l'isola 16

24
Le vicende della Fondazione Auxilium, presieduta dal Vescovo Miccichè e amministrata da suo cognato. a pagina 4 - 6 l'isola Provincia Turano e la questione morale a pagina 8 Valderice Maggio: Coppola era rispettato da tutti a pagina 9 Alcamo/1 Società mista: un fallimento a pagina 12 Alcamo/2 Mobbing al Comune: parla Antonino Spinò a pagina 13 Marsala Pallottole in Procura a pagina 16 Il Contrasto Trombato per verginità altrui a pagina 21 anno IV 29 Ottobre 2010 1,20 € VIA PUCCINI 106, 91011 ALCAMO (TP) TEL./FAX. 0924.508400 dal 1950 60 anni al tuo servizio CASALINGHI - REGALI - ALBERGHIERI - MOBILI - GIOCATTOLI PICCOLI ELETTRODOMESTICI - BIANCHERIA CASA/PERSONA ARTICOLI PER L’AGRICOLTURA - GIARDINAGGIO PREMIAZIONI SPORTIVE 16 CURIA S.p.a. L'inchiesta

description

il numero che fa tremare il vaticano

Transcript of l'isola 16

Page 1: l'isola 16

Le vicende della Fondazione Auxilium, presieduta dal Vescovo Miccichè e amministrata da suo cognato.a pagina 4 - 6

l'isola

ProvinciaTurano e la questione moralea pagina 8

ValdericeMaggio: Coppola era rispettato da tuttia pagina 9

Alcamo/1Società mista: un fallimentoa pagina 12

Alcamo/2Mobbing al Comune: parla Antonino Spinò a pagina 13

MarsalaPallottole in Procuraa pagina 16

Il Contrasto

Trombato per verginità altruia pagina 21

anno IV29 Ottobre 20101,20 €

VIA PUCCINI 106, 91011 ALCAMO (TP) TEL./FAX. 0924.508400

dal 1950

60 anni al tuo servizio

CASALINGHI - REGALI - ALBERGHIERI - MOBILI - GIOCATTOLIPICCOLI ELETTRODOMESTICI - BIANCHERIA CASA/PERSONA ARTICOLI PER L’AGRICOLTURA - GIARDINAGGIO PREMIAZIONI SPORTIVE

16

CURIA S.p.a.

L'inchiesta

Page 2: l'isola 16

Qualche anno fa, appena ventenne, mi ero messo in testa di scrivere un libro sui deputati dell’Assemblea regionale si-ciliana diversa- mente onesti, i cosiddetti

"divonesti". Il diver- samente onesto non è per forza un condannato, a volte è solo indagato, e qualche volta nem- meno quello. Ma si rende protagonista di vi- cende grottesche e odiose, molto spesso al limite del reato. Il "divonesto" si nutre di rac- comandazioni, a volte di amicizie poco racco- mandabili: nella quasi totalità dei casi pensa di essere semplicemente il più furbo e si compiace di farla franca. Il "divonesto" a vol-te si può in- tendere pure come un divoratore di onesti, un profittatore, un palazzinaro di anime. S’insinua nelle insicurezze, nelle carenze della gente e dello Stato e si qualifica come messia.Da quell’idea nacque un tomo che assomi- gliava a uno schedario della polizia, con tanto di foto e circo-stanze giudiziarie. Su novanta deputati, circa trenta hanno ricevuto un capi- tolo nel libro. Potete immagi-nare la fila chilo- metrica dietro la mia porta di editori desiderosi di pubblicare il volume. Nessuno. Era trop-po rischioso parlare di vicende giudiziarie. Però me ne avrebbero pubblicato uno più generico, magari senza nomi, e magari senza reati. Un bel libro bianco.

Sulla scorta di quell’esperienza ho pensato di dedicare un volume all’intera classe diri- gente italiana, senza distinzione di categoria e di reato. Abbiamo deciso di raccontare le vi- cende degli uomini e delle donne al timone di questa nazione, che nonostante siano inda-gati e sotto processo non mollano la presa e riman- gono saldamente in sella, il più delle volte for- tificati dalla solidarietà dei colleghi. Perché in questo caso la casta di appartenenza si chiude come una sorta di fa-lange impenetrabile, che si autoassolve e si autocon-serva. Volontariamente toccheremo la politica di stri- scio, per non replicare i volumi già scritti su que- sto tema. Eