LLA FINE DELLA TERRA Salares Lago Titicaca sognosogno · percorrendo la sponda del lago in un...

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T utto questo offre la Bolivia: il paese più povero del Sud America. Paesaggi bellissimi dai colori pastello, altopiani desertici a quote superiori ai 4000 metri e circondati da montagne innevate che hanno un’altezza di oltre 6000 metri; lagune con tonalità che spaziano dal rosa al verde ed all’azzurro con numerosissimi fenicotte- ri rosa e altri volatili che vivono ai loro margini. Il tutto è contornato in un ambiente crudo dove la presenza uma- na è quasi totalmente assente. Certamente il godere di tanta bellezza non è esente da disagi, dovuti alla mancan- za di servizi, a temperature che di notte possono scende- re anche a 20º sotto zero, a levatacce per ammirare i co- lori dell’alba che, al sorgere del sole, regalano sfumature di colori paragonabili a quelli che un artista riesce a ri- produrre sulle tele. Ma la Bolivia non è soltanto natura: al di fuori delle sue città, sulle propaggini delle montagne e degli altopiani, vive il meraviglioso popolo andino, un po- polo che sa vivere con poco ma che è molto fiero delle sue origini e delle sue tradizioni. Nella prima metà del 1500 i conquistadores spagnoli, con la croce in una mano e la spada nell’altra, hanno sottomesso gli antichi abitanti, gli Inca, imponendo le loro leggi, le loro usanze e la loro re- ligione. Il popolo andino ha dovuto sottostare alle impo- sizioni degli spagnoli ma non ha dimenticato le sue tradi- zioni e la sua religione che sono ancora vive ai giorni no- stri; questa popolazione non trova alcun contrasto tra la fede cristiana imposta e la devozione verso le antiche di- vinità: il sole o Dio Inti, la luna e, prima fra tutti, la madre terra, la Pachamama.Ancora oggi si usa chiedere perdono alla Pachamama prima di svolgere un’azione che possa, in qualche modo, recarle disturbo o che venga ritenuta per qualche motivo offensiva, come entrare in un antico sito Inca.Per farsi perdonare le si offre quello che si ritiene sia per lei più gradito: la coca, l’alcool o il sangue di animali, in particolare dei lama. Nei mercati delle città e dei villaggi si possono trovare in vendita sulle bancarelle dei feti di la- ma mummificati: vengono donati alla Pachamama, dopo averli avvolti in un drappo di seta assieme ad altri doni, seppellendoli poi sotto le fondamenta prima di costruire una nuova abitazione. Nelle chiese si trovano, come da noi, molti quadri ed affreschi che rappresentano figure sa- cre, ma sono anche sempre presenti le immagini del sole e della luna, a testimonianza dell’antica fede. Sebbene tutto il paese sia caratterizzato da paesaggi bel- lissimi, è la parte sud-occidentale la zona dell’altopiano più remota, quella che regala i più bei panorami, visioni mozzafiato con sfumature che variano continuamente di colore. È questa una regione attraversata da poche piste, quasi priva di alberi, scarsamente popolata e soggetta a variazioni climatiche improvvise, ma che può rivelarsi si- mile al paradiso per quei viaggiatori che sono alla ricerca di luoghi inconsueti e affascinanti: i salares. Diario di viaggio Dopo un lungo volo dall’Italia, con scali a Chicago e Miami, atterria- mo al mattino del 3 di agosto 2004, alle 6 locali (ore 12 in Italia), all’aeroporto di La Paz. I 4100 me- tri di quota dell’aeroporto di El Alto, si fanno sentire, tutto il grup- po accusa leggeri giramenti di te- sta e nausea. Dall’altopiano su cui si trova l’aeroporto possiamo am- mirare il panorama della città. La Paz giace sul fondo e si inerpica sui pendii di un vulcano inattivo di 5 Km di larghezza ed è sovrastata dai due massicci: l'Illimani e l'Huayana Potosì; essa trasmette un’immagine indimenticabile ed unica da chi l’ammira dal- l’alto. Raggiunto l’albergo, che si trova nella parte bassa della città, a circa 3600 metri, la situazione migliora leg- germente e permane solamente un leggero,ma fastidioso, mal di testa che ci accompagnerà durante il nostro primo giorno in Bolivia. Se aggiungiamo la stanchezza accumula- ta in 30 ore di viaggio e la notte trascorsa insonne in vo- lo, si comprende perché passiamo l’intera mattinata a dormire. Solo alla sera, seduti al ristorante davanti ad una grossa bistecca accompagnata da patatine, ci sentiamo meglio. La spesa? Meno di 3 euro a testa!! Incredibile se paragonata ai nostri prezzi. Prima meta del nostro viaggio è il Lago Titicaca, situato tra il Perù e la Bolivia. Lo rag- giungiamo con un pulmino e ci fermiamo nella cittadina di Copacabana. Da qui partiamo per un trekking di 5 ore percorrendo la sponda del lago in un continuo saliscendi tra alberi di eucalipto fino ad arrivare a Yampupata da do- ve, con un’imbarcazione, raggiungiamo l’Isla del Sol. Durante il cammino, in un tratto del percorso che si sno- da su una bella pavimentazione in pietra, si incontra la ri- produzione della Grotta di Lourdes che merita una visita. Questo luogo è meta di pellegrinaggi religiosi effettuati dagli abitanti del posto. Raggiunta l’isola la nostra resi- stenza fisica, già messa a dura prova dalle 5 ore di cammi- no a quasi 4000 metri di quota, subisce un altro duro col- po dovendo affrontare la “Escalera dell’Inca” che, dai 3840 metri del lago,porta ai circa 4000 del villaggio di Yumani. Ci fermiamo a circa metà strada per dissetarci alla Fontana dell’Inca”, un freschissimo getto d’acqua che sgorga dalla montagna e si immette in tre canali di pietra. Poi, incuranti della fatica, di nuovo in cammino verso il vil- laggio, situato sulla cima dell’isola, che raggiungiamo quan- do il sole è già tramontato, guidati dalla poca luce delle lampade frontali. La “Trucia” (trota) del Lago Titicaca con- sumata a cena riteniamo sia la “giusta ricompensa” per questa lunga e faticosa giornata. Secondo giorno di trekking.Oggi attraversiamo tutta l’Isla del Sol da Sud a Nord. Fortunatamente la tappa risulta me- no impegnativa della precedente accompagnata da un fan- tastico sole. Sull’isola non ci sono veicoli e ci si sposta so- lamente a piedi o in barca.Questo la rende affascinante ed i fantastici panorami che si ammirano dall’alto, rendono la passeggiata particolarmente piacevole e per niente fatico- sa. Sull’alto del promontorio settentrionale dell’isola si trova il sito Inca di Chincana, il più spettacolare complesso di rovine dell’isola. Dopo la visita al sito, ed in particolare alla sua struttura più importante, il Palacio del Inca, affron- tiamo la discesa verso il lago dove, con una barca, ritor- niamo a Copacabana. La giornata è molto bella, il cielo è di un azzurro intenso senza l’ombra di una nuvola ed il sole 63 Bolivia - Cile AVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO Salares da sogno Salares da sogno Un dettagliato racconto di un Bolivia Cile Testo e foto di Bruno Visca e Patrizia Zilio Il viaggio è un atto creativo, che non solo consuma e alletta l’anima, ma nutre l’immaginazione ed è responsabile di ogni nuovo stupore, che esso memorizza per poi proseguire… E i paesaggi migliori, apparentemente densi o informi, riservano molte sorprese se sono studiati con pazienza, nel genere di disagio che si può assaporare in seguito. Paul Theroux, ALLA FINE DELLA TERRA Passeggiata sul salar

