Messaggio di Mario Andrade (Poeta, novellista, saggista brasiliano)
Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori
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Transcript of Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei Diritti Umani e dei minori
“Programma Bolsa Famίlia e Microcredito in Brasile”
ISSN - 2038-6958 - RELAZIONE DI STUDIO – 01/2010
Copyright © CREG – 2010 – Tutti i diritti riservati
1
Relazione sul viaggio
“Studenti per la cooperazione – Brasile”
organizzato dal Centro di Ricerche Economiche e Giuridiche
dell‟Università di Roma “Tor Vergata”.
- 2008/2009 -
Lo stato dell’ordinamento giuridico brasiliano nella protezione dei
Diritti Umani e dei minori: i successi e le problematiche del prossimo
gigante dell’economia e della politica mondiali
di
Paolo GUIDONE, Rosa Maria D‟ANTUONO, Suely MASTROPAOLO1
ABSTRACT
Il Brasile rappresenta senza dubbio uno dei Paesi a più rapido tasso di sviluppo degli
ultimi venti anni e si appresta a rivestire un ruolo da protagonista nello scenario
mondiale. Come altrove, però, il Brasile non sembra ancora in grado di affiancare a
questo enorme sviluppo politico-economico un altrettanto valido sviluppo sociale e
culturale.
Il presente lavoro analizza pertanto la situazione sociale e normativa attualmente in
vigore in Brasile per la tutela dei diritti umani fondamentali e dei soggetti minorenni.
E‟ frutto di ricerche effettuate dagli autori sia in abito scientifico che direttamente sul
campo, avendo potuto raccogliere numerosi dati e testimonianze presso le città di
Salvador e Rio De Janeiro. Il progetto si articola in tre parti, ciascuna incentrata su di
un aspetto specifico del complesso panorama socio-normativo brasiliano. Nella
prima parte viene introdotto il tema dei diritti umani in generale e della loro
operatività giuridica, per poi osservare come questa sia stata introdotta e garantita
nell‟ordinamento di Brasilia, sia a livello federale che statale. Nella seconda sezione,
invece, l‟attenzione è spostata sulla problematica dell‟inequità sociale, e dunque
processuale, brasiliana che molto spesso comporta gravissime distorsioni del sistema
giudiziario e dell‟ordinamento giuridico nel suo complesso. Nell‟ultima parte viene
affrontato il tema del lavoro minorile fornendo un‟ampia ed aggiornata prospettiva
del fenomeno che tuttora rappresenta una vera piaga nel tessuto sociale del Brasile.
1 Tutti gli autori sono laureati in giurisprudenza presso l‟Università degli Studi di Roma “Tor
Vergata”. Dott. Paolo GUIDONE E-mail: [email protected] ; Dott.sa Rosa Maria
D‟ANTUONO E-mail: [email protected] ; Dott.sa Suely MASTROPAOLO E-mail:
2
Indice
Premessa 4
Capitolo I
La sfida giuridica dei Diritti Umani tra nuovi traguardi e ricorrenti fallimenti
Introduzione 8
1 – In breve: sviluppo e natura dei Diritti Umani.
Il problema della loro effettività 9
1.1 – (segue) La non reciprocità dei trattati sui diritti umani e le riserve ai
trattati sui diritti dell‟Uomo: principali aspetti critici 10
2 – Il regime giuridico dei diritti fondamentali nella costituzione brasiliana
del 1988 13
2.1 – La federalizzazione dei crimini contro i diritti umani 17
3 – I diritti dei minori in Brasile: aspetti normativi generali 20
Conclusioni 27
Capitolo II
La repressione del crimine tra pregiudizi ideologici e garanzie processuali
Introduzione 31
1 – La “criminalizzazione della povertà” e il fenomeno del narcotraffico 31
1.1 – I regimi puntivi applicabili al “trafficante” e all‟“usuario”
di sostanze stupefacenti 33
2 – L‟esperienza della Comissão de Direitos Humanos 35
3
3 – La proposta di un approccio interdisciplinare al problema 36
4 – Favelas, povertà e crimine 37
5.– La teoria ecologica del crimine 39
5.1 – (segue) La teoria della privazione relativa 40
5.2 – (segue) L‟incidenza del pregiudizio ideologico dell‟operatore del diritto 42
Il diritto alla difesa nel sistema accusatorio
6 – La questione dell‟onere della prova 43
7 – La presunzione di innocenza 45
8 – Assistenza legale gratuita 47
Conclusioni 50
Capitolo III
La piaga del lavoro minorile
Introduzione 53
1 – Le cause del lavoro minorile 55
2 – Il contesto territoriale e sociale 57
3 – Il contesto legislativo:la distanza tra legge e realtà 60
4 – Cosa stabilisce la legge per proteggere i bambini e adolescenti? 61
5 –Bambini e bambine di strada e nella strada 65
6 –Borsa-Scuola, un incentivo all‟insegnamento 71
7 – Le azioni future e la Borsa Scuola 72
Conclusioni 74
Conclusioni 77
4
Premessa
Un territorio di otto milioni e mezzo di Km2, contenenti la più estesa foresta del
pianeta, il più grande bacino idrico del mondo e, secondo recenti stime, anche il
fiume più lungo del mondo; un Paese tra i maggiori esportatori minerari; una
popolazione di quasi 190 milioni di abitanti divisibile in tre grandi gruppi etnici
principali: i bianchi, discendenti dei primi colonizzatori europei, i neri discendenti
degli antichi schiavi africani ed i mulatti, logica conseguenza di secoli di convivenza
tra i primi due gruppi; tutto questo non può che far riflettere sulle potenzialità di
questo Paese, il Brasile, che, come è noto, si è avviato ad essere uno dei prossimi
Giganti dell‟economia e della politica mondiali. Le sue immense risorse, umane e
naturali, l‟estensione del suo territorio, la sua posizione strategica all‟interno del
continente latino-americano lo rendono infatti oggetto delle attenzioni e delle
speranze di un elevatissimo numero di persone. A ciò si aggiungono i dati
confortanti, ed a volte esaltanti di una grande crescita economica interna.
Ma a ben guardare numerosi sono ancora gli elementi di debolezza e di
contraddizione in seno allo stato brasiliano.
Attraversando il Brasile, le sue strade, le sue città, non si possono non cogliere tutte
le contraddizioni di un Paese cresciuto in fretta e, spesso, male. Splendide spiagge
affollate da migliaia di turisti che alloggiano in moderni grattacieli a specchio e, ad
appena 200 metri di distanza, enormi agglomerati di baracche e “case” arrampicate
l‟una sull‟altra quasi a contendersi quell‟unico alito di vento e raggio di sole
disponibili. Decine di auto extra lussuose che cercano, senza riuscirvi, di confondersi
tra migliaia di altre auto vecchie di decenni e tra carretti trainati da cavalli o da
persone, quando queste non possono permettersi neanche un animale da soma.
Un‟economia nazionale che diviene sempre più forte ed invasiva nel mercato
globale, ma a cui si contrappone un‟economia locale (urbana la si potrebbe definire)
che sembra aver superato da non molto tempo il meccanismo del baratto.
Queste contraddizioni, così nette e frequenti, interessano sostanzialmente ogni
aspetto della vita di questo grande Paese e, dunque, anche l‟ordinamento giuridico. In
questo elaborato si cercherà pertanto di analizzare gli aspetti principali del sistema
5
giuridico brasiliano per ciò che concerne la tutela dei diritti umani ed in particolare
dei minori.
Lo studio si basa su ricerche bibliografiche in parte effettuate in loco avendo avuto,
gli scriventi, la possibilità di visitare l‟Università Federale di San Salvador di Bahia
(UFBA) e L‟Università dello Stato di Rio de Janeiro (UERJ); lo studio si basa inoltre
su esperienze dirette degli scriventi costituite da visite presso alcune favelas ed ONG
presenti sul territorio degli Stati di Bahia e di Rio de Janeiro, nonché presso il carcere
minorile della città di Rio de Janeiro “Padre Severino”, nonché, soprattutto, su
interviste effettuate a persone di varie estrazioni economico-sociali che si è avuto
modo di incontrare, dai c.d. meninos de rua fino a docenti universitari, avvocati e
magistrati.
La ricerca prenderà avvio da un‟analisi generale del concetto di diritti dell‟Uomo e
di come questi siano stati introdotti nell‟ordinamento di Brasilia, di come vengano
tutelati e di quali siano le prospettive ulteriori di sviluppo. Lo sguardo si soffermerà
soprattutto sulle iniziative legislative avanzate a livello federale ritenendole le più
efficaci e potenzialmente sviluppabili, oltre che le più aderenti agli impegni
internazionali assunti dal Brasile attraverso la ratifica di trattati ed altri strumenti
giuridici internazionali nell‟ambito della tutela dei diritti umani e dei minori.
Successivamente si focalizzerà l‟attenzione su alcuni aspetti più particolari del
contesto giuridico brasiliano: dapprima si analizzerà il sistema della c.d.
“criminalizzazione della povertà” ravvisabile nei procedimenti giudiziali. Sono state
infatti riscontrate differenziazioni di trattamento nell‟ambito dei processi le quali, per
la loro frequenza, assumono le fattezze di un‟inquietante consuetudine. Il discorso
sarà anche integrato da un breve excursus sul rapporto che esiste tra violenza e
degrado sociale, urbanistico e culturale nelle megalopoli brasiliane, nonché sulla
rassegna di quelle che sono le principali garanzie processuali spettanti in ogni
processo ad ogni persona. Infine si cercherà di comprendere il tristemente diffuso
fenomeno del lavoro minorile in Brasile, fenomeno che interessa ancora milioni di
bambini ed adolescenti, analizzando quella che è l‟attuale situazione legislativa a
riguardo e quelli che saranno i prossimi interventi previsti per adeguare il Paese a
standards internazionali fortunatamente divenuti ormai ineludibili. Saranno quindi
illustrati alcuni dati statistici raccolti nell‟ambito della nostra permanenza in Brasile
6
che ben evidenziano le proporzioni del fenomeno dello sfruttamento del lavoro
minorile ed i contesti in cui maggiormente esso è ravvisabile.
Il lavoro qui presente è frutto di un‟intensa e costante opera di reciproca
consultazione e collaborazione attiva tra gli autori. Ciononostante è possibile
ravvisare un contributo più significativo del dott. Paolo Guidone nel capitolo primo
“La sfida giuridica dei Diritti Umani tra nuovi traguardi e ricorrenti fallimenti”;
della dott.sa Rosa Maria D‟Antuono nel capitolo secondo “La repressione del
crimine tra pregiudizi ideologici e garanzie processuali”; della dott.sa Suely
Mastropaolo nel capitolo terzo “Il lavoro minorile”.
7
Capitolo primo
La sfida giuridica dei Diritti Umani tra nuovi
traguardi e ricorrenti fallimenti
di Paolo GUIDONE
8
Introduzione
I progressi della crescita dello stato Brasiliano sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Nell‟arco di appena un ventennio il Paese è infatti passato dalla condizione di paese
“in via di sviluppo” a Paese industrializzato essendo riuscito a raggiungere alcuni
parametri internazionali necessari per questa nuova collocazione politico-economica:
aumento delle esportazioni, intensificazione dei rapporti bilaterali e multilaterali con
altri stati, ratifica dei più importanti accordi internazionali in materia di cooperazione
giuridica ed economica, crescita costante del PIL e rafforzamento delle strutture
sociali ed istituzionali.
Nell‟ambito di questa crescita, a volte tumultuosa, ogni aspetto della vita di questo
Paese è stato toccato ma non sempre con risultati realmente positivi. Enormi
contraddizioni attraversano ancora il Brasile e per il momento lo rendono, agli occhi
di chi scrive, un gigante malato.
In questa sede sarà presa in considerazione l‟evoluzione della tutela dei diritti
umani e dei minorenni brasiliani all‟interno di questo generale processo di
trasformazione e di sviluppo.
Il lavoro è integrato anche dalle sensazioni personali e dai riscontri oggettivi che gli
scriventi hanno potuto registrare durante la loro permanenza nel Paese sud americano
nell‟ambito del progetto “Studenti per la cooperazione- Brasile” 2009, promossa dal
Centro di Ricerche Economiche e Giuridiche (CREG) dell‟ateneo di Tor Vergata,
Roma.
Si ritiene untile fornire innanzitutto una rapida panoramica del concetto di Diritto
Umano e di come questo venga tutelato a livello internazionale, per poi guardare più
da vicino l‟esperienza brasiliana e suoi sforzi nell‟adeguarsi agli standards legislativi
internazionali. La ricerca si concentrerà poi in modo più specifico sulla tutela dei
minori e su come il Brasile stia cercando di superare gli odiosi e diffusi problemi
interni di abbandono minorile, sfruttamento del lavoro minorile, sfruttamento
sessuale etc.
9
1. – In breve: sviluppo e natura dei Diritti Umani.
Il problema della loro effettività
Nonostante gli sforzi dottrinali e giurisprudenziali non è ancora possibile ravvisare
una definizione ultima di Diritti Umani, ovvero quell‟insieme sempre più vasto di
diritti che la Comunità internazionale ritiene appartenere ad ogni essere umano, in
qualunque punto del pianeta esso si trovi e che pertanto non può essere, o non
dovrebbe essere, oggetto di negoziazioni o limitazioni.
Diritti come Libertà di espressione, Divieto di esecuzioni capitali, Divieto di
tortura, Diritto alla proprietà privata, Diritto ad un equo e giusto processo, per
citarne solo alcuni, sono ormai sentiti dalla gran parte dell‟Umanità come talmente
importanti ed ineliminabili, da costituire quasi elementi della “definizione stessa” di
essere umano.
Non è un caso infatti che il maggior impulso alla creazione, o forse alla scoperta, di
tale categoria di diritti si sia avuta proprio dopo tragiche esperienze di oppressione
come quella della schiavitù del XVIII sec. negli Stati Uniti e della rivoluzione sociale
della Francia del 1789. Ma in particolare tale esigenza si è sentita all‟indomani del
secondo conflitto mondiale che ha rappresentato il punto più buio dell‟intera Storia,
in cui oltre 60 milioni di vittime hanno ricordato che qualcosa si era perduto, che si
era andati oltre un limite invisibile ai sensi ma perfettamente individuabile dalle
menti e dalle coscienze: ovvero che l‟ Uomo privato di alcune sue “tipiche” facoltà e
libertà regrediva ad uno stadio primordiale, quasi ferino, divenendo difficile
continuare ad identificarlo come Essere Umano.
Ecco dunque che dopo la loro individuazione, queste “facoltà e libertà di base”
sono state elevate a rango di Diritti e quindi dotate di una protezione giuridica.
La “Dichiarazione Universale dei Diritti Umani” del 10 dicembre 1948 ad opera
dell‟Assemblea Generale dell‟ONU, ha costituito il primo concreto passo in questa
direzione, seguito poi da molti altri ma in particolare dalla “Convenzione Europea
per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali” firmata a
Roma il 4 novembre 1950 che ha istituito, tra l‟altro, la Corte Europea per i Diritti
dell‟Uomo (CEDU o HCHR).
Questi ed altri interventi della Comunità internazionale non sono però ancora
riusciti a risolvere il problema dell‟effettività della tutela di tali diritti che, spesso,
10
continuano in forme diverse dal passato ad essere violati con insopportabile
sistematicità. Nuove forme di schiavitù, di emarginazione sociale e di intolleranza ne
sono la prova più evidente in quei Paesi c.d. in via di sviluppo, ma anche nei c.d.
“Paesi civili”.
1.1 – (segue) La non reciprocità dei trattati sui diritti umani e le
riserve ai trattati sui diritti dell’Uomo: principali aspetti
critici
Seppur i diritti umani siano intrisi delle più alte considerazioni di carattere etico e
morale e seppur concettualmente condivisi dalla quasi totalità delle genti, da un
punto di vista giuridico uno Stato è tenuto al rispetto degli stessi soltanto se
quest‟ultimo ha precedentemente preso parte ad un accordo internazionale che ne
preveda la protezione; in caso contrario, infatti, assai esigui sono gli strumenti
coercitivi (in realtà già essi stessi non sempre efficaci) di cui la Comunità
Internazionale dispone per garantirne il rispetto transnazionale.
Tra i vari strumenti giuridici internazionali disponibili il trattato multilaterale
costituisce senza dubbio il miglior approccio alla protezione internazionale dei diritti
umani poiché ad oggi risulta essere il più efficace. Per varie ragioni si potrebbe
attualmente intenderlo come l‟unico strumento capace di garantire un certo livello di
protezione internazionale dei diritti umani. L‟obiettivo fondamentale di questo tipo di
trattati è infatti di offrire uno standard minimo di protezione per tutti gli esseri
umani, ponendo l‟accento sul carattere oggettivo della loro tutela non trattandosi,
come è noto, di convenzioni basate sulla reciprocità di interessi ed obblighi tra gli
Stati ratificanti. In questo modo i trattati sui diritti umani riescono a creare un regime
oggettivo di protezione, che prescinde dagli interessi particolari degli Stati ratificanti,
e per questo si parla in tali casi di trattati normativi poiché concernono obblighi
generali ed interessi della comunità internazionale nel suo insieme, per il mutuo
beneficio degli Stati contraenti.
11
Alla base di ciò sta il principio della c.d. inerenza 2 dei diritti umani secondo cui
questi appartengono a tutti gli uomini in egual maniera e, per definizione, non
possono essere applicati “a metà”, palesandosi dunque come dei diritti che
ineriscono alla persona in quanto tale.
Seppur, come visto, ancor priva di una pacifica definizione giuridica, la categoria
dei diritti umani può contare però su alcune caratteristiche universalmente
riconosciute: tra queste spicca senz‟altro la già vista non-reciprocità giuridica del
loro contenuto che li distingue da tutti gli altri accordi internazionali caratterizzati
invece da una più spiccata contrattualità di base, in termini di diritti e doveri
reciproci tra le parti. Ciò è stato esplicitato anche nel celebre General Comment n. 24
dell‟HCHR in cui si sottolinea: “[…] and the Covenant specifically, are not a web of
inter state exchange of mutual obligations. They concern the endowment of
individuals with rights. The principle of interstate reciprocity has no place […]”3.
Altro elemento che contraddistingue i trattati sui diritti umani da tutti gli altri
accordi internazionali è che i diretti destinatari di tali trattati sono gli individui e non
gli Stati4.
Uno dei potenziali elementi di ostacolo alla creazione di un‟effettiva tutela
internazionale dei diritti dell‟Uomo è dato poi dalle riserve ai trattati5 sui diritti
umani. Senza scendere in un‟analisi approfondita di una tematica sicuramente assai
2 v. Leanza U. “Il diritto internazionale: da diritto degli stati a diritto per gli individui”, Torino,
2002, p. 110;
3 v. UNHCHR, General Comment n. 24, par. 17 del 1994;
v. anche NAZIONI UNITE Conferenza Mondiale sui Diritti Umani,Vienna (1993), “Dichiarazione e
programma d‟azione”, art. 5: “Tutti i diritti umani sono universali, indivisibili, interdipendenti e interconnessi. La comunità internazionale ha il dovere di trattare i diritti umani in modo globale e in
maniera corretta ed equa, ponendoli tutti su un piano di parità e valorizzandoli allo stesso modo.
Benché debba essere tenuto presente il valore delle particolari e differenziate condizioni storiche, culturali e religiose, è obbligo degli Stati, tenendo conto dei propri sistemi politici, economici e
culturali, promuovere e tutelare tutti i diritti umani e le libertà fondamentali”.
4 Ad ogni modo non si può negare l‟esistenza di un beneficio anche nei confronti dello Stato
ratificante, soprattutto in termini di prestigio internazionale in quanto fautore della creazione di
standards minimi di protezione di tali diritti.
5 Per una definizione di riserva vedi Convenzione di Vienna sul Diritto dei Trattati, 1969, Parte I,
art. 2-d: “l'espressione "riserva" indica una dichiarazione unilaterale, quale che sia la sua
articolazione e denominazione, fatta da uno Stato quando sottoscrive, ratifica, accetta o approva un
trattato o vi aderisce, attraverso la quale esso mira ad escludere o modificare l'effetto giuridico di
alcune disposizioni del trattato nella loro applicazione allo Stato medesimo”.
12
complessa quale è quella delle riserve ai trattati, si possono sottolineare almeno
alcuni principali momenti critici di questo strumento giuridico internazionale.
Innanzi tutto una riserva effettuata da uno Stato nel momento di prendere parte ad
trattato multilaterale sui diritti umani, denota ictu oculi una scarsa determinazione o
capacità6 nel perseguire concretamente quegli alti obiettivi contenuti nell‟accordo. Il
fatto che questa pratica sia ampiamente diffusa può costituire poi un valido elemento
di valutazione dell‟effettività della tutela di questa categoria di diritti a livello
internazionale; in secondo luogo l‟apposizione di una riserva contribuisce alla
frammentarietà del sistema e dunque ad una sua scarsa efficacia pratica.
Bisogna sottolineare però, che non ogni tipo di riserva è apponibile ad un trattato
dovendo sempre rispettare l‟oggetto e le finalità caratterizzanti dello stesso7.
Nel caso della Convenzione sui diritti del Bambino (vedi infra), ad esempio, viene
richiesto agli Stati parti che, nella presentazione dei loro rapporti periodici al
Comitato per i diritti del Bambino, vengano motivate le scelte di non ritirare o non
ridimensionare le riserve alla Convenzione da essi eventualmente presentate in fase
di ratifica8.
In ultimo, ma sempre nell‟ottica di una rapidissima rassegna dei principali
problemi sollevati dalle riserve ai trattati, può ravvisarsi anche un problema di
6 Bisogna ricordare però che a volte le riserve sono avanzate da Paesi in difficoltà economica e
politica e che pertanto non riuscirebbero a garantire il rispetto del trattato nella sua interezza. Pertanto
cercano di estendere la loro responsabilità ed impegno fin dove saggiamente pensano di riuscire a
garantire risultati.
7 v. I.C.J. Communiqué n. 51/21 (Unofficial) consultabile dal sito internet: http://www.icj-
cij.org/presscom/index.php?p1=6&p2=1&y=1951. Queste le parole della Corte Internazionale di
Giustizia a riguardo: “ (a) an objection to a reservation made by a signatory state which has not yet
ratified the Convention can have the legal effect indicated in the reply to question I only upon
ratification. Until that moment it merely serves as a notice to the other state of the eventual attitude of
the signatory state; (b) an objection made by a state which is entitled to sign or accede but which has
not yet done so, is without legal effect”.
v. anche ad es. l‟art 27 della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati secondo cui: “ Una parte
non può invocare delle disposizioni del suo diritto interno per giustificare la mancata esecuzione di
un trattato”.
v. anche ad es. la Convenzione sui diritti del Bambino, art. 51, comma 2. “[…] Non sono autorizzate riserve incompatibili con l'oggetto e le finalità della presente Convenzione [...]”.
