Lo zainetto magico

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www.risparmiolandia.it Lo zainetto magico LA VALLE DELLE MILLE MELE - FIABA DI MAURO NERI - ILLUSTRAZIONI DI FULBER

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LA VALLE DELLE MILLE MELE

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– Come mai sei così arrabbiata? – esclamò Mamma Pasticcia nel vedere la spaventapulcina Occhialetta seduta sulla sua seggiola con gli occhi scuri, le manine chiuse a pugno e la fronte aggrottata da mille brutti pensieri.

– A casa mia non c’è nessuno che mi capisca! – sussurrò la piccoletta guar-dando la spauracchia da sotto in su.

– Ma cosa ti hanno combinato, que-sta volta, di così terribile?

– Tò, guarda qui! – Cosa me ne faccio della tua cartel-

la di scuola?

– Aprila!– Ecco: qui ci sono i libri, i quaderni,

l’astuccio delle penne e delle matite, un cartoccio con un buon panino... alla marmellata...

– Proprio quello!– Il panino alla marmellata? E che

cosa ti ha fatto questo bel panino? – chiese stupita la spaventapasseri, che proprio non riusciva a capire.

– La mia mamma lo sa che a me il pane con la marmellata proprio n on piace, eppure continua a prepararme-ne uno al giorno da portare a scuola

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per la merenda!Pasticcia guardò la spaventapulcini

con due occhi sbarrati: – Ma stai par-lando sul serio?

– Certo che parlo sul serio: io odio il pane e marmellata! A scuola tutte le mie amiche a metà mattina tiran fuori un soldino e corrono a comprarsi una cioccolata, una briche, un pacchetto di biscotti... e io invece devo mangiarmi pane e marmellata! Non è giusto!

Mamma Pasticcia rimase senza

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parole e non avrebbe saputo cosa ribattere a Occhialetta, se non avesse conosciuto così tante storie e tantissi-me fiabe adatte a ogni occasione della vita... – Sai che ti dico, piccola mia? Mi fai venire in mente quel che accadde a un bimbo di nome Davide, che un giorno... anzi, sai che faccio? Racconto a tutti voi la storia dello “zainetto magi-co”... State a sentire...

Per Davide quello era un giorno impor-tante: era il suo primo giorno di scuola!

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Da un paio d’anni, ormai, mamma e papà gli promettevano: “Quando sarai grande, andrai a scuola e vedrai che bello!”

Vestitino della festa, scarpe da ginnastica nuove di zecca e zainetto in spalla, Davide s’avviò, quella mattina di settembre, verso la scuola. Prima di salutarlo con un bacio sulla fronte, la mamma gli aveva infilato una mela nello zaino.

– Ricòrdati di mangiarla, a mezza mattina, capito?

Davide aveva risposto con un sor-riso e s’era incamminato. Non vedeva l’ora di arrivare a scuola anche se, in fondo al cuore, aveva un po’ di paura.

“Chissà come sarà, la mia maestra”

pensava, “e i miei compagni? Speriamo non mi prendano in giro e non mi fac-ciano dispetti…”.

– Bambini, andate a sedervi nel banco che più vi piace – esclamò la maestra, una bella signora dai capelli corti e ricci, – ma fate piano, per cari-tà, altrimenti distruggete l’aula ancor prima di cominciare!

Davide si ritrovò seduto nel secon-do banco: davanti a lui c’era un grosso testone con tanti bei capelli rossi; nel banco a fianco, invece, sedeva un bam-bino dagli occhi furbetti che ridevano sempre.

– Ciao – disse sottovoce l’amico, – come ti chiami?

– Davide… e tu?

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– Franco… ma tutti mi chiamano Franchino. Non ti arrabbi se ti chiamo Davidino?

– Certo che mi arrabbio. Il mio nome è Davide e… va bene, dai, se proprio vuoi, chiamami Davidino.

