Liv Del - ITA (Electronic) · dietro di sé il ricordo di inspiegabili momenti magi-ci e tracce di...

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VIVERE DELIBERATAMENTE La Scoperta e lo Sviluppo dei Materiali Avatar ® di Harry Palmer Assistenza Editoriale Kayt Kennedy Tutto il nostro amore a tutte le persone che hanno contribuito alla creazione di questo libro.

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VIVERE DELIBERATAMENTELa Scoperta e lo Sviluppo dei Materiali Avatar®

di Harry Palmer

Assistenza Editoriale Kayt Kennedy

Tutto il nostro amore a tutte le persone che hanno contribuito alla creazione di questo libro.

VIVERE DELIBERATAMENTE© Copyright 1994, 2002, 2005 di Harry Palmer

TUTTI I DIRITTI RISERVATI.

Nessuna parte di questo libro può essere usata o riprodotta in qualsasi maniera senza il permesso dell'editore.

Star’s Edge International237 North Westmonte Drive

Altamonte Springs, Floride 32714 USA

ISBN: 1-891575-32-5

Avatar®, ReSurgiendo® e Star’s Edge International® sono marchi registrati di Star’s Edge, Inc.Tuuti i diritti sono riservati.

VIVERE DELIBERATAMENTE è la prima sezione di un corpo più grande di opera originale cui si fa collettivamente riferimento come Materiali Avatar. I caratteri e gli eventi descritti nel testo di VIVERE DELIBERATAMENTE si

propongono di divertire e di insegnare piuttosto che presentare una precisa

storia effettiva di persone reali o eventi.

AVATAR ®

è un corso di evoluzione personale di nove giorni fondato sui principi della coscienza descritti da Harry Palmer.

Sin dal suo esordio Avatar ha sperimentato un’esplosiva crescita mondiale. Oggi, (09/02), ci sono, sparsi in 66 paesi del globo, più di 6,000 insegnanti Avatar licenziati (Master) e 55,000 Avatar che hanno completato il corso.

I Materiali Avatar sono attualmente disponibili nelle seguenti lingue:

Inglese • Francese • Olandese • Tedesco

Portoghese • Spagnolo • Giapponese

Sloveno • Russo • Coreano • Italiano

Farsi • Cinese • Nepalese • Indonesiano

Ebraico • Croato • Svedese • Danese

Per i Compagni

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Indice

Parte I: Alla RicercaPrefazione dell’Autore Momenti Straordinari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . viCapitolo I Gli Anni Sessanta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2Capitolo II Incubazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6Capitolo III Nella Vasca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10Capitolo IV Sto Ancora Galleggiando . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13Capitolo V Appunti dalla Vasca . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15Capitolo VI Estasi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18Capitolo VII I Primi Avatar . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19

Parte II: Gli InsegnamentiPreambolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24Capitolo VIII Evoluzione dei Sistemi di Credenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25Capitolo IX Livelli dei Sistemi di Credenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27Capitolo X Riappropriarsi delle Proprie Matrici Mentali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29Capitolo XI Un Discorso a Tu per Tu sull’Onestà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30Capitolo XII Punti di Vista e Natura dell’Essere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32Capitolo XIII La Grande Separazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33Capitolo XIV Creativismo e Realtà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34Capitolo XV Progettare la Nostra Realtà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36Capitolo XVI Verità Relativa ed Esistenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38

Parte III: Il SentieroCapitolo XVII Espansione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42Capitolo XVIII La Nuova Civiltà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46Harry’s Epilogue Allineamento. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

La Scoperta e lo Sviluppo dei Materiali Avatar

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Prefazione dell’Autore

MomentiStraordinari

Ti sei mai posto il problema di che cosa sia lacoscienza? Dove sarebbe l’universo senza lacoscienza? Se un po’ alla volta eliminassi dall’uni-verso soli, pianeti, spazi, energie, l’ultima cosa chetoglieresti sarebbe la COSCIENZA!

Saresti in grado di eliminare la coscienza? Chi ocosa sarebbe in grado di verificare se ci sei riuscito?

Ti hanno mai incuriosito o preoccupato certe espe-rienze fugaci relative ad abilità mentali insolite oinaspettate o a stati alterati di coscienza? Forse seistato più che curioso; forse hai cercato di sperimen-tare quello stato misterioso una seconda volta ...

Le tradizioni religiose e, più recentemente, la scien-za, abbondano sempre più spesso di riferimenti astati alterati di coscienza: illuminazione, esperienzadecisiva di svolta, coscienza olografica, trasforma-zione quantica, consapevolezza cosmica, gioia, nir-vana, samadhi, grazia, armonia universale, guari-gione spontanea, ritmi alfa, estasi celeste, esperien-ze extracorporee, percezioni extrasensoriali, levita-zione, la gloria della redenzione, la pace della sal-vezza, satori, essenza divina, coscienza cristica – equesto è solo un breve elenco.

La lista crescente conferma che sempre più personesperimentano situazioni che non rientrano nella loronormale esperienza di veglia. Sta succedendo qual-cosa all’interno della coscienza? Sta sperimentan-do l’evoluzione di se stessa? Un risveglio a livellocosmico?

Fenomeni straordinari della coscienza si verificanospontaneamente e non sempre possono essere spie-gati con il semplice rapporto causa–effetto. Le per-sone sono incerte nel descrivere eventi di tipo nonfisico. Gran parte della terminologia tende a essereesoterica o sfumata nel significato. Confronti eschematizzazioni sono più vicini all’arte o all’ana-logia che alla scienza. E proprio quando la com-

prensione sembra vicina, l’evento, come un sognoche svanisce rapidamente, sfuma nella nebbia deldubbio. Per un attimo vi è stato qualcosa di insolito... era lì non è vero?Le descrizioni a parole sono unpallido sostituto dell’esperienza vissuta.

Istruzioni o esercizi che tentano di ricreare questeesperienze solitamente si riducono a una sorta dirituale a ritroso che recita: “Abbi fede, continua afare così e così e forse potrebbe succedere qualcosache potresti descrivere come ...”. Sfortunatamentel’universo non funziona a ritroso e gli unici risulta-ti che si ottengono da questi rituali sono autodegra-dazione, ipocrisia e finzione.

Le persone imparano così a vivere con il ricordoincerto di pochi attimi, ore o giorni vissuti in unaesperienza straordinaria, la causa della quale è sco-nosciuta: è un momento euforico di amore, un atti-mo di invunerabilità onnipotente, un istante di cri-stallina e onnisciente chiarezza, un momento di gra-zia, una premonizione, un attimo così vero che ilresto della vita sembra un sogno. Come possiamoritrovare questi momenti? Quale combinazione dipensieri e situazioni è in grado di ricrearli? Questa èuna ricerca entro la quintessenza del regno dellacoscienza. Il premio è ben al di là di una qualunquequantità di fama, ricchezza o potere.

Momenti straordinari! Momenti meravigliosi diriverenza! Esperienze che fanno vedere persino vitae morte in una prospettiva minore! Esse lascianodietro di sé il ricordo di inspiegabili momenti magi-ci e tracce di un sentiero che, se fossimo in grado diripercorrere, potrebbe rivelare e ridefinire chi siamoe chi stiamo diventando.

Per alcune persone, i doveri e i desideri della vitafanno scivolare questi istanti nell’oblio: esse si rifu-giano nella sicurezza e nella banalità della loro vitaquotidiana: lo stipendio e i conti da pagare. A que-sto punto probabilmente, persone così avranno giàmesso da parte questo libro e avranno continuatoquella lotta che loro chiamano vivere.

Tu però stai ancora leggendo... Per te una vitadalle–nove–alle–cinque, anche se forse necessaria,non ti dà le risposte che cerchi. Tu sei alla ricerca diqualcosa! Vi sono delle memorie incantate che aleg-giano ai confini dei tuoi ricordi? Ti piacerebbe dareuno sguardo più approfondito?

Vivere Deliberatamente

PARTE I:

Alla Ricerca

2 Parte I: Alla Ricerca

Capitolo Uno

Gli Anni SessantaInverno del ‘62. Una sera stavo ritornando a piedidalla biblioteca quando una Dodge verde del ‘40 sifermò al mio fianco. A rimorchio trainava una rou-lotte argento Airstream, più o meno della stessaepoca. Aveva un aspetto spettrale come se fosseappena uscita da uno degli episodi di ‘Ai Confinidella Realtà’. Mi immaginavo Rod Sterling in piedida qualche parte lungo la strada e una voce fuoricampo che diceva: “Vi presento Harry Palmer, stu-dente scoraggiato di ingegneria. Come molti dellasua generazione, la sua mente lotta per capire qualesentiero la sua vita stia percorrendo. Tra pochi istan-ti i suoi pensieri verranno interrotti allorché arriveràall’appuntamento con il destino ... ai Confini dellaRealtà.” (musica)

Un finestrino appannato si abbassò, una mano guan-tata si sporse e allungò un biglietto da visita con uninvito scritto a mano. Diceva:

Ultima Visita Terrena di Swami Ananda!

Vivi l’ultima udienza con Swami Ananda prima che egliassurga all’Estasi dell’Universo!

Solo su invito, $5.

Era una coincidenza che io fossi l’unica personasulla strada o che, per caso, avessi con me tutti irisparmi della mia vita: 5 biglietti stropicciati da undollaro?

• • • •

Nello stesso anno, qualche tempo prima, avevovinto una borsa di studio per entrare al ClarksonCollege of Technology, una delle migliori universitàdi ingegneria negli Stati Uniti. Fortuna? Io non locredo. La borsa di studio era letteralmente una cata-strofe travestita da premio! Sarebbe stato moltomeglio se mi avessero consigliato di partecipare aun giro turistico munito di un’enciclopedia. I miei

interessi erano così ampi che i dettagli mi creavanoconfusione. Ero un esperto finché si trattava di esse-re superficiali, comunque la borsa l’avevo vinta ecosì ci andai.

Frequentai lezioni tenute da fisici e matematici teo-rici fra i migliori al mondo, ma vi ritrovai soloriflessi più chiari della mia confusione. Sembravanon esserci alcun fondamento nelle cose che mivenivano insegnate. Mi sentivo come se fossi arri-vato a metà dello spettacolo. Che confusione.Troppo tardi per i principi fondamentali e troppopresto per le conclusioni. Così, e allora così, e allo-ra così, e allora così, ... e allora cosa?

Mi sentivo come una scimmia intelligente sul pontedi comando di una nave stellare. Avevo imparato icodici necessari per manovrare i portelli; non avevaimportanza che l’astronave esistesse, che qualcunoavesse avuto un motivo per costruirla o che stessedirigendosi da qualche parte. Questioni irrilevanti.Apparentemente nessuno conosceva le risposte. Isorrisi condiscendenti dei professori rivelavanochiaramente che il fatto stesso di porre questedomande era un segno della mia immaturità.

Fatto sta che proprio quella notte uscivo dallabiblioteca, beatnik–ingegnere–poeta, ripiegavo ilnumero di fumetti DR. STRANGE della Marvel emi dirigevo verso il dormitorio.

• • • •

La misteriosa Dodge verde sobbalzò sull’asfaltosconnesso e curvò verso Cubbly Park, una piccolastriscia di verde e di tavoli da picnic lungo il fiumeRaquette. Si fermò in attesa sotto il cono di luceemanata da uno dei nuovi lampioni al vapore dimercurio. Cercai di ignorarla. Mi stavo dirigendoverso il tepore del mio alloggio e mi ripetevo chenon mi poteva importare meno di una qualunqueUltima Visita Terrena di uno sconosciuto. Quelloche volevo era solo ... COSA! Mi voltai e mi dires-si verso la Dodge. Non posso credere che proprio iostia facendo questo!

“Namasté”. Una voce di donna – con forte accentoindiano – mi salutò con una parola che mi sembra-va quasi di riconoscere. Essa comparve da dietro laroulotte e con un profondo inchino si presentò.“Sono una discepola di Swami Ananda”.

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Aveva un punto rosso sulla fronte e portava unoscialle arancione brillante. A un primo sguardoappariva come una giovane fanciulla ma subitodopo assomigliava a una vecchia. Facevo difficoltàa mettere a fuoco i suoi lineamenti. È giovane o vec-chia? Non riesco a capire.

“Puoi presentarti allo Swami immediatamente,”disse e porse la mano per ricevere i miei soldi. Misorpresi a darglieli. Essa ripiegò le banconote e leripose in una piccola borsa ornata di perline. Addioal Dilly burger n° 2 con frullato alle fragole.

“Qual è il tuo nome, giovane ricercatore?” midomandò.

“Harry”. Ma quanti anni hai?

“Sono in dovere di avvertirti, signor Harry, che daventi anni lo Swami non parla a voce alta, ma egliconosce ogni tuo pensiero e ti farà sapere attraversome ciò che maggiormente hai bisogno di imparare!”Come per dimostrare la stranezza del patto, per unattimo sembrò diventare trasparente e scomparve.Mi sfregai gli occhi increduli.

Un santo, vecchio e telepatico! Una donna invisibi-le la cui età mutava ogni volta che la guardavo!Dove diavolo mi stavo cacciando questa volta?

La discepola aprì la porta e mi fece cenno di sederesu un cuscino rosso a una delle estremità dell’unicastanza della roulotte. La roulotte ondeggiò sotto ilmio peso mentre vi salivo. Candele di cera e incen-so. Allorché i miei occhi si adattarono al baluginaredella candela vidi un vecchio serafico seduto su unasedia pieghevole. Chissà se viaggia sempre qui die-tro? I suoi occhi erano chiusi e dava l’impressionedi essere addormentato – o addirittura morto! Miricordai di alcune dicerie riguardo un cadaveremummificato chiuso nell’armadio a muro del piane-rottolo sulle scale dell’atrio della Odd Fellow, alcollege.

Senza che me ne accorgessi, la donna era salita sullaroulotte dietro di me. Fluttuando come un fantasma,si accomodò al mio fianco e si inchinò verso il vec-chio. Questi non mosse un muscolo. Oh Dio, pensai,questo è il Rocky Horror Picture Show! Un Santocadavere trascinato in giro su un carro viaggiante eio ho pure pagato per vederlo.

La donna annunciò a voce alta, “Swami Ananda,lascia che ti presenti colui che è alla ricerca dellegrandi risposte”. Non fece una mossa.

Per diversi minuti nessuno parlò, nessuno si mosse.Fissavo con avida curiosità il vecchio. Sei vivo o seimorto?Alla fine la donna accennò con il capo comese avesse compreso, come se qualcosa fosse statodetto. Io non avevo sentito niente ma improvvisa-mente notai un foglio di carta da lettera sul pavi-mento di fronte a me, foglio che non avevo notato inprecedenza. La donna mi porse una matita e disse,“Lo Swami è onorato di fare finalmente la tua cono-scenza, signor Harry. Egli desidera che tracci uncerchio per lui”.

La frase mi stupì ...onorato, finalmente? Mi stavaaspettando?Improvvisamente mi venne la pelled’oca. Mi dissi che probabilmente era a causa delfreddo. A ogni modo, disegnai il cerchio.

La donna fece un cenno di approvazione. “Graziesignor Harry”.

Quindi posò il foglio di carta su un vassoio e loporse allo Swami. Si è mosso!Vive! Senza aprire gliocchi o dire una parola, egli raccolse la matita etracciò un cerchio più piccolo all’interno del mio euno più largo all’esterno. Tre cerchi concentrici!

Per un attimo la donna sembrò sul punto di svenire,poi si riprese quel tanto che bastava per ripiegare ilfoglio e porgermelo solennemente sulle palmerivolte in alto.

“Grazie,” dissi. Chi sei? Perché dimostri tutte le etàcontemporaneamente?

La roulotte ondeggiò nuovamente mentre scendevo.Cominciai a chiedermi se qualcuno non mi stessefacendo uno scherzo. Una burla della confraternita?Era così, ne ero certo. Mi allontanai, attraversai lastrada e mi appollaiai sullo schienale di una panchi-na. Faceva freddo e stava cominciando a nevicare.Desiderai intensamente che il mio giaccone sportivodi velluto a coste Joey Dee avesse un collo abbotto-nabile. Nessuna risata di ubriachi. Nessuno intorno.

Dopo un po’, la Dodge uscì da Cubbly Park e sidiresse verso di me. I finestrini erano troppo appan-nati per distinguere la persona alla guida. Le vecchieDodge utilizzavano un piccolo ventilatore installato

Capitolo Uno: Gli Anni Sessanta

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sul cruscotto per sbrinare il parabrezza ma quello diquesta macchina non era in funzione. Chiunquefosse al volante stava procedendo a intuito.

Mentre la macchina passava davanti alla mia pan-china, rallentò e parole che non udii ma che nondimenticherò mai formarono un pensiero nella miatesta. Ho l’età che tu pensi che io abbia. Possa tucrescere ed espanderti nell’universo, signor Harry.

La Dodge scomparve nella notte. Rimasi seduto alungo a guardare la neve scendere. Sembrava chestesse cancellando il mio mondo.

Lasciai l’università. Lasciai ingegneria. Lasciai lacittà. Tre increspature concentriche conseguenti ilmio incontro con lo Swami? Tornai a casa e misiradici nel seminterrato. Mia madre cominciò apreoccuparsi e mio padre mi diede dello sfaticato.Dormivo tutto il giorno e leggevo durante la notte.Saltuariamente frequentavo delle lezioni presso l’u-niversità locale: studiavo filosofia e letteraturainglese.

• • • •

Estate del ‘65. Lavorai come cuoco alla Dog ‘nBurger per gran parte dell’estate. Misi da partedenaro sufficiente per comprarmi una Mercurydecappottabile del ‘53. Era una 8 cilindri a V, dicolore blu come le uova dei pettirossi, con la capot-te bianca. Il concessionario vi aggiunse un paio dicoprimozzi che si adattavano alle ruote posteriori.Cerchioni neri davanti. Era giusta. Anch’io ero giu-sto – troppo in gamba, con i capelli che mi arriva-vano fino alle spalle, per cuocere hamburger. Misiun pacchetto di Luckies nella manica arrotolatadella mia T–shirt bianca e mi lanciai all’avventura:Greenwich Village, Haight Ashbury, Berkeley. Nonavevo idea di dove stessi andando. Io e la miaMercury blu ci lasciavamo trasportare al di là dellasalita successiva, oltre la curva successiva. Portavocon me i cerchi dello Swami aspettando il momen-to in cui mi avrebbero rivelato qualcosa. Quandoavevo bisogno di denaro imbiancavo le stanze deimotel. Alcune notti mi fermavo in un caffè a legge-re le poesie che avevo scritto. Rime beatnik al ritmodei bongo. Talvolta qualcuno passava in giro uncappello e racimolavo qualche soldo ma per la mag-gior parte pitturavo. Le stanze dei motel hanno sem-pre bisogno di una mano di pittura.

Lungo la strada conobbi altri che “stavano andan-do” – Smokey, Rebel e Steve. Ci spostavamo da unauniversità all’altra, mangiando nelle mense studen-tesche grazie a tesserini presi in prestito e, quandoeravamo fortunati, dormivamo in dormitori lasciatiliberi. Visitavamo le comuni, inscatolavamo ciboper le cooperative e fondamentalmente sopravvive-vamo nella dilagante cultura underground che carat-terizzava quel periodo.

Steve portava un coltello nello stivale che lo facevacamminare zoppicando. Zoppicava, ma in modononcurante. Aveva con sé un contenitore vuoto digas lacrimogeno residuo di qualche corteo di prote-sta e affermava di voler reclutare gente per contodell’associazione Studenti per una SocietàDemocratica. Per la gran parte del tempo ascoltavarock and roll mentre cercava di imparare da autodi-datta a suonare il basso elettrico. There is...ahouse... in N’Orleans, they call the ri-i-sin’ sun.Suonava questa canzone nel sonno.

