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LItalia e la Spagna franchista Informazione e propaganda 1939-1945 Alejandro Pizarroso Quintero Il ruolo dellItalia fascista a sostegno della ribellio- ne franchista in Spagna è noto. Meno noto è il ruo- lo della propaganda fascista e poi italiana nella Spa- gna di Franco. Questo studio esamina le diverse fasi della propa- ganda italiana nello Stato franchista fra 1939 e 1945. Si evidenziano in tale propaganda quattro periodi: 1) quello che va dalla fine della guerra civile, apri- le 1939, fino allinizio della seconda guerra mon- diale, settembre 1939, e allentrata in guerra dellI- talia, giugno 1940; 2) quello dal giugno 1940 fino alla caduta di Mussolini il 25 luglio 1943; 3) quello che corrisponde ai quarantacinque giornidi Ba- doglio; 4) quello che va dal settembre 1943 fino al- la fine della guerra in Italia (aprile 1945). Analiticamente documentato grazie a una ricerca su fonti archivistiche, lo studio dimostra come, nono- stante il già noto grosso ruolo nel periodo della guer- ra civile, il peso della propaganda fascista tende a diminuire nei periodi successivi senza però mai scomparire del tutto, a dimostrazione di unatten- zione e di una velleità italiana di intervento negli af- fari spagnoli. In particolare, nel primo periodo qui preso in esame la propaganda italiana perde presa ri- spetto a quella tedesca, cosa che si accentua mag- giormente nel secondo (periodo bellico). Se il terzo periodo corrisponde a una fase di incertezza, il quar- to (periodo della rottura dellunità nazionale in Ita- lia) vede addirittura operare in Spagna due diversi enti per la propaganda, uno badogliano e uno re- pubblichino, diversamente accolti dalla Spagna di Franco. The role ofFascist Italy in supporting Francos re- bellion in Spain is well known. Less known is thè role ofFascist and, later on, Italian propaganda in Fran- atisi Spain. This study examines thè various stages of Italianpropaganda during Francos regime from 1939 to 1945. Four periods can be distinguished: thè first one, from thè end of thè Civil War, Aprii 1939, to thè Italian entry into thè world war, lune 1940; thè second one, from dune 1940 to thè fall of Mussolini, July 25th, 1943; thè third one, corre- sponding to thè forty-five daysof Badoglio; and finally thè forth one, from September 8th, 1943, up to thè ending ofthe war, Aprii 1945. Thanks to an accurate research on archivai sources, thè A. shows how thè impact ofFascist propaganda, notoriously significant during thè civil war, tended to lessen in thè following years, though in no ways disappearing a proofofthe long-term Italian am- bition to intervene in Spanish affairs. In particular, during thè first period here considered, thè Italian propaganda ejfort appears to be outshone by Ger- man presence a tendency yet more evident in thè subsequent war years. And whilst thè third period corresponded to a phase of uncertainty, thè fourth one was to see two opposing agencies, one Badoglian and thè other republican , operating in Spain, dijferently rated, ofcourse, by thè regime in power. Italia contemporanea, giugno-settembre 2005, n. 239-240

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L’Italia e la Spagna franchistaInformazione e propaganda 1939-1945

Alejandro Pizarroso Quintero

Il ruolo dell’Italia fascista a sostegno della ribellio­ne franchista in Spagna è noto. Meno noto è il ruo­lo della propaganda fascista e poi italiana nella Spa­gna di Franco.Questo studio esamina le diverse fasi della propa­ganda italiana nello Stato franchista fra 1939 e 1945. Si evidenziano in tale propaganda quattro periodi: 1) quello che va dalla fine della guerra civile, apri­le 1939, fino all’inizio della seconda guerra mon­diale, settembre 1939, e all’entrata in guerra dell’I­talia, giugno 1940; 2) quello dal giugno 1940 fino alla caduta di Mussolini il 25 luglio 1943; 3) quello che corrisponde ai “quarantacinque giorni” di Ba­doglio; 4) quello che va dal settembre 1943 fino al­la fine della guerra in Italia (aprile 1945).Analiticamente documentato grazie a una ricerca su fonti archivistiche, lo studio dimostra come, nono­stante il già noto grosso ruolo nel periodo della guer­ra civile, il peso della propaganda fascista tende a diminuire nei periodi successivi senza però mai scomparire del tutto, a dimostrazione di un’atten­zione e di una velleità italiana di intervento negli af­fari spagnoli. In particolare, nel primo periodo qui preso in esame la propaganda italiana perde presa ri­spetto a quella tedesca, cosa che si accentua mag­giormente nel secondo (periodo bellico). Se il terzo periodo corrisponde a una fase di incertezza, il quar­to (periodo della rottura dell’unità nazionale in Ita­lia) vede addirittura operare in Spagna due diversi enti per la propaganda, uno badogliano e uno re­pubblichino, diversamente accolti dalla Spagna di Franco.

The role ofFascist Italy in supporting Franco’s re- bellion in Spain is well known. Less known is thè role ofFascist and, later on, Italian propaganda in Fran­atisi Spain. This study examines thè various stages of Italianpropaganda during Franco’s regime from 1939 to 1945. Four periods can be distinguished: thè first one, from thè end of thè Civil War, Aprii 1939, to thè Italian entry into thè world war, lune 1940; thè second one, from dune 1940 to thè fall of Mussolini, July 25th, 1943; thè third one, corre- sponding to thè “forty-five days” of Badoglio; and finally thè forth one, from September 8th, 1943, up to thè ending ofthe war, Aprii 1945.Thanks to an accurate research on archivai sources, thè A. shows how thè impact ofFascist propaganda, notoriously significant during thè civil war, tended to lessen in thè following years, though in no ways disappearing — a proof ofthe long-term Italian am- bition to intervene in Spanish affairs. In particular, during thè first period here considered, thè Italian propaganda ejfort appears to be outshone by Ger- man presence — a tendency yet more evident in thè subsequent war years. And whilst thè third period corresponded to a phase of uncertainty, thè fourth one was to see two opposing agencies, one “Badoglian ” and thè other “republican ”, operating in Spain, dijferently rated, ofcourse, by thè regime in power.

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Introduzione

Il presente saggio si occupa di un particolare pe­riodo cronologico: il franchismo durante la se­conda guerra mondiale. Se affrontassi questo pe­riodo da una prospettiva esclusivamente spa­gnola potremmo parlare del cinema, della stam­pa, della radio “nei primi anni del franchismo”. Ciononostante sarebbe difficile sottrarsi all’in­fluenza che la situazione intemazionale eserci­tava sul regime e sui mezzi di comunicazione sociale in quegli anni.

C’è un aspetto che sotto il profilo dell’infor­mazione e della propaganda presenta un grande interesse. Mi riferisco all’attività svolta in que­sto settore dalle potenze che avevano combat­tuto in Spagna, tanto quelle dell’Asse e il Giap­pone, quanto gli Alleati, con l’ovvia eccezione dell’Unione Sovietica.

In questo caso ci occupiamo dell’Italia. Il fa­scismo italiano era, in Spagna, una vecchia e spe­rimentata conoscenza in questo genere di affari. Durante la guerra civile la presenza del numero­so Corpo truppe volontarie (Ctv), decisivo per la vittoria dei generali ribelli, fu accompagnato da un’intensa attività di propaganda, assai più consi­stente, per esempio, di quella svolta dai tedeschi.

Per studiare tale fenomeno dobbiamo divi­derlo necessariamente in due fasi (1940-1943 e 1943-1945) ben definite e separate tra loro da una breve fase d’incertezza. È però opportuno prendere in considerazione un periodo prece­dente: quello che va dalla fine della guerra ci­vile, aprile 1939, fino all’inizio della seconda guerra mondiale, settembre 1939, e all’entrata in guerra dell’Italia, giugno 1940. Dopo tale pri­mo periodo, un secondo va dal giugno 1940 fi­no alla caduta di Mussolini il 25 luglio 1943. Il periodo di incertezza corrisponde ai “quaranta­

cinque giorni” di Badoglio. Il quarto periodo va dal settembre 1943 fino alla fine della guerra in Italia (aprile 1945).

Nella prima fase considerata l’Italia fascista impegnata nel conflitto mondiale svolse in Spa­gna una sostenuta attività di propaganda che pro­seguiva l’esperienza della guerra civile. Nella seconda fase si verifica un fenomeno assai pe­culiare: in Spagna agiscono due entità di propa­ganda italiane. Da una parte il governo del re, che gode del riconoscimento diplomatico del re­gime franchista; dall’altra la mussoliniana Re­pubblica di Salò, non riconosciuta ufficialmen­te dal regime franchista ma la cui attività di pro­paganda è tollerata e addirittura protetta dal par­tito unico del regime spagnolo.

Su questi temi è imprescindibile menzionare alcuni studi sia sul rapporto tra Italia e Spagna nel periodo considerato sia su aspetti relativi al­la propaganda, soprattutto quella rivolta a pae­si neutrali. Sul rapporto tra Spagna e Italia in questo periodo va ricordata l’opera di XavierTu- sell e di Geno ve va Garcfa Queipo de Llano1. An­drebbe inoltre citato l’eccellente lavoro di An­tonio Marquina Barrio sulle relazioni di Franco con l’“altra Italia”, ossia il Vaticano2. Ma non è disponibile molto altro; nulla comunque che trat­ti in modo specifico di questioni relative alla stampa e alla propaganda.