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Tutto questo offre la Bolivia: il paese più povero delSud America. Paesaggi bellissimi dai colori pastello,altopiani desertici a quote superiori ai 4000 metri

e circondati da montagne innevate che hanno un’altezzadi oltre 6000 metri; lagune con tonalità che spaziano dalrosa al verde ed all’azzurro con numerosissimi fenicotte-ri rosa e altri volatili che vivono ai loro margini. Il tutto ècontornato in un ambiente crudo dove la presenza uma-na è quasi totalmente assente. Certamente il godere ditanta bellezza non è esente da disagi, dovuti alla mancan-za di servizi, a temperature che di notte possono scende-re anche a 20º sotto zero, a levatacce per ammirare i co-lori dell’alba che, al sorgere del sole, regalano sfumaturedi colori paragonabili a quelli che un artista riesce a ri-produrre sulle tele. Ma la Bolivia non è soltanto natura: aldi fuori delle sue città, sulle propaggini delle montagne edegli altopiani, vive il meraviglioso popolo andino, un po-polo che sa vivere con poco ma che è molto fiero dellesue origini e delle sue tradizioni. Nella prima metà del1500 i conquistadores spagnoli, con la croce in una mano ela spada nell’altra,hanno sottomesso gli antichi abitanti, gliInca, imponendo le loro leggi, le loro usanze e la loro re-ligione. Il popolo andino ha dovuto sottostare alle impo-sizioni degli spagnoli ma non ha dimenticato le sue tradi-zioni e la sua religione che sono ancora vive ai giorni no-stri; questa popolazione non trova alcun contrasto tra lafede cristiana imposta e la devozione verso le antiche di-vinità: il sole o Dio Inti, la luna e, prima fra tutti, la madreterra, la Pachamama.Ancora oggi si usa chiedere perdonoalla Pachamama prima di svolgere un’azione che possa, inqualche modo, recarle disturbo o che venga ritenuta perqualche motivo offensiva, come entrare in un antico sitoInca. Per farsi perdonare le si offre quello che si ritiene siaper lei più gradito: la coca, l’alcool o il sangue di animali,in particolare dei lama.Nei mercati delle città e dei villaggi

si possono trovare in vendita sulle bancarelle dei feti di la-ma mummificati: vengono donati alla Pachamama, dopoaverli avvolti in un drappo di seta assieme ad altri doni,seppellendoli poi sotto le fondamenta prima di costruireuna nuova abitazione. Nelle chiese si trovano, come danoi,molti quadri ed affreschi che rappresentano figure sa-cre, ma sono anche sempre presenti le immagini del solee della luna, a testimonianza dell’antica fede.Sebbene tutto il paese sia caratterizzato da paesaggi bel-lissimi, è la parte sud-occidentale la zona dell’altopianopiù remota, quella che regala i più bei panorami, visionimozzafiato con sfumature che variano continuamente dicolore. È questa una regione attraversata da poche piste,quasi priva di alberi, scarsamente popolata e soggetta avariazioni climatiche improvvise, ma che può rivelarsi si-mile al paradiso per quei viaggiatori che sono alla ricercadi luoghi inconsueti e affascinanti: i salares.

Diario di viaggioDopo un lungo volo dall’Italia, conscali a Chicago e Miami, atterria-mo al mattino del 3 di agosto2004, alle 6 locali (ore 12 in Italia),all’aeroporto di La Paz. I 4100 me-tri di quota dell’aeroporto di ElAlto, si fanno sentire, tutto il grup-po accusa leggeri giramenti di te-sta e nausea. Dall’altopiano su cuisi trova l’aeroporto possiamo am-mirare il panorama della città. LaPaz giace sul fondo e si inerpica suipendii di un vulcano inattivo di 5Km di larghezza ed è sovrastatadai due massicci: l'Illimani el'Huayana Potosì; essa trasmette

