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L’ITALIA DIGITALE: BANDA LARGA, INTERNET, E-COMMERCE di Carlo Bergamasco Coordinamento di Silvia Oliva e Stefano Micelli

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L’ITALIA DIGITALE: BANDA LARGA, INTERNET, E-COMMERCE

di Carlo Bergamasco

Coordinamento di Silvia Oliva e Stefano Micelli

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Quaderni FNE

Sommario 1. LA DOTAZIONE DI INFRASTRUTTURE DIGITALI IN ITALIA

1.1 Banda larga ad ampia diffusione, ma restano lacune nelle aree rurali

1.2 I ritardi maggiori nelle regioni a bassa concentrazione urbana 1.3 Gli obiettivi di crescita fissati dall’Europa per il 2020

2. L’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA 2.1 La diffusione delle connessioni in Italia: un potenziale non sfruttato 2.2 Internet: ancora troppi italiani sono estranei alla rete

3. L’E-COMMERCE, UN’OPPORTUNITÀ ANCORA INUTILIZZATA IN ITALIA

3.1 La scarsa diffusione tra gli italiani 3.2 Le imprese italiane agli ultimi posti in Europa 3.3 La vendita online delle imprese del Nord Est nella media italiana

4. SCENARI DI SVILUPPO DELL’ECONOMIA DIGITALE: UN’OPPORTUNITÀ CONCRETA 5. NON SOLO BANDA LARGA: VERSO UNA MAGGIORE CULTURA DIGITALE DI POPOLAZIONE

E IMPRESE

Bibliografia e sitografia

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Quaderni FNE

1. LA DOTAZIONE DI INFRASTRUTTURE DIGITALI IN ITALIA

1.1 Banda larga ad ampia diffusione, ma restano lacune nelle aree rurali

Il punto di partenza per la creazione di uno spazio digitale compiuto in Europa e in Italia è una

adeguata dotazione infrastrutturale. L’obiettivo che nell’Unione Europea puntava alla copertura

totale del territorio europeo con reti a banda larga standard entro il 2013 appare come

pressoché acquisito, sia in Italia che nell’Unione Europea. Rispetto a questo tema, va detto di

come il concetto di banda larga sia in continua evoluzione, di pari passo con l'avanzamento

tecnologico delle reti di telecomunicazione. Vengono infatti etichettati in tal modo diversi tipi di

connessioni ad Internet a velocità di trasmissione anche molto diverse tra loro (2Mbit/s,

4Mbit/s, 8Mbit/s e così via), ciascuna definita come “a banda larga”. Va poi ricordato che i

provider dei servizi usano a volte definire a banda larga velocità di trasmissione anche inferiori

a 1Mbit/s.

In Italia, il processo di infrastrutturazione, destinato a rendere potenzialmente disponibile su

tutto il territorio nazionale la connettività a banda larga “standard” per rete fissa o mobile (con

velocità di trasmissione di almeno 2Mbit/s), è vicino ad essere completato e copre una porzione

del paese compresa tra 95 e 100%. Le zone ancora non coperte si trovano esclusivamente nelle

aree rurali, che considerate separatamente risultano dotate di infrastrutture per la banda larga

per l’87,5% del loro territorio1.

La copertura con le reti a banda larga standard risulta quindi tra le più estese in Europa.

Tuttavia, circa 2 milioni di residenti non riescono ancora a raggiungere una velocità di

download di 2Mbit/s. Per una parte di essi sono state messe a disposizione soluzioni tramite

sistema wireless, oppure tramite satellite (a dicembre 2013 erano 270 mila secondo

l’Agcom)2.

1 Point Topic (2013), Broadband coverage in Europe in 2012, European Union. Il rapporto assume come residente in aree rurali il 12,7% della popolazione italiana. 2 Rapporto Caio (2014), cfr. http://www.slideshare.net/Palazzo_Chigi/achieving-the-objectives-of-the-digital-agenda-for-europe-dae-in-italy-prospects-and-challenges#

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Graf. 1 - Copertura della rete a banda larga standard (a partire da 2Mbit/s) e ultralarga di

nuova generazione (30-100Mbit/s) nel 2012 (totale nazionale e aree rurali, val. %)

Fonte: Point Topic, Commissione Europea, 2013

Il livello di copertura delle reti fisse di nuova generazione (NGA) capaci di velocità di

download che vanno da 30Mbit/s, per le tecnologia ADSL e VDSL con cavo di rame, a

100Mbit/s, raggiungibili grazie alla fibra ottica, risulta in Italia il più basso in Europa.