8 v. anche Conferenza ONU sui diritti umanai, Vienna (1993), parte II, art.5: “La Conferenza
Mondiale sui Diritti Umani incoraggia gli Stati a considerare come limitante ogni riserva fatta agli
strumenti internazionali per i diritti umani; a formulare qualsiasi riserva il più' precisamente e
meticolosamente possibile; ad assicurare che nessuna sia incompatibile con l'oggetto e il proposito
dei trattati e a rivedere regolarmente ogni riserva con l'intento di ritirarla”.
13
monitoraggio dell‟attività dei Paesi ratificanti ad opera degli organi di controllo,
quasi sempre istituiti dal trattato stesso: le ratifiche dei vari Stati, come visto sono
spesso diverse tra loro e variamente calibrate, rendono difficile una comparazione del
loro operato con quello che è stato stabilito nell‟accordo e dunque rendono spesso
necessario ricorrere a organi internazionali innanzitutto per la soluzione di tali
problemi “interpretativi” e solo successivamente per eventuali sanzioni, con
un‟evidente complicazione di tali forme di controllo.
Alla luce di quanto fin qui brevemente esposto sul tema dei diritti umani in
generale, potrebbe risultare interessante analizzare specificatamente il regime
giuridico dei diritti fondamentali nella costituzione brasiliana del 1988.
2. – Il regime giuridico dei diritti fondamentali nella costituzione
brasiliana del 1988
La costituzione brasiliana del 1988 presenta diverse innovazioni rispetto ai suoi
modelli precedenti, soprattutto a riguardo della protezione dei diritti fondamentali e
dei limiti posti ai poteri costituiti nella loro limitazione e modifica.
E‟ l‟art. 5 della costituzione del 1988 a garantire nell‟ordinamento giuridico
brasiliano la presenza dei c.d. diritti fondamentali. Questi introducono
immediatamente una parificazione tra cittadini e stranieri residenti nel Paese, a voler
rimarcare il principio sopra esposto dell‟inerenza del diritto umano: “Tutti sono
uguali davanti alla legge, senza distinzione di qualunque natura, tanto ai brasiliani
quanto agli stranieri residenti nel Paese è garantita l’inviolabilità del diritto alla
vita, alla libertà, alla sicurezza, alla proprietà, nei seguenti termini: […]”9.
I due principi generali alla base della tutela giuridica dei diritti umani
nell‟ordinamento brasiliano sono quello della loro applicabilità immediata e quello
dei limiti alla loro revisione costituzionale10
.
9 v. art. 5 Costituzione della Repubblica federale del Brasile, 1988;
10 v. ibidem rispettivamente art. 5, §1 ed art. 60, §4
14
L‟applicabilità immediata dei diritti fondamentali:
Nel primo caso, si sottolinea la particolare natura ed importanza di tali diritti
fondamentali rispetto agli altri pur contenuti nel testo costituzionale, infatti si legge
nell‟art. 5, §1 cost. : “Le norme che definiscono diritti e garanzie fondamentali
hanno applicazione immediata”: lo scopo è chiaramente quello di salvaguardare
l‟applicazione di tali diritti da un‟inerzia o inefficacia della legislazione applicativa
degli stessi11
. La dottrina tende ad estendere il meccanismo dell‟applicabilità
immediata non solo ai diritti fondamentali elencati nel Titolo II (Dei diritti e garanzie
fondamentali), ma anche a tutte le altre norme fondamentali diffusamente contenute
nel testo costituzionale del 198812
la cui presenza è evincibile dal combinato
disposto degli art. 5 §1 “Le norme che definiscono diritti e garanzie fondamentali
hanno applicazione immediata.” e art.5 §2 “I diritti e le garanzie citati nella
presente Costituzione non ne escludono altri derivanti dal regime e dai principi dalla
stessa adottati, o dai trattati internazionali di cui faccia parte la Repubblica
Federale del Brasile”13
.
E‟ doveroso evidenziare, però, che alcuni dubbi sono stati sollevati circa la
effettiva auto-esecutività delle disposizioni contenute nell‟art. 5 cost.
Secondo una larga parte della dottrina brasiliana, infatti, l‟efficacia e l‟applicabilità
delle norme sui diritti fondamentali resterebbe condizionata dall‟enunciato delle
stesse, un‟interpretazione, questa, abbastanza restrittiva che impone frequenti rinvii
alla legge ordinaria per completarne gli enunciati ritenuti eccessivamente vaghi od
ampi.
11
E‟ possibile ravvisare un medesimo meccanismo in altri testi costituzionali quali ad es. quello
portoghese del 1976 all‟art. 18/1 “I precetti costituzionali relativi ai diritti ed alle garanzie
fondamentali sono direttamente applicabili e vincolanti per gli enti pubblici e privati”; o quello
contenuto nella costituzione tedesca del 1949 all‟art. 1, comma 3 secondo cui “I diritti fondamentali di
seguito enunciati sono vincolanti per il Legislatore, il Potere Esecutivo e Giudiziario come diritto direttamente vigente” [traduzioni dello scrivente].
12 v. “Direitos humanos. Un abordagem interdisciplinar. Vol. III”, aa.vv., Freitas Bastos Editoria, p.
170-171.
13 Il tema della gerarchia dei trattati sui diritti umani nell‟ordinamento giuridico brasiliano è
risalente e controverso. Secondo un orientamento, essi avrebbero una valenza costituzionale
prevarrendo su qualunque norma ordinaria interna. Questo perché le norme scaturenti da trattati
internazionali finalizzati alla tutela dei diritti fondamentali avrebbero ipso iure valenza costituzionali
riguardando diritti tutelati dall‟art. 60 §4, V, della Costituzione Federale il quale non li rende oggetto
di modifiche o abrogazioni. Secondo un altro orientamento, supportato anche dal Supremo Tribunale
Federale, tali norma esterne non prevarranno se in contrasto con la norma interna posteriore.
15
A riguardo è stato ritenuto dal Josè Alfonso da Silva come la Costituzione faccia
dipendere da leggi ordinarie l‟applicazione di alcune norme “definitorie” di diritti
sociali rientranti tra i diritti fondamentali, tesi questa sostenuta anche da Manoel
Gonçavales Ferreira Filho14
ricordando che una norma può essere considerata auto-
esecutiva solo se, oltre alla fattispecie astratta, contiene anche il dispositivo e che
quest‟ultimo non contenga lacune, ma si è evidenziato che tali situazioni non sempre
sono ravvisabili nelle norme del titolo II in questione avendo come conseguenza la
necessità di essere integrata dalla legge ordinaria.
Limiti di revisione costituzionale dei diritti fondamentali:
Altro aspetto importante nella protezione dei diritti fondamentali in Brasile è la
limitazione imposta alla modifica, da parte dei poteri costituiti, dell‟assetto
costituzionale sui diritti fondamentali, limitazione che si realizza soprattutto
attraverso la c.d. clausola di pietra contenuta nell‟art. 60, § 4, IV della costituzione:
“Non sarà oggetto di deliberazione la proposta di emendamento tendente ad abolire:
[…] IV. i diritti e le garanzie individuali;”
Tale articolo contiene alcune esplicite limitazioni al potere di revisione
costituzionale15
, ma tali limitazioni sono state esse stesse oggetto di discussione da
una parte della dottrina brasiliana. Secondo alcuni giuristi infatti, essi stessi
potrebbero essere oggetto di modifica costituzionale e, dunque, indirettamente anche
i diritti fondamentali da essi “apparentemente” tutelati, ma la maggior parte della
dottrina ritiene al contrario che l‟intangibilità di quella parte della costituzione sia
fondamentale per la tenuta dell‟intera struttura giuridica in essa disegnata dai
costituenti e che dunque se fu scelto in quella fase di “blindare” tali norme, queste
rivestono sicuramente un ruolo preminente rispetto alle altre necessitando dunque di
una protezione maggiore.
Tradizionalmente vengono distinte tre posizioni principali a riguardo:
a) una che ritiene come insuperabili i limiti posti dall‟art.60, §4 Cost.;
b) una che ritiene come illegittima l‟apposizione di un simile limite di revisione
costituzionale;
14 v. “Direitos humanos. Un abordagem interdisciplinar. Vol. III”, aa.vv., Freitas Bastos Editoria.
15 Cfr. Art. 139 Costituzione Italiana;
16
c) una che ritiene superabile il contenuto dell‟articolo in questione attraverso
un‟opera di doppia revisione costituzionale.
Nel caso in oggetto il limite di revisione è come visto di tipo materiale, ma non
sembra dunque essere un limite assoluto. La posizione più diffusa in dottrina è quella
secondo cui una modifica del nucleo essenziale di tali norme fondamentali sia da
considerarsi come una violazione della costituzione, dove per nucleo essenziale
s‟intende la sostanza del principio, nella sua struttura e contenuto. Modifiche
sarebbero così possibili solo avendone previamente verificato, caso per caso,
l‟eventuale violazione della struttura costituzionale: se cioè la modifica attiene
meramente ad aspetti secondari oppure se attenta al principio fondante della norma16
:
nel secondo caso dunque alcuni interventi modificativi sono realizzabili pur
nell‟operatività dell‟art 60 §4 cost. Ciò è reso possibile da quello che in dottrina è
stato definito il principiò di proporzionalità o del divieto di abuso nell‟atto di
revisione. Il Legislatore potrebbe in sostanza apportare delle modifiche costituzionali
anche negli ambiti materiali coperti dalla c.d. clausola di pietra, purché i mezzi e le
finalità di tali interventi non solo siano legittimi, ma anche adeguati agli obiettivi ed
alla necessità del loro impiego17
.
Altra norma posta a protezione dei diritti fondamentali è quello contenuto
nell‟art.5. XLI che sanziona qualunque forma di discriminazione a danno della
“tutela fondamentale della persona”, ma questa norma necessita esplicitamente di
un‟integrazione normativa da parte del Legislatore ordinario con conseguenti rischi
di inefficienza nella sua azione di tutela.
16 Ulteriore fronte di discussione dottrinale si apre intorno alla definizione stessa di diritti
fondamentali, contrapponendosi due interpretazioni principali: chi ritiene tali tutti i diritti inclusi nel
Titolo II cost., e chi invece prende in considerazione soltanto il capitolo I ed i relativi “Diritti e
Garanzie Individuali” lasciando così esclusi dall‟elenco i diritti sociali, politici e di nazionalità.
Quest‟ultima tesi non sembra trovare largo consenso sia nella dottrina che nella giurisprudenza.
17 Speciali forme di attenuazione dei limiti alla revisione costituzionale sono contenuti negli artt.
136-139 cost. che contemplano la sospensione di alcuni diritti fondamentali quando si verifichino
particolari situazioni di emergenza nazionale come stato d‟assedio, stato di guerra, etc.
17
2.1 – La federalizzazione dei crimini contro i diritti umani
Senza alcun dubbio il nuovo sistema giuridico introdotto nel 1988 ha apportato
numerosi cambiamenti positivi nella promozione e tutela dei diritti umani in Brasile,
ma molto c‟era ancora da fare, prima di poter considerare il Paese sud americano
come pienamente integrato con le altre grandi democrazie mondiali nel sistema
internazionale di tutela dei diritti fondamentali dell‟Uomo. Tra la innovazioni
introdotte nell‟ordinamento giuridico Brasiliano merita di essere evidenziata in
questo senso la c.d. federalizzazione della tutela dei diritti umani. L‟esigenza di
raggiungere un valido sistema di tutela dei diritti fondamentali in Brasile ha portato
nel 2004 ad una riforma costituzionale del Potere Giudiziario, caratterizzata dalla
presenza in suo seno di un emendamento18
per la trattazione a livello federale dei
casi di violazione dei diritti umani commessi dagli stati federati19
.
La “federalizzazione” dei crimini contro i diritti umani coinvolge così la
giurisdizione della Giustizia Federale nel processare e giudicare comportamenti che
violino i diritti umani e che siano rimasti impuniti a livello statale. Prima di questa
riforma era però già possibile ravvisare la presenza di altri meccanismi finalizzati ad
una federalizzazione della tutela della persona umana: tra questi la legge 4.319/64,
che stabiliva che il Consiglio per la Protezione dei Diritti Umani permettesse ad una
organizzazione di livello federale di investigare sui fatti riguardanti violazioni dei
diritti dell‟Uomo avvenute in ambito statale.
Successivamente anche l‟art. 34/VII, della Costituzione Federale del 1988 aveva
fornito un valido metodo d‟intervento per assicurare la protezione dei diritti
dell‟Uomo a livello federale: “Art. 34 L’Unione non interverrà presso gli Stati o il
Distretto Federale, tranne che per: […] VI. porre in esecuzione una legge federale,
un ordine o una decisione del tribunale; VII. assicurare l’osservanza dei seguenti
principi costituzionali: a) forma repubblicana, sistema rappresentativo e regime
democratico; b) diritti della persona umana […]”, in tali casi il Ministro della
18 La riforma in questione è stata effettuata per mezzo dell‟emendamento costituzionale n. 45 dell‟
8/12/2004;
19 Lo Stato federale del Brasile è composto da 26 stati, ciascuno dotato di ampie autonomie.
18
Giustizia poteva richiedere la partecipazione della Suprema Corte Federale oppure
bloccare l‟esecuzione di un atto contestato.
La legge n. 10.446 del 08/05/2002 ha inoltre stabilito che le indagini su violazioni
penali ai diritti umani che il Brasile si è impegnato a combattere attraverso ratifiche
di accordi internazionali vengano effettuato dalla Polizia Federale, quando siano
ravvisabili possibili ripercussioni interstatali o internazionali che richiedono
uniformità di repressione o di approccio al problema.
Per ciò che concerne invece l‟ultima riforma in senso federale della tutela dei diritti
umani del 2004, ne possiamo riscontrare le prime proposte già nei primi anni ‟90
quali logica conseguenza degli impegni internazionali assunti dal Brasile per
arrestare o quantomeno ridurre l‟inefficienza cronica delle autorità statali nella
repressione del crimine, in particolar modo nelle aree rurali e nelle zone più povere
delle città.
Una di queste proposte si è concretizzata nell‟attività dell‟Agenzia per la
Protezione dei Diritti Umani creata dopo la Conferenza Mondiale sui Diritti Umani
tenutasi a Vienna nel 1993, che ha fornito numerosi suggerimenti di modifica alla
Carta costituzionale brasiliana ed importanti suggerimenti sotto forma di
raccomandazioni alla Polizia Federale brasiliana per stimolare a livello interstatale
una più intensa opera d‟investigazione dei reati di sfruttamento del lavoro minorile,
narcotraffico, tortura, traffico di bambini, sfruttamento sessuale dei minori e reati
compiuti da membri di organizzazioni civili e militari.
Negli stessi anni (1995) il Programma del Governo Federale per la Protezione dei
Diritti Umani, in collaborazione con il centro di studi sulla violenza dell‟università di
San Paolo, propose nuove azioni per la lotta all‟impunità e per il trasferimento alla
Giustizia Federale dei reati più gravi e complessi. Quando questo programma fu
avviato, la proposta fu inclusa nell‟art 109 dell‟emendamento costituzionale n.
368/96 da parte dell‟allora Presidente della Repubblica Henrique Cardoso e
presentata al Congresso Nazionale. Dopo una serie di dibattiti, spesso accesi, e una
serie di ulteriori piccole modifiche al testo, la proposta di emendamento
costituzionale fu dapprima accorpata ad un altro atto omologo (la proposta di riforma
sulla giustizia 96-A del 1992 ), e successivamente approvata dal Senato sotto la
nuova numerazione di proposta di emendamento costituzionale 29/2000.
19
Il commento del senatore Bernardo Cabral, subito dopo la votazione, è esplicativo
dell‟importanza dell‟intervento normativo appena compiuto: “[…] La
federalizzazione dei crimini contro i diritti umani è un requisito necessario e
legittimo nell’ambito del principale obiettivo di difendere i diritti dell’Uomo, e
questa necessità di protezione è contenuta all’interno dei trattati e degli accordi
internazionali sottoscritti dall’Unione nel nome della Repubblica” 20
.
La proposta, dopo aver superato le previste votazioni parlamentari, ebbe il
definitivo via libera nel testo finale dell‟ Emendamento costituzionale n.45, datato
31/12/2004: sono stati così introdotte maggiori tutele per le vittime ed inasprimento
della lotta all‟impunità; rafforzamento e diffusione della responsabilità relativa ai
diritti umani sui vari livelli federali, e soprattutto a livello Statale; rafforzamento
della responsabilità dell‟Unione per i diritti umani al suo interno, e intensificazione
del processo di responsabilizzazione degli stessi Stati federati per le gravi violazioni
eventualmente commesse in loro seno.
Il testo finale dell‟emendamento è dunque diventato il seguente: “Art.109 – Ai
giudici federali compete processare e giudicare:
[...] V-A le cause relative ai diritti umani che si riferiscono al paragrafo §5 di questo
articolo; * (Aggiunto dall‟Emendamento costituzionale nº 45, de 2004)
[...]§ 5º Nelle ipotesi di grave violazione dei diritti umani, il Procuratore Generale
della Repubblica, al fine di assicurare il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati
internazionali dei quali il Brasile sia parte, potrà richiedere, attraverso il Tribunale
Superiore di Giustizia, in qualunque fase delle indagini o del processo, un incidente
di trasferimento della competenza alla Giustizia Federale”. * (Aggiunto
dall‟Emendamento costituzionale nº 45, de 2004)21
.
Come è evidente, questo processo di federalizzazione dei diritti umani, ha portato
notevoli progressi sul piano della sistematicità della tutela giuridica, ma anche una
maggiore consapevolezza nella popolazione brasiliana del valore dei loro diritti
fondamentali ed in ultimo, ma non per importanza, ha fornito maggiori e migliori
20 v. sito internet : www.impunidad.com/upload/reformas/det_us_3.pdf [traduzione dello scrivente]
21 v. Emendamento costituzionale n. 45 dell‟ 8/12/2004 [traduzione dello scrivente];
20
dati relativamente al modus operandi dei vari stati federati, permettendone un
migliore monitoraggio e dunque una più efficace valutazione.
Tale riforma prevede anche che i trattati internazionali sui Diritti Umani, una volta
approvati secondo il procedimento adottato per le Emende (emendamenti)
costituzionali, saranno equivalenti ad esse22
.
3 - I diritti dei minori in Brasile: aspetti normativi generali
Finora son state introdotte le principali tematiche e criticità relative al sistema
generale dei diritti dell‟Uomo in generale e poi in Brasile, ma si ritiene opportuno a
questo punto focalizzare ulteriormente l‟attenzione su un aspetto particolare di tale
sistema di tutela giuridica: si presterà particolare attenzione al tema della protezione
dei diritti umani dal punto di vista dei minori brasiliani.
Per la loro condizione di soggetti di diritto di regola dipendenti dal sostentamento
altrui (genitori, famiglie etc.), i bambini ed i minori in genere sono da considerarsi
come dei soggetti più deboli della società e pertanto necessari destinatari di maggiori
attenzioni e protezione da parte dell‟ordinamento nazionale ed internazionale. A
riguardo di ciò, il Brasile ha negli ultimi anni preso impegni importanti
nell‟implementazione della tutela dei minori, sia ratificando importanti accordi
internazionali, sia ponendo in essere specifici interventi normativi nel sistema
giuridico interno.
Documenti cardine di tale sistema sono senza dubbio la “Convenzione sui diritti del
Bambino” entrata in vigore il 2 settembre 199023
, la quale stabilisce delle linee guida
per gli Stati ratificanti ed introduce nuovi attori negli ambiti nazionali ed
internazionali atti alla difesa dei diritti dei minori, e lo Statuto della “Criança e do
Adolescente”24
. La Convenzione sui diritti del Bambino, all‟art.4, prevede che tutti
22 v. “Direitos humanos. Un abordagem interdisciplinar. Vol. III”, aa.vv., Freitas Bastos Editoria;
v. anche sito internet: www.guarnera.com.br/canais/artigos/detalhes.asp?Idioma=IT&cod=12 in
riferimento ad un articolo pubblicato nell‟aprile 2005 sulla RIVISTA AFFARI della Camera Italo
Brasiliana di Commercio e Industria.
23 v. Convention relative aux droits de l’enfant, A..G. ONU 44/25 del 20 novembre 1989;
24 legge n. 8069 del 13/07/1990;
21
gli Stati parti siano tenuti ad “adottare tutti i provvedimenti legislativi,
amministrativi ed altri, necessari per attuare i diritti riconosciuti dalla presente
Convenzione. […]”.25
In questo senso il Brasile, in quanto parte della Convenzione, si adeguò anche alla
creazione di nuove istituzioni nazionali, oltre che ad apportare le necessarie
modifiche e/o integrazioni normative al suo ordinamento giuridico. Le istituzioni più
importanti messe in campo dal governo brasiliano sono state in gran parte suggerite
dalla Conferenza mondiale sui diritti umani tenutasi a Vienna (1993) e dal Comitato
sui Diritti dell‟Infanzia26
: le Istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani ed il
Commissariato per i diritti del bambino.
Le Istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani costituiscono un valido
strumento per assicurare una buona attuazione della Convenzione ed addirittura sono
considerati dal Comitato sui diritti dell‟Infanzia come elementi stessi dell‟impegno
assunto dagli Stati ratificanti.
Il ruolo di tali Istituzioni nazionali indipendenti è introdotto nell‟ambito della
Conferenza mondiale sui Diritti Umani tenutasi a Vienna nel 1993: “[…] il ruolo
fondamentale e costruttivo che giocano le istituzioni nazionali per la promozione e
protezione dei diritti umani”; ed ha inoltre “[…] incoraggiato la creazione ed il
rafforzamento delle istituzioni nazionali”.27
25 v. art. 4, Convention relative aux droits de l’enfant, A..G. ONU 44/25 del 20 novembre 1989,
[traduzione dello scrivente]
26 Il Comitato sui diritti dell‟Infanzia è stato istituito dalla Convezione sui diritti del Bambino,
art.43: “Al fine di esaminare i progressi compiuti dagli Stati parti nell'esecuzione degli obblighi da
essi contratti in base alla presente Convenzione, è istituito un Comitato dei Diritti del Fanciullo che
adempie alle funzioni definite in appresso.