un’immagine indimenticabile ed unica da chi l’ammira dal-l’alto. Raggiunto l’albergo, che si trova nella parte bassadella città, a circa 3600 metri, la situazione migliora leg-germente e permane solamente un leggero,ma fastidioso,mal di testa che ci accompagnerà durante il nostro primogiorno in Bolivia. Se aggiungiamo la stanchezza accumula-ta in 30 ore di viaggio e la notte trascorsa insonne in vo-lo, si comprende perché passiamo l’intera mattinata adormire. Solo alla sera, seduti al ristorante davanti ad unagrossa bistecca accompagnata da patatine, ci sentiamomeglio. La spesa? Meno di 3 euro a testa!! Incredibile separagonata ai nostri prezzi. Prima meta del nostro viaggioè il Lago Titicaca, situato tra il Perù e la Bolivia. Lo rag-giungiamo con un pulmino e ci fermiamo nella cittadina diCopacabana. Da qui partiamo per un trekking di 5 orepercorrendo la sponda del lago in un continuo saliscenditra alberi di eucalipto fino ad arrivare a Yampupata da do-ve, con un’imbarcazione, raggiungiamo l’Isla del Sol.Durante il cammino, in un tratto del percorso che si sno-da su una bella pavimentazione in pietra, si incontra la ri-produzione della Grotta di Lourdes che merita una visita.Questo luogo è meta di pellegrinaggi religiosi effettuatidagli abitanti del posto. Raggiunta l’isola la nostra resi-stenza fisica, già messa a dura prova dalle 5 ore di cammi-no a quasi 4000 metri di quota, subisce un altro duro col-po dovendo affrontare la “Escalera dell’Inca” che, dai 3840metri del lago, porta ai circa 4000 del villaggio di Yumani.Ci fermiamo a circa metà strada per dissetarci alla“Fontana dell’Inca”, un freschissimo getto d’acqua chesgorga dalla montagna e si immette in tre canali di pietra.Poi, incuranti della fatica, di nuovo in cammino verso il vil-laggio, situato sulla cima dell’isola, che raggiungiamo quan-do il sole è già tramontato, guidati dalla poca luce dellelampade frontali. La “Trucia” (trota) del Lago Titicaca con-sumata a cena riteniamo sia la “giusta ricompensa” perquesta lunga e faticosa giornata.Secondo giorno di trekking. Oggi attraversiamo tutta l’Isladel Sol da Sud a Nord. Fortunatamente la tappa risulta me-no impegnativa della precedente accompagnata da un fan-tastico sole. Sull’isola non ci sono veicoli e ci si sposta so-lamente a piedi o in barca.Questo la rende affascinante edi fantastici panorami che si ammirano dall’alto, rendono lapasseggiata particolarmente piacevole e per niente fatico-sa. Sull’alto del promontorio settentrionale dell’isola sitrova il sito Inca di Chincana, il più spettacolare complessodi rovine dell’isola. Dopo la visita al sito, ed in particolarealla sua struttura più importante, il Palacio del Inca, affron-tiamo la discesa verso il lago dove, con una barca, ritor-niamo a Copacabana. La giornata è molto bella, il cielo è diun azzurro intenso senza l’ombra di una nuvola ed il sole

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Bolivia - CileAVVENTURE NEL MONDO • AVVENTURE NEL MONDO

Salaresda sognoSalares

da sognoUn dettagliato raccontodi un Bolivia Cile

Testo e foto diBruno Visca e Patrizia Zilio

Il viaggio è un atto creativo, che non solo consuma e alletta l’anima, ma nutre l’immaginazione

ed è responsabile di ogni nuovo stupore,che esso memorizza per poi proseguire…

E i paesaggi migliori, apparentemente densi o informi,riservano molte sorprese se sono studiati con pazienza,

nel genere di disagio che si può assaporare in seguito.Paul Theroux,

ALLA FINE DELLA TERRA

Passeggiata sul salar

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si riflette sulle scure acque del lago. Non sembra di esse-re a quasi 4000 metri ma in riva al mare, in una calda gior-nata di primavera. Solo toccando le fredde acque del lagoscompare all’istante la tentazione di fare un tuffo.Oggi sia-mo meno stanchi di ieri, quindi la serata a Copacabana siprotrae sino dopo l’una di notte attorno ad una bottigliadi pisco festeggiando il primo compleanno.Dopo una mattinata dedicata alla visita della cittadina la-custre ricca di festeggiamenti e mercati, alle 13,con un au-tobus, ritorniamo a La Paz da dove, alle 18.30, ripartiamocon il bus pubblico che ci condurrà, dopo un lungo viag-gio notturno di 12 ore, a Sucre, la capitale della Bolivia.La città si trova in una valle a 2790 metri di quota, cir-condata da bassi rilievi. Come tutte le città del SudAmerica, anche Sucre è disseminata di mercatini con i ca-ratteristici colori e profumi di spezie, dove è possibiletrovare ogni genere di merce. Ed è proprio alla visita delsuo mercato coperto che dedichiamo la nostra primamattina a Sucre.Nei dintorni della città sorge un sito paleontologico, si-tuato nell’attuale cava di cemento della Fancesa. La visitadi questo luogo impegna il nostro pomeriggio. Si tratta diun’alta parete verticale che si è alzata in conseguenza deimovimenti tettonici provocati dalla deriva dei continenti.Su questa parete sono presenti numerose impronte dinotevoli dimensioni, lasciate circa 60 milioni di anni fa dadiverse specie di dinosauri.A 65 Km da Sucre si trova lacittadina di Tarabuco dove, la Domenica, si tiene un colo-ratissimo mercatino nel quale si possono acquistare bel-lissimi oggetti artigianali. Così la domenica mattina salia-mo su di un bus che, in due ore di polverosissima strada,ci porta al villaggio. La merce dai colori sgargianti vieneesposta sulle bancarelle disposte intorno alla piazza ,con-ferendole così un’atmosfera festosa e allegra. Ritornati aSucre nel pomeriggio, alle 18 si parte per Potosì dove ar-riviamo alle 21.Potosì, la città che con i suoi 4090 metri di altitudine ri-sulta essere la più alta del mondo, vede la sua storia lega-ta all’argento. Infatti fu fondata nel 1545, in seguito allascoperta di minerali ricchi d’argento sul Cerro Rico, lamontagna che la sovrasta. Le vene si rivelarono talmentericche che le sue miniere divennero in breve le più pro-duttive del mondo.L'attuale Potosì è una testimonianza diquella che è stata una grande città coloniale. È alla visitadelle sue miniere che dedichiamo la mattina del nostroarrivo nella città. L'escursione alla miniera di Potosì devenecessariamente iniziare con la visita al mercato, dove iminatori si riforniscono di quelli che sono considerati ge-neri primari per il lavoro nella miniera: foglie di coca peralleviare la fatica, sigarette e dinamite; da non dimenticarel'alcool a 96 gradi da offrire alla Madre Terra, laPachamama, per scusarsi dell'offesa che le si arreca sca-vando nelle sue viscere. La visita può rivelarsi una delleesperienze più memorabili che si possano vivere inBolivia in quanto permette di osservare da vicino condi-zioni di lavoro che sarebbero già state giudicate non uma-ne nel Medioevo. L'interno della miniera presenta gallerie