Rebel assomigliava all’uomo Zig Zag disegnatosulle cartine per sigarette: fu così che gli diedi quelsoprannome. La sua missione era quella di far sì chetutti si sballassero. Era capace di rollare uno spinel-lo con una sola mano – il primo, per lo meno. Ciconvinse a fumare erba: discutevamo cose del tipocome gli elfi si trasformino in ceppi d’albero se liguardi troppo da vicino. Ridevamo, avevamo attac-chi di fame a causa del fumo e ci dimenticavamo ciòdi cui stavamo parlando. Dimenticammo molto.Dimenticare ci faceva stare bene. Cosa vi stavodicendo?

Smokey. ... Oh, Smokey! Una tipa libera. Protestavacontro la pubblicità da casalinghe della Maxwell efaceva l’amore per protesta contro la guerra. Dovesei finita, amica?

Io? Nella mia mente io ero la versione hippy di RoyRogers. Credo che i miei amici percepissero questamia identità dato che mi chiamavano Cowboy. IlCowboy sognatore dai capelli lunghi! Mi chiedo seRoy abbia mai avuto il codino.

Stavo studiando psicologia occidentale e filosofiaorientale mentre portavo a termine gli studi senzafrequentare! I professori abituati a fare l’appelloimpararono a saltare il mio nome. Tanto ero assen-te! Divoravo i libri, ero brillante agli esami, indos-savo una inquietante fascia nera sul braccio e mi

Parte I: Alla Ricerca

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facevo vedere solo durante gli esami. Venivo tolle-rato perché erano gli anni Sessanta e i rettori diUniversità erano piuttosto diplomatici. LaColumbia University era stata chiusa a causa deitumulti studenteschi. La Cornell University era stataoccupata da radicali armati. Come diceva la canzo-ne, “...sono maturi i tempi per la rivoluzione”.Eraun momento pericoloso per gli intolleranti.

Così la mia istruzione era occasionale e saltuaria. Ilfoglio di carta con i tre cerchi dello Swami soprav-visse al cambio della Mercury. Guidavo la macchi-na come Robert Mitchum nel film THUNDERROAD. Un giorno rilasciai di colpo la frizione perfar fischiare le gomme... Finì come una qualunquealtra carcassa arrugginita presso uno sfasciacarroz-ze della Pennsylvania. Un rottame! Rimediai 25$ emi diressi a ovest in autostop.

Smokey voleva che la raggiungessi a Chicago perprotestare contro la Convention Democratica, alme-no questo era quanto mi aveva detto. Ce l’avrei fattase non fosse stato per l’uomo Zig Zag. Era uscito dauna lezione di Timothy Leary predicando il vangelodell’acido. Aveva con sé una dozzina di Ozlies colorporpora. Sandoz. Quattro–vie. Le chiamavano cosìperché una pastiglia era in grado di ridurre quattrocervelli normali in poltiglia vibrante. Dodicimilamicrogrammi di LSD–25 puro! Con 50 microgram-mi potevi avere un’esperienza mistica, con 100 riu-scivi a credere di essere Dio....

Mi laureai nel ‘69. Laurea a indirizzo scientificocon specializzazione in Inglese, Storia, Filosofia ePsicologia Educativa! Piuttosto distante daIngegneria! Dopo la laurea sedemmo nel cortile abere un vinaccio alle fragole e ad ascoltare il suonodei colori spiando invidiosi le matricole dallo sguar-do acceso le cui domande lasciavano riflessi nell’a-ria. Vibrazioni ovunque. Lucy in the sky with dia-monds!

Spero vivamente che nulla di quanto ho raccontatoti scandalizzi, ma tradirei amici ormai defunti senon raccontassi le cose così come sono state. Perquanto mi riguarda, quei giorni erano proprio così.Assassinio, minaccia nucleare e Vietnam. Non sem-pre era così evidente che ce l’avremmo fatta. Gaslacrimogeni e pazzia. Si contavano i corpi. Milionidi proiettili penetrarono dentro la carne morbidadurante la battaglia tra credenti convinti. La mora-lità stava sanguinando a morte, sangue in abbon-

danza da far galleggiare una superpetroliera e nelmezzo di tutto questo un uomo passeggiava sullaluna. Programmi televisivi in diretta, versetti sacridalla luna, “Un piccolo passo per un uomo, unenorme salto per l’umanità”.

Il mondo e io stesso ci lasciavamo trasportare den-tro e fuori quegli avvenimenti che lasciaronoprofonde tracce nella nostra anima collettiva. E i trecerchi? Essi mi accompagnarono lungo le avventu-re pericolose della scuola di specializzazione, deiculti e dello sciamanesimo psichedelico. Mi torna-rono in mente quando ascoltai i versi di una canzo-ne di Bob Dylan che diceva: “...Nulla ti si rivela!” .Essi erano ancora lì quando ballavo con la mianovella sposa al suono di “We’re Sgt. PepperLonely Hearts Club Band, we hope that you’ll enjoythe show”. Ed essi erano ancora lì alcuni anni piùtardi quando ci asciugammo le lacrime e ci dicem-mo addio.

Poi, come gran parte delle cose, andarono persi.Come se la verità potesse andar persa! Forse fannoda segnalibro in uno dei libri che leggevo allora:ATLAS SHRUGGED, STRANIERO IN TERRASTRANIERA, IL PELLEGRINAGGIO IN ORIEN-TE, SIDDHARTA, THE HARRAD EXPERIMENT,ELECTRIC KOOL–AID ACID TEST, DUNE, ICHING... Non lo so.

E poi tutto finì. Semplicemente. Fine di un capitolo.Ultimo treno per la costa. Era giunto il momento dirigare diritto.

Mi tagliai i capelli e acquistai un vestito Robert Halldi seconda mano. Mi spostai dall’altra parte dellacattedra e tenni lezioni sui personaggi della lettera-tura americana. Mi scrollai di dosso gli anni sessan-ta come il bozzolo vuoto di una cicala appeso allacorteccia di una quercia. Bell-bottom, collane diperline e droga, Jim Morrison, Janis Joplin e JimmyHendrix: lasciati alle spalle.

Gli anni ‘60 sono stati un decennio fuori dall’ordi-nario, un’esperienza spirituale fortuita, un vagare dipotenzialità alla ricerca di una casa. Almeno, io liricordo così.

E da qualche parte tra le varie potenzialità, i cerchicontenuti in altri cerchi, i semi dei materiali Avatarcominciarono a prendere forma entro la miacoscienza

Capitolo Uno: Gli Anni Sessanta

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Capitolo Due

IncubazioneUn giorno dei primi anni ‘70 a Los Angeles, ebbiun’esperienza straordinaria che non avrei compresoné riprovato se non più di un decennio dopo.

Stavo uscendo dal mio appartamento quando notaiche la mia visione normale era stata rimpiazzata dauna molto più vasta – una visione globale! I mieipensieri e gli oggetti che guardavo coincidevano!

Mi stavo muovendo in un paesaggio fisico che coin-cideva con quello che avevo nella mia mente.Dissociato da entrambi. Ciò che di solito era dentrola mia mente, adesso era al di fuori! O piuttosto ilmondo esterno era penetrato in essa? Cerchi con-centrici! Si era dissolto qualcosa di molto importan-te, qualcosa che teneva separati l’oggettivo dal sog-gettivo. Il mondo esterno e la mente improvvisa-mente diventavano sinonimi. Un allineamento e unacoincidenza perfetti tra pensiero mentale e realtàfisica. Così semplice, così nitido! La mente eradiventata l’universo o, forse, viceversa.Chiusi gliocchi ma riuscivo ancora a vedere! La visione fisi-ca e quella mentale erano in perfetto accordo.

Ero meravigliato da quanto fossi calmo. Provavo unsollievo divertito, come quando nel bel mezzo diansie e problemi uno scopre che non vi è in realtàalcun motivo per preoccuparsi. La sensazione crebbefinché ogni cosa non ne fu permeata. Mi sembrava diprovare il nucleo centrale del significato della parola“okay”. Ogni cosa era okay. Ogni cosaera okay! Eragià successa la stessa cosa a qualcun’altro?

A chi potevo chiedere? Ti sei mai sentito come io misento? Come mi sento? Distaccato... ma okay. Si!Okay! Guardai su e giù per la strada quasi mi aspet-tassi di veder apparire la Dodge verde. Nulla!

Più tardi incontrai un’amica ma ero riluttante a rac-contarle quanto mi era successo. Temevo che avreb-be inquadrato il fatto in termini psicologici e questoavrebbe comportato una discussione che preferivonon dover sostenere proprio in quel momento.Oltretutto, se improvvisamente scopri di essereandato ‘oltre i confini’, non ha molto senso sban-dierarlo! Mi unii semplicemente a coloro che finge-

vano di essere normali e diressi il mio corpo versola classe. A occhi chiusi!

Il corpo si comportò bene e si mosse là dove lo diri-gevo, ma a un diverso livello avevo la precisa sen-sazione di essere completamente al di là di spazio etempo e di non muovermi affatto! Guardare, vedere,tutto era okay.

• • • •

Estate del ‘72. Stavo partecipando a una seduta dicounseling spirituale* durante la quale mi venivachiesto di andare indietro nel tempo (per l’esattezza75 milioni di anni) per esplorare i miei ricordi diuna vita passata riguardanti un terribile evento chedoveva aver distrutto la civiltà nella galassia elasciato mondi in rovina. Verità o fantascienza? Lacaduta dell’uomo? Chi lo sa?

A ogni modo, credo che ci si aspettasse che io pian-gessi o drammatizzassi o qualcosa di simile in mododa potermi liberare dal terribile trauma che avevalasciato un segno profondo nella mia coscienza. Miera stato detto che una donna, che aveva già fattoquesta esperienza, aveva lottato per tre giorni controil trauma ma alla fine era guarita spontaneamentedal cancro e aveva recuperato completamente lavista. Ecco perché ero entusiasta e pronto.

Dopo avermi informato brevemente sull’utilizzoche avrebbero fatto del denaro dell’iscrizione, midiedero del materiale da leggere in relazione a quel-l’evento. La lettura era interessante, ma non succes-se gran che! Beh, per essere onesti non successeproprio nulla! Decisi che dovevo aver avuto un for-tissimo blocco emotivo così da proteggermi, inmodo subconscio, dall’orrore! Un trauma represso!Sapevo che era la cosa peggiore. Allora cominciai alavorare di immaginazione in modo da creare la piùorribile e spaventosa esperienza che potesse capita-re a un essere o entità. Campi gravitazionali collas-sarono. Esplosioni nucleari. Tradimenti. Torture.Tremai. Cominciai a sudare freddo. Piansi. Gemetti,mi contorsi sul pavimento – almeno, una parte di melo fece. Un’altra parte, la parte distaccata, osserva-va con interesse.

Parte I: Alla Ricerca

* Scientology

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Proprio nel bel mezzo di quello che doveva esserel’episodio più doloroso che mai avesse afflitto esse-re vivente, la parte distaccata di me cominciò a chie-dersi: Cosa succede se non creo la memoria di que-sto evento? Voglio dire, è solo la mia mente, giusto?Cosa succede se semplicemente smetto di crearequesto ricordo?

Nessuna difficoltà. Mi sembrava un consiglioappropriato. Mi rialzai e mi riassettai.

Perché stavo creando quel ricordo se tutto quelloche volevo era liberarmene? Ci penso su così cheposso smettere di pensarci! Ma all’inizio non cistavo pensando affatto! Da chi dipende, da me odalla mia mente? La mia mente conosce qualcosache io non conosco?

Quando condivisi spontaneamente questa mia pic-cola intuizione, un Ufficiale dell’Etica (gli esercizispirituali allora erano molto seri) mi disse moltoseveramente che stavo evitando la situazione e cheavevo bisogno di ritornarci sopra in modo da smet-tere di fuggire. Obbedii docilmente e ritornai nellamia camera. Ma l’entusiasmo iniziale nei confrontidella sofferenza aveva ricevuto un duro colpo.L’episodio mi insegnò due lezioni importanti: laprima fu che è necessaria soltanto una decisione percambiare la propria mente; la seconda, di non cer-care approvazione. **

• • • •

Lasciai Los Angeles scettico nei confronti di tuttiquegli insegnamenti psicologici che vogliono che

noi portiamo in giro il peso del nostro passato –forse rincantucciato nelle pieghe del cervello oimmagazzinato elettrochimicamente in una qualchefusione di mente e cervello. Quanto concretamentevengo influenzato dal mio passato? Cominciai achiedermi: se una certa cosa mi ha portato a farequesto, cos’è che mi ha portato a fare quella cosa?La parte distaccata di me, con la quale potevo entra-re in contatto semplicemente sentendo in modo one-sto “tutto è okay”, era divertita all’idea che una qua-lunque cosa potesse costringermi a fare una qualun-que altra – può Dio creare una pietra così pesanteche neanche Lui può alzare? Forse, pensai, se lovuole.

Fu così che un pezzo dei materiali Avatar scivolò alsuo posto: il passato ti influenza fintanto che tu glipermetti di influenzarti. Alla parte distaccata di meche stava osservando, era perfettamente chiaro: ilpassato e il futuro non esistono a meno che iodeliberatamente (o per una impostazione auto-matica a priori) non decida di creare un ricordoo una immagine di essi nel momento presente. IlPASSATO non origina il presente; il PRESENTEè origine del passato ed è origine del futuro!

È già tutto qui, proprio adesso! Il presente è l’i-nizio del tempo.

Allorché smisi di creare il passato, in un certo modoringiovanii. Mi ritornò il desiderio di esplorare lavita di prima mano. Dentro di me sentivo la neces-sità esperienziale dei principi fondamentali. La veraricerca! Non volevo più sapere: preferivo di granlunga sperimentare! Era come se avessi studiatoun’altrui descrizione della vita, incurante del fattoche io ero vivo e che la mia coscienza era il labora-torio ideale nel quale cercare le risposte. Con questacomprensione, divenni amico di me stesso e iniziaia esplorare di prima mano la mia capacità di deci-dere e di sperimentare.

Cominciai a lasciar andare gli indottrinamentiriguardanti come ci si deve sentire e come ci si devecomportare. Ritrovai una sensazione profonda diresponsabilità personale. Dopo dieci anni di studispirituali, mi accorsi che tutto ciò che avevo studia-to erano le convinzioni di altri – la mia mente eracolma di ciò che altri avevano deciso o immaginato.Pensieri dalla forma di draghi che mi tenevano lon-tano dalla mia essenza divina.

Capitolo Due: Incubazione

**Per correttezza verso Scientology di L. RonHubbard e la sua tragedia universale, bisognaricordare che i primi filosofi greci credevano che unlasso di tempo trascorso in intensa contemplazioneo l’osservazione di una tragedia rappresentata suun palcoscenico inducessero una salutare espiazio-ne dei fardelli emozionali di una persona. In modosimile, nell’omeopatia, si dice che “simile curasimile” e che farsi un bel pianto possa avere uneffetto terapeutico. Forse l’intento di Hubbard nonera tanto, come credono i suoi seguaci, quello di farrivivere storicamente un evento, quanto piuttosto dipraticare una sorta di terapia omeo-psichica.

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Trovai il coraggio per azzardare le mie fantasie, lemie convinzioni. Ritornai sui miei passi e ricomin-ciai da capo. Scartai ogni idea che avevo fatto miaper ottenere l’approvazione di qualcuno. Seguii lamia intuizione: essa mi suggeriva che più informa-zioni raccoglievo, più mi allontanavo dall’esperien-za. Maggiori erano i motivi per cui qualcosa eravera, meno quella cosa era vera dal punto di vistaesperienziale. Era liberatorio rendermi conto chenon conoscevo nulla! Non più finzioni. Non piùproseliti. Non più simulazioni. Non conoscevo piùnulla! Però ero vivo!

Iniziai a sentire, decidere, fare. La mia filosofia e lamia esperienza della vita cominciarono a convergere.

• • • •

1982. Diedi via i miei libri, a centinaia, e mi siste-mai in campagna: centosessanta acri sul versantesud di Buck Mountain, Stato di New York. Un vec-chio muro di pietra (nessuno era in grado di ricor-darsi chi l’avesse eretto) correva intorno alla pro-prietà. Coltivavo il cibo per il mio fabbisogno,imparavo carpenteria e attività rurali, barattavo, eleggevo Organic Gardening e The Mother EarthNews. Sprofondavo in un metro di neve per racco-gliere legna per il fuoco. Quando finalmente arrivòil disgelo primaverile, il fango era così denso che tirisucchiava gli stivali. Aiutai una mucca di nomeAngel Starbeam Dreamer a dare alla luce un vitelli-no alle 4.00 del mattino: poi, con il sole che sorge-va alle loro spalle, guardai la madre e la sua prolebarcollante – Angel Star Dancer– avviarsi allafonte per abbeverarsi. Che quadro!

La famiglia crebbe. Maiali. Polli. Pavoni. Anatre.Oche. E due pastori tedeschi. La fattoria mi insegnòche c’è una differenza tra essere vivi, veramentevivi, e semplicemente sopravvivere.

Ora avevo dei giovani seguaci. Essi erano sicuri cheio sapessi, poiché affermavo il contrario. Nemmenoessi sapevano, ma opponevano resistenza a ciò cheio invece accettavo come dato di fatto. “Dicci cosacredere, Harry”. Sono mai state pronunciate parolepiù pericolose di queste?

Ma fintanto che mi aiutavano nelle fatiche quotidia-ne, erano benvenuti. Quando pensavano troppo,insegnavo loro a cercare la calma: “Chiudi gli occhi.

Cerca nella tua mente qualcosa che non è un pen-siero. Concentrati sullo spazio tra i pensieri”. Allafine i loro orizzonti mentali si schiarivano.

Le lezioni erano semplici: non interiorizzarti,lasciati assorbire da quello che stai facendo. Tagliala legna, porta l’acqua. Era Zen di campagna. LoZen celebra il fatto che tu non sai. La mente venivadisinserita e questo lasciava spazio ovviamenteall’esperienze di vita. Taglia dell’altra legna. Portaaltra acqua. Non lasciare che la mente vaghi... Saiquanto noioso può diventare lo Zen?

Riattivai la mente e cominciai a esplorarla. Forsepoteva trovare qualcosa di utile da fare dato che lostagno si stava riempiendo d’acqua e io avevo acca-tastato ad asciugare legna da ardere, abbastanza dasopravvivere alla prossima era glaciale.

Cominciai a dare sostegno psicologico alle personeche avevano problemi e imparai a osservare e adascoltare attentamente. I primi schemi mentalicominciarono a prendere forma. Piano piano svilup-pai una tecnica. Era come il cordoncino che la dittaPurina cuciva intorno al bordo superiore dei suoisacchi per il mangime. Se tiravi correttamente, ilcordoncino si snodava facilmente, ma se sbagliavi atirarlo si attorcigliava così strettamente che ericostretto a tagliare il sacco.

Quando la tecnica funzionava, diveniva semplice,aprendo così la strada a un concetto profondo: Iocreo la mia esperienza concordemente a ciò checredo. Che teoria originale! Finora sembrava chetutti fossero partiti dall’ipotesi che le persone crea-no le loro convinzioni concordemente a ciò che spe-rimentano. E se fosse al contrario?

Ecco come potrebbe funzionare. Immagina un pla-sma universale contenente tutte le potenzialità cheviene filtrato e modellato dalle tue convinzioni,come se ogni convinzione agisse in modo simile aquella di un filtro di sintonia in una radio ricevente,lasciando passare solo una certa banda di frequenze,di circostanze e situazioni. E proprio come la sinto-nia di una radio, le convinzioni tendono ad attenua-re fortemente tutto quello che sta al di sopra o al disotto della banda passante. Ciò che credi ti porta aconcentrarti sugli elementi che, provenendo dalleinfinite potenzialità, emergono nel primo pianodella tua esperienza. Per esempio, se sei convinto

Parte I: Alla Ricerca

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che sia pericoloso camminare nel parco di notte, seiportato a interpretare ciò che percepisci in funzionedi quella convinzione. Lo stormire delle foglie sitrasforma nei passi di un rapinatore. Le ombre cela-no pericoli inimmaginabili. Il tuo cuore accelera e tuvivi il parco come un posto pericoloso. Le aspettati-ve che hai di essere vittima di qualche attacco,potrebbero addirittura essere forti abbastanza daindurre qualcuno piuttosto suggestionabile ad assa-lirti!

