Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

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Programma Bolsa Famίlia e Microcredito in Brasile” ISSN - 2038-6958 - RELAZIONE DI STUDIO 01/2010 Copyright © CREG 2010 Tutti i diritti riservati

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Il presente lavoro analizza pertanto la situazione sociale e normativa attualmente invigore in Brasile per la tutela dei diritti umani fondamentali e dei soggetti minorenni. E‟ frutto di ricerche effettuate dagli autori sia in abito scientifico che direttamente sul campo, avendo potuto raccogliere numerosi dati e testimonianze presso le città di Salvador e Rio De Janeiro.

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“Programma Bolsa Famίlia e Microcredito in Brasile”

ISSN - 2038-6958 - RELAZIONE DI STUDIO – 01/2010

Copyright © CREG – 2010 – Tutti i diritti riservati

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Relazione sul viaggio

“Studenti per la cooperazione – Brasile”

organizzato dal Centro di Ricerche Economiche e Giuridiche

dell‟Università di Roma “Tor Vergata”.

- 2008/2009 -

Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei

Diritti Umani e dei minori: i successi e le problematiche del prossimo

gigante dell’economia e della politica mondiali

di

Paolo GUIDONE, Rosa Maria D‟ANTUONO, Suely MASTROPAOLO1

ABSTRACT

Il Brasile rappresenta senza dubbio uno dei Paesi a più rapido tasso di sviluppo degli

ultimi venti anni e si appresta a rivestire un ruolo da protagonista nello scenario

mondiale. Come altrove, però, il Brasile non sembra ancora in grado di affiancare a

questo enorme sviluppo politico-economico un altrettanto valido sviluppo sociale e

culturale.

Il presente lavoro analizza pertanto la situazione sociale e normativa attualmente in

vigore in Brasile per la tutela dei diritti umani fondamentali e dei soggetti minorenni.

E‟ frutto di ricerche effettuate dagli autori sia in abito scientifico che direttamente sul

campo, avendo potuto raccogliere numerosi dati e testimonianze presso le città di

Salvador e Rio De Janeiro. Il progetto si articola in tre parti, ciascuna incentrata su di

un aspetto specifico del complesso panorama socio-normativo brasiliano. Nella

prima parte viene introdotto il tema dei diritti umani in generale e della loro

operatività giuridica, per poi osservare come questa sia stata introdotta e garantita

nell‟ordinamento di Brasilia, sia a livello federale che statale. Nella seconda sezione,

invece, l‟attenzione è spostata sulla problematica dell‟inequità sociale, e dunque

processuale, brasiliana che molto spesso comporta gravissime distorsioni del sistema

giudiziario e dell‟ordinamento giuridico nel suo complesso. Nell‟ultima parte viene

affrontato il tema del lavoro minorile fornendo un‟ampia ed aggiornata prospettiva

del fenomeno che tuttora rappresenta una vera piaga nel tessuto sociale del Brasile.

1 Tutti gli autori sono laureati in giurisprudenza presso l‟Università degli Studi di Roma “Tor

Vergata”. Dott. Paolo GUIDONE E-mail: [email protected] ; Dott.sa Rosa Maria

D‟ANTUONO E-mail: [email protected] ; Dott.sa Suely MASTROPAOLO E-mail:

[email protected] .

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Indice

Premessa 4

Capitolo I

La sfida giuridica dei Diritti Umani tra nuovi traguardi e ricorrenti fallimenti

Introduzione 8

1 – In breve: sviluppo e natura dei Diritti Umani.

Il problema della loro effettività 9

1.1 – (segue) La non reciprocità dei trattati sui diritti umani e le riserve ai

trattati sui diritti dell‟Uomo: principali aspetti critici 10

2 – Il regime giuridico dei diritti fondamentali nella costituzione brasiliana

del 1988 13

2.1 – La federalizzazione dei crimini contro i diritti umani 17

3 – I diritti dei minori in Brasile: aspetti normativi generali 20

Conclusioni 27

Capitolo II

La repressione del crimine tra pregiudizi ideologici e garanzie processuali

Introduzione 31

1 – La “criminalizzazione della povertà” e il fenomeno del narcotraffico 31

1.1 – I regimi puntivi applicabili al “trafficante” e all‟“usuario”

di sostanze stupefacenti 33

2 – L‟esperienza della Comissão de Direitos Humanos 35

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3 – La proposta di un approccio interdisciplinare al problema 36

4 – Favelas, povertà e crimine 37

5.– La teoria ecologica del crimine 39

5.1 – (segue) La teoria della privazione relativa 40

5.2 – (segue) L‟incidenza del pregiudizio ideologico dell‟operatore del diritto 42

Il diritto alla difesa nel sistema accusatorio

6 – La questione dell‟onere della prova 43

7 – La presunzione di innocenza 45

8 – Assistenza legale gratuita 47

Conclusioni 50

Capitolo III

La piaga del lavoro minorile

Introduzione 53

1 – Le cause del lavoro minorile 55

2 – Il contesto territoriale e sociale 57

3 – Il contesto legislativo:la distanza tra legge e realtà 60

4 – Cosa stabilisce la legge per proteggere i bambini e adolescenti? 61

5 –Bambini e bambine di strada e nella strada 65

6 –Borsa-Scuola, un incentivo all‟insegnamento 71

7 – Le azioni future e la Borsa Scuola 72

Conclusioni 74

Conclusioni 77

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Premessa

Un territorio di otto milioni e mezzo di Km2, contenenti la più estesa foresta del

pianeta, il più grande bacino idrico del mondo e, secondo recenti stime, anche il

fiume più lungo del mondo; un Paese tra i maggiori esportatori minerari; una

popolazione di quasi 190 milioni di abitanti divisibile in tre grandi gruppi etnici

principali: i bianchi, discendenti dei primi colonizzatori europei, i neri discendenti

degli antichi schiavi africani ed i mulatti, logica conseguenza di secoli di convivenza

tra i primi due gruppi; tutto questo non può che far riflettere sulle potenzialità di

questo Paese, il Brasile, che, come è noto, si è avviato ad essere uno dei prossimi

Giganti dell‟economia e della politica mondiali. Le sue immense risorse, umane e

naturali, l‟estensione del suo territorio, la sua posizione strategica all‟interno del

continente latino-americano lo rendono infatti oggetto delle attenzioni e delle

speranze di un elevatissimo numero di persone. A ciò si aggiungono i dati

confortanti, ed a volte esaltanti di una grande crescita economica interna.

Ma a ben guardare numerosi sono ancora gli elementi di debolezza e di

contraddizione in seno allo stato brasiliano.

Attraversando il Brasile, le sue strade, le sue città, non si possono non cogliere tutte

le contraddizioni di un Paese cresciuto in fretta e, spesso, male. Splendide spiagge

affollate da migliaia di turisti che alloggiano in moderni grattacieli a specchio e, ad

appena 200 metri di distanza, enormi agglomerati di baracche e “case” arrampicate

l‟una sull‟altra quasi a contendersi quell‟unico alito di vento e raggio di sole

disponibili. Decine di auto extra lussuose che cercano, senza riuscirvi, di confondersi

tra migliaia di altre auto vecchie di decenni e tra carretti trainati da cavalli o da

persone, quando queste non possono permettersi neanche un animale da soma.

Un‟economia nazionale che diviene sempre più forte ed invasiva nel mercato

globale, ma a cui si contrappone un‟economia locale (urbana la si potrebbe definire)

che sembra aver superato da non molto tempo il meccanismo del baratto.

Queste contraddizioni, così nette e frequenti, interessano sostanzialmente ogni

aspetto della vita di questo grande Paese e, dunque, anche l‟ordinamento giuridico. In

questo elaborato si cercherà pertanto di analizzare gli aspetti principali del sistema

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giuridico brasiliano per ciò che concerne la tutela dei diritti umani ed in particolare

dei minori.

Lo studio si basa su ricerche bibliografiche in parte effettuate in loco avendo avuto,

gli scriventi, la possibilità di visitare l‟Università Federale di San Salvador di Bahia

(UFBA) e L‟Università dello Stato di Rio de Janeiro (UERJ); lo studio si basa inoltre

su esperienze dirette degli scriventi costituite da visite presso alcune favelas ed ONG

presenti sul territorio degli Stati di Bahia e di Rio de Janeiro, nonché presso il carcere

minorile della città di Rio de Janeiro “Padre Severino”, nonché, soprattutto, su

interviste effettuate a persone di varie estrazioni economico-sociali che si è avuto

modo di incontrare, dai c.d. meninos de rua fino a docenti universitari, avvocati e

magistrati.

La ricerca prenderà avvio da un‟analisi generale del concetto di diritti dell‟Uomo e

di come questi siano stati introdotti nell‟ordinamento di Brasilia, di come vengano

tutelati e di quali siano le prospettive ulteriori di sviluppo. Lo sguardo si soffermerà

soprattutto sulle iniziative legislative avanzate a livello federale ritenendole le più

efficaci e potenzialmente sviluppabili, oltre che le più aderenti agli impegni

internazionali assunti dal Brasile attraverso la ratifica di trattati ed altri strumenti

giuridici internazionali nell‟ambito della tutela dei diritti umani e dei minori.

Successivamente si focalizzerà l‟attenzione su alcuni aspetti più particolari del

contesto giuridico brasiliano: dapprima si analizzerà il sistema della c.d.

“criminalizzazione della povertà” ravvisabile nei procedimenti giudiziali. Sono state

infatti riscontrate differenziazioni di trattamento nell‟ambito dei processi le quali, per

la loro frequenza, assumono le fattezze di un‟inquietante consuetudine. Il discorso

sarà anche integrato da un breve excursus sul rapporto che esiste tra violenza e

degrado sociale, urbanistico e culturale nelle megalopoli brasiliane, nonché sulla

rassegna di quelle che sono le principali garanzie processuali spettanti in ogni

processo ad ogni persona. Infine si cercherà di comprendere il tristemente diffuso

fenomeno del lavoro minorile in Brasile, fenomeno che interessa ancora milioni di

bambini ed adolescenti, analizzando quella che è l‟attuale situazione legislativa a

riguardo e quelli che saranno i prossimi interventi previsti per adeguare il Paese a

standards internazionali fortunatamente divenuti ormai ineludibili. Saranno quindi

illustrati alcuni dati statistici raccolti nell‟ambito della nostra permanenza in Brasile

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che ben evidenziano le proporzioni del fenomeno dello sfruttamento del lavoro

minorile ed i contesti in cui maggiormente esso è ravvisabile.

Il lavoro qui presente è frutto di un‟intensa e costante opera di reciproca

consultazione e collaborazione attiva tra gli autori. Ciononostante è possibile

ravvisare un contributo più significativo del dott. Paolo Guidone nel capitolo primo

“La sfida giuridica dei Diritti Umani tra nuovi traguardi e ricorrenti fallimenti”;

della dott.sa Rosa Maria D‟Antuono nel capitolo secondo “La repressione del

crimine tra pregiudizi ideologici e garanzie processuali”; della dott.sa Suely

Mastropaolo nel capitolo terzo “Il lavoro minorile”.

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Capitolo primo

La sfida giuridica dei Diritti Umani tra nuovi

traguardi e ricorrenti fallimenti

di Paolo GUIDONE

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Introduzione

I progressi della crescita dello stato Brasiliano sono ormai sotto gli occhi di tutti.

Nell‟arco di appena un ventennio il Paese è infatti passato dalla condizione di paese

“in via di sviluppo” a Paese industrializzato essendo riuscito a raggiungere alcuni

parametri internazionali necessari per questa nuova collocazione politico-economica:

aumento delle esportazioni, intensificazione dei rapporti bilaterali e multilaterali con

altri stati, ratifica dei più importanti accordi internazionali in materia di cooperazione

giuridica ed economica, crescita costante del PIL e rafforzamento delle strutture

sociali ed istituzionali.

Nell‟ambito di questa crescita, a volte tumultuosa, ogni aspetto della vita di questo

Paese è stato toccato ma non sempre con risultati realmente positivi. Enormi

contraddizioni attraversano ancora il Brasile e per il momento lo rendono, agli occhi

di chi scrive, un gigante malato.

In questa sede sarà presa in considerazione l‟evoluzione della tutela dei diritti

umani e dei minorenni brasiliani all‟interno di questo generale processo di

trasformazione e di sviluppo.

Il lavoro è integrato anche dalle sensazioni personali e dai riscontri oggettivi che gli

scriventi hanno potuto registrare durante la loro permanenza nel Paese sud americano

nell‟ambito del progetto “Studenti per la cooperazione- Brasile” 2009, promossa dal

Centro di Ricerche Economiche e Giuridiche (CREG) dell‟ateneo di Tor Vergata,

Roma.

Si ritiene untile fornire innanzitutto una rapida panoramica del concetto di Diritto

Umano e di come questo venga tutelato a livello internazionale, per poi guardare più

da vicino l‟esperienza brasiliana e suoi sforzi nell‟adeguarsi agli standards legislativi

internazionali. La ricerca si concentrerà poi in modo più specifico sulla tutela dei

minori e su come il Brasile stia cercando di superare gli odiosi e diffusi problemi

interni di abbandono minorile, sfruttamento del lavoro minorile, sfruttamento

sessuale etc.

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1. – In breve: sviluppo e natura dei Diritti Umani.

Il problema della loro effettività

Nonostante gli sforzi dottrinali e giurisprudenziali non è ancora possibile ravvisare

una definizione ultima di Diritti Umani, ovvero quell‟insieme sempre più vasto di

diritti che la Comunità internazionale ritiene appartenere ad ogni essere umano, in

qualunque punto del pianeta esso si trovi e che pertanto non può essere, o non

dovrebbe essere, oggetto di negoziazioni o limitazioni.

Diritti come Libertà di espressione, Divieto di esecuzioni capitali, Divieto di

tortura, Diritto alla proprietà privata, Diritto ad un equo e giusto processo, per

citarne solo alcuni, sono ormai sentiti dalla gran parte dell‟Umanità come talmente

importanti ed ineliminabili, da costituire quasi elementi della “definizione stessa” di

essere umano.

Non è un caso infatti che il maggior impulso alla creazione, o forse alla scoperta, di

tale categoria di diritti si sia avuta proprio dopo tragiche esperienze di oppressione

come quella della schiavitù del XVIII sec. negli Stati Uniti e della rivoluzione sociale

della Francia del 1789. Ma in particolare tale esigenza si è sentita all‟indomani del

secondo conflitto mondiale che ha rappresentato il punto più buio dell‟intera Storia,

in cui oltre 60 milioni di vittime hanno ricordato che qualcosa si era perduto, che si

era andati oltre un limite invisibile ai sensi ma perfettamente individuabile dalle

menti e dalle coscienze: ovvero che l‟ Uomo privato di alcune sue “tipiche” facoltà e

libertà regrediva ad uno stadio primordiale, quasi ferino, divenendo difficile

continuare ad identificarlo come Essere Umano.

Ecco dunque che dopo la loro individuazione, queste “facoltà e libertà di base”

sono state elevate a rango di Diritti e quindi dotate di una protezione giuridica.

La “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” del 10 dicembre 1948 ad opera

dell‟Assemblea Generale dell‟ONU, ha costituito il primo concreto passo in questa

direzione, seguito poi da molti altri ma in particolare dalla “Convenzione Europea

per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali” firmata a

Roma il 4 novembre 1950 che ha istituito, tra l‟altro, la Corte Europea per i Diritti

dell‟Uomo (CEDU o HCHR).

Questi ed altri interventi della Comunità internazionale non sono però ancora

riusciti a risolvere il problema dell‟effettività della tutela di tali diritti che, spesso,

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continuano in forme diverse dal passato ad essere violati con insopportabile

sistematicità. Nuove forme di schiavitù, di emarginazione sociale e di intolleranza ne

sono la prova più evidente in quei Paesi c.d. in via di sviluppo, ma anche nei c.d.

“Paesi civili”.

1.1 – (segue) La non reciprocità dei trattati sui diritti umani e le

riserve ai trattati sui diritti dell’Uomo: principali aspetti

critici

Seppur i diritti umani siano intrisi delle più alte considerazioni di carattere etico e

morale e seppur concettualmente condivisi dalla quasi totalità delle genti, da un

punto di vista giuridico uno Stato è tenuto al rispetto degli stessi soltanto se

quest‟ultimo ha precedentemente preso parte ad un accordo internazionale che ne

preveda la protezione; in caso contrario, infatti, assai esigui sono gli strumenti

coercitivi (in realtà già essi stessi non sempre efficaci) di cui la Comunità

Internazionale dispone per garantirne il rispetto transnazionale.

Tra i vari strumenti giuridici internazionali disponibili il trattato multilaterale

costituisce senza dubbio il miglior approccio alla protezione internazionale dei diritti

umani poiché ad oggi risulta essere il più efficace. Per varie ragioni si potrebbe

attualmente intenderlo come l‟unico strumento capace di garantire un certo livello di

protezione internazionale dei diritti umani. L‟obiettivo fondamentale di questo tipo di

trattati è infatti di offrire uno standard minimo di protezione per tutti gli esseri

umani, ponendo l‟accento sul carattere oggettivo della loro tutela non trattandosi,

come è noto, di convenzioni basate sulla reciprocità di interessi ed obblighi tra gli

Stati ratificanti. In questo modo i trattati sui diritti umani riescono a creare un regime

oggettivo di protezione, che prescinde dagli interessi particolari degli Stati ratificanti,

e per questo si parla in tali casi di trattati normativi poiché concernono obblighi

generali ed interessi della comunità internazionale nel suo insieme, per il mutuo

beneficio degli Stati contraenti.

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Alla base di ciò sta il principio della c.d. inerenza 2 dei diritti umani secondo cui

questi appartengono a tutti gli uomini in egual maniera e, per definizione, non

possono essere applicati “a metà”, palesandosi dunque come dei diritti che

ineriscono alla persona in quanto tale.

Seppur, come visto, ancor priva di una pacifica definizione giuridica, la categoria

dei diritti umani può contare però su alcune caratteristiche universalmente

riconosciute: tra queste spicca senz‟altro la già vista non-reciprocità giuridica del

loro contenuto che li distingue da tutti gli altri accordi internazionali caratterizzati

invece da una più spiccata contrattualità di base, in termini di diritti e doveri

reciproci tra le parti. Ciò è stato esplicitato anche nel celebre General Comment n. 24

dell‟HCHR in cui si sottolinea: “[…] and the Covenant specifically, are not a web of

inter state exchange of mutual obligations. They concern the endowment of

individuals with rights. The principle of interstate reciprocity has no place […]”3.

Altro elemento che contraddistingue i trattati sui diritti umani da tutti gli altri

accordi internazionali è che i diretti destinatari di tali trattati sono gli individui e non

gli Stati4.

Uno dei potenziali elementi di ostacolo alla creazione di un‟effettiva tutela

internazionale dei diritti dell‟Uomo è dato poi dalle riserve ai trattati5 sui diritti

umani. Senza scendere in un‟analisi approfondita di una tematica sicuramente assai

2 v. Leanza U. “Il diritto internazionale: da diritto degli stati a diritto per gli individui”, Torino,

2002, p. 110;

3 v. UNHCHR, General Comment n. 24, par. 17 del 1994;

v. anche NAZIONI UNITE Conferenza Mondiale sui Diritti Umani,Vienna (1993), “Dichiarazione e

programma d‟azione”, art. 5: “Tutti i diritti umani sono universali, indivisibili, interdipendenti e interconnessi. La comunità internazionale ha il dovere di trattare i diritti umani in modo globale e in

maniera corretta ed equa, ponendoli tutti su un piano di parità e valorizzandoli allo stesso modo.

Benché debba essere tenuto presente il valore delle particolari e differenziate condizioni storiche, culturali e religiose, è obbligo degli Stati, tenendo conto dei propri sistemi politici, economici e

culturali, promuovere e tutelare tutti i diritti umani e le libertà fondamentali”.

4 Ad ogni modo non si può negare l‟esistenza di un beneficio anche nei confronti dello Stato

ratificante, soprattutto in termini di prestigio internazionale in quanto fautore della creazione di

standards minimi di protezione di tali diritti.

5 Per una definizione di riserva vedi Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati, 1969, Parte I,

art. 2-d: “l'espressione "riserva" indica una dichiarazione unilaterale, quale che sia la sua

articolazione e denominazione, fatta da uno Stato quando sottoscrive, ratifica, accetta o approva un

trattato o vi aderisce, attraverso la quale esso mira ad escludere o modificare l'effetto giuridico di

alcune disposizioni del trattato nella loro applicazione allo Stato medesimo”.

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complessa quale è quella delle riserve ai trattati, si possono sottolineare almeno

alcuni principali momenti critici di questo strumento giuridico internazionale.

Innanzi tutto una riserva effettuata da uno Stato nel momento di prendere parte ad

trattato multilaterale sui diritti umani, denota ictu oculi una scarsa determinazione o

capacità6 nel perseguire concretamente quegli alti obiettivi contenuti nell‟accordo. Il

fatto che questa pratica sia ampiamente diffusa può costituire poi un valido elemento

di valutazione dell‟effettività della tutela di questa categoria di diritti a livello

internazionale; in secondo luogo l‟apposizione di una riserva contribuisce alla

frammentarietà del sistema e dunque ad una sua scarsa efficacia pratica.

Bisogna sottolineare però, che non ogni tipo di riserva è apponibile ad un trattato

dovendo sempre rispettare l‟oggetto e le finalità caratterizzanti dello stesso7.

Nel caso della Convenzione sui diritti del Bambino (vedi infra), ad esempio, viene

richiesto agli Stati parti che, nella presentazione dei loro rapporti periodici al

Comitato per i diritti del Bambino, vengano motivate le scelte di non ritirare o non

ridimensionare le riserve alla Convenzione da essi eventualmente presentate in fase

di ratifica8.

In ultimo, ma sempre nell‟ottica di una rapidissima rassegna dei principali

problemi sollevati dalle riserve ai trattati, può ravvisarsi anche un problema di

6 Bisogna ricordare però che a volte le riserve sono avanzate da Paesi in difficoltà economica e

politica e che pertanto non riuscirebbero a garantire il rispetto del trattato nella sua interezza. Pertanto

cercano di estendere la loro responsabilità ed impegno fin dove saggiamente pensano di riuscire a

garantire risultati.

