LIVELLO DI ESPOSIZIONE AL RADON NELLE PRINCIPALI … · centrazione di radon negli edifici o, in...

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LIVELLO DI ESPOSIZIONE AL RADON NELLE PRINCIPALI AREE METROPOLITANE ITALIANE G. TORRI, V. INNOCENZI (APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale, Servizio Controllo Radiazioni Ambientali) INTRODUZIONE L’individuazione e la conoscenza delle fonti di inquinamento rappresentano un passaggio asso- lutamente necessario per l’impostazione di corrette e adeguate politiche di prevenzione e di risanamento. Generalmente l’inquinamento ambientale è associato alle attività umane, ma vi possono essere casi in cui può avere un’origine naturale. Rientra tra questi il radon, gas natu- rale i cui potenziali effetti sulla salute sono stati ormai accertati e dimostrati. Sta crescendo la consapevolezza di questa problematica presso le organizzazioni ambientaliste e dei consuma- tori, i media e quindi presso l’opinione pubblica, ma il rischio dovuto all’esposizione al radon risulta ampiamente sottovalutato rispetto ad altre fonti di impatto ambientale/sanitario. Riassumendo alcuni concetti legati al radon trattati nel Primo Rapporto APAT “Qualità del- l’ambiente urbano”: Il radon ( 222 Rn) è un gas radioattivo, inodore, incolore, insapore, prodotto dal decadimento naturale dell’uranio ( 238 U), presente nelle rocce fin dai tempi della loro formazione. – Il suolo è la principale sorgente di radon, ma anche i materiali da costruzione e, in alcuni casi, l’acqua possono contribuire alla sua presenza; mentre all’aperto si disperde rapidamente, nei luoghi chiusi si accumula raggiungendo in alcuni casi concentrazioni particolarmente eleva- te e pericolose per la salute. Fin dal 1988, l’“Organizzazione Mondiale della Sanità” (WHO-OMS), attraverso l’“Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro” (IARC), ha classificato il radon nel “Gruppo 1” nel quale sono elencate le 95 sostanze per le quali si ha la massima evidenza di cancerogenici- tà per l’uomo. – All’esposizione al radon è associata la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di tabacco; in Italia si stima che il 5÷20% dei circa 30.000 casi di tumore ai polmoni rilevati ogni anno sia attribuibile al radon e più dell’80% al consumo di tabacco (Piano Sanitario Nazionale, 1998-2000). La concentrazione di radon è molto variabile sia nel breve periodo (ore, giorni), sia nel periodo medio lungo (settimane, mesi) a causa delle forti differenze delle condizioni atmosferiche e cli- matiche che governano i meccanismi di ingresso del radon negli edifici. Per non sottostimare o sovrastimare il rischio reale associato all’esposizione si rende quindi necessaria la quantifi- cazione della sua concentrazione media annua; quasi tutta la normativa è, infatti, impostata sulla base di questo valore. Esistono da decenni tecnologie di misura in grado di effettuare misure integrate, per periodi di tempo lunghi, anche a basso costo. La normativa in materia di radon distingue gli ambienti di lavoro dagli ambienti domestici. La Comunità Europea ha fissato dei livelli di riferimento di 400 Bq/m 3 per le abitazioni esistenti e di 200 Bq/m 3 per le abitazioni da costruire, come parametro di progetto, superati i quali si rac- comanda di intraprendere azioni di rimedio atte a ridurre la concentrazione al di sotto dei valo- ri indicati (Raccomandazione CE 90/143/Euratom). Negli ambienti di lavoro la normativa italia- na ha stabilito diversi “Livelli di azione”. Tra questi è stato stabilito un livello di concentrazio- ne di attività di radon media in un anno di 500 Bq/m 3 , superato il quale sono necessarie ulte- riori valutazioni ed eventualmente azioni di bonifica per la protezione della salute degli occu- panti (D.Lgs. 230/95 e s.m.i.). 547

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LIVELLO DI ESPOSIZIONE AL RADON NELLEPRINCIPALI AREE METROPOLITANE ITALIANE

G. TORRI, V. INNOCENZI(APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale, Servizio Controllo RadiazioniAmbientali)

INTRODUZIONE

L’individuazione e la conoscenza delle fonti di inquinamento rappresentano un passaggio asso-lutamente necessario per l’impostazione di corrette e adeguate politiche di prevenzione e dirisanamento. Generalmente l’inquinamento ambientale è associato alle attività umane, ma vipossono essere casi in cui può avere un’origine naturale. Rientra tra questi il radon, gas natu-rale i cui potenziali effetti sulla salute sono stati ormai accertati e dimostrati. Sta crescendo laconsapevolezza di questa problematica presso le organizzazioni ambientaliste e dei consuma-tori, i media e quindi presso l’opinione pubblica, ma il rischio dovuto all’esposizione al radonrisulta ampiamente sottovalutato rispetto ad altre fonti di impatto ambientale/sanitario.Riassumendo alcuni concetti legati al radon trattati nel Primo Rapporto APAT “Qualità del-l’ambiente urbano”:– Il radon (222Rn) è un gas radioattivo, inodore, incolore, insapore, prodotto dal decadimento

naturale dell’uranio (238U), presente nelle rocce fin dai tempi della loro formazione. – Il suolo è la principale sorgente di radon, ma anche i materiali da costruzione e, in alcuni casi,

l’acqua possono contribuire alla sua presenza; mentre all’aperto si disperde rapidamente, neiluoghi chiusi si accumula raggiungendo in alcuni casi concentrazioni particolarmente eleva-te e pericolose per la salute.

– Fin dal 1988, l’“Organizzazione Mondiale della Sanità” (WHO-OMS), attraverso l’“AgenziaInternazionale per la Ricerca sul Cancro” (IARC), ha classificato il radon nel “Gruppo 1” nelquale sono elencate le 95 sostanze per le quali si ha la massima evidenza di cancerogenici-tà per l’uomo.

– All’esposizione al radon è associata la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo ditabacco; in Italia si stima che il 5÷20% dei circa 30.000 casi di tumore ai polmoni rilevatiogni anno sia attribuibile al radon e più dell’80% al consumo di tabacco (Piano SanitarioNazionale, 1998-2000).

La concentrazione di radon è molto variabile sia nel breve periodo (ore, giorni), sia nel periodomedio lungo (settimane, mesi) a causa delle forti differenze delle condizioni atmosferiche e cli-matiche che governano i meccanismi di ingresso del radon negli edifici. Per non sottostimareo sovrastimare il rischio reale associato all’esposizione si rende quindi necessaria la quantifi-cazione della sua concentrazione media annua; quasi tutta la normativa è, infatti, impostatasulla base di questo valore. Esistono da decenni tecnologie di misura in grado di effettuaremisure integrate, per periodi di tempo lunghi, anche a basso costo.La normativa in materia di radon distingue gli ambienti di lavoro dagli ambienti domestici. LaComunità Europea ha fissato dei livelli di riferimento di 400 Bq/m3 per le abitazioni esistenti edi 200 Bq/m3 per le abitazioni da costruire, come parametro di progetto, superati i quali si rac-comanda di intraprendere azioni di rimedio atte a ridurre la concentrazione al di sotto dei valo-ri indicati (Raccomandazione CE 90/143/Euratom). Negli ambienti di lavoro la normativa italia-na ha stabilito diversi “Livelli di azione”. Tra questi è stato stabilito un livello di concentrazio-ne di attività di radon media in un anno di 500 Bq/m3, superato il quale sono necessarie ulte-riori valutazioni ed eventualmente azioni di bonifica per la protezione della salute degli occu-panti (D.Lgs. 230/95 e s.m.i.).

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Come argomentato approfonditamente nel Primo Rapporto, un’indagine nazionale sullaradioattività nelle abitazioni organizzata, tra il 1989 e il 1998, dall’Agenzia per i Servizi Tecnicie per la Protezione dell’Ambiente (APAT) e dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collabora-zione con le Regioni ha valutato l’esposizione media annua della popolazione e la distribuzio-ne della concentrazione di radon indoor (Bochicchio et al., 1999). Riassumendo brevemente, dai risultati della campagna è emerso che i valori medi regionalivanno dai 20÷40 Bq/m3 in Liguria, Marche, Basilicata e Calabria, ai 80÷120 Bq/m3 in Lombardia,Friuli Venezia Giulia, Lazio e Campania e che le abitazioni con concentrazioni superiori a 200 e400 Bq/m3 sono rispettivamente del 4,1% e dello 0,9%; la concentrazione media di radon èrisultata di circa 70 Bq/m3, superiore a quella mondiale (circa 40 Bq/m3), con singoli valorisuperiori a 1.000 Bq/m3.

In Tabella 1.1 sono riportati i dati sulla concentrazione di radon riguardanti le 14 più grandi cittàitaliane.

Tabella 1.1 – Concentrazione media annua di radon nelle principali città italiane*.

* I valori delle singole abitazioni sono stati ricavati dalle medie pesate sul tempo per due periodi di esposizione tran-ne nel caso di Catania, Messina e Palermo per le quali i valori sono derivati dalle medie aritmetiche di due periodi diesposizione.

Come già sottolineato nel Primo Rapporto, i dati sono ricavati dai risultati dell’indagine nazio-nale il cui campionamento, del tutto casuale, era basato su una rappresentatività regionale; lanumerosità del campione è tale da considerare i dati medi delle singole città come indicativi epertanto non rappresentativi dei valori medi reali.Attualmente l’attività legata alla problematica radon più seguita è senza dubbio quella della“mappatura” ovvero l’individuazione delle aree in cui vi è maggiore probabilità di elevate con-centrazioni al fine di razionalizzare le risorse, adottando interventi sul territorio mirati alla pre-venzione e alla riduzione del rischio. Il lavoro di mappatura è riconosciuto anche a livello legis-

CittàTotale misure

effettuate

Mediaarirmetica

(Bq/m3)

Abitazioni>200Bq/m3

N

Abitazioni>400Bq/m3

N

Bari 26 30 0 0

Bologna 47 42 1 (2,1%) 0

Cagliari 15 56 0 0

Catania 26 27 0 0

Firenze 35 32 0 0

Genova 77 27 0 0

Messina 20 31 0 0

Milano 156 75 1 (0,6%) 0

Napoli 36 124 9 (25%) 0

Palermo 47 27 0 0

Roma 148 117 18 (12,2%) 3 (2%)

Trieste 56 65 3 (5,4%) 2 (3,6%)

Torino 97 41 0 0

Venezia 33 46 0 0

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lativo dal D.Lgs. 230/95 e s.m.i., il quale attribuisce alle regioni il compito della individuazionedi tali aree. Una prima individuazione doveva essere realizzata entro il 31 agosto 2005, sullabase di criteri stabiliti da un’apposita commissione di esperti che ad oggi non è stata ancoracostituita. Per quanto riguarda le metodologie di raccolta ed elaborazione dei dati, ai fini delladefinizione delle aree a rischio, è stata utilizzata, sia in molte indagini condotte a livello inter-nazionale, sia in quelle condotte in alcune regioni italiane (Lazio, Veneto, Friuli Venezia Giulia,Toscana, Piemonte e Provincia Autonoma di Bolzano) la pratica della misurazione di radon negliambienti indoor, principalmente in abitazioni e scuole. Il lavoro di mappatura, mirato alla caratterizzazione della distribuzione territoriale della con-centrazione di radon negli edifici o, in altre parole, della distribuzione sul territorio della per-centuale di edifici con elevate concentrazioni di radon, porterà di riflesso una migliore cono-scenza dello stato dell’ambiente anche nelle aree metropolitane.

BIBLIOGRAFIA

Piano Sanitario Nazionale, 1998-2000. Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n.288 del10/12/1998.Commissione Europea. Raccomandazione della Commissione Europea del 21/2/1990 sullatutela della popolazione contro l’esposizione al radon negli ambienti chiusi. G.U. C.E. N.L.80/26 27/3/90.G.U. n. 203 del 31 agosto 2000 - Supplemento Ordinario n. 140 Decreto Legislativo 26 maggio2000, n. 241 “Attuazione della direttiva 96/29/EURATOM in materia di protezione sanitariadella popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti”.Bochicchio, F., Campos Venuti G., Piermattei, S., Torri, G., Nuccetelli, C., Risica S., TommasinoL., 1999. “Results of the national survey on radon in all the 21 italian regions”. InternationalWorkshop Radon in the Living Environment .19-23 April, Athens, Greece.

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RAPPORTO SULLA GESTIONEDELL’INQUINAMENTO ACUSTICO NELLE AREE METROPOLITANE

D. APREA, F. CONTINISIO(APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale, Servizio Agenti Fisici)

1. INTRODUZIONE

Il tema dell’inquinamento acustico è affrontato nel presente II° Rapporto sulla qualità ambien-tale delle aree urbane a proseguimento dell’esperienza del 2004, utilizzando gli stessi indica-tori riveduti e aggiornati e introducendo un nuovo indicatore. Riprendiamo alcune conclusionitratte dallo studio dello scorso anno sulle 8 maggiori città metropolitane, poiché estremamen-te indicative della tematica trattata.Si è rilevata, infatti, una debole attenzione al concetto sovracomunale di area metropolitana,a vantaggio di una analisi circoscritta ad ogni Municipalità. La scarsa attuazione della norma-tiva riscontrata (nel rapporto vi è uno specifico indicatore) rileva l’alterna attenzione riservataal problema del rumore. L’impianto legislativo è, quindi, poco compreso. La sua filosofia difondo vuole che lo sviluppo di tutti i provvedimenti amministrativi previsti (l’intero ciclo di ana-lisi, report e risanamento), una volta a regime, sia il motore di tutte le azioni di bonifica emiglioramento del clima acustico comunale. Altra caratteristica emersa riguarda le modalità dicontrollo e di monitoraggio del rumore: nelle 8 città analizzate esse sono risultate molto diso-mogenee (numero e tipologia di centraline o di campagne di misura localizzate).Con tali premesse si è passati quindi all’implementazione, nel Rapporto 2005, dei dati di altre6 realtà metropolitane, vale a dire Venezia, Trieste, Bari, Catania, Messina e Cagliari.Con lo scopo di razionalizzare le risposte e ottenere indicatori più organici, è stato preparatoun questionario rivolto in gran parte agli Assessorati all’Ambiente di ciascuna delle città.Dall’elaborazione dei metadati ricevuti, si sono ricavati gli indicatori riportati nel presente rap-porto 2005:1. Stato di attuazione della normativa;2. Metodologie di controllo e monitoraggio;3. Piani di contenimento e abbattimento del rumore (nuovo);4. Report ai cittadini.Gli indicatori scelti monitorano aspetti legati alla gestione dell’inquinamento acustico e, indi-rettamente, allo stato dell’ambiente. La scelta nasce dal difficile confronto dei dati fonometri-ci assoluti reperibili dalle campagne di monitoraggio di ogni città. Il dato rilevato da una deter-minata centralina è indicativo per la sua posizione e per le sorgenti di rumore e suono cui èsottoposta, ma perde di significato se confrontato con il dato di un’altra città in cui tali condi-zioni cambiano totalmente. Di contro questi dati assumono un valore di grande utilità, per lecittà che hanno scelto di realizzare una rete fissa di monitoraggio o che collocano le centrali-ne mobili di misura negli stessi siti nell’arco di vari anni per il confronto storico dei dati. A tito-lo di esempio riportiamo, in figg. 1 e 2, i dati storici per le città di Firenze e di Messina, i tec-nici (ARPAToscana e Servizio di Monitoraggio del Comune di Messina rispettivamente) hannoposizionato la strumentazione in modo da ottenere delle serie storiche utili a rilevare variazio-ni dell’entità dell’inquinamento acustico in quei siti (comunemente interessati da traffico vei-colare).Questo tipo di misure strumentali non offre una fotografia complessiva dello stato dell’ambientecittadino, mentre strumenti innovativi come le mappe acustiche, supportate da dati di densitàabitativa, possono dare stime concrete dell’esposizione ai diversi livelli sonori per la totalità degli

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abitanti. Attualmente in Italia vi sono poche informazioni di questo tipo, l’applicazione dellaDirettiva Europea 2002/49 tramite il D.Lgs. 19/8/2005 n. 194, porterà ad ottenere dati di qualitàcomplessiva dell’ambiente acustico urbano, confrontabili a livello europeo.

Lo stato dell’ambiente dal punto di vista acustico appare molto compromesso osservando i datidi monitoraggio e le rare stime di esposizione esistenti. Come già detto nel rapporto 2004, la

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Fig. 1 – Riepilogo dati centraline mobili Firenze (anni 2000-2002)“Relazione di valutazione sullo stato acustico del Comune di Firenze”, 20031) Via Lorenzo il Magnifico; 2) Via Ponte alle Mosse; 3) Via Dei Serragli; 4) Via Aretina

Fig. 2 – Riepilogo dei dati di rumore stradale diurno a Messina (anni 2001-2004)Elaborazione APAT su dati Comune di Messina (“Campagna di misure 2004 – Rumore da traffico veicolare”)

molteplicità di sorgenti che coesistono nelle aree urbane rende quasi fisiologica tale situazione,se si considera peraltro che trattasi di zone densamente popolate. L’ordinamento italiano ècostruito in modo che al risanamento complessivo concorrano tutti i soggetti coinvolti: istituzio-ni, gestori delle infrastrutture e cittadini stessi. Con gli indicatori scelti in questo rapporto si ècercato di rappresentare città per città come e in che tempi queste differenti azioni concorronotutte allo stesso fine: il risanamento acustico.Nel corpo del rapporto sono inseriti dei riferimenti di bibliografia e degli utili link di consulta-zione su internet, elencati alla fine dell’articolo.

2. LEGISLAZIONE NAZIONALE E COMUNITARIA

I principi dell’ordinamento sull’inquinamento acustico in Italia sono contenuti nella Legge 26ottobre 1995, N. 447 – Legge quadro sull’inquinamento acustico. Molte informazioni su di essae sugli importanti decreti attuativi emanati negli anni successivi sono contenute nell’articolo“Il controllo dell’inquinamento acustico nelle principali città metropolitane” nel I° Rapporto2004. Per un elenco completo ed esaustivo della normativa italiana e comunitaria in tema diinquinamento acustico si rimanda al sito istituzionale dell’APAT [3].A livello nazionale è importante l’emanazione del già citato D. Lgs. 19/8/2005 n. 194“Attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumoreambientale” in quanto gli adempimenti previsti riguardano in maniera diretta le città di dimen-sioni metropolitane. Saranno introdotti nuovi indicatori di rumore cui uniformarsi, LDEN e LNIGHTrivolti in prima istanza agli “agglomerati” con più di 250.000 abitanti e successivamente a quel-li con più di 100.000 abitanti. Si realizzerà una Mappatura Acustica Strategica contenente i datidi rumorosità sul territorio provenienti delle molteplici sorgenti sonore. Dovranno essere sti-mati, per ogni agglomerato, anche le percentuali di popolazione esposta a varie classi di livel-lo sonoro. Parallelamente le stesse mappe dovranno essere costruite per le maggiori (in ter-mini di traffico) infrastrutture di trasporto, che spesso insistono sulle città stesse.Dall’ultimo rapporto non sono stati emanati strumenti legislativi determinanti ai fini metropo-litani a livello regionale, necessita però l’aggiornamento alle regioni non trattate nel 2004. Inparticolare nel rapporto 2004 sono contenuti i dettagli delle Leggi Regionali in acustica perPiemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Campania. A seguito dell’inserimento delle ulteriori 6 città metropolitane, sono riportati gli estremi delle Leggi regiona-li in materia di acustica ambientale per:

– VenetoL.R. n. 21 del 10/5/99 “Norme in materia di inquinamento acustico”– PugliaL.R. n.3 del 12/02/02 “Norme di indirizzo per il contenimento e la riduzione dell’inquinamentoacustico”– SardegnaDGR n° 34/71 del 29/10/02 “Linee guida per la predisposizione dei Piani di classificazione acu-stica dei territori comunali”

Sono quindi ancora sprovviste di ordinamento regionale la Sicilia e il Friuli Venezia Giulia (trale 12 in esame in questo rapporto). Per quanto riguarda la Sardegna e la Campania pur aven-do emanato delle linee guida sulla redazione dei piani di classificazione acustica si tratta diregioni sprovviste di una Legge Regionale di indirizzo.

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3. INDICATORI DI GESTIONE DELL’INQUINAMENTO ACUSTICO

3.1 Stato di attuazione della normativa

Con l’emanazione della Legge Quadro si definiscono i principi generali, le competenze di Stato,Regioni, Province e Comuni, i provvedimenti necessari per il conseguimento di un clima acu-stico ottimale.Ai Comuni viene conferito potere decisionale e di controllo e ad essi spetta:• La classificazione del territorio comunale in zone omogenee sotto il profilo acustico;• Il coordinamento degli strumenti urbanistici già adottati con la classificazione acustica;• L’adozione di piani di risanamento acustico, assicurando il coordinamento con il piano del

traffico e con i piani previsti dalla vigente legislazione in materia ambientale.I dati così ottenuti possono essere utilizzati per la determinazione di opportuni indicatori, lacui principale caratteristica deve essere quella di rendere immediatamente confrontabile lostato della gestione della tematica trattata nel territorio in esame e nel tempo. L’indicatore scelto è “Lo stato di attuazione della normativa” la cui definizione prevede unPiano di Classificazione Acustica del territorio comunale in zone acusticamente omogenee, unaRelazione Biennale sullo stato acustico ed un piano Comunale di Risanamento.La Classificazione Acustica provvede all’assegnazione tra porzioni omogenee di territorio eduna ben precisa classe tra le sei individuate, all’interno di ognuna delle quali si applicanodeterminati valori limite di rumore. Tale operazione ha come finalità la salvaguardia delle zonesilenziose e il risanamento di quelle in cui sono riscontrati livelli acustici elevati.La Relazione Biennale sullo Stato acustico del comune viene redatta per quei comuni con popo-lazione superiore a 50.000 abitanti e trasmessa alle Regioni e alle Province.Il Piano di Risanamento acustico è uno strumento che i Comuni adottano qualora si superano ivalori di attenzione. Esso deve inoltre essere coordinato con il Piano Urbano del Traffico e contutti gli altri piani previsti in materia ambientale e deve recepire il contenuto dei piani per ilcontenimento delle emissioni sonore prodotte per lo svolgimento di servizi pubblici essenzialiquali il trasporto, la raccolta dei rifiuti e la pulizia delle strade (a questo proposito si veda ilterzo indicatore del presente rapporto).

Dalla tabella riportata, si può leggere in maniera immediata lo stato di avanzamento dei lavo-ri delle quattordici città esaminate, rispetto agli adempimenti previsti dalla Legge 447/95.Da essa si evince che solo due sono le città che hanno approvato e per le quali è in vigore unPiano Comunale di Risanamento e, come già riportato nell’elaborato dell’anno passato, sonole città di Bologna (emanato nel 1999) e di Firenze. Per quest’ ultima (piano emanato nel 2004)verranno reperite le indicazioni sui risanamenti previsti.Si segnala la recente realizzazione del Piano Comunale di Zonizzazione di Venezia, le cui mappegrafiche sono disponibili su internet [12].I comuni di Torino e di Milano hanno approvato una bozza di Piano di Classificazione acusticama non risulta essere in vigore sul territorio. Inoltre, si è ritenuto opportuno evidenziare come, nonostante non ci sia stata l’approvazionedel comune, Milano e Bologna hanno redatto una relazione stato-ambiente dettagliata edesaustiva ai fini di un controllo dell’inquinamento ambientale territoriale.Per la gran parte delle rimanenti città tra cui anche Napoli, è in vigore solo il Piano Comunaledi Zonizzazione mentre per la città di Catania è stato predisposto dai tecnici dell’amministra-zione un Piano di Zonizzazione per il quale si attende l’adozione da parte del consiglio comu-nale.Cagliari, infine, ha un piano Comunale di Zonizzazione ma relativo all’anno 1994 per cui basa-to sui dettami del D.P.C.M. del 01/03/1991 [3].

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Tabella 1 – Stato di attuazione della Legislazione nelle Città metropolitane

Note:(a1): il comune ha approvato una bozza di Piano di Classificazione acustica ma non risulta essere in vigore sul territorio.(a2): anno dell’ultima Relazione biennale prodotta;(a3): lo stato acustico comunale viene presentato all’interno del Rapporto sullo Stato dell’ambiente.

3.2 Metodologie di controllo e monitoraggio

La domanda di informazione derivante dalla normativa italiana, dalle esigenze delle ammini-strazioni locali, dalle proposte di normativa europee è estremamente disomogenea ed è com-pito arduo cercare una sola risposta che soddisfi esigenze anche molto differenti. Consapevolidi un tale bisogno, si è scelto come indicatore significativo una rassegna delle “metodologiedi monitoraggio e controllo” attuate nelle differenti città.Si osservi che, il rumore ambientale, in particolare quello urbano, è caratterizzato da una certavariabilità nel tempo e nello spazio: la molteplicità di sorgenti presenti, le diverse modalità difunzionamento delle stesse, la presenza degli edifici costituiscono alcuni degli elementi chedeterminano l’estrema complessità dell’ambiente sonoro. L’esecuzione delle misure è pertan-to un problema piuttosto delicato ed è necessario fornire un’indicazione precisa e dettagliatadelle metodologie scelte e seguite in una determinata indagine.Quale che sia la metodologia individuata, si ritiene fondamentale il riferimento all’eventualeimplementazione di mappature acustiche intese come descrizione dinamica e georeferenziatadei livelli sonori e ottenute attraverso un’attività di raccolta di dati che soddisfi certi requisiti:– è rivolta a condizioni di cittadini esposti, omogenee tra loro;

Piano Comunaledi Zonizzazione

Piano Comunaledi Risanamento

Relazione Biennalesullo Stato Acustico

Torino ❍ (a1) ❍ ❍

Milano ❍ (a1) ❍ ❍ (a3)

Venezia ● (2005) ❍ ❍

Trieste ❍ ❍ ❍

Genova ● (2000) ❍ ❍

Bologna ● (1999) ● (1999) ❍ (a3)

Firenze ● (2004) ● (2004) ● (2004) (a2)

Roma ● (2004) ❍ ❍

Napoli ● (2001) ❍ ❍

Bari ❍ ❍ ❍

Palermo ❍ ❍ ❍

Messina ● (2001) ❍ ❍

Catania ❍ ❍ ❍

Cagliari ● (1994) ❍ ❍

Legenda

● (XXXX) Approvato ed in vigore (Anno di Delibera del Cons.Comunale)

❍ Non Approvato

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– utilizza metodologie confrontabili tra loro a distanza di tempo;– consente la descrizione dello stato di contesti acustici valevoli per ampie porzioni della popo-

lazione.

Tabella 2 – Controllo dell’inquinamento acustico

Note:(b1): la municipalità utilizza le centraline dell’ARPA o consulenze esterne;(b2): tipo di sorgente di rumore esaminata durante le campagne di misura;(b3): mappa dei livelli sonori urbani prodotta tramite l’abbinamento dei dati di monitoraggio ai modelli previsionali;(b4): la mappatura non è aggiornata ai dati di monitoraggio;(b5): una stima dei valori di livello sonoro a bordo strada per ogni via/piazza della città è stata realizzata dall’ARPAT.

Dalle informazioni ricavate dal questionario rivolto ai referenti per lo studio condotto relativoagli aspetti di monitoraggio dei livelli di rumorosità urbani, si è fotografata la situazione attua-le concernente la presenza sul territorio di centraline fisse o mobili e l’eventuale campagna dimisure svolta dalle diverse città che collaborano al progetto.Dall’analisi dei dati pervenutici, emerge subito l’ esigua presenza di strumentazione di misurasul territorio. Da segnalare che il numero più elevato di centraline fisse è presente a Bologna,seguita immediatamente dopo da Catania. Roma e Messina invece annoverano sei centralinemobili. I Comuni di Firenze, Venezia e Trieste, invece, si avvalgono della consulenza dell’ARPAsia per le misure strumentali che per la gestione dei dati relativamente al rumore stradale, fer-roviario e aeroportuale. Analogamente fa il Comune di Torino utilizzando consulenze esterneagli enti istituzionali.Dalla lettura della tabella emerge che numerose Municipalità effettuano campagne di misuralocalizzate i cui dati risultano fruibili nel confronto tra i successivi anni.

Centralinedi

monitoraggioFISSE

[n.]

Centralinedi

monitoraggioMOBILI

[n.]

Campagnedi misura

localizzate[anni]

Campagnedi misura

localizzate(b2)

[descrizione]

Mappaturaacustica

(b3)

Torino (b1) (b1) 2001-2005 stradale – clima acustico -

Milano - 2 1991÷2003 stradale – ferroviario -

Venezia - (b1) 2000÷2005stradale-industriale

clima acustistoSI

Trieste - (b1) 1996,1999 clima acustico urbano SI

Genova 2 1 - - SI

Bologna 12 5 2000÷2003 ferroviario – clima acustico SI (b4)

Firenze (b1) (b1) 1996÷2003stradale – ferroviario –

aeroport.(b5)

Roma - 6 2000÷2005 clima acustico urbano -

Napoli 7 2 2001-2003 clima acustico urbano -

Bari - - - - -

Palermo 7 - - - -

Messina - 6 2001÷2005 stradale -

Catania 8 - 2002 clima acustico urbano SI

Cagliari - - - - -

556

3.3 Piani di contenimento e abbattimento del rumore

Come anticipato in precedenza, al risanamento complessivo concorrono istituzioni, gestoridelle infrastrutture e cittadini stessi. E’ a partire da tale consapevolezza che si è ritenuto oppor-tuno scegliere un nuovo indicatore per tale rapporto, ”L’attuazione dei piani di contenimento eabbattimento del rumore”. Ci si è soffermati sulle differenti realtà urbane presenti sul territo-rio italiano riguardo all’operato svolto separatamente dal comune e dai gestori delle infra-strutture in esso presenti.Naturalmente, in un contesto metropolitano, l’attenzione viene principalmente posta sulleinfrastrutture di trasporto in quanto fonti principali di rumore. Per quanto riguarda le più impor-tanti infrastrutture il principale gestore della rete ferroviaria italiana, RFI, ha effettuato in basealle indicazioni fornite dal D.P.R. 459/98 una stima dei livelli sonori attuali, su una fascia di ter-ritorio di larghezza pari a 250 metri per ogni lato dell’infrastruttura (fascia di pertinenza).Successivamente ha predisposto il “piano di contenimento ed abbattimento del rumore” aisensi del D.M. 29 novembre 2000, valutando l’esposizione dei ricettori, con particolare atten-zione a quelli sensibili (ospedali, case di cura e case di riposo) all’interno delle rispettive fascedi pertinenza.Gli stessi piani devono essere elaborati per quanto riguarda il rumore derivante da traffico vei-colare. L’approccio è analogo, ma mentre per il rumore ferroviario la definizione dei limiti èstata formalizzata nel 1999, per i gestori delle infrastrutture veicolari le scadenze dettate dalDM 29/11/2000 sono state prorogate a causa dell’emanazione del decreto sui limiti e sullefasce di rispetto del rumore stradale avvenuta solo nel giugno 2004. Si ritiene, quindi, che nelprossimo rapporto saranno inserite le informazioni relative ai Piani di contenimento e abbatti-mento del rumore effettuati da ANAS, Autostrade e dagli altri gestori stradali.La tabella 3 conferma a pieno quanto sopra detto e quanto ricavato dai dati in possesso.Risulta che tra gli enti gestori di infrastrutture e servizi di trasporto che hanno verificato i livel-li di immissione sonora prodotti, all’interno delle apposite fasce di rispetto è RFI che ha previ-sto degli interventi concreti di bonifica.Per la città di Roma, ATAC è l’unica azienda municipalizzata ad aver avviato il piano di risana-mento tramite rinnovo del parco circolante. Un dato immediato che emerge dalla lettura dellatabella è che, considerata la vastità del territorio occupato dalla capitale italiana, il numerodegli interventi sia diretti sui ricettori che in termini di barriere è a ragione il più elevato, dicontro alla realtà del capoluogo sardo che prevede due soli interventi sui ricettori.A Roma segue immediatamente Genova per la quale RFI ha previsto ben 77 interventi in ter-mini di barriere e 33 direttamente sui ricettori per un totale di ben 1071 ricettori interessati. Lastessa città di Genova è stata scelta come città pilota da uno specifico progetto del Ministerodell’Ambiente per il quale Autostrade Spa ha previsto 14 interventi di bonifica mediante bar-riere e uno su specifico ricettore.Per quanto riguarda Milano gli interventi previsti non sono tantissimi ma comunque conside-revoli soprattutto sulle barriere. Per Firenze i primi due interventi sono già in corso di esecu-zione e si tratta di quelli relativi alla zona del deposito ferroviario Campo di Marte.Per buona parte delle realtà esaminate, i gestori locali delle infrastrutture di trasporto deidiversi comuni, come ATM, FNME di Milano, GTT di Torino, FCE di Catania e altri hanno rac-colto i dati sul territorio e fatto delle stime dei valori di livelli sonori prodotti dalle proprie infra-strutture. Tali gestori, spesso, avviano attività di risanamento parallelamente ai cantieri diammodernamento.Per la tangenziale di Catania ANAS ha effettuato degli studi di risanamento, sottolineandoperò che non sono previsti interventi lungo il percorso della tangenziale più prossimo al tessu-to urbano. Si riporta in figura 3 un esempio di cartografia prodotta da RFI per la città di Firenze in cui ènitida la divisione in fasce di rispetto ed è interessante soffermarsi sulla configurazione chequeste ultime assumono in prossimità del nodo ferroviario mostrato nel riquadro.

557

Tabella 3 – Piani di contenimento e abbattimento delle infrastrutture di trasporto

Note:(c1): interventi realizzati all’interno del progetto “Genova città pilota” del Ministero dell’Ambiente e della Tutela delTerritorio.

Si è verificato che in numerose città come Firenze, Milano, Torino, Genova (tra Comune oProvincia e RFI) e Roma (tra Comune e ATAC di cui lo stesso Comune è il principale azionista)le attività di risanamento vengono coordinate con gli enti locali al fine di una migliore pro-grammazione della cantierizzazione. Per la città di Torino c’è da rilevare il caso del gestore della tangenziale ATIVA che ha svilup-pato due distinti progetti di stima e risanamento acustico sui tratti della tangenziale torinese.Questo caso evidenzia la positiva sinergia tra il gestore ATIVA, l’Arpa Piemonte e la Provinciadi Torino sin dal 1998 con un numero considerevole di singoli interventi di varia natura (barrie-re, manti stradali fonoassorbenti, etc. vedi fig. 4). Un’altra particolarità di questi progetti è chesono stati elaborati prima che lo Stato emanasse lo specifico decreto di definizione di limiti peril rumore stradale (DM n°142 del 30/03/04 [3]), anticipando così di molto l’inizio dei lavori. Ilimiti utilizzati nelle stime sono assolutamente coerenti con la legislazione successivamenteemanata [8].

Gestore

Interventi previsti

Barriere[n.]

Interventidiretti

su ricettori(d1)

Altriinterventi

e note

Totalericettori

interessati[n.]

TorinoRFI (Ferroviario) 15 5 196

ATIVA SpA (Stradale) Vari interventi in corso

Milano RFI (Ferroviario) 63 17 672

Venezia RFI (Ferroviario) 26 19 460

Trieste RFI (Ferroviario) 5 3 59

GenovaRFI (Ferroviario) 77 33 1071

Autostrade SpA (c1) 14 1 - -

Bologna RFI (Ferroviario) 68 26 707

Firenze RFI (Ferroviario) 34 10 438

RomaRFI (Ferroviario) 106 52 1474

ATAC (Stradale) - - Rinnovo parco veicoli -

NapoliRFI (Ferroviario) 15 6 233

Tangenziale di Napoli SpA(Stradale)

Barriere antirumoreper circa 4000 m

Bari RFI (Ferroviario) 35 23 392

Palermo RFI (Ferroviario) 6 5 52

Messina RFI (Ferroviario) 22 9 267

Catania RFI (Ferroviario) 12 7 85

Cagliari RFI (Ferroviario) - 2 2

558

Il gestore Tangenziale di Napoli SpA ha intrapreso nel 2005 il piano di risanamento stradale;per la tratta Fuorigrotta - Camaldoli è previsto un intervento di c.a. 4000 m di barriere antiru-more da realizzarsi nel corso del 2005.

559

Fig. 3 – Stralcio del piano di Contenimento e abbattimento di RFI per la Città di Firenze

Fig. 4 – Stralcio del piano di risanamento acustico di ATIVA per la Tangenziale di Torino

3.4 Report ai cittadini

Per quanto riguarda l’ultimo ma non meno importante indicatore cioè quello relativo all’infor-mazione al pubblico è importante predisporre campagne d’informazione che abbiano la piùimmediata divulgazione tramite internet, o altri mass media. Unanimemente riconosciuto, internet è il principale strumento di comunicazione attualmentein uso, pertanto si riportano in bibliografia i link utili relativi alle differenti realtà cittadine, inmodo che chiunque sia interessato, possa andare direttamente sul sito per consultare le noti-zie di cui necessita.Nella tabella seguente, a partire dalle informazioni pervenuteci dai Comuni, sono state ripor-tate le notizie presenti sul sito internet dei differenti enti per eventuali campagne di sensibi-lizzazione svolte.

Tabella 4 – Comunicazione ai cittadini

Da essa si legge che quasi tutti i comuni divulgano le mappe di classificazione acustica edanno cenni di legislazione, ma pochi svolgono vere e proprie campagne di sensibilizzazione.Sarebbe auspicabile prevedere incontri tra comune e popolazione concretizzabili in consulta-zioni popolari come avvenuto a Firenze. Importante è promuovere anche campagne di educa-zione scolastica ai fini di aumentare, a tutti i livelli, il senso di responsabilità in riferimento aquesta problematica ambientale, e conseguentemente, di incrementare il livello di attenzionepolitica ed amministrativa sul tema specifico, sull’esempio del Comune di Roma.Tali strumenti possono essere utili ai cittadini per comprendere la complessità della proble-

Sito internet

Campagnedi sensibilizzazione

Mappa dellaclassificazione

acustica

Cenni di legislazioneo regolamenti

sul Rumore

Torino X [11] X -

Milano - X “Il silenzio è musica” (1996-98 MeglioMilano)

Venezia X [12] XZonizzazione acustica: adempimenti delle imprese

(2005)

Trieste – X -

Genova – X -

Bologna X [13] X -

Firenze X [14] XIncontri di presentazione al pubblico della

Zonizzazione

Roma X [15] X Interventi didattici negli Istituti secondari

Napoli X [16] X 2001-2002

Bari - - -

Palermo - X -

Messina X [17] X -

Catania - - -

Cagliari - - -

560

matica e sentirsi coinvolti nella gestione di un problema globalmente molto sentito. Sebbenein diminuzione (dati ISTAT [9]) la percentuale di famiglie che dichiara la presenza di molto oabbastanza rumore nella zona di residenza è sempre elevata e pari al 34,7%. Il problema è tipi-co dei comuni centro delle aree metropolitane in cui la percentuale delle famiglie interessataraggiunge il 49%. Lo stesso rapporto ISTAT registra che la situazione più critica è presente nelNord Ovest (37,3%) e nelle Isole (36%). Il Lazio (39,3%) e la Lombardia (39,2%) risultano leregioni più rumorose, mentre le più tranquille sono il Molise (18,8%) e la Valle d’Aosta (23,1%).

4. CONCLUSIONI

Ai fini della compilazione del rapporto è risultato molto utile l’approccio schematico ottenutomediante l’ invio di un questionario ai responsabili delle attività presso i comuni. Si ritiene utileproseguire questo metodo per i prossimi rapporti del progetto Aree Metropolitane, miglioran-dolo in base all’esperienza di quest’anno. Si coglie l’occasione per ringraziare della fruttuosacollaborazione tutti i contatti presso le municipalità e le province interessate di cui si riportal’elenco di seguito al paragrafo.Mediante la compilazione dei questionari si è potuto popolare totalmente i dati scelti comeindicatori, ottenendo una completa fotografia dello stato della gestione dell’inquinamento acu-stico nelle 14 città del rapporto. Rispetto al I° rapporto emerge un lento cambiamento degliindicatori come l’attuazione della legislazione e le metodologie di controllo. Emergono le situa-zioni di bassa attuazione dell’impianto legislativo a Bari, Catania, Palermo, Trieste e Torino.Dall’analisi della tabella 2 appare l’utilizzo di diverse modalità di monitoraggio e controllo dellostato dl clima acustico delle città. E’ un dato certo che molte città utilizzano i dati storici misu-rati da centraline (fisse o mobili) presso i medesimi siti per monitorare l’andamento negli annidei livelli di immissione. Tale lavoro risulta molto utile per eventuali verifiche di interventi urba-nistici o di bonifica accorsi.Il terzo indicatore ha mostrato la situazione di attuazione dei piani di risanamento nelle città,da parte degli enti gestori delle infrastrutture di trasporto, in particolare stradali e ferroviarie,che più impattano il tessuto urbano. Il piano del gestore nazionale RFI è nella fase di esecu-

561

Fig. 5 – Estratto della mappa dei punti di misura sulla città di Milano (AMA, 2003 – “Rapporto sullo statodell’Ambiente del Comune di Milano”)

zione dei lavori, con cantieri in corso di avviamento in tutte le città metropolitane (secondo unaprecisa tabella di priorità). Si segnalano interventi ad hoc di alcuni gestori stradali in attesa deiprevisti piani nazionali come Autostrade S.p.A. nella città di Genova e ATIVA nella città diTorino. Si sottolinea che allo stato attuale la situazione è “in evoluzione” per i gestori dei tra-sporti pubblici locali. In molte città tali gestori stanno eseguendo le misure e le valutazioni distima dell’impatto dei propri mezzi e dal confronto di queste stime con i limiti di legge saran-no messi a punto i piani di risanamento nei prossimi anni.Molto importante è risultato il dialogo tra enti locali e gestori nel coordinamento delle attivitàdi risanamento, come a Firenze, Milano, Torino, Genova (tra Comune o Provincia e RFI) e Roma(tra Comune e ATAC di cui lo stesso Comune è il principale azionista).Da un’analisi delle informazioni raccolte per il secondo e terzo indicatore emerge che allo statoattuale vi sono molteplici attori che raccolgono dati (fonometrici o previsionali) sul clima acu-stico delle città (Comune, Arpa, Provincia, Gestori ecc.) con diversi fini, sarebbe utile che con-vergessero tutti a rappresentare lo stato dell’ambiente cittadino complessivo. In particolare instrumenti di report come la Relazione biennale di stato dell’ambiente acustico si dovrebbe cer-care di superare le barriere tra diversi Enti istituzionali e privati. A tal proposito si segnala ilcaso dell’AMA (Agenzia Mobilità e Ambiente) che compie tale sforzo nella Relazione sullostato dell’ambiente del Comune di Milano [6] (vedi fig. 5) e il X Dipartimento del Comune diRoma che, al fine di realizzare la mappatura acustica del territorio (tuttora in corso), sta ricer-cando da più fonti dei dati di monitoraggio utili.Dal punto di vista della comunicazione ai cittadini, resta il sito internet il principale veicolo diinformazioni per Comuni, Province e Gestori. Emergono alcuni casi di consultazione pubblicanelle scelte strategiche di adozione dei piani (Firenze), incontri di sensibilizzazione al problemarumore nelle scuole secondarie (Roma) o vademecum specifici per le Imprese (Venezia).Anche nel rapporto di quest’anno si segnalano le esperienze delle Agenda21 che molto spes-so hanno tra gli obiettivi il risanamento acustico di aree, o l’adeguamento alla legislazione pergruppi di comuni. Ne sono esempio l’Agenda21 della Provincia di Genova, quella di Comuni delnord Milano e quella dell’area omogenea fiorentina. Si rimanda agli altri specifici documentinel presente rapporto per il monitoraggio e l’evoluzione di questi utili strumenti di governance. Il recente recepimento della Direttiva europea di gestione dell’inquinamento acustico porterà,nell’immediato futuro, a forti cambiamenti nell’approccio alla tematica trattata, in particolarenelle città di dimensione metropolitana. L’apporto dei citati nuovi strumenti di valutazione,combinato con i classici dati di misura e con opportuni dati di densità abitativa, porterà ad unamigliore stima dell’esposizione al rumore degli abitanti degli agglomerati, sottoposti alle mol-teplici sorgenti di rumore che coesistono nelle città. Questo tipo di approccio è stato utilizzatodapprima in alcuni paesi del nord Europa, come Paesi Bassi e Germania [10] ma, allo statoattuale (a tre anni dall’uscita della Direttiva), tutti i paesi membri si stanno attivando in questadirezione. A livello comunitario e nazionale sono in corso progetti di ricerca, gruppi di lavoro,comitati tecnici e normativi. Dalla tabella 2 si nota che alcune città, tra quelle monitorate, giàsi stanno attivando in tal senso.L’esperienza dei Paesi Bassi può essere un valido esempio del risultato finale cui si dovrebbegiungere in tutta Europa. La figura 6 mostra come, già da qualche anno, è stata realizzata lamappa acustica dell’intera rete stradale, ferroviaria, degli aeroporti e delle principali città.Il prossimo rapporto, conterrà sicuramente maggiori informazioni su tale recepimento a parti-re da quelle che, tra le 14 città metropolitane, saranno interessate alla prima fase di imple-mentazione delle mappe acustiche strategiche.

562

CONTATTI

Federico Saporiti Comune di Torino Arnaldo Melloni Comune di FirenzeNicola Vozza Provincia di Torino Donatella Donati Comune di RomaPaola Coppi AMA Milano Aldo Aimone Comune di NapoliGian Piero Saccucci Comune di Trieste Carla Fabbri Comune di CagliariClaudio Tomaello Comune di Venezia Nicola Trizio Comune di BariGrazia Mangili Comune di Genova Antonio Mazzon Comune di PalermoNelvis Sovilla Comune di Bologna Fabio Bonfiglio Comune di MessinaCarmelo Oliveri Comune di Catania

BIBLIOGRAFIA E LINK

[1] Comune di Bologna, 2002 – “2° Rapporto sullo stato dell’Ambiente del Comune di Bologna”[2] ARPAT, 2003 – “Documento di supporto alla Relazione sullo Stato Acustico del Comune diFirenze”;[3] http://www.normeambientali.apat.it:8080/[4] APAT, 2004 – “Annuario dei Dati ambientali”;[5] RFI, 2003 – “Piano di Risanamento acustico nazionale ai sensi del DM Ambiente 29/11/00– Pianificazione degli interventi”;[6] AMA, 2003 – “Rapporto sullo stato dell’Ambiente del Comune di Milano”;[7] Comune di Messina, 2004 – “Campagna di misure 2004 – Rumore da traffico veicolare”[8] http://www.provincia.torino.it/ambiente/inquinamento/acustico/index[9] ISTAT, 2002 – “I cittadini e l’ambiente anno 1998”;[10] http://www.xs4all.nl/~rigolett/ENGELS/

LINK ALLE MAPPE DEI PIANI DI ZONIZZAZIONE (SETTEMBRE 2005)

[11] http://www.comune.torino.it/ambiente/rumore/zonizza.html (Torino)[12] http://194.243.104.176/website/rumore/viewer.htm (Venezia)[13] http://sit.comune.bologna.it/sit/mappe.html (Bologna)[14] http://www.comune.firenze.it/servizi_pubblici/ambiente/tutela_ambientale/Piano_Comunale_di_Classificazione_Acustica.zip (Firenze)[15] http://www.comune.roma.it/was/repository/ContentManagement/node/P1648111121/zonizzbig.jpg (Roma)[16] http://www.comune.napoli.it/zonizzazione-acustica/intro.htm (Napoli)[17] http://www.comune.messina.it/novita/news3.php?id=6 (Messina)

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Fig. 6 – Mappe di rumore delle reti ferroviaria, stradale, degli aeroporti e di una città metropolitana(Rotterdam) nel territorio dei Paesi Bassi (TNO, RIVM)

INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO NELLE AREE METROPOLITANE ITALIANE

M. LOGORELLI(APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale, Servizio Agenti Fisici)

1. INTRODUZIONE

Nel I Rapporto APAT “Qualità dell’ambiente urbano” è stata analizzata l’attuale risposta deglienti preposti (ARPA e Assessorati ambientali) in termini di azioni di monitoraggio e controllodei livelli di campi elettromagnetici e di eventuali azioni di risanamento, in caso di supera-mento dei limiti imposti dalla legge.Tale studio è stato esteso ad altre sei città (Venezia, Trieste, Bari, Messina, Catania, Cagliari)e aggiornato per le otto città già considerate nel I Rapporto (Torino, Milano, Genova, Bologna,Firenze, Roma, Napoli, Palermo).Fra le città introdotte quest’anno nel progetto “Qualità dell’ambiente urbano” non è stato pos-sibile reperire le informazioni necessarie per le città di Trieste e Cagliari; mentre per la città diRoma i dati sono rimasti aggiornati al 2004.Tra gli argomenti già trattati nel precedente rapporto vi sono:• Normativa europea, normativa nazionale, norme tecniche italiane e normative regionali: è

stato analizzato l’attuale scenario in campo legislativo per verificare l’avvenuto o menorecepimento della legge quadro n. 36 del 22 febbraio 2001 e dei relativi decreti attuativiDPCM 8/07/2003;

• Strumentazione di misura: è stata riportata la dotazione strumentale sia per le misurazioniin bassa che in alta frequenza;

• Attività di controllo: reti di monitoraggio: è stata focalizzata l’attenzione sulle campagne dimisura localizzate tramite centraline di monitoraggio in continuo.E’ stato anche descritto iltipo di siti ove sono state effettuate tali campagne di misura;

• Superamenti riscontrati e relative azioni di risanamento: sono stati evidenziati superamenti (erelativi risanamenti) dei limiti di legge riscontrati in queste campagne di misura localizzate;

• Identificazione aree “calde”: sono state messe in evidenza per alcune città le zone “calde”ossia aree in cui sono stati riscontrati superamenti dei limiti di legge.

Un aspetto importante introdotto in questo secondo rapporto riguarda il grado di informazionedei cittadini tramite i mezzi di comunicazione a disposizione (per esempio tramite internet, bro-chure, manifesti e convegni). Con il passare del tempo, si stanno intensificando notevolmentele richieste da parte di privati di sopralluoghi e misurazioni, soprattutto in prossimità di impian-ti radiotelevisivi e di telefonia mobile, in luoghi che destano preoccupazioni da parte dei citta-dini.Questo interesse della popolazione verso i campi elettromagnetici deve necessariamentecorrispondere ad una corretta ed esauriente informazione a riguardo. E’ necessario attivare ini-ziative di informazione mirate sia ad assicurare una approfondita e ampia conoscenza dell’argomento sia a divulgare le risultanze dei controlli promuovendone la diffusione tramite i sitiinternet, per esempio del comune, le circoscrizioni e i mass media.

2. RIGERIMENTI LEGISLATIVI

NORMATIVA EUROPEA:• Raccomandazione n. 99/519/CE del 12 Luglio 1999: Raccomandazione del Consiglio rela-

tiva alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a300 GHz.

565

Tramite questa raccomandazione gli stati membri sono stati invitati ad adottare le misurenecessarie ad assicurare un elevato livello di protezione della salute della popolazione dal-l’esposizione ai campi elettromagnetici.

NORMATIVA NAZIONALE:• DPCM del 23 aprile 1992: ”Limiti massimi di esposizione ai campi elettrico e magnetico

generati alla frequenza industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambienteesterno”.(Questo decreto è stato abrogato nell’art. 8 del DPCM 8/07/2003 relativo agli elet-trodotti. Si cita esclusivamente per inquadrare a livello normativo le informazione e i dati chesi riferiscono al periodo antecedente l’8 luglio 2003).

• DPCM 28 settembre 1995:” Norme tecniche procedurali di attuazione del DPCM 23 Aprile1992 relativamente agli elettrodotti”.(Questo decreto è stato abrogato nell’art. 8 del DPCM8/07/2003 relativo agli elettrodotti. Si cita esclusivamente per inquadrare a livello normati-vo le informazione e i dati che si riferiscono al periodo antecedente l’8 luglio 2003).

• DM 10 settembre 1998, n. 381: ”Regolamento recante norme per la determinazione dei tettidi radiofrequenza compatibili con la salute umana” (Tabella 1).(Questo decreto è stato sosti-tuito dal DPCM 8/07/2003 relativo alle frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz. Si citaesclusivamente per inquadrare a livello normativo le informazioni e i dati che si riferisconoal periodo antecedente l’8 luglio 2003).

Tabella 1

• Legge Quadro n. 36 del 22 febbraio 2001:”Legge quadro sulla protezione dalle esposizio-ni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” .Essa da attuazione in modo organico eadeguato alla Raccomandazione del Consiglio della Comunità Europea 1999/519/CE del 12Luglio 1999.

• DPCM dell’ 8 luglio 2003: “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione edegli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elet-trici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz)generati dagli elettrodotti”.Questo decreto, per i limiti di esposizione, i valori di attenzione e gli obiettivi di qualità suicampi elettromagnetici alla frequenza di 50 Hz, ha stabilito quanto segue: 100μT per l’in-duzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico, intesi come valori efficaci. A titolodi misura cautelativa per la protezione da possibili effetti a lungo termine, eventualmenteconnessi con l’esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di rete (50Hz), nellearee gioco per l’infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolatici e nei luoghi adibiti a per-manenza non inferiori a quattro ore giornaliere, si assume per l’induzione magnetica ilvalore di attenzione di 10μT, da intendersi come mediana dei valori nell’arco di 24 orenelle normali condizioni di esercizio.

Limiti di esposizioneIntensità di campo elettrico

E (V/m)Intensità di campo magnetico

H (A/m)

0,1 < f =< 3 MHz 60 0,2

3 MHz < f =< 3000MHz 20 0,05

3000MHz < f =< 300 GHz 40 0,01

Valori di esposizione (edifici adibiti apermanenze non inferiori a 4 ore)3 MHz < f =< 300GHz

6 0,016

566

Nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree di gioco per l’infanzia, diambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quat-tro ore e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in pros-simità di linee ed installazioni elettriche già presenti nel territorio, ai fini della progressivaminimizzazione dell’esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti ope-ranti alla frequenza di 50 Hz, è fissato l’obiettivo di qualità di 3 μT per il valore dell’in-duzione magnetica, da intendersi come mediana dei valori nell’arco di 24 ore nelle normalicondizioni di esercizio.

Tabella 2

• DPCM dell’ 8 luglio 2003: “Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione edegli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettri-ci, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 kHz e 300 GHz”.Questo decreto sui limiti di esposizione, valori di attenzione e gli obiettivi di qualità per c.e.mdi alta frequenza ha stabilito quanto segue: nel caso di esposizione a impianti che generanocampi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenza compresa tra 100kHz e 300GHz,non devono essere superati i limiti di esposizione indicati nella tabella 3, intesi come valoriefficaci. A titolo di misura cautelativa per la protezione da possibili effetti a lungo termineeventualmente connessi con le esposizioni ai campi generati alle suddette frequenze all’in-terno di edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenzeesterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi ilastrici solari, si assumono i valori di attenzione indicati nella tabella 3. Ai fini della progres-siva minimizzazione dell’esposizione ai campi elettromagnetici, i valori dei campi oggetto delpresente decreto, calcolati o misurati all’aperto nelle aree intensamente frequentate, nondevono superare i valori di obiettivi di qualità indicati nella tabella 3.

Tabella 3

Limiti di esposizioneIntensità di campo elettrico

E (V/m)Intensità di campo magnetico

H (A/m)0,1 < f =< 3 MHz 60 0,2

3 MHz < f =< 3000MHz 20 0,05

3000MHz < f =< 300 GHz 40 0,01Valori di attenzione0,1 MHz < f =< 300GHz

6 0,016

Obiettivi di qualità0,1MHz < f =< 300 GHz

6 0,016

Intensità del campo elettrico(kV/m)

Intensità del campo di induzione magnetica

(μT)

Limiti di esposizione 5 100

Valore di attenzione / 10

Obiettivo di qualità / 3

567

NORME TECNICHE ITALIANE

• NORMA CEI 211-6: ”Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettrici e magne-tici nell’intervallo di frequenza 0Hz-10 kHz,con riferimento all’esposizione umana”.

• NORMA CEI 211-7: ”Guida per la misura e per la valutazione dei campi elettrici e magne-tici nell’intervallo di frequenza 100 kHz- 300 GHz”.

NORMATIVE REGIONALI

❖ PIEMONTE• Decreto Presidente Giunta Regionale 14 aprile 2000 n. 1/R: Regolamento regiona-

le recante. “Nuovi criteri di tutela sanitaria ed ambientale per il rilascio dell’autorizzazio-ne regionale all’installazione e modifica degli impianti di teleradiocomunicazioni di cuialla legge regionale 23 gennaio 1989 n. 6”.

• Legge regionale 23 gennaio 1989, n. 6: “Nuova disciplina in materia di teleradioco-municazioni”

• Legge regionale 3 agosto 2004 n.19: “Nuova disciplina regionale sulla protezione dalleesposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” (B.U.5 agosto 2004, n. 31)

• DGR 5 settembre 2005 n. 16-757: “Legge regionale n. 19 del 3 agosto 2004 “Nuovadisciplina regionale sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elet-tromagnetici”. Direttiva tecnica in materia di localizzazione degli impianti radioelettrici,spese per attività istruttorie e di controllo, redazione del regolamento comunale, pro-grammi localizzativi, procedure per il rilascio delle autorizzazioni e del parere tecnico” (B.U. n. 36 dell’8 settembre 2005)

❖ LOMBARDIA• L.R. n. 11 del 11 maggio 2001: “Norme sulla protezione ambientale dall’esposizione a

campi elettromagnetici indotti da impianti fissi per le telecomunicazioni e per la radiote-levisione”.

• Circolare esplicativa B.U.R. n. 13 del 22 marzo 2004: “Procedimenti autorizzatori perl’installazione degli impianti fissi per le telecomunicazioni e la radiotelevisione. Rapportitra norma statale e norma regionale”.

❖ VENETO• L.R. n. 29 del 9 luglio 1993: “Regolamentazione per l’installazione degli impianti dai 7

ai 150 W e oltre i 150W”• L.R. n. 1 del 9 gennaio 2003: Modifica alla legge Regionale 30 Giugno 1993, n. 27 “pre-

venzione dei danni derivanti dai campi elettromagnetici generati da campi elettromagne-tici generati da elettrodotti”

• Circolare regionale 12 luglio 2001 n. 12 (B.U.R. n. 69/2001): “Installazione degliimpianti di telefonia mobile: direttive urbanistiche e criteri per l’individuazione dei siti.”

• L.R. n. 27 del 1993: Prevenzione dei danni derivanti da campi elettromagnetici generatida elettrodotti

• DRGV n. 1432 del 31 maggio 2002: “L.R. n. 27 del 1993: Prevenzione dei danni derivan-ti da campi elettromagnetici generati da elettrodotti: integrazione alla DGRV n. 1526 del11 aprile 2000”

• DGRV n. 3617 del 2003: “Protocollo di misura dei campi elettrico e magnetico a 50 Hz aifini dell’applicabilità della DRGV n. 1432 del 31 maggio 2002”

❖ LIGURIA• L.R. 20 dicembre 1999, n. 41: “Integrazione della legge regionale 21 giugno 1999 n. 18

(Adeguamento delle discipline e conferimento delle funzioni agli Enti locali in materia diambiente, difesa del suolo ed energia). Inserimento del capo VI bis - tutela dall’inquina-mento elettromagnetico”.

568

❖ EMILIA ROMAGNA• L.R. n. 30 del 31 ottobre 2000: “Norma per la tutela della salute e salvaguardia del-

l’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico”• DGR 20/2/2001 n. 197: “Direttiva per l’applicazione della L.R. 31/10/2000 n. 30 recante

le norme per la tutela della salute e la salvaguardia dell’ambiente dall’ inquinamento elet-tromagnetico”

• L. del 25-11-2002, n. 30: “Norme concernenti la localizzazione di impianti fissi per l’e-mittenza radio e televisiva e di impianti per la telefonia mobile”

❖ TOSCANA• L.R. n. 51 dell’11 Agosto 1999:” Disposizioni in materia di linee elettriche ed impianti

elettrici”• L.R. n. 54 del 6 Aprile 2000:” Disciplina in materia di impianti di radiocomunicazione”

❖ LAZIO• Regolamento regionale 21 febbraio 2001, n. 1: “Regolamento regionale per la disci-

plina delle procedure per l’installazione, la modifica e l’esercizio dei sistemi radioelettri-ci “

• Delibera Giunta regionale 4 aprile 2000, n. 1138: “Disposizioni per l’installazione, lamodifica e l’esercizio di impianti di radiocomunicazioni”

❖ CAMPANIA• L.R. 24-11-2001, n. 14:” Tutela igienico sanitaria della popolazione dalla esposizione a

radiazioni non ionizzanti generate da impianti per le teleradiocomunicazione”;• L.R. 24-11-2001 n. 13:” Prevenzione dei danni derivanti dai campi elettromagnetici gene-

rati da elettrodotti”

❖ PUGLIA• L.R. n. 5 del 8 marzo 2002: “Norme transitorie per la tutela dall’inquinamento elettro-

magnetico prodotto da sistemi di telecomunicazioni e radiotelevisivi operanti nell’inter-vallo di frequenza fra 0 Hz e 300 GHz. (B.U. Regione Puglia n. 32 del 11 marzo 2002)”

• Regolamento Comunale approvato in Consiglio Comunale il 19.03.2001, delibera n. 79

❖ SICILIA

• Circolare 12 Agosto 1999, n. 1004: “Attuazione DM n. 381/98 - Regolamento recantenorme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana”

Tutti i dati di seguito esposti sono stati ottenuti prendendo contatti a livello comunale. Nel casodi Torino, Firenze, Napoli e Bari alcune informazioni sono state integrate rispettivamente daARPA Piemonte Dipartimento di Ivrea, ARPA Toscana, CRIA (Centro Regionale InquinamentoAtmosferico), ARPA Campania e ARPA Puglia.

569

3. STRUMENTAZIONE DI MISURA

Nella seguente tabella sono riportate le informazioni riguardanti la dotazione strumentale nellevarie città sia per la bassa e l’alta frequenza a banda larga che per l’alta frequenza a bandastretta. E’ stato richiesto il numero di strumentazioni attualmente a disposizione della munici-palità, il tipo e il rispettivo proprietario.

Tabella 4: Dotazione strumentale

CITTÀStrumentazione

Larga BandaAlta Frequenza

StrumentazioneLarga Banda

Bassa Frequenza

StrumentazioneBanda Stretta

Alta Frequenza

TORINOSI

(n. 2, Arpa n. 3 centraline FUB)SI

(n. 3, Arpa)SI

(n. 1, Arpa)

MILANO

SI(Arpa) (8 centraline EIT 4070; 10

centraline PMM dual band; 2sonde banda larga

Wandel&Goltermann)

SI(Arpa) (3 misuratori di campo

induzione magnetica EMDEX; 1misuratore PMM 8053A associa-to a sonda elettrica/magnetica

EHP50A/B).

SI(Arpa) (Strumentazione più fre-

quentemente utilizzata: 1Analizzatore di spettro vettoriale

ANRITSU MS2681A; 1 sondaelettro-ottica THALES; 1 antenna

Biconica corta SeiberdorfPCD8250; 1 set di dipoli a mez-z’onda accordabili ADVANTEST)

VENEZIA

SI(n. 6,FUB/Arpa – in dotazione

per il territorio provinciale n. 13,Comune di Venezia/Arpa –accordo procedimentale per

acquisto ed uso esclusivo delComune) di Venezia)

NOSI

(n. 3., Arpa– Dipart. ProvincialeVenezia)

TRIESTE nd nd nd

GENOVASI

(n.4 centraline FUB)SI SI

BOLOGNA

SI(n. 4 centraline di proprietà dei

gestori messe a disposizione dalcomune di Bologna;n. 4 centrali-ne dell’Arpa Emilia Romagna;n.

4 centraline della FUB)

SI(n. 4 centraline)

FIRENZESI

(n.3, Arpa;n.7, FUB)SI

(n.4, Arpa)SI

(n.2, Arpa)

ROMA

SI7 EIT 4070 e 12 PMM dual band

(FUB - Arpa)SI

SIAnalizzatore di spettro -

Advantest (Arpa)

1 PMM 8055 (Arpa)

NAPOLISI

(n. 2, Arpa)SI

(n.1, Arpa)SI

(n. 1, Arpa)

BARISI

(n.1, Comune; n.1, Arpa; n.10,FUB)

SI(n.2, Arpa)

SI(n.1, Comune; n. 1, Arpa)

570 segue

4. ATTIVITÀ DI CONTROLLO: RETI DI MONITORAGGIO

Di seguito (Tabella 5) sono riportate informazioni riguardanti le reti di monitoraggio e di con-trollo nelle varie città.Viene riportata anche una breve descrizione delle campagne di misuralocalizzate.E’ stato richiesto il numero di stazioni di monitoraggio in continuo, gli anni in cuisono state effettuate campagne di misura localizzate e una loro breve descrizione.

Tabella 5: Stazioni di monitoraggio in continuo; Campagne di misura localizzate

CITTÀStrumentazione

Larga BandaAlta Frequenza

StrumentazioneLarga Banda

Bassa Frequenza

StrumentazioneBanda Stretta

Alta Frequenza

CATANIASI

(n. 1, Comune di Catania)SI

(n. 1, Comune di Catania)SI

(n. 1, Comune di Catania)

MESSINA

SI(Rete fissa di monitoraggio com-posta da n. 6 centraline di misu-

ra di proprietà del Comune diMessina;n. 2 misuratori portati-li;n. 2 sensori del campo elettri-co(100 kHz-3GHz) ;n. 1 sensoredel campo magnetico (30 MHz-

1000 MHz))

SI(n. 2 analizzatori-sensori del

campo elettrico e magnetico conspan selezionabile nell’intervallo

5Hz-100 kHz di proprietà delcomune di Messina)

NO

PALERMOSI

(Arpa)SI

(Arpa )SI

(Arpa)

CAGLIARI nd nd nd

571segue

CITTÀ

Stazioni dimonitoraggioin continuo

ad altafrequenza

Stazioni dimonitoraggioin continuo

a bassafrequenza

Campagnedi misura

localizzate

Campagnedi misura

TORINOSI

(n.3)

NO**(n. 3)

**sono a disposizionedosimetri per misure in

continua per periodi pro-lungati (fino a 30 giorni),

che non trasmettono i datigiornalmente ma i cui dativengono scaricati dal data

logger a fine campiona-mento

SI (2003)1 palagiustizia (compresonei dati 2004 della cartina

in fig. 1)

(2004)29

(vedi cartina in fig 1)

(2005)19

(vedi cartina in fig. 1)

MILANOSI

(n. 22)SI

(2001,2002,2003,2004)Abitazioni private

CITTÀ

Stazioni dimonitoraggioin continuo

ad altafrequenza

Stazioni dimonitoraggioin continuo

a bassafrequenza

Campagnedi misura

localizzate

Campagnedi misura

VENEZIASI

(n. 19, di cui n. 13 inuso esclusivo.)

NOSI

(2003,2004,2005)Varie aree del territorio

comunale

TRIESTE nd nd nd nd

GENOVA - -SI

(2003,2004)Abitazioni private, uffici,

scuole

BOLOGNA SI SISI

(2000,2003,2004)

Nel 2000 a seguito dell’e-manazione della L.R. 30/00si provvide al controllo delcampo elettromagneticoprodotto dagli allora esi-

stenti 143 impianti di tele-fonia sul territorio comuna-le; Successivamente con-trolli in abitazioni private,

aeroporto, scuole

FIRENZESI

(n. 71) Periodo di tresettimane

SI SI Abitazioni private, scuole

ROMASI

(n. 44)-

SI(2002,2003,2004)

Abitazioni private, scuole

NAPOLISI

(n. 2, FUB)NO SI (2005)

Controllo stazioni radiobase in ambito urbano

BARISI

(n.10)NO

SI(dal 1998 al 2002)

Misure pre e post installa-zione stazioni radio base

SI(2003, 2004, 2005)

Scuole elementari o asilivicino a stazioni radio base

CATANIASI

(n. 15)NO

SI(dal 2000 al 2005)

Con le 15 centraline fissedel Progetto Cassiopea

vengono monitorati i sitisensibili (scuole, ospedali,ecc…). Mentre con le 6

centraline mobili dell’ARPAviene effettuato il monito-raggio nei siti prossimi a

tutte le stazioni radio basedislocate nel territorio

comunale.

MESSINA SI (n. 6) NOSI -

(2001,2002,2003,2004,2005 in corso)

Spazi destinati all’infanzia

PALERMO SI (n. 4) NO SI (2004,2005)Abitazioni private, edifici

pubblici e scuole

CAGLIARI nd nd nd nd

572

5. SUPERAMENTI RISCONTRATI E RELATIVE AZIONI DI RISANAMENTO

Di seguito (tabella 6) sono riportate le informazioni riguardanti casi di superamento riscontratiin alta e bassa frequenza e le relative azioni di risanamento programmate, in corso o conclu-se.E’ stato chiesto di specificare il numero dei superamenti e dove questi si sono verificati.

Tabella 6: Superamenti riscontrati; azioni di risanamento

CITTÀ Superamenti riscontrati Risanamenti

Altafrequenza

Bassafrequenza

Altafrequenza

Bassafrequenza

TORINO

SI(1 Loc. Superga emittente radio,2004;1 Loc. Piazzale Faro – Colle

della Maddalena, circa 90 emitten-ti RadioTV, situazione cronica)

NO

SI(Superga, sbilanciamento potenzasu elementi radianti,2004;in corsopredisposizione piano risanamentoda parte del Politecnico su incarico

della Regione)

-

MILANOSI

(n.3 ;2000-2004)NO

SI(n. 2 conclusi;n. 1 da verificare)

-

VENEZIASI

(n. 4 ; 2003)-

SI(concluso,2003) SI (concluso,2004)

TRIESTE nd nd nd nd

GENOVASI

(n. 6; 2004-2005)-

SI(5 conclusi nel 2005; 1 in attesa di

nuove misure) -

BOLOGNASI

(n. 2 anno 2000 uno di telefonia euno radio tv)

NOSI

(telefonia concluso anno 2000;radio tv in corso)

-

573

Fig. 1 Cartina della dislocazione delle centraline FUB nella città di Torino (2004-2005)

Totale 1704 giorni di campionamento,durata minima 7 gg – max 141, media 35.

segue

6. IDENTIFICAZIONE AREE “CALDE”

Alcune delle città prese in considerazione hanno segnalato delle aree “calde” sul proprio ter-ritorio comunale ossia aree in cui si sono verificati dei superamenti dei limiti di legge.Le infor-mazioni a riguardo sono riportate in tabella 7.

Tabella 7 localizzazione aree “calde” in alcune città

CITTÀLocalizzazione Area

(alta frequenza) Localizzazione Area

(bassa frequenza)

TORINO Parco della Rimembranza – Colle della Maddalena Superga -

MILANO Zona Via San Galdino; zona Corso Sempione; Zona Piazza Repubblica -

VENEZIAVenezia – Piazzale Roma; Mestre/Marghera – Rampa Cavalcavia;

Venezia – San Marco/Zona Campo Santo Stefano; Mestre – Campalto –Ripetitore Rai

-

TRIESTE nd nd

GENOVA Nessuna -

BOLOGNA Postazioni radio e tv presso il colle dell’Osservanza a sud dell’abitato -

FIRENZEMonte morello (piazzale S. Leonardo) - (Sesto Fiorentino)

Poggio Incontro- (Bagno a Ripoli) NessunaNessuna

ROMA nd nd

NAPOLI Camaldoli – sito collinare -

BARIBari – Ceglie del Campo; Via Lamie; Via Nicolai; Viale Unità d’Italia; Via

Omodeo – Hotel Ambasciatori-

CATA§NIA - -

MESSINA - -

PALERMO Via Lanolina; Via Veneto; Via Montepellegrino -

CAGLIARI nd nd

CITTÀ Superamenti riscontrati Risanamenti

Altafrequenza

Bassafrequenza

Altafrequenza

Bassafrequenza

FIRENZESI

(n. 1, 2001)NO SI -

ROMA nd nd nd nd

NAPOLISI

(2002)NO

SI(in corso)

-

BARISI

(1999, 2004)NO

SI(1conclusa,1999) (1 in corso,2004)

(1 in corso,2005)-

CATANIASI

(2001)NO

SI(tipo: sostituzione apparati trasmis-

sivi, anno 2002)-

MESSINA NO NO - -

PALERMOSI

(n.3; 2004)NO NO -

CAGLIARI nd nd nd nd

574

7. GRADO DI INFORMAZIONE DEL CITTADINO

Sono state raccolte informazioni utili sulle modalità in cui la Municipalità informa i cittadinisull’ elettromagnetismo, la sua gestione e i suoi effetti (tabella 8).

Tabella 8: Informazioni utili a disposizione del cittadino

Altro importante elemento di informazione è il sito internet della Fondazione Ugo Bordoni (FUB)

CITTÀ

E’ presentesul Sito Internetdel comune unospazio relativo

all’elettromagne-tismo (Cosa è?

Quali sono le sor-genti?…..)

Sul Sito Internetdel comune

vi sono Cennidi Legislazioneo regolamenti

suElettromagnetism

o?

Campagne disensibilizzazione

al pubblico

E’ presente sulSito Internet delcomune uno spa-zio destinato alla

divulgazione dellerisultanze dei

controlli effettua-ti?

TORINO SI SI NO NO

MILANO NO NO - NO

VENEZIA SI SISI

(2003,2004)SI

TRIESTE nd nd nd nd

GENOVA SI SI 2001 (brochure) SI

BOLOGNA SI SI

(1997 con editazione di volumettodal titolo “Rischi sanitari dovuti

all’inquinamento da radiazioni nonionizzanti e possibili misure di pre-

venzione per la popolazione.)

SI

FIRENZE SI NO -NO, c’è nel sito

ARPAT

ROMA In predisposizione In predisposizione In predisposizione In predisposizione

NAPOLI NO NO NO NO

BARI NO NO

anno 2004: campagna informativadenominata blubus realizzata dalla

Fondazione Bordoni. Anno 2005:Istituzione Tavolo-tecnico/politico

sulla specifica problematica.Maggio 2005: Incontro con i cittadi-ni e le istituzioni locali, per dibatte-

re con Docenti Universitari dellaFacoltà di Medicina degli effetti

dell’inquinamento sulla salute pub-blica.

SI

CATANIA SI SI NO SI

MESSINA SI SI

Anno 2003 in occasione della reda-zione e divulgazione del “bilancio

sociale” relativo all’attività comuna-le.

SI

PALERMO SI SI NO NO

CAGLIARI nd nd nd nd

575

a cui molte Regioni, Province Autonome e Comuni fanno riferimento per il monitoraggio in con-tinuo dei campi elettromagnetici. Tutte le Regioni,esclusa la Campania (rete di monitoraggioFUB in via di attivazione), sono provviste di una rete di monitoraggio FUB.Tale sistema di controllo e vigilanza è fornito di un efficientissimo spazio web (www.monito-raggio.fub.it) tramite cui chiunque può accedere alle informazioni sui controlli effettuati inqualsiasi comune.Nell’ area dati ogni controllo è caratterizzato da:

– nome del sito: identificazione del tipo di sito che si sta analizzando (abitazione privata, scuo-la etc….)

– indirizzo– data inizio misure: data di inizio del periodo di monitoraggio– data fine misure: data di ultimazione del periodo di misura– misure: valori numerici rilevati dalla centralina e orario in cui è avvenuta la rilevazione– scheda riepilogo:istogramma in cui vengono riportate e raggruppate le misure effettuate in

tre gruppi:– valori di campo elettrico inferiori a 6 V/m;– valori di campo elettrico compresi tra 6 V/m e 20 V/m;– valori di campo elettrico superiori o uguali a 20 V/m.

Esempio :

DATI RIASSUNTIVI DEL SITOPunto di misura: Scuola Privata Casa del Fanciullo Comune: PALERMO (PA)Indirizzo: Via Galletti,78 Localizzazione: Terrazzo edificio Tipologie impianti: SRB Limite sito: 20 V/m Inizio campagna: 21/06/2005 Fine campagna: 11/07/2005

576Fig. 2 Istogramma dei risultati di una campagna di misura effettuate nella città di Palermo.

8. CONCLUSIONI

Come si può notare dai dati a disposizione, l’attenzione è soprattutto rivolta verso gli impiantiradiotelevisivi e le stazioni radio base (entrambi sorgenti di campi elettromagnetici ad alta fre-quenza).Questo è dovuto anche al fatto che il rischio per la salute umana è accertato e condi-viso nel caso di alcuni apparecchi od impianti mentre per altri, come gli elettrodotti, che ope-rano nella fascia della bassa frequenza, è ancora in corso il confronto, in ambito scientifico, traposizioni diverse che vanno dall’esclusione di ogni effetto alla correlazione, desunta a seguitodi indagini epidemiologiche, tra esposizione e maggiore incidenza del rischio di anomalie alsistema linfatico, in particolare per alcune categorie di persone (bambini, malati). In assenza diriscontri definitivi si deve tenere conto che nell’Unione Europea vige il principio precauzionaleo cautelativo, già formulato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), in base al qualenon si deve attendere la dimostrazione a posteriori degli effetti nocivi dell’esposizione adagenti sospetti ma assumere, da subito, i provvedimenti necessari a garantire condizioni disicurezza anche a fronte di rischi ipotetici. E’ interessante notare come,con il passare del tempo, la crescente pressione sul territorio dellesorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e delle richieste di controllo da partedella popolazione sta sviluppando una rete di informazione e di attività sempre più capillare eaccessibile a tutti.Nella maggior parte dei siti internet dei comuni è presente uno spazio dedicato al tema del-l’elettromagnetismo. Molto spesso la divulgazione delle risultanze dei controlli effettuati vieneeffettuate dalle ARPA (Agenzie Regionali per la Protezione dell’ Ambiente) nei propri spaziweb.

9. CONTATTI

Si ringraziano tutte le persone che hanno contribuito alla fornitura dei dati trattati in questorapporto e che vengono elencate in tabella 9:

Tabella 9: Contatti dei comuni e di alcune ARPA per la fornitura dei dati trattati

CITTÀ NOMINATIVO

TORINO Ing. Saporiti (Comune);dott.ssa Anglesio(ARPA)

MILANO Dott. Villavecchia (Comune)

VENEZIA Dott.ssa Bressan (Comune)

GENOVA Dott.ssa Daneri (Comune)

BOLOGNA Dott. Craici (Comune)

FIRENZE Dott. Melloni (Comune); dott. Poggi (ARPA)

ROMA Dott.ssa Guerrieri (Comune)

NAPOLI Dott. Mansi (CRIA - Arpa Campania)

BARI Dott.ssa Busano (Comune); Dott. Vitucci (ARPA)

CATANIA Arch. Parisi (Comune)

MESSINA Ing. Bonfiglio (Comune)

PALERMO Ing. Mazzon (Comune)

577

10. SITI INTERNET E RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

www.fub.itSiti web dei Comuni:www.comune.torino.itwww.comune.venezia.itwww.comune.genova.itwww.comune.bologna.itwww.comune.firenze.itwww.comune.catania.itwww.comune.messina.itwww.comune.palermo.it

Siti web delle ARPA (Agenzia regionale per la Protezione dell’Ambiente):www.arpa.piemonte.itwww.arpalombardia.itwww.arpa.veneto.itwww.arpal.orgwww.arpa.emr.itwww.arpat.toscana.itwww.arpacampania.itwww.arpa.sicilia.it

I rapporto progetto “Qualità dell’ ambiente urbano” (APAT-2004)

578

ELEMENTI DI EDILIZIA SOSTENIBILEPROGETTARE E COSTRUIRE IN SINTONIACON L’AMBIENTE

D. SANTONICO*; A. RASPAR**

*(APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale)**(EdicomEdizioni)

Gli edifici e l’ambiente costruito sono gli elementi che caratterizzano l’ambiente urbano; talielementi conferiscono a ciascuna città una particolare fisionomia e una serie di punti di riferi-mento che creano un senso di identità e di riconoscibilità, rendendo la città un luogo attraen-te per vivere e per lavorare. COM(2004), Bruxelles

I CRITERI PRIMARI DELL’EDILIZIA SOSTENIBILE

Il concetto di sostenibilità, ormai universalmente noto nelle politiche ambientali, definisce lagestione dell’utilizzo delle risorse naturali, affinché non si ecceda nello sfruttamento oltre unadeterminata soglia, al fine di evitare il totale depauperamento naturale.Il comparto dell’edilizia è un sistema in cui vengono concentrate dal 30% al 40% di tutte le risor-se naturali ed energetiche dei paesi post-industriali, in relazione alle fasi di produzione dei mate-riali da costruzione, all’utilizzo del territorio, alla realizzazione, alla gestione ed uso degli edifici.Per quanto fondamentali, le regole del “buon costruire” non sono più sufficienti, si sta quindicercando di perseguire e sperimentare metodi e tecnologie che, seppur lentamente ma pro-gressivamente, conducono al riequilibrio dell’ambiente costruito con quello naturale.Diversi sono i termini utilizzati per indicare un approccio progettuale compatibile con l’am-biente, ne diamo alcune definizioni.

579

Ediliziabioclimatica

L’edilizia bioclimatica esprime il ritorno a una capacità di adeguarsi al clima locale per trarne ilmassimo vantaggio. Il tema della progettazione accorta rispetto alle caratteristiche del clima ecapace di sfruttare le fonti naturali di energia, ha ricevuto un notevole impulso a partire dai primianni ’70, in seguito alla prima crisi petrolifera mondiale. L’edilizia bioclimatica come approccio alrisparmio energetico dell’edificio tramite l’utilizzo di semplici accorgimenti che tendano allo sfrut-tamento massimo possibile degli apporti energetici naturali e particolarmente quelli solari: tra que-sti l’orientamento degli edifici rispetto al percorso del sole, la corretta disposizione dei locali inbase all’esposizione, una adeguata e sufficiente illuminazione e ventilazione naturale. Si può giun-gere così ad abbassare il fabbisogno energetico dell’edificio fino al 50% rispetto ad un edificio tra-dizionale.

Ediliziaecologica

Si tratta della definizione più diffusa riferita all’edilizia “ambientalmente responsabile”; è di origi-ne anglosassone con studi scientifici condotti fin dagli anni ’70 sulle cause dell’inquinamento inter-no degli edifici. L’edilizia ecologica tende ad accogliere anche molte delle problematiche poste dal-l’edilizia bioclimatica per cui non sempre è evidente una netta linea di demarcazione. In essa con-fluiscono tutte le ricerche più avanzate nel campo della salubrità degli ambienti confinati, delletecnologie edilizie eco-compatibili e dell’introduzione dei principi della sostenibilità nella produzio-ne edilizia e nella gestione dell’habitat urbano.

Bioedilizia

L’essenza della sua struttura deriva dalla Baubiologie tedesca (alla lettera: Costruire biologico=studiodegli esseri viventi in relazione alle costruzioni) diffusasi principalmente attraverso l’Istituto di biolo-gia edile di Neubern (Germania) fondato nel 1976. L’idea centrale della bioedilizia è l’assimilazionedell’involucro edilizio ad una terza pelle la quale, insieme all’uomo, è nel Cosmo e con esso deve (perla salute e la sopravvivenza) mantenersi in equilibrio. L’edilizia biologica si rivela quindi scrupolosanella scelta dei materiali, nella individuazione delle tecnologie e in generale nelle prescrizioni finaliz-zate al costruire sano per un benessere totale, fisico ma anche psichico di ciascun uomo. La bioedili-zia come approccio alle tematiche costruttive che mira a preservare gli ambienti interni da ogni fontedi inquinamento chimico e biologico, a garantire la totale salubrità per gli utenti e a permettere lasostenibilità dei componenti l’involucro edilizio nei confronti dell’ambiente esterno.

segue

Queste definizioni rendono immediatamente percepibile come lo sviluppo sostenibile di un ter-ritorio non può prescindere dall’attenzione del settore in oggetto e di come indirizzare il mondodel costruire e dell’abitare verso i criteri di sostenibilità.L’ambiente naturale è sempre più soggetto a continue trasformazioni provocate dalla costanteinterazione tra ambiente naturale ed ambiente antropizzato che, riceve e rimette materiali,risorse ed energia. Ogni impianto urbanistico può comportare delle conseguenze ecologicheenormi.La progettazione sostenibile che parte dalla scala insediativa può rendere possibile l’uso dienergia solare o può invece bloccarla. Può orientare gli edifici in modo che ad essi occorra unpotente impianto di aria condizionata o che, al contrario, venga loro risparmiato in manieranaturale il surriscaldamento. Il progetto decide se gli abitanti hanno la possibilità di spostarsia piedi, in bicicletta o con mezzi di trasporto pubblici, o se, invece, vengono forzatamente spin-ti nelle loro automobili.Nei tessuti urbani, non sempre è possibile progettare partendo dalla scala insediativa (a livel-lo di quartiere e/o di piano particolareggiato), ma è certo che nei casi in cui avviene è sicura-mente più probabile raggiungere buoni livelli di sostenibilità.Il processo progettuale che porta alla realizzazione di un intervento edilizio, presuppone la defi-nizione delle esigenze e dei requisiti che dovranno essere soddisfatti, garantendo una interre-lazione armonica con l’ambiente e il benessere psico-fisico dell’organismo umano. All’inizio di ogni progettazione è doveroso tenere in considerazione le seguenti esigenze:

Il progetto dovrà quindi garantire i requisiti necessari a soddisfare tali esigenze, con l’indivi-duazione delle più adeguate strategie e delle tecniche più appropriate per rendere le realizza-zioni sostenibili.

Fattori climatici o agenti fisici

clima igrotermico e precipitazioni

disponibilità di risorse rinnovabili

disponibilità di luce naturale

clima acustico

campi elettromagnetici

Fattori ambientali

Qualità del suolo e del sottosuolo

Qualità delle acque superficiali

Qualità dell’aria

Ambiente naturale ed ecosistemi

Qualità del paesaggio

Aspetti storico-culturali

esigenze di progetto

contenimento del consumo delle risorse

utilizzo delle risorse naturali rinnovabili

riduzione dei carichi ambientali

maggior benessere ambientale negli spazi interni ed esterni degli edifici

maggiore qualità del servizio

580

Ediliziasostenibile

In conseguenza delle direttive indicate dalla Conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile del 1992,nel campo della tecnologia edilizia l’espressione “edilizia ecologica” ha teso ad essere sostitui-ta dall’espressione “attività costruttiva sostenibile” affinchè risultassero più evidenti i riferimen-ti agli aspetti socio-economici posti dalle emergenze ambientali globali.

581

Tabella 1 a cura di Roberto Teneggi

Le scelte progettuali sono condizionate da una indagine preliminare che è quella dell’analisidel sito. Tale indagine conoscitiva preventiva, comporta e prevede la necessaria attenzioneverso i fattori climatici e ambientali caratteristici del sito. Per fattori climatici e ambientali siintende:

I fattori climatici sono elementi fortemente condizionanti le scelte morfologiche del progettoarchitettonico e comportano conseguenti valutazioni tecniche e tecnologiche adeguate. I fat-tori ambientali sono invece elementi dell’ambiente che vengono influenzati dal progetto. Nonsono pertanto dati di progetto ma piuttosto elementi di attenzione o componenti dello studiodi impatto ambientale (SIA) da effettuare in opera in funzione delle normative vigenti.

L’USO SOSTENIBILE DELLE RISORSE AMBIENTALI

Il riscaldamento e l’illuminazione degli edifici assorbono la maggior parte del consumo di ener-gia (42%, di cui il 70% per il riscaldamento) e producono il 35% delle emissioni complessivedi gas serra. Gli edifici e l’ambiente costruito utilizzano la metà dei materiali estratti dalla cro-sta terrestre e producono ogni anno 450 milioni di tonnellate di rifiuti da costruzione e dademolizione, ossia più di un quarto di tutti i rifiuti prodotti. COM(2004), Bruxelles

Nell’ambito del risparmio delle risorse ambientali si possono definire tre campi:– uso consapevole delle risorse energetiche– uso consapevole dell’acqua– uso consapevole di materiali

Il risparmio energetico nell’ediliziaLa ricaduta sull’attenzione alla riduzione dei consumi energetici è legata al fatto che attual-mente tutta l’energia prodotta a livello planetario deriva dalla combustione di combustibili fos-sili, con la necessità quindi di fare maggior ricorso all’uso di energie rinnovabili e che non pro-ducono gas climalteranti (in riferimento agli obiettivi del Protocollo di Kyoto).I consumi energetici imputati al settore civile hanno subito un incremento notevole negli ulti-mi anni; le attività connesse al riscaldamento e alla climatizzazione degli edifici, alla illumina-zione artificiale, stanno aumentando velocemente e questo specialmente nell’edilizia residen-ziale.La necessità di riscaldare o di raffreddare gli ambienti, dipende strettamente dai sistemi edalle caratteristiche dell’edificio. Le scelte progettuali sono determinanti al fine di ottenere ilmiglior comfort termico sia invernale che estivo, con il minor dispendio di energie. Occorre sviluppare quelle tecniche che contribuiscono a migliorare le condizioni climaticheinterne e il microclima intorno agli edifici, le qualità dell’architettura nei manufatti edilizi del-l’organizzazione spaziale dei medesimi nei confronti dell’area di inserimento, dei metodi diarredo urbano con un sempre maggior ricorso a specifici impianti di verde urbano.L’insieme delle modalità sopra accennate possono consentire un risparmio energetico sino al70% dell’energia legata al costruire e all’abitare.Di seguito si raggruppano alcune categorie di scelte progettuali che contribuiscono a ridurre iconsumi per quanto concerne il riscaldamento:– adeguato isolamento termico dell’involucro edilizio;– sfruttamento degli apporti gratuiti di radiazione solare, attraverso un corretto dimensiona-

mento dei componenti vetrati e l’eventuale inserimento di componenti passivi;– scelta di tipologie di impianto di riscaldamento caratterizzate da elevati valori di efficienza

di produzione, di distribuzione, di emissione e di regolazione;– valutazione della possibilità di collegare l’impianto di riscaldamento ad una rete di teleri-

scaldamento esistente;582

– struttura delle reti di distribuzione dei fluidi termovettori tale da consentire la regolazione ela contabilizzazione dei consumi per ciascuna unità immobiliare servita;

– adozione di sistemi evoluti di regolazione a livello centrale, di zona e di terminale.

La certificazione energetica degli edificiIl 23 settembre 2005 è stato pubblicato il decreto legislativo n.192, del 19 agosto 2005, inattuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia.Il decreto stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorare le prestazioni energeti-che degli edifici al fine di favorire lo sviluppo, la valorizzazione e l’integrazione delle fonti rin-novabili e la diversificazione energetica, contribuire a conseguire gli obiettivi nazionali di limi-tazione delle emissioni di gas a effetto serra posti dal protocollo di Kyoto, promuovere la com-petitività dei comparti più avanzati attraverso lo sviluppo tecnologico.In particolare il provvedimento disciplina:a) la metodologia per il calcolo delle prestazioni energetiche integrate degli edifici;b) l’applicazione di requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici;c) i criteri generali per la certificazione energetica degli edifici;d) le ispezioni periodiche degli impianti di climatizzazione;e) i criteri per garantire la qualificazione e l’indipendenza degli esperti incaricati della certifi-

cazione energetica e delle ispezioni degli impianti;f) la raccolta delle informazioni e delle esperienze, delle elaborazioni e degli studi necessari

all’orientamento della politica energetica del settore;g) la promozione dell’uso razionale dell’energia anche attraverso l’informazione e la sensibiliz-

zazione degli utenti finali, la formazione e l’aggiornamento degli operatori del settore.Il decreto viene applicato agli edifici di nuova costruzione e agli edifici oggetto di ristruttura-zione con le modalità e le eccezioni previste nel provvedimento stesso.In particolare per il punto c) è previsto che l’attestato di certificazione energetica degli edifici,deve comprendere i dati relativi all’efficienza energetica propri dell’edificio, i valori vigenti anorma di legge e valori di riferimento, che consentono ai cittadini di valutare e confrontare laprestazione energetica dell’edificio. L’Attestato ha una validità massima di 10 anni a partire dalsuo rilascio ed è aggiornato ad ogni intervento di ristrutturazione che modifica la prestazioneenergetica dell’edificio o dell’impianto. Gli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubbli-co, la cui metratura utile totale supera i 1.000 metri quadrati, hanno l’obbligo di affiggere nel-l’edificio l’attestato di certificazione energetica. Le autorità preposte alla verifica del rendimento energetico degli impianti di climatizzazioneinvernale ed estiva, sono le regioni e gli enti locali, i quali possono eseguire le ispezioni e gliaccertamenti anche attraverso altri organismi pubblici o privati. Inoltre è assegnato alle regioni e province autonome di Trento e Bolzano, anche attraversoaccordi con enti tecnico scientifici e agenzie, il compito di provvedere a rilevare il grado diattuazione di questo decreto, valutando i risultati conseguiti e proponendo eventuali interven-ti di adeguamento.

Uso sostenibile dell’acquaLe problematiche legate all’utilizzo dell’acqua in ambiente urbano riguardano essenzialmentegli usi dell’acqua potabile, la corretta gestione delle acque meteoriche, il recupero delle acquegrigie e l’uso di sistemi naturali di depurazione. Sono numerosi gli interventi praticabili che consentono un notevole risparmio idrico e verso iquali si è avuta una crescita di interesse.La maggior parte dell’acqua potabile usata in ambito domestico deriva dagli scarichi igieniciche da soli consumano un terzo dell’acqua totale utilizzata, circa 40 litri giornalieri pro capite.Al fine di minimizzare il consumo di acqua potabile, la si dovrebbe utilizzare esclusivamenteper gli usi alimentari e di igiene personale; per usi differenti come l’irrigazione del verde, illavaggio di parti comuni e private, l’alimentazione degli scarichi dei bagni, il lavaggio delle

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automobili, dovrebbe essere utilizzata l’acqua derivata dal recupero di quella piovana e, se gri-gia, depurata con opportuni sistemi di fitodepurazione.Inoltre occorrerebbe chiudere il più possibile il ciclo dell’acqua in loco, utilizzando l’acqua recu-perata per creare laghetti, ruscelli e biotopi umidi per favorire la naturalizzazione del sito. Contali accorgimenti verrebbe anche a diminuire il carico di lavoro del sistema fognario in caso diforti precipitazioni.La produzione di acqua calda sanitaria rappresenta una voce di consumo anche di energia. Lestrategie di risparmio energetico prevedono la produzione di acqua calda sanitaria da fonterinnovabile o assimilata: l’impiego di sistemi solari attivi, ad esempio, può risultare conve-niente anche nei nostri climi, così come la produzione con pompa di calore accoppiata al recu-pero di calore di scarto da macchine frigorifere, ventilazione di grandi volumi, ecc.

I materiali da costruzioneNelle costruzioni convenzionali i materiali sono tipicamente valutati solo secondo il costo dibase primario, senza prendere in considerazione i costi ambientali e sociali relativi alla loroproduzione, uso e destinazione. Una progettazione attenta alle esigenze di tutela ambientale deve utilizzare materiali e com-ponenti edilizi le cui caratteristiche permettano, per l’intero ciclo vita del prodotto, di contri-buire in maniera significativa al miglioramento dell’ambiente.Un materiale da costruzione sostenibile può costare di più in termini di approvvigionamento einstallazione rispetto ad un’alternativa che considera solo il costo primario, ma avrà i suoi van-taggi nel lungo termine. Un costo primario basso può nascondere costi di riparazione, di even-tuale demolizione o di sostituzione. Inoltre si può verificare un lungo periodo di deperimentotra la comparsa dei primi segni sul materiale e la sostituzione finale.In generale i requisiti che i materiali devono garantire per assicurare una riduzione degli impat-ti ambientali sono i seguenti:– assenza di emissioni nocive;– igroscopicità e traspirabilità;– antistaticità e ridotta conducibilità elettrica;– buona resistenza al fuoco ed assenza di fumi nocivi e tossici in caso di incendio; – assenza di radioattività;– provenienza da risorse rinnovabili o riciclate;– biodegradabilità o riciclabilità;– provenienza da processi produttivi il più possibile esenti da nocività per i lavoratori e di ridot-

to impatto ambientale.Il Decreto Ministeriale del 2 aprile 1998, entrato in vigore il 5 maggio 2000, rende operativa laDirettiva Europea n° 89/106 CEE del 21 dicembre 1988, entrando nel merito delle caratteristi-che dei materiali da costruzione elencati nell’articolo 32 della L.10/91.La Direttiva comunitaria, già recepita in Italia con il D.P.R. n° 246 del 21 aprile 1993, stabilisceche le “opere di edilizia e di ingegneria civile siano concepite e realizzate in modo da non com-promettere la sicurezza delle persone, dove per sicurezza delle persone si intende anche ilrispetto di requisiti essenziali ai fini del benessere quali: la salute, la durabilità, i risparmi ener-getici, la tutela dell’ambiente”. In particolare, nell’allegato I, per quanto riguarda le caratteri-stiche dei materiali relativamente ad igiene, salute e ambiente precisa: “l’opera deve essereconcepita e costruita in modo da non compromettere l’igiene e la salute degli occupanti o deivicini e in particolar modo da non provocare: sviluppo di gas tossici, presenza nell’aria di par-ticelle o di gas pericolosi, emissioni di radiazioni pericolose, inquinamento o tossicità dell’ac-qua o del suolo, difetti nell’eliminazione delle acque di scarico, dei fumi e dei rifiuti solidi oliquidi, formazione di umidità su parti o pareti dell’opera”. Per quanto riguarda gli aspetti ener-getici, l’art. 32 stabilisce che “Ai fini della commercializzazione, le caratteristiche e le presta-zioni energetiche dei componenti degli edifici devono essere certificate secondo le modalitàstabilite da apposito decreto”.

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Dobbiamo però precisare che a livello nazionale o internazionale non esiste ancora unicità dimetodo di certificazione dei materiali da costruzione, come non esiste unicità di caratteristichequalitative dei materiali che possa essere ufficialmente riconosciuta come eco-compatibile.

Eco-compatibilità dei prodotti edilizi (Roberto Giordano, Davide Fassi)Negli ultimi anni la valutazione della compatibilità ambientale dei prodotti da costruzione èstata oggetto di numerosi studi grazie ai quali sono stati messi a punto metodi e strumenti, inmassima parte di certificazione, sia di natura cogente, sia su base volontaria. Si tratta altresìdi un processo evolutivo che si è sviluppato in analogia con quanto è avvenuto e sta avvenen-do a scala di edificio. Il progettista e/o il consumatore si trovano infatti a poter scegliere tra prodotti caratterizzatida etichette ecologiche, da dichiarazioni a cura del produttore, da schede informative sulle pro-prietà ecologiche e tossicologiche, da studi promossi dalle associazioni di categoria, ecc.Il rispetto delle prestazioni ambientali di un prodotto (caratteristiche tecniche, impatti ambien-tali, ecc.) è assicurato attraverso l’utilizzo di marchi di conformità erogati da parte delle stes-se aziende produttrici, o da Organismi di Certificazione accreditati all’uopo.La connotazione ambientale di questi marchi focalizza l’attenzione su aspetti legati alla salva-guardia dell’ambiente coinvolgendo il “produttore” (imprenditori, operatori degli organismi pre-posti al controllo), il “costruito” (prodotto, processo o servizio) e il “consumatore finale” (nellamaggior parte dei casi il progettista), con responsabilità e compiti diversi.La “marcatura CE dei prodotti da costruzione” costituisce il principale riferimento cogente alivello normativo, poiché condiziona la libera circolazione di alcune categorie di prodotti nelmercato dell’Unione Europea all’adempimento degli obblighi previsti dalla marcatura. Le “etichette ecologiche” si muovono invece su base volontaria e si appoggiano alla recenteemanazione (metà anni ’90) di standard sovranazionali – ISO (International StandardOrganization) e Commissione Europea (EMAS, Ecolabel) – che ne regolano l’applicazione. La marcatura CE indica che un prodotto è conforme a uno standard tecnico europeo definitoNormativa Europea Armonizzata. Una volta che un produttore abbia dimostrato che il prodottosoddisfa i requisiti della normativa di riferimento, ha la possibilità di riportare il marchio CE sulprodotto, sull’imballo o sui documenti d’accompagnamento.Il numero di prodotti da costruzione sottoposti a marcatura sta crescendo di anno in anno, bastipensare che nel 2004 ben 43 sono entrati in regime di marcatura CE obbligatoria.A partire dal 1993 il Sottocomitato “SC3 – Environmental Labelling” della CommissioneTecnica ISO/TC 207, si è occupato della stesura di una serie di norme ISO relative all’etichet-tatura ambientale dei prodotti.Altro è la Dichiarazione Ambientale di Prodotto – DAP o EPD (Environmental ProductDeclaration) – che rientra nella tipologia di etichetta ecologica di tipo III (di tipo “dichiarativo”). Si può applicare a tutti i prodotti che, classificati in categorie definite per funzioni equivalenti,possono essere comparati attraverso la dichiarazione di impatti ambientali causati e conside-rati alla scala globale, regionale e locale, nel corso del loro ciclo di vita.La Valutazione del ciclo di Vita rappresenta un supporto fondamentale allo sviluppo di schemidi Etichettatura Ambientale.La Valutazione del Ciclo di Vita o Life Cycle Assessment (LCA) è una analisi sistematica chevaluta i flussi di materia ed energia durante tutta la vita di un prodotto, dall’estrazione dellematerie prime, alla produzione, all’utilizzo, fino all’eliminazione del prodotto stesso una voltadivenuto rifiuto. L’obiettivo generale di una LCA è valutare gli impatti ambientali associati allevarie fasi del ciclo di vita di un prodotto, nella prospettiva di un miglioramento ambientale diprocessi e prodotti.In particolare, l’LCA può essere utilizzata per stimare l’impatto ambientale complessivo di unprodotto, per confrontare due prodotti simili dal punto di vista dell’impatto ambientale, perindividuare possibili miglioramenti all’interno di un ciclo produttivo.Gli obiettivi dell’LCA possono essere così sintetizzati:

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riduzione del consumo di risorse– impiego di materiali di riciclo sia come materie prime seconde di base sia nel processo pro-

duttivo;– sviluppo di prodotti a lungo ciclo di vita attraverso l’intervento sulle loro caratteristiche e

sulla lo manutenibilità;– sviluppo di prodotti a breve durata ma altamente riciclabili;riduzione delle emissioni inquinanti– nella fase di produzione;– nella fase di riciclo;– nella fase di smaltimento;riduzione del carico ambientale degli scarti– definizione di tecnologie disassemblabili;– miglioramento della qualità dello smaltimento attraverso l’intervento sulle caratteristiche

del prodotto.Sono state sviluppate sino ad oggi diverse metodologie per l’analisi del ciclo di vita e la stan-dardizzazione di questi metodi per effettuare l’LCA è stata compiuta da SETAC (Society ofEnvironmental Toxicology and Chemistry) e da ISO (International Standard Organization) laquale ha emanato una serie di norme che definiscono i riferimenti per la corretta applicazionedell’analisi del ciclo di vita (UNI EN ISO 14040-14041-14042-14043).

Gli altri marchi e le attività in corso dei Centri di ricerca e consulenzaIn ambito edilizio esistono marchi e strumenti di certificazione della qualità ambientale degliedifici sviluppati da numerosi centri italiani ed esteri. Il numero complessivo dei marchi è incontinua crescita, così come le modalità e le metodologie con le quali i marchi vengono rila-sciati. Tra i più conosciuti citiamo:• il marchio di qualità bioecologica ANAB-IBO-IBN – che contrassegna i prodotti che ottengo-

no la certificazione secondo i metodi di valutazione messi a punto da ANAB (AssociazioneNazionale Architettura Bioecologica) attraverso l’attività di controllo di ICEA (Istituto per laCertificazione Etica e Ambientale) a cui è stata trasferita l’attività di controllo.

• Marchio NATUREPLUS – messo a punto a livello europeo da Istituti di ricerca che operanonel settore del controllo della qualità dei prodotti per la bioedilizia.

• Il marchio Forest Stewardship Council (FSC) – che identifica i prodotti contenenti legno pro-veniente da foreste gestite in maniera corretta e responsabile secondo rigorosi standardambientali, sociali ed economici.

Per quanto attiene, infine l’attività di ricerca, numerosi Dipartimenti in Italia sono da tempoattivi nello sviluppo di metodi e strumenti di valutazione della compatibilità ambientale dei pro-dotti edilizi. Il Dipartimento di Scienze e Tecniche per i Processi di Insediamento (DINSE) delPolitecnico di Torino, ad esempio, è impegnato da alcuni anni nello sviluppo di una banca datidei materiali edilizi, nella quale sono riportate informazioni inerenti consumi energetici di pro-duzione, i principali effetti ambientali ed indicazioni inerenti le proprietà tecnologiche ambien-tali (durata media, potenziale riciclabilità, ecc.).

La certificazione energetica e ambientale degli edifici in Europa e in Italia: lo statodell’arte (Gaia Bollini)A livello internazionale è stata condotta, negli ultimi dieci anni, un’intensa attività di ricerca,tesa allo sviluppo di sistemi di certificazione energetico-ambientale, volti a valutare e, di con-seguenza, confrontare, l’impatto e le performance di un manufatto architettonico nell’arco ditutto il suo ciclo di vita. Alcuni di questi sistemi hanno raggiunto un livello di definizione e arti-colazione tale da permettere ad utenti o investitori di ottenere un’indicazione precisa in meri-to alla qualità ed al peso ambientale dell’opera costruita, racchiudendo questo concetto in undato oggettivamente raffrontabile.Il settore delle certificazioni energetico-ambientali, intendendo in senso lato quei protocolli

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mirati ad individuare l’impatto in termini di ecosostenibilità dei manufatti edili, è articolato, adoggi, su due livelli: volontario e cogente.Alla prima categoria sono ascrivibili tutti i sistemi basati su ecobilanci o definiti sulla base diun criterio di valutazione a punteggio. I sistemi di certificazione cogenti, invece, sono quelliimposti (e codificati) da precise prescrizioni normative, come ad esempio la discussa legge10/91 per l’Italia, o la direttiva europea 2002/91 CE sul Rendimento Energetico, recentementerecepita dal nostro Paese come Decreto Legislativo n.192, del 19 agosto 2005. L’obiettivo dei sistemi volontari basati su bilanci ambientali, o ecobilanci, è quello di redigereun bilancio rigoroso di tutti gli effetti ambientali del processo edilizio, aggregandoli in una fun-zione (generalmente complessa) che rappresenta la misura dell’impatto ambientale. Il più noto di questi sistemi è il LCA. Certamente, ad oggi, esistono ancora delle limitazioni nel-l’applicabilità del sistema, ma è altresì vero che sono noti protocolli basati su tale metodolo-gia, quali, per rimanere in Europa, ECO QUANTUM olandese, ECO-PRO tedesco, EQUER fran-cese e LCA-Tool svedese.I metodi basati sull’attribuzione di punteggi adottano un approccio differente rispetto ai siste-mi incentrati sul bilancio ambientale.Attraverso il punteggio attribuito alla scelta progettuale, alla tecnologia adottata o al soddi-sfacimento di un certo standard si esprime il grado di sostenibilità di un prodotto/progetto,ossia il suo impatto ambientale. Il metodo è strutturato secondo liste di requisiti; ad ogni requi-sito è attribuito un punteggio (score) commensurato al grado di soddisfacimento dello stesso.Ne emerge una pagella ambientale, dove, mediante sommatoria (semplice o pesata) dei pun-teggi raggiunti per ogni requisito, si individua il grado di sostenibilità dell’architettura inesame.In Europa fanno parte di questa famiglia, per citare i due più noti:• BREEAM-British Research Establishment Environmental Assessment Method.Il metodo è elaborato nel Regno Unito, nel 1990, ad opera di ECD (Energy&Environment), in collaborazio-ne con BRE (Building Research Establishment). E’ il primo strumento di tipo commerciale per la valuta-zione della qualità ambientale degli edifici, tanto da assurgere a punto di riferimento per gli standard ela-borati successivamente. Il certificato, una volta rilasciato, costituisce una sorta di etichetta di qualità. Irequisiti di sostenibilità sulla base dei quali si valuta l’immobile sono raggruppati in sette categorie. Ilgiudizio finale complessivo si articola secondo cinque livelli di merito. • Green Building Challange (GBC) e GBTool- Green Building Tool.Il Green Building Challange (www.iisbe.org), nato nel 1996 in seno ad un network di 19 paesi, tra cuil’Italia, costituisce l’esito di un comune sforzo di collaborazione inteso a sviluppare uno strumento digestione ambientale dell’edificio che raggruppi e coordini i criteri spesso differenti di performance ener-getico-ambientale dell’edificio, costituendo altresì uno strumento a cui i diversi Paesi coinvolti possanoattingere per creare o adattare i loro strumenti di verifica e certificazione nazionali. Lo schema è moltosimile al BREEAM, ma concettualmente più innovativo, giacché è privo di limiti strutturali, in quanto avul-so da legami con la regione geografica d’origine. Quali requisiti di riferimento, sono stati individuati deglispecifici indicatori di sostenibilità ambientale (ESI – Environmental Sustainability Indicators). In alterna-tiva la valutazione si effettua comparando le prestazioni dell’edificio con quelle di edifici benchmark (diriferimento); si tratta di criteri di performance ambientale che esprimono la qualità di un edificio relati-vamente ad un contesto nazionale. Gli indicatori sono espressi in unità di misura parametrizzate rispettoalla superficie della costruzione e al numero di ore di occupazione della stessa.I criteri di performance ambientale, invece, sono articolati su quattro livelli gerarchici. E’ prevista unascala di valutazione con un range compreso tra –2 e 5, dove 0 è il benchmark. I punteggi ottenuti sonovia via pesati e aggregati per ottenere un punteggio complessivo dell’edificio. Nel concreto il GBC èattuato attraverso un apposito software, chiamato GBTool.

Un approccio molto differente, invece, è offerto da quei protocolli di certificazione incentratisul controllo dei consumi energetici del manufatto nella sola fase di gestione. Attualmentequesti standard, pur con tutta una serie di aspetti che devono ancora essere messi a punto,

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ed una intrinseca limitatezza d’uso, sono ciò che maggiormente risponde alle istanze normati-ve e procedurali avanzate dalla direttiva europea CEE 2002/91.

Si riportano di seguito, in sintesi, i protocolli più significativi a livello europeo. E’ da precisareche, molto spesso, nell’ambito di questi sistemi di certificazioni, la predetta divisione tra volon-tario e cogente è molto più labile e discrezionale.• Minergie (www.minergie.ch)E’ il marchio svizzero di qualità energetica, i cui obiettivi sono definiti da valori massimi di consumo dienergia per riscaldamento e usi elettrici. L’indicatore è il fabbisogno di energia finale per metro quadra-to di superficie riscaldata all’anno (kWh/m2a). Dal punto di vista impiantistico il marchio non impone alcu-na soluzione in particolare, sebbene spinga per l’impiego di fonti rinnovabili. Esso prevede anche lo stan-dard avanzato Minergie-P, che coinvolge i sistemi impiantistici non connessi al riscaldamento.• L’etichetta Niedrigenergiehaus-Casa a basso consumo.L’etichetta Casa a basso consumo è ufficialmente riconosciuta in Germania quale standard energetico dal1999. Oggi è indispensabile per ottenere determinate sovvenzioni ed è conferita quando si dimostrinoconsumi annui per riscaldamento minori di 65 kWh/m2a. Anche le nuove norme tedesche sulle perfor-mance energetiche (Energieeinsparverordnung, EnEv), in vigore dal 2002, applicano lo standard dellaCasa a basso consumo per le nuove costruzioni, introducendo, in più, l’idea di un passaporto energetico.• L’etichetta Passivhaus-Casa Passiva.Attualmente è poco più di uno standard prestazionale di riferimento. Il requisito fondamentale è un con-sumo di energia compreso tra i 10 e 15 kWh/m2a; per condomini vale una riduzione del 20-25%.

Al di là, comunque, dei sistemi sin qui analizzati, che si configurano come i più noti ed i piùdefiniti in termini di struttura e protocolli applicativi, esistono, in Europa, anche altri approcciinteressanti. Alcuni rappresentano i primi passi, mossi dai Paesi che li hanno implementati,verso i sistemi di certificazione energetica e ambientale, altri, magari più consolidati, si confi-gurano semplicemente come uno dei diversi approcci proposti dalla nazione in questione, men-tre altri ancora si limitano ad indicare una direzione operativa in cui muoversi e procedere. Ciòin virtù del fatto che in diversi casi esiste già sul territorio una normativa, una politica o unregolamento energetico vigente, rispetto al quale il metodo di certificazione può assurgere astrumento operativo complementare, previsto e inglobato addirittura dai criteri attuativi delregolamento stesso, oppure costituire una realtà parallela e indipendente. Ne sono un esem-pio Finlandia, Belgio, Olanda, Danimarca e Francia.Analizzando, invece, la realtà nazionale, la situazione normativa, come noto, è deludente; ilconcetto di certificazione energetica e ambientale dell’edificio, infatti, era già stato introdotto,in Italia, dall’art. 30 della legge 10/91, rinviando, però, la sua definizione operativa ad un futu-ro decreto del Presidente della Repubblica, mai emanato (ha invece fatto la sua comparsa,quest’estate, un Decreto Ministeriale, il DM 27 luglio 2005, quando già si era in attesa delrecepimento della 2002/91/CE, quale Dlgs 19 agosto 2005, n. 192). Resta il fatto che negli ulti-mi due o tre anni, sulla spinta della direttiva europea, anche in Italia si è assistito ad un proli-ferare di approcci e ipotesi in materia di certificazione dell’edificio. I primi esiti, benché tuttiprotesi al conseguimento del medesimo obiettivo, si configurano attraverso l’adozione di stru-menti fra loro simili seppur diversi, implementati ognuno in un ambito o in seno ad organi dif-ferenti.

• CTI-Comitato Termotecnico ItalianoIl CTI, mediante Commissione incaricata (Sottocomitato 1, 6, 5) è da tempo impegnato nell’elaborazionedi un programma di raccomandazioni tese ad adeguare la regolamentazione nazionale ai contenuti delladirettiva europea 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia. Suddetto programma prevede:1. Raccomandazione CTI/SC1 a supporto della UNI EN 832 per il calcolo del fabbisogno energetico inver-

nale degli edifici;2. Raccomandazione CTI/SC5 a supporto della certificazione dei consumi estivi;

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3. Raccomandazione CTI/SC6 a supporto della UNI 10348.Ad oggi si è data precedenza ai requisiti per la climatizzazione invernale ed ha elaborato laRaccomandazione CTI- R 03/3-Novembre 2003 (Impianti di riscaldamento e acqua calda per usi igienici). lI calcolo si esegue utilizzando la UNI EN 832, su periodo di riferimento mensile e sulla base di una zoniz-zazione termica dell’immobile semplificata. • La proposta dell’ICMQ: Sistema EdificioLo schema fissa le regole per un sistema di certificazione volontario, ove potranno facilmente inserirsi leprescrizioni fissate successivamente dalle norme di attuazione della direttiva 2002/91/CE per le futurecertificazioni cogenti.Il modello prevede più livelli prestazionali; qualora vengano superati i valori minimi prestabiliti è conces-so il marchio Sistema Edificio. Le prestazioni energetiche sono espresse, come sempre, in kWh/m2a. Laclassificazione del livello di performance dell’edificio è articolata secondo zone climatiche e in virtù delladestinazione d’uso dell’edificio. La determinazione del fabbisogno energetico non interessa solo l’aspet-to relativo al riscaldamento invernale, ma include anche il fabbisogno per la produzione di acqua caldasanitaria, per raffrescamento e per l’illuminazione. Il riferimento normativo per il calcolo e le eventualiprassi di verifica è la normativa europea o nazionale esistente, nonché le recenti Raccomandazioniapprontate dal CTI per la stima delle dispersioni attraverso l’involucro e la determinazione del fabbiso-gno complessivo d’energia dell’edificio. Il metodo, inoltre, consente di valutare anche gli aspetti di dura-bilità dell’edificio.• Il Protocollo ITACAIl Protocollo Itaca per la valutazione della qualità energetica ed ambientale di un edificio è il frutto del-l’azione intrapresa da un Gruppo di Lavoro nazionale al quale ha partecipato anche APAT, istituito nel gen-naio 2002 presso la sede di ITACA (Associazione nazionale per l’innovazione e la trasparenza degli appal-ti e per la compatibilità ambientale). Il frutto dell’attività del GdL è un protocollo di lavoro condiviso(Protocollo ITACA approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni e Province autonome il 15 gen-naio 2004). Esso consente di attribuire, in modo uniforme e da tutti riconosciuto e comprensibile, un pun-teggio di eco-sostenibilità agli edifici, ma soprattutto, con l’adozione del Protocollo, è stato definito, inmodo univoco, un metodo di valutazione.Il Protocollo si articola in una serie di linee guida raccolte in settanta schede di valutazione che corri-spondono ad altrettanti requisiti di compatibilità ambientale. Le schede sono completate da elementiinformativi, quali i riferimenti normativi, tecnici e il peso del requisito. La matrice di riferimento è ilGBTool. I criteri di valutazione del livello di eco-compatibilità della costruzione contemplati nel sistemasono stati strutturati e codificati in Aree di valutazione, le quali a loro volta prevedono una serie di sot-torequisiti e prestazioni. Anche il sistema di attribuzione dei punteggi è mutuato dal GBTool, con la pos-sibilità, per ogni Amministrazione, di correggere il peso di ogni singolo requisito per adattarlo alla pro-pria realtà locale.• KlimaHaus-CasaClimaE’ un protocollo di certificazione energetica messo a punto dalla Provincia Autonoma Bolzano-Alto Adigenell’intento di muovere i primi passi nella direzione della direttiva 2002/91/CE. Il progetto nasce nel 2002,su iniziativa della Provincia Autonoma Bolzano e ad opera dell’Ufficio Aria e Rumore dell’Agenzia provin-ciale per la protezione dell’ambiente e la tutela del lavoro. La certificazione CasaClima mira a renderequantificabile e comprensibile il consumo di calore (e quindi le emissioni di CO2) di un edificio, a renderetrasparenti i rapporti tra i fornitori ed i gestori del settore energetico e ad identificare gli edifici chenecessitano di un’indagine più approfondita per poter pervenire all’attuazione di opportune misure dirisparmio energetico. La determinazione dell’indice termico è condotta seguendo un metodo standardiz-zato messo a punto dall’ufficio medesimo. Il risultato è un attestato in cui è evidenziato l’indice termicodell’edificio, determinato secondo i dati climatici di Bolzano, e raffrontabile con le categorie di consumodi calore riportate a lato dello stesso indice. Le categorie vanno dalla classe A, definita a basso fabbiso-gno di calore, con un indice termico minore di 30 kWh/m2a, alla classe più bassa, la classe G, definita adalto fabbisogno di calore e contraddistinta da un indice termico maggiore di 160 kWh/m2a. Nel caso incui per la costruzione si impieghino materiali e soluzioni ecologiche e per il riscaldamento fonti energe-tiche rinnovabili, si otterrà il riconoscimento CasaClimapiù. La certificazione avviene per azione volontaria

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di soggetti che ne abbiano fatto richiesta presso l’ufficio Aria e Rumore della Provincia, benché, per ren-dere il provvedimento efficiente, la provincia abbia imposto che, ai fini dell’ottenimento della concessio-ne edilizia prima e dell’abitabilità dopo, ogni nuovo manufatto architettonico, debba ricadere nella clas-se energetica minima prevista dallo standard, ossia la classe C, (70 kWh/m2a esclusa l’acqua calda sani-taria). Qualora poi si certifichino consumi particolarmente bassi (classe A o B) la specifica targhettametallica, con il logo di CasaClima e la classe di merito sarà apposta in esterno al fianco del numero civi-co.• SB 100-Sustainable Building in 100 azioni (www.anab.it) E’ il sistema messo a punto da ANAB (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica), articolatosecondo un elenco ragionato di obiettivi e azioni ritenute necessarie al loro raggiungimento, unitamentead una check list atta a controllarne l’efficacia. Gli obiettivi sono articolati secondo tre aree tematiche:biologica, ecologica e sociale. Lo strumento, assolutamente volontario, è rivolto principalmente alle P.A.Uno strumento similare è stato recentemente messo a punto anche da INBAR (Istituto NazionaleBioarchitettura®).• Il progetto BEEPSBEEPS, acronimo di Building Energy and Environment Performance System, nasce come progetto di pro-posta di certificazione energetica degli edifici. Il lavoro fa riferimento ad una ricerca del Ministerodell’Ambiente e del Dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università La Sapienza di Roma, volto a definireuno strumento da impiegare nella valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici esistenti in Italiae che tenga conto delle condizioni climatiche (molto articolate), delle condizioni di comfort interno e deicosti associati, così come stabilito in sede comunitaria.La metodologia proposta, un po’ inconsueta, è il risultato di una combinazione condotta in termini siaquantitativi che qualitativi di una scheda informativa redatta sulla base dei dati di un caso di studio e sup-portata da un data-base in costante aggiornamento secondo la logica dell’autoapprendimento. Grazie aconfronti prestazionali (ad esempio sui consumi reali) e con l’individuazione di opportuni pesi si giungeràpoi alla formulazione di una valutazione finale.Attualmente, sulla base delle informazioni reperite, il progetto è ancora nella fase di indagine e messa apunto.

Altro progetto in fase di ultimazione è a carico dell’UNI. Una sintesi che illustra le caratteristi-che del metodo UNI è disponibile all’articolo di GROSSO M., “Progettare Sostenibile: metodo-logia di valutazione dell’ecocompatibilità dell’edificio progetti edilizi”, U&C – Unificazione eCertificazione, dossier edilizia sostenibile, anno XLVII, numero 4, pag. 25-28, The C’Comunicazione, Milano, Aprile 2003. http://web.uni.com/stampa/sommario_apr2003.shtml

590

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e te

cnic

he ri

chia

mat

ene

ll’al

lega

to 1

al m

edes

imo

decr

e-to

. Se

il pr

oget

to d

efin

itivo

coin

cide

con

quel

lo p

relim

inar

e pr

esen

tato

all’

atto

del

la d

oman

da d

i am

mis

sion

e al

le «t

ariff

e in

cent

ivan

ti», i

l sog

getto

resp

onsa

bile

silim

ita a

com

unic

are

detta

inva

rianz

a al

sogg

etto

attu

ator

e e

al g

esto

re d

i ret

e cu

i l’im

pian

to sa

rà co

llega

to. (

omis

sis)

Art

. 1.F

inal

ità e

cam

po d

i app

licaz

ione

1. Il

pre

sent

e de

cret

o, a

l fin

e di

evi

tare

, pre

veni

re o

ridu

rre g

li ef

fetti

noc

ivi d

ell’e

spos

izion

e al

rum

ore

ambi

enta

le, c

ompr

eso

il fa

stid

io, d

efin

isce

le co

mpe

tenz

e e

le p

roce

dure

per

: a) l

’ela

bora

zione

del

la m

appa

tura

acu

stic

a e

delle

map

pe a

cust

iche

stra

tegi

che

di cu

i all’

artic

olo

3; b

) l’e

labo

razio

ne e

l’ad

ozio

ne d

ei p

iani

di a

zio-

ne d

i cui

all’

artic

olo

4, vo

lti a

d ev

itare

e a

ridu

rre il

rum

ore

ambi

enta

le la

ddov

e ne

cess

ario

, in

parti

cola

re, q

uand

o i l

ivel

li di

esp

osizi

one

poss

ono

aver

e ef

fetti

no-

civi

per

la sa

lute

um

ana,

non

ché

ad e

vita

re a

umen

ti de

l rum

ore

nelle

zone

sile

nzio

se; c

) ass

icur

are

l’inf

orm

azio

ne e

la p

arte

cipaz

ione

del

pub

blic

o in

mer

ito a

l ru-

mor

e am

bien

tale

ed

ai re

lativ

i effe

tti.

2. Il

pre

sent

e de

cret

o no

n si

app

lica

al ru

mor

e ge

nera

to d

alla

per

sona

esp

osta

, dal

le a

ttivi

tà d

omes

tiche

, pro

prie

o d

el vi

cina

to, n

é al

rum

ore

sul p

osto

di l

avor

o pr

o-do

tto d

alla

stes

sa a

ttivi

tà la

vora

tiva

o a

bord

o de

i mez

zi di

tras

porto

o d

ovut

o ad

atti

vità

mili

tari

svol

te n

elle

zone

mili

tari.

Art

. 1.F

inal

ità1.

Il p

rese

nte

decr

eto

stab

ilisc

e i c

riter

i, le

con

dizio

ni e

le m

odal

ità p

er m

iglio

rare

le p

rest

azio

ni e

nerg

etic

he d

egli

edifi

ci al

fine

di f

avor

ire lo

svi

lupp

o, la

val

oriz-

zazio

ne e

l’in

tegr

azio

ne d

elle

font

i rin

nova

bili

e la

div

ersi

ficaz

ione

ene

rget

ica,

cont

ribui

re a

cons

egui

re g

li ob

ietti

vi n

azio

nali

di li

mita

zione

del

le e

mis

sion

i di g

asa

effe

tto se

rra p

osti

dal p

roto

collo

di K

yoto

, pro

muo

vere

la co

mpe

titiv

ità d

ei co

mpa

rti p

iù a

vanz

ati a

ttrav

erso

lo sv

ilupp

o te

cnol

ogic

o.2.

Il p

rese

nte

decr

eto

disc

iplin

a in

par

ticol

are:

a) l

a m

etod

olog

ia p

er il

calc

olo

delle

pre

staz

ioni

ene

rget

iche

inte

grat

e de

gli e

dific

i; b)

l’ap

plic

azio

ne d

i req

uisi

ti m

ini-

Del

iber

azio

ne n

.188

del

14-

09-

2005

Auto

rità

per l

’Ene

rgia

Ele

ttric

a e

il G

as.

Def

iniz

ione

del

sog

getto

attu

a-to

re e

del

le m

odal

ità p

er l’

ero-

gazi

one

delle

tarif

fe in

cent

ivan

tide

gli i

mpi

anti

foto

volta

ici

d.lg

s. n

.194

del

19-

08-2

005

Att

uazi

one

dell

a di

rett

iva

2002

/49/

CE r

elat

iva

alla

det

er-

min

azio

ne e

alla

ges

tione

del

rum

ore

ambi

enta

le

d.lg

s n.

192

del

19-

08-2

005

Att

uazi

one

dell

a di

rett

iva

2002

/91/

CE r

elat

iva

al r

endi

-m

ento

ene

rget

ico

nell’

edili

zia

BIO

EDIL

IZIA

E R

ISPA

RMIO

EN

ERG

ETIC

O N

ELLA

NO

RMAT

IVA

NA

ZIO

NA

LE

593

mi i

n m

ater

ia d

i pre

staz

ioni

ene

rget

iche

deg

li ed

ifici

; c) i

crite

ri ge

nera

li pe

r la

certi

ficaz

ione

ene

rget

ica

degl

i edi

fici;

d) le

ispe

zioni

per

iodi

che

degl

i im

pian

ti di

cli-

mat

izzaz

ione

; e) i

crite

ri pe

r gar

antir

e la

qua

lifica

zione

e l’

indi

pend

enza

deg

li es

perti

inca

ricat

i del

la ce

rtific

azio

ne e

nerg

etica

e d

elle

ispe

zioni

deg

li im

pian

ti; f)

la ra

c-co

lta d

elle

info

rmaz

ioni

e d

elle

esp

erie

nze,

del

le e

labo

razio

ni e

deg

li st

udi n

eces

sari

all’o

rient

amen

to d

ella

pol

itica

ene

rget

ica

del s

etto

re; g

) la

prom

ozio

ne d

ell’u

sora

ziona

le d

ell’e

nerg

ia a

nche

attr

aver

so l’

info

rmaz

ione

e la

sens

ibili

zzaz

ione

deg

li ut

enti

final

i, la

form

azio

ne e

l’ag

gior

nam

ento

deg

li op

erat

ori d

el se

ttore

.