Graf. 2 - Residenti in aree servite da linee a banda ultralarga NGA (30-100 Mbit/s, val. %)

Fonte: Ofcom, Point Topic/Commissione Europea, gennaio 2013

In base a quanto contenuto nel “Rapporto Caio”, redatto su incarico del Governo italiano per

condurre un’analisi dei piani di investimento dei gestori italiani di telecomunicazioni, con lo

scopo di verificare se i piani in essere consentono all’Italia di raggiungere gli obbiettivi di

copertura della rete in banda larga e ultralarga fissati per il 2020 dall’Ue, il gap potrà essere

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colmato grazie al contributo degli operatori, che dovrebbero implementare piani per

raggiungere l’obiettivo di copertura del 50% circa della popolazione con tecnologia

FTTCab/VDSL2 (30Mbit/s) entro il 2017 circa.

Il rapporto afferma inoltre che la rete italiana presenta alcune caratteristiche favorevoli dal

punto di vista fisico e infrastrutturale, tali per cui i piani prevedono di erogare una banda

superiore ai 30 Mbit/s, in linea con i target europei.

Quanto alle cause del consistente ritardo rispetto agli altri paesi europei, per quanto riguarda le

velocità di banda comprese tra 30Mbit/s e 100Mbit/s, il rapporto evidenzia come, a causa

dell’assenza di una rete per la tv via cavo, in Italia il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda

digitale dipenda fortemente e in misura maggiore che nella maggior parte degli altri paesi

europei dalla rete fissa di telecomunicazioni. I piani attuali arrivano al 2017, ma non chiariscono

gli interventi successivi per raggiungere il 100% di copertura del paese con la banda larga a

30Mbps.

L’obiettivo del 50% delle utenze a 100Mbit/s nel 2020 dipende anche da una progressiva crescita

della domanda di servizi in rete. Si può infatti ipotizzare che con l’aumento di contenuti

audiovisivi sulla rete la domanda per la connettività a banda larga aumenti. Inoltre, il piano Caio

raccomanda un forte impegno del Governo attraverso il monitoraggio dei piani degli operatori,

l’utilizzo dei fondi strutturali per allargare l’accesso alla banda larga della popolazione entro il

2020, misure per intervenire sul ritardo della domanda per i servizi a banda larga in Italia3.

In Italia, nel 2011, gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore dell’ICT sono stati

pari a 579,2 milioni di euro, cifra equivalente al 6,5% di tutti gli investimenti in R&D effettuati e

allo 0,57% del pil dello stesso anno (la media nell’Unione Europea è pari allo 0,6%). Per quanto

invece riguarda le spese in R&D effettuate in Italia nel settore privato, sempre in ICT, nel 2010

hanno raggiunto i 2.179 milioni di euro, in crescita dell’1,87% rispetto al 2009. Tale quota è stata

equivalente allo 0,7% del pil, livello al di sotto della media dell’Unione Europea che invece si

attesta sull’1,2%4.

1.2 I ritardi maggiori nelle regioni a bassa concentrazione urbana

Come spiegato trattando la dimensione nazionale, in Italia la copertura della rete fissa a banda

larga a 2Mbit/s presenta ancora alcune lacune ed è garantita solo sull’87,5% delle aree rurali

(nel 2012). Si tratta di aree collocate in una posizione geografica sfavorevole, in genere

scarsamente popolate, per essere raggiunte dalle reti a terra, come ad esempio le zone

montane. A questo “digital divide” è stato fatto fronte in alcune zone attraverso le reti wireless.

Rimane senza alcuna copertura, né di rete fissa, né wireless, una piccola parte di territorio di

3 Rapporto Caio (2014), cfr. http://www.slideshare.net/Palazzo_Chigi/achieving-the-objectives-of-the-digital-agenda-for-europe-dae-in-italy-prospects-and-challenges# 4 Commissione Europea (2014), cfr. https://ec.europa.eu/digital-agenda/sites/digital-agenda/files/IT_FP7_0.pdf

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ogni regione, fatta eccezione per la copertura potenziale fornita dalle reti satellitari (cui è

possibile connettersi con appositi dispositivi).

Tab. 1 - Popolazione telefonica non coperta da banda larga (2Mbit/s), per regione (val. %)5

Regione Digital Divide rete

fissa Copertura solo rete

wireless Digital Divide rete

fissa e wireless

Abruzzo 13,8 6,1 7,7

Basilicata 22,3 12,7 9,6

Calabria 17,9 7,0 10,9

Campania 7,6 4,2 3,4

Emilia Romagna 9,1 5,7 3,4

Friuli Venezia Giulia 17,6 8,5 9,1

Lazio 4,7 2,8 1,9

Liguria 8,1 5,0 3,1

Lombardia 2,7 1,7 1,0

Marche 10,7 5,9 4,8

Molise 31,4 12,7 18,7

Piemonte 15,2 8,2 7,0

Puglia 4,2 3,0 1,2

Sardegna 6,1 3,4 2,7

Sicilia 6,1 3,8 2,3

Toscana 10,6 5,5 5,1

Trentino Alto Adige 13,2 6,8 6,4

Umbria 15,6 8,4 7,2

Valle d’Aosta 15,0 6,4 8,6

Veneto 14,6 8,2 6,4

Totale 8,8 4,8 4,0 Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico, giugno 2013

Dalla ripartizione del territorio italiano per provincia si nota come l’infrastrutturazione con reti

di nuova generazione con capacità di velocità superiori ai 30Mbit/s, che si appoggiano su

tecnologie a fibra ottica, sono ancora scarsamente diffuse e disponibili significativamente solo

in alcune aree urbane. Tra queste, in particolare, le zone di Milano, Torino, Genova e Roma.

5 La copertura da rete fissa qui descritta è realizzata principalmente in tecnologia ADSL. Quella su rete mobile è garantita solo da tecnologie wireless di terza o quarta generazione.

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Fig. 1 - Copertura della rete a banda ultra larga di nuova generazione (30-100 Mbit/s) nel

2012, per provincia

Fonte: Point Topic, 2013

1.3 Gli obiettivi di crescita del digitale fissati dall’Europa per il 2020

La Commissione europea ha proposto un’Agenda Digitale Europea, il cui obiettivo principale è

sviluppare un mercato unico digitale all’interno dell’Unione Europea. I target principali sono stati

fissati al 2020. L’Agenda rientra infatti nell’ambito della strategia “Europa 2020”, proposta dalla

stessa Commissione Europea nel marzo 2010, che punta al progresso economico all’interno

dell’Unione Europea

Rispetto al target della copertura di banda a 30Mbit/s in tutta l’Ue, che in base agli obiettivi

prefissati nell’Agenda Digitale dovrebbe essere raggiunto nel 2020, la copertura ottenuta nel

2013 era del 54% del territorio comunitario. Sostanzialmente ancora assenti le sottoscrizioni di

linee superveloci, che dovrebbero essere prerogativa di almeno metà delle utenze europee nel

2020.

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Graf. 3 - UE: il progresso rispetto agli obiettivi fissati nell’Agenda Digitale 2020

Fonte: Commissione Europea, 2013

Decisivo è poi il tema della “alfabetizzazione digitale” della popolazione europea, ovvero la

progressiva diffusione della conoscenza e del regolare uso di internet. In crescita e vicini ai target

fissati dalla Commissione sono gli obiettivi del 75% della popolazione che utilizza regolarmente

internet e la riduzione al solo 15% di chi non ha mai accesso ad internet, quote che nel 2013 si

attestavano rispettivamente al 70% e al 22%.

Ha un ruolo centrale nelle strategie di crescita fissate nell’Agenda Digitale Europea il commercio

elettronico, lo strumento attraverso cui le imprese possono vendere i propri prodotti su internet

e raggiungere un pubblico di dimensioni potenzialmente globali. Nel 2013 la Commissione

stimava che solo il 13% delle aziende dell’Unione Europea ne facesse uso, a fronte di un obiettivo

fissato nell’agenda per il 2020 del 33%. In aumento è peraltro la platea dei consumatori online,

che risultavano nel 2013 il 45% degli abitanti dei paesi dell’Unione, percentuale vicina a quella

auspicata dalla Commissione per il 2020 (50%). Di dimensioni analoghe è la diffusione dell’e-

goverment, ovvero l’utilizzo di internet da parte dei cittadini per interagire con la Pubblica

Amministrazione dei Paesi Membri dell’Ue (lo adotta il 44% della popolazione).

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2. L’ALFABETIZZAZIONE DIGITALE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA

2.1 La diffusione delle connessioni in Italia: un potenziale non sfruttato

Nonostante l’ampia diffusione in Italia delle reti a banda larga standard (2Mbit/s), le connessioni

a Internet risultano ancora scarsamente diffuse tra gli utenti italiani, soprattutto se si fa un

confronto con gli altri paesi dell’Unione Europea. L’Italia, infatti, si colloca agli ultimi posti tra i

membri dell’Unione Europea, con il 22% degli abitanti che possiede una connessione su linea

fissa a banda larga o ultralarga.

La media tra tutti i paesi dell’Unione Europea è superiore, collocandosi al 27%, mentre le quote

più elevate sono raggiunte dai paesi del Nord Europa come Danimarca ed Olanda (40%). Nazioni

di dimensioni simili all’Italia, come Germania e Francia, raggiungono livelli nettamente superiori

a quello italiano (34% la prima e 37% la seconda).

Gra. 4 - Connessioni fisse a banda larga (2Mbit/s o più) ogni 100 persone (val. %)6

Fonte: Cocom, Commissione Europea, gennaio 2013

6 I dati sono riferiti a tutte le modalità di linee fisse a banda larga, incluse le connessioni standard e quelle superveloci

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Passando alle connessioni super veloci, che consentono una velocità di download fino a

100Mbit/s, l’Italia si trova in una posizione ancora più deficitaria. Insieme alla Grecia e a Cipro,

nel 2013 il nostro paese risultava, infatti, l’unico in cui la banda ultra larga era a diffusione zero.

Va comunque considerato che queste dotazioni sono disponibili in Europa per una platea ancora

molto ristretta: la media nell’Unione si attesta sul 6%, mentre gli stati da questo punto di vista

più avanzati raggiungono il 21% (Olanda) e 20% (Belgio), vale a dire quasi sul livello di diffusione

della banda larga a velocità standard in Italia.

Graf. 5 - Connessioni superveloci ogni 100 persone (val. %))7

Fonte: Cocom, Commissione Europea, 2013

Più in linea alla media europea è il numero di connessioni a banda larga su dispositivi mobili, che

in Italia risultano presenti sul 52% delle utenze. In questo ambito, va notato come l’Italia superi

la Germania (41%) e la Francia (44%) e si collochi solo due punti percentuali in meno del tasso

registrato per l’Ue a 27 stati, la cui media è elevata in ragione della quota consistente raggiunta

dai paesi nord europei.

7 Le connessioni superveloci includono tecnologie VDSL, FTTP e DOCSIS3.0, richieste per fornire una velocità di download di 30Mbit/s o superiore

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Graf. 6 - Connessioni mobili a banda larga ogni 100 abitanti8

Fonte: Cocom, Commissione Europea, gennaio 2013

Va ricordato a questo proposito che il Governo Italiano, conformemente agli obiettivi fissati dalla

Commissione Europea nell’Agenda digitale europea e i contestuali obiettivi che il Governo

italiano si è dato, prevedono per il 2020 la disponibilità delle connessioni a 30Mbit/s per il 100%

della popolazione e di quelle a 100Mbit/s per il 50%.

2.2 Internet: ancora troppi italiani sono estranei alla rete

I ritardi tecnologici e a livello di dotazioni infrastrutturali spiegano solo in parte il divario che

separa l’Italia in materia digitale dagli altri paesi europei. Sembrano infatti esistere anche

elementi culturali, che comportano una scarsa propensione alla digitalizzazione da parte degli

utenti.

Nei 28 paesi dell’Unione Europea, il 77% della popolazione in età compresa tra 16 e 74 anni fa

uso di internet. L’Italia mostra un forte ritardo e si ferma al 61%, molto al di sotto della media e

tra le ultime posizioni: solo in Grecia, Bulgaria e Romania si trova un numero ancora inferiore di

internauti. Da notare come in Germania e in Francia si raggiunga una percentuale di popolazione

che accede alla rete stabilmente superiore all’80%, mentre nel Regno Unito si arrivi addirittura

oltre il 90%.

8 I dati combinano le sottoscrizioni ad internet acquistate nei 90 giorni precedenti su un’unica sottoscrizione mobile, le sottoscrizioni per servizi dedicati acquistate separatamente rispetto ai servizi di voce e le sottoscrizioni acquistate separatamente rispetto ai servizi di voce nella modalità di un add-on che richiedeva una sottoscrizione separata. Le connessioni mobili a banda larga usano tecnologie 3G, HSPA e LTE.

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Graf. 7 - Individui (16-74 anni) che hanno utilizzato internet negli ultimi 12 mesi in Europa

(val. %)

Fonte: Eurostat, 2013

Questi dati trovano efficace riscontro esaminando le quote di chi non ha mai effettuato un

accesso a internet nella propria vita. Si tratta di più di un italiano su tre, dimensione ben

superiore alla media dell’Unione Europea, che invece si ferma a un individuo su cinque.