7 v. I.C.J. Communiqué n. 51/21 (Unofficial) consultabile dal sito internet: http://www.icj-

cij.org/presscom/index.php?p1=6&p2=1&y=1951. Queste le parole della Corte Internazionale di

Giustizia a riguardo: “ (a) an objection to a reservation made by a signatory state which has not yet

ratified the Convention can have the legal effect indicated in the reply to question I only upon

ratification. Until that moment it merely serves as a notice to the other state of the eventual attitude of

the signatory state; (b) an objection made by a state which is entitled to sign or accede but which has

not yet done so, is without legal effect”.

v. anche ad es. l‟art 27 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati secondo cui: “ Una parte

non può invocare delle disposizioni del suo diritto interno per giustificare la mancata esecuzione di

un trattato”.

v. anche ad es. la Convenzione sui diritti del Bambino, art. 51, comma 2. “[…] Non sono autorizzate riserve incompatibili con l'oggetto e le finalità della presente Convenzione [...]”.

8 v. anche Conferenza ONU sui diritti umanai, Vienna (1993), parte II, art.5: “La Conferenza

Mondiale sui Diritti Umani incoraggia gli Stati a considerare come limitante ogni riserva fatta agli

strumenti internazionali per i diritti umani; a formulare qualsiasi riserva il più' precisamente e

meticolosamente possibile; ad assicurare che nessuna sia incompatibile con l'oggetto e il proposito

dei trattati e a rivedere regolarmente ogni riserva con l'intento di ritirarla”.

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monitoraggio dell‟attività dei Paesi ratificanti ad opera degli organi di controllo,

quasi sempre istituiti dal trattato stesso: le ratifiche dei vari Stati, come visto sono

spesso diverse tra loro e variamente calibrate, rendono difficile una comparazione del

loro operato con quello che è stato stabilito nell‟accordo e dunque rendono spesso

necessario ricorrere a organi internazionali innanzitutto per la soluzione di tali

problemi “interpretativi” e solo successivamente per eventuali sanzioni, con

un‟evidente complicazione di tali forme di controllo.

Alla luce di quanto fin qui brevemente esposto sul tema dei diritti umani in

generale, potrebbe risultare interessante analizzare specificatamente il regime

giuridico dei diritti fondamentali nella costituzione brasiliana del 1988.

2. – Il regime giuridico dei diritti fondamentali nella costituzione

brasiliana del 1988

La costituzione brasiliana del 1988 presenta diverse innovazioni rispetto ai suoi

modelli precedenti, soprattutto a riguardo della protezione dei diritti fondamentali e

dei limiti posti ai poteri costituiti nella loro limitazione e modifica.

E‟ l‟art. 5 della costituzione del 1988 a garantire nell‟ordinamento giuridico

brasiliano la presenza dei c.d. diritti fondamentali. Questi introducono

immediatamente una parificazione tra cittadini e stranieri residenti nel Paese, a voler

rimarcare il principio sopra esposto dell‟inerenza del diritto umano: “Tutti sono

uguali davanti alla legge, senza distinzione di qualunque natura, tanto ai brasiliani

quanto agli stranieri residenti nel Paese è garantita l’inviolabilità del diritto alla

vita, alla libertà, alla sicurezza, alla proprietà, nei seguenti termini: […]”9.

I due principi generali alla base della tutela giuridica dei diritti umani

nell‟ordinamento brasiliano sono quello della loro applicabilità immediata e quello

dei limiti alla loro revisione costituzionale10

.

9 v. art. 5 Costituzione della Repubblica federale del Brasile, 1988;

10 v. ibidem rispettivamente art. 5, §1 ed art. 60, §4

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L‟applicabilità immediata dei diritti fondamentali:

Nel primo caso, si sottolinea la particolare natura ed importanza di tali diritti

fondamentali rispetto agli altri pur contenuti nel testo costituzionale, infatti si legge

nell‟art. 5, §1 cost. : “Le norme che definiscono diritti e garanzie fondamentali

hanno applicazione immediata”: lo scopo è chiaramente quello di salvaguardare

l‟applicazione di tali diritti da un‟inerzia o inefficacia della legislazione applicativa

degli stessi11

. La dottrina tende ad estendere il meccanismo dell‟applicabilità

immediata non solo ai diritti fondamentali elencati nel Titolo II (Dei diritti e garanzie

fondamentali), ma anche a tutte le altre norme fondamentali diffusamente contenute

nel testo costituzionale del 198812

la cui presenza è evincibile dal combinato

disposto degli art. 5 §1 “Le norme che definiscono diritti e garanzie fondamentali

hanno applicazione immediata.” e art.5 §2 “I diritti e le garanzie citati nella

presente Costituzione non ne escludono altri derivanti dal regime e dai principi dalla

stessa adottati, o dai trattati internazionali di cui faccia parte la Repubblica

Federale del Brasile”13

.

E‟ doveroso evidenziare, però, che alcuni dubbi sono stati sollevati circa la

effettiva auto-esecutività delle disposizioni contenute nell‟art. 5 cost.

Secondo una larga parte della dottrina brasiliana, infatti, l‟efficacia e l‟applicabilità

delle norme sui diritti fondamentali resterebbe condizionata dall‟enunciato delle

stesse, un‟interpretazione, questa, abbastanza restrittiva che impone frequenti rinvii

alla legge ordinaria per completarne gli enunciati ritenuti eccessivamente vaghi od

ampi.

11

E‟ possibile ravvisare un medesimo meccanismo in altri testi costituzionali quali ad es. quello

portoghese del 1976 all‟art. 18/1 “I precetti costituzionali relativi ai diritti ed alle garanzie

fondamentali sono direttamente applicabili e vincolanti per gli enti pubblici e privati”; o quello

contenuto nella costituzione tedesca del 1949 all‟art. 1, comma 3 secondo cui “I diritti fondamentali di

seguito enunciati sono vincolanti per il Legislatore, il Potere Esecutivo e Giudiziario come diritto direttamente vigente” [traduzioni dello scrivente].

12 v. “Direitos humanos. Un abordagem interdisciplinar. Vol. III”, aa.vv., Freitas Bastos Editoria, p.

170-171.

13 Il tema della gerarchia dei trattati sui diritti umani nell‟ordinamento giuridico brasiliano è

risalente e controverso. Secondo un orientamento, essi avrebbero una valenza costituzionale

prevarrendo su qualunque norma ordinaria interna. Questo perché le norme scaturenti da trattati

internazionali finalizzati alla tutela dei diritti fondamentali avrebbero ipso iure valenza costituzionali

riguardando diritti tutelati dall‟art. 60 §4, V, della Costituzione Federale il quale non li rende oggetto

di modifiche o abrogazioni. Secondo un altro orientamento, supportato anche dal Supremo Tribunale

Federale, tali norma esterne non prevarranno se in contrasto con la norma interna posteriore.

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A riguardo è stato ritenuto dal Josè Alfonso da Silva come la Costituzione faccia

dipendere da leggi ordinarie l‟applicazione di alcune norme “definitorie” di diritti

sociali rientranti tra i diritti fondamentali, tesi questa sostenuta anche da Manoel

Gonçavales Ferreira Filho14

ricordando che una norma può essere considerata auto-

esecutiva solo se, oltre alla fattispecie astratta, contiene anche il dispositivo e che

quest‟ultimo non contenga lacune, ma si è evidenziato che tali situazioni non sempre

sono ravvisabili nelle norme del titolo II in questione avendo come conseguenza la

necessità di essere integrata dalla legge ordinaria.

Limiti di revisione costituzionale dei diritti fondamentali:

Altro aspetto importante nella protezione dei diritti fondamentali in Brasile è la

limitazione imposta alla modifica, da parte dei poteri costituiti, dell‟assetto

costituzionale sui diritti fondamentali, limitazione che si realizza soprattutto

attraverso la c.d. clausola di pietra contenuta nell‟art. 60, § 4, IV della costituzione:

“Non sarà oggetto di deliberazione la proposta di emendamento tendente ad abolire:

[…] IV. i diritti e le garanzie individuali;”

Tale articolo contiene alcune esplicite limitazioni al potere di revisione

costituzionale15

, ma tali limitazioni sono state esse stesse oggetto di discussione da

una parte della dottrina brasiliana. Secondo alcuni giuristi infatti, essi stessi

potrebbero essere oggetto di modifica costituzionale e, dunque, indirettamente anche

i diritti fondamentali da essi “apparentemente” tutelati, ma la maggior parte della

dottrina ritiene al contrario che l‟intangibilità di quella parte della costituzione sia

fondamentale per la tenuta dell‟intera struttura giuridica in essa disegnata dai

costituenti e che dunque se fu scelto in quella fase di “blindare” tali norme, queste

rivestono sicuramente un ruolo preminente rispetto alle altre necessitando dunque di

una protezione maggiore.

Tradizionalmente vengono distinte tre posizioni principali a riguardo:

a) una che ritiene come insuperabili i limiti posti dall‟art.60, §4 Cost.;

b) una che ritiene come illegittima l‟apposizione di un simile limite di revisione

costituzionale;

14 v. “Direitos humanos. Un abordagem interdisciplinar. Vol. III”, aa.vv., Freitas Bastos Editoria.

15 Cfr. Art. 139 Costituzione Italiana;

Page 17: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

16

c) una che ritiene superabile il contenuto dell‟articolo in questione attraverso

un‟opera di doppia revisione costituzionale.

Nel caso in oggetto il limite di revisione è come visto di tipo materiale, ma non

sembra dunque essere un limite assoluto. La posizione più diffusa in dottrina è quella

secondo cui una modifica del nucleo essenziale di tali norme fondamentali sia da

considerarsi come una violazione della costituzione, dove per nucleo essenziale

s‟intende la sostanza del principio, nella sua struttura e contenuto. Modifiche

sarebbero così possibili solo avendone previamente verificato, caso per caso,

l‟eventuale violazione della struttura costituzionale: se cioè la modifica attiene

meramente ad aspetti secondari oppure se attenta al principio fondante della norma16

:

nel secondo caso dunque alcuni interventi modificativi sono realizzabili pur

nell‟operatività dell‟art 60 §4 cost. Ciò è reso possibile da quello che in dottrina è

stato definito il principiò di proporzionalità o del divieto di abuso nell‟atto di

revisione. Il Legislatore potrebbe in sostanza apportare delle modifiche costituzionali

anche negli ambiti materiali coperti dalla c.d. clausola di pietra, purché i mezzi e le

finalità di tali interventi non solo siano legittimi, ma anche adeguati agli obiettivi ed

alla necessità del loro impiego17

.

Altra norma posta a protezione dei diritti fondamentali è quello contenuto

nell‟art.5. XLI che sanziona qualunque forma di discriminazione a danno della

“tutela fondamentale della persona”, ma questa norma necessita esplicitamente di

un‟integrazione normativa da parte del Legislatore ordinario con conseguenti rischi

di inefficienza nella sua azione di tutela.

16 Ulteriore fronte di discussione dottrinale si apre intorno alla definizione stessa di diritti

fondamentali, contrapponendosi due interpretazioni principali: chi ritiene tali tutti i diritti inclusi nel

Titolo II cost., e chi invece prende in considerazione soltanto il capitolo I ed i relativi “Diritti e

Garanzie Individuali” lasciando così esclusi dall‟elenco i diritti sociali, politici e di nazionalità.

Quest‟ultima tesi non sembra trovare largo consenso sia nella dottrina che nella giurisprudenza.

17 Speciali forme di attenuazione dei limiti alla revisione costituzionale sono contenuti negli artt.

136-139 cost. che contemplano la sospensione di alcuni diritti fondamentali quando si verifichino

particolari situazioni di emergenza nazionale come stato d‟assedio, stato di guerra, etc.

Page 18: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

17

2.1 – La federalizzazione dei crimini contro i diritti umani

Senza alcun dubbio il nuovo sistema giuridico introdotto nel 1988 ha apportato

numerosi cambiamenti positivi nella promozione e tutela dei diritti umani in Brasile,

ma molto c‟era ancora da fare, prima di poter considerare il Paese sud americano

come pienamente integrato con le altre grandi democrazie mondiali nel sistema

internazionale di tutela dei diritti fondamentali dell‟Uomo. Tra la innovazioni

introdotte nell‟ordinamento giuridico Brasiliano merita di essere evidenziata in

questo senso la c.d. federalizzazione della tutela dei diritti umani. L‟esigenza di

raggiungere un valido sistema di tutela dei diritti fondamentali in Brasile ha portato

nel 2004 ad una riforma costituzionale del Potere Giudiziario, caratterizzata dalla

presenza in suo seno di un emendamento18

per la trattazione a livello federale dei

casi di violazione dei diritti umani commessi dagli stati federati19

.

La “federalizzazione” dei crimini contro i diritti umani coinvolge così la

giurisdizione della Giustizia Federale nel processare e giudicare comportamenti che

violino i diritti umani e che siano rimasti impuniti a livello statale. Prima di questa

riforma era però già possibile ravvisare la presenza di altri meccanismi finalizzati ad

una federalizzazione della tutela della persona umana: tra questi la legge 4.319/64,

che stabiliva che il Consiglio per la Protezione dei Diritti Umani permettesse ad una

organizzazione di livello federale di investigare sui fatti riguardanti violazioni dei

diritti dell‟Uomo avvenute in ambito statale.

Successivamente anche l‟art. 34/VII, della Costituzione Federale del 1988 aveva

fornito un valido metodo d‟intervento per assicurare la protezione dei diritti

dell‟Uomo a livello federale: “Art. 34 L’Unione non interverrà presso gli Stati o il

Distretto Federale, tranne che per: […] VI. porre in esecuzione una legge federale,

un ordine o una decisione del tribunale; VII. assicurare l’osservanza dei seguenti

principi costituzionali: a) forma repubblicana, sistema rappresentativo e regime

democratico; b) diritti della persona umana […]”, in tali casi il Ministro della

18 La riforma in questione è stata effettuata per mezzo dell‟emendamento costituzionale n. 45 dell‟

8/12/2004;

19 Lo Stato federale del Brasile è composto da 26 stati, ciascuno dotato di ampie autonomie.

Page 19: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

18

Giustizia poteva richiedere la partecipazione della Suprema Corte Federale oppure

bloccare l‟esecuzione di un atto contestato.

La legge n. 10.446 del 08/05/2002 ha inoltre stabilito che le indagini su violazioni

penali ai diritti umani che il Brasile si è impegnato a combattere attraverso ratifiche

di accordi internazionali vengano effettuato dalla Polizia Federale, quando siano

ravvisabili possibili ripercussioni interstatali o internazionali che richiedono

uniformità di repressione o di approccio al problema.

Per ciò che concerne invece l‟ultima riforma in senso federale della tutela dei diritti

umani del 2004, ne possiamo riscontrare le prime proposte già nei primi anni ‟90

quali logica conseguenza degli impegni internazionali assunti dal Brasile per

arrestare o quantomeno ridurre l‟inefficienza cronica delle autorità statali nella

repressione del crimine, in particolar modo nelle aree rurali e nelle zone più povere

delle città.

Una di queste proposte si è concretizzata nell‟attività dell‟Agenzia per la

Protezione dei Diritti Umani creata dopo la Conferenza Mondiale sui Diritti Umani

tenutasi a Vienna nel 1993, che ha fornito numerosi suggerimenti di modifica alla

Carta costituzionale brasiliana ed importanti suggerimenti sotto forma di

raccomandazioni alla Polizia Federale brasiliana per stimolare a livello interstatale

una più intensa opera d‟investigazione dei reati di sfruttamento del lavoro minorile,

narcotraffico, tortura, traffico di bambini, sfruttamento sessuale dei minori e reati

compiuti da membri di organizzazioni civili e militari.

Negli stessi anni (1995) il Programma del Governo Federale per la Protezione dei

Diritti Umani, in collaborazione con il centro di studi sulla violenza dell‟università di

San Paolo, propose nuove azioni per la lotta all‟impunità e per il trasferimento alla

Giustizia Federale dei reati più gravi e complessi. Quando questo programma fu

avviato, la proposta fu inclusa nell‟art 109 dell‟emendamento costituzionale n.

368/96 da parte dell‟allora Presidente della Repubblica Henrique Cardoso e

presentata al Congresso Nazionale. Dopo una serie di dibattiti, spesso accesi, e una

serie di ulteriori piccole modifiche al testo, la proposta di emendamento

costituzionale fu dapprima accorpata ad un altro atto omologo (la proposta di riforma

sulla giustizia 96-A del 1992 ), e successivamente approvata dal Senato sotto la

nuova numerazione di proposta di emendamento costituzionale 29/2000.

Page 20: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

19

Il commento del senatore Bernardo Cabral, subito dopo la votazione, è esplicativo

dell‟importanza dell‟intervento normativo appena compiuto: “[…] La

federalizzazione dei crimini contro i diritti umani è un requisito necessario e

legittimo nell’ambito del principale obiettivo di difendere i diritti dell’Uomo, e

questa necessità di protezione è contenuta all’interno dei trattati e degli accordi

internazionali sottoscritti dall’Unione nel nome della Repubblica” 20

.

La proposta, dopo aver superato le previste votazioni parlamentari, ebbe il

definitivo via libera nel testo finale dell‟ Emendamento costituzionale n.45, datato

31/12/2004: sono stati così introdotte maggiori tutele per le vittime ed inasprimento

della lotta all‟impunità; rafforzamento e diffusione della responsabilità relativa ai

diritti umani sui vari livelli federali, e soprattutto a livello Statale; rafforzamento

della responsabilità dell‟Unione per i diritti umani al suo interno, e intensificazione

del processo di responsabilizzazione degli stessi Stati federati per le gravi violazioni

eventualmente commesse in loro seno.

Il testo finale dell‟emendamento è dunque diventato il seguente: “Art.109 – Ai

giudici federali compete processare e giudicare:

[...] V-A le cause relative ai diritti umani che si riferiscono al paragrafo §5 di questo

articolo; * (Aggiunto dall‟Emendamento costituzionale nº 45, de 2004)

[...]§ 5º Nelle ipotesi di grave violazione dei diritti umani, il Procuratore Generale

della Repubblica, al fine di assicurare il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati

internazionali dei quali il Brasile sia parte, potrà richiedere, attraverso il Tribunale

Superiore di Giustizia, in qualunque fase delle indagini o del processo, un incidente

di trasferimento della competenza alla Giustizia Federale”. * (Aggiunto

dall‟Emendamento costituzionale nº 45, de 2004)21

.

Come è evidente, questo processo di federalizzazione dei diritti umani, ha portato

notevoli progressi sul piano della sistematicità della tutela giuridica, ma anche una

maggiore consapevolezza nella popolazione brasiliana del valore dei loro diritti

fondamentali ed in ultimo, ma non per importanza, ha fornito maggiori e migliori

20 v. sito internet : www.impunidad.com/upload/reformas/det_us_3.pdf [traduzione dello scrivente]

21 v. Emendamento costituzionale n. 45 dell‟ 8/12/2004 [traduzione dello scrivente];

Page 21: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

20

dati relativamente al modus operandi dei vari stati federati, permettendone un

migliore monitoraggio e dunque una più efficace valutazione.

Tale riforma prevede anche che i trattati internazionali sui Diritti Umani, una volta

approvati secondo il procedimento adottato per le Emende (emendamenti)

costituzionali, saranno equivalenti ad esse22

.

3 - I diritti dei minori in Brasile: aspetti normativi generali

Finora son state introdotte le principali tematiche e criticità relative al sistema

generale dei diritti dell‟Uomo in generale e poi in Brasile, ma si ritiene opportuno a

questo punto focalizzare ulteriormente l‟attenzione su un aspetto particolare di tale

sistema di tutela giuridica: si presterà particolare attenzione al tema della protezione

dei diritti umani dal punto di vista dei minori brasiliani.

Per la loro condizione di soggetti di diritto di regola dipendenti dal sostentamento

altrui (genitori, famiglie etc.), i bambini ed i minori in genere sono da considerarsi

come dei soggetti più deboli della società e pertanto necessari destinatari di maggiori

attenzioni e protezione da parte dell‟ordinamento nazionale ed internazionale. A

riguardo di ciò, il Brasile ha negli ultimi anni preso impegni importanti

nell‟implementazione della tutela dei minori, sia ratificando importanti accordi

internazionali, sia ponendo in essere specifici interventi normativi nel sistema

giuridico interno.

Documenti cardine di tale sistema sono senza dubbio la “Convenzione sui diritti del

Bambino” entrata in vigore il 2 settembre 199023

, la quale stabilisce delle linee guida

per gli Stati ratificanti ed introduce nuovi attori negli ambiti nazionali ed

internazionali atti alla difesa dei diritti dei minori, e lo Statuto della “Criança e do

Adolescente”24

. La Convenzione sui diritti del Bambino, all‟art.4, prevede che tutti

22 v. “Direitos humanos. Un abordagem interdisciplinar. Vol. III”, aa.vv., Freitas Bastos Editoria;

v. anche sito internet: www.guarnera.com.br/canais/artigos/detalhes.asp?Idioma=IT&cod=12 in

riferimento ad un articolo pubblicato nell‟aprile 2005 sulla RIVISTA AFFARI della Camera Italo

Brasiliana di Commercio e Industria.

23 v. Convention relative aux droits de l’enfant, A..G. ONU 44/25 del 20 novembre 1989;

24 legge n. 8069 del 13/07/1990;

Page 22: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

21

gli Stati parti siano tenuti ad “adottare tutti i provvedimenti legislativi,

amministrativi ed altri, necessari per attuare i diritti riconosciuti dalla presente

Convenzione. […]”.25

In questo senso il Brasile, in quanto parte della Convenzione, si adeguò anche alla

creazione di nuove istituzioni nazionali, oltre che ad apportare le necessarie

modifiche e/o integrazioni normative al suo ordinamento giuridico. Le istituzioni più

importanti messe in campo dal governo brasiliano sono state in gran parte suggerite

dalla Conferenza mondiale sui diritti umani tenutasi a Vienna (1993) e dal Comitato

sui Diritti dell‟Infanzia26

: le Istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani ed il

Commissariato per i diritti del bambino.

Le Istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani costituiscono un valido

strumento per assicurare una buona attuazione della Convenzione ed addirittura sono

considerati dal Comitato sui diritti dell‟Infanzia come elementi stessi dell‟impegno

assunto dagli Stati ratificanti.

Il ruolo di tali Istituzioni nazionali indipendenti è introdotto nell‟ambito della

Conferenza mondiale sui Diritti Umani tenutasi a Vienna nel 1993: “[…] il ruolo

fondamentale e costruttivo che giocano le istituzioni nazionali per la promozione e

protezione dei diritti umani”; ed ha inoltre “[…] incoraggiato la creazione ed il

rafforzamento delle istituzioni nazionali”.27

25 v. art. 4, Convention relative aux droits de l’enfant, A..G. ONU 44/25 del 20 novembre 1989,

[traduzione dello scrivente]

26 Il Comitato sui diritti dell‟Infanzia è stato istituito dalla Convezione sui diritti del Bambino,

art.43: “Al fine di esaminare i progressi compiuti dagli Stati parti nell'esecuzione degli obblighi da

essi contratti in base alla presente Convenzione, è istituito un Comitato dei Diritti del Fanciullo che

adempie alle funzioni definite in appresso.