Hai mai sentito qualcuno dire, “Non so perché misono comportato così”? E se si fosse comportato inquel modo per il fatto che le tue convinzioni hannocreato le circostanze che sono poi state causa dellesue azioni? Sarebbe possibile? Hai mai agito inmaniera spontanea ma rispondendo alle aspettativedi qualcun’altro? Prova a dare la tua mano a unaltro con l’intenzione di stringere la sua.

Una volta che la convinzione–filtro è installata nellatua coscienza, le esperienze che vivi ti fornisconole prove a sostegno di ciò che credi.Una profeziaauto–realizzante. Ciò spiega come mai due personeaventi convinzioni conflittuali trovino, entrambe, leprove che dimostrano come le proprie convinzionisono giuste mentre quelle dell’altro sono sbagliate.

• • • •

Quando sembrava che la tecnica non funzionasse, iltutto si aggrovigliava come il cordoncino intorno aisacchi del mangime. Come inquadrare gli eventicasuali o gli interventi divini? E cosa dire delle vit-time? E se ciò che sperimento non avesse alcunarelazione con ciò che credo!

Era possibile creare un’esperienza convincendoseneper poi dimenticarsi di esserne stati convinti? Sì,credo di sì. Sono sempre stato consapevole di ciòche credevo? Forse no. Sapevo bene cosa dicevo dicredere, ma era ciò a cui credevo veramente? Ciòche realmente credevo era la motivazione di ciò chedicevo di credere?

Prima di andare oltre, sapevo che dovevo arrivare acapire esattamente quali erano le mie convinzioni equale effetto avessero sulle mie esperienze. In qualemodo crediamo? Dove comincia? Qual è la mecca-nica delle convinzioni? Quanto durano? Ciò checredo o quando lo credo hanno importanza? Quelloche credo riguardo le convinzioni e/o comeci credomodella le mie esperienze?

Mi arrovellai con un interessante problema di logi-ca applicato alla responsabilità personale: Io speri-mento ciò che credo, a meno che io creda di no,nel qual caso non lo sperimento! Il che vuol direche, in effetti, l’ho sperimentato!

Capitolo Due: Incubazione

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Capitolo Tre

Nella VascaUn giorno mia moglie Avra tornò a casa e trovò cheavevo rimpiazzato la tavola in ciliegio della sala dapranzo con una vasca di isolamento sensoriale da700 kg.

“Dov’è finito il ...Quella cos’è, una bara?” Il tonodella voce fece piegare all’indietro le orecchie aipastori tedeschi.

“Una vasca di isolamento sensoriale!” dissi orgo-glioso. Le mostrai lo sportello e cominciai a spie-garle. Avevo letto qualcosa su queste vasche eavevo pensato,che strumento prezioso per esplora-re le convinzioni!

La vasca non era altro che un contenitore di schiu-ma di polistirene indurita lunga circa due metri emezzo e larga poco più di un metro. Era riempitacon una soluzione acquosa contenente pressappoco350 kg di solfato di magnesio. “L’acqua è così satu-ra di sali che il corpo galleggia senza alcuno sforzo.Perdi completamente il senso della gravità. La tem-peratura viene mantenuta pari a quella della pelle,circa 35°C, di modo da non percepire né caldo néfreddo. È neutra. La vasca è così buia che non sei ingrado di distinguere se hai gli occhi aperti o chiusi.Ovviamente è anche insonorizzata”.

“Quando sei dentro la vasca, galleggi senza peso;non hai sensazioni tattili, non odi suoni, non hai per-cezioni. Rimani semplicemente lì, completamentecosciente, privato di ogni sensazione esterna edesperienza del tempo presente”.

“Hai intenzione di entrare là dentro?” mi chiese.

“Certo” e sorrisi allegramente.

“E chiuderai il coperchio?” Sia lei che i due canisbirciarono dentro: l’acqua descriveva piccoli vorti-ci mentre cercava di sciogliere un mucchietto di sali.

“Sì. Appena è pronta”.

“Per quanto tempo?” Mentre domandava guardavaansiosa la tavola da pranzo smontata in un angolodella stanza.

“Non lo so ancora”. Poi mi sembrò il caso diaggiungere, “non molto, probabilmente”.

Scosse il capo come quella volta che portai a casaper la prima volta una mucca da latte. “O–o–kay,Harry. Cerca di non affogare”. Non nella mia salada pranzo.

• • • •

Nelle successive otto settimane, passai la maggiorparte del tempo nella vasca. L’unica prova della miaesistenza erano le tracce asciutte di sali che andava-no verso il frigorifero e il bagno. Oh felici tracce.

Una delle prime cose che diviene evidente durantela privazione sensoriale è che la mente è più chedesiderosa di compensare ogni mancanza di inputsensoriali. In realtà questi input tengono in qualchemodo la mente focalizzata e sotto controllo, un po’come un lenzuolo bagnato intorno a qualcuno forte-mente agitato.

Quando gli input sensoriali del corpo vengono esclu-si, la mente compensa e diventa contemporaneamen-te un circo a tre piste con organetti a tutto volume,una banda musicale e una vendita all’asta. È un’e-sperienza caotica che devi però superare per rag-giungere la calma che si trova al di là della mente.

• • • •

Galleggio da qualche parte nel mezzo della confu-sione, certo che qualunque cosa faccia sia sbagliata.

Assomiglia un po’ a questo:

Come faccio a distinguere se sono sveglio o se stosognando? Cos’è reale e cosa è immaginazione?Dovrei meditare su qualcosa o lasciare semplice-mente che accada? C’è qualcosa che dovrei fare?Forse dovrei prima leggere dei libri sull’isolamen-to sensoriale. No, non posso farlo dato che mi trovogià nella vasca. Ma sono nella vasca? Dove sono?Chi sono? Sono dentro o fuori il corpo? Qualecorpo? Cerchiamo di trovare un punto di partenza.Partenza di che? Chi siamo? Non provo nulla.

Calmati, mi dico! Chi mi ha parlato? Siamo in due?Quanti me stessi possiedo? Uno assomiglia a miopadre. Cosa sta succedendo? Perché sto parlandocon me stesso? Perché l’ho chiesto? A chi l’ho

Parte I: Alla Ricerca

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detto? Sto ancora parlando con me stesso. Non sociò che so senza doverlo chiedere o dire a me stes-so? Eccolo, me lo sono appena chiesto di nuovo.

È incredibile! Assomiglia a una mia seduta privatadi Thoughtstorm!* Ma qui ci sono solo io. A chi l’hodetto?

Pazzia fulminante! Uomo impazzisce nella vasca.

Sono ancora nella vasca?

Ho dimenticato.

Sì, sto galleggiando in una vasca. Ma dove?

Non sto galleggiando in una vasca: sto galleggian-do in una mente. Perché mi sono detto questo?Perché non lo so e basta?

Perché l’ho chiesto? Cosa sta succedendo qui?Come potrei non sapere? Mi arrendo.

Va bene, ciascuno dica quello che gli passa per lamente.

Qualunque cosa?

Nessuna resistenza.

Finché non arriviamo a una conclusione che soddi-sfi tutti.

Qual è la domanda?

Noi, chi sono?

Alcuni giorni più tardi, la sottile percezione che c’èdietro la mente pensante cominciò ad attivarsi. Eracome una sala con un complesso rock che suonassea pieno volume, mentre in un angolo una radio por-tatile suonava musica classica con il volume alminimo. Non saresti stato in grado nemmeno diimmaginare la presenza della musica classica finchéla banda rock non avesse fatto una pausa. Questo è

quello che successe. La Mental Rhythm Band allafine si stancò e fece una pausa!

Mi risvegliai a me stesso. Non il sapere, solo espe-rienza. Che sorpresa! Era quella vecchia partedistaccata del sé superiore che osserva interessata epriva di giudizio. “Come va?” mi domandai. Alsolito la risposta fu, “Okay” . Dopo aver integratoquesto nuovo punto di vista, cominciai a esplorarele deboli immagini di sfondo che circondano lamente pensante: esperienze resistite, concepimenti,nascite, traumi, morti. L’intera registrazione dell’e-sistenza di quello che pensavo di essere fluttuavacome una bolla in un mare di consapevolezza ine-sprimibile. A un altro livello di esistenza io ero quelmare di consapevolezza inesprimibile.

Osservai manifestarsi l’illusione della materia edella separazione. Vite dopo vite. Vite all’interno dialtre vite. Vite parallele che si scambiavano lezioni.E la consapevolezza inesprimibile, sempre–presen-te, osservava silenziosa dalla sua vacuità.

Le creazioni fluttuavano come bolle: ciascuna diesse conteneva e modellava una quantità a sé stantedi consapevolezza – sé embrionali! Bolle collassa-vano, si fondevano le une con le altre fino a scom-parire o a raggiungere quella quantità di coscienzasufficiente per poter affermare subitaneamente “iosono”.

In questo momento gli insegnamenti di Avatar sirivelarono, osservando la coscienza autodefinirsidal nulla, crescere e diminuire in quel mare senzaspazio di consapevolezza inesprimibile. Da questopunto di vista una forma–pensiero può essere perce-pita o appercepita (cioè percepita senza l’uso degliorgani di senso). È una cosa!

Questa era un’altra idea rivoluzionaria! Sai perquanto tempo l’uomo ha studiato la coscienza par-tendo dal presupposto che non era fatta di nullaanziché essere fatta dal nulla? Qualcosa provenien-te dal nulla – creazione primaria.

• • • •

Vi sono diversi livelli nel ciclo di attività dellacoscienza – differenti concentrazioni di definizionee consapevolezza. Per esempio, posso creare un’im-

Capitolo Tre: Nella Vasca

* Thoughtstorm è un marchio registrato di Star’sEdge, Inc. È riferito a una tecnica utilizzata percreare sinergia di pensiero all’interno di un gruppo.

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magine mentale di albero – questo è un livello diattività della coscienza. Posso creare il fatto di farciqualcosa con quella immagine mentale – questadecisione appartiene a un livello diverso. Posso poiattuare la decisione di modificare l’immagine del-l’albero e verificare o correggere ciò che ho decisodi fare. Questo è ancora un altro livello di attivitàdella coscienza.

Col cambiare del punto di vista, cambia il caratteredi ciò che si appercepisce. Da un livello di coscien-za il tema del tempo appare così: io sono nelmomento presente. C’è un passato e c’è un futuro.

Spostandosi su di un altro livello si vive solo il pre-sente e in questo presente creo un’idea chiamata“passato”, un’idea chiamata “presente” e un’ideachiamata “futuro”. Piuttosto che essere un istante ditempo racchiuso tra un “passato” e un “futuro”,“adesso” si trasforma in un ORA senza tempo checontiene queste idee sul tempo. Da questo livello ilpassato non esiste né mi influenza a meno che ionon decida, o senta il bisogno, di crearlo!

Spostati su un livello ancora superiore e il concettodi tempo scompare del tutto. Tutto ciò che è, è statoo mai sarà si fonde in un segno unico, immoto, trac-ciato sulla consapevolezza infinita. Il tempo diven-

ta la sequenza nella quale contempliamo le cose. Daqui, la vita unificata è in grado di contemplare l’in-tero tessuto spazio–temporale dell’esistenza sempli-cemente come sé: tutte le potenzialità si verifica-no simultaneamente.

• • • •

Ebbi un’illuminazione. La verità è relativa al puntodi vista dal quale viene percepita. Il come vedoqualcosa e il punto dal quale la vedo determinanola mia percezione della verità.

Ho provato una profonda compassione quando hocapito che tutti, ciascuno dal proprio punto di vista,guardano la verità. Credo che questa sia una com-prensione fondamentale se vogliamo creare unasocietà armonica.

Invece di chiedermi se qualcosa è vero o meno,potrei chiedermi: “Da quale punto di vista o daquale definizione di coscienza ciò è vero? Da qualepunto di vista o da quale definizione di coscienzaciò è falso?”

La realtà relativa è la verità ultima! Se AlbertEinstein avesse avuto una vasca, l’avrebbe capitomolto prima.

Parte I: Alla Ricerca

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Capitolo Quattro

Sto AncoraGalleggiandoAncora galleggiando chiesi ai miei sé-bolle:

Rocce e idee sono concentrazioni e frequenze diffe-renti delle stessa materia prima? Quale materiaprima? Quali sono le possibilità? Sapere enon–sapere. Coscienza? Consapevolezza inesprimi-bile modellata da definizioni in campi di familia-rità. La realtà è realmente nota? Esaminare coinci-de con il creare?

Stacca la definizione dalla materia prima e cosarimane? Plasma universale? Materia priva di defi-nizione. Materia senza confini. Consapevolezzanon–dimensionale, atemporale priva di oggetto ocontenuto. L’universo e la coscienza provengonodalla stessa consapevolezza che fa da sfondo aentrambi!

I presupposti preparano lo scenario. L’insieme ditutti i presupposti ... e la roccia? È solo un presup-posto veramente solido? È possibile che “roccia” e“idea di roccia” descrivano solamente differenticoncentrazioni di presupposti? Strati di roccia.Densità. Condensazione di presupposti. L’universocondensa a causa dell’intenzione deliberata dellavolontà consapevole.

E per quanto riguarda la mente? La coscienza?Pacchetti di consapevolezza separati da auto–defi-nizione.

La mente fa sì che possiamo concentrarci sul mondofisico. A un livello (in una delle bolle) tutti i presup-posti coincidono con la mente, ma nello stratoimmediatamente superiore (la successiva bollaesterna) tutte le menti sono presupposti!Presupposti pensanti.

Cerchi concentrici! Namasté, Swami. Sto comin-ciando a capire. I presupposti si annidano uno nel-l’altro come coppe all’interno di coppe. Come bolleall’interno di bolle più grandi. Atomi nelle moleco-

le. Molecole in composti e così via...definizioni inun campo unificato di materia inesprimibile...che èconsapevole.

Fintanto che nessuno mi chiede di spiegare qualco-sa, so tutto. Sto uscendo in punta di piedi dal teatrodove l’universo sta giocando!

Teatrini di vita all’interno di altri. Rappresentazionidi pensieri tratti dalla mia vita. Non è necessariovestirsi per il teatro. Sono io che scrivo il copione.Sono io la star. Sono io il cattivo. Sono io il palco-scenico.

A un certo livello, segretamente, recito pure la partedel pubblico. La vita è davvero un evento straordi-nario!

Sono stato creato già con una mente? Cosa faccio?Desidero. Resisto. Che la mente sia solo registra-zioni e distorsioni di ciò che ho desiderato o resisti-to? Presupposti che definiscono, conservano l’espe-rienza? Presupposti indossati automaticamente.Presupposti di base. Da dove vengono i pensieri?

Di tanto in tanto una goccia di condensa cadevadallo sportello della vasca rimbombando orrenda-mente e lentamente ... ta-plum!

Desideri. Resistenze. Sono essi i motori che dirigo-no la mia vita quando non sono io a farlo. Essi favo-riscono la creazione di presupposti. Questo è bene.Questo è male. I presupposti si trasformano in con-vinzioni. I pensieri vengono dalle convinzioni! Leconvinzioni sono baccelli di pensieri. Le convinzio-ni maturano e quando vengono disturbate, sprigio-nano pensieri, dando loro la forma di bolle dicoscienza trasportate nella consapevolezza finchénon si dissolvono.

... ta-plum!

Sono una convinzione che crede! Sono ... UNACREAZIONE ALL’INTERNO DEL CREATORE,UN CREATORE ALL’INTERNO DELLA CREA-ZIONE. Sono un ponte tra consapevolezza e crea-zione. Il cerchio di mezzo! Quello che lo Swamiaveva fatto tracciare a me! Impacchetto la consape-volezza dentro una definizione e poi la indossocome un abito. Consapevolezza conservata perfet-

Capitolo Quattro: Sto Ancora Galleggiando

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tamente, che si risistema nel suo sé inesprimibile.Ritmo. Respiro. Vita. La mente pensa, lo sfondodecide! Trasferisciti sullo sfondo, vivi deliberata-mente.

Qualcosa cadde dal nulla. Una goccia cristallina,luccicante, vibrante di quasi–verità. Era semplice;era profondo. La vita è una danza della coscienza.

... ta-plum!

IO SONO! Il pianto della coscienza appena nata.Consapevolezza definita. IO SONO. Esistere nelvero centro di sé. Esistere all’inizio dello spazio. IONON SONO. La morte della coscienza.Consapevolezza liberata dalla definizione. IO NONSONO. Esistere oltre il confine della proprio sédefinito. Vita e morte, una leggera increspaturadentro l’origine di ogni cosa.

Parte I: Alla Ricerca

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Capitolo Cinque

Appunti dallaVascaDurante tutto il periodo che ho passato galleggiando,tenevo sopra la vasca una vecchia macchina da scri-vere e di tanto in tanto mi sporgevo dal portello escrivevo alcune “quasi–verità” che non volevodimenticare.

Conoscere intellettualmente esperimentare sono due cosediverse. L’intelletto è un prodot-to della coscienza e non è ingrado di conoscere al di là deilimiti della coscienza stessa. Perandare oltre i limiti dell’intellet-to bisogna sperimentare diprima mano senza valutazioni.La comprensione intellettualenon è altro che un gioco dipazienza portato a termine chedescrive a parole una qualcheesperienza.

Esperienza significa essere pre-sente alle proprie percezioni,privi di definizione, aspettativeo giudizi.

• • • •

Il ciclo della genesi è immagina-zione, intenzione, creazione, per-cezione, esperienza ... ripetutocontinuamente. Il tutto su unosfondo consapevole, compassio-nevole, privo di spazio – ilnostro sé superiore distaccato,la pura consapevolezza!

• • • •

Ci sono dei modi con i quali èpossibile muoversi facilmente dauna definizione di coscienza aun’altra. È possibile cambiare!

Il livello di idea IN QUALITÀDEL QUALE guardi determina illivello di idea AL QUALE guardi.

Se vuoi, puoi scomporre ognicosa in particelle sempre più pic-cole mentre contemporaneamen-te ti restringi assieme alla tuapercezione. Oppure puoi espan-derti e cominciare a guardarecose sempre più grandi. Zero einfinito. L’alfa e l’omega. Il cer-chio interno e quello esterno.

• • • •

La consapevolezza definisce sestessa allo scopo di creare lacoscienza. Penetrare e analizza-re il contenuto della coscienza ècomunemente noto come cercaredi capire. Alla fine si arrivasempre alla conclusione chequella bolla significa questoquando vista da quest’altrabolla. Relatività.

La consapevolezza attende sullosfondo, compassionevole, osser-vando con apprezzamento.

• • • •

L’attenzione rende una creazio-ne più consistente e la attiranella nostra vita.

I giudizi nei confronti di unacreazione fanno sì che vengadesiderata o resistita.

Sia resistere che desiderare fini-scono coll’attrarre la creazione,oggetto della propria attenzione.

Forza di gravità e attenzionesono probabilmente due diverseforme della stessa energia.

L’abilità di ricollocare la coscien-za è la forma ultima di viaggiospaziale.

Capitolo Cinque: Appunti dalla Vasca

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• • • •

È possibile ritornare all’originedi una creazione. Una volta lì, èpossibile smettere di creare unacreazione, semplicementelasciandosi andare in uno statoprivo di sforzo (discreare).

• • • •

La differenza tra consapevolezzae coscienza consiste nel fattoche la coscienza ha un contenu-to, un’estensione sia nel tempoche nello spazio, e una forma.La coscienza è un universo dimateria meno solida. E simil-mente allo sviluppo e alla deca-denza dell’universo fisico – macon un diverso cammino – lacoscienza è soggetta a espansio-ne e contrazione in funzione delsuo allineamento con energiecosmiche. L’antico Tao!

Tra la coscienza normale diveglia e lo sfondo inesprimibiledella consapevolezza priva didefinizione troviamo gli anelliconfinanti delle creazioni deside-rate e resistite. Dotato deglistrumenti appropriati, un esserepuò imparare a viaggiare traquesti anelli e raggiungere losfondo onnisciente e compassio-nevole dal quale il contenutoglobale e finale e la forma dellacoscienza vengono appercepiti.Questa è l’illuminazione.