(om

issi

s) o

ppor

tuno

: ela

bora

re u

na m

etod

olog

ia se

mpl

ifica

ta d

i qua

ntifi

cazio

ne d

ei ri

spar

mi d

i ene

rgia

prim

aria

dis

tingu

endo

lepi

ccol

e ap

plic

azio

ni co

gene

rativ

eda

que

lle c

on m

aggi

ore

este

nsio

ne te

rrito

riale

; lim

itare

l’am

bito

di a

pplic

azio

ne d

elle

sch

ede

tecn

iche

alle

sol

e ut

enze

di t

ipo

civi

le e

ai c

asi i

n cu

i le

sem

plifi

ca-

zioni

pro

prie

del

le m

etod

olog

ie d

i val

utaz

ione

di t

ipo

anal

itico

non

risu

ltino

dar

luog

o ad

ecc

essi

ve a

ppro

ssim

azio

ni n

el c

ompu

to d

ei ri

spar

mi d

i ene

rgia

prim

aria

cons

egui

ti; (o

mis

sis)

mod

ifica

re p

arzia

lmen

te la

pro

cedu

ra d

i cal

colo

pro

post

a pe

r la

quan

tific

azio

ne d

ei ri

spar

mi d

i ene

rgia

prim

aria

cons

egui

bili

attra

vers

o le

tipo

logi

e di

inte

rven

to o

g-ge

tto d

elle

sche

de te

cnic

he, c

on p

artic

olar

e rif

erim

ento

alla

valo

rizza

zione

dei

risp

arm

i ene

rget

ici c

onne

ssi a

mig

liora

men

ti ne

ll’ef

ficie

nza

ener

getic

a de

lla g

ene-

razio

ne d

i ene

rgia

ele

ttric

a;no

n ad

otta

re u

na p

roce

dura

di c

alco

lo d

ell’e

nerg

ia te

rmic

a ris

parm

iata

sem

plifi

cata

per

gli

impi

anti

di p

icco

le d

imen

sion

i bas

ata

su p

aram

etri

di fu

nzio

nam

ento

ti-

pici

di q

uest

i im

pian

ti;riv

eder

e i c

riter

i ado

ttati

per d

efin

ire la

ripa

rtizio

ne d

ei ti

toli

di e

ffici

enza

ene

rget

ica

rilas

ciat

i a fr

onte

dei

risp

arm

i ene

rget

ici c

onse

guiti

, tra

le tr

e tip

olog

ie p

revi

-st

e da

lle Li

nee

guid

a;va

loriz

zare

i ris

parm

i otte

nuti

graz

ie a

ll’us

o di

font

i ric

onos

ciut

e co

me

rinno

vabi

li in

bas

e al

la n

orm

ativ

a vi

gent

e; (o

mis

sis)

Art

. 1. F

inal

ità1.

Con

il p

rese

nte

decr

eto

sono

def

initi

i cr

iteri

per l

’ince

ntiv

azio

ne d

ella

pro

duzio

ne d

i ene

rgia

ele

ttric

a da

impi

anti

foto

volta

ici i

n at

tuaz

ione

del

l’art.

7 d

el d

ecre

-to

legi

slat

ivo

29 d

icem

bre

2003

, n. 3

87, t

enut

o co

nto

dell’

art.

15, c

omm

a 1,

lette

ra f)

, del

la le

gge

18 a

prile

200

5, n

. 62.

Art

. 4. R

equi

siti

tecn

ici m

inim

i dei

com

pone

nti e

deg

li im

pian

ti1.

Pos

sono

acc

eder

e al

l’inc

entiv

azio

ne a

lla p

rodu

zione

di e

nerg

ia e

lettr

ica

med

iant

e co

nver

sion

e fo

tovo

ltaic

a de

ll’en

ergi

a so

lare

, di c

ui a

l pre

sent

e de

cret

o, g

li im

-pi

anti

foto

volta

ici d

i pot

enza

nom

inal

e no

n in

ferio

re a

1 kW

e n

on su

perio

re a

100

0 kW

colle

gati

alla

rete

ele

ttric

a, iv

i inc

luse

le p

icco

le re

ti is

olat

e di

cui a

ll’ar

t. 2,

com

ma

17, d

el d

ecre

to le

gisl

ativ

o 16

mar

zo 1

999,

n. 7

9, e

ntra

ti in

ese

rcizi

o, a

seg

uito

di n

uova

cos

truzio

ne o

rifa

cim

ento

tota

le, i

n da

ta s

ucce

ssiv

a al

30

sette

m-

bre

2005

, i cu

i sog

getti

resp

onsa

bili

inol

trano

la d

oman

da d

i acc

esso

alle

tarif

fe in

cent

ivan

ti in

conf

orm

ità a

ll’ar

t. 7.

2. P

osso

no a

cced

ere

all’i

ncen

tivaz

ione

alla

pro

duzio

ne d

i ene

rgia

ele

ttric

a m

edia

nte

conv

ersi

one

foto

volta

ica

dell’

ener

gia

sola

re, d

i cui

al p

rese

nte

decr

eto,

gli

im-

pian

ti fo

tovo

ltaic

i col

lega

ti al

la re

te e

lettr

ica,

ivi i

nclu

se le

pic

cole

reti

isol

ate

di cu

i all’

art.

2, co

mm

a 17

, del

dec

reto

legi

slat

ivo

16 m

arzo

199

9, n

. 79,

ent

rati

in e

ser-

cizio

, a se

guito

di p

oten

ziam

ento

, in

data

succ

essi

va 3

0 se

ttem

bre

2005

, lim

itata

men

te a

lla p

rodu

zione

agg

iunt

iva

otte

nuta

a se

guito

del

l’int

erve

nto

di p

oten

zia-

men

to, i

cui s

ogge

tti re

spon

sabi

li in

oltra

no la

dom

anda

di a

cces

so a

lle ta

riffe

ince

ntiv

anti

in co

nfor

mità

all’

art.

7.3.

Ai f

ini d

ell’a

cces

so a

ll’in

cent

ivaz

ione

alla

pro

duzio

ne d

i ene

rgia

ele

ttric

a m

edia

nte

conv

ersi

one

foto

volta

ica

dell’

ener

gia

sola

re, d

i cui

al p

rese

nte

decr

eto,

gli

im-

pian

ti fo

tovo

ltaic

i e i

rela

tivi c

ompo

nent

i dev

ono

esse

re re

alizz

ati n

el ri

spet

to d

elle

nor

me

tecn

iche

rich

iam

ate

in a

llega

to 1

(om

issi

s)

Art

. 1. A

mbi

to d

i int

erve

nto

Del

iber

azio

ne 4

ago

sto

2005

, n.

177:

Aut

orit

à pe

r l’

Ener

gia

Elet

trica

e il

Gas

. App

rova

zion

edi

2 s

ched

e te

cnic

he p

er l

aqu

anti

fica

zion

e de

i ri

spar

mi

ener

getic

i neg

li us

i di c

limat

iz-

zazi

one

ambi

enti

e pr

oduz

ione

di

acqu

a ca

lda

sani

tari

a, c

onse

-gu

iti tr

amite

inst

alla

zion

e e

ge-

stio

ne d

i im

pian

ti di

cog

ener

a-zi

one

e si

stem

i di t

eler

isca

lda-

men

to, r

ealiz

zati

nell’

ambi

to d

eide

cret

i m

inis

teri

ali

20 l

ugli

o20

04.

Dec

reto

28-

07-2

005

Min

iste

ro A

ttivi

tà P

rodu

ttive

.Cr

iteri

per

l’in

cent

ivaz

ione

del

-la

pro

duzi

one

di e

nerg

ia e

let-

tric

a m

edia

nte

conv

ersi

one

fo-

tovo

ltaic

a de

lla fo

nte

sola

re.

D.M

. del

27-

07-2

005

594

1. Il

pre

sent

e de

cret

o de

finis

ce i

crite

ri ge

nera

li te

cnic

o-co

stru

ttivi

e le

tipo

logi

e pe

r l’e

diliz

ia so

vven

ziona

ta e

conv

enzio

nata

non

che’

per

l’ed

ilizia

pub

blic

a e

pri-

vata

, anc

he ri

guar

do a

lla ri

stru

ttura

zione

deg

li ed

ifici

esi

sten

ti, a

l fin

e di

favo

rire

ed in

cent

ivar

e l’u

so ra

ziona

le d

ell’e

nerg

ia, i

l con

teni

men

to d

ei co

nsum

i di e

ner-

gia

nella

pro

duzio

ne o

nel

l’util

izzo

di m

anuf

atti.

2. Il

pre

sent

e de

cret

o si

app

lica

agli

edifi

ci d

i nuo

va co

stru

zione

ed

a qu

elli

esis

tent

i ogg

etto

di i

nter

vent

i di r

istru

ttura

zione

impo

rtant

i, co

me

di se

guito

pre

cisa

to,

dota

ti di

impi

anti

di ri

scal

dam

ento

e/o

clim

atizz

azio

ne.

Art

. 3. R

equi

siti

di ri

spar

mio

ene

rget

ico

per e

dific

i di n

uova

cost

ruzio

ne1.

Per

tutti

gli

edifi

ci d

i nuo

va co

stru

zione

vann

o m

inim

izzat

i i co

nsum

i di e

nerg

ia p

rimar

ia a

nche

attr

aver

so: l

’util

izzo

ottim

ale

di m

ater

iali

com

pone

nti e

sist

emi p

erra

ggiu

nger

e ad

egua

ti liv

elli d

i isol

amen

to te

rmico

e d

i iner

zia te

rmica

del

l’inv

oluc

ro d

ell’e

dific

io; il

cont

rollo

del

la ra

diaz

ione

sola

re in

ciden

te su

lle su

perfi

ci tra

spar

enti;

l’aum

ento

del

l’effi

cien

za e

nerg

etic

a de

gli i

mpi

anti

di cl

imat

izzaz

ione

e p

rodu

zione

di a

cqua

cald

a sa

nita

ria; l

a rid

uzio

ne d

elle

dis

pers

ioni

del

l’im

pian

to d

i dis

tribu

-zio

ne d

ell’a

cqua

cald

a sa

nita

ria e

del

l’acq

ua o

del

l’aria

util

izzat

e co

me

fluid

i ter

mov

etto

ri pe

r il r

isca

ldam

ento

ed

il ra

ffres

cam

ento

; l’u

tilizz

o di

lam

pade

ad

alta

ef-

ficie

nza

ener

getic

a e

di si

stem

i di r

egol

azio

ne a

utom

atic

a de

gli i

mpi

anti

di il

lum

inaz

ione

inte

rna

ed e

ster

na;

l’util

izzo

di si

stem

i di c

ontro

llo e

ges

tione

e co

ntab

ilizz

azio

ne d

egli

impi

anti

di ri

scal

dam

ento

, ven

tilaz

ione

e ra

ffres

cam

ento

, in

grad

o di

ada

ttare

l’im

pian

to a

lle d

i-ve

rse

cond

izion

i di c

aric

o e

alle

diff

eren

ti es

igen

ze d

i com

fort

degl

i occ

upan

ti.A

rt. 8

. Req

uisi

ti di

risp

arm

io e

nerg

etic

o pe

r edi

fici d

a ris

truttu

rare

1. A

l fin

e di

ragg

iung

ere

gli o

bbie

ttivi

del

la p

rese

nte

norm

a, so

no p

revi

ste

form

e di

ince

ntiv

azio

ne ch

e po

rtino

ad

un si

gnifi

cativ

o m

iglio

ram

ento

del

com

porta

men

toen

erge

tico

del p

atrim

onio

edi

lizio

esi

sten

te. P

er q

uant

o rig

uard

a gl

i inc

entiv

i (ag

evol

azio

ni fi

scal

i) pr

evis

ti da

lla le

gisl

azio

ne a

ttual

e si

fa d

iretto

rife

rimen

to a

lla le

g-ge

27

dice

mbr

e 19

97, n

. 449

«Mis

ure

per l

a st

abili

zzaz

ione

del

la fi

nanz

a pu

bblic

a» -

artic

oli 1

e 1

3, e

succ

essi

ve m

odifi

cazio

ni e

d in

tegr

azio

ni. T

enen

do co

nto

che,

seco

ndo

la le

gge

n. 4

49 ri

sulta

no a

gevo

labi

li an

che

inte

rven

ti di

mod

esto

impa

tto d

al p

unto

di v

ista

del

mig

liora

men

to e

nerg

etic

o sa

rann

o da

priv

ilegi

are

inte

rven

tidi

ade

guam

ento

impo

rtant

i. Co

n il

term

ine

«int

erve

nti d

i ade

guam

ento

impo

rtant

i» si

inte

nde

(a ti

tolo

ese

mpl

ifica

tivo

e no

n es

aust

ivo)

qua

nto

segu

e: co

mpl

eta

ri-st

ruttu

razio

ne d

ella

cope

rtura

del

l’edi

ficio

; com

plet

o rif

acim

ento

di s

olai

; com

plet

a ris

truttu

razio

ne d

elle

par

eti e

ster

ne d

ell’e

dific

io; a

umen

to d

elle

supe

rfici

tra-

spar

enti;

com

plet

a so

stitu

zione

del

le p

arti

este

rne

trasp

aren

ti (fi

nest

re, p

orte

, ecc

.); co

mpl

eta

sost

ituzio

ne d

ella

par

te im

pian

tistic

a rig

uard

ante

la g

ener

azio

ne d

ica

lore

; com

plet

o rif

acim

ento

del

l’im

pian

to d

i dis

tribu

zione

(ret

e di

dis

tribu

zione

e co

rpi s

cald

anti)

; am

plia

men

ti e

sopr

aele

vazio

ni d

ell’u

nità

imm

obili

are;

inst

alla

-zio

ne d

i sis

tem

i di v

entil

azio

ne; o

ttim

izzaz

ione

del

l’illu

min

amen

to in

tern

o de

ll’ed

ifici

o; in

stal

lazio

ne d

i pan

nelli

sola

ri o

pom

pe d

i cal

ore.

Art

. 1.C

ampo

di a

pplic

azio

ne1.

Ai s

ensi

e p

er g

li ef

fetti

del

l’art.

16,

com

ma

4, d

el d

ecre

to le

gisl

ativ

o 23

mag

gio

2000

, n. 1

64, i

l pre

sent

e de

cret

o:a)

det

erm

ina,

in co

eren

za co

n gl

i im

pegn

i pre

vist

i dal

pro

toco

llo d

i Kyo

to, g

li ob

ietti

vi q

uant

itativ

i naz

iona

li di

risp

arm

io e

nerg

etic

o e

svilu

ppo

delle

font

i rin

nova

-bi

li ch

e de

vono

ess

ere

pers

egui

ti da

lle im

pres

e di

dis

tribu

zione

di g

as n

atur

ale;

b) st

abili

sce

i prin

cipi

di v

alut

azio

ne d

ell’o

tteni

men

to d

ei ri

sulta

ti di

mis

ure

e in

terv

enti

di ri

spar

mio

ene

rget

ico

e sv

ilupp

o de

lle fo

nti r

inno

vabi

li;c)

def

inis

ce le

mod

alità

per

il co

ntro

llo d

ella

attu

azio

ne d

elle

sudd

ette

mis

ure

e in

terv

enti.

Art

. 1.F

inal

ità1.

Il p

rese

nte

decr

eto,

nel

risp

etto

del

la d

isci

plin

a na

ziona

le, c

omun

itaria

ed

inte

rnaz

iona

le vi

gent

e, n

onch

é ne

l ris

petto

dei

prin

cipi

e cr

iteri

dire

ttivi

stab

iliti

dal-

Min

iste

ro d

elle

Infr

astr

uttu

re e

dei

Tras

port

i. N

orm

a co

ncer

-ne

nte

il re

gola

men

to d

’attu

azio

-ne

del

la le

gge

9 gen

naio

1991

, n.

10re

cant

e: «

Nor

me

per

l’attu

a-zi

one

del P

iano

ene

rget

ico

na-

zion

ale

in m

ater

ia d

i uso

razi

o-na

le d

ell’e

nerg

ia, d

i ris

parm

ioen

erge

tico

e di

svi

lupp

o de

llefo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

».

Dec

reto

20-

07-2

004

Min

iste

roA

ttivi

tà P

rodu

ttive

Nuo

va i

ndiv

idua

zion

e de

gli

obie

ttivi

qua

ntita

tivi

nazi

onal

idi

ris

parm

io e

nerg

etic

o e

svi-

lupp

o de

lle fo

nti r

inno

vabi

li, d

icu

i all’

art.

16, c

omm

a 4,

del

de-

cret

o le

gisl

ativ

o 23

mag

gio

2000

,n.

164

.

d.le

gisl

. 29 d

icem

bre

2003

, n. 3

87A

ttua

zion

e de

lla

dire

ttiv

a

595

l’arti

colo

43

della

legg

e 1°

mar

zo 2

002,

n. 3

9, è

fina

lizza

to a

: a) p

rom

uove

re u

n m

aggi

or co

ntrib

uto

delle

font

i ene

rget

iche

rinn

ovab

ili a

lla p

rodu

zione

di e

lettr

icità

nel r

elat

ivo

mer

cato

ital

iano

e co

mun

itario

; b) p

rom

uove

re m

isur

e pe

r il p

erse

guim

ento

deg

li ob

ietti

vi in

dica

tivi n

azio

nali

di cu

i all’

artic

olo

3, co

mm

a 1;

c) co

ncor

-re

re a

lla c

reaz

ione

del

le b

asi p

er u

n fu

turo

qua

dro

com

unita

rio in

mat

eria

; d) f

avor

ire lo

svi

lupp

o di

impi

anti

di m

icro

gene

razio

ne e

lettr

ica

alim

enta

ti da

font

i rin

-no

vabi

li, in

par

ticol

are

per g

li im

pieg

hi a

gric

oli e

per

le a

ree

mon

tane

.

Cond

izion

i per

il ri

cono

scim

ento

del

la p

rodu

zione

com

bina

ta d

i ene

rgia

ele

ttric

a e

calo

re co

me

coge

nera

zione

ai s

ensi

del

l’arti

colo

2, c

omm

a 8,

del

dec

reto

legi

s-la

tivo

16 m

arzo

199

9, n

. 79

(del

iber

azio

ne n

. 42/

02)

Mod

ifich

e e

inte

graz

ioni

al d

ecre

to d

el M

inis

tro d

ell’i

ndus

tria,

del

com

mer

cio

e de

ll’ar

tigia

nato

, di c

once

rto co

n il

Min

istro

del

l’am

bien

te, 1

1 no

vem

bre

1999

, con

-ce

rnen

te “d

iretti

ve p

er l’

attu

azio

ne d

elle

nor

me

in m

ater

ia d

i ene

rgia

ele

ttric

a da

font

i rin

nova

bili

di cu

i ai c

omm

i 1, 2

e 3

del

l’art.

11

del d

ecre

to le

gisl

ativ

o 16

mar

-zo

199

9, n

. 79”

.

Art

1.F

inal

ità d

ella

legg

e1.

La p

rese

nte

legg

e ha

lo sc

opo

di d

etta

re i

prin

cipi

fond

amen

tali

dire

tti a

:a)

ass

icur

are

la tu

tela

del

la sa

lute

dei

lavo

rato

ri, d

elle

lavo

ratri

ci e

del

la p

opol

azio

ne d

agli

effe

tti d

ell’e

spos

izion

e a

dete

rmin

ati l

ivel

li di

cam

pi e

lettr

ici,

mag

neti-

ci e

d el

ettro

mag

netic

i ai s

ensi

e n

el ri

spet

to d

ell’a

rtico

lo 3

2 de

lla C

ostit

uzio

ne;

b) p

rom

uove

re la

rice

rca

scie

ntifi

ca p

er la

valu

tazio

ne d

egli

effe

tti a

lung

o te

rmin

e e

attiv

are

mis

ure

di ca

utel

a da

ado

ttare

in a

pplic

azio

ne d

el p

rinci

pio

di p

reca

u-zio

ne d

i cui

all’

artic

olo

174,

par

agra

fo 2

, del

trat

tato

istit

utiv

o de

ll’Un

ione

Eur

opea

;c)

ass

icur

are

la tu

tela

del

l’am

bien

te e

del

pae

sagg

io e

pro

muo

vere

l’in

nova

zione

tecn

olog

ica

e le

azio

ni d

i ris

anam

ento

volte

am

inim

izzar

e l’i

nten

sità

e g

li ef

fetti

dei c

ampi

ele

ttric

i, m

agne

tici e

d el

ettro

mag

netic

i sec

ondo

le m

iglio

ri te

cnol

ogie

dis

poni

bili.

Art

. 2.A

mbi

to d

i app

licaz

ione

1. La

pre

sent

e le

gge

ha p

er o

gget

to g

li im

pian

ti, i

sist

emi e

le a

ppar

ecch

iatu

re p

er u

si ci

vili,

mili

tari

e de

lle fo

rze

di p

olizi

a, ch

e po

ssan

o co

mpo

rtare

l’es

posi

zione

dei l

avor

ator

i, de

lle la

vora

trici

e d

ella

pop

olaz

ione

a c

ampi

ele

ttric

i, m

agne

tici e

d el

ettro

mag

netic

i con

freq

uenz

e co

mpr

ese

tra 0

Hz e

300

GHz

. In

parti

cola

re, l

apr

esen

te le

gge

si a

pplic

a ag

li el

ettro

dotti

ed

agli

impi

anti

radi

oele

ttric

i com

pres

i gli

impi

anti

per t

elef

onia

mob

ile, i

rada

re g

li im

pian

ti pe

r rad

iodi

ffusi

one.

(om

is-

sis)

Art

. 2Pr

ogra

mm

a “T

etti

foto

volta

ici”

Il pr

esen

te d

ecre

to d

efin

isce

e a

vvia

il p

rogr

amm

a “T

etti

foto

volta

ici”

, fin

alizz

ato

alla

real

izzaz

ione

nel

per

iodo

200

0-20

02, d

i im

pian

ti fo

tovo

ltaic

i di p

oten

za d

a 1

a 50

kWp

colle

gati

alla

rete

ele

ttric

a di

dis

tribu

zione

in b

assa

tens

ione

e in

tegr

ati/i

nsta

llati

nelle

stru

tture

edi

lizie

(ivi

incl

usi g

li el

emen

ti di

arre

do u

rban

o) e

rela

-tiv

e pe

rtine

nze,

pos

te su

l ter

ritor

io it

alia

no. Il

Pro

gram

ma

è or

gani

zzat

o in

due

sotto

prog

ram

mi: u

no ri

volto

ai s

ogge

tti p

ubbl

ici e

l’altr

o in

diriz

zato

, attr

aver

so le

Reg

ioni

e le

Pro

vinc

e au

tono

me

di Tr

ento

e B

olza

no, a

i sog

getti

pub

blic

i e p

rivat

i. En

tram

be le

cat

egor

ie d

i sog

getti

, tito

lari

di u

tenz

a el

ettri

ca e

che

inte

ndan

o in

stal

lare

impi

anti

foto

volta

ici p

ress

o st

ruttu

re e

diliz

ie d

i lor

o pr

oprie

tà o

sulle

qua

li es

erci

tano

un

altro

diri

tto re

ale

di g

odim

ento

,pos

sono

ben

efic

iare

, per

la re

alizz

azio

nedi

det

ti im

pian

ti, d

i un

cont

ribut

o pu

bblic

o in

cont

o ca

pita

le, l

a cu

i mis

ura

sarà

det

erm

inat

a an

che

in re

lazio

ne a

lle d

ispo

nibi

lità

finan

ziarie

di q

uest

o M

inis

tero

.

Disc

iplin

a de

lle co

ndizi

oni t

ecni

co-e

cono

mic

he d

el se

rvizi

o di

scam

bio

sul p

osto

del

l’ene

rgia

ele

ttric

a pr

odot

ta d

a im

pian

ti fo

tovo

ltaic

i con

pot

enza

nom

inal

e no

n

2001

/77/

CE re

lativ

a al

la p

rom

o-zi

one

dell’

ener

gia

elet

trica

pro

-do

tta d

a fo

nti e

nerg

etic

he r

in-

nova

bili

nel m

erca

to in

tern

o de

l-l’e

lettr

icità

.

Del

iber

azio

ne n

. 42

del

19-3

-20

02

Dec

reto

18

-03-

2002

de

lM

inis

tero

de

lle

Att

ivit

à’Pr

odut

tive

L. n

. 36

del 2

2 fe

bbra

io 2

001

Legg

e qu

adro

sul

la p

rote

zion

eda

lle e

spos

izio

ni a

cam

pi e

let-

tric

i, m

agne

tici

ed e

lettr

oma-

gnet

ici

D.M

. n. 1

06 d

el 1

6-03

-200

1Pr

ogra

mm

a Te

tti fo

tovo

ltaic

i

Del

iber

a n.

224

/00

dell’

Aut

orità

596

supe

riore

a 2

0 kW

Inte

rven

ti di

cont

enim

ento

e a

bbat

timen

to d

el ru

mor

e.

Art

. 1.

1. Le

riso

rse

attri

buite

al M

inis

tero

del

l’am

bien

te p

er il

199

9 da

ll’ar

ticol

o 2,

com

ma

1, d

el d

ecre

to-le

gge

30 d

icem

bre

1999

, n. 5

00, s

ono

dest

inat

e, p

er u

n im

porto

com

ples

sivo

di l

ire 2

90 m

iliar

di, a

l fin

anzia

men

to d

i azio

ni e

pro

gram

mi d

i rid

uzio

ne d

elle

em

issi

oni d

i gas

serra

in a

ttuaz

ione

del

pro

toco

llo d

i Kyo

to, e

labo

rati

sul-

la b

ase

degl

i ind

irizz

i ind

ivid

uati

nell’

alle

gato

A a

l pre

sent

e de

cret

o.2.

Tali

risor

se, a

l net

to d

i que

lle p

revi

ste

al su

cces

sivo

arti

colo

5, s

ono

dest

inat

e pe

r una

quo

ta p

ari a

85

mili

ardi

di l

ire a

l fin

anzia

men

to d

i pro

gram

mi d

i rile

vanz

ana

ziona

le e

per

una

quo

ta p

ari a

155

mili

ardi

di l

ire a

l fin

anzia

men

to d

i pro

gram

mi d

elle

regi

oni e

del

le p

rovi

nce

auto

nom

e.3.

Le a

zioni

ed

i pro

gram

mi d

i cui

al c

omm

a 1

sono

def

initi

e a

ttuat

i nel

risp

etto

del

la n

orm

ativ

a e

degl

i obb

lighi

com

unita

ri in

mat

eria

.

Art

. 1.A

mbi

to d

i app

licaz

ione

e d

efin

izion

i1.

Le d

ispo

sizio

ni d

el p

rese

nte

decr

eto,

ai s

ensi

del

l’art.

32

della

legg

e 9

genn

aio

1991

, n. 1

0, si

app

lican

o, co

n le

lim

itazio

ni fi

ssat

e da

com

ma

3 de

ll’ar

t. 2,

a q

uei

prod

otti

che

sono

com

mer

cial

izzat

i in

via

auto

nom

a pe

r l’u

tilizz

azio

ne q

uali

com

pone

nti d

i edi

fici o

di i

mpi

anti

al s

ervi

zio d

egli

edifi

ci c

he a

ssol

vono

ad

una

o pi

ùfu

nzio

ni e

nerg

etic

amen

te si

gnifi

cativ

e.2.

Ai f

ini d

el p

rese

nte

decr

eto

si in

tend

e:

a) p

er “c

ompo

nent

i deg

li ed

ifici

”, i

mat

eria

li e

i man

ufat

ti co

stitu

enti

l’edi

ficio

, rie

ntra

nti n

ell’a

llega

to A

del

pre

sent

e de

cret

o;b)

per

“co

mpo

nent

i deg

li im

pian

ti”, l

e m

acch

ine,

gli

appa

recc

hi e

i di

spos

itivi

in g

ener

e ch

e co

stitu

isco

no g

li im

pian

ti te

cnol

ogic

i al s

ervi

zio d

egli

edifi

ci e

che

ri-

entra

no n

ell’a

llega

to A

del

pre

sent

e de

cret

o;c)

per

“cer

tific

azio

ne”,

l’at

to m

edia

nte

il qu

ale

un o

rgan

ism

o ric

onos

ciut

o co

me

indi

pend

ente

risp

etto

all’

ogge

tto in

que

stio

ne(o

rgan

ism

o no

tific

ato,

org

anis

mo

dice

rtific

azio

ne d

el si

stem

a di

qua

lità,

org

anis

mo

di ce

rtific

azio

ne d

i pro

dotto

, lab

orat

orio

) dic

hiar

a ch

e un

pro

dotto

o co

mpo

nent

e ha

det

erm

inat

e ca

ratte

ristic

he o

pres

tazio

ni e

nerg

etic

he e

d è

conf

orm

e al

la sp

ecifi

ca te

cnic

a co

rrisp

onde

nte;

d)

per

“dic

hiar

azio

ne d

el p

rodu

ttore

”, l’

atte

staz

ione

da

parte

di q

uest

’ulti

mo,

o d

el su

o m

anda

tario

stab

ilito

nel

l’Uni

one

euro

pea,

del

le ca

ratte

ristic

he e

pre

staz

io-

ni e

nerg

etic

he d

i un

prod

otto

o co

mpo

nent

e, co

me

certi

ficat

e da

un

orga

nism

o in

dipe

nden

te;

e) p

er “p

rova

”, l’

oper

azio

ne te

cnic

a ch

e co

nsis

te n

ella

det

erm

inaz

ione

di u

na o

più

cara

tteris

tiche

e p

rest

azio

ni d

i un

dete

rmin

ato

prod

otto

o co

mpo

nent

e, e

segu

i-ta

seco

ndo

quan

to p

revi

sto

dalle

spec

ifich

e te

cnic

he, c

ome

defin

ite d

all’a

rt. 1

del

la le

gge

21 g

iugn

o 19

86, n

. 317

, “At

tuaz

ione

della

dire

ttiva

n. 8

3/18

9/CE

E re

la-

tiva

alla

pro

cedu

ra d

i inf

orm

azio

ne n

el se

ttore

del

le n

orm

e e

delle

rego

lam

enta

zioni

tecn

iche

”.

Art

. 1.C

ampo

di a

pplic

azio

ne1.

Il p

rese

nte

decr

eto,

in a

ttuaz

ione

del

l’art.

3, c

omm

a 1,

lette

ra e

), de

lla le

gge

26 o

ttobr

e 19

95, n

. 447

, det

erm

ina

i req

uisit

i acu

stic

i del

le so

rgen

ti so

nore

inte

rne

agli

edifi

ci e

d i r

equi

siti

acus

tici p

assi

vi d

egli

edifi

ci e

dei

loro

com

pone

nti i

n op

era,

al f

ine

di ri

durre

l’es

posi

zione

um

ana

al ru

mor

e.2.

I req

uisit

i acu

stici

del

le so

rgen

ti so

nore

dive

rse

da q

uelle

di c

ui a

l com

ma

1 so

no d

eter

min

ati d

ai p

rovv

edim

enti

attu

ativi

pre

visti

dalla

legg

e 26

otto

bre

1995

, n. 4

47.

Art

. 1.F

inal

ità1.

La

pres

ente

legg

e st

abili

sce

i prin

cipi

fond

amen

tali

in m

ater

ia d

i tut

ela

dell’

ambi

ente

est

erno

e d

ell’a

mbi

ente

abi

tativ

o da

ll’in

quin

amen

to a

cust

ico,

ai s

ensi

epe

r gli

effe

tti d

ell’a

rt. 1

17 d

ella

Cos

tituz

ione

.

per l

’ene

rgia

ele

ttric

a e

il ga

sD

. MAT

T de

l 29-

11-2

000

D.M

. n. 3

37 d

el 2

0-7-

2000

Ince

ntiv

i per

la ri

duzi

one

delle

emis

sion

i in

quin

anti

ed

effi

-ci

enza

ene

rget

ica

- le

gge

448/

1998

.

D.M

in.In

d. d

el 0

2-04

-199

8Ce

rtifi

cazi

one

delle

car

atte

ri-

stic

hee

delle

pre

staz

ioni

ene

r-ge

tiche

deg

li ed

ifici

e d

egli

im-

pian

ti ad

ess

i con

ness

i

DPC

M 5

-12-

1997

Det

erm

inaz

ione

dei

req

uisi

tiac

ustic

i pas

sivi

deg

li ed

ifici

L.44

7del

26-

10-1

995

legg

e qu

adro

sul

l’inq

uina

men

toac

ustic

o

597

2. I

prin

cipi

gen

eral

i des

umib

ili d

alla

pre

sent

e le

gge

cost

ituis

cono

per

le re

gion

i a s

tatu

to s

peci

ale

e pe

r le

prov

ince

aut

onom

e di

Tren

to e

di B

olza

no n

orm

e fo

n-da

men

tali

di ri

form

a ec

onom

ico-

soci

ale

della

Rep

ubbl

ica.

Art

. 4 V

alor

i mas

sim

i del

la te

mpe

ratu

ra a

mbi

ente

1. D

uran

te il

per

iodo

in c

ui è

in fu

nzio

ne l’

impi

anto

di c

limat

izzaz

ione

inve

rnal

e, la

med

ia a

ritm

etic

a de

lle te

mpe

ratu

re d

ell’a

ria d

ei s

ingo

li am

bien

ti de

gli e

dific

i,de

finite

e m

isur

ate

com

e in

dica

to a

l com

ma

1 le

ttera

w d

ell’a

rtico

lo 1

, non

dev

e su

pera

re i s

egue

nti v

alor

i con

le to

llera

nze

afia

nco

indi

cate

: a) 1

8(gr

adi)C

+ 2

(gra

-di

)C d

i tol

lera

nza

per g

li ed

ifici

rien

trant

i nel

la ca

tego

ria E

.8; b

) 20(

grad

i)C +

2(g

radi

)C d

i tol

lera

nza

per g

li ed

ifici

rien

trant

i nel

le ca

tego

rie d

iver

se d

a E.

8.2.

Il m

ante

nim

ento

del

la te

mpe

ratu

ra d

ell’a

ria n

egli

ambi

enti

entro

i lim

iti fi

ssat

i al c

omm

a 1

deve

ess

ere

otte

nuto

con

acco

rgim

enti

che

non

com

porti

no sp

reco

di

ener

gia.

(om

issi

s)A

rt. 5

Req

uisi

ti e

dim

ensi

onam

ento

deg

li im

pian

ti te

rmic

i1.

Gli

impi

anti

term

ici d

i nuo

va in

stal

lazio

ne n

onch

é qu

elli

sotto

post

i a ri

stru

ttura

zione

dev

ono

esse

re d

imen

sion

ati i

n m

odo

da a

ssic

urar

e, in

rela

zione

a:

il va

lore

mas

sim

o de

lla te

mpe

ratu

ra in

tern

a pr

evis

to d

all’a

rt.4,

le ca

ratte

ristic

he cl

imat

iche

del

la zo

na, l

e ca

ratte

ristic

he te

rmof

isic

he d

ell’i

nvol

ucro

edi

lizio

, il r

e-gi

me

di co

nduz

ione

del

l’im

pian

to in

bas

e ag

li obb

lighi

di in

term

itten

za-a

ttenu

azio

ne p

revis

ti da

ll’ar

t. 9

del p

rese

nte

decr

eto,

un “r

endi

men

to g

loba

le m

edio

stag

iona

le”,

defin

ito a

l suc

cess

ivo

com

ma

2, n

on in

ferio

re a

l seg

uent

e va

lore

: n(e

ta) g

= (6

5 +

3 lo

g P(

n)%

dov

e lo

g P(

n) è

il lo

garit

mo

in b

ase

10 d

ella

pot

enza

util

e no

min

ale

del g

ener

ator

e o

del c

ompl

esso

dei

gen

erat

ori d

i cal

ore

al se

rvizi

o de

l sin

golo

impi

anto

term

ico,

esp

ress

a in

kW.

2. Il

“re

ndim

ento

glo

bale

med

io s

tagi

onal

e” d

ell’i

mpi

anto

term

ico

è de

finito

com

e ra

ppor

to tr

a il

fabb

isog

no d

i ene

rgia

term

ica

utile

per

la c

limat

izzaz

ione

inve

r-na

le e

l’en

ergi

a pr

imar

ia d

elle

font

i ene

rget

iche

, ivi

com

pres

a l’e

nerg

ia e

lettr

ica

ed è

cal

cola

to c

on ri

ferim

ento

al p

erio

do a

nnua

le d

i ese

rcizi

o di

cui

all’

art.

9. A

ifin

i del

la co

nver

sion

e de

ll’en

ergi

a el

ettri

ca in

ene

rgia

prim

aria

si co

nsid

era

l’equ

ival

enza

: 10

MJ

= 1k

Wh.

Il re

ndim

ento

glo

bale

med

io st

agio

nale

risu

lta d

al p

ro-

dotto

dei

segu

enti

rend

imen

ti m

edi s

tagi

onal

i: re

ndim

ento

di p

rodu

zione

, ren

dim

ento

di r

egol

azio

ne, r

endi

men

to d

i dis

tribu

zione

, ren

dim

ento

di e

mis

sion

e, e

de-

ve e

sser

e ca

lcola

to se

cond

o le

met

odol

ogie

e le

indi

cazio

ni ri

porta

te n

elle

nor

me

tecn

iche

UNI c

he ve

rrann

o pu

bblic

ate

entro

il31

otto

bre

1993

e re

cepi

te d

al M

inist

ero

dell’

indu

stria

del

com

mer

cio

e de

ll’ar

tigia

nato

ent

ro i

succ

essi

vi tr

enta

gio

rni.

(om

issi

s)

14. L

’inst

alla

zione

non

ché

la ri

stru

ttura

zione

deg

li im

pian

ti te

rmic

i dev

e es

sere

effe

ttuat

a da

un

sogg

etto

in p

osse

sso

dei r

equi

siti

di cu

i agl

i art.

2 e

3 d

ella

legg

e5

mar

zo 1

990,

n. 4

6, a

ttene

ndos

i alle

pre

scriz

ioni

cont

enut

e ne

lla re

lazio

ne te

cnic

a di

cui a

ll’ar

t. 28

del

la le

gge

9 ge

nnai

o 19

91, n

. 10.

15

. Per

gli

edifi

ci d

i pro

prie

tà p

ubbl

ica

o ad

ibiti

ad

uso

pubb

lico

è fa

tto o

bblig

o, a

i sen

si d

el co

mm

a 7

dell’

art.

26 d

ella

legg

e 9

genn

aio

1991

, n. 1

0, d

i sod

disf

are

ilfa

bbis

ogno

ene

rget

ico

favo

rend

o il

ricor

so a

font

i rin

nova

bili

di e

nerg

ia o

ass

imila

te a

i sen

si d

ell’a

rt. 1

com

ma

3 de

lla le

gge

10 st

essa

, sal

vo im

pedi

men

ti di

nat

u-ra

tecn

ica

od e

cono

mic

a. P

er q

uant

o rig

uard

a gl

i im

pian

ti te

rmic

i, ta

le o

bblig

o si

det

erm

ina

in ca

so d

i nuo

va in

stal

lazio

ne o

di r

istru

ttura

zione

. Gli

even

tual

i im

pe-

dim

enti

di n

atur

a te

cnic

a od

eco

nom

ica

devo

no e

sser

e ev

iden

ziati

nel p

roge

tto e

nel

la re

lazio

ne te

cnic

a di

cui a

l com

ma

1 de

ll’ar

t. 28

del

la le

gge

stes

sa re

lativ

i al-

l’im

pian

to te

rmic

o, ri

porta

ndo

le sp

ecifi

che

valu

tazio

ni ch

e ha

nno

dete

rmin

ato

la n

on a

pplic

abili

tà d

el ri

cors

o al

le fo

nti r

inno

vabi

li o

assi

mila

te.

Art

.1Ca

mpo

di a

pplic

azio

neIl

pres

ente

dec

reto

fiss

a i l

imiti

mas

sim

i di e

spos

izion

e, re

lativ

amen

te a

ll’am

bien

te e

ster

no e

d ab

itativ

o, a

i cam

pi e

lettr

ico

e m

agne

tico

gene

rati

alla

freq

uenz

a in

-du

stria

le n

omin

ale

(50

Hz)

Non

si a

pplic

a al

le e

spos

izion

i pro

fess

iona

li su

l luo

go d

i lav

oro

ed a

lle e

spos

izion

i int

enzio

nali

di p

azie

nti s

otto

post

i a d

iagn

osi e

cure

med

iche

.

D.P

.R. 2

6-08

-199

3 n.

412

Re

gola

men

to re

cant

e no

rme

per

la p

roge

ttazi

one,

l’in

stal

lazi

o-ne

, l’e

serc

izio

e la

man

uten

zio-

ne d

egli

impi

anti

term

ici d

egli

edifi

ci a

i fin

i del

con

teni

men

tode

i con

sum

i di e

nerg

ia.

D.P

.C.M

. del

23-

04-1

992

Lim

iti m

assi

mi

di e

spos

izio

neai

cam

pi e

lettr

ico

e m

agne

tico

gene

rati

alla

fre

quen

za i

ndu-

stri

ale

nom

inal

e (5

0Hz)

neg

liam

bien

ti a

bita

tivi

e n

ell’a

m-

bien

te e

ster

no.

598

TITO

LO I

-Nor

me

in m

ater

ia d

i uso

razio

nale

del

l’ene

rgia

, di r

ispa

rmio

ene

rget

ico

e di

svilu

ppo

delle

font

i rin

nova

bili

di e

nerg

ia.

Art

. 1Fi

nalit

à ed

am

bito

di a

pplic

azio

ne.

1. A

l fin

e di

mig

liora

re i

proc

essi

di t

rasf

orm

azio

ne d

ell’e

nerg

ia, d

i rid

urre

i co

nsum

i di e

nerg

ia e

di m

iglio

rare

le co

ndizi

oni d

i com

patib

ilità

am

bien

tale

del

l’util

iz-zo

del

l’ene

rgia

a p

arità

di s

erviz

io re

so e

di q

ualit

à de

lla vi

ta, le

nor

me

del p

rese

nte

titol

o fa

voris

cono

ed

ince

ntiva

no, in

acc

ordo

con

la p

oliti

ca e

nerg

etica

del

la C

omun

itàec

onom

ica

euro

pea,

l’us

o ra

ziona

le d

ell’e

nerg

ia, i

l con

teni

men

to d

ei co

nsum

i di e

nerg

ia n

ella

pro

duzio

ne e

nel

l’util

izzo

di m

anuf

atti,

l’ut

ilizz

azio

ne d

elle

font

i rin

-no

vabi

li di

ene

rgia

, la

riduz

ione

dei

cons

umi s

peci

fici d

i ene

rgia

nei

pro

cess

i pro

dutti

vi, u

na p

iù ra

pida

sost

ituzio

ne d

egli

impi

anti

in p

artic

olar

e ne

i set

tori

a pi

ù el

e-va

ta in

tens

ità e

nerg

etic

a, a

nche

attr

aver

so il

coor

dina

men

to tr

a le

fasi

di r

icer

ca a

pplic

ata,

di s

vilu

ppo

dim

ostra

tivo

e di

pro

duzio

ne in

dust

riale

.2.

La p

oliti

ca d

i uso

razio

nale

del

l’ene

rgia

e d

i uso

razio

nale

del

le m

ater

ie p

rime

ener

getic

he d

efin

isce

un

com

ples

so d

i azio

ni o

rgan

iche

dire

tte a

lla p

rom

ozio

ne d

elris

parm

io e

nerg

etic

o, a

ll’us

o ap

prop

riato

del

le fo

nti d

i ene

rgia

, anc

he co

nven

ziona

li, a

l mig

liora

men

to d

ei p

roce

ssi t

ecno

logi

ci ch

e ut

ilizz

ano

o tra

sfor

man

o en

er-

gia,

allo

svilu

ppo

delle

font

i rin

nova

bili

d en

ergi

a, a

lla so

stitu

zione

del

le m

ater

ie p

rime

ener

getic

he d

i im

porta

zione

.3.

Ai f

ini d

ella

pre

sent

e le

gge

sono

cons

ider

ate

font

i rin

nova

bili

di e

nerg

ia o

ass

imila

te: i

l sol

e, il

vent

o, l’

ener

gia

idra

ulic

a, le

riso

rse

geot

erm

iche

, le

mar

ee, i

l mo-

to o

ndos

o e

la tr

asfo

rmaz

ione

dei

rifiu

ti or

gani

ci e

d in

orga

nici

o d

i pro

dotti

vege

tali.

Son

o co

nsid

erat

e al

tresì

font

i di e

nerg

ia a

ssim

ilate

alle

font

i rin

nova

bili

di e

ner-

gia:

la c

ogen

eraz

ione

, int

esa

com

e pr

oduz

ione

com

bina

ta d

i ene

rgia

ele

ttric

a o

mec

cani

ca e

di c

alor

e, il

cal

ore

recu

pera

bile

nei

fum

i di s

caric

o e

da im

pian

ti te

r-m

ici,

da im

pian

ti el

ettri

ci e

da

proc

essi

indu

stria

li, n

onch

é le

altr

e fo

rme

di e

nerg

ia re

cupe

rabi

le in

pro

cess

i, in

impi

anti

ein

pro

dotti

ivi c

ompr

esi i

risp

arm

i di e

ner-

gia

cons

egui

bili

nella

clim

atizz

azio

ne e

nel

l’illu

min

azio

ne d

egli

edifi

ci co

n in

terv

enti

sull’

invo

lucr

o ed

ilizio

e su

gli i

mpi

anti.

Per

i rif

iuti

orga

nici

ed

inor

gani

ci re

sta

ferm

a la

vig

ente

dis

cipl

ina

ed in

par

ticol

are

la n

orm

ativ

a di

cui

al d

ecre

to d

el P

resi

dent

e de

lla R

epub

blic

a 10

set

tem

bre

1982

, n. 9

15, e

suc

cess

ive

mod

ifica

zioni

ed in

tegr

azio

ni, a

l dec

reto

-legg

e 31

ago

sto

1987

, n. 3

61, c

onve

rtito

, con

mod

ifica

zioni

, dal

la le

gge

29 o

ttobr

e 19

87, n

. 441

, eal

dec

reto

-legg

e 9

sette

mbr

e 19

88,

n. 3

97, c

onve

rtito

, con

mod

ifica

zioni

, dal

la le

gge

9 no

vem

bre

1988

, n. 4

75.(o

mis

sis)

TITO

LO II

-Nor

me

per i

l con

teni

men

to d

el co

nsum

o di

ene

rgia

neg

li ed

ifici

.A

rt. 2

5Am

bito

di a

pplic

azio

ne.

1. S

ono

rego

lati

dalle

nor

me

del p

rese

nte

titol

o i c

onsu

mi d

i ene

rgia

neg

li ed

ifici

pub

blic

i e p

rivat

i, qu

alun

que

ne si

a la

des

tinaz

ione

d’u

so, n

onch

é, m

edia

nte

il di

-sp

osto

del

l’arti

colo

31,

l’es

erci

zio e

la m

anut

enzio

ne d

egli

impi

anti

esis

tent

i. 2.

Nei

casi

di r

ecup

ero

del p

atrim

onio

edi

lizio

esi

sten

te, l

’app

licaz

ione

del

pre

sent

e tit

olo

è gr

adua

ta in

rela

zione

al t

ipo

di in

terv

ento

, sec

ondo

la ti

polo

gia

indi

vi-

duat

a da

ll’ar

ticol

o 31

del

la le

gge

5 ag

osto

197

8, n

. 457

.A

rt. 2

6Pr

oget

tazio

ne, m

essa

in o

pera

ed

eser

cizio

di e

dific

i e d

i im

pian

ti.1.

Ai n

uovi

impi

anti,

lavo

ri, o

pere

, mod

ifich

e, in

stal

lazio

ni, r

elat

ivi a

lle fo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

, alla

cons

erva

zione

, al r

ispa

rmio

e a

ll’us

o ra

ziona

le d

ell’e

nerg

ia,

si ap

plica

no le

disp

osizi

oni d

i cui

all’

artic

olo

9 de

lla le

gge

28 g

enna

io 1

977,

n. 1

0, n

el ri

spet

to d

elle

nor

me

urba

nist

iche,

di t

utel

a ar

tistic

o-st

orica

e a

mbi

enta

le. (

omis-

sis)

3. G

li ed

ifici

pub

blic

i e p

rivat

i, qu

alun

que

ne si

a la

des

tinaz

ione

d’u

so, e

gli

impi

anti

non

di p

roce

sso

ad e

ssi a

ssoc

iati

devo

no e

sser

e pr

oget

tati

e m

essi

in o

pera

inm

odo

tale

da

cont

ener

e al

mas

sim

o, in

rela

zione

al p

rogr

esso

del

la te

cnic

a, i

cons

umi d

i ene

rgia

term

ica

ed e

lettr

ica.

(om

issi

s)5.

Per

le in

nova

zioni

rela

tive

all’a

dozio

ne d

i sis

tem

i di t

erm

oreg

olaz

ione

e d

i con

tabi

lizza

zione

del

calo

re e

per

il co

nseg

uent

e rip

arto

deg

li on

eri d

i ris

cald

amen

toin

bas

e al

cons

umo

effe

ttiva

men

te re

gist

rato

, l’a

ssem

blea

di c

ondo

min

io d

ecid

e a

mag

gior

anza

, in

dero

ga a

gli a

rtico

li 11

20 e

113

6 de

l cod

ice

civi

le.

6. G

li im

pian

ti di

risc

alda

men

to a

l ser

vizio

di e

dific

i di n

uova

cost

ruzio

ne, l

a cu

i con

cess

ione

edi

lizia

, sia

rila

scia

ta d

opo

la d

ata

di e

ntra

ta in

vigo

re d

ella

pre

sent

ele

gge,

dev

ono

esse

re p

roge

ttati

e re

alizz

ati i

n m

odo

tale

da

cons

entir

e l’a

dozio

ne d

i sis

tem

i di t

erm

oreg

olaz

ione

e d

i con

tabi

lizza

zione

del

calo

re p

er o

gni s

ingo

laun

ità im

mob

iliar

e.7.

Neg

li ed

ifici

di p

ropr

ietà

pub

blic

a o

adib

iti a

d us

o pu

bblic

o è

fatto

obb

ligo

di s

oddi

sfar

e il

fabb

isog

no e

nerg

etic

o de

gli s

tess

i fav

oren

do il

rico

rso

a fo

nti r

inno

-

L. n

. 10

del 9

-01-

1991

N

orm

e pe

r l’a

ttuaz

ione

del

Pia

noen

erge

tico

nazi

onal

e in

mat

e-ri

a di

uso

raz

iona

le d

ell’e

ner-

gia,

di

risp

arm

io e

nerg

etic

o e

di s

vilu

ppo

delle

font

i rin

nova

-bi

li di

ene

rgia

.

599

vabi

li di

ene

rgia

o a

ssim

ilate

salv

o im

pedi

men

ti di

nat

ura

tecn

ica

od e

cono

mic

a.8.

La p

roge

ttazio

ne d

i nuo

vi e

dific

i pub

blic

i dev

e pr

eved

ere

la re

alizz

azio

ne d

i ogn

i im

pian

to, o

pera

ed

inst

alla

zione

util

i alla

cons

erva

zione

, al r

ispa

rmio

e a

ll’us

ora

ziona

le d

ell’e

nerg

ia.

Art

. 27

Lim

iti a

i con

sum

i di e

nerg

ia.

1. I

cons

umi d

i ene

rgia

term

ica

ed e

lettr

ica

amm

essi

per

gli

edifi

ci so

no li

mita

ti se

cond

o qu

anto

pre

vist

o da

i dec

reti

di cu

i all’

artic

olo

4, in

par

ticol

are

in re

lazio

neal

la d

estin

azio

ne d

’uso

deg

li ed

ifici

stes

si, a

gli i

mpi

anti

di cu

i son

o do

tati

e al

la zo

na cl

imat

ica

di a

ppar

tene

nza.

600

Art

.1Fi

nalit

àLa

Reg

ione

pro

muo

ve la

ridu

zione

del

l’inq

uina

men

to lu

min

oso

e de

i con

sum

i ene

rget

ici d

a es

so d

eriv

anti

(om

issi

s..)

Art

.2Co

mpe

tenz

e de

lla R

egio

ne (o

mis

sis)

Conc

ede

cont

ribut

i ai c

omun

i per

l’ad

egua

men

to d

egli

impi

anti

pubb

lici d

i illu

min

azio

ne e

ster

na e

sist

enti

ai cr

iteri

tecn

ici p

revi

sti d

alla

pre

sent

e le

gge.

Art

.1Fi

nalit

àLa

Reg

ione

Abr

uzzo

, al f

ine

di co

ncor

rere

alla

real

izzaz

ione

deg

li ob

ietti

vi d

ella

pol

itica

ene

rget

ica

com

unita

ria e

naz

iona

le,p

eral

tro g

ià sa

nciti

per

la p

rom

ozio

nee

lo sv

ilupp

o de

lle fo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

e d

el ri

spar

mio

ene

rget

ico

con

la L.

R. 1

6 se

ttem

bre

1998

, n. 8

0, p

rom

uove

il m

iglio

ram

ento

dei

live

lli d

i coi

bent

azio

-ne

term

o-ac

ustic

a ed

il co

nten

imen

to d

ei co

nsum

i ene

rget

ici,

disp

onen

do n

uove

mod

alità

di c

alco

lo p

er l’

appl

icaz

ione

dei

par

amet

ri ur

bani

stic

o-ed

ilizi,

in re

lazio

-ne

alla

volu

met

ria u

rban

istic

a e

alla

supe

rfici

e co

perta

deg

li ed

ifici

.

Art

. 1Fi

nalit

àLa

Reg

ione

Abr

uzzo

inte

nde

prom

uove

re u

n pr

ogra

mm

a pl

urie

nnal

e di

inte

rven

to te

so a

l rec

uper

o, ri

stru

ttura

zione

di e

dific

i anc

he n

on d

estin

ati a

d ab

itazio

ne, a

c-qu

isto

, nuo

va co

stru

zione

di a

llogg

i che

rica

dono

nei

Com

uni d

ella

Reg

ione

Abr

uzzo

, attr

aver

so la

conc

essi

one

di co

ntrib

uti f

inan

ziari

seco

ndo

le m

odal

ità in

dica

-te

nel

la p

rese

nte

legg

e e

nel r

egol

amen

to d

i attu

azio

ne d

i cui

al s

ucce

ssiv

o ar

t. 4.

Art

. 4 R

egol

amen

to d

i attu

azio

neCo

n su

cces

sivo

rego

lam

ento

da

eman

arsi

ent

ro 3

0 gi

orni

dal

l’ent

rata

in vi

gore

del

la p

rese

nte

legg

e ve

ngon

o fis

sate

le m

odal

ità e

d i c

riter

i per

acc

eder

e ai

cont

ri-bu

ti. Il

rego

lam

ento

dov

rà co

nten

ere:

(..om

issi

s) 3

.cr

iteri

e m

odal

ità p

er la

verif

ica

delle

dom

ande

e p

er l’

erog

azio

ne d

ei co

ntrib

uti c

on a

ttenz

ione

per

inte

rven

ti riv

olti

alle

pro

blem

atic

he in

eren

ti la

sal-

vagu

ardi

a si

smic

a, il

risp

arm

io e

nerg

etic

o, il

supe

ram

ento

del

le b

arrie

re a

rchi

tetto

nich

e, l’

ades

ione

al c

odic

e co

ncor

dato

ela

bora

to d

all’E

NEA

Art

.1Fi

nalit

àLa

Reg

ione

Abr

uzzo

, al f

ine

di co

ncor

rere

alla

real

izzaz

ione

deg

li ob

ietti

vi d

ella

pol

itica

ene

rget

ica

com

unita

ria e

naz

iona

le p

rom

uove

ed

ince

ntiv

a az

ioni

ed

inte

r-ve

nti t

esi a

d ot

tene

re u

n us

o ra

ziona

le d

ell’e

nerg

ia, l

o sv

ilupp

o de

lle fo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

ed

il co

nten

imen

to d

ei co

nsum

i di e

nerg

iaA

rt. 2

Istit

uzio

ne d

el Fo

ndo

Regi

onal

eAl

lo sc

opo

di ra

ggiu

nger

e gl

i obi

ettiv

i san

citi

all’a

rt. 1

del

la p

rese

nte

legg

e la

Reg

ione

Abr

uzzo

istit

uisc

e un

“Fon

do R

egio

nale

per

lo sv

ilupp

o e

la d

iffus

ione

del

lefo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

e p

er la

ridu

zione

dei

cons

umi e

nerg

etic

i”.

Art

. 3Og

getto

del

l’int

erve

nto

REG

ION

E A

BRU

ZZO

L.R.

n.1

2 de

l 3-3

-200

5M

isur

e ur

gent

i pe

r il

cont

eni-

men

to d

ell’i

nqui

nam

ento

lum

i-no

so e

per

il ri

spar

mio

ene

rge-

tico

L.R.

n.2

2 de

l 11-

10-2

002

Mod

alità

di c

alco

lo p

er l’

appl

i-ca

zion

e de

i pa

ram

etri

urb

ani-

stic

o-ed

ilizi

ai

fini

del

mig

lio-

ram

ento

dei

live

lli d

i coi

bent

a-zi

one

term

o-ac

ustic

a e

del c

on-

teni

men

to d

ei c

onsu

mi e

nerg

e-tic

i

L.R.

n. 2

5 de

l 6.0

7.20

01Co

ntrib

uti p

er a

cqui

sto,

recu

pe-

ro e

cos

truzi

one

della

prim

a ca

-sa L.

R. N

.80

del 1

6-09

-199

8 N

orm

e pe

r la

pro

moz

ione

e l

osv

ilupp

o de

lle fo

nti r

inno

vabi

lidi

ene

rgia

e d

el ri

spar

mio

ene

r-ge

tico

BIO

EDIL

IZIA

E R

ISPA

RMIO

EN

ERG

ETIC

O N

ELLE

LEG

GI R

EGIO

NA

LI

Tabe

lla 3

Fon

te: A

NCE

Naz

iona

le -

APAT

601

I fin

anzia

men

ti de

l Fon

do d

i cui

all’

art.

2 so

no d

estin

ati a

lla p

redi

spos

izion

e ed

attu

azio

ne d

i int

erve

nti f

inal

izzat

i a co

nten

ere

i con

sum

i ene

rget

ici e

svilu

ppar

e l’u

-so

del

le fo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

nel

le s

egue

nti s

truttu

re p

ubbl

iche

indi

vidu

ate

seco

ndo

il se

guen

te o

rdin

e di

prio

rità:

osp

edal

i, ca

se d

i cur

a e

Resi

denz

e sa

ni-

tarie

ass

istit

e; sc

uole

ed

istit

uti s

cola

stic

i; ed

ifici

des

tinat

i ad

ospi

tare

sedi

, stru

tture

di s

ervi

zio o

uffi

ci d

i Ent

i Pub

blic

i; pu

bblic

a ill

umin

azio

ne; t

rasp

orti.

Art

.1Fi

nalit

à1.

La p

rese

nte

legg

e, d

etta

nuo

ve m

odal

ità d

i cal

colo

del

le vo

lum

etrie

edi

lizie

, dei

rapp

orti

di co

pertu

ra, d

elle

alte

zze

e de

lle d

ista

nze,

lim

itata

men

te a

i cas

i di a

u-m

ento

deg

li sp

esso

ri de

i tam

pona

men

ti pe

rimet

rali

e de

lle st

ruttu

re p

orta

nti v

ertic

ali e

oriz

zont

ali,

final

izzat

i ad

agev

olar

e l’a

ttuaz

ione

del

le n

orm

e su

l ris

parm

ioen

erge

tico

e a

mig

liora

re la

qua

lità

funz

iona

le d

egli

edifi

ci.

2.Es

sa si

app

lica:

a) a

lle n

uove

cost

ruzio

ni; b

) agl

i int

erve

nti e

diliz

i di q

uals

iasi

tipo

sulle

cost

ruzio

ni e

sist

enti,

com

pres

e le

man

uten

zioni

stra

ordi

narie

ed

escl

use

quel

le o

rdin

arie

.

CAPO

IICo

ntrib

uti e

d in

cent

ivi S

EZIO

NE

IUtil

izzo

delle

font

i rin

nova

bili

nell’

edili

ziaA

rt.5

Inte

rven

ti am

mes

si a

cont

ribut

oI c

ontri

buti

di cu

i all’

art.

4 so

no co

nces

si a

favo

re d

ei so

gget

ti pu

bblic

i e p

rivat

i per

:1)

la co

iben

tazio

ne n

egli

edifi

ci e

sist

enti

che

cons

ente

un

rispa

rmio

di e

nerg

ia n

on in

ferio

re a

l 20%

e si

a ef

fettu

ata

seco

ndo

le re

gole

tecn

iche

, con

tenu

te n

ella

ta-

bella

A a

llega

ta a

lla le

gge

308/

82;

2) l’

inst

alla

zione

di n

uovi

gen

erat

ori d

i cal

ore

ad a

lto re

ndim

ento

sia

negl

i edi

fici d

i nuo

va co

stru

zione

sia

in q

uelli

esi

sten

ti in

sost

ituzio

ne d

ei g

ener

ator

i attu

al-

men

te in

funz

ione

.3)

l’ in

stal

lazio

ne d

i pom

pe d

i cal

ore,

con

un co

effic

ient

e di

pre

staz

ione

non

infe

riore

a 2

,65,

o d

i im

pian

ti pe

r l’ u

tilizz

o di

font

i rin

nova

bili

che

cons

ento

no la

cope

rtura

di n

on m

eno

del 3

0% d

el fa

bbis

ogno

term

ico

annu

o de

ll’ im

pian

to in

cui è

situ

ato

l’ in

terv

ento

nel

l’ am

bito

del

la le

gge

30 a

prile

197

6, n

. 373

e d

ella

legg

e 18

/ 11/

1983

, n. 6

45.

4) l’

inst

alla

zione

di a

ppar

ecch

iatu

re p

er la

pro

duzio

ne co

mbi

nata

di e

nerg

ia e

lettr

ica

e di

calo

re;

5) l’

util

izzo

di im

pian

ti fo

tovo

ltaic

i e/o

altr

a fo

nte

rinno

vabi

le p

er la

pro

duzio

ne d

i ene

rgia

ele

ttric

a pe

r edi

fici r

ural

i non

ele

ttrifi

cati

abita

ti da

l con

dutto

re d

el re

-la

tivo

fond

o;6)

l’ in

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lazio

ne d

i sis

tem

i di c

ontro

llo in

tegr

ati i

n ed

ifici

civi

li pu

rchè

dot

ati d

i im

pian

ti di

risc

alda

men

to co

n po

tenz

a te

rmic

a al

foco

lare

supe

riore

a 1

00 m

ila kc

al.

ovve

ro in

edi

fici p

ubbl

ici i

n gr

ado

di re

gola

re e

sim

ulta

neam

ente

con

tabi

lizza

re p

er o

gni s

ingo

la u

tenz

a i c

onsu

mi e

nerg

etic

i, ov

e no

n pr

evis

ti da

lla n

orm

ativ

a vi

-ge

nte.

Nel

caso

di e

ffettu

azio

ne d

a pa

rte d

el lo

cato

re d

i im

mob

ili u

rban

i di i

nter

vent

i com

pres

i tra

que

lli d

i cui

ai p

unti

3 e

4del

pre

sent

e ar

ticol

o si

app

lican

o le

di-

spos

izion

i con

tenu

te n

ell’

artic

olo

23 d

ella

legg

e 27

lugl

io 1

978,

n. 3

92. (

..om

issi

s)A

rt.6

Mis

ura

dei c

ontri

buti

I con

tribu

ti di

cui

all’

art.

4 s

ono

conc

essi

nel

la m

isur

a m

assi

ma

del 3

0% d

elle

spe

se d

i inv

estim

ento

doc

umen

tate

e fi

no a

d un

limite

di 1

5 m

ilion

i di l

ire p

er c

ia-

scun

o de

gli i

nter

vent

i am

mes

si a

cont

ribut

o. N

el ca

so d

i int

erve

nti a

favo

re d

i coo

pera

tive

e/o

altre

form

e co

nsor

tili o

cond

omin

iali,

il li

mite

di 1

5 m

ilion

i dev

e es

-se

re in

teso

com

e co

ntrib

uto

mas

sim

o pe

r ogn

i sin

golo

inte

rven

to e

per

ogn

i soc

io, a

vuto

rigu

ardo

al r

ispa

rmio

ene

rget

ico

com

ples

sivo

ed

alla

valid

ità d

egli

inte

r-ve

nti o

ppor

tuna

men

te co

ordi

nati

tra lo

ro. P

er g

li im

pian

ti di

pro

duzio

ne d

i ene

rgia

ele

ttric

a, in

abi

tazio

ni ru

rali

non

elet

trific

ate,

abi

tate

stab

ilmen

te d

al co

ndut

to-

re re

lativ

o fo

ndo

il co

ntrib

uto

è co

nces

so n

ella

mis

ura

dell’

80%

del

le sp

ese

di in

vest

imen

to d

ocum

enta

to e

fino

al l

imite

di L

. 15

mili

oni.

REG

ION

E B

ASI

LICA

TA

L.R.

n. 1

5 de

l 7-0

3-20

00

nuov

e m

odal

ità d

i ca

lcol

o di

para

met

ri ur

bani

stic

o-ed

ilizi

fi-

naliz

zati

a m

iglio

rare

la q

ualit

àfu

nzio

nale

deg

li ed

ifici

L.R.

n. 2

8 de

l 18-

08-1

984

Nor

me

attu

ativ

e de

lle d

ispo

si-

zion

i con

tenu

te n

ella

legg

e 29

/ 5/

1982

n. 3

08 in

mat

eria

di c

onte

-ni

men

to d

i con

sum

i ene

rget

ici

602

Line

e gu

ida

in m

ater

ia d

i pol

itica

regi

onal

e di

svilu

ppo

sost

enib

ile n

el se

ttore

ene

rget

ico

Art

. 2 O

biet

tivi d

ella

pol

itica

ene

rget

ica

regi

onal

e di

svilu

ppo

sost

enib

ileOb

ietti

vo p

rimar

io d

ella

pol

itica

ene

rget

ica

della

Reg

ione

Cam

pani

a è

la ri

duzio

ne d

el d

efic

it de

l pro

prio

bila

ncio

ene

rget

ico.

Il pr

ogra

mm

a di

rieq

uilib

rio p

reve

dene

l con

tem

po in

terv

enti

nel s

etto

re d

ei co

nsum

i ed

in q

uello

del

la p

rodu

zione

di e

nerg

ia, i

n pa

rtico

lare

di q

uella

ele

ttric

a. Ta

li in

terv

enti

sara

nno

oper

ati i

n si

nto-

nia

con

le e

sige

nze

di ri

duzio

ne d

elle

em

issi

oni d

i gas

serra

fiss

ati d

al p

roto

collo

di K

yoto

e, p

iù in

gen

eral

e tu

tela

ndo

com

ples

siva

men

te l’

ambi

ente

, la

salu

te e

lasi

cure

zza

pubb

lica.

A ta

l fin

e è

prev

ista

l’in

divi

duaz

ione

di a

ree

omog

enee

per

l’en

ergi

a (s

ia in

pro

duzio

ne c

he in

util

izzaz

ione

), ne

ll’am

bito

del

le q

uali

poss

a su

s-si

ster

e un

equ

ilibr

io tr

a co

nsum

i e p

rodu

zione

, e p

er l’

indi

vidu

azio

ne d

i cor

ridoi

infra

stru

ttura

li (p

er li

nee

elet

trich

e, m

etan

odot

ti, e

cc..)

ai f

ini d

i min

imizz

are

l’im

-pa

tto vi

sivo

, di s

alva

guar

dare

la sa

lute

pub

blic

a, d

i raz

iona

lizza

re e

d ot

timizz

are

l’uso

dei

suol

i.

Art

. 1 Fi

nalit

à ed

am

bito

di a

pplic

azio

ne1.

La p

rese

nte

legg

e ha

com

e fin

alità

: a) l

a rid

uzio

ne d

ei co

nsum

i di e

nerg

ia e

lettr

ica

negl

i im

pian

ti di

illu

min

azio

ne e

ster

nae

la p

reve

nzio

ne d

ell’i

nqui

nam

ento

ot-

tico

e lu

min

oso

deriv

ante

dal

l’uso

deg

li im

pian

ti di

illu

min

azio

ne e

ster

na d

i ogn

i tip

o, iv

i com

pres

i que

lli d

i car

atte

re p

ubbl

icita

rio; b

) la

unifo

rmità

dei

crite

ri di

pro

-ge

ttazio

ne p

er il

mig

liora

men

to d

ella

qua

lità

lum

inos

a de

gli i

mpi

anti

per l

a si

cure

zza

della

circ

olaz

ione

stra

dale

e p

er la

valo

rizza

zione

dei

cent

ri ur

bani

e d

ei b

eni

cultu

rali

ed a

rchi

tetto

nici

del

la R

egio

ne C

ampa

nia;

(..o

mis

sis)

Art

. 7 R

egol

ator

i di f

luss

o lu

min

oso

1. Tu

tti g

li im

pian

ti di

illu

min

azio

ne e

ster

na so

no m

uniti

di d

ispo

sitiv

i di r

egol

azio

ne d

el fl

usso

lum

inos

o pe

r la

riduz

ione

dei

cons

umi e

nerg

etic

i di a

lmen

o il

30%

dopo

le o

re 2

3 e

dopo

le o

re 2

4 ne

l per

iodo

di o

ra le

gale

; il r

endi

men

to d

i tal

i dis

posi

tivi n

on è

infe

riore

al 9

7%.

2. P

er g

li im

pian

ti di

illu

min

azio

ne d

i stra

de e

xtra

urba

ne e

di q

uelle

urb

ane,

ave

nti c

lass

e da

A a

D, c

ome

indi

cate

dal

la n

orm

a UN

I 104

39/9

5, so

no a

dotta

ti di

spo-

sitiv

i ido

nei a

lla ri

duzio

ne a

utom

atic

a de

i liv

elli

di il

lum

inam

ento

/lum

inan

za a

i val

ori m

inim

i man

tenu

ti di

pro

getto

.3.

Per

le a

ree

a tra

ffico

pre

vale

ntem

ente

ped

onal

e i C

omun

i app

lican

o i d

ispo

sitiv

i di c

ui a

l com

ma

1.

4. P

er le

inse

gne

pubb

licita

rie d

i non

spe

cific

o e

indi

spen

sabi

le u

so n

ottu

rno,

lo s

pegn

imen

to è

fiss

ato

alle

ore

24;

per

que

lle d

i ese

rcizi

com

mer

cial

i od

altro

ge-

nere

di a

ttivi

tà ch

e si

svol

gono

dop

o ta

le o

rario

, lo

speg

nim

ento

è fi

ssat

o al

l’ora

rio d

i chi

usur

a de

gli s

tess

i; in

caso

di i

nseg

ne n

on d

otat

e di

luce

inte

rna,

è vi

etat

al’

illum

inaz

ione

dal

bas

so ve

rso

l’alto

. (..o

mis

sis)

Art

. 9 C

ontri

buto

regi

onal

e1.

La R

egio

ne p

arte

cipa

alle

spes

e pe

r l’a

degu

amen

to d

egli

impi

anti

di il

lum

inaz

ione

di c

ui a

lla p

rese

nte

legg

e.

Con

ques

ta Le

gge

la R

egio

ne h

a m

esso

al c

entro

del

le su

e in

iziat

ive

il ris

parm

io e

nerg

etic

o, p

ropo

nend

o no

vità

e in

cent

ivi a

nche

nel

l’am

bito

resi

denz

iale

. Son

o pr

e-vi

ste

infa

tti in

iziat

ive

in fa

vore

del

la b

ioar

chite

ttura

, “pr

emi”

per

chi c

onsu

ma

men

o in

casa

,sis

tem

i di r

isca

ldam

ento

eco

logi

ci o

ltre

a re

gole

e st

anda

rd d

a in

tro-

durre

nei

rego

lam

enti

edili

zi co

mun

ali o

obb

lighi

per

gli

enti

loca

li di

pro

muo

vere

ad

esem

pio

il te

leris

cald

amen

to n

elle

case

nuo

ve. O

biet

tivo

e ar

rivar

e en

tro il

201

0al

risp

etto

del

pro

toco

llo d

i Kyo

to p

er q

uant

o rig

uard

a le

em

issi

oni d

i gas

.

REG

ION

E CA

MPA

NIA

Delib

eraz

ione

Giu

nta

Regi

onal

eN

. 481

8 de

l 25

otto

bre

2002

L.R.

n. 1

2 de

l 25-

07-2

002

Nor

me

per i

l con

teni

men

to d

el-

l’inq

uina

men

to lu

min

oso

e de

lco

nsum

o en

erge

tico

da il

lum

i-na

zion

e es

tern

a pu

bblic

a e

pri-

vata

a tu

tela

del

l’am

bien

te, p

erla

tute

la d

ell’a

ttivi

tà sv

olta

dag

lios

serv

ator

i ast

rono

mic

i pro

fes-

sion

ali e

non

pro

fess

iona

li e

per

la c

orre

tta v

alor

izza

zion

e de

ice

ntri

sto

rici

REG

ION

E EM

ILIA

RO

MA

GN

A

L.R.

26

del 2

3-12

-200

4Di

scip

lina

della

pro

gram

maz

io-

ne e

nerg

etic

a ed

altr

e di

spos

i-zi

oni i

n m

ater

ia d

i ene

rgia

603

Art

. 30

Ridu

zione

ed

eson

ero

dal c

ontri

buto

di c

ostru

zione

1. Il

cont

ribut

o di

cost

ruzio

ne n

on è

dov

uto:

(om

issi

s..)

g) p

er i n

uovi

impi

anti,

lavo

ri, o

pere

, mod

ifich

e e

inst

alla

zioni

rela

tivi a

lle fo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

, alla

con-

serv

azio

ne, a

l ris

parm

io e

all’

uso

razio

nale

del

l’ene

rgia

, nel

risp

etto

del

le n

orm

e ur

bani

stic

he e

di t

utel

a de

i ben

i cul

tura

lied

am

bien

tali.

2. Il

Con

sigl

io re

gion

ale,

nel

l’am

bito

dei

pro

vved

imen

ti di

cui a

gli a

rtico

li 28

e 2

9, p

uò p

reve

dere

l’ap

plic

azio

ne d

i rid

uzio

ni d

el co

ntrib

uto

di co

stru

zione

per

la re

a-liz

zazio

ne d

i allo

ggi i

n lo

cazio

ne a

cano

ne ca

lmie

rato

risp

etto

ai p

rezz

i di m

erca

to n

onch

é pe

r la

real

izzaz

ione

di o

pere

edi

lizie

di q

ualit

à, so

tto l’

aspe

tto e

colo

gico

,de

l ris

parm

io e

nerg

etic

o, d

ella

ridu

zione

del

le e

mis

sion

i noc

ive

e de

lla p

revi

sion

e di

impi

anti

di se

para

zione

del

le a

cque

reflu

e, in

par

ticol

are

per q

uelle

collo

cate

in a

ree

ecol

ogic

amen

te a

ttrez

zate

.

Alle

gato

Art

. A-6

Sta

ndar

d di

qua

lità

urba

na e

d ec

olog

ico-

ambi

enta

le1.

Nel

l’am

bito

deg

li ob

ietti

vi st

rate

gici

di a

sset

to d

el te

rrito

rio e

nel

risp

etto

dei

lim

iti m

inim

i def

initi

dal

la le

gisl

azio

nena

ziona

le in

mat

eria

, la

pian

ifica

zione

ter-

ritor

iale

e u

rban

istic

a ge

nera

le d

efin

isce

gli

stan

dard

di q

ualit

à ur

bana

ed

ecol

ogic

o am

bien

tale

che

si in

tend

ono

pers

egui

re. (

omis

sis.

.)3.

Per

sta

ndar

d di

qua

lità

ecol

ogic

o am

bien

tale

si i

nten

de il

gra

do d

i rid

uzio

ne d

ella

pre

ssio

ne d

el s

iste

ma

inse

diat

ivo

sull’

ambi

ente

nat

ural

e e

di m

iglio

ram

ento

della

salu

brità

del

l’am

bien

te u

rban

o. Lo

stan

dard

atti

ene:

a) a

lla d

isci

plin

a de

gli u

si e

del

le tr

asfo

rmaz

ioni

, orie

ntat

a a

limita

re il

cons

umo

delle

riso

rse

non

rinno

-va

bili

ed a

lla p

reve

nzio

ne in

tegr

ata

degl

i inq

uina

men

ti; b

) alla

real

izzaz

ione

di i

nter

vent

i di r

iequ

ilibr

io e

di m

itiga

zione

deg

li im

patti

neg

ativ

i del

l’atti

vità

um

ana;

c) a

l pot

enzia

men

to d

elle

infra

stru

tture

e d

elle

dot

azio

ni e

colo

gich

e ed

am

bien

tali.

4. Il

Com

une,

nel

def

inire

gli

stan

dard

di q

ualit

à ur

bana

ed

ecol

ogic

o am

bien

tale

da

cons

egui

re n

el p

ropr

io te

rrito

rio, p

rovv

ede:

(om

issi

s..)

b) a

det

tare

una

spec

ifi-

ca d

isci

plin

a at

tinen

te a

i req

uisi

ti de

gli i

nter

vent

i edi

lizi p

rivat

i ed

alle

mod

alità

di s

iste

maz

ione

del

le re

lativ

e ar

ee p

ertin

enzia

li, a

l fin

e di

ridu

rre la

pre

ssio

ne su

l-l’a

mbi

ente

del

l’agg

lom

erat

o ur

bano

.5.

Il C

omun

e pu

ò st

abili

re fo

rme

di in

cent

ivaz

ione

volte

a fa

vorir

e le

atti

vità

e g

li in

terv

enti

priv

ati d

i cui

al c

omm

a 4,

non

ché

a pr

omuo

vere

gli

inte

rven

ti di

nuo

vaed

ifica

zione

, di r

ecup

ero

edili

zio o

di r

iqua

lific

azio

ne u

rban

a la

cui p

roge

ttazio

ne, r

ealiz

zazio

ne e

ges

tione

sia

impr

onta

ta a

crite

ri di

sost

enib

ilità

am

bien

tale

.

Pian

o Re

gion

ale

d’az

ione

per

l’ac

quis

izion

e di

un

prim

o pa

rco-

prog

etti

in m

ater

ia d

i uso

razio

nale

del

l’ene

rgia

, ris

parm

io e

nerg

etic

o, va

loriz

zazio

ne d

elle

font

i rin

-no

vabi

li di

ene

rgia

e li

mita

zione

del

le e

mis

sion

i di g

as a

effe

tto se

rra.

Art

. 9 C

ontri

buti

per g

li in

terv

enti

in b

ioed

ilizia

1.Pe

r le

final

ità d

ella

pre

sent

e le

gge,

l’Am

min

istra

zione

regi

onal

e è

auto

rizza

ta a

conc

eder

e co

ntrib

uti a

fron

te d

ei m

aggi

ori o

neri

conn

essi

con

la re

alizz

azio

ne d

iin

terv

enti

di co

stru

zione

e/o

rist

ruttu

razio

ne d

i edi

fici e

segu

iti d

a so

gget

ti pu

bblic

i e/o

priv

ati,

sulla

bas

e de

i crit

eri e

del

la g

radu

alità

pre

vist

i dal

Pro

toco

llo d

i cui

all’a

rtico

lo 6

. Tal

i con

tribu

ti so

no co

nces

si n

ella

mis

ura

mas

sim

a de

l 15%

del

valo

re d

ell’i

nter

vent

o co

mpl

essi

vo e

sono

cum

ulab

ili co

n qu

elli

prev

isti

dalla

nor

ma-

tiva

regi

onal

e vi

gent

e.2.

Con

succ

essi

vo re

gola

men

to d

a em

anar

si e

ntro

nov

anta

gio

rni d

all’e

ntra

ta in

vigo

re d

ella

pre

sent

e le

gge

e pr

evio

par

ere

obbl

igat

orio

del

la C

omm

issi

one

cons

i-lia

re co

mpe

tent

e, so

no d

efin

ite le

mod

alità

per

la p

rese

ntaz

ione

del

le d

oman

de, p

er la

verif

ica

della

conf

orm

ità d

elle

ope

re e

dei

mat

eria

li ut

ilizz

ati a

lla fi

nalit

à de

l-la

pre

sent

e le

gge

o pe

r ogn

i altr

o ad

empi

men

to co

nnes

so a

lla st

essa

.

L.R.

31/

2002

Dis

cipl

ina

gene

rale

del

l’edi

li-zi

a

L.R.

20/

2000

Disc

iplin

a ge

nera

le s

ulla

tute

lae

l’uso

del

terr

itori

o

Del

iber

a di

Giu

nta

n. 9

18/1

999

REGI

ONE

FRIU

LI V

ENEZ

IA G

IULI

A

L.R.

23

del 1

8/8/

05D

ispo

sizi

oni

in m

ater

ia d

iEd

ilizi

a so

sten

ibile

604

Art

. 20

Inte

rven

ti in

mat

eria

di e

diliz

ia a

bita

tiva.

1. La

Reg

ione

, allo

scop

o di

pre

veni

re l’

emar

gina

zione

del

le p

erso

ne a

nzia

ne e

d ev

itare

il lo

ro sr

adic

amen

to d

all’a

mbi

ente

di a

ppar

tene

nza,

favo

risce

l’at

tuaz

ione

di in

terv

enti

di e

diliz

ia re

side

nzia

le, t

esi a

real

izzar

e ab

itazio

ni ch

e ris

pond

ano

alle

esi

genz

e de

lla p

opol

azio

ne a

nzia

na. I

npa

rtico

lare

, nel

l’am

bito

dei

pro

gram

mi

di e

diliz

ia re

side

nzia

le, l

a Re

gion

e in

terv

iene

: a) p

er in

cent

ivar

e il

recu

pero

o la

cost

ruzio

ne d

i abi

tazio

ni fu

nzio

nali

alle

esi

genz

e di

nuc

lei f

amili

ari c

ostit

uiti

da p

er-

sone

anz

iane

; b) p

er in

cent

ivar

e il

recu

pero

o la

cos

truzio

ne d

i abi

tazio

ni d

a de

stin

are

a nu

clei

fam

iliar

i all’

inte

rno

dei q

uali

conv

ivon

o pe

rson

e an

ziane

; c) p

er in

-ce

ntiv

are

inte

rven

ti vo

lti a

dot

are

com

ples

si re

side

nzia

li di

stru

tture

des

tinat

e a

serv

izi co

mun

i fru

ibili

dal

le p

erso

ne a

nzia

ne.

2. La

Reg

ione

ass

egna

prio

rità,

per

gli

inte

rven

ti di

cui a

lle le

ttere

a) e

c) d

el co

mm

a 1,

a p

roge

tti te

si a

risp

onde

re a

lle e

sige

nze

della

pop

olaz

ione

anz

iana

che

sia-

no ca

ratte

rizza

ti da

ll’ad

ozio

ne, n

ell’e

segu

ire le

rist

ruttu

razio

ni o

nel

le n

uove

cost

ruzio

ni, d

i mat

eria

li e

di cr

iteri

cost

rutti

vi p

ropr

i del

la b

ioed

ilizia

e p

artic

olar

men

-te

atte

nti a

l ris

parm

io d

elle

riso

rse

ener

getic

he e

nat

ural

i, no

nché

dal

l’ado

zione

di s

iste

mi i

nfor

mat

ici c

he co

nsen

tano

il m

onito

ragg

io e

la p

rogr

amm

azio

ne d

egli

inte

rven

ti di

ass

iste

nza

e di

serv

izio.

Art

. 4Re

gola

men

to re

gion

ale

per l

a rid

uzio

ne e

pre

venz

ione

del

l’inq

uina

men

to lu

min

oso

(om

issis.

.) b) la

tipo

logi

a de

gli im

pian

ti di

illum

inaz

ione

est

erna

, com

pres

i que

lli a

scop

o pu

bblic

itario

, da

asso

gget

tare

ad

auto

rizza

zione

da

parte

del

l’am

min

istra

zione

com

unal

e e

le re

lativ

e pr

oced

ure;

(om

issi

s..)

f)gli

oppo

rtuni

pro

vved

imen

ti pe

r fav

orire

il ri

spar

mio

del

l’ene

rgia

ele

ttric

a de

stin

ata

all’i

llum

inaz

ione

pub

blic

a e

pri-

vata

.A

rt. 5

Pia

no re

gola

tore

gen

eral

e de

ll’ill

umin

azio

ne1.

In se

de d

i ado

zione

del

Pia

no re

gola

tore

gen

eral

e i C

omun

i son

o te

nuti

a pr

edis

porre

uno

spec

ifico

stru

men

to d

i pro

gram

maz

ione

del

l’illu

min

azio

ne p

ubbl

ica.

Art

.1Fi

nalit

à1.

La p

rese

nte

legg

e, a

l fin

e di

mig

liora

re le

con

dizio

ni a

mbi

enta

li di

vita

, pre

scriv

e m

isur

e pe

r inc

rem

enta

re l’

impi

ego

dell’

ener

gia

sola

re te

rmic

a e

per d

imin

uire

gli s

prec

hi id

rici n

egli

edifi

ci.

Art

. 2Ad

empi

men

ti co

mun

ali

1.I c

omun

i, in

rela

zione

alle

pro

prie

cara

tteris

tiche

e a

l pro

prio

ass

etto

urb

anis

tico

e te

rrito

riale

, non

chè

nel r

ispe

tto d

egli

even

tual

i lim

iti im

post

i dal

l’esi

sten

za d

ivin

coli s

toric

i, am

bien

tali e

paes

istici

, dev

ono p

reve

dere

spec

ifich

e disp

osizi

oni p

er re

alizz

are s

u edi

fici, p

ubbl

ici e

priva

ti, di

nuov

a cos

truzio

ne o

sogg

etti

a rist

ruttu

razio

need

ilizia

, i se

guen

ti in

terv

enti:

a) in

stal

lazio

ne e

d im

pieg

o di

pan

nelli

sola

ri te

rmic

i per

la p

rodu

zione

di a

cqua

cald

a sa

nita

ria; b

) rea

lizza

zione

di s

iste

mi d

i rec

uper

o de

lle a

cque

pio

vane

e d

elle

acqu

e gr

igie

e ri

utili

zzo

delle

stes

se p

er g

li sc

aric

hi d

ei w

ater

; c) u

tilizz

o di

cass

ette

d’a

cqua

per

wat

er co

n sc

aric

hi d

iffer

enzia

ti; d

) ins

talla

zione

di r

ubin

ette

rie d

o-ta

te d

i mis

cela

tore

aria

e a

cqua

; e) i

mpi

ego

di p

avim

enta

zioni

dre

nant

i nel

le si

stem

azio

ni e

ster

ne d

ei lo

tti e

dific

abili

nel

caso

di c

oper

tura

supe

riore

al c

inqu

anta

%de

lla su

perfi

cie

este

rna

del l

otto

stes

so.

2.Al

fine

di f

avor

ire la

cost

ruzio

ne d

i edi

fici a

bas

so co

nsum

o en

erge

tico,

i com

uni d

evon

o, a

ltres

ì, pr

eved

ere

che

nel c

alco

lode

lle vo

lum

etrie

deg

li ed

ifici

non

ven-

gano

com

puta

ti, se

supe

riori

a tre

nta

cent

imet

ri, g

li sp

esso

ri de

lle p

aret

i e d

ei so

lai n

onch

è de

lle se

rre so

lari

e de

lle to

rride

l ven

to. I

l con

teni

men

to d

el co

nsum

oen

erge

tico

deve

ess

ere

dim

ostra

to d

a un

’app

osita

rela

zione

tecn

ica,

corre

data

da

calc

oli e

gra

fici d

imos

trativ

i com

plet

i, ch

e co

stitu

isce

par

te in

tegr

ante

del

la d

o-

L.R.

10/

1998

Nor

me

in m

ater

ia d

i tut

ela

della

salu

te e

di p

rom

ozio

ne s

ocia

lede

lle p

erso

ne a

nzia

ne

REG

ION

E M

ARC

HE

L.R.

n. 1

0 de

l 24-

07-2

002

mis

ure

urge

nti i

n m

ater

ia d

i ri-

spar

mio

ene

rget

ico

e co

nten

i-m

ento

del

l’inq

uina

men

to lu

mi-

noso

REG

ION

E LA

ZIO

L.R.

n. 1

5 de

l 8-1

1-20

04D

ispo

sizi

oni

per

favo

rire

l’im

-pi

ego

di e

nerg

ia s

olar

e te

rmi-

ca e

la d

imin

uzio

ne d

egli

spre

-ch

i idr

ici n

egli

edifi

ci

605

cum

enta

zione

rich

iest

a pe

r il r

ilasc

io d

el n

eces

sario

tito

lo a

bilit

ativ

o. (o

mis

sis.

.)4.

Gli i

nter

vent

i di c

ui a

l com

ma

1 rig

uard

ano

escl

usiv

amen

te e

dific

i situ

ati a

l di f

uori

dei c

entri

stor

ici.

Art

. 12

Prio

rità

per l

a co

nces

sion

e di

cont

ribut

i di c

ui a

lla le

ttera

a),

prim

o co

mm

a, d

ell’

artic

olo

81.

Per

l’ in

divi

duaz

ione

deg

li in

terv

enti

amm

issi

bili

al co

ntrib

uto

di cu

i alla

lette

ra a

), pr

imo

com

ma,

del

l’ ar

ticol

o 8,

tene

ndo

cont

o an

che

dell’

esi

genz

a di

una

equ

i-lib

rata

dis

tribu

zione

terri

toria

le, s

ono

cons

ider

ati c

on p

riorit

à gl

i int

erve

nti n

ei ce

ntri

stor

ici e

gli

inte

rven

ti ch

e co

mpl

essi

va-m

ente

pre

sent

ano

un p

iù e

leva

to g

ra-

do d

i:a)

mig

liora

men

to d

ella

qua

lità

inse

diat

ivi t

ram

ite l’

inte

graz

ione

del

le fu

nzio

ni u

rban

e e

dei s

iste

mi i

nfra

stru

ttura

li;b)

ent

ità d

el d

egra

do d

egli

imm

obili

e p

revi

sion

e de

lla su

a el

imin

azio

ne;

c) q

ualit

à ed

ese

mpl

arità

del

la p

roge

ttazio

ne co

n pa

rtico

lare

rife

rimen

to a

gli a

spet

ti ar

chite

ttoni

ci, t

ecno

logi

ci e

di r

ispa

rmio

ene

rget

ico

ed a

lle so

luzio

ni in

divi

duat

eris

petto

ai c

osti;

d) co

rrisp

onde

nza

delle

solu

zioni

abi

tativ

e pr

opos

te a

lla a

rtico

lazio

ne d

ei fa

bbis

ogni

acc

erta

ti ne

ll’ a

rea;

e) co

ncor

so d

ocum

enta

to d

i ris

orse

fina

nzia

rie p

er la

real

izzaz

ione

deg

li in

terv

enti

da p

arte

di e

nti p

ubbl

ici e

priv

ati,

di o

pera

tori

e lo

ro co

nsor

zi;f)

coin

volg

imen

to d

egli

Istit

uti A

uton

omi p

er le

Cas

e Po

pola

ri qu

ali s

ogge

tti a

ttuat

ori d

egli

inte

rven

ti di

recu

pero

, anc

he m

edia

nte

l’ is

titut

o de

lla c

once

ssio

ne d

’op

era;

g) in

terv

ento

su n

ucle

i ant

ichi

com

pres

i in

parc

hi o

are

e pr

otet

te is

titui

ti o

prev

isti

dalla

legi

slaz

ione

regi

onal

e in

mat

eria

.

Art

. 11

Com

pens

azio

ne, p

ereq

uazio

ne e

d in

cent

ivaz

ione

urb

anis

tica.

(om

issi

s..)

5. Il

doc

umen

to d

i pia

no p

uò p

reve

dere

, a fr

onte

di r

ileva

nti b

enef

ici p

ubbl

ici,

aggi

untiv

i ris

petto

a q

uelli

dov

uti e

coer

enti

con

gli o

biet

tivi f

issa

ti, u

na d

i-sc

iplin

a di

ince

ntiv

azio

ne, i

n m

isur

a no

n su

perio

re a

l 15%

del

la vo

lum

etria

am

mes

sa, p

er in

terv

enti

ricom

pres

i in

pian

i attu

ativi

fina

lizza

ti al

la ri

qual

ifica

zione

ur-

bana

, con

sist

ente

nel

l’attr

ibuz

ione

di i

ndic

i diff

eren

ziati

dete

rmin

ati i

n fu

nzio

ne d

egli

obie

ttivi

di c

ui so

pra.

Ana

loga

dis

ciplin

a di

ince

ntiv

azio

ne p

uò e

sser

e pr

evi-

sta

anch

e ai

fini

del

la p

rom

ozio

ne d

ell’e

diliz

ia b

iocl

imat

ica

e de

l ris

parm

io e

nerg

etic

o, in

coer

enza

con

i crit

eri e

gli

indi

rizzi

regi

onal

i pre

vist

i dal

l’arti

colo

44,

com

-m

a 18

.A

rt. 4

4 On

eri d

i urb

anizz

azio

ne.

(om

issi

s..)

18. I

com

uni p

osso

no p

reve

dere

l’ap

plic

azio

ne d

i rid

uzio

ni d

egli

oner

i di u

rban

izzaz

ione

in re

lazio

ne a

inte

rven

ti di

edi

lizia

bio

clim

atic

a o

final

izzat

i al r

i-sp

arm

io e

nerg

etic

o. L

e de

term

inaz

ioni

com

unal

i son

o as

sunt

e in

con

form

ità a

i crit

eri e

indi

rizzi

delib

erat

i dal

la G

iunt

a re

gion

ale

entro

un

anno

dal

l’ent

rata

in v

i-go

re d

ella

pre

sent

e le

gge.

Art

. 15

Recu

pero

del

pat

rimon

io e

diliz

io.

1. N

egli

edifi

ci u

tilizz

ati p

er le

atti

vità

agr

ituris

tiche

son

no a

mm

essi

gli

inte

rven

ti di

man

uten

zione

, ord

inar

ia e

stra

ordi

naria

, rec

uper

o e

risan

amen

to c

onse

rvat

i-vo

, e d

i ris

truttu

razio

ne. N

el ca

so d

elle

rist

ruttu

razio

ni so

no p

ossi

bili

aum

enti

volu

met

rici,

se p

revi

sti e

cons

entit

i dal

le n

orm

ativ

e ur

bani

stic

he co

mun

ali.

2. La

Reg

ione

favo

risce

gli

inte

rven

ti di

recu

pero

o d

i am

plia

men

to d

ei lo

cali

ad u

tilizz

o ag

ritur

istic

o ch

e av

veng

ano

nel r

ispe

tto d

elle

cara

tteris

tiche

rura

li de

ll’e-

REG

ION

E LI

GU

RIA

L.R.

25/

1987

Con

trib

uti

regi

onal

i pe

r il

Recu

pero

edi

lizio

abi

tativ

o e

al-

tri i

nter

vent

i pro

gram

mat

i.

REG

ION

E LO

MB

ARD

IA

L.R.

12/

2005

Legg

e pe

r il g

over

no d

el te

rrito

-ri

o.

REG

ION

E M

ARC

HE

L.R.

27/

1999

Nor

me

per l

’atti

vità

agr

ituris

tica

e pe

r il t

uris

mo

rura

le.

606

dific

io co

nser

vand

one

l’asp

etto

com

ples

sivo

ed

i sin

goli

elem

enti

arch

itetto

nici

con

l’uso

di m

ater

iali

e te

cnic

he ti

pici

del

lazo

na e

con

il ric

orso

a te

cnic

he d

i bio

ar-

chite

ttura

.3.

Le co

nces

sion

i edi

lizie

rela

tive

agli

inte

rven

ti di

scip

linat

i dal

pre

sent

e ar

ticol

o so

no ri

lasc

iate

a ti

tolo

gra

tuito

.

Art

. 1 Fi

nalit

à e

prin

cipi

.1.

La R

egio

ne M

olis

e co

n la

pre

sent

e le

gge

inte

nde

prom

uove

re lo

svilu

ppo

sost

enib

ile n

ell’e

diliz

ia re

side

nzia

le e

l’ec

oqua

lità

arch

itetto

nica

, al f

ine

di a

ssic

urar

eal

pro

cess

o di

tras

form

azio

ne d

el te

rrito

rio re

gion

ale

l’app

licaz

ione

di e

ffica

ci re

gole

d’in

terv

ento

fina

lizza

te a

lla tu

tela

del

l’am

bien

te e

del

la q

ualit

à de

lla vi

ta.

2. S

i int

ende

per

svilu

ppo

sost

enib

ile n

ell’e

diliz

ia la

diff

usio

ne d

i una

met

odol

ogia

pro

gettu

ale

che

rece

pisc

a al

la b

ase

della

idea

zione

e d

ella

real

izzaz

ione

del

l’o-

pera

la sa

lvag

uard

ia d

ell’a

mbi

ente

ed

il m

iglio

ram

ento

del

la q

ualit

à de

lla vi

ta d

ell’u

omo.

3. Q

ualit

à e

svilu

ppo

sost

enib

ile n

ell’e

diliz

ia re

side

nzia

le si

real

izzan

o at

trave

rso

l’ado

zione

di t

ecni

che

e di

prin

cipi

cost

rutti

vi d

i bio

arch

itettu

ra e

bio

edili

zia.

Art

. 2 O

biet

tivi d

egli

inte

rven

ti re

gion

ali.

1. P

er le

fina

lità

di cu

i all’

artic

olo

1, la

Reg

ione

Mol

ise,

nel

l’am

bito

del

le p

ropr

ie co

mpe

tenz

e, in

tend

e pe

rseg

uire

i se

guen

ti ob

ietti

vi:

a) e

leva

re la

qua

lità

abita

tiva

ed a

mbi

enta

le d

ell’e

diliz

ia p

ubbl

ica

e pr

ivat

a, co

ntrib

uend

o co

sì a

l mig

liora

men

to d

ella

qua

lità

della

vita

dei

citta

dini

;b)

pro

muo

vere

conc

orsi

di i

dee

o di

pro

getta

zione

colla

bora

ndo

con

gli E

nti l

ocal

i per

la re

alizz

azio

ne d

i int

erve

nti r

esid

enzia

li di

bio

edili

zia si

a pu

bblic

a ch

e pr

iva-

ta, d

a in

tend

ersi

com

e pr

oget

ti di

qua

lità

inno

vativ

i e p

rodu

ttivi

di m

odel

li pe

r un

uso

ecos

oste

nibi

le d

el te

rrito

rio m

olis

ano;

c) in

cent

ivar

e le

inizi

ativ

e cu

ltura

li, g

li st

udi,

la fo

rmaz

ione

e la

rice

rca

di te

cnic

he e

crite

ri co

stru

ttivi

di b

ioar

chite

ttura

e b

ioed

ilizia

;d)

favo

rire

l’edi

lizia

eco

logi

ca m

edia

nte

l’ado

zione

di p

rogr

amm

i mira

nti a

sost

ener

e co

n in

cent

ivi e

d ag

evol

azio

ni re

gion

ali l

e co

oper

ativ

e ed

ilizie

, le

impr

ese

di co

-st

ruzio

ne e

d al

tri so

gget

ti pu

bblic

i e p

rivat

i che

inte

ndon

o ed

ifica

re co

n cr

iteri

cost

rutti

vi d

i bio

arch

itettu

ra e

bio

edili

ziae

che

si p

ropo

ngon

o di

ele

vare

il g

rado

di

salu

brità

e si

cure

zza

degl

i am

bien

ti do

mes

tici.

2. I

crite

ri, le

mod

alità

e le

pro

cedu

re p

er la

pre

disp

osizi

one

e l’a

ttuaz

ione

dei

pro

gram

mi d

i cui

alla

lette

ra d

) del

com

ma

2so

no st

abili

ti, n

el ri

spet

to d

elle

dis

po-

sizio

ni d

i set

tore

e su

gli a

iuti

di S

tato

del

l’uni

one

euro

pea,

con

il re

gola

men

to d

i attu

azio

ne d

ella

pre

sent

e le

gge.

Art

. 7 P

iano

per

la e

coqu

alità

del

le co

stru

zioni

resi

denz

iali

pubb

liche

.1.

L’As

sess

orat

o re

gion

ale

all’u

rban

istic

a, l’

Asse

ssor

ato

all’a

mbi

ente

e l’

Asse

ssor

ato

ai la

vori

pubb

lici,

di co

ncer

to tr

a lo

ro, p

redi

spon

gono

il P

iano

per

la e

coqu

a-lit

à de

ll’ed

ilizia

resi

denz

iale

pub

blic

a, ch

e vi

ene

appr

ovat

o da

lla G

iunt

a re

gion

ale.

2. Il

Pia

no d

i cui

al c

omm

a 1

ha d

urat

a tri

enna

le e

può

ess

ere

aggi

orna

to n

ell’a

rco

del t

rienn

io, i

ndiv

idua

le li

nee

di in

terv

ento

per

il co

nseg

uim

ento

deg

li ob

ietti

viin

dica

ti da

lla p

rese

nte

legg

e ed

in p

artic

olar

e in

dica

per

cias

cun

anno

i se

ttori

ed i

prog

etti

prio

ritar

i.3.

Il p

iano

cont

iene

gli

indi

rizzi

e le

line

e-gu

ida

per i

l coo

rdin

amen

to e

l’in

tegr

azio

ne d

egli

inte

rven

ti re

gion

ali p

er le

pol

itich

e ab

itativ

e co

n lo

svilu

ppo

sost

enib

iletra

mite

la b

ioed

ilizia

.

Art

. 37

Disp

osizi

oni g

ener

ali p

er la

tute

la e

valo

rizza

zione

deg

li in

sedi

amen

ti.1.

Gli

stru

men

ti de

lla p

iani

ficaz

ione

terri

toria

le e

gli

atti

di g

over

no d

el te

rrito

rio g

aran

tisco

no ch

e gl

i int

erve

nti d

i tra

sfor

maz

ione

del

terri

torio

ass

icur

ino

il ris

pet-

to d

ei re

quis

iti d

i qua

lità

urba

na, a

mbi

enta

le, e

diliz

ia e

di a

cces

sibi

lità

al fi

ne d

i pre

veni

re e

riso

lver

e i f

enom

eni d

i deg

rado

.2.

La q

ualit

à ur

bana

, am

bien

tale

, edi

lizia

e d

i acc

essi

bilit

à de

l ter

ritor

io d

i cui

al c

omm

a 1

è de

finita

in ri

ferim

ento

: (om

issis

..)

REG

ION

E M

OLI

SE

L.R.

23/

2005

Nor

me-

quad

ro

per

laPr

omoz

ione

del

l’eco

qual

ità n

el-

l’edi

lizia

resi

denz

iale

pub

blic

a e

priv

ata

REG

ION

E TO

SCA

NA

L.R.

1/2

005

Nor

me

per i

l gov

erno

del

terr

i-to

rio

607

f) al

l’util

izzaz

ione

di m

ater

iali

edili

zi e

alla

real

izzaz

ione

di r

equi

siti

delle

cost

ruzio

ni ch

e as

sicu

rino

il be

ness

ere

fisico

del

le p

erso

ne, l

a sa

lubr

ità d

egli

imm

obili

ede

l ter

ritor

io, i

l con

teni

men

to e

nerg

etic

o, il

risp

etto

dei

requ

isiti

di f

ruib

ilità

, acc

essi

bilit

à e

sicu

rezz

a pe

r ogn

i tip

o di

uten

te e

stes

a al

com

ples

so d

egli

inse

diam

enti;

(om

issi

s..)

Capo

III –

Nor

me

per l

’edi

lizia

sost

enib

ileA

rt. 1

45 E

diliz

ia so

sten

ibile

1. La

Reg

ione

, con

le is

truzio

ni te

cnic

he d

i cui

all’

artic

olo

37, c

omm

a 3,

fiss

a le

line

e gu

ida

tecn

ico-

cost

rutti

ve, t

ipol

ogic

he e

d im

pian

tistic

he a

l fin

e di

gar

antir

e un

aqu

alità

edi

lizia

sost

enib

ile a

i sen

si d

ella

lette

ra f)

del

com

ma

2 de

ll’ar

ticol

o 37

.2.

Per

pot

er a

cced

ere

agli

ince

ntiv

i di c

ui a

ll’ar

ticol

o 14

6, la

pro

getta

zione

deg

li ed

ifici

dev

e ad

egua

rsi a

lle li

nee

guid

a di

cui a

l com

ma

1. L’

adeg

uam

ento

del

la p

ro-

getta

zione

dei

nuo

vi e

dific

i pub

blic

i ai p

rinci

pi d

ell’e

diliz

ia so

sten

ibile

è e

ffettu

ato

nei t

empi

e co

n le

mod

alità

stab

iliti

dalle

med

esim

e lin

ee g

uida

.A

rt. 1

46 In

cent

ivi e

cono

mic

i ed

urba

nist

ici

1. A

l fin

e di

ince

ntiv

are

l’edi

lizia

sost

enib

ile, q

uale

è d

efin

ita se

cond

o i r

equi

siti

fissa

ti co

n le

istru

zioni

tecn

iche

di c

ui a

ll’ar

ticol

o 37

, com

ma

3, i

com

uni p

osso

noap

plica

re in

cent

ivi e

cono

mici

med

iant

e la

ridu

zione

deg

li on

eri d

i urb

anizz

azio

ne se

cond

aria

in m

isura

cres

cent

e a

seco

nda

dei l

ivelli

di r

ispar

mio

ene

rget

ico, d

i qua

-lit

à ec

ocom

patib

ile d

ei m

ater

iali

e de

lle te

cnol

ogie

cost

rutti

ve u

tilizz

ate,

non

ché

dei r

equi

siti

di a

cces

sibi

lità

e vi

sita

bilit

à de

gli e

dific

i oltr

e i l

imiti

obb

ligat

ori s

ta-

bilit

i dal

le n

orm

e vi

gent

i, fin

o ad

un

mas

sim

o de

l 70%

.2.

Lo

spes

sore

del

le m

urat

ure

este

rne

supe

riore

ai m

inim

i fis

sati

dai r

egol

amen

ti ed

ilizi

e co

mun

que

supe

riore

ai 3

0 ce

ntim

etri,

il m

aggi

or s

pess

ore

dei s

olai

ne-

cess

ario

al c

onse

guim

ento

di u

n ot

timal

e is

olam

ento

term

ico

e ac

ustic

o, le

serre

sola

ri e

tutti

i m

aggi

ori v

olum

i e su

perfi

ci n

eces

sari

a re

alizz

are

i req

uisi

ti di

ac-

cess

ibili

tà e

visi

tabi

lità

degl

i edi

fici,

qual

i ris

ulta

no d

alle

istru

zioni

tecn

iche

di c

ui a

ll’ar

ticol

o 37

, non

sono

com

puta

ti ai

fini

deg

li in

dici

di f

abbr

icab

ilità

stab

iliti

da-

gli s

trum

enti

urba

nist

ici.

3. I

com

uni p

osso

no in

oltre

app

licar

e, a

gli i

nter

vent

i di e

diliz

ia s

oste

nibi

le, i

ncen

tivi d

i car

atte

re e

diliz

io u

rban

istic

o m

edia

nte

la p

revi

sion

e ne

gli s

trum

enti

urba

-ni

stic

i di u

n in

crem

ento

fino

al 1

0% d

ella

sup

erfic

ie u

tile

amm

essa

per

gli

inte

rven

ti di

nuo

va e

dific

azio

ne, d

i ris

truttu

razio

ne u

rban

istic

a, d

i sos

tituz

ione

e d

i ri-

stru

ttura

zione

edi

lizia

, com

patib

ilmen

te co

n i c

arat

teri

stor

ici e

d ar

chite

ttoni

ci d

egli

edifi

ci e

dei

luog

hi.

Art

. 2 Fi

nalit

à1.

La R

egio

ne o

pera

nel

qua

dro

delle

pol

itich

e eu

rope

e e

nazio

nali

per i

segu

enti

obie

ttivi

:a)

sodd

isfa

zione

del

le e

sige

nze

ener

getic

he d

ella

vita

civi

le e

del

lo sv

ilupp

o ec

onom

ico

della

Reg

ione

, sec

ondo

crite

ri di

effi

cien

za e

cono

mic

a e

nel r

ispe

tto d

ella

conc

orre

nza,

con

l’obi

ettiv

o de

l con

teni

men

to d

ei co

sti p

er le

ute

nze;

b) c

ompa

tibili

tà d

elle

atti

vità

ogg

etto

del

la p

rese

nte

legg

e co

n la

sost

enib

ilità

del

lo sv

ilupp

oe

con

le e

sige

nze

di tu

tela

del

l’am

bien

te e

del

la s

alut

e; c

) raz

iona

lizza

zione

del

la p

rodu

zione

; d) r

azio

naliz

zazio

ne d

egli

usie

nerg

etic

i anc

he in

funz

ione

di r

ispa

r-m

io e

nerg

etic

o; e

) pro

moz

ione

del

le fo

nti r

inno

vabi

li; f)

ridu

zione

del

la d

ipen

denz

a da

lle fo

nti f

ossi

li e

dive

rsifi

cazio

ne d

elle

font

i, pr

ivile

gian

do la

valo

rizza

zione

del

-le

riso

rse

loca

li; g

) arm

onizz

azio

ne d

elle

infra

stru

tture

ene

rget

iche

con

il pa

esag

gio

ed il

terri

torio

ant

ropi

zzat

o ne

l qua

dro

della

pia

nific

azio

ne te

rrito

riale

e d

i qua

n-to

pre

vist

o in

mer

ito a

lla tu

tela

del

pae

sagg

io; h

) pre

venz

ione

e ri

duzio

ne d

ell’i

nqui

nam

ento

lum

inos

o in

teso

com

e og

ni fo

rma

di ir

radi

azio

ne d

i luc

e ar

tific

iale

al

di fu

ori d

elle

are

e a

cui e

ssa

è riv

olta

e, i

n pa

rtico

lare

mod

o, ve

rso

la vo

lta ce

lest

e.A

rt 2

3 Re

ndim

ento

ene

rget

ico

degl

i edi

fici

1. Le

nuo

ve e

dific

azio

ni e

le ri

stru

ttura

zioni

del

le u

nità

imm

obili

ari s

ono

prog

etta

te e

mes

se in

ope

ra in

mod

o ta

le d

a co

nten

ere,

in re

lazio

ne a

l pro

gres

so d

ella

tec-

nica

ed

in m

odo

effic

ient

e so

tto il

pro

filo

dei c

osti,

le n

eces

sità

di c

onsu

mo

di e

nerg

ia, n

el ri

spet

to d

ei re

quis

iti m

inim

i fiss

ati c

on il

rego

lam

ento

di c

ui a

l com

ma

7, in

attu

azio

ne d

ella

dire

ttiva

200

2/91

/CE

del 1

6 di

cem

bre

2002

(Dire

ttiva

del

Par

lam

ento

eur

opeo

e d

el C

onsi

glio

sul r

endi

men

to e

nerg

etic

o ne

ll’ed

ilizia

).2.

Per

i nu

ovi e

dific

i o ri

stru

ttura

zioni

urb

anis

tiche

vi è

obb

ligo

di in

stal

lazio

ne d

i im

pian

ti so

lari

term

ici p

er la

pro

duzio

ne d

i acq

ua c

alda

san

itaria

par

i alm

eno

al

L.R.

n. 3

9 de

l 24-

02-2

005

Dis

posi

zion

i in

mat

eria

di e

ner-

gia.

608

50%

del

fabb

isog

no a

nnua

le, f

atto

salv

o do

cum

enta

ti im

pedi

men

ti te

cnic

i.3.

L’ob

blig

o di

cui a

l com

ma

2 si

app

lica

a se

guito

di u

na in

tesa

fra

Regi

one,

sogg

etti

di d

istri

buzio

ne d

ell’e

nerg

ia e

lettr

ica

e il

gas i

n To

scan

a, e

rapp

rese

ntan

ze d

el-

le p

ossi

bili

uten

ze, p

rom

osso

dal

la s

tess

a Re

gion

e e

cond

ivis

o da

ll’Au

torit

à pe

r l’e

nerg

ia e

lettr

ica

e il

gas,

ai f

ini d

ella

pro

gres

siva

cop

ertu

ra d

el te

rrito

rio re

gio-

nale

.4.

I co

nten

uti m

inim

i del

l’int

esa

devo

no e

sser

e i s

egue

nti:

a) a

ttrib

uzio

ne d

el ri

spar

mio

di e

nerg

ia p

rimar

ia, a

i fin

i del

l’acq

uisi

zione

dei

“tito

li di

effi

cien

za e

nerg

etic

a” a

l sog

getto

di d

istri

buzio

ne;

b) d

evol

uzio

ne d

a pa

rte d

el so

gget

to d

i dis

tribu

zione

, pro

porz

iona

lmen

te a

l ris

parm

io d

i ene

rgia

prim

aria

ad

esso

attr

ibui

to, d

i un

corri

spet

tivo

ai so

gget

ti pr

oprie

-ta

ri ch

e ha

nno

proc

edut

o al

la in

stal

lazio

ne d

ell’i

mpi

anto

sola

re te

rmic

o; (o

mis

sis.

.)A

LLEG

ATO

1: A

llega

to A

(art

. 37)

Art

. 1 C

riter

i tec

nici

per

la p

roge

ttazio

ne, r

ealiz

zazio

ne e

ges

tione

di i

mpi

anti

di il

lum

inaz

ione

est

erna

1. Im

pegn

are

pref

erib

ilmen

te so

rgen

ti lu

min

ose

a va

pori

di so

dio

ad a

lta p

ress

ione

o co

n ef

ficie

nze

lum

inos

e eq

uiva

lent

i o su

perio

ri; p

osso

no e

sser

e ut

ilizz

ati a

l-tri

tipi

di s

orge

nti d

ove

è as

solu

tam

ente

nec

essa

ria la

corre

tta p

erce

zione

dei

colo

ri.2.

Per

le st

rade

con

traffi

co m

otor

izzat

o, se

lezio

nare

ogn

iqua

lvol

ta ci

ò si

a po

ssib

ile, i

live

lli m

inim

i di l

umin

anza

ed

illum

inam

ento

cons

entit

o da

lle n

orm

ativ

e UN

I10

439

o da

lla n

orm

a DI

N 5

044.

3.

Evi

tare

per

i nuo

vi im

pian

ti l’a

dozio

ne d

i sis

tem

i di i

llum

inaz

ione

a d

iffus

ione

libe

ra o

diff

onde

nti o

che

com

unqu

e em

etta

no u

n flu

sso

lum

inos

o ne

ll’em

isfe

ro su

-pe

riore

ecc

eden

te il

3%

del

flus

so to

tale

em

esso

dal

la so

rgen

te.

4. Li

mita

re l’

uso

di p

roie

ttori

ai ca

si d

i rea

le n

eces

sità

, in

ogni

caso

man

tene

ndo

l’orie

ntaz

ione

del

fasc

io ve

rso

il ba

sso,

non

oltr

e i s

essa

nta

grad

i (60

°) d

alla

ver-

tical

e.5.

Ado

ttare

sist

emi a

utom

atic

i di c

ontro

llo e

ridu

zione

del

flus

so lu

min

oso,

fino

al 5

0% d

el to

tale

, dop

o le

ore

22

o do

po le

ore

23

nel p

erio

do d

i ora

lega

le, e

ado

t-ta

re lo

speg

nim

ento

pro

gram

mat

o to

tale

deg

li im

pian

ti og

niqu

alvo

lta ci

ò si

a po

ssib

ile, t

enut

o co

nto

delle

esi

genz

e di

sicu

rezz

a.6.

Impi

egar

e, la

ddov

e te

cnic

amen

te p

ossi

bile

, im

pian

ti ch

e ris

pond

ano

ai co

nten

uti d

elle

“Lin

ee G

uida

per

la p

roge

ttazio

ne, l

’ese

cuzio

ne e

l’ad

egua

men

to d

egli

im-

pian

ti di

illu

min

azio

ne e

ster

na” d

i cui

alla

del

iber

azio

ne d

i Giu

nta

regi

onal

e 27

sette

mbr

e 20

04, n

. 962

.

La G

iunt

a re

gion

ale

(om

issi

s..)

Delib

era

1.) d

i app

rova

re l’

alle

gato

doc

umen

to d

i ist

ruzio

ni te

cnic

he d

enom

inat

o “L

inee

-gui

da p

er la

valu

tazio

ne d

ella

qua

lità

ener

getic

a am

bien

tale

deg

li ed

ifici

inTo

scan

a” a

i sen

si d

ell’a

rtico

lo 3

7, co

mm

a 3

della

cita

ta le

gge

regi

onal

e 3

genn

aio

2005

, n.1

ed

in a

ttuaz

ione

del

l’Azio

ne B

.13

del P

RAA

2004

-200

6, co

stitu

ito d

aise

guen

ti el

abor

ati c

he fa

nno

parte

inte

gran

te e

sost

anzia

le d

el p

rese

nte

atto

; a) “

Line

e-Gu

ida”

pre

sent

azio

ne d

el d

ocum

ento

e sc

hem

i di s

ched

e te

cnic

he ri

guar

-da

nti i

requ

isiti

per

la va

luta

zione

ene

rget

ico/

ambi

enta

le ra

ggru

ppat

i per

are

e di

valu

tazio

ne d

egli

edifi

ci (a

llega

to A

); b)

Sis

tem

a di

attr

ibuz

ione

dei

pun

tegg

i cor

-ris

pond

enti

al g

rado

di s

oddi

sfac

imen

to d

ei re

quis

iti (a

llega

to “B

”); c

) Sis

tem

a di

pes

atur

a di

cias

cun

requ

isito

ed

area

di v

alut

azio

ne, (

alle

gato

“C”)

; d) “

Man

uale

per l

’Edi

lizia

Sos

teni

bile

” (al

lega

to “D

”); e

) “El

enco

bas

e de

i mat

eria

li pe

r l’E

diliz

ia so

sten

ibile

” (al

lega

to “E

”). (

omis

sis..

)

Art

. 7 b

is P

rima

attu

azio

ne d

el P

iano

ene

rget

ico

regi

onal

e1.

In a

ttuaz

ione

del

Pia

no e

nerg

etic

o re

gion

ale

appr

ovat

o co

n De

lib.C

.R. 2

1 lu

glio

200

4, n

. 402

gli

inte

rven

ti re

lativ

i all’

inst

alla

zione

di i

mpi

anti

sola

ri te

rmic

i sen

-za

serb

atoi

o di

acc

umul

o es

tern

o, d

a re

alizz

are

al d

i fuo

ri de

lle zo

ne d

i tip

o A

di cu

i al D

.M. 2

apr

ile 1

968,

[n. 1

444]

, son

o es

egui

ti se

nza

titol

o ab

ilita

tivo

in a

ggiu

nta

a qu

anto

pre

vist

o al

l’art.

7. (

omis

sis.

.)

D.G

.R. 3

22/2

005

“Lin

ee-g

uida

per

la v

alut

azio

nede

lla q

ualit

à en

erge

tica

ed a

m-

bien

tale

de

gli

edif

ici

inTo

scan

a”

REG

ION

E U

MB

RIA

L.R.

1/2

004

Nor

me

per

l’atti

vità

edili

zia

609

Art

. 26

Ridu

zione

o e

sone

ro d

al co

ntrib

uto

di co

stru

zione

1. Il

cont

ribut

o di

cost

ruzio

ne n

on è

dov

uto:

(om

issi

s..)

e) p

er i

nuov

i im

pian

ti, la

vori,

ope

re, m

odifi

che,

inst

alla

zioni

, rel

ativ

i alle

font

i rin

nova

bili

di e

nerg

ia, a

lla co

nser

vazio

ne, a

l ris

parm

io e

all’

uso

razio

nale

del

l’ene

r-gi

a, n

el ri

spet

to d

elle

nor

me

urba

nist

iche

, di t

utel

a ar

tistic

o-st

oric

a e

ambi

enta

le; (

omis

sis.

.)A

rt. 4

3 So

sten

ibili

tà a

mbi

enta

le in

edi

lizia

e a

rchi

tettu

ra e

colo

gica

1. La

Reg

ione

favo

risce

l’ad

ozio

ne d

i tec

nich

e ed

ilizie

conf

orm

i ai c

riter

i di s

vilu

ppo

sost

enib

ile p

er ri

durre

il co

nsum

o de

lle ri

sors

e na

tura

li e

mig

liora

re la

qua

lità

ed il

com

fort

degl

i am

bien

ti di

vita

e d

i lav

oro.

2. La

Giu

nta

regi

onal

e, p

er le

fina

lità

di cu

i al c

omm

a 1

eman

a at

ti di

indi

rizzo

e co

ordi

nam

ento

per

def

inire

met

odol

ogie

, crit

eri e

tecn

iche

nei

segu

enti

ambi

ti di

inte

rven

to:

a)pe

rmea

bilit

à de

i suo

li ur

bani

con

l’ind

ivid

uazio

ne d

i rap

porti

tra

supe

rfici

per

mea

bili

e no

n pe

rmea

bili;

b)ra

ccol

ta e

rius

o de

lle a

cque

pio

vane

al f

ine

del r

azio

nale

impi

ego

delle

riso

rse

idric

he;

c)re

quis

iti e

colo

gici

del

le co

mpo

nent

i edi

lizie

, dei

mat

eria

li, d

elle

tecn

olog

ie e

deg

li im

pian

ti an

che

ai fi

ni d

ella

qua

lità

dell’

aria

all’

inte

rno

degl

i edi

fici;

d)ut

ilizz

o di

font

i di e

nerg

ie ri

nnov

abili

e ri

spar

mio

ene

rget

ico;

e)co

mfo

rt ac

ustic

o al

l’int

erno

deg

li ed

ifici

.3.

La G

iunt

a re

gion

ale

prom

uove

inda

gini

, ric

erch

e e

sper

imen

tazio

ni p

er fa

vorir

e lo

svilu

ppo

e la

diff

usio

ne d

ella

sost

enib

ilità

am

bien

tale

in e

diliz

ia e

del

l’arc

hi-

tettu

ra e

colo

gica

di c

ui a

l pre

sent

e ar

ticol

o, n

onch

é pr

omuo

ve p

rogr

amm

i di f

orm

azio

ne e

div

ulga

zione

.4.

La G

iunt

a re

gion

ale

stab

ilisc

e ag

evol

azio

ni e

/o in

cent

ivi p

er fa

vorir

e l’a

ttuaz

ione

deg

li in

terv

enti

di cu

i al c

omm

a 2,

in p

artic

olar

e ne

ll’am

bito

dei

pro

vved

imen

-ti

per l

’edi

lizia

resi

denz

iale

pub

blic

a e

in se

de d

i def

inizi

one

delle

nor

me

sul c

ontri

buto

di c

ostru

zione

.

Art

. 30

Com

pens

azio

ni1.

Gli

stru

men

ti ur

bani

stic

i com

unal

i pos

sono

pre

vede

re l’

utili

zzaz

ione

dei

diri

tti e

dific

ator

i e d

elle

are

e ac

quis

ite d

al co

mun

e ai

sens

i del

l’arti

colo

4, c

omm

a 5

per

com

pens

azio

ni d

i one

ri im

post

i ai p

ropr

ieta

ri in

mat

eria

di a

cqui

sizio

ne p

ubbl

ica

degl

i im

mob

ili, d

i dem

olizi

oni s

enza

rico

stru

zioni

in lo

co p

er fi

nalit

à ur

bani

stic

he,

di ri

pris

tino

e di

riqu

alifi

cazio

ne d

i spa

zi, d

i elim

inaz

ione

di d

etra

ttori

ambi

enta

li.2.

Le co

mpe

nsaz

ioni

veng

ono

defin

ite, s

ulla

bas

e di

per

izie

tecn

ico-

estim

ativ

e e

sono

del

iber

ate

dal c

omun

e.

Art

. 2 Fu

nzio

ni d

ella

Reg

ione

g) e

roga

cont

ribut

i per

i pr

oget

ti di

mos

trativ

i di c

ui a

ll’ar

ticol

o 12

del

la le

gge

9 ge

nnai

o 19

91, n

. 10

(Nor

me

per l

’attu

azio

ne d

el p

iano

ene

rget

ico

nazio

nale

in m

a-te

ria d

i uso

razio

nale

de

ll’en

ergi

a, d

i ris

parm

io e

nerg

etic

o e

di sv

ilupp

o de

lle fo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

) e p

er q

uelli

rite

nuti

stra

tegi

ci;

h) e

man

a no

rme

per l

a ce

rtific

azio

ne e

nerg

etic

a de

gli e

dific

i;i)

eman

a lin

ee g

uida

per

la p

roge

ttazio

ne te

cnic

a de

gli i

mpi

anti

di p

rodu

zione

, di d

istri

buzio

ne e

di u

tilizz

o de

ll’en

ergi

a e

per l

e ca

ratte

ristic

he co

stru

ttive

deg

li ed

i-fic

i;

Art

. 1 Fi

nalit

à

L.R.

11/

2005

Nor

me

in m

ater

ia d

i gov

erno

del

terr

itori

o: p

iani

ficaz

ione

urb

a-ni

stic

a co

mun

ale.

REG

ION

E PI

EMO

NTE

L.R.

n. 2

3 de

l 7-1

0-20

02Di

spos

izio

ni in

cam

po e

nerg

eti-

co. P

roce

dure

di f

orm

azio

ne d

elpi

ano

regi

onal

e en

erge

tico-

am-

bien

tale

.

L.R.

n. 3

1 D

EL 2

4-03

-200

0

610

La p

rese

nte

legg

e ha

com

e fin

alità

:a)

la ri

duzio

ne d

ell’i

nqui

nam

ento

lum

inos

o ed

otti

co n

el co

ntes

to d

i una

più

gen

eral

e ra

ziona

lizza

zione

del

serv

izio

di il

lum

inaz

ione

pub

blic

a co

n pa

rtico

lare

atte

n-zio

ne a

lla ri

duzio

ne d

ei co

nsum

i e a

l m

iglio

ram

ento

del

l’effi

cien

za lu

min

osa

degl

i im

pian

ti; (o

mis

sis.

.)e)

la tu

tela

dei

siti

degl

i oss

erva

tori

astro

nom

ici p

rofe

ssio

nali

e di

que

lli n

on p

rofe

ssio

nali

di ri

leva

nza

regi

onal

e o

prov

inci

ale,

non

ché

delle

zone

loro

circ

osta

nti,

dall’

inqu

inam

ento

lum

inos

o;f)

il m

iglio

ram

ento

del

la q

ualit

à de

lla vi

ta e

del

le co

ndizi

oni d

i fru

izion

e de

i cen

tri u

rban

i e d

ei b

eni a

mbi

enta

li m

onum

enta

li e

arch

itetto

nici

.

Art

. 1Fi

nalit

àLa

pre

sent

e le

gge

indi

vidu

a, in

mat

eria

di e

nerg

ia e

risp

arm

io e

nerg

etic

o, m

inie

re e

riso

rse

geot

erm

iche

, le

funz

ioni

am

min

istra

tive

riser

vate

alle

com

pete

nze

re-

gion

ali e

que

lle a

ttrib

uite

o d

eleg

ate

agli

enti

loca

li, in

attu

azio

ne d

ella

legg

e 15

mar

zo 1

997,

n.5

9 e

del T

itolo

Il, C

apo

VI, a

rtico

lo 3

4, d

el d

ecre

to le

gisl

ativ

o 31

mar

zo 1

998,

n. 1

12.

L’Aut

orità

Am

bien

tale

e P

oliti

che

Com

unita

rie d

ella

Reg

ione

Aut

onom

a de

lla S

arde

gna

elab

ora

il pr

esen

te b

ando

con

la fi

nalit

à di

favo

rire

la d

iffus

ione

a sc

ala

re-

gion

ale

delle

tecn

iche

di r

ispa

rmio

ene

rget

ico

fin d

alla

pro

getta

zione

deg

li ed

ifici

, pro

muo

vere

il ri

cors

o al

le fo

nti e

nerg

etich

e rin

nova

bili,

rim

uove

re g

li os

taco

li al

pers

egui

men

to d

ell’e

ffici

enza

ene

rget

ica

nel s

etto

re e

dile

, com

pres

o il

rispe

tto d

ella

nor

mat

iva

di se

ttore

. Il b

ando

fina

nzia

pro

getti

volti

a se

guire

le fi

nalit

à e

gli

obie

ttivi

del

la R

egio

ne S

arde

gna

in m

ater

ia d

i ris

parm

io e

nerg

etic

o e

prom

ozio

ne d

i fon

ti rin

nova

bili

di e

nerg

ia n

ell’a

mbi

to d

ella

Cam

pagn

a eu

rope

a pe

r il D

ecol

lode

lle Fo

nti E

nerg

etic

he R

inno

vabi

li

Art

. 4L’a

rtico

lo 7

del

la le

gge

regi

onal

e n.

29

del 1

998

è so

stitu

ito d

al se

guen

te:”

Art.7

- Cr

iteri

per

l’in

seri

men

to d

egli

inte

rven

ti di

recu

pero

nel

pro

gram

ma

plu-

rien

nale

dei

cen

tri s

tori

ci.

l. La

Reg

ione

pro

vved

e al

l’ins

erim

ento

deg

li in

terv

enti

di re

cupe

ro d

i cui

agl

i arti

coli

9 e

13 n

el p

rogr

amm

a di

spes

a pl

urie

nnal

e, te

nend

o co

nto

della

qua

lità

dei m

e-de

sim

i, se

cond

o gl

i ele

men

ti so

tto sp

ecifi

cati:

a) p

er i

prog

ram

mi i

nteg

rati:

1) -

il va

lore

com

ples

sivo

del

l’int

erve

nto

nell’

ambi

to d

el te

ssut

o ur

bano

di c

ui è

par

te in

tegr

ante

con

inqu

adra

men

to d

el s

iste

ma

delle

urb

anizz

azio

ni e

dim

ostra

-zio

ne d

el m

iglio

ram

ento

del

la q

ualit

à ur

bani

stic

a de

ll’in

sedi

amen

to;

2) -

gli i

nter

vent

i sig

nific

ativ

i di r

ecup

ero

edili

zio d

i are

e ed

imm

obili

pub

blic

i e p

rivat

i;3)

- l’u

rgen

za d

el re

cupe

ro le

gata

allo

stat

o di

deg

rado

deg

li im

mob

ili e

al f

abbi

sogn

o ab

itativ

o;4)

- l’a

mm

onta

re d

elle

riso

rse

finan

ziarie

inte

grat

ive

per l

a re

alizz

azio

ne d

egli

inte

rven

ti;

Disp

osiz

ioni

per

la p

reve

nzio

nee

lotta

all’

inqu

inam

ento

lum

i-no

so e

per

il

corr

etto

im

pieg

ode

lle ri

sors

e en

erge

tiche

.

REG

ION

E PU

GLI

A

L.R.

N. 1

9 D

EL 3

0-11

-200

0“C

onfe

rim

ento

di

funz

ioni

eco

mpi

ti am

min

istra

tivi i

n m

ate-

ria

di e

nerg

ia e

risp

arm

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ner-

getic

o, m

inie

re e

ris

orse

geo

-te

rmic

he”

REG

ION

E SA

RDEG

NA

D.G

.R. n

. 15/

42 d

el 2

8-05

-03

appr

ovaz

ione

Pia

no E

nerg

etic

oRe

gion

ale

(PER

S/02

)

L.R.

n. 2

3 17

-11-

2000

M

odifi

che

e in

tegr

azio

ni a

llaL.

R. 1

3- 1

0-19

98, n

. 29

(Tut

ela

eva

loriz

zazi

one

dei c

entri

sto

rici

della

Sar

degn

a), n

orm

e su

llapi

anifi

cazi

one

terr

itoria

le e

isti-

tuzi

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della

Dire

zion

e ge

nera

-le

del

la p

iani

ficaz

ione

ter

rito

-ri

ale

e de

lla v

igila

nza

edili

zia

611

5)- l

e qu

alità

dei

risu

ltati

rispe

tto a

i cos

ti, ri

spar

mio

ene

rget

ico,

elim

inaz

ione

del

le b

arrie

re a

rchi

tetto

nich

e ne

gli e

dific

ie n

egli

spaz

i urb

ani;

6) -

le so

luzio

ni p

ropo

ste

per r

isol

vere

i pr

oble

mi l

egat

i alla

mob

ilità

e a

i par

cheg

gi;

b) p

er i

pian

i di r

iqua

lific

azio

ne u

rban

a:1)

- il

valo

re co

mpl

essi

vo d

ell’i

nter

vent

o ne

ll’am

bito

del

tess

uto

urba

no d

i cui

è p

arte

inte

gran

te, c

on in

quad

ram

ento

del

sist

ema

delle

urb

anizz

azio

ni;

2) -

l’urg

enza

del

recu

pero

del

le in

frast

ruttu

re p

ubbl

iche

in re

lazio

ne a

i nuc

lei f

amili

ari s

ervi

ti;3)

- le

solu

zioni

pro

post

e pe

r ris

olve

re i

prob

lem

i leg

ati a

lla m

obili

tà e

ai p

arch

eggi

;4)

- l’a

mm

onta

re d

elle

riso

rse

finan

ziarie

inte

grat

ive,

mes

se a

dis

posi

zione

dal

com

une,

per

la re

alizz

azio

ne d

egli

inte

rven

ti.2.

Per

gli

inte

rven

ti di

cui

all’

artic

olo

14 la

Reg

ione

dis

pone

dan

do la

pre

cede

nza

agli

inte

rven

ti su

imm

obili

incl

usi i

n un

pro

gram

ma

inte

grat

o, s

econ

daria

men

teag

li in

terv

enti

su im

mob

ili in

clus

i in

un p

iano

di r

iqua

lific

azio

ne u

rban

a, in

fine

a qu

elli

su im

mob

ili n

on ri

com

pres

i nei

pia

ni a

nzid

etti.

Art

.1Fi

nalit

à1.

La

Regi

one

Auto

nom

a de

lla S

arde

gna,

anc

he a

l fin

e de

lla v

alor

izzaz

ione

del

le ri

sors

e im

mob

iliar

i dis

poni

bili

e de

lla li

mita

zione

del

con

sum

o di

riso

rse

terri

to-

riali,

cons

ider

a di

pre

min

ente

inte

ress

e re

gion

ale

il re

cupe

ro, l

a riq

ualif

icaz

ione

e il

rius

o de

i cen

tri st

oric

i e d

egli

inse

diam

enti

stor

ici m

inor

i e vi

pro

vved

e ris

pet-

tand

one

i val

ori s

ocio

cultu

rali,

stor

ici,

arch

itetto

nici

, urb

anis

tici,

econ

omic

i ed

ambi

enta

li.

La co

nsul

ta d

egli

Ordi

ni d

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Inge

gner

i del

la S

icili

a e

l’AN

AB (A

ssoc

iazio

ne N

azio

nale

Arc

hite

ttura

Bio

ecol

ogic

a) h

anno

svilu

ppat

o un

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opos

ta d

i leg

ge ch

e si

po-

ne co

me

stru

men

to st

rate

gico

per

pro

muo

vere

e in

cent

ivare

uno

svilu

ppo

sost

enib

ile n

el se

ttore

del

l’edi

lizia

app

lican

do i p

rincip

i del

l’arc

hite

ttura

bio

ecol

ogica

. Ogg

etto

della

legg

e pr

opos

ta so

no: i

nter

vent

i di n

uova

edi

ficaz

ione

, di r

ecup

ero

edili

zio, d

i man

uten

zione

stra

ordi

naria

e le

rist

ruttu

razio

ni im

porta

nti d

i cui

alla

dire

ttiva

co-

mun

itaria

200

2/91

/CE.

Art

. 1 Fi

nalit

à e

cam

po d

i app

licaz

ione

1.La

pre

sent

e le

gge

ha p

er fi

nalit

à:a)

il co

nten

imen

to d

ell’i

nqui

nam

ento

lum

inos

o su

l ter

ritor

io re

gion

ale;

(om

issi

s..)

2.Ai

fini

del

la p

rese

nte

legg

e, vi

ene

cons

ider

ato

inqu

inam

ento

lum

inos

o og

ni fo

rma

di ir

radi

azio

ne d

i luc

e ar

tifici

ale

al d

i fuo

ri de

lle a

ree

a cu

i ess

a è

funz

iona

lmen

tede

dica

ta e

d in

par

ticol

are

vers

o la

volta

cele

ste

L’art.

1 d

ella

l.r.

9/19

95 è

sost

ituito

dal

segu

ente

: Art.

1 Fi

nalit

àAl

lo s

copo

di f

avor

ire la

ridu

zione

del

le d

ispe

rsio

ni te

rmic

he in

edi

fici e

sist

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di ti

po re

side

nzia

le e

ass

imila

bili

ovve

ro in

sin

gole

uni

tà im

mob

iliar

i des

tinat

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abita

zione

civi

le o

rura

le, l

a Re

gion

e co

nced

e co

ntrib

uti i

n co

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capi

tale

, a va

lere

su p

ropr

i sta

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men

ti, p

er in

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dico

iben

tazio

ne d

i tet

ti e

sotto

tetti

, di s

o-st

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ne d

ei se

rram

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este

rni e

, lim

itata

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te a

gli a

lber

ghi,

di so

stitu

zione

anc

he d

elle

sole

supe

rfici

vetra

te.

Art

.3

L.R.

n. 2

9 13

-10-

1998

Tu

tela

e v

alor

izza

zion

e de

i cen

-tr

i sto

rici

del

la S

arde

gna

REG

ION

E SI

CILI

A

Prop

osta

di

Legg

e Q

uadr

o pe

rla

sos

teni

bilit

à in

edi

lizia

REG

ION

E VA

LLE

D’A

OST

A

L.R.

n. 1

7 de

l 28-

04-1

998

Nor

me

in m

ater

ia d

i ill

umin

a-zi

one

este

rna.

L.R.

n. 9

DEL

6-0

4-19

98M

odifi

cazi

oni a

lla le

gge

regi

o-na

le 2

8 m

arzo

199

5, n

. 9

(Ince

ntiv

azio

ne d

i int

erve

nti f

i-na

lizza

ti al

l’abb

attim

ento

del

le

612

1.Il

com

ma

1 de

ll’ar

t. 2

della

l.r.

9/19

95 è

sost

ituito

dal

segu

ente

:La

coib

enta

zione

dei

tetti

e d

ei so

ttote

tti è

am

mis

sibi

le a

cont

ribut

o qu

alor

a l’i

nter

vent

o co

nsen

ta u

n au

men

to d

ella

resi

sten

za te

rmic

a de

lla su

perfi

cie

inte

ress

a-ta

alm

eno

pari

a 2,

5 m

2 °C

/W. A

i fin

i del

la d

eter

min

azio

ne d

ell’a

umen

to d

ella

resi

sten

za te

rmic

a so

no p

resi

in co

nsid

eraz

ione

solta

nto

i mat

eria

li av

enti

escl

usiv

a fu

nzio

ne is

olan

te.

2.Do

po il

com

ma

2 de

ll’ar

t. 2

della

l.r.

9/19

95 è

inse

rito

il se

guen

te: 2

bis.

Nel

caso

deg

li al

berg

hi, è

fina

nzia

ta a

nche

la so

stitu

zione

del

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le su

perfi

ci ve

trate

, pur

ché

i tel

ai d

i sup

porto

sian

o id

onei

ai f

ini d

ella

coib

enta

zione

term

ica

dei

loca

li. (o

mis

sis.

.)

Fina

lità:

Favo

rire

l’util

izzo

del g

as m

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o ne

lle u

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imm

obili

ari d

estin

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ad u

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o re

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le o

ass

imila

bile

.Og

getto

del

l’int

erve

nto:

Sono

am

mis

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li gl

i int

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nti c

he a

qua

lunq

ue ti

tolo

pos

sano

favo

rire

una

mag

gior

e di

ffusi

one

del g

as n

atur

ale

nelle

abi

tazio

ni, a

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iziar

e da

ll’al

lacc

iam

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al-

la re

te d

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tribu

zione

sino

all’

inst

alla

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deg

li ap

pare

cchi

util

izzat

ori

Tito

lo II

-Con

tribu

ti in

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o ca

pita

le p

er in

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enti

nell’

edili

ziaFi

nalit

à:In

cent

ivar

e l’i

nsta

llazio

ne d

i sis

tem

i ed

impi

anti

che

sfru

ttano

le fo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

(sol

e, ve

nto,

ene

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idra

ulica

, rifi

uti d

i pro

dotti

vege

tali,

...).

Sogg

etti:

Sogg

etti

prop

rieta

ri o

occu

pant

i di u

nità

abi

tativ

e, a

mm

inis

trato

ri co

ndom

inia

li.Og

getto

del

l’int

erve

nto:

Sono

am

mis

sibi

li gl

i int

erve

nti c

he co

nsen

tono

la co

pertu

ra a

lmen

o de

l 50%

del

fabb

isog

no te

rmic

o an

nuo

dell’

impi

anto

su cu

i gli

stes

si in

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enti

si in

seris

cono

;pe

r le

inst

alla

zioni

foto

volta

iche

non

sono

pre

vist

i liv

elli

min

imi d

i ren

dim

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ene

rget

ico.

Cara

ttere

dei

cont

ribut

i:Co

ntrib

uto

a fo

ndo

perd

uto

nelle

mis

ure

mas

sim

e so

ttosp

ecifi

cate

:50

% d

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spes

a am

mis

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le d

ocum

enta

ta, p

er l’

inst

alla

zione

di p

ompe

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e pe

r il r

isca

ldam

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del

l’am

bien

te o

del

l’acq

uasa

nita

ria e

di s

iste

mi a

ttivi

e p

as-

sivi

che

utili

zzan

o un

a fo

nte

rinno

vabi

le;

60%

del

la sp

esa

amm

issi

bile

doc

umen

tata

, per

l’in

stal

lazio

ne d

i sis

tem

i fot

ovol

taic

i di i

llum

inaz

ione

est

erna

; 80

% d

ella

spes

a am

mis

sibi

le d

ocum

enta

ta, p

er l’

inst

alla

zione

di i

mpi

anti

foto

volta

ici p

er la

pro

duzio

ne d

i ene

rgia

ele

ttric

a

Art

. 36

Riqu

alifi

cazio

ne a

mbi

enta

le e

cred

ito e

diliz

io1.

Il co

mun

e ne

ll’am

bito

del

pia

no d

i ass

etto

del

terri

torio

(PAT

) ind

ivid

ua le

eve

ntua

li op

ere

inco

ngru

e, g

li el

emen

ti di

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rado

, gli

inte

rven

ti di

mig

liora

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to d

el-

la q

ualit

à ur

bana

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i rio

rdin

o de

lla zo

na a

gric

ola

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endo

gli

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ttivi

di r

ipris

tino

e di

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ne u

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istic

a, p

aesa

ggis

tica,

arc

hite

ttoni

ca e

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bien

tale

del

terri

torio

che

si in

tend

ono

real

izzar

e e

gli i

ndiri

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le d

iretti

ve re

lativ

i agl

i int

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nti d

a at

tuar

e.2.

Il co

mun

e co

n il

pian

o de

gli i

nter

vent

i (PI

) dis

cipl

ina

gli i

nter

vent

i di t

rasf

orm

azio

ne d

a re

alizz

are

per c

onse

guire

gli

obie

ttivi

di c

ui a

l com

ma

1.

disp

ersi

oni t

erm

iche

in e

dific

i apr

eval

ente

uso

di c

ivile

abi

ta-

zion

e).

L.R.

n. 4

4 de

l 24-

12-1

996

Conc

essi

one

di c

ontr

ibut

i re

-gi

onal

i per

l’in

cent

ivaz

ione

al-

l’util

izzo

del

gas

met

ano

L.R.

,n. 6

2 20

-08-

1993

norm

e in

mat

eria

di u

so r

azio

-na

le d

ell’e

nerg

ia, d

i ris

parm

ioen

erge

tico

e di

svi

lupp

o de

llefo

nti r

inno

vabi

li

REG

ION

E VE

NET

O

L.R.

11/

2004

Nor

me

per i

l gov

erno

del

terr

i-to

rio

613

3. La

dem

olizi

one

delle

ope

re in

cong

rue,

l’elim

inaz

ione

deg

li ele

men

ti di

deg

rado

, o la

real

izzaz

ione

deg

li int

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nti d

i mig

liora

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to d

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qua

lità

urba

na, p

aesa

ggist

ica,

arch

itetto

nica

e a

mbi

enta

le d

i cui

al c

omm

a 1,

det

erm

inan

o un

cred

ito e

diliz

io.

4. P

er cr

edito

edi

lizio

si in

tend

e un

a qu

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à vo

lum

etric

a ric

onos

ciut

a a

segu

ito d

ella

real

izzaz

ione

deg

li in

terv

enti

di cu

i al c

omm

a 3

ovve

ro a

segu

ito d

elle

com

-pe

nsaz

ioni

di c

ui a

ll’ar

ticol

o 37

. I cr

editi

edi

lizi s

ono

anno

tati

nel r

egis

tro d

i cui

all’

artic

olo

17, c

omm

a 5,

lette

ra e

) e so

no li

bera

men

te co

mm

erci

abili

. Il P

I ind

ivid

uae

disc

iplin

a gl

i am

biti

in cu

i è co

nsen

tito

l’util

izzo

dei c

redi

ti ed

ilizi,

pre

vede

ndo

l’attr

ibuz

ione

di i

ndic

i di e

dific

abili

tà d

iffer

enzia

ti in

funz

ione

deg

li ob

ietti

vi d

i cui

al co

mm

a 1

ovve

ro d

elle

com

pens

azio

ni d

i cui

all’

artic

olo

37.

5. S

alvi

i ca

si in

cui

sia

inte

rven

uta

la s

anat

oria

sec

ondo

la n

orm

ativ

a vi

gent

e, le

ope

re, r

ealiz

zate

in v

iola

zione

di n

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e di

legg

e o

di p

resc

rizio

ni d

i stru

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ti di

pian

ifica

zione

terri

toria

le e

urb

anis

tica

ovve

ro re

alizz

ate

in a

ssen

za o

in d

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mità

dai

tito

li ab

ilita

tivi,

non

poss

ono

dar l

uogo

al r

icon

osci

men

to d

el c

redi

to e

dili-

zio.

Art

. 127

Inte

rven

ti su

gli e

dific

i1.

L’in

stal

lazio

ne d

i nuo

vi im

pian

ti e

la re

alizz

azio

ne d

i ope

re re

lativ

e al

cont

enim

ento

dei

cons

umi e

nerg

etici

e a

ll’ut

ilizz

ode

lle fo

nti r

inno

vabi

li di

ene

rgia

sono

ese

n-ti

dal c

ontri

buto

di c

ui a

ll’ar

ticol

o 66

del

la p

rese

nte

legg

e e

avve

ngon

o ne

l ris

petto

del

le le

ggi p

rovi

ncia

li in

mat

eria

di u

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istic

a, tu

tela

arti

stic

o-st

oric

a, tu

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del p

aesa

ggio

e d

ell’a

mbi

ente

in g

ener

e. S

e es

egui

ti su

edi

fici e

sist

enti

alla

dat

a di

ent

rata

in v

igor

e de

lla le

gge

prov

inci

ale

del 1

9 fe

bbra

io 1

993,

n. 4

, non

ven

-go

no co

nsid

erat

i ai f

ini d

el ca

lcol

o de

lla cu

batu

ra. (

omis

sis.

.)

Art

. 111

Ese

nzio

ne d

al co

ntrib

uto

di co

nces

sion

e.1.

Il co

ntrib

uto

di co

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sion

e no

n è

dovu

to: (

..om

issi

s..)

g) p

er i

nuov

i im

pian

ti, la

vori,

ope

re e

inst

alla

zioni

rela

tivi a

lle e

nerg

ie ri

nnov

abili

e a

lla co

nser

vazio

ne e

al ri

spar

mio

ene

rget

ico.

PRO

VIN

CIA

AU

TON

OM

AB

OLZ

AN

O

L.P.

13/

1997

Legg

e ur

bani

stic

a pr

ovin

cial

e

PRO

VIN

CIA

AU

TON

OM

ATR

ENTO

L.P.

22/

1991

Ord

inam

ento

urb

anis

tico

e tu

-te

la d

el te

rrito

rio

614

Un’applicazione di edilizia sostenibile: la realizzazione dei Villaggi dei XX GiochiOlimpici Invernali Torino 2006(tratto dalla pubblicazione “La Valutazione ambientale strategica dei XX Giochi OlimpiciInvernali di Torino 2006” – EdicomEdizioni luglio 2005)

L’Ambiente al centro dei Giochi (Evelina Christillin)Il Comitato Olimpico Internazionale considera l’Ambiente la terza componente fondamentaledell’Olimpismo – insieme allo sport ed alla cultura - nella consapevolezza che non c’è futuroper lo sviluppo sportivo se non si pongono i valori ambientali al centro di ogni politica di inter-vento.L’intero processo di organizzazione dei Giochi deve dunque essere orientato all’obiettivo digarantire il massimo livello di tutela del territorio, perseguendo obiettivi di miglioramentoambientale, facendo propri i principi dello sviluppo sostenibile e recependo l’Agenda 21 delMovimento Olimpico.L’art. 7 della Carta di Intenti, elaborata ed adottata dal Comitato Organizzatore dei XX GiochiOlimpici Invernali Torino 2006 – TOROC – cita: “La progettazione e realizzazione delle operesarà orientata a minimizzare gli impatti su tutte le componenti ambientali: aria, acqua, suolo,risorse energetiche e naturali, biodiversità. A tal fine saranno adottate tecnologie e soluzioniinnovative e sostenibili, ed attuati interventi di mitigazione e compensazione degli impatti. Incollaborazione con le autorità locali sarà perseguito l’obiettivo di migliorare il bilancio ambien-tale complessivo del territorio Olimpico, attraverso il continuo monitoraggio delle attività svol-te e l’impiego di indicatori condivisi e consolidati. […] Sul territorio interessato dai Giochisaranno sviluppati, in sinergia con gli enti locali, programmi ambientali di accompagnamentodell’evento Olimpico, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sostenibile delle aree”.

La sostenibilità nella progettazione e nella realizzazione dei Villaggi Olimpici eMedia (Roberto Giordano, Marco Operto)Il Programma di candidatura della città Torino è stato caratterizzato da un obiettivo ambizioso:“Realizzare i Villaggi Olimpici e i Villaggi Media come modelli per uno sviluppo urbano soste-nibile”. (Piano d’Azione Ambientale - Green Card).I temi della sostenibilità urbana ed edilizia sono stati quindi recepiti con particolare impegnoed efficacia nella progettazione e nella realizzazione dei Villaggi Olimpici e Media; per taliinterventi è stato infatti possibile definire precisi obiettivi di efficienza e di comfort ambienta-le anche, e soprattutto, in funzione della destinazione residenziale post olimpica delle struttu-re.Il percorso attuativo degli interventi è stato caratterizzato dalla volontà e dal rispetto degliobiettivi e delle prescrizioni della Valutazione Ambientale Strategica (VAS), attraverso lo svi-luppo di strumenti di indirizzo programmatico, sistemi di verifica dei requisiti ambientali deiprogetti, oggetto di gara di appalto, fino a giungere alla messa a punto di strumenti di moni-toraggio e di controllo delle prestazioni in fase di costruzione e di esercizio.

Linee guida per la sostenibilità nel progetto, nella costruzione e nell’esercizio dei VillaggiOlimpici e MediaLa procedura di VAS prevede la verifica degli obiettivi di sostenibilità connessi alla prepara-zione ed allo svolgimento dei Giochi attraverso lo sviluppo di strumenti a supporto delle diver-se attività, non ultime quelle di progettazione, di controllo delle attività di cantiere e di moni-toraggio della qualità ambientale delle opere realizzate. Il TOROC ha avuto, tra gli altri, il compito di elaborare un insieme di strumenti di pianificazio-ne generale che hanno supportato l’Agenzia Torino 2006 (la Pubblica Stazione Appaltante delleOpere Olimpiche) nelle fasi di realizzazione del Piano degli Interventi.In tale contesto il TOROC ha provveduto ad elaborare uno strumento di indirizzo della proget-tazione dei Villaggi Olimpici e Media.

615

Le “Linee guida per la sostenibilità nel progetto, nella costruzione e nell’esercizio dei VillaggiOlimpici e Media”, realizzate con il contributo di esperti del Politecnico di Torino ed il coordi-namento operativo di Environment Park (parco scientifico e tecnologico della città di Torino),costituiscono, nel loro insieme, una sorta di “enciclopedia” delle strategie progettuali per ren-dere ecocompatibili i Villaggi in corso di realizzazione.Le linee guida sono articolate attraverso schede che approfondiscono i requisiti ambientali delprogetto alle diverse scale d’azione seguendo un approccio metodologico simile a quello adot-tato in analoghe esperienze, quali ad esempio:- Il Regolamento Igienico Edilizio tipo della Regione Emilia Romagna;- Il Regolamento Igienico Edilizio tipo della Regione Marche;- Il metodo elaborato dalle attività del GL13 – Sostenibilità in edilizia – della CommissioneProcesso Edilizio dell’UNI.Le schede contengono informazioni puntuali sui possibili indicatori di controllo del processoedilizio e sugli strumenti utili per rendere tali indicatori di controllo leggibili ed efficaci e sonoarticolate su sei ambiti tematici:- l’utilizzo delle risorse climatiche locali (sole e vento);- la qualità ambientale degli spazi esterni;- l’integrazione con il contesto ambientale;- il contenimento del consumo di risorse energetiche;- la riduzione dei carichi ambientali (inquinanti esterni);- la qualità dell’ambiente interno (inquinanti interni).

I requisiti ambientali dei progetti dei Villaggi Olimpici e MediaLe Linee Guida hanno rappresentato per i progettisti dei Villaggi Olimpici e Media un riferi-mento strategico, cui rapportarsi per adottare criteri progettuali mirati alla sostenibilità degliinsediamenti e per la definizione degli strumenti da utilizzare per concretizzare tali criteri. L’attivazione delle procedure di scelta del progettista è avvenuta a seguito della redazione daparte del responsabile del procedimento dell’Agenzia Torino 2006 del Documento Preliminarealla Progettazione (DPP). Tale documento definisce gli obiettivi dell’intervento e le caratteristi-che che deve avere il progetto, quantifica i limiti finanziari da rispettare ed indica con qualepriorità la stazione appaltante intende perseguire gli obiettivi che si è proposta.I DPP dei Villaggi Olimpici e Media hanno recepito le Linee guida redatte da TOROC e le hannointegrate nella definizione dei requisiti di progetto, indicando nella sostenibilità una delle prio-rità da considerare nel percorso di realizzazione dei progetti.Uno degli obiettivi principali che ci si è preposti nell’impostazione degli interventi è stato quel-lo di conseguire un elevato equilibrio fra performance, costi e qualità architettonica e compo-sitiva dei nuovi insediamenti.In particolare le richieste formulate dall’Agenzia sono state rivolte ai seguenti aspetti:- contenimento dei consumi elettrici, termici e di acqua potabile, sia attraverso la riduzionedella domanda che attraverso l’incremento dell’efficienza dei sistemi di trasformazione, pre-vedendo l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed il recupero delle acque meteoriche ereflue;- integrazione progettuale di tecnologie attive e passive per l’incremento dell’efficienza ener-getica delle strutture e per il miglioramento dei parametri ambientali;- qualità degli spazi esterni, in maniera tale da ottimizzare il controllo della temperature dellesuperfici esposte alla radiazione solare, dell’esposizione ai venti dominanti e l’equilibrio igro-metrico dell’area;- qualità degli ambienti indoor in termini di comfort termoigrometrico, isolamento acustico,incremento dell’illuminazione naturale e qualità dell’aria ed inquinamento elettromagnetico;- utilizzo di materiali biocompatibili e con analisi del ciclo di vita positiva, con particolare pre-ferenza nei confronti di tecniche costruttive che garantiscano la possibilità di recupero dellematerie prime seconde;

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- studio, per le diverse unità spaziali e per i diversi sottosistemi tecnologici, della funzionalità,della controllabilità, della flessibilità, dell’accessibilità e della manutenibilità.In particolare per quanto attiene questi ultimi aspetti è stato richiesto da un lato di poter moni-torare nel tempo ed elaborare i dati relativi all’efficacia ed all’efficienza delle soluzioni tecno-logiche adottate, dall’altro di prevedere l’installazione di strumenti che consentano all’utentefinale di controllare i parametri ambientali nell’unità immobiliare occupata e di essere consa-pevole dei consumi di risorse e dei carichi ambientali di cui è responsabile.Per poter avere un controllo costante del processo attuativo è stato richiesto ai progettisti diindicare fin dalle fasi di gara gli obiettivi di sostenibilità che si intendono perseguire, specifi-cando i requisiti qualitativi, quantitativi e le specifiche soluzioni tecnologiche adottate per sod-disfare quanto previsto.Il progetto deve inoltre indicare quali extracosti sono previsti per migliorare la sostenibilità del-l’intervento rispetto ad una costruzione convenzionale, indicando inoltre il pay back period atte-so per gli specifici investimenti.A garanzia del conseguimento dei risultati attesi, nell’ambito dei criteri di aggiudicazione,l’Agenzia ha assegnato un punteggio pari a circa il 20% del totale, per la valutazione della qua-lità dei progetti offerti in termini di sostenibilità.In ultimo, per quanto attiene gli interventi che vedono coinvolte le imprese per la progettazio-ne, costruzione e gestione delle strutture (concessione di lavori pubblici ex art. 19 comma 2della legge 109/94) il concetto di sostenibilità è stato allargato anche alla gestione delle resi-denze chiedendo, in sede di gara, ai concorrenti di dichiarare gli strumenti ed i criteri gestio-nali con i quali intendevano perseguire l’obiettivo di realizzare insediamenti esemplari anchein termini di facility mangement.

Il Villaggio Olimpico di TorinoQuello che è destinato a diventare il principale “quartiere” degli atleti, costituisce effettiva-mente un nuovo modello di sviluppo urbano sostenibile?Si tratta di un intervento piuttosto complesso suddiviso in 3 lotti di residenze per circa 52.000mq, aree a servizio per circa 40.000 mq, oltre ad una passerella pedonale di collegamento conil centro del Lingotto (lotto VI).Nell’ambito delle opere per la realizzazione del Villaggio Olimpico è prevista la conservazionee ristrutturazione delle strutture poste nell’area centrale storica soggetta a vincolo dellaSoprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici.L’intervento di restauro e recupero delle strutture del mercato ortofrutticolo ha come obiettivola realizzazione della zona di servizi al Villaggio Olimpico (centro logistico).La scelta del TOROC e delle città di Torino di localizzare il Villaggio Olimpico in aree urbaneattualmente poco valorizzate attribuisce all’intervento il compito di volano della riqualificazio-ne per l’intero distretto. La progettazione ha voluto quindi conferire un carattere peculiare agliedifici al fine di rendere riconoscibile il quartiere nel futuro ed identificarlo con il titolo diQuartiere Olimpico, come era già avvenuto a Torino negli anni sessanta per il complesso diItalia ‘61. Il Villaggio diventa inoltre un elemento connettivo tra il quartiere di matrice raziona-lista e il complesso del Lingotto al di là della ferrovia e ricuce, sia visivamente che fisicamen-te, questa parte di città.Per quanto attiene il progetto del complesso di edifici, pensati per i lotti del Villaggio Olimpico,la sua configurazione planimetrica è ispirata alla composizione della pianta regolare della cittàdi Torino. La composizione delle abitazioni all’interno del lotto è pensata in modo tale da crea-re uno spazio permeabile nelle direzioni trasversali e di schermo per quelle longitudinali. Infattigli edifici di testa posti sulle vie che delimitano l’area oggetto dell’intervento fungono da sbar-ramento e chiusura visiva del lotto, generando in uniformità con gli edifici vicini un rigido effet-to skyline . La struttura dei lotti è stata pensata in modo tale da creare spazi privati e pubblici ben distin-ti, ciò comporterà la presenza di piazze, strade e cortili, ed è proprio in questi luoghi di sepa-

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razione tra pubblico e privato che si integrano tra loro diverse funzioni come mezzi di traspor-to, servizi per il tempo libero ed aree di ristoro. Sulle vie che delimitano i lotti si ritagliano spazi dedicati per accogliere attività commercialicome negozi, bar, uffici. In particolar modo la piazza nata dall’incrocio delle vie interne assol-ve la funzione sia di luogo di smistamento, sia di punto di ritrovo per gli abitanti della zona.La maggior parte degli edifici ha una superficie di 20,37x13,77 m con un interpiano di 3,10 m,tale da consentire un’altezza libera interna per ogni alloggio di 2,71 m. La qualità degli alloggiè stata pensata soprattutto per il periodo post-Olimpico, ed è appunto perseguendo i massimistandard abitativi che si è cercato di realizzare edifici con ottimali comfort termici, acustici evisivi. In particolare:- sugli edifici sono stati installati circa 2000 mq di collettori solari ad acqua per il riscaldamentodell’acqua igienico sanitaria, in grado di soddisfare il 60% del fabbisogno di acqua calda;- la maggior parte delle unità abitative è dotata di serre solari a guadagno diretto grazie allequali sarà possibile ridurre il fabbisogno energetico di riscaldamento nel periodo invernale;- la richiesta massima di energia convenzionale per il riscaldamento non sarà superiore al 60%del consumo ammesso dalla Legge 10 del 1991 – la principale norma di riferimento per l’at-tuazione del Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di risparmioenergetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia;- gli alloggi sono riscaldati attraverso pannelli radianti a bassa temperatura, in modo tale dagarantire il massimo comfort indoor;- si otterrà una sostanziale riduzione delle emissioni di anidride carbonica (CO2 equivalente)per via del totale ricorso al teleriscaldamento urbano, ovvero, il trasporto a distanza di caloread uso riscaldamento urbano e acqua calda sanitaria, prodotto dai due impianti di cogenera-zione di Moncalieri e Mirafiori Nord;- i corpi illuminanti e le lampada installate, internamente ed esternamente agli edifici, rispet-teranno i requisiti del programma europeo “green light”, attraverso il quale nel corso dei pros-simi cinque anni sarà possibile risparmiare il 30% dei consumi energetici di illuminazione;- gli isolanti termoacustici sono di origine naturale in fibra di cellulosa privi di CFC e HCFC dan-nosi per l’ozono;- i sistemi di irrigazione delle aree verdi sono alimentati da serbatoi di raccolta delle acque pio-vane- le bocchette di erogazione dell’acqua dei rubinetti e degli scarichi di bagni e cucine sonodotati di dispositivi in grado di ridurre il flusso d’acqua erogato con un risparmio del 40%rispetto ad analoghi erogatori privi di dispositivo.Tutte le unità abitative sono dotate di strumenti di controllo in grado di garantire la misuradelle principali grandezze ambientali e di permettere un monitoraggio costante dell’efficienzadelle soluzioni tecnologiche adottate.I dati derivanti dal monitoraggio post occupancy potranno essere confrontati con i risultati atte-si, che il progettista ha dovuto valutare ed esplicitare nel corso della progettazione. L’obiettivo di un modello di sviluppo urbano sostenibile sembra dunque essere stato raggiuntoattraverso la realizzazione di un intervento che ha coniugato i concetti della progettazionesostenibile con quelli di economicità, di rispetto dei tempi di realizzazione e dei requisiti inse-diativi tipici degli interventi urbani a grande scala.

Il Villaggio Media ItalgasIl Villaggio Media Italgas viene realizzato nelle aree dimesse dell’ex stabilimento di produzio-ne dell’Italgas, sulle rive del fiume Dora. Durante la fase olimpica verrà utilizzato per ospitareall’incirca 450 giornalisti ed operatori dell’informazione, dopo le Olimpiadi verrà riconvertito aresidenza universitaria. Anche questo Villaggio si caratterizza per il suo basso impatto ambien-tale e per l’efficienza energetica.Gli edifici sono stati orientati lungo l’asse est-ovest, in modo tale da ottenere un allineamen-to nord-sud delle cellule abitative e consentire un controllo ottimale dei parametri ambientali,

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massimizzando gli apporti solari invernali, diminuendo le dispersioni di calore e consentendoun facile controllo del surriscaldamento estivo attraverso schermature solari operabili esterne.Un sistema di lamelle di legno consente la modulazione degli apporti termici e solari lungo ilfronte sud degli edifici residenziali contribuendo al raggiungimento del comfort termico inter-no delle cellule abitative.La realizzazione della struttura avviene attraverso murature portanti, limitando l’uso del calce-struzzo alla realizzazione delle solette, così facendo si elimina completamente la formazione diponti termici strutturali e si conferisce alla struttura una notevole inerzia termica che, unita-mente all’utilizzo di sistemi di riscaldamento a bassa temperatura consente un ottimale livellodi comfort interno.La muratura è costituita da un unico filare di blocchi d’argilla naturale porizzati con farina dilegno naturale, mentre l’isolamento termico del tetto è realizzato attraverso l’utilizzo di pan-nelli in sughero.Gli impianti tecnologici al servizio delle palazzine e delle zone servizi, sono stati progettati conparticolare attenzione:- il riscaldamento nelle camere è realizzato con pannelli radianti a bassa temperatura;- la generazione di calore avviene per mezzo di caldaie a condensazione funzionanti a gasmetano;- sono stati utilizzati reattori elettronici per i corpi illuminanti nelle zone comuni;- è previsto l’utilizzo di sistemi di termoregolazione climatica abbinati a rilevazione della pre-senza delle persone per la razionalizzazione dei consumi;- i sistemi di irrigazione delle aree verdi sono alimentati da serbatoi di raccolta delle acque pio-vane.L’Agenzia Territoriale Casa, che gestirà la struttura per 30 anni, (l’Università di Torino che è ilproprietario del Villaggio ha costituito a favore di ATC un diritto d’uso e gestione della struttu-ra per 30 anni) ha posto insieme al TOROC le premesse di un iter che porterà il Villaggio a con-seguire il marchio europeo di qualità ecologica (Ecolabel) per il servizio di ricettività turistica.Il Comitato Organizzatore ha infatti ricevuto dalla Commissione Europea l’incarico per un pro-getto di diffusione dell’Ecolabel Europeo degli alberghi all’interno dell’area Olimpica ePiemontese.Per le imprese turistiche l’Ecolabel rappresenta uno strumento di marketing e comunicazionenei confronti del cliente sensibile alla tutela ambientale.Il progetto è svolto con il supporto di Provincia di Torino, Regione Piemonte, ARPA Piemonte,APAT e Comitato Ecolabel.

Il Villaggio Media Villa ClarettaIl Villaggio Media Villa Claretta in località Grugliasco (TO) si sta realizzando all’interno delparco storico della “Villa Claretta”, un edificio seicentesco attualmente in corso di ristruttura-zione da parte del comune di Grugliasco. Durante la fase olimpica ospiterà circa 430 giornali-sti e successivamente verrà convertito a residenza universitaria.In questo caso i criteri di sostenibilità richiesti per i Villaggi Olimpici sono stati utilizzati comepunto di partenza per l’inserimento paesistico ambientale degli edifici.Un attento studio delle aree verdi ha consentito di realizzare una quinta verde che delimita ilparco verso il Villaggio e ne garantisce un perfetto inserimento ambientale.Tutte le aree carrabili esterne sono realizzate su terreno vegetale (senza asfalto), attraversol’uso di geogriglie, in modo tale da garantire la completa permeabilità del terreno e preservar-ne la funzione di volano termo igrometrico.Gli edifici vengono realizzati con l’obiettivo di un elevato utilizzo degli apporti energetici natu-rali esterni.La ventilazione delle camere è garantita attraverso camini di estrazione a tiraggio naturale, ingrado di funzionare per il 70% dell’anno senza alcun ausilio meccanico.Un ottimale bilanciamento dei requisiti di illuminazione naturale delle camere e di schermatu-

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ra solare estiva è stato ottenuto attraverso l’utilizzo di serramenti particolari dotati di scher-mature solari orizzontali concave.Tali schermi sono stati posizionati a 2/3 della finestra, in modo tale da ombreggiare l’interasuperficie delle camere ed illuminarne per riflessione i soffitti attraverso la restante parte altadel serramento.Gli impianti tecnologici comprendono:- il riscaldamento nelle camere previsto con pannelli radianti a bassa temperatura;- l’allacciamento al sistema di teleriscaldamento cittadino;- l’utilizzo di reattori elettronici per i corpi illuminanti nelle zone comuni;- l’utilizzo di sistemi di ventilazione naturale;- i sistemi di irrigazione delle aree verdi, alimentati da serbatoi di raccolta delle acque piova-ne.

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SITI INTERNET

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Ufficio Aria e Rumore Provincia Autonoma Bolzano-Alto Adigewww.provinz.bz.it/umweltagentur/2902/index_i.asp

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UN INSIEME DI INDICATORI PER IL REPORTING AMBIENTALEDELL’INQUINAMENTO INDOOR

M. G. SIMEONE, A. LEPORE, V. UBALDI, M. C. CIRILLO(APAT - Dipartimento Stato dell’Ambiente e Metrologia Ambientale, Servizio Inquinamento Atmosfericoe Ambiente Urbano)

1. INTRODUZIONE

L’inquinamento in ambienti confinati è da tempo oggetto di studio per le conseguenze che puòcausare sulla salute ed il benessere degli occupanti. La conoscenza della problematica, se pur ben documentata dalla presenza di numerosi studi ericerche, risente ancora delle difficoltà di una base comune di confronto di dati e di risultati.Tale carenza dipende dalla natura privata delle abitazioni, dalle diverse abitudini e attività svol-te dagli occupanti che rendono difficile qualsiasi esercizio di standardizzazione. Come conse-guenza non è facile individuare degli indicatori effettivamente popolabili ed ottenere una let-tura d’insieme del fenomeno dell’inquinamento indoor, delle pressioni e dei relativi impattisulla salute. Per un’informazione più aggiornata sull’argomento sarebbe necessario disporre diun quadro conoscitivo sulle reali condizioni del parco abitativo rispetto alla qualità delle strut-ture, agli aspetti legati all’efficienza energetica ed a tutte quelle altre caratteristiche cheinfluenzano la qualità dell’aria negli ambienti confinati, il benessere e la salute. Nel I Rapporto APAT sulla qualità dell’ambiente urbano (edizione 2004), il contributo “Un insie-me di indicatori per il reporting ambientale dell’inquinamento indoor: primo esempio di appli-cazione per le otto principali aree metropolitane italiane” (A. Lepore, G. Otero, M. G. Simeone,V. Ubaldi) presenta un set di indicatori che delinea un quadro conoscitivo di insieme sulle pro-blematiche dell’inquinamento negli ambienti confinati considerando alcuni fattori di rischiocome determinanti del fenomeno, quali ad esempio la qualità delle abitazioni e la mobilità; fat-tori entrambi che concorrono alla definizione di uno stato di benessere e di salute nella suaaccezione più complessiva. Oggi vorremmo consolidare quel primo esercizio presentando un aggiornamento degli indica-tori proposti, laddove possibile, ed inserendo un indicatore aggiuntivo (“Casi di legionellosi”)che fornisce informazioni su una patologia tipica causata dall’inquinamento indoor di tipo bio-logico. Per presentare un’informazione più completa, inoltre, in alcuni casi è stato possibile vol-gere uno sguardo verso l’Europa, fornendo un confronto con i dati europei.