[…] Il Comitato si compone di dieci esperti di alta moralità e in possesso di una competenza

riconosciuta nel settore oggetto della presente Convenzione. I suoi membri sono eletti dagli Stati parti

tra i loro cittadini e partecipano a titolo personale, secondo il criterio di un'equa ripartizione

geografica e in considerazione dei principali ordinamenti giuridici”.

27 Cfr. con art. 3 del CRC/GC/2002/2. Comitato sui Diritti dell‟Infanzia, General Comment n. 2, 32° sessione,(2003) sul ruolo delle istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani in materia di

promozione e protezione dei diritti dell‟infanzia;

Page 23: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

22

Queste Istituzioni nazionali indipendenti sono costituite sulla base di quei requisiti

minimi introdotti nella Conferenza di Parigi e poi adottati dall‟Assemblea Generale

nel 199328

.

Questi istituti son stati poi affiancati da un alto strumento di tutela contenuto nella

Convenzione in discorso: il Commissariato per i diritti del bambino29

(o

ombudspersons) a cui periodicamente gli stati ratificanti devono presentare rapporti

sullo stato attuale della tutela dei minori al loro interno. La struttura si serve inoltre

di Special Rapporteurs, ossia esperti nelle materie di problematiche minorili e tutela

giuridica degli stessi, che in modo indipendente osservano l‟efficacia degli interventi

nazionali in rapporto agli impegni assunti ratificando la Convenzione sui Diritti del

Bambino. Oltre al rapporto periodico presentato all‟Alto Commissariato per i diritti

del bambino dunque, si è posto in essere anche una forma di controllo esterno ed

indipendente.

Nel 1992 lo Special Rapporteur, per citare un esempio, chiese al governo

brasiliano di riferire su presunti abusi e sfruttamento di bambini di strada da parte di

alcuni agenti di polizia. Da questa indagine emersero numerosi episodi analoghi che

furono prontamente sottoposti all‟attenzione del Comitato sui diritti Umani, da parte

dello stesso Rapporteur. E‟ evidente l‟utilità di simili atti d‟indagine esterna per

spronare gli Stati parte della Convenzione ad assicurare costantemente il rispetto

dell‟accordo da essi ratificato.30

Le istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani dovrebbero essere oggetto di

un riconoscimento costituzionale ed essere almeno investite da un mandato

legislativo31

oltre a garantire, nel loro processo di formazione, il più alto grado di

trasparenza e pluralismo possibili anche attraverso la collaborazione con le ONG per

28 v. A.G. R. 48/134 del 20/12/1993. Principi concernenti lo status delle istituzioni nazionali per la

promozione e la protezione dei diritti umani;

29 Per una panoramica sulla composizione e funzionamento dell‟Alto Commissariato per i diritti del

bambino vedi sito internet HCHR: www2.ohchr.org/english/bodies/crc/index.htm

30 Per avere una panoramica maggiore dell‟attività dei Commissari per i diritti del Bambino si veda:

Human Rigths Committee – Children’s Rights Report - consultabile dal sito internet:

www.un.org/rights/dpi1765e.htm

31 v. Comitato sui Diritti dell‟Infanzia, General Comment n.2, 2005 , p. 7 [traduzione dello

scrivente];

Page 24: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

23

i diritti umani, sia di livello locale che internazionale, nel reciproco rispetto delle

proprie autonomie operative32

.

La legislazione istitutiva di tali figure, sostiene il Comitato per i diritti

dell‟Infanzia, dovrebbe specificare in modo chiaro le funzioni, gli obiettivi e gli

eventuali limiti operativi delle stesse ed inoltre “se un’istituzione è stata fondata

prima della Convenzione, o senza farvi espressamente riferimento, dovranno essere

adottate le modifiche necessarie - tra le quali l’adozione di un testo legislativo o la

revisione dello stesso al fine di garantire la conformità del mandato dell’istituzione

con i principi e le norme della Convenzione”33

.

Tra le attività che queste Istituzioni nazionali indipendenti svolgono nei Paesi in

cui operano sono ad esempio elaborare e diffondere opinioni, raccomandazioni e

rapporti su ogni questione legata alla promozione e promozioni dei diritti

dell‟infanzia; monitorare l‟adeguatezza e l‟efficacia della legislazione e delle prassi

relative alla protezione dei diritti dei minori; promuovere l‟armonizzazione della

legislazione e della prassi nazionale con la Convenzione sui diritti dell‟infanzia ed

ogni altro strumento internazionale per la protezione dei diritti umani; vigilare sulla

loro effettiva applicazione;intentare azioni legali per far valere i diritti dei minori

nello Stato parte o fornire loro assistenza giuridica; fornire ai tribunali, ove possibile,

consulenze sui diritti dell‟infanzia in qualità di amicus curiae; promuovere una

conoscenza pubblica sulle norme della Convenzione; etc…

Tale attività di promozione e tutela dei diritti dell‟infanzia necessita

inevitabilmente anche di una forma di cooperazione regionale ed internazionale

attraverso la condivisione di esperienze e competenze specifiche nei rispettivi Paesi,

condividendo problemi comuni in questo delicato campo.

32 Alle ONG per i diritti umani, sia aggiungano anche altri attori importanti in tale processo di

pluralismo dell‟attività di promozione e tutela dei diritti umani come: organizzazioni giovanili,

sindacati, organizzazioni professionali e sociali, esperti di diritto minorile, etc… Anche il governo

potrebbe allinearsi in tal senso, attraverso suoi dipartimenti, ma solo con una funzione consultiva.

33 v. Principi concernenti lo status delle istituzioni nazionali per la promozione e la protezione dei

diritti umani , A.G. R. 48/134 del 20/12/1993 [traduzione dello scrivente];

Page 25: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

24

Le istituzioni indipendenti fin qui illustrate dovrebbero pertanto consultarsi e

cooperare con gli organismi nazionali, regionali, internazionali competenti sulle

questioni dei diritti dei bambini34

.

Quest‟opera di cooperazione è anche finalizzata al reperimento di risorse umane ed

economiche di cui spesso i Paesi interessati sono carenti, con conseguente

impossibilità di raggiungere gli standars di tutela previsti dalla Convenzione sui

diritti dell‟infanzia. Ciò si evince in modo esplicito dalla lettura della seconda parte

dell‟art.4 della Convenzione in discorso in cui si stabilisce che l‟impegno dello Stato

può essere “modulato” quando: “Trattandosi di diritti economici, sociali e culturali,

essi adottano tali provvedimenti entro i limiti delle risorse di cui dispongono e, se del

caso, nell’ambito della cooperazione internazionale”. E‟ stata addirittura avanzata

l‟ipotesi, in questo caso, di una distinzione tra i diritti umani dei minori contenuta in

quest‟articolo: ovvero che i diritti sociali, economici e culturali possano essere

applicati fin dove ciò sia possibile a livello nazionale, senza ulteriori pretese di uno

standard minimo internazionale. Questa tesi è contenuta anche in un Commento

Generale alla Convenzione sui diritti dell‟infanzia effettuata dal Comitato sui diritti

dell‟infanzia in cui si ravvisa che : “Le direttive del Comitato relative alla stesura dei

rapporto raggruppano gli articoli 7,8, 13-17, e 37(a) con il titolo di Diritti Civili e

Libertà ,” ma si aggiunge: “ma indicano dal contesto che questi non sono gli unici

diritti civili e politici contenuti all’interno della Convenzione. […] Il godimento dei

diritti economici, sociali e culturali è inscidibilmente connesso al godimento dei

diritti civili e politici"35

.

Può concludersi, dalla lettura del General Comment n.5 appena citato, che i diritti

sociali, economici e culturali, nonché quelli civili e politici, dovrebbero tutti essere

considerabili come (ugualmente) azionabili, infatti nel momento in cui lo Stato

ratifica la Convenzione, assume l‟obbligo di applicarla nel proprio ordinamento

interno ma anche di contribuire, attraverso la cooperazione, ad una sua applicazione

globale, intraprendendo così tutte le misure necessarie e possibili per realizzare i

34v. Comitato sui Diritti dell‟Infanzia, General Comment n.2, 2005, p.15 [traduzione dello

scrivente];

35 v. Comitato sui Diritti dell‟Infanzia, General Comment n.5, 34° sessione, 2003, par. 6 [traduzione

dello scrivente];

Page 26: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

25

diritti dell‟infanzia36

. E‟ necessario poi garantire un‟effettiva giustiziabilità di questi

diritti, prevedendo in modo specifico e chiaro gli strumenti giuridici interni

utilizzabili per dar luogo alla tutela dei propri diritti come risarcimenti adeguati,

misure per il recupero fisico e psicologico, riabilitazione e reinserimento etc…

Per ciò che concerne più dettagliatamente il Brasile, ravvisiamo anche la creazione

di un Consiglio Nazionale sui diritti dei bambini e degli adolescenti ed una rete di

Consigli sui diritti dei minori a livello federale, statale e municipale, oltre ad un

Comitato di vigilanza con l‟obiettivo di promuovere e tutelare I diritti dei bambini e

degli adolescenti.

Il Comitato ONU sui diritti dell‟infanzia, ha sottolineato il proprio plauso ad alcune

iniziative del governo brasiliano volte all‟adesione sempre più ampia di questo Paese

all‟opera di diffusione ed intensificazione internazionale della protezione del minore.

Tra queste meritano di essere evidenziate le ratifiche della convenzione sulla

protezione dei bambini in rispetto dell‟adozione inter-paese, la ratifica della

convenzione ILO n. 138 riguardante l‟età minima d‟impiego e la convenzione ILO n.

182 relativa alla proibizione ed azione immediata per l‟abolizione delle forme più

dure di lavoro minorile37

.

Come sopra menzionato, accanto alla costituzione federale del 1988 ed alla

Convenzione sui Diritti del Bambino, è lo Estatuto della Criança e do Adolescente

(d‟ora in poi ECA) a fornire l‟altro punto di riferimento normativo per i diritti dei

minori in Brasile.

Promulgato nel luglio del 1990 ha in questi 18 anni apportato interessanti contributi

alla promozione e tutela dei diritti dei minori in Brasile, costituendo molto più di una

semplice legislazione formale ed avendo posto le basi, insieme alla costituzione del

1988, alla creazione di un nuovo progetto politico per la costituzione di una (nuova)

democrazia. Tale progetto politico infatti tange non solo la regolazione delle

relazioni sociali, degli interessi, dei diritti e delle garanzie dell‟infanzia, ma apporta

anche importanti contributi a quella che può essere definita la vita vissuta.

36 v. ibidem par. 10;

37 v. Comitato sui Diritti del Bambino, 37° sessione, Press Release HR/4796;

Page 27: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

26

L‟ECA ha espressamente abrogato la precedente disciplina offerta dal “Codigo de

Menores” con la disposizione contenuta nel suo art. 267: “Si revocano le leggi n.

4315 del 1964, e 6697 del 10 ottobre 1979 (Còdigo de Menores), e eventuali

disposizioni contrarie”38

.

E‟ possibile ravvisare infatti, dalla lettura del c.d. Codice dei Minori del 1979, un

approccio diverso alla tematica in discorso, vista come una “situazione irregolare” e

dunque ponendosi come una sorta di rimedio ad un emergenza piuttosto che come un

vero e proprio progetto di rilancio giuridico, sociale e culturale dell‟intero Paese.

Questo cambiamento d‟approccio si palesa invece nell‟introduzione della c.d. nuova

dottrina della “protezione integrale” dell‟infanzia che assicura, quale priorità

fondamentale, i diritti umani riguardanti bambini ed adolescenti e che serve dunque

come orientamento di tutte le azioni governative e non-governative in questo delicato

ambito.

L‟ECA costituisce dunque ad oggi una dettagliata regolamentazione (conta circa

270 articoli) della tutela dei minori analizzandone tutti gli aspetti principali: dal

diritto alla vita ed alla salute, fino ai rimedi rieducativi e all‟istruzione. Tale legge

federale rappresenta dunque la trasposizione nel diritto interno dei principali trattati

internazionali a protezione dei bambini ratificati sino ad allora dal Brasile. Nella

prima parte vengono presentati i Diritti Fondamentali ed indicati i parametri di età

presi in considerazione (art.2) e l‟assoluta priorità nell‟assicurare i diritti di base ai

bambini ed adolescenti (art.4)39

. Il concetto di garanzia di priorità è esplicato nello

stesso art.4 come: a) priorità nel ricevere protezione o soccorso in qualunque

circostanza; b) precedenza di fruizione nei servizi pubblici o di rilevanza pubblica; c)

preferenza nella formulazione ed esecuzione delle politiche sociali pubbliche; d)

destinazione privilegiata di ricorsi pubblici nelle aree relative alla protezione

dell‟infanzia e della giovinezza.

Come più volte richiesto dagli operatori di diritto e dalle organizzazioni nazionali ed

internazionali per i diritti umani, lo Statuto dell‟infanzia e dell‟adolescenza risulta

essere molto specifico ed esaustivo nelle proprie definizioni e disposizioni, limitando

38 v. art.267 della legge federale n. 8069 del 13 luglio 1990 [traduzione dello scrivente];

39 Secondo l‟art.2 della legge 8069/90 i destinatari di tali disposizioni sono i bambini (fino ad undici

anni) e gli adolescenti (dai 12 ai 18 anni). Cfr. con art. 1 della Convenzione sui diritti del bambino del

1990 in cui si parla soltanto di esseri umani di età inferiore ad anni 18, salvo che la legge nazionale

non indichi un‟età inferiore per la maturità;

Page 28: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

27

così la possibilità di una inefficace applicazione causata da dubbi interpretativi e/o da

lacune dispositive.

Il testo risulta essere ancora “vivo” nell‟ordinamento giuridico e nel sistema sociale

brasiliano se è vero che è stato oggetto di modifiche che denotano una crescente

attenzione e consapevolezza del problema della tutela minorile, da ultima la legge n.

11829 del 25 novembre 2008 che ha previsto aumenti di pena per i reati di pedofilia

ed ha introdotto nuove figure di reato legate allo sfruttamento della prostituzione e

della pornografia minorile40

fenomeno, com‟è noto, tristemente diffuso e radicato

nello stato brasiliano.

Conclusioni

Si può concludere che la nuova Costituzione Brasiliana offre e garantisce numerosi

diritti e stabilisce importanti principi finalizzati alla protezione dell‟Uomo e del

minore. Importanti limiti son stati posti alla possibilità di modifiche costituzionali sui

diritti fondamentali e sono stati ratificati dal Brasile tutti i principali trattati

riguardanti la protezione dei diritti umani e dei bambini. In relazione a questi principi

costituzionali, oltre alle numerose convenzioni e trattati internazionali di cui il

Brasile è parte, sono state realizzati numerosi interventi legislativi e dato avvio ad

importanti programmi, offrendo così una tutela giuridica dei diritti dei minori molto

ampia. L‟emanazione dello Statuto del Bambino e dell‟Adolescente ha poi

consolidato i numerosi diritti e doveri che erano disseminati in vari ambiti legislativi

e riflette fedelmente lo sforzo fatto dalle Istituzioni brasiliane per la promozione

della protezione dei minori.

Non priva di rilevanza è poi la decisione dell‟UNICEF di tenere proprio in Brasile

la sua terza conferenza mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e degli

adolescenti41, sottolineando così da un lato l‟attenzione della comunità

40 v. legge 11829 del 25 novembre 2008. In realtà tale intervento è dovuto anche alla ratifica del

Protocollo facoltativo alla Convenzione relativa ai diritti del bambino, riguardante la vendita del

bambino, la prostituzione dei bambini e la pornografia che mostri dei bambini (1989) avvenuta con

Decreto No. 5.007 dell‟ 8 marzo 2004;

41 La III conferenza mondiale UNICEF contro lo sfruttamento sessuale dei minori e degli

adolescenti ha avuto luogo nella città di Rio de Janeiro ( 25 – 28 Novembre 2008). Nell‟ambito della

Page 29: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

28

internazionale sulla situazione minorile brasiliana, ed dall‟altro lato sempre maggiore

sforzo di adeguamento agli standards internazionali finora profuso da Brasilia.

Si ritiene opportuno sottolineare poi, che spesso la causa dell‟inefficienza del

sistema di protezione giuridica dei minori non è interamente ascrivibile alle

istituzioni, ma alla popolazione stessa: radicate e diffuse concezioni negative della

funzione dello Stato attraversano ancora ampi spazi delle fasce più povere del Paese

che è spesso ignorano i traguardi che il governo di Brasilia ha raggiunto negli ultimi

anni. Un esempio eclatante di tale atteggiamento può essere quello della

registrazione delle nascite presso i municipi: secondo un recente studio dell‟Istituto

Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE)42, ogni anno almeno 750 mila bambini

(circa il 21% delle nascite) non vengono registrati alla nascita divenendo,

conseguentemente, quasi dei “fantasmi” per le istituzioni che così ne ignorano

l‟esistenza. I motivi sono vari e complessi ma quasi sempre alla base c‟è una diffusa

diffidenza verso le strutture istituzionali: nel caso in questione, per esempio, molte

persone non registrano i propri figli perché ritengono che ciò costi troppo per le loro

possibilità, ignorando che invece la registrazione è del tutto gratis oppure

semplicemente non comprendono la vera utilità di tale registrazione formale43.

Il quadro normativo fin qui delineato non deve però portare a conclusioni troppo

ottimistiche sull‟effettiva situazione della tutela dei diritti umanai in Brasile. Il Paese,

lo si è appena visto, ha prodotto sforzi notevoli negli ultimi anni per adeguarsi agli

standars internazionali ed ha spesso ottenuto risultati degni di nota. Ma la distanza tra

il dover essere e l‟essere è ancora evidente, e a volte sconfortante. La stessa

Commissione sui diritti del Bambino dopo aver elogiato i risultati normativi ed

conferenza è s stato sottoscritto un “Patto contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e degli

adolescenti” ed il relativo “plan of action”. v. www.unicef.it ;

42 v. sito internet IBGE: www.ibge.gov.br/home/ ;

43 v. anche sito internet: www.unicef.it Lo studio è stato pubblicato dall‟IBGE nel 2003. La media dei bambini non registrati è nel 2003 del 21% con punte del 70% in alcune zone dell‟Amazzonia,

mentre la media dei Paesi sviluppati è in genere inferiore al 5%. Il fenomeno sembra essere però in

lenta ma costante diminuzione, almeno stando ai dati forniti dall‟UNICEF nell‟ambito della campagna

lanciata nel marzo 2006 con l‟obiettivo di portare il fenomeno della non registrazione elle nascite

brasiliane al di sotto del 6% entro ottobre 2006. Spot pubblicitari sulle reti tv locali e federali, oltre a

propaganda nelle scuole e piazze del Paese sembrano iniziare a dare frutti importanti. Il programma di

sensibilizzazione alla registrazione delle nascite è altresì importante per garantire a tutti il diritto alla

vaccinazione puerile, fondamentale per una sana e corretta crescita dell‟individuo e della società

intera;

v. sito internet IBGE: www.ibge.gov.br/home/

Page 30: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

29

istituzionali del Brasile, non ha esitato ad evidenziare pubblicamente gli enormi

problemi di effettività della tutela dei minori (e non solo) che ancora esistono nel più

grande Paese sud-americano.

Ecco alcune delle parole usate dalla Commissione: “The Committee was deeply

concerned at the high number of children victims of violence, abuse and neglect,

including sexual abuse, in schools, in institutions, in public places and in the family

and recommended that the State party carry out preventive public education

campaigns about the negative consequences of ill-treatment of children and take the

necessary measures to prevent child abuse and neglect.[…]”44, in questo caso la

Commissione ha voluto sottolineare solo le violazioni più gravi alla legislazione

vigente per i minori, ma una valutazione di simile tenore la si può senza indugio

estendere anche agli altri ambiti della sfera giuridica dei minori brasiliani: bassa

qualità d‟insegnamento scolastico, carenze diffuse sul piano sanitario e sociale,

sistema rieducativo assai discutibile, diffuso fenomeno del lavoro minorile, etc…

Un Paese pieno di contraddizioni, questa è stata la premessa di questa analisi sui

diritti umani in Brasile. E alla luce di quanto fin qui esposto sembra evidente il

divario esistente tra la normativa, che appare moderna, ampia, articolata ed efficace e

la realtà del Paese che vede ancora centinaia di migliaia di bambini ed adolescenti

vivere su marciapiedi e costantemente sotto effetto di pesanti droghe; favelas spesso

prive di ogni fora di controllo e di misure igienico-sanitarie; un ampio numero di

nascite non registrate; frequenti abusi sulla popolazione civile (più povera) da parte

di agenti di polizia; etc… La strada per un effettivo allineamento del Brasile agli

standards internazionali è ancora lunga, ma qualcosa di importante è stato già fatto.

E questo lascia ben sperare.

Il Brasile si appresta ad essere un prossimo Gigante della geopolitica ed economia

mondiali, ma senza un serio risultato effettivo nella difesa dei diritti umani e dei

minori al suo interno sarà condannato ad essere un gigante dai piedi di argilla.

E senza dubbio non è questo il desiderio e la speranza dei brasiliani.

44

v. Committee on Rights of Child, 37° session, Press Release HR/4796: Final Observations and

Recommendations on Reports Presented – BRAZIL.

Page 31: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

30

Capitolo secondo

La repressione del crimine tra pregiudizi ideologici e

garanzie processuali

di Rosa Maria D‟ANTUONO

Page 32: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

31

Introduzione

Nel capitolo che segue verranno prese in considerazione alcune questioni relative

all‟amministrazione della giustizia nel territorio del Brasile, e in primo luogo il

problema della possibile incidenza di pregiudizi di natura ideologica nell‟attività

dell‟interprete della legge.

Si andrà da un‟analisi empirica dell‟andamento dei processi – e specialmente di

quelli in materia di detenzione di modeste quantità di sostanze stupefacenti –

all‟approfondimento di alcune teorie criminologiche volte a spiegare la genesi delle

spinte a delinquere in determinati contesti socio-economici-culturali quali, in

particolar modo, quelli delle favelas.