[…] Il Comitato si compone di dieci esperti di alta moralità e in possesso di una competenza
riconosciuta nel settore oggetto della presente Convenzione. I suoi membri sono eletti dagli Stati parti
tra i loro cittadini e partecipano a titolo personale, secondo il criterio di un'equa ripartizione
geografica e in considerazione dei principali ordinamenti giuridici”.
27 Cfr. con art. 3 del CRC/GC/2002/2. Comitato sui Diritti dell‟Infanzia, General Comment n. 2, 32° sessione,(2003) sul ruolo delle istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani in materia di
promozione e protezione dei diritti dell‟infanzia;
22
Queste Istituzioni nazionali indipendenti sono costituite sulla base di quei requisiti
minimi introdotti nella Conferenza di Parigi e poi adottati dall‟Assemblea Generale
nel 199328
.
Questi istituti son stati poi affiancati da un alto strumento di tutela contenuto nella
Convenzione in discorso: il Commissariato per i diritti del bambino29
(o
ombudspersons) a cui periodicamente gli stati ratificanti devono presentare rapporti
sullo stato attuale della tutela dei minori al loro interno. La struttura si serve inoltre
di Special Rapporteurs, ossia esperti nelle materie di problematiche minorili e tutela
giuridica degli stessi, che in modo indipendente osservano l‟efficacia degli interventi
nazionali in rapporto agli impegni assunti ratificando la Convenzione sui Diritti del
Bambino. Oltre al rapporto periodico presentato all‟Alto Commissariato per i diritti
del bambino dunque, si è posto in essere anche una forma di controllo esterno ed
indipendente.
Nel 1992 lo Special Rapporteur, per citare un esempio, chiese al governo
brasiliano di riferire su presunti abusi e sfruttamento di bambini di strada da parte di
alcuni agenti di polizia. Da questa indagine emersero numerosi episodi analoghi che
furono prontamente sottoposti all‟attenzione del Comitato sui diritti Umani, da parte
dello stesso Rapporteur. E‟ evidente l‟utilità di simili atti d‟indagine esterna per
spronare gli Stati parte della Convenzione ad assicurare costantemente il rispetto
dell‟accordo da essi ratificato.30
Le istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani dovrebbero essere oggetto di
un riconoscimento costituzionale ed essere almeno investite da un mandato
legislativo31
oltre a garantire, nel loro processo di formazione, il più alto grado di
trasparenza e pluralismo possibili anche attraverso la collaborazione con le ONG per
28 v. A.G. R. 48/134 del 20/12/1993. Principi concernenti lo status delle istituzioni nazionali per la
promozione e la protezione dei diritti umani;
29 Per una panoramica sulla composizione e funzionamento dell‟Alto Commissariato per i diritti del
bambino vedi sito internet HCHR: www2.ohchr.org/english/bodies/crc/index.htm
30 Per avere una panoramica maggiore dell‟attività dei Commissari per i diritti del Bambino si veda:
Human Rigths Committee – Children’s Rights Report - consultabile dal sito internet:
www.un.org/rights/dpi1765e.htm
31 v. Comitato sui Diritti dell‟Infanzia, General Comment n.2, 2005 , p. 7 [traduzione dello
scrivente];
23
i diritti umani, sia di livello locale che internazionale, nel reciproco rispetto delle
proprie autonomie operative32
.
La legislazione istitutiva di tali figure, sostiene il Comitato per i diritti
dell‟Infanzia, dovrebbe specificare in modo chiaro le funzioni, gli obiettivi e gli
eventuali limiti operativi delle stesse ed inoltre “se un’istituzione è stata fondata
prima della Convenzione, o senza farvi espressamente riferimento, dovranno essere
adottate le modifiche necessarie - tra le quali l’adozione di un testo legislativo o la
revisione dello stesso al fine di garantire la conformità del mandato dell’istituzione
con i principi e le norme della Convenzione”33
.
Tra le attività che queste Istituzioni nazionali indipendenti svolgono nei Paesi in
cui operano sono ad esempio elaborare e diffondere opinioni, raccomandazioni e
rapporti su ogni questione legata alla promozione e promozioni dei diritti
dell‟infanzia; monitorare l‟adeguatezza e l‟efficacia della legislazione e delle prassi
relative alla protezione dei diritti dei minori; promuovere l‟armonizzazione della
legislazione e della prassi nazionale con la Convenzione sui diritti dell‟infanzia ed
ogni altro strumento internazionale per la protezione dei diritti umani; vigilare sulla
loro effettiva applicazione;intentare azioni legali per far valere i diritti dei minori
nello Stato parte o fornire loro assistenza giuridica; fornire ai tribunali, ove possibile,
consulenze sui diritti dell‟infanzia in qualità di amicus curiae; promuovere una
conoscenza pubblica sulle norme della Convenzione; etc…
Tale attività di promozione e tutela dei diritti dell‟infanzia necessita
inevitabilmente anche di una forma di cooperazione regionale ed internazionale
attraverso la condivisione di esperienze e competenze specifiche nei rispettivi Paesi,
condividendo problemi comuni in questo delicato campo.
32 Alle ONG per i diritti umani, sia aggiungano anche altri attori importanti in tale processo di
pluralismo dell‟attività di promozione e tutela dei diritti umani come: organizzazioni giovanili,
sindacati, organizzazioni professionali e sociali, esperti di diritto minorile, etc… Anche il governo
potrebbe allinearsi in tal senso, attraverso suoi dipartimenti, ma solo con una funzione consultiva.
33 v. Principi concernenti lo status delle istituzioni nazionali per la promozione e la protezione dei
diritti umani , A.G. R. 48/134 del 20/12/1993 [traduzione dello scrivente];
24
Le istituzioni indipendenti fin qui illustrate dovrebbero pertanto consultarsi e
cooperare con gli organismi nazionali, regionali, internazionali competenti sulle
questioni dei diritti dei bambini34
.
Quest‟opera di cooperazione è anche finalizzata al reperimento di risorse umane ed
economiche di cui spesso i Paesi interessati sono carenti, con conseguente
impossibilità di raggiungere gli standars di tutela previsti dalla Convenzione sui
diritti dell‟infanzia. Ciò si evince in modo esplicito dalla lettura della seconda parte
dell‟art.4 della Convenzione in discorso in cui si stabilisce che l‟impegno dello Stato
può essere “modulato” quando: “Trattandosi di diritti economici, sociali e culturali,
essi adottano tali provvedimenti entro i limiti delle risorse di cui dispongono e, se del
caso, nell’ambito della cooperazione internazionale”. E‟ stata addirittura avanzata
l‟ipotesi, in questo caso, di una distinzione tra i diritti umani dei minori contenuta in
quest‟articolo: ovvero che i diritti sociali, economici e culturali possano essere
applicati fin dove ciò sia possibile a livello nazionale, senza ulteriori pretese di uno
standard minimo internazionale. Questa tesi è contenuta anche in un Commento
Generale alla Convenzione sui diritti dell‟infanzia effettuata dal Comitato sui diritti
dell‟infanzia in cui si ravvisa che : “Le direttive del Comitato relative alla stesura dei
rapporto raggruppano gli articoli 7,8, 13-17, e 37(a) con il titolo di Diritti Civili e
Libertà ,” ma si aggiunge: “ma indicano dal contesto che questi non sono gli unici
diritti civili e politici contenuti all’interno della Convenzione. […] Il godimento dei
diritti economici, sociali e culturali è inscidibilmente connesso al godimento dei
diritti civili e politici"35
.
Può concludersi, dalla lettura del General Comment n.5 appena citato, che i diritti
sociali, economici e culturali, nonché quelli civili e politici, dovrebbero tutti essere
considerabili come (ugualmente) azionabili, infatti nel momento in cui lo Stato
ratifica la Convenzione, assume l‟obbligo di applicarla nel proprio ordinamento
interno ma anche di contribuire, attraverso la cooperazione, ad una sua applicazione
globale, intraprendendo così tutte le misure necessarie e possibili per realizzare i
34v. Comitato sui Diritti dell‟Infanzia, General Comment n.2, 2005, p.15 [traduzione dello
scrivente];
35 v. Comitato sui Diritti dell‟Infanzia, General Comment n.5, 34° sessione, 2003, par. 6 [traduzione
dello scrivente];
25
diritti dell‟infanzia36
. E‟ necessario poi garantire un‟effettiva giustiziabilità di questi
diritti, prevedendo in modo specifico e chiaro gli strumenti giuridici interni
utilizzabili per dar luogo alla tutela dei propri diritti come risarcimenti adeguati,
misure per il recupero fisico e psicologico, riabilitazione e reinserimento etc…
Per ciò che concerne più dettagliatamente il Brasile, ravvisiamo anche la creazione
di un Consiglio Nazionale sui diritti dei bambini e degli adolescenti ed una rete di
Consigli sui diritti dei minori a livello federale, statale e municipale, oltre ad un
Comitato di vigilanza con l‟obiettivo di promuovere e tutelare I diritti dei bambini e
degli adolescenti.
Il Comitato ONU sui diritti dell‟infanzia, ha sottolineato il proprio plauso ad alcune
iniziative del governo brasiliano volte all‟adesione sempre più ampia di questo Paese
all‟opera di diffusione ed intensificazione internazionale della protezione del minore.
Tra queste meritano di essere evidenziate le ratifiche della convenzione sulla
protezione dei bambini in rispetto dell‟adozione inter-paese, la ratifica della
convenzione ILO n. 138 riguardante l‟età minima d‟impiego e la convenzione ILO n.
182 relativa alla proibizione ed azione immediata per l‟abolizione delle forme più
dure di lavoro minorile37
.
Come sopra menzionato, accanto alla costituzione federale del 1988 ed alla
Convenzione sui Diritti del Bambino, è lo Estatuto della Criança e do Adolescente
(d‟ora in poi ECA) a fornire l‟altro punto di riferimento normativo per i diritti dei
minori in Brasile.
Promulgato nel luglio del 1990 ha in questi 18 anni apportato interessanti contributi
alla promozione e tutela dei diritti dei minori in Brasile, costituendo molto più di una
semplice legislazione formale ed avendo posto le basi, insieme alla costituzione del
1988, alla creazione di un nuovo progetto politico per la costituzione di una (nuova)
democrazia. Tale progetto politico infatti tange non solo la regolazione delle
relazioni sociali, degli interessi, dei diritti e delle garanzie dell‟infanzia, ma apporta
anche importanti contributi a quella che può essere definita la vita vissuta.
36 v. ibidem par. 10;
37 v. Comitato sui Diritti del Bambino, 37° sessione, Press Release HR/4796;
26
L‟ECA ha espressamente abrogato la precedente disciplina offerta dal “Codigo de
Menores” con la disposizione contenuta nel suo art. 267: “Si revocano le leggi n.
4315 del 1964, e 6697 del 10 ottobre 1979 (Còdigo de Menores), e eventuali
disposizioni contrarie”38
.
E‟ possibile ravvisare infatti, dalla lettura del c.d. Codice dei Minori del 1979, un
approccio diverso alla tematica in discorso, vista come una “situazione irregolare” e
dunque ponendosi come una sorta di rimedio ad un emergenza piuttosto che come un
vero e proprio progetto di rilancio giuridico, sociale e culturale dell‟intero Paese.
Questo cambiamento d‟approccio si palesa invece nell‟introduzione della c.d. nuova
dottrina della “protezione integrale” dell‟infanzia che assicura, quale priorità
fondamentale, i diritti umani riguardanti bambini ed adolescenti e che serve dunque
come orientamento di tutte le azioni governative e non-governative in questo delicato
ambito.
L‟ECA costituisce dunque ad oggi una dettagliata regolamentazione (conta circa
270 articoli) della tutela dei minori analizzandone tutti gli aspetti principali: dal
diritto alla vita ed alla salute, fino ai rimedi rieducativi e all‟istruzione. Tale legge
federale rappresenta dunque la trasposizione nel diritto interno dei principali trattati
internazionali a protezione dei bambini ratificati sino ad allora dal Brasile. Nella
prima parte vengono presentati i Diritti Fondamentali ed indicati i parametri di età
presi in considerazione (art.2) e l‟assoluta priorità nell‟assicurare i diritti di base ai
bambini ed adolescenti (art.4)39
. Il concetto di garanzia di priorità è esplicato nello
stesso art.4 come: a) priorità nel ricevere protezione o soccorso in qualunque
circostanza; b) precedenza di fruizione nei servizi pubblici o di rilevanza pubblica; c)
preferenza nella formulazione ed esecuzione delle politiche sociali pubbliche; d)
destinazione privilegiata di ricorsi pubblici nelle aree relative alla protezione
dell‟infanzia e della giovinezza.
Come più volte richiesto dagli operatori di diritto e dalle organizzazioni nazionali ed
internazionali per i diritti umani, lo Statuto dell‟infanzia e dell‟adolescenza risulta
essere molto specifico ed esaustivo nelle proprie definizioni e disposizioni, limitando
38 v. art.267 della legge federale n. 8069 del 13 luglio 1990 [traduzione dello scrivente];
39 Secondo l‟art.2 della legge 8069/90 i destinatari di tali disposizioni sono i bambini (fino ad undici
anni) e gli adolescenti (dai 12 ai 18 anni). Cfr. con art. 1 della Convenzione sui diritti del bambino del
1990 in cui si parla soltanto di esseri umani di età inferiore ad anni 18, salvo che la legge nazionale
non indichi un‟età inferiore per la maturità;
27
così la possibilità di una inefficace applicazione causata da dubbi interpretativi e/o da
lacune dispositive.
Il testo risulta essere ancora “vivo” nell‟ordinamento giuridico e nel sistema sociale
brasiliano se è vero che è stato oggetto di modifiche che denotano una crescente
attenzione e consapevolezza del problema della tutela minorile, da ultima la legge n.
11829 del 25 novembre 2008 che ha previsto aumenti di pena per i reati di pedofilia
ed ha introdotto nuove figure di reato legate allo sfruttamento della prostituzione e
della pornografia minorile40
fenomeno, com‟è noto, tristemente diffuso e radicato
nello stato brasiliano.
Conclusioni
Si può concludere che la nuova Costituzione Brasiliana offre e garantisce numerosi
diritti e stabilisce importanti principi finalizzati alla protezione dell‟Uomo e del
minore. Importanti limiti son stati posti alla possibilità di modifiche costituzionali sui
diritti fondamentali e sono stati ratificati dal Brasile tutti i principali trattati
riguardanti la protezione dei diritti umani e dei bambini. In relazione a questi principi
costituzionali, oltre alle numerose convenzioni e trattati internazionali di cui il
Brasile è parte, sono state realizzati numerosi interventi legislativi e dato avvio ad
importanti programmi, offrendo così una tutela giuridica dei diritti dei minori molto
ampia. L‟emanazione dello Statuto del Bambino e dell‟Adolescente ha poi
consolidato i numerosi diritti e doveri che erano disseminati in vari ambiti legislativi
e riflette fedelmente lo sforzo fatto dalle Istituzioni brasiliane per la promozione
della protezione dei minori.
Non priva di rilevanza è poi la decisione dell‟UNICEF di tenere proprio in Brasile
la sua terza conferenza mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e degli
adolescenti41, sottolineando così da un lato l‟attenzione della comunità
40 v. legge 11829 del 25 novembre 2008. In realtà tale intervento è dovuto anche alla ratifica del
Protocollo facoltativo alla Convenzione relativa ai diritti del bambino, riguardante la vendita del
bambino, la prostituzione dei bambini e la pornografia che mostri dei bambini (1989) avvenuta con
Decreto No. 5.007 dell‟ 8 marzo 2004;
41 La III conferenza mondiale UNICEF contro lo sfruttamento sessuale dei minori e degli
adolescenti ha avuto luogo nella città di Rio de Janeiro ( 25 – 28 Novembre 2008). Nell‟ambito della
28
internazionale sulla situazione minorile brasiliana, ed dall‟altro lato sempre maggiore
sforzo di adeguamento agli standards internazionali finora profuso da Brasilia.
Si ritiene opportuno sottolineare poi, che spesso la causa dell‟inefficienza del
sistema di protezione giuridica dei minori non è interamente ascrivibile alle
istituzioni, ma alla popolazione stessa: radicate e diffuse concezioni negative della
funzione dello Stato attraversano ancora ampi spazi delle fasce più povere del Paese
che è spesso ignorano i traguardi che il governo di Brasilia ha raggiunto negli ultimi
anni. Un esempio eclatante di tale atteggiamento può essere quello della
registrazione delle nascite presso i municipi: secondo un recente studio dell‟Istituto
Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE)42, ogni anno almeno 750 mila bambini
(circa il 21% delle nascite) non vengono registrati alla nascita divenendo,
conseguentemente, quasi dei “fantasmi” per le istituzioni che così ne ignorano
l‟esistenza. I motivi sono vari e complessi ma quasi sempre alla base c‟è una diffusa
diffidenza verso le strutture istituzionali: nel caso in questione, per esempio, molte
persone non registrano i propri figli perché ritengono che ciò costi troppo per le loro
possibilità, ignorando che invece la registrazione è del tutto gratis oppure
semplicemente non comprendono la vera utilità di tale registrazione formale43.
Il quadro normativo fin qui delineato non deve però portare a conclusioni troppo
ottimistiche sull‟effettiva situazione della tutela dei diritti umanai in Brasile. Il Paese,
lo si è appena visto, ha prodotto sforzi notevoli negli ultimi anni per adeguarsi agli
standars internazionali ed ha spesso ottenuto risultati degni di nota. Ma la distanza tra
il dover essere e l‟essere è ancora evidente, e a volte sconfortante. La stessa
Commissione sui diritti del Bambino dopo aver elogiato i risultati normativi ed
conferenza è s stato sottoscritto un “Patto contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e degli
adolescenti” ed il relativo “plan of action”. v. www.unicef.it ;
42 v. sito internet IBGE: www.ibge.gov.br/home/ ;
43 v. anche sito internet: www.unicef.it Lo studio è stato pubblicato dall‟IBGE nel 2003. La media dei bambini non registrati è nel 2003 del 21% con punte del 70% in alcune zone dell‟Amazzonia,
mentre la media dei Paesi sviluppati è in genere inferiore al 5%. Il fenomeno sembra essere però in
lenta ma costante diminuzione, almeno stando ai dati forniti dall‟UNICEF nell‟ambito della campagna
lanciata nel marzo 2006 con l‟obiettivo di portare il fenomeno della non registrazione elle nascite
brasiliane al di sotto del 6% entro ottobre 2006. Spot pubblicitari sulle reti tv locali e federali, oltre a
propaganda nelle scuole e piazze del Paese sembrano iniziare a dare frutti importanti. Il programma di
sensibilizzazione alla registrazione delle nascite è altresì importante per garantire a tutti il diritto alla
vaccinazione puerile, fondamentale per una sana e corretta crescita dell‟individuo e della società
intera;
v. sito internet IBGE: www.ibge.gov.br/home/
29
istituzionali del Brasile, non ha esitato ad evidenziare pubblicamente gli enormi
problemi di effettività della tutela dei minori (e non solo) che ancora esistono nel più
grande Paese sud-americano.
Ecco alcune delle parole usate dalla Commissione: “The Committee was deeply
concerned at the high number of children victims of violence, abuse and neglect,
including sexual abuse, in schools, in institutions, in public places and in the family
and recommended that the State party carry out preventive public education
campaigns about the negative consequences of ill-treatment of children and take the
necessary measures to prevent child abuse and neglect.[…]”44, in questo caso la
Commissione ha voluto sottolineare solo le violazioni più gravi alla legislazione
vigente per i minori, ma una valutazione di simile tenore la si può senza indugio
estendere anche agli altri ambiti della sfera giuridica dei minori brasiliani: bassa
qualità d‟insegnamento scolastico, carenze diffuse sul piano sanitario e sociale,
sistema rieducativo assai discutibile, diffuso fenomeno del lavoro minorile, etc…
Un Paese pieno di contraddizioni, questa è stata la premessa di questa analisi sui
diritti umani in Brasile. E alla luce di quanto fin qui esposto sembra evidente il
divario esistente tra la normativa, che appare moderna, ampia, articolata ed efficace e
la realtà del Paese che vede ancora centinaia di migliaia di bambini ed adolescenti
vivere su marciapiedi e costantemente sotto effetto di pesanti droghe; favelas spesso
prive di ogni fora di controllo e di misure igienico-sanitarie; un ampio numero di
nascite non registrate; frequenti abusi sulla popolazione civile (più povera) da parte
di agenti di polizia; etc… La strada per un effettivo allineamento del Brasile agli
standards internazionali è ancora lunga, ma qualcosa di importante è stato già fatto.
E questo lascia ben sperare.
Il Brasile si appresta ad essere un prossimo Gigante della geopolitica ed economia
mondiali, ma senza un serio risultato effettivo nella difesa dei diritti umani e dei
minori al suo interno sarà condannato ad essere un gigante dai piedi di argilla.
E senza dubbio non è questo il desiderio e la speranza dei brasiliani.
44
v. Committee on Rights of Child, 37° session, Press Release HR/4796: Final Observations and
Recommendations on Reports Presented – BRAZIL.
30
Capitolo secondo
La repressione del crimine tra pregiudizi ideologici e
garanzie processuali
di Rosa Maria D‟ANTUONO
31
Introduzione
Nel capitolo che segue verranno prese in considerazione alcune questioni relative
all‟amministrazione della giustizia nel territorio del Brasile, e in primo luogo il
problema della possibile incidenza di pregiudizi di natura ideologica nell‟attività
dell‟interprete della legge.
Si andrà da un‟analisi empirica dell‟andamento dei processi – e specialmente di
quelli in materia di detenzione di modeste quantità di sostanze stupefacenti –
all‟approfondimento di alcune teorie criminologiche volte a spiegare la genesi delle
spinte a delinquere in determinati contesti socio-economici-culturali quali, in
particolar modo, quelli delle favelas.
Inoltre, si passeranno in rassegna le principali garanzie processuali appannaggio di
ogni persona, così come stabilite a livello della legislazione federale brasiliana,
nonché alcune istituzioni a tutela del diritto alla difesa.