– Bambini, silenzio! – disse la ma-estra, alzando un po’ la voce per farsi sentire anche dai più lontani. – Oggi cominceremo con l’appello. Chi mi sa dire che cosa è un appello?…

Due ore passarono veloci. “È pro-prio bella, la scuola” pensava ogni tanto Davide. “Vale proprio la pena diventa-re grandi…”

Il suono della campanella interruppe le fantasticherie e i pensieri di Davide.

– Bambini, è l’ora della ricreazione

– stava dicendo la maestra, mentre Davide si guardava in giro per cono-scere meglio i suoi nuovi compa-gnetti di classe. – Adesso potete alzarvi, andare in corridoio o in cortile e, chi ha da mangiare, lo faccia subito, ché tra un quarto d’ora la campana suona di nuovo e dovrete essere tutti qui, in classe…

Davide si ricordò della mela: prese lo zainetto e corse in corridoio, seguìto come un’ombra da Franchino.

I due si sedettero per terra con la schiena appoggiata alla parete e Davi-de fece per aprire la cartella.

– Aspetta! – urlò Franchino. – Dove l’hai comperato?

– Che cosa? – chiese perplesso Davide.

– Ma lo zainetto, no?– L’ha comperato la mia mamma…

l’altro giorno… in negozio…– E se fosse – disse Franchino con

aria misteriosa, – …e se fosse uno zai-no… magico?

– Magico? E perché mai il mio zai-netto dovrebbe essere magico?

– Mah, così – disse Franchino, guar-dandosi in giro come se avesse paura di essere spiato. – Giorgio, il mio fratel-lo maggiore, m’ha detto di guardarmi dagli zainetti di scuola… sono tutti magici e stregati! D’altronde, all’inizio della scuola tu ci metti un libro e un quaderno e alla fine, prima dell’estate, ti ritrovi con quattro libri e cinque, sei quaderni! Se non è magìa questa! E non ti dico le matite e le penne che si perdono! Giorgio, mio fratello, mi ha

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detto che gli zaini di scuola sono ghiot-ti di biro, di penne, di gomme…

Davide era un po’ sconcertato, a dire il vero. Tutte quelle cose la mam-ma non gliele aveva mai dette ed era impensabile che la mamma gli avesse tenuto nascoste magìe così gravi!

– Senti, Franchino – si decise alla fine, – io provo ad aprirlo! Ecco, vedi? Non è successo nulla! Dentro non c’è niente di strano: un quaderno, il sussi-diario, una scatola di colori a cera e una mel…

Davide si bloccò e si girò a guardare Franchino con gli occhi sbarrati.

– Cos’hai da guardarmi a quel modo? Davide, che è successo? Ri-spondi, ti prego, non fare quegli occhi!

– Lo… lo sai… che hai ragione? È pro-prio uno zaino stregato, questo!

A Franchino si rizzarono i capelli in

capo.– La vedi anche tu, vero? – disse

Davide estraendo dalla cartella una bella mela, grossa e gialla. – Questa è la mela che stamattina la mia mamma ha preparato per la mia colazione. – Appoggiò la mela a terra e rimise la mano nello zaino. – Ma questa, da dove viene? – esclamò, tirando fuori una seconda mela, altrettanto bella, grossa e gialla.

Franchino, per lo spavento, balzò in piedi e fece per correre via terrorizza-to, quando venne bloccato da Davide, che ridendo a crepapelle…

– Ma dove vai… Stavo scherzando, sciocco! È sempre stata la mia mamma, no, a mettermi due mele invece di una! Forse pensava che avrei avuto una fame da lupi, o forse sapeva che avrei fatto amicizia con qualcuno… Su dai, vieni qui che mangiamo assieme!

I due bambini si dimenticarono ben presto dello zaino e si misero a sgra-nocchiare ognuno la propria mela, ri-dendo uno del proprio scherzo e l’altro della propria paura.

Nessuno dei due si accorse che laggiù, sul fondo della cartella nuova di Davide, tra il libro e il quaderno, spuntavano altre due mele: erano mele gialle, grosse e appetitose, pronte anch’esse per essere mangiate. Ma al-lora, quello zainetto era… veramente… magico?

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