Inoltre, si passeranno in rassegna le principali garanzie processuali appannaggio di

ogni persona, così come stabilite a livello della legislazione federale brasiliana,

nonché alcune istituzioni a tutela del diritto alla difesa.

1 – La “criminalizzazione della povertà” e il fenomeno del

narcotraffico

Le disuguaglianze socio-economico-culturali che hanno caratterizzato la struttura

della società brasiliana sin dagli albori della colonizzazione, e che tuttora persistono

ingenti, ad onta delle dichiarazioni di principio contenute tanto nella Costituzione

Federale del 1988, quanto a livello della legislazione nazionale dei singoli Stati,

sembrano essere tanto profondamente radicate nelle coscienze individuali dei

cittadini, da permeare di sé persino l‟approccio degli operatori del diritto all‟esame

dei fenomeni criminali, e la conseguente applicazione del dettato legislativo alle

fattispecie concrete.

Ciò emerge con particolare intensità dalle risultanze di ricerche condotte in seno

alla Facoltà di Giurisprudenza della UERJ – l‟Università dello Stato di Rio de

Janeiro – le quali evidenziano come l‟atteggiamento degli organi giurisdicenti

subisca talvolta un vero e proprio ribaltamento a seconda dell‟estrazione sociale

dell‟imputato, o del soggetto comunque sottoposto ad attività di indagine

Page 33: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

32

preliminare. In altre parole, la giustizia pare assumere atteggiamenti più “morbidi”

nei confronti dei cittadini appartenenti alle classi sociali più alte, per poi inasprirsi

verso coloro che provengono dalle classi più disagiate.

Ciò ha spinto la scuola dell‟UERJ a teorizzare il fenomeno in termini scientifici, e a

parlare di un vero e proprio processo di “criminalizzazione della povertà”.

La diffusione del pregiudizio ideologico dell‟interprete della legge emerge con

particolare evidenza nell‟analisi della risposta giurisdizionale al fenomeno del

traffico e consumo di stupefacenti, sul quale sembra opportuno soffermarsi con

speciale attenzione in ragione delle dimensioni allarmanti da esso assunte nel paese.

Stando infatti alle fonti statistiche ufficiali45

, il narcotraffico è oggi ai vertici della

classifica dei crimini commessi nel territorio del Brasile.

In questo senso, particolarmente interessante appare l‟esito dall‟analisi statistica di

una molteplicità di processi per detenzione di modeste quantità di stupefacenti,

condotta da Luisa Lopes de Miranda, dottoressa di ricerca della scuderia dell‟UERJ,

nell‟ambito della sua personale partecipazione all‟attività della Defensoria Publica

dello Stato di Rio de Janeiro46

.

Emerge dall‟analisi in questione, in sostanza, che laddove il trasgressore provenga

dalla c.d. classe povera, o appartenga comunque ai ceti più umili della popolazione,

la detenzione di una quantità anche modica di droga solitamente gli costa, in sede

giudiziale, la qualificazione di “trafficante”: si tende cioè a ritenere la partita

sufficiente a legittimare la presunzione di spaccio, e non già di mero consumo

personale del narcotico. Al contrario, la stessa condotta – e quindi, il possesso di

identica quantità del medesimo tipo di sostanza – se ascritta ad un individuo

appartenente ad una più elevata classe sociale, viene qualificata, in maniera

pressocché sistematica, come detenzione finalizzata all‟esclusivo consumo personale,

con la conseguente applicazione del ben più favorevole trattamento punitivo

spettante a chi fa uso di droga ma non ne commercia.

45 I dati provengono dagli studi dell‟IBGE, Instituto Brasileiro de Geografia e Estadistica,

www.ibge.gov.br. 46 LOPES DE MIRANDA, Drogas, violencia urbana e criminalizaçao da juventude pobre: critica a

interpretaçao judicial dos conceitos de “traficante” e “usuario” de entorpecentes, Dissertaçao

apresentada ao Programa de de Posgraduaçao da Faculdade de Direito da Universidade do

Estado do Rio de Janeiro, Rio de Janeiro, 2006.

Per una sintesi della struttura e delle funzioni della Defensoria Publica si veda il paragrafo 8 del

presente capitolo.

Page 34: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

33

1.1 – I regimi puntivi applicabili al “trafficante” e all’“usuario” di

sostanze stupefacenti

L‟art. 28 della legge n. 11343/06 (c.d. “Lei de Toxicos”) dispone che chiunque

acquisti, custodisca, tenga a deposito, trasporti o porti con sé sostanze stupefacenti,

“per il proprio consumo personale”, senza esservi autorizzato ovvero in contrasto

con la legge o i regolamenti, è sottoposto alle seguenti pene:

(i) avvertimento sugli effetti della droga;

(ii) prestazione di servizi alla comunità;

(iii) misure educative di comparizione a programmi o corsi educativi.

Ambo le pene sub (ii) e (iii) sono applicabili per un tempo massimo di cinque mesi,

ovvero di dieci in caso di recidiva. Inoltre, alle medesime misure è sottoposto chi,

ancora una volta per consumo personale, semina, coltiva o raccoglie piante destinate

alla preparazione di piccole quantità di sostanze o prodotti capaci di causare

dipendenza fisica o psichica.47

47 Per esigenze di correttezza e completezza, si riporta il testo integrale dell‟articolo in lingua originale.“Quem adquirir, guardar, tiver em depósito, transportar ou trouxer consigo, para

consumo pessoal, drogas sem autorização ou em desacordo com determinação legal ou

regulamentar será submetido às seguintes penas: I - advertência sobre os efeitos das drogas; II

- prestação de serviços à comunidade; III - medida educativa de comparecimento a programa

ou curso educativo. § 1o Às mesmas medidas submete-se quem, para seu consumo pessoal,

semeia, cultiva ou colhe plantas destinadas à preparação de pequena quantidade de substância

ou produto capaz de causar dependência física ou psíquica. § 2o Para determinar se a droga

destinava-se a consumo pessoal, o juiz atenderá à natureza e à quantidade da substância

apreendida, ao local e às condições em que se desenvolveu a ação, às circunstâncias sociais e

pessoais, bem como à conduta e aos antecedentes do agente. § 3o As penas previstas nos incisos

II e III do caput deste artigo serão aplicadas pelo prazo máximo de 5 (cinco) meses. § 4o Em

caso de reincidência, as penas previstas nos incisos II e III do caput deste artigo serão

aplicadas pelo prazo máximo de 10 (dez) meses. § 5o A prestação de serviços à comunidade

será cumprida em programas comunitários, entidades educacionais ou assistenciais, hospitais,

estabelecimentos congêneres, públicos ou privados sem fins lucrativos, que se ocupem,

preferencialmente, da prevenção do consumo ou da recuperação de usuários e dependentes de

drogas. § 6o Para garantia do cumprimento das medidas educativas a que se refere o caput,

nos incisos I, II e III, a que injustificadamente se recuse o agente, poderá o juiz submetê-lo, sucessivamente a: I - admoestação verbal; II - multa. 7o O juiz determinará ao Poder Público

que coloque à disposição do infrator, gratuitamente, estabelecimento de saúde,

preferencialmente ambulatorial, para tratamento especializado.”

Page 35: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

34

Per il caso del traffico si veda invece, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, il

disposto dell‟art. 33 della legge 11343/0648

. La norma impone, tra l‟altro, la pena

della reclusione dai 5 ai 15 anni ed il pagamento di una multa a chiunque importi,

esporti, produca, commerci, trasporti, custodisca, o fornisca in ogni modo, anche

gratuitamente, sostanze stupefacenti ovvero materie prime o altre sostanze comunque

destinate alla preparazione di droghe.

Lo stesso trattamento si applica a chi semina, coltiva o raccoglie piante del tipo di

cui sopra, ovvero a chi utilizza un luogo o un bene di qualsiasi natura, ovvero

consenta ad altri di utilizzarlo, al fine del traffico illecito di droghe.

Orbene, benché dal raffronto tra le citate disposizioni emerga ictu oculi la marcata

differenza tra le due fattispecie e i relativi regimi punitivi, e in particolare la

maggiore gravità del secondo rispetto al primo, la scelta nella loro applicazione, a

parità di condizioni, è in sostanza rimessa alla discrezionalità del giudice. A

quest‟ultimo spetta infatti la valutazione della ragione giustificativa della detenzione,

la conseguente qualificazione del reo come trafficante o usuario e quindi, appunto, la

condanna all‟uno o all‟altro tipo di pena.

E‟ chiaro che la legge fissa dei criteri di valutazione: nella qualificazione delle

fattispecie concrete vanno considerati la quantità della sostanza confiscata, il luogo e

48 “Importar, exportar, remeter, preparar, produzir, fabricar, adquirir, vender, expor à venda,

oferecer, ter em depósito, transportar, trazer consigo, guardar, prescrever, ministrar, entregar

a consumo ou fornecer drogas, ainda que gratuitamente, sem autorização ou em desacordo com

determinação legal ou regulamentar: Pena - reclusão de 5 (cinco) a 15 (quinze) anos e

pagamento de 500 (quinhentos) a 1.500 (mil e quinhentos) dias-multa. § 1o Nas mesmas penas

incorre quem: I - importa, exporta, remete, produz, fabrica, adquire, vende, expõe à venda,

oferece, fornece, tem em depósito, transporta, traz consigo ou guarda, ainda que gratuitamente,

sem autorização ou em desacordo com determinação legal ou regulamentar, matéria-prima,

insumo ou produto químico destinado à preparação de drogas; II - semeia, cultiva ou faz a colheita, sem autorização ou em desacordo com determinação legal ou regulamentar, de

plantas que se constituam em matéria-prima para a preparação de drogas; III - utiliza local ou

bem de qualquer natureza de que tem a propriedade, posse, administração, guarda ou

vigilância, ou consente que outrem dele se utilize, ainda que gratuitamente, sem autorização ou

em desacordo com determinação legal ou regulamentar, para o tráfico ilícito de drogas. § 2o

Induzir, instigar ou auxiliar alguém ao uso indevido de droga: Pena - detenção, de 1 (um) a 3

(três) anos, e multa de 100 (cem) a 300 (trezentos) dias-multa. § 3o Oferecer droga,

eventualmente e sem objetivo de lucro, a pessoa de seu relacionamento, para juntos a

consumirem: Pena - detenção, de 6 (seis) meses a 1 (um) ano, e pagamento de 700 (setecentos)

a 1.500 (mil e quinhentos) dias-multa, sem prejuízo das penas previstas no art. 28. § 4o Nos

delitos definidos no caput e no § 1o deste artigo, as penas poderão ser reduzidas de um sexto a dois terços, vedada a conversão em penas restritivas de direitos, desde que o agente seja

primário, de bons antecedentes, não se dedique às atividades criminosas nem integre

organização criminosa.”

Page 36: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

35

le condizioni dell‟azione, le circostanze personali, la condotta e i precedenti penali

del soggetto agente (art. 28 § 2).

Malgrado ciò è evidente l‟ampiezza dei margini di discrezionalità comunque

lasciati all‟interprete, e quindi, la possibile incidenza di eventuali pregiudizi

ideologici nella disamina dei singoli casi concreti.

2 – L’esperienza della Comissão de Direitos Humanos

A conclusioni analoghe a quelle maturate in seno alla UERJ è giunta altresì,

nell‟analisi di processi non relativi esclusivamente a crimini di droga, la

Commissione per i Diritti Umani e l‟Assistenza Giudiziaria istituita nell‟ambito del

Consiglio dell‟Ordine Forense dello Stato di Rio de Janeiro, sulla quale avremo

modo di tornare in seguito49

.

Diremo per ora che la Commissione si occupa, tra l‟altro, della difesa di chiunque

subisca violazioni dei propri diritti fondamentali nonché dell‟assistenza legale

gratuita di tutti quei cittadini ne abbisognino, e che non possano sostenere le spese

del ricorso a privati professionisti; più in particolare, i legali membri della

Commissione assumono la difesa e dei soggetti imputati, e, eventualmente, dei

soggetti legittimati a costituirsi parte civile nei processi penali.

Ebbene, la viva voce dei membri della Commissione, ed in particolare della

Presidentessa Maria Margarida E. Pressburger, e del delegato Ivan de Faira Vieira

Junior, esponente di spicco della compagine dei legali attivi nel campo dei diritti

umani nel territorio dello Stato di Rio de Janeiro, testimonia, in totale aderenza agli

esiti delle ricerche dell‟UERJ, che non di rado il fattore sociale assume un‟influenza

determinante nel concreto andamento dei processi, provocando discrepanze del

genere anzidetto.

Vi è di più: nell‟esperienza della Commissione, il pregiudizio ideologico

eventualmente sofferto dall‟imputato finisce addirittura per acuirsi ove quest‟ultimo,

oltre a provenire dai ceti sociali più umili (per giunta!), non sia “bianco”; ciò, in

ragione di una perdurante e malcelata discriminazione razziale, a sua volta favorita

49 Si veda il paragrafo 8 del presente capitolo.

Page 37: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

36

dalla pressocché totale esclusione di neri e meticci dall‟esercizio delle funzioni

giurisdizionali50

.

3 – La proposta di un approccio interdisciplinare al problema

Tornando alla specifica questione del narcotraffico, chi parla di criminalizzazione

della povertà sostiene che i criteri distintivi tra la condotta qualificabile come

detenzione finalizzata al traffico ovvero al consumo personale di stupefacenti, così

come, più in generale, le linee guida sottese alla trattazione dei processi di droga

nella loro interezza, non possano fondarsi esclusivamente sull‟analisi esegetica del

dettato legislativo (tanto più se si tratta di un‟analisi potenzialmente condizionata dai

pregiudizi ideologici dell‟interprete).

Al contrario, tali criteri distintivi e tali linee guida andrebbero individuati in una

prospettiva meta-giuridica, quasi sociologica, che abbia riguardo anzitutto alle cause

del fenomeno e alle sue conseguenze.

In sostanza, si prospetta la necessità di un approccio interdisciplinare al problema,

che ne favorisca una più completa comprensione e permetta così di concertare

strategicamente le risposte.

Vi è di più: si ritiene che un tale modus operandi potrebbe arginare e

progressivamente ridurre il fenomeno della criminalizzazione della povertà non

soltanto con riferimento ai crimini di droga, bensì, anche ad ulteriori tipologie di

illecito. Ciò tanto più considerando la centralità della questione del narcotraffico, la

quale, come si accennava, ha assunto nell‟odierna società brasiliana dimensioni tanto

macroscopiche ed allarmanti da non rappresentare più un singolo aspetto della

50 Sotto quest‟ultimo profilo va comunque detto che qualcosa sembra pur muoversi: non mancano

molteplici tipologie di iniziative, di natura pubblica e privata, volte a debellare, tanto nel settore

legale quanto altrove, il problema dell‟emarginazione razziale, intaccando il perdurante monopolio

dei cittadini di razza bianca delle professioni e delle funzioni direttive dello Stato.

Per quel che concerne l‟accesso alle facoltà universitarie ad esempio, siano esse di diritto ovvero afferenti ad altre discipline, diverse università brasiliane – tra cui ad esempio l‟UFBA,

Universidade Federal da Bahia – hanno elaborato un sistema di quote su base etnica, riservando

determinate percentuali di posti disponibili a neri, meticci e discendenti di indios.

E‟ chiaro che un sistema del genere dovrebbe consentire, per lo meno in linea teorica, un

progressivo riequilibrio della composizione dell‟apparato giurisdizionale, nonché, avendo altresì

riguardo alle altre discipline, della classe dirigente in generale. Non resta dunque che attenderne i

risultati, tenendo però presente, com‟è ovvio, che il raggiungimento degli scopi sottesi

all‟iniziativa dipende necessariamente dal concorso di fattori ulteriori, di natura sociale ed

economica, che non si ritiene di dover approfondire in questa sede, ma che sono, evidentemente,

del tutto avulsi dalla vigenza del sistema delle quote e dal suo concreto funzionamento.

Page 38: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

37

fenomenologia del crimine, bensì una sorta di vero e proprio paradigma

dell‟illegalità stessa.

In questo senso, forse, l‟indagine sul traffico e sul consumo di stupefacenti

potrebbe addirittura collocarsi tra gli strumenti di analisi più efficaci e fungere da

punto di osservazione privilegiato dell‟intera struttura sociale brasiliana e delle

questioni che maggiormente l‟affliggono: la povertà, l‟emarginazione sociale, il

problema della gioventù.

Ma al di là di tale prospettiva, e tornando al tema specifico della criminalizzazione

della povertà, sembra addirittura superfluo auspicare la condivisione da parte di chi

di dovere – al di là di qualsivoglia implicanza o convinzione “politica” – dei metodi

di indagine prospettati; su tali metodi preme piuttosto in questa sede soffermarsi.

Si vedranno dunque dapprima alcune teorie criminologiche atte a spiegare la

diffusione del fenomeno del narcotraffico e della delinquenza in generale, soprattutto

presso le fasce meno abbienti della popolazione.

Successivamente si discuteranno i temi dell‟onere probatorio nel moderno sistema

accusatorio, dell‟istituto della presunzione di innocenza e di non colpevolezza

dell‟imputato, e dunque del principio secondo il quale è la colpevolezza, e non già

l‟innocenza, a dover esser provata fuori da ogni ragionevole dubbio.

Infine, si analizzeranno alcune istituzioni finalizzate alla tutela del diritto

fondamentale alla difesa le quali, fornendo assistenza legale gratuita a chiunque ne

abbisogni, mirano a rendere tale diritto effettivamente fruibile da parte di tutti i

cittadini, a prescindere dalle loro condizioni economiche.

4 – Favelas, povertà e crimine

Quando si fa riferimento alla c.d. classe povera brasiliana si parla immediatamente

di “favelas”: sono queste le zone in cui solitamente risiedono le fasce meno abbienti

– ma, per la verità, non necessariamente indigenti – della popolazione urbana.

Page 39: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

38

Le favelas, che attualmente si preferisce indicare con i termini meno offensivi di

“colline” o “comunità”51

, sono presenti nella quasi totalità di metropoli del Brasile (e

dell‟America Latina in generale), e si caratterizzano, il più delle volte, per una

curiosa conformazione urbanistica e per un‟altrettanto singolare genesi (aspetti

questi, come di qui a poco si vedrà, intimamente connessi).

Volendo precisare, potrebbe forse dirsi che di “urbanistica”, nella generalità dei

casi, non è proprio a parlarsi: con le dovute eccezioni, può registrarsi non soltanto

l‟assenza di piani regolatori nelle aree interessate dalle costruzioni, ma addirittura, a

posteriori, la mancata stesura di mappe catastali delle zone edificate.52

Ciò dipende, tra l‟altro, proprio da una peculiarità insita nella nascita e nel

successivo sviluppo di queste aree urbane, e cioè, dall‟assoluta spontaneità degli

insediamenti: zone sgombre da costruzioni, prossime al centro cittadino ovvero

periferiche, non di rado sopraelevate (le “colline” a ridosso delle vallate oggetto di

una più ordinaria e disciplinata urbanizzazione), vengono letteralmente occupate; su

di esse si costruiscono, spesso senza alcun titolo, abitazioni del più svariato genere, a

seconda delle possibilità economiche degli occupanti, delle conoscenze

ingegneristiche del soggetto costruttore, della conformazione del territorio, e via

dicendo; l‟insediamento progressivo diviene agglomerato urbano, e viene designato,

appunto, col termine “favela”.

Orbene, se è vero che non sempre e non necessariamente l‟intera popolazione di

una favela versa in condizioni di povertà – dovendosi registrare, pur

nell‟impossibilità di un approfondimento sul tema in questa sede, che la realtà di tali

aree urbane è estremamente variegata, e che ne esistono di molteplici tipologie – è

51 In portoghese “morros” o “comunidades”. Si noti che il termine “favela”, nonostante la sua

diffusione, può risultare dispregiativo poiché proviene etimologicamente dal termine omonimo,

utilizzato ab origine per indicare arbusti parassiti diffusi nella caatinga nordestina dal facile e

rapidissimo sviluppo. 52 Da ciò consegue, tra l‟altro, una curiosa discrepanza tra la realtà fisica e quella diremo così

documentale della favela: può accadere ad esempio che una determinata costruzione, pur

essendo regolarmente abitata ed eventualmente compravenduta, sul piano giuridico non esista

affatto. Una tale circostanza risulta tanto più paradossale ove si consideri che non di rado la

vicinanza di una favela al centro cittadino determina l‟aumento di valore delle singole unità

abitative in essa site, le quali vengono scambiate sul mercato dietro corrispettivi relativamente

ingenti, senza che l‟acquirente possa registrarle in alcun modo. Si veda, per quel che concerne la

città di Rio de Janeiro, l‟esempio della Rocinha, prossima al quartiere residenziale Sao Conrado,

del Cantagalo, prossima allo storico quartiere di Ipanema, del Morro do Macaco, adiacente

all‟elegante quartiere residenziale di Grajaù.

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39

comunque innegabile, come si accennava, che è proprio nelle favelas che i ceti più

umili, normalmente, risiedono.

In sostanza, se non può escludersi che vi siano, tra gli abitanti di una favela,

persone dalle discrete possibilità economiche, può però affermarsi che le persone

meno abbienti difficilmente risiedono altrove, per lo meno in città.

In ogni caso, per quanto qui interessa, è chiaro che si tratta di zone

fondamentalmente emarginate, in cui si registrano comunque alti livelli di povertà.

5. – La teoria ecologica del crimine

Nell‟analisi del fenomeno delle favelas i criminologi sostenitori della c.d. teoria

ecologica del crimine53

parlano di una vera e propria “segregazione residenziale” dei

poveri, asserendo che la stessa – assieme all‟aumento della densità abitativa delle

metropoli – costituisce un fattore intensamente criminogeno responsabile della c.d.

violenza urbana.

Orbene, in quest‟ottica, e per quel che concerne il narcotraffico nel territorio della

città di Rio de Janeiro (ma lo stesso potrebbe dirsi per moltissime altre metropoli

sudamericane), non sembra potersi negare quanto meno il sospetto di un nesso tra la

geografia urbana e la diffusione del fenomeno. Nesso che spiegherebbe da un lato,

l‟esistenza della domanda del prodotto, e dall‟altro la concentrazione dell‟offerta

nelle favelas.

In effetti, a ridosso di quartieri benestanti o addirittura esclusivi, inquadrati come

“mercati consumatori dall’elevato potere di acquisto”54

, si sviluppano, fuori da ogni

controllo sia urbanistico che di polizia, enormi favelas i cui abitanti possono ritenere

opportuno ricorrere a traffici illeciti pur di incrementare le proprie scarse sostanze55

.

