L’Italia giusta, l’Italia digitale Il programma del PD per ... · regole di bilancio. Per fare...

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L’Italia giusta, l’Italia digitale Il programma del PD per l’innovazione e l’Agenda digitale in Italia Scheda di sintesi

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L’Italia giusta, l’Italia digitaleIl programma del PDper l’innovazione e

l’Agenda digitale in Italia

Scheda di sintesi

1. I DATI.

a) Il ritardo. Il divario digitale racconta la di-stanza tra Nord e Sud, grandi e piccoli centri,giovani e anziani. Banda larga: Italia penultimain Europa Occidentale dopo l’Irlanda (dati UE),molte aree scoperte anche nelle zone produt-tive. Sulla banda larghissima facciamo ancorapeggio: siamo il Paese con la minor percentualedi connessioni veramente veloci (da 10 Megabitin su) sul totale di quelle attive.

Solo il 25% circa delle aule scolastiche è con-nesso in rete e con capacità e velocità di con-nessione largamente insufficiente alla didattica.

L’Italia è agli ultimi posti in Europa anche nel-l’utilizzo del web: nel 2011 solo il 51% degli ita-liani ha usato il web regolarmente, contro il68% medio dei cittadini europei e ancora oltreil 38% degli italiani non ha mai usato Internet.

b) Perché investire: moltiplicatore digitale, ri-sparmi, lavoro. Secondo l’OCSE, ogni euro in-vestito in banda larga ha un ritorno di circa 1,5euro sul PIL (per l’Italia il valore ipotizzato è1,45). Secondo il Politecnico di Milano, l’esten-sione dell’e-procurement in tre anni dal 5% at-tuale al 30% dell’acquisto di beni e servizi dellaPA vale 7 miliardi l’anno. Negli ultimi 15 anni,sono stati creati in Italia 700.000 posti di lavorolegati al Web (il 60% direttamente, il 40% neisettori a supporto indiretto dell’economia digi-tale): una media di 1,8 posti di lavoro per ogniposto eliminato, con un contributo complessivonetto di circa 320.000 nuovi posti di lavoro.

2. LE NOSTRE IDEE

L’innovazione in Italia trova molti più ostacoliche negli altri paesi. Fra le miopie italiane c’èl’aver considerato il digitale come una nicchia,e non come un nuovo paradigma attraverso cuiinterpretare la politica economica, come ilnuovo “motore a vapore” dell’economia di que-sto secolo. “Non innovare”, dunque, ha uncosto drammaticamente più alto che innovare,per la vita quotidiana dei cittadini e per la com-petitività delle imprese.

Per cambiare passo, per smettere di pensare aldigitale come comparto e riconoscerlo come si-stema, non dobbiamo avere paura del cambia-mento, ma governarlo. Il settore pubblico deveintervenire con strumenti di coordinamento edi sostegno, promuovendo un contesto norma-tivo che faciliti l’innovazione, come fattore pri-mario di successo e incremento del PIL, esemplifichi radicalmente il quadro burocratico. Un governo di centrosinistra, con il contributodi tutti gli attori sociali, deve coniugare i cam-biamenti del modello di sviluppo con la bussoladell’equità. L’innovazione non è solo economia:è democrazia. Per noi l’innovazione popolarenon è uno slogan, ma un metodo (quello di unprogramma aperto, in licenza Creative Com-mons, integrato dalle proposte dal basso deicittadini) e un modo per dire che l’Italia ripartesolo se l’innovazione “contagia” fasce piùampie della nostra economia e si diffonde nellanostra società, informando il nostro approcciosull’ambiente, sulla sanità, sul welfare, sull’istru-zione, sulla ricerca.

Cosa proponiamo, in sintesi?

