Livefast - Satana ne ha le palle piene

9
Livefast Satana ne ha le palle piene

description

Racconto uscito nel 2004, in una raccolta di racconti di blogger per Einaudi Stile Libero, e distribuito in pdf da Simone / livefast a luglio 2009

Transcript of Livefast - Satana ne ha le palle piene

Page 1: Livefast - Satana ne ha le palle piene

LivefastSatana ne ha le palle piene

Page 2: Livefast - Satana ne ha le palle piene

Il telefono mi sorprende assetato, a metà strada tra ildivano e il frigo. Scelte di vita alle quattro del mattino:non il mio genere. Mi trascino al frigidaire mentre Siriocontinua a vociare driiiiin. Lo lascio fare. Prendo unaGuinness dal primo ripiano in alto, richiudo il ghiaccio-geno, verso la Guinness in un bicchiere acconcio e buttola lattina vuota nella pattumiera sotto al lavello. Quandotorno al divano siamo dalle parti del trentacinquesimosquillo. Mi tocca rispondere.

– Questa è la segreteria telefonica dell’Inferno: lascia-te pure recapito e numero di conto corrente e vi faremosapere se la vostra anima è marcia abbastanza per le No-stre esigenze.

– Sei il solito coglione, – modula una voce femminiletutt’altro che divertita all’altro capo del telefono.

– Uhm… sì, non è mica una novità! Comunque tu sa-resti?

– Dài, non indovini?– No, – e chiudo la comunicazione con un beep som-

messo.Detesto questo tipo di quiz: se hai tempo da perdere

tra indovinelli e conseguenti risatine idiote vuol dire chenon hai nulla di davvero urgente da raccontarmi. E se le co-se stanno così, perché cazzo mi telefoni alle quattro delmattino?

Page 3: Livefast - Satana ne ha le palle piene

satana ne ha le palle piene 5

favorevole glielo propongo. Almeno la smetterà di farecommenti idioti sul mio pisellino. O li farà a ragion vedu-ta, che è lo stesso.

– Sei solo in casa? – domanda sempre con questo tonoserioso che mal si addice alle quattro di un sabato matti-na (non che andrebbe bene per le quattro di un giovedìmattina, ma insomma).

– Sì, che succede? Hai di nuovo rimorchiato un ragaz-zino in discoteca e non sai dove portarlo?

– Elio è successo una volta sola cazzo, vuoi continuarea rinfacciarmelo per tutta la vita?

– No, solo fino a quando non ti avrò vista sposata, conun bel posto in banca e tre o quattro mocciosi che ti fri-gnano intorno.

– Quindi per sempre.– Be’, dipende da te. Forza, dimmi che vuoi.Sembra imbarazzata, cerca le parole.– Ehm… io sono in piazza, con un amico. Ti dispiace

se veniamo lì?– Amico? Lì? E a far cosa?– Non te lo posso dire Elio, non al telefono.– Guarda che la linea è pulita, la controllo personal-

mente due volte alla settimana. Deve ancora nascere la Te-lecom che mi fotte…

– Non è quello: preferisco dirtelo di persona, okay?– Zina, guarda che se è una cosa di sesso strano non so-

no proprio in vena.– Niente sesso, stai tranquillo. Tra mezz’ora siamo lì,

okay?– Okay.

Accendo lo stereo, infilo le cuffie, cerco The Dark Sideof the Moon nel changer, lo faccio partire. La tv davanti al

Mi sdraio di nuovo sul divano appoggiandomi la cor-netta sul petto: so che richiamerà, è una strategia collau-data mille volte. Sorseggio la mia adorata Guinness: dauna settimana non mi nutro che di lei e di qualche soffi-cino Findus riscaldato nel microonde. Formaggio e spina-ci, principalmente, ma anche formaggio e pomodoro. Unavolta formaggio e funghi. Per la gioia del mio epatologo.

Come da previsioni, il telefono trilla, anzi beeppa o in-somma, fa un rumore che è l’equivalente post-moderno diuno squillo.

– Questa continua a essere la segreteria telefonica diprima, tu sei sempre in vena di indovinelli?