1 Xavier Tusell, Genoveva Garcia Queipo de Llano, Franco y Mussolini. La politica espanola durante la segunda guer­ra mundial, Barcelona, Pianeta, 1985.2 Antonio Marquina Barrio, La diplomacia vaticana y la Espana de Franco (1936-1945), Madrid, CSIC, 1983.3 Cfr. Conrado Garcia Alix, La prensa espanola ante la segunda guerra mundial, Madrid, Editora Nacional, 1974.4 Rafael Martmez Nadal, Antonio Torres y la politica espanola del Foreign Office (1940-1944), Madrid, Editorial Ca- sariego, 1989. È interessante anche la seconda parte di queste memorie: Id., Antonio Torres de la BBC a The Obser- ver. Republicanos y monarquìcos en el exilio, 1944-1956, Madrid, Editorial Casariego, 1996.

Dal punto di vista della stampa, dell’infor­mazione e della propaganda, conosciamo sol­tanto uno studio dedicato alla stampa spagnola durante la seconda guerra mondiale3 e l’inte­ressante opera autobiografica di Martmez Na- dal sul lavoro da lui svolto presso la British Broadcasting Corporation (BBC) con il famo­so pseudonimo di Antonio Torres, dai chiari in­tenti autogiustificatori4. Esistono poi due inte­ressanti studi sul Portogallo e sul Messico nel­

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lo stesso periodo5. Oltre ad altre pubblicazioni su aspetti specifici o sulle relazioni con paesi co­me Francia, Germania o Italia durante il perio­do considerato, che non citeremo in questa se­de, vogliamo menzionare l’ampio ed eccellente lavoro di Massimiliano Guderzo, basato su un corposo e attento apparato critico6. Questo la­voro che si occupa delle relazioni intemaziona­li spagnole con tutte le potenze belligeranti nel­le diverse fasi della guerra non tocca però, se non superficialmente, gli aspetti della propa­ganda, pur trattando in modo un po’ più ap­profondito lo spionaggio. Sui rapporti della Spa­gna con la Gran Bretagna, e solo relativamente ai primi due anni di guerra, Denis Smyth ha scrit­to un lavoro molto interessante7.

5 Cfr. António José Telo, Propaganda e guerra secreta em Portugal (1939-1945), Lisbona, Perspectivas & Realida- des, 1990; e José Luis Ortiz Garza, México en guerra. La historia secreta de los negocios entre empresarios mexica- nos de la comunicación, los nazis y E.U.A., Città del Messico, Pianeta, 1989. Sul caso portoghese cfr. anche: António José Telo, Portugal na Segunda Guerra (1939-1941), Lisbona, Perspectivas & Realidades, 1987; e Id., Portugal na Segunda Guerra (1941-1945), 2 voli., Lisbona, Vega, 1991.6 Massimiliano Guderzo, Madrid e l’arte della diplomazia. L’incognita spagnola della seconda guerra mondiale, Fi­renze, Il Maestrale, 1995.7 Denis Smyth, Diplomacy and Strategy of Survival. British Policy and Franco’s Spain, 1940-41, Cambridge-New York, Cambridge University Press, 1986.8 Cfr. Robert Cole, Britain and thè War ofWords in Neutral Europe, 1929-45. The Art ofthe Possible, Londra, Mac- Millan, 1990, in particolare, pp. 133-143.9 Neutral WarAims, Londra, Burns Oates, 1940, in particolare “Spain”, pp. 63-76.10 Arnold Toynbee, Veronica M. Toynbee (a cura di), Survey of international affairs, 1939-1946. The War and Neu­trals, Londra, Oxford University Press, 1956 (trad. sp.: La Guerra y los neutrales, Barcelona, Vergare, 1958), pp. 318- 375 dell’edizione spagnola.

In entrambe le guerre mondiali la propagan­da rivolta ai paesi neutrali si avvalse di nume­rosi mezzi. Tra questi vi furono, naturalmente, i servizi diplomatici, al cui interno gli agenti di propaganda lavorarono in forma più o meno oc­culta. Sulla propaganda rivolta ai paesi neutrali durante la seconda guerra mondiale manca uno studio dedicato al caso italiano, eccezion fatta per la citata opera di Guderzo, in rapporto alla Spagna. Esiste un lavoro sul caso britannico che purtroppo non dedica molto spazio alla Spagna8. Sulle potenze neutrali nella seconda guerra mon­diale è stata pubblicata a Londra, nel 1940, una curiosa opera che raggruppa una serie di saggi di giornalisti e diplomatici dei paesi neutrali del- l’epoca. Sulla Spagna scrive il marchese di

Merry del Val, ex ambasciatore di Spagna in Gran Bretagna9. Non va poi dimenticata l’ope­ra di Arnold Toynbee, The War and Neutrals, uscita nel 1956 e tradotta in spagnolo due anni dopo, che dedica invece un ampio spazio al ca­so spagnolo e, nello specifico, alle relazioni del­la Spagna franchista con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti10.

Al termine della guerra civile, tutte le grandi po­tenze avevano già riconosciuto il governo di Franco e, per vie diverse, cercavano di influen­zare la vita politica della Spagna dell’epoca. Na­turalmente quella di italiani e tedeschi era una posizione privilegiata. Ciononostante tutta una serie di vincoli legali frapponeva ostacoli a un possibile ingresso straniero nel mondo dei mez­zi di comunicazione, dal momento che non fu­rono pochi i tentativi di penetrazione del capi­tale tedesco e italiano in essi. A partire dall’in­vasione della Polonia, le folgoranti vittorie te­desche furono la più efficace propaganda per una parte degli spagnoli. Hans Lazar, che era stato addetto stampa durante la guerra civile, conti­nuò il suo lavoro esercitando un’enorme in­fluenza sui mezzi di comunicazione spagnoli.

L’Italia si sforzava di mantenere un’impor­tante presenza propagandistica e disponeva a tal fine della benevolenza del regime. Una volta ri­tiratesi le truppe italiane che avevano parteci­pato alla guerra civile, non smise per questo di esistere ufficialmente la Missione militare ita­

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liana in Spagna (Mmis) anche se tutte le com­petenze del suo potentissimo ufficio stampa era­no state trasferite ai servizi diplomatici. Ed è in seno a questi che si sviluppa l’attività propa­gandistica italiana durante la seconda guerra mondiale in Spagna. D’altra parte, nonostante la potenziale importanza della Spagna nel caso dell’entrata di Franco nel conflitto, essa smise di essere un obiettivo prioritario della propa­ganda svolta dall’Italia per via dell’imminente ingresso di quest’ultima nella seconda guerra mondiale. Dal giugno 1940 la propaganda ita­liana all’estero si concentra sugli obiettivi più immediati delle truppe italiane e la Spagna si mantiene in secondo piano.

L’attività di propaganda italiana in Spagna durante la seconda guerra mondiale può essere studiata dividendola in periodi assai ben diffe­renziati. Il primo va dalla fine della guerra civi­le spagnola nell’aprile 1939 fino all’entrata in guerra dell’Italia nel giugno 1940; il secondo ar­riva fino alla caduta di Mussolini nel giugno 1943; il terzo e ultimo, dopo l’interregno dei “quarantacinque giorni” di Badoglio, va dal set­tembre 1943 fino alla fine della guerra. Natu­ralmente in quest’ultimo periodo è necessario distinguere con chiarezza 1 ’ attività svolta dai due stati italiani: il Regno del Sud, che combatteva a fianco degli Alleati, e la Repubblica di Salò, regime-marionetta dei tedeschi.

Durante la guerra civile la propaganda italia­na era stata incanalata nell’ufficio stampa e pro­paganda (Usp) della Mmis11, che realizzò un’in­tensissima attività in tutti i campi e giunse a di­

11 Quest’ufficio preposto alla stampa e alla propaganda cambiò nome due volte, chiamandosi dapprima Ufficio stam­pa italo-spagnolo e poi Ufficio stampa italiano.12 Tali questioni sono trattate in Alejandro Pizarroso Quintero, Paola Corti, Giornali contro. “Il Legionario” e “Il Garibaldino”. La propaganda degli italiani nella guerra di Spagna, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 1993. Ho an­che pubblicato diversi articoli su aspetti specifici: cfr. La propaganda cinematogràfica italiana y la Guerra Civil espanola, in Fernando Garci'a Sanz (a cura di), Espanoles e italiano! en el mundo contemporàneo, Madrid, C.S.I.C., 1990, pp. 263-278; La propaganda del ‘Corpo Truppe Volontarie’ (algunos aspectos de la intervención propa­gandistica italiana en torno a la Guerra Civil espanola), in Carmelo Garitaonandia e al. (a cura di), Comunicación, cultura y politica durante la II Republica y la Guerra Civil, t. Il, Espana (1931-1939), Bilbao, Diputación forai de Vizcaya-Servicio Editorial UPV, 1990, pp. 442-460; e La Propaganda radiofònica italiana en la Guerra Civil espano­la, in Hacienda Historia (Homenaje al profesor Carlos Seco), Madrid, Editorial de la Universidad Complutense, 1989, pp. 563-572.

sporre, tra italiani e spagnoli, di un personale che superava le settanta unità. L’Usp pubblicò un quotidiano, “Il Legionario”, dal 19 marzo 1937 al 30 agosto 1938, numerosi opuscoli e un bollettino di notizie raccolte mediante un siste­ma di ascolto radio assai completo che nella Sa­lamanca degli anni 1937 e 1938 svolse la fun­zione di agenzia di notizie per la stampa della parte franchista. Questo ufficio, che ebbe sede prima a Salamanca e poi a San Sebastiàn, di­sponeva anche di una sezione cinematografica dalla quale dipendeva l’attività dell’équipe di­staccata dall’istituto Luce in Spagna. Ebbe an­che una sezione incaricata di allestire program­mi in lingua italiana per essere trasmessi da ra­dio spagnole e che mandava materiale e infor­mazione all’Ente italiano per le audizioni ra­diofoniche (Eiar) per la preparazione delle sue trasmissioni di propaganda in spagnolo.

Va senz’altro sottolineato il ruolo svolto dal­le trasmissioni in spagnolo dell’Eiar mediante un insieme di programmi che andavano in onda sotto la testata di Radio Verdad. Nelle fasi fina­li della guerra civile, nel febbraio 1939, fu va­gliata la possibilità di mantenere Radio Verdad o di sostituirla con una formula simile. E infat­ti, dopo la vittoria del generale Franco, continuò a trasmettere dall’Italia una Radio Verdad italo- espanola che cessò nel giugno 1940 con l’en­trata dell ’ Italia nella seconda guerra mondiale12.

Alla fine della guerra civile gli italiani si preoc­cuparono molto della futura organizzazione del sistema radiofonico spagnolo. Esistevano due

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alternative: una sola compagnia monopolistica, come in Italia, o una, più o meno, libera società commerciale. Nel primo caso gli italiani pren­devano in considerazione l’ipotesi di mettere a disposizione delle autorità spagnole proprio per­sonale per il funzionamento della nuova radio, il tutto mediante la creazione di un “Comitato Interministeriale Italo-Spagnolo per la radio ana­logamente a quanto è stato fatto con il Ministe­ro della Propaganda del Reich”. Nel secondo ca­so, si incoraggiava la “diffusione in Spagna di apparecchi radioriceventi italiani, da incorag­giarsi facendo dono di alcuni esemplari dei no­stri migliori apparecchi ad autorità spagnole e a redazioni di giornali”13.

13 Appunto per il Ministro Celesia — Ispettorato per la Radiodiffusione e la Televisione — MCP, del 23 febbraio 1939, in Archivio centrale dello Stato (d’ora in poi ACS), Ministero della Cultura Popolare (d’ora in poi MCP), b. 91, fase. 4.14 Lettera di Gitnénez Arnau alla Ambasciata di Spagna a Roma del 20 febbraio 1938, e Telespresso n. 16100 di Pie­tromarchi del 4 marzo 1938, entrambi in Archivio storico del Ministero degli Affari Esteri (d’ora in poi ASMAE), Uf­ficio Spagna (d’ora in poi US)-36, b. 31, fase. 1.15 Telespresso sn. del 28 febbraio 1940 di Pavolini a Gambara, in ACS, MCP, b. 162, fase. 17.16 Capitali tedeschi penetrarono comunque in qualche impresa radiofonica privata spagnola, come per esempio Radio Intercontinental di Madrid.

Quest’ultima alternativa aveva già suscitato l’in­teresse del Servicio nacional de prensa del mi­nistero dell’Intemo franchista che, da Burgos, il 20 febbraio 1938, si dirigeva all’Ambasciata spa­gnola a Roma richiedendo con urgenza “datos exactos sobre el Receptor Nacional o Receptor Popular”, ovviamente per la sua fabbricazione in Spagna. La richiesta fu caldeggiata dal conte Luca Pietromarchi, incaricato dell’ufficio Spa­gna presso il ministero degli Esteri italiano, che suggerisce vengano loro fomiti14.L’interesse dell’Italia per una sua partecipazio­ne nel futuro della radio spagnola emerge con chiarezza in numerose istruzioni inviate nel feb­braio 1940 dal ministro Alessandro Pavolini al generale Gastone Gambara, all’epoca amba­sciatore a Madrid15, e nella continuazione dei programmi di Radio Verdad italo-espanola.

La riorganizzazione della radio spagnola, che mantenne la presenza di forti imprese private, e l’entrata dell’Italia nella seconda guerra mon­diale osteggiarono i piani di penetrazione, anche

se furono stipulati diversi accordi di assistenza tecnica e fu importato materiale radiofonico, sempre in forte concorrenza con i tedeschi16.

La propaganda italiana in Spagna fino al set­tembre 1943

Consideriamo ora solo il periodo che va dalla fi­ne della guerra civile spagnola all’8 settembre 1943, data della pubblicazione unilaterale del­l’armistizio da parte degli Alleati. In questo pe­riodo l’Italia ha una propria politica univoca e siamo in presenza di una continuità, non tanto rispetto alle persone quanto soprattutto ai temi e ai canali della propaganda italiana in Spagna.

Nello stesso periodo la Spagna passa da una condizione di neutralità a una praticamente di cobelligeranza. E cioè, a tutti gli effetti, un al­leato dell’Italia fascista nel suo sforzo bellico; oltre all’indubbia affinità ideologica. Cionono­stante, a partire dallo sbarco alleato nel Nord Africa, l’atteggiamento del franchismo verso i contendenti comincia a mutare. L’invasione al­leata del territorio italiano nel giugno e la con­seguente caduta di Mussolini avrebbero trasfor­mato bruscamente la situazione, contribuendo non poco al cambio di atteggiamento della po­litica estera spagnola.

Presenza italiana dall’aprile 1939 al giugno 1940 - Possiamo suddividere questo periodo in due sottoperiodi: dall’aprile al settembre 1939 e da quest’ultima data al giugno 1940. Nei pri­mi mesi compresi tra la vittoria franchista e l’i­nizio della seconda guerra mondiale, l’attività italiana è una sorta di continuazione dell’enor­

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me sforzo di propaganda realizzato dagli italia­ni fino al 1939. A partire dal momento in cui la guerra mondiale diventa una realtà, e non è più solo una possibilità, l’atteggiamento italiano muta. In primo luogo, la Spagna cessa di esse­re una priorità e gli sforzi propagandistici ita­liani si orientano verso la preparazione dell’en­trata in guerra.

Per prima cosa, nel 1939, scompare l’Ufficio stampa e propaganda — che all’epoca si chia­mava Usi — con sede a San Sebastiàn. Tutta l’at­tività di stampa e propaganda passò dunque alle dipendenze dell’Ambasciata che in breve si sa­rebbe trasferita a Madrid. In quei primi mesi si prende in considerazione l’ipotesi di fare affida­mento su un giornale con sede a Madrid che fun­gesse, in un certo senso, da portavoce italiano:

Tale giornale dovrebbe avere carattere spagnolo, es­sere redatto da spagnoli, e però dovrebbe esservi pre­dominante, sia attraverso la scelta del personale tec­nico (che potrebbe anche comporsi con qualche ele­mento italiano), sia attraverso la scelta di redattori e corrispondenti filo-italiani, sia infine attraverso le di­rettive su accennate, l’influenza italiana17.

17 Telespresso n. 5645/1444 dell’addetto stampa per il MCP, datato Madrid 22 ottobre 1939 e intitolato “Attività gior­nalistica e di propaganda italiana in Spagna”, in ACS, MCP, b. 91, fase. 1.18 A. Pizzaroso Quintero, P. Corti, Giornali contro, cit., p. 57.19 Telespresso n. 5645/1444 dell’addetto stampa per il MCP, datato Madrid 22 ottobre 1939, cit.20 Telespresso n. 5645/1444 dell’addetto stampa per il MCP, datato Madrid 22 ottobre 1939, cit.21 Cfr. a tale proposito vari documenti con diverse date di maggio, in ACS, MCP, b. 433.22 Telespresso n. 558/192 dell’8 settembre 1939, firmato dall’addetto stampa Amos Bavaj, sull’“Opuscolo su ‘José An­tonio e l’Italia’”, in ACS, MCP, b. 436.23 Telespresso n. 5393/1385 dellTl ottobre 1939, firmato dal generale Gambara, su “Commemorazione anniversario visita José Antonio Primo de Rivera al Duce”, in ACS, MCP, b. 436.

Scartata del tutto l’idea sostenuta da Carlo Bos­si, che nel 1938 era a capo della Usp, di pro­lungare la vita di “Il Legionario” come giorna­le spagnolo18 e scomparso anche l’effimero “Il Littorio”, rimaneva solo la fondazione di un nuo­vo giornale, o meglio, “l’acquisto e il potenzia­mento progressivo di un quotidiano d’informa­zione già esistente”19. A quanto pare furono av­viate trattative con il quotidiano “Informacio- nes”, allora proprietà di Victor de la Sema, che ne era anche il direttore e che aveva una tiratu­

ra compresa tra le novanta e le centomila copie. A tale proposito si poteva contare sui fondi re­sidui del Corpo truppe volontarie, depositati presso la filiale della Banca nazionale del lavo­ro in Spagna20.

In questo periodo, altre attività di propaganda di un certo rilievo sono il progetto di costruire in Spagna un centro bibliografico sia autonomo, sia realizzato mediante l’istituto italiano di cultura, appena creato, che rappresentava forse una delle più importanti iniziative di propaganda italiane.

Da parte dell’Ambasciata c’è una preoccu­pazione costante per la diffusione del cinema italiano in Spagna, le cui difficoltà sono attri­buite a “ragioni di ordine valutario”. L’addetto stampa osserva anche che spesso le imprese pro­duttrici e distributrici italiane si facevano con­correnza tra di loro in Spagna.

Le attività realizzate furono numerose; a Bar­cellona, per esempio, si celebrò nel maggio 1939 una Settimana cinematografica italiana orga­nizzata dal ministero per la Stampa e la Propa­ganda italiano che era una continuazione del­l’attività propagandistica italiana durante la guerra civile21.

L’esaltazione della figura di José Antonio co­me presunto fondatore o ispiratore ideologico del nuovo regime spagnolo, soprattutto per via del suo rapporto con Mussolini e con l’Italia, fu un altro Leitmotiv della propaganda del mo­mento. Si preparò, per esempio, l’edizione di un opuscolo su José Antonio e l’Italia, raccolta di diversi testi22; e si volle dare risalto all’anni­versario della visita di José Antonio al duce, che avvenne il 19 ottobre 1933, “incontro che segna una data di rilievo nella storia della Falange”23.

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Gambata, che agli inizi di ottobre pretendeva che i giornali spagnoli si occupassero della que­stione, si lamenta alla fine del mese della scar­sa attenzione prestatale dai giornali italiani:

[...] a quanto mi viene riferito, che i giornali italiani pubblicano attualmente molto poco sulla Spagna ed omettono qualsiasi citazione a quanto pubblica la stam­pa spagnola; e ciò, nonostante che tre importati quoti­diani del Regno, il “Popolo d’Italia”, il “Giornale d’I­talia” e “La Tribuna” mantengano a Madrid, con no­tevoli spese, propri corrispondenti24.

24 Telespresso n. 5814/1496 del 28 ottobre 1939. firmato dal generale Gambara, su “Commemorazione anniversario visita José Antonio Primo de Rivera al Duce”, in ACS, MCP, b. 436.25 Telespresso n. 851/390 del 6 dicembre 1939, firmato dall'addetto stampa Amos Bavaj, in ACS, MCP, b. 433.26 A Roma, infatti, giungono da Madrid numerose informazioni non solo, come si può immaginare, sulle attività di propaganda britanniche o nordamericane in Spagna, ma anche, e molto dettagliate, sull'attività dei tedeschi.

In questo periodo l’addetto stampa italiano si preoccupò anche della radio, convogliando e fa­cendo arrivare non solo a Radio Nacional de Espana (RNE), bensì ad altre emittenti, mate­riale redazionale e musicale italiano per dare ri­salto alla presenza italiana nei mezzi di comu­nicazione spagnoli. In ogni caso, con una di­sposizione di Ramón Serrano Suner del 6 otto­bre 1939, furono inasprite le norme di censura per le trasmissioni parlate obbligando tutte le emittenti spagnole, eccetto quelle delle Baleari, delle Canarie e del Marocco, a collegarsi con RNE per trasmettere i loro bollettini informati­vi. Questa limitazione vanificò parte degli sfor­zi italiani per diffondere propria informazione mediante emittenti spagnole. Un altro impor­tante obiettivo era la diffusione di materiale di carattere culturale e artistico; numerose, infatti, furono le emittenti di provincia che con l’ap­poggio dell’Ambasciata organizzarono corsi ra­diofonici di lingua italiana25.

All’inizio del 1940 Amos Bavaj lasciò l’Am­basciata in Spagna e gli successe come addetto stampa Raffaello Patuelli. Continuò tuttavia a occuparsi di questioni minori quali la distribu­zione di dischi, l’organizzazione di corsi di lin­gua, la distribuzione di documentari di caratte­re educativo e sociale, ecc. e, attraverso i docu­

menti, non notiamo un sensibile incremento del­l’attività con l’entrata in guerra dell’Italia.

Propaganda di guerra (1940-1943)- Con l’en­trata in guerra dell’Italia nel giugno 1940 si ac­centuarono i motivi per mantenere viva in Spa­gna una campagna di propaganda, anche se nel frattempo erano aumentate le difficoltà. Duran­te la guerra civile la propaganda italiana aveva fatto il bello e il cattivo tempo nella parte fran­chista, superando per intensità quella tedesca. Dall’aprile 1939 al luglio 1940, soltanto tede­schi e italiani avevano svolto una sistematica at­tività di propaganda in Spagna, avendo come unico contraltare la propaganda britannica, for­temente ostacolata dal regime.

Tuttavia, a partire dalla seconda metà del 1940, la propaganda italiana in Spagna avrebbe convissuto non solo con quella tedesca, che tie­ne sotto costante osservazione, ma anche con la propaganda alleata, sempre più attiva a partire dal 1942 dopo l’entrata in guerra degli Stati Uni­ti26. In questo periodo, fino alla caduta di Mus­solini, la propaganda italiana in Spagna si av­vale dei canali più tradizionali: fondamental­mente la radio, la stampa e il cinema.

La radio, che pure era stata un’arma fonda­mentale della propaganda italiana durante la guerra civile grazie all’attività di Radio Verdad, in questo periodo di guerra smette di essere uno dei principali canali di propaganda in Spagna. Mentre i tedeschi inondavano la stampa iberica con notizie sulla loro programmazione in lingua spagnola — cosa che agli inglesi era proibita e che agli americani sarebbe riuscita a partire dal 1943 per la loro Voice of America —, l’attività italiana in questo settore segna il passo. Nelle re­lazioni compilate dai diversi addetti stampa i ri­ferimenti alla propaganda cinematografica si li­mitano a questioni di second'ordine: presenza

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della musica italiana, vendita di dischi, soggetti italiani nelle emittenti spagnole, ecc., senza mai citare l’attività dell’Eiar in lingua spagnola.

Non possiamo tuttavia non sottolineare questi aspetti, all’apparenza minori, quali la presenza della musica italiana nelle emittenti spagnole, tan­to leggera quanto colta, e soprattutto l’opera. Per lo meno tale interesse traspare dalle relazioni del nuovo “Regio addetto stampa” dell’Ambasciata italiana in Spagna, Francesco Antinori, che con palese esagerazione può affermare:

Ecco perchè il Generale Gambara, divenuto Amba­sciatore, comprese come la canzone italiana diffusa dalle radio emittenti spagnole sarebbe stata la miglio­re continuatrice del lavoro di penetrazione compiuto dal soldato italiano, e concesse al mio predecessore i fondi necessari all’acquisto di quei dischi che avreb­bero continuato, come in un’eco, l’ultima nota canta­ta dall’ultimo volontario di Spagna. Il successo fu in­credibile: ne fu il primo risultato l’eliminazione com­pleta da tutte le piccole orchestre dei ritmi anglosas­soni e delle canzonette francesi27.

27 “Relazione delle condizioni attuali del Servizio di Propaganda" del 6 luglio 1942, redatta dall'addetto stampa Fran­cesco Antinori, in ACS, MCP, b. 132, fase. 1.28 Disponiamo invece dei dati tedeschi, scrupolosamente raccolti dagli italiani. Secondo loro le imprese tedesche sbor­sarono più di 700.000 pesetas di allora a un centinaio di giornali e riviste spagnole. Dati della relazione del 7 marzo 1941 del sottosegretario Polverelli del ministero delle Corporazioni sulle relazioni ricevute dall’Ambasciata in Spa­gna (comprende una lista delle principali imprese italiane in Spagna), in ACS, MCP, b. 430.29 Telespresso n. 1105/260 del 25 maggio 1942 sul “Progetto di pubblicità sulla stampa spagnola”, firmato dall’ad­detto stampa Francesco Antinori, in ACS, MCP, b. 430.30 A tale proposito, si veda Alejandro Pizarroso Quintero, El cine americano en Espana durante la segunda guerra mundial: Información y propaganda, “Revista Espanola de Estudios Norteamericanos”, 1994, n. 7, pp. 121-155.31 L’Italia produsse, nel 1938, 46 film commerciali; nel 1939, 77 (80); nel 1940, 85 (86); nel 1941,71 (89); nel 1942, 96 (119); nel 1943,66 (70); e soltanto 18 nel 1944 nel territorio controllato dalla Repubblica sociale italiana. Cfr. Clau­dio Carabba, Il cinema del ventennio nero, Firenze, Vallecchi, 1974, p. 17. Poiché le cifre non corrispondono esatta­mente a quelle del catalogo cronologico presente nella stessa opera (pp. 93 sg.), le divergenze sono state indicate tra parentesi.

Nell’ambito della stampa, l’Ambasciata pro­muove la pubblicità di imprese, di enti e di rap­presentanze italiane in Spagna, ispirandosi a una campagna organizzata in precedenza dall’Am- basciata tedesca a Madrid che esortava le im­prese a inserire pubblicità, ovviamente a paga­mento, su giornali spagnoli. Purtroppo, al mo­mento, non disponiamo di dati sufficienti per va­lutare fino a che punto tale campagna fu effica­ce28. La proposta consisteva in quanto segue:

Bisognerebbe che il Ministero per mezzo delle venti e più case madri d’Italia facesse stanziare dalle loro fi­liali, rappresentanze, succursali in Spagna, una som­ma di almeno 5 mila pesetas annue ciascuna per arri­vare ad un capitale complessivo non enorme di cento- mila pesetas annue di pubblicità, passata eventual­mente sotto il controllo di questo Ufficio, che pense­rebbe all’equa distribuzione, in maniera che di tale pic­colo apporto potessero maggiormente usufruire quei giornali e quelle riviste che maggiormente hanno di­mostrato la loro amicizia verso l’Italia senza con que­sto dimenticare le altre pubblicazioni che si vedreb­bero così forzate ad adottare nei nostri riguardi un al­tro atteggiamento29.

La produzione italiana di pellicole a carattere di­vulgativo ebbe un grande sviluppo a partire dal 1938. Durante la guerra civile, tra i simpatiz­zanti del franchismo, il cinema italiano — e non solo i documentari di propaganda — aveva avu­to un alto indice di gradimento. A partire dal 1939 la produzione americana comincia a ri­comparire sugli schermi spagnoli30. Il cinema italiano, tuttavia, divenne un buon ambasciato- re del proprio paese. Il continuo sviluppo della produzione cinematografica italiana, dovuto al­la necessità di soddisfare le domande del mer­cato interno, ebbe però anche una importante proiezione all’estero. E la Spagna fu uno dei suoi principali obiettivi31.

Il 23 marzo 1940, nel Palacio de la Mùsica, fu proiettata la prima del film Frente de Madrid (Carmen fra i Rossi, di Edgar Neville). Il 28 ot­tobre 1940, al cinema Avenida, quella di Sin no-

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vedad en el Alcdzar (L’Assedio dell’Alcazar, di Augusto Genina), entrambi prodotti e girati a Ro­ma dalla Film Basoli. Il 23 giugno 1941 arrivò al cinema Imperiai di Madrid El hombre de la Legión (L’uomo de la Legione, di Romolo Mar- cellini), una coproduzione ispano-italiana. Que­sti tre film ambientati durante la guerra civile spagnola e girati in Italia, con una maggiore o minore partecipazione di rappresentanti della no­stra industria, furono un eccellente biglietto da visita dell ’ industria cinematografica italiana nel­la Spagna franchista. Va detto che quasi con­temporaneamente si giravano in Germania altri film con soggetti spagnoli (El Barbero de Sevil- la, Mariquilla Terremoto, Suspiros de Espana), tutti d’evasione o di taglio folcloristico.