con soffitti bassi e passaggi fangosi, atmosfera con per-centuali elevate di gas dannosi, polvere di silice e vapori diacetilene: in sostanza sembra di essere scesi nelle visceredell'inferno. La parte più interessante consiste nel parlarecoi minatori che, in cambio di piccoli doni, vi diranno leloro opinioni sul difficile lavoro da loro svolto.Nei dintorni di Potosì vi sono le sorgenti di Tarapaya dacui sgorgano acque calde dalle proprietà curative. Qualeoccasione migliore per togliersi la polvere accumulatanelle miniere se non fare un bel bagno in una delle moltepiscine che le circon-dano e ches o -

no ali-mentate dallesorgenti? La temperatu-ra esterna, nonostante l’altitudine, è grade-vole ed invita a tuffarsi nelle calde acque. Altra meta danon perdere a Potosì è la visita alla “Casa Real de laMoneda ”, l’antica zecca reale ora trasformata in uno deipiù bei musei della Bolivia. Così, in attesa di trasferirci aTupiza, la mattina del 10 agosto le dedichiamo una visita.Il palazzo, dalle imponenti dimensioni, venne costruito trail 1573 ed il 1773 per coniare le monete direttamente sulluogo di origine del metallo. Nel museo sono custoditinumerosi tesori di valore storico, tra cui la prima loco-motiva che ha percorso il territorio boliviano.Nell’interrato sono conservati gli apparecchi manuali uti-lizzati per coniare le monete, ancora funzionanti. In mol-te sale sono presenti diverse bacheche che mettono inmostra interessanti monete antiche. Con un bus, alle12.30, si parte per Tupiza; 7 ore di strada quasi tuttasterrata, molto polverosa ma panoramica. Lungo il per-corso si incontra qualche piccolo villaggio isolato. Moltianimali da cortile, tra cui galline e piccoli maialini neri, va-gano liberi nei pressi di questi villaggi; penso che, assiemeai pochi frutti che può dare questa terra arida, siano l’u-nica fonte di sostegno per gli abitanti di questi paesi. Daquesto punto finisce la parte “cittadina del viaggio” ed ini-zia quella più remota e selvaggia.Al nostro arrivo, alle 19.30,Tupiza ci accoglie sotto unaleggera pioggia.Tupiza, 2950 metri di altezza, è circondatadagli aspri rilievi della “Cordillera de Chicas” ed è incasto-nata da uno dei paesaggi più spettacolari della Bolivia. Gliscenari che la circondano sono affascinanti, rocce multi-colori, colline, montagne e canyon che ricordano il vec-chio west. La nostra visita nei suoi dintorni, fatta con unfuoristrada e alcuni tratti percorsi a piedi, inizia con la

“Puerta del Diablo”,una valle caratterizzata da rocce di co-lore rosso circondate da enormi cactus; si prosegue conla “Valle de Los Machos” con imponenti formazioni erosedagli agenti atmosferici che ricordano i più noti “Caminidelle Fate” che si trovano in Cappadocia; il “Canyon delDuento” che offre un meraviglioso scenario costituito daformazioni rocciose e da profondi crepacci coperti dacactus che si stagliano contro le colline rosseggianti. Edancora la “Valle del Toroyoj” caratterizzata da spettacolarirocce rosse, il villaggio di Palquiza con la sua bellissima

chiesetta che ricordaquelle viste nei film western americani. Il panorama piùspettacolare è però quello che ammiriamo da “El Sillar”,letteralmente La Sella, situato a 3600 metri di quota, 15Km da Tupiza.Arriviamo sul posto al tramonto, l’ora idea-le per visitarlo. Da qui si ha una splendida vista sulle sueformazioni geologiche: frastagliati anfiteatri scavati nelfianco della montagna ed erosi a forma di guglie che, illu-minati dalla luce del sole che sta tramontando, regalanoun panorama mozzafiato. Il secondo giorno che trascor-riamo a Tupiza vogliamo provare l’emozione di raggiunge-re una località chiamata “Entre Rios” con un’escursione acavallo. Questa esperienza può rivelarsi traumatizzanteper gli inesperti come me. Infatti sulla strada del ritornoil puledro improvvisamente decide di procedere al galop-po e per qualche centinaio di metri non riesco a fermar-lo. Finalmente il cavallo si tranquillizza e per tutto il restodel percorso, per mia fortuna, l’episodio non si ripete. Il13 di agosto inizia la parte più interessante del viaggio, lavisita all’altopiano boliviano con le sue lagune e i suoi sa-lares. Prima tappa è il piccolo villaggio di “Quetena Chico”,situato nei pressi del Vulcano Uturunco (6020 m), un pic-colo insediamento che ancora sopravvive grazie all’estra-zione dell’oro alluvionale lungo le rive del Rio Quetena,dove i cercatori scavano profonde buche per poi lavaremanualmente il materiale separando la sabbia auriferadall’oro; un lavoro duro e mal retribuito. Ripercorrendoun tratto della medesima strada di due giorni prima, rivi-sitiamo le guglie di El Sillar. La strada prosegue sempre insalita portandosi rapidamente sull’altopiano, oltre i 4000metri di quota. Percorriamo le piste polverose soffer-mandoci ad ammirare questo paesaggio veramente spet-