1 – La “criminalizzazione della povertà” e il fenomeno del
narcotraffico
Le disuguaglianze socio-economico-culturali che hanno caratterizzato la struttura
della società brasiliana sin dagli albori della colonizzazione, e che tuttora persistono
ingenti, ad onta delle dichiarazioni di principio contenute tanto nella Costituzione
Federale del 1988, quanto a livello della legislazione nazionale dei singoli Stati,
sembrano essere tanto profondamente radicate nelle coscienze individuali dei
cittadini, da permeare di sé persino l‟approccio degli operatori del diritto all‟esame
dei fenomeni criminali, e la conseguente applicazione del dettato legislativo alle
fattispecie concrete.
Ciò emerge con particolare intensità dalle risultanze di ricerche condotte in seno
alla Facoltà di Giurisprudenza della UERJ – l‟Università dello Stato di Rio de
Janeiro – le quali evidenziano come l‟atteggiamento degli organi giurisdicenti
subisca talvolta un vero e proprio ribaltamento a seconda dell‟estrazione sociale
dell‟imputato, o del soggetto comunque sottoposto ad attività di indagine
32
preliminare. In altre parole, la giustizia pare assumere atteggiamenti più “morbidi”
nei confronti dei cittadini appartenenti alle classi sociali più alte, per poi inasprirsi
verso coloro che provengono dalle classi più disagiate.
Ciò ha spinto la scuola dell‟UERJ a teorizzare il fenomeno in termini scientifici, e a
parlare di un vero e proprio processo di “criminalizzazione della povertà”.
La diffusione del pregiudizio ideologico dell‟interprete della legge emerge con
particolare evidenza nell‟analisi della risposta giurisdizionale al fenomeno del
traffico e consumo di stupefacenti, sul quale sembra opportuno soffermarsi con
speciale attenzione in ragione delle dimensioni allarmanti da esso assunte nel paese.
Stando infatti alle fonti statistiche ufficiali45
, il narcotraffico è oggi ai vertici della
classifica dei crimini commessi nel territorio del Brasile.
In questo senso, particolarmente interessante appare l‟esito dall‟analisi statistica di
una molteplicità di processi per detenzione di modeste quantità di stupefacenti,
condotta da Luisa Lopes de Miranda, dottoressa di ricerca della scuderia dell‟UERJ,
nell‟ambito della sua personale partecipazione all‟attività della Defensoria Publica
dello Stato di Rio de Janeiro46
.
Emerge dall‟analisi in questione, in sostanza, che laddove il trasgressore provenga
dalla c.d. classe povera, o appartenga comunque ai ceti più umili della popolazione,
la detenzione di una quantità anche modica di droga solitamente gli costa, in sede
giudiziale, la qualificazione di “trafficante”: si tende cioè a ritenere la partita
sufficiente a legittimare la presunzione di spaccio, e non già di mero consumo
personale del narcotico. Al contrario, la stessa condotta – e quindi, il possesso di
identica quantità del medesimo tipo di sostanza – se ascritta ad un individuo
appartenente ad una più elevata classe sociale, viene qualificata, in maniera
pressocché sistematica, come detenzione finalizzata all‟esclusivo consumo personale,
con la conseguente applicazione del ben più favorevole trattamento punitivo
spettante a chi fa uso di droga ma non ne commercia.
45 I dati provengono dagli studi dell‟IBGE, Instituto Brasileiro de Geografia e Estadistica,
www.ibge.gov.br. 46 LOPES DE MIRANDA, Drogas, violencia urbana e criminalizaçao da juventude pobre: critica a
interpretaçao judicial dos conceitos de “traficante” e “usuario” de entorpecentes, Dissertaçao
apresentada ao Programa de de Posgraduaçao da Faculdade de Direito da Universidade do
Estado do Rio de Janeiro, Rio de Janeiro, 2006.
Per una sintesi della struttura e delle funzioni della Defensoria Publica si veda il paragrafo 8 del
presente capitolo.
33
1.1 – I regimi puntivi applicabili al “trafficante” e all’“usuario” di
sostanze stupefacenti
L‟art. 28 della legge n. 11343/06 (c.d. “Lei de Toxicos”) dispone che chiunque
acquisti, custodisca, tenga a deposito, trasporti o porti con sé sostanze stupefacenti,
“per il proprio consumo personale”, senza esservi autorizzato ovvero in contrasto
con la legge o i regolamenti, è sottoposto alle seguenti pene:
(i) avvertimento sugli effetti della droga;
(ii) prestazione di servizi alla comunità;
(iii) misure educative di comparizione a programmi o corsi educativi.
Ambo le pene sub (ii) e (iii) sono applicabili per un tempo massimo di cinque mesi,
ovvero di dieci in caso di recidiva. Inoltre, alle medesime misure è sottoposto chi,
ancora una volta per consumo personale, semina, coltiva o raccoglie piante destinate
alla preparazione di piccole quantità di sostanze o prodotti capaci di causare
dipendenza fisica o psichica.47
47 Per esigenze di correttezza e completezza, si riporta il testo integrale dell‟articolo in lingua originale.“Quem adquirir, guardar, tiver em depósito, transportar ou trouxer consigo, para
consumo pessoal, drogas sem autorização ou em desacordo com determinação legal ou
regulamentar será submetido às seguintes penas: I - advertência sobre os efeitos das drogas; II
- prestação de serviços à comunidade; III - medida educativa de comparecimento a programa
ou curso educativo. § 1o Às mesmas medidas submete-se quem, para seu consumo pessoal,
semeia, cultiva ou colhe plantas destinadas à preparação de pequena quantidade de substância
ou produto capaz de causar dependência física ou psíquica. § 2o Para determinar se a droga
destinava-se a consumo pessoal, o juiz atenderá à natureza e à quantidade da substância
apreendida, ao local e às condições em que se desenvolveu a ação, às circunstâncias sociais e
pessoais, bem como à conduta e aos antecedentes do agente. § 3o As penas previstas nos incisos
II e III do caput deste artigo serão aplicadas pelo prazo máximo de 5 (cinco) meses. § 4o Em
caso de reincidência, as penas previstas nos incisos II e III do caput deste artigo serão
aplicadas pelo prazo máximo de 10 (dez) meses. § 5o A prestação de serviços à comunidade
será cumprida em programas comunitários, entidades educacionais ou assistenciais, hospitais,
estabelecimentos congêneres, públicos ou privados sem fins lucrativos, que se ocupem,
preferencialmente, da prevenção do consumo ou da recuperação de usuários e dependentes de
drogas. § 6o Para garantia do cumprimento das medidas educativas a que se refere o caput,
nos incisos I, II e III, a que injustificadamente se recuse o agente, poderá o juiz submetê-lo, sucessivamente a: I - admoestação verbal; II - multa. 7o O juiz determinará ao Poder Público
que coloque à disposição do infrator, gratuitamente, estabelecimento de saúde,
preferencialmente ambulatorial, para tratamento especializado.”
34
Per il caso del traffico si veda invece, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, il
disposto dell‟art. 33 della legge 11343/0648
. La norma impone, tra l‟altro, la pena
della reclusione dai 5 ai 15 anni ed il pagamento di una multa a chiunque importi,
esporti, produca, commerci, trasporti, custodisca, o fornisca in ogni modo, anche
gratuitamente, sostanze stupefacenti ovvero materie prime o altre sostanze comunque
destinate alla preparazione di droghe.
Lo stesso trattamento si applica a chi semina, coltiva o raccoglie piante del tipo di
cui sopra, ovvero a chi utilizza un luogo o un bene di qualsiasi natura, ovvero
consenta ad altri di utilizzarlo, al fine del traffico illecito di droghe.
Orbene, benché dal raffronto tra le citate disposizioni emerga ictu oculi la marcata
differenza tra le due fattispecie e i relativi regimi punitivi, e in particolare la
maggiore gravità del secondo rispetto al primo, la scelta nella loro applicazione, a
parità di condizioni, è in sostanza rimessa alla discrezionalità del giudice. A
quest‟ultimo spetta infatti la valutazione della ragione giustificativa della detenzione,
la conseguente qualificazione del reo come trafficante o usuario e quindi, appunto, la
condanna all‟uno o all‟altro tipo di pena.
E‟ chiaro che la legge fissa dei criteri di valutazione: nella qualificazione delle
fattispecie concrete vanno considerati la quantità della sostanza confiscata, il luogo e
48 “Importar, exportar, remeter, preparar, produzir, fabricar, adquirir, vender, expor à venda,
oferecer, ter em depósito, transportar, trazer consigo, guardar, prescrever, ministrar, entregar
a consumo ou fornecer drogas, ainda que gratuitamente, sem autorização ou em desacordo com
determinação legal ou regulamentar: Pena - reclusão de 5 (cinco) a 15 (quinze) anos e
pagamento de 500 (quinhentos) a 1.500 (mil e quinhentos) dias-multa. § 1o Nas mesmas penas
incorre quem: I - importa, exporta, remete, produz, fabrica, adquire, vende, expõe à venda,
oferece, fornece, tem em depósito, transporta, traz consigo ou guarda, ainda que gratuitamente,
sem autorização ou em desacordo com determinação legal ou regulamentar, matéria-prima,
insumo ou produto químico destinado à preparação de drogas; II - semeia, cultiva ou faz a colheita, sem autorização ou em desacordo com determinação legal ou regulamentar, de
plantas que se constituam em matéria-prima para a preparação de drogas; III - utiliza local ou
bem de qualquer natureza de que tem a propriedade, posse, administração, guarda ou
vigilância, ou consente que outrem dele se utilize, ainda que gratuitamente, sem autorização ou
em desacordo com determinação legal ou regulamentar, para o tráfico ilícito de drogas. § 2o
Induzir, instigar ou auxiliar alguém ao uso indevido de droga: Pena - detenção, de 1 (um) a 3
(três) anos, e multa de 100 (cem) a 300 (trezentos) dias-multa. § 3o Oferecer droga,
eventualmente e sem objetivo de lucro, a pessoa de seu relacionamento, para juntos a
consumirem: Pena - detenção, de 6 (seis) meses a 1 (um) ano, e pagamento de 700 (setecentos)
a 1.500 (mil e quinhentos) dias-multa, sem prejuízo das penas previstas no art. 28. § 4o Nos
delitos definidos no caput e no § 1o deste artigo, as penas poderão ser reduzidas de um sexto a dois terços, vedada a conversão em penas restritivas de direitos, desde que o agente seja
primário, de bons antecedentes, não se dedique às atividades criminosas nem integre
organização criminosa.”
35
le condizioni dell‟azione, le circostanze personali, la condotta e i precedenti penali
del soggetto agente (art. 28 § 2).
Malgrado ciò è evidente l‟ampiezza dei margini di discrezionalità comunque
lasciati all‟interprete, e quindi, la possibile incidenza di eventuali pregiudizi
ideologici nella disamina dei singoli casi concreti.
2 – L’esperienza della Comissão de Direitos Humanos
A conclusioni analoghe a quelle maturate in seno alla UERJ è giunta altresì,
nell‟analisi di processi non relativi esclusivamente a crimini di droga, la
Commissione per i Diritti Umani e l‟Assistenza Giudiziaria istituita nell‟ambito del
Consiglio dell‟Ordine Forense dello Stato di Rio de Janeiro, sulla quale avremo
modo di tornare in seguito49
.
Diremo per ora che la Commissione si occupa, tra l‟altro, della difesa di chiunque
subisca violazioni dei propri diritti fondamentali nonché dell‟assistenza legale
gratuita di tutti quei cittadini ne abbisognino, e che non possano sostenere le spese
del ricorso a privati professionisti; più in particolare, i legali membri della
Commissione assumono la difesa e dei soggetti imputati, e, eventualmente, dei
soggetti legittimati a costituirsi parte civile nei processi penali.
Ebbene, la viva voce dei membri della Commissione, ed in particolare della
Presidentessa Maria Margarida E. Pressburger, e del delegato Ivan de Faira Vieira
Junior, esponente di spicco della compagine dei legali attivi nel campo dei diritti
umani nel territorio dello Stato di Rio de Janeiro, testimonia, in totale aderenza agli
esiti delle ricerche dell‟UERJ, che non di rado il fattore sociale assume un‟influenza
determinante nel concreto andamento dei processi, provocando discrepanze del
genere anzidetto.
Vi è di più: nell‟esperienza della Commissione, il pregiudizio ideologico
eventualmente sofferto dall‟imputato finisce addirittura per acuirsi ove quest‟ultimo,
oltre a provenire dai ceti sociali più umili (per giunta!), non sia “bianco”; ciò, in
ragione di una perdurante e malcelata discriminazione razziale, a sua volta favorita
49 Si veda il paragrafo 8 del presente capitolo.
36
dalla pressocché totale esclusione di neri e meticci dall‟esercizio delle funzioni
giurisdizionali50
.
3 – La proposta di un approccio interdisciplinare al problema
Tornando alla specifica questione del narcotraffico, chi parla di criminalizzazione
della povertà sostiene che i criteri distintivi tra la condotta qualificabile come
detenzione finalizzata al traffico ovvero al consumo personale di stupefacenti, così
come, più in generale, le linee guida sottese alla trattazione dei processi di droga
nella loro interezza, non possano fondarsi esclusivamente sull‟analisi esegetica del
dettato legislativo (tanto più se si tratta di un‟analisi potenzialmente condizionata dai
pregiudizi ideologici dell‟interprete).
Al contrario, tali criteri distintivi e tali linee guida andrebbero individuati in una
prospettiva meta-giuridica, quasi sociologica, che abbia riguardo anzitutto alle cause
del fenomeno e alle sue conseguenze.
In sostanza, si prospetta la necessità di un approccio interdisciplinare al problema,
che ne favorisca una più completa comprensione e permetta così di concertare
strategicamente le risposte.
Vi è di più: si ritiene che un tale modus operandi potrebbe arginare e
progressivamente ridurre il fenomeno della criminalizzazione della povertà non
soltanto con riferimento ai crimini di droga, bensì, anche ad ulteriori tipologie di
illecito. Ciò tanto più considerando la centralità della questione del narcotraffico, la
quale, come si accennava, ha assunto nell‟odierna società brasiliana dimensioni tanto
macroscopiche ed allarmanti da non rappresentare più un singolo aspetto della
50 Sotto quest‟ultimo profilo va comunque detto che qualcosa sembra pur muoversi: non mancano
molteplici tipologie di iniziative, di natura pubblica e privata, volte a debellare, tanto nel settore
legale quanto altrove, il problema dell‟emarginazione razziale, intaccando il perdurante monopolio
dei cittadini di razza bianca delle professioni e delle funzioni direttive dello Stato.
Per quel che concerne l‟accesso alle facoltà universitarie ad esempio, siano esse di diritto ovvero afferenti ad altre discipline, diverse università brasiliane – tra cui ad esempio l‟UFBA,
Universidade Federal da Bahia – hanno elaborato un sistema di quote su base etnica, riservando
determinate percentuali di posti disponibili a neri, meticci e discendenti di indios.
E‟ chiaro che un sistema del genere dovrebbe consentire, per lo meno in linea teorica, un
progressivo riequilibrio della composizione dell‟apparato giurisdizionale, nonché, avendo altresì
riguardo alle altre discipline, della classe dirigente in generale. Non resta dunque che attenderne i
risultati, tenendo però presente, com‟è ovvio, che il raggiungimento degli scopi sottesi
all‟iniziativa dipende necessariamente dal concorso di fattori ulteriori, di natura sociale ed
economica, che non si ritiene di dover approfondire in questa sede, ma che sono, evidentemente,
del tutto avulsi dalla vigenza del sistema delle quote e dal suo concreto funzionamento.
37
fenomenologia del crimine, bensì una sorta di vero e proprio paradigma
dell‟illegalità stessa.
In questo senso, forse, l‟indagine sul traffico e sul consumo di stupefacenti
potrebbe addirittura collocarsi tra gli strumenti di analisi più efficaci e fungere da
punto di osservazione privilegiato dell‟intera struttura sociale brasiliana e delle
questioni che maggiormente l‟affliggono: la povertà, l‟emarginazione sociale, il
problema della gioventù.
Ma al di là di tale prospettiva, e tornando al tema specifico della criminalizzazione
della povertà, sembra addirittura superfluo auspicare la condivisione da parte di chi
di dovere – al di là di qualsivoglia implicanza o convinzione “politica” – dei metodi
di indagine prospettati; su tali metodi preme piuttosto in questa sede soffermarsi.
Si vedranno dunque dapprima alcune teorie criminologiche atte a spiegare la
diffusione del fenomeno del narcotraffico e della delinquenza in generale, soprattutto
presso le fasce meno abbienti della popolazione.
Successivamente si discuteranno i temi dell‟onere probatorio nel moderno sistema
accusatorio, dell‟istituto della presunzione di innocenza e di non colpevolezza
dell‟imputato, e dunque del principio secondo il quale è la colpevolezza, e non già
l‟innocenza, a dover esser provata fuori da ogni ragionevole dubbio.
Infine, si analizzeranno alcune istituzioni finalizzate alla tutela del diritto
fondamentale alla difesa le quali, fornendo assistenza legale gratuita a chiunque ne
abbisogni, mirano a rendere tale diritto effettivamente fruibile da parte di tutti i
cittadini, a prescindere dalle loro condizioni economiche.
4 – Favelas, povertà e crimine
Quando si fa riferimento alla c.d. classe povera brasiliana si parla immediatamente
di “favelas”: sono queste le zone in cui solitamente risiedono le fasce meno abbienti
– ma, per la verità, non necessariamente indigenti – della popolazione urbana.
38
Le favelas, che attualmente si preferisce indicare con i termini meno offensivi di
“colline” o “comunità”51
, sono presenti nella quasi totalità di metropoli del Brasile (e
dell‟America Latina in generale), e si caratterizzano, il più delle volte, per una
curiosa conformazione urbanistica e per un‟altrettanto singolare genesi (aspetti
questi, come di qui a poco si vedrà, intimamente connessi).
Volendo precisare, potrebbe forse dirsi che di “urbanistica”, nella generalità dei
casi, non è proprio a parlarsi: con le dovute eccezioni, può registrarsi non soltanto
l‟assenza di piani regolatori nelle aree interessate dalle costruzioni, ma addirittura, a
posteriori, la mancata stesura di mappe catastali delle zone edificate.52
Ciò dipende, tra l‟altro, proprio da una peculiarità insita nella nascita e nel
successivo sviluppo di queste aree urbane, e cioè, dall‟assoluta spontaneità degli
insediamenti: zone sgombre da costruzioni, prossime al centro cittadino ovvero
periferiche, non di rado sopraelevate (le “colline” a ridosso delle vallate oggetto di
una più ordinaria e disciplinata urbanizzazione), vengono letteralmente occupate; su
di esse si costruiscono, spesso senza alcun titolo, abitazioni del più svariato genere, a
seconda delle possibilità economiche degli occupanti, delle conoscenze
ingegneristiche del soggetto costruttore, della conformazione del territorio, e via
dicendo; l‟insediamento progressivo diviene agglomerato urbano, e viene designato,
appunto, col termine “favela”.
Orbene, se è vero che non sempre e non necessariamente l‟intera popolazione di
una favela versa in condizioni di povertà – dovendosi registrare, pur
nell‟impossibilità di un approfondimento sul tema in questa sede, che la realtà di tali
aree urbane è estremamente variegata, e che ne esistono di molteplici tipologie – è
51 In portoghese “morros” o “comunidades”. Si noti che il termine “favela”, nonostante la sua
diffusione, può risultare dispregiativo poiché proviene etimologicamente dal termine omonimo,
utilizzato ab origine per indicare arbusti parassiti diffusi nella caatinga nordestina dal facile e
rapidissimo sviluppo. 52 Da ciò consegue, tra l‟altro, una curiosa discrepanza tra la realtà fisica e quella diremo così
documentale della favela: può accadere ad esempio che una determinata costruzione, pur
essendo regolarmente abitata ed eventualmente compravenduta, sul piano giuridico non esista
affatto. Una tale circostanza risulta tanto più paradossale ove si consideri che non di rado la
vicinanza di una favela al centro cittadino determina l‟aumento di valore delle singole unità
abitative in essa site, le quali vengono scambiate sul mercato dietro corrispettivi relativamente
ingenti, senza che l‟acquirente possa registrarle in alcun modo. Si veda, per quel che concerne la
città di Rio de Janeiro, l‟esempio della Rocinha, prossima al quartiere residenziale Sao Conrado,
del Cantagalo, prossima allo storico quartiere di Ipanema, del Morro do Macaco, adiacente
all‟elegante quartiere residenziale di Grajaù.
39
comunque innegabile, come si accennava, che è proprio nelle favelas che i ceti più
umili, normalmente, risiedono.
In sostanza, se non può escludersi che vi siano, tra gli abitanti di una favela,
persone dalle discrete possibilità economiche, può però affermarsi che le persone
meno abbienti difficilmente risiedono altrove, per lo meno in città.
In ogni caso, per quanto qui interessa, è chiaro che si tratta di zone
fondamentalmente emarginate, in cui si registrano comunque alti livelli di povertà.
5. – La teoria ecologica del crimine
Nell‟analisi del fenomeno delle favelas i criminologi sostenitori della c.d. teoria
ecologica del crimine53
parlano di una vera e propria “segregazione residenziale” dei
poveri, asserendo che la stessa – assieme all‟aumento della densità abitativa delle
metropoli – costituisce un fattore intensamente criminogeno responsabile della c.d.
violenza urbana.
Orbene, in quest‟ottica, e per quel che concerne il narcotraffico nel territorio della
città di Rio de Janeiro (ma lo stesso potrebbe dirsi per moltissime altre metropoli
sudamericane), non sembra potersi negare quanto meno il sospetto di un nesso tra la
geografia urbana e la diffusione del fenomeno. Nesso che spiegherebbe da un lato,
l‟esistenza della domanda del prodotto, e dall‟altro la concentrazione dell‟offerta
nelle favelas.
In effetti, a ridosso di quartieri benestanti o addirittura esclusivi, inquadrati come
“mercati consumatori dall’elevato potere di acquisto”54
, si sviluppano, fuori da ogni
controllo sia urbanistico che di polizia, enormi favelas i cui abitanti possono ritenere
opportuno ricorrere a traffici illeciti pur di incrementare le proprie scarse sostanze55
.
53 Tra gli altri, MISSE, Crime e violencia no Brasil contemporaneo – estudos de sociologia do
crime e da violencia urbana, Rio de Janeiro, Lumen Juris, 2006; DIAS E ANDRADE, Criminologia –
O homem delinquente e a sociedade criminogena, Coimbra, 1997. 54 L‟espressione è di LOPES DE MIRANDA, op. cit. 55 Si rinvia agli esempi di cui alla nota 9. Si noti che la prossimità di molte favelas (e specialmente
delle più antiche) ai quartieri più eleganti, trova, storicamente, una facile spiegazione: la classe
povera, impiegata presso le residenze delle classi più abbienti, ha naturalmente teso ad occupare
zone limitrofe a quelle di lavoro.
40
E invero, al di là delle possibili implicazioni etiche, e restando ancora sul piano
meramente economico della vicenda, va detto che una “carriera” nel narcotraffico
rappresenta, per le fasce più povere, un‟alternativa estremamente vantaggiosa:
secondo i dati IBGE persino i bambini impegnati nel gradino più basso della scala
dell‟organizzazione criminale, alla stregua di semplici vedette o messaggeri, possono
giungere a percepire l‟equivalente del doppio del salario minimo ufficiale legalmente
garantito per un impiego56
.
5.1 – (segue) La teoria della privazione relativa
La forza attrattiva di un arruolamento nelle file del narcotraffico è poi
verosimilmente accresciuta da ulteriori circostanze evidenziate dai sostenitori della
c.d. teoria criminologica della privazione relativa57
.
Tali circostanze consisterebbero, in definitiva, nella mancanza di opportunità di
lavoro alternative, nonché nell‟incidenza di fattori psicologici di persuasione a
delinquere.
A quest‟ultimo riguardo, si sottolinea sovente il fascino esercitato, specialmente
sulle fasce più giovani della popolazione, dall‟appartenenza ad un gruppo
organizzato, per quanto criminale.
La capacità seduttiva di tale appartenenza diviene tanto più comprensibile ove si
consideri l‟assenza di modelli alternativi, la pressocché totale latitanza delle
istituzioni, e l‟insufficienza dei livelli medi di istruzione e di educazione, con tutte le
conseguenze del caso.
Non da ultimo, la teoria della privazione relativa evidenzia, quale fattore
determinante nella genesi di comportamenti delittuosi, il senso di esclusione di chi,
versando in difficoltà economiche, si trovi quotidianamente esposto allo spettacolo
dell‟opulenza e della ricchezza appannaggio dei vicini residenti nei quartieri
esclusivi. Basti pensare, pur non ritenendosi opportuno approfondire il tema in questa
56 Attualmente, restando sul piano nazionale ed omettendo il riferimento alle singole legislazioni
statali, il salario minimo in Brasile equivale a R$ 415,00 (ossia a circa 135 euro), come stabilito
nella Medida Provisoria del 29 febbraio 2008, n. 421. 57 Tra gli altri, LEA E YOUNG, Criminological Perspectives, Sage Publications, London, 1996.
41
sede, al ben noto problema della distribuzione della ricchezza in un paese come il
Brasile, dove immense risorse economiche convivono con altissimi livelli di povertà.
E‟ chiaro, al di là di ogni banalizzazione, che la concentrazione del benessere nelle
mani di pochi dinanzi alla povertà dei più, può costituire per questi ultimi motivo di
forte frustrazione, potenzialmente produttivo di comportamenti delittuosi.
Va da sé che quanto detto non vuole cementare il pregiudizio per cui l‟abitante
della favela viene ad essere maggiormente disposto a delinquere, seppur in forza di
circostanze del tutto indipendenti dalla sua volontà: e cioè la detestabile equivalenza
tra il povero ed il trafficante.
Ciò che si intende sottolineare, è piuttosto la possibile incidenza (non di rado
effettiva, ma niente affatto automatica) del contesto sociale ed economico, talvolta
addirittura geografico, come si è visto, sul manifestarsi di fenomeni criminali.
D‟altro canto, la circostanza della concentrazione nelle favelas, o comunque nelle
zone periferiche delle metropoli, degli episodi di narcotraffico e di delinquenza in
generale, non sembra potersi negare.
In effetti, al di là delle possibili letture che del fenomeno si vogliano dare, e
dell‟individuazione delle sue cause concrete, il dato è dimostrato empiricamente. Si
vedano ad esempio le risultanze della Ricerca sulla Violenza Urbana in Brasile
condotta dall‟IPEA – l‟Istituto di Ricerca Economica Applicata – e divulgata
nell‟aprile del 2005, secondo cui le regioni più violente del paese corrispondono
proprio nelle aree metropolitane più povere ed emarginate, caratterizzate dai peggiori
indici di scolarizzazione, maternità precoce e condizioni di abitazione58
.
Chiarito questo punto, v‟è da aggiungere che non manca chi prospetti una diversa
lettura dei dati statistici cui si è fatto riferimento: di tale possibile alternativa si darà
conto nel paragrafo che segue.
58 Si segnala a questo proposito che, stando alle risultanze della ricerca in questione, il municipio di
Rio de Janeiro si collocherebbe al ventitreesimo posto nel ranking delle 75 città più violente del
Brasile, selezionate tra quelle eventi un numero di abitanti superiore a 300.000.
42
5.2 – (segue) L’incidenza del pregiudizio ideologico dell’operatore
del diritto
Secondo alcuni59
, la concentrazione di coloro che sono riconosciuti come trafficanti
nelle fasce più umili della popolazione si spiegherebbe non solo e non tanto in forza
delle molteplici spinte a delinquere esaminate dalle teorie criminologiche, bensì,
soprattutto, facendo riferimento all‟atteggiamento degli organi statali incaricati della
promozione dell‟azione penale, e specialmente della polizia.
In altre parole, non sarebbe la concentrazione di trafficanti nelle favelas a
determinare il pregiudizio ideologico, a sua volta responsabile dell‟incriminazione di
altri favelados60
; al contrario, l‟approccio delle istituzioni sarebbe discriminatorio ab
initio e a priori, e determinerebbe di per sé solo la sproporzione tra il numero dei
condannati delle classi basse rispetto a quelli medio o alto borghesi.
Potere giudiziario e polizia sarebbero dunque responsabili di un porre in essere un
controllo sociale iniquo e selettivo, di reagire cioè in maniera differenziata a seconda
della posizione sociale degli inquisiti: di modo che, tra tutti i destinatari potenziali
della repressione, quest‟ultima verrebbe concretamente indirizzata alle sole classi
povere, e specialmente ai giovani di sesso maschile che ne fanno parte.
Merita segnalare che tale opinione è condivisa dai membri della Commissione per i
Diritti Umani e l‟Assistenza Giudiziaria del Consiglio dell‟Ordine degli Avvocati di
Rio de Janeiro.
Stando alla testimonianza di questi ultimi infatti, gli operatori della giustizia, non di
rado provenienti dalla classe borghese bianca e metropolitana, sarebbero
particolarmente indulgenti verso i membri del proprio ceto, per poi non transigere, o
addirittura accanirsi contro chi incarni lo stereotipo del criminale povero, giovane, e
nero.
Per non parlare poi delle azioni della polizia, e in particolare di quella militare,
accusata di utilizzare, nei confronti del medesimo tipo di sospetto, metodi di indagine
decisamente poco ortodossi: si parla persino di interventi violenti, ai limiti della
tortura, quando non addirittura di omicidi, manomissione delle scene del crimine,
falsificazione di prove.
59 Si segnalano, tra gli altri, LEA E YOUNG, op. cit. p. 139. 60 Letteralmente, “abitante di una favela”.
43
Secondo la Commissione, d‟altro canto, a monte della questione vi sarebbe altresì
l‟inadeguatezza dei sistemi di formazione dei corpi di polizia, non sufficientemente
informati e sensibilizzati sulla tematica dei diritti umani e sulla necessità del loro
rispetto, né tanto meno addestrati ad un‟azione rispettosa delle garanzie legalmente
riconosciute ad ogni cittadino, senza distinzioni di sorta.
Tutti i fattori criminologici esaminati starebbero determinando dunque una sorta di
“inversione dell’onere della prova”61
in pregiudizio delle classi sociali più
svantaggiate, intaccando così le garanzie processuali riconosciute a livello
costituzionale, delle quali ci si occuperà nei prossimi paragrafi.
L‟affermazione trova ancora una volta concorde la testimonianza dei membri della
Commissione, secondo i quali esiste nella prassi forense, ad onta dei principi del
processo accusatorio, una sorta di tradizione inquisitoria: sarebbe dunque l‟imputato
– e più precisamente, il tipo di imputato in questione – a dover provare la propria
innocenza, e non già l‟accusa a doverne provare la colpevolezza.
Il diritto alla difesa nel sistema accusatorio
6 – La questione dell’onere della prova
Di onere della prova, nell‟ordinamento brasiliano come in quello italiano, può
parlarsi tanto in senso soggettivo quanto in senso oggettivo.
Nel primo caso esso incombe alle parti – principalmente nel processo civile – e
consiste, sostanzialmente, nella necessità che l‟attore provi il fondamento delle
proprie pretese, o che comunque ciascuna parte provi le proprie asserzioni.
Nel secondo caso invece – che è quello che qui più interessa – l‟onere della prova
incombe non soltanto all‟accusa e alla difesa (e principalmente, com‟è ovvio, alla
prima), bensì anche al giudice. Quest‟ultimo infatti dovrà azionare gli strumenti
istruttori di cui dispone ogni qual volta le prove addotte dalle parti non risultino
sufficienti ad appurare il concreto andamento dei fatti oggetto di indagine, e
persistano dunque incertezze sul giudizio da emettere.
61 L‟espressione è di LOPES DE MIRANDA, op. cit. p. 54.
44
L‟istruttoria dell‟organo giurisdicente si spiega in ragione dell‟impossibilità di
rifiutarsi di decidere, ovvero di sospendere un processo penale per insufficienza di
prove (il non liquet), e non è pertanto confliggente col principio dispositivo in forza
del quale, anzitutto, le prove vengono allegate dalle parti del processo.
Sul piano del diritto penale positivo, l‟onere della prova è stabilito all‟art. 156 del
Codice di Procedura Penale brasiliano, per il quale “La prova dell’allegazione
incomberà a chi la produca; ma il giudice potrà, nel corso dell’istruttoria o prima di
emanare la sentenza, ordinare, d’ufficio, provvedimenti per dirimere dubbi su punti
rilevanti”62
.
Orbene, il legislatore impone all‟autore dell‟azione penale di condanna – sia essa
iniziata a mezzo di denuncia ovvero di querela63
– una compiuta esposizione del
comportamento criminoso ascritto all‟imputato, comprensiva di tutte le circostanze,
così come l‟identificazione dell‟accusato o le informazioni che consentano di
identificarlo, nonché la classificazione del reato e, se del caso, la lista dei testimoni
(art. 41 c.p.p.).
Laddove l‟accusa non provasse completamente le proprie asserzioni, ovvero, nel
caso in cui neanche il ricorso alle summenzionate facoltà istruttorie del giudice
dovesse chiarire i dubbi persistenti circa il concreto andamento dei fatti e la
colpevolezza dell‟imputato, il principio dell‟onere della prova farà sì che
quest‟ultimo venga assolto da ogni imputazione.
Per quel che concerne il problema dei processi di droga, quanto detto si traduce
nella necessità che la scelta tra la qualifica di trafficante piuttosto che di semplice
usuario, nei confronti di chi venga trovato in possesso di modeste quantità di
stupefacenti, vegna debitamente provata in giudizio, e quindi compiutamente
motivata in sentenza.
Le circostanze della bassa estrazione sociale del soggetto agente, del suo versare in
difficili condizioni economiche, ovvero, principalmente, del suo risiedere nei luoghi
62 Letteralmente “A prova da alegaçao incumbirà a quem a fizer; mais o juiz poderà, no curso
da instruçao ou antes de proferir sentença, determinar, de oficio, diligencias para dirimir
duvida sobre ponto relevante”. 63 Si ricordi che anche nell‟azione penale di iniziativa privata, il querelante, in forza della regola
della disponibilità dell‟azione penale, ha l‟onere di produrre prove dei fatti criminosi, poiché in
assenza delle medesime non può che farsi luogo all‟assoluzione dell‟accusato.
45
in cui il narcotraffico trova indubbiamente la sua sede privilegiata, non possono
assolutamente considerarsi indizianti, e men che mai probatorie.
Va da sé che, in questo contesto, l‟assenza di prove concrete della pratica del
traffico di droga da parte dell‟imputato dovrà necessariamente tradursi
nell‟applicazione del più favorevole regime punitivo spettante, come si è visto, a chi
della sostanza stupefacente di cui è stato trovato in possesso sia riconosciuto
semplice usuario.
In sostanza, si applica il principio efficacemente espresso dal brocardo in dubio pro
reo, il quale giustifica altresì l‟istituto della presunzione di innocenza, di cui si dirà
nel prossimo paragrafo.
7 – La presunzione di innocenza
La presunzione di innocenza è una garanzia in forza della quale chiunque venga ad
essere imputato in un processo non può essere considerato colpevole sino a quando
non sia fornita piena prova della sua colpevolezza, e cioè sino a quando l‟eventuale
sentenza di condanna non sia divenuta definitiva.
Sul piano internazionale, il principio della presunzione di innocenza venne
enunciato per la prima volta in forma solenne all‟art. 9 della Dichiarazione dei Diritti
dell‟Uomo e del Cittadino approvata dall‟Assemblea Nazionale Francese nel 1798,
secondo il quale “tutti sono presunti innocenti fino a che non siano dichiarati
colpevoli”.64
Successivamente, la garanzia venne riaffermata nelle seguenti Carte:
(i) Dichiarazione Universale dei Diritti Umani emanata dalle Nazioni Unite il 10
dicembre del 1948 (art. XI);
(ii) Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici, approvato dall‟Assemblea
Generale delle Nazioni Unite nel 1966 (art. 14.2);
(iii) Convenzione Europea dei Diritti Umani, sottoscritta a Roma nel 1950 (art. 6);
64 Letteralmente “tout homme étant présumé innocent jusqu’à ce qu’il ait été declaré cupable”.
46
(iv) Convenzione Interamericana dei Diritti dell‟Uomo, sottoscritta nel 1969 a San
José, Costa Rica (art. 8.2), recepita e resa esecutiva in Brasile col Decreto del 6
novembre 1992, n. 678.
Sul piano interno all‟ordinamento brasiliano, va detto che la garanzia in questione
venne riconosciuta in termini di diritto positivo soltanto con l‟emanazione della
Costituzione Federale del 1988, la quale peraltro, nel formulare la disposizione
relativa, s‟ispira proprio alla Carta Costituzionale italiana (art. 27, primo comma).
Essa stabilisce infatti che “nessuno sarà considerato colpevole sino al passaggio in
giudicato della sentenza penale di condanna” (art. 5, comma LVII)65
.
V‟è comunque da segnalare che, prima ancora del riconoscimento positivo della
garanzia della presunzione di innocenza, la stessa, pur in assenza di una esplicita
previsione normativa, veniva unanimemente considerata come un principio implicito
al sistema processuale brasiliano. Si veda ad esempio la giurisprudenza del Supremo
Tribunale Federale, per la quale “col sopraggiungere della nuova Costituzione
brasiliana, si proclamò esplicitamente (art. 5, comma LVII), un principio che era
sempre esistito, in modo immanente,nel nostro ordinamento positivo: il principio di
non colpevolezza”66
.
Sul piano legislativo si segnala l‟art. 386 del Codice di Procedura Civile brasiliano,
che impone al giudice l‟assoluzione dell‟imputato quando non sussista prova
sufficiente per la sua condanna.
Si tratta, più che di una presunzione in senso tecnico, di una regola di giudizio.
Essa si traduce, sostanzialmente, nell‟impossibilità di condannare un soggetto la
cui colpevolezza non venga provata all‟infuori di ogni ragionevole dubbio: e cioè nel
già citato principio del favor rei.
Orbene, abbiamo detto che l‟istituto dell‟onere della prova impone all‟accusa di
provare compiutamente i fatti ascritti all‟imputato, consentendo altresì, ove
necessario, il ricorso ai poteri istruttori del giudice; abbiamo altresì detto che in
assenza di una prova piena e inequivocabile della colpevolezza non potrà emettersi
sentenza di condanna; e che la presunzione di innocenza comporta l‟impossibilità di
65 Letteralmente “ninguém serà considerado culpado até o transito em julgado de sentença penal
condenatoria”. E‟ evidente la somiglianza al primo comma dell‟art. 27 della nostra Costituzione,
per il quale “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”. 66 Tribunale Supremo Federale, R.E. n. 136.239, Prima Sezione, Relatore Celso de Mello, 7
aprile 1992, disponibile su http://stf.gov.br.
47
considerare colpevole un soggetto prima della sentenza di condanna definitiva:
ebbene, tutto ciò si traduce nella conferma, sul piano tecnico prima ancora che su
quello etico, della necessità di liberare i processi da qualsiasi pregiudizio ideologico,
quali che ne siano le origini e le concrete caratteristiche.
8 – Assistenza legale gratuita
La trattazione dei sistemi di garanzia che presidiano lo svolgimento del processo
penale, di cui onere della prova e presunzione di innocenza costituiscono le
espressioni più emblematiche, non può dirsi completa senza un accenno alla tutela
concreta del diritto fondamentale alla difesa, e più precisamente alla possibilità
riconosciuta all‟imputato di accedere ad organismi di assistenza legale gratuita: e ciò
tanto più ove si tratti del tipo di imputato cui finora si è fatto riferimento, ossia quello
sovente discriminato perché appartenente alle fasce più povere della popolazione.
Ebbene, tutti i cittadini brasiliani che non dispongono di risorse economiche
sufficienti a consentire il ricorso a un difensore privato possono usufruire
dell‟assistenza legale gratuita prestata da diverse tipologie di organizzazioni per la
difesa del popolo.
Tra queste, per quanto riguarda lo Stato di Rio de Janeiro67
, è necessario
menzionare anzitutto la Commissione per i Diritti Umani e l‟Assistenza Giudiziaria,
alla quale si è già avuto modo di fare riferimento.
La Commissione è istituita nell‟ambito dell‟OAB-RJ – il Consiglio dell‟Ordine
degli Avvocati dello Stato di Rio de Janeiro – ed è attualmente presieduta dalla
dott.ssa Maria Margarida E. Pressburger.
Tra le funzioni esplicate dalla Commissione, oltre alla prestazione di assistenza
legale gratuita a chi ne faccia richiesta, v‟è il costante monitoraggio della situazione
dei diritti umani, la partecipazione alle iniziative volte alla loro difesa e la pubblica
denuncia delle situazioni in cui gli stessi vengono violati.
67 Il riferimento è anzitutto allo Stato di Rio de Janeiro in ragione dell‟esperienza diretta di chi scrive,
che proprio con la Commissione carioca ha avuto modo di prendere contatto. V‟è comunque da
segnalare l‟esistenza di commissioni di tal genere anche in altri stati del Brasile.
48
Merita menzionare altresì la possibilità del ricorso, per chiunque ne abbisogni,
all‟attività degli Uffici di Pratica Giuridica delle Facoltà di Diritto (Escritorios
Modelos de Pratica Juridica), nel quale operano studenti delle medesime facoltà,
sotto la guida di un Coordinatore di Pratica Giuridica e Stage.
Ma l‟istituzione principale in materia è senza dubbio la Defensoria Publica68
, alla
quale pure si è già accennato.
Si tratta di un organo statale istituito nell‟adempimento di un vero e proprio dovere
imposto dalla Costituzione della Repubblica Federale del Brasile all‟Unione, ai
singoli Stati Membri e al Distretto Federale di Brasilia.
Recita infatti l‟art. 5, comma LXXIV, C.F. “lo Stato fornirà assistenza giuridica
integrale e gratuita a coloro che potranno provare la loro mancanza di mezzi”69
.
L‟art. 134 della Legge Complementare n. 80/94 aggiunge poi che la Defensoria
Publica è istituzione essenziale alla funzione giurisdizionale dello Stato, dal
momento che a quest‟ultimo incombe l‟assistenza giuridica e la difesa, in tutti i
gradi, di coloro che ne hanno bisogno, nelle forme previste dal citato art. 5.70
Prima di proseguire sul tema, pur nell‟impossibilità di un approfondimento sul
tema in questa sede, pare opportuno accennare brevemente alla peculiarità insita nel
sistema delle fonti del diritto brasiliano. E invero quest‟ultimo, venendo ad
interessare una Repubblica Federale, si presenta naturalmente strutturato su due
distinti livelli: uno nazionale, comprensivo delle c.d. norme generali, ed uno statale,
composto dalle c.d. norme speciali.
Più precisamente, le norme generali vengono elaborate in seno agli organi del
potere centrale (e cioè in primis dal Congresso Nazionale) e ne sono destinatari
l‟Unione, i singoli Stati Membri, il Distretto Federale di Brasilia ed i Municipi; al
contrario, le norme speciali vengono emanate dagli organi aventi potere legislativo
all‟interno di ogni singolo Stato federato (a cominciare dalle Assemblee Legislative)
e sono applicabili esclusivamente entro i limiti della competenza territoriale di
ciascuno di essi.
68 Il termine può tradursi come “Pubblica Tutela Giudiziaria”. 69 Letteralmente: “O Estado prestarà assistencia juridica integral e gratuita aos que comprovarem
insuficiencia de recursos”. 70 Art. 134 – “A Defensoria Pública é instituição essencial à função jurisdicional do Estado,
incumbindo-lhe a orientação jurídica e a defesa, em todos os graus, dos necessitados, na forma do
art. 5º, LXXIV.”
49
Orbene, per quel che concerne la Defensoria Publica, ed in particolare, ancora una
volta, quella dello Stato di Rio de Janeiro71
, va detto che essa incontra una duplice
regolamentazione, laddove alla stessa fanno riferimento tanto norme nazionali
quanto norme statali.
Più precisamente, sul piano nazionale se ne occupano:
(i) la Costituzione Federale;
(ii) la Legge Complementare n. 80/94, integrativa della Costituzione Federale, ed
indirizzata pertanto – come accennato – all‟Unione, ai singoli Stati Membri ed al
Distretto Federale di Brasilia (con l‟esclusione dei Municipi, che non hanno
competenza legislativa in materia)72
;
(iii) la legge n. 1060/50 e successive integrazioni e modificazioni (da ultimo, la
legge n. 10317/2001), denominata Legge della Gratuità della Giustizia o Legge
dell‟Assistenza Giudiziaria.
Sul piano statale invece, la Defensoria viene regolamentata:
(i) dalla Costituzione Statale del 1989 e successivi emendamenti n. 16 e 24 (che ne
hanno definitivamente consacrato l‟autonomia finanziaria ed amministrativa);
(ii) la Legge Complementare n. 6/77, denominata – al pari della LC n. 80/94 –
Legge Organica della Defensoria, Statuto della Defensoria Publica, o Regime
Giuridico della Defensoria Publica;
(iii) la Legge n. 1490/89 e (iv) il Decreto n. 13351/89.
A bene vedere, le fonti statuali risultano maggiormente dettagliate rispetto a quelle
nazionali, cosicché si può dire che le integrano e le completano73
.
71 Lo specifico riferimento a quest‟ultima si spiega altresì tenendo presente che essa è stata oggetto
di una puntuale e tempestiva regolamentazione posta in essere anzitutto dalla ALERJ, l‟Assemblea
Legislativa dello Stato di Rio de Janeiro, e che, pertanto, la stessa viene sovente presa a modello da
quegli Stati che non hanno ancora definito compiutamente gli statuti delle proprie Defensorias, ovvero si accingono per la prima volta ad istituirne. 72 Li esclude l‟art. 24, n. XIII, C.F., per il quale “Compete all’Unione, agli Stati ed al Distretto
Federale legislare concorrentemente su: (…) § XIII assistenza giuridica e pubblca tutela
giudiziaria” (letteralmente “Compete à Uniao, aos Estados e ao Distrito Federal legislar
concorrentemente sobre: (…) § XIII assistencia juridica e defensoria publica”). 73 Si tenga però presente che, in caso di conflitto tra norme del genere, stante la diversità dei sistemi
di origine, non potrà chiaramente ricorrersi all‟applicazione del semplice criterio di successione
delle leggi nel tempo in forza del quale la legge posteriore abrogherebbe l‟anteriore; piuttosto, il
conflitto tra norme di diversa provenienza verrà risolto a favore della norma nazionale, che prevarrà
su quella statuale determinandone la c.d. sospensione di efficacia.
50
Ne risulta un sistema per il quale la Defensoria fornisce assistenza legale gratuita a
chi sia sprovvisto di mezzi, e lo fa non soltanto intervenendo nei procedimenti
giudiziari, bensì, parimenti, prestando consulenze e servizi di natura extragiudiziale.
Ciò perché, già a livello della Costituzione Federale, come si è visto74
l‟assistenza
da prestarsi viene definita “giuridica” e non già esclusivamente “giudiziaria” (come
accadeva nella precedente Costituzione del 1967, art. 153 § 32).
Inoltre, l‟assistenza deve essere “integrale”, il che implica il ricorso, da parte del
difensore, alla totalità dei mezzi disponibili nella difesa degli interessi dell‟assistito,
inclusi, se del caso, tentativi di conciliazione.
Quanto infine alla gratuità della prestazione ed alla necessaria mancanza di risorse
economiche dell‟assistito, si rinvia alla già citata legge 1060/50: sarà per il momento
sufficiente segnalare che la legge federale, quella nazionale e la giurisprudenza del
Tribunale Supremo concordano nel ritenere sufficiente, fino a prova contraria, la
dichiarazione scritta dell‟interessato attestante la carenza di risorse disponibili.
Quest‟ultima, a sua volta, è da intendersi alla stregua della concreta impossibilità di
far fronte alle spese del caso, e va valutata avendo riguardo non tanto all‟ammontare
delle entrate del soggetto (salario eventualmente percepito et similia), bensì,
piuttosto, alle spese familiari a carico dello stesso.
Inoltre, curiosamente, il presupposto della carenza di risorse dell‟assistito viene
meno in materia penale: l‟accesso al gratuito patrocinio della Defensoria Publica è
quivi consentito a chiunque, prevedendosi la fissazione da parte del giudice di un
onorario a favore del Centro di Studi Giuridici della Defensoria Publica nel solo caso
condanna di un soggetto possidente.
Conclusioni
Abbiamo visto come l‟ordinamento giuridico brasiliano garantisca il più ampio
rispetto del diritto fondamentale alla difesa di ciascun essere umano, organizzando il
processo secondo i principi del rito accusatorio, e concertando istituzioni a tutela
anche dei meno abbienti.
74 Il riferimento è ancora una volta al disposto dell‟art. 5, comma LXXIV, C.F.
51
Abbiamo visto però altresì come, nei fatti, le dichiarazioni programmatiche e di
principio contenute nella lettera della legge possano essere disattese, in forza di un
pregiudizio ideologico per il quale il cittadino meno abbiente viene più facilmente
accusato rispetto ad un connazionale appartenente alle classi più elevate.
Abbiamo altresì cercato di spiegare, insieme con le dottrine crominologiche, la
genesi di tale pregiudizio, e cioè la circostanza per cui la vita in contesti svantaggiati
sotto il profilo economico e sociale possa divenire, ma non è affatto certo che
divenga, una notevole spinta a delinquere.
L‟intenzione di chi scrive è naturalmente quella di associarsi alla denuncia di chi
teorizza la criminalizzazione della povertà.
Si auspica che il progressivo recepimento della dottrina dei diritti umani e
soprattutto il processo di sensibilizzazione in merito agli stessi, di cui si è dato atto
nel capitolo precedente, possano penetrare a fondo anche nella concreta applicazione
della giustizia, di modo che vengano pienamente rispettati due principi cruciali
dell‟ordinamento brasiliano e internazionale: il rispetto del diritto alla difesa, con
tutte le garanzie che lo assistono, e il divieto di ogni tipo di discriminazione.
52
Capitolo terzo
La piaga del lavoro minorile
di Suely MASTROPAOLO
“La vita di un bambino è come un pezzo di carta
sul quale ogni passante lascia un segno”
(Antico proverbio cinese)
53
Introduzione
“Io sono l'ottavo di dieci fratelli. Cinque maschi e cinque femmine. Vivo a Rio de
Janeiro e di giorno lustro le scarpe alla gente. È l'unica maniera per tirare avanti e
per aiutare mia madre”. Questa storia la racconta Jorge, ha otto anni e da due passa
l'intera giornata in strada, lavorando. Ha occhi neri lucenti, la faccia tonda e
sorridente e una pelle olivastra sporca del grasso che usa per pulire le scarpe dei
passanti. “Cerco di risparmiare tutto quello che incasso – spiega – ma non è
semplice. Ho un po' di amici. Ho i miei punti di riferimento e qualche volta qualcuno
mi tratta pure bene”. E la scuola? “Non ho tempo di andarci. Molto spesso sono
talmente stanco che a fatica riesco a tenere il cucchiaio per mangiare la minestra in
mano”.
Jorge è solo uno dei centosessantadue milioni di bambini, dai cinque anni, e
adolescenti, fino ai quattordici che lavorano. Queste sono le cifre drammatiche
diffuse, in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile. Ogni anno
l'International Labour Organization (ILO) redige il rapporto con i dati raccolti in
tutto il pianeta. “Pur se le statistiche del 2006 indicano una diminuzione del lavoro
minorile nel mondo, queste non cancellano la permanenza di questo flagello in
moltissime parti del mondo”, ha dichiarato l‟Organizzazione mondiale del lavoro
(OIL). Tra il 2000 e il 2004, il numero di bambini - lavoratori si è abbassato
dell‟11%, a 218 milioni di bambini - lavoratori. E gli ultimi dati disponibili stimano
il numero di minori coinvolti in lavori a rischio in 126 milioni nel 2004, con una
riduzione del 26 per cento rispetto al 2000. Secondo Geir Myrstad, capo progetto del
Programma internazionale per l‟eliminazione del lavoro minorile (IPEC, la sigla in
inglese), queste cifre mostrano che “siamo sulla buona strada. Il lavoro minorile può
essere eliminato definitivamente”. L‟ILO definisce le forme peggiori del lavoro
minorile come “ogni forma di schiavitù o di pratica analoga, il reclutamento forzato
o obbligatorio dei bambini per i conflitti armati”, come anche “usare, procurarsi o
offrire un bambino per la prostituzione, per la produzione di pornografia o per
attività pornografiche”, o per altre occupazioni illecite come “la produzione e il
traffico di stupefacenti”. Nella stessa categoria è incluso “il lavoro che, per la sua
natura o per le circostanze in cui si svolge, può essere dannoso per la salute, la
54
sicurezza o la morale dei bambini”. Eric Sottas, direttore dell‟Organizzazione
mondiale contro la tortura con sede a Ginevra (OMCT), ha dichiarato di essere
“compiaciuto per l’incoraggiante calo del lavoro minorile nel mondo, e per la
diminuzione delle sue forme peggiori”, ma che “l’OMCT è ancora preoccupata per
il significativo numero di bambini che ancora lavorano in condizioni a rischio,
comprese le vittime di violenza sul lavoro e di sfruttamento sessuale ed economico”.
Secondo Sottas, “è fondamentale capire che la mancanza di risorse delle famiglie è
la principale causa del lavoro minorile. La lotta contro la povertà è perciò
necessaria per arrivare all’eliminazione del lavoro minorile”. Un‟altra
raccomandazione dell‟ILO, riguarda la necessità di un approccio integrale nella lotta
contro questo flagello, il che significa coinvolgere nella campagna non solo il
ministero del lavoro, ma anche quelli dell‟educazione, della finanza e gli uffici di
pianificazione. Per lavoro minorile s‟intende ogni forma di lavoro svolta da minori al
di sotto di un‟età minima stabilita per legge. Agli Stati che hanno ratificato la
Convenzione 138 del 1973 sull‟età minima dell‟ILO, è richiesto di abbassare l‟età
minima di assunzione a 15 anni (14 per i paesi in via di sviluppo). Lavori leggeri
possono essere consentiti dai 13 anni (12 per i paesi in via di sviluppo). Mentre per i
lavori considerati pericolosi per la salute, la sicurezza o la moralità dei minori, l‟età
minima è di 18 anni. I dati del rapporto non distinguono però il lavoro minorile in
condizioni di sfruttamento da quello in situazioni degne.
55
1 – Le cause del lavoro minorile
Diverse sono le cause che favoriscono il lavoro minorile:
– Economiche. La prima causa di questo fenomeno è sicuramente la povertà.
Molte storie di sfruttamento partono dalla necessità di sfamare una famiglia che ha
perso il padre o che si è indebitata o più semplicemente che si è ampliata con l‟arrivo
di nuovi nati. E, insieme alla povertà, contribuiscono alla diffusione del lavoro
minorile la convenienza economica, derivata dal fatto che esso costa poco, a volte
niente, e il desiderio e/o la necessità di procurarsi un reddito anche minimo, tanto che
in alcuni casi sono le stesse famiglie a spingere i propri figli al lavoro, soprattutto,
quando il datore di lavoro paga il salario direttamente ai genitori o offre in cambio
cibo e vestiario. E, ancora, il debito pubblico: molti Stati, infatti, si sono indebitati
con altri governi o con banche straniere private. Il peso di questo debito è diventato
insostenibile per molti Paesi ed è aggravato dagli interessi e dalla rivalutazione del
dollaro. Nonostante i piani di aggiustamento strutturale proposti dal Fondo
Monetario Internazionale, nella seconda metà degli anni Ottanta, il potere d‟acquisto
medio delle famiglie dell‟America Latina è ulteriormente crollato.
– Sociali, in modo particolare l‟analfabetismo e l‟ignoranza inducono le famiglie a
sottrarre i propri figli alle normali attività, cui bambini e adolescenti dovrebbero
dedicarsi, obbligandoli a lavorare.
– Culturali e politiche. I bambini e gli adolescenti sono le fasce sociali che
maggiormente subiscono angherie e ricatti in quanto, non avendo coscienza
sindacale, diventano la forza lavoro ideale per gran parte dei datori di lavoro. A ciò,
si aggiungano le variabili culturali che aggravano il problema, sovrapponendo alle
complicazioni economiche, antiche e nuove disparità sociali, su cui domina quella
“di genere”, che fa sì che nel mondo le bambine siano, a parità di età e di
provenienza sociale, più penalizzate dei maschi. A molte di esse si nega ancora il
diritto all‟educazione di base, con l‟effetto di mantenerle ai livelli infimi della scala
sociale e di assoggettarle, una volta cresciute, allo sfruttamento da parte del marito. Il
lavoro minorile entra di forza in un gioco economico riferito a vari settori, da quello
agricolo a quello industriale, fino al servizio domestico e al turismo sessuale. In tale
56
contesto, bambini e adolescenti costituiscono la categoria sociale più debole e più
sfruttata, la categoria che paga il prezzo più alto delle mancanze legislative,
dell‟indifferenza umana e della stretta interrelazione povertà - lavoro minorile. La
povertà è una delle cause primarie del lavoro minorile che pregiudica la crescita
fisica e intellettiva dei minori. Essa è causa e, allo stesso tempo, conseguenza della
povertà futura tra le generazioni. In tale contesto, infatti, il lavoro minorile insieme al
grado di scolarità ricevuta ostacola i redditi futuri, i redditi nella vita adulta. Bisogna,
però, stare attenti a non tirare conclusioni affrettate: non sempre il lavoro minorile è
il frutto inevitabile della povertà, infatti, ci sono nazioni con un reddito pro capite
molto basso che hanno pochi bambini dediti alle attività lavorative e viceversa. Il
lavoro minorile è il frutto dell‟abbandono di chi deve affrontare da soli la propria
povertà e l‟istruzione è l‟unico vaccino efficace capace di stroncare questa piaga
tremenda. Il fabbisogno monetario, necessario a far sì che l‟istruzione diventi un
diritto concreto per tutti i bambini del mondo, ammonterebbe a diecimila miliardi di
dollari l‟anno, equivalenti a quattro giornate di spese militari mondiali. Senza scuola
e sanità gratuita, senza la solidarietà sociale che consente di soddisfare almeno i
bisogni di base, le famiglie devono chiedere a tutti i componenti, compresi i più
piccoli, di darsi da fare per rispondere a un unico imperativo: sopravvivere. Ciò
accade, principalmente, in quei Paesi i cui governi non attribuiscono la giusta priorità
ad aree come la salute, l‟istruzione e il benessere sociale, che sono alla base di un
adeguato sviluppo psico – fisico, in particolare dell‟infanzia, in una prospettiva di
crescita e benessere individuale e collettiva. Ciò accade, soprattutto, in quei Paesi
dove la prospettiva individuale del futuro è nulla, dove la risoluzione della quotidiana
lotta per la sopravvivenza, in particolare nelle famiglie con un basso reddito, è
affidata a bambini e adolescenti, obbligati ad assumersi responsabilità più grandi di
loro, cercando di collaborare al reddito familiare. Le cause del lavoro minorile,
quindi, sono multiple e complesse. L‟origine del problema richiede azioni dello Stato
e della società su tutti i fronti interessati, con la mobilitazione di tutte le energie
sociali e la creazione di strumenti legali e di meccanismi efficaci per la loro
applicazione, con la collaborazione e lo sviluppo di programmi efficaci,
fondamentali per combattere il problema.
57
2 – Il contesto territoriale e sociale
Il contesto della nostra indagine operativa è il Brasile, uno dei più grandi paesi
dell‟America Latina, con circa 184 milioni di abitanti e una superficie 32 volte più
grande dell‟Italia. Il Brasile, la miniera d‟oro chiamata “bambino”75, è la triste patria
di 20 milioni di poveri e di più di 40 milioni di minori che “hanno fatto della strada
la loro casa, del loro corpo il pasto per sfruttatori di ogni genere”. Affrontare il
problema della piaga del lavoro minorile significa prendere in esame i punti nodali
della questione, in particolare, i diritti umani (nascita, principi fondamentali di
funzionamento, diffusione), il contesto territoriale, socio - economico e legislativo di
attuazione, prestando particolare attenzione alle problematiche principali (istruzione,
lavoro minorile, giurisdizione minori), agli atti compiuti e agli sviluppi, nonché
all‟interrelazione istruzione – lavoro minorile che consideri in primo luogo le aree
territoriali interessate (urbane o rurali), al tipo di lavoro svolto con la specificazione
della loro pericolosità, le fasce d‟età coinvolti, la maggiore o minore partecipazione
delle famiglie al problema e, infine, l‟aspetto retributivo. In Brasile esistono
condizioni uniche, che contribuiscono a mantenere in vita la situazione spaventosa
nella quale versa una parte consistente dell‟infanzia locale. Tra esse, una riforma
terriera mai realizzata in toto e che, probabilmente, neppure il presidente Lula
riuscirà ad attuare; una disparità spaventosamente marcata tra chi ha e chi non ha; la
grande estensione del territorio brasiliano, enorme ed incontrollabile, sul quale sono
presenti decine di milioni di disperati, pronti ad abbattere l‟intera foresta amazzonica
se qualcuno fa credere loro che possano esservi poche once d‟oro o che quella terra
possa essere utilizzata per coltivare. E, accanto a ciò, non vanno dimenticate
l‟accentuata corruzione tra le sfere politiche e giudiziarie, la concentrazione della
ricchezza nelle mani di pochissimi, molti dei quali stranieri, grazie alle politiche
ultraliberiste adottate dai precedenti governi brasiliani, la presenza di almeno 20
milioni di analfabeti.
Le principali forme di lavoro minorile in Brasile sono:
- Il lavoro domestico di bambini e adolescenti è un fenomeno sommerso,
difficilmente quantificabile, ma molto diffuso. Malnutrizione, orari di
75 ”Infanzia negata, Piccoli schiavi nel pianeta globale” di Luca Leone, Prospettive Edizioni 2003.
58
lavoro massacranti e sfruttamento sessuale sono considerati come
complemento del loro impiego.
- Nelle piantagioni di canna da zucchero del Brasile, centinaia di migliaia di
bambini pagano con il lavoro forzato i debiti contratti dai genitori.
- Lo sfruttamento sessuale, che coinvolge circa un milione di minori ogni
anno nel mondo. L‟introito di enormi quantitativi di valuta straniera,
scoraggia molti Paesi ad attuare una seria politica di sradicamento di queste
pratiche. L‟abuso sessuale è, inoltre, una pratica molto diffusa per molti
datori di lavoro che, in questo modo, affermano la loro assoluta prepotenza
su persone non in grado di difendersi o di far valere i propri diritti più
elementari.
- Il lavoro nelle industrie e nelle piantagioni comprende attività pericolose
e pesanti che sottopongono il fisico dei minori a gravi rischi. Essi rischiano
la vita a causa di metodiche lavorative antiquate e pericolose.
- Un bambino che vende bevande o lucida le scarpe in strada o che raccoglie
in una discarica rifiuti da riciclare è, innanzitutto, un bambino che lavora. Il
lavoro di strada è spesso facile bersaglio di azioni repressive a volte
spietate, condotte in nome dell‟ordine pubblico e della difesa della
proprietà.
- Il lavoro familiare si svolge nella casa o nel campo dei propri genitori e
molte volte impedisce la frequenza della scuola o pregiudica uno sviluppo
sano nelle fasi più delicate della crescita. Il livello eccessivamente basso
dei salari dei genitori a volte è alla base del lavoro familiare dei bambini.
Secondo alcuni studiosi del lavoro infantile in Brasile, il tipo di lavoro che i
bambini svolgono nelle periferie urbane povere e nella zona rurale abbraccia diversi
settori: tagliano la canna, raccolgono caffè e frutta arance, vendono dolci,
sorvegliano le macchine, lucidano le scarpe, ecc. Nei sobborghi delle metropoli
cresciute a dismisura, invece, migliaia di bambini sono gettati sulle strade per il
mercato della prostituzione o per il traffico di droghe. In città i bambini lavorano
nelle micro imprese o nei settori marginali e, spesso, irregolari del commercio, come
mercati e bancarelle per le strade. Il lavoro di strada rende i bambini bersaglio di
azioni repressive, a volte spietate, condotte in nome dell‟ordine pubblico e della
59
difesa della proprietà. Ai problemi della sopravivenza quotidiana si aggiunge, così, il
rischio della detenzione. Per lenire i morsi della fame, dei dolori o del freddo, questi
bambini spesso utilizzano droghe sintetiche, molto dannose per l‟organismo.
"La maggioranza dei meninos de rua viene da quartieri emarginati, da famiglie
disgregate, distrutte dalla povertà, incapaci di assistere i loro figli, che li
maltrattano e li obbligano a guadagnarsi la vita da soli. Il furto e la prostituzione
sono le forme più facili per guadagnare soldi. Mendicare è molto pericoloso perché
li fa diventare obiettivo degli squadroni della morte che li minacciano
costantemente" ha affermato Tess Alves, membro del Movimento Nazionale dei
Meninos e Meninas da Rua dello Stato di Cearà (Brasile), in un‟intervista
concessa a periodico locale. A suscitare preoccupazione nel governo brasiliano è
oggi il “lavoro domestico” perché “invisibile”. Secondo i dati relativi all‟anno 2001
dell‟IBGE, 494.002 tra bambine e adolescenti tra 5 e 17 anni, lavoravano come
domestiche in case di terzi. Le bambine normalmente abitano nelle case, dove
lavorano in condizioni di semi schiavitù, spesso malnutrite, maltrattate, sottoposte a
orari massacranti con circa 48 ore settimanali di lavoro senza alcun riposo alla fine
della settimana, con uno stipendio bassissimo. Alcune addirittura non hanno
nemmeno uno stipendio minimo perché i padroni affermano che già offrono loro
casa e cibo. Secondo un‟indagine realizzata nel novembre 2003 dall‟Ong “Progetto
Meninos e Meninas de Rua”, i soldi guadagnati dai bambini nelle strade di una
metropoli come Guarulhos, nella Grande São Paulo, corrispondono al 62 % del
reddito delle loro famiglie. Per Ariel de Castro Alves, Vice presidente dell‟Ong, il
dato dimostra che le famiglie, purtroppo, dipendono dai bambini per la
sopravvivenza. E‟ quindi evidente che la povertà familiare, insieme con la domanda
del mercato di mano d‟opera non professionale a basso costo e la tradizione socio -
economica esistente in Brasile, è tra le cause che spingono i bambini a entrare
precocemente nel mondo di lavoro. Secondo l‟antropologa Carmen Siqueira Ribeiro
dos Santos Nogueira, la persistenza del lavoro minorile in Brasile è certamente in
relazione al livello di povertà delle famiglie. Ma questo non spiega da solo il
problema. Secondo la studiosa, il lavoro infantile è associato a una serie di carenze
che riguardano il numero maggiore di persone da mantenere, la dipendenza in
particolare dei minori di 15 anni e delle persone oltre i 65 anni, le condizioni
60
estremamente precarie delle abitazioni, i livelli d‟istruzione molto bassi riscontrati tra
i capi famiglia.