• • • •

Tutte le idee che abbiamo di noistessi sono IN DEFINITIVA false.Ogni definizione asserita o resi-stita – chiamala io, identità, sé –non è ciò che noi siamo! È ilrisultato di ciò che siamo! È labolla che abbiamo creato e dal-l’interno della quale agiamo. È

la definizione che indossiamo edè essa che determina la nostraesperienza delle altre bolle.L’ego è lo sforzo di proteggerequesta bolla.

Il sé è un’idea che la consapevo-lezza utilizza temporaneamenteallo scopo di sperimentare altreidee. Il sé è un mezzo per parte-cipare a un paradigma. È possi-bile cambiare sé o addiritturaandare completamente oltre ognisé.

• • • •

Dai Veda: “Ciò che è dentro dinoi è anche fuori. Ciò che èfuori di noi è anche dentro.Colui che percepisce una diffe-renza tra ciò che sta all’internoe ciò che sta all’esterno è desti-nato a passare per sempre dauna morte alla successiva”. DaAvatar: “Trasferisciti sullo sfon-do. Vivi deliberatamente”.

• • • •

La Scala di Palmer:Origine InesprimibileConsapevolezza (Luce)Definizione(Creazione/Discreazione)CoscienzaEsistenza (Ora)Spazio (Punto di vista)OsservazioneAttenzioneTempo (Durata)Giudizio (Etichetta)Emozione (Reazione)Pensiero (Resistenza)Noncuranza (Ignorare)IdentitàDimenticanza (Ignoti)

Parte I: Alla Ricerca

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Circostanze CasualiElementi (Materia)Decadimento (Collasso)Realtà AlternativeOrigine InesprimibileEccetera

• • • •

La dimensione della bolla èdeterminata dalla responsabilitàche assumi e questa dimensionedetermina se qualcosa è al tuointerno o all’esterno. Le defini-zioni alla fine si integrano. Sescegli un livello di esistenzamolto piccolo, infinitamente pic-colo ogni cosa ti appare all’e-sterno. Corrisponde alla massi-ma separazione dalla consapevo-lezza. Sei diventato una particel-la fisica!

Dall’altra parte, se scegli unlivello di esistenza ampio abba-stanza da contenere l’universo,allora l’universo è dentro di te.

• • • •

Spalancando lo sportello della vasca per l’ultimavolta, venni inondato da un fiotto di luce. La miapelle assomigliava alle prugne secche. La ricerca siera conclusa con successo. L’ultima domanda. Finedel paragrafo. La grande risposta! I colpi di pen-nello sull’ignoto erano miei!

Feci ondeggiare la vasca mentre scendevo. La con-densa sulla parte superiore cadde come una piog-gia di goccioline. Centinaia di ta-plum! Ciascunadi esse generò tre increspature sulla superficiedove avevo galleggiato fino a poco prima.Increspature che interagivano in un riflesso ologra-fico dell’universo. Era un messaggio.

Sì, Swami. Sono in debito. Prima di riunirmi a te,nella tua esistenza senza tempo, traccerò la stradaper altri.

Capitolo Cinque: Appunti dalla Vasca

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Capitolo Sei

EstasiSettembre 1986. Ho svuotato e smontato la vasca diisolamento sensoriale. Per molti aspetti si era rive-lata uno strumento utile ma ora capivo che non erapiù necessario passare altro tempo al suo interno.Vedevo chiaramente che vi erano modi più sempliciper raggiungere quell’elevato stato di consapevo-lezza, a lungo cercato, dal quale ogni esistenza sitrasforma in un’esperienza profonda. Se qualcunomi avesse detto: sei fuori di testa, avrei potutorispondergli: sì è vero.

Vedevo ora la mente come uno strumento universa-le che può essere regolato, allineato e modificato.Non era più una prigione o una trappola. Ero, gioio-samente, sveglio nel nulla!

Come mi sentivo? Così come decidevo.

Decidere la forma e il contenuto della mia coscien-za era altrettanto facile che spostare l’attenzione daun suono a un altro o da una scena a un’altra.Decidevo come definirmi. Potevo sperimentareogni stato dell’esistenza che fossi in grado di imma-ginare, ogni stato che desiderassi creare.Naturalmente decisi di sentirmi euforico. Nelmomento in cui lo creai, l’intero universo mandò unriflesso delle mie aspettative. Ero il coreografo inuna sinfonia di estasi spirituale. Guardavo attraver-so gli occhi ma percepivo con un cuore oltre ogniconfine spaziale. Ciò che succedeva e quello che ioero, erano una cosa sola. Mi ritirai a Buck Mountainper esplorare questa nuova esistenza e per godermiuno stupendo autunno. Avevo il premio così a lungocercato, quegli elusivi momenti straordinari dicoscienza creati deliberatamente. Mi spostavo inqualunque luogo e momento io volessi creare. Benein vista, la sempre mutevole espressione della

coscienza universale. Vedevo la fine del sentieroverso il quale ogni pratica spirituale ha cercato dicondurre l’umanità, nel suo momento più puro delconcepimento. Percepivo le possibilità e le trappole,le sale degli specchi che le parole possono diventa-re. Vedevo come una follia pur moralmente accetta-bile può distorcere anche il sentiero più nobile pertrasformarlo nei solchi percorsi e ripercorsi daglieserciti “civilizzati”.

Conoscevo la più semplice delle verità. Esisto per ilsemplice fatto che affermo di esistere. Sapevo che laverità non è ciò che io o chiunque altro creiamo: laverità è che siamo noi a crearla. Comprendevo chela coscienza all’interno di tutte le creature viventiviene individualizzata solamente da ciò che essecreano, non dal fatto che esse creano. Al di sottodella definizione, al di sotto dell’illusione delladiversità percepivo un sé universale che, sebbeneancora sonnecchiante, era unificato e unico. Oltre ipalcoscenici sognanti della coscienza, oltre le crea-zioni di tempo, forma ed eventi, sperimentavo unatotale compassione e un amore incondizionato perla vita. Potevo restare oppure tornare. La scelta deibodhisattva!

Non ero nel mondo, né ero del mondo, ma tra ciòche era possibileuna piccola bolla fluttuava. Essaconteneva l’universo.

Vedevo le foglie dei frassini danzare allegramente etracciare pennellate di arancio e giallo nel vento.Galassie fluttuavano nell’universo. Una scintillantetrama di creazione. Un’antica orchestrazione diconvinzioni. Vi era unità e all’interno di quell’unitàvi era contemporaneamente osservazione e movi-mento di foglie gialle e arancio. Non vi era alcunaseparazione tra il guardare e il volteggiare.

E io sorrisi a lungo. Colui che viveva nella bolla,sorrise a lungo...

Parte I: Alla Ricerca

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Capitolo Sette

I Primi AvatarNovembre, 1986. Il primo gruppo di prova era com-posto da nove persone: mia moglie e il suo staff delCreative Learning Center. Gran parte di essi avevatenuto e ricevuto numerose ore di psicoterapiaregressiva – rivivere traumi, sciogliere il dolore,esprimere emozioni, ecc.

La maggior parte dei loro pazienti era soddisfatta edaveva effettivamente ottenuto una diminuzionedelle tensioni quotidiane. Di conseguenza eranocomprensibilmente scettici nei confronti dei mieinuovi processi Avatar.

“Da dove hai tirato fuori il nome, Harry?”

“Esiste da tempo”, risposi.

“Non hai paura che qualcuno possa offendersi?”

“No, non lo credo”, dissi. Solo quelli che si ritengo-no speciali,pensai.

Prendemmo assieme il caffè mentre riassumevoloro quello che avevo fatto. Scoprii che pensavanogià in termini di “la convinzione precede l’esperien-za”. Vi era qualche resistenza, ma nello stessotempo erano consapevoli che mi era successo qual-cosa che mi aveva trasformato. Lo capivo dalle lororeazioni. La mia presenza aveva su di loro un effet-to euforico senza che io ne avessi l’intenzione. Leloro idee preconcette si sciolsero e si trasformaronogradualmente in genuina curiosità.

“Okay, Harry, se il tuo processo mi farà sentire cosìbene come tu sembri stare, io sono pronta”.

Mia moglie si offrì volontaria per iniziare. Salimmonel suo ufficio dove le spiegai che, prima di comin-ciare il processo vero e proprio, volevo che facessedegli esercizi preliminari. Le chiesi di immaginaredi porre etichette su degli oggetti.

“Etichetta quello” dissi, indicando il pomolo di unaporta.

“Pomolo” disse, entrando nel gioco.

“Etichetta quello”.

“Telefono”.

“Etichetta quello”.

“Muro”.

Notai che per la maggior parte del tempo lei lascia-va che fossero gli oggetti, che io le indicavo, a sug-gerirle come essere etichettati. La macchina da scri-vere venne etichettata “macchina da scrivere”. Lascrivania venne etichettata “scrivania”.

Continuai. Nel giro di pochi minuti si rese conto chestava riconoscendo le cose invece di etichettarle.

“C’è qualche differenza?” volle sapere.

“Tu che ne pensi?” risposi sfoderando la miamigliore identità di analista.

“Sì, c’è. Etichettare da più l’idea di – non lo so”.

“Origine?”

“Sì, eccolo. Origine!”

A questo punto etichettò il telefono “patata”, lalibreria “oggetto 67” e il vaso di fiori “creazionenumero 5”. Sottolineò il fatto che ora gli oggettierano ancora più oggetti che parole. La stanza presevita.

Appena si impadronì di questo esercizio, continuaicon un altro esercizio preliminare, chiedendole disentire la separazione tra lei stessa e gli oggetti chestava etichettando.

“Etichetta quello”.

“Sedia”.

“Bene, sei in grado di sentire la separazione tra te ela sedia?”

“Io sono io e lei è lei”. Notai che si lasciava pren-dere dal gioco e che questo cominciava a piacerle.

“Etichetta quello”.

“Libro”.

Capitolo Sette: I Primi Avatar

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“Bene, sei in grado di sentire la separazione tra te eil libro?”

“Uh–huh!”

Ampliai l’esercizio mantenendolo però ancora sulprimo livello. “Hai delle opinioni su te stessa chenon ti piacciono?”

“Beh, credo di sì, qualcosa del genere”. Cominciòad agitarsi prevenendo quell’invasione della privacyche normalmente segue domande del genere.

“Non dirmela”, dissi, “scegline semplicemente unae pensa ad essa”.

Ci pensò per un momento, poi disse, “Okay, cel’ho”.

“Etichettala dall’origine”.

“Okay”.

“Bene, sei in grado di sentire la separazione tra te el’idea?”

Mormorò sorpresa, “Hum–m. Io sono io e lei è lei!Giusto?”

Ripetemmo l’esercizio con alcune altre idee, inclu-dendo il suo stesso nome come etichetta.

“Come ti senti?”

“Consapevole. Ecco tutto. Non mi sento come se cifosse qualcosa che devo fare”.

Continuai con il processo e le chiesi “Hai un’im-pressione del tempo?”

“Sicuro. Sta passando”.

“Etichettalo dall’origine”.

“Tempo!”

“Bene, sei in grado di sentire la separazione tra te ela tua impressione del tempo?”

Il suo corpo sussultò e lei cominciò a respirare piùprofondamente. Lentamente un profondo sorriso si

formò sul suo volto. “E questo è un esercizio preli-minare?!”

La guidai lungo i quindici passi dell’iniziazione enei processi confidenziali. Ci volle appena più diun’ora.

La lasciai seduta sorridente nel suo ufficio mentreguardava un raggio di sole sulla mano che lei muo-veva lentamente. Era rilassata e i suoi occhi eranoumidi. Ero sorpreso dalla sua straordinaria bellezza.

Ciascuna delle tre sedute successive terminò inlacrime di gioia.

Nel pomeriggio cominciai gli esercizi con il quintovolontario. All’inizio la seduta andò bene ma a uncerto punto ci incagliammo su un problema irrisol-to. La persona lo descrisse come una condizionepersistente che aveva già cercato di trattare con laterapia per dieci anni. Ascoltavo mentre la delusio-ne e il fallimento le soffocavano la voce.

È sprofondata nel centro di una creazione.

Mi disse che per lei andava bene se ignoravamoquesta condizione e prendevamo in considerazionequalche problema di minore intensità. Non volevache il suo caso rovinasse i miei processi Avatar.“No”, le dissi. Era proprio quello che stavo cercan-do. “Esploriamo assieme questa condizione persi-stente e cerchiamo di ottenere qualche migliora-mento se è possibile”.

Può scordarselo di lasciare questa seduta con quel-la creazione.Possedere degli strumenti in grado diaiutare qualcuno è confortante.

Scomponemmo la sua creazione pezzo dopo pezzo.Lei era meravigliata di non essere costretta asprofondare per ore nel ricordo di traumi primordia-li per localizzare la causa della sua condizione. “Èproprio qui, non è vero? Io la sto creando!” Si mera-vigliò di quello che successe allorché si separò daquella esperienza resistita. “Posso sentirmi letteral-mente cambiare! È un processo fantastico!”

Quando la seduta terminò, la condizione fisica eracompletamente risolta. Il volto era cambiato e leistessa non sembrava più quella di prima. Era splen-dida. Mi abbracciò.

Parte I: Alla Ricerca

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“A cosa ci è servita la terapia per tutti questi anni?Harry, questa sì che è una scoperta! Sento come sefossi appena uscita dal medioevo della mia stessacoscienza. È difficile credere quanto velocementefunzioni questa tecnica”.

Dopo altre sette ore tutti e nove i volontari avevanoterminato i processi e stavano ridacchiando in salot-to. Era stata una giornata straordinaria. Uno di essistava sorseggiando una tazza di the mentre gli altriscoprivano di poterne gustare il sapore!

Dato che le loro identità individuali erano rilassate,intuitivamente operavano come una squadra. Non viera traccia di atteggiamenti egocentrici. Non vierano conflitti. Ciascuno terminava le frasi dell’al-tro senza che questi si sentisse interrotto o ferito.Preparavano sandwich collaborando spontaneamen-te in una catena di montaggio che avrebbe sorpresoHenry Ford. Quando finirono, lavarono i coltelli,misero tutto in ordine, pulirono il ripiano della cuci-na e disposero i sandwich sulla tavola. Era fantasti-co osservare la collaborazione. Dopo aver toltol’immondizia dalla mente, le persone cooperanointuitivamente. Che strumento per gli affari!

Persone che non avevano fatto parte del gruppo diprova si avvicinavano spontaneamente. Sentivanoun’attenzione e una cura particolare da parte deivolontari. Le strette di mano si trasformavano inabbracci e persino in abbracci ripetuti deliberata-mente. Si respirava un’aria di familiarità. Come deijeans usati.

Altri studenti arrivarono per le sedute serali ma nonriuscirono ad andare oltre il salotto. Decidemmo difare vacanza. Le persone sedevano sulle scale pro-tendendosi per ascoltare i nuovi Avatar che siscambiavano le loro prese di coscienza. L’atmosferaera elettrica.

“Qualunque cosa pensi di essere, non è altro inrealtà che il riflesso di te che lo stai pensando”.

“L’illusione consiste nel credere di essere o qual-cosa o nulla. Non sei nessuna delle due cose”.

“Non è necessario che la coscienza operi secon-do la logica delle leggi dell’universo fisico”.

“Sono i giudizi a far sì che le esperienze sianodolorose”.

“Quando accetti che altri possano guarire se stes-si spontaneamente, anche tu sarai in grado diguarire spontaneamente”.

“L’idea che vi è una qualche realtà concreta allaquale dobbiamo adattarci e nei confronti dellaquale dobbiamo essere realistici è solo un’altraforma di paura”.

“Il rimpianto è una breccia nella fiducia del sésuperiore. Vuol dire che smetti di fidarti che il tuosé superiore stia creando l’esperienza di cui habisogno per il suo stesso sviluppo”.

Gli studenti erano affascinati e impazienti di porredomande.

“È necessario ricordarsi del proprio passato perpoter cambiare le proprie convinzioni?” chiese unostudente.

“Solo se credi di doverlo fare!” rispose la donna cheaveva trattato la condizione persistente. “Il passatoè un’idea creata nel presente che serve a dare unaspiegazione dei giudizi che abbiamo”.

“Mi potrà aiutare nei problemi che ho con miamoglie?”

“È la tua immagine di tua moglie quella con laquale hai dei problemi. E la tua immagine nondipende da tua moglie ma dalle tue convinzioni. Matu le puoi cambiare”.

La discussione ebbe un effetto di trasformazione suinuovi arrivati. Ben presto non ci fu più bisogno didomande. Ogni persona presente sapeva qualesarebbe stata la risposta: “Tu cosa credi?”

La responsabilità personale resa semplice! Regnavala calma: condividevamo un punto di vista espansodell’esistenza. Tutti i presenti percepivano il mani-festarsi di un profondo mutamento della coscienza.Ci furono altri abbracci.

Nell’aria vi era una sensazione di presenza spiritua-le. Era come se fosse stata convocata un’intelligen-za superiore. Un nuovo livello. Un risveglio. Unmeccanismo di ingranaggi antichi cominciò a muo-versi e un’onda di intuizioni si riversò nellacoscienza collettiva. Quello che era cominciato

Capitolo Sette: I Primi Avatar

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come un’esplorazione dei meccanismi dellacoscienza individuale aveva aperto degli orizzontiinaspettati. Una stupefacente quantità di complica-zioni e di confusione cominciò a stemperarsi nellasemplicità.

Fu ben oltre la mezzanotte che il gruppo cominciò asciogliersi. Era un momento storico. Nessunodimenticherà il giorno della sua iniziazione comeAvatar.

Ero molto soddisfatto di me stesso, ma il futuro michiamava, ricordandomi che la strada davanti eraancora lunga. Questo allora è il sapore del destino.In qualche modo dentro di me sapevo che il seme diAvatar sarebbe cresciuto. Andava coltivato concura. Ero contento di quello che avevo realizzato,

ma nello stesso momento provavo una punta di tri-stezza nei confronti della vita contemplativa che milasciavo alle spalle.

Non avevo alcun dubbio ora sul fatto che l’umanitàfosse più di una tribù di scimmie intelligenti.Troppo a lungo eravamo vissuti sotto una coltrefatta di segreti riguardo le nostre origini e il nostroscopo nell’universo. Ora la verità cominciava a farecapolino. Mentre spegnevo le luci, sentivo una con-nessione ... un sogno allora, una realtà oggi, legatigli uni agli altri, connessi attraversi i secoli.

Qualcosa che era andato storto si era raddrizzato dase stesso. Un incantesimo si era rotto. Una correzio-ne di rotta a metà strada. Un voto era stato mante-nuto.

Parte I: Alla Ricerca

PARTE II:

Gli Insegnamenti

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PreamboloPoco tempo dopo aver cominciato a studiare le per-sone, diventa evidente che molti hanno dimenticatodi essere i più potenti e onniscienti creatori dellapropria vita. Si vedono persone che senza renderse-ne conto creano sofferenza per se stessi e poi cerca-no di darsi ragione di questa sofferenza scegliendo-ne come origine il mondo. Si vedono persone chehanno ridotto il loro potere creativo al debole mor-morio di mere suppliche per essere sollevate dallapaura e dalla sofferenza che riempiono le loro gior-nate.

Una pietra miliare nella ricerca dei materialiAvatar è stato lo sviluppo di una tecnica che mostracome le esperienze che viviamo sono in definitivamodellate dalla nostra coscienza e non viceversa.La tecnica poi, si è dimostrata anche uno strumen-to molto efficace per ristrutturare sia la coscienzache l’esperienza.

Avatar ha chiuso per sempre le spiegazioni obsole-te delle terapie e delle ideologie del passato confer-mando l’antico sospetto sul potenziale creativodello spirito umano!

E adesso mi rivolgo a te con il complice sussurro dell’amantepoiché il mio meglio ti ama.

Non hai fatto né puoi fare alcun male che io non condivida:

Nulla può modificare il mio amore per te.Possano i pensieri che qui si

formano amorevolmente ricordarti ciò che hai sempre saputo.