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La lagina Verde La laguna Bianca

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tacolare sino a raggiungere il piccolo villaggio di San Pablode Lipez, uno dei rari centri abitati dell’altopiano nelle cuivicinanze si trova il villaggio fantasma di Sant’Antonio,creato dagli spagnoli e successivamente abbandonato.Durante il tragitto si fanno i primi incontri con i molti la-ma, alpaca e vigogne che vivono in queste zone, le più sel-vagge di tutta la Bolivia. Questa desolata regione deserti-ca d’alta quota è uno dei territori dalle condizioni natu-rali più severe al mondo, nonché l’ultimo rifugio per mol-ti di questi ani-

mali. I panorami che cicircondano sono di una bellezza selvaggia, specialmentequando arriviamo alla Laguna Morecon, la prima dellemolte lagune che incontreremo sull’altopiano.Alle 19.30, quando già è arrivato il buio, arriviamo al vil-laggio; la sistemazione spartana in una costruzione gelida,priva di illuminazione e di riscaldamento, non è sufficien-te per far diminuire il morale del gruppo che rimane de-cisamente sempre molto alto. Per scacciare il freddo ter-miniamo la cena a lume di candela ed indossando la giac-ca a vento, riscaldandoci con un caldo “vin brulè” o, comelo chiamano i locali,“vino caliente”. Levataccia e partenzaalle 5 del mattino per andare ad ammirare l’alba allaLaguna Celeste, meta ancora poco nota ai viaggiatori mache merita certamente una visita, specialmente se si arri-va sulle sue sponde prima del sorgere del sole.Cerchiamo di mitigare il freddo pungente dei momentiche precedono l’alba accendendo diversi fuochi sullesponde della laguna.All'alba le sue acque si dipingono dicolori che si fanno via via più caldi ed il riflesso delle mon-tagne che vi si specchiano formano un paesaggio di unabellezza irreale: i disagi affrontati sono tutti ampiamentericompensati! Torniamo al villaggio di “Quetena Chico” perconsumare un’abbondante colazione e per recuperare ibagagli, dopodichè partiamo per San Pedro deAtacama, in Cile. I paesaggi che si in-contrano durante iltragitto

sono sempre stupendi, si attraversa un territorio con vul-cani ancora attivi, geyser, acque termali, lagune e desertidi sale. Il terreno è saturo di minerali che,mischiandosi al-l’acqua, producono colori impensabili creando lagunespettacolari. Molte sono le lagune ed i salares che si in-contrano, tra cui: la Laguna Hedionda Sur, la LagunaCollpa con le sue formazioni di borace, il salar de Chalbri,la Laguna Polchis, anch’essa con formazioni di borace, laLaguna Verde, dalle sfumature di colori impensabili chepassano dal verde al blu, situata in una zona esposta e

sempre battuta da un vento gelido, dietro laquale si erge l’immenso cono di

5960 metri del vulcanoLicancabur. L’ultima

laguna che si in-contra, prima delconfine cileno,è la LagunaBlanca. Qui,durante la so-sta per il pran-zo, inizia a nevi-

care. In pocotempo il terreno si

ricopre di un leggerostrato di neve ed il paesaggio,

già bellissimo, assume un fascino particola-re.Attraversata la frontiera con il Cile si raggiunge rapida-mente il villaggio di San Pedro de Atacama. È ancora pre-sto,quindi ne approfittiamo per visitare la Valle della Luna.Questa valle, che si trova nei pressi di San Pedro deAtacama, è famosa per la sua conformazione che ricordala superficie lunare. Il momento migliore per visitarla ècertamente l'ora del tramonto, quando le strutture roc-ciose si colorano di tinte intense che vanno dal giallo alrosso.Oggi, 15 agosto, alle 4 del mattino effettuiamo un’altra le-vataccia per compiere un'escursione ai geyser di “El Tatio”, a 4300 metri di altezza. La partenza antelucana è giusti-ficata, la nostra guida ci aveva spiegato che i geyser si for-mano solo al mattino presto, poiché successivamente acausa di un forte vento i vapori vengono dispersi.Arriviamo sull’immensa caldera di El Tatio attorno alle6.00 e da lontano cominciamo a vedere una gran quanti-tà di sottili fumi azzurrini: ci siamo, ecco i geyser!Avvicinandoci sembra di penetrare nell’inferno Dantesco:colonne di vapore si innalzano da spaccature nella roccia,in cui l’acqua ribolle rumorosamente ed è sorprendentetrovarsi in un ambiente dove l’acqua coesiste nei suoi tre