53 Tra gli altri, MISSE, Crime e violencia no Brasil contemporaneo – estudos de sociologia do

crime e da violencia urbana, Rio de Janeiro, Lumen Juris, 2006; DIAS E ANDRADE, Criminologia –

O homem delinquente e a sociedade criminogena, Coimbra, 1997. 54 L‟espressione è di LOPES DE MIRANDA, op. cit. 55 Si rinvia agli esempi di cui alla nota 9. Si noti che la prossimità di molte favelas (e specialmente

delle più antiche) ai quartieri più eleganti, trova, storicamente, una facile spiegazione: la classe

povera, impiegata presso le residenze delle classi più abbienti, ha naturalmente teso ad occupare

zone limitrofe a quelle di lavoro.

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40

E invero, al di là delle possibili implicazioni etiche, e restando ancora sul piano

meramente economico della vicenda, va detto che una “carriera” nel narcotraffico

rappresenta, per le fasce più povere, un‟alternativa estremamente vantaggiosa:

secondo i dati IBGE persino i bambini impegnati nel gradino più basso della scala

dell‟organizzazione criminale, alla stregua di semplici vedette o messaggeri, possono

giungere a percepire l‟equivalente del doppio del salario minimo ufficiale legalmente

garantito per un impiego56

.

5.1 – (segue) La teoria della privazione relativa

La forza attrattiva di un arruolamento nelle file del narcotraffico è poi

verosimilmente accresciuta da ulteriori circostanze evidenziate dai sostenitori della

c.d. teoria criminologica della privazione relativa57

.

Tali circostanze consisterebbero, in definitiva, nella mancanza di opportunità di

lavoro alternative, nonché nell‟incidenza di fattori psicologici di persuasione a

delinquere.

A quest‟ultimo riguardo, si sottolinea sovente il fascino esercitato, specialmente

sulle fasce più giovani della popolazione, dall‟appartenenza ad un gruppo

organizzato, per quanto criminale.

La capacità seduttiva di tale appartenenza diviene tanto più comprensibile ove si

consideri l‟assenza di modelli alternativi, la pressocché totale latitanza delle

istituzioni, e l‟insufficienza dei livelli medi di istruzione e di educazione, con tutte le

conseguenze del caso.

Non da ultimo, la teoria della privazione relativa evidenzia, quale fattore

determinante nella genesi di comportamenti delittuosi, il senso di esclusione di chi,

versando in difficoltà economiche, si trovi quotidianamente esposto allo spettacolo

dell‟opulenza e della ricchezza appannaggio dei vicini residenti nei quartieri

esclusivi. Basti pensare, pur non ritenendosi opportuno approfondire il tema in questa

56 Attualmente, restando sul piano nazionale ed omettendo il riferimento alle singole legislazioni

statali, il salario minimo in Brasile equivale a R$ 415,00 (ossia a circa 135 euro), come stabilito

nella Medida Provisoria del 29 febbraio 2008, n. 421. 57 Tra gli altri, LEA E YOUNG, Criminological Perspectives, Sage Publications, London, 1996.

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41

sede, al ben noto problema della distribuzione della ricchezza in un paese come il

Brasile, dove immense risorse economiche convivono con altissimi livelli di povertà.

E‟ chiaro, al di là di ogni banalizzazione, che la concentrazione del benessere nelle

mani di pochi dinanzi alla povertà dei più, può costituire per questi ultimi motivo di

forte frustrazione, potenzialmente produttivo di comportamenti delittuosi.

Va da sé che quanto detto non vuole cementare il pregiudizio per cui l‟abitante

della favela viene ad essere maggiormente disposto a delinquere, seppur in forza di

circostanze del tutto indipendenti dalla sua volontà: e cioè la detestabile equivalenza

tra il povero ed il trafficante.

Ciò che si intende sottolineare, è piuttosto la possibile incidenza (non di rado

effettiva, ma niente affatto automatica) del contesto sociale ed economico, talvolta

addirittura geografico, come si è visto, sul manifestarsi di fenomeni criminali.

D‟altro canto, la circostanza della concentrazione nelle favelas, o comunque nelle

zone periferiche delle metropoli, degli episodi di narcotraffico e di delinquenza in

generale, non sembra potersi negare.

In effetti, al di là delle possibili letture che del fenomeno si vogliano dare, e

dell‟individuazione delle sue cause concrete, il dato è dimostrato empiricamente. Si

vedano ad esempio le risultanze della Ricerca sulla Violenza Urbana in Brasile

condotta dall‟IPEA – l‟Istituto di Ricerca Economica Applicata – e divulgata

nell‟aprile del 2005, secondo cui le regioni più violente del paese corrispondono

proprio nelle aree metropolitane più povere ed emarginate, caratterizzate dai peggiori

indici di scolarizzazione, maternità precoce e condizioni di abitazione58

.

Chiarito questo punto, v‟è da aggiungere che non manca chi prospetti una diversa

lettura dei dati statistici cui si è fatto riferimento: di tale possibile alternativa si darà

conto nel paragrafo che segue.

58 Si segnala a questo proposito che, stando alle risultanze della ricerca in questione, il municipio di

Rio de Janeiro si collocherebbe al ventitreesimo posto nel ranking delle 75 città più violente del

Brasile, selezionate tra quelle eventi un numero di abitanti superiore a 300.000.

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42

5.2 – (segue) L’incidenza del pregiudizio ideologico dell’operatore

del diritto

Secondo alcuni59

, la concentrazione di coloro che sono riconosciuti come trafficanti

nelle fasce più umili della popolazione si spiegherebbe non solo e non tanto in forza

delle molteplici spinte a delinquere esaminate dalle teorie criminologiche, bensì,

soprattutto, facendo riferimento all‟atteggiamento degli organi statali incaricati della

promozione dell‟azione penale, e specialmente della polizia.

In altre parole, non sarebbe la concentrazione di trafficanti nelle favelas a

determinare il pregiudizio ideologico, a sua volta responsabile dell‟incriminazione di

altri favelados60

; al contrario, l‟approccio delle istituzioni sarebbe discriminatorio ab

initio e a priori, e determinerebbe di per sé solo la sproporzione tra il numero dei

condannati delle classi basse rispetto a quelli medio o alto borghesi.

Potere giudiziario e polizia sarebbero dunque responsabili di un porre in essere un

controllo sociale iniquo e selettivo, di reagire cioè in maniera differenziata a seconda

della posizione sociale degli inquisiti: di modo che, tra tutti i destinatari potenziali

della repressione, quest‟ultima verrebbe concretamente indirizzata alle sole classi

povere, e specialmente ai giovani di sesso maschile che ne fanno parte.

Merita segnalare che tale opinione è condivisa dai membri della Commissione per i

Diritti Umani e l‟Assistenza Giudiziaria del Consiglio dell‟Ordine degli Avvocati di

Rio de Janeiro.

Stando alla testimonianza di questi ultimi infatti, gli operatori della giustizia, non di

rado provenienti dalla classe borghese bianca e metropolitana, sarebbero

particolarmente indulgenti verso i membri del proprio ceto, per poi non transigere, o

addirittura accanirsi contro chi incarni lo stereotipo del criminale povero, giovane, e

nero.

Per non parlare poi delle azioni della polizia, e in particolare di quella militare,

accusata di utilizzare, nei confronti del medesimo tipo di sospetto, metodi di indagine

decisamente poco ortodossi: si parla persino di interventi violenti, ai limiti della

tortura, quando non addirittura di omicidi, manomissione delle scene del crimine,

falsificazione di prove.

59 Si segnalano, tra gli altri, LEA E YOUNG, op. cit. p. 139. 60 Letteralmente, “abitante di una favela”.

Page 44: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

43

Secondo la Commissione, d‟altro canto, a monte della questione vi sarebbe altresì

l‟inadeguatezza dei sistemi di formazione dei corpi di polizia, non sufficientemente

informati e sensibilizzati sulla tematica dei diritti umani e sulla necessità del loro

rispetto, né tanto meno addestrati ad un‟azione rispettosa delle garanzie legalmente

riconosciute ad ogni cittadino, senza distinzioni di sorta.

Tutti i fattori criminologici esaminati starebbero determinando dunque una sorta di

“inversione dell’onere della prova”61

in pregiudizio delle classi sociali più

svantaggiate, intaccando così le garanzie processuali riconosciute a livello

costituzionale, delle quali ci si occuperà nei prossimi paragrafi.

L‟affermazione trova ancora una volta concorde la testimonianza dei membri della

Commissione, secondo i quali esiste nella prassi forense, ad onta dei principi del

processo accusatorio, una sorta di tradizione inquisitoria: sarebbe dunque l‟imputato

– e più precisamente, il tipo di imputato in questione – a dover provare la propria

innocenza, e non già l‟accusa a doverne provare la colpevolezza.

Il diritto alla difesa nel sistema accusatorio

6 – La questione dell’onere della prova

Di onere della prova, nell‟ordinamento brasiliano come in quello italiano, può

parlarsi tanto in senso soggettivo quanto in senso oggettivo.

Nel primo caso esso incombe alle parti – principalmente nel processo civile – e

consiste, sostanzialmente, nella necessità che l‟attore provi il fondamento delle

proprie pretese, o che comunque ciascuna parte provi le proprie asserzioni.

Nel secondo caso invece – che è quello che qui più interessa – l‟onere della prova

incombe non soltanto all‟accusa e alla difesa (e principalmente, com‟è ovvio, alla

prima), bensì anche al giudice. Quest‟ultimo infatti dovrà azionare gli strumenti

istruttori di cui dispone ogni qual volta le prove addotte dalle parti non risultino

sufficienti ad appurare il concreto andamento dei fatti oggetto di indagine, e

persistano dunque incertezze sul giudizio da emettere.

61 L‟espressione è di LOPES DE MIRANDA, op. cit. p. 54.

Page 45: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

44

L‟istruttoria dell‟organo giurisdicente si spiega in ragione dell‟impossibilità di

rifiutarsi di decidere, ovvero di sospendere un processo penale per insufficienza di

prove (il non liquet), e non è pertanto confliggente col principio dispositivo in forza

del quale, anzitutto, le prove vengono allegate dalle parti del processo.

Sul piano del diritto penale positivo, l‟onere della prova è stabilito all‟art. 156 del

Codice di Procedura Penale brasiliano, per il quale “La prova dell’allegazione

incomberà a chi la produca; ma il giudice potrà, nel corso dell’istruttoria o prima di

emanare la sentenza, ordinare, d’ufficio, provvedimenti per dirimere dubbi su punti

rilevanti”62

.

Orbene, il legislatore impone all‟autore dell‟azione penale di condanna – sia essa

iniziata a mezzo di denuncia ovvero di querela63

– una compiuta esposizione del

comportamento criminoso ascritto all‟imputato, comprensiva di tutte le circostanze,

così come l‟identificazione dell‟accusato o le informazioni che consentano di

identificarlo, nonché la classificazione del reato e, se del caso, la lista dei testimoni

(art. 41 c.p.p.).

Laddove l‟accusa non provasse completamente le proprie asserzioni, ovvero, nel

caso in cui neanche il ricorso alle summenzionate facoltà istruttorie del giudice

dovesse chiarire i dubbi persistenti circa il concreto andamento dei fatti e la

colpevolezza dell‟imputato, il principio dell‟onere della prova farà sì che

quest‟ultimo venga assolto da ogni imputazione.

Per quel che concerne il problema dei processi di droga, quanto detto si traduce

nella necessità che la scelta tra la qualifica di trafficante piuttosto che di semplice

usuario, nei confronti di chi venga trovato in possesso di modeste quantità di

stupefacenti, vegna debitamente provata in giudizio, e quindi compiutamente

motivata in sentenza.

Le circostanze della bassa estrazione sociale del soggetto agente, del suo versare in

difficili condizioni economiche, ovvero, principalmente, del suo risiedere nei luoghi

62 Letteralmente “A prova da alegaçao incumbirà a quem a fizer; mais o juiz poderà, no curso

da instruçao ou antes de proferir sentença, determinar, de oficio, diligencias para dirimir

duvida sobre ponto relevante”. 63 Si ricordi che anche nell‟azione penale di iniziativa privata, il querelante, in forza della regola

della disponibilità dell‟azione penale, ha l‟onere di produrre prove dei fatti criminosi, poiché in

assenza delle medesime non può che farsi luogo all‟assoluzione dell‟accusato.

Page 46: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

45

in cui il narcotraffico trova indubbiamente la sua sede privilegiata, non possono

assolutamente considerarsi indizianti, e men che mai probatorie.

Va da sé che, in questo contesto, l‟assenza di prove concrete della pratica del

traffico di droga da parte dell‟imputato dovrà necessariamente tradursi

nell‟applicazione del più favorevole regime punitivo spettante, come si è visto, a chi

della sostanza stupefacente di cui è stato trovato in possesso sia riconosciuto

semplice usuario.

In sostanza, si applica il principio efficacemente espresso dal brocardo in dubio pro

reo, il quale giustifica altresì l‟istituto della presunzione di innocenza, di cui si dirà

nel prossimo paragrafo.

7 – La presunzione di innocenza

La presunzione di innocenza è una garanzia in forza della quale chiunque venga ad

essere imputato in un processo non può essere considerato colpevole sino a quando

non sia fornita piena prova della sua colpevolezza, e cioè sino a quando l‟eventuale

sentenza di condanna non sia divenuta definitiva.

Sul piano internazionale, il principio della presunzione di innocenza venne

enunciato per la prima volta in forma solenne all‟art. 9 della Dichiarazione dei Diritti

dell‟Uomo e del Cittadino approvata dall‟Assemblea Nazionale Francese nel 1798,

secondo il quale “tutti sono presunti innocenti fino a che non siano dichiarati

colpevoli”.64

Successivamente, la garanzia venne riaffermata nelle seguenti Carte:

(i) Dichiarazione Universale dei Diritti Umani emanata dalle Nazioni Unite il 10

dicembre del 1948 (art. XI);

(ii) Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, approvato dall‟Assemblea

Generale delle Nazioni Unite nel 1966 (art. 14.2);

(iii) Convenzione Europea dei Diritti Umani, sottoscritta a Roma nel 1950 (art. 6);

64 Letteralmente “tout homme étant présumé innocent jusqu’à ce qu’il ait été declaré cupable”.

Page 47: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

46

(iv) Convenzione Interamericana dei Diritti dell‟Uomo, sottoscritta nel 1969 a San

José, Costa Rica (art. 8.2), recepita e resa esecutiva in Brasile col Decreto del 6

novembre 1992, n. 678.

Sul piano interno all‟ordinamento brasiliano, va detto che la garanzia in questione

venne riconosciuta in termini di diritto positivo soltanto con l‟emanazione della

Costituzione Federale del 1988, la quale peraltro, nel formulare la disposizione

relativa, s‟ispira proprio alla Carta Costituzionale italiana (art. 27, primo comma).

Essa stabilisce infatti che “nessuno sarà considerato colpevole sino al passaggio in

giudicato della sentenza penale di condanna” (art. 5, comma LVII)65

.

V‟è comunque da segnalare che, prima ancora del riconoscimento positivo della

garanzia della presunzione di innocenza, la stessa, pur in assenza di una esplicita

previsione normativa, veniva unanimemente considerata come un principio implicito

al sistema processuale brasiliano. Si veda ad esempio la giurisprudenza del Supremo

Tribunale Federale, per la quale “col sopraggiungere della nuova Costituzione

brasiliana, si proclamò esplicitamente (art. 5, comma LVII), un principio che era

sempre esistito, in modo immanente,nel nostro ordinamento positivo: il principio di

non colpevolezza”66

.

Sul piano legislativo si segnala l‟art. 386 del Codice di Procedura Civile brasiliano,

che impone al giudice l‟assoluzione dell‟imputato quando non sussista prova

sufficiente per la sua condanna.

Si tratta, più che di una presunzione in senso tecnico, di una regola di giudizio.

Essa si traduce, sostanzialmente, nell‟impossibilità di condannare un soggetto la

cui colpevolezza non venga provata all‟infuori di ogni ragionevole dubbio: e cioè nel

già citato principio del favor rei.

Orbene, abbiamo detto che l‟istituto dell‟onere della prova impone all‟accusa di

provare compiutamente i fatti ascritti all‟imputato, consentendo altresì, ove

necessario, il ricorso ai poteri istruttori del giudice; abbiamo altresì detto che in

assenza di una prova piena e inequivocabile della colpevolezza non potrà emettersi

sentenza di condanna; e che la presunzione di innocenza comporta l‟impossibilità di

65 Letteralmente “ninguém serà considerado culpado até o transito em julgado de sentença penal

condenatoria”. E‟ evidente la somiglianza al primo comma dell‟art. 27 della nostra Costituzione,

per il quale “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. 66 Tribunale Supremo Federale, R.E. n. 136.239, Prima Sezione, Relatore Celso de Mello, 7

aprile 1992, disponibile su http://stf.gov.br.

Page 48: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

47

considerare colpevole un soggetto prima della sentenza di condanna definitiva:

ebbene, tutto ciò si traduce nella conferma, sul piano tecnico prima ancora che su

quello etico, della necessità di liberare i processi da qualsiasi pregiudizio ideologico,

quali che ne siano le origini e le concrete caratteristiche.

8 – Assistenza legale gratuita

La trattazione dei sistemi di garanzia che presidiano lo svolgimento del processo

penale, di cui onere della prova e presunzione di innocenza costituiscono le

espressioni più emblematiche, non può dirsi completa senza un accenno alla tutela

concreta del diritto fondamentale alla difesa, e più precisamente alla possibilità

riconosciuta all‟imputato di accedere ad organismi di assistenza legale gratuita: e ciò

tanto più ove si tratti del tipo di imputato cui finora si è fatto riferimento, ossia quello

sovente discriminato perché appartenente alle fasce più povere della popolazione.

Ebbene, tutti i cittadini brasiliani che non dispongono di risorse economiche

sufficienti a consentire il ricorso a un difensore privato possono usufruire

dell‟assistenza legale gratuita prestata da diverse tipologie di organizzazioni per la

difesa del popolo.

Tra queste, per quanto riguarda lo Stato di Rio de Janeiro67

, è necessario

menzionare anzitutto la Commissione per i Diritti Umani e l‟Assistenza Giudiziaria,

alla quale si è già avuto modo di fare riferimento.

La Commissione è istituita nell‟ambito dell‟OAB-RJ – il Consiglio dell‟Ordine

degli Avvocati dello Stato di Rio de Janeiro – ed è attualmente presieduta dalla

dott.ssa Maria Margarida E. Pressburger.

Tra le funzioni esplicate dalla Commissione, oltre alla prestazione di assistenza

legale gratuita a chi ne faccia richiesta, v‟è il costante monitoraggio della situazione

dei diritti umani, la partecipazione alle iniziative volte alla loro difesa e la pubblica

denuncia delle situazioni in cui gli stessi vengono violati.

67 Il riferimento è anzitutto allo Stato di Rio de Janeiro in ragione dell‟esperienza diretta di chi scrive,

che proprio con la Commissione carioca ha avuto modo di prendere contatto. V‟è comunque da

segnalare l‟esistenza di commissioni di tal genere anche in altri stati del Brasile.

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48

Merita menzionare altresì la possibilità del ricorso, per chiunque ne abbisogni,

all‟attività degli Uffici di Pratica Giuridica delle Facoltà di Diritto (Escritorios

Modelos de Pratica Juridica), nel quale operano studenti delle medesime facoltà,

sotto la guida di un Coordinatore di Pratica Giuridica e Stage.

Ma l‟istituzione principale in materia è senza dubbio la Defensoria Publica68

, alla

quale pure si è già accennato.

Si tratta di un organo statale istituito nell‟adempimento di un vero e proprio dovere

imposto dalla Costituzione della Repubblica Federale del Brasile all‟Unione, ai

singoli Stati Membri e al Distretto Federale di Brasilia.

Recita infatti l‟art. 5, comma LXXIV, C.F. “lo Stato fornirà assistenza giuridica

integrale e gratuita a coloro che potranno provare la loro mancanza di mezzi”69

.

L‟art. 134 della Legge Complementare n. 80/94 aggiunge poi che la Defensoria

Publica è istituzione essenziale alla funzione giurisdizionale dello Stato, dal

momento che a quest‟ultimo incombe l‟assistenza giuridica e la difesa, in tutti i

gradi, di coloro che ne hanno bisogno, nelle forme previste dal citato art. 5.70

Prima di proseguire sul tema, pur nell‟impossibilità di un approfondimento sul

tema in questa sede, pare opportuno accennare brevemente alla peculiarità insita nel

sistema delle fonti del diritto brasiliano. E invero quest‟ultimo, venendo ad

interessare una Repubblica Federale, si presenta naturalmente strutturato su due

distinti livelli: uno nazionale, comprensivo delle c.d. norme generali, ed uno statale,

composto dalle c.d. norme speciali.

Più precisamente, le norme generali vengono elaborate in seno agli organi del

potere centrale (e cioè in primis dal Congresso Nazionale) e ne sono destinatari

l‟Unione, i singoli Stati Membri, il Distretto Federale di Brasilia ed i Municipi; al

contrario, le norme speciali vengono emanate dagli organi aventi potere legislativo

all‟interno di ogni singolo Stato federato (a cominciare dalle Assemblee Legislative)

e sono applicabili esclusivamente entro i limiti della competenza territoriale di

ciascuno di essi.

68 Il termine può tradursi come “Pubblica Tutela Giudiziaria”. 69 Letteralmente: “O Estado prestarà assistencia juridica integral e gratuita aos que comprovarem

insuficiencia de recursos”. 70 Art. 134 – “A Defensoria Pública é instituição essencial à função jurisdicional do Estado,

incumbindo-lhe a orientação jurídica e a defesa, em todos os graus, dos necessitados, na forma do

art. 5º, LXXIV.”

Page 50: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

49

Orbene, per quel che concerne la Defensoria Publica, ed in particolare, ancora una

volta, quella dello Stato di Rio de Janeiro71

, va detto che essa incontra una duplice

regolamentazione, laddove alla stessa fanno riferimento tanto norme nazionali

quanto norme statali.

Più precisamente, sul piano nazionale se ne occupano:

(i) la Costituzione Federale;

(ii) la Legge Complementare n. 80/94, integrativa della Costituzione Federale, ed

indirizzata pertanto – come accennato – all‟Unione, ai singoli Stati Membri ed al

Distretto Federale di Brasilia (con l‟esclusione dei Municipi, che non hanno

competenza legislativa in materia)72

;

(iii) la legge n. 1060/50 e successive integrazioni e modificazioni (da ultimo, la

legge n. 10317/2001), denominata Legge della Gratuità della Giustizia o Legge

dell‟Assistenza Giudiziaria.