Alle norme dell’uomo questo singolo verso si aggiunge:

“La verità è ciò che tu crei essere che sia”.

Attraverso queste parole vieni introdotto al Sentiero Creativo.

Puoi voltare le spalle e abbracciare sistemi di credenze altrui,ma avendolo udito anche una sola volta, il sussurro

non Ti abbandonerà più.

Parte II: Gli Insegnamenti

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Capitolo Otto

Evoluzione deiSistemi di Credenze

Convinzione: s.f. 1. Lo stato del credere; con-vinzione o accettazione che certe cose sonovere o reali. 2. Fede, particolarmente in sensoreligioso. 3. Fiducia o credito (Io ho fiducianelle sue capacità) 4. Ogni cosa accettata pervera; particolarmente un credo, una dottrina,un dogma. 5. Opinione; aspettativa; giudizio(credo che verrà).

SIN. convinzione, nel gruppo, il termine diaccezione più ampia, implica riconoscimentomentale di qualcosa come vero, anche se puòmancare la certezza assoluta; fede suggerisceun’accettazione totale e indiscussa di qualcosaanche senza il supporto di prove o di ragiona-mento; fiducia implica sicurezza, spesso dicarattere intuitivo, nell’affidabilità di qualcu-no o di qualcosa; confidenzasuggerisce ancheuna tale sicurezza, in particolare modo, sebasata sulla ragione o sull’evidenza dei fatti;credenza suggerisce accettazione puramentementale di qualcosa che in realtà potrebbe nonavere affatto basi concrete.

La storia della civiltà è la storia delle convinzioniconcepite o adottate da individui influenti. Ognimovimento politico, ogni religione, ogni filosofiacomincia con l’affermazione convinta di una singo-la convinzione.

La convinzione iniziale compare, con ogni probabi-lità, come commento spontaneo. Maggiore è l’at-tenzione che essa attrae, più spesso viene ripetuta.Stai lontano dalla tigre, altrimenti ti mangia.

Se la convinzione viene ripetuta, si diffonde eacquista il valore di conoscenza. In quanto cono-scenza può essere utilizzata per sostenere altre con-vinzioni. La giungla non è un posto sicuro. Perché?Vi abitano le tigri.

È così che nascono, come insiemi di conoscenze, isistemi di credenze.

I sistemi di credenze appaiono come un processoevolutivo naturale: ma sono le situazioni che abbi-sognano di soluzione a far sorgere tali sistemi osono viceversa essi a creare le situazioni che abbi-sognano di soluzione? La giungla è pericolosa acausa delle tigri o a causa delle convinzioni sulletigri? Sono le aspettative che abbiamo sulle tigri asuggerire loro in modo non verbale come devonocomportarsi? Esiste forse tra le creature una comu-nicazione dietro le quinte che coreografa le lorointerazioni in accordo alle aspettative generate dalleloro stesse convinzioni?

Sfortunatamente, prima ancora che la gente comuneavesse l’occasione di porsi queste domande, qualcu-no scoprì quanto preziosi fossero i sistemi di cre-denze! Fintanto che si potevano convincere le per-sone ad averne bisogno, i sistemi di credenze pote-vano essere barattati con cibo, riparo o protezione.COME–COMPORTARSI–CON–LE–TIGRI (oaltro analogo alle tigri, p.e. serpenti, fame, depres-sione, morte, ...) era un sistema di credenze prezio-so fintanto che ci si poteva fidare che le tigri rico-prissero il ruolo di feroci predatori. L’adozione dipolitiche di tipo spara–a–vista aiutò a eliminare letigri mansuete che non si adeguavano alla parte.

Nel corso del tempo, singoli individui, famiglie,tribù e infine persino organi di governo svilupparo-no un forte interesse personale sostenendo determi-nati sistemi di credenze. In molti casi il sistema dicredenze divenne essenziale per la sopravvivenzaeconomica del gruppo. Grandi organizzazioni ven-nero fondate sulla base della vendita dei sistemi dicredenze (o dello status sociale ottenuto facendonedono). Nacquero religioni proselitiste. Coloro che sierano associati per tempo imposero tasse a chi nonera organizzato. Architettura, arte e scienza si svi-lupparono al servizio dei credenti.

Affinché un’organizzazione potesse sopravvivere eprosperare, era necessario mantenere delicati equili-bri fra “le tigri” e “le soluzioni per le tigri”.Soluzioni troppo efficaci richiedevano la creazionedi situazioni più rischiose e, quindi, più proficue. Lapaura nei confronti delle tigri venne sostituita danuove e diverse convinzioni che dettero origine amalattie, carestie e feroci popoli nemici.

Capitolo Otto : Evoluzione dei Sistemi di Credenze

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Cominciarono le guerre. Quando potere e influenza,conferiti a un gruppo dai propri sistemi di credenze,venivano erosi dall’introduzione di sistemi in con-flitto, i giovani venivano duramente indottrinati conle convinzioni del gruppo e radunati in un esercito.Ogni studio dettagliato della storia è in grado dimostrare che il fattore fondamentale nei conflitti suquesto pianeta consiste innanzitutto in una lotta traconvinzioni (in sostanza un litigio!).

Raramente le guerre si sono preoccupate di discri-minare quali convinzioni avrebbero potuto creare lasituazione migliore; sono state piuttosto una garavolta a selezionare coloro le cui convinzioni (comela prole) sarebbero sopravvissute. La verità di unsistema di credenze era determinato dalla ferociadei suoi credenti.

L’ironia della guerra è stata che intere civiltà hannocombattuto per preservare sistemi di credenze chealla fine hanno comportato un’autodistruzione eun’oppressione di gran lunga superiore a quella pro-vocabile dalla più mortale delle armi nemiche.Comparve il fascismo.

Le convinzioni salirono sul trono. La scuola del-l’obbligo indottrinò a forza intere generazioni conconvinzioni. Le convinzioni crebbero d’importanzafino a diventare più preziose della vita stessa.Chiunque si fosse rifiutato di combattere e dirischiare la propria vita per le convinzioni del grup-po veniva considerato un codardo.

Nulla superava in atrocità le battaglie combattute innome della “verità”. La gente non conosceva treguaquando combatteva in nome di un credo sacro.Nessuna pietà veniva mostrata, né era attesa, dacolui che era convinto che l’onore della famiglia,della patria e la salvezza stessa della sua animadipendesse dall’annientamento dei difensori di uncredo erroneo: i nemici. Maggiore era il sangue ver-sato in difesa di una convinzione, più sacra einfluente essa diventava per le generazioni successi-ve.

Più di una volta convinzioni sulla nazione, su Dio esui bisogni economici hanno fornito la motivazioneper guerre mondiali che hanno ridotto in cenere siala civiltà del vincitore che quella del vinto.

Perché? Vi è qualche oscuro recesso nella menteumana nel quale nessuno osa guardare? Un luogosinistro di convinzioni sacre? Un posto nel quale ildubbio non viene mai ammesso? Qualche convin-zione di fondo che nessuno osa ammettere?

“Io conosco la verità”.

• • • •

Allora, cos’è la verità? Esistono verità inconfutabi-li? Diamo un’occhiata più da vicino ai sistemi dicredenze.

Parte II: Gli Insegnamenti

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Capitolo Nove

Livelli dei Sistemidi Credenze

SISTEMI DI CREDENZE DI TIPO UNOI sistemi di credenze di Tipo Uno fanno affidamen-to sul richiamo emotivo alla paura, alla compassio-ne, alla diffidenza o all’odio. “Fai meglio a credere,altrimenti....”. L’introduzione, anche in forme diffe-renti, delle seguenti due convinzioni garantisce lasottomissione ai sistemi di credenze di Tipo Uno :

Dubitare della verità del proprio sistema di cre-denze è una mancanza di fede o di onore.

Chiunque metta in dubbio le tue convinzioniagisce in modo ostile ed è motivato dal male.

I sistemi di credenze di Tipo Uno ledono intenzio-nalmente le capacità dei loro seguaci di osservare,discernere o ragionare. I membri che nutrono dubbivengono invitati a fare ammenda attraverso attiautolesivi di contrizione o sacrificio.

Tranne coloro che sono molto dipendenti emotiva-mente, tutti alla fine sviluppano una insensibilità neiconfronti della manipolazione perpetrata attraversola paura e l’emotività propria dei sistemi di TipoUno. Gran parte delle persone che se ne allontananoconservano spesso vergogna e rimorso per il lorocomportamento e la loro ingenuità.

Esempi di convinzioni di Tipo Uno:

• Non ti puoi fidare di _________

• Brucerai all’inferno se non _____

• Sei stato vittima di _______

• Non sei tu origine, perché l’origine è _______.

SISTEMI DI CREDENZE DI TIPO DUEI sistemi di credenze di Tipo Due trovano creditofacendo leva sui bisogni o sulle insicurezze dellepersone. Essi consistono nei rimedi per le tigri onelle convinzioni–soluzione di cui abbiano detto inprecedenza. Grazie a questi sistemi è possibile spie-gare in modo logico le abitudini sociali delle perso-ne, la conoscenza che viene trasmessa senza discus-sione, l’accordo collettivo e ampiamente condivisosu ciò che è vero. I sistemi di Tipo Due spesso con-tengono convinzioni stoiche sull’ineluttabilità dellasofferenza.

Per i loro adepti, i sistemi di Tipo Due sono spessotrasparenti (invisibili). Raramente le convinzionisulle quali si basano vengono messe in dubbio.L’accordo collettivo dei membri dà origine a unadottrina invisibile, forse di natura telepatica, cheviene percepita come insieme di fatti concreti.Coloro che si permettono di mettere in dubbio taleaccordo vengono espulsi dalla società o consideratipazzi invece che saggi o ostili.

È successo ripetutamente, almeno nel secolo attua-le, che i figli dei seguaci dei sistemi di credenza diTipo Due abbiano affermato la loro indipendenzaribellandosi alle convinzioni ‘borghesi’ dei lorogenitori. Sfortunatamente questo atteggiamento liha spesso resi preda emotiva di zelanti cultori disistemi di Tipo Uno.

Esempi di convinzioni di Tipo Due:

• Talvolta devi fare delle cose che non ti va di fare.

• Certe cose non sono fatte per te.

• Faresti meglio a farti visitare da un dottore.

• Alle volte sono io origine, alle volte Dio.

Capitolo Nove: Livelli dei Sistemi di Credenze

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SISTEMI DI CREDENZE DI TIPO TREI sistemi di credenze di Tipo Tre fanno riferimentoall’evidenza dei fatti. Di solito i credenti apparte-nenti ai sistemi di Tipo Tre si rifiutano di riconosce-re il loro coinvolgimento in un sistema di credenze epreferiscono battezzarlo con il nome di scienza, tec-nologia o insieme di evidenze sperimentali.

Spesso gli adepti di Tipo Tre sono fortemente attrat-ti dal pensare o dal discutere. Molti di essi, per esse-re messi in grado di prendere almeno in considera-zione un punto di vista esterno ai propri schemi,necessitano di un ambiente nel quale venga sospesoil giudizio e venga praticata un ferrea disciplina percalmare il lavorio mentale.

Gli adepti più abili di Tipo Tre, coloro che fanno dapunto di riferimento per quelli che aspirano a libe-rarsi dai modelli di Tipo Uno e Due, sono estrema-mente persuasivi e sono in grado di citare numerosifatti a sostegno dei loro sistemi “oggettivi” di cre-denze. I credenti di Tipo Tre difendono la veritàdelle proprie convinzioni facendo forte affidamentosulle sensazioni fisiche (in particolare il dolore),sulle esperienze passate e sulle deduzioni logiche.

Dopo un attento esame, la loro verità non va oltre lasemplice convinzione che certi eventi presentanouna ripetibilità e una prevedibilità maggiore rispet-to ad altri. La loro ipotesi di fondo è che un com-portamento coerente, sia delle persone che dellecose, sia in grado di provare una qualche verità.

Può succedere che un credente di Tipo Tre sentadiminuire l’attaccamento verso “ciò che è giusto” edi conseguenza, da una prospettiva diversa, comincia intuire che certi fatti non sono null’altro che con-vinzioni base di una singola sfera di realtà fluttuantenell’infinito mare delle possibilità. È un instante incui veramente comprendiamo i paradigmi.

Questo è quanto spesso succede a individui che fre-quentano il corso Avatar.

Esempi di convinzioni di Tipo Tre:

• A ogni azione corrisponde una reazione ugualee contraria.

• Vedere per credere.

• Tutto è relativo.

• Grazie alla conoscenza io divento origine.

SISTEMI DI CREDENZE DI TIPO QUATTROI sistemi di credenze di Tipo Quattro contengonoconvinzioni create intenzionalmente. Esse vengonocreate affinché coloro che le creano possano acqui-sire esperienza, nuove prospettive e, in ultima ana-lisi, la certezza di essere origine illimitata. Questo èil sistema di credenze degli dei. Avatar è un sistemadi credenze di Tipo Quattro.

I sistemi di Tipo Uno, Due e Tre rappresentano varigradi di ignoranza dell’esistenza dei sistemi di TipoQuattro. I sistemi di Tipo Quattro stabiliscono leregole e delimitano il campo di gioco per i sistemidegli altri tipi.

Di solito i sistemi di Tipo Quattro sono temporaneie mutevoli dato che essi non intendono rispecchiarerealtà incontrovertibili. I materiali Avatar contengo-no istruzioni e strumenti che possono essere usati alfine di creare, gestire e sperimentare gioiosamente ein modo deliberato le numerose sfaccettature delleconvinzioni di Tipo Quattro.

Coloro che aderiscono ai sistemi di Tipo Quattroconsiderano le loro convinzioni, così come quelledegli altri, come matrici della realtà esperienziale.

I credenti di Tipo Quattro impiegano le convinzionicon lo scopo di creare consapevolmente delle espe-rienze. Essi credono con lo scopo di sperimentare.Sono inclini ad apprezzare e a rispettare sistemi dicredenze diversi, ma raramente ne prendono le dife-se. Essi cambiano frequentemente le loro convin-zioni in modo da esplorare nuove possibilità e nuoviaspetti dell’esperienza.

Quale esperienza ti piacerebbe esplorare?

Esempi di convinzioni di Tipo Quattro:

• Tutto mi va sempre per il verso giusto.

• La vita mi insegna ciò che ho bisogno di impa-rare.

• Intuitivamente faccio le scelte giuste.

• (Inventane una tua!)

Parte II: Gli Insegnamenti

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Capitolo Dieci

Riappropriarsidelle ProprieMatrici Mentali“Esplorare” e “cercare” sono due atteggiamentidiversi.

Ritorna con la mente a quando eri più giovane e aun’opportunità che hai avuto di esplorare un nuovoterritorio o una nuova esperienza. Eri tu a decideredove andare e come muoverti. Non era entusia-smante? Un’avventura! Scoprire nuovi posti e vede-re cose nuove procura brividi di eccitazione allagran parte delle persone. Questo è l’ambito mentaledi un esploratore, di un credente di tipo Quattro.

Poi, succede qualcosa di strano. Scopri che hai persoqualcosa di tuo. Forse una borsetta o un portafoglio,un coltello a serramanico o un gioiello. Qualcosa dipersonale, che ha valore per te. Perso! Dimenticatoda qualche parte oppure ...? Cerchi nei tuoi ricordi,poi nelle tasche, quindi cominci a guardarti intorno.

Ritorni suoi tuoi passi e ora sei nello stato mentaledi uno che cerca. Guardi qui, cercando di ricordare.Guardi lì, la disperazione ti sta portando sull’orlodelle lacrime. Forse reciti persino una o due pre-ghiere. Ti domandi: “Quando l’ho avuto in manol’ultima volta?”, oppure, “Ora, cosa faccio?”

Adesso sei perso. La vita non è più un’avventura. Ilbrivido e l’entusiasmo sono soffocati dall’angoscia.C’è un filtro suoi tuoi occhi che trasforma tutto indelusione. Nuove esperienze e potenziali opportunitàsi presentano, ma non sono quello che stai cercando.

Anche se ti riesce di trovare l’oggetto, il traumadella perdita può persistere. Se così è, interrompil’esplorazione o la ricerca e cominci a diventareprotettivo. Fino a quando una persona non ritrova ildivertimento di esplorare, gran parte delle sue azio-ni volontarie saranno motivate dal desiderio di tro-vare, proteggere o evitare qualcosa.

Anche le convinzioni possono andare perse. Come?Diventando così familiari da venir dimenticate.Succede una volta che il fine o lo scopo è cambiato.

Quando l’obiettivo era di essere coccolato e curatodalla mamma, la convinzione “sono carino e indife-so” era preziosa ed efficace. Il crederla la facevadiventare parte del sé. Successivamente, quandol’obiettivo cambia, la convinzione viene dimentica-ta. Diventa trasparente. La persona, ora, percepiscee agisce attraverso di essa senza essere consapevoledella sua presenza. Le persone perdono la consape-volezza delle loro convinzioni.

Maggiore è il numero di convinzioni attraverso lequali le persone sono costrette a percepire e agire,più difficile è per esse vivere nel modo che deside-rano. Nel momento in cui si rilassano scivolanonello schema tracciato dalle vecchie convinzioni, p.es. “sono carino e indifeso” – sicuramente pocoappropriata per un top manager. La perdita di con-sapevolezza nei confronti delle proprie convinzioniè responsabile dello stress e dell’auto–sabotaggio.Si possono trovare molte convinzioni dimenticatealle spalle di una vita fallita, di una relazione fallitao di una professione fallita.

Le convinzioni dimenticate formano una matriceinvisibile che dà origine a emozioni e azioni e,senza capire il perché, creiamo o attraiamo le circo-stanze che le confermano.

Vi sono nella tua matrice convinzioni che non hannopiù valore? È necessario che te ne liberi prima dipoterti riappropriare dello stato d’animo naturaledell’esploratore. Ma, quali sono? Come trovarle?

Come sei arrivato lì dove sei? Cosa hai fatto percacciarti in questa situazione? Come ne esci?Cerchi di crearti una nuova vita ma, cosa succede?Viene sabotata e distrutta dalle convinzioni dimen-ticate. Come puoi allora progettare la tua vita?

Avatar può aiutarti a trovare le risposte.

• • • •

Il libro di esercizi Avatar, RiEmergere: Tecniche peresplorare la coscienza, contiene esercizi che integra-no il testo di cui sopra. L’esercizio sulle convinzionitrasparenti ti può aiutare a riappropriarti della matri-ce sottostante le tue emozioni e le tue azioni. Comegran parte degli esercizi Avatar è semplice da capirema richiede, per essere eseguito con successo, corag-gio e una eccezionale onestà verso se stessi.

Ma questo sarà il nostro prossimo argomento.

Capitolo Dieci: Riappropriarsi delle Proprie Matrici Mentali

30 Parte II: Gli Insegnamenti

Capitolo Undici

Un Discorso a Tuper Tu sull’OnestàSi dice che l’antico filosofo greco Diogene vagasseper le strade di Atene con una lanterna nella manoalla ricerca di una persona onesta. Dall’epoca diDiogene molti insegnamenti importanti sono noticome la Scuola Cinica*. Ne deduco che il suo vaga-re è stato vano.

L’ onestà è un argomento veramente delicato da trat-tare. In molte cerchie nessuno sarebbe così privo ditatto da menzionarlo. Pirati, criminali, imbroglioni eartisti della truffa proclamano ad alta voce la loroonestà. Non c’è da meravigliarsi quindi se è diventa-to un argomento che scredita colui che soltanto lomenziona!

Sono consapevole di camminare sul ghiaccio sottiledel sono–più–santo–di–te, ma ritengo questo unargomento importante. Senza onestà verso se stesso,l’uomo sostituisce i suoi veri sentimenti con il pen-siero razionale. In questo caso la domanda, “Cosaprovi?” lo spingerà verso una speculazione intellet-tuale (Cosa dovrei provare?) piuttosto che verso l’e-sperienza concreta di ciò che è presente.