stadi: solido, liquido e gassoso. La neve fre-sca caduta nella notte rende il

paesaggio ancora più af-fascinate. Lasciata

la zona di

El Tatio si visitano i dintorni di San Pedro de Atacama. Laprima meta è il villaggio di Caspana a 3264 metri di quo-ta. Di origine preispanica, questo villaggio si caratterizzaper le sue architetture in pietra e per i suoi tetti di paglia.Attualmente i suoi 400 abitanti vivono della produzionedi fiori e legumi che vendono nella capitale della provin-cia, Calama. Si prosegue con la visita al villaggio di ChiuChiu , a 2400 metri, con la sua caratteristica chiesetta.La chiesa, costruita nel 1612, ha la pianta a forma di cro-ce latina. I suoi muri hanno uno spessore di 1.2 metri edil tetto ha un'armatura in legno di cactus. La facciata prin-cipale presenta due campanili in pietra costruiti nel 1965,durante un restauro, al posto di quello originale del XIXsecolo che era crollato. La chiesetta è posta all'interno diun recinto murario che contiene anche delle antichetombe.Oggi, 16 agosto, nel pomeriggio dovevamo ritornare inBolivia, ma ci arriva la notizia che il passo al confine traCile e Bolivia è chiuso a causa della forte nevicata deigiorni precedenti. Se non sarà agibile dovremmo rimane-re un giorno in più in Cile. In mattinata visitiamo il Salarde Atacama dove si trova la Laguna Chaxa. Il Salar, postoad un'altezza di 2500 metri,ha una superficie di circa 4000Km? ed è il più grande del Cile. Sulla sua superficie si puòosservare una crosta di sale, generata dall'accumulo dicristalli che si formano in seguito all'evaporazione dell'ac-qua. Il microambiente lacustre del Salar, specialmente nel-la zona della laguna, genera dei microrganismi che attira-no numerosi fenicotteri che, nel clima e nel silenzio delSalar, trovano un ambiente ideale per nidificare. Il passo èancora chiuso, speriamo che domani la strada sia percor-ribile. Finalmente alle ore 13 del 17 agosto aprono il pas-so. Sbrigate le pratiche doganali si parte e verso le 14,15raggiungiamo di nuovo l’altopiano boliviano dove trovia-mo ad aspettarci i nostri due fuoristrada con i loro fede-li autisti. Ci hanno aspettato per due giorni in mezzo aduna tormenta di neve senza avere nostre notizie. Iniziamola seconda parte della nostra visita all’altopiano: primameta la Laguna Colorada. Il tempo è splendido ed il cieloazzurro intenso, senza nuvole, anche se l’aria è fredda esoffia un vento gelido. Ripercorriamo un tratto del per-corso già effettuato qualche giorno prima. Rivediamo laLaguna Blanca e la Laguna Verde in una bella giornata disole mentre la visita precedente era avvenuta sotto unaleggera nevicata. Una veloce visita al geyser Apaceta, adoltre 4800 metri di quota, e si prosegue per la LagunaColorada dove giungiamo al tramonto. La Laguna, dalleacque color rosso fuoco, si trova a 4278 metri di altezza,copre un'area di circa 60 Km. e raggiunge una profonditàdi appena 80 cm. La vivace colorazione rossa è dovuta al-le alghe ed al plancton che si trovano nelle sue acque ric-che di minerali.Tantissimi sono i fenicotteri che qui si pos-sono osservare e che sembrano aver eletto questa zonacome la migliore per la loro riproduzione, nonostante legelide temperature che, di notte, possono scendere al disotto dei -20º. Dal luogo dove ci fermiamo la laguna sem-

bra vicina, a due passi. Così, non-

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Alba nella laguna Celeste

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ostante stia calando la sera ed il freddo sia intenso, deci-diamo di raggiungerla a piedi, solo un lungo pianoro, rico-perto da molte pietre, ci separa da lei. Ma la laguna è piùdistante di quello che sembrava: dopo circa ? ora di cam-mino, timorosi del buio della sera che sopraggiunge, deci-diamo di rientrare e rimandiamo la visita al giorno dopo.La meta odierna è il villaggio di San Juan del Rosario.Prima di partire dedichiamo qualche ora alla visita dellalaguna che, illuminata dalla luce mattutina, si mostra in tut-to il suo splendore. I moltissimi fenicotteri che vivono sul-le sue sponde non sembrano essere disturbati dalla no-stra presenza e continuano a cercare il cibo nelle sue bas-se acque. Il paesaggio è molto suggestivo e la bellezza delposto ci aiuta a sopportare il freddo ed il vento gelido checontinua a soffiare. Questa è sicuramente la località piùbella osservata sino ad ora. Si prosegue con l’attraversa-mento del deserto di Siloli, 18 Km a nord della LagunaColorada. Qui si incontrano diverse strane formazionirocciose di cui la più nota è sicuramente quella chiamata“Arbol de Piedra”,Albero di Pietra.Questa conformazione,che assomiglia veramente ad un albero, è formata da unaroccia erosa dal vento che si erge nella distesa desolatadel deserto. Numerose e bellissime sono le lagune checosteggiamo: la Laguna Honda, la Laguna Chota, la LagunaHedionda Nord a 4186 metri, molto ricca di fenicotteri,la Laguna Canapa a 4151 metri, un grosso lago salato cir-condato da alte montagne. Durante una sosta per il pran-zo comincia a nevicare.Alle 8.30 del 19 agosto si parte per la cittadina di Uyunie il suo celebre Salar, una sconfinata distesa di sale conmolte “isole” che sembrano spuntare dal mare. Il temponon promette niente di buono, nonostante la leggerapioggia che ci accompagna il paesaggio non perde il suofascino selvaggio. Il Salar de Uyuni, con i suoi 12.106 Km?di superficie, costituisce la salina più grande della Bolivia.Questa parte dell'Altipiano era un tempo completamen-te sommersa dall'acqua. Nelle rocce calcaree di quelloche doveva essere un lago sono visibili fossili di corallo. Idepositi salini derivano dai minerali provenienti dallemontagne e depositatisi nella zona. Oggi il Salar è diven-tato una zona di estrazione e lavorazione del sale che hail suo epicentro nella cittadina di Colchani, situato a 20Km da Uyuni.Quando la superficie si asciuga, le saline trasformano ilpaesaggio in una bianca distesa accecante dalle dimensio-ni infinite, quando invece queste pianure si ricopronod'acqua, si formano degli specchi che riflettono alla perfe-zione il paesaggio e l'orizzonte scompare.Attraversandoquesti pianori l'effetto è soprannaturale e sembra di es-sere sospesi nell'aria.Tra le molte “isole” che sorgono dal-la bianca distesa di sale, la più famosa è certamente l’in-