Graf. 8 - Individui (16-74 anni) che non hanno mai utilizzato internet (val.%)

Fonte: Eurostat, 2013

96 95 95 95 94 92 9186 84 83 82 82 81 80 77 76 76 74 74 74 70 69 68 66 65 65 61 61

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Un cenno alla ripartizione degli utenti di Internet per classe d’età lascia emergere come in Italia

una buona parte di chi non fa uso di Internet sia almeno verosimilmente condizionato da un gap

tecnologico e da fattori culturali. Nelle diverse fasce di età comprese tra 11 e 34 anni, infatti, gli

italiani che hanno usato la rete negli ultimi 12 mesi rientrano approssimativamente nella forbice

80-90%. La percentuale cala progressivamente all’aumentare dell’età: 61,2% tra 45 e 54 anni,

48,7% tra 55 e 59 anni, 36,4% tra 60 e 64 anni, 18,9% tra 65 e 74 anni, 3,5% oltre i 75 anni. Da

notare, poi, che, nelle fasce d’età più avanzata, sia soprattutto la parte femminile ad attestare

un limitato accesso ad Internet. Tornando ai numeri visti rispetto alla quota di popolazione che

fa uso di internet nei paesi dell’Unione Europea, si può ipotizzare come nei paesi scandinavi, nel

Regno Unito, ma anche in Francia, seppure in misura inferiore, gli individui in età avanzata usino

internet o, per lo meno, non ne siano del tutto estranei.

Tab. 2 - Persone che hanno usato internet negli ultimi 12 mesi, per sesso e classe d’età,

per 100 persone

Fonte: Istat, 2013

Anche per quanto riguarda l’uso della rete per relazionarsi con la Pubblica Amministrazione, l’e-

government, la popolazione italiana si posiziona (nel 2010) agli ultimi posti nella classifica dei

paesi Ue. A fronte di una media dei 28 paesi che vede quasi un europeo su tre (31%) interagire

tramite Internet con le pubbliche autorità, in Italia la quota si ferma al 17%.

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Graf. 9 - Individui (16-74 anni) che hanno usato servizi di e-government negli ultimi 3 mesi in

Europa (val. %)9

Fonte: Eurostat, 2013

Le ragioni che sono alla base del ridotto utilizzo dell’e-goverment, oltre a quelle già sottolineate

per ii ricorso al commercio elettronico, derivano spesso dalla scarsa conoscenza da parte dei

cittadini dell’effettiva esistenza di tali servizi. Inoltre, rappresentano un problema le difficoltà

tecniche che gli utenti incontrano e i timori sulla sicurezza della procedura. Rispetto, invece, al

giudizio delle imprese, i rapporti con la Pubblica Amministrazione sono resi problematici dalla

presenza di procedure elettroniche complicate che comportano sprechi di tempo e che talvolta

richiedono l’invio di documenti cartacei o anche la presenza fisica10.

9 I dati si riferiscono al 2010, ultimo anno disponibile su Eurostat per un confronto. 10 Unicredit Spa (2012), La digitalizzazione delle imprese italiane: efficienza, innovazione e conquista di nuovi mercati. Rapporto Unicredit sulle piccole imprese e analisi comparata tra piccole, medie e grandi imprese.

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3. L’E-COMMERCE, UN’OPPORTUNITÀ ANCORA INUTILIZZATA IN ITALIA

3.1 La scarsa diffusione tra gli italiani

Uno degli strumenti resi disponibili dalla rete internet che ha un impatto diretto sulla vita delle

persone e sull’economia di un paese è il commercio elettronico, ovvero la vendita e l’acquisto

di beni e servizi online. L’Italia si colloca tra gli ultimi paesi dell’Unione Europea quanto a quota

di individui che vi ricorre: gli italiani tra i 16 e i 74 anni che hanno ordinato prodotti via web nel

2013 sono solo il 20%, ben 27 punti percentuali al di sotto della media europea (47%). Ancora

una volta è nei paesi del Nord Europa che si raggiungono i livelli di diffusione più elevati di questa

pratica, con quote rilevanti della Germania (68%) e anche della Francia (59%).

Graf. 10 - Individui (16-74 anni) che hanno ordinato beni o servizi su internet per uso privato

in Europa (val. %)

Fonte: Eurostat, 2013

Guardando alla diffusione del commercio elettronico tra gli abitanti delle diverse regioni italiane,

si nota come nel Nord Italia tale abitudine sia più radicata che nel Sud. Va tuttavia precisato che

nemmeno le regioni dove nel 2013 l’acquisto di prodotti online era più comune sono vicine alla

media europea.

7773

70 68 6559

5447 46 46

4436 36

32 32 3228 26 26 25 25 25 23 20

128

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30

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Quaderni FNE

Tra le ragioni che contribuiscono a spiegare la scarsa propensione delle famiglie italiane all’e-

commerce si possono considerare la diffusione relativamente limitata di carte di pagamento e

di pos, nonché la percezione ancora frequente di minore sicurezza nei pagamenti effettuati via

web, l’inaffidabilità e la scomodità nelle consegne, la difficile gestione della fase post-vendita11.

