria abbastanza precisa, il dandysmo fosco ed esasperato di
alcuni poeti degli anni 1830-1840, respinti dalla cultura ufficiale,
privi a lungo di cittadinanza nelle storie letterarie, poi rivalutati,
specialmente ad opera dei Surrealisti. Col termine di Dandys
venivano designati gli scrittori dei Romanticismo francese
appartenenti ad alcuni gruppi di dissidenti, in genere subalterni
delle nuove generazioni romantiche francesi (i Petits Romantiques,
appunto), che nella rapida ascesa della borghesia vedono
irrealizzati i loro ideali di libertà totale, esprimono violentemente
il loro disgusto, reclamano più spazio nel clima asfissiante del
conformismo borghese, che vela ipocritamente le più
materialistiche aspirazioni. Infatti, il dandysmo (nato in Inghilterra
come moda vestimentaria ed estetica) si accordava con lo
scetticismo e l‟ironia insolente che facevano disprezzare a questi
scrittori il conformismo borghese, in nome di un‟arte più libera
che riuscisse a conservare la spinta rivoluzionaria ed irrazionale
del Romanticismo. Non si tratta di geni incompresi, ma di casi
interessanti, personaggi poetici di primo piano, la cui originalità
sta nella situazione ideologica e nella concezione della poesia e
della vita. Il loro repubblicanesimo è radicale ed esistenziale:
riguarda la pianta Uomo e non le sue possibili espressioni e
combinazioni sociali. Essi per libertà intendono anche quella di
poter guardare con chiarezza, fuori delle proibizioni
moralistiche e borghesi, nel fondo torbido dell‟animo e
dell‟istinto, e di tentare di superare i limiti stessi della condizione
umana. Il potere politico c‟entra poco: è un falso scopo,
semmai. È il potere divino che è in causa. Questi révoltés non
23
sono degli atei, ma hanno bisogno di un oggetto per la loro
vendetta contro la condizione umana. La voluttà è nella
maledizione, nella bestemmia, nella sfida, non nella negazione.
Essi hanno naturalmente oscillazioni, ripensamenti, ritorni,
passano dal fascino del nulla alla crisi mistica; ma la loro rivolta
perderebbe, per loro stessi, tutto il suo senso, e la sua virulenza
oltraggiosa, se non potesse abbattersi contro un ostacolo. Si
potrebbe dire con un paradosso Ŕ e i Petits Romantiques amavano
i paradossi -, che se Dio per loro non fosse esistito, lo avrebbero
inventato. Il loro sforzo è nel tentare, non nel riuscire. Il
fallimento è scontato, ma l‟impresa ha le sue ebbrezze, le sue
vertigini: l‟Uomo, e l‟Artista, vi può almeno riaffermare,
dialetticamente, e quindi satanicamente, la sua essenza, la sua
individualità, contro il Principio unico, immutabile, anzi crudele,
malvagio. Prevale in ognuno, dopo un breve periodo, quasi di
rivolta puberale, un senso di frustrazione, di abbandono. Lo
spirito di distruzione da cui sono animati finisce spesso col
risolversi in autodistruzione. Il suicidio, che essi esaltano o
affrontano, è per loro più di un atteggiamento romantico, o di
un motivo letterario: è un atto di lucida rinuncia, di
responsabilità totale. E‟ la suprema presa di coscienza della
libertà che ciascuno ha di disporre della propria vita. E‟ anche
l‟estrema sfida lanciata non solo agli altri uomini, alla società, ma
a Dio, al Destino. Questa tentazione del nulla si manifesta
talvolta in fantasticherie ironiche, o di vero humour noir.
I temi frenetici, che caratterizzano le opere dei Petits
Romantiques, non solo corrispondono ad un atteggiamento di
sfida verso la società borghese, ma anche ad una volontà di
24
rivestire il linguaggio di una potenza letteralmente profanatrice:
profanatrice anzitutto nel senso religioso del termine (la
bestemmia e la canzonatura verso le cose sante) ma anche nei
riguardi della vita intera, con la rappresentazione di scene di
stupri, suicidi, uccisioni e crudeltà, come possiamo ampiamente
constatare analizzando i già citati racconti adolescenziali di
Flaubert. Per la loro volontà di profanare il linguaggio letterario,
che, in fin dei conti, è il loro principale strumento di rivolta, i
Surrealisti hanno riconosciuto nei Petits Romantiques i precursori
di un‟arte mirata alla disintegrazione del reale e alla proiezione
dell‟uomo nelle contrade dell‟impossibile, che si traduceva in un
linguaggio anch‟esso “surreale”.
Ma, nonostante le tecniche espressive molto simili a quelle
adottate dagli scrittori del Romanticismo noir, molto evidente
appare il cambiamento di Flaubert che, partendo proprio da
queste concezioni letterarie, si evolverà creando uno stile e
modellando un pensiero intellettuale diverso da quello
romantico, anche se in modo evidente suo frutto. Per ciò che
concerne l‟accento emotivo, in effetti, si nota una vera e propria
inversione di rotta della “rivolta” romantica: da quella letteraria
si passa a quella esistenziale. Singolare ed estremamente
redditizio risulterà lo studio dell‟evoluzione intellettuale e
stilistica del nostro, nel corso della sua creazione. Come sostiene
anche René Descharmes parlando delle opere della giovinezza di
Flaubert:
25
Sa jeunesse contenait l‟explication de toute son
existence, comme ses premières compositions littéraires
le germe de ses futurs chefs-d‟œuvres23.
Di fondamentale importanza figurano le opere giovanili, in
cui quasi con arroganza, emerge l‟influenza delle letture
romantiche e anche una velata adesione al movimento stesso,
che già dagli anni „20 dell‟ottocento iniziava a pulsare nel cuore
della Francia. Le tematiche che Flaubert prenderà in prestito dai
suoi colleghi romantici saranno molteplici e si svilupperanno in
direzioni diverse, arrivando anche al grottesco e all‟ironia più
nera, e sono principalmente: i temi della morte, del desiderio,
dell‟amore, dell‟inconsistenza dei sogni e di quelle rêverie che si
manifestavano sempre e in modi improvvisi nei suoi personaggi.
Proprio di rêve, in effetti, parla Guy Sagnes esponendo le sue
concezioni sulle Œuvres de jeunesse del nostro:
Un roman de Flaubert est toujours l‟histoire d‟un
rêve24.
A soli nove anni, lo stesso Flaubert, in una lettera indirizzata
al suo amico e confidente Ernest Chevalier25 propone:
23 Descharmes R., Flaubert: sa vie, son caractere et ses idées avant 1857. 24 Sagnes, G., O. J., Préface, p. XI.
25 Dottore in diritto, Ernest Chevalier, fece carriera nella magistratura, al temine
della quale, nel 1870, intraprese la strada della politica essendo eletto prima
consigliere generale e sindaco di Chalonnes-sur-Loire e poi, nel 1886, deputato del
partito conservatore di Maine-et-Loire. Morì nel corso del suo mandato. Fu
l‟amicizia appassionata col nostro che lo fece passare ai posteri. Egli conobbe
Flaubert quando, come suo collega, si trovava al collegio di Rouen. Questa forte
amicizia si dissolverà dopo il matrimonio di Ernest, nel 1850. Il corpus di lettere
26
Si tu veux nous associers pour écrire moi, j‟écrirait
des comédies et toi tu écriras tes rêves26.
Dunque, già dalla sua prima giovinezza emerge
quell‟interferenza fra la sua arte e la sua vita, che lo spinge in
dimensioni allucinatorie fatte di rêverie, di visioni alimentate da
un profondo e ancora immaturo spirito romantico e quindi
rêveur. Egli, insieme a Baudelaire, avrà il merito di approfondire e
di arricchire il Romanticismo, ma nello stesso tempo, la genialità
di superarlo.
Nonostante la sua inclinazione al sogno, all‟eccentricità e alle
tematiche nere e grottesche tipicamente romantiche, Flaubert
porta con sé, già dalle sue prime opere, una forte inclinazione al
vero e alla realtà, vista in tutti i suoi aspetti, da quelli più sublimi
a quelli più grotteschi, bestiali, degradati e degradanti. La sua
capacità di guardare alle cose come ad oggetti mutevoli e sempre
variabili gli permetterà di scoprire il grottesco insito in ogni
azione umana, la Bêtise, i limiti della conoscenza e la Fatalité che
governa e influenza ogni singolo avvenimento. La Bêtise sarà un
elemento costante nella produzione del nostro e lo
accompagnerà fino alla sua maturità. Egli stesso la definirà come
uno dei suoi ennemi intime :
Vous me parlez de la Bêtise- générale mon cher ami.
Ah ! Je la connais, je l‟étudie. C‟est là l‟ennemi. Il n‟y a
pas d‟autres ennemi. Je m‟acharne dessus dans la mesure
che li coinvolge è cospicuo e prende avvio nel 1830. In esse Flaubert esalta le
loro idee, espone le sue fantasie e i suoi progetti, coinvolgendolo attivamente.
26 Corr., I, Lettre à Ernest Chevalier, 1er janiver 1831, p. 4.
27
de mes moyens. L‟ouvrage que je fais pourrait avoir
comme sous-titre « encyclopédie de la bêtise humaine »27.
Egli trascorre la vita a studiare e a ricercare la stupidità
dell‟essere umano e più volte la mette in scena, come prima
attrice, sul palcoscenico dei suoi romanzi. A tal proposito, in
una lettera indirizzata a Louis Bouilhet dice:
La bêtise n'est pas d'un côté et l'esprit de l'autre. C'est
comme le vice et la vertu. Malin qui les distingues28.
Flaubert dipinge spesso nei suoi primi scritti, oltre alla già
citata bêtise, quel grotesque triste che spesso muta in tragico e amaro
quando subentra il gusto comico e ironico, che dona un quadro
del mondo atroce e spietato:
Le grotesque triste a pour moi un charme inouï ; il
correspond aux besoins intimes de ma nature
bouffonnement amère.
Il ne me fait pas rire, mais rêver longuement. Je le
saisis bien partout où il se trouve et comme je le porte
en moi, ainsi que tout le monde ; voilà pourquoi j'aime
à m'analyser. C'est une étude qui m'amuse29.
Fortemente influenzato da tutto ciò che lo circonda, Flaubert
riesce a penetrare nelle zone d‟ombra della realtà restituendo al
lettore un‟immagine veritiera e polisemica della natura umana. Si
può parlare, quindi, di una duplice inclinazione flaubertiana: da
un lato abbiamo una componente “fantastico-romantica” e
27 Corr., V, Lettre à Raoul-David, 13 février 1879, pp. 534-535.
28 Corr., II, Lettre à Louis Bouilhet, 1er août 1855, pp. 585-586.
29 Corr., I, Lettere à Louis Colet, 21-22 août 1846, p. 307.
28
dall'altro abbiamo un elemento “critico-realista” che si espande
dal vero al sogno. Considerevole è la densità del legame (che in
seguito verrà analizzato) tra sublime-grottesco e riso-morte che
assiduamente nasce nei primi componimenti, per poi morire
nelle sue opere più mature in vere e proprie forme di
allucinazione, come avviene, a tratti, in Madame Bovary o in
Beuvard et Pecouchet. Flaubert, però, compie un passo in avanti
rispetto ai suoi colleghi e modelli romantici. Egli evolve il
concetto di “tragico” e lo trasforma in “grottesco”, o come
sostiene egli stesso, in hideux:
La hideur dans les sujets bourgeois doit remplacer le
tragique qui leur est incompatible30.
Inoltre, questo particolare riferimento alla tragedia e al tragique
permette di intravedere un nuovo tipo di scrittura e di cultura.
La letteratura e la cultura nel periodo storico in cui Flaubert
muove i primi passi, di uomo e di scrittore, diviene sempre più
un “prodotto”, un “bene” fornito al mondo borghese dalla
grande “industria” del romanzo e dell‟intrattenimento, una
“merce” che abbandona per sempre le stanze dorate delle grandi
corti e dei castelli aristocratici per gettarsi nel mondo e nella vita
concreta. La tragedia, tradizionalmente, aveva il compito di
rappresentare solo temi aulici e personaggi aristocratici, quindi si
adattava poco alla nuova classe dominante, quella borghese che
si era fatta da sé e che non possedeva titoli o notabilità
sanguigne, per questo, forse, era necessario, per Flaubert,
puntualizzare un nuovo genere entro il quale racchiudere la sua
29
tragédia bourgeoise, incompatible con quella tradizionale. Quindi, la
nuova tragedia borghese sarà rappresentata dalla storia di una
mal mariée di provincia che si uccide dopo alcune deludenti
esperienze amorose, tragedia che acquista il valore di paradigma
dell‟insoddisfazione piccolo-borghese, la cui protagonista,
donna ingenua guastata dalle cattive letture, vittima della
superficialità delle sue ambizioni e della grettezza e
dell‟indifferenza del mondo circostante, si tramutava in uno dei
più suggestivi ed enigmatici personaggi della letteratura
moderna, una sorta di don Chisciotte romantico e insieme di
Fedra31.
Nonostante questi radicali cambiamenti sociali che, partendo
da queste nuove concezioni borghesi modificarono il sistema
culturale e artistico di riferimento, non bisogna trascurare che
l‟Ottocento, dal punto di vista culturale, sembra essere molto
attivo e rigoglioso. In questi anni, difatti, si raggiunge un (più o
meno) stabile livello di alfabetizzazione, si diffonde la stampa, la
letteratura diviene di consumo, appaiono numerose riviste e
soprattutto i romans feuilleton che rappresentano una vera e
propria conquista dal punto di vista storico e sociale per le
nuove classi in ascesa. Flaubert, come i fratelli de Goncourt,
sarà profondamente disgustato da questa “democratizzazione
della produzione artistica e letteraria”32 e questa sua tendenza
sarà pienamente visibile nelle sue opere mature, come Madame
Bovary, in cui il nostro, oltre a ironizzare sulle tendenze ipocrite e
30 Corr., II, Lettre à Louis Colet, 29 novembre 1852, p. 469.
31 Si fa riferimento alla tragedia di Racine, opera in cinque atti del 1677. 32 Macchia, G., La letteratura francese. Dal romanticismo al simbolismo, pp. 123-154.
30
sulla letteratura di consumo, si servirà di descrizioni ampie e
superflue dal punto di vista narrativo (memorabile quella del
berretto di Charles nelle prime pagine) per voler giustificare un
punto di vista estetico ed élitaire dell‟arte, in contrapposizione
alla mercificazione e al capitalismo che rende Arte ciò che è
utile. Da questo punto in poi inizierà a intravedersi in Flaubert
l‟alba di una nuova tendenza che supererà, forse, anche il
realismo: l‟Estetismo.
Son concept du beau, inspiré d‟abord des theories
de Cousin, s‟était rapidement transformé et denature
dans son essence au point de se definer bientôt
exclusivement comme le contraire du pratique, de
l‟utile33.
Gli scritti giovanili, ancora quasi totalmente estranei a quelle
propensioni, rappresentano un criptico rebus, attraverso il quale
è possibile comprendere, anticipare o svelare movenze, trame e
stili che saranno poi ripresi in quelle opere della maturità, oggi
considerate archetipi delle nuove percezioni artistiche e letterarie
del XIX secolo. Sebbene la posizione del Flaubert adolescente
sia ben diversa da quella che il rouennese assumerà in età adulta,
Flaubert attingerà spesso alle esperienze e agli scritti della sua
giovinezza, modificandoli e adeguandoli alle nuove tendenze
letterarie e stilistiche che si affacceranno nella sua scrittura. Egli
modellerà i suoi primi racconti come se fossero imprigionati
dans un bloc de pierre34 da levigare e da cui scrostare le parti in
33 Dumesnil, M. R. e Descharmes, R., Autour de Flaubert, Paris, Mercure de
France, 1912, vol. I, p. 294. 34 O. J., Mémoires d’un fou, XVIII, 1837, p. 502.
31
eccesso, per svelare la vera essenza delle sue sculture e un palese
esempio risulterà Madame Bovary, concepito da un racconto
risalente al 1837, Passion et Vertu, a sua volta tratto da un
episodio di cronaca riportato sulla Gazette des Tribunaux35. Così,
come asserisce in una lettera a Louise Colet, egli possiede una
duplice identità letteraria, che si snoda tra passato e presente:
J'ai eu deux existences bien distinctes… Ma vie
active, passionnée, émue, pleine de soubresauts opposés
et de sensations multiples, a fini à vingt-deux ans. À
cette époque, j'ai fait de grands progrès tout d'un coup ;
et autre chose est venu36.
La sua doppia essenza letteraria sfocia, quindi, in un
irrefrenabile romanticismo che, in qualche modo, sa abilmente
fondersi con la realtà e con quella rappresentazione del mondo
tipicamente realista.
Il y a en moi, littérairement parlant, deux
bonshommes distincts : un qui est épris de gueulades,
de lyrisme, de grands vols d‟aigle, de toutes les sonorités
de la phrase et des sommets de l‟idée ; un autre qui
fouille et creuse le vrai tant qu‟il peut ; qui aime à
accuser le petit fait aussi puissamment que le grand, qui
voudrait vous faire sentir presque matériellement les
choses qu‟il reproduit ; celui-là aime à rire et se plâit
dans les animalités de l‟homme37.
35 Era un quotidiano parigino che trattava soprattutto episodi di cronaca nera.
Flaubert avrebbe attinto da un articolo del 4 ottobre 1837, intitolato La Moderne
Brinvilleres, per la stesura del suo racconto Passion et Vertu. 36 Corr., I, Lettre à Louis Colet, 31 août 1846, p. 322.
32
In Madame Bovary Flaubert raggiungerà una piena
consapevolezza artistica e riuscirà a celarsi dietro le quinte della
sua tragedie e dei suoi personaggi38, ma è bene non dimenticare
l‟arduo percorso che ha dovuto affrontare per conseguire a pieni
titoli questa freddezza chirurgica.
Nel periodo delle sue opere giovanili Flaubert non è ancora
arrivato a quello stile che gli permetterà di conciliare il sublime e
il grottesco con la realtà. Il grottesco per Flaubert, così come per
Baudelaire, è un qualcosa che va aldilà del comico ordinario e
che scatena un riso senza contraddizioni. Esso, quindi,
rappresenta il comico assoluto, o l‟umorismo nero, ed è una
sorta di chiave interpretativa per l'intera esistenza umana. Come
esprime egli stesso:
Ce qui m'empêche de me prendre au sérieux,
quoique j'aie l'esprit assez grave, c'est que je me trouve
très ridicule, non pas de ce ridicule relatif qui est le
comique théâtral, mais de ce ridicule intrinsèque à la vie
humaine elle-même, et qui ressort de l'action la plus
simple ou du geste le plus ordinaire39.
I racconti giovanili e le pièces teatrali di Flaubert vennero
composti a Rouen a partire da quando il nostro era appena
tredicenne. Flaubert, in questa fase, è fortemente condizionato
dai suoi contemporanei e, come loro, è romantico.
37 Corr., II, Lettre à Louise Colet, 2 juin 1853, pp. 343-344. 38 Corr., II, Lettre à Louise Colet, 1-2 octobre 1852, pp. 165-166 « Où est la limite
de l'inspiration à la folie, de la stupidité à l'extase ? Ne faut-il pas pour être artiste voir tout
d'une façon différente à celle des autres hommes ? L'art n'est pas un jeu d'esprit ; c'est une
atmosphère spéciale ». 39 Corr., I, Lettere à Louis Colet, 21-22 août 1846, p.p. 307-308.
33
Jean Bruneau40 ha suddiviso la produzione giovanile
flaubertiana in tre cicli che si susseguono fine al 1842: storico,
filosofico e autobiografico. Quello storico si colloca a ridosso
dell‟esperienza scolastica. In questo periodo il nostro scrittore
sviluppa le sue letture in direzione di quel Romanticismo
storico, filosofico e sociale che si stava affermando proprio in
quegli anni, attualizzandolo in un dramma e in cinque racconti
che dipingono episodi cruenti e drammatici ambientati, come
impone la tradizione romantica, in una Italia remota e in una
misteriosa Spagna medievale e del Cinquecento. Quello
filosofico comprende dei racconti che si accostano molto alla
concezione di Balzac, che “denuncia le devastazioni prodotte
nell‟individuo dalla passione, ma al tempo stesso glorifica la
presenza nell‟uomo del desiderio”41, come Un parfum a sentir,
Quidquid Volueris, Rage et Impuissance e Passion et Vertu, che è
ritenuto, come si è già detto, una vera e propria anticipazione di
Madame Bovary,
non tanto perché racconta una storia di adulterio e di
suicidio, qui peraltro presentati come termini estremi di
una vicenda che passa anche attraverso l‟uxoricidio e
l‟infanticidio, ma perché trasforma la colpevole in una
vittima della passione, oppressa da un marito mediocre
e ferita da un amante pusillanime42.
L‟acmé romantica sarà toccata quando il nostro si addentrerà
nelle forme più profonde del Romanticismo europeo, quello
40 Bruneau, J., Les débuts littéraires de Gustave Flaubert 1831-1845, Paris, Armand
Colin, 1962.
41 Scaiola, A. M., Il romanzo francese dell’Ottocento, Bari, Laterza, 2008, p. 53. 42 Bogliolo, G., Introduzione a Flaubert, Opere, I, 1838-1862, p. XXIV.
34
nero, che spazia dal sublime al bizzarro più cinico e ironico e
che si fonda su un insaziabile desiderio di infinito, che pone le
sue basi in una più oscura e radicata consapevolezza di una
Fatalité che rende ogni azione umana velleitaria. In questa fase,
lo scrittore conoscerà il desiderio romantico e i limiti
dell‟umano, che inevitabilmente, riversandosi nella scrittura,
condurranno allo scetticismo e a una profonda disillusione che
potrà essere esorcizzata solo mediante un riso grottesco e
liberatorio.
Seulement, je vais mettre sur le papier tout ce qui me
viendra à la tête, mes idées avec mes souvenirs, mes
impressions, mes rêves, mes caprices, tout ce qui passe
dans la pensée et dans l'âme, - du rire et des pleurs, du
blanc et du noir, des sanglots partis d'abord du cœur et
étalés comme de la pâte dans des périodes sonores, - et
des larmes délayées dans des métaphores romantiques.
Il me pèse cependant à penser que je vais écraser le bec
à un paquet de plumes, que je vais user une bouteille
d'encre, que je vais ennuyer le lecteur et m'ennuyer moi-
même ; j'ai tellement pris l'habitude du rire et du
scepticisme qu'on y trouvera, depuis le commencement
jusqu'à la fin, une plaisanterie perpétuelle, et les gens qui
aiment à rire pourront à la fin rire de l'auteur et d'eux-
mêmes43.