Una manifestazione disonesta di sentimenti cosiddet-ti “onesti” viene spesso utilizzata per ingannare,manipolare o camuffare finalità nascoste, per esempiola tua sfiducia mi ferisce profondamente. Trattare ilprossimo in modo disonesto provoca invariabilmenteuna diminuzione del rispetto nei loro confronti. Gliamici che abbandoniamo sono quelli che abbiamo, asuo tempo, ingannato. Lo stesso vale per il rispettoche abbiamo verso noi stessi e i sé che abbiamo perso.La disonestà sta alla radice della proclamazione del-l’importanza personale.

Sembra che siamo capaci di mentire facilmenteriguardo la nostra onestà. Una parte di noi insiste

automaticamente che siamo onesti senza nemmenocontrollare ciò che diciamo o facciamo. Cogli unbambino in fallo e molto probabilmente le sue primeparole saranno “Non sono stato io!”

Sembra che sia più facile difendere le proprie azionipiuttosto che prenderle onestamente in esame. Siamopiù veloci ad attaccare che ad ammettere. Ammettererichiede coraggio!

Essere onesti in realtà è una questione di coraggio –coraggio sufficiente per affrontare le nostre paure. Ilcoraggio va smarrito nella cortina fumogena dell’in-ganno che viene usato per giustificare la disonestà.Ogni qualvolta noi acconsentiamo al fatto che vi è unabuona ragione per essere disonesti – privazioni, dispe-razione, depressione, ignoranza, vittimismo, ecc. –aumentiamo i motivi per avere paura di ciò che stia-mo cercando di evitare. E che cosa è? Semplicementequesto: la paura è una CONVINZIONE sull’inade-guatezza da parte nostra di gestire qualcosa.Equella convinzione precede ogni concreto esempiovissuto di fallimento!

Allora, abbiamo il coraggio di affrontare ciò chetemiamo? Questa è la prova più dura cui ci sottoponela vita – il fallimento porta a perdere la consapevolez-za.

La mancanza di consapevolezza che nasce dallapaura è il motivo per cui le persone sono disoneste.La convinzione responsabile della paura può venirsmarrita nella confusione o celata nella vergogna del-l’umiliazione. È più facile evitare, dimenticare, rim-bambirsi, e il bisogno di avere ragione sancisce ulte-riormente la nostra ignoranza.

Che boccata d’aria fresca affrontare un’azione diso-nesta e ammettere, “L’ho fatto perché ho avuto paura.Punto!” Questo è il primo passo verso la scopertadella paura nascosta. Che sollievo! Non c’è più biso-gno di lottare per cambiare il mondo o le circostanzeo chiunque altro! Puoi lavorare su te stesso. Devi sol-tanto raccogliere il coraggio e cercare la CONVIN-ZIONE che hai riguardo la tua inadeguatezza! Cen’è almeno una alla base di ogni azione disonesta.

Questa che segue è un’importante osservazione cheha profonde implicazioni sul futuro del mondo:quando le persone cominciano a gestire le loro con-vinzioni trasparenti e nascoste, diventano, in modonaturale, più onesti!

coraggio: s.m. l’atteggiamento di affrontare egestire una qualunque cosa ritenuta pericolosa,difficile o dolorosa anziché allontanarsene.

*I Cinici credevano che le giuste azioni (coraggio) e ilretto pensiero (onestà verso se stessi) fossero le unichecose di valore. Credevano che la non–dipendenzadagli obblighi e dai piaceri quotidiani conducesse allaliberazione. Credevano che solo la giusta azione e ilretto pensiero potessero salvarci dallo sprecare la vitanel perseguimento di aspirazioni materiali.

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inadeguatezza: s.f. che non ha i requisitinecessari nei confronti di ciò che viene richie-sto o ritenuto sufficiente.

fingere: v.tr. sforzo teso a sperimentare omostrare qualcosa di diverso da quello che siprova o che si crede (riguardo se stessi, altri osituazioni).

Fingere deliberatamente è un’abilità recitativa e nondovrebbe essere confusa con il compulsivo finge-re–motivato–dalla–paura, che è una forma specializ-zata di disonestà tesa a mascherare le proprie inten-zioni. Le osservazioni che seguono vanno applicatealla finzione compulsiva.

Il fingere compulsivo assorbe completamente l’atten-zione e consuma le energie creative. Distrugge lamotivazione e spiazza l’intuizione. Riduce l’abilità dioperare armoniosamente nel mondo. Crea uno stressinterno che cerca uno sfogo. Talvolta il risultato è lamalattia, talvolta la violenza.

Alla fine, la finzione compulsiva uccide l’abilità ditrattare onestamente con gli altri o di essere onestiverso se stessi. Ogni volta che ci viene detto o cheveniamo accusati di fingere, reagiamo mettendocisulla difensiva o diventando critici. Inevitabilmenteperdiamo il contatto con i nostri veri sentimenti.Coloro che fingono compulsivamente creano e met-tono in atto false identità egocentriche e insensibili.

Queste persone criticano, spettegolano e attaccano dinascosto coloro la cui onestà mette in evidenza laloro finzione: alla lunga questo comportamentodiventa coercitivo. Esse partono dal presupposto cheanche tutti gli altri fingono, per cui gradualmente, iloro attacchi si trasformano in denunce.

Coloro che fingono compulsivamente sono personefondamentalmente buone spinte, dalla paura, a com-piere cattive azioni. Agiscono in base a motivazioninascoste. Per diminuire i loro sensi di colpa proietta-no sugli altri identità che meritano di essere imbro-gliate, raggirate, derubate, mentite, ingannate odefraudate in qualche modo. Gran parte degli elenchiche contengono descrizioni di menti criminali, aso-ciali, di peccatori, ecc., sono stati compilati da per-sone che fingono. (È saggezza non da poco vederel’accusatore con un po’ di sospetto).

Persone che non possono avere fiducia in se stessefuggono dalla società. Si puniscono indirettamenteriversando la loro fiducia su persone che di granlunga meno di altre potranno ricambiarla.

Dopodiché, sostengono di essere stati traditi. In que-sto modo si alleggeriscono della propria responsabi-lità. Invece che sulla integrità personale, fanno affi-damento sulla generale assoluzione di tutti i peccati:lo fanno tutti!Le loro vite private sono un vortice direlazioni sbagliate e progetti falliti. In ultima analisila finzione rafforza la paura che intendeva nasconde-re.

Non hai compiuto e non puoi compiere alcun male che io non condivida.

Per quanto spiacevole sia da contemplare, la disone-stà nella quale mi imbatto nel mondo è un riflessodelle mie finzioni. Pretendere che io sono onesto eche gli altri non lo sono non funziona. Questa è latrappola che attende al varco coloro che non voglio-no divenire proprietari della disonestà presente nelmondo.

Siamo tutti disonesti fintanto che non operiamo com-passionevolmente al fine di correggere la disonestàcollettiva del mondo. Come? La minaccia di sma-scherarla e la punizione sono risposte semplicistiche.Un atteggiamento migliore per ciascuno di noi, nellanostra vita privata e nelle relazioni con gli altri, con-siste nell’essere un coraggioso esempio di onestà –anche quando questo equivale a esporsi alle critichee ai giudizi di coloro che fingono.

L’onestà è un sentiero che conduce alla felicità.Diventare onesti è un atto di rinnovamento di noistessi.

Quando raccogliamo il coraggio e riprendiamo pos-sesso delle nostre esperienze, e le vediamo e le perce-piamo semplicemente così come sono, allora ci riap-propriamo delle matrici della nostra vita. Affrontiamole nostre paure e troviamo le convinzioni trasparentidalle quali hanno avuto origine. Diventare più onestinei confronti di noi stessi equivale a introdurre mag-giore onestà nella coscienza collettiva del mondo equesto pone le fondamenta sulle quali diventa possi-bile edificare una civiltà planetaria illuminata.

Vivere onestamente porta a sentire e condividere –compassione ed empatia! La disponibilità a integrar-si con l’altrui coscienza è fonte di gioia. Attenzione eenergie creative si fondono sinergicamente.Interrelazioni e nuove opportunità nascono sponta-neamente. Nascono relazioni che appagano e chedanno quella sicurezza che nessun ammontare didenaro, potere o fama può eguagliare. Una sana fidu-cia nasce e si sviluppa.

Capitolo Undici: Un Discorso a Tu per Tu sull’Onestà

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Capitolo Dodici

Punti di Vista eNatura dell’Essere

“Conosciamo solo ciò che sperimentiamo. Ciòche sperimentiamo riflette una qualche realtàsolida e immutabile? ... Conosciamo solo ciòche sperimentiamo.”

-Conferenza Avatar, 1988

creare: v.tr. [dal latino creare, fare] 1. far sìche venga in essere; manifestare; fare; origina-re; fare o progettare 2. far sì che accada; dareorigine; causare

definire: v.tr. [dal latino definire, limitare] 1.a) determinare o porre i confini di ql.co. b)tracciare il contorno preciso di ql.co.; delinea-re 2. determinare o stabilire l’estensione o lanatura di ql.co.; descrivere esattamente (defi-nisci i tuoi compiti) 3. a) fornire le caratteristi-che distintive di ql.co. b) costituire la differen-za tra ql.co.; differenziare (la ragione definiscel’essere umano) 4. stabilire il o i significati (diuna parola, ecc.)

Una convinzione possiede definizione e dimensioniall’interno della coscienza. Credere crea la convin-zione. Credere è la parte conscia del creare.

Le convinzioni hanno il potere di suscitare o filtra-re impressioni o di interagire con altre creazioni.

Alcune convinzioni contengono punti di vista.Quando una convinzione contiene un punto di vistaviene chiamata sé. L’identità o personalità del séprende forma dalle caratteristiche della convinzioneche lo ospita. Più definita è la convinzione, più defi-nita è l’identità. Più la convinzione è flessibile, piùè flessibile l’identità.

Dietro il punto di vista troviamo la consapevolezzaatemporale, aspaziale, priva di massa e di energiache sottostà all’intera creazione. Essa percepiscediventando la cosa percepita. In questa modalitàpercettiva non vi è separazione tra chi percepisce ela percezione stessa. La percezione equivale all’es-sere. E la consapevolezza può essere qualsiasi cosa.

Le realtà emanano dai punti di vista. Punti di vista erealtà interagiscono e generano i fenomeni noticome energia, spazio e tempo.

• • • •

Un punto di vista già esistente all’interno di unarealtà preesistente può definire una nuova realtà.Ma, se vogliamo mantenere l’ordine, le realtà defi-nite all’interno di altre preesistenti devono rispetta-re i limiti delle realtà che le ospitano.

Una iniziale non–realtà (disordine) si manifestaquando viene creata una nuova realtà che viola i limi-ti della realtà ospitante. Perseverare in questanon–realtà è essenziale per l’espansione e la crescita.

• • • •

Molti punti di vista possono esistere simultanea-mente all’interno di una singola realtà. Questi puntidi vista possono essere o meno d’accordo sull’inter-pretazione della realtà: pertanto, all’interno di que-sta realtà condivisa, possono esistere varie interpre-tazioni della stessa.

Generalmente, stati di coscienza più ampi sono ori-gine di stati meno ampi. I punti di vista si compor-tano come origini limitate, creazioni all’interno dialtre creazioni.

• • • •

La struttura e il meccanismo dell’universo fisicopossono venir estrapolati da queste considerazioni.

Parte II: Gli Insegnamenti

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Capitolo Tredici

La GrandeSeparazioneNello sforzo di suddividere la realtà in categorie,alcuni punti di vista danno origine all’idea di “realtàinterna” e “realtà esterna” e creano una mente conlo scopo di poter discriminare a quale delle dueappartengano le cose. Dopodiché quello che vienepercepito come esterno alla mente diventa la realtàoggettiva mentre quello che viene percepito all’in-terno (appercepito) è la realtà soggettiva.

Questa separazione della realtà in oggettiva (fisica)e soggettiva (mentale) porta al presupposto (convin-zione) che ciò che si trova nella mente corrispondealla coscienza mentre ciò che sta all’esterno è qual-cosa di diverso – un mistero. Tutto ciò induce acostruire una realtà che sembra essere indipendenteda colui che la percepisce.

Il passo successivo, in questa grandiosa illusione,consiste nel concludere che la coscienza sia il risul-tato dell’interazione della persona con questa realtàfisica indipendente. Che trappola ben congegnata!Un mistero viene creato e poi il mistero stessodiventa origine del creatore del mistero!

È la trappola a suggerirci che siamo noi a decidereciò in cui crediamo in base all’esperienza fatta direaltà definite precedentemente. Di conseguenzacontinuiamo a rimpicciolirci e a solidificare la crea-zione nella quale agiamo. Ne risulta un essere con-tenuto in una sfera solida, ben definita di realtà (cioèl’universo fisico).

Una creazione piuttosto ordinata e semplice questadella mente, salvo il fatto che una volta program-mata dalla realtà fisica, riduce il potere personale dicreare la realtà. Da quel momento in poi essa filtrala creazione delle realtà attraverso l’esperienza pre-gressa. La sedia non viene più vista come tale mapiuttosto, come la sedia preferita della mamma sullaquale amava sedersi la domenica per fare una chiac-chierata con zia Agnes, o nella quale la nonna sidondolava mentre lavorava a maglia, o la sedia chepapà ha comprato all’asta.

La realtà quindi diventa un’interpretazione persona-le molto più ancorata a ciò che è stato creato piutto-sto che a ciò che viene creato. Ricordi e percezioniiniziano a mescolarsi in convinzioni sulla realtà.Questo ci porta alla considerazione che tutta larealtà è il risultato di realtà precedenti le quali sonoil risultato di realtà precedenti ecc., il che ci riportaalla psicoterapia e alla Dianetica. Ho paura dei gattiperché uno mi ha graffiato quando ero bambino. Ilpassato è responsabile per il presente. Quello cheho creato in passato crea quello che sono ora.Ammira, la grande illusione!

Fermati! Alt! Vicolo cieco! Abbiamo perso il punto:quello che consideriamo oggettivo ADESSO è ilrisultato di una speculazione soggettiva fattaADESSO!

Quindi tutto è consapevolezza definita – coscienza!Una matrice olografica che fa da supporto a impres-sioni specifiche, una delle quali viene chiamatarealtà oggettiva, l’altra realtà soggettiva. Senza con-sapevolezza il problema della soggettività e dell’og-gettività non esiste.

Capitolo Tredici: La Grande Separazione

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Capitolo Quattordici

Creativismo eRealtà

“Io chiamo la mia filosofia Creativismo inquanto non tratta di realtà scoperta, bensì direaltà creata. Molte filosofie sono nate comeconseguenza di una qualche esperienza ocomprensione fondamentale dell’universo –non il Creativismo; esso infatti è stato creatodalla consapevolezza alla sua origine. Essocontiene il minimo numero di strumenti di cuiuno ha bisogno per muoversi con autodeter-minazione nel dominio della coscienza.Questo è il sentiero di Avatar.”

–Conferenza Avatar, 1988

esperienza: s.f. [ex fuori + peri tentare,avventurarsi] 1. il vivere eventi o situazioni;coinvolgimento personale o osservazione dieventi mentre avvengono 2.qualsiasi cosaosservata o vissuta (un’esperienza che nondimenticherò mai) 3. a) tutto ciò che è succes-so nella vita di una persona fino a oggi (non faparte della mia esperienza) b) ogni cosa che ungruppo, delle persone in generale, ecc., hannofatto o sperimentato. 4. conseguenza, su unapersona, di qualcosa o di tutto ciò che le è suc-cesso; reazione individuale alle situazioni, alleemozioni, ecc. 5. a) attività che comportaaddestramento, osservazione o pratica, e coin-volgimento personale b) la durata di tale atti-vità c) conoscenza, abilità o padronanza risul-tante da essa – sperimentare v.tr. fare espe-rienza di ql.co.; avvicinare o sentire personal-mente; avere a che fare con ql.co.; affrontare

Credere definisce le realtà: sperimentare le dissolve.Questo è il ciclo della creazione.

La realtà è adesso e comincia e termina con te!

La creazione comincia con un’affermazione (con-vinzione primaria) che definisce una realtà. Larealtà viene (o subito o più tardi) sperimentata dalcreatore. L’intervallo tra l’affermazione della con-

vinzione primaria e la conclusione dell’esperienzadefinisce il tempo.

Nella misura in cui il creatore si appropria volonta-riamente e apprezza la sua creazione, l’atto delcreare si perpetua. Quando viene apprezzata, lacreazione ritorna alla consapevolezza dalla quale èvenuta. Ma quando il creatore si rifiuta di ricono-scere la propria creazione (a causa di un vuoto dimemoria, rifiuto, giudizio, invalidazione, ecc.) e sirifiuta di sperimentarla, la sostanza e la forma dellacreazione persistono.

Il motivo per cui il creatore non riesce ad apprezza-re una creazione è che, nell’intervallo trascorso tral’originazione e l’esperienza, il creatore passa attra-verso un cambiamento del punto di vista. Dal nuovopunto di vista, la creazione non ha l’aspetto di qual-cosa che abbia senso creare. Finché non si riprendeil precedente punto di vista, la proprietà viene ricu-sata. Il nuovo punto di vista reagisce contro la crea-zione originaria dando origine a nuovi strati di con-vinzioni che vengono vissuti come piacere o comeresistenza alla creazione originale. Questi stratiulteriori creano l’esperienza di ciò che è brutto obello, ciò che è giusto o sbagliato, ciò che è adatto eciò che non lo è. Questi strati ulteriori creano ciòche sperimentiamo come opinioni e giudizi nei con-fronti della creazione originaria.

Opinioni e giudizi ci allontanano ulteriormente dal-l’appropriarci e dallo sperimentare la creazione ori-ginaria. Essa pertanto, non essendo né posseduta néapprezzata, persiste automaticamente.

Tutta la confusione e tutti gli eventi casuali dellanostra vita capitano a causa di questi cambiamentinel punto di vista. La dimenticanza, per esempio, èuna conseguenza del cambiamento del punto divista. Diamo origine a una convinzione che voglia-mo sperimentare ma a causa dell’agitazione dellanostra mente, prima di poterla sperimentare cambia-mo punto di vista, cambiamo idea e originiamo unanuova convinzione. Questa nuova convinzione sisovrappone a quella originaria. Realtà sopra realtà.Cosa sperimentiamo? Un po’ di questo e un po’ diquello, confusione ed eventi casuali.

Il punto di vista fondamentale ed essenziale delquale ci siamo dimenticati è quello di Creatore uni-versale e primario.

Parte II: Gli Insegnamenti

35

Il primo passo quindi verso il punto di vista origi-nario consiste nell’accettare che lì dove siamo èesattamente e soltanto lì dove siamo. Per comincia-re a rimettere ordine nella nostra vita dobbiamoriappropriarci e apprezzare – in modo continuativo– le circostanze nelle quali ci troviamo proprio ora.

Rendetevi conto che nel momento presente siamoesattamente là dove a suo tempo abbiamo deciso divoler essere. È del tutto inutile criticare a posteriorila saggezza di quella decisione. Allora aveva senso.Quando assumiamo la responsabilità della nostravita, cominciamo ad apprezzare la saggezza di tuttele nostre creazioni e cominciamo a trovarvi prezio-se lezioni. Man mano che impariamo, la consisten-za della nostra realtà comincia a cedere e a dissol-versi, strato dopo strato, finché non emergono leconvinzioni base che l’hanno creata.

Ora sappiamo quali potenti creatori siamo. Con glistrumenti messi a disposizione da Avatar possiamoagire dallo spazio nel quale siamo in grado di cam-biare le nostre convinzioni, in modo da modellarel’attimo successivo. In questo consiste l’arte divivere deliberatamente.

Col dissolversi dei giudizi e delle resistenze, lacalma della mente diventa più profonda e noi recu-periamo la capacità di sperimentare le convinzionidi base che creano l’intera realtà.