2. RIFERIMENTI NORMATIVI

L’inquinamento indoor non è regolato da veri e propri riferimenti legislativi. Tuttavia, l’atten-zione rivolta alla tematica risulta evidente già nella Direttiva 89/106/CEE del Consiglio Europeosui materiali da costruzione. Questa prende in considerazione gli aspetti sanitari e ambientalie dà mandato al CEN (Comitato europeo per la standardizzazione) di elaborare norme armoniz-zate e metodi di prova riguardanti la qualità dell’aria all’interno degli edifici (1). Più recente-mente la Comunità Europea ha licenziato la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energeticonell’edilizia (2), avente come obiettivo l’efficienza ambientale a lungo termine. Lo stessoapproccio è stato poi ripreso nel documento “Verso una strategia per un ambiente urbanosostenibile” (3) in cui tra le priorità segnalate è indicata anche la qualità dell’aria all’internodegli edifici, l’accessibilità, i livelli di rumore, il comfort, la qualità ambientale dei materiali ed

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i costi del ciclo di vita dell’edificio, nonché la resistenza di quest’ultimo ai rischi ambientali. Ciòrichiederà in primo luogo la messa a punto di una metodologia comune a livello europeo daapplicarsi non soltanto agli edifici esistenti ma anche ai nuovi progetti edilizi, in modo da favo-rire l’incorporazione di tecniche sostenibili sin dalla fase della progettazione. Le decisioni presein fase di progettazione determinano infatti i costi del ciclo di vita, il consumo di energia, laqualità dell’aria all’interno degli edifici, la riciclabilità e il riutilizzo dei rifiuti da demolizione (4).Le interazioni ambiente e salute sono oggetto sia del VI Programma di Azione Ambientale, isti-tuito dalla Dec. 1600/2002/CE (5), che della successiva Strategia Tematica Ambiente e Salute(6). Entrambi propongono un approccio integrato per migliorare la conoscenza, il monitoraggioe l’intervento in materia di aspetti ambientali e sanitari. Con particolare riferimento al proble-ma dell’inquinamento indoor, il VI Programma di azione per l’ambiente promuove tra le azioniquella di “esaminare il problema della qualità dell’aria all’interno degli edifici e del relativoimpatto sulla salute umana e svolgere attività di ricerca nel campo per definire le priorità evalutare la necessità di proporre una strategia ed un piano d’azione comunitari per affrontareil problema”; la Strategia Tematica Ambiente e Salute focalizza l’attenzione sull’esposizione alfumo passivo e alle patologie correlate, specie nell’infanzia. Nell’ottica dello sviluppo di un sistema di informazione integrata si è mossa l’OrganizzazioneMondiale della Sanità, che ha avviato già dal 1999 molteplici attività (EHIS – Environmentaland Health Information System). Tra queste lo studio di fattibilità di un set di indicatori ambien-te e salute per i Paesi Europei (progetto ECOEHIS, Development of Environmental Health indi-cators for European Union countries) (7) articolato su temi ambientali tradizionali, come inqui-namento atmosferico, idrico, acustico, ma anche inquinamento indoor e housing.A livello nazionale, la qualità dell’aria in ambienti di vita è stata oggetto nel 2001 di un accor-do tra il Ministero della salute, le regioni e le province autonome, che ha portato alla pubbli-cazione delle linee guida per la tutela e la promozione della salute negli ambienti confinati (8).Dopo una prima parte di inquadramento del problema, il documento presenta un programma diprevenzione generale e le linee strategiche per la messa in opera del programma, tra cui la pre-disposizione di dati nazionali per un quadro conoscitivo della qualità dell’aria interna e la reda-zione di linee-guida per i diversi tipi di ambienti; la disposizione di standard adeguati di venti-lazione e di protocolli per la manutenzione dei sistemi di aerazione; non ultima l’attivazione diprovvedimenti legislativi in termini di raccomandazioni e misure impositive. Un importantestrumento di tutela della salute pubblica è stato inserito recentemente nella normativa italia-na mediante l’introduzione della L. n.3/2003, art. 51, “Tutela della salute dei non fumatori”,entrata in vigore il 10/01/2005, che estende il divieto di fumo a tutti i locali chiusi ad eccezio-ne di quelli privati non aperti ad utenti o al pubblico e di quelli riservati ai fumatori e come talicontrassegnati. Con tale provvedimento ci si aspettano enormi ripercussioni sui comportamentie le abitudini degli individui in relazione al fumo, che dal punto di vista della qualità dell’arianegli ambienti confinati (e non solo) rappresenta uno degli inquinanti più pericolosi.

3. GLI INDICATORI

Nella prima edizione del rapporto era stato proposto un set di indicatori (Tabella 1). Oggi pre-sentiamo un aggiornamento per molti di questi (Tabella 2), prendendo in esame un maggiornumero di centri metropolitani (14 anziché 8). La copertura spaziale è stata estesa al livello pro-vinciale, in linea con la tendenza attuale di associare ad un’area metropolitana un territorio icui confini superino la dimensione comunale. Eccezioni sono costituite dall’indicatore“Disponibilità all’acquisto di una casa di buona qualità”, in cui non è stato possibile reperire idati di costo delle abitazioni al metro quadro a livello provinciale e dalla “Percentuale di fuma-tori”, che, essendo ricavata da indagini multiscopo, non può fornire dati disaggregati a livelloprovinciale e/o comunale perché non rappresentativi a quel livello. I dati del 2001 relativi alla“Percentuale di lavoratori per tempo medio impiegato per lo spostamento verso il luogo di stu-

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dio e di lavoro” non sono confrontabili con quelli del 1998, esibiti nel primo rapporto, poiché iprimi derivano dai risultati definitivi dell’ultimo Censimento sulla popolazione dell’ISTAT, men-tre nel 1998 sono stati ottenuti mediante un’indagine multiscopo. Inoltre in quest’ultima edi-zione del rapporto non possono essere aggiornati gli indicatori “Percentuale di famiglie dotatedi condizionatore” e “Non fumatori che vivono in famiglia con fumatori”, derivanti anch’essi daindagini multiscopo. Una novità in questo secondo rapporto è costituito dall’indicatore “Casi dilegionellosi”, disponibile a livello provinciale e in un’ampia serie storica. Nell’analisi di alcuniindicatori, infine, è stato possibile inserire un confronto con i dati europei.

Tabella 1: Set di indicatori proposto nella prima edizione del Rapporto “Qualità dell’ambiente urbano”.

Tabella 2: Set di indicatori presentato in questa edizione del Rapporto “Qualità dell’ambiente urbano”.

3.1 Disponibilità all’acquisto di una casa di buona qualità

Definendo come disponibilità all’acquisto di una casa il reddito necessario per l’acquisto di unaabitazione di 60 m2 e assumendo come sufficiente il 15% del reddito familiare su un periododi tempo di 25 anni, il calcolo dell’indicatore è stato effettuato utilizzando i valori di costo/m2

relativi agli immobili residenziali nuovi o ristrutturati nei comuni per le quattordici città ogget-to d’indagine (vedi anche indicatori ECOEHIS (7)). La scelta di utilizzare l’indice di costo per lenuove abitazioni si basa sull’ipotesi che queste siano realizzate con materiali di fabbricazionee secondo standard qualitativamente adeguati, fattori determinanti ai fini della qualità dell’a-ria indoor e delle condizioni abitative in generale. I dati relativi al 2002 sono stati calcolati

IndicatoreCoperturatemporale

Coperturaspaziale

Disponibilità all'acquisto di una casa di buona qualità 2002-2004 14 comuni

Affollamento abitativo 2001 14 province

Percentuale di lavoratori per tempo medio impiegato per lo spostamentoverso il luogo di studio e di lavoro

200114 province, 12

comuni

Percentuale di fumatori 2001-2002 20 regioni

Casi di legionellosi 1996-2003 14 province

IndicatoreCoperturatemporale

Coperturaspaziale

Aggiornatonella seconda

edizione

Disponibilità all'acquisto di una casa di buona qualità 2002-2003 8 comuni X

Affollamento abitativo 1991/2001 8 comuni X

Percentuale di lavoratori per tempo medio impiegato perlo spostamento verso il luogo di studio e di lavoro

1998 8 comuni X

Percentuale di famiglie dotate di condizionatore 2001-2002 20 regioni

Percentuale di fumatori 2001 20 regioni X

Non fumatori che vivono in famiglia con fumatori 1999 Dato nazionale

623

secondo le variazioni annuali dei prezzi medi di compravendita di abitazioni nuove o ristruttu-rate relativi all’anno 2003, riportati dalla NOMISMA.Il reddito che si ottiene varia molto tra le quattordici città metropolitane (Tabella 3 e Grafico 1).Prendendo in considerazione il dato più recente, l’acquisto di una abitazione a Venezia, che hail costo al metro quadro più elevato, richiede la disponibilità per 25 anni di un reddito annualecomplessivo di € 66.624; a Catania, invece, un’abitazione di nuova costruzione e della stessametratura può essere acquistata con un reddito annuale di € 23.216.Si nota come, di anno in anno, il reddito necessario per l’acquisto di una casa di buona quali-tà subisca un aumento percentuale corrispondente a circa il 10% in tutte le città in esame, conuna punta riscontrata nel caso di Roma, in cui, passando dal 2002 al 2004 si ha un aumentodel 30%.

Tabella 3: Reddito annuale necessario per acquistare una casa di qualità di 60 m2. Anni 2002-2004.

Fonte: Elaborazioni APAT su dati dell’Osservatorio Mercato Immobiliare NOMISMALegenda:(1) Venezia città.(2) Dato riferito a febbraio 2004.(3) Dato riferito a febbraio 2005.

Se si guarda agli altri Paesi Europei (Tabella 4), si nota che in generale anche in questi casi imercati immobiliari registrano prezzi in crescita. In particolare dal 1997 al 2004 i prezzi delleabitazioni in Irlanda, Gran Bretagna e Spagna sono aumentati oltre il 100%. Anomalo, invece,il caso della Germania che presenta un mercato immobiliare stagnante. In questo contesto ein questo arco temporale l’Italia presenta una situazione intermedia, con una variazione del62% passando dal 1997 al 2004. Il costo delle abitazioni rappresenta un “driver” che influisce sia sulla qualità della vita e delbenessere degli occupanti, vincolando la scelta di condizioni abitative idonee a limitare così lefonti di rischio, sia più complessivamente sullo sviluppo urbano e sulle implicazioni collegatequali la mobilità, i rifiuti, le densità abitativa, ecc.

Città2002 2003 2004

€/anno

Torino 30.569 32.464 35.024

Milano 50.906 56.608 62.400

Venezia (1) 55.522 60.464 66.624

Trieste 25.638 28.176 (2) 30.832 (3)

Genova 23.936 27.024 30.016

Bologna 40.137 44.592 47.648

Firenze 45.241 49.856 54.656

Roma 38.578 44.480 50.272

Napoli 31.365 34.752 38.416

Bari 26.460 29.424 31.616

Palermo 20.136 21.888 23.968

Messina 23.167 24.256 (2) 25.856 (3)

Catania 18.811 20.880 23.216

Cagliari 23.612 25.312 27.008

624

Tabella 4: Indici di costo delle abitazioni (variazioni percentuali).

Fonte: “The Economist” su fonti varieLegenda:(1) Variazione rispetto l’anno precedente. Secondo trimestre o successivo(2) Variazione rispetto l’anno precedente. Secondo trimestre

3.2 Affollamento abitativo

Condizioni abitative di affollamento possono determinare l’insorgere di alcune problematichee situazioni di rischio favorendo la diffusione di malattie infettive, aumentando la probabilitàdi incidenti domestici ed influendo sulle condizioni microclimatiche dell’ambiente interno. Piùin generale, spazi inadeguati influiscono sul benessere mentale di un individuo, provocanostress e insoddisfazione e si accompagnano ad altri disagi socio-sanitari all’interno delle fami-glie (vedi anche indicatori ECOEHIS (7)).

Paesi 2004 (1) 2003 (2) 1997-2004

Spagna 17,2 18,7 125

Francia 14,5 12,9 68

Gran Bretagna 13,8 17,6 132

Irlanda 11,1 13,8 181

Italia 10,8 10,6 62

Svezia 10,0 7,0 77

Belgio 8,2 4,8 50

Danimarca 5,0 2,9 44

Paesi Bassi 3,9 0,5 74

Svizzera 2,1 2,7 11

Germania -1,7 -4,5 -3

625

Fonte: Elaborazioni APAT su dati dell’Osservatorio Mercato Immobiliare NOMISMA

Grafico 1: Andamento della disponibilità all’acquisto di una casa di buona qualità nelle 14 città metro-politane. Anni 2002-2004.

L’affollamento può essere valutato con due diversi criteri: tramite una misura oggettiva, ovve-ro la superficie media o il numero di stanze abitabili per persona, oppure tramite la percezionesoggettiva degli spazi sufficienti o insufficienti per le attività quotidiane. Qui l’affollamento èrappresentato attraverso un indicatore oggettivo, vale a dire il numero medio di stanze di un’a-bitazione rispetto al numero degli occupanti. I valori presentati (Tabella 5) si riferiscono al numero medio di stanze per residente e sono staticalcolati per le quattordici province prese in esame mediante i dati definitivi del 14°Censimento ISTAT sulla popolazione e le abitazioni. Come si vede (Tabella 5 e Grafico 2) ingenerale nelle grandi province italiane ogni abitante dispone di almeno una stanza. Soltanto iresidenti delle province di Venezia, Trieste, Genova, Bologna e Firenze dispongono di un nume-ro di stanze superiore al dato medio nazionale (1,62 stanze per residente). Il residente che haun numero inferiore di stanze a disposizione vive a Napoli, con un dato pari a 1,20, mentre aGenova un abitante vive in uno spazio medio costituito da 1,86 stanze. Nel variegato panorama europeo, l’Italia presenta una situazione intermedia relativamente allospazio di vita a disposizione degli individui. Se si confrontano i dati con quelli derivanti dal-l’indagine europea sulla qualità della vita, realizzata dalla “European Foundation for theImprovement of Living and Working Conditions” nel 2003 (15), si vede (Figura 2) che nei PaesiEU15 (prima del maggio 2004) un individuo ha a disposizione 1,9 stanze nell’alloggio in cui vive(escludendo cucina, bagni, corridoi, magazzini e stanze ad uso professionale); se si considera-no gli Stati Membri EU25 (dopo maggio 2004) il numero medio di stanze per persona scendelievemente a 1,8. Tra le province italiane prese in esame, quelle che più si avvicinano alla media europea risul-tano essere Genova, Firenze e Trieste. Un residente della provincia di Napoli, invece, disponedi uno spazio vitale medio di poco superiore a quello in cui vivono gli abitanti degli ultimi dieciPaesi che hanno avuto accesso nella Comunità a maggio 2004 (NMS: 10 New Member States)e dei tre Paesi candidati (CC3: Bulgaria, Romania e Turchia); in questi casi il numero medio distanze per persona corrisponde a 1,1.

Tabella 5: Numero medio di stanze per residente nelle 14 province. Anno 2001.

Fonte: Elaborazioni APAT su dati ISTAT

Province Numero medio di stanze per residente

Torino 1,58

Milano 1,52

Venezia 1,68

Trieste 1,75

Genova 1,86

Bologna 1,70

Firenze 1,78

Roma 1,58

Napoli 1,20

Bari 1,34

Palermo 1,47

Messina 1,61

Catania 1,50

Cagliari 1,59

Italia 1,62

626

3.3 Tempo impiegato per gli spostamenti verso il luogo di studio o di lavoro

I mezzi di trasporto costituiscono un ambiente confinato dove spesso si trascorre una parteconsiderevole della giornata. La percezione di chi guida è quella di associare all’habitat inter-no un ambiente noto e confortevole, in cui difficilmente si pensa che possano nascondersi insi-die quali una scarsa qualità dell’aria, come invece dimostrato da diversi studi. Fattori quali ele-vato traffico, condizioni climatiche, vicinanza a tubi di scarico provenienti da motori diesel o davecchi modelli veicolari, uniti a cattive abitudini degli occupanti (fumo di tabacco, scarsa ven-tilazione), possono infatti determinare l’accumulo di inquinanti nei mezzi di trasporto. Alcuni diquesti possono avere un livello di concentrazione maggiore all’interno del veicolo di quantonon ne abbiano nell’aria esterna in prossimità della stazione di monitoraggio. Se si considerapoi l’esposizione, ovvero la concentrazione integrata per il tempo, ben si comprende come ilfattore “tempo trascorso” possa fornire un’indicazione del potenziale rischio correlato all’e-sposizione agli inquinanti che possono essere presenti all’interno dei mezzi stessi. Numerose informazioni circa gli spostamenti quotidiani effettuati nel nostro Paese tra un luogodi partenza (alloggio di dimora abituale) e uno di arrivo (luogo di studio o di lavoro) sono forni-te dai risultati del 14° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni (16). Le infor-mazioni relative a tempi e mezzi degli spostamenti fanno riferimento alle risposte fornite daquanti si sono recati al luogo abituale di studio o di lavoro il mercoledì precedente la data diriferimento della rilevazione. Dati alla mano, nel 2001 in Italia il 47,0% della popolazione resi-dente si sposta giornalmente dalla dimora abituale per raggiungere il luogo di studio o di lavo-ro. La maggioranza di questi (83,1%) raggiunge il luogo di studio o di lavoro utilizzando mezzidi trasporto e di preferenza l’automobile (58,6%). Il tempo speso nei trasferimenti rappresentaun tempo non trascurabile: il 41,3% delle persone che si spostano quotidianamente dichiaraun tempo superiore ai 16 minuti per i trasferimenti da casa al luogo di lavoro o di studio. Nelle grandi aree metropolitane italiane, in generale, rispetto ai valori nazionali, sono neces-sari tempi più lunghi per gli spostamenti quotidiani (Tabella 6). I tempi medi di percorrenza sono

627

Legenda:* Fonte: European Quality of Life Survey 2003.

EU15: 15 Stati Membri dell’Unione Europea (prima del maggio 2004)EU25: 25 Stati Membri dell’Unione Europea (dopo maggio 2004)NMS: 10 Nuovi Stati diventati Membri dell’Unione Europea a maggio 2004 CC3: 3 Paesi candidati (Bulgaria, Romania, Turchia)

Grafico 2: Numero medio di stanze per residente nelle 14 province (Anno 2001). Confronto con i valorimedi nazionali ed europei.

più elevati se si considera il dato comunale rispetto a quello provinciale, ad eccezione deglispostamenti che necessitano un tempo superiore ai 60 minuti che riguardano una percentualepiù alta nella provincia rispetto al comune. Emblematico il caso dei pendolari romani, che impiegano più di 15 minuti nel 61,4% dei casise residenti nella provincia fino ad arrivare al 65,6% se residenti nel comune di Roma. La situa-zione più vivibile sembra, invece, presentarsi a Bari dove la maggior parte dei residenti che sispostano (66,4% nella provincia, 56,9% nel comune) raggiunge il luogo di studio o di lavoro inmeno di 15 minuti. Analizzando il dato relativo agli spostamenti che richiedono tempi superiori al quarto d’ora(Tabella 7) si vede che la percentuale maggiore è nella fascia fino a 30 minuti, con punte benoltre il 60% (media nazionale) nei casi di Bari, Catania e Palermo. I dati di Roma, invece,mostrano percentuali comparabili di pendolari che necessitano fino a 30 minuti e da 31 a 60minuti, confermando la criticità della mobilità nell’area metropolitana.

Tabella 6: Percentuale (%) di residenti che si spostano, nei comuni e nelle province, per tempo medioimpiegato per lo spostamento verso il luogo di studio o di lavoro. Anno 2001.

Fonte: ISTAT

Areemetropoli-tane

Fino a 15 min. Da 16 a 30 min. Da 31 a 60 min. Oltre 60 min.

Comune Provincia Comune Provincia Comune Provincia Comune Provincia

Torino 40,7 46,7 37,7 31,1 19,2 18,9 2,4 3,3

Milano 37,1 45,6 35,0 27,6 24,9 22,2 3,0 4,6

Venezia 41,8 51,4 29,9 25.4 22,6 17,6 5,7 5,6

Trieste - 53,5 - 35.5 - 9,7 - 1,4

Genova 41,5 44,5 36,0 31,8 19,7 19,9 2,8 3,8

Bologna 48,6 50,9 37,4 31,1 12,2 15,5 1,8 2,5

Firenze 49,7 52,6 35,8 29,1 13,0 15,8 1,5 2,5

Roma 34,4 38,5 31,3 27,7 28,4 26,2 5,9 7,5

Napoli 43,6 54,0 33,7 27,0 19,9 15,6 2,8 3,4

Bari 56,9 66,4 34,8 23,3 7,1 8,3 1,2 2,0

Palermo 52,6 57,4 36,2 29,3 10,0 11,5 1,2 1,9

Messina 45,8 57,7 35,4 25,4 15,9 13,3 2,9 3,6

Catania 51,9 57,4 37,1 28,7 9,4 11,7 1,6 2,2

Cagliari - 56,8 - 26,9 - 13,4 - 3,0

Italia 58,7 24,8 13,0 3,5

628

Tabella 7: Ripartizione delle percentuali dei residenti che si spostano, nei comuni e nelle province, rispet-to al totale che impiega più di 15 minuti per lo spostamento verso il luogo di studio o di lavoro. Anno 2001.

Fonte: ISTAT

3.4 Percentuale di fumatori

Il fumo di tabacco ambientale rappresenta uno degli inquinanti più diffusi negli ambienti con-finati, come evidenziato anche dalle “Linee guida per la tutela e la promozione della salutenegli ambienti confinati” (8). Si parla di esposizione a fumo passivo o a fumo di tabaccoambientale (Environmental Tabacco Smoke, ETS) quando, involontariamente, un individuorespira il fumo di tabacco consumato da altri. In questo caso il non fumatore respira, suo mal-grado, il fumo prodotto dalla combustione della sigaretta più quello che è stato prima inalatoe successivamente espirato dai fumatori. Si tratta di una combinazione di più di 4000 sostan-ze chimiche sotto forma di particelle solide e gassose, alcune delle quali dotate di marcate pro-prietà irritanti ed altre, circa 60, sospettate o riconosciute cancerogene. Le prove degli effettinocivi sulla salute del fumo passivo si sono andate accumulando negli ultimi 20 anni, fino allaclassificazione da parte dell’U.S. Evironmental Protection Agency (U.S. EPA) e dell’AgenziaInternazionale per la Ricerca sul cancro (IARC) come una delle cause che provoca cancro neinon fumatori. Il fumo passivo provoca, inoltre, un aumento del rischio di malattie ischemiche edisturbi cardiovascolari tra gli adulti. È responsabile di una quota considerevole delle patolo-gie respiratorie dell’infanzia, dall’otite, all’asma, alla broncopolmonite. Il fumo attivo delledonne in gravidanza, o l’esposizione a fumo passivo, causa una significativa riduzione del pesoalla nascita, è associato alle morti improvvise del neonato (SIDS, Sudden Infant DeathSyndrome), ed ha gravi conseguenze per lo sviluppo della funzione respiratoria dei bambini.La normativa italiana ha introdotto recentemente un importante strumento di tutela della salu-te pubblica mediante l’introduzione della L. n.3/2003, art. 51, “Tutela della salute dei non fuma-tori”, entrata in vigore il 10/01/2005, che estende il divieto di fumo a tutti i locali chiusi ad

Aree metro-politane

Da 16 a 30 min. Da 31 a 60 min. Oltre 60 min,

Comune Provincia Comune Provincia Comune Provincia

Torino 63,5 58,4 32,5 35,5 4,1 6,1

Milano 55,6 50,7 39,6 40,9 4,8 8,4

Venezia 51,4 52,3 38,7 36,1 9,9 11,6

Trieste - 76,3 - 20,8 - 2,9

Genova 61,5 57,4 33,7 35,8 4,7 6,8

Bologna 72,6 63,3 23,9 31,6 3,4 5,1

Firenze 71,1 61,4 25,9 33,3 3,1 5,3

Roma 47,7 45,1 43,3 42,7 9,0 12,2

Napoli 59,8 58,6 35,2 34,0 5,0 7,5

Bari 80,7 69,4 16,5 24,6 2,8 6,0

Palermo 76,3 68,6 21,2 26,9 2,5 4,5

Messina 65,3 60,1 29,3 31,3 5,4 8,5

Catania 77,2 67,4 19,4 27,5 3,3 5,1

Cagliari - 62,2 - 30,9 - 6,9

Italia 60,2 31,4 8,4

629

eccezione di quelli privati non aperti ad utenti o al pubblico e di quelli riservati ai fumatori ecome tali contrassegnati. Il primo intervento normativo italiano a tutela della salute dei nonfumatori, risalente al 1975 (L. n. 584 dell’11/11/1975), stabiliva, infatti, il divieto di fumare inalcuni luoghi tra i quali corsie di ospedali, aule scolastiche, sale di attesa di stazioni, localichiusi adibiti a pubblica riunione, cinema, teatri, biblioteche e sale da ballo. Solo dopo ventianni il divieto è stato esteso (Dir.P.C.M. del 14/12/1995) anche agli uffici aperti al pubblicodelle amministrazioni e delle aziende statali, ma continuavano ad essere esclusi i luoghi dilavoro privati o non aperti al pubblico e gli esercizi commerciali e di ristorazione. Con il prov-vedimento della L. n.3/2003, art. 51, ci si aspettano enormi ripercussioni sui comportamenti ele abitudini degli individui relativamente al fumo, con auspicabili risvolti positivi da un puntodi vista di sanità pubblica.Nel caso del fumo attivo, i rischi sono conosciuti e ben documentati da diversi anni, anche sela IARC lo ha inserito nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene per l’uomo solo nel 2002.Attualmente il fumo attivo è considerato una delle maggiori cause di morbilità e mortalità nelmondo per la cancerogenità polmonare, per le patologie cardiovascolari e per le patologierespiratorie.Tornando al fumo passivo, non sono disponibili dati riferiti ai centri metropolitani, ma solo unastima derivante dall’indagine multiscopo dell’ISTAT del 2001 che riporta dati nazionali relativial 1999 (Tabella 8). L’indagine ha rilevato come oltre 15 milioni di persone convivano in fami-glie con almeno un fumatore. Se si riporta il valore registrato in termini percentuali rispetto altotale della popolazione dello stesso anno, si vede che il 26,5% convive con almeno un fuma-tore in famiglia. In tabella sono riportate anche le percentuali calcolate per classi d’età, ovve-ro il numero rilevato per ciascuna fascia rispetto al valore corrispondente di popolazione. Inquesto caso si nota che circa il 50% della popolazione di età inferiore ai 14 anni convive conun fumatore. La tabella mostra inoltre i valori relativi ai non fumatori che vivono con fumatorisuddivisi per fasce di età in termini assoluti e percentuali, mostrando come il 10,4% del cam-pione ha età compresa tra 0 e 5 anni e il 17,2% si colloca tra i 6 e i 14 anni.

Tabella 8: Non fumatori che vivono in famiglia con fumatori, per classi d’età. Anno 1999.

Fonte: ISTAT

Più facilmente monitorabile risulta la percentuale di fumatori attivi, che può in qualche modocostituire una misura, anche se di tipo indiretto, di potenziale esposizione al fumo. L’ISTAT rile-va il numero di fumatori annualmente mediante indagini multiscopo, le quali non consentonodi risalire al dato provinciale poiché non sufficientemente rappresentativi a tale livello, ma ingrado di fornire il dettaglio regionale (Tabella 9 e Grafico 3). Nel 2002 in Italia fuma il 23,7%della popolazione di 14 anni e più, il 30,9% dei maschi contro il 17,1% delle femmine. Gli ex-fumatori sono il 20,7%, 28,0% degli uomini e 13,8% delle donne. Il numero medio di sigaret-

Classi di età Valori assoluti (*1000)% rispetto al totale

dei non fumatori

% rispetto al totale dellapopolazione nella

medesima classe di età

0-5 1,557 10,4 49,3

6-14 2,612 17,2 50,9

15-24 2,479 16,4 36,2

25-64 6,974 46,1 21,8

65 e più 1,501 9,9 14,9

Totale 15,143 100 26,5

630

te fumate al giorno corrisponde a 14,4. Nei comuni centro delle aree metropolitane e nei comu-ni periferia delle aree di grande urbanizzazione si osservano valori di poco superiori rispettoalla situazione media italiana, con una percentuale di fumatori che varia da 24,7% al 25,4%,rispettivamente per le zone centrali e periferiche. Se, invece, si confronta il dato italiano conla media europea - 29% nel caso di EU15, che diventa 30,6% per EU25 -, si riscontra nel nostropaese un minor numero di fumatori: nel 2002 la percentuale europea di fumatori d’età supe-riore ai 15 anni corrisponde, infatti, a circa il 30% del totale della popolazione.La Tabella 9 e il Grafico 3 confrontano i dati delle regioni italiane relativi all’anno 2001 e 2002.La media nazionale è pressoché invariata nel 2002 rispetto all’anno precedente, differenze piùmarcate si notano invece tra i dati regionali. Ad esempio in Piemonte si registra un aumentodi oltre 3 punti percentuale mentre un miglioramento, sempre di tre punti percentuale, si regi-stra in Puglia. Con l’inserimento del provvedimento di divieto di fumo nei locali chiusi (L. n.3/2003, art. 51), in vigore dal 10/01/2005, ci si aspetta un trend di percentuale di fumatori inforte decremento a partire dall’anno 2005.

Tabella 9: Percentuale di fumatori (persone di 14 anni e più) per regione. Anni 2001-2002.

Fonte: ISTAT

Regioni 2001 2002

Piemonte 20,6 23,9

Valle d'Aosta 22,5 22,8

Lombardia 25,0 26,3

Trentino Alto Adige 19,8 20,2

Veneto 19,8 19,9

Friuli Venezia Giulia 21,6 21,2

Liguria 23,2 23,2

Emilia Romagna 25,8 26,7

Toscana 25,0 23,2

Umbria 22,5 22,9

Marche 23,5 22,6

Lazio 28,1 27,1

Abruzzo 19,5 21,7

Molise 22,8 21,3

Campania 26,0 24,8

Puglia 23,2 20,0

Basilicata 19,5 21,5

Calabria 20,1 18,8

Sicilia 24,1 23,3

Sardegna 22,9 23,4

ITALIA 23,8 23,7

Comune centro dell'area metropolitana 26,6 24,7

Periferia dell'area metropolitana 24,9 25,4

631

3.5 Casi di legionellosi

La legionellosi è un’infezione tipicamente legata all’inquinamento indoor di tipo biologico.Prende il nome dalla grave epidemia che si verificò negli assistenti della Legione Americana aPhiladelphia nel corso di un convegno nel 1976; in seguito si scoprì che la malattia era statacausata da un “nuovo” batterio, denominato Legionella, che fu isolato nell’impianto di condi-zionamento dell’hotel. La specie più frequentemente coinvolta è Legionella pneumophila ecomporta infezioni che si presentano come polmoniti difficilmente distinguibili da altre formedi infezioni respiratorie acute delle basse vie aeree. La malattia si manifesta dopo un’incuba-zione di 2-10 giorni con disturbi simili all’influenza come malessere, mialgia e cefalea cuiseguono febbre alta, tosse, respiro affannoso e sintomi comuni ad altre forme di polmonite. Leriserve idriche come gli impianti idrici, le acque termali e i fanghi, i fiumi e i laghi, ma anchegli impianti di climatizzazione, costituiscono le principali fonti di contagio. La legionella predi-lige, infatti, gli habitat acquatici caldi: si riproduce tra 25 e 42°C, ma è in grado di sopravvive-re in un range di temperatura molto più ampio, tra 5,7 e 63°C. Le legionellosi hanno un anda-mento prevalentemente epidemico, essendo rari i casi isolati. La trasmissione della malattianon avviene tramite contaminazione di tipo persona-persona, ma tramite il contatto diretto conil batterio presente nell’aria. Gli alti tassi di epidemicità indoor sono molto spesso dovuti alfatto che il batterio cresce e prolifera negli impianti di climatizzazione, dal quale viene diffusonell’aria degli ambienti confinati circostanti. In Italia esiste un monitoraggio dei casi notificati di malattie infettive che, dal punto di vistasanitario, ha lo scopo di individuare e seguire la loro stagionalità per predisporre i mezzi di pre-venzione e di lotta. L’intero sistema informativo delle malattie infettive e diffusive è attual-mente regolato dal DM del 15 dicembre 1990 (28), che prevede l’obbligo per il medico di noti-ficare tutti i casi di malattie infettive e diffusive pericolose per la salute pubblica di cui siavenuto a conoscenza nell’esercizio della sua professione. Le Aziende sanitarie locali (Asl) sonotenute, a loro volta, a comunicare le informazioni, ricevute dai medici, con modalità diverse a

632

Fonte: ISTATLegenda:* Percentuale di fumatori con età superiore ai 15 anni. Fonte: World Health Organization Regional Office for Europe,Updated: June 2005.

Grafico 3: Percentuale di fumatori (persone di 14 anni e più) per regione (Anni 2001-2002). Confronto coni dati medi europei (2002).

seconda dei tipi di malattia, organizzati per classi. Nel caso della legionellosi, appartenentealla Classe II ossia alle “malattie rilevanti perché ad elevata frequenza e/o passibili di inter-venti di controllo”, l’unità sanitaria locale deve inviare la notifica alla regione, che a sua voltainforma l’ISTAT e il Ministero della Salute. Inoltre la regione è tenuta ad inviare al Ministero,all’Istituto Superiore di Sanità e all’ISTAT i riepiloghi mensili. Sin dal 1983 la legionellosi èanche sorvegliata da un sistema di segnalazione che raccoglie in un registro nazionale pressol’Istituto Superiore di Sanità informazioni più dettagliate circa la possibile fonte di infezione, ilquadro clinico e l’accertamento eziologico di ogni caso. Il numero totale dei casi è certamentesottostimato, sia perché spesso la malattia non viene diagnosticata, sia perché a volte le sche-de non vengono inviate.Il numero di casi di legionellosi notificati in Italia mostra un trend in netta crescita se si consi-derano i dati relativi agli anni 1996-2003, reperibili presso il Bollettino epidemiologico dellemalattie infettive del Ministero della Salute. Si passa da 128 casi nel 1996 a 607 nel 2003(Tabella 10), corrispondenti rispettivamente a 0,23 e 1,05 casi per 100.000 residenti (Tabella11). È difficile valutare se ad una tale tendenza all’aumento dei casi notificati possa contribui-re maggiormente un effettivo incremento di casi verificati, dovuti ad esempio ad una maggio-re permanenza in ambienti climatizzati, o il miglioramento, nel corso degli anni, delle tecnichediagnostiche e dell’approccio alla malattia nonché la maggiore adesione dei clinici alla notifi-ca obbligatoria. La Tabella 12 riporta l’incidenza registrata nei maggiori capoluoghi di provincia e nelle relativeregioni. Per la metà delle province l’incidenza risulta maggiore di quella segnalata nella regio-ne d’appartenenza; nei casi di Trieste e Catania, invece, non sono stati rilevati casi di legio-nellosi.Andamenti in crescita si verificano anche in altri Paesi Europei (Tabella 13): da segnalare i casilimite costituiti dalla Spagna, in cui la legionellosi presenta una più alta incidenza, edall’Irlanda, dove si rileva appena un caso ogni milione di abitanti.

Tabella 10: Serie storica dei casi di legionellosi notificati nelle 14 province. Anni 1996-2003.

Fonte: Ministero della Salute

Provincia 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Torino 6 12 19 41 29 26 60 46

Milano 28 22 23 45 39 56 118 120

Venezia 0 0 0 1 1 4 22 10

Trieste 1 0 0 1 2 3 2 0

Genova 6 1 0 2 3 1 4 3

Bologna 0 1 1 0 3 6 8 4

Firenze 3 5 3 11 14 8 16 11

Roma 4 4 3 15 16 21 58 85

Napoli 2 2 0 3 1 2 1 1

Bari 0 1 0 0 2 7 3 2

Palermo 0 0 1 0 1 0 1 5

Messina 0 0 0 0 0 0 0 1

Catania 0 0 0 0 0 0 0 0

Cagliari 0 0 0 0 2 2 3 5

Italia 128 93 129 275 214 333 633 607

633

Tabella 11: Incidenza di casi di legionellosi nelle 14 province (n. di casi/residenti *100.000). Anni 1996-2003.

Fonte: Elaborazioni APAT su dati Ministero della Salute e ISTAT

Tabella 12: Incidenza di legionellosi (n. di casi/residenti*100.000) nelle 14 province e nella regione corri-spondente. Anno 2003.

Fonte: Elaborazioni APAT su dati Ministero della Salute e ISTAT

Provincia Incidenza nella provincia Incidenza nella rispettiva regione

Torino 2,1 1,62

Milano 3,18 2,58

Venezia 1,22 0,90

Trieste 0 0,33

Genova 0,34 1,01

Bologna 0,43 0,71

Firenze 1,15 1,68

Roma 2,26 1,71

Napoli 0,03 0,10

Bari 0,13 0,22

Palermo 0,4 0,12

Messina 0,15 0,12

Catania 0 0,12

Cagliari 0,65 0,30

Provincian. di casi/residenti*100.000

1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Torino 0,27 0,55 0,87 1,88 1,33 1,20 2,76 2,10

Milano 0,76 0,59 0,62 1,22 1,05 1,51 3,17 3,18

Venezia 0 0 0 0,12 0,12 0,49 2,71 1,22

Trieste 0,40 0 0 0,41 0,82 1,24 0,83 0

Genova 0,65 0,11 0 0,22 0,34 0,11 0,46 0,34

Bologna 0 0,11 0,11 0 0,33 0,66 0,86 0,43

Firenze 0,32 0,53 0,32 1,17 1,50 0,86 1,71 1,15

Roma 0,11 0,11 0,08 0,40 0,43 0,57 1,56 2,26

Napoli 0,07 0,07 0 0,10 0,03 0,07 0,03 0,03

Bari 0 0,06 0 0 0,13 0,45 0,19 0,13

Palermo 0 0 0,08 0 0,08 0 0,08 0,40

Messina 0 0 0 0 0 0 0 0,15

Catania 0 0 0 0 0 0 0 0

Cagliari 0 0 0 0 0,26 0,26 0,39 0,65

Italia 0,23 0,16 0,23 0,48 0,38 0,58 1,10 1,05

634

Tabella 13: Incidenza di legionellosi (n. di casi/residenti*100.000) in alcuni Paesi Europei. Anni 1996-2003.

Fonte: World Health Organization - Regional Office for Europe

BIBLIOGRAFIA

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Paese 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003

Danimarca 1,28 2,28 1,76 1,75 1,73 1,93 1,82 1,7

Finlandia 0,23 0,21 0,16 0,17 0,14 0,33 0,35 0,39

Francia 0,14 0,36 0,35 0,84 1,36 1,71 1,73

Germania 0 0,4 0,5 0,48

Irlanda 0,05 0,16 0,05 0,05 0,24 0,08 0,15 0,18

Italia 0,22 0,16 0,22 0,48 0,37 0,58 1,1 1,06

Paesi Bassi 0,26 0,3 0,28 1,67 1,11 1,14 1,8 1,38

Norvegia 0,02 0,02 0,11 0,22 0,22 0,96 0,49 0,55

Portogallo 0,05 0,22 0,13 0,22 0,65

Spagna 0,48 0,86 1,13 1,88 3,52 3,66 3,16

Svezia 1,25 0,95 1,03 0,93 0,95 1,07 0,91

Regno Unito 0,34 0,38 0,38 0,34 0,31 0,31 0,65 0,53

635

(14) ISTAT, 14° Censimento della popolazione e delle abitazioni – 2001.(15) European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions, 2004,“Quality of life in Europe - First European Quality of Life Survey 2003”.(16) ISTAT, giugno 2005, “Gli spostamenti quotidiani e periodici. Censimento 2001. Dati defini-tivi”.(17) Ministero della Salute, Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie“II Rapporto sull’impatto della Legge 16 Gennaio 2003, n. 3 art. 51 «Tutela della Salute dei nonfumatori»”.(18) Legge 11 novembre 1975 n. 584 “Divieto di fumare in determinati locali e su mezzi di tra-sporto pubblico”. Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 5 dicembre 1975, n. 322. (19) Dir. P.C.M. del 14/12/1995, Divieto di fumo in determinati locali della pubblica ammini-strazione o dei gestori di servizi pubblici. Pubblicata nella Gazz. Uff. 15 gennaio 1996, n. 11.(20) Legge n. 3 del 16/01/03, art.51, Tutela della salute dei non fumatori. Pubblicata nella Gazz.Uff. 20 gennaio 2003, n. 15, S.O.(21) Ministero della Salute, Piano di Applicazione del Divieto di Fumo nei Locali Chiusi –Rassegna degli effetti del Fumo Passivo sulla Salute.(22) ISTAT, 2004, “Stili di vita e condizioni di salute, Anno 2002”.(23) ISTAT, 2002, “Stili di vita e condizioni di salute, Anno 2001”.(24) ISTAT, 2001, “Fumo e non fumatori - Aspetti della vita quotidiana 1999”.(25) World Health Organization Regional Office for Europe, European health for all database(HFA-DB), Updated: June 2005.(26) M. Maroni, B. Seifert, T. Lindvall, 1995, Elsevier, “Indoor air quality – A comprehensivereference book”.(27) T. Godish, 2001, Lewis publishers, “Indoor environmental quality”.(28) DM del 15 dicembre 1990, Sistema informativo delle malattie infettive e diffusive.Pubblicato nella Gazz. Uff. 8 gennaio 1991, n. 6.(29) ISTAT, 2005, “Le notifiche di malattie infettive in Italia, Anno 2002”.(30) World Health Organization – Regional Office for Europe, Centralized information systemfor infectious diseases (CISID).(31) www.legionellaonline.it, Gruppo multicentrico di studio sulla legionellosi in Italia.(32) Bollettino epidemiologico delle notifiche delle malattie infettive, www.ministerosalute.it.(33) M.C. Rota, M.Castellani Pastoris, M.L. Ricci, M.G. Caporali, S. Salmaso, Istituto Superioredi Sanità, Not Ist Super Sanità 2003; 16 (12), “Rapporto annuale sulla legionellosi in Italia nel2002”.(34) Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome diTrento e Bolzano “Documento di linee-guida per la prevenzione e il controllo della legionello-si”. Pubblicate nella G.U. n. 103 (Serie Generale) del 5 Maggio 2000.

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