Sarà forse l‟amore per Elisa Schlésinger44, incontrata nel 1836
a Trouville a spingerlo in questa direzione più oscura, che
43 O. J., Mémoires d’un fou, I, pp. 467-468. 44 Élisa Schlésinger (1810-1888), nata Foucault, era la moglie di Maurice
Schlesinger, editore di musica. Oggetto di una passione profonda da parte
di Flaubert. Il loro primo incontro ebbe luogo a Trouville-sur-Mer nell'estate
1836, quando il giovane aveva appena 15 anni ed Elisa 26 anni. A quel tempo,
35
possiede come prerequisito fondamentale una rappresentazione
del mondo che parte dal Moi. Fino all‟età di 20 anni Flaubert
esplora il mondo intellettuale del suo tempo e vive all‟ombra dei
romantici, non senza crearsi, tuttavia, una propria nicchia, un
proprio templio in cui rintracciare quelle correspondences ante
litteram (baudelairianamente intese)45 o consultare i suoi modelli
più autorevoli, come Hugo, Byron, Rabelais, Montaigne e
soprattutto Musset.
lei era già sposata, suo marito era allora il direttore del Gazzettino e rivista musicale
di Parigi. Divenne vedova nel maggio 1871. 45 Correspondances è la poesia-manifesto del Simbolismo francese, contenuta nella
raccolta del 1857, Les fleurs du mal, in cui Baudelaire enuncia una determinata
visione del mondo e delinea la funzione mistica della poesia. Le forme materiali
della Natura non sono che simboli di una realtà più profonda e autentica, che si
colloca al di là delle cose. Una rete di legami misteriosi unisce tutte le realtà in
un‟unità occulta, che l‟uomo non riesce a cogliere, anche se i simboli gli
suonano familiari, perché corrispondono a qualcosa che giace nel profondo di
ognuno. Per riuscirci l‟uomo deve rinunciare alla visione razionale e
abbandonarsi alle sensazioni che, nella loro essenza non razionale, mettono in
comunicazione con il profondo. Infatti, aldilà delle apparenze, soggetto e
oggetto non sono distinti, bensì uniti “Dans une ténébreuse et profonde
unité”. Una corrente sotterranea unisce l‟inconscio e la realtà esterna. Tale
legame può essere percepito dall‟uomo solo con le sinestesie. La poesia non si
colloca più sul piano della comunicazione logica, ma agisce a livelli più
profondi, evocando analogie misteriose. Il suo linguaggio deve quindi essere
allusivo, poiché la poesia deve essere una rivelazione del mistero. La natura
viene, infatti, definita come una foresta di simboli, un luogo sconosciuto e
misterioso in cui il poeta invita il lettore a perdersi. Siamo lontani dalla
concezione naturalistica dello studio razionale della natura, qui il lettore deve
cercare di decifrare, di interpretare i simboli, stimolando la proprie facoltà
intuitive. La poesia non è un veicolo di idee, bensì mira a comunicare
determinate sensazioni ed impressioni. La fonte di queste è la capacità
percettiva, che deve essere particolarmente raffinata per coglierle con tutta la
loro intensità.
36
A proposito del rapporto di Flaubert con Musset è vitale
accennare a qualche sostanziale considerazione. Il nodo che lega
Flaubert all‟autore di Rolla è complesso ed edipico, in quanto, da
un lato Flaubert si ciba, nella sua adolescenza, di tutti i prodotti
letterari che il terreno romantico di Musset produce e dall‟altro
tende a differenziare il tipo di poesia troppo lirica di Musset da
una vera forma di scrittura, come a suo avviso, si presenta quella
di Gautier:
[ Gautier ] n‟est pas un homme né aussi poète que
Musset. Mais il en restera plus, parce que ce ne sont pas
les poètes qui restent, mais les écrivains46.
Inoltre, per comprendere a trecentosessanta gradi la
personalità letteraria del nostro, risulta utilissima la
corrispondenza del Flaubert adolescente, ampia raccolta di
lettere in cui si dispiega la sua vita, grazie alla quale è possibile
ricostruire le letture, le tendenze, le preferenze letterarie e i
pensieri più personali che non riescono a venir fuori dalle opere
formali. Il corpus di lettere scritte e ricevute da Flaubert negli
anni dei suoi primi racconti è vasto, e notabile risulta quello
inerente al rapporto, sia d‟amicizia che letterario, che il nostro
intesseva e alimentava, con lunghe dissertazioni, con Ernest
Chevalier, amico fidato e partecipe dei primi sogni letterari del
giovane. In una conosciuta lettera, indirizzata a lui nel 1838,
Flaubert parla delle sue esperienze letterarie come lettore e lascia
affiorare le sue propensioni romantiche che lo accostano, in
qualche modo, ai grandi patriarchi del Romanticismo, lo stesso
46 Corr., II, Lettre à Louis Colet, 25 septembre 1852, p. 163.
37
Romanticismo che lui aveva studiato, vissuto, letto e con cui era
entrato in contatto durante il periodo degli studi in collegio:
Je lis toujours Rabelais et j'y ai adjoint Montaigne. Je
me propose même de faire plus tard sur ces deux
hommes une étude spéciale de philosophie et de
littérature. C'est, selon moi, un point d'où [sont] partis
la littérature et l'esprit français. Vraiment je n'estime
profondément que deux hommes, Rabelais et Byron, les
deux seuls qui aient écrit dans l'intention de nuire au
genre humain et de lui rire à la face. Quelle immense
position que celle d'un homme ainsi placé devant le
monde. Non, le spectacle de la mer n'est pas fait pour
égayer et inspirer des pointes, quoique j'y aie
considérablement fumé et pantagruéliquement mange
de la matelote, barbue, laitue, saucissons, oignons,
durillons, raves, betteraves, moutons, cochons, gigots,
aloyaux. J'en suis venu maintenant à regarder le monde
comme un spectacle et à en rire. Que me fait à moi le
monde ? Je m'en importunerai peu, je me laisserai aller
au courant du cœur et de l'imagination, et si l'on crie
trop fort je me retournera47.
La costante ombra romantica che incombe sullo scrittore e
lascia emergere un certo gusto per l‟orrido e per la Bêtise, sembra
dissolversi negli anni „50. Da un punto di vista “freudiano-
edipico” questo risulta più che ragionevole se consideriamo ciò
che Flaubert stesso ribadisce e che ci viene rammentato da
Gianni Iotti48:
Tous les enfants ne trouvent-ils pas leur père
47 Corr., I, Lettre à Ernest Chevalier, 13 septembre 1838, p. 27. 48 Iotti, G., Flaubert et Musset, Flaubert et Musset, in Fortune de Musset, Colloque
organisé par André Guyaux et Frank Lestringant, Université Paris-Sorbonne,
Amphithéâtre Quinet, 8-9 juin 2007.
38
ridicule ? Le mauvais goût du temps de Ronsard, c‟était
Marot ; (…) du temps de Voltaire, c‟était Corneille, et
c‟était Voltaire du temps de Chateaubriand que
beaucoup de gens, à cette heure, commencent à trouver
un peu faible (…)49.
Musset (così come Rabelais, Byron e Hugo) resterà uno dei
modelli più significativi per l‟evoluzione letteraria del giovane
Flaubert. A Musset, per esempio, si devono i temi principali dei
primi scritti del nostro, come ad esempio l‟amore nero, la visione
oscura del mondo, il suicidio e la visione degradata della condizione
della donna, che vive in balìa delle sue passioni, che il più delle volte
la conducono a un vero e proprio martirio d‟amore, a Byron,
invece, si devono quelle tendenze centrifughe e attive dell‟uomo
byronico che osserva la razza umana con uno sguardo quasi derisorio
e di superiorità intellettuale50. Flaubert fonda la sua vita sui valori
romantici, crede all‟amore, alla giustizia, alla libertà e al genio
byronico. Si rivolta contro le ingiustizie e i limiti della condizione
umana. È armato di un forte positivismo che molte volte si
trasforma in pessimismo tragico negli anni delle sue prime opere e
in cinica e lucida disillusione nella sua maturità. Questa visione del
mondo, ingenuamente idillica crollerà negli anni „40- „45 quando, a
Rouen e a Parigi, affronterà, senza entusiasmo, gli studi di diritto e
avrà modo di confrontarsi con una realtà più ampia e variegata,
quella della Ville-Lumière, che gli darà modo di osservare più da
vicino le diverse condizioni umane e le incombenze dettate da
quella Fatalité che sarà regina poi in Madame Bovary. In questo lasso
di tempo le sue illusioni crollano, come il suo amore, che diviene un
49 Par les champs et par les grèves, p. 74.
39
sogno, qualcosa che scompare nel momento stesso in cui si realizza,
come quello che caratterizzava il Don Juan di Byron.
Gli anni che vanno dal 1840 al 1845 sono, per il nostro
poliedrico scrittore, anni d’irritations et de chagrins (…), de veilles et
de colères 51 che portano a una frattura sia a livello morale che
psicologico, frattura che culminerà in una malattia nervosa che
lo scorterà, con lentezza, fino agli ultimi giorni. Già Novembre,
novella del 1842 esprime, infatti, una tristezza di vivere ben
diversa e a tinte più marcate rispetto ai pianti di rivolta delle
Mémoires d’un fou.
La prima Education Sentimentale, scritta tra il febbraio 1843 e il
gennaio 1845, rappresenta, invece, una sorta di diario di quegli
anni di crisi, che terminano con la triste decisione di Flaubert di
reinventarsi, annunciando di non voler più rappresentare la vita
e la realtà se non attraverso l‟arte, come proferisce in una
celebre pagina:
Si j'ai éprouvé des moments d'enthousiasme, c'est à
l'art que je les dois. Et cependant quelle vanité que l'art !
vouloir peindre l'homme dans un bloc de pierre, ou
l'âme dans des mots, les sentiments par des sons et la
nature sur une toile vernie… (...) recueilli devant les
œuvres du génie, saisi par les chaînes avec lesquelles il
vous attache, alors, au murmure de ces voix, au
glapissement flatteur, à ce bourdonnement plein de
charmes, j'ambitionnais la destinée de ces hommes forts
qui manient la foule comme du plomb, qui la font
pleurer, gémir, trépigner d'enthousiasme.
Comme leur cœur doit être large à ceux-là qui y font
entrer le monde, et comme tout est avorté dans ma
50 Come ci ricorda Thibaudet, A., in Flaubert, p. 19. 51 Corr., II, Lettre à M.lle Leroyer de Chantepie, 30 mars 1857, p. 697.
40
nature ? Convaincu de mon impuissance et de ma
stérilité, je me suis pris d'une haine jalouse ; je me disais
que cela n'était rien, que le hasard seul avait dicté ces
mots. J'étais de la boue sur les choses les plus hautes
que j'enviais. Je m'étais moqué de Dieu ; je pouvais bien
rire des hommes.
Cependant cette sombre humeur n'était que
passagère et j'éprouvais un vrai plaisir à contempler le
génie resplendissant au foyer de l'art comme une large
fleur qui ouvre une rosace de parfum à un soleil d'été.
L'art ! l'art ! quelle belle chose que cette vanité ! S'il y a sur
la terre et parmi tous les néants une croyance qu'on
adore, s'il est quelque chose de saint, de pur, de
sublime, quelque chose qui aille à ce désir immodéré de
l'infini et du vague que nous appelons âme, c'est l'art.
(…) L'homme avec son génie et son art n'est qu'un
misérable singe de quelque chose de plus élevé. Je
voudrais le beau dans l'infini et je n'y trouve que le
doute.52
Più tardi, nel 1887, nuovamente, nella nota lettera dell‟8
dicembre indirizzata a Tourginiev, la Réalité diviene un vero e
proprio tremplin per l‟arte, ma non l‟oggetto stesso nella sua
compiutezza. La Réalité viene riscoperta come se fosse una sorta
di potenza aristotelica che, se attualizzata, può farsi Art:
Il ne s‟agit pas seulement de voir, il faut arranger et
fondre ce que l‟on a vu. La Réalité, selon moi, ne doit
être qu‟un tremplin. Nos amis sont persuadés qu‟elle
constitue tout l‟Art53.
La prima Education Sentimentale è un‟opera chiave se si
considera questa rivalutazione dell‟arte, anche perché in essa
l‟Arte viene raffigurata come sbocco per uno dei due
52 O.J., Mémoires d’un fou, 1837, XVIII, pp. 502-503.
41
protagonisti, nel momento in cui si perdono le sue illusioni e si
sgretolano tutte le aspettative. Memorabile risulta, in una lettera
del 1853, l‟esplicita presa di posizione nei confronti dell‟arte da
parte del nostro:
Ce qui me semble, à moi, le plus haut dans l'Art ( et
le plus difficile ), ce n'est ni de faire rire ni de faire
pleurer, ni de vous mettre en rut ou en fureur, mais
d'agir à la façon de la nature, c'est-à-dire de faire rêver.
Aussi les très belles œuvres ont ce caractère.
Elles sont sereines d'aspect et incompréhensibles.
Quant au procédé, elles sont immobiles comme des
falaises, houleuses comme l'Océan, pleines de
frondaisons, de verdures et de murmures comme des
bois, tristes comme le désert, bleues comme le ciel54.
Si può sostenere che già con la stesura della prima Education
Sentimentale i temi fondamentali, i principi d‟arte e le basi
stilistiche siano già fissati in grandi linee, per quella che poi sarà
invece la produzione della maturità del nostro? Dilemma che a
più riprese può essere circoscritto e superato con
un‟affermazione, se si considera anche che in quegli anni una
svolta improvvisa si realizza nella vita privata dello scrittore,
cambiamento di direzione che avrà ripercussioni sia
sull‟esistenza esterna che su quella “da scrittoio” del giovane di
Rouen. In questi anni Flaubert è alla ricerca della tranquillità,
della serenità e per questo si allontana dalle immagini grottesche
e romantiche per accostarsi a quello che sarà definito in seguito
“Realismo” e che, in qualche misura, si muterà in “Estetismo”.
53 Corr., V, Lettre à Ivan Tourgueniev, 8 décembre 1877, p. 261. 54 Corr., II, Lettre à Louise Colet, 26 août 1853, p. 417.
42
La tranquillità dello spirito, però, non può avvenire se non dalla
rinuncia alla vita; “meglio un sogno risplendente di luci e di
gemme che una realtà putrefatta”55. La vita viene dunque
supplita quasi del tutto da uno studio approfondito, metodico e
pressoché ossessivo della natura umana.
Ed è esattamente a questo punto che avviene la mutazione
artistica nello sguardo del Flaubert osservatore, è precisamente
in quell‟istante che quell‟innalzamento artistico porta
pressappoco all‟identificazione dello scrittore con Dio:
L'auteur, dans son œuvre, doit être comme Dieu
dans l'univers, présent partout, et visible nulle part. L'art
étant une seconde nature, le créateur de cette nature-là
doit agir par des procédés analogues : que l'on sente
dans tous les atomes, à tous les aspects, une
impassibilité cachée et infinie. L'effet, pour le
spectateur, doit être une espèce d'ébahissement.
Comment cela s'est-il fait ! doit-on dire ! et qu'on se
sente écrasé sans savoir pourquoi56.
L‟artista si eguaglia a Dio e, di conseguenza, ricrea il mondo,
ma gli esseri nati dalla sua osservazione e dalla sua
immaginazione seguono il destino impresso in loro dalla fatalità,
un destino romanticamente tragico che si compie sempre dopo
un‟estenuante queste che immancabilmente porta al disvelamento
di una illusione di felicità. La rinuncia alla vita, quindi, apre
numerosi varchi che permettono al nostro di incamminarsi
verso la ricerca di una nuova rêverie, compatta e solida, come lo è
l‟Arte e come lo sono le sue forme:
55 Cento, A., La dottrina di Flaubert, p. 62. 56 Corr., II, Lettre à Louise Colet, 9 décembre 1852, p. 204.
43
La vie est une chose tellement hideuse que le seul
moyen de la supporter, c‟est de l‟éviter. Et on l‟évite en
vivant dans l‟art, dans la recherche incessante du Vrai
rendu par le Beau57.
Ciononostante, non bisogna dimenticare che un richiamo al
lato artistico delle opere di Flaubert è stato posto in evidenza
anche per ciò che concerne gli scritti di giovinezza, quindi prima
di arrivare a una svolta netta, come quella del Realismo o
dell‟Estetismo, della piena maturità. Demorest ad esempio, a
proposito dello stile giovanile di Flaubert, parla della creazione
di un impianto verbale eccellente alla Victor Hugo per gli effetti
di luce e di chiaro-scuro e alla Théophile Gautier per le
sfumature dei colori:
Cet excellent apprentissage ne sera pas oublié dans
Madame Bovary et dans l'Education sentimentale, où, si
les images de ce groupe ne sont pas exceptionnellement
fréquentes, elles sont souvent admirablement
employées pour décrire les yeux des femmes ou surtout
pour établir des accords entre les personnages et la
nature58.
Per ciò che concerne la vena estetizzante del nostro, M.
Wetherill, invece, ci ricorda che:
57 Corr., II, Lettre à M.lle Leroyer de Chantepie, 18 mai 1857, p. 717. 58 Demorest, D. L., L'expression figurée et symbolique dans l'œuvre de Gustave Flaubert,
Slatkine Reprints, Genèvre, 1967, p. 618.
44
La Préface59 a Madmoiselle de Maupin semble avoir
inspirée bien des idées à Flaubert-même l‟idée de
l‟inutilité de l‟Art60.
A prima vista i capolavori di Flaubert sembrano diversi l‟uno
dall‟altro. Ognuno con la sua direzione e la sua storia, ognuno
che rispecchia un momento preciso della storia dell‟uomo e
dell‟artista, ma in realtà, un sottile e ben nascosto fil rouge lega
tutta l‟Opera flaubertiana attorno a una complessa visione del
mondo e ad un‟ambivalente concezione dell‟umanità. Flaubert
pensava che la Rivoluzione avesse distrutto una civiltà senza
riuscire a rimpiazzarla e che l‟epoca in cui egli viveva fosse
un‟epoca di passaggio:
Je vois passé en ruines un avenir en germe, l‟un est
trop vieux, l‟autre est trop jeune, tout est brouillé61.
Per affinità, egli stesso può essere definito un romanziere di
transizione in cui si condensano diversi modi di scrivere e
diversi pensieri artistici. Probabilmente fu proprio questo essere
in the middle che gli consentì di guardare alle diverse correnti
artistiche e letterarie con uno sguardo critico che gli permise
non solo di entrare a far parte di esse in modo attivo, costruttivo
e creativo, ma anche di conoscere e sperimentare nuove
tecniche per poi superarle. Dopo l‟agguerrito Flaubert
romantico emerge, infatti, come uno stelo sotto una coltre di
59 Gautier, T., Préface à Madamoiselle de Maupin, ed. Garnier, Paris, 1930, p. 28 :
« il n’ya de vraiment beau que ce qui ne peut server à rien ; tout ce qui est utile est laid, car
c’est l’expression de quelque besoin et ceux de l’homme sont ignobles et dégoûtants » 60 Wetherill, P. M., Flaubert et la creation littéraire, Libraire Nizet, Paris, 1964, p. 79. 61 Corr., I, Lettre à Louis Bouilhet, 4 septembre 1850, p. 679.
45
neve, un Flaubert più calmo, non più tormentato da moti
interiori, un Flaubert realista, forse troppo deluso dallo
sgretolarsi delle speranze repubblicane da petit romantique e da
quelle romantiche di adolescente, per tirar fuori dalla fondina la
sua penna.
Il periodo realista del nostro, invero, si caratterizza per uno
scoraggiamento dello spirito e una sfiducia generale. Anche i
grandi filosofi rinunciano alle costruzioni metafisiche per
abbandonarsi in un materialismo scarno, mentre gli scrittori si
rifugiano nella critica e nell‟arte e si scavano una nicchia nel
grande monte del capitalismo, per crearsi un‟arte élitaria,
aristocratica e vera.
Gli sguardi del mondo culturale, e dello stesso Flaubert, si
rivolgono ansiosi alla scienza, nuova speranza che potrà donare
basi di partenza mai viste prima, per una queste quasi del tutto
trasformata. Nonostante sia ritenuto il capostipite del Realismo,
lo scrittore di Rouen si pone come perfetto e ambivalente
personaggio nel romanzo della sua vita. Egli è quasi costretto a
una lotta continua e che non terminerà mai, quella tra
Romanticismo, e quindi sfrenata passionalità, lirismo, gusto per
il macabro, grottesco e mortifero, e Classicismo62 (o Realismo
Classicista), e quindi equilibrio supremo che si realizza nell‟arte e
nella “scrittura castigata e ferma”.
Per ciò che concerne il lirismo flaubertiano, va posto in
evidenza il rapporto che il narratore intesse con la Natura. Nei
suoi primi racconti, come Passion et Vertu, Rage et Impuissance,
Quidquid Volueris, il nostro usa ampie descrizioni naturali per
62 Come sostiene Bonfantini M. in Ottocento Francese, p. 160.
46
rappresentare situazioni intime e stati d‟animo dei suoi
personaggi e nella maggior parte dei casi, quella che ne emerge è
una Natura in movimento, mai statica, soggetta alla pioggia, alla
neve oppure a un‟atmosfera ovattata e lirica, che serve allo
scrittore da vera e propria “Musa ispiratrice”.
Interessante è verificare l‟evoluzione che porterà il Flaubert
degli anni „30 alla depurazione, in parte, della sua narrazione da
queste componenti liriche, romanesques e didascaliche, per
giungere nello stadio finale, alla perfetta rarefazione
dell‟elemento personale63. Non stupisce che Flaubert sia stato
sempre restìo a pubblicare i suoi scritti di giovinezza, perché una
volta pubblicati, essi non sarebbero più stati utili come bozze
romantiche e noir o ancora come “cassetta delle idee” per gli
scritti futuri. In effetti, se ne servì moltissimo prima della loro
pubblicazione, tanto che nelle pagine nate dal 1835 si può
scorgere l‟embrione della sua intera Opera. Emma per esempio,
rappresenta la Mazza di Passion et vertu, e quindi il Flaubert
intimo e adolescente che riversava, con cautela, il Moi nei suoi
racconti. In questi scritti si ritrova il suo pensiero filosofico e la
sua concezione del mondo, legata soprattutto, in quei primi
anni, a un radicato sentiment de l’absurde.
Emma possiede un carattere romantico, che vede come unica
via di fuga dall‟atroce e infelice esistenza il suicidio, un carattere
passionale che spinge la sua mente fino alla rêverie più scomoda e
inaccettabile, fino al vago e alla ricerca di una felicità che non si
63 Iotti G., Flaubert e il pensiero del suo secolo, in Rivista di letterature moderne e
comparate, vol. XL, Fasc. 4, 1987, Atti del convegno internazionale, Messina 17-
19 febbraio 1984, Messina, Facoltà di lettere e filosofia e Istituto di lingue e
letterature straniere moderne, 1985.
47
realizzerà mai, se non nel gesto estremo absurd et grotesque. In
Madame Bovary emergerà, forse, un Romanticismo su cui
Flaubert ironizzerà e da cui in qualche modo si distaccherà nel
momento stesso in cui lo rappresenterà, ma nonostante questo
non si deve dimenticare che la radice di Emma, ovvero Mazza,
possedeva lo stesso carisma romantico, sprovvisto però di
ironizzazioni, e quindi “romantico” nel pieno senso del termine,
non ancora svuotato del suo significato grottesco e oscuro per
essere accostato e miscelato a una visione più neutra e
relativizzata di uno sguardo realista e indagatore.
Alla base delle opere giovanili di Flaubert, dunque, giace uno
spesso velo di pessimismo, che in un modo o nell‟altro, spesso
mascherato da una visione cinica, ironica e grottesca, sembra
voler evaporare dalla carta.
Et vous me direz ensuite si tout n‟est pas une
dérision et une moquerie, si tout ce qu‟on chante dans
les écoles, tout ce qu‟on délaye dans les livres, tout ce
qui se voit, se sent, se parle, si tout ce qui existe (…) si
tout cela, enfin, n‟est pas de la pitié, de la fumée, du
néant64.
Tuttavia il pessimismo del giovane Flaubert è un pessimismo
ancora debole, non ancora strutturato, così come il suo pensiero
e la sua formazione intellettuale, che si svilupperà negli anni. La
filosofia di Flaubert (e il suo pessimismo) nasce dalle sue
esperienze personali e dai sentimenti che è in grado di provare
alla sua età. Il Flaubert degli anni „30, appena quindicenne, è un
Flaubert scettico e grottesco che si affida ai suoi modelli e cerca
64 O.J., Mémoires d’un fou, II, p. 472.
48
in qualche modo di trovare la sua strada, è un ragazzo che usa
tinte forti e risulta a volte, anche blasfemo e macabro con le sue
bestemmie e prese di posizione immorali, che non prevedono e
non riescono a supportare mezzi toni. Il giovane collegiale di
Rouen prende coscienza dell‟assurdo dell‟esistenza umana un pò
per volta, mettendo in moto un processo che va dall‟astratto al
concreto, che parte dalla Natura e si conclude sempre in essa,
ma con una tendenza diversa, che si affianca in certi termini a
una vera e propria escatologia esistenzialista, alimentata dal
pessimismo, culminando in una ironia quasi disillusa:
(…) Cet enchaînement stupide et logique de jours et
de nuits, de larmes et de rires, qu‟on a coutume
d‟appeler l‟existence d‟un homme65.