3 – Il contesto legislativo: la distanza tra legge e realtà
Per salvaguardare la salute fisica e mentale dei più giovani e i loro diritti, gli
organismi internazionali e gli stati hanno emesso numerose disposizioni, ma con
pochi risultati. Tra essi:
1. La Dichiarazione dei Diritti del Bambino (o Dichiarazione di Ginevra)
approvata nel 1924 dalla quinta Assemblea generale della Lega delle Nazioni.
Si fonda su 5 principi:
a. Il bambino ha diritto a uno sviluppo fisico e mentale.
b. Il bambino ha diritto a essere nutrito.
c. Il bambino ha diritto a essere curato (e a essere soccorso per primo in caso di
calamità).
d. Il bambino ha diritto a essere riportato a una vita normale, se demoralizzato.
e. Il bambino ha diritto a essere accudito e aiutato, se orfano.
2. La (Nuova) Dichiarazione dei Diritti del Bambino nel 1959, cui furono
aggiunti 5 principi fondamentali ai 5 già esistenti, e precisamente:
- Il bambino ha diritto a un sano sviluppo psico-fisico.
- Il bambino ha diritto a non subire discriminazioni.
- Il bambino ha diritto ad avere un nome, una nazionalità, l‟assistenza e la
protezione dello Stato di appartenenza.
- Il bambino ha diritto all‟educazione.
- Il bambino ha diritto a cure particolari nel caso sia afflitto da handicap fisico
o mentale.
3. La Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, approvata il 20
novembre 1989 a New York dall‟Assemblea generale delle Nazioni Unite (ad
oggi ratificata da 191 paesi).
4. Il Piano d’Azione – Summit mondiale per i Bambini, 1990.
61
5. Il Programma d’Azione del Congresso mondiale contro il commercio
sessuale e lo sfruttamento dei Bambini 1996.
6. La Conferenza di Amsterdam sul lavoro minorile, 1997.
7. La Dichiarazione di Cartagena sull’eliminazione del lavoro minorile, 1997.
8. La Convenzione N. 182 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro
adottata il 17 giugno 1999 dall‟International Labour Organization, sulla
proibizione delle forme peggiori di lavoro minorile e all‟azione immediata per
la loro eliminazione.
9. Il Congresso Mondiale contro lo sfruttamento sessuale dell’infanzia per
fini di lucro (o CONFERENZA di STOCCOLMA), organizzato nell‟agosto
1996 dal governo svedese, dall‟Unicef e da numerose organizzazioni non
governative.
10. La Conferenza di Oslo sul Lavoro Minorile, ottobre 1997.
Questi i Diritti dei Bambini sulla carta e a parole. Tutto questo è stato scritto, detto e
proposto.
4 – Cosa stabilisce la legge per proteggere i bambini eadolescenti?
Attualmente, l‟estinzione del lavoro minorile è nel mirino del governo brasiliano,
che sta promovendo azioni integrative per garantire ai bambini e ad adolescenti il
diritto alla vita e al suo normale sviluppo e degli organi internazionali, che
combattono e appoggiano le misure atte a risolvere il problema.
La legislazione brasiliana relativa alla regolamentazione del lavoro minorile, risale
al lontano 1891 (appena alcuni anni dopo l‟abolizione della schiavitù), al decreto
1.313, che stabiliva che i bambini di sesso femminile, con età compresa tra i 12 e i 15
anni, e quelli di sesso maschile, tra i 12 e 14 anni, avrebbero dovuto avere una
giornata massima di 7 ore, che diventava di 9 per i bambini maschi tra i 14 e 15 anni.
In seguito, il Primo Codice del Minore dell‟America Latina, 1927, vietava il lavoro
ai minori di 12 anni e quello notturno ai minori di 18 anni. Nel 1943, la
Consolidazione delle Leggi del Lavoro (CLL) affrontava il problema in modo molto
ampio, tentando di definire un‟età minima lavorativa, portata a 12 anni, e stabilendo
62
le condizioni lavorative. Nel maggio del 1997, in occasione della Prima Riunione
Ibero - Americana sull‟Estinzione del Lavoro Infantile (Cartagena dell‟Indie), il
Governo brasiliano, rappresentato dal Ministero del Lavoro, firmava la Dichiarazione
di Cartagena con cui si rinforzavano i compromessi dei paesi partecipanti a
riconoscere i diritti dell‟infanzia come i fondamenti dei diritti umani. In tale
occasione, tutti i paesi s‟impegnavano a:
1. Promuovere la crescita economica che risulti nella scomparsa della povertà.
2. Rinforzare le attività necessarie per combattere il lavoro minorile, tramite
strategie che coinvolgano i diversi livelli sociali.
3. Creare comitati nazionali per mettere in atto il Piano Nazionale di Azione
Contro il Lavoro Minorile.
4. Stabilire un sistema regionale d‟informazioni per meglio seguire i lavori dei
comitati.
Poi, la Legislazione brasiliana, affianco di questa Dichiarazione, nel Capitolo V -
Diritti a una Professione e alla protezione sul lavoro - (Nuova redazione data,
secondo Emenda Costituzionale n° 20 del 16 dicembre 1998) sanciva che:
1. “E‟ vietato qualsiasi lavoro ai minori di 16 anni, salvo come apprendista, a
partire dai 14 anni”(Art. 60).
2. “La protezione al lavoro degli adolescenti è regolamentata da una legislazione
speciale, senza interferire nell‟articolo anteriore” (l‟Art. 61).
3. “Si considera apprendista secondo le basi delle legislazioni dell‟educazione in
vigore, la formazione tecnico-professionale va comunque supervisionata
secondo queste basi “(Art. 62).
4. “ La formazione tecnico professionale ubbidirà ai seguenti principi” (Art. 63):
- “garanzia di accesso e frequenza obbligatoria all‟insegnamento regolare”;
- “attività compatibile con lo sviluppo dell‟adolescente”;
- “orario speciale per l‟esercizio delle attività lavorative”;
5. All‟adolescente fino a 14 anni è assicurata una borsa di apprendista” (Art.
64).
6. “All‟apprendista, con più di 14 anni, sono assicurati i diritti lavorativi e
previdenziali” (Art. 65).
63
7. “All‟adolescente portatore di handicap è assicurato il lavoro protetto” (Art.
66).
8. “All‟adolescente impiegato, apprendista, in regime familiare di lavoro, allievo
in scuola tecnica, assistito o no di qualsiasi associazione non governamentale,
è vietato il lavoro” (Art. 67):
a. “notturno, svolto dalle ore 22 di un giorno fino alle ore 5 del giorno
successivo”;
b. “pericoloso, penoso o insalubre”;
c. “realizzato in ambienti non insalubri al suo sviluppo fisico – morale –
sociale”;
d. “realizzato in orari che non lo permettono di frequentare la scuola”.
9. “Il programma sociale che ha come base il lavoro educativo, sotto
responsabilità di entità governativa o no senza scoppi lucrativi, dovrà
assicurare all‟adolescente che partecipa a questo programma condizioni di
lavorare ricevendo un contributo regolare” (Art. 68).
10. “L‟adolescente ha diritto ad una formazione professionale e di protezione nel
lavoro, osservando le seguenti condizioni” (Art. 69):
a. “rispetto alla condizione peculiare di persona in sviluppo”;
b. “insegnamenti professionali adeguati al mercato lavorativo”.
Ovviamente i bambini e adolescenti sono tutelati anche dalle norme dell‟Unicef.
Purtroppo, queste leggi sono spesso ignorate dai datori di lavoro e dagli stessi
bambini che, dovendo contribuire al reddito familiare, preferiscono il lavoro notturno
che è quello più redditizio, trasgredendo completamente le leggi. In Brasile,
nonostante gli impegni assunti in campo internazionale, si configura il mancato
rispetto dei principi fondamentali dello Stato democratico di diritto. Rispetto alle
tante situazioni di sfruttamento minorile, in linea di principio, in Brasile, si configura
il mancato rispetto dei principi fondamentali dello Stato democratico di diritto - che è
il modo in cui si definisce nella sua Costituzione lo Stato brasiliano. La totale
carenza da parte dei rispettivi governi e società d‟interventi capaci di instaurare e
assicurare il rispetto dei diritti e della dignità umana comporta danno manifesto per la
dignità di milioni di esseri umani, soprattutto bambini e adolescenti, in maggioranza
64
poveri e socialmente discriminati, configurando una grave offesa alle esigenze etiche
e giuridiche dei diritti umani.
Sulla base di una documentazione dettagliata dei fatti e di argomentazioni
giuridiche, nell'atto di accusa è stato proposto il riconoscimento della responsabilità
dei poteri costituiti, inclusi i governi federale, statali e municipali, per omissioni note
e comprovate o abusi di autorità, riguardanti:
a. Abuso e sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti;
b. Mortalità materno - infantile e sue relazioni con gli standard minimi di
sussistenza e prestazione di servizi sanitari;
c. Sfruttamento del lavoro minorile;
d. Traffico di droghe e programmi specializzati di prevenzione e assistenza di
bambini e adolescenti;
e. Bambini e bambine di strada e nella strada, con riferimento alle misure
preventive di assistenza, individuando l'esclusione sociale e morale e anche la
tolleranza e l'esistenza di fatti illegali;
f. Mancato rispetto dei “Conselhos dos Direitos" e "Conselhos Tutelares”.
Sullo sfruttamento di manodopera minorile i dati evidenziano che, oltre ai lavori
dannosi o pericolosi, formalmente condannati da tutti, vi sono anche una gran
quantità di forme di sfruttamento lavorativo, considerate leggere e, quindi, tollerate e,
certe volte, persino favorite. Secondo alcuni, questi lavori servirebbero a educare i
bambini e, soprattutto, sarebbero la soluzione per togliere i bambini dalla strada. In
realtà, tutti i lavori svolti da bambini sono dannosi: costituiscono sempre
sfruttamento e una grave violenza al loro sviluppo psicosociale. I bambini che
lavorano, pur riuscendo a frequentare la scuola, raramente raggiungono un
rendimento positivo (ciò che costituisce un fattore importante di evasione scolastica).
Le ricerche condotte in questo campo sottolineano specificamente che gli
insegnanti ignorano o non si preoccupano, del fatto che i loro studenti lavorano. C'è
quindi un problema culturale che richiede una trasformazione di mentalità, per far
comprendere alla società il danno e la violenza che la perdita dell'infanzia costituisce
per il bambino.
65
5 – Bambini e bambine di strada e nella strada
La storia dei bambini e bambine di strada e nella strada è forse una sintesi della
storia del Brasile:
- Della sua urbanizzazione accelerata e che ha portato a molteplici realtà
urbane caratterizzate da fenomeni consistenti di emarginazione socio -
economica;
- Delle condizioni di lavoro e di vita precarie e instabili di un numero
straordinario di famiglie;
- Di una situazione di violenza intra - familiare (molte volte conseguenza di
difficoltà economiche drammatiche e di deficit culturali ancora maggiori);
- Dell‟assenza di progetti pedagogici che rispondano alla specificità e alla
diversità di educandi provenienti da diversi strati sociali, con l‟aggravante
della mancanza di controllo e sostegno economico e istituzionale per le
scuole.
I dati descrivono non solo la complessità e l'estensione del problema, ma anche il
crescere costante di violenza ed emarginazione come caratteristica strutturale della
società in cui vivono questi bambini e bambine. C'è una tendenza precisa (non
stimolata dalle azioni delle autorità competenti, ma spesso incoraggiata da una parte
dei mezzi di comunicazione) a considerare tali bambini e bambine come aggressori,
che hanno più bisogno di repressione che di diritti. I tagli drastici, dai bilanci di
Unione, Stati e Municipi, dei fondi destinati a implementare i dettami dello Statuto
del Bambino e dell'Adolescente, sono indicatori della mancanza di un progetto di
lungo termine per questa popolazione che, alle volte, è protagonista di violenze, ma
che soffre soprattutto come vittima di un modello di società e di autorità di governo
che, capovolgendo la logica e lo sguardo, considera gli esclusi come colpevoli del
mantenimento dello stato di emarginazione, criminalizzandoli.
Altro problema dell‟infanzia brasiliana riguarda i Bambini e adolescenti vittime
delle droghe, riguardo al quale diversi sono i programmi d‟intervento e aiuto per
questa popolazione di bambini e adolescenti vittime delle droghe, particolarmente
toccata dalle violenze di strada e tossicodipendenti. La criminalizzazione, piuttosto
che la prevenzione e la riduzione del danno, rimane la regola più comune applicata
66
dalle autorità, che destinano, d'altra parte, risorse assai scarse alle iniziative
istituzionali e non governative che operano per cambiare questo stato di cose
Programmi di questo tipo dovrebbero, almeno per definizione, essere pianificati sul
lungo periodo, se vogliono avere una minima probabilità di influenzare
positivamente una situazione tanto degradata ed estesamente controllata da gruppi
illegali che dominano territori sottratti al potere dello stato. Alla violenza di
quell‟incarceramento personale, che è la droga, si somma per questi bambini e
adolescenti la violenza, così spesso fatale, di essere “clienti prigionieri” di un
mercato che le autorità competenti non sembrano poter o voler reprimere seriamente.
Le implicazioni globali e veramente tragiche della situazione di mancanza di un
progetto positivo per bambini e adolescenti, sommata al mancato rispetto degli
obblighi fondamentali previsti dalla legislazione brasiliana, sono evidenti.
Un esempio della tragica condizione dell‟infanzia brasiliana sono le strutture della
FEBEM (Fondazione statale per il benessere del minore). Esse sono il prodotto di
un‟ingiusta politica di penalizzazione che, a sua volta, esprime una risposta del
potere politico e giudiziario alla pressione di quella parte della società civile che
privilegia il mantenimento della sicurezza per i propri diritti patrimoniali, a
detrimento del rispetto fondamentale per il diritto delle persone. In essa:
- Il sovraffollamento raggiunge indici paurosi: 1600 adolescenti fra i 14 e i 18
anni, invece dei 350 previsti.
- Le condizioni detentive, che superano il massimo previsto di 45 giorni,
possono essere classificate solo come subumane; gli adolescenti sono costretti
a rimanere seduti per terra in posizione fissa tutto il giorno.
- Da 12 a 15 persone dormono in stanze senza aria e luce sufficienti, che
dovrebbero ospitarne due.
In tale contesto, le pratiche di pene corporali e trattamenti "degradanti"
classificabili come tortura sono esperienza quotidiana. D'altra parte, l'esistenza nella
stessa struttura di un‟esperienza modello (numericamente molto limitata) di
riabilitazione sociale progressiva serve solo a dare più risalto al grado di violazione
intollerabile dei diritti, definiti come inviolabili dalla legge, che avviene in quella e
verosimilmente in altre strutture destinate a ospitare adolescenti. La FEBEM, che è
già stata oggetto d‟innumerevoli denunce e indagini parlamentari, è stata di recente
67
teatro di fatti tragici per gli adolescenti che vi erano incarcerati. La prigione della
FEBEM, è un'espressione, allo stesso tempo simbolica e tragicamente reale, radicata
com‟è nel centro di uno Stato che produce il 40% della ricchezza del Brasile, di un
paese che è un paradiso legislativo per bambini e adolescenti, e nello stesso tempo ne
può programmare la vita in un campo di concentramento che potrebbe essere
immaginato solo in un incubo.
I dati rilevati dall‟IBGE e dallo PNAD, organi che gestiscono i censimenti in
Brasile, nonostante non registrino informazioni riguardanti la zona agricola della
Regione nord, dimostrano che, in questo Paese, il numero dei bambini - lavoratori è
enorme, nonostante negli ultimi anni si sia rilevata una notevole flessione. Secondo
le indagini dell‟Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), nel 1992
lavoravano 9,7 milioni di bambini e adolescenti di età compresa tra 5 e 17 anni.
Infatti, su 43 milioni di bambini e adolescenti, lavoravano 7,7 milioni. I dati
concernenti il 1995 indicano che in quel periodo il 3,6 % dei bambini compresi in
una fascia di età dai 5 ai 9 anni, vale a dire 581,3 mila bambini, in quel periodo
lavorava con una giornata lavorativa di circa 16 ore. Di essi, il 63,2 % erano occupati
nel settore agricolo, come lavoratori in proprio; del numero totale di questi bambini,
il 75 % di loro, il capo famiglia, era occupato in attività agricole e il 61% in lavori
autonomi; il 51,7% di questi bambini risiedeva negli stati del Nord - est brasiliano.
La percentuale dei bambini-l voratori, compresi in una fascia di età tra i 10 e i 14
anni, sostanzialmente più alta, è rappresentata dal 18,7 %, vale a dire da 3,3 milioni
su un totale di circa 17,6 milioni di bambini appartenenti a questa fascia di età. Il
lavoro da essi svolto era prevalentemente maschile (87,4%), circa il 54,6% di loro
aveva come domicilio una zona rurale.
Nel 2001, 5,4 milioni di bambini dai 10 ai 17 anni erano impegnati in tutto il
Brasile. I dati riguardanti il 2008, rilevati da una ricerca pubblicata sul quotidiano
"Estado de São Paulo" indicano che, attualmente, in Brasile la piaga del lavoro
minorile è lontana dall'essere debellata. Oggi, i bambini – lavoratori sono più di un
milione, contro 1,2 milioni del 2007 e ciò nonostante il tetto minimo dei quattordici
anni fissato per legge. Secondo i dati dell'Istituto brasiliano di geografia e statistica
(Ibge), il fenomeno è molto diffuso. Degli 1,2 milioni di minori interessati, 157.000
avrebbero tra i cinque e i nove anni. La statistica rivela che il 60 % dei bambini -
68
lavoratori non sono nemmeno pagati: in cambio della loro opera ricevono vitto e
alloggio. La maggiore concentrazione di lavoro minorile risulta ancora nel Nord-est,
dove le maggiori richieste riguardano le mansioni di tipo agricolo, da svolgere
anzitutto nelle piantagioni di canna da zucchero. La settimana lavorativa dei bambini
brasiliani dai 5 ai 9 anni, in media è di 12 ore settimanali, mentre quella delle
bambine dai 10 ai 13 anni è di 22 ore settimanali. Per gli adolescenti tra i 16 ed i 17
anni si arriva a una media di 37 ore settimanali.
Secondo Pedro Americo de Oliveira, dell‟Organizzazione Internazione del Lavoro
(ILO) negli ultimi dieci anni il Brasile è riuscito a ridurre del 35% il numero di
bambini e adolescenti sfruttati nel mondo del lavoro. Secondo Eduardo Nunes,
presidente dell'Istituto brasiliano di geografia e statistica, sul fenomeno pesano fattori
culturali e, più ancora, fenomeni di povertà. "In Brasile - ha affermato Nunes - il
reddito familiare medio è di circa 240 euro al mese, più del doppio rispetto a quello
delle famiglie più bisognose con bambini lavoratori tra i cinque e i quattordici anni".
Lo studio evidenzia, poi, che l'alfabetizzazione è ferma all'80 % per i bambini e gli
adolescenti che lavorano, mentre sale al 94 % per quelli che non lavorano.
I punti nodali dell‟analisi riguardano:
1. La „Distribuzione dei bambini – lavoratori in età compresa tra i 10 e i 14 anni,
in relazione alla situazione domiciliare‟ (a tale proposito, si veda la Figura 1).
2. I settori lavorativi che vedono impiegati i bambini – lavoratori dai 10 ai 14
anni (a tale proposito, si veda la Figura 2).
3. Lo stipendio percepito da questi minorenni.
69
Figura 1
Il grafico della Figura 1 analizza la „Distribuzione dei bambini – lavoratori in età
compresa tra i 10 e i 14 anni, in relazione alla situazione domiciliare‟. Da esso risulta
che:
- Il 47,5 % dei bambini sono localizzati nel nordest e il 23,8% nel Sudovest.
- Dal numero totale di bambini, vale a dire 1,48 milioni, con domicilio urbano,
il 34,1% si trovava al Nord - est, mentre il 33,1% al sud, il che dimostra un
certo „equilibrio‟ tra le due regioni. Diversamente, per quanto riguarda i
bambini che avevano domicilio rurale, vale a dire 1,78 milioni, che vede un
numero di bambini con domicilio nel Nord – est equivalente al 58,6 %, in
contrapposizione al 16 %, domiciliato nel sud. Questo conferma la maggiore
presenza lavorativa, di per sé nota, dei bambini - lavoratori nelle zone rurali
del Nord – est.
70
Figura 2
Il grafico della Figura 2 analizza i „Settori lavorativi che vedono impiegati i
bambini – lavoratori dai 10 ai 14 anni‟. Da esso si evince che la principale
occupazione minorile è quella nel settore agricolo, che vede l‟impiego del 58,27 %
dei bambini in agricoltura (fattorie, pollai, piantagioni, etc.) contro il 23,1%
impiegato in attività diverse (negozi, fabbriche, officine e uffici). Il fenomeno, che
riguarda fondamentalmente le zone rurali, in particolare le piantagioni di zucchero di
canna e la produzione di carbone vegetale, in gran parte appartenenti alle stesse
famiglie dei minori, è spiegato grazie alla strategia dei genitori che utilizzano
l‟inserimento dei loro piccoli nel mondo del lavoro come strategia per coprire le
quote di produzione e per accrescere la produzione e, quindi, l‟aumento il reddito.
Una strategia che, pur essendo giustificata da una razionalità economica
immediata, che assicura la sopravivenza della famiglia, si trasforma con il passare
del tempo in un elevato costo sociale che accresce e contribuisce al perdurare della
povertà e della diseguaglianza dentro e tra le generazioni, che è accresciuto grazie
anche al lavoro minorile presente al di fuori del contesto e quindi lontano dalla
protezione familiare. Un altro aspetto importante riguarda lo stipendio percepito dai
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bambini – lavoratori. Un‟indagine dimostra che il 56,6 % dei minori lavoratori non
riceveva nessuna remunerazione e tra quelli che ricevevano uno stipendio, l‟88,8 %
guadagnava una somma fino a uno stipendio minimo, di circa € 56,00 mensili.
6 – Borsa - Scuola, un incentivo all’insegnamento
Lo scopo di questa iniziativa è promuovere l‟educazione dei bambini appartenenti
alle famiglie di basso reddito, assicurando la sua permanenza nella scuola, tramite
incentivo finanziario, contribuendo a un miglioramento del paese e stimolare la
creazione di una cultura scolastica positiva tra le persone meno fortunate
economicamente e recuperare la dignità e l‟auto stima della popolazione esclusa, con
la speranza di garantire un futuro migliore ai loro figli, usando l‟educazione. Il lavoro
infantile rende più della Borsa scuola, il progetto funziona nelle zone interne, ma nei
centri urbani, è molto meno attraente.