Nell’autunno 1941 iniziarono le trattative per la firma di un accordo italo-spagnolo per la cine­matografia. Una delle principali difficoltà del ne­goziato scaturì, secondo gli italiani, dalle tensio­ni esistenti tra il Sindacato dello spettacolo e la Direzione generale di cinematografia della Vice­segreteria dell’istruzione popolare, entrambi spa­gnoli. Tutto ciò favorì le richieste italiane, anche se le misure protezionistiche non scomparvero. Pur senza soffermarci sui dettagli del contenuto di questo accordo, vediamo come la parte italia­na sottolineava gli aspetti a lei più favorevoli:

[...] il suo merito maggiore consiste nell’avere fatto prevalere i nostri desiderata e nell’assicurare nei limi­ti del possibile la nostra penetrazione cinematografi­ca in questo Paese senza urtare le misure protezioni­stiche che la Spagna ha creduto di dover adottare in ta­le campo, mentre invece, come è noto, le trattative con la Germania si sono sempre arrestate di fronte alla vo­lontà tedesca di ottenere la soppressione, almeno par­ziale, di tali misure [...] il Ministero di Industria e Com­mercio spagnolo non ha voluto approvare la clausola

concordata fra le delegazioni italiana e spagnola per un assorbimento reciproco del trenta per cento delle rispettive produzioni cinematografiche; ciò che però si è risolto in definitiva in un vantaggio per noi, in quanto tale clausola è stata sostituita con l’impegno da parte spagnola, senza reciprocità da parte nostra, di ac­cordare all’importazione cinematografica dall’Italia non solo i canoni minimi, ma anche il trattamento più favorevole nei riguardi del numero di pellicole pro­dotte in Spagna32.

32 Telespresso n. 2660/891 del 30 marzo 1942, sull’“Accordo italo-spagnolo per la cinematografia”, in ASMAE, Af­fari politici - Spagna (d’ora in poi APS), b. 63.33 Cfr., fra tutti, Telespresso n. 5245 del 15 agosto 1940; e Telespresso n. 6314 del 25 settembre 1940, entrambi su “Do­cumentari”, in ACS, MCP, b. 438.34 Lettera dell’istituto nazionale Luce al MCP, Direzione generale per i Servizi della propaganda, del 15 maggio 1940; Telespresso di quest’ultima Direzione generale all’Ambasciata d’Italia del 20 maggio 1940; Appunto per la Direzio­ne generale per i Servizi della propaganda del 21 dicembre 1940 (che fa riferimento a numerosi altri documenti sullo stesso argomento), e altri; tutti in ACS, MPC, b. 438.

L’Ambasciata si impegnò a diffondere in Spagna film di taglio propagandistico, generalmente cor­ti documentari prodotti dall’istituto Luce, come per esempio Vacanze in patria, Maternità e in­fanzia, Colonie montane e marine, Giovinezza d’Italia, Credere - obbedire - combattere , Colo­nie estive, ecc.33. Si attribuì molta importanza an­che alla produzione di altri documentari come Camicia Nera o, soprattutto, Mussolini, che fu doppiato in spagnolo a spese dell’Ambasciata e che ebbe una discreta circolazione34.

Prima della creazione del NO-DO (Noticia- rios y Documentales) come notiziario ufficiale esclusivo nel gennaio 1943, si distribuivano in Spagna diversi notiziari cinematografici stra­nieri. Come informa l’addetto stampa italiano Francesco Antinori, nell’estate del 1941 se ne distribuivano tre: l’americano Fox Movieton, montato — a suo parere — in Spagna, il tede­sco della UFA (Universum Film Akatiergesell- shaft) che, secondo Antinori, distribuiva cin­quanta copie settimanali, e il Notiziario Luce che — sosteneva — stava perdendo l’impor­tanza acquisita negli anni precedenti, tra l’altro perché l’ufficio che lo rappresentava aveva se­de a Barcellona e non a Madrid e perché era in­teramente prodotto in Italia. Antinori propone quindi di intervenire su entrambi gli aspetti: os­

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sia, trasferire gli uffici a Madrid e provvedere a un montaggio specifico per la Spagna35.

35 Telespresso n. 3938/1359 del 25 agosto 1941 su “Il giornale L.U.C.E. in Spagna”, dell’addetto stampa Antinori al MCP, in ACS, MCP, b. 438.36 “Relazione sull’attività del Regio Ambasciatore in Madrid”, in ASMAE, APS, b. 64. Si tratta di un documento da­tato Madrid 18 settembre 1944 e diretto al ministro degli Affari Esteri a Roma che, nella copia da noi consultata, con­sta di 28 pagine battute fittamente a macchina.37 Tusell e Garcla Queipo de Llano raccontano con precisione, dal punto di vista spagnolo, gli avvenimenti di quelle settimane. Cfr. X. Tusell, G. Garcia Queipo de Llano, Franco y Mussolini, cit., pp. 206-220.38 Telespresso n. 68871/2582 del 10 agosto 1943, dall’Ambasciata d’Italia al Ministero degli Affari Esteri a Roma; Te­lespresso n. illeggibile del 14 agosto 1943, dal Ministero degli Affari Esteri all’Ambasciata; Telespresso n. 40/438, del

La propaganda italiana utilizzò anche altri ca­nali, come per esempio diversi generi di attività culturali, conferenze, esposizioni, partecipazio­ne a fiere industriali, pubblicazioni di ogni tipo, ecc., di cui non possiamo occuparci in questa se­de per ragioni di spazio.

L’Italia dei quarantacinque giorni di Badoglio e la Spagna - Le forze alleate sbarcano in Sici­lia il 10 luglio 1943; il 24 luglio cadeva Palermo e il giorno successivo il Gran Consiglio del fa­scismo destituisce Mussolini che viene arresta­to all'uscita del palazzo. Il maresciallo Badoglio assume l’incarico di governo e annuncia che “la guerra continua”. Mentre prosegue l’avanzata al­leata, Badoglio tratta un armistizio a Lisbona. 1 tedeschi si preparano nel caso di una possibile defezione dell’Italia.

Nei quarantacinque giorni in cui Badoglio mantiene il paese a fianco della Germania e in guerra contro gli Alleati, all’estero la situazione non cambia ufficialmente e le diverse ambascia­te continuano il lavoro di propaganda, per quan­to si possano notare minore entusiasmo e attività.

In ogni caso, tutti sospettavano che fossero in corso negoziati tra l’Italia e gli Alleati e l’am­basciatore Paulucci di Calboli era necessaria­mente informato della cosa. Così descrive lo stesso Paulucci la sua attività in questo periodo:

Durante il periodo intercorso fra il 25 luglio e 18 set­tembre intensificai la mia azione per risolvere le que­stioni economico-commerciali pendenti, mentre mi sforzavo di dissipare in questi ambienti responsabili il senso di diffidenza che andava formandosi nei riguar­

di del nostro Paese. Nel contempo impartivo le oppor­tune istruzioni ai Regi Consolati dipendenti per lo scio­glimento dei fasci, il ritiro dei relativi archivi, l’inten­sificazione dell'attività delle Case d’Italia e dei contatti con le collettività italiane al fine di eliminare nell'ani­mo di tanti connazionali il turbamento creato dagli av­venimenti e alimentato dalla propaganda falangista36.

È ovvio che questa attività serviva ad aprire il cammino ai servizi diplomatici italiani in Spa­gna affinché potessero rappresentare una nuova Italia che essi pensavano già fuori dalla guerra. L’allusione di Paulucci alla propaganda falangi­sta indica chiaramente che in Spagna gli elementi più radicali del falangismo prevedevano una “de­fezione” dell’Italia, nonostante le dichiarazioni di Badoglio per cui il paese continuava a essere in guerra. Nel corso dei quarantacinque giorni dobbiamo anche supporre che tutta l’attenzione politica spagnola si concentrasse sull’Italia. Il ministro Francisco Gómez-Jordana e il suo am­basciatore a Roma, Fernàndez Cuesta, rimasero costantemente in contatto37.

In effetti, l’attività di propaganda scemò poi­ché neppure l’ambasciatore prevedeva con chia­rezza quale corso avrebbero preso gli avveni­menti. Bisogna però sottolineare un fatto. L’Am­basciata fece stampare 20.000 volantini di pro­paganda, che non siamo riusciti a rintracciare, sul bombardamento di Roma effettuato degli Al­leati. Curiosamente, come riconoscono nella lo­ro corrispondenza, questi fogli di propaganda fu­rono stampati senza alcuna firma ma l’Amba- sciata ottenne, questo sì, l’approvazione via te­lefono, al meno per quanto concerne le spese so­stenute, dalla corrispondente Direzione genera­le del ministero degli Affari Esteri italiano38.

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L’Italia e la Spagna franchista 201

Il tema della propaganda è anche oggetto di alcune relazioni dell’ambasciatore di allora, te­se a sottolineare soprattutto 1 ’ interesse della stam­pa spagnola per gli avvenimenti italiani e per il messaggio del Sommo pontefice al mondo.

Se durante la guerra civile spagnola la supre­mazia della propaganda italiana in campo fran­chista fu schiacciante rispetto a quella tedesca, una volta finita questa bisogna riconoscere che le campagne persero d’intensità. E così, mentre i tedeschi, la cui presenza propagandistica du­rante la guerra civile era stata molto meno evi­dente, rafforzarono le loro posizioni, gli italiani imboccarono una normale via diplomatica.