Il risveglio della coscienza assopita dalle rêverie e dalle passioni
avviene anche in Mazza, in modo irruento e tragico, spostando,
anche nel suo caso, l‟epicentro del suo odio nella Natura, in Dio
e in tutto il mondo che la circonda:
C‟est alors que le bruit du monde lui parut une
musique discordante et infernale, et la nature une raillerie
de Dieu.
Elle n‟aimait rien et portait de la haine à tout ; à
mesure que chaque sentiment sortait de son cœur, la
haine y entrait si bien qu‟elle n‟aima plus rien au monde,
sauf un homme66.
65 O. J., La dernière Heure, conte philosophique, p. 190. 66 O. J., Passion et Vertu, V, p. 292.
49
Basilare quindi risulterà, per comprendere i grandi capolavori
di Flaubert, lo studio approfondito di alcuni dei suoi racconti
giovanili come ad esempio Passion et Vertu per quanto riguarda
Madame Bovary. Nonostante il cambiamento a tratti più o meno
netti della poetica flaubertiana, negli anni di Emma, si
comprendono le fondamenta romantiche che giacciono inermi
sotto la coltre fredda e obbiettiva della nuova tendenza realista
del nostro. Proprio per smascherare questa tendenza romantica
e realistica allo stesso tempo e lasciare affiorare le differenze e i
punti in comune tra i due filoni (quello delle opere di giovinezza
e quello delle opere della maturità) noi affronteremo uno studio
comparativo di alcune opere, mettendo in rilievo e analizzando i
tratti distintivi di un Flaubert nuovo, diviso nello scrivere, ma
allo stesso tempo unito quasi marmoreamente nella struttura e
nel contenuto delle grandi sculture del castello della sua Opera.
50
CAPITOLO SECONDO
GLI ESTREMISMI DEL
ROMANTISME NOIR: QUIDQUID
VOLUERIS E RAGE ET
IMPUISSANCE
« Le rire de la malédiction est
horrible, c’est un supplice de plus que de
comprimer la douleur. Ne croyez donc
plus alors aux sourires ni à la joie ni à
la gaieté.
À quoi faut-il donc croire ? Croyez à
la tombe : son asile est inviolable et son
sommeil est profond »67.
Le opere della giovinezza di Flaubert più degne di critiche
furono concepite quando il nostro oscillava tra i quindici e i
sedici anni di età. Rage et Impuissance, per esempio, reca la data del
15 dicembre 1836, mentre Quidquid Volueris e Passion et Vertu
rispettivamente quelle dell‟8 ottobre e del 10 dicembre 1837.
Proprio la concomitanza della loro stesura ha permesso a molte
di queste opere di influenzarsi tra di loro, condizionandosi
67 O. J., Quidquid Volueris, IV, p. 253.
51
anche reciprocamente per quanto riguarda temi e leitmotive, come
ad esempio è avvenuto, in parte, per Passion et Vertu, scritto
poco dopo Quidquid Volueris.
Queste opere giovanili, aldilà di alcune ingenuità di scrittura e
ripensamenti (come è possibile notare nei manoscritti originali,
di cui alcuni esempi verranno riportati in appendice in apposite
tavole68) e aldilà del loro linfatico pessimismo, già permettono di
cogliere distintamente quel sostanziale disgusto della vita reale
che sarà una nota dominante in Flaubert, insieme alla tendenza
allo scherno e alla satira nei confronti dei costumi e della
mentalità borghese. Rage et Impuissance è la storia di un sepolto
vivo che reagisce con la bestemmia alla sua disperata situazione,
ma è anche la metafora dell‟uomo che non accetta la “bara”
della sua esistenza e che si contorce all‟interno di essa
maledicendo il mondo, Dio e se stesso. Senza alcun dubbio,
possiamo intravedere in quest‟opera, una marcata impronta data
dal byronismo, che rilascia la singolarità di un soggetto che si
distacca dal mondo a causa del suo scetticismo, elemento che
muterà divenendo vera e propria misantropia, alimentata da un
acuto cinismo.
Il soggetto di Rage et Impuissance, quello che nel 1845 Edgar
Allan Poe chiamerà The premature burial69 e che occupava già un
68 Vedi tav. in appendice, pp. 132-146.
69 The premature burial é un racconto “del terrore” di Edgar Allan Poe. Fu
pubblicato per la prima volta nel 1844 in The Philadelphia Dollar Newspaper. Il
racconto è costituito da alcuni esempi di sepoltura di esseri umani ancora in
vita, creduti morti a causa di un prolungato stato di coma o di catalessi. Il brano
evidenzia ripetutamente il terrore e l'angoscia che dell‟uomo di fronte alla
prospettiva di essere sepolto vivo.
52
posto preminente nel racconto di Théophile Gautier Onuphrius70,
è rappresentato in un‟atmosfera allucinata, oscura, illuminata
solo a tratti, da una folgorante ironia e disillusione. Il sous-titre del
racconto lascia già presagire il tema e lo svolgimento
demistificatorio delle pagine che seguiranno:
RAGE ET IMPUISSANCE
Conte malsain pour les nerfs sensibles
et les âmes dévotes71.
Senza dubbio, il Flaubert narratore presente e accorto,
fornisce al lettore una precisa avvertenza che non deve essere
sottovalutata, così come, più che esplicativa, si dimostra essere
la celebre citazione di Lamartine che segue immediatamente il
titolo ed apre definitivamente la narrazione:
« Dieu n‟est qû‟un mot rêvé
pour expliquer le monde ».
(Alph. De Lamartine)72.
Questo particolare riferimento antireligioso e “nichilista”
pone le basi della visione del mondo del Flaubert adolescente di
70 Pubblicato nel 1832, Onophrius è uno dei racconti più noir di Gautier, che
verranno inseriti nella raccolta intitolata Les Jeunes-France, romans goguenardes.
Esso mostra una sequenza di visioni davvero notevole, degna di E. A., Poe:
morte apparente, seppellimento, disseppellimento, minaccia di autopsia,
distacco dell‟anima dal corpo e follia finale. Tutti temi grotteschi e tragici che si
ritrovano nell‟antecedente flaubertiano. In queste pagine, lo scrittore
stigmatizza con feroce sarcasmo gli atteggiamenti di un certo tipo di
Romanticismo, quello dei “romantici frenetici” ben rappresentati (e derisi) dal
delirio che tormenta il protagonista. 71 O. J., Rage et Impuissance, p. 173. 72 Ibidem, p. 173.
53
quegli anni. In queste pagine è possibile assistere a una tragedia
che trascende le coordinate di genere per aprirsi a suggestioni e
temi quali il rapporto tra l‟Uomo e Dio e la rivolta contro il
principio d‟autorità. L‟ingresso in scena del protagonista è
anticipato da un‟ampia descrizione dell‟ambiente naturale che
circonda l‟abitazione. È un ambiente illuminato da una lumière
seule et isolée73, in cui gli unici rumori percepibili sono i sinistres et
lugubres74 latrati di un cane. Essenziali, non solo in questo
specifico racconto, appaiono le descrizioni, per alcuni aspetti
molto diverse da quelle del Flaubert maturo, che accompagnano
solitamente l‟inizio dei paragrafi. Esse contengono evidenti
antitesi e spesso lasciano emergere i contrasti tra la Natura, che
rappresenta la vita, e la morte.
In alcuni casi è la Natura stessa che, mediante evidenti, anche
se a tratti oscure, correspondences baudelairiane fa in modo che
vengano descritte le situazioni e i moti interiori dei personaggi:
C‟était un de ces jours d‟hiver tristes et pluvieux ;
une pluie fine battait dans l‟air et des flocons de
neige blanchissaient les rues du village. Ce jour-là il
était triste aussi, le village ! son père, son bienfaiteur
était mort75.
In altri casi, in forma di similitudine, la Natura si mostra
matrigna, avversa, quasi mostruosa, ma allo stesso tempo, in
modo pressappoco viscerale e istintivo, intensamente seducente:
73 Ibidem, p. 175. 74 Ibidem, p. 176. 75 Ibidem, p. 178.
54
La nuit arriva bientôt, belle et blanche de sa lune,
dont la lueur mélancolique s‟abattait sur les tombes
comme le doute sur le mourant76.
Questa dolorosa presa di coscienza, con il tempo sposta il
suo epicentro, in modo esistenzialistico, nel Moi e finisce il suo
corso proprio nella Natura, che però si accresce in crudeltà:
Souvent en regardant le soleil, je me suis dit :
« Pourquoi viens-tu chaque jour éclairer tant de
souffrances, découvrir tant de douleurs, présider à
tant de sottes misères ? ». Souvent en me regardant
moi-même, je me suis dit :
« Pourquoi existes-tu ? » (…) Souvent en
regardant tous ces hommes qui marchent, qui
courent les un après un nom, d‟autres après un
trône, d‟autres après un idéal de vertu (…) : « Où
tend tout cela ? ». Plus souvent encore je me suis dit
en regardant les bois, la nature si vantée, ce beau
soleil qui se couche chaque soir, se lève chaque
matin (…) en regardant les arbres, la mer, le ciel
toujours étincelant de ses étoiles (…) :
« Pourquoi tout cela existe-t-il ? »77.
Altre volte invece essa si dona all‟uomo-mostro come strumento,
mediante il quale raggiungere e ripercorrere la rêverie più profonda,
fatta di ricordi e rimembranze. In questi casi la Natura si esibisce
come un vero e proprio templio, in cui lo spirito dell‟uomo, mediante
un‟accesa correspondance ha la possibilità di ricercare simboli esistenziali
e scoprire il loro significato profondo fatto di pura disillusione:
Qu‟il est doux de rêver ainsi, en écoutant avec
délices le bruit de ses pas sur les feuilles sèches et sur
76 Ibidem, p. 179. 77 O. J., La dernière Heure, conte philosophique, IV, pp. 192-193.
55
le bois mort que le pied brise, de se laisser aller dans
des chemins sans barrière, comme le courant de la
rêverie qui emporte votre âme ! Et puis une pensée
triste et poignante souvent vous saisit longtemps, en
contemplant ces feuilles qui tombent, ces arbres qui
gémissent et cette nature entière qui chante
tristement à son réveil comme au sortir du
tombeau78.
Non mancano inoltre, frammenti contenenti vere e proprie
invocazioni, che mostrano una facciata nuova di questo luogo di
culto, ponendolo nei confronti del narratore-personaggio, come
un mezzo attraverso il quale raggiungere l‟ispirazione. Molto
frequenti sono queste lamentose e inneggianti preghiere alla
Natura, come quella alla luna presente in Quidquid Volueris che
ricorda quasi i lirici versi leopardiani79 del 1819:
Pourquoi me l‟ôter, ma pauvre lune ? Ô ma lune,
je t‟aime ! tu reluis bien sur le toit escarpé du
château, tu fais du lac une large bande d‟argent, et à
ta pâle lueur chaque goutte d‟eau de la pluie qui vient
de tomber, chaque goutte d‟eau, dis-je, suspendue au
bout d‟une feuille de rose, semble une perle sur un
beau sein de femme80.
78 O. J., Quidquid Volueris, VI, p. 261. 79 Leopardi, G., Idilli, Alla Luna, 1819.
O graziosa luna, io mi rammento/Che, or volge l'anno, sovra questo colle/Io venia pien
d'angoscia a rimirarti:/E tu pendevi allor su quella selva/Siccome or fai, che tutta la
rischiari./Ma nebuloso e tremulo dal pianto/Che mi sorgea sul ciglio, alle mie luci/Il tuo
volto apparia, che travagliosa/Era mia vita: ed è, né cangia stile,/0 mia diletta luna. E pur
mi giova/La ricordanza, e il noverar l'etate/Del mio dolore. Oh come grato occorre/Nel
tempo giovanil, quando ancor lungo/La speme e breve ha la memoria il corso,/Il rimembrar
delle passate cose,/Ancor che triste, e che l'affanno duri! 80 O. J., Quidquid Volueris, études psycologiques, II, p. 244.
56
Dunque, tutta la vita di Flaubert è un meccanico pendolo che
oscilla tra la follia e l‟interiorità e l‟io relativo e impersonale
dell‟equilibrio realista. Il sapore romantico della follia,
dell‟allucinazione e del disorientamento emotivo, si percepisce
nitidamente nei primi racconti, come nel già citato Quidquid
Volueris in cui affiora già dalle prime righe, una densa e ruvida
tendenza, intensamente e profondamente malinconica.
Leggendo l‟incipit di questa étude psychologique, inoltre, sembra
quasi spontaneo raffigurarsi mentalmente l‟atmosfera torbida e
grottesca del celebre El sueño de la razón produce monstruos81,
celebre acquaforte realizzata nel 1797 dal pittore spagnolo
Francisco Goya:
À moi donc mes souvenirs d‟insomnie ! A moi
mes rêves de pauvre fou ! Venez tous ! venez tous,
mes bons amis les diablotins, vous qui la nuit sautez
sur mes pieds, courez sur mes vitres, montez au
plafond, et puis violets, verts, jaunes, noirs, blancs,
avec de grandes ailes, de longues barbes, remuez les
cloisons de la chambre, les ferrures de la porte, et de
votre souffle faites vaciller la lampe qui pâlit sous
81 Si tratta di un'acquaforte di Francisco Goya facente parte di una serie di 80
incisioni ad acquaforte chiamata Los caprichos (I capricci) pubblicata nel 1799.
I Los caprichos sono le prime opere di Goya non realizzate su commissione e
ritraggono, in chiave allegorica, umoristica e satirica, i vizi, la corruzione, il
malcostume, la dissolutezza e le miserie umane, ma anche soggetti fantastici.
Il contenuto fortemente critico nei confronti della morale dell'epoca indusse
l'artista a ritirare I “Los caprichos” poco dopo la pubblicazione, per timore di un
intervento da parte dell'Inquisizione spagnola. La scena del sueño rappresenta un
uomo addormentato (probabilmente Goya stesso) mentre attorno a lui
prendono forma sinistri uccelli notturni, inquietanti volti ghignanti e diabolici
felini che, come suggerisce il titolo, sono il parto della sua mente. Vedi Fig. 15,
tav. in appendice p. 149.
57
vos lèvres verdâtres. Je vous vois, bien souvent, dans
les pâles nuits d‟hiver venir tous paisiblement,
couverts de grands manteaux bruns qui tranchent
bien sur la neige des toits, avec vos petits crânes
osseux comme des têtes de morts ; vous arrivez tous
par le trou de ma serrure, et chacun va réchauffer ses
longs ongles à la barre de ma cheminée qui jette
encore une tiède chaleur. Venez tous, enfant de mon
cerveau, donnez-moi pour le moment quelques-unes
de vos folies, de vos rêves étranges, et vous m‟aurez
épargné une préface comme les Modernes et une
invocation à la muse comme les Anciens82.
Questo pendolo non si fermerà mai, ma in un moto perpetuo
oscillerà fino alle ultime opere del nostro, come ad esempio
Bouvard et Pécuchet, in cui riemergerà il grido estremo di un
Romanticismo folle e ironico, surreale e allucinatorio, che porrà
le basi per l‟antitesi tra Realismo e Parnassianesimo83. Di
rimando, però, Flaubert non negherà mai l‟evidenza del suo
82 O. J., Quidquid Volueris, études psycologiques, I, p. 243. 83 Movimento poetico apparso in Francia nella seconda metà dell'XIX secolo.
Il suo scopo era riportare la poesia fatta cadere dal Parnaso da Lamartine, il
monte sacro al dio Apollo. Il nome apparve per la prima volta in una antologia
pubblicata dall'editore Alphonse Lemerre nel 1866, intitolata Le Parnasse
contemporain. Tra le altre, quest'ultima raccoglie delle poesie di Paul Verlaine che
vennero raccolte successivamente nei Poèmes saturniens. Movimento che si
manifesta come una reazione all'eccessivo sentimentalismo del Romanticismo.
Esso esalta il riserbo e l'impersonalità; rigetta assolutamente l'impegno sociale e
politico dell'artista. Per i Parnassiani l'arte non deve essere utile o virtuosa e il
suo unico scopo è la bellezza. Emerge, così, la rinomata teoria de « l'art pour
l'art » di Théophile Gautier. Lo scrittore si pone dinanzi all'opera come un
cesellatore, cura i minimi dettagli. Non importa l'argomento che si sta trattando,
egli deve semplicemente essere perfetto dal punto di vista stilistico. Questo
movimento riabilita anche il lavoro spietato e minuzioso dell'artista, in
contrasto con l'ispirazione immediata del Romanticismo, e utilizza spesso
la metafora della scultura per indicare la resistenza della « matière poétique ».
58
Romanticismo, ma “lo imbriglierà”84 per domarlo e superarlo
con qualcosa di nuovo. La Natura, unico oggetto che verrà
imbrigliato (ma solo negli scritti maturi), si manifesta in netta
opposizione all‟impulsività e all‟istintualità dell‟uomo-mostro o,
nel caso di Djalioh, dell‟ anthropopithèque, quasi in forma derisoria
essa sembra restare impassibile dinanzi ai turbamenti delle sue
creature:
L‟eau du lac était calme, mais la tempête était dans
son cœur ; plusieurs fois il crut devenir fou, et il
portait les mains à son front, comme un homme en
délire et qui croit rêver85.
In un frammento iniziale della medesima opera Flaubert,
assumendo i panni preziosi del narratore, impugna il microfono
per dar voce alle sue idee, alle sue opinioni e alle sue
considerazioni personali circa la materia del suo narrato e l‟agire
dei suoi personaggi, mettendo tutto in relazione con la Natura
(caratteristica che andrà scomparendo nella sua produzione con
gli anni):
Encore la lune ! Mais elle doit nécessairement
jouer un grand rôle ! C‟est le sine qua non de toute
œuvre lugubre, comme les claquements de dents et les
cheveux hérissés. Mais enfin, ce jour-là, il y avait une
lune86.
84 Come espone Bonfantini, M. in Ottocento francese, p. 161, servendosi di una
citazione di Valeri, tratta da Valeri, V., Scrittori francesi (Sommario storico e
Antologia) prima ed., Milano, Mondadori, 1937, p. 501. 85 O. J., Quidquid Volueris, études psycologiques, VII, p. 264. 86 Ibidem, II, p. 244.
59
O ancora, nel medesimo racconto, descrive la potenza di una
Natura che, quasi personificata, s‟impossessa dell‟animo umano:
La poésie avait remplacé la logique, et les
passions avaient pris la place de la science. Parfois il
lui semblait entendre des voix qui lui parlaient
derrière un buisson de roses et des mélodies qui
tombaient des cieux, la nature le possédait sous
toutes ces faces, volupté de l‟âme, passions
brûlantes, appétits gloutons87.
Nel 1837 Flaubert si cimenta con altri tre racconti che
racchiudono, anche se tra le righe, le tematiche infernali e
lugubri del Romanticismo nero: Rêve d’Enfer, il già citato
Quidquid Volueris e Passion et Vertu. Il primo è una storia
demoniaca che ha come protagonista un uomo senz‟anima,
mentre il secondo, la cui stesura iniziò a settembre e terminò l‟8
ottobre 1837, raffigura l‟uomo-mostro, l‟anthropopithèque, Djalioh,
che culmina in un irrefrenabile istinto omicida, mentre Passion et
Vertu è l‟amara storia della già citata Mazza, donna passionale
che, abbandonata da un uomo arido e superficiale, spaventato
dalla sua irruenza, si avvelena e distrugge la sua famiglia.
Flaubert rappresenta in questi anni soggetti incompleti,
uomini sospesi che, assaliti da passioni esorbitanti (che uccidono
e spingono al suicidio) e spinti da un desiderio di infinito
irrealizzabile, si ripiegano su se stessi e finiscono per essere
divorati dalle stesse forze che in precedenza fornivano loro una
dose, seppur insoddisfacente, di vita e che infine li conducono
alla morte e alla disillusione completa e ineluttabile.
87 Ibidem, III, p. 250.
60
Un‟altra costante ossessiva che coinvolge, senza alcuna
esclusione, tutti i primi scritti, oltre alla già menzionata Natura, è
il Cadavere. La presenza concreta, fisica, o solamente
immaginata del corpo umano senza vita, è accompagnata in
modo perseverante da ampie e minuziose descrizioni. In molte
circostanze il richiamo alla morte si verifica come una vera e
propria manifestazione di “ateismo” e materialismo:
Cet ange de beauté mourra et deviendra un
cadavre, c‟est-à-dire une charogne qui pue, et
puis un peu de poussière, le néant… De l‟air
fétide emprisonné dans une tombe88.
A volte in tono ironico, e a tratti cinico, emerge l‟inquietudine
del nulla dopo la morte e della vanità dell‟esistenza, interamente
proiettata verso l‟inconsistenza e l‟inutilità:
Pour Adèle, elle fut enterrée, mais au bout de
deux ans elle avait bien perdu de sa beauté. Car on
l‟exhuma pour la mettre au Père-Lachaise et elle
puait si fort qu‟un fossoyeur s‟en trouva mal89.
La morte viene rappresentata con freddezza, portando agli
estremi gli effetti emotivi che si generano da un‟immagine di
violenza fortemente dettegliata e descritta nei particolari.
Quand on vint à trouver Adèle, elle avait sur le
corps des traces de griffes larges, profondes ; pour
Djalioh, il avait le crâne horriblement fracassé. On
88 Ibidem, VIII, p. 265. 89 Ibidem, XII, p. 272.
61
crut que la jeune femme, en défendant son honneur,
l‟avait tué avec un couteau90.
Imprescindibile risulta, per comprendere la direzione
romantica e il tema della morte è il leitmotive della donna violata.
La violenza sessuale si sviluppa con lucidità ed è rappresentata
da Flaubert freddamente. Essa è un preludio della morte ed è il
frutto di una passionalità mostruosa e inappagata:
Elle se retourna et vit grimacer en face d‟elle une
figure de démon. Il se mit à rire si longtemps, si fort,
et tout cela d‟un seul éclat, qu‟Adèle pétrifiée
d‟horreur tomba à ses pieds, à genoux. (…) il mit en
pièces les voiles qui la couvraient, et quand il la vit
tremblante comme la feuille, sans sa chemise, et
croisant ses deux bras sur ses seins nus en pleurant,
les joues rouges et les lèvres bleuâtre (…)
Adèle le vit nu, elle trembla d‟horreur et détourna
la tête; (…) Elle sentit alors sur sa peau chaude et
satinée, la chair froide et velue du monstre. (…)
Djalioh, en la voyant ainsi, nue et les cheveux épars
sur ses épaules, s‟arrêta immobile de stupeur, comme
le premier homme qui vit une femme.
Il la respecta pendant quelque temps, lui arracha
ses cheveux blonds, le mit dans sa bouche, les
mordit, les baisa, puis il se roula par terre sur les
fleurs, entre les coussins, sur les vêtements d‟Adèle,
content, fou, ivre d‟amour. Adèle pleurait, une trace
de sang coulait sur ses seins d‟albâtre. Enfin sa
féroce brutalité ne connut plus de bornes, il sauta sur
elle d‟un bond, écarta ses deux mains, l‟étendit par
terre et l‟y roula échevelée… Souvent il poussait des
cris féroces et étendait les deux bras, stupide et
90 Ibidem, X, p. 271.
62
ûnmobile, puis il râlait de volupté comme un homme
qui se meurt91.
In Rage et Impuissance la descrizione del cadavere, sebbene
sembri relativamente breve, lascia emergere quello che
Thibaudet ha definito insensibilité92 di Flaubert, ma che
comunque può richiamare e anticipare alcuni di quei tratti che
poi caratterizzeranno il Realismo flaubertiano, oggettivo e quasi
medico.