Graf. 11 - Individui (16-74 anni) che hanno ordinato beni o servizi su internet per uso privato

In Italia (val. %)

Fonte: Eurostat, 2013

3.2 Le imprese italiane agli ultimi posti in Europa

Anche i dati relativi al commercio elettronico praticato dalla imprese europee mostrano una

situazione di notevole ritardo per l’Italia rispetto ai partner continentali. Le aziende italiane con

più di 10 addetti che nel 2013 hanno ricevuto ordini di beni o servizi su Internet risultano il 5%,

la quota più bassa tra tutti paesi europei secondo Eurostat. La media registrata per l’Unione

Europea è al 14%, mentre nei paesi dove la percentuale è maggiore si arriva a circa una impresa

su quattro.

11 Unicredit Spa (2012), La digitalizzazione delle imprese italiane: efficienza, innovazione e conquista di nuovi mercati. Rapporto Unicredit sulle piccole imprese e analisi comparata tra piccole, medie e grandi imprese.

30 2928

2726 26

25 24 2423

21 2120 20 19

1615

12 1210 10

8

0

5

10

15

20

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35

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Quaderni FNE

Graf. 12 - Imprese (10 addetti o più) che hanno ricevuto ordini di beni o servizi su internet in

Europa (almeno l’1% del valore di tutti i beni e servizi acquistati, val. %)

Fonte: Eurostat, 2013

Maggiore è invece la quota di aziende italiane con più di 10 addetti che nel 2010 (ultimo dato

disponibile per il confronto) hanno acquistato beni o servizi online (17%), comunque nettamente

al di sotto della media dell’Unione Europea (27%).

Graf. 13 - Imprese (10 addetti o più) che hanno acquistato beni o servizi su internet in Europa

(almeno l’1% del valore di tutti i beni e servizi acquistati, val. %)12

Fonte: Eurostat, 2013

12 I dati si riferiscono al 2010, ultimo anno disponibile su Eurostat per un confronto.

27 26 2524 23 22 21

20 1918 18

16 1614 14 13 13 13

11 11 11 10 10 9 9 8 7 75 5

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Quaderni FNE

Da una valutazione delle dotazioni di tecnologie dell’informazione e della comunicazione a

disposizione delle imprese italiane con 10 addetti o più, emerge una realtà in cui la quasi totalità

delle aziende utilizza sistemi informatici (98,2%) ed ha una connessione fissa a banda larga

(93,1%). Circa due terzi sono quelle che hanno attivato un proprio sito web e un quarto utilizza

almeno un social media. In circa una impresa su due vengono usati dispositivi mobili con

connessione a banda larga; ben l’85,5% delle aziende usa internet per relazionarsi con la

Pubblica Amministrazione.

Graf. 14 - Dotazioni ICT delle imprese italiane con 10 addetti o più

Fonte: Istat, 2013

Si evidenzia, quindi, piuttosto nettamente, una distanza tra la presenza online delle aziende

(ampiamente diffusa) e l’effettiva capacità o disponibilità ad utilizzare il commercio elettronico,

che appare fortemente sottodimensionata rispetto al potenziale.

3.3 La vendita online delle imprese del Nord Est nella media nazionale

L’analisi delle dimensioni delle vendite su internet delle imprese italiane effettuata dall’Istat

conferma la marginalità complessiva di questa pratica in Italia. La ripartizione in macroregioni

non mostra peraltro significative differenze regionali e colloca le aziende del Nord Est in linea

con la media nazionale, mentre quelle del Nord Ovest poco al di sotto. Il Centro risulta l’area

dove la diffusione è maggiore.

In Italia le imprese che vendono via web risultano nel 2009 il 5,03% del totale. Il valore monetario

delle vendite online corrisponde al 5,37% del valore complessivo di tutte le vendite effettuate

dalle aziende nazionali.

85,5

24,7

67,3

12,0

49,8

93,1

96,8

98,2

0 20 40 60 80 100

Imprese che utilizzano internet per relazionarsi con laPA

Imprese cche utilizzano almeno un social media

Imprese che hanno un proprio sito web

Addetti provvisti di dispositivi portatili fornitidall'azienda

Imprese che utlizzano una connessione mobile abanda larga

Imprese che utilizzano una connessione fissa a bandalarga

Imprese con accesso ad internet

Imprese che utilizzano computer

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Nel Nord Est la quota di aziende attive nella vendita su internet è sullo stesso livello del totale

italiano (5,02%). Inferiore alla media nazionale è invece il valore del venduto online sul totale

(3,14%). Sotto la media nazionale è invece il Nord Ovest, dove vendono su internet solo il 4,45%

delle imprese, ma più consistente appare il valore delle vendite, corrispondente al 7,85% (il più

alto in Italia e più del doppio di quello registrato per il Nord Est).

Il Centro è la macroregione dove è maggiore il numero di aziende che vendono via web (6,78%),

attività che ha generato un volume di vendite del 5,01% sul totale. In coda il Sud e Isole, dove

vende su internet il 4,27% delle imprese.