Il sentiero è segnato chiaramente. Quando qualun-que condizione nella quale ci troviamo viene speri-mentata, il livello successivo di convinzioni si rive-la. Quando questo livello viene sperimentato, il suc-cessivo appare, e così via. Le convinzioni si rivela-no nel seguente ordine:

• convinzioni che creano le condizioni della nostra vita

• convinzioni su necessità e doveri

• convinzioni su responsabilità e proprietà

• convinzioni che creano identità

• convinzioni che creano il tempo

• convinzioni che definiscono la natura dellamateria

• convinzioni che definiscono il comportamentodell’energia

• convinzioni che creano lo spazio

Capitolo Quattordici: Creativismo e Realtà

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Capitolo Quindici

Progettare laNostra Realtà

decidere: v.tr. [devia da, da + caederetaglia-re] 1. Terminare (una lite, una disputa, ecc.)dando la vittoria a una delle parti o emettendogiudizio 2. Chiarirsi le proprie intenzioni oraggiungere una decisione riguardo a ql.co.;stabilire (decidere quale cravatta indossare) 3.Far sì che venga presa una decisione

SIN decidere implica portare a termine unperiodo di incertezza, dubbio, discussione,ecc., chiarendoci le proprie intenzioni su un’a-zione, una direzione, un’opinione; fissare inpiù suggerisce che la forma, il carattere, la fun-zione, l’ambiente, ecc. di qualcosa sono statistabiliti in modo preciso (il club decise di tene-re una serie di conferenze e nominò una com-missione che fissasse le date, gli oratori, ecc.);stabilire sottolinea il carattere definitivo di unadecisione, spesso una alla quale si è arrivati perarbitrato, e sottintende il termine di ogni dubbioo controversia; concludere significa decideredopo un attento esame o un ragionamento;risolvere implica fermezza nell’intenzione dicondurre in porto una decisione (egli risolvettedi andare a letto presto ogni sera)

Ad avere sufficiente tempo, ciascuno di noi divente-rebbe consapevole che ciò che crediamo ha una con-seguenza diretta sulla nostra vita. Sfortunatamente, agran parte dei bambini questo tempo non viene con-cesso: invece, sin dalla tenera età, viene loro incul-cato ciò che devonocredere. Ne risulta che quelloche talvolta diconodi credere (ovvero gli indottrina-menti) copre ciò che realmente credono.

Il vero dilemma dell’esistenza consiste nel decidereciò in cui credere. Molte persone trascorrono l’inte-ra loro vita evitando di prendere questa decisione.Molti di noi sono già profondamente indottrinati eben instradati quando scoprono di avere la possibi-lità di decidere per se stessi. E sì che decidere è l’a-spetto fondamentale del creare!

Alla lunga impariamo che le convinzioni, quelleveramente nostre, quelle nelle quali abbiamo deciso

di credere, le nostre fedi, fanno sì che creiamo oattraiamo le esperienze che le confermano. Le con-vinzioni che abbiamo accettato supinamente comeparte dell’indottrinamento ricevuto possono soste-nere una realtà già esistente, ma non saranno mai ingrado di crearne una nuova.

La realtà consiste di esperienze che noi crediamoessere reali. Ciò che è reale può non essere necessa-riamente lo stesso per tutti.

Le fantasie sono le esperienze che non crediamoessere reali.

Fingere non è altro che resistere a ciò che abbiamodeciso di credere.

Il dubbio è il conflitto tra le decisioni nuove e quel-le vecchie.

Ciò che crediamo e come lo crediamo determina lanostra realtà.

Affinché qualcosa diventi reale per noi, dobbiamocrederci. Affinché sia reale per altri, anch’essi devo-no crederci. La realtà resterà al di là del nostro con-trollo tanto quanto noi saremo incapaci di gestire lenostre convinzioni.

• • • •

Noi sperimentiamo ciò che crediamo. Se noncrediamo che sperimenteremo ciò che credia-mo, allora non succederà, il che conferma laprima frase.

Possiamo credere che ciò che sperimenteremo ci sor-prenderà, cosa che poi generalmente succede.Possiamo credere che l’esperienza ci illuminerà, eprobabilmente sarà così. Possiamo credere chedovremo cercare a lungo e duramente per vivere l’e-sperienza ... Possiamo credere che non la vivremomai ... Possiamo credere che non ci sia nessuna espe-rienza da vivere ... Possiamo credere che non pos-siamo farci niente, anche dopo averla vissuta ...Possiamo credere che ciò che vivremo non sarà quel-lo che ci aspettavamo di vivere ... Possiamo crederequalunque cosa ci faccia piacere, e nel momento incui decidiamo di crederci senza ombra di dubbio,sarà proprio ciò che sperimenteremo come reale.

Così, dal punto di vista di origine, ogni percezioneo creazione ricevuta sia direttamente che indiretta-

Parte II: Gli Insegnamenti

37

mente attraverso uno qualunque dei canali sensoria-li, attraverso l’immaginazione, l’intuizione, la fede– in una qualunque dimensione – può essere speri-mentata come vera o meno in funzione soltanto diciò che crediamo deliberatamente. (Non è possibilepercepire o creare qualcosa che non esiste, ma unopotrebbe credere che la percezione o la creazionenon sia reale. Gli esseri umani limitano intenzional-mente le loro percezioni).

Ne segue che la realtà è qualsiasi cosa che noicrediamo che sia!(Fintantoché non vi sono conflit-ti con convinzioni precedenti).

L’ unica cosa esterna alla realtà è l’origine inesprimi-bile. Ed è un’illusione creata dal linguaggio quellache ci fa apparire un interno e un esterno. In modopiù preciso anche se più enigmatico, l’origine occu-pa una dimensione alogica che permea ogni cosa!

L’origine è consapevolezza senza definizione. Noncontiene separazione né è contenuta. Non vi è diffe-renza tra ciò che è creduto, ciò che viene sperimenta-to e la cosa che sta sperimentando. Consapevolezzasenza definizione è un unicum dal quale sgorga larealtà. Il sé essenziale, che ciascuno di noi sperimen-ta essere, esiste come creazione interna a questa con-sapevolezza–senza–definizione. L’equazione minimaper ciascuno di noi è: consapevolezza + creazioneprimaria = sé essenziale. “Io sono” è il modo in cuiesprimiamo, generalmente, il sé essenziale.

L’identità è composta e definita da strati addiziona-li di convinzioni che vengono aggiunti al nostro séessenziale!

• • • •

Quando le persone rinunciano a essere l’originedelle loro convinzioni, il loro passato prende ilsopravvento diventando lui origine delle convinzio-ni. La responsabilità è riconoscerci origine sin daadesso. Incolpare significa cercare chi sia stato ori-gine. Le persone possono diventare totalmentedipendenti dal passato allo scopo di trovare dellerisposte. Rovesciare questo atteggiamento e riuscirea far sì che uno dia le risposte al proprio passato puòdiventare un potente processo di trasformazione.

Per molto tempo le persone hanno soppesato i fatti,analizzato e preso le misure per rispondere alladomanda “A cosa dovrei credere?”. È chiaro ora chequesta domanda era sbagliata. La domanda giusta è:“In che cosa voglio credere?”.

Esempi di convinzioni:

• Penso di essere nel giusto.• I gatti sono creature.• Sto malissimo perché ho mangiato troppo.• Devi fare i sacrifici necessari.• Stare male è una delle cose peggiori.• Sono una persona tollerante.• Mi ammalo facilmente.• È duro guadagnare.• Il denaro mi arriva facilmente.• Ho paura di amare.• Mi è difficile cambiare.• Arrivo sempre tardi.• È difficile perché ... .• Ho fatto del mio meglio.• (Non) sono una bella persona.• Non è così facile.• Sii realistico.• Non funzionerebbe per me.• Faccio quello che posso.• Non sono stato io.• Sono felice.• Quello che credo non ha importanza.• Alle volte le cose semplicemente succedono.• I bambini sono fatti così.• I governi sono corrotti.• Non ho assolutamente fiducia nelle autorità• Ogni cosa è una convinzione.• Vi sono delle cose ancora più fondamentali delle

convinzioni.• Vi sono delle cose che non è possibile cambiare.• Tutto può essere cambiato.• È meglio vivere al nord• È meglio vivere al sud.• Vi sono delle cose per cui vale la pena combatte-

re.• Non vi è nulla per cui valga la pena di combatte-

re.• Ciò che credo non ha importanza.• Persona più, persona meno che differenza vuoi

che faccia.• Siamo tutti importanti• C’è differenza tra verità e convinzione.• Non c’è differenza tra verità e convinzione.• Avatar è troppo costoso per me.• Non c’è nulla che (non) sappia fare.• Così stanno le cose.

Capitolo Quindici: Progettare la Nostra Realtà

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Capitolo Sedici

Verità Relativa edEsistenza

“Due filosofi camminano in una bibliotecalungo una corsia di scaffali. Alla fine dellacorsia, il primo filosofo commenta i libri cheha visto.

‘Cosa?’dice il secondo filosofo: ‘Ma non sonoi libri che ho visto io.’

E in breve i due cominciano a litigare.Perché?

A proposito, mi sono ricordato di dirvi che unodei due filosofi è trenta centimetri più bassodell’altro?”

• • • •

“La veste in cuiosservi influisce su ciò chepercepisci come vero. La veste in cuiagisciinfluisce sulle tue possibilità. Discrepanze trapercezione e capacità nascono come conse-guenza di differenze nella veste in cui...”

Conferenza Avatar Wizard, 1991

Cose che diciamo essere vere a un certo livello del-l’esistenza possono non esserlo a un livello diverso.Cose che vediamo essere vere da una prospettivapossono non esserlo da un’altra. Molti disaccordi econflitti, soprattutto nella religione, nella filosofia enella psicologia, sono dovuti non tanto a ciò di cuisi discute quanto a un disallineamento di pro-spettive e punti di vista.

Pratiche ed esercizi che riescono a trasformare unavita a un livello di esistenza possono essere impra-ticabili o non avere alcun effetto a un livello diver-so.

Conoscere lo schema di riferimento dell’osservato-re è essenziale per valutare la verità di un’osserva-zione. Gli ubriachi alle volte vedono veramenteconigli rosa!

Poiché le procedure Avatar di trattamento delle con-vinzioni sono direttamente indirizzate alla coscien-za che le utilizza, esse si adattano automaticamenteal livello di esistenza vissuto dalla persona.

Lo schema seguente descrive quattro livelli moltoampi di esistenza, la loro occupazione principale eche cosa credere, a questo livello, sortisce comeeffetto.

È facile organizzare in categorie o livelli più detta-gliati quella che noi decidiamo essere l’esistenza.Possiamo definire e suddividere in categorie l’esi-stenza sulla base dell’impatto o della certezzaconla quale la percepiamo (livello del corpo), sulla basedell’accordo o del desiderioespresso da altri puntidi vista (livello dell’identità) o sulla base del siste-ma o del metodocol quale viene percepita (livellodella coscienza). Possiamo discutere di realtà perso-nali, realtà sensoriali o realtà concettuali, di somi-glianze e differenze ma in ultima analisi in qualun-que modo parliamo di un qualunque livello di esi-stenza, staremo discutendo sulle conseguenze dellenostre convinzioni.

Le convinzioni sono le lenti colorate che filtrano datutto–ciò–che–è quello che vogliamo sperimentare.

Il corpo umano è il risultato di convinzioni. Il DNAè il risultato di convinzioni. Assieme essi creano unameravigliosa combinazione di convinzioni–lentiche filtrano il flusso di certe particelle ed energieper formare frequenze significative che noi perce-piamo come realtà fisica. L’occhio umano ricevecerte frequenze luminose, le orecchie sono regolatesu una certa soglia di vibrazioni, ecc. E anche sesiamo in grado di creare strumenti meravigliosicapaci di reagire a frequenze di vibrazione diverseda quelle per le quali è predisposto il corpo fisico,essi non fanno altro che trasportare tali frequenzenel ristretto spettro di quelle percepibili dal nostrocorpo. Tutte le realtà le cui frequenze non sono statetrasportate vengono perse da coloro che credono diessere in grado di percepire solamente al livello diesistenza del corpo.

In modo simile, ampliamenti di capacità e limitisussistono sia per il livello di esistenza dell’identitàche per quello della coscienza.

Parte II: Gli Insegnamenti

39

Prima di sperimentare Avatar, molte persone credo-no che eventi mentali quali telepatia, premonizione,déjà vu, intuizione e altre percezioni extrasensorialisiano ben al di là della loro portata. Avatar insegnaalle persone come cambiare il proprio livello di esi-stenza e, di conseguenza, queste convinzioni limi-tanti. Esse riscoprono di essere libere di esplorare leinfinite possibilità.

Noi creiamo le possibilità credendoci fino a esser-ne nel mezzo, e dissolviamo le limitazioni speri-mentandole fino a esserne al di fuori.

• • • •

È l’universo che si manifesta all’internodella consapevolezza, non il contrario.

– Conferenza Avatar, 1987

Individui che condividano la stessa convinzione, siaessa creata o indotta, formano una coscienza collet-tiva che è in grado di definire e modellare il mondo.

Gli eventi che danno vita alla realtà quotidiana sonoil risultato di una matrice di convinzioni che vienecontinuamente aggiornata con la somma vettorialedi ogni convinzione posseduta da ciascuno di noi.La realtà collettiva è la media delle intenzioni.

Capitolo Sedici: Verità Relativa ed Esistenza

Livello di Esistenza

Consapevolezza (priva di definizione)

Coscienza (che definisce)

Identità (definita)

Corpo (creazione)

OccupazionePrincipale

Creare e discreare la realtà

Pensieri, osservazioni,impressioni

Valutazioni, preferenze e giudizi

Stimolo, rigenerazione eprocreazione

Effetto di Credere

Credere produce la manifestazione

priva di sforzo

Credere produce una creazione o la

stimolazione di creazioni precedenti

Credere filtra le percezioni

Credere produce allineamento (verità)

o conflitto (falsità) conuna realtà preesistente

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Così come aggiungere una singola goccia all’ocea-no altera microscopicamente il volume, la tempera-tura e le correnti, ogni volta che un individuo cam-bia le proprie convinzioni, cambia la matrice che dàorigine alla realtà collettiva. Anche per la personapiù isolata, ogni momento di gioia, ogni momentodi tristezza, ogni gentilezza, ogni pensiero di criticasomma le sue conseguenze alla matrice degli even-ti del mondo.

Il domani si manifesta concordemente alle intenzio-ni presenti nelle nostre convinzioni collettive. Vi

sarà sempre tanta sofferenza e conflitto nel mondoquanta è l’ignoranza e l’intolleranza nella coscienzadell’umanità.

La missione di Avatar nel mondo è quella di cata-lizzare l’integrazione dei sistemi di credenze.Quando ci renderemo conto che la sola differenzatra ciascuno di noi consiste nelle nostre convinzionie che le convinzioni possono venir create o discrea-te con facilità, il gioco tra giusto e sbagliato si spe-gnerà e avremo la pace nel mondo.

Parte II: Gli Insegnamenti

PARTE III:

Il Sentiero

42

Capitolo Diciassettesimo

EspansioneEstate dell’ ‘87. Sei mesi dopo l’esperienza con iprimi Avatar mia moglie Avra e io fummo invitati inCalifornia per tenere il primo corso Avatar nellaWest Coast. Dovevano esserci undici iscritti mapoco prima di arrivare appresi che nessuno di essiaveva ancora pagato. Tutti aspettavano di sentirecosa avrei detto prima di prendere la decisione defi-nitiva. La cosa mi colse di sorpresa poiché nonavevo preparato nessun discorso introduttivo.

Un’ulteriore sorpresa mi attendeva all’aeroporto. Ilnostro bagaglio era rimasto a Pittsburgh e l’amicoche era venuto a prenderci ci disse che in aggiuntaagli undici probabili studenti, c’erano altre cinquan-ta persone a casa sua in attesa di sentirmi parlare.Che cosa gli racconto?

Così, sporco, sudato e stanco, mi ritrovai appollaia-to su uno sgabello in un salotto della California consessanta estranei seduti sul pavimento intorno a me.Se mai i processi Avatar funzionavano, dovevanofarlo ora. Chiusi gli occhi e passai qualche istantetrattando i miei dubbi e il mio nervosismo. Appenaapplicai i processi, tutti i dubbi si sciolsero. Quandoriaprii gli occhi ero consapevolezza priva di defini-zione. Come va amici miei? Ho qualcosa di vera-mente speciale per voi!

“Cercherò di descrivervi Avatar cercando di passar-vi, il meno possibile, le mie convinzioni o i mieipunti di vista. Vi dico questo perché il corso Avatartratta le vostreconvinzioni e i vostri punti di vista”.

Un silenzio immoto e totale accolse queste parole!Sessanta persone, due bambini e un cane e potevisentire il ticchettio dell’orologio sul muro dellacucina! Tutto era così calmo che alla fine il cane sispazientì e si lasciò scappare un mugolio soffocato.Sentivo di avere detto abbastanza. Essi sanno.Lascia che ti sentano! Al di là delle convinzionisiamo parte della stessa consapevolezza. Sentila.

L’atmosfera si fece più rilassata mentre la confusio-ne della mente si chiariva. Avevamo raggiunto unospazio al di là di tutto questo e ora eravamo amici.Ci amavamo. Gli occhi si riempivano di lacrime.Sorrisi dolci, sorrisi di accettazione. Mi piace quel-

lo che provo. Siamo veri. Le maschere sono statedeposte e noi siamo veri. Insieme, parte di un desti-no comune e più ampio.

“Ciò che credete ha conseguenze sulla vostra vita. Ilcorso Avatar vi aiuta a stabilire la connessione traciò che sperimentate e le convinzioni che creanol’esperienza.

“Immaginate di iscrivervi a un corso dove oggettodi studio è proprio la vostra stessa coscienza. Noiforniamo gli strumenti di navigazione, una mappain bianco e sostegno emotivo. Ma gli esploratorisiete voi: siete voi a dover completare la mappa.

“Lo scopo è di assistervi sulla strada del ritorno aquel livello di coscienza nel quale siete origine con-sapevole, creatrice delle vostre convinzioni. Lungola strada imparerete che ciò in cui credete non èimportante tanto quanto il conoscere il modo in cuicredere. In questo caso, comprendere il contenitoreè più importante del comprendere il contenuto.Versa il contenuto! Meravigliati dell’ingegno che hacreato la coppa.

“L’origine creatrice è uno stato di esistenza privo disforzo. Non confondetela con un atteggiamento ouna identità che può sussistere in automatico e darel’impressione di essere priva di sforzo. Lo stato dicui parlo è privo di sforzo, che accetta, indefinito.(Desiderare e resistere comportano sforzo.Accettare e apprezzare sono privi di sforzo). Daquesto stato dell’esistenza siete in grado di speri-mentare ogni cosa ed entro limiti molto ampi (forseprivi di confini) di cambiarla a vostro piacimento.

“Questo è il livello di esistenza che noi chiamiamoAvatar, e abbiamo scoperto un percorso molto sem-plice e molto efficace che permette di raggiungerequesto stato. Questo percorso è questione di pochigiorni sotto la guida di un Master esperto. Con lasua presenza e gli strumenti che vi insegna a usare,siete equipaggiati per affrontare l’esplorazione dellavostra stessa coscienza.

“Il corso è organizzato in tre sezioni. La SezionePrima è rivolta all’intelletto. È cibo per i pensieri. Viviene chiesto solo di ascoltare, leggere od osservare ese lo desiderate, contemplare ciò che avete vissuto. Ilsuo scopo è di introdurre a una comprensione e a unaconnessione con una visione più ampia della vita.

Parte III: Il Sentiero

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“Successivamente con i materiali della SezioneSeconda cominciate a esplorare. Piccole spedizioninel boschetto dietro casa della vostra coscienza.Brevi viaggi! Esercitate le capacità e gli strumentispecifici che sono necessari per gestire in modo pro-ficuo ciò che già state sperimentando nella vostravita. È un’opportunità per mettere ordine nei vostriaffari prima che cominci la grande avventura.

“La Sezione Seconda chiarisce e rafforza un canaledi percezione extrasensoriale dell’universo fisicodel quale potreste essere già indistintamente consa-pevoli – è un sentire amplificato. È un sentirenon–sensoriale che non richiede contatto fisico.Calma la mente e rafforza profondamente la sensa-zione di esistere.”

Tra il pubblico una mano si alza. “È come meditare?”