„Antonio Baptista, 12 anni, lavora come ambulante nel centro di San Paolo,
vendendo articoli di cancelleria. Circa un anno fa, Antonio si è trasferito dalla
Bahia a San Paolo, dove vive con la sorella. Non frequenta più la scuola e afferma
che non ha intenzioni di cambiare il lavoro per la Borsa Scuola. Motivo: guadagna
all’incirca € 6,26 al giorno, contro € 4,70 mensili che la sua famiglia riceverebbe se
lui frequentasse la scuola‟.
Nelle grandi città, il programma rischia di non compiere il suo principale obiettivo,
stimolare i bambini a frequentare la scuola in cambio di un incremento nel reddito
familiare. Quando lavorano nelle strade, guadagno di solito molto di più da quanto
offre la borsa fornita dal governo. Pertanto, se non appoggiato ad altre politiche di
miglioria della qualità di vita, la Borsa Scuola rischia di non poter compiere la sua
funzione. Il combattimento efficace del lavoro infantile e adolescenziale si basa su 3
fattori: educazione, fiscalizzazione e fonte di reddito. Le strategie usate sono giuste e
le prospettive sono buone. Le statistiche dimostrano che la riduzione del lavoro
infantile è assai diminuita, nonostante ciò, i progetti ufficiali non siano ancora
sufficienti per sostenere la gravità del problema.
Il Governo mantiene 3 progetti:
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1. Il Peti.
2. La Borsa – Scuola.
3. L‟agente giovane dello sviluppo sociale e umano.
I due primi progetti, dedicati ai bambini dai 7 a 14 anni, sono imperniati sul
pagamento di una borsa mensile legata alla frequenza scolastica.
Il terzo progetto è destinato ai ragazzi tra 15 e 17 anni.
Purtroppo il Peti non sta ottenendo i risultati aspettati: molti ragazzi lasciano il
programma per tornare a lavorare, perché hanno bisogno di mantenersi.
L‟obiettivo dell‟Agente Giovane è lavorare intorno a questo problema, ma la sua
scala di ricevimento è ancora insufficiente, poiché lavorando soltanto con 24 mila
ragazzi a Pernambuco e Mato Grosso do Sul.
Il Ministero dell‟Educazione cerca di combattere questo problema con la
fiscalizzazione e l‟identificazione delle aree, dove esiste questo tipo di problema. La
fiscalizzazione è fondamentale per estinguere il lavoro minorile, il Ministero conta su
3.300 fiscali in tutto il paese senza parlare dell‟appoggio dei comuni. Purtroppo il
lavoro nelle grandi città, per molti di questi bambini è il lavoro notturno. Quelli che
non trovano lavoro nelle fabbriche e che non hanno possibilità di svolgere un lavoro
autonomo (come ambulante per esempio), svolgono delle mansioni vergognose:
raccolgono le lattine di bibite in alluminio, che poi sono vendute adincirca € 0,30 al
kg oppure la carta che è venduta a un prezzo ancora più basso, questi materiali
riciclabili sono poi venduti alle fabbriche di riciclaggio. Ci sono anche quelli che in
tarda serata lavano i taxi e mezzi di trasporto pubblico. Quest‟assurdo lavoro
notturno porta il bambino a un basso rendimento scolastico e alla non frequenza della
scuola, poiché il lavoro è sempre più redditizio degli incentivi del Governo.
7 – Le azioni future e la Borsa – scuola
Ovunque si presenti, il problema non si risolve se non con un'attività pianificata in
loco e progettata adeguatamente.
Il sindacato Metalmeccanico Brasiliano (CNM-CUT) ha elaborato un progetto,
meglio specificato di seguito, che si articola partendo dall'analisi dell'esistente per
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arrivare alla creazione di un Sito Internet, a disposizione della CNM - CUT di
Belèm, ove inserire informazioni utili alla lotta contro il lavoro minorile. Tra l'altro,
combattere il lavoro minorile in Brasile, non significa solo che i bambini lavorino,
ma sopratutto significa mettere in condizione i componenti adulti delle loro famiglie
di essere preparati a entrare nel mercato del lavoro, sia aiutandoli con corsi di
formazione che orientando verso le occupazioni più richieste nella realtà del paese.
La FIM Nazionale, in partnership con ISCOS - CISL, partecipa al progetto della
CNM - CUT che si articolerà in tre anni, certa di ottenere nel Paese le risposte e i
contributi che l'iniziativa merita.
Il progetto consiste nel
1. Creare una rete sindacale per il monitoraggio dell'infanzia carente. Prima di
agire, diventa essenziale conoscere il fenomeno nel dettaglio, perché i dati
ufficiali non sempre rappresentano la realtà.
2. Formare gli operatori di comunità per combattere il lavoro minorile. Gli
operatori di comunità sono necessari per raggiungere le famiglie ove sono
presenti bambini che lavorano e iniziare con loro un percorso di
coinvolgimento contro il lavoro minorile.
3. Formare professionalmente le famiglie dei minori che lavorano. La
Formazione professionale è la strategia che permette ai genitori dei bambini
che lavorano, o alle persone adulte che fanno parte di quelle famiglie, di
potersi specializzare per meglio incontrare la domanda di lavoro che viene
dalle imprese presenti sul territorio.
4. Sostenere le iniziative di lavoro e di reddito. Il sostegno si compie attraverso
l'assistenza ai nuovi qualificati, nelle procedure di accesso ai finanziamenti
per la creazione di lavoro in loco.
5. Favorire l‟azione dei sindacati metalmeccanici per l'introduzione di clausole
sociali. Con quali azioni si possono introdurre clausole sociali contro il lavoro
minorile? Una via è quella del boicottaggio delle multinazionali che operano
in Brasile e che nella loro filiera produttiva utilizzano materie prime e/o
semilavorati provenienti da aziende che sfruttano i minori.
Per far questo, diventa necessario il coinvolgimento dei Sindacati mondiali
attraverso la creazione di un Sito Internet presso la CNM - CUT. In Brasile, a Sao
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Luis e a Rio de Janeiro, Terre des hommes (Tdh) e le organizzazioni partner si
occupano del reinserimento dei bambini della strada e della promozione dei loro
diritti, mentre a Fortaleza l‟impegno è rivolto alla lotta contro lo sfruttamento del
lavoro minorile. A Sao Luis Terre des hommes lavora con una rete composta di 24
organizzazioni e a Rio de Janeiro con una rete di 16 organizzazioni, che si adoperano
con interventi presso i bambini, il personale degli istituti e le istanze politiche per la
promozione dei diritti dei bambini della strada. Protezione giuridica, formazione
professionale, centri di accoglienza, attività ludiche e educative, sono le prestazioni
offerte. La collaborazione con giudici, assistenti sociali, psicologi e educatori
permette al 95 % dei bambini e degli adolescenti di ritornare nella famiglia di origine
o di accoglienza. Il circo Baixada, fondato nel 2002 vicino a Rio, propone ai bambini
corsi artistici e attività circensi. Offre, inoltre, accompagnamento scolastico e
psicologico e assistenza alle famiglie. A Fortaleza, l‟organizzazione partner lotta
contro lo sfruttamento del lavoro minorile nelle strade e propone attività ludiche e
educative.
Conclusioni
Alex Baiao viveva nelle strade di Rio de Janeiro dall‟età di 7 anni, svolgendo vari
lavoretti per aiutare la mamma. Chiedere la carità faceva parte della vita quotidiana:
dimostrava molta ingegnosità per convincere i passanti. Era altrettanto determinato
nei confronti dei compagni ed era molto bravo nell‟eseguire esercizi acrobatici.
Avvicinato dagli educatori del Circo Baixada, è stato invitato a partecipare alle
attività sotto la tenda. All‟inizio non rispettava le regole e disturbava. Qualche mese
più tardi gli è stato proposto di far parte della compagnia "Trupe de Brinquedos"
(Compagnia dei giocattoli) che presentava degli spettacoli a Queimados (Nord di
Rio) e a Rio de Janeiro. Motivato dall‟idea di fare un apprendistato nella compagnia,
oggi lavora negli atelier del progetto. Insegna quello che ha imparato ad altri bambini
che hanno storie di vita simili alla sua. "All’inizio pensavo di essere capace di fare
tutto, ma mi sbagliavo … c’erano molte cose che non sapevo fare. A poco a poco ho
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imparato tutte le attività del Circo. Volevo proprio imparare per poi insegnare agli
altri bambini!" L‟esperienza ha incoraggiato Alex, che oggi ha 16 anni, a raccogliere
nuove sfide. "Vedo com’è difficile: chiedo agli altri bambini di fermarsi e nessuno
obbedisce! Adesso so che bisogna avere molta pazienza. Per imparare il rispetto
reciproco, ci vuole tempo …. Se sono cambiato io, perché non dovrebbero farlo
anche loro?"
L‟esperienza di Alex è una sola ma potrebbe diventare quella di tanti bambini,
perché “quando si è soli a sognare, è solo un sogno. Quando si è in tanti a sognare, è
già la realtà che avanza” (Proverbio brasiliano).
Gli ultimi rilevamenti dell‟UNICEF dimostrano che in Brasile sono ancora 2,44
milioni i bambini lavoratori sotto i 16 anni. La cifra resta enorme, ma la diminuzione
del 42 per cento fa bene sperare. Di questo passo, l‟obiettivo di mandare tutti i
bambini a scuola anziché a lavorare potrebbe essere raggiunto tra sette anni.
Il Programma di prevenzione e lotta contro il lavoro minorile (PPLLM), che da
dieci anni usufruisce del sostegno dell‟UNICEF Svizzera, ha contribuito in modo
determinante a questo risultato. Il PPLLM è il Programma di prevenzione e lotta
contro il lavoro minorile. La ratifica del Brasile della Convenzione sui Diritti
dell‟Infanzia ha permesso di avviare il programma, poiché grazie a quest‟atto
l‟UNICEF e i suoi partner possono avere i mezzi e gli strumenti necessari per lottare
contro il lavoro minorile. Il programma stimola un numero crescente di
amministrazioni, autorità comunali e organizzazioni non governative a cooperare
all‟adozione di misure contro il lavoro minorile e a sostenersi vicendevolmente lungo
il difficile cammino. Gli elementi costitutivi sono semplici e chiari: borse di studio
per le famiglie che mandano i figli a scuola anziché a lavorare; miglioramento della
qualità delle lezioni; offerta di attività extrascolastiche per impedire che al termine
delle lezioni i ragazzi tornino al lavoro; biblioteche mobili; microcrediti per le
famiglie; sostegno e assistenza per i nuclei familiari a rischio. Lo scopo è di far sì che
nessun bambino debba più lavorare.
I rimedi non sono facili, ma neppure impossibili: sarebbe, forse, sufficiente che lo
Stato facesse di più, come pagare gli stipendi ad assistenti sociali ben formati,
istituire valide case - famiglia, controllare meglio e di più l‟operato e l‟onestà delle
forze di polizia, combattere il crimine partendo dai mandanti, che spesso hanno forti
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collusioni con la politica. Forse, le cose migliorerebbero, così come le percentuali.
Per scrivere la parola “fine” a questo teatro di sfruttamento, di schiavitù, di violenze
sui bambini, non solo con riferimento al Brasile ma a tutto il mondo, sarebbe
sufficiente l‟intervento di tutti noi insieme, senza aspettarci interventi divini o
improvvise illuminazioni della politica. È dalla società e dai suoi elementi sani che
deve nascere l‟informazione, la pressione politica, la formazione di nuovi
rappresentanti che abbiano la voglia di lottare contro questa grande ingiustizia, che
piega l‟infanzia di troppi minori, schiavizzati e sfruttati.
È, anche questa una sfida globale verso il miglioramento e verso l‟adozione di
politiche e comportamenti più umani. La sfida è chiara: cambiare questa terribile
realtà.
77
Conclusioni
78
Nelle pagine di questo elaborato si è cercato di fornire una visione generale
dell‟attuale condizione giuridica della Persona umana e segnatamente dei minori in
Brasile.
La ricerca è stata ispirata da molteplici fattori ma, in primis, dalla consapevolezza
che il Brasile è uno stato di grande rilevanza nell‟attuale contesto economico-politico
globale e che si appresta a diventarne un protagonista di primissimo livello. Ben noti
sono infatti i traguardi economici e sociali raggiunti da questo Paese, tali da averlo
fatto uscire dalla condizione di Paese in via di sviluppo e fatto divenire un Paese
industrializzato. A leggere alcune cifre questo progresso ha dell‟incredibile,
indipendentemente dal contesto preso in considerazione: aumento demografico
considerevole, incremento significativo del PIL, impennata nelle esportazioni ed
aumento delle importazioni, avvicinamento al c.d. pareggio della bilancia IMP/EXP,
etc. Se si guardano poi la quantità e la qualità delle risorse umane e naturali di questo
territorio risulta facile prevederne le potenzialità di ulteriore crescita futura. Proprio
sulla base di queste semplici considerazioni, è stato ritenuto interessante analizzare
l‟ordinamento giuridico brasiliano per comprendere se, parallelamente a questa
crescita economica, si potesse ravvisare anche un adeguato sviluppo normativo
interno. Le materie giuridiche prese in considerazione son state quelle dei diritti
umani e, più specificatamente, quella dei diritti dei minori.
Si è tentato così di comprendere se questo grande Paese che si appresta ad essere
sempre più determinante nei meccanismi planetari, si fosse dotato di un adeguato
sistema di protezione dei diritti umani ed avesse provveduto ad un miglioramento
delle ben note problematiche minorili che lo affliggevano nel recente passato.
Il percorso di ricerca di questo elaborato si è mosso da un‟analisi della nuova
costituzione brasiliana del 1988 e di come questa abbia affrontato la tematica dei
diritti umani per poi spostarsi sui vari meccanismi messi in atto dal governo di
Brasilia per garantire il rispetto dei diritti fondamentali all‟interno dei suoi confini e
per assicurare il rispetto degli impegni internazionali assunti negli ultimi anni dal
Brasile.
Successivamente l‟attenzione è stata focalizzata su un aspetto molto complesso della
realtà brasiliana, quale è quello della c.d. criminalizzazione sociale della povertà.
Sono stati infatti analizzati alcuni dati e precedenti storici che dimostrano l‟esistenza
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di un processo di criminalizzazione dei soggetti più poveri della società, trattati
spesso in modo differente dagli altri imputati pur avendo commesso i medesimi reati.
Si è cercato di comprendere le cause prime di questo fenomeno, le azioni legislative
intraprese per contrastarlo ed i possibili sviluppi futuri. Infine ci si è soffermati
sull‟odioso problema del lavoro minorile ancora evidente e diffuso in Brasile. Anche
in questo caso sono stati forniti dei dati e delle cifre che possono aiutare a
comprendere la dimensione attuale del fenomeno e si è offerta una panoramica
giuridica sulla trattazione del problema da parte delle istituzioni locali con riferimenti
alle tematiche precedentemente descritte a dimostrazione di uno stretto legame
sistematico che permea l‟intera materia dei diritti umani e dei diritti dei minori.
Il lavoro si presenta infatti come un percorso concentrico che parte dall‟ambito più
generale – l‟impianto costituzionale –, passando per un livello intermedio di analisi –
il problema giuridico-sociale delle classi più povere – per giungere infine ad un tema
specifico – il lavoro minorile.
Dal punto di vista costituzionale e della legislazione federale sono stati ravvisati
importanti progressi nella protezione dei diritti fondamentali della Persona: la
preminenza di tali diritti su tutti gli altri è esplicitata in più punti ed in varie forme
all‟interno della nuova costituzione brasiliana e, differentemente dal passato, sono
stati forniti importanti e validi strumenti di tutela degli stessi quali ad esempio la c.d.
clausola di pietra vale a dire un limite esplicito alla possibilità di modifica e/o
abrogazione di quei diritti.
Si è poi ravvisato lo sviluppo di una proficua consapevolezza della necessità di
uniformarsi agli standards internazionali di protezione dei diritti dell‟Uomo
attraverso lo sviluppo di meccanismi di tutela non solo statali (ossia a livello
federato), ma soprattutto a livello federale, con evidenti vantaggi in termini di
uniformità di trattamento e di appellabilità delle inerzie e/o inefficienze tutelari degli
stati federati del Brasile. In questo modo si è anche fornito un valido strumento di
controllo dell‟operato dei singoli stati membri ed un approccio alla questione
conseguentemente più attento. Per ciò che riguarda poi la tutela dei minori, è stata
presentata la grande innovazione introdotta nel 1990 dallo Statuto dell’Infanzia e
dell’Adolescenza. Si tratta infatti di una normativa estremamente moderna e
dettagliata su tutto ciò che concerne la vita dei minori e degli adolescenti nella
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società disciplinandone la tutela sin dal momento della gestazione materna. Lo
Statuto dell’Infanzia e dell’Adolescenza ha rappresentato senza dubbio alcuno un
enorme progresso del Brasile nell‟adeguamento del suo ordinamento, tanto da porlo
tra i Paesi più avanzati in materia di tutela minorile.
Sul piano della criminalizzazione della povertà, invece, il problema sembra essere
ancora lontano dalla sua definitiva risoluzione. I dati presentati in questo elaborato
hanno infatti evidenziato la persistenza di “atteggiamenti” non uniformi nei confronti
degli imputati a seconda della loro estrazione sociale: ad esempio il possesso della
medesima quantità di droga suole essere qualificato come detenzione finalizzata al
semplice uso e consumo personale ovvero come detenzione preordinata allo spaccio
a seconda della concreta identità del soggetto agente. Il che comporta, naturalmente,
diverse conseguenze in termini di scelta del regime punitivo applicabile. In questo
senso, nel presente elaborato si è tentato altresì di analizzare le principali cause della
povertà e dell‟emarginazione sociale di ampie masse della popolazione brasiliana, e
di chiarire in cosa consista effettivamente quel tipo di agglomerato urbano
tradizionalmente definito favela. Ad ogni modo, anche rispetto a questo ordine di
questioni sociali, si è registrata l‟iniziativa del legislatore brasiliano e delle istituzioni
presenti nel Paese. Basti pensare, per citare solo alcuni esempi, al rafforzamento
delle tutele processuali posto in essere a livello normativo in tema di ripartizione
dell‟onere della prova e di garanzia della presunzione di innocenza dell‟accusato,
nonché, parimenti, al sistema delle istituzioni che prestano assistenza giudiziaria
gratuita.
Infine la presente ricerca ha toccato il tema del lavoro minorile. Anche in questa
sezione sono stati offerti un gran numero di dati e di esperienze per cercare di
comprendere meglio le cause e la dimensione del problema. La lettura delle pagine
dedicate ai minori lavoratori lascia spesso sconcertati per la complessità e diffusione
del fenomeno in Brasile. Sono ancora in termini di milioni i minorenni costretti per
necessità a lavorare: son state passate in rassegna le diverse forme di lavoro, da
quelle più gravose a quelle più leggere, e le cause principali del fenomeno ancora
tristemente diffuso. Anche in questo ambito non si può non rilevare un notevole
sforzo effettuato dalle istituzioni brasiliane nell‟arginare il problema entro limiti
accettabili: le iniziative della borsa famiglia, ad esempio, hanno fatto registrare un
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notevole progresso in tal senso. Tre milioni di bambini lavoratori sono ancora troppi,
ma pochi anni fa ne erano molti di più e la tendenza resta positiva. I contributi
economici offerti dallo Stato alle famiglie che mandano a scuola i propri figli hanno
di fatto aumentato considerevolmente la frequenza scolare ma i livelli di questa
restano ancora molto discutibili e, soprattutto, non fanno che togliere i bambini dal
lavoro solo per alcune ore al giorno.
Non possiamo dunque che concludere di essere fiduciosi anche in quest‟ultimo caso.
Al di là di quelle che son state le ricerche ed analisi sottese al presente elaborato, ciò
che preme a chi scrive è di sottolineare anche le sensazioni, le immagini, le
impressioni ottenute da una visita del Brasile nell‟ambito del progetto “Studenti per
la cooperazione – Brasile” promosso dal Centro per gli Studi Economici e Giudici
dell‟ateneo romano di Tor Vergata.
Osservare con occhi propri la realtà di quei luoghi e di quelle persone alla luce delle
conoscenze teoriche qui esposte è stata senz‟altro un‟esperienza molto importante e
profonda.
Volendo tentare di descrivere l‟impressione che deriva dal percorrere le strade del
Brasile e le sue favelas, si potrebbe usare l‟immagine del paradosso. Il paradosso di
un Paese che registra ancora la presenza di decine di migliaia di bambini e
adolescenti che vivono di espedienti per le strade e le piazze delle città pur avendo
raggiunto livelli di sviluppo generali davvero incredibili. Il paradosso della presenza
di enormi agglomerati urbani privi delle più elementari logiche urbanistiche: assenza
di fognature, di condotte idriche, di spazi comuni, sovraffollamento delle abitazioni
oltre ogni immaginazione, totale mancanza di progetti e calcoli ingegneristici nella
costruzione dei fabbricati accostati spesso a modernissimi ed estesi centri residenziali
e finanziari. Il paradosso di un Paese che registra un costante aumento del proprio
PIL ma che ha ancora decine di migliaia di mendicanti ed emarginati nelle sue città.
Il paradosso di un Paese di straordinaria bellezza e ricchezza umana e naturale che
con non poche fatiche si sta facendo largo tra i “grandi” della Terra, pur avendo
avuto da sempre tutti i numeri per esserlo di diritto.
Il paradosso di una popolazione che, nonostante le difficoltà evidenti in cui tuttora a
tratti versa, vive di un ottimismo e di una determinazione nel cambiamento a dir poco
esemplari e trascinanti.
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“Il Paese cresce velocemente anche se non lo si vede in modo palese”, questa è la
frase che si sente frequentemente rimbalzare agli angoli delle strade, nelle aule
universitarie, alla TV, ma il Brasile ha davvero già compiuto tanti piccoli passi nella
direzione giusta e ora si appresta a spiccare il balzo.
Non si dimentichi che tanto più lunga è una rincorsa, tanto più ampio e poderoso sarà
il balzo che si spiccherà: e da quel che si è potuto studiare e constatare di persona, il
Brasile presto ci sbalordirà.
Tutti.