cantevole Isla delPescado. Si pensa

che il suo nome

derivi dalla sua forma, che ricorda un pesce riflesso nelSalar. L'intera isola è ricoperta da cactus e circondatada un “mare” bianco di mattonelle di sale dalla for-ma esagonale. Lasciati i fuoristrada ci inerpi-chiamo sino alla sommità dell’isola da dove siha una bella visuale sulla sconfinata distesa disale che si perde a 360° nella foschia. Solo laleggera pioggia che cade guasta l’incantodel paesaggio. Continuando il viaggio ver-so Uyuni si incontra l’Hotel di Sale.Questo singolare hotel è costruito in-teramente con blocchi di sale ed èsituato a circa 20 Km da Colchani.Come albergo non è un granché,ma la sua posizione all'interno delSalar esercita un certo fascino suivisitatori. Interessante e singolare ilcartello posto subito dopo l’ingres-so che invita chi entra a consumarequalche cosa al bar prima di iniziare lavisita alla dimora di sale.Raggiunta la cit-tadina di Uyuni, prima di recarsi in hotel, visitiamo il “ci-mitero dei treni”, la più grande attrattiva del luogo, dopo ilSalar: un'enorme ammasso di vecchie locomotive a vapo-re e vagoni abbandonati a 1 Km dal paese. Interessanti leironiche scritte che si vedono su alcune delle vecchie lo-comotive, in particolare una che chiede l’intervento ur-gente di un buon meccanico. La città di Uyuni non offrepraticamente altro se non un intenso freddo e le stradecaratterizzate da correnti d'aria gelida. Il 20 di agosto siritorna sul Salar, questa volta con un bel sole. Si ripercor-re parte del tragitto già fatto il giorno prima e si raggiun-ge un’isola su cui sorge il piccolo villaggio di Coqueza, so-vrastato dal vulcano Tunupa (5400 m). Davanti al paese,una serie di sorgenti forma una lingua d'acqua che separala terra dal Salar. Quest'acqua e' presente in tutte le sta-gioni,mentre il Salar si scioglie soltanto nella stagione del-le piogge; per questo, a Coqueza si arriva su una stradarealizzata su un terrapieno artificiale, di larghezza appenasufficiente al passaggio di una automobile, segnalato ai la-ti da alcune pietre, e parzialmente sommerso. Sulla rivadel Salar pascolano numerosi lama e nell'acqua, a poca di-stanza da noi, una bella colonia di fenicotteri rosa e unacoppia di grandi fenicotteri andini. Il dormitorio in cui al-loggiamo ha pareti in mattoni di terra cruda, intonacate difango e dipinte di bianco; il soffitto e' realizzato con teledi sacco cucite insieme, inchiodate alle pareti e dipintecon la stessa tempera bianca. C'e' però una finestra, suffi-ciente ad incanalare un po' di vento. Sulle pendici delVulcano Tunupa, all'interno di una grotta, sono custoditi icorpi di uomini mummificati da un migliaio di anni, appar-

tenuti all'antica popola-zione Chipaya. È alla

visita di questo sitoche dedichiamo ilpomeriggio. I ritiofficiati di recen-te e le offerte dapoco depostealla base delleumili tombe, cifanno capirequanto sia stret-to, ancora oggi, illegame che le po-polazioni andinesentono con i loroantenati. Purtropposi comprende ancheche l’isolamento di

que-sti luoghi ha contribuitoal progressivo impoverimento delle tombe ad opera ditombaroli e collezionisti privati.Terminata la visita al sito alcuni di noi decidono di salireal colle che si trova sotto il vulcano. La salita agli oltre4500 metri del colle è fatta su di un comodo sentiero, mala quota si fa sentire. Il bel panorama sul villaggio diCoqueza e sul Salar ripaga della fatica fatta; peccato nonavere il tempo per cercare di raggiungere la cima, dobbia-mo scendere per non farci sorprendere dal buio. Domanilasceremo definitivamente il Salar e l’altopiano per recar-ci nuovamente in Cile. Si festeggia l’ultima sera con un’ot-tima grigliata di carne. Devo ammettere che i ns. autistisono stati GRANDI! Si riparte attraversando di nuovo ilSalar, questa volta nella direzione della frontiera cilena. Ilpaesaggio dell’altopiano è sempre affascinante; oltrepas-siamo un altro salar, quello di Coipasa a 3786 metri diquota, molto più piccolo e meno spettacolare di quello diUyuni.Alle 16 arriviamo alla frontiera con il Cile dove, sbrigatele pratiche doganali, troviamo ad attenderci due pulminicon i quali raggiungiamo il villaggio di Colchane,subito do-po la frontiera.Colchane è formato da poche case, non viè praticamente nulla. Solo un grosso centro militare e l’o-stello dove ci sistemiamo, né un negozio, né un bar. Uni-ca nota positiva la buona cena, consumata nell’ostello, abase di zuppa, bistecca di lama e purea di patate.Alle 8.30del 22 agosto, senza nessun rammarico, si lascia Colcha-ne per dirigersi verso il Parco di Isluga con i suoi vulcani,i villaggi abbandonati e le larghe vallate circondate da mon-tagne che superano i 5000 metri.Anche se non spettaco-lari come quelli dell’altopiano boliviano, i paesaggi sonoaffascinanti. Lasciato il parco si incontra un salares condelle piccole pozze di acqua calda: il Salar di Piocheres. Inqueste piscine naturali dove l’acqua raggiunge i 60° è pos-sibile fare il bagno.La temperatura esterna è fredda e noninvita a spogliarsi, così entriamo nell’acqua solo con i pie-di. Sul lato opposto del salares vi è la Laguna Cerro Vin-to, gremita di fenicotteri. Dopo le molte lagune incontra-te nei giorni scorsi non ne rimaniamo entusiasti, quindi lavisita risulta molto veloce. Alle 19 arriviamo alla nostrameta: la cittadina di Putre.Oggi, 23 agosto, è il nostro ultimo giorno di permanenzain Cile, domani si ritorna a La Paz.Visitiamo un altro par-co cileno, quello di Lauca, al confine con la Bolivia. Il par-co ha un'estensione di 137.883 ettari ed è posto ad un'al-tezza che varia dai 3200 ai 6342 metri sul livello del ma-re; nel suo interno si incontrano numerose vigogne. Nel-