“Sì e no. Produce lo stesso tipo di quiete mentaledella meditazione ma in modo interessante e moltopiù veloce. È come la meditazione nel senso chepermette di raggiungere un controllo della mente –facendo sì che la mente si acquieti – ma, a differen-za della meditazione, in modo più giocoso senza lalotta o il confronto. È la stessa differenza che c’è traaprire una cassaforte scassinando la serratura ofacendo uso della combinazione. Avatar è la combi-nazione.”

Al gruppo piace questa analogia. Molti di lorohanno passato un mucchio di tempo a scassinare.

“Un altro esercizio della Sezione Seconda sviluppal’abilità di riconoscere, creare e cambiare i giudizi.Con questo sì che cominciate a rendervi conto degliatteggiamenti che si ripetono nella vostra vita.

“Noi sperimentiamo ciò che sperimentiamo in fun-zione dei giudizi che abbiamo, e i giudizi non sonoaltro che le convinzioni che usiamo per filtrare lenostre percezioni. Due persone possono vivere lastessa situazione in modo molto diverso. Per una diesse è drammatica e le rovina la vita: per l’altra nonha nessuna conseguenza. La differenza sta nei giu-dizi che le due persone hanno nei confronti dell’e-sperienza fatta.

“Il risultato ultimo di questo esercizio consiste nel-l’acquisizione della capacità di lasciar andare one-stamente ogni giudizio che possiate avere nei con-

fronti delle vostre esperienze. Grazie a esso scivola-te dentro queste esperienze resistite come se entra-ste in una vasca per fare un buon bagno caldo. Sefinora avete lottato contro malesseri fisici o avetesofferto in un rapporto affettivo, mediante questoesercizio potete raggiungere profonde intuizioni esvolte decisive.

“La parte finale dei materiali della Sezione Secondacontiene strumenti ed esercizi che rimuovono lebarriere o i blocchi con i quali potete aver limitatola vostra capacità di creare le realtà. Noi la descri-viamo come ‘la sfida più impegnativa che uno abbiamai affrontato ridendo’. Vi procura crampi aimuscoli del volto per il tanto ridere e incrementa lavostra capacità di creare restituendovi il controllosulla vostra vita.”

Nella mia mente vedo i volti sorridenti degli stu-denti che mi avevano ringraziato una volta termina-to questo esercizio. I loro occhi umidi di piantooccupano un posto speciale nei miei ricordi. Miricordo anche, un po’ tristemente, il volto arrabbia-to di uno studente che non ce la fece e tacciò Avatardi essere un inganno. Era bloccato ai comandi diuna vita fallita e non era capace di lasciar andare lasua rabbia giustificante. Oh beh, quando fare la vit-tima non gli sarà più di alcuna utilità, ritornerà. Unpiccolo ulteriore sforzo e un po’ di onestà in più eanche lui ce la farà.

Sento che è necessario un piccolo avvertimento nelcaso siano presenti vittime croniche.

“Se i risultati che ottenete nella Sezione Secondanon vi soddisfano appieno, non continuate con laSezione Terza. Non c’è nulla in questa sezione cheponga rimedio ai risultati scadenti ottenuti nellasezione che la precede. Se interrompete il corso edecidete, nell’arco della settimana successiva, chela Sezione Seconda non valeva i soldi che avetepagato, provvederò di persona affinché veniate rim-borsati.” Sorrisi a me stesso. È mai successo chequalcuno abbia venduto l’illuminazione con lagaranzia soddisfatto o rimborsato?

“Siamo arrivati alla Sezione Terza, il vero nucleodel corso. Questa Sezione inizia con una seduta gui-data di iniziazione condotta da un Master Avatar. Ecioè me finché i nuovi Master non avranno termi-nato la loro preparazione.

Capitolo Diciassettesimo: Espansione

44

“L’iniziazione vi conduce in un viaggio attraversoalcune delle strutture di convinzioni più fondamen-tali e trasparenti della nostra coscienza. Trasparentiin quanto, anziché vederle, voi vedete attraverso diesse. L’iniziazione vi introduce esperienzialmentealle procedure e agli strumenti che potete utilizzareper gestire in modo auto–determinato la vostra vita.Di solito è un’esperienza illuminante e ricca diintuizioni che può lasciarvi per un po’ di tempo inuno stato euforico.”

Sarei sorpreso se non rimaneste entusiasti ed eufo-rici per il resto del giorno, ma non lo dico.

“Dopo l’iniziazione diventate esperti nelle procedu-re Avatar individuali. Adesso siete pronti per l’e-splorazione. Durante questa fase, con l’assistenzaoccasionale di un trainer o di un altro studente, inco-minciate a esplorare utilizzando i processi Avatar.Ogni processo prende in considerazione un’area diesperienze, di convinzioni o di atteggiamenti chepossono impedirvi di apprezzare appieno la vita.Parlerò brevemente di ciascun processo.”

Processo di Trattamento del Corpo“Il primo pro-cesso si chiama Trattamento del Corpo. Questo pro-cesso produce degli effetti simili a quelli della vascadi isolamento sensoriale ma molto più velocementee senza il rischio dell’isolamento o le possibili rea-zioni da panico. Venite aiutati a riconoscere le con-vinzioni che vi fanno identificare con un corpo fisi-co e, se lo volete, a vedere come funzionare in modoindipendente da esso. Sperimentate voi stessi comeesseri spirituali e immateriali.”

Una coppia seduta in prima fila si scambiò un cennod’intesa: capii che in quel momento avevano decisodi iscriversi al corso.

“Il Trattamento del Corpo vi aiuta anche a identifi-care percezioni e sensazioni indesiderate che a suotempo avete voi stessi installato – con l’illusioneche fossero loro a provenire dal corpo. Il risultato èche il corpo non viene più mantenuto fuori dal suoequilibrio da convinzioni o giudizi nocivi.

“Una volta che riconoscete e sperimentate di esserestati voi a installare nel corpo sensazioni spiacevolisiete in grado di rimetterci quelle che desiderate.Potreste sperimentare delle guarigioni sorprenden-ti.” Sorprendenti – ho visto miracoli ma non voglioavere fastidi con l’AMA*.

“Un effetto collaterale avvincente di questo proces-so sono i sogni lucidi o controllati. Imparate infattia entrare in uno stato di sogno cosciente senzaaddormentarvi. Alcuni studenti hanno detto di averevolato o fluttuato, altri di aver esplorato dimensionialternative.”

Processo di Trattamento dei Limiti “Il secondoprocesso è il Trattamento dei Limiti. Avete mai per-corso un sentiero di sviluppo personale o spirituale?”Molti alzarono la mano. “Allora siete consapevoliche noi poniamo limiti a noi stessi. Diciamo, ‘Nonsono in grado di fare questo ... Non riesco a farequello,’ e poi ci meravigliamo di non poterlo fare.

“I racconti per bambini parlano di una piccola loco-motiva a vapore che ‘pensava di farcela’ e l’idea di‘pensiero positivo’ è in giro già da un po’ di anni.Bene, questo che vi propongo è un nuovo modo divedere l’argomento.

“Con il Trattamento dei Limiti eliminate limiti spe-cifici che interferiscono con gli obiettivi che vientusiasmano e vi danno vita. Probabilmente nonsceglierete di trattare tutti i limiti dato che alcuni diessi servono per dare un centro alla vostra vita.”

Processo di Trattamento dell’Identità “Il terzoprocesso è chiamato Trattamento dell’Identità. Granparte delle persone portano con sé un armadio men-tale pieno di costumi che porgono alle persone cheincontrano. ‘Ti spiacerebbe indossare questo costu-me per me?’ ‘Vorresti essere questa persona perme?’

“Quando andiamo d’accordo con le persone, gene-ralmente vuol dire che esse sono disposte a indossa-re il costume che porgiamo loro e a nostra volta noisiamo disposti a indossare quello che ci viene porto.

“Vi è mai capitato che qualcuno abbia proiettato sudi voi un’identità che non volevate indossare?” Aquesta frase il gruppo risponde con numerosi cennidi assenso.

“Quando voi, privi di costumi, giudizi o convinzio-ni–filtro, percepite un’altra persona, vedete in essaun essere spirituale. È un’esperienza molto commo-vente percepire un altro essere vivente senza distor-sioni. È un atteggiamento compassionevole chealcuni hanno chiamato amore incondizionato.”

Parte III: Il Sentiero

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Processo di Trattamento di Massa Persistente“Ilquarto processo si chiama Trattamento di MassaPersistente. Venite guidati dolcemente nel cuoredelle vostre esperienze più resistite. Vi mette ingrado di eliminare desideri, atteggiamenti compul-sivi, dolori o pressioni persistenti che fino a oggisembravano al di fuori del vostro controllo. Laprima seduta di Massa Persistente viene fatta conl’aiuto di un’altra persona. Questo processo è moltopotente e produce stupefacenti cambiamenti nellavita.”

Processi di Trattamento dell’Universo e dellaCoscienza di Massa“Il quinto e il sesto processovengono chiamati rispettivamente Trattamentodell’Universo e Trattamento della Coscienza diMassa. Applicate questi processi dopo aver risolto ivostri conflitti personali e quando desiderate aiutarela coscienza collettiva della vita.

“Una delle idee che per prima creiamo nella nostravita è quella di essere qualcuno. In effetti, l’esserequalcuno è il risultato di una convinzione. Se pren-dete la consapevolezza e vi aggiungete una convin-zione sul fatto di essere qualcuno otterrete un indi-viduo. Potete rimanere individuo creando ulterioriconvinzioni che vi separano ulteriormente dallacoscienza collettiva oppure, con le procedureAvatar, potete eliminare le convinzioni che creanoseparazione e sperimentare la coscienza collettiva.Siete in grado di cambiare ogni convinzione cheavete e che vi tiene separati dalla pura consapevo-lezza creatrice – la Volontà Consapevole.

“Nel Trattamento dell’Universo imparate che, a uncerto livello di coscienza, tutte le cose sono connes-se. In un certo senso la coscienza individuale nonesiste, esistono solo segmenti di coscienza colletti-va. In questo esercizio operate per individuare ilimiti che vi impediscono di riunirvi alla coscienzacollettiva e di operare dal suo interno.

“Ovviamente questo è uno stato di realizzazionemolto elevato e l’abilità degli studenti o il loro desi-derio di utilizzare questa tecnica varia”.

L’Ultimo Processo “L’ultimo esercizio prende ilnome di Ultimo Processo. Trovo che sia un nomemolto appropriato. Viene fatto sotto la guida diun’altra persona.

“L’intero corso dura da sette a nove giorni, dipendeda voi”.

Terminai l’introduzione invitando le persone aestendersi e a sentirmi, non con le loro mani ma conla loro consapevolezza.

Nella stanza sembravano tutti interessati.Chiacchierai con degli amici mentre provavo sollie-vo nel vedere una fila di studenti formarsi davanti altavolo delle iscrizioni. Il giorno successivo comin-ciammo il corso con diciotto nuovi studenti!

Nell’arco di pochi giorni il gruppo aumentò talmen-te grazie a nuovi arrivi che dovemmo trasferircipresso un albergo: quella che era cominciata comeuna settimana sulla West Coast si allungò a dodicisettimane di corsi per un totale di diverse centinaiadi studenti!

Gli amici si chiamavano tra di loro dicendosi:“Abbiamo trovato quello che cercavamo! Corri,subito!” Uno studente venne dopo aver sentito diAvatar in una telefonata diretta al suo compagno distanza. A un altro studente, durante una sedutamedianica, fu detto di fare Avatar. Un terzo arrivò acausa di un sogno.

Poiché molti paragonarono l’esperienza di Avatarcon il risvegliarsi, cominciarono a pensare a se stes-si come Awakening Masters (Maestri delRisveglio). Gli Awakening Masters propagarono ilsuono di una sveglia da lungo tempo attesa. “Avatarè proprio quello che stai cercando”.

Gli studenti continuavano ad arrivare: ci seguironofino a New York per portare a termine il corso.*

Mi chiedo quanti di essi abbiano provato quello cheho provato io quella notte in cui la Dodge verde miattirò in Cubbly Park.

Capitolo Diciassettesimo: Espansione

*Tra il 1987 e 1996, circa 40.000 persone hannocompletato il corso Avatar.

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Capitolo Diciotto

La Nuova CiviltàQuanto segue è un estratto dal discorso di chiusuratenuto da Harry Palmer, Presidente di Star’s EdgeInternational, a un corso Master, 28 aprile 1990, aNizza in Francia.

Immagina 250 persone provenienti da 12 Paesi cheper più di una settimana hanno vissuto fianco afianco condividendo un livello profondo dell’essere,nel quale si prova soprattutto compassione, apprez-zamento e gioia. Esse sono venute per imparare atrasmettere Avatar e passare la luce ad altri.

... siete venuti da molto lontano e avete ancora unalunga strada da percorrere. Il mondo sta cambiando.La speranza si risveglia. È un buon momento peressere vivi. È un buon momento per nobili azioni eper partecipare a iniziative umanitarie. Per la primavolta al mondo, avete i mezzi e gli strumenti percreare una nuova civiltà. Questo è il dono che por-tate.

Le illusioni di grandezza deludono solo se rimango-no incompiute. In caso contrario diventano attinobili e importanti. Voi decidete ora come il futuroguarderà a questi giorni: ingannati dall’illusione ofondatori di una civiltà planetaria illuminata! Ènelle vostre mani.

Domani riceverete i diplomi. Confido che abbiatetrovato questi ultimi nove giorni illuminanti.

Dovete sapere che state aderendo a un’associazionemondiale molto potente che riunisce gli esseri tra ipiù esperti su questo pianeta. Sappiatelo, in mododa essere pienamente informati prima di assumerviquesto impegno. Voglio esporvi ciò che Avatar pro-pugna e ciò a cui si oppone.

Non è insolito che uomini o donne perseguano confervore una nobile causa, abbraccino una idea ele-vata di virtù e mettano tutte le loro forze e il lorocuore per porre al bando qualche torto reale oimmaginario ... per niente insolito che qualchegruppo o individuo proclami ad alta voce di essere

il difensore virtuoso di un insegnamento divino ecreda che la sua condanna e il suo sdegno nei con-fronti del male condurranno alla salvezza delmondo. Per niente insolito. Proprio per niente! Ma,dopo cinquemila anni di fallimenti, è anche chiaroche così non funziona.

Ognuno può decidere che le sue idee sono virtuose.Ogni idea può essere agghindata in modo da sem-brare virtuosa. Idee virtuose sono inscritte sulle per-gamene e sui testi sacri. Alla fine diventano slogansu vessilli di guerra e vengono usate per giustifica-re atti insani, dei quali nessun singolo individuo siassumerebbe la responsabilità. Se lo facesse, ver-rebbe processato e condannato per omicidio! È cosìche giovani vite muoiono pur con la rettitudine daentrambe le parti.

Questo è ciò che non difendete. È molto meglio chesconfessiate Avatar mille volte piuttosto che lo usia-te per giustificare il vostro comportamento. Nondifenderete altra causa che la responsabilità perso-nale.

Come membri della rete Avatar, opererete nelmondo ma ne rimarrete fuori. Ora sapete che sietequi per scelta e con una missione. Siete i redentoridel mondo. Siete quelli che conducono al risveglio.Avete compreso che i problemi del mondo vannorisolti, in ultima analisi, là dove hanno avuto inizio– nella coscienza.

Operate verso l’integrazione che porterà alladiscreazione di ogni confine, definizione di razza,prigione e catena. Operate verso una civiltà planeta-ria illuminata.

È vostra la scelta e vostra è la prerogativa di vivereadesso e di essere testimoni del progresso di Avatarnel mondo. Avete la possibilità di sperimentare, nel-l’arco della vostra vita, il raggiungimento di un’ar-monia a livello mondiale come non è mai esistita.

Quando un numero sufficiente di persone si renderàconto che l’unica vera differenza tra ognuno di noiconsiste nelle idee e nelle convinzioni che noi creia-mo, ci sarà un risveglio spontaneo su tutta la Terra esapremo che noi tutti condividiamo un destino inse-parabile. Quando la nostra vera natura trionferà –indefinita e sempre presente – tutti riconosceranno

Parte III: Il Sentiero

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che non esiste vittoria della quale non siamo tuttipartecipi né perdita della quale non condividiamo ilsacrificio.

In quanto Avatar ricordate chi siete e quello che nonsiete. Ricordate che non siete una cosa. Ricordateche non siete nessuna delle idee di nazionalità orazza per le quali gli esseri umani combattono. Nonsiete né espressione, né identità. Siete invece l’ori-gine di queste e le vostre creazioni possono esseremigliori.

Assieme potete nutrire gli affamati, proteggerel’ambiente e perorare la pace – questi saranno gliimpegni che vi faranno trovare il tempo per diffon-dere Avatar e per creare un mondo illuminato.Ricordate che alla fine tutti questi problemi vannorisolti nella coscienza collettiva dell’umanità.

Ciò che propugnate è l’equilibrio nel quale verran-no a trovarsi tutte le cose. Dovete raggiungere que-sta quiete nella vostra vita e da quel punto condivi-dere l’esperienza di Avatar.

Non tutti apprezzeranno immediatamente la vostrasaggezza. Quando incapperete in qualcuno che nonascolterà le vostre parole, dovrete guardare più afondo entro voi stessi per scoprire l’idea proiettatacome sbagliata e l’idea che adottate come giusta,integrandole. A questo punto proponete nuovamen-te la vostra lezione. Quello che non potete otteneredall’esterno, siete in grado di ottenerlo dall’interno.Non c’è più nemmeno il più piccolo dubbio: poteteanticipare i festeggiamenti e celebrare l’alba di unaciviltà illuminata.

Questa comunità di amici crescerà per sempre. Èuna gioia per te e un fulgido esempio di sanità per legenerazioni future che faranno riferimento a questoperiodo di trasformazione mondiale.

Personalmente, vi ringrazio per il tempo che miavete dedicato e per la fiducia che avete riposto inme. Rimarrò per sempre fedele all’unione inespri-mibile che condividiamo ora e che sono sicuro con-divideremo ancora. È la nostra forza segreta. Siamouniti qui e ora, per sempre. Io vi amo.

Capitolo Diciotto: La Nuova Civiltà

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Epilogo di Harry

AllineamentoDal 1987 a oggi ho avuto l’onore di incontraremigliaia di studenti Avatar. All’inizio gli incontrisono un po’ imbarazzanti – essi vogliono ringraziar-mi per avere creato Avatar e io mi sento leggermen-te a disagio di fronte alle loro lodi. Ma l’imbarazzolascia velocemente il posto a un sensazione di con-divisione e a un mutuo e profondo rispetto. Due dif-ferenti espressioni della coscienza sono riuscite asuperare gli ingombranti giochi della vita e si guar-dano reciprocamente negli occhi umidi. Non ci sonoparole appropriate né mi sforzo di trovarne. Non c’èdiscepolo. Non c’è maestro. Due compagni, cheprovano una compassione nei confronti dell’uma-nità che li unisce in un legame indissolubile.

Ho visto questo legame formarsi tra studenti di dif-ferenti Paesi e differenti culture. Ho visto unacomunità di compagni emergere da un mondo che

stava andando alla deriva in una nebbia avversa percreare un mondo di comprensione e cooperazione. Inuovi Avatar intuiscono l’entusiasmo. Viene sponta-neo riconoscere il motivo per cui il destino ha elar-gito certi talenti o perché la vita ha favorito lo svi-luppo di questa e quella abilità. Ciascuno di noi èuna parte irrinunciabile di una stessa squadra!

Avatar ha indotto una mobilitazione dello spirito alivello mondiale. Quella che una volta era solo unasperanza tenue e isolata che lottava contro le nume-rose convinzioni nella dominante autodistruzionedell’umanità, è diventato ora un punto di riferimen-to. È apparso qualcosa di valido.

Se, leggendo questo libro, hai avuto la sensazioneche un impercettibile cambiamento abbia comincia-to a intaccare la tua idea di ciò che è possibile, iosono soddisfatto.

Con infinito amore,

Harry Palmer

Parte III: Il Sentiero