Sul piano statale invece, la Defensoria viene regolamentata:

(i) dalla Costituzione Statale del 1989 e successivi emendamenti n. 16 e 24 (che ne

hanno definitivamente consacrato l‟autonomia finanziaria ed amministrativa);

(ii) la Legge Complementare n. 6/77, denominata – al pari della LC n. 80/94 –

Legge Organica della Defensoria, Statuto della Defensoria Publica, o Regime

Giuridico della Defensoria Publica;

(iii) la Legge n. 1490/89 e (iv) il Decreto n. 13351/89.

A bene vedere, le fonti statuali risultano maggiormente dettagliate rispetto a quelle

nazionali, cosicché si può dire che le integrano e le completano73

.

71 Lo specifico riferimento a quest‟ultima si spiega altresì tenendo presente che essa è stata oggetto

di una puntuale e tempestiva regolamentazione posta in essere anzitutto dalla ALERJ, l‟Assemblea

Legislativa dello Stato di Rio de Janeiro, e che, pertanto, la stessa viene sovente presa a modello da

quegli Stati che non hanno ancora definito compiutamente gli statuti delle proprie Defensorias, ovvero si accingono per la prima volta ad istituirne. 72 Li esclude l‟art. 24, n. XIII, C.F., per il quale “Compete all’Unione, agli Stati ed al Distretto

Federale legislare concorrentemente su: (…) § XIII assistenza giuridica e pubblca tutela

giudiziaria” (letteralmente “Compete à Uniao, aos Estados e ao Distrito Federal legislar

concorrentemente sobre: (…) § XIII assistencia juridica e defensoria publica”). 73 Si tenga però presente che, in caso di conflitto tra norme del genere, stante la diversità dei sistemi

di origine, non potrà chiaramente ricorrersi all‟applicazione del semplice criterio di successione

delle leggi nel tempo in forza del quale la legge posteriore abrogherebbe l‟anteriore; piuttosto, il

conflitto tra norme di diversa provenienza verrà risolto a favore della norma nazionale, che prevarrà

su quella statuale determinandone la c.d. sospensione di efficacia.

Page 51: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

50

Ne risulta un sistema per il quale la Defensoria fornisce assistenza legale gratuita a

chi sia sprovvisto di mezzi, e lo fa non soltanto intervenendo nei procedimenti

giudiziari, bensì, parimenti, prestando consulenze e servizi di natura extragiudiziale.

Ciò perché, già a livello della Costituzione Federale, come si è visto74

l‟assistenza

da prestarsi viene definita “giuridica” e non già esclusivamente “giudiziaria” (come

accadeva nella precedente Costituzione del 1967, art. 153 § 32).

Inoltre, l‟assistenza deve essere “integrale”, il che implica il ricorso, da parte del

difensore, alla totalità dei mezzi disponibili nella difesa degli interessi dell‟assistito,

inclusi, se del caso, tentativi di conciliazione.

Quanto infine alla gratuità della prestazione ed alla necessaria mancanza di risorse

economiche dell‟assistito, si rinvia alla già citata legge 1060/50: sarà per il momento

sufficiente segnalare che la legge federale, quella nazionale e la giurisprudenza del

Tribunale Supremo concordano nel ritenere sufficiente, fino a prova contraria, la

dichiarazione scritta dell‟interessato attestante la carenza di risorse disponibili.

Quest‟ultima, a sua volta, è da intendersi alla stregua della concreta impossibilità di

far fronte alle spese del caso, e va valutata avendo riguardo non tanto all‟ammontare

delle entrate del soggetto (salario eventualmente percepito et similia), bensì,

piuttosto, alle spese familiari a carico dello stesso.

Inoltre, curiosamente, il presupposto della carenza di risorse dell‟assistito viene

meno in materia penale: l‟accesso al gratuito patrocinio della Defensoria Publica è

quivi consentito a chiunque, prevedendosi la fissazione da parte del giudice di un

onorario a favore del Centro di Studi Giuridici della Defensoria Publica nel solo caso

condanna di un soggetto possidente.

Conclusioni

Abbiamo visto come l‟ordinamento giuridico brasiliano garantisca il più ampio

rispetto del diritto fondamentale alla difesa di ciascun essere umano, organizzando il

processo secondo i principi del rito accusatorio, e concertando istituzioni a tutela

anche dei meno abbienti.

74 Il riferimento è ancora una volta al disposto dell‟art. 5, comma LXXIV, C.F.

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51

Abbiamo visto però altresì come, nei fatti, le dichiarazioni programmatiche e di

principio contenute nella lettera della legge possano essere disattese, in forza di un

pregiudizio ideologico per il quale il cittadino meno abbiente viene più facilmente

accusato rispetto ad un connazionale appartenente alle classi più elevate.

Abbiamo altresì cercato di spiegare, insieme con le dottrine crominologiche, la

genesi di tale pregiudizio, e cioè la circostanza per cui la vita in contesti svantaggiati

sotto il profilo economico e sociale possa divenire, ma non è affatto certo che

divenga, una notevole spinta a delinquere.

L‟intenzione di chi scrive è naturalmente quella di associarsi alla denuncia di chi

teorizza la criminalizzazione della povertà.

Si auspica che il progressivo recepimento della dottrina dei diritti umani e

soprattutto il processo di sensibilizzazione in merito agli stessi, di cui si è dato atto

nel capitolo precedente, possano penetrare a fondo anche nella concreta applicazione

della giustizia, di modo che vengano pienamente rispettati due principi cruciali

dell‟ordinamento brasiliano e internazionale: il rispetto del diritto alla difesa, con

tutte le garanzie che lo assistono, e il divieto di ogni tipo di discriminazione.

Page 53: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

52

Capitolo terzo

La piaga del lavoro minorile

di Suely MASTROPAOLO

“La vita di un bambino è come un pezzo di carta

sul quale ogni passante lascia un segno”

(Antico proverbio cinese)

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Introduzione

“Io sono l'ottavo di dieci fratelli. Cinque maschi e cinque femmine. Vivo a Rio de

Janeiro e di giorno lustro le scarpe alla gente. È l'unica maniera per tirare avanti e

per aiutare mia madre”. Questa storia la racconta Jorge, ha otto anni e da due passa

l'intera giornata in strada, lavorando. Ha occhi neri lucenti, la faccia tonda e

sorridente e una pelle olivastra sporca del grasso che usa per pulire le scarpe dei

passanti. “Cerco di risparmiare tutto quello che incasso – spiega – ma non è

semplice. Ho un po' di amici. Ho i miei punti di riferimento e qualche volta qualcuno

mi tratta pure bene”. E la scuola? “Non ho tempo di andarci. Molto spesso sono

talmente stanco che a fatica riesco a tenere il cucchiaio per mangiare la minestra in

mano”.

Jorge è solo uno dei centosessantadue milioni di bambini, dai cinque anni, e

adolescenti, fino ai quattordici che lavorano. Queste sono le cifre drammatiche

diffuse, in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Ogni anno

l'International Labour Organization (ILO) redige il rapporto con i dati raccolti in

tutto il pianeta. “Pur se le statistiche del 2006 indicano una diminuzione del lavoro

minorile nel mondo, queste non cancellano la permanenza di questo flagello in

moltissime parti del mondo”, ha dichiarato l‟Organizzazione mondiale del lavoro

(OIL). Tra il 2000 e il 2004, il numero di bambini - lavoratori si è abbassato

dell‟11%, a 218 milioni di bambini - lavoratori. E gli ultimi dati disponibili stimano

il numero di minori coinvolti in lavori a rischio in 126 milioni nel 2004, con una

riduzione del 26 per cento rispetto al 2000. Secondo Geir Myrstad, capo progetto del

Programma internazionale per l‟eliminazione del lavoro minorile (IPEC, la sigla in

inglese), queste cifre mostrano che “siamo sulla buona strada. Il lavoro minorile può

essere eliminato definitivamente”. L‟ILO definisce le forme peggiori del lavoro

minorile come “ogni forma di schiavitù o di pratica analoga, il reclutamento forzato

o obbligatorio dei bambini per i conflitti armati”, come anche “usare, procurarsi o

offrire un bambino per la prostituzione, per la produzione di pornografia o per

attività pornografiche”, o per altre occupazioni illecite come “la produzione e il

traffico di stupefacenti”. Nella stessa categoria è incluso “il lavoro che, per la sua

natura o per le circostanze in cui si svolge, può essere dannoso per la salute, la

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54

sicurezza o la morale dei bambini”. Eric Sottas, direttore dell‟Organizzazione

mondiale contro la tortura con sede a Ginevra (OMCT), ha dichiarato di essere

“compiaciuto per l’incoraggiante calo del lavoro minorile nel mondo, e per la

diminuzione delle sue forme peggiori”, ma che “l’OMCT è ancora preoccupata per

il significativo numero di bambini che ancora lavorano in condizioni a rischio,

comprese le vittime di violenza sul lavoro e di sfruttamento sessuale ed economico”.

Secondo Sottas, “è fondamentale capire che la mancanza di risorse delle famiglie è

la principale causa del lavoro minorile. La lotta contro la povertà è perciò

necessaria per arrivare all’eliminazione del lavoro minorile”. Un‟altra

raccomandazione dell‟ILO, riguarda la necessità di un approccio integrale nella lotta

contro questo flagello, il che significa coinvolgere nella campagna non solo il

ministero del lavoro, ma anche quelli dell‟educazione, della finanza e gli uffici di

pianificazione. Per lavoro minorile s‟intende ogni forma di lavoro svolta da minori al

di sotto di un‟età minima stabilita per legge. Agli Stati che hanno ratificato la

Convenzione 138 del 1973 sull‟età minima dell‟ILO, è richiesto di abbassare l‟età

minima di assunzione a 15 anni (14 per i paesi in via di sviluppo). Lavori leggeri

possono essere consentiti dai 13 anni (12 per i paesi in via di sviluppo). Mentre per i

lavori considerati pericolosi per la salute, la sicurezza o la moralità dei minori, l‟età

minima è di 18 anni. I dati del rapporto non distinguono però il lavoro minorile in

condizioni di sfruttamento da quello in situazioni degne.

Page 56: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

55

1 – Le cause del lavoro minorile

Diverse sono le cause che favoriscono il lavoro minorile:

– Economiche. La prima causa di questo fenomeno è sicuramente la povertà.

Molte storie di sfruttamento partono dalla necessità di sfamare una famiglia che ha

perso il padre o che si è indebitata o più semplicemente che si è ampliata con l‟arrivo

di nuovi nati. E, insieme alla povertà, contribuiscono alla diffusione del lavoro

minorile la convenienza economica, derivata dal fatto che esso costa poco, a volte

niente, e il desiderio e/o la necessità di procurarsi un reddito anche minimo, tanto che

in alcuni casi sono le stesse famiglie a spingere i propri figli al lavoro, soprattutto,

quando il datore di lavoro paga il salario direttamente ai genitori o offre in cambio

cibo e vestiario. E, ancora, il debito pubblico: molti Stati, infatti, si sono indebitati

con altri governi o con banche straniere private. Il peso di questo debito è diventato

insostenibile per molti Paesi ed è aggravato dagli interessi e dalla rivalutazione del

dollaro. Nonostante i piani di aggiustamento strutturale proposti dal Fondo

Monetario Internazionale, nella seconda metà degli anni Ottanta, il potere d‟acquisto

medio delle famiglie dell‟America Latina è ulteriormente crollato.

– Sociali, in modo particolare l‟analfabetismo e l‟ignoranza inducono le famiglie a

sottrarre i propri figli alle normali attività, cui bambini e adolescenti dovrebbero

dedicarsi, obbligandoli a lavorare.

– Culturali e politiche. I bambini e gli adolescenti sono le fasce sociali che

maggiormente subiscono angherie e ricatti in quanto, non avendo coscienza

sindacale, diventano la forza lavoro ideale per gran parte dei datori di lavoro. A ciò,

si aggiungano le variabili culturali che aggravano il problema, sovrapponendo alle

complicazioni economiche, antiche e nuove disparità sociali, su cui domina quella

“di genere”, che fa sì che nel mondo le bambine siano, a parità di età e di

provenienza sociale, più penalizzate dei maschi. A molte di esse si nega ancora il

diritto all‟educazione di base, con l‟effetto di mantenerle ai livelli infimi della scala

sociale e di assoggettarle, una volta cresciute, allo sfruttamento da parte del marito. Il

lavoro minorile entra di forza in un gioco economico riferito a vari settori, da quello

agricolo a quello industriale, fino al servizio domestico e al turismo sessuale. In tale

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56

contesto, bambini e adolescenti costituiscono la categoria sociale più debole e più

sfruttata, la categoria che paga il prezzo più alto delle mancanze legislative,

dell‟indifferenza umana e della stretta interrelazione povertà - lavoro minorile. La

povertà è una delle cause primarie del lavoro minorile che pregiudica la crescita

fisica e intellettiva dei minori. Essa è causa e, allo stesso tempo, conseguenza della

povertà futura tra le generazioni. In tale contesto, infatti, il lavoro minorile insieme al

grado di scolarità ricevuta ostacola i redditi futuri, i redditi nella vita adulta. Bisogna,

però, stare attenti a non tirare conclusioni affrettate: non sempre il lavoro minorile è

il frutto inevitabile della povertà, infatti, ci sono nazioni con un reddito pro capite

molto basso che hanno pochi bambini dediti alle attività lavorative e viceversa. Il

lavoro minorile è il frutto dell‟abbandono di chi deve affrontare da soli la propria

povertà e l‟istruzione è l‟unico vaccino efficace capace di stroncare questa piaga

tremenda. Il fabbisogno monetario, necessario a far sì che l‟istruzione diventi un

diritto concreto per tutti i bambini del mondo, ammonterebbe a diecimila miliardi di

dollari l‟anno, equivalenti a quattro giornate di spese militari mondiali. Senza scuola

e sanità gratuita, senza la solidarietà sociale che consente di soddisfare almeno i

bisogni di base, le famiglie devono chiedere a tutti i componenti, compresi i più

piccoli, di darsi da fare per rispondere a un unico imperativo: sopravvivere. Ciò

accade, principalmente, in quei Paesi i cui governi non attribuiscono la giusta priorità

ad aree come la salute, l‟istruzione e il benessere sociale, che sono alla base di un

adeguato sviluppo psico – fisico, in particolare dell‟infanzia, in una prospettiva di

crescita e benessere individuale e collettiva. Ciò accade, soprattutto, in quei Paesi

dove la prospettiva individuale del futuro è nulla, dove la risoluzione della quotidiana

lotta per la sopravvivenza, in particolare nelle famiglie con un basso reddito, è

affidata a bambini e adolescenti, obbligati ad assumersi responsabilità più grandi di

loro, cercando di collaborare al reddito familiare. Le cause del lavoro minorile,

quindi, sono multiple e complesse. L‟origine del problema richiede azioni dello Stato

e della società su tutti i fronti interessati, con la mobilitazione di tutte le energie

sociali e la creazione di strumenti legali e di meccanismi efficaci per la loro

applicazione, con la collaborazione e lo sviluppo di programmi efficaci,

fondamentali per combattere il problema.

Page 58: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

57

2 – Il contesto territoriale e sociale

Il contesto della nostra indagine operativa è il Brasile, uno dei più grandi paesi

dell‟America Latina, con circa 184 milioni di abitanti e una superficie 32 volte più

grande dell‟Italia. Il Brasile, la miniera d‟oro chiamata “bambino”75, è la triste patria

di 20 milioni di poveri e di più di 40 milioni di minori che “hanno fatto della strada

la loro casa, del loro corpo il pasto per sfruttatori di ogni genere”. Affrontare il

problema della piaga del lavoro minorile significa prendere in esame i punti nodali

della questione, in particolare, i diritti umani (nascita, principi fondamentali di

funzionamento, diffusione), il contesto territoriale, socio - economico e legislativo di

attuazione, prestando particolare attenzione alle problematiche principali (istruzione,

lavoro minorile, giurisdizione minori), agli atti compiuti e agli sviluppi, nonché

all‟interrelazione istruzione – lavoro minorile che consideri in primo luogo le aree

territoriali interessate (urbane o rurali), al tipo di lavoro svolto con la specificazione

della loro pericolosità, le fasce d‟età coinvolti, la maggiore o minore partecipazione

delle famiglie al problema e, infine, l‟aspetto retributivo. In Brasile esistono

condizioni uniche, che contribuiscono a mantenere in vita la situazione spaventosa

nella quale versa una parte consistente dell‟infanzia locale. Tra esse, una riforma

terriera mai realizzata in toto e che, probabilmente, neppure il presidente Lula

riuscirà ad attuare; una disparità spaventosamente marcata tra chi ha e chi non ha; la

grande estensione del territorio brasiliano, enorme ed incontrollabile, sul quale sono

presenti decine di milioni di disperati, pronti ad abbattere l‟intera foresta amazzonica

se qualcuno fa credere loro che possano esservi poche once d‟oro o che quella terra

possa essere utilizzata per coltivare. E, accanto a ciò, non vanno dimenticate

l‟accentuata corruzione tra le sfere politiche e giudiziarie, la concentrazione della

ricchezza nelle mani di pochissimi, molti dei quali stranieri, grazie alle politiche

ultraliberiste adottate dai precedenti governi brasiliani, la presenza di almeno 20

milioni di analfabeti.

Le principali forme di lavoro minorile in Brasile sono:

- Il lavoro domestico di bambini e adolescenti è un fenomeno sommerso,

difficilmente quantificabile, ma molto diffuso. Malnutrizione, orari di

75 ”Infanzia negata, Piccoli schiavi nel pianeta globale” di Luca Leone, Prospettive Edizioni 2003.

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58

lavoro massacranti e sfruttamento sessuale sono considerati come

complemento del loro impiego.

- Nelle piantagioni di canna da zucchero del Brasile, centinaia di migliaia di

bambini pagano con il lavoro forzato i debiti contratti dai genitori.

- Lo sfruttamento sessuale, che coinvolge circa un milione di minori ogni

anno nel mondo. L‟introito di enormi quantitativi di valuta straniera,

scoraggia molti Paesi ad attuare una seria politica di sradicamento di queste

pratiche. L‟abuso sessuale è, inoltre, una pratica molto diffusa per molti

datori di lavoro che, in questo modo, affermano la loro assoluta prepotenza

su persone non in grado di difendersi o di far valere i propri diritti più

elementari.

- Il lavoro nelle industrie e nelle piantagioni comprende attività pericolose

e pesanti che sottopongono il fisico dei minori a gravi rischi. Essi rischiano

la vita a causa di metodiche lavorative antiquate e pericolose.

- Un bambino che vende bevande o lucida le scarpe in strada o che raccoglie

in una discarica rifiuti da riciclare è, innanzitutto, un bambino che lavora. Il

lavoro di strada è spesso facile bersaglio di azioni repressive a volte

spietate, condotte in nome dell‟ordine pubblico e della difesa della

proprietà.

- Il lavoro familiare si svolge nella casa o nel campo dei propri genitori e

molte volte impedisce la frequenza della scuola o pregiudica uno sviluppo

sano nelle fasi più delicate della crescita. Il livello eccessivamente basso

dei salari dei genitori a volte è alla base del lavoro familiare dei bambini.

Secondo alcuni studiosi del lavoro infantile in Brasile, il tipo di lavoro che i

bambini svolgono nelle periferie urbane povere e nella zona rurale abbraccia diversi

settori: tagliano la canna, raccolgono caffè e frutta arance, vendono dolci,

sorvegliano le macchine, lucidano le scarpe, ecc. Nei sobborghi delle metropoli

cresciute a dismisura, invece, migliaia di bambini sono gettati sulle strade per il

mercato della prostituzione o per il traffico di droghe. In città i bambini lavorano

nelle micro imprese o nei settori marginali e, spesso, irregolari del commercio, come

mercati e bancarelle per le strade. Il lavoro di strada rende i bambini bersaglio di

azioni repressive, a volte spietate, condotte in nome dell‟ordine pubblico e della

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59

difesa della proprietà. Ai problemi della sopravivenza quotidiana si aggiunge, così, il

rischio della detenzione. Per lenire i morsi della fame, dei dolori o del freddo, questi

bambini spesso utilizzano droghe sintetiche, molto dannose per l‟organismo.

"La maggioranza dei meninos de rua viene da quartieri emarginati, da famiglie

disgregate, distrutte dalla povertà, incapaci di assistere i loro figli, che li

maltrattano e li obbligano a guadagnarsi la vita da soli. Il furto e la prostituzione

sono le forme più facili per guadagnare soldi. Mendicare è molto pericoloso perché

li fa diventare obiettivo degli squadroni della morte che li minacciano

costantemente" ha affermato Tess Alves, membro del Movimento Nazionale dei

Meninos e Meninas da Rua dello Stato di Cearà (Brasile), in un‟intervista

concessa a periodico locale. A suscitare preoccupazione nel governo brasiliano è

oggi il “lavoro domestico” perché “invisibile”. Secondo i dati relativi all‟anno 2001

dell‟IBGE, 494.002 tra bambine e adolescenti tra 5 e 17 anni, lavoravano come

domestiche in case di terzi. Le bambine normalmente abitano nelle case, dove

lavorano in condizioni di semi schiavitù, spesso malnutrite, maltrattate, sottoposte a

orari massacranti con circa 48 ore settimanali di lavoro senza alcun riposo alla fine

della settimana, con uno stipendio bassissimo. Alcune addirittura non hanno

nemmeno uno stipendio minimo perché i padroni affermano che già offrono loro

casa e cibo. Secondo un‟indagine realizzata nel novembre 2003 dall‟Ong “Progetto

Meninos e Meninas de Rua”, i soldi guadagnati dai bambini nelle strade di una

metropoli come Guarulhos, nella Grande São Paulo, corrispondono al 62 % del

reddito delle loro famiglie. Per Ariel de Castro Alves, Vice presidente dell‟Ong, il

dato dimostra che le famiglie, purtroppo, dipendono dai bambini per la

sopravvivenza. E‟ quindi evidente che la povertà familiare, insieme con la domanda

del mercato di mano d‟opera non professionale a basso costo e la tradizione socio -

economica esistente in Brasile, è tra le cause che spingono i bambini a entrare

precocemente nel mondo di lavoro. Secondo l‟antropologa Carmen Siqueira Ribeiro

dos Santos Nogueira, la persistenza del lavoro minorile in Brasile è certamente in

relazione al livello di povertà delle famiglie. Ma questo non spiega da solo il

problema. Secondo la studiosa, il lavoro infantile è associato a una serie di carenze

che riguardano il numero maggiore di persone da mantenere, la dipendenza in

particolare dei minori di 15 anni e delle persone oltre i 65 anni, le condizioni

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estremamente precarie delle abitazioni, i livelli d‟istruzione molto bassi riscontrati tra

i capi famiglia.