– Elio, sei il solito coglione, – ribadisce la sconosciutache dopotutto tanto sconosciuta non deve essere.

– Guarda che di questo passo hai solo un’altra battutae poi mi tocca di chiudere il telefono da capo…

– Sono Zina, okay? Com’è che dopo dieci anni di te-lefonate ancora non riconosci la mia voce?

– Non saprei… sarà che hai una voce completamente in-significante?

– L’equivalente audio del tuo pisellino?– Zina, tu il mio pisellino lo puoi vedere al massimo in

foto. Pagando.– Per fortuna!– Già, su questo siamo d’accordo.Il problema con la mia amica Zina è che ci frequentia-

mo da quando facevamo il liceo e non siamo mai stati aletto insieme. Questo ci ha resi inevitabilmente acidi l’unonei confronti dell’altra. Il principio è quello antico e unpo’ frusto della volpe e dell’uva: quello che non puoi ave-re, denigralo. Che poi mica lo so di preciso perché non sia-mo mai stati a letto insieme: forse dovremmo farlo. Anzi,mi sa che la prossima volta che si presenta un’occasione

4 livefast

Page 4: Livefast - Satana ne ha le palle piene

satana ne ha le palle piene 7

– Arrivo! – sorrido tra me e me. Sono decisamente ilmio miglior pubblico.

Il tizio che Zina mi presenta come amico suo non pro-mette granché bene. Sui trenta, capelli lunghi e neri, sem-bra un dark. Ci metto un po’ a realizzare: sono – diomio– devono essere almeno quindici anni che non vedo unacosa come un dark muoversi libero nel mondo delle coseche sono. A parte Robert Smith, intendo dire, ma RobertSmith è un cantante rock, non è come se le regole del vi-vere comune fossero applicabili anche a lui.

– Ciao, mi chiamo Seth, – esordisce l’amico sfoderan-do un sorriso dentierato e ben disinfettato a forza di Tar-tar-Killer 5.0. Poi prosegue:

– Zina mi ha parlato tanto di te.

Grazie Zina, grazie tante davvero: invece di farmi unpo’ di sana pubblicità presso il numero irrazionale di fi-gone da urlo che conosci, parli tanto di me con un tizio delgenere. Grazie ancora. Me ne ricorderò per il tuo com-pleanno, giuro. Credo che ti regalerò un ramarro morto.Morto da molto tempo.

– E di me ti avrà detto ogni bene, immagino –. Sorri-do di circostanza o forse solo in preda a raptus ridens.

Il raptus ridens è quello che irrimediabilmente provo da-vanti a qualunque cosa nuova, ad esempio: assenza di men-dicanti rom al semaforo, un ristorante in cui non si pagail coperto, gli Smashing Pumpkins che si riuniscono e fan-no un disco reggae. Oppure scoprire che la strada che fac-cio tutti i giorni da dieci anni per andare a comprare il gior-nale è diventata nottetempo un senso unico nel senso op-

* Non tutti lo sanno ma la pazzia è una malattia venerea, si attacca col sesso e do-po non si può guarire più: una volta che hai fatto l’amore con una pazza una parte del-la sua follia rimane in te per sempre, come un sifiloma primario vituale nel cervello.Solo che gli antibiotici non servono a nulla. Non c’è tetraciclina che regga, te la sei pre-sa e te la tieni.

mio naso sputa documentari di fisica nucleare, del tipo:«Come hanno fatto a far stare insieme i pezzi della primabomba atomica Eistein, Fermi, Oppenheimer & soci?» op-pure: «Per quale motivo questo pianeta non si spacca indue come un cocomero?»* Sparo il cd a tutto volume: è ilgenere di cose che viaggia a braccetto con la Guinness,amiche misteriose che ti telefonano nel bel mezzo di unanotte insonne di agosto, fegato ingrossato, alito pesante.