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la notte è caduta neve fresca che ha imbiancato tutto ilpaesaggio rendendolo ancora più affascinante.La visita delparco prosegue con la Laguna Cotacotani, a 4400 metridi quota.Questa laguna si è formata in seguito ad una eru-zione, accompagnata da una forte fuoriuscita di lava, delvulcano Parinacota. É composta da un grande lago in cuisono presenti numerose isolette laviche. La strada chepercorriamo passa circa 200 metri più in alto della lagu-na; per poterla osservare da vicino scendiamo sino allesue sponde. Incomincia a nevicare e fa abbastanza freddo.Nel lato opposto della laguna si scorge l’imponente sa-goma del vulcano Parinacota, visibile solo a momenti per-ché immerso tra le nuvole.Se la discesa sulla riva della laguna è stata agevole, non al-trettanto si può dire della salita per ritornare dove ci at-tende il nostro pulmino:siamo ad oltre 4000 metri di quo-ta, si sale lentamente con il respiro affannoso. Proseguia-mo sino al confine con la Bolivia, sulle sponde del lagoChungarà. Il tempo rimane piovoso e a tratti nevica. Sullastrada del ritorno verso Putre visitiamo il piccolo villag-gio Parinacota, omonimo del grande vulcano che si trova

nelle sue vicinanze. Il nostro viaggio volge al termine, sia-mo ritornati in Bolivia, a La Paz, dove rimaniamo ancoradue giorni prima di intraprendere il percorso di ritornoverso l’Italia. Il primo giorno lo dedichiamo alla visita del-la città. Purtroppo non possiamo recarci nei dintorni per-ché c’è uno sciopero generale di tutti i mezzi di traspor-to, taxi compresi a causa del crescente prezzo del gaso-lio.Ci sono svariate manifestazione di campesinos con re-lativa carica dei poliziotti. Concludiamo la nostra perma-nenza in Bolivia con un’emozionante discesa in mountainbike. Con un pulmino, che trasporta anche le biciclette,raggiungiamo La Cumbre,un passo a quasi 4700 metri cheattraversa la Cordillera.Da qui, con un percorso di 70 Kmdi cui solo i primi 20 asfaltati, si raggiunge il villaggio di Co-roico a circa 1200 metri, scendendo quindi di circa 3500metri. La strada che collega La Paz a Coroico è ufficial-mente nominata “La strada più pericolosa del mondo” per ilgran numero di incidenti fatali che vi si verificano.Nonostante tutto questo, la discesa in bicicletta da LaCumbre a Coroico è uno dei percorsi più leggendari inBolivia, perché consente di unire il piacere di una lunga

discesa con quello dell'arrivo in una splendida località. Ilpanorama “verticale” che si osserva dalla strada-sentieroche scende a Coroico è una vera delizia per chi la per-corre in bicicletta, qui si ha la possibilità di starsene se-duti senza pedalare lasciando che la gravità faccia il resto! Lungo il tragitto si può ammirare un paesaggio incredibil-mente vario mentre si compie una spettacolare discesain uno scenario totalmente diverso da quello osservatodall’altro lato della Cordillera; gli affascinanti ma brulli al-topiani sono sostituiti da pareti quasi verticali dove cre-sce una lussureggiante vegetazione. Direi che il viaggio siè concluso con una performance storica del gruppo.Durante il viaggio di ritorno in Italia, grazie ad una sostadi quasi un giorno a New York ci ha permesso di visitare,seppur in modo sommario, l’isola di Manhattan e “groundzero”, il luogo dove sorgevano le due torri gemelle ab-battute l’11 settembre del 2001. Un abbraccio ai nostricompagni di viaggio sperando di rincontrarli per i sentie-ri del mondo: Antonio - Bruno - Claudio - Fiorenzo -Letizia - Lorenzo - Maria Luisa - Patrizia – Renata -Rosella

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Arriviamo a Yangshuo in un umido pomeriggio esti-vo: un paesaggio incantevole, con colline che paio-no uscite dal pennello di Chagall. O da un sogno,

che è lo stesso. D’improvviso le immagini urbane di Pe-chino o di Xian si fanno lontane. In hotel ci raggiunge FengPing, che da un po’ di anni collabora con i gruppi di Av-venture. Circa 40 anni, sorriso cordiale, sguardo vivace,corporatura minuta, pelle piuttosto scura. E’ impegnatissi-ma con un cellulare che squilla in continuazione:“Oh, che periodo! Non ce la faccio più! C’è un gruppo disvedesi che parte oggi e un altro che arriva domani. Cor-ro dalla mattina alla sera”. Ad ogni modo, fra uno squilloe l’altro, ci accordiamo per le escursioni dei giorni suc-cessivi.L’indomani la troviamo davanti all’albergo, puntualissima.Più che efficiente nel noleggio di bici, tandem, moto con osenza autista, tuttoquellochevolete.E poi via,verso la cam-pagna.La pioggia abbondante della notte precedente ha la-sciato un velo di umidità che nasconde il paesaggio e dàalle cose un aspetto felpato. Pian piano, però, il velo cedeal calore del giorno e lascia comparire dolci colline a pandi zucchero,che fanno da cornice a una campagna dalle in-finite tonalità di marrone e verde, coltivata con zelo pun-tiglioso. Sentieri più o meno sconnessi attraversano cam-pi, fiumi, villaggi. Infine, arriviamo alla Moon Hill: un’insoli-ta forma geometrica in questo paesaggio che sembra pre-diligere linee sinuose. Feng Ping, che ha pedalato varie oreinsieme a noi, ci lascia col fratello e va a preparare il pran-zo: la raggiungeremo dopo esserci inerpicati sulla collina.Neanche cominciamo a salire e già siamo circondati dal-

le venditrici di bibite: una moltitudine, di tutte le età, alcu-ne anche abbastanza anziane, che fanno la collina su e giùdiverse volte al giorno. Ognuna ‘adotta’ il proprio clientee si occupa solo di lui, in modo che ogni concorrenza slea-

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di viaggiotra Cina e Bolivia Testo e foto di Mechela Lo Presti

Contadina

Parco Isluga

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