3 – Il contesto legislativo: la distanza tra legge e realtà

Per salvaguardare la salute fisica e mentale dei più giovani e i loro diritti, gli

organismi internazionali e gli stati hanno emesso numerose disposizioni, ma con

pochi risultati. Tra essi:

1. La Dichiarazione dei Diritti del Bambino (o Dichiarazione di Ginevra)

approvata nel 1924 dalla quinta Assemblea generale della Lega delle Nazioni.

Si fonda su 5 principi:

a. Il bambino ha diritto a uno sviluppo fisico e mentale.

b. Il bambino ha diritto a essere nutrito.

c. Il bambino ha diritto a essere curato (e a essere soccorso per primo in caso di

calamità).

d. Il bambino ha diritto a essere riportato a una vita normale, se demoralizzato.

e. Il bambino ha diritto a essere accudito e aiutato, se orfano.

2. La (Nuova) Dichiarazione dei Diritti del Bambino nel 1959, cui furono

aggiunti 5 principi fondamentali ai 5 già esistenti, e precisamente:

- Il bambino ha diritto a un sano sviluppo psico-fisico.

- Il bambino ha diritto a non subire discriminazioni.

- Il bambino ha diritto ad avere un nome, una nazionalità, l‟assistenza e la

protezione dello Stato di appartenenza.

- Il bambino ha diritto all‟educazione.

- Il bambino ha diritto a cure particolari nel caso sia afflitto da handicap fisico

o mentale.

3. La Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, approvata il 20

novembre 1989 a New York dall‟Assemblea generale delle Nazioni Unite (ad

oggi ratificata da 191 paesi).

4. Il Piano d’Azione – Summit mondiale per i Bambini, 1990.

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61

5. Il Programma d’Azione del Congresso mondiale contro il commercio

sessuale e lo sfruttamento dei Bambini 1996.

6. La Conferenza di Amsterdam sul lavoro minorile, 1997.

7. La Dichiarazione di Cartagena sull’eliminazione del lavoro minorile, 1997.

8. La Convenzione N. 182 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro

adottata il 17 giugno 1999 dall‟International Labour Organization, sulla

proibizione delle forme peggiori di lavoro minorile e all‟azione immediata per

la loro eliminazione.

9. Il Congresso Mondiale contro lo sfruttamento sessuale dell’infanzia per

fini di lucro (o CONFERENZA di STOCCOLMA), organizzato nell‟agosto

1996 dal governo svedese, dall‟Unicef e da numerose organizzazioni non

governative.

10. La Conferenza di Oslo sul Lavoro Minorile, ottobre 1997.

Questi i Diritti dei Bambini sulla carta e a parole. Tutto questo è stato scritto, detto e

proposto.

4 – Cosa stabilisce la legge per proteggere i bambini eadolescenti?

Attualmente, l‟estinzione del lavoro minorile è nel mirino del governo brasiliano,

che sta promovendo azioni integrative per garantire ai bambini e ad adolescenti il

diritto alla vita e al suo normale sviluppo e degli organi internazionali, che

combattono e appoggiano le misure atte a risolvere il problema.

La legislazione brasiliana relativa alla regolamentazione del lavoro minorile, risale

al lontano 1891 (appena alcuni anni dopo l‟abolizione della schiavitù), al decreto

1.313, che stabiliva che i bambini di sesso femminile, con età compresa tra i 12 e i 15

anni, e quelli di sesso maschile, tra i 12 e 14 anni, avrebbero dovuto avere una

giornata massima di 7 ore, che diventava di 9 per i bambini maschi tra i 14 e 15 anni.

In seguito, il Primo Codice del Minore dell‟America Latina, 1927, vietava il lavoro

ai minori di 12 anni e quello notturno ai minori di 18 anni. Nel 1943, la

Consolidazione delle Leggi del Lavoro (CLL) affrontava il problema in modo molto

ampio, tentando di definire un‟età minima lavorativa, portata a 12 anni, e stabilendo

Page 63: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

62

le condizioni lavorative. Nel maggio del 1997, in occasione della Prima Riunione

Ibero - Americana sull‟Estinzione del Lavoro Infantile (Cartagena dell‟Indie), il

Governo brasiliano, rappresentato dal Ministero del Lavoro, firmava la Dichiarazione

di Cartagena con cui si rinforzavano i compromessi dei paesi partecipanti a

riconoscere i diritti dell‟infanzia come i fondamenti dei diritti umani. In tale

occasione, tutti i paesi s‟impegnavano a:

1. Promuovere la crescita economica che risulti nella scomparsa della povertà.

2. Rinforzare le attività necessarie per combattere il lavoro minorile, tramite

strategie che coinvolgano i diversi livelli sociali.

3. Creare comitati nazionali per mettere in atto il Piano Nazionale di Azione

Contro il Lavoro Minorile.

4. Stabilire un sistema regionale d‟informazioni per meglio seguire i lavori dei

comitati.

Poi, la Legislazione brasiliana, affianco di questa Dichiarazione, nel Capitolo V -

Diritti a una Professione e alla protezione sul lavoro - (Nuova redazione data,

secondo Emenda Costituzionale n° 20 del 16 dicembre 1998) sanciva che:

1. “E‟ vietato qualsiasi lavoro ai minori di 16 anni, salvo come apprendista, a

partire dai 14 anni”(Art. 60).

2. “La protezione al lavoro degli adolescenti è regolamentata da una legislazione

speciale, senza interferire nell‟articolo anteriore” (l‟Art. 61).

3. “Si considera apprendista secondo le basi delle legislazioni dell‟educazione in

vigore, la formazione tecnico-professionale va comunque supervisionata

secondo queste basi “(Art. 62).

4. “ La formazione tecnico professionale ubbidirà ai seguenti principi” (Art. 63):

- “garanzia di accesso e frequenza obbligatoria all‟insegnamento regolare”;

- “attività compatibile con lo sviluppo dell‟adolescente”;

- “orario speciale per l‟esercizio delle attività lavorative”;

5. All‟adolescente fino a 14 anni è assicurata una borsa di apprendista” (Art.

64).

6. “All‟apprendista, con più di 14 anni, sono assicurati i diritti lavorativi e

previdenziali” (Art. 65).

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63

7. “All‟adolescente portatore di handicap è assicurato il lavoro protetto” (Art.

66).

8. “All‟adolescente impiegato, apprendista, in regime familiare di lavoro, allievo

in scuola tecnica, assistito o no di qualsiasi associazione non governamentale,

è vietato il lavoro” (Art. 67):

a. “notturno, svolto dalle ore 22 di un giorno fino alle ore 5 del giorno

successivo”;

b. “pericoloso, penoso o insalubre”;

c. “realizzato in ambienti non insalubri al suo sviluppo fisico – morale –

sociale”;

d. “realizzato in orari che non lo permettono di frequentare la scuola”.

9. “Il programma sociale che ha come base il lavoro educativo, sotto

responsabilità di entità governativa o no senza scoppi lucrativi, dovrà

assicurare all‟adolescente che partecipa a questo programma condizioni di

lavorare ricevendo un contributo regolare” (Art. 68).

10. “L‟adolescente ha diritto ad una formazione professionale e di protezione nel

lavoro, osservando le seguenti condizioni” (Art. 69):

a. “rispetto alla condizione peculiare di persona in sviluppo”;

b. “insegnamenti professionali adeguati al mercato lavorativo”.

Ovviamente i bambini e adolescenti sono tutelati anche dalle norme dell‟Unicef.

Purtroppo, queste leggi sono spesso ignorate dai datori di lavoro e dagli stessi

bambini che, dovendo contribuire al reddito familiare, preferiscono il lavoro notturno

che è quello più redditizio, trasgredendo completamente le leggi. In Brasile,

nonostante gli impegni assunti in campo internazionale, si configura il mancato

rispetto dei principi fondamentali dello Stato democratico di diritto. Rispetto alle

tante situazioni di sfruttamento minorile, in linea di principio, in Brasile, si configura

il mancato rispetto dei principi fondamentali dello Stato democratico di diritto - che è

il modo in cui si definisce nella sua Costituzione lo Stato brasiliano. La totale

carenza da parte dei rispettivi governi e società d‟interventi capaci di instaurare e

assicurare il rispetto dei diritti e della dignità umana comporta danno manifesto per la

dignità di milioni di esseri umani, soprattutto bambini e adolescenti, in maggioranza

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poveri e socialmente discriminati, configurando una grave offesa alle esigenze etiche

e giuridiche dei diritti umani.

Sulla base di una documentazione dettagliata dei fatti e di argomentazioni

giuridiche, nell'atto di accusa è stato proposto il riconoscimento della responsabilità

dei poteri costituiti, inclusi i governi federale, statali e municipali, per omissioni note

e comprovate o abusi di autorità, riguardanti:

a. Abuso e sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti;

b. Mortalità materno - infantile e sue relazioni con gli standard minimi di

sussistenza e prestazione di servizi sanitari;

c. Sfruttamento del lavoro minorile;

d. Traffico di droghe e programmi specializzati di prevenzione e assistenza di

bambini e adolescenti;

e. Bambini e bambine di strada e nella strada, con riferimento alle misure

preventive di assistenza, individuando l'esclusione sociale e morale e anche la

tolleranza e l'esistenza di fatti illegali;

f. Mancato rispetto dei “Conselhos dos Direitos" e "Conselhos Tutelares”.

Sullo sfruttamento di manodopera minorile i dati evidenziano che, oltre ai lavori

dannosi o pericolosi, formalmente condannati da tutti, vi sono anche una gran

quantità di forme di sfruttamento lavorativo, considerate leggere e, quindi, tollerate e,

certe volte, persino favorite. Secondo alcuni, questi lavori servirebbero a educare i

bambini e, soprattutto, sarebbero la soluzione per togliere i bambini dalla strada. In

realtà, tutti i lavori svolti da bambini sono dannosi: costituiscono sempre

sfruttamento e una grave violenza al loro sviluppo psicosociale. I bambini che

lavorano, pur riuscendo a frequentare la scuola, raramente raggiungono un

rendimento positivo (ciò che costituisce un fattore importante di evasione scolastica).

Le ricerche condotte in questo campo sottolineano specificamente che gli

insegnanti ignorano o non si preoccupano, del fatto che i loro studenti lavorano. C'è

quindi un problema culturale che richiede una trasformazione di mentalità, per far

comprendere alla società il danno e la violenza che la perdita dell'infanzia costituisce

per il bambino.

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5 – Bambini e bambine di strada e nella strada

La storia dei bambini e bambine di strada e nella strada è forse una sintesi della

storia del Brasile:

- Della sua urbanizzazione accelerata e che ha portato a molteplici realtà

urbane caratterizzate da fenomeni consistenti di emarginazione socio -

economica;

- Delle condizioni di lavoro e di vita precarie e instabili di un numero

straordinario di famiglie;

- Di una situazione di violenza intra - familiare (molte volte conseguenza di

difficoltà economiche drammatiche e di deficit culturali ancora maggiori);

- Dell‟assenza di progetti pedagogici che rispondano alla specificità e alla

diversità di educandi provenienti da diversi strati sociali, con l‟aggravante

della mancanza di controllo e sostegno economico e istituzionale per le

scuole.

I dati descrivono non solo la complessità e l'estensione del problema, ma anche il

crescere costante di violenza ed emarginazione come caratteristica strutturale della

società in cui vivono questi bambini e bambine. C'è una tendenza precisa (non

stimolata dalle azioni delle autorità competenti, ma spesso incoraggiata da una parte

dei mezzi di comunicazione) a considerare tali bambini e bambine come aggressori,

che hanno più bisogno di repressione che di diritti. I tagli drastici, dai bilanci di

Unione, Stati e Municipi, dei fondi destinati a implementare i dettami dello Statuto

del Bambino e dell'Adolescente, sono indicatori della mancanza di un progetto di

lungo termine per questa popolazione che, alle volte, è protagonista di violenze, ma

che soffre soprattutto come vittima di un modello di società e di autorità di governo

che, capovolgendo la logica e lo sguardo, considera gli esclusi come colpevoli del

mantenimento dello stato di emarginazione, criminalizzandoli.

Altro problema dell‟infanzia brasiliana riguarda i Bambini e adolescenti vittime

delle droghe, riguardo al quale diversi sono i programmi d‟intervento e aiuto per

questa popolazione di bambini e adolescenti vittime delle droghe, particolarmente

toccata dalle violenze di strada e tossicodipendenti. La criminalizzazione, piuttosto

che la prevenzione e la riduzione del danno, rimane la regola più comune applicata

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dalle autorità, che destinano, d'altra parte, risorse assai scarse alle iniziative

istituzionali e non governative che operano per cambiare questo stato di cose

Programmi di questo tipo dovrebbero, almeno per definizione, essere pianificati sul

lungo periodo, se vogliono avere una minima probabilità di influenzare

positivamente una situazione tanto degradata ed estesamente controllata da gruppi

illegali che dominano territori sottratti al potere dello stato. Alla violenza di

quell‟incarceramento personale, che è la droga, si somma per questi bambini e

adolescenti la violenza, così spesso fatale, di essere “clienti prigionieri” di un

mercato che le autorità competenti non sembrano poter o voler reprimere seriamente.

Le implicazioni globali e veramente tragiche della situazione di mancanza di un

progetto positivo per bambini e adolescenti, sommata al mancato rispetto degli

obblighi fondamentali previsti dalla legislazione brasiliana, sono evidenti.

Un esempio della tragica condizione dell‟infanzia brasiliana sono le strutture della

FEBEM (Fondazione statale per il benessere del minore). Esse sono il prodotto di

un‟ingiusta politica di penalizzazione che, a sua volta, esprime una risposta del

potere politico e giudiziario alla pressione di quella parte della società civile che

privilegia il mantenimento della sicurezza per i propri diritti patrimoniali, a

detrimento del rispetto fondamentale per il diritto delle persone. In essa:

- Il sovraffollamento raggiunge indici paurosi: 1600 adolescenti fra i 14 e i 18

anni, invece dei 350 previsti.

- Le condizioni detentive, che superano il massimo previsto di 45 giorni,

possono essere classificate solo come subumane; gli adolescenti sono costretti

a rimanere seduti per terra in posizione fissa tutto il giorno.

- Da 12 a 15 persone dormono in stanze senza aria e luce sufficienti, che

dovrebbero ospitarne due.

In tale contesto, le pratiche di pene corporali e trattamenti "degradanti"

classificabili come tortura sono esperienza quotidiana. D'altra parte, l'esistenza nella

stessa struttura di un‟esperienza modello (numericamente molto limitata) di

riabilitazione sociale progressiva serve solo a dare più risalto al grado di violazione

intollerabile dei diritti, definiti come inviolabili dalla legge, che avviene in quella e

verosimilmente in altre strutture destinate a ospitare adolescenti. La FEBEM, che è

già stata oggetto d‟innumerevoli denunce e indagini parlamentari, è stata di recente

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teatro di fatti tragici per gli adolescenti che vi erano incarcerati. La prigione della

FEBEM, è un'espressione, allo stesso tempo simbolica e tragicamente reale, radicata

com‟è nel centro di uno Stato che produce il 40% della ricchezza del Brasile, di un

paese che è un paradiso legislativo per bambini e adolescenti, e nello stesso tempo ne

può programmare la vita in un campo di concentramento che potrebbe essere

immaginato solo in un incubo.

I dati rilevati dall‟IBGE e dallo PNAD, organi che gestiscono i censimenti in

Brasile, nonostante non registrino informazioni riguardanti la zona agricola della

Regione nord, dimostrano che, in questo Paese, il numero dei bambini - lavoratori è

enorme, nonostante negli ultimi anni si sia rilevata una notevole flessione. Secondo

le indagini dell‟Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), nel 1992

lavoravano 9,7 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 17 anni.

Infatti, su 43 milioni di bambini e adolescenti, lavoravano 7,7 milioni. I dati

concernenti il 1995 indicano che in quel periodo il 3,6 % dei bambini compresi in

una fascia di età dai 5 ai 9 anni, vale a dire 581,3 mila bambini, in quel periodo

lavorava con una giornata lavorativa di circa 16 ore. Di essi, il 63,2 % erano occupati

nel settore agricolo, come lavoratori in proprio; del numero totale di questi bambini,

il 75 % di loro, il capo famiglia, era occupato in attività agricole e il 61% in lavori

autonomi; il 51,7% di questi bambini risiedeva negli stati del Nord - est brasiliano.

La percentuale dei bambini-l voratori, compresi in una fascia di età tra i 10 e i 14

anni, sostanzialmente più alta, è rappresentata dal 18,7 %, vale a dire da 3,3 milioni

su un totale di circa 17,6 milioni di bambini appartenenti a questa fascia di età. Il

lavoro da essi svolto era prevalentemente maschile (87,4%), circa il 54,6% di loro

aveva come domicilio una zona rurale.

Nel 2001, 5,4 milioni di bambini dai 10 ai 17 anni erano impegnati in tutto il

Brasile. I dati riguardanti il 2008, rilevati da una ricerca pubblicata sul quotidiano

"Estado de São Paulo" indicano che, attualmente, in Brasile la piaga del lavoro

minorile è lontana dall'essere debellata. Oggi, i bambini – lavoratori sono più di un

milione, contro 1,2 milioni del 2007 e ciò nonostante il tetto minimo dei quattordici

anni fissato per legge. Secondo i dati dell'Istituto brasiliano di geografia e statistica

(Ibge), il fenomeno è molto diffuso. Degli 1,2 milioni di minori interessati, 157.000

avrebbero tra i cinque e i nove anni. La statistica rivela che il 60 % dei bambini -

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lavoratori non sono nemmeno pagati: in cambio della loro opera ricevono vitto e

alloggio. La maggiore concentrazione di lavoro minorile risulta ancora nel Nord-est,

dove le maggiori richieste riguardano le mansioni di tipo agricolo, da svolgere

anzitutto nelle piantagioni di canna da zucchero. La settimana lavorativa dei bambini

brasiliani dai 5 ai 9 anni, in media è di 12 ore settimanali, mentre quella delle

bambine dai 10 ai 13 anni è di 22 ore settimanali. Per gli adolescenti tra i 16 ed i 17

anni si arriva a una media di 37 ore settimanali.

Secondo Pedro Americo de Oliveira, dell‟Organizzazione Internazione del Lavoro

(ILO) negli ultimi dieci anni il Brasile è riuscito a ridurre del 35% il numero di

bambini e adolescenti sfruttati nel mondo del lavoro. Secondo Eduardo Nunes,

presidente dell'Istituto brasiliano di geografia e statistica, sul fenomeno pesano fattori

culturali e, più ancora, fenomeni di povertà. "In Brasile - ha affermato Nunes - il

reddito familiare medio è di circa 240 euro al mese, più del doppio rispetto a quello

delle famiglie più bisognose con bambini lavoratori tra i cinque e i quattordici anni".

Lo studio evidenzia, poi, che l'alfabetizzazione è ferma all'80 % per i bambini e gli

adolescenti che lavorano, mentre sale al 94 % per quelli che non lavorano.

I punti nodali dell‟analisi riguardano:

1. La „Distribuzione dei bambini – lavoratori in età compresa tra i 10 e i 14 anni,

in relazione alla situazione domiciliare‟ (a tale proposito, si veda la Figura 1).

2. I settori lavorativi che vedono impiegati i bambini – lavoratori dai 10 ai 14

anni (a tale proposito, si veda la Figura 2).

3. Lo stipendio percepito da questi minorenni.

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Figura 1

Il grafico della Figura 1 analizza la „Distribuzione dei bambini – lavoratori in età

compresa tra i 10 e i 14 anni, in relazione alla situazione domiciliare‟. Da esso risulta

che:

- Il 47,5 % dei bambini sono localizzati nel nordest e il 23,8% nel Sudovest.

- Dal numero totale di bambini, vale a dire 1,48 milioni, con domicilio urbano,

il 34,1% si trovava al Nord - est, mentre il 33,1% al sud, il che dimostra un

certo „equilibrio‟ tra le due regioni. Diversamente, per quanto riguarda i

bambini che avevano domicilio rurale, vale a dire 1,78 milioni, che vede un

numero di bambini con domicilio nel Nord – est equivalente al 58,6 %, in

contrapposizione al 16 %, domiciliato nel sud. Questo conferma la maggiore

presenza lavorativa, di per sé nota, dei bambini - lavoratori nelle zone rurali

del Nord – est.

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Figura 2

Il grafico della Figura 2 analizza i „Settori lavorativi che vedono impiegati i

bambini – lavoratori dai 10 ai 14 anni‟. Da esso si evince che la principale

occupazione minorile è quella nel settore agricolo, che vede l‟impiego del 58,27 %

dei bambini in agricoltura (fattorie, pollai, piantagioni, etc.) contro il 23,1%

impiegato in attività diverse (negozi, fabbriche, officine e uffici). Il fenomeno, che

riguarda fondamentalmente le zone rurali, in particolare le piantagioni di zucchero di

canna e la produzione di carbone vegetale, in gran parte appartenenti alle stesse

famiglie dei minori, è spiegato grazie alla strategia dei genitori che utilizzano

l‟inserimento dei loro piccoli nel mondo del lavoro come strategia per coprire le

quote di produzione e per accrescere la produzione e, quindi, l‟aumento il reddito.

Una strategia che, pur essendo giustificata da una razionalità economica

immediata, che assicura la sopravivenza della famiglia, si trasforma con il passare

del tempo in un elevato costo sociale che accresce e contribuisce al perdurare della

povertà e della diseguaglianza dentro e tra le generazioni, che è accresciuto grazie

anche al lavoro minorile presente al di fuori del contesto e quindi lontano dalla

protezione familiare. Un altro aspetto importante riguarda lo stipendio percepito dai

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bambini – lavoratori. Un‟indagine dimostra che il 56,6 % dei minori lavoratori non

riceveva nessuna remunerazione e tra quelli che ricevevano uno stipendio, l‟88,8 %

guadagnava una somma fino a uno stipendio minimo, di circa € 56,00 mensili.