Lo scoppio della guerra, senza l’intervento dell’Italia, consolidò ulteriormente la presenza propagandistica tedesca, il che suscitò crescen­te sfiducia nelle rappresentanze italiane. Esse, infatti, non temevano solo la propaganda bri­tannica o nordamericana in Spagna, come di­mostrano le più numerose relazioni dell’Amba­sciata su quella tedesca. Sarebbe impossibile elencarle qui tutte.

Tuttavia l’attività svolta dagli italiani nell’am­bito della stampa scritta e della cinematografia fu molto importante. Lo fu anche all’interno della radio spagnola benché la propaganda radiofoni­ca vera e propria non raggiunse la rilevanza di quella, per esempio, tedesca o britannica.

D’altra parte, nonostante gli sforzi compiuti dalla stampa franchista, gli insuccessi militari italiani erano difficili da nascondere. Tant’è che al momento dell ’ invasione alleata in Sicilia (pre­sentata, per esempio, dal quotidiano “Arriba” come un susseguirsi di vittorie italo-tedesche fi­no all’occupazione totale dell’isola da parte de­gli anglo-americani), l’attivitàdi propaganda ita­liana in Spagna cessò quasi del tutto.

Con la divisione della penisola in due, a par­tire dall’8 settembre 1943, l’attività propagan­distica italiana in Spagna avrebbe ripreso una

certa importanza, ma ora da due fonti fra loro inconciliabili.

È poi necessario sottolineare due questioni, entrambe concernenti la Germania. In primo luo­go, il fatto che tutta l’attività di propaganda e i rapporti con i mezzi di comunicazione da parte tedesca furono diretti, dal 1938 al 1945, dalla stessa persona, 1 ’ addetto stampa Hans Lazar, che lasciò una profondissima traccia nella stampa spagnola; da parte italiana, invece, una volta sop­presso l’Ufficio stampa e propaganda e nel so­lo periodo compreso tra il 1940 e il 1943, si suc­cedono tre diversi addetti stampa: Raffaello Pa- tuelli, Amos Bavaj e Francesco Antinori. La mancanza di continuità influì senza ombra di dubbio sull’intensità, la qualità e la profondità delle attività di propaganda svolte dagli italiani in Spagna.

In secondo luogo, colpisce il gran numero di relazioni che i vari addetti stampa inviano a Ro­ma sull’attività di propaganda tedesca in Spa­gna, un vero e proprio lavoro di spionaggio. A giudicare dal loro numero e confrontandolo con i relativamente scarsi rapporti sulla propaganda britannica o nordamericana, siamo indotti a pen­sare che il nemico principale dell’Italia non fos­sero tanto la Gran Bretagnao gli Stati Uniti quan­to la Germania. E, infatti, essa rappresentava il suo più diretto antagonista sul terreno della pro­paganda nella Spagna franchista.

La propaganda italiana in Spagna dal 1943- al 1945

A partire dall'invasione alleata nel Nord Africa l’atteggiamento del governo franchista rispetto al corso della guerra comincia a mutare. La Spa­gna cessa di essere un paese non belligerante per tornare a essere, ancora una volta, neutrale. La caduta di Mussolini accelera questo cambio di atteggiamento del governo del generale Franco.

27 settembre 1943, dal Ministero degli Affari Esteri all’Ambasciata; Nota del Ministero degli Affari Esteri del 28 ago­sto 1943; tutti in ASMAE, APS, b. 64.

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Solo i fascisti più recalcitranti sognano ancora un recupero dell’Asse.

Verso la fine della guerra la politica estera spagnola cambia in modo sostanziale. Il fran­chismo teme, non a torto, di ritrovarsi tra le po­tenze sconfitte e cerca disperatamente una de­corosa viad’uscita dalla difficile situazione: vie­ne ritirata la División azul; si favorisce il com­mercio con gli Stati Uniti; si sostituiscono per­sino alcuni personaggi molto importanti, fino a far sparire dalla scena politica un uomo chiave, fino ad allora, come Serrano Suner; Gómez-Jor- dana diventa ministro degli Affari Esteri dal 16 marzo 1943. Mussolini e il suo regime repub­blicano sostenuto dalla Germania nazista di­ventano, a partire dal settembre 1943, scomodi alleati.

A partire dall’8 settembre 1943 l’Italia si di­vide in due. In realtà, divisa lo era già dopo l’in­vasione alleata del giugno dello stesso anno: da una parte, l’Italia del Sud, con il re, Badoglio e gli Alleati; dall’altro, la Repubblica di Salò, an­cora una volta con Mussolini e sotto il ferreo controllo tedesco. Dall ’ 8 settembre alla fine del­la guerra, nell’aprile 1945, saranno rappresen­tate in Spagna due Italie. Quella del re, al servi­zio del quale era passata la maggioranza dei di­plomatici italiani, riconosciuta ufficialmente dal regime; e quella di Salò, priva del riconosci­mento ufficiale ma protetta dalla Falange, che opera anch’essa in questo periodo39.

39 Una volta proclamata la Repubblica sociale italiana solo il console a Malaga, Eugenio Morreale, e qualche ufficia­le tra gli addetti militari dell’Ambasciata si misero al suo servizio. L’ambasciatore Paulucci e il resto del personale di­plomatico rimasero al servizio del re e del governo di Badoglio a Brindisi.40 Lettera di Paulucci a Badoglio (n. 326/163) del 15 gennaio 1944 sull’“Atteggiamento del Governo spagnolo nei confronti del sedicente governo repubblicano”, in ASMAE, APS, b. 64.

Una volta liberato e trasferito in Germania, Mussolini proclama da lì la continuità del fa­scismo, ma in una versione più radicale: la Re­pubblica sociale italiana (Rsi). I tedeschi con­trollano la maggior parte del territorio italiano compresa la capitale, Roma, che è dichiarata “città aperta”. Il nuovo governo di Mussolini si insedia in una cittadina balneare sulle rive del Lago di Garda: Salò, che darà il nome al nuovo

Stato. A poco a poco la nuova amministrazione si mette in moto e il maresciallo Rodolfo Ora­ziani provvede alla ricostruzione di un esercito, che svolgerà solo funzioni di repressione della resistenza antifascista, organizzatasi nel frat­tempo sul territorio della nuova repubblica.

Con l’eccezione della Germania e dei suoi al­leati satelliti, sono pochissimi gli stati che rico­noscono il nuovo regime mussoliniano. Il regime di Franco mantenne relazioni diplomatiche con il governo del re guidato da Badoglio, prima con sede a Brindisi e poi, dal 1944, a Roma. Non man­carono tuttavia pressioni, provenienti addirittura dall’interno del governo di Franco, per ricono­scere la Repubblica sociale italiana e per rompe­re i rapporti con il governo del re. L’ambasciato­re Paulucci di Calboli comunica al maresciallo Badoglio, nel gennaio 1944, quanto segue:

Il Ministro Segretario della Falange, Arrese, propone­va in Consiglio dei Ministri il pieno riconoscimento del sedicente governo repubblicano; mi risulta che gli ambienti falangisti contavano su un mio passaggio al­la dissidenza40.

La quasi totalità dei diplomatici italiani residenti in Spagna, a cominciare dall’ambasciatore Pau­lucci, si mettono al servizio del re. Solo il con­sole a Malaga, Eugenio Morreale, si dichiara fe­dele alla nuova repubblica e si trasferisce a Ma­drid. Ciononostante i “repubblichini” organiz­zarono, con il beneplacito di alcuni elementi del­la Falange e, ovviamente, grazie alla tolleranza delle autorità, una rappresentanza ufficiosa in Spagna che diede mostra di essere molto attiva sul terreno della propaganda. Da parte sua l’am­basciatore Paulucci concentrò tutti i suoi sforzi nel contrastare la propaganda “repubblichina” e nel tentare di spiegare alle autorità e al popolo spagnolo la nuova realtà dell’Italia, quella rap­presentata dal suo governo.

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L’Italia e la Spagna franchista 203

La divisione in due della penisola ebbe ri­percussioni anche su altri italiani residenti in Spagna, soprattutto su alcuni giornalisti che svolgevano un ruolo chiave come Giorgio Spet­ti, corrispondente di “Il Popolo d’Italia”, o Ce­sare Cullino, corrispondente dell’Agenzia Ste­fani. Spotti, che aveva anche lavorato nell’Uf- ficio stampa dell’Ambasciata, passò alle dipen­denze della Rsi mentre Gullino servì il re pres­so l’Ambasciata.

La propaganda della Repubblica di Salò - Nu­merosi autori si riferiscono al lungo ventennio italiano come al “regime di carta”, ossia un si­stema basato più sulla propaganda che sulla realtà. Se ciò è vero per gli anni compresi tra il 1922 e il 1943 lo è molto di più durante l’effi­mero regime repubblicano fascista. Praticamen­te senza esercito, senza un effettivo controllo del suo territorio, con rapporti ridotti al minimo, questo potè solo fare della propaganda41.

41 Sulla stampa e la propaganda in questo periodo, si veda: Ugoberto Alfassio Grimaldi, La Stampa di Salò. L’ultima, disperata difesa del passato, Milano, Bompiani, 1979; e Vittorio Paolucci (a cura di), I Quotidiani della Repubblica Sociale Italiana (9 settembre 1943 - 25 aprile 1945), Urbino, Argalìa, 1987. E anche: Philip V. Cannistraro, La fab­brica del consenso: fascismo e mass media, Roma-Bari, Laterza, 1975, soprattutto le pagine 323-351. In spagnolo: Edward R. Tannenbaum, La experiencia fascista. Sociedad y cultura en Italia (1922-1945), Madrid, Alianza, 1975.42 Morreale era stato fino al 1938 ispettore dei fasci e corrispondente di “Il Popolo d’Italia” a Vienna. In quel periodo aveva mantenuto stretti contatti con la Heimwehren, un’organizzazione paramilitare antinazista diretta dal principe Stahrenberg. Dopo VAnschluss le nuove autorità tedesche esigettero la partenza di Morreale da Vienna che fu inviato come console negli Stati Uniti, a Baltimora, per poi essere trasferito nel dicembre 1941 a Malaga. Cfr. Rapporto n. 1659/588 di Paulucci di Calboli a Badoglio, del 20 marzo 1944, su “Dissidenza Sociale-Repubblicana in Spagna”, in ASMAE, APS, b. 64.43 Cfr. Telespresso n. 9217/3246 di Paulucci di Calboli al Regio Ministero degli Affari Esteri, Brindisi, 12 novembre 1943, su “Il cosiddetto ‘Bollettino Repubblicano’”, in ASMAE, APS, b. 79, fase. 1.

Morreale si trasferì da Malaga a Madrid e da lì partì per la Germania e l’Italia settentrionale, probabilmente per ricevere istruzioni. Al suo ri­torno si unirono alla rappresentanza che stava organizzando in Spagna vari militari, tra cui l’ex addetto navale Muffone. Ma Morreale non po­teva fare affidamento sulla fiducia dei tedeschi42 e vi fu un tentativo di far arrivare in Spagna co­me rappresentante della Rsi il conte Rogeri di Villanova, ex addetto agli affari economici a Ber­lino. Rogeri ottenne il visto d’entrata grazie al­le gestioni dell’Ambasciata tedesca ma non ar­

rivò mai in Spagna. La radio di Roma giunse ad annunciare che il governo spagnolo aveva ac­cettato un ambasciatore “repubblichino” al po­sto di un rappresentante del re.

Una volta che Morreale ebbe organizzato la propria rappresentanza diplomatica con l’ap­poggio dell’Ambasciata tedesca, con la tolle­ranza del governo e la protezione di elementi falangisti, diede inizio alla sua attività di pro­paganda. Egli potè contare, tra gli altri, su Gior­gio Spotti che aveva già collaborato con l’Uf- ficio stampa dell’Ambasciata prima dell’8 set­tembre. Spotti fu nominato corrispondente in Spagna dell’Agenzia Stefani, ora sotto il con­trollo “repubblichino” e con un nuovo diretto­re, Orazio Marcheselli. E subito dopo, con l’aiu­to dell’Ambasciata tedesca, continuò la pub­blicazione del “Bollettino Stefani Mundial” del quale fino a quel momento si era occupato Ce­sare Gullino43.

Fino alla fine della guerra giornali come “ Ar- riba” e altri della catena del Movimento ospita­rono sulle loro pagine informazioni provenien­ti dal territorio dell’Italia repubblicana, tanto di fonte tedesca quanto “repubblichina”. Il quoti­diano “Amba”, per esempio, diede molto risal­to alla notizia della creazione della Repubblica sociale italiana e del nuovo Partito fascista re­pubblicano con servizi provenienti da Berlino e Roma. E il 19 settembre 1943, sempre “Amba” pubblicò in prima pagina, con foto di Mussoli­ni, un ampio reportage del discorso radiofonico tenuto dal duce in Germania e diretto all’Italia

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il giorno 18. Il reportage si presenta come in­viato da Roma. I ritagli furono spediti dall’Am­basciata d’Italia, ancora in data incerta, a Roma.

Il 26 giugno 1944, sir Samuel Hoare invia una lettera in spagnolo al ministro Gómez-Jordana sulle “attività in Spagna del partito italiano Fa­scista Repubblicano”. In essa Hoare denuncia l’attività di Morreale nella sua sede di calle del Marqués de Valdeiglesias 8, a proposito dei vi­sti apposti sui passaporti e di altre attività tra le quali spicca resistenza di un ufficio stampa e di “un altro che si fa passare per la succursale a Madrid dell'Agenzia Stefani [...] sotto la dire­zione del Sr. Georgio Spetti [sic]”. E aggiunge:

A pesar de la disolución oficial del Partido Fascista por el Gobiemo del mariscal Badoglio, el Fascio de Ma­drid continua existiendo capitaneado por el Signor Ar­turo Gattini. Finalmente, un centro de recreo abietto [sic] a todos los italianos, perteneciendo o no al Parti­do Fascista, provisto de un servicio de bar y restau­rante, y poseyendo sin duda cierto valor corno centro de propaganda, corre a cargo de un miembro del Par­tido fascista republicano, Signor Casali. Està organi- zación tan ampli [sic] està alentada y subvencionada por la Embajada alemana de la cual se cree recibe con- siderable ayuda monetaria44.

44 Nonostante la dissoluzione ufficiale del Partito fascista da parte del governo del maresciallo Badoglio, il Fascio di Madrid continua a esistere guidato dal signor Arturo Gattini. Pertanto, un centro di svago aperto a tutti gli italiani, che appartiene o meno al Partito fascista, dotato di un servizio di bar e ristorante, e che possiede senza dubbio una certa importanza come centro di propaganda, è gestito da un membro del Partito fascista repubblicano, signor Casali. Que­sta organizzazione così ampia è incoraggiata e sovvenzionata dall'Ambasciata tedesca da cui riceve un considerevo­le aiuto monetario. Lettera dell’ambasciatore britannico sir Samuel Hoare del 26 giugno 1944, inviata a Roma in da­ta che non conosco con esattezza, in ASMAE, APS, b. 64.45 Telegramma n. 333, in ASMAE, APS, b. 86.46 Telegramma del 20 dicembre 1944, firmato da Mascia, in ASMAE, APS, b. 68.47 Nota verbale del 30 giugno 1944, in ASMAE, APS, b. 68.

La lettera relazione appena menzionata si con­clude con una lista dettagliata degli attivisti al servizio della causa fascista repubblicana a Ma­drid e in tutte le città spagnole.

Curiosamente, in una relazione sui giornalisti italiani in Spagna che Paulucci invia al Regio mi­nistero degli Affari Esteri, è incluso anche Gior­gio Spotti, di cui si dice che “lavora per i repub­blicani contro il nostro servizio ‘Stefani’”45.

Nel dicembre 1944 l’Ambasciata italiana informa il proprio governo della ricostituzione a Madrid di una agenzia di stampa neorepub­blicana che afferma di disporre di quattordici persone, alcune delle quali erano addirittura mi­litari italiani46. In una nota verbale del 30 giu­gno 1944 diretta al ministero degli Affari Esteri spagnolo, 1 ’ Ambasciata d’Italia denuncia la pub­blicazione e la diffusione di un bollettino stam­pa della “presunta agenzia Stefani repubblica­na”. La nota termina come segue:

Di fronte al ripetersi di simili manifestazioni di una at­tività illegale e nociva la Regia ambasciata ha l’onore di rivolgersi ancora una volta all’On. Ministero affinché il Governo Spagnolo voglia far prontamente cessare, con l’espulsione dei responsabili, questo stato di cose47.

Sull’attività “repubblichina” si moltiplicano le note verbali al ministero spagnolo e le lettere e i telegrammi dell’ambasciatore al Governo del Sud. Tutto ciò ci fa comprendere l’importanza che giunse ad avere, grazie alla protezione o quanto meno alla tolleranza di alcuni elementi del governo spagnolo.

Nell’ottobre 1944 il cosiddetto Centro cultu­rale italiano a Barcellona, di fedeltà mussoli- niana, era diretto dal professor Roberto Camet- ti. Evidentemente con il permesso del governa­tore civile della provincia fu inaugurato l’anno scolastico, un fatto questo che fu denunciato al­le autorità monarchiche dall’ambasciata bado- gliana a Madrid, in un “telespresso” datato 25 ottobre 1944. In esso si sottolineavano “le se­verissime disposizioni qui vigenti in materia di funzionamento di istituti scolastici stranieri” per

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indicare che l’inizio del corso non sarebbe sta­to possibile senza l’appoggio delle autorità spa­gnole. L’inizio delle lezioni fu annunciato per­sino sui giornali barcellonesi48.

48 Telespresso n. 6462/2149 del 25 ottobre 1944, in ASMAE, APS, b. 82, fase. 3. In esso si indica anche, per esempio, che “nell’asilo e classi elementari risulterebbero iscritti 25 scolari, mentre il ginnasio sarebbe frequentato da soli 5 alunni”.49 Telespresso n. 3009/975 del 12 maggio 1944, firmato da Paulucci di Calboli, in ASMAE, APS, b. 68.50 Telespresso n. 2282/782 del 17 aprile 1944, in ASMAE, APS, b. 68.51 Cfr. la Relazione del Consolato d’Italia a San Sebastiàn (n. 241/19 A. l/It./R.) del 15 febbraio 1944, diretta al mini­stro degli Affari Esteri a Brindisi (“Atteggiamento della Collettività italiana”), in ASMAE, APS, b. 68.52 Telespresso n. 417/197 del 19 gennaio 1944 (“Corrispondenze romane pubblicate dai giornali di Madrid”), in ASMAE, APS, b. 71.53 Cfr. Alejandro Pizarroso Quintero, Stampa, radio e propaganda. Gli alleati in Italia 1943-1946, Milano, Franco Angeli, 1989.

Benché non si disponga di ulteriori notizie, sembra che anche a Saragozza vi fu un tentati­vo di creare un Istituto di cultura da parte dei “repubblichini”. L’iniziativa, partita da un cer­to Italo Borgia, contava a quanto pare sull’ap­poggio dell ’ ingegner Marotta e di Morreale. Ta­le tentativo, denunciato dal lettore di italiano al- l’Università di Saragozza, Umberto Massi, fu ri­ferito a Bari da Paulucci di Calboli49. Sorsero anche organizzazioni fasciste repubblicane di di­versa natura in altre città spagnole, per esempio a Valencia50 o a San Sebastiàn51.

