Longobardi: Sarti eTintori

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Percorso di approfondimento storico nell'ambito del progetto UNESCO 2.0 delle scuole di Cividale del Friuli. Lavoro realizzato dalle classi QUINTE (A e B) della scuola primaria interna al Convitto Nazionale "Paolo Diacono"

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I Longobardi Sarti e tintori

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La ricerca storico-archeologica

Le fonti principali per conoscere il modello culturale longobardo sono le sepolture con corredo. Il corredo funebre è il totale dei reperti rinvenuti in una tomba, deposti con il defunto. I Longobardi del VI secolo usavano seppellire i loro morti con gli abiti tradizionali, completi degli accessori metallici relativi all’abbigliamento sia nelle tombe femminili sia in quelle maschili, dove venivano incluse anche le armi.

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Agli oggetti relativi all’abbigliamento e alle armi, che si suppone siano indicativi del grado sociale del defunto, talvolta se ne aggiungevano altri, come ad esempio ulteriori gioielli nelle tombe femminili e, nelle sepolture di entrambi i sessi, una vasta gamma di oggetti: alcuni di uso quotidiano, altri con valenza simbolica.

Come veri archeologi armati di pazienza e di curiosità cerchiamo di trovare tutto ciò che ci può indicare la strada del passato.

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Sappiamo tuttavia che una volta stabilitisi in Italia, i Longobardi adottarono stoffe più leggere di quelle usate nelle fredde terre d’origine del Nord Europa, a partire dal lino (per i ricchi), ma passando anche per la canapa o il cotone. Di una o più tuniche di lino come indumento principale dei Longobardi, parla espressamente Paolo Diacono nella Historia Langobardorum, specificando che le tuniche “erano ornate con larghi orli tessuti in vari colori”. Sempre Paolo Diacono ci fornisce alcune importanti notizie sulle calzature, che erano “aperte fino quasi all’estremità dell’alluce e assicurate da lacci intrecciati”.

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Per quanto riguarda i colori del periodo, occorre ricordare che fino alla fine del XIX secolo l’unico procedimento di tintura dei tessuti era legato ai processi di colorazione naturale mediante l’uso di piante. Per molti secoli, dunque, i colori a disposizione erano pochi e molto opachi e i processi di colorazione erano lunghi e complessi. Per questo motivo, durante tutto il Medio Evo, il colore era sinonimo di ricchezza e si arrivò a definire delle leggi suntuarie che proibivano ai poveri di indossare vesti colorate, privilegio dei nobili.

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La tinturaI coloranti e la tintura sono antichi quanto i tessuti. Fino alla metà del XIX secolo, tutti i coloranti erano ricavati da sostanze naturali, soprattutto di origine vegetale e animale. Quasi tutti i primi coloranti naturali erano estremamente costosi e richiedevano tecniche di preparazione e di applicazione molto lunghe e complicate. Il metodo di applicazione del colorante naturale in epoca medievale è generalmente la tintura al tino: questo processo richiede un tipo di colorante a forte tonalità e stabile, ossia resistente al lavaggio e all’esposizione alla luce, in modo che il colore non stinga e sia garantita la buona qualità del prodotto.

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Non esiste un unico procedimento, ma le fasi classiche della tintura sono:1. preparazione delle fibre alla colorazione (mordenzatura)2. preparazione del bagno di colore3. immersione delle fibre nel bagno di colore4. lavaggio e risciacquo5. asciugatura

La mordenzatura serve a rendere le fibre ricettive al colore e uno dei prodotti maggiormente utilizzati è l’allume di rocca, un sale naturale.Alcune ricette di tintura suggeriscono anche l’utilizzo di sale da cucina o aceto.In natura, tuttavia, esistono piante che contengono un mordente naturale (ad es. il tannino) e per questo motivo possono essere utilizzate per la tintura diretta senza mordenzatura.Il tè, il mallo di noce, il basilico, la salvia, la scorza del melograno sono solo alcuni esempi di vegetali contenenti tannino.

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Abbiamo deciso di preparare la tintura utlizzando ingredienti naturali come foglie di rosmarino e salvia, rape rosse e cavolo rosso, cipolle e spezie in polvere come la curcuma. Usando vegetali contenenti tannino abbiamo eliminato la fase di mordenzatura. Abbiamo ricavato il bagno di colore seguendo un procedimento interamente a freddo e con queste indicazioni:prodotti in polvere (es. cannella e curcuma): circa la metà del peso della fibra da tingere; foglie (es. salvia e rosmarino) circa lo stesso peso della fibra da tingere.

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Abbiamo lasciato le fibre vegetali immerse nell’acqua fino a che questa non è diventata del colore desiderato (la curcuma ha dato un risultato immediato, mentre il tempo più lungo - circa una settimana - lo hanno richiesto salvia e rosmarino). Abbiamo poi filtrato l’acqua ottenendo i bagni di colore per le nostre stoffe.