« Le cadavre était tourné sur le ventre, son linceul
était déchiré, sa tête et son bras étaient sous sa
poitrine. Quand je l‟ai retourné avec ma pelle je vis
qu‟il avait des cheveux dans la main gauche, il s‟était
dévoré l‟avant-bras. Sa figure faisait une grimace qui
me fit peur ; il y avait de quoi ; ses yeux tout grands
ouverts sortaient à fleur de tête, les nerfs de son cou
étaient raides et tirés, on voyait ses dents blanches
somme de l‟ivoire, car ses lèvres vertes, relevées par
le coins, découvraient ses gencives comme s‟il eût ri
en mourant »93.
Per quanto riguarda la fissazione nei confronti del Corpo
privo di vita bisogna sottolineare, come ci ricorda anche Sartre
nella celebre biografia flaubertiana, L’idiot de la famille 94, che il
nostro fino all‟età di otto anni visse all‟Hôtel-Dieu de Rouen, dove
il padre era primario e dove svolgeva il suo lavoro da chirurgo.
Thibaudet dona particolare rilievo a questo aspetto dell‟infanzia
91 Ibidem, IX, pp. 269-270. 92 Thibaudet, A., Gustave Flaubert, 1935. 93 O. J., Rage et Impuissance, p. 184. 94 Per approfondire: Sarte, J. P., L’idiot de la famille, I, Gustave Flaubert de 1821 à
1857, Paris, Gallimard, 1971.
63
di Flaubert, citando diversi frammenti flaubertiani in cui ricorre
la presenza fisica del cadavere, che con Hugo e Baudelaire
renderà l‟allucinazione sordida nella poesia:
L‟amphithéâtre de l‟Hôtel- Dieu donnait sur
notre jardin ; que de fois avec ma sœr n‟avons-nous
pas grimpé au treillage, et, suspendus entre la vigne,
regardé curieusement les cadavres étalés ; le soleil
donnait dessus, le mêmes mouches qui voltigeaient
sur nous et sur les fleurs allaient s‟abattre là,
revenaient, bourdonnaient !95
Dunque, il giovane Gustave trascorse la sua infanzia a stretto
contatto con il mondo ospedaliero (a contemplare i cadaveri
esposti nella sala di dissezioni anatomiche), e quindi con la
morte e la malattia, che, quasi come una macabra ossessione,
iniziarono ed insidiarsi nella sua mente, persuadendolo con il
loro forte potere di seduzione e trepidazione che veniva
alimentato da una quasi sadica fascinazione:
Je n'ai jamais vu un enfant sans penser qu'il
deviendrait vieillard, ni un berceau sans songer à une
tombe.
La contemplation d'une femme nue me fait rêver
à son squelette. C'est ce qui fait que les spectacles
joyeux me rendent tristes, et que les spectacles tristes
m'affectent peu. Je pleure trop en dedans pour
verser des larmes au dehors96;
95 Thibaudet, A., Gustave Flaubert, p. 11. Citazione tratta da Flaubert, G., Corr.,
III, p. 269. 96 Corr., I, Lettre à Louise Colet, 6 ou 7 aôut 1846, p. 275.
64
Passando in rassegna le varie modalità con cui Flaubert ha
posto sulla carta i diversi cadaveri dei suoi personaggi, come
dimenticare la freddezza e la crudeltà della descrizione dei tragici
effetti della caduta che causerà la morte del bambino, per mano
di Djalioh?
(…) l‟enfant poussa un cri, et sa cervelle alla jaillir
à dix pas auprès s‟une giroflée97.
Descrizione breve, concisa, ma densa di significati. Un cocktail
perfetto di orrorifero, macabro, grottesco e splatter, insomma di
tutti gli elementi più cari ai cultori del Romanticismo Noir. Sarà
egli stesso a parlare, nel 1853, del suo passato da romantique
quando confiderà, nel 1853, il suo stato d‟animo di quegli anni:
J‟étais comme les cathédrales du XVe siècle,
lancéolé, fulgurant. Je buvais du cidre dans une coupe
en vermeil. J‟avais une tête de mort dans ma chambre,
sur laquelle j‟avais écrit : « Pauvre crâne vide, que veux-
tu me dire avec tes grimaces ? »98.
I personaggi dei primi scritti sono presentati, quasi sempre,
come dei casi umani. Lo stesso autore-narratore li pone sotto i
riflettori come se essi fossero rinchiusi in un ampio laboratorio
per essere analizzati. Il dottor Ohmlin, per esempio, viene
osservato nel chiuso della sua bara, sottoterra, come se fosse
una cavia e il narratore si preoccupa di stilare un preciso
resoconto delle sue reazioni, sia fisiche che emotive, fornendo
talvolta una vasta gamma di stati d‟animo in cui “flusso di
97 O. J., Quidquid Volueris, études psycologiques, IX, p. 267. 98 Corr., II, Lettre à Louise Colet, 25 mars 1853, p. 279.
65
coscienza” e discorso indiretto libero lasciano percepire
nettamente le confuse direzioni che i pensieri, liberi dalle
costrizioni dogmatiche, intraprendono:
Non ! Non l‟agonie et les rêves d‟enfer, l‟agonie
qui s‟arrache les cheveux, se tord de désespoir,
appelle Satan et maudit Dieu !
Pourtant sa première terreur fut muette et calme.
C‟était un étonnement étrange et stupide, une
stupeur d‟idiot. « Oh non ! non ! » se disait-il,
voulant se faire illusion, « non ! cela est impossible !
Oh non ! mourir ainsi sans une tombe, mourir de
désespoir et de faim, oh ! ce serait affreux », et il
touchait tout ce qui l‟entourait. « Mais je suis un fou !
je rêve ! Ce bois ? eh bien, c‟est ma couche; ce linge ?
mon drap… Mais- enfer ! une tombe ! un linceul ! »,
et il poussa un de ces rires amers qui eût retenti fort
bien s‟il n‟ eût pas éclaté dans une tombe99.
In Quidquid Volueris, il cui sottotitolo études psychologiques si
manifesta più che indicativo, anche Djalioh dimostra la sua
estraneità all‟ambiente in cui è condannato a vivere, ma il
narratore sembra costringerlo sadicamente in quel luogo, come
se stesse affrontando un perverso studio sul comportamento
animale, dove un essere (frutto tra l‟altro, di una scellerata
contaminazione genetica) viene trasportato forzatamente a
vivere in un ambiente alieno e nemico, le cui sollecitazioni
finiscono per scatenare in lui reazioni di inaudita violenza. Il
desiderio sfrenato e istintuale del mostro, inappagato e
inappagabile se non per mezzo della violenza, tramuta la sua
rêverie (o fissazione freudiana) in un‟ossessione, così come, in
99 O. J., Rage et Impuissance, p. 180.
66
modo grottesco, surreale e ironico, Ohmlin, sotto l‟effetto
dell‟oppio, “rêvait l‟amour dans une tombe ! Mais le rêve
s‟efface, et la tombe reste”100:
Si je pouvais la prendre, elle, et puis déchirer tous
les habits qui la couvrent, mettre en pièces et en
morceaux les voiles qui la cachent, et puis la prendre
dans mes deux bras, fuir avec elle bien loin (...) et
enfin arriver à l'ombre d'un palmier, et puis là, la
regarder bien longtemps et faire qu'elle me regarde
aussi, qu'elle me saisisse de ses deux bras nus, et
puis... Ah101 !
Altro elemento significativo di questi anni, di cui si è già
discusso in precedenza, è il profondo legame riso-morte che
nasce e prende vita non solo nelle pagine di questi racconti, ma
nell‟intera Opera flaubertiana.
In moltissime circostanze i personaggi nati dalla penna del
nostro si trovano dinanzi a uno specchio che mostra loro le
incongruenze della vita e il grottesco insito in ogni velleitario
gesto umano. Essi affrontano un percorso emotivo alla fine del
quale sono posti dinanzi all‟inutilità dell‟intera esistenza e
condotti alla persuasione che perfino la morte possiede un
qualcosa di comico sotto il velo della sua tragedia, tanto da
suscitare un riso allucinato e liberatorio che a tratti risulta
macabro, cinico e ironico. In Rage et Impuissance il riso del
protagonista rasenta la follia e svela un profondo scetticismo
(ripreso già nella citazione iniziale di Lamartine) nei confronti
della religione e delle credenze popolari:
100 Ibidem, p. 179. 101 O. J., Quidquid Volueris, études psycologiques, V, p. 260.
67
C‟était fini, il fallait mourir ! Mourir comme il
l‟avait prévu, de cette mort horrible et cruelle qui
arrive à chaque minute, mais lentement, vous brûle à
petit feu, vous mange avec délices !
Et quand mourir ? Quand finira ce supplice, cette
agonie, ce râle qui dure des siècles ? Et il se mit à rire
de pitié pour ses anciennes croyances, et puisque le
ciel n‟avait pas voulu le sauver, il appela l‟enfer.
L‟enfer vint à son secours et lui donna l‟athéisme, le
désespoir et les blasphèmes. D‟abord il douta de
Dieu, puis il le nia, puis il sourit, puis il insulta ce
mot : « Bah ! se disait-il en riant d‟un rire forcé, où
est-il le créateur des misères ? (…) je te nie, mot
inventé par les heureux102.
In Quidquid Volueris, invece, la corrispondenza riso-morte, in
alcuni tratti è accompagnata dal tema del Tempo. Da un lato,
infatti, emerge il costante dolore causato dal passato, dall‟altro il
timore per un futuro ancora indefinito. Il Tempo è
inevitabilmente collegato al tema della morte, che si manifesta
come forza ineluttabile causata, se naturale, dalla durata,
senechiana103, della vita. Nel momento in cui il protagonista
annienterà il tempo (bloccando le sue rêveries e realizzando
102 O. J., Rage et Impuissance, p. 182.
103 Nelle Lettere a Lucilio Seneca lascia emergere più volte il tema della Morte
legato a un marmoreo stoicismo. A riguardo è imortante il discorso sulla
caducità del tempo e sull‟inevitabile fine di ogni cosa. Nell‟epistola XXIV " (...)
Moriamo ogni giorno: ogni giorno, infatti, ci è tolta una parte della vita; anche
quando il nostro organismo cresce, la vita decresce. Abbiamo perduto l'infanzia,
la fanciullezza, poi la gioventù. Tutto il tempo passato fino a ieri è morto per
noi: questo stesso giorno che stiamo vivendo, lo dividiamo con la morte. Come
non vuota la clessidra l'ultima goccia, ma tutte quelle che sono già cadute, così
l'ultima ora in cui cessiamo d'esistere non produce, da sola, la morte, ma la
68
materialmente il suo desiderio), distruggerà anche la “Morte
Naturale”, facendosi artefice di una nuova Morte, premeditata
(nel caso del bambino) e innaturale e selvaggia (per quanto
riguarda Adèle):
(…) le passé revient aussi comme un autre
fantôme, le passé avec ses peines, ses douleurs, ses
larmes et ses quelques rires ; enfin l‟avenir qui se
montre à son tour, plus varié, plus indéfini, entouré
d‟une gaze légère (…)
Oh ! la réalité ! fantôme lourd comme un
cauchemar et qui pourtant n‟est qu‟une durée
comme l‟esprit ! (…)
la mort ? Mais c‟était le présent qu‟il avait, la
minute, l‟instant qui l‟obsédait. C‟était ce présent
même qu‟il voulait anéantir, le briser du pied,
l‟égorger de ses mains. Lorsqu‟il pensait à lui, pauvre
et désespéré, les bras vides, lorsque le bal et ses
fleurs et ces femmes, Adèle et ses seins nus, et son
épaule, et sa main blanche, lorsqu‟il pensait à tout
cela, un rire sauvage éclatait sur sa bouche et
retentissait dans ses dents, comme un tigre qui a
faim et qui se meurt104.
In alcuni casi dalla derisione cinica passa dal sarcasmo carico
di rabbia a un cinismo freddo, in cui il narratore, come
osservatore esterno e partecipante agli eventi, lascia percepire la
sua voce e il suo “pessimismo cosmico”:
Oh ! s‟il avait su, comme nous autres hommes,
comment la vie, quand elle vous obsède, s‟en va et
part vite avec la gâchette d‟un pistolet, s‟il avait su
compie; allora noi giungiamo al termine, ma da tempo vi siamo avviati. (...) non
viene solo una volta la morte; quella che ci rapisce è solo l'ultima morte. (...)". 104 O. J., Quidquid Volueris, études psycologiques, VI, p. 262.
69
que pour six sols un homme est heureux, et que la
rivière engloutit bien les morts ! Mais non ! le
malheur est dans l‟ordre de la nature. Elle nous a
donné le sentiment de l‟existence pour le garder plus
longtemps105.
Il “pessimismo cosmico” di Flaubert talvolta raggiunge
l‟apice culminando in una reale e lucida forma di disillusione, in
cui, in modo blasfemo e violento, vengono distrutte le più
remote certezze umane, quelle che spingono l‟uomo verso la
fede. La distruzione delle certezze dell‟uomo-scrittore,
inevitabilmente, si riversa nei suoi personaggi, come quando, per
esempio, Ohmlin bestemmia e rinnega Dio e l‟idea religiosa
dell‟eternità in nome di un puro, ma tentennante ateismo, mosso
dalla paura e dal riso isterico:
Oh ! C‟est un songe, un songe horrible, infernal,
un cauchemar ! Arrière toute idée d‟éternité, lui qui
veut s‟accrocher à la vie ! Mais l‟éternité est là, là,
pauvre face couchée avec toi, dans son lit de noces,
t‟attirant vers elle, riant derrière ta tête avec un
grimace de démon. (…)
Non ! non l‟agonie et les rêves d‟enfer, l‟agonie
qui s‟arrache les cheveux, se tord de désespoir,
appelle Satan et maudit Dieu ! (…) il douta de Dieu,
puis il le nia, puis il sourit, puis il insulta ce mot : «
Bah ! se disait-il en riant d‟un rire forcé, où est-il le
créateur des misères ? où est-il ? qu‟il vienne me
délivrer s‟il existe ! (…)
Je te nie, mot inventé par les heureux ; je te nie, tu
n‟es qu‟une puissance fatale et stupide comme la
foudre qui tombe et qui brûle »106.
105 Ibidem, VI, pp. 262-263.
70
O ancora, quando lascia che dalle pagine traspiri un vero e
proprio sentimento di “nichilismo nero” ante litteram:
Le rire de la malédiction est horrible, c‟est un
supplice de plus que de comprimer la douleur. Ne
croyez donc plus alors aux sourires ni à la joie ni à la
gaieté. À quoi faut-il donc croire ?
Croyez à la tombe : son asile est inviolable et son
sommeil est profond.
Quel gouffre s‟élargit sous nous à ce mot :
éternité ! Pensons un instant à ce que veulent dire
ces mots: vie, mort, désespoir, joie, bonheur;
demandez-vous, un jour que vous pleurez sur
quelque tête chère et que vous gémirez la nuit sur un
grabat d‟insomnie, demandez-vous pourquoi nous
vivons, pourquoi nous mourrons, et dans quel but ?
À quel souffle de malheur, à quel vent du désespoir,
grains de sable que nous sommes, nous roulons ainsi
dans l‟ouragan ? Quelle est cette hydre qui s‟abreuve
de nos pleurs et se complaît à nos sanglots ?
pourquoi tout cela ? et alors la vertige vous prend, et
l‟on se sent entraîné vers un gouffre
incommensurable, au fond duquel on entend vibrer
un gigantesque rire de damné107.
Il macabro cinismo, sempre ambientato in luoghi e spazi
sospesi, alle volte sembra raggiungere gradi elevatissimi che si
spingono oltre i limiti della ragione, superandoli e facendo
piombare i “casi umani” in veri e propri stadi di follia e
allucinazione, che si ripresenteranno anche nelle opere della
maturità. Parlando di questo, degna di nota è una raccolta di
frammenti tratti dal già citato Quidquid Volueris, che abilmente
106 O. J., Rage et Impuissance, p. 180. 107 O. J., Quidquid Volueris, études psycologiques, IV, p. 253.
71
legano alcune di queste tematiche con un netto ed evidentissimo
fil rouge:
Son âme se prenait à ce qui était beau et sublime,
comme le lierre aux débris, les fleurs au printemps, la
tombe au cadavre, le malheur à l‟homme, s‟y
cramponnait et mourait avec lui. Où l‟intelligence
finissait, le cœur prenait son empire.
Il était vaste et infini car il comprenait le monde
dans son amour108.
In modo ancora più evidente, la pazzia legata al tema del riso
e della morte si manifesta con un‟incontrollata brutalità
animalesca in una delle scene più cruente del racconto : quella
dell‟uccisione del bambino.
Un matin, c‟était ce jour-là dont je vous parle, il
se leva et sortit dans le jardin où un enfant d‟un an
environ, entouré de mousseline, (…) dormait dans
un berceau en nacelle dont la flèche était dorée aux
ravons du soleil.
Sa bonne était absente, il regarda de tous côtés,
s‟approcha près, bien près du berceau, ôta vivement
la couverture, puis il resta quelque temps à
contempler cette pauvre créature sommeillante et
endormie, avec ses mains potelées, ses formes
arrondies, son cou blanc, ses petits ongles. Enfin il le
prit dans ses deux mains, le fit tourner en l‟air sur sa
tête, et le lança de toutes ses forces sur le gazon, qui
retentit du coup ; l‟enfant poussa un cri, et sa
cervelle alla jaillir à dix pas auprès s‟une giroflée.
Djalioh ouvrit ses lèvres pâles, et poussa un rire
108 Ibidem, III, p. 250.
72
forcé qui était froid et terrible comme celui des
morts109.
Il Gustave adolescente è un ragazzo, per quanto deluso,
partecipe e attento ai cambiamenti e alle novità del suo mondo.
Non si lascia prendere alla sprovvista e, malgrado la sua scrittura
ancora fragile e acerba, andrà via via strutturandosi,
abbandonando in modo edipico, con gli anni, l‟ombra dei
patriarchi romantici, per affrontare, da solo, nuovi e impervi
sentieri letterari. Nonostante i suoi conosciuti ed acclamati
traguardi, esempi lampanti di ciò che furono le sue origini da
petit romantique110, questi sentimenti saranno illuminati da una
pungente ironia e da un gusto per il grottesco irrimediabilmente
noir.
Questi tratti, che possono oramai definirsi distintivi di un
Flaubert in costante evoluzione, non sono da ricercarsi solo tra
le righe più o meno marcate della produzione giovanile del
nostro. In effetti, a tratti più o meno visibili, essi sembrano
riaffiorare, di tanto in tanto, nelle sue opere più mature,
stupendo e rallegrando anche il lettore più geloso e affezionato.
109 Ibidem, IX, pp. 267-268.
73
CAPITOLO TERZO
PASSION ET VERTU E MADAME BOVARY:
MAZZA WILLER, LA PRIMA EMMA.
« Dans quelle atmosphère vivait
Mazza111 ? Le cercle de sa vie n’était
pas si étendu, mais c’était un monde à
part, qui tournait dans les larmes et le
désespoir, et qui enfin se perdait dans
l’abîme d’un crime »112.
Il primo impatto che un lettore attento di Flaubert riceve
dalla lettura sincronica di Passion et Vertu e Madame Bovary è di
estremo stupore. In effetti, le due opere, benché appartenenti a
due periodi totalmente in contrasto tra loro, evidenziano una
precisa simmetria tematica e a volte coloristica.
110 Cento A., La dottrina di Flaubert, p. 38. 111 Il nome Mazza potrebbe essere un acronimo formato dalle prime lettere di
Marie (Marie-Adele, figlia di Élisa e Maurice Schlesinger e dal nomignolo “Za”
con il quale egli si rivolgeva alla moglie. In effetti, nelle prime pagine del
manoscritto il nome della protagonista è “Maza”. Jean Bruneau, in Les débuts
littéraires de Gustave Flaubert, Colin, Paris, 1962, p. 131, ipotizza invece la
derivazione dal sostantivo italiano “mazza” e dal verbo “ammazzare”, quindi il
nome secondo lui rappresenterebbe fatalisticamente “colei che uccide”. 112 O. J., Passion et Vertu, V, p. 294.
74
Flaubert scrive Madame Bovary tra il 1851 e il 1856, dopo quella
serie di opere giovanili, di cui si è discusso, poste ancora sotto il
segno del Romanticismo e caratterizzate da un acceso lirismo e
dalla passione per l‟onirico e per il fantastico. Dopo il 1850 egli,
però, decise di cambiare direzione artistica e letteraria, quasi allo
scopo di “depurarsi” da quelli che percepisce come sterili
frivolezze letterarie e, in effetti, sceglie di affrontare un
argomento semplice e dimesso, legato alla vita di provincia dei
suoi tempi. Arriva persino a ipotizzare un romanzo basato sur
rien, fondato sul primato assoluto dello stile e della forma e,
quindi, agli antipodi dell‟esaltata e sfrenata immaginazione
romantica che si poteva, invece, riscontrare nei racconti
giovanili, come Passion et Vertu. Partito con la rassegnata
determinazione di chi deve sottoporsi a una noiosa ma
necessaria terapia, Flaubert non tarda a rendersi conto che il rien,
che doveva servire da pretesto per un esercizio di stile, stava
evolvendo e da materia ostica e refrattaria stava divenedo
polivalente sostanza narrativa, che comunque, avrebbe lasciato
spazio indiscusso ad alcuni aloni sbiaditi di quel Romanticismo
che ormai sembrava estinto. Quello stile tipicamente realista che
aveva come perno un modo assoluto e scientifico di vedere le
cose e i fatti, in questo caso un fatto di cronaca reale (un
adulterio seguito da un suicidio), assumeva inattese
riverberazioni e rivelava un‟altra, ignorata fino ad allora,
dimensione della tragicità, quella infima e sgradevole che si
nasconde sotto le cortine del decoro borghese e resta schiacciata
dal ridicolo e dal pettegolezzo, la tragedia delle persone
anonime, che di tragico possono avere il destino ma non la forza
75
morale e intellettuale per assumerlo e che di veramente
romantico possono avere solo un‟aspirazione velleitaria: una
Emma Bovary (o una Mazza Willer) che desidera una vita
diversa senza saperla neppure concepire, che vede amore, lusso,
squisitezza dove ci sono soltanto fatuità e squallore, che vuol
vivere come un‟eroina romantica senza saper intravedere altra
evasione che l‟adulterio e il narcisismo egocentrico che spinge
all‟aggressività e, non riuscendo a percepire la propria tragedia se
non come crollo dei suoi labili sogni, naufraga, come
protagonista di una tragedia romantica, in un abisso meschino di
bugie e di debiti, che la condurrano inevitabilmente alla morte,
anch‟essa rappresentata con i toni romantici degni di
Delacroix113 per stile e colori. Romanticismo che, quindi, sarà
preso in prestito, forse involontariamente da quelle opere
adolescenziali da cui Flaubert voleva depurarsi, ma che, come
nel caso di Madame Bovary, la cui evidente fonte risulta essere
Passion et Vertu, avranno sempre un peso importante nella sua
produzione.
Anche il racconto, datato 10 décembre 1837 114 mette in scena
un dramma, liberamente ispirato a un fatto di cronaca nera
113 Eugène Delacroix (Saint-Maurice, 26 aprile 1798 Ŕ Parigi, 13 agosto 1863) fu
un artista e pittore francese, considerato fin dall'inizio della sua carriera il
principale esponente del movimento romantico del suo paese. La suggestiva
pennellata tipica di Delacroix e il suo studio sugli effetti ottici ottenibili per
mezzo del colore influenzarono profondamente l'opera degli impressionisti,
mentre la sua passione per i temi esotici fu fonte di ispirazione per gli artisti del
movimento simbolista. Fu ispirato da Byron, con cui condivise la forte
fascinazione per le "sublimi forze" della Natura e le loro manifestazioni spesso
violente. 114 Come si nota dalle immagini riportate in appendice, tratte dal manoscritto
originale; vedi tav. in appendice pp. 142-146.