Nelle relazioni inviate dall’ ambasciatore Pau­lucci e in altre redatte a Brindisi si accenna al­l’attività dei “repubblichini” in Spagna con ri­ferimenti, qua e là, ad aspetti della propaganda, ai mezzi di comunicazione, ecc.

La stampa spagnola mantenne corrisponden­ti nell’Italia fascista governata da Salò. Anche dalla città di Roma occupata dai tedeschi giun­gevano numerose corrispondenze alla stampa spagnola. Per “Arriba” scrisse da Roma Ismael Herràiz, per “EFE” Luis Leon Garcia de la Var- ga, per “Ya” Luis Gonzàlez Alonso che era sta­to addetto stampa, e che, firmandosi “Villoria”, scriveva anche su “Arriba”. Julio Moriones, in­viato di “EFE”, scriveva anche per “E1 Alcàzar” e “ABC” firmandosi Julio Casas52.

Man mano che gli Alleati risalivano la peni­sola in seguito alle offensive della primavera-

estate 1944 e, ancor di più, a quella lanciata nel­la primavera 1945, l’attività di propaganda “re­pubblichina” in Spagna si andò affievolendo a dispetto della verbosità di alcuni mezzi di co­municazione spagnoli. La maggior parte di co­loro che si misero al servizio della Repubblica sociale italiana cercarono collocazione in di­verse istituzioni e imprese protette dai fascisti spagnoli.

La propaganda del Regno del Sud - Dopo che gli Alleati, unilateralmente, resero pubblico l’ar­mistizio, il re e Badoglio abbandonarono preci­pitosamente Roma per timore della reazione te­desca, senza organizzare nessun tipo di resi­stenza. Grazie alla tolleranza del governo mili- tare alleato rappresentarono dal Sud la conti­nuità istituzionale, per scelta propria e poi rico­nosciuti dagli Alleati come rappresentanti del­l’unico governo italiano legittimo e cobellige­ranti con gli anglo-statunitensi.

L’esercito si era disintegrato nonostante la mag­gior parte dei comandi militari si fosse mantenu­ta fedele ai Savoia. Il nuovo Regno del Sud pote­va fare affidamento anche sulla fedeltà del servi­zio diplomatico, come, per esempio, avveniva in Spagna. Su queste basi riuscì a mantenere all’e­stero un’attività propagandistica di un certo peso. Nel paese erano gli Alleati a controllare la situa­zione anche se, a mano a mano che il Regno del Sud estendeva le proprie frontiere verso nord, il controllo diretto e le competenze sulle questioni relative alla stampa e alla comunicazione erano progressivamente ceduti alla monarchia53.

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In Spagna Paulucci di Calboli continuò alla guida dell’Ambasciata, al servizio del governo di Brindisi e con tutta la sua infrastruttura. Da subito si schierò al suo fianco il collaudato gior­nalista Cesare Cullino, corrispondente dell’A- genzia Stefani in Spagna dai tempi della Re­pubblica. Poiché la Stefani era passata sotto il controllo “repubblichino”, Cullino dovette ces­sare la distribuzione del “Bollettino Stefani Mundial”. Tuttavia, con l’aiuto dell’addetto stampa e avvalendosi del materiale distribuito dagli addetti stampa britannico e nordamerica­no, il 24 novembre 1943 cominciò a pubblicare “Il Bollettino d’Italia” basandosi soprattutto su notizie provenienti dalla Reuter e da diverse al­tre fonti. Il bollettino, composto di otto pagine, era destinato a essere distribuito tra la vasta co­munità italiana in Spagna54.

54 Telespresso n. 9213/3242 di Paulucci di Calboli al Regio Ministero degli Affari Esteri, del 12 novembre 1943, sul “Bollettino informativo italiano Stefani”, in ASMAE, APS, b. 78.55 “Il Bollettino d’Italia”, 24 novembre 1943, n. 1, p. 8.56 Telespresso n. 9676/3404 di Paulucci di Calboli al Regio Ministero degli Affari Esteri, Brindisi, del 1° dicembre 1943, su “Trasmissioni radiofoniche da Bari, Napoli e Palermo”, in ASMAE, APS, b. 78.57 Sull’attività della BBC in lingua italiana, si veda: Maura Piccialuti Caprioli, Radio Londra 1939-1945, Roma-Bari, Laterza, 1979.58 Telegramma n. 333 del 19 marzo 1944, in ASMAE, APS, b. 86.

Nell’ultima pagina del bollettino, in un arti­colo anonimo intitolato Italiani in Spagna, si for­niscono dati interessanti sulla colonia italiana in Spagna, che si dice composta da 4.814 residen­ti, anche se molto probabilmente era molto più vasta. In quello stesso articolo ci si continua per esempio a riferire alla guerra civile spagnola co­me al “Movimento di liberazione spagnolo”55.

La rappresentanza italiana era preoccupata perché negli ultimi mesi del 1943 si ricevevano in terra spagnola solo le emittenti controllate dal­la Repubblica sociale italiana, mentre quelle di Bari, Napoli e Palermo non riuscivano a fare sentire la propria voce in Spagna. Paulucci giun­se a prendere accordi con gli ambasciatori bri­tannico e nordamericano affinché, da Londra o da Algeri, fosse trasmesso un notiziario in ita­liano che informasse della situazione nella “zo­na libera del territorio del Regno”56. Il fatto stra­no è che Paulucci non sembra conoscere l’atti­

vità della BBC che, con il nome di “Radio Lon­dra”, trasmetteva programmi in lingua italiana fin dall’inizio della guerra57.

Anche tra i giornalisti italiani presenti in Spa­gna prima del 25 luglio 1943 si verificò una di­visione. Abbiamo già accennato al caso di Gior­gio Spetti, corrispondente in Spagna dell’A- genzia Stefani e di “Il Popolo d’Italia”, che pas­sò al servizio dei “repubblichini”. Un altro, Ric­cardo Forte, corrispondente di “La Stampa”, è descritto da Paulucci come “perfettamente lea­le”. Massimo David, ex corrispondente della “Gazzetta del Popolo”, lavorava per le pubbli­cazioni propagandistiche dell’Ambasciata, gua­dagnando addirittura 3.000 pesetas al mese; Ce­sare Cullino invece, ex corrispondente dell’A- genzia Stefani, che si dice fosse proprietario di un potente ricevitore, era considerato dalle au­torità spagnole un impiegato dell’Ambasciata, per la quale in effetti lavorava come redattore, ricevendo anch’egli cospicui emolumenti58.

La rappresentanza in Spagna del Regno d’I­talia continuò a dedicarsi con particolare cura alla gestione della politica culturale mediante l’istituto di cultura di Madrid e le scuole italia­ne (elementare e media) presenti a Madrid e Bar­cellona. Sono numerose le relazioni che, a par­tire dall’ottobre 1943, Paulucci invia sul tema, la maggior parte delle quali dirette al maresciallo Badoglio. In esse non solo si rende conto del personale, delle spese e delle attività svolte, ma si sottolinea anche l’importanza che hanno nel sostenere la presenza del Regno d’Italia in Spa­gna. Per giustificare le spese richieste da queste attività, per esempio, Paulucci di Calboli non so­lo sostiene che la chiusura di queste istituzioni finirebbe per lasciare sulla strada centinaia di alunni “con conseguente diminuzione di presti­

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gio per il Regio Governo a vantaggio della pro­paganda culturale germanica e rumena, qui va­sta e profonda”, ma aggiunge:

Inoltre se ne sarebbero avvantaggiati i dissidenti re­pubblicani, i quali svolgono intensa azione per acca­parrare i nostri insegnanti onde creare Scuole repub­blicane come hanno già fatto a Tangeri59.

59 Telespresso n. 1592/571 del 25 febbraio 1944, in ASMAE, APS, b. 64.

Alejandro Pizarroso Quintero insegna Historia del periodismo e Historia de la propaganda alla Facultad de Ciencias de la comunicación dell’Universidad Complutense de Madrid. È autore, fra le molte altre sue pubbli­cazioni, di una Historia de la propaganda (Madrid, Eudema, 1990 e 1993)

È davvero curioso il fatto che si mantenessero a Madrid e a Barcellona istituzioni culturali e scolastiche delle due Italie (varrebbe inoltre la pena di studiarne gli alunni, soprattutto quelli spagnoli).

Dal punto di vista della storia interna spagnola, il regime franchista, adispetto delle speranze di mol­ti, non scomparve in seguito alla vittoria alleata nella seconda guerra mondiale e oppresse gli spa­gnoli per altri trent’anni. Non vi è dubbio che nei primi anni — ossia quelli che coincidono con la guerra mondiale — si sviluppò e si consolidò un modello di comunicazione sociale autoritario. Per

capire questo processo di gestazione è indispen­sabile riferirsi all’influenza esercitata dal proces­so bellico, nel quale la Spagna si manteime più o meno neutrale. Dentro tale influenza riveste un’e­norme importanza l’attività di propaganda svol­ta dai contendenti nella Spagna di quegli anni. Chi scrive questo ha lavorato soprattutto sul caso de­gli Stati Uniti e sul caso italiano. Ma non bisogna dimenticare che anche britannici e tedeschi svol­sero un ruolo decisivo.

Scopo di questo studio era la chiarificazione del ruolo giocato dall’Italia fascista prima e dal­le due Italie contrapposte, quella monarchica e quella “repubblichina” poi, nella Spagna di al­lora attraverso la propaganda. Non si tratta so­lo di uno studio di storia dell’Italia all’estero: la conoscenza del tema può fornire un utile con­tributo a comprendere meglio i fenomeni di co­municazione sociale nella Spagna durante il franchismo.

Alejandro Pizarroso Quintero[traduzione dallo spagnolo di Lia Sezzi]