6 – Borsa - Scuola, un incentivo all’insegnamento

Lo scopo di questa iniziativa è promuovere l‟educazione dei bambini appartenenti

alle famiglie di basso reddito, assicurando la sua permanenza nella scuola, tramite

incentivo finanziario, contribuendo a un miglioramento del paese e stimolare la

creazione di una cultura scolastica positiva tra le persone meno fortunate

economicamente e recuperare la dignità e l‟auto stima della popolazione esclusa, con

la speranza di garantire un futuro migliore ai loro figli, usando l‟educazione. Il lavoro

infantile rende più della Borsa scuola, il progetto funziona nelle zone interne, ma nei

centri urbani, è molto meno attraente.

„Antonio Baptista, 12 anni, lavora come ambulante nel centro di San Paolo,

vendendo articoli di cancelleria. Circa un anno fa, Antonio si è trasferito dalla

Bahia a San Paolo, dove vive con la sorella. Non frequenta più la scuola e afferma

che non ha intenzioni di cambiare il lavoro per la Borsa Scuola. Motivo: guadagna

all’incirca € 6,26 al giorno, contro € 4,70 mensili che la sua famiglia riceverebbe se

lui frequentasse la scuola‟.

Nelle grandi città, il programma rischia di non compiere il suo principale obiettivo,

stimolare i bambini a frequentare la scuola in cambio di un incremento nel reddito

familiare. Quando lavorano nelle strade, guadagno di solito molto di più da quanto

offre la borsa fornita dal governo. Pertanto, se non appoggiato ad altre politiche di

miglioria della qualità di vita, la Borsa Scuola rischia di non poter compiere la sua

funzione. Il combattimento efficace del lavoro infantile e adolescenziale si basa su 3

fattori: educazione, fiscalizzazione e fonte di reddito. Le strategie usate sono giuste e

le prospettive sono buone. Le statistiche dimostrano che la riduzione del lavoro

infantile è assai diminuita, nonostante ciò, i progetti ufficiali non siano ancora

sufficienti per sostenere la gravità del problema.

Il Governo mantiene 3 progetti:

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72

1. Il Peti.

2. La Borsa – Scuola.

3. L‟agente giovane dello sviluppo sociale e umano.

I due primi progetti, dedicati ai bambini dai 7 a 14 anni, sono imperniati sul

pagamento di una borsa mensile legata alla frequenza scolastica.

Il terzo progetto è destinato ai ragazzi tra 15 e 17 anni.

Purtroppo il Peti non sta ottenendo i risultati aspettati: molti ragazzi lasciano il

programma per tornare a lavorare, perché hanno bisogno di mantenersi.

L‟obiettivo dell‟Agente Giovane è lavorare intorno a questo problema, ma la sua

scala di ricevimento è ancora insufficiente, poiché lavorando soltanto con 24 mila

ragazzi a Pernambuco e Mato Grosso do Sul.

Il Ministero dell‟Educazione cerca di combattere questo problema con la

fiscalizzazione e l‟identificazione delle aree, dove esiste questo tipo di problema. La

fiscalizzazione è fondamentale per estinguere il lavoro minorile, il Ministero conta su

3.300 fiscali in tutto il paese senza parlare dell‟appoggio dei comuni. Purtroppo il

lavoro nelle grandi città, per molti di questi bambini è il lavoro notturno. Quelli che

non trovano lavoro nelle fabbriche e che non hanno possibilità di svolgere un lavoro

autonomo (come ambulante per esempio), svolgono delle mansioni vergognose:

raccolgono le lattine di bibite in alluminio, che poi sono vendute adincirca € 0,30 al

kg oppure la carta che è venduta a un prezzo ancora più basso, questi materiali

riciclabili sono poi venduti alle fabbriche di riciclaggio. Ci sono anche quelli che in

tarda serata lavano i taxi e mezzi di trasporto pubblico. Quest‟assurdo lavoro

notturno porta il bambino a un basso rendimento scolastico e alla non frequenza della

scuola, poiché il lavoro è sempre più redditizio degli incentivi del Governo.

7 – Le azioni future e la Borsa – scuola

Ovunque si presenti, il problema non si risolve se non con un'attività pianificata in

loco e progettata adeguatamente.

Il sindacato Metalmeccanico Brasiliano (CNM-CUT) ha elaborato un progetto,

meglio specificato di seguito, che si articola partendo dall'analisi dell'esistente per

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arrivare alla creazione di un Sito Internet, a disposizione della CNM - CUT di

Belèm, ove inserire informazioni utili alla lotta contro il lavoro minorile. Tra l'altro,

combattere il lavoro minorile in Brasile, non significa solo che i bambini lavorino,

ma sopratutto significa mettere in condizione i componenti adulti delle loro famiglie

di essere preparati a entrare nel mercato del lavoro, sia aiutandoli con corsi di

formazione che orientando verso le occupazioni più richieste nella realtà del paese.

La FIM Nazionale, in partnership con ISCOS - CISL, partecipa al progetto della

CNM - CUT che si articolerà in tre anni, certa di ottenere nel Paese le risposte e i

contributi che l'iniziativa merita.

Il progetto consiste nel

1. Creare una rete sindacale per il monitoraggio dell'infanzia carente. Prima di

agire, diventa essenziale conoscere il fenomeno nel dettaglio, perché i dati

ufficiali non sempre rappresentano la realtà.

2. Formare gli operatori di comunità per combattere il lavoro minorile. Gli

operatori di comunità sono necessari per raggiungere le famiglie ove sono

presenti bambini che lavorano e iniziare con loro un percorso di

coinvolgimento contro il lavoro minorile.

3. Formare professionalmente le famiglie dei minori che lavorano. La

Formazione professionale è la strategia che permette ai genitori dei bambini

che lavorano, o alle persone adulte che fanno parte di quelle famiglie, di

potersi specializzare per meglio incontrare la domanda di lavoro che viene

dalle imprese presenti sul territorio.

4. Sostenere le iniziative di lavoro e di reddito. Il sostegno si compie attraverso

l'assistenza ai nuovi qualificati, nelle procedure di accesso ai finanziamenti

per la creazione di lavoro in loco.

5. Favorire l‟azione dei sindacati metalmeccanici per l'introduzione di clausole

sociali. Con quali azioni si possono introdurre clausole sociali contro il lavoro

minorile? Una via è quella del boicottaggio delle multinazionali che operano

in Brasile e che nella loro filiera produttiva utilizzano materie prime e/o

semilavorati provenienti da aziende che sfruttano i minori.

Per far questo, diventa necessario il coinvolgimento dei Sindacati mondiali

attraverso la creazione di un Sito Internet presso la CNM - CUT. In Brasile, a Sao

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Luis e a Rio de Janeiro, Terre des hommes (Tdh) e le organizzazioni partner si

occupano del reinserimento dei bambini della strada e della promozione dei loro

diritti, mentre a Fortaleza l‟impegno è rivolto alla lotta contro lo sfruttamento del

lavoro minorile. A Sao Luis Terre des hommes lavora con una rete composta di 24

organizzazioni e a Rio de Janeiro con una rete di 16 organizzazioni, che si adoperano

con interventi presso i bambini, il personale degli istituti e le istanze politiche per la

promozione dei diritti dei bambini della strada. Protezione giuridica, formazione

professionale, centri di accoglienza, attività ludiche e educative, sono le prestazioni

offerte. La collaborazione con giudici, assistenti sociali, psicologi e educatori

permette al 95 % dei bambini e degli adolescenti di ritornare nella famiglia di origine

o di accoglienza. Il circo Baixada, fondato nel 2002 vicino a Rio, propone ai bambini

corsi artistici e attività circensi. Offre, inoltre, accompagnamento scolastico e

psicologico e assistenza alle famiglie. A Fortaleza, l‟organizzazione partner lotta

contro lo sfruttamento del lavoro minorile nelle strade e propone attività ludiche e

educative.

Conclusioni

Alex Baiao viveva nelle strade di Rio de Janeiro dall‟età di 7 anni, svolgendo vari

lavoretti per aiutare la mamma. Chiedere la carità faceva parte della vita quotidiana:

dimostrava molta ingegnosità per convincere i passanti. Era altrettanto determinato

nei confronti dei compagni ed era molto bravo nell‟eseguire esercizi acrobatici.

Avvicinato dagli educatori del Circo Baixada, è stato invitato a partecipare alle

attività sotto la tenda. All‟inizio non rispettava le regole e disturbava. Qualche mese

più tardi gli è stato proposto di far parte della compagnia "Trupe de Brinquedos"

(Compagnia dei giocattoli) che presentava degli spettacoli a Queimados (Nord di

Rio) e a Rio de Janeiro. Motivato dall‟idea di fare un apprendistato nella compagnia,

oggi lavora negli atelier del progetto. Insegna quello che ha imparato ad altri bambini

che hanno storie di vita simili alla sua. "All’inizio pensavo di essere capace di fare

tutto, ma mi sbagliavo … c’erano molte cose che non sapevo fare. A poco a poco ho

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75

imparato tutte le attività del Circo. Volevo proprio imparare per poi insegnare agli

altri bambini!" L‟esperienza ha incoraggiato Alex, che oggi ha 16 anni, a raccogliere

nuove sfide. "Vedo com’è difficile: chiedo agli altri bambini di fermarsi e nessuno

obbedisce! Adesso so che bisogna avere molta pazienza. Per imparare il rispetto

reciproco, ci vuole tempo …. Se sono cambiato io, perché non dovrebbero farlo

anche loro?"

L‟esperienza di Alex è una sola ma potrebbe diventare quella di tanti bambini,

perché “quando si è soli a sognare, è solo un sogno. Quando si è in tanti a sognare, è

già la realtà che avanza” (Proverbio brasiliano).

Gli ultimi rilevamenti dell‟UNICEF dimostrano che in Brasile sono ancora 2,44

milioni i bambini lavoratori sotto i 16 anni. La cifra resta enorme, ma la diminuzione

del 42 per cento fa bene sperare. Di questo passo, l‟obiettivo di mandare tutti i

bambini a scuola anziché a lavorare potrebbe essere raggiunto tra sette anni.

Il Programma di prevenzione e lotta contro il lavoro minorile (PPLLM), che da

dieci anni usufruisce del sostegno dell‟UNICEF Svizzera, ha contribuito in modo

determinante a questo risultato. Il PPLLM è il Programma di prevenzione e lotta

contro il lavoro minorile. La ratifica del Brasile della Convenzione sui Diritti

dell‟Infanzia ha permesso di avviare il programma, poiché grazie a quest‟atto

l‟UNICEF e i suoi partner possono avere i mezzi e gli strumenti necessari per lottare

contro il lavoro minorile. Il programma stimola un numero crescente di

amministrazioni, autorità comunali e organizzazioni non governative a cooperare

all‟adozione di misure contro il lavoro minorile e a sostenersi vicendevolmente lungo

il difficile cammino. Gli elementi costitutivi sono semplici e chiari: borse di studio

per le famiglie che mandano i figli a scuola anziché a lavorare; miglioramento della

qualità delle lezioni; offerta di attività extrascolastiche per impedire che al termine

delle lezioni i ragazzi tornino al lavoro; biblioteche mobili; microcrediti per le

famiglie; sostegno e assistenza per i nuclei familiari a rischio. Lo scopo è di far sì che

nessun bambino debba più lavorare.

I rimedi non sono facili, ma neppure impossibili: sarebbe, forse, sufficiente che lo

Stato facesse di più, come pagare gli stipendi ad assistenti sociali ben formati,

istituire valide case - famiglia, controllare meglio e di più l‟operato e l‟onestà delle

forze di polizia, combattere il crimine partendo dai mandanti, che spesso hanno forti

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collusioni con la politica. Forse, le cose migliorerebbero, così come le percentuali.

Per scrivere la parola “fine” a questo teatro di sfruttamento, di schiavitù, di violenze

sui bambini, non solo con riferimento al Brasile ma a tutto il mondo, sarebbe

sufficiente l‟intervento di tutti noi insieme, senza aspettarci interventi divini o

improvvise illuminazioni della politica. È dalla società e dai suoi elementi sani che

deve nascere l‟informazione, la pressione politica, la formazione di nuovi

rappresentanti che abbiano la voglia di lottare contro questa grande ingiustizia, che

piega l‟infanzia di troppi minori, schiavizzati e sfruttati.

È, anche questa una sfida globale verso il miglioramento e verso l‟adozione di

politiche e comportamenti più umani. La sfida è chiara: cambiare questa terribile

realtà.

Page 78: Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori

77

Conclusioni

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78

Nelle pagine di questo elaborato si è cercato di fornire una visione generale

dell‟attuale condizione giuridica della Persona umana e segnatamente dei minori in

Brasile.

La ricerca è stata ispirata da molteplici fattori ma, in primis, dalla consapevolezza

che il Brasile è uno stato di grande rilevanza nell‟attuale contesto economico-politico

globale e che si appresta a diventarne un protagonista di primissimo livello. Ben noti

sono infatti i traguardi economici e sociali raggiunti da questo Paese, tali da averlo

fatto uscire dalla condizione di Paese in via di sviluppo e fatto divenire un Paese

industrializzato. A leggere alcune cifre questo progresso ha dell‟incredibile,

indipendentemente dal contesto preso in considerazione: aumento demografico

considerevole, incremento significativo del PIL, impennata nelle esportazioni ed

aumento delle importazioni, avvicinamento al c.d. pareggio della bilancia IMP/EXP,

etc. Se si guardano poi la quantità e la qualità delle risorse umane e naturali di questo

territorio risulta facile prevederne le potenzialità di ulteriore crescita futura. Proprio

sulla base di queste semplici considerazioni, è stato ritenuto interessante analizzare

l‟ordinamento giuridico brasiliano per comprendere se, parallelamente a questa

crescita economica, si potesse ravvisare anche un adeguato sviluppo normativo

interno. Le materie giuridiche prese in considerazione son state quelle dei diritti

umani e, più specificatamente, quella dei diritti dei minori.

Si è tentato così di comprendere se questo grande Paese che si appresta ad essere

sempre più determinante nei meccanismi planetari, si fosse dotato di un adeguato

sistema di protezione dei diritti umani ed avesse provveduto ad un miglioramento

delle ben note problematiche minorili che lo affliggevano nel recente passato.

Il percorso di ricerca di questo elaborato si è mosso da un‟analisi della nuova

costituzione brasiliana del 1988 e di come questa abbia affrontato la tematica dei

diritti umani per poi spostarsi sui vari meccanismi messi in atto dal governo di

Brasilia per garantire il rispetto dei diritti fondamentali all‟interno dei suoi confini e

per assicurare il rispetto degli impegni internazionali assunti negli ultimi anni dal

Brasile.

Successivamente l‟attenzione è stata focalizzata su un aspetto molto complesso della

realtà brasiliana, quale è quello della c.d. criminalizzazione sociale della povertà.

Sono stati infatti analizzati alcuni dati e precedenti storici che dimostrano l‟esistenza

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79

di un processo di criminalizzazione dei soggetti più poveri della società, trattati

spesso in modo differente dagli altri imputati pur avendo commesso i medesimi reati.

Si è cercato di comprendere le cause prime di questo fenomeno, le azioni legislative

intraprese per contrastarlo ed i possibili sviluppi futuri. Infine ci si è soffermati

sull‟odioso problema del lavoro minorile ancora evidente e diffuso in Brasile. Anche

in questo caso sono stati forniti dei dati e delle cifre che possono aiutare a

comprendere la dimensione attuale del fenomeno e si è offerta una panoramica

giuridica sulla trattazione del problema da parte delle istituzioni locali con riferimenti

alle tematiche precedentemente descritte a dimostrazione di uno stretto legame

sistematico che permea l‟intera materia dei diritti umani e dei diritti dei minori.

Il lavoro si presenta infatti come un percorso concentrico che parte dall‟ambito più

generale – l‟impianto costituzionale –, passando per un livello intermedio di analisi –

il problema giuridico-sociale delle classi più povere – per giungere infine ad un tema

specifico – il lavoro minorile.

Dal punto di vista costituzionale e della legislazione federale sono stati ravvisati

importanti progressi nella protezione dei diritti fondamentali della Persona: la

preminenza di tali diritti su tutti gli altri è esplicitata in più punti ed in varie forme

all‟interno della nuova costituzione brasiliana e, differentemente dal passato, sono

stati forniti importanti e validi strumenti di tutela degli stessi quali ad esempio la c.d.

clausola di pietra vale a dire un limite esplicito alla possibilità di modifica e/o

abrogazione di quei diritti.

Si è poi ravvisato lo sviluppo di una proficua consapevolezza della necessità di

uniformarsi agli standards internazionali di protezione dei diritti dell‟Uomo

attraverso lo sviluppo di meccanismi di tutela non solo statali (ossia a livello

federato), ma soprattutto a livello federale, con evidenti vantaggi in termini di

uniformità di trattamento e di appellabilità delle inerzie e/o inefficienze tutelari degli

stati federati del Brasile. In questo modo si è anche fornito un valido strumento di

controllo dell‟operato dei singoli stati membri ed un approccio alla questione

conseguentemente più attento. Per ciò che riguarda poi la tutela dei minori, è stata

presentata la grande innovazione introdotta nel 1990 dallo Statuto dell’Infanzia e

dell’Adolescenza. Si tratta infatti di una normativa estremamente moderna e

dettagliata su tutto ciò che concerne la vita dei minori e degli adolescenti nella

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80

società disciplinandone la tutela sin dal momento della gestazione materna. Lo

Statuto dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha rappresentato senza dubbio alcuno un

enorme progresso del Brasile nell‟adeguamento del suo ordinamento, tanto da porlo

tra i Paesi più avanzati in materia di tutela minorile.

Sul piano della criminalizzazione della povertà, invece, il problema sembra essere

ancora lontano dalla sua definitiva risoluzione. I dati presentati in questo elaborato

hanno infatti evidenziato la persistenza di “atteggiamenti” non uniformi nei confronti

degli imputati a seconda della loro estrazione sociale: ad esempio il possesso della

medesima quantità di droga suole essere qualificato come detenzione finalizzata al

semplice uso e consumo personale ovvero come detenzione preordinata allo spaccio

a seconda della concreta identità del soggetto agente. Il che comporta, naturalmente,

diverse conseguenze in termini di scelta del regime punitivo applicabile. In questo

senso, nel presente elaborato si è tentato altresì di analizzare le principali cause della

povertà e dell‟emarginazione sociale di ampie masse della popolazione brasiliana, e

di chiarire in cosa consista effettivamente quel tipo di agglomerato urbano

tradizionalmente definito favela. Ad ogni modo, anche rispetto a questo ordine di

questioni sociali, si è registrata l‟iniziativa del legislatore brasiliano e delle istituzioni

presenti nel Paese. Basti pensare, per citare solo alcuni esempi, al rafforzamento

delle tutele processuali posto in essere a livello normativo in tema di ripartizione

dell‟onere della prova e di garanzia della presunzione di innocenza dell‟accusato,

nonché, parimenti, al sistema delle istituzioni che prestano assistenza giudiziaria

gratuita.

Infine la presente ricerca ha toccato il tema del lavoro minorile. Anche in questa

sezione sono stati offerti un gran numero di dati e di esperienze per cercare di

comprendere meglio le cause e la dimensione del problema. La lettura delle pagine

dedicate ai minori lavoratori lascia spesso sconcertati per la complessità e diffusione

del fenomeno in Brasile. Sono ancora in termini di milioni i minorenni costretti per

necessità a lavorare: son state passate in rassegna le diverse forme di lavoro, da

quelle più gravose a quelle più leggere, e le cause principali del fenomeno ancora

tristemente diffuso. Anche in questo ambito non si può non rilevare un notevole

sforzo effettuato dalle istituzioni brasiliane nell‟arginare il problema entro limiti

accettabili: le iniziative della borsa famiglia, ad esempio, hanno fatto registrare un

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notevole progresso in tal senso. Tre milioni di bambini lavoratori sono ancora troppi,

ma pochi anni fa ne erano molti di più e la tendenza resta positiva. I contributi

economici offerti dallo Stato alle famiglie che mandano a scuola i propri figli hanno

di fatto aumentato considerevolmente la frequenza scolare ma i livelli di questa

restano ancora molto discutibili e, soprattutto, non fanno che togliere i bambini dal

lavoro solo per alcune ore al giorno.

Non possiamo dunque che concludere di essere fiduciosi anche in quest‟ultimo caso.

Al di là di quelle che son state le ricerche ed analisi sottese al presente elaborato, ciò

che preme a chi scrive è di sottolineare anche le sensazioni, le immagini, le

impressioni ottenute da una visita del Brasile nell‟ambito del progetto “Studenti per

la cooperazione – Brasile” promosso dal Centro per gli Studi Economici e Giudici

dell‟ateneo romano di Tor Vergata.

Osservare con occhi propri la realtà di quei luoghi e di quelle persone alla luce delle

conoscenze teoriche qui esposte è stata senz‟altro un‟esperienza molto importante e

profonda.

Volendo tentare di descrivere l‟impressione che deriva dal percorrere le strade del

Brasile e le sue favelas, si potrebbe usare l‟immagine del paradosso. Il paradosso di

un Paese che registra ancora la presenza di decine di migliaia di bambini e

adolescenti che vivono di espedienti per le strade e le piazze delle città pur avendo

raggiunto livelli di sviluppo generali davvero incredibili. Il paradosso della presenza

di enormi agglomerati urbani privi delle più elementari logiche urbanistiche: assenza

di fognature, di condotte idriche, di spazi comuni, sovraffollamento delle abitazioni

oltre ogni immaginazione, totale mancanza di progetti e calcoli ingegneristici nella

costruzione dei fabbricati accostati spesso a modernissimi ed estesi centri residenziali

e finanziari. Il paradosso di un Paese che registra un costante aumento del proprio

PIL ma che ha ancora decine di migliaia di mendicanti ed emarginati nelle sue città.

Il paradosso di un Paese di straordinaria bellezza e ricchezza umana e naturale che

con non poche fatiche si sta facendo largo tra i “grandi” della Terra, pur avendo

avuto da sempre tutti i numeri per esserlo di diritto.

Il paradosso di una popolazione che, nonostante le difficoltà evidenti in cui tuttora a

tratti versa, vive di un ottimismo e di una determinazione nel cambiamento a dir poco

esemplari e trascinanti.

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“Il Paese cresce velocemente anche se non lo si vede in modo palese”, questa è la

frase che si sente frequentemente rimbalzare agli angoli delle strade, nelle aule

universitarie, alla TV, ma il Brasile ha davvero già compiuto tanti piccoli passi nella

direzione giusta e ora si appresta a spiccare il balzo.

Non si dimentichi che tanto più lunga è una rincorsa, tanto più ampio e poderoso sarà

il balzo che si spiccherà: e da quel che si è potuto studiare e constatare di persona, il

Brasile presto ci sbalordirà.

Tutti.