È l’inizio del millennio che mi sta distruggendo, penso:tutto il peso di mille anni di miserie umane che precipita im-provvisamente sulle mie spalle, sul mio stomaco in perenneacidosi, sulle mie palpebre venuzzate di rossa compassioneper il mondo. Vorrei essere una zucchina come quella cheintravedo mezza affettata sul ripiano della cucina, nella lu-ce tenue che promana dalla cappa di aspirazione. «Essereuna zucchina», una zucchina curva e sensuale che si svegliadimezzata da un sonno uguale a ogni altro, senza dolore,senza tristezza dell’abbandono, senza vera morte. A volteho l’impressione di essere il mio miglior pubblico: chi altripotrebbe capire il senso di essere una zucchina?

Se fossi uno scrittore una notte così la passerei a scrive-re, penso, e si illumina il telefonino. Sono nel bel mezzo diUs and Them, seconda del lato B, quando ancora esisteva-no cose sensate come i lati B. Ora è semplicemente la trac-cia numero 6, che non è la stessa cosa, ma comunque. Mitolgo la cuffia gettandola sul pavimento e rispondo.

– Pronto?– Allora, mi vieni ad aprire coglione? È mezz’ora che

suono!

6 livefast

Page 5: Livefast - Satana ne ha le palle piene

satana ne ha le palle piene 9

– Okay, – ripete, – tu hai capito chi sono io, vero?– Francamente no, ma se vuoi posso tirare a indovina-

re… vediamo: sei la reincarnazione del Mahatma Gandhisalvo i capelli lunghi e una spiccata propensione per la vio-lenza?

Un vago imbarazzo compare sul viso di Zina. Il tizio,Seth, mi guarda con occhi vuoti e duri allo stesso tempo,taglienti come lamette.

– Davvero non hai un’idea di che cosa sono?– Che cosa? Pensavo tu fossi una persona, o almeno

qualcosa di imparentato abbastanza da vicino con una per-sona, un carabiniere per esempio.

A volte so essere davvero scostante, lo so, ma è più for-te di me. Mi piace mettere alla prova le persone.

– Smettila Elio, – interviene Zina, – Seth è venuto quiper farti una proposta.

Come suo solito Zina prende in mano la situazione.Trangugia quello che resta della vodka, appoggia rumoro-samente il bicchiere sul tavolino e sputa:

– Okay, smettiamola.Poi, tutto d’un fiato:– Elio, il succo di questa visita è il seguente: Seth è il

Diavolo, tu sei un’anima interessante, se ti interessa l’affaresi può fare.

Vacca boia, questo sì che è parlare. Se tutti facesserocosì il mondo sarebbe un posto splendido in cui vivere eio potrei finalmente smetterla di fingere di essere questotizio molto ubriaco che sembra non sorprendersi di nullama in realtà si sorprende di nulla.

Silenzio.Lo interrompo io.– Okay, – finisco a mia volta la vodka. – E io che ci

guadagno?

posto a quello in cui la faccio io. Tuttora. Mi attraversa unleggero brivido ogni volta che ci penso. Cose come que-ste, cose nuove: e dato che alla fine morirò comunque, tan-to vale mantenere la capacità di stupirsi, no?

– Hai qualcosa da bere? – mi distrae Zina accenden-dosi una sigaretta.

– Praticamente ho solo qualcosa da bere, a meno che tunon abbia voglia di sofficini… – le indico il frigorifero. –Serviti.

La vedo pescare dal fondo del freezer la bottiglia di Ab-solut che tengo in serbo per le grandi occasioni. Zina saveramente tutto di me. A volte credo che sappia troppo.

– I bicchieri sono al solito posto?– Certo, nel mobiletto del bagno, terzo ripiano…– Nel bagno?– Scherzo. Sono nella credenza, come al solito.– Te l’hanno mai detto che sei proprio un tipo simpa-

tico?– Uhm… sì, un sacco di volte.– Be’… mentivano.

Ci sediamo intorno al tavolino, ciascuno con il suo bic-chiere di vodka in mano. Ciascuno evidentemente avido delcervello degli altri, ciascuno in attesa della prima mossa.

– Okay… se mi volete spiegare qualcosa io sarei… ehm,pronto? – li invito.