Tab. 3 - Imprese con almeno 10 addetti che utilizzano internet e/o altre reti per effettuare

vendite (2009, val. %)

Aziende che vendono online

Valore delle vendite online sul totale del venduto

Italia 5,03 5,37

Nord Ovest 4,45 7,85

Nord Est13 5,02 3,14

Centro 6,78 5,01

Sud e Isole 4,27 1,87

Fonte: Istat, 2011

13 Nord Est comprensivo dell’Emilia Romagna

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4. SCENARI DI SVILUPPO DELL’ECONOMIA DIGITALE

Uno degli strumenti resi disponibili dalla rete internet che ha un impatto diretto sulla vita delle

persone e sull’economia di un paese è il commercio elettronico, ovvero la vendita e l’acquisto

di beni e servizi online. Secondo i calcoli forniti dall’indagine “Fattore Internet”, commissionata

da Google e Boston Consulting Group per stimare l’impatto di internet sull’economia del nostro

paese, l’Internet economy italiana valeva 31,6 miliardi di euro nel 2010 (ovvero il 2,0% del PIL),

in crescita del 10% rispetto ai 28,8 miliardi del 2009 (1,9% del PIL). Considerando tutte le attività

legate a internet come un unico settore, la loro crescita avrebbe contribuito all’8% dell’aumento

complessivo del PIL nazionale registrato nel 2010. In base ai calcoli, proseguendo su tale trend

di crescita, l’internet economy italiana dovrebbe rappresentare nel 2015 tra il 3,3% e il 4,3% del

PIL. Secondo uno scenario conservativo, che considera una crescita della penetrazione di

Internet e della propensione all’e-commerce in linea con il passato, l’Internet economy varrà 59

miliardi di euro nel 2015, dato più che raddoppiato rispetto al 200914.

Graf. 15 - L’Internet Economy italiana valeva 28,8 miliardi di euro nel 2009 e 31,6 nel 2010

Fonte: Fattore Internet, 2011

Il potenziale di sviluppo economico appena descritto assume un valore ancora più rilevante

considerando il notevole margine di crescita dell’e-commerce in Italia, tra gli ultimi paesi

dell’Unione Europea quanto a quota di individui che vi ricorre.

14 Antonio Faraldi, Mauro Tardito, Marc Vos (2011), Fattore Internet, The Boston Consulting Group.

+15

+11

+7

+1

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29

+3

32

Consumo

Investimenti del settore privato

Spesa istituzionale

Esportazioni

Importazioni

Internet economy 2009 totale

Crescita 2010

Internet economy 2010 totale 2,0% del PIL

1,9% del PIL

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Graf. 16 - Il valore dell’economia di internet (miliardi di euro)

Fonte: Fattore Internet, 2011

I dati raccolti dall’indagine “Fattore Internet” spiegano anche il valore economico dell’e-

commerce per le piccole e medie imprese (10-249 addetti) e la differenza in termini di

performance tra diversi gradi di intensità di utilizzo del web. Le pmi che effettuano attività di

vendita o di marketing in rete hanno registrato una crescita media dei ricavi negli ultimi tre anni

(dal 2007 al 2010) dell’1,2%, rispetto a un calo del 2,4% di quelle la cui presenza online si riduce

al solo sito internet aziendale e del 4,5% di quelle completamente “offline”. A ciò si aggiunge

che le pmi più attive in rete hanno registrato un’incidenza media delle vendite all’estero sul

totale del 14,7%, contro il 7,7% di quelle solamente con sito web e al 4,1% di quelle fuori dal

web15.

15 Antonio Faraldi, Mauro Tardito, Marc Vos (2011), Fattore Internet, The Boston Consulting Group.

29

+3

32+24

+1 +1 0

59

+9 +7+1

771,9%del PIL

2,0%delPIL

3,3%delPIL

4,3%del PIL

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5. NON SOLO BANDA LARGA: VERSO UNA MAGGIORE CULTURA DIGITALE DI POPOLAZIONE E IMPRESE

Secondo l’analisi dell’americana Business Insider Intelligence, il settore del commercio al

dettaglio negli Stati Uniti sta vivendo negli ultimi anni un’evoluzione di proporzioni considerevoli

grazie al nuovo ruolo assunto dal commercio elettronico. Tra 2001 e 2013, il commercio al

dettaglio “offline” ha mostrato trend di crescita annuali non superiori al 10%, con un calo

compreso tra il 2 e l’8% registrato nel 2008, tra il 5 e il 10% nel 2009 e una ripresa successiva al

2010 che l’ha visto aumentare su livelli mai superiori all’8%. Nello stesso intervallo storico, l’e-

commerce nordamericano è cresciuto su tassi superiori al 20% annuo dal 2001 al 2007, ha

segnato progressi, seppure ridotti, nel 2008 e nel 2009, è balzato su tassi maggiori del +15%

annuo dal 2010 in poi. Questi numeri dimostrano che il commercio elettronico, attualmente,

costituisce quasi tutta la crescita del commercio al dettaglio negli Stati Uniti.

L’e-commerce è dunque una realtà consolidata. Alla luce delle dimensioni che ha stabilmente

assunto negli Stati Uniti, la marginalità che questa pratica ha in Italia acquisisce la fisionomia di

una grande opportunità ancora mancata, sia dal lato delle imprese, che da quello dei

consumatori. Una situazione che in Italia si dimostra tanto più grave alla luce della dinamica

piatta dei consumi oramai consolidatasi e ancor più rispetto alle prospettive che questi

strumenti possono offrire alle imprese, anche di piccola e media dimensione, in termini di

vendita sui mercati esteri.

Le imprese italiane con più di 10 addetti che sono informatizzate risultano la quasi totalità,

mentre quelle che hanno un sito sul web, che cioè hanno una certa familiarità con la rete

internet, sono pressoché due terzi, circa un quarto è presente sui social network.

La mappatura della diffusione della banda larga in Italia dimostra che, pur esistendo ancora

alcune difficoltà di connessione nelle aree a minore densità urbana, la quota di popolazione che

è attualmente in grado di navigare alla velocità standard di 2Mbit al secondo è tale da non

giustificare un così scarso utilizzo della rete.

La ragione del ridotto uso di internet e del commercio elettronico nel nostro paese, dove quasi

un cittadino su tre non ha mai effettuato un accesso nella propria vita, ha di conseguenza una

evidente matrice culturale, aspetto reso evidente anche dall’analisi dei livelli di diffusione per

fasce d’età, che vede un crollo progressivo tra chi ha più di 54 anni di età.

In tale quadro non possono che giocare un ruolo chiave la formazione e la diffusione delle

competenze informatiche, soprattutto tra le generazioni estranee all’„alfabetizzazione digitale”,

nate prima della rivoluzione informatica oppure occupate in mansioni che non hanno richiesto

l’uso del computer.

Parallelamente le imprese devono essere supportate e accompagnate con specifiche iniziative

formative, di confronto con le tecnologie e le strategie dei grandi player internazionali del

commercio elettronico e di sviluppo di competenze interne per accedere a questi canali al fine

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di consentire loro di accedere a nuove opportunità di sviluppo di internazionalizzazione e di

intercettare un trend di sviluppo del commercio che appare particolarmente interessante per i

prodotti del made in Italy16.

16 Politecnico di Milano (2013), Il mercato dell’ecommerceB2C in Italia, in Osservatorio eCommerce B2c; Antonio Faraldi, Mauro Tardito, Marc Vos (2011), Fattore Internet. The Boston Consulting Group.

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Bibliografia e sitografia

Antonio Faraldi, Mauro Tardito, Marc Vos (2011), Fattore Internet, The Boston Consulting Group. Commissione Europea (2014), cfr. https://ec.europa.eu/digital-agenda/sites/digital-agenda/files/IT_FP7_0.pdf http://ec.europa.eu/digital-agenda/sites/digital-agenda/files/DAE%20SCOREBOARD%202013%20-%20SWD%202013%20217%20FINAL.pdf Eurostat (2013), cfr. http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/information_society/data/main_tables Istat (2014), cfr. http://www.istat.it/it/archivio/37007 Ministero dello Sviluppo economico (2014), cfr. http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&viewType=0&id=2019463&idmenu=2517&idarea1=1699&idarea2=0&idarea3=0&idarea4=0&andor=AND&sectionid=0&andorcat=AND&partebassaType=0&idareaCalendario1=0&MvediT=1&showMenu=1&showCat=1&showArchiveNewsBotton=0&directionidUser=0 Ofcom (2014), cfr. http://stakeholders.ofcom.org.uk/binaries/research/broadband-

research/scorecard/European_Broadband_Scorecard_2014.pdf

Point Topic (2013), Broadband coverage in Europe in 2012, European Union.

Rapporto Caio (2014), cfr. http://www.slideshare.net/Palazzo_Chigi/achieving-the-objectives-

of-the-digital-agenda-for-europe-dae-in-italy-prospects-and-challenges#

Unicredit Spa (2012), La digitalizzazione delle imprese italiane: efficienza, innovazione e conquista di nuovi mercati. Rapporto Unicredit sulle piccole imprese e analisi comparata tra piccole, medie e grandi imprese, Unicredit Spa, novembre 2012.