1. Infrastruttura digitale. A oggi il piano nazio-nale per la banda larga lanciato nel 2009 nonha raggiunto i risultati attesi. Il divario digitalein Italia ha due facce, entrambe inquietanti:quella tra il nostro Paese e gli altri, specie del-l’Unione Europea, e quella all’interno del terri-torio, tra Nord e Sud, tra grandi e piccoli centri,tra giovani e anziani. Inoltre, la carenza dibanda larga blocca lo sviluppo delle aziende suisettori più competitivi. Tuttora esistono in Italia“aree bianche”, non solo in luoghi difficili daraggiungere, ma anche in aree altamente pro-duttive del paese (persino alcune zone della pia-nura padana!).Il vero obiettivo da centrare rapidamente è losviluppo dell’infrastruttura di rete, per muovereverso la copertura totale e accelerare la coper-tura in fibra ottica. Lo sviluppo delle infrastrut-ture è una delle chiavi anche per renderepossibile lo sviluppo delle città intelligenti: unnodo cruciale, vista l’importanza della dimen-sione urbana nella costruzione di un Paese mo-derno, innovativo ed inclusivo.

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L’Europa non deve essere di riferimento soloquando si tratta di chiedere sacrifici e di imporreregole di bilancio. Per fare l’Italia digitale, l’Eu-ropa della Strategia 2020 è uno stimolo straor-dinariamente positivo. Per il PD, nella prossimalegislatura il rispetto degli indicatori fissati dal-l’Agenda Digitale Europea e la loro trasposi-zione completa nell’Agenda digitale italianasaranno un’improcrastinabile priorità.Per fare questo c’è bisogno non solo di buoneintenzioni ma anche di strumenti che funzio-nino. Prioritario è quindi il miglioramentodella governance complessiva dell’Agenda Di-gitale Italiana.

2. Cultura digitale. Oltre ad essere agli ultimiposti in Europa nell’utilizzo del web, la popola-zione italiana presenta percentuali molto bassesu alcune competenze di base (trasferire un fileda un computer all’altro, essere in grado di cer-care un nuovo lavoro in rete). Il 38,9% dei cit-tadini dichiara di non aver MAI utilizzato uncomputer.Bisogna partire dalla scuola, che oggi non è at-trezzata a educare le giovani generazioni nelcontesto contemporaneo. In Italia solo il 15%circa delle aule scolastiche è connesso in rete,e, tra di esse, pochissime possono usufruire diuna connessione a banda larga o ultralarga. Perquesto, le scuole (assieme alle strutture sanita-rie) sono i luoghi a cui riservare un’infrastruttu-razione prioritaria, utilizzando risorse sia daifondi di coesione che da quelli di Horizon 2020.Anche per via delle carenze infastrutturali, l’uti-lizzo frequente del computer nelle aule italianeè riscontrabile solo nel 50% degli studenti quin-dicenni, a fronte di una media europea del 61%quale media europea e più di un terzo (34%)degli studenti italiani non ha mai fatto uso diun PC a scuola (dati Fondazione Agnelli eOCSE). Oltre a dotare le scuole delle infrastrutture ne-cessarie (rete a banda ultra larga, cloud compu-ting, strumenti didattici innovativi) è alcontempo urgente sostenere la formazione per-manente dei docenti che devono essere messinelle condizioni di utilizzare la rete, la multime-dialità e le tecnologie per i loro programmi di-dattici.

Agire all’interno della scuola è un passaggio ir-rinunciabile, anche perché gli interventi portanobenefici di carattere “estensivo”: le nuove ge-nerazioni sono, per loro natura, portatrici “na-tive” di cultura digitale e possono positivamenteinfluenzare le proprie famiglie d’origine.Per promuovere le competenze digitali anchefra le fasce meno “digitalizzate” della popola-zione introdurremo anche in Italia un DigitalChampion, una figura introdotta dalla Commis-sione Europea (Every EU country needs a DigitalChampion) di “evangelizzatore digitale” ingrado di trasferire competenze e cultura, attra-verso azioni mirate di comunicazione sociale edi alfabetizzazione sul territorio e con partico-lare riferimento alle classi d’età e sociali chesono rimaste più indietro.