76
riportato dalla Gazette des Tribunaux115. Questa raccolta di
resoconti giudiziari e tragici era una delle letture preferite dal
giovane Flaubert che, anche da bambino, non aveva avuto
modo di vivere l‟esperienza della morte in modo distaccato, ma
al contrario, a causa del lavoro di chirurgo di suo padre, era
stato sempre abituato ad accostarsi ad essa con occhi critici,
curiosi ed estremamente osservatori. Nel numero del 4 ottobre
1837, la Gazette116 pubblica la storia di Madame N., giovane e
attraente signora, ricca ed elegante, che intesse una relazione
adulterina che si rivelerà essere tragica. L‟amante, impaurito
dall‟impeto della donna, sarà costretto a fuggire in Brasile dove
avrà occasione di accostarsi allo studio della chimica e della
metallurgia.
La vicenda narra come, nonostante la lontananza spontanea,
l‟uomo avesse inviato delle lettere a Madame N., chiedendole di
spedirgli dell‟acido prussico e dell‟acetato di morfina. La donna
inizialmente, nella speranza di riconquistarlo, avvelenò il marito
e i suoi due figli, poi, resasi conto dell‟impossibilità di alcun
legame tra i due, si uccise col medesimo veleno. Nonostante
piccolissime interferenze dovute alla pura licenza poetica del
nostro, la storia vera e il racconto sembrano quasi totalmente
sovrapponibili l‟uno all‟altro. A proposito delle due heroїnes René
Dumesnil sostiene:
115 L‟articolo intitolato La Moderne Brinvilliers fu pubblicato sulla già citata Gazette
des Tribunaux il 4 ottobre 1837 e su Le Journal de Rouen del 5 ottobre 1837. Da
quest‟ultimo articolo avrebbe attinto Flaubert secondo Claudine Gothot-
Mersch. Per approfondire: Gothot-Mersch, C., La Genèse de Madame Bovary, José
Corti, 1966, pp. 36-40. Vedi Fig. 13 e 14, tav. in appendice, pp. 147-148.
77
L‟heroїne, Mazza, est une sœur d‟Emma, et
comme celle-ci, victime de son imagination117.
Anche R. Herval avvalora innumerevoli volte questa tesi
portando come costanti esempi, quelli inerenti alla forza
“romantica” delle due donne:
Si nous faisons abstraction de la partie criminelle
de l‟action (…) nous y trouvons à l‟état rudimentaire,
certes, tout le drame d‟Emma118.
Già dalle prime righe del racconto del 1837 si presagisce uno
dei leitmotive che ricorreranno innumerevoli volte in Madame
Bovary, quello della finestra:
(…) Elle pensait souvent à lui, lorsque le soir,
après avoir soufflé sa lampe, elle restait souvent
quelques instants rêveuse, les cheveux épars sur ses
seins nus, la tête tournée vers la fênetre où la nuit
jetait une clarté blafarde, les bras hors de sa couche,
et l‟âme flottante entre des émotions indécises et
vagues, comme ce sons confus qui s‟élèvent des
champs par les soirées d‟automne119.
Sia Mazza che Emma provano una sonora discordanza tra i
sogni romantici e la realtà monotona e passiva della persona che
hanno sposato e quello della finestra diviene un momento di
raccoglimento quasi spirituale in cui inizia lentamente,
116 Vedi Fig. 13-14, tav. in appendice, pp. 147-148. 117 Dumesnil, M. R., Madame Bovary, les chefs-d’œuvre de la literature expliquées, Paris,
Mellottée, 1958 p. 33. 118 Herval, R., Les amis de Flaubert, bullettin 14, p. 52. 119 O. J., Passion et Vertu, V, p. 275.
78
l‟attualizzazione, nelle due donne, di una sorta di Epoché
husserliana120. Il mondo intero, messo “tra parentesi” per pochi
istanti, si svela alle due donne come se fosse una grande e
squallida opera teatrale, le cui marionette inconsapevoli
svolgono azioni e provano sensazioni prive di alcuna utilità.
Emma, anch‟essa prigioniera nelle mura del cimitero della sua
vita, si accosta spesso alla finestra ed attribuisce a questo
momento un significato profondo. È dalla finestra che guarda il
cadere della pioggia ed il ripetersi delle giornate monotone del
villaggio, a Yonville invece, sempre dalla finestra, vede passare
per la prima volta Rodolphe e dalla finestra che da sul giardino
sente i rintocchi dell‟angelus che risveglierà in lei la velleità
mistica. È sempre dalla finestra, quella della soffitta, che lei
sente la prima vertigine che la condurrà al suicidio. Oltre alle
finestre spalancate sul mondo, sono evidenti anche finestre
chiuse, con tendine serrate, riservate ai rari momenti in cui
Emma, coincidendo brevemente con se stessa e con la sua
esistenza, non sente più il bisogno di perdersi nelle sconfinate
rêveries. Queste finestre più “intime” che, in opposizione al loro
compito originario allontaneranno la malmariée dal mondo
esterno, si riscontrano nella fase iniziale e felice delle sue
passioni: quando ha un incontro con Léon in una carrozza a
120 Nella Fenomenologia husserliana l‟epoché, o sospensione del giudizio, è un atto
libero, volontario del soggetto volto non alla negazione del mondo, o
all‟affermazione del dubbio ontologico degli scettici, bensì alla «messa tra
parentesi» dell‟atteggiamento naturale e dell‟intero mondo naturale. Dopo la
neutralizzazione dell‟esperienza naturale, si dischiuderà una regione, indicata da
Husserl come «pura coscienza», ovvero come «regione assoluta dell‟autonoma
soggettività», designata anche come coscienza trascendentale cui si perverrà
attraverso l‟applicazione metodica dell‟epoché trascendentale.
79
Rouen, oppure quando vive le sue relazioni nel buio delle
camere da letto.
La finestra è un punto privilegiato per quei
personaggi flaubertiani al tempo stesso immobili e
trascinati alla deriva, invischiati nella loro inerzia e
abbandonati al vagabondaggio del loro pensiero; nel
luogo chiuso dove l‟anima ammuffisce, ecco uno
squarcio attraverso cui diffondersi nello spazio senza
dover abbandonare il proprio punto fisso. La
finestra unisce la chiusura e l‟apertura, l‟intralcio e
l‟involo, la prigionia nella stanza e la fuga al di fuori,
l‟illimitato nel circoscritto121.
In entrambi gli scritti, il motivo della finestra diviene un
“diaframma”, una sorta di barriera protettiva che si frappone fra
il dentro e il fuori, tra la molteplicità delle realtà interne al
soggetto e l‟apparente immutabilità della realtà esterna. In
Madame Bovary la finestra assume il significato dell‟evasione
verso la rêverie e verso quell‟attivismo che in realtà, proprio
perché delimitato e arginato da un vetro, si rivela puramente
seducente e velleitario. Emma si serve della finestra per
osservare la vita, come se si trattasse di un teatrino di
marionette:
Emma était accoudée à sa fênetre (elle s‟y mettait
souvent: la fênetre, en province, remplace les
121 “Madame Bovary o il libro sul nulla” in Rousset, J., Forma e Significato, Torino,
Einaudi, 1962, p. 134.
80
théâtres et la promenade), et elle s‟amusait à
considérer la cohue des rustres (…)122.
Anche Mazza, all‟inizio del racconto osserva lo spettacolo
della vita attraverso un vetro, lasciando già presagire a un velo di
malinconia che andrà poi a impregnare le radici profonde della
vicenda:
Assise dans son fauteuil, près de la fênetre, elle
voyait passer les gens du village sur le trottoir123.
Seduta davanti alla sua finestra Emma si lascia vivere e si
guarda vivere. Nonostante la sua passione per i turbamenti del
cuore e la voluttà, non è una donna che agisce, come invece lo è
Mazza, anche se le conclusioni, in entrambi i casi, non saranno
differenti. Proprio questo sostare immobile nello spazio del
“non agire” conduce lo scrittore a creare un‟area d‟azione altra
da sé fondata sulla descrizione. Ecco allora che inizia a
intravedersi tra le righe di Madame Bovary una vera e propria
rivoluzione narrativa, la descrizione inizia ad assumere
un‟autonomia che sarà in grado di dominare su tutta la
narrazione e gli oggetti acquistano un valore fortissimo. Sebbene
il tema de la fênetre sia un importantissimo accenno di quel fil
rouge che pervaderà poi la vicenda di Emma, è importante
considerare altri elementi di estrema rilevanza, ponendo allo
specchio queste due eroine “romantiche”.
122 Flaubert, G., Madame Bovary, mœur de province, Gallimard, Folio Classique,
Paris, 2001, deuxième partie, cap. VII, p. 191. Da questo momento in poi
l‟opera verrà citata come Madame Bovary. 123 Ibidem, deuxième partie, cap. IV, p. 156.
81
Sia in Madame Bovary che in Passion et Vertu, così come in tutta
la produzione giovanile del nostro, è presente uno sguardo
medico, osservatore, a tratti sadico, grottesco e cinico, che quasi
viviseziona la realtà per studiarne sintomi, cause e malesseri, ma
soprattutto una tensione passionale, e in alcuni casi quasi
animalesca, verso la vita e verso un infinito che genera dolore
proprio a causa della sua irraggiungibiltà. Sia Madame Willer che
Madame Bovary partono da una condizione comune: l‟estrema
delusione del proprio matrimonio. Entrambe sono ricche di
aspettative che, però, inevitabilmente verranno frantumate dalla
realtà, che si rivelerà essere, ancora una volta, più crudele e
fredda rispetto a quella che le due donne avevano potuto
apprezzare e immaginare nelle loro rêveries romantiche di lettrici.
Elle [ Mazza ] pensait aux sensations qu‟elle avait
eprouvées, et ne trouvait en y pensant, rien que
déception et amertume.
Oh ! ce n‟est pas là ce que j‟avais rêvé !
disait-elle124.
Anche Emma farà le stesse riflessioni, articolando
maggiormente il discorso e modellandolo sulla figura del marito
Charles, personaggio delineato nettamente nel romanzo, più di
quanto lo sia il marito di Mazza nel racconto:
Pourquoi, mon Dieu, me suis-je mariée ? Elle se
demandait s‟il n‟y aurait pas eu moyen, par d‟autres
combinaisons du hasard, de rencontrer un autre
homme ; et elle cherchait à imaginer quels eussent
été ces événements non survenus, cette vie
124 O. J., Passion et Vertu, II, p. 282.
82
différente, ce mari qu‟elle ne connaissait pas. Tous,
en effet, ne ressemblaient pas à celui-là125.
Dunque, entrambe le donne hanno subìto un trauma dovuto
all‟incompatibilità tra due componenti contrastanti, quelle che
Freud avrebbe poi chiamato “principio di realtà” e “principio di
piacere”. Quando Emma e Charles ricevono l'invito del
marchese D'andervilliers, Emma ha l'occasione di ammirare la
nobiltà, le case lussuose, le feste, la vita mondana e i balli. Si
rende conto di desiderare tutto quello e non si rassegna a
tornare alla sua vita quotidiana, di cui comincia a vergognarsi.
Nella sua vita si produce un baratro. L'avvenire diviene un buio
corridoio che finisce con una porta chiusa e sebbene sembrerà
che, per un breve istante, la nostra sia riuscita finalmente a
coronare i suoi sogni romantici, immediatamente si svelerà
l‟atrocità di un sentimento che si evolverà in un senso unico.
Mazza ed Emma sono stremate da un rapporto piatto e
troppo stabile, non sentono i turbamenti del cuore e soprattutto
non si sentono soddisfatte a livello intellettuale:
Quand, le soir, son époux, l‟âme tranquille, le
front calme, rentrait chez lui, lui disant ce qu‟il avait
gagné aujourd‟hui, qu‟il avait fait le matin une bonne
spéculation, acheté une ferme, vendu une rente, et
qu‟il pouvait ajouter un laquais de plus à ses
équipages, acheter deux chevaux de plus pour ses
écouries, et qu‟avec ces mots et ces pensées il venait
à l‟embrasser, à l‟appeler son amour et sa vie, oh ! la
rage lui prenait à l‟âme, elle le maudissait, repoussant
125 Madame Bovary, première partie, cap. VII, p. 96.
83
avec horreur ses caresses et ses baisers, qui étaient
froids et horribles comme ceux d‟un singe126.
La visione di Emma è un po‟ meno tragica rispetto a quella di
M.me Willer, anche se i toni con cui descrive il ritorno di
Charles dai suoi viaggi, sembra pressappoco lo stesso.
L‟irritazione della sposa insoddisfatta non si manifesta in
Madame Bovary con i toni accesi e cruenti con cui si manifesta in
Passion et Vertu, ma emerge con freddezza e lucidità da una
attenta e cesellata osservazione:
Il rentrait tard, à dix heures, minuit quelquefois.
Alors il demandait à manger, et, comme la bonne
était couchée, c‟était Emma qui le servait. Il retirait
sa redingote pour dîner plus à son aise. Il disait les
uns après les autres tous les gens qu‟il avait
rencontré, les villages où il avait été, les ordonnances
qu‟il avait écrites, et satisfait de lui-même, il mangeait
le reste du miroton, épluchait son fromage, croquait
une pomme, vidait sa carafe, puis s‟allait mettre au
lit, se couchait sur le dos et ronflait127.
Non vi è dubbio però che in ambedue i matrimoni manchi la
passione. In effetti, sia Mazza che Emma lo sosterranno più
volte.
Mais l‟anxiété d‟un état nouveau, ou peut-être
l‟irritation causée par la présence de cet homme,
avait suffi à lui faire croire qu‟elle possédait enfin
cette passion merveilleuse qui jusqu‟alors s‟était
tenue comme un grand oiseau au plumage rose
planant dans la splendeur des ciels poétiques ; et elle
126 O. J., Passion et Vertu, II, p. 284. 127 Madame Bovary, première partie, cap. VII, p. 93.
84
ne pouvait s‟imaginer à présent que ce calme où elle
vivait fût le bonheur qu‟elle avait rêvé128.
Inizialmente sembrerà solo una constatazione, tant‟è che le
due donne cercheranno di crearsi una sorta di “mondo
alternativo” in cui vivere, ma nel momento in cui ci sarà la presa
di coscienza dell‟irrimediabile situazione di stasi delle loro vite,
scoppierà la tragedia romantica:
La passion dans les bras de cet homme-là était un
devoir poue elle, rien de plus, comme de surveiller
ses domestiques et d‟habiller ses enfants129.
Anche per Emma il rapporto “fisico” diviene un rito ben
stabilito, che avviene ad orari precisi e che non ha nulla di
originale e di desiderato:
(…) la passion de Charles n‟avait plus rien
d‟exorbitant. Ses expansions étaient de-venues
régulières ; il l‟embrassait à de certaines heures.
C‟était une habitude parmi les autres, et comme un
dessert prévu d‟avance, après la monotonie du
dîner130.
Emma lo dirà e lo farà intendere in ogni pagina, passando
dalla rassegnazione allo spirito sovversivo e combattivo e
manifestando dunque, la sua instabilità:
Avant qu‟elle se mariât, elle avait cru avoir de
l‟amour ; mais le bonheur qui aurait dû résulter de
128 Ibidem, première partie, cap. VI, p. 90. 129 O. J., Passion et Vertu, I, p. 277. 130 Madame Bovary, première partie, cap.VII, p. 95.
85
cet amour n‟étant pas venu, il fallait qu‟elle se fût
trompée, songea-t-elle. Et Emma cherchait à savoir
ce que l‟on entendait au juste dans la vie par les mots
de félicité, de passion et d‟ivresse, qui lui avaient paru si
beaux dans les livres131.
Quello de “ les livres ” è uno dei temi fondamentali,
meritevole di trattazione. Le nostre Madames sono emancipate
dal punto di vista intellettuale e culturale, amano leggere ed
hanno delle proprie idee definite e forti e pretendono un
confronto alla pari con l‟uomo.
L‟influenza dei poeti romantici che si manifesta nel giovane
Flaubert creatore di Mazza Willer, si nota, in modo
preponderante, anche in Emma. A questo punto risulterà
fondamentale non più solamente la passione che turba e genera
tempeste emotive, ma anche la capacità intellettuale di
corteggiare appassionatamente, ossigenando in modo
intelligente i pensieri e le idee della presunta partner.
Ovviamente questo tipo di corteggiamento mentale, tanto
vagheggiato e desiderato, non si manifesterà nei rispettivi
consorti e sarà motivo, anch‟esso scatenante, di una sofferenza
che condurrà a un punto di non ritorno.
La conversation de Charles était plate comme un
trottoir de rue, et les idées de tout le monde y
défilaient dans leur costume ordinaire, sans exciter
d‟émotion, de rire ou de rêverie.
Il n‟avait jamais été curieux, disait-il, pendant qu‟il
habitait Rouen, d‟aller voir au théâtre les acteurs de
Paris.
131 Ibidem, première partie, cap. V, p. 84.
86
Il ne savait ni nager, ni faire des armes, ni tirer le
pistolet, et il ne put, un jour, lui expliquer un terme
d‟équitation qu‟elle avait rencontré dans un roman.
Un homme, au contraire, ne devait-il pas tout
connaître, exceller en des activités multiples, vous
initier aux énergies de la passion, aux raffinements
de la vie, à tous les mystères ?
Mais il n‟enseignait rien, celui-là, ne savait rien, ne
souhaitait rien. Il la croyait heureuse ; et elle lui en
voulait de ce calme si bien assis, de cette pesanteur
sereine, du bonheur même qu‟elle lui donnait132.
La vena romantica e rêveuse traspare anche dai gusti delle due
donne, che presentano diverse sfumature, ma si presentano
molto simili. Flaubert si addentra nella loro mente e porta alla
luce gusti, idee e sensazioni pienamente ascrivibili a quelle
tendenze romantiche da cui anche lui era stato influenzato.
Mais, s‟il y avait quelque part un être fort et beau,
une nature valeureuse, pleine à la fois d‟exaltation et
de raffinements, un cœur de poète sous une forme
d‟ange, lyre aux cordes d‟airain, sonnant vers le ciel
des épithalames élégiaques, pourquoi, par hasard, ne
le trouverait-elle pas ?133
L‟incontro con Léon sarà per Emma una boccata d‟aria
fresca. In effetti, grazie a questo rapporto, almeno inizialmente,
platonico, la nostra capirà che esiste un'altra realtà, diversa da
quella che è costretta e abituata a vivere e non necessariamente
illusoria come quella dei romanzi. Léon, a differenza di
Rodolphe che può essere visto come un doppio di Ernest,
132 Ibidem, première partie, cap. VI, p. 92. 133 Ibidem, troisième partie, cap. VI, p. 371.
87
rappresenta una sorta di alter Ego maschile di Emma. Come
sostiene anche A. Fairlie:
Léon like Emma, dreams the stereotyped dream.
(…) When he possesses Emma, he sees in her the
compendium of all that a young man of the time
aspires to conquer. (…)
Léon thinks himself a superior spirit, but
represents exactly that degree of timid and moderate
experimentation with the arts and the passions
which conventional society will pride itself on broad-
mindledly allowing to a young man before he settles
down134.
Emma trova in Léon una persona con cui confrontarsi e con
cui condividere le proprie idee, in effetti, durante le sue
conversazioni con lui esplicita più volte le sue “posizioni
poetiche” e le sue visioni del mondo.
(…) j‟adore les histoires qui se suivent toutes
d‟une haleine, où l‟on a peur. Je déteste les héros
communs et les sentiments tempérés, comme il y en
a dans la nature135.
Nel corso dei loro colloqui i due discutono di arte, di musica,
dell‟imponenza della Natura e dell‟Infinito, proprio come due
sognatori romantici impegnati in lunghe speculazioni sulla vita.
‹‹ Je ne trouve rien d‟admirable comme les soleils
couchants, reprit-elle, mais au bord de la mer,
surtout ››.
134 Fairlie, A., Flaubert: Madame Bovary, Studies in French Literatures, London,
Edward Arnold LTD, 1962, pp. 56-57. 135 Madame Bovary, deuxième partie, cap. II, pp. 140-141.
88
‹‹ Oh ! j‟adore la mer ››, dit M. Léon.
‹‹ Et puis ne vous semble-t-il pas, répliqua
madame Bovary, que l‟esprit vogue plus librement
sur cette étendue sans limites, dont la contemplation
vous élève l‟âme et donne des idées d‟infini,
d‟idéal ? ››136.
Anche in Passion et Vertu l‟elemento della riflessione e
dell‟argomentazione tipicamente romantica emerge, anche se tra
le righe del racconto giovanile è molto più visibile lo spirito di
un Flaubert adolescente infervorato dalle idee romantiche e
impregnato in esse. In effetti, oltre a menzionare esplicitamente
i nomi dei poeti romantici da cui egli ha attinto da piccolo
lettore, si percepisce uno stato d‟animo burrascoso, in continuo
movimento, che non può essere imbrigliato nemmeno dalla
piattezza monotona della realtà da cui la protagonista vuole
fuggire.
(…) elle amait la poésie, la mer, le théâthre,
Byron137.
Estremamente efficace, a tale proposito, si rivela il passaggio
riportato di seguito. Emblema di passionalità legata anche alle
forze della natura, il legame tra i due amanti sembra portarli
verso il trascendentale, quasi come se la sete di infinito si
potesse placare o anestetizzare con un breve momento di pace
(per ciò che concerne la recherche) e di burrascosa fisicità (per ciò
che riguarda, invece, l‟aspetto più carnale e istintuale dell‟uomo).
136 Ibidem, deuxième partie, cap. II, p. 138. 137 O. J., Passion et Vertu, I, p. 277.
89
Ils étaient restés longtemps, bien des heures, à
causer, à se dire qu‟ils s‟aimaient, à parler de poésie, à
s‟entretenir d‟amours larges et forts comme on en
voit dans Byron, et puis à se plaindre des exigences
sociales qui les attachaient l‟un et l‟autre et qui les
séparaient pour la vie. Et puis ils avaient causé des
peines du cœur, de la vie et de la mort, de la nature,
de l‟océan qui mugissait dans les nuits ; enfin ils
avaient compris le monde, leur passion ; et leurs
regards s‟étaient même plus parlé que leurs lèvres qui
se touchèrent si souvent138.
Le nostre due eroine si inventano l‟amore, lo creano, e per
mezzo delle loro rêveries gli danno forma e “in-consistenza”:
Cependant, d‟après des théories qu‟elle croyait
bonnes, elle voulut se donner de l‟amour. Au clair de
lune, dans le jardin, elle récitait tout ce qu‟elle savait
par cœur de rimes passionnées et lui chantait en
soupirant des adagios mélan-coliques ; mais elle se
trouvait ensuite aussi calme qu‟auparavant, et
Charles n‟en paraissait ni plus amoureux ni plus
remué139.
La figura dell‟amante diviene quindi il cardine, l‟unica e
possibile valvola di sfogo attraverso la quale le aspettative
disilluse delle due donne verranno finalmente soddisfatte, anche
se solo inizialmente. Nell‟ambito della fascinazione e del
rapporto stesso tra gli amanti, la funzione della parola e la sua
carica emotiva e seducente assumeranno livelli altissimi,
paragonabili quasi alla sensualità dei libertins di Laclos. A questo
proposito è interessante esaminare la scaltrezza e l‟astuzia che gli
138 Ibidem, II, pp. 277-278. 139 Madame Bovary, première partie, cap. VII, p. 98.
90
amanti mettono in atto nel loro gioco di seduzione. Gioco
fondamentale e necessario per la rottura della monotonia della
vita delle due donne e, quindi, indirizzato a colpirle
profondamente. Sia Ernest che Rodolphe discorreranno
ampiamente di frenologia e di magnetismo140, che non a caso,
nel Dictionnaire des idées reçues, verrà definito “ Joli sujet de
conversation et qui sert à « faire des femmes » ”141.
Ernest lui fit croire à la phrénologie, au
magnétisme (…)142
Rodolphe, invece, nella famosa scena dei Comizi, si serve in
modo evidente di queste argomentazioni per catturare la sua
preda.
Rodolphe, avec Madame Bovary, causait rêves,
pressentiments, magnétisme. (…)
Du magnétisme, peu à peu, Rodolphe en était
venu aux affinités, (…), le jeune homme expliquait à
la jeune femme que ces attractions irrésistibles
tiraient leur cause de quelque existence antérieure.
‹‹ Ainsi, nous, disait-il, pourquoi nous sommes-
nous connus ? quel hasard l‟a voulu ? C‟est qu‟à
travers l‟éloignement, sans doute, comme deux
fleuves qui coulent pour se rejoindre, nos pentes
particulières nous avaient poussés l‟un vers l‟autre.
Et il saisit sa main ; elle ne la retira pas ››143.
140 Proprio mentre Flaubert lavora a Passion et Vertu, sta per essere pubblicato il
manuale Roret, Nouveu Manuel du physiologiste et du phrénologiste. 141 G. Flaubert, Œuvres Complètes, II, Intégrale, Paris, Seuil, 1964, p. 311. 142 O. J., Passion et Vertu, I, p. 277. 143 Madame Bovary, deuxième partie, cap. VIII, p. 216.
91
Ernest Vaumont mette in atto una condotta da predatore
attento osservando la sua preda e captando le informazioni
necessarie alla sua cattura e manifestando già dal principio la sua
natura brutale, che sarà poi donata in eredità, quasi vent‟anni
dopo, al giovane Rodolphe:
Il avait vu aussi avec plaisir et vanité qu‟elle se
décolletait quand elle l‟attendait et que souvent elle
avait rougi sous ses regards et détourné la tête
comme machinalement.
(…) Il avait vu aussi qu‟elle aimait la poésie, la
mer, le théâthre, Byron, et puis, résumant toutes ces
observations en une seule, il avait dit: « C‟est une
sotte, je l‟aurai ››144.
Anche Monsieur Boulanger, quindi, quasi come in un déjà-vu,
ripeterà pressappoco, e in modo altrettanto brutale, le stesse
parole del suo “predecessore” letterario, facendo però più
attenzione alla descrizione dei dettagli e mostrando una capacità
di osservazione degna di un anatomista:
M. Rodolphe Boulanger avait trente-quatre ans ; il
était de tempérament brutal et d‟intelligence
perspicace, ayant d‟ailleurs beaucoup fréquenté les
femmes, et s‟y connais-sant bien.
Celle-là lui avait paru jolie ; il y rêvait donc, et à
son mari.
« Je le crois très bête. Elle en est fatiguée sans
doute.
Il porte des ongles sales et une barbe de trois
jours. Tandis qu‟il trottine à ses malades, elle reste à
ravauder des chaus-settes. Et on s‟ennuie !
144 O. J., Passion et Vertu, I, p. 277.
92
on voudrait habiter la ville, danser la polka tous les
soirs ! Pauvre e femme ! Ça bâille après l‟amour,
comme une carpe après l‟eau sur une table de
cuisine. Avec trois mots de galanterie, cela vous
adore-rait, j‟en suis sûr ! ce serait tendre !
charmant !… Oui, mais comment s‟en
débarrasser ensuite ? ››
(…) « Oh ! je l‟aurai ! ›› s‟écria-t-il en écrasant,
d‟un coup de bâton, une motte de terre devant lui145.
Passionalità romantica, secondo la più ampia accezione del
termine, sarà quella che caratterizzerà Ernest, descritto a grandi
linee, dal giovane Gustave-narratore, entro i canoni byronici del
Don Juan:
C‟est donc non un Lovelace146, comme on l‟aurait
dit il y a soixante ans, mais bien un Don Juan, ce qui
est plus beau147.
Sebbene il nostro chimico sia definito un Don Juan, un
seduttore, un uomo affascinante e colto, non avrà la forza di
sostenere, sia fisicamente che intellettualmente, gli eccessi
causati dall‟impeto della passione di Mazza che, dopo aver
ucciso il marito e i figli, a sua volta, si toglierà la vita con l‟acido
prussico.
Il nostro petit romantique148 di Rouen non sembra, quindi,
voler rinunciare, già dalla sua adolescenza, al macabro realismo
della sua contemporaneità, quello regalatogli dai fatti di cronaca.
145 Madame Bovary, deuxième partie, cap.VII, p. 195. 146 L‟allusione è naturalmente a Robert Lovelace, cinico seduttore protagonista
del romanzo di Samuel Richardson, Clarissa Harlowe. 147 O. J., Passion et Vertu, I, p. 276. 148 Cento, A., La dottrina di Flaubert, p. 38.
93
La spinta verso la verosimiglianza della storia si scontra, però,
inevitabilmente con quella pulsione che, come un urlo, lo spinge
ai limiti del grottesco e del noir romantique, pulsione che andrà poi
dissipandosi, senza però scomparire, nelle pagine che daranno
vita ad Emma.
Il noir romantique di cui Gustave si serve è quello che conduce
a piccoli e irregolari passi alla tragedia, che in entrambi gli scritti,
si consumerà subito dopo alcuni brevi ma efficaci indizi
premonitori. Questa tragedie non lascerà spazio ad altri
sentimenti se non a quelli della morte, della disperazione e in
alcuni casi della rassegnazione e avverrà in modo deciso e
impetuoso, dopo un attimo di riflessione premonitrice, da parte
delle due heroїne. Mazza non avrà abbastanza forza emotiva per
arginare quel suo amore che come una malattia la condurrà alla
totale perdita di sé.
Nel medesimo modo si evolvono i sentimenti di Emma che,
con gioia infantile e con l‟adrenalina nata dalla trasgressione,
muoiono, dopo un turbinìo di accesa passionalità. Emma pensa
questo quando compie il passo dal quale non farà più ritorno,
mentre osserva se stessa e Rodophe nello specchio. La funzione
di “diaframma”, di barriera fra dentro e fuori, in questo caso
non è assorbita, come al solito, dalla finestra, ma dall‟immagine
dello specchio:
Mais, en s‟apercevant dans la glace, elle s‟étonna
de son visage. Jamais elle n‟avait eu les yeux si
grands, si noirs, ni d‟une telle profondeur. Quelque
chose de subtil épandu sur sa personne la
transfigurait. Elle se répétait : « J‟ai un amant ! un
amant ! » se délectant à cette idée comme à celle
94
d‟une autre puberté qui lui serait survenue. Elle allait
donc posséder enfin ces joies de l‟amour, cette fièvre
du bonheur dont elle avait désespéré. Elle entrait
dans quelque chose de merveilleux où tout serait
passion, extase, délire ; une immensité bleuâtre
l‟entourait, les sommets du sentiment étincelaient
sous sa pensée, et l‟existence ordinaire n‟apparaissait
qu‟au loin, tout en bas, dans l‟ombre, entre les
intervalles de ces hauteurs149.
Nel momento in cui la giovane Emma si osserva dall‟esterno,
servendosi dello specchio (e scoprendosi finalmente viva) sblocca
un meccanismo che non potrà più essere disinnescato. Da quel
momento, si incarneranno in lei quelle caratteristiche passionali,
sfrenate e anche violente delle heroїnes che aveva tanto ammirato,
che les livres le avevano regalato e da cui lei aveva attinto nella
speranza di dare una svolta alla sua vita.
Alors elle se rappela les héroïnes des livres qu‟elle
avait lus, et la légion lyrique de ces femmes adultères
se mit à chanter dans sa mémoire avec des voix de
sœurs qui la charmaient.
Elle devenait elle-même comme une partie
véritable de ses imaginations et réalisait la longue
rêverie de sa jeunesse, en se considérant dans ce type
d‟amoureuse qu‟elle avait tant envié. D‟ailleurs,
Emma éprouvait une satisfaction de vengeance.
N‟avait-elle pas assez souffert ! Mais elle triomphait
maintenant, et l‟amour, si longtemps contenu,
jaillissait tout entier avec des bouillonnements
joyeux. Elle le savourait sans remords, sans
inquiétude, sans trouble150.
149 Madame Bovary, deuxième partie, cap. IX, p. 232. 150 Ibidem, deuxième partie, cap. IX, pp. 232-233.
95
Le due donne, inizialmente passive alla vita iniziano, così, ad
accogliere e a far crescere l‟amore fedifrago in modo violento,
come se si trattasse di un‟ossessione.
L‟amour l‟avait enivrée d‟abord, et elle n‟avait
songé à rien au-delà. Mais, à présent qu‟il était
indispensable à sa vie, elle craignait d‟en perdre
quelque chose, ou même qu‟il ne fût troublé151.
Assaporata quella che credono essere una piccola goccia di
libertà, le nostre chisciottesche donne non ne possono più fare a
meno e anche il minimo segno di una possibile astinenza o di un
possibile allontanamento del loro “oppio”, le rende violente,
quasi pazze, frenetiche e a tratti disumane.
Chaque jour cependant elle sentait qu‟elle amait
plus que la veille, que cela devenait un besoin de son
existence, qu‟elle n‟aurait pu vivre sans cela ; mais
cette passion, avec laquelle elle avait d‟abord joué en
riant, finit par devenir sérieuse et terrible, une fois
entrée dans son cœur, elle devint un amour violent,
puis une frénésie, une rage. Il y avait chez elle tant de
feu et de chaleur, tant de désirs immenses, une telle
soif de délices et de volupté qui étaient dans son
sang, dans ses veines, sous sa peau, jusque sous ses
ongles, qu‟elle était devenue folle, ivre, éperdue, et
qu‟elle aurait voulu faire sortit son amour des bornes
de la nature ; et il lui semblait qu‟en prodiguant les
caresses et les voluptés, en brûlant sa vie dans des
nuits pleines de fièvre, d‟ardeur, en se roulant dans
tout ce que la passion a de plus frénétique, de plus
sublime, il allait s‟ouvrir devant elle une suite
continue de voluptés et de plaisirs152.
151 Ibidem, deuxième partie, cap. X, p. 235. 152 O. J., Passion et Vertu, II, p. 283.
96
Questo besoin violent, miscelato ad una ingente dose di paura
nei confronti delle rispettive amate-amanti e della loro instabilità
emotiva, creerà il coktail perfetto e letale che condurrà i due
seducenti amanti a una presa di posizione simile.
(…) il lui vint une idée qui le surprit : d‟une
manière étrange il eut peur.
En se rappelant qu‟il était aimé par une femme
comme Mazza, qui lui sacrifiait avec tant de
prodigalité et d‟effusion sa beauté, on amour, il eut
peur et trembla devant la passion de cette femme,
comme ces enfants qui s‟enfurient loin de la mer en
disant qu‟elle est trop grande153.
(…) Enfin il était ennuyé et fatigué de cette
femme, qui prenait le plaisir au sérieux, qui ne
concevait qu‟un amour entier et sans partage, et avec
laquelle on ne pouvait parler ni de romans ni de
modes ni d‟opéra.
(…) s‟il [ Ernest ] sortait chez elle avec quelque
émotion dans l‟âme, c‟était comme les gens qui
viennent de voir des fous ; et si quelque vestige de
passion, quelque rayon d‟amour venait à se rallumer
chez lui, il s‟éteignat bien vite avec une raison ou un
argument154.
Per Léon la situazione non è molto differente. In effetti
anche il giovane avvocato si stancherà di quell‟ardore passionale
e intellettuale che Emma gli aveva trasmesso fino a quel
momento.
153 Ibidem, III, p. 285. 154 Ibidem, III, pp. 285- 286.
97
Ce qui le charmait autrefois l‟effrayait un peu
maintenant155.
Emma compie, però, un passo in avanti, forse in negativo,
rispetto a Mazza. Madame Willer ha bramato un uomo che non
era suo marito ed ha pagato a sue spese, e a spese della sua
famiglia, la follia che quella passione le procurava, Emma invece
si è dimostrata essere recidiva all‟adulterio e non solo. L‟animo
romantico di Emma si riesce a comprendere proprio partendo
dalla sua tensione all‟infinito, verso un amore passionalmente
perfetto (che non esiste). Ebbene, proprio questa sua spinta
verso l‟immenso la tradirà mostrando al lettore il suo
caleidoscopico essere. Anche in Mazza Willer non è estranea e
secondaria l‟esigenza di un amore più grande e sconfinato,
capace di superare la stessa cupidigia.
(…) se demandant enfin si, derrière la volupté, il
n‟y en avait pas une plus grande encore ni après le
plaisir une plus vaste jouissance, car elle avait une
soif inépuisable d‟amours infinis, de passions sans
bornes156.
In Emma, tuttavia, questa esigenza sembra mescolarsi a tratti
con una dimensione di confusa spiritualità, alla quale Mazza,
però, è del tutto estranea. Quando viene abbandonata da
Rodolphe, infatti, cade in un delirio mistico e vagheggia proprio
un amore trascendente:
155 Madame Bovary, troisième partie, cap. VI, p. 370. 156 O. J., Passion et Vertu, II, p. 282.
98
Il existait donc à la place du bonheur des félicités
plus grandes, un autre amour au-dessus de tous les
amours, sans intermittence ni fin, et qui s‟accroîtrait
éternellement ! Elle entrevit, parmi les illusions de
son espoir, un état de pureté flottant au-dessus de la
terre, se confondant avec le ciel, et où elle aspira
d‟être. Elle voulut devenir une sainte157.
Per Mazza non ci sarà la possibilità di un innalzamento
mistico, perché lei è del tutto estranea alla spiritualità. Mazza per
il suo amante abbandona Dio, dimentica i suoi figli e vende la
sua reputazione.
Toutes les passions, tous les sentiments, tout ce
qui trouve place dans une âme était parti comme les
scrupules de l‟enfance : la pudeur d‟abord, la religion
ensuite, la vertu après. (…)
Mazza contemplait leur agonie [ de ses enfants]
avec un sourire sur les lèvres, qui était rempli de
colère et de vengeance158.
Mazza in modo inconsapevole osserva la sua vita sgretolarsi e
se ne compiace e Flaubert, in un certo senso, sembra quasi
giustificarla, come sostiene anche Sartre:
Ces meurtres, longuement prémédités, n‟avaient
pour but, au départ, que de la rendre libre : on
comprendrait qu‟elle se réjouisse, criminellement,
certes, mais avec une espèce d‟innocence due au
monstrueux égoїsme de sa passion : ces obstacles ne
comptaient pas pour elle sinon parce qu‟ils
l‟empêchaient de rejoindre son amant : elle les a
écartés, elle devrait n‟y plus penser, prendre
157 Madame Bovary, deuxième partie, cap. XIV, p. 291. 158 O. J., Passion et Vertu, VII, p. 296.
99
joyeusement des mesures pour voler vers Ernest :
cela seul devrait compter159.
Arrivata al limite dell‟abnegazione di sé, Mazza, come Emma,
non vedrà altra via di scampo al dolore e all‟umiliazione di quella
passione ormai spenta, oltre la morte, che diverrà quasi una
giustificazione e una cosciente via di salvezza, che permetterà la
riconquista di sé e della propria serenità. Si potrebbe quasi
pensare che la morte rappresenti un modo per anestetizzare il
dolore causato dall‟ossessione nei confronti del proprio amante
e non un ultimo gesto per porre fine alla sofferenza data dalla
consapevolezza del rifiuto amoroso.
‹‹ Plus je t‟aimais, plus je t‟aimais encore, comme
ceux qui se désaltèrent avec l‟eau salée de la mer et que
la soif brûle toujours. Et maintenant je vais mourir ! la
mort ! plus rien, quoi ? des ténèbres, une tombe, et
puis… l‟immensité du néant.
Oh ! je sens que je voudrais pourtant vivre et faire
souffrir comme j‟ai souffert.
Oh ! le Bonheur ! où est-il ? mais c‟est un rêve ; la
vertu ? un mot ; l‟amour ? une déception ; la tombe ?
que sais-je ? “ Je le saurai ” ››160.
L‟amante diviene, per Mazza, la causa di ogni male. È per lui
che si è sporcata ed ha gettato via la sua virtù commettendo un
omicidio, ed è a causa sua che lei ha trovato invivibile una
dipendenza così forte da portarla ad estraniarsi da sé rinnegando
tutto ciò in cui aveva creduto.
159 Sarte, J. P., L’idiot de la famille, I, p. 205. 160 O. J., Passion et Vertu, VIII, p. 300.
100
‹‹ Pourquoi donc es-tu venu dans ma solitude
m‟arracher à mon bonheur ? Jétais si confiante et si
pure, et tu es venu pour m‟aimer, et je t‟ai aimé ! Les
hommes, cela est si beau quand ils vous regardent !
Tu m‟as donné de l‟amour, tu m‟en refuses
maintenant, et moi je l‟ai nourri par des crimes ; volià
qu‟il me tue aussi ! J‟étais bonne alors quand tu me
vis, et maintenant je suis féroce et cruelle, je voudrais
avoir quelque chose à broyer, à déchirer, à flétrir, et
puis après à jeter au loin comme moi. Oh ! je hais
tout, les hommes, Dieu ; et toi aussi je te hais, et
pourtant je sens encore que pour toi je donnerais ma
vie ! ››161.
Madame Willer, come Emma, ha la mente offuscata e non
riesce a vedere oltre al rapporto malato che sta costruendo. In
effetti, prima di giungere alla consapevolezza che la condurrà
all‟estremo gesto, lei sarà apparentemente serena e continuerà a
contribuire alla distruzione della sua esistenza credendo “ qu‟elle
serait plus belle en sortant de ses bras… comme les violettes
fanées qui répandent un parfum plus doux ”162, immagine
simbolo che non sarà dimenticata in Madame Bovary.
Ernest si trova, proprio come Rodolphe, in presenza di una
forza più grande di lui che se da un lato lo affascina, dall‟altro
lascia emergere qualcosa di grottesco e macabro che lo spaventa.
Il fallait donc partir, la quitter pour toujours, ou
bien se jeter avec elle dans ce tourbillon qui vous
entraîne comme un vertige, dans cette route
immense de la passion qui commence avec un
sourire et qui ne finit que sur une tombe163.
161 Ibidem, VIII, pp. 299-300. 162 Ibidem, II, p. 284. 163 Ibidem, III, p. 286.
101
Quasi come un presagio di morte, in effetti, la forza che
circonda Mazza lascia Ernest sgomento.
Ernest comprit que la passion de cette femme
était féroce et terrible, qu‟il régnait autour d‟elle une
atmosphère empoisonnée qui finirait par l‟étouffer et
le faire mourir, que cet amour était un volcan à qui il
fallait jeter toujours quelque chose à mâcher et à
broyer dans ses convulsions, et que ses voluptés
enfin étaient une lave ardente qui brûlait le cœur164.
Oltre alla pazzia amorosa e “mortifera” che spinge Mazza alla
blasfemia e al limite dell‟allucinazione, un velo di disillusione
traspare dal suo materialismo, come se in realtà, anche lei
vorrebbe credere in qualcosa di superiore che non sia solamente
fisico:
Mais quand elle vit que l‟amour n‟était qu‟un
baiser, une caresse, un moment de délires où se
roulent entrelacés, avec des cris de joie, l‟amant et sa
maîtresse, et puis que tout finit ainsi, que l‟homme se
rélève, la femme s‟en va, et que leur passion a besoin
d‟un peu de chair et d‟une convulsion pour se
satisfaire et s‟enivrer, l‟ennui lui prit à l‟âme, comme
ces affamés qui ne peuvent se nourrir165.
In altri momenti invece, questa aspirazione mistica rimane nei
termini di una pessimistica e pura carnalità:
Rien, d‟ailleurs, ne valait la peine d‟une
recherche ; tout mentait ! Chaque sourire cachait un
164 Ibidem, III, p. 286. 165 Ibidem, II, pp. 282-283
102
bâillement d‟ennui, chaque joie une malédiction, tout
plaisir son dégout, et les meilleurs baisers ne vous
laissaient sur la lèvre qu‟une irréalisable envie d‟une
volupté plus haute166.
In Emma, contrariamente, l‟alternarsi di passionalità sfrenata
e desiderio di amore puro e quasi virginale (da sainte), lascia
presagire la sua tendenza a una ricerca di serenità interiore e non
solo di turbamenti e scosse emotive.
Nella relazione con Rodolphe, ad esempio, tende a
commettere gli stessi errori che l‟avevano portata ad allontanarsi
da Charles, ma allo stesso tempo, autrice dello spegnimento
della fiamma tra lei e il suo amante, ne rivendica l‟ardore e si
lamenta anche della piattezza del tempo che trascorre con lui.
Emma è una donna che, come Mazza, vuole evadere, vuole
trasgredire, ma che tutto sommato, sente il bisogno inconscio
della protezione di una sana monotonia domestica, quella che
Charles sa darle e di cui lei paradossalmente si lamenta e con cui
allo stesso tempo si rassicura.
(…) elle devenait bien sentimentale [ avec
Rodolphe ]. Il avait fallu échanger des miniatures, on
s‟était coupé des poignées de cheveux, et elle
demandait à présent une bague, un véritable anneau
de mariage, en signe d‟alliance éternelle167.
Proprio questa ricerca di un riparo comodo fatto di
quotidianità farà capovolgere la situazione e, in un certo senso,
anche i ruoli. Ora sarà Emma a fare la parte di Charles, mentre
166 Madame Bovary, troisième partie, cap. VI, p. 371. 167 Ibidem, deuxième partie, cap. X, p. 241.
103
Rodolphe, sicuro della sua preda e stufo della noia che inizia a
respirare nell‟aria, indietreggerà bruscamente facendo quasi
presagire la fine del loro rapporto.
Alors, sûr d‟être aimé, il ne se gêna pas, et
insensiblement ses façons changèrent. Il n‟avait plus,
comme autrefois, de ces mots si doux qui la faisaient
pleurer, ni de ces véhémentes caresses qui la
rendaient folle ; si bien que leur grand amour, où elle
vivait plongée, parut se diminuer sous elle, comme
l‟eau d‟un fleuve qui s‟absorberait dans son lit, et elle
aperçut la vase168.
Tutto questo però non basterà ad Emma per comprendere la
caducità della passione, quella generata dall‟istinto bestiale
dell‟uomo. Lei vorrebbe che i turbamenti del cuore durassero in
eterno e, allo stesso tempo, vorrebbe cullarsi in una relazione
stabile e sicura, di cui conosce già la fine.
Les apparences, néanmoins, étaient plus calmes
que jamais, Rodolphe ayant réussi à conduire
l‟adultère selon sa fantaisie ; et, au bout de six mois,
quand le printemps arriva, ils se trouvaient, l‟un vis-
à-vis de l‟autre, comme deux mariés qui
entretiennent tranquillement une flamme
domestique169.
La fine della relazione è il cardine da cui dipendono le
vicende delle due fedifraghe. In entrambe le opere questo
cardine viene fissato mediante una lettera “bien écrite, toute
168 Ibidem, deuxième partie, cap. X, p. 241. 169 Ibidem, deuxième partie, cap. X, p. 242.
104
remplie de riches métaphores et de grands mots”170. Ernest, in
effetti, affiderà proprio a poche righe lo sporco compito di
abbandonare un‟amante come Mazza, divenuta ormai troppo
scomoda e ingombrante, proprio come farà Rodolphe con
Emma.
Adieu, Mazza ! je ne vous reverrai plus.
Le ministre de l‟Intérieur m‟a enrôlé d‟une
commission savante qui doit analyser les produits et
le sol même du Mexique. Adieu ! je m‟embarque au
Havre. Si vous voulez être heureuse, ne m‟aimez
plus ; aimez au contraire la vertu et vos devoirs ;
c‟est un dernier conseil. Encore une fois adieu ! je
vous embrasse.
ERNEST171.
Le parole di Ernest, che saranno la causa scatenante della
follia amorosa di Mazza, sono ampiamente sovrapponibili a
quelle di Rodolphe. Questa dunque è un‟altra ragione che ci
porta ad affermare che il giovane Ernest sia stato in qualche
modo l‟antecedente letterario del seducente amante di Emma.
Je serai loin quand vous lirez ces tristes lignes ;
car j‟ai voulu m‟enfuir au plus vite afin d‟éviter la
tentation de vous revoir. Pas de faiblesse !
Je reviendrai ; et peut-être que, plus tard, nous
causerons ensemble très froidement de nos
anciennes amours. Adieu !172
170 O. J., Passion et Vertu, V, p. 291. 171 Ibidem, IV, pp. 286-287. 172 Madame Bovary, troisième partie, cap. XIII, p. 279.
105
La sovrapposizione, però, non rende in entrambi i casi il
medesimo effetto. Nonostante la sua cruauté d’anatomiste173,
Ernest sembra un uomo vinto, spaventato da una forza
sovraumana incarnata nella sua giovane amante e costretto a
scappare per non esserne sommerso, Rodolphe, invece, si rivela
essere in un certo senso “vincitore”, per via della sua lucidità e
freddezza. Con astuzia e pazienza, il Don Juan del 1857, scrive la
sua lettera d‟addio, pesando ogni parola, prevedendone gli effetti
ed amplificandone le possibili reazioni di Emma. Come un abile
architetto, Rodolphe ha pianificato la costruzione di
quell‟immenso, ma fragile castello ed ora, con il suo stesso
potere, quello delle parole, vuole distruggerlo. Eccolo allora che,
seduto al suo scrittoio, riflette sulla plausibilità delle sue scuse:
Rodolphe s‟arrêta pour trouver ici quelque bonne
excuse.
‹‹ Si je lui disais que toute ma fortune est perdue ?…
Ah ! non, et d‟ailleurs, cela n‟empêcherait rien. Ce
serait à recommencer plus tard (…) ››174.
La tendenza a gestire e pilotare con freddezza i sentimenti
della sua amante si manifestano ancora quando, con reticenze e
adulazioni, mette in causa la fatalité, componente importante,
anche se non unica, del fallimento della relazione, che tornerà
come un‟ombra, al funerale di Emma.
“ (…) Emma ! Oubliez-moi ! Pourquoi faut-il que
je vous aie connue ? Pourquoi étiez-vous si belle ?
173 O. J., Passion et Vertu, I, p. 276. 174 Madame Bovary, troisième partie, cap. XIII, p. 278.
106
Est-ce ma faute ? Ô mon Dieu ! non, non, n‟en
accusez que la fatalité ! ”.
‹‹ Voilà un mot qui fait toujours de l‟effet,
se dit-il ››175.
Da bravo e attento “intellettuale” e oratore, Rodolphe cerca
sinonimi e segue abilmente la pianificazione strutturale di una
lettera che dovrà rispondere a tutte le domande della
malcapitata senza suscitare in lei la possibilità di replica,
usando la Parola per distruggerla, quello stesso potere che gli
aveva permesso di conquistarla.
‹‹ Il me semble que c‟est tout. Ah ! encore ceci, de
peur qu‟elle ne vienne à me relancer (…) ››.
(…) ‹‹ Comment vais-je signer, maintenant ? ›› se
dit-il.
‹‹ Votre tout dévoué ?… Non. Votre ami ?… Oui,
c‟est cela. ››
“ Votre ami. ” Il relut sa lettre. Elle lui parut
bonne.
‹‹ Pauvre petite femme ! pensa-t-il avec
attendrissement. Elle va me croire plus insensible
qu‟un roc ; il eût fallu quelques larmes là-dessus ;
mais, moi, je ne peux pas pleurer ; ce n‟est pas ma
faute ››.
Alors, s‟étant versé de l‟eau dans un verre,
Rodolphe trempa son doigt et il laissa tom-ber de
haut une grosse goutte, qui fit une tache pâle sur
l‟encre ; puis, cherchant à cacheter la lettre, le cachet
Amor nel cor se rencontra.
‹‹ Cela ne va guère à la circonstance…
Ah bah ! n‟importe ! ››176.
175 Ibidem, troisième partie, cap. XIII, p. 278. 176 Ibidem, troisième partie, cap. XIII, p. 279.
107
Sebbene Ernest e Rodolphe siano accomunati dalla stessa
pavidità “linguistica”, Ernest è delineato con tratti più positivi
da parte del giovane Flaubert. Lo stesso si può dire per Mazza, il
cui atteggiamento sembra a volte giustificato e leggittimato dalla
potenza della passionalità romantica. Accanto a uomini incapaci
di assumersi delle responsabilità, le nostre donne saranno le
uniche portatrici di valori forti e maschili.
[ Mazza ] è l‟unico essere dotato di qualità virili
(…) quasi una piccola Lady Macbeth accoppiata ad
un capitano inetto (…) o a teneri fanciulloni
senz‟anima177.
Baudelaire, invece, coglierà il carattere virile di Emma,
ponendo in evidenza la sua aggressività vitale e la sua energia,
elementi perfetti in un connubio tra una forza mascolina e un
corpo femminile178.
Benché a livello emotivo e caratteriale le due heroїne sembrino
possedere pressappoco gli stessi tratti, sotto il punto di vista
della capacità di agire, si possono notare alcune differenze.
Dopo un‟attenta analisi si può sostenere che la virilità tragica di
Mazza sembra prevalere su quella rêveuse di Emma. Madame
Willer, infatti, nell‟affrontare l‟impatto violento con la
consapevolezza e la delusione dell‟abbandono, non piange e non
si dispera (almeno in apparenza), ma con freddezza veste i panni
177 Macchia, G., Madame Bovary e il monologo inesistente, in Ritratti, personaggi,
fantasmi, Milano, Mondadori, 1997, p. 1639. 178 Per approfondire vedi Baudelaire, C., Madame Bovary par Gustave Flaubert, in
L’Artiste, 18 ottobre 1857.
108
di una donna forte, intelligente e razionalmente intraprendente e
chiede a un domestico di prepararle la carrozza, perché
“(…) personne ne pouvait donc l‟arrêter dans sa volunté ”179:
Elle la relut plusieur fois [ la lettre d‟Ernest ],
accablée par ce mot adieu, et restait les yeux fixés et
immobiles sur cette lettre qui contenait tout son
malheur et son désespoir, où elle voyait s‟enfuir et
couler tout son bonheur et sa vie. Elle ne versa pas
une larme, ne poussa pas un cri, mais elle sonna un
domestique, lui ordonna d‟aller chercher des
chevaux de poste et de préparer sa chaise180.
Solo quando sarà da sola, dinanzi alla sublime “immensité de
l‟océan”181 Madame Willer sarà in grado di dare sfogo alla sua
rabbia e al suo dolore:
Il était parti, parti pour toujours ! et quand elle
releva sa figure toute couverte de larmes, elle ne vit
plus rien… que l‟immensité de l‟océan182.
In queste pagine riappare uno dei temi a cui, in modo
costante e graduale, era approdato il giovane Flaubert: la Natura.
L‟intero creato appare come un‟allucinazione che prende vita
per rappresentare lo stato d‟animo della delirante Mazza.
La route était bordée d‟arbres, les clartés de la
nuit passant à travers leurs branches les faisaient
ressembler à des fantômes aux forms gigantesques,
179 O. J., Passione et Vertu, III, p. 287 180 Ibidem, III, p. 287. 181 Ibidem, IV, p. 287. 182 Ibidem, IV, p. 287.
109
qui couraient tous devant Mazza et remuaient au gré
du vent, qui sifflait entre leurs feuilles, leur chevelure
en désordre183.
Proprio in questi anni farà ingresso nella tecnica narrativa di
Flaubert una sorta di animismo che accompagnerà la sua
scrittura fino alle opere più mature.
L‟homme, miroir du monde : une lacune qui
prend conscience de son non-être au sein du néant
universel. Le vieillissement, c‟est le rapport toujours
plus étroit et plus profond du microcosme au
macrocosme ; en un mot c‟est la mort au ralenti ou,
si l‟on préfère, la mort-elle-même se réalisant par le
moyen de la vie. On ne meurt pas de vieillesse ; aux
yeux du jeune Flaubert on vieillit de mourir. Quant à
la Verité complète, cette correspondence
homothétique de l‟univers et de l‟individu, elle se
réalise en celui-ci, au terme d‟un processus
d‟involution, par l‟anéantissement184.
L‟uomo, quindi, diviene lo specchio del mondo, attraverso il
quale è possibile raggiungere la consapevolezza dell‟inutilità di
tutto ciò che esiste. A questa visione apocalittica della Natura e
dell‟universo, si accosta, poco per volta, una prospettiva
pessimistica che seguirà un percorso evolutivo d‟eccezione, che
condurrà inevitabilmente alla delusione.
Les nuages noirs et épais s‟amoncelaient à sa
gauche vers le soleil couchant qui était rouge et
lumineux sur la mer ; on êut dit qu‟ils allaient éclater
en sanglots.
183 Ibidem, IV, p. 288. 184 Sartre, J. P., L’idiot de la famille, I, p. 196.
110
La mer, sans être furieuse, roulait sur elle-même
en chantant lugubrement et, quand elle venait à se
briser sur les pierres de la jetée, les vagues sautaient
en l‟air et retombaient en poudre d‟argent.
Il y avait dans cela une sauvage harmonie.
Mazza écouta longtemps, fascineé par sa
puissance; le bruit de ces flots avait pour elle un
langage, une voix ; comme elle la mer était triste et
pleine d‟angoisses ; comme elle ses vagues venaient
mourir en se brisant sur les pierres et ne laissaient
sur le sable mouillée que la trace de leur passage.
Une herbe qui avait pris naissance entre deux fentes
de la pierre penchait sa tête toute pleine de la rosée ;
chaque coup de vague venait la tirer de sa racine, et
chaque fois elle se détachait de plus en plus ; enfin
elle disparut sous la lame. On ne la revit plus, et
pourtant elle était jeune et pourtait des fleurs. Mazza
sourit amèrement, la fleur était comme elle enlevée
par la vague dans la fraîcheur du printemps185.
Se Mazza reagisce in modo deciso e virile alla lettera di
Ernest, Emma invece, colta da una vertigine e quasi delirante,
sarà addirittura tentata a gettarsi dalla finestra, se non fosse per il
prosaico annuncio della domestica, ‹‹Monsieur vous attend,
Madame ; la soupe est servie››186.
Elle s‟était appuyée contre l‟embrasure de la
mansarde, et elle relisait la lettre avec des
ricanements de colère. Mais plus elle y fixait
d‟attention, plus ses idées se confondaient. Elle le
revoyait, elle l‟entendait, elle l‟entourait de ses deux
bras ; et des battements de cœur, qui la frappaient
sous la poitrine comme à grands coups de bélier,
s‟accéléraient l‟un après l‟autre, à intermittences
185 O. J., Passione et Vertu, IV, pp. 287-288. 186 Madame Bovary, deuxième partie, cap. XIII, p. 282.
111
inégales. Elle jetait les yeux tout autour d‟elle avec
l‟envie que la terre croulât. Pourquoi n‟en pas finir ?
Qui la retenait donc ? Elle était libre. Et elle
s‟avança, elle regarda les pavés en se disant :
‹‹ Allons ! allons ! ››
Le rayon lumineux qui montait d‟en bas
directement tirait vers l‟abîme le poids de son corps.
Il lui semblait que le sol de la place oscillant
s‟élevait le long des murs, et que le plancher
s‟inclinait par le bout, à la manière d‟un vaisseau qui
tangue.
Elle se tenait tout au bord, presque suspendue,
entourée d‟un grand espace. Le bleu du ciel
l‟envahissait, l‟air circulait dans sa tête creuse, elle
n‟avait qu‟à céder, qu‟à se laisser prendre ; (…)
L‟idée qu‟elle venait d‟échapper à la mort faillit la
faire s‟évanouir de terreur ; elle ferma les yeux ; puis
elle tressaillit au contact d‟une main sur sa manche :
c‟était Félicité187.
Le due eroine, deluse dal loro amante, e nel caso di Emma,
ferite nell‟orgoglio, finiranno ad un bivio che le condurrà a
prendere la stessa decisione: quella di avvelenarsi per porre
rimedio alla loro vita.
Per Mazza, inoltre, il suicidio potrebbe anche assumere, se si
ripensa alla vicenda di cronaca alla quale in nostro si è ispirato,
le sembianze di una fuga dalla vita dovuta alla paura dell‟eroina
delle conseguenze (anche legali) del gesto che aveva commesso.
In effetti, sarà proprio il commissario, che si stava recando da lei
per interrogarla, a trovare il suo corpo esanime.
Quand le commissaire entra, Mazza râlait encore ;
elle fit quelques bonds par terre, se tordit plusieurs
187 Ibidem, deuxième partie, cap. XIII, p.282.
112
fois, tous ses membres se raidirent ensemble, elle
poussa un cri déchirant.
Quand il approcha d‟elle, elle était morte188.
Emma, al contrario, sotto questo aspetto, manifesta
nuovamente e per l‟ultima volta, la sua superiorità ideologica e
quasi femminista, da vera héroїne. Effettivamente, sarà proprio
l‟orgoglio la goccia che la farà tergiversare e le farà prendere
l‟estrema decisione. Il rifiuto di Rodolphe all‟ennesima e non
dignitosa richiesta di Emma di denaro farà esplodere l‟ordigno
che già da tempo si era innescato nella nostra mal mariée.
‹‹ Tu ne les as pas !… J‟aurais dû m‟épargner cette
dernière honte. Tu ne m‟as jamais aimée ! Tu ne
vaux pas mieux que les autres ! ››
Elle se trahissait, elle se perdait189.
La honte che farà crollare definitivamente Emma provocherà
un trauma profondo e romperà del tutto quell‟equilibrio
precario sul quale essa si adagiava. Improvvisamente è come se
per lei fosse tutto chiaro, le rêveries donchisciottesche che le avevano
dato la forza di evadere dalle sue costrizioni sociali si sgretolano
dando vita a fredde illusioni. Nulla quindi ha più senso e in quel
momento l‟unico modo per sfuggire a una vita costellata dalla
consapevolezza dell‟irraggiungibilità della felicità è la morte, la
chiusura improvvisa e prematura del sipario della vita reale, non
di quella che Emma osservava dalla sua fenêtre e sognava ad
occhi aperti.
188 O. J., Passion et Vertu, XI, p. 302.
113
‹‹ Mais, moi, je t‟aurais tout donné, j‟aurais tout
vendu, j‟aurais travaillé de mes mains, j‟aurais mendié
sur les routes, pour un sourire, pour un regard, pour
t‟entendre dire : “ Merci ! ”. Et tu restes là
tranquillement dans ton fauteuil, comme si déjà tu ne
m‟avais pas fait assez souffrir ? Sans toi, sais-tu bien,
j‟aurais pu vivre heureuse !
Qui t‟y forçait ?
Était-ce une gageure ?
Tu m‟aimais cependant, tu le disais… Et tout à
l‟heure encore… Ah ! il eût mieux valu me chasser !
J‟ai les mains chaudes de tes baisers, et voilà la place,
sur le tapis, où tu jurais à mes genoux une éternité
d‟amour. Tu m‟y as fait croire : tu m‟as, pendant
deux ans, traînée dans le rêve le plus magnifique et le
plus suave !
… Hein ? nos projets de voyage, tu te rappelles ?
Oh ! ta lettre, ta lettre ! elle m‟a déchiré le cœur ! Et
puis, quand je reviens vers lui, vers lui, qui est riche,
heureux, libre ! pour implorer un secours que le
premier venu rendrait, suppliante et lui rapportant
toute ma tendresse, il me repousse, parce que ça lui
coûterait trois mille francs ! ››190
La fine di Mazza sarà più tragica e passionale, sarà impulsiva,
ma allo stesso tempo meditata, e si compirà, quasi a voler
ripercorrere i miti dell‟antica tragedia greca, dopo aver ucciso
suo marito e i suoi figli. La giovane Medea191 sarà totalmente
189 Madame Bovary, troisième partie, cap. VIII, p. 403. 190 Ibidem, troisième partie, cap. VIII, p. 404.
191 Figlia di Eete, re della Colchide, è uno dei personaggi più celebri e
controversi della mitologia greca. Il suo nome in greco significa "astuzie,
scaltrezze", infatti la tradizione la descrive come una maga dotata di poteri quasi
divini. Si innamora perdutamente di Giasone, che arriva in Colchide insieme
agli Argonauti alla ricerca del Vello d'oro, e pur di aiutarlo a raggiungere il suo
scopo, uccide il fratello Apsirto, spargendone i poveri resti dietro di sé dopo
essersi imbarcata sulla nave Argo insieme al suo amato, divenuto suo sposo. Il
114
disorientata e si troverà improvvisamente catapultata in un
mondo che lei non immaginava e come Emma avrà la sua
“epifania” negativa.
Il est dangereux de rire et de jouer avec le
cœur, car la passion est une arme à feu qui part
et vous tue lorsqu‟on la croyait sans péril192.
L‟apparizione improvvisa dell‟atrocità e dell‟insensatezza del
mondo e di ogni legame umano faranno mutare anche la
Natura, che non sarà più amichevole e armonica, ma l‟esatto
contrario.
padre, così, trovandosi costretto a raccogliere le membra del figlio, non riesce a
raggiungere la spedizione, e gli Argonauti tornano a Corinto con il Vello d'Oro.
Dopo dieci anni, però, Creonte, re della città, vuole dare sua figlia Glauce in
sposa a Giasone, offrendo così a quest'ultimo la possibilità di successione al
trono. Giasone accetta, abbandonando così sua moglie Medea. Vista
l'indifferenza di Giasone di fronte alla sua disperazione, Medea medita una
tremenda vendetta. Fingendosi rassegnata, manda in dono un mantello alla
giovane Glauce, la quale, non sapendo che il dono è pieno di veleno, lo indossa
per poi morire fra dolori strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca
anch'egli il mantello, e muore. Ma la vendetta di Medea non finisce qui.
Secondo la tragedia di Euripide, per assicurarsi che Giasone non abbia
discendenza, uccide i figli (Mermo e Fere) avuti con lui: il dolore per la perdita
dei propri discendenti porta Giasone al suicidio. La maggior parte degli storici
greci del tempo di Euripide, tuttavia ricorda che i figli di Medea, che ella non
riuscì a portare con sé, furono uccisi dagli abitanti di Corinto per vendetta.
Fuggita ad Atene, a bordo del carro del Sole, Medea sposa Egeo, dal quale ha
un figlio, Medo. A lui Medea vuole lasciare il trono di Atene, finché Teseo non
giunge in città. Egeo ignora che Teseo sia suo figlio, e Medea, che vede
ostacolati i suoi piani per Medo, suggerisce al marito di uccidere il nuovo
venuto durante un banchetto. Ma all'ultimo istante Egeo riconosce suo figlio, e
Medea è costretta a fuggire di nuovo. Torna nella Colchide, dove si ricongiunge
e si riappacifica con il padre Eete.
192 O. J., Passion et Vertu, II, p. 278.
115
C‟est alors que le bruit du monde lui parut
une musique discordante et infernale, et la
nature une raillerie de Dieu. Elle n‟aimait rien et
portait de la haine à tout ; à mesure que chaque
sentiment sortait de son cœur, la haine y entrait
si bien qu‟elle n‟aimait plus rien au monde
(…)193
Elle prit la vie dès lors comme un long cri de
douleur, et si elle voyait des femmes qui se
paraient de leur vertu, d‟autres de leur amour,
elle raillait leur vertu et leurs amours ;
quand elle trouvait des gens heureux et
confiants en Dieu, elle les tourmentait par un
rire ou un sarcasme ; 194
Nella scena immediatamente precedente a quella della morte
delle nostre heroїnes, “l‟oggetto-diaframma” nuovamente risulterà
rilevante. Per Mazza, quando, prima di compiere l‟atto del
suicidio, osserverà in modo allucinato il suo corpo nudo,
dispensatore di piaceri e causa di morte. Anche in questo caso lo
specchio sarà una sorta di medium tra la rêverie e l‟oggetto che è
stato in grado di attualizzarla (il corpo, quindi la materialità e la
fisicità, elemento concreto e tangibile proprio perché Mazza
esclude qualsiasi tipo di misticismo). L‟atto di guardarsi allo
specchio lascia presagire, però, non più la gioia della
realizzazione di una recherche, come avvenne per Emma con
Rodolphe, ma la nostalgia che la donna inizia a provare per una
situazione che non potrà più compiersi, proprio perché non
potrà più realizzarsi la sua vita.
193 Ibidem, V, p. 292.
116
Enfin, après avoir pleuré, pensant à ses jours qui
s‟étaient enfuis, à son Bonheur, à ses rêves, à ses
caprices de jeunesse, et puis encore à lui bien
longetemps, et s‟être demandé ce que c‟était que la
mort, et s‟être perdue dans ce gouffre sans fond de la
pensée qui se ronge et se déchire de rage et
d‟impuissance, elle se releva tout à coup comme d‟un
rêve, prit quelques gouttes du poison qu‟elle avait
versées dans une tasse de vermeil, but avidement, et
s‟étendit pour la dernière fois sur ce sofa où si
souvent elle s‟ètait roulée dans les bras d‟Ernest,
dans les trasports de l‟amour195.
Anche Emma, prima di morire si osserverà, quasi con una
vena masochistica, per misurare però, non la nostalgia per i
piaceri dispensati, ma il livello della sua sofferenza fisica:
Elle s‟épiait curieusement, pour discerner si elle
ne souffrait pas. Mais non ! rien encore. Elle
entendait le battement de la pendule, le bruit du feu,
et Charles, debout près de sa couche, qui respirait.
‹‹ Ah ! c‟est bien peu de chose, la mort ! pensait-
elle : je vais dormir, et tout sera fini ! ››196.
L‟elemento romantico che traspare da entrambi gli scritti è
quello di cui il giovane Flaubert adolescente si era cibato negli
anni del collegio, lo stesso da cui aveva attinto per le sue letture
e lo stesso da cui aveva cercato di allontanarsi nel periodo in cui
nella sua mente si formava in modo edipico l‟idea estetica di
Realismo e l‟immagine di Emma.
194 Ibidem, VII, p. 296. 195 O. J., Passion et Vertu, X, p. 301. 196 Madame Bovary, troisième partie, VIII, pp. 407- 408.
117
Oltre alla corrispondenza strutturale tra Mazza ed Emma, tra
Ernest e Rodolphe e più in generale tra le due vicende, a livello
formale molto simili, appaiono alcune scene prettamente noir e
romantiche, da cui il maturo Gustave avrebbe dovuto
allontanarsi per rimanere coerente alle sue nuove concezioni
stilistiche.
Uno degli elementi più romantici che sembra persistere nelle
pagine di Madame Bovary è quello del riso, elemento grottesco
che pone l‟accento su quell‟umorismo nero che il Flaubert di
Rage et Impuissance aveva avuto modo già di sperimentare nel
1836, prima di Passion et Vertu. Il riso molto spesso è
accompagnato nelle opere della giovinezza di Flaubert, al tema
della morte. La vicenda di Emma non farà eccezione e
paradossalmente mostrerà questo tema, servendosi del riso,
enfatizzandone i toni macabri e grotteschi. Un istante prima di
morire anche Emma ha una sorta di visione rivelatrice,
“un‟epifania negativa” che la conduce all‟ilarità. Ormai morente,
la giovane e sfortunata mal mariée comprende l‟inutilità delle
passioni umane e si rende cinicamente conto che non potrà
tornare sui suoi passi. Ineluttabilmente capisce forse quel senso
nascosto delle cose, che le era stato impossibile cogliere fino a
quel momento e a questo punto sembra inevitabile il riso
liberatorio, isterico e quasi pazzo che lascia esplodere, nella sua
vuotezza, l‟immenso grottesco legato alla bêtise.
Tout à coup, on entendit sur le trottoir un bruit
de gros sabots, avec le frôlement d‟un baton ; et une
voix s‟éleva, une voix rauque, qui chantait:
Souvent la chaleur d‟un beau jour
Fait rêver fillette à l‟amour.
118
Emma se releva comme un cadavre que l‟on
galvanise, les cheveux dénoués, la prunelle fixe,
béante.
Pour ammasser diligemment
Les épis que la faux moissonne,
Ma Nanette va s‟inclinant
Vers le sillon qui nous le donne.
‹‹ L‟aveugle ! s‟écria-t-elle ››.
Et Emma se mit à rire, d‟un rire atroce,
frénétique, dé-sespéré, croyant voir la face hideuse
du misérable, qui se dressait dans les ténèbres
éternelles comme un épouvante-ment.
Il souffla bien fort ce jour-là.
Et le jupon court s‟envola ! Une convulsion la
rabattit sur le matelas. Tous s‟approchèrent.
Elle n‟existait plus197.
Dunque, non si può fare a meno di notare l‟ambivalenza
flaubertiana che, se da un lato vede l‟emergere di nuove tecniche
di rappresentazione e di visione del mondo, dall‟altro sembra
tornare sui suoi passi, ricalcando le orme di quel suo essere un
tempo romantique, affascinato dal noir e dalla macabra coscienza
dell‟infelicità umana.
La presenza costante di elementi così verosimilmente
sovrapponibili tra i due scritti non può che avvalorare la tesi
secondo cui Emma fu davvero una creazione parziale del nostro
ormai maturo Gustave e che, in realtà, l‟ossatura generale e più
nascosta di Madame Bovary sia stata contenuta e custodita
gelosamente nelle pagine di Passion et Vertu. Ancora più evidente
risulta che Ernest abbia dato vita, o spunto, alla creazione del
più romantique degli amanti di Emma. A questo punto, dopo aver
analizzato ampiamente le correspondences tra le due opere, sembra
197 Ibidem, troisième partie, VIII, pp. 419-420.
119
indispensabile porre in rilievo che la presenza dell‟alone di
Passion et Vertu in Madame Bovary significhi anche la presenza
contraddittoria di un Romanticismo ormai perduto in Flaubert,
in uno dei suoi scritti più nettamente realistici.
120
CONCLUSIONE
GUSTAVE FLAUBERT:
IL ROMANTICO REALISTA
« Mazza aspira cet air de corruption
à pleine poitrine, elle le sentit comme un
parfum et pour la première fois ; alors
elle comprit tout ce qu’il y avait de large
et d’immense dans le vice, et de
volupteux dans le crime »198.
L‟origine delle fonti dalle quali Flaubert ha attinto per la
costruzione di grandi personaggi come quello di Emma è
fondamentale se si considera che, mediante un confronto con
quelle fonti sarà possibile l‟evoluzione stilistica dello scrittore.
Le Œuvres de jeunesse di Flaubert ci hanno fornito un ampia base
su cui ricostruire la crescita di un uomo e del suo pensiero.
Opere che non di rado hanno fornito indizi sulla ricercatezza
stilistica tipica di un esteta, che hanno fatto uso di diversi registri
e di diversi punti di vista e che hanno portato alla luce il
background culturale del piccolo Gustave. Il manifesto carattere
romantico di Flaubert si è ripercosso su tutta la sua Opera in
modo incostante dal punto di vista quantitativo, ma continuo
dal punto di vista strutturale.
121
Les écrits de jeunesse témoignent qu‟il a
pressenti les siens très tôt. Passion et Vertu contient
l‟intrigue de Madame Bovary ; les Mémoires d’un fou,
celle de l‟Education Sentimentale ; Smarh annonce
la Tentation. (…) Le sujet d‟un Cœur Simple se trouve
résumé dans Rage et Impuissance (…)199.
Se dunque tra le pagine di Quidquid Volueris intravediamo la
presenza di un giovane regista che, dalle sue quinte, dirige il
dramma della passione incontrollata e della follia omicida che,
con descrizioni sanguinose e macabre, lascia emergere la forte
carica aggressiva e mortale di un monstre de la nature, in Rage et
Impuissance si percepisce l‟affermarsi del Romanticismo Europeo
e delle tematiche noir che, attraverso il grido di un sepolto vivo,
trasmettono l‟angosciosa consapevolezza nichilista dello
scrittore ancora adolescente. Passion et Vertu invece, come uno
specchio proiettato nel futuro, ci mostra una giovane Emma,
Mazza, più passionale e più tragica, totalmente immersa negli
sfrenati fremiti del cuore che la condurranno ad una fine tragica
e violenta e un Rodolphe in potenza, Ernest, che attingendo da
Byron e da Laclos fornisce l‟immagine rarefatta di un
romanticismo crudele e viscido, nel quale, per “passione” o per
“virtù”, la protagonista sarà costretta a scivolare per non
rialzarsi. Elementi totalmente romantici che non saranno affatto
dimenticati in Madame Bovary e che, contrariamente a quel che si
pensa, considerando l‟itinerario creativo e stilistico di Flaubert,
198 O. J., Passion et Vertu, IV, p. 290. 199 Mason, G. M., Les écrits de jeunesse de Flaubert, Paris, Nizet, 1961, p. 38.
122
si manifesteranno, anche se in sordina, in ogni pagina del
romanzo.
Madame Bovary rappresenta per Flaubert una sorta di “opera di
depurazione terapica”, grazie alla quale lo scrittore avrebbe
dovuto emanciparsi da quelle fantasie velenose e romantiche,
che portarono Louis Bouilhet e Maxime du Camp a bocciare la
prima stesura della Tentation de Saint Antoine, in nome di un‟opera
che si occupasse, invece, della rappresentazione di una vicenda
quotidiana, bassa e da cui avrebbe dovuto rimanere assente tutto
ciò che per Flaubert era stato, in quegli anni, congeniale e che lui
si era abituato ad esprimere con i colori accesi e con le ombre
del tocco aggressivo dei romantici. Come opera “costruita e
dosata” comportava numerose precauzioni da parte del
narratore. Innanzitutto Flaubert doveva cercare di non
snaturarsi, di non diventare una specie di Balzac, e doveva da un
lato abbandonare l‟impostazione romantica sulla quale si era
andata costruendosi la sua forma mentis e, dall‟altro, sublimare le
sue angosce sulla perfezione della scrittura e dello stile per
trasformare l‟ossessiva ricerca della parola giusta in un nuovo
modo di guardare alle cose e al mondo in generale. È più che
evidente, però, che nonostante questa sua attenzione, numerosi
indizi, se ben analizzati, possono ricondurre a un excursus che dal
Realismo passa al Romanticismo, e viceversa.
Sebbene Realismo e Romanticismo siano state considerate
fino a questo punto, le due facce di Gustave, è opportuno
precisare, al di là della loro opposizione, la modalità del loro
punto di incontro.
123
C‟est que ce romantisme et ce réalisme
communient fréquemment en un point, ont une
acropole commune, qui est l‟état de mépris de
protestation ou d‟ironie de l‟écrivain à l‟égard de la
société.
L‟un et l‟autre ont eu le bourgeois pour ennemi,
en un temps où la société active, réelle et solide, était
faite des classes moyennes. La littérature se
construirait donc alors en lutte contre les forme
sociales qui l‟ont fait naître (…)200.
Dunque, concludendo, appare fondamentale sostenere che la
presenza in una personalità poliedrica, come quella di Flaubert,
di un genio capace di stabilire un connubio tra tendenze così
discordanti sia da ritenersi un emblema per il Romanzo
Europeo dell‟Ottocento. Flaubert fu, in effetti, più persone (e
più scrittori) contemporaneamente, e condusse la propria
esistenza tenendo sempre conto di un‟esigenza assoluta, quella
della sua Opera, che porterà, in modo paradigmatico,
all‟affermazione di nuove istanze narrative, che arriveranno con
forza a una contemporaneità pronta a riceverle e a farle fruttare.
Non c‟è un Flaubert realista che a un certo
punto succeda a un Flaubert romantico con la
stessa miracolosa e irreversibile metamorfosi che fa
di un anonimo bruco una splendida farfalla. C‟è
invece un Flaubert che si emancipa abbastanza
presto dall‟obbedienza alla scuola romantica, ma
non mortifica per questo la sua natura lirica e la sua
passione per l‟onirico, per il mostruoso, per il
fantastico. Le due anime continuano a convivere in
lui, dapprima in modo conflittuale, come opzioni
200 Thibaudet, A., Gustave Flaubert, p. 286.
124
contrastanti, poi, a maturità raggiunta, come due
opposte e altrettanto suggestive tentazioni che la
scoperta del primato dello stile dovrà riuscire ad
appagare201.
Quindi, come ci ricorda Bogliolo, è importante non
sottovalutare l‟aspetto evolutivo della poetica flaubertiana, che,
proprio perché frutto di uno sviluppo progressivo, per forza di
cose, conserverà alcune delle basi che sono state fondamentali
per la sua crescita. Ecco allora spiegata, o per lo meno
edulcorata, quella presenza a tratti contrastiva e a tratti sinergica
di elementi decisamente romantici e aggressivi anche in opere
pienamente mature, come Madame Bovary. E d‟altra parte non
deve stupire, sotto questa luce, nemmeno il già diffuso sentore
di una poetica realista volta allo scandaglio del reale, nei racconti
della prima adolescenza dello scrittore, che, già dagli anni del
noviziato, manifesta una consapevolezza sbalorditiva dal punto
di vista letterario. Basti pensare che già nell‟anno scolastico del
1834-35 concepisce e redige da solo una rivista, ‹‹Art et Progrès.
Les Soirées d‟études. Journal Littéraire››, composta di articoli e
recensioni e in cui emerge per la prima volta un Voyage en
Enfer202 ancora acerbo e suggestionato da Lamennais203. Inoltre,
la tendenza ad un‟estetica pulita, cesellata e levigata è già
presente, come si è già ribadito, negli anni romantici e noir del
collegio, quando, con perizia, il giovane studente redige un
quaderno di Narrations et Discours, in cui racchiude le esercitazioni
201 Bogliolo, G., Introduzione a Flaubert, Opere, I, 1838-1862, p. XXXVI. 202 Presente nel II frammento di Art et progrès del 1835.
125
(scolastiche e non) che più hanno richiesto il suo impegno di
apprendista scrittore.
A questo punto appare superfluo riconfermare quanto sia
importante non trascurare ogni dettaglio, anche biografico, che
ha condotto a un tale percorso evolutivo. Certo è che l‟humus
romantico nel quale germoglia la poetica di Fluabert è
ricchissimo di componenti che, in modo quasi sinfonico,
condurranno a una maturazione pluricromatica dello scrittore,
del suo stile e soprattutto dei suoi personaggi.
Pertanto, anche se, in apparenza, Flaubert rifiutava lo stile
propugnato dai romantici in nome di una più personale
“religione della perfezione e del regard”, sono più che manifesti,
nelle sue opere, i tratti che egli prende in prestito da questa
grande Scuola Europea che, da vera mater litterarum, è stata la
culla della sua letteratura. Culla da cui in modo edipico, ha
mosso i primi passi verso uno stile inedito prima di allora e
soprattutto innovativo, se si considera il contesto storico e
intellettuale nel quale si sarebbe innestato per fare poi da
capostipite ad una tradizione romanzesca che, fortunatamente,
non si è ancora conclusa.
203 Hugues-Félicité Robert de Lamennais (nato a Saint-Malo il 19 giugno 1782 Ŕ
morto a Parigi il 27 febbraio 1854) è stato un prete, filosofo e teologo francese,
che a causa delle sue idee rivoluzionario venne condannato dalla Chiesa.
126
RÉSUMÉ
LES RACINES ROMANTIQUES
D’UN GRAND RÉALISTE.
« Je fus au collège dès l'âge de dix ans et
j'y contractai de bonne heure une profonde
aversion pour les hommes, - cette société
d'enfants est aussi cruelle pour ses victimes
que l'autre petite société, celle des hommes.
(…) Jeunesse - âge de folie et de rêves, de
poésie et de bêtise, synonymes dans la bouche
des gens qui jugent le monde sainement. J'y
fus froissé dans tous mes goûts : dans la
classe, pour mes idées ; aux récréations, pour
mes penchants de sauvagerie solitaire. Dés
lors, j'étais un fou »204.
L‟Œuvre de Flaubert, telle qu‟elle était connue du public jusqu‟à
ces dernières années, a été l‟objet d‟importantes études qui ont
204 Mémoire d’un fou, III, dans Flaubert, Œuvre de Jeunesse, Bibliothèque de la
Pléiade, Paris, Gallimard, 2001. Par la suite, cette œuvre sera désignée par
l‟abréviation O. J.
127
dévoilé et approfondi, de manières différentes, presque tous les
traits de l'essence littéraire de l'écrivain de Rouen. Le but de cette
étude est de fournir, à partir d'informations d'origines diverses, une
vision complète des transformations et des tendances que le jeune
Flaubert a manifesté au cours de son évolution artistique et
littéraire. La formation littéraire du jeune écrivain a été bigarrée
et complète. Dès les premières années de collège, en effet,
Gustave lit et apprécie les grands poètes romantiques et d'eux
il prend exemple pour ses premières textes. Les œuvres de
jeunesse de Flaubert mettent en évidence, même avec une
lecture superficielle, la profondeur de l‟enracinement de
Gustave dans la culture romantique de son temps.
(…) Flaubert a voulu peindre des êtres
incomplets et monstreux, saisis par des
passions exorbitantes qui ne laissent de
possible que le crime et la mort, par un amour
démoniaque qui tue et se tue lui-même205.
Dans celles-ci on trouve des citations d'artistes véritables
tels que Byron, qui mettent en évidence l'adhésion de Flaubert
aux sujets romantiques par excellence comme ceux de la mort
e du rire qui se révèlent à travers des pages riches de tension et
de cynisme ; un cynisme si intense qui arrive à susciter chez le
lecteur une sénsatione de dégoût, dû aussi à la perception
constante d‟un sentiment grotesque de pessimisme et
nihilisme. Les œuvres analysées dans cette étude sont les
205 Thibaudet, A., Flaubert, Paris, Gallimard, 1935, p. 19.
128
premières que le jeune écrivain a composées et aussi les plus
riches de sujets et de motifs romantiques. Quidquid Volueris et
Rage et Impuissance font émerger un goût sadique pour le
macabre lié au grotesque du sujet, à la mort et à la folie et, par
moments, manifestent la tendance nihiliste et blasphématrice
du jeune Flaubert. Passion et Vertu, par contre, porte en scène
une sorte de tragédie, qui rappelle les tragédies des Ancien
Grecs. On assiste au développement de situations presque
hallucinatoires qui mèneront au drame irréversible : le meurtre
et le suicide. La cause qui amorcera l'engin explosif du drame
sera le caractère passionné d‟un effréné romantique, de moule
byronien et la folie liée à cette passion.
Les œuvres de jeunesse de Flaubert ont été très souvent des
bases solides pour la réalisation d'autres œuvres, écrites dans sa
maturité littéraire. Un cas important a eté celui de Madame
Bovary, chef-d'oeuvre de l‟écrivain, qui naît des cendres d‟un
petit conte de jeunesse: Passion et Vertu. Gustave Flaubert, c'est-
à-dire l‟homme qui a marqué la littérature française par la
profondeur de ses analyses psychologiques, par son souci
de réalisme, par son regard lucide sur les comportements des
individus et de la société, et par la force de son style, a donc su
exploiter au mieux les écrits de son adolescence pour les
réutiliser en les refaçonnant selon le nouvelles tendances de
son écriture.
Madame Bovary, qui est l‟œuvre réaliste d‟excellence du
Flaubert mûr, a subi profondément l'influence des souvenirs de
129
jeunesse du jeune Gustave. Dans cette œuvre, même si avec des
couleurs plus faibles et des situations plus contrôlées, on
perçoit la poussée passionnelle typiquement romantique et la
tendance de Gustave à revenir sur le sujet noir de la mort, de la
folie amoureuse, de l'adultère et du sadisme lié à une vision
cynique et grotesque de la vie humaine. Dans un fragment de
Les Mémoires d’un fou, Flaubert parle ainsi des années de sa
jeunesse :
Parmi tous les rêves du passé, les souvenirs
d'autrefois et mes réminiscences de jeunesse, j'en ai
conservé un bien petit nombre avec quoi je
m'amuse aux heures d'ennui. (…). C‟est le récit de
ces premiers battements du cœur, de ces
commencements des voluptés indéfinies et vagues,
de toutes les vaporeuses choses qui se passent dans
l‟âme d‟un enfant à la vue des seins d‟un femme, de
ses yeux, à l'audition de ses chants et de ses
paroles ; c'est ce salmigondis de sentiment et de
rêverie que je devais étaler comme un cadavre
devant un cercle d'amis qui vinrent un jour dans
l'hiver, en décembre, pour se chauffer et me faire
causer paisiblement au coin du feu, tout en fumant
une pipe dont on arrose l'âcreté par un liquide
quelconque206.
L‟analyse de la transformation du romantisme du jeune Flaubert
dans le sens du le réalisme a pour but de démontrer la relation et
les racines profondes qui relient Passion et Vertu et Madame Bovary,
comme, par exemple, la présence de deux amants-symbole, Ernest
206 Ibidem, p. 494.
130
et Rodolphe, presque superposables et de deux héroïnes qui ont la
même virilité et la même passion et qui ont formé leur personnalité
sur des rêveries romantiques et sur une recherche impossible à
atteindre à cause de son objectif irréalisable : l'infini.
131
APPENDICE
DOCUMENTI E MANOSCRITTI
Di seguito sono proposti alcuni esempi tratti dai manoscritti
originali di Flaubert adolescente e alcune immagini a cui si è
fatto riferimento nel corso di questa esposizione. Le immagini
dei manoscritti sono tratte dagli archivi digitalizzati di Gallica, il
portale della Bibliothèque Nationale de France, che gestisce e
fornisce risorse multimediali di vario genere207. Per rendere più
concreto il contatto con l‟oggetto libro e con il giovane
Gustave si possono osservare tutte quelle piccole incertezze
che poi faranno di lui un grande maestro per la Letteratura
europea.
207 Gallica rappresenta uno dei tanti obiettivi costruttivi e di conoscenza a cui si è
puntato, a più riprese, nello stage formativo e nelle ore di tirocinio.
132
RAGE ET IMPUISSANCE
Title : Gustave Flaubert. Œuvres de jeunesse (2e série). XIXe s. VI
Rage et impuissance.
Contributor : Bouilhet, Louis
Contributor : Flaubert, Gustave
Contributor : Lucien-Graux, Docteur
Type : manuscrit
Language : French
Format : 18 f. -300 × 205 mm. -Demi-rel. mar. brun
Copyright : domaine public
Identifier : ark:/12148/btv1b60006245
Source : Bibliothèque nationale de France, Département des
manuscrits, NAF 14240
Description : Bouilhet, Louis. Plans et projets de pièces de théâtre
en collaboration avec G. Flaubert
Description : Flaubert, Gustave. Œuvre(s)
Description : Lucien-Graux, Docteur. Ex-libris
Description : Porte en sous-titre « Conte malsain pour les nerfs
sensibles et les âmes dévotes. 15 décembre 1836 ».
Provenance : bnf.fr
133
Fig. 1, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
14240), ark :/12148/btv1b60006245. Manoscritto autografo, frammento,
fol. 1 r, screen 9, 15 dicembre 1836.
134
Fig. 2, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
14240), ark :/12148/btv1b60006245. Manoscritto autografo, frammento,
fol. 2 r, screen 11, 15 dicembre 1836.
135
Fig. 3, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
14240), ark :/12148/btv1b60006245. Manoscritto autografo, frammento,
fol. 3 r, screen 13, 15 dicembre 1836.
136
Fig. 4, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
14240), ark :/12148/btv1b60006245. Manoscritto autografo, frammento, fol.
17 r, screen 41, 15 dicembre 1836.
137
QUIDQUID VOLUERIS
Title : Gustave Flaubert. Œuvres de jeunesse (1re série). XI
Quidquid volueris.
Author : Flaubert, Gustave. Auteur du texte
Type : manuscrit
Language : French
Format : 48 f. -315 × 225 mm. -Demi-rel. mar. bleu
Copyright : domaine public
Identifier : ark:/12148/btv1b6000586x
Source : Bibliothèque nationale de France, Département des
manuscrits, NAF 14145
Description : Flaubert, Gustave. Œuvre(s)
Description : Porte en sous-titre « Études psychologiques.
Septembre-octobre 1837 ».
Provenance : bnf.fr
138
Fig. 5, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
14145), ark :/12148/btv1b6000586x. Manoscritto autografo, frammento,
fol. Garde 2 v, screen 9, settembre-ottobre 1837.
139
Fig. 6, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
14145), ark :/12148/btv1b6000586x. Manoscritto autografo, frammento,
fol. 2 r, screen 11, settembre-ottobre 1837.
140
Fig. 7, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
14145), ark :/12148/btv1b6000586x. Manoscritto autografo, frammento,
fol. 4 r, screen 15, settembre-ottobre 1837.
141
Fig. 8, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
14145), ark :/12148/btv1b6000586x. Manoscritto autografo, frammento,
fol. 48 v, screen 104, settembre-ottobre 1837.
142
PASSION ET VERTU
Title : Gustave Flaubert. Passion et Vertu, conte philosophique.
Author : Flaubert, Gustave. Auteur du texte
Date of publication : 1801-1900
Type : manuscrit
Language : French
Format : Pap. -III-35 f. -310 × 220 mm. -Demi-rel. mar. havane
Copyright : domaine public
Identifier : ark:/12148/btv1b60005754
Source : Bibliothèque nationale de France, Département des
manuscrits, NAF 13502
Description : Flaubert, Gustave. Passion et Vertu
Description : Manuscrit autographe, novembre-décembre 1837,
considéré comme un prototype de Madame Bovary.
Provenance : bnf.fr
143
Fig. 9, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits, (NAF
13502), ark :/12148/btv1b60005754. Manoscritto autografo, frammento,
fol. III r, screen 9, novembre-dicembre 1837.
144
Fig. 10, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits,
(NAF 13502), ark :/12148/btv1b60005754. Manoscritto autografo,
frammento, fol. 1 r, screen 11, novembre-dicembre 1837.
145
Fig. 11, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits,
(NAF 13502), ark :/12148/btv1b60005754. Manoscritto autografo,
frammento, fol. 2 v, screen 14, novembre-dicembre 1837.
146
Fig. 12, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, Département des manuscrits,
(NAF 13502), ark :/12148/btv1b60005754. Manoscritto autografo,
frammento, fol. 35 r, screen 81, novembre-dicembre 1837.
147
Fig. 13, Parigi, Bibliothèque Nationale de France, La Gazette des Tribunaux, “La
Moderne Brinvilliers”, 4 octobre 1837, ISSN 1489-1565.
148
Fig. 14, Ibidem.
149
EL SUEÑO DE LA RAZÓN PRODUCE
MONSTRUOS
Fig. 15, Madrid, Biblioteca Nacional de España, (Invent/45654/43), Plancha en la
Calcografía Nacional, nr. 214, Francisco Goya, acquaforte e acquatinta, 214 x 151
150
mm. È il 43° foglio di una serie di 80 incisioni ad acquaforte chiamata Los
Caprichos, pubblicata nel 1799.
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156
RINGRAZIAMENTI
Un grazie a tutti coloro che hanno condiviso, in un
modo o nell‟altro, questo percorso fatto di salite,
accostando i loro passi ai miei, aiutandomi a raggiungere la
prima tappa di questo tour.
Da domani, però, un nuovo inizio.
“ Heureux qui comme Ulysse, a fait un beau voyage ”208
208 Du Bellay, J., Les Regrets, 1558.