Seth prende la parola: – Okay –. Pausa.Uno che fa una pausa dopo aver detto semplicemente

«Okay» andrebbe giustiziato sul posto senza processo. Cidovrebbero essere leggi per questo.

8 livefast

Page 6: Livefast - Satana ne ha le palle piene

satana ne ha le palle piene 11

sione indecifrabile delle sue. Da brava mediatrice, vuolstar fuori dal negoziato fino a che non si parla della suapercentuale. E chissà poi qual è la sua percentuale.

– Okay, – mi risponde alla fine, – tranne che per la di-scografia di Papetti. Non è che uno solo perché è il dia-volo può abbassarsi a qualunque livello.

– Mi pare onesto. Discografia completa di MarilynManson autografata da Karol Wojtyla?

– Affare fatto.Estrae dalla tasca interna della giacca una pergamena

ripiegata a metà, con il sorriso – per nulla dark – del ven-ditore di automobili usate che ha appena piazzato quellaAlfa Romeo dell’86 che dopo duecento metri perderà il tu-bo di scappamento.

– Hai una penna? – domanda.– Una penna? Ma queste cose non si dovrebbero fir-

mare tipo… con il sangue?– Ah no. No. Abbiamo smesso negli anni Ottanta. Sai,

per via dell’Aids…Zina estrae dalla borsa una stilografica finto-oro e glie-

la porge senza dire nulla. Lui l’afferra e prende a scribac-chiare sulla pergamena.

– Cosa scrivi? – domando educatamente.– Devo completare i blank: la data, l’ora, il corrispet-

tivo, il nome del venditore… robe così. La burocrazia ciammazza all’Inferno. Tu non hai idea del culo che ci fan-no quelli del Controllo di Gestione se la documentazionenon è completa.

– Cazzo, anche all’Inferno? Pensavo che fosse il tipodi problema che hanno le megacorporations, tipo che neso… la Microsoft.

– Perché, qual è la differenza?

– Tu ci guadagni tutto quello che ti pare, basta che tuchieda, – fa Seth. Sorride aperto, sembra rilassarsi: siamoin affari.

– Del tipo Porsche nera, segretaria bionda pompinaraa disposizione ventiquattr’ore al giorno e diciamo… unapiantagione di marijuana nell’orto della villa? – domando.

– Facile! – si anima ulteriormente il darkettone. –Un’intera tenuta di diecimila ettari a marijuana, se vuoi!Anzi, una foresta di marijuana!

Il fatto è che non saprei che farmene di una foresta dimarijuana. Una foresta? Io ne fumo molta di meno. Ab-bastanza di meno, in ogni caso.

– Naaa, lascia perdere… non mi interessa, – lo raf-freddo.

Sembra prendersela a male e a Zina lancia un’occhiataeloquentissima che vuole significare «Te l’avevo detto» maforse anche solo «Che palle il tuo amico» o «Andiamo daqualche parte a scopare invece che stare qua a perdere tempocon questo coglione?» o forse… Okay, non così eloquen-te, me certamente desiderosa di significare qualcosa. Lo in-coraggio, il gioco mi prende, e poi: che altro c’è da fare aModena alle quattro del mattino del 13 agosto?

– Senti Seth, non è che voglio deluderti a tutti i costi…facciamo così: elimina la piantagione di marijuana, tenia-mo la Porsche, la segretaria bionda pompinara, ci aggiun-giamo un permesso per girare in centro con la macchina,la discografia completa di Fausto Papetti e l’affare si puòfare, okay? – Di nuovo il raptus ridens della novità, a vol-te mi faccio schifo da solo.

Lui non sembra tanto convinto, forse crede che lo pren-da in giro. Con l’indice della mano destra percorre e ri-percorre il bordo del bicchiere di vodka ormai vuoto, poilancia uno sguardo a Zina che gli risponde con un’espres-

10 livefast

Page 7: Livefast - Satana ne ha le palle piene

satana ne ha le palle piene 13

nio da due anni) e lo consegno a Zina insieme alla lattina.Lei mi flasha un sorriso aperto come l’Aquafan di Riccio-ne il 7 dicembre e altamente sospetto, ma io sono troppocurioso di vedere il tizio saltare dall’ottavo piano per far-ci caso.

Sbuchiamo sul tetto che comincia ad albeggiare: la tem-peratura è deliziosa, il cielo sgombro di nuvole e ancorapieno di stelle che il sole va spegnendo a una a una. Con-dizioni ideali per tentare un volo di ventiquattro metri.

– Allora, pronti? – domanda Seth sfilandosi lo spolve-rino nero e lasciandolo cadere a terra –io mi butto!

– Non aspetto altro, – gli rispondo.– Fagli vedere, – lo incita Zina.La figura nera si allontana di qualche metro dal basso

parapetto, quello su cui l’assemblea di condominio si scan-na da anni perché nessuno vuol tirare fuori i soldi per far-lo mettere a norma. Poi parte di corsa, spicca un salto edè nel vuoto.

Il fruscio aerodinamico di un corpo che precipita daquell’altezza non è nulla di emozionante: non è diverso –per dire – da quello generato da un sacco di patate getta-to sull’asfalto da un camion in corsa.

Mi sporgo per controllare: la sagoma nera è là sotto im-mobile, si direbbe priva di vita.

– Scendo a controllare? – domando a Zina senza gi-rarmi.

– Non credo che serva, – risponde lei e poi si lascia an-dare a una lunga risata, squillante come non gliene ho maisentite fare.

Mi giro appena in tempo per vederla inghiottire l’ulti-ma goccia di Guinness e schiacciare la lattina con due so-le dita.

Finito di compilare il formulario me lo porge insiemealla penna, senza dire nulla. Sorride solamente. Sorrido amia volta. Ma quando ho già appoggiato la penna sul fo-glio, senza aver ancora versato una sola goccia d’inchio-stro, lo prendo in contropiede:

– Senti, mica ti aspetterai che io firmi così, sulla fidu-cia. Prima me lo vorrai dare uno straccio di prova che seiveramente il diavolo.

– Un diavolo, non il diavolo, c’è una certa differenza.In ogni caso la richiesta mi sembra onesta. Cosa posso fa-re per convincerti? Vuoi che mi faccia spuntare le corna?Che canti tutta Stairway to Heaven al contrario? Che tra-sformi l’acqua in Guinness? Cosa?

– Saresti capace di buttarti dall’ultimo del palazzo e poitornare qui salendo tranquillamente le scale?

– Quanti piani sono?– Otto.– No problem. Usiamo la tua amica come garante?– Va benissimo.– Allora facciamo così, – afferra una delle lattine se-

mivuote che sono sul tavolino, – tu firmi e la tua anima sitrasferisce pro tempore nella lattina che consegniamo a Zi-na. Appena io risalgo dopo il volo dall’ottavo piano lei mela consegna, io bevo quel po’ che c’è rimasto dentro e l’af-fare è concluso: la tua anima è mia. Che ne dici?

– Molto rituale come cosa, benché un po’ anticonven-zionale.

– Si vive soprattutto di rituali stupidi in questo busi-ness.

– Già, capisco.

Firmo il contratto (per sicurezza col nome di Capezzo-ni, l’inquilino del piano di sotto che non paga il condomi-

12 livefast

Page 8: Livefast - Satana ne ha le palle piene

satana ne ha le palle piene 15

ti che uno conserva per il confessore di fiducia. Ad aver-ne uno.

– Padre, mi assolva perché ho tanto peccato, ho ven-duto l’anima al diavolo. O comunque a un diavolo. O for-se a una diavolessa, non ne sono sicuro.

– Certo figliolo, e com’era questo diavolo? Un capro-ne puzzolente? Un Brad Pitt con l’alito cattivo? Una Nao-mi Campbell liberata dalla cocaina?

– Veramente assomigliava a Robert Smith dopo sei me-si ad Auschwitz.

– Con il rossetto?– No, senza –. Pausa. – Ma sul serio il diavolo può ave-

re l’aspetto di una Naomi Campbell liberata dalla cocaina?– Certo. In effetti molti pensano che non esista nem-

meno… comunque, ego te absolvo in nomine…

Mi siedo sul divano e scuoto qualche lattina, nella va-na ricerca dell’ultimo goccio di stout della nottata. La zuc-china giace più defunta che mai sul tagliere in cucina, TheDark Side of the Moon continua a girare inascoltato nelchanger. Mi rimetto le cuffie giusto in tempo per il granfinale: un cuore batte in background e quattro capellonicantano felici che tutto sotto il sole sembra apposto, ma poiil sole viene eclissato dalla luna. Immediatamente dopo con-segnano il master alla Emi Records, che ne vende ventimilioni di copie. Non diventano ricchi solo gli ottimisti,per fortuna.

Mi tasto tra le costole e il fegato, dove ho sempre pen-sato che la mia anima stesse di casa. Mi sembra che sia tut-to apposto. Era pazza – penso – l’ho conosciuta pervent’anni e non mi sono mai reso conto che era completa-mente pazza. Fortuna che non l’ho mai scopata, – mi con-

– Cazzo, – riesco appena a dire.– Tipo il tuo pisellino o qualcosa di meglio?– Lascia perdere il mio pisellino, hai appena bevuto la

mia anima, stronza!– La tua anima è affogata nella Guinness, ciccio.– Sì, ma adesso viaggia tra il tuo fegato e il tuo piloro!– Sei tu che hai firmato. Io ci ho solo messo la penna.

E l’iniziativa.– Ma non ti dispiace un po’ per il tuo amico?– Amico? Niente amici. Solo clienti.– Clienti?Zina si accende una Rothmans sfregando rumorosa-

mente un fiammifero sul muro, aspira una lunga boccatae poi getta il legnetto incendiato nei pressi del serbatoiodella nafta del gruppo elettrogeno.

– Ma sei scema? Saltiamo per aria tutti e due!Mi lancio per terra a evitare il disastro, con una mano

arrivo per un pelo a estinguere la fiammella.Sono ancora per terra intento a sputare e soffiare sul

palmo ustionato quando avverto un rumore veloce di pas-si alle spalle. Mi giro e in quel momento esatto Zina staspiccando a sua volta il salto fatale.

– Ma che cazz…Troppo tardi, ormai è andata. Mi alzo e mi sporgo per

guardare giù: adesso i corpi sul selciato sono due. Fortu-na che è l’alba, mi dico. Altri venti minuti di questa not-te e non ne usciva vivo nessuno.

Scendo di nuovo giù in casa, l’orologio digitale rubatoalla stazione delle corriere segna le 6:22. È troppo tardiper andare a dormire, troppo presto per chiamare qualcu-no e raccontargli cosa è successo. E a parte ciò… chi po-trei mai chiamare? Una notte così è il genere di argomen-

14 livefast

Page 9: Livefast - Satana ne ha le palle piene

solo, – e lascio che il changer scivoli verso il prossimo cd.È Beggars Banquet, dei Rolling Stones.

Nel corso della mattinata, insieme agli altri inquilinidel palazzo, vengo lungamente interrogato da un alquan-to confuso commissario della Polizia di Stato. Il solertefunzionario cerca di ricostruire i motivi del duplice suici-dio avvenuto al numero 23 di via Goethe. Gli dico quelche so, o la parte di quel che so che lui è in grado di com-prendere. Se fosse stato il tipo in grado di capire dubitoche avrebbe fatto lo sbirro.

Finalmente, verso mezzogiorno, torno a casa. Mentrecerco le chiavi del portone, noto una ragazza bionda dal-le labbra molto carnose che rovista nella borsa. Ne estraeun foglietto stropicciato, che legge sottovoce tra sé e sé.Probabilmente cerca qualcosa, o qualcuno.

Mentre finalmente infilo la chiave nella toppa, mi si av-vicina e indica un Carrera 4 nero parcheggiato vicino almarciapiedi:

– Mi scusi, cerco il proprietario di quell’auto scura lì…– indica la Porsche, – si chiama… aspetti un attimo, – but-ta l’occhio al foglietto, – Cape… Capezzoni, ecco, e io so-no la sua nuova segretaria.

16 livefast