3. Economia digitale. Il nostro sistema econo-mico, composto in maniera preponderante dapiccole e medie aziende, ha bisogno di moder-nizzarsi per competere sullo scenario globale.Non sempre, alle prese con la crisi, le piccoleaziende hanno avuto, per cultura e risorse, lapossibilità di iniettare innovazione e nuovi stru-menti nel loro sistema produttivo. Serve unapiattaforma che sappia fare rete e accompa-gnare i grandi processi di innovazione nella ri-cerca, in particolare nei settori strategici per lacrescita del Paese. L’Italia, nel governo Prodi, eraall’avanguardia con Industria 2015: noi ripren-deremo il filo interrotto, con un programma In-dustria 2020 che rilanci ed estenda questaprospettiva. È essenziale fare rete: mettere in-sieme le start-up, l’università e la grande indu-stria, coinvolgere maggiormente i dipartimentidi ingegneria, di ricerca e sviluppo, di strategia,di business development delle grandi imprese(perché l’innovazione non è solo “comunica-zione”), in sinergia con il rilancio dell’università.Bisogna mettere le nostre PMI in condizione dicompetere in uno scenario globale: per questo,partiremo da un programma capillare di “alfa-betizzazione digitale” per le piccole imprese.

4. Amministrazione digitale (e trasparente).L’open government non è un mero pacchettodi aggiornamento tecnologico della PA, ma unpatto di cittadinanza nel quale le nuove tecno-

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logie e gli strumenti digitali diventano un pontetra i cittadini e lo Stato, per un vero governodella partecipazione, fondato sulla trasparenza.Ad esempio, riteniamo che vadano valorizzatele esperienze positive di civil hacking, come lalegge della Regione Piemonte sul WI-FI libero.Non si può partecipare senza conoscere: perquesto riteniamo cruciale lo sviluppo delle stra-tegie di opendata. Liberare nella rete i dati pub-blici è la prima risposta al populismo digitale.Le esperienze di open gov, in primis negli StatiUniti, ci incoraggiano nell’affermare che nonstiamo parlando di costi ulteriori per la PA, madi un investimento con ricadute benefiche: dallalotta alla corruzione, alla difesa dell’ambiente,della salute, al censimento di beni fino all’inte-grazione delle statistiche prodotte da singolienti e amministrazioni.L’Italia ha bisogno di un piano di estensione del-l’opendata che doti le amministrazioni di fondie strumenti per rivedere le procedure di pubbli-cazione, e di dare una tutela giuridica al princi-pio dell’accessibilità totale, adottando unprovvedimento analogo al FOIA (Freedom of in-formation act) che assicuri ai cittadini il pienodiritto alla possibilità di consultare on line tuttii documenti della PA, all’insegna della massimatrasparenza a tutti i livelli istituzionali e ammi-nistrativi, fatto salvo il segreto d’ufficio e il se-greto di stato. Vigileremo sull’attuazione deldecreto legislativo sul diritto all’accesso e allatrasparenza dell’informazione delle amministra-zioni pubbliche varato dal governo a gennaio2013, un primo riconoscimento importantedella necessità di introdurre anche in Italia unostrumento come il FOIA. In sintesi proponiamo:una PA digitale, in cui cittadini e imprese pos-sano adempiere in autonomia a gran partedegli iter previsti, mentre il personale viene ag-giornato per erogare servizi e dare risposte ;una PA trasparente, che permetta a cittadini eimprese di conoscere lo stato delle pratiche cheli interessano e che pubblicizzi non solo tutte leinformazioni e i dati, ma anche le procedure,come ad esempio le fasi di aggiudicazione dellegare d’appalto;una PA decertificata, che non chieda più carta,dati già in suo possesso o a disposizione di altreamministrazioni pubbliche.

3. LE NOSTRE PROPOSTE

Banda larga:Riutilizzo delle infrastrutture esistenti, attra-

verso l’istituzione del “Catasto del sottosuolo”Favorire la realizzazione di infrastrutture in

fibra ottica; Sostenere in Europa l’ampliamento del Fondo

“Connecting Europe Facility”, purtroppo ridottodal Consiglio europeo nelle Prospettive finan-ziarie 2014-2020;

Utilizzare la tecnologia satellitare, sul modellogià utilizzato in Francia per il programma DigitalFrance;

Riservare fondi, pari ad almeno 3 miliardi dieuro nella prossima programmazione dei fondieuropei 2014 – 2020 (sia i fondi di coesione siaquelli del programma Horizon 2020) , per por-tare connettività in fibra a quei servizi univer-sali la cui infrastrutturazione non può essereulteriormente rimandata, come la scuola ele strutture sanitarie.

Promozione della Cultura digitale:Istituire anche in Italia un Digital Champion,

con il compito di essere un “evangelizzatore di-gitale” in grado di trasferire competenze e cul-tura, attraverso azioni mirate di comunicazionesociale e di alfabetizzazione;

Sostenere la formazione permanente dei do-centi nelle scuole, che devono essere messi nellecondizioni di utilizzare la rete, la multimedialitàe le tecnologie per i loro programmi didattici;

Avviare programmi di “alfabetizzazione digi-tale” per le piccole imprese.

Sistema economico:Rafforzare l’e-commerce come volano per la

crescita e l’export. Bisogna rafforzare le misured’incentivazione, attraverso azioni di supportoalle associazioni di categoria nelle attività di for-mazione per gli associati, modificando alcuniaspetti normativi che oggi rappresentano unonere gravoso (ad esempio il regime IVA diffe-renziato per i libri digitali), e introducendoun’aliquota agevolata per il settore e-com-merce, per un determinato periodo di tempo fi-nalizzato al suo sviluppo.

Promuovere l’utilizzo della moneta elettronicae mobile payments (con benefici sulla traccia-

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bilità delle transazioni), attraverso: incentivi aipiccoli esercizi per l’acquisto dei dispositivi, unsistema di agevolazioni progressive per i consu-matori e l’obbligo di transazione con monetaelettronica per PA e professionisti (medici, av-vocati, ecc.).

Dare corso ai decreti attuativi per le agevola-zioni fiscali per le start-up già previste per il2013, 2014 e 2015, e correggere alcuni punti,troppo limitanti e restrittivi, contenuti nell’at-tuale definizione di “start-up”, con l’obiettivodi alleggerire il carico burocratico.

Introdurre anche in Italia il seed capital per lenuove imprese

Pubblica Amministrazione e E-gov: Potenziare l’e-procurement, arrivando almeno

al 30% dell’acquisto di beni servizi della PA in 3anni;

Favorire l’uso del Cloud computing per ridurrei costi e aumentare allo stesso tempo l’efficaciadei servizi delle amministrazioni. L’adozione delCloud, raccomandata di recente dalla Commis-sione Europea, può ispirarsi ad alcune best-practices locali, come il risparmio del 60% dellespese ICT realizzato dal Comune di Imola.

Adottare un provvedimento analogoal FOIA (Freedom of information act) che assi-curi ai cittadini il pieno diritto alla possibilità diconsultare on line tutti i documenti della PA,all’insegna della massima trasparenza a tutti ilivelli istituzionali e amministrativi, fatto salvo ilsegreto d’ufficio e il segreto di stato;

Adottare provvedimenti di Innovation by law,rendendo più convenienti e semplici i servizi seusufruiti in rete, con una progressiva elimina-zione dell’opzione “analogica”;

Unificare le competenze ancora frammentate,per dare impulso a una strategia trasversale edi alto profilo e rendere più efficace e rapidal’azione del Governo: politica di coordinamentosulle competenze ora lasciate alle Regioni eun’unica delega all’Innovazione e all’AgendaDigitale affidata alla Presidenza del Consiglio.

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