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Abbiamo eseguito la fase di immersione a freddo, lasciando immersa la fibra nel bagno di colore, in un recipiente di vetro finché il colore delle stoffe non si avvicinava a quello desiderato.

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Il bagno rosso ottenuto dalle foglie di cavolo rosso e dalle rape rosse: il cavolo rosso (Brassica oleracea var. capitata rubra) presenta colorazione rossa per la notevole presenza di sostanze idrosolubili chiamate antocianine del gruppo dei flavonoidi. La barbabietola (Beta vulgaris L.) è una pianta del genere Beta, appartenente alla famiglia delle Chenopodiaceae ricca di tannini e betanina, il pigmento che le conferisce il caratteristico colore.

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Il bagno di colore giallo dalla curcuma (curcuma longa, curcuma per antonomasia o zafferano delle Indie, della famiglia delle Zingiberacee, originaria dell'Asia sud-orientale).

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Il bagno di colore marrone dalla salvia (Salvia officinalis) e dal rosmarino (Rosmarinus officinalis).

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Il bagno di colore arancione dalle tuniche esterne della cipolla (Allium cepa)

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Abbiamo proseguito con il lavaggio e il risciacquo.

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Dopo l’asciugatura dei tessuti, ecco il risultato finale!!!

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La realizzazione degli abiti

Dopo la preparazione dei tessuti, ci siamo cimentati nella realizzazione degli abiti! La ricostruzione del vestiario longobardo non è stata semplice per la scarsità delle fonti; sappiamo, per tradizione, che la tunica era l’abito più diffuso, sia per le donne sia per gli uomini. Quella degli uomini era più corta di quella femminile ed arrivava fino al ginocchio; legata in vita c’era una robusta cintura in cuoio, che oltre ad essere l’elemento più importante del vestiario, testimoniava anche la classe sociale di appartenenza.

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Il “cappotto” dell’epoca era il mantello, che i Longobardi resero sempre più leggero, abbandonando la pesantezza della lana e delle pelli animali.

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Le donne portavano una tunica a maniche lunghe che arrivava quasi fino ai piedi, sulla quale indossavano vesti più preziose, quando se le potevano permettere. In vita anche le donne portavano una cintura, spesso in cuoio, alla quale appendere i diversi utensili da lavoro o preziosi, borsette, oggetti.

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Al di sotto della tunica, i Longobardi indossavano pesanti brache, una specie di pantaloni spessi, che li proteggevano dal freddo. Alle caviglie indossavano una sorta di parastinchi in panno pesante, che li difendevano sia dalle storte sia dalla fanghiglia e dalla polvere.

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Il disegnoInfine abbiamo iniziato a disegnare tutto ciò che impreziosiva l’abito del cavaliere e della donna longobarda.Anche le donne alla cintura fissavano strisce di cuoio di varia lunghezza per appendervi coltellini, perle in vetro, oggetti per cucire o per accendere il fuoco, pettini in osso a dentatura semplice e doppia, borsette, portafortuna, forbici e coltelli. La blusa o il mantello erano generalmente chiusi da fibule a “S”, la gonna “a portafoglio” si pensa fosse chiusa da fibule a staffa. Portavano collane colorate in pasta vitrea, orecchini, braccialetti e spilloni per i capelli.

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La cintura era fondamentale nell’abbigliamento del guerriero, sia per portare le armi, sia per il valore magico e protettivo. Quando i Longobardi arrivarono in Italia l’armamento del guerriero consisteva nella spada (spatha) che si portava legata al fianco con un cinturone, in un fodero di legno o di cuoio, la lama era larga circa 5 cm e lunga 65/100 cm, l’impugnatura era di cuoio, di legno o di corno, nella lancia e in uno scudo con umbone di ferro cui talvolta si aggiungevano punte di freccia e arco.C’era poi lo scramasax, una sorta di coltellaccio a un solo taglio lungo circa 30/50 cm e curvato in punta, usato per il combattimento a cavallo; il fodero conteneva spesso anche un coltellino.

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Ed eccoci finalmente vestiti come veri Longobardi!

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La donna longobarda

• orecchini

• tunica a maniche lunghe

• cintura

• fibula a “S”

• pettine

• portafortuna

• borsetta

• fibula a staffa

• anello

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Il cavaliere longobardo

• mantello

• tunica

• cintura

• spatha

• scramasax

• scudo con umbone

• lancia

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• tunica

• mantello

• arco e frecce

• scramasax

• pettine

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E ora i veri protagonisti: la classe 5 A e la classe 5 B della Scuola Primaria del Convitto Nazionale Paolo Diacono!!!

I Longobardi. Sarti e tintori

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Questo progetto è stato sviluppato dalle classi 5 A e 5 B della Scuola Primaria del Convitto Nazionale Paolo Diacono. Le attività sono state coordinate e realizzate dall’insegnante Paola Napoli.Si ringrazia l’insegnante Viviana Stacco per la collaborazione.

I LongobardiSarti e tintoriAnno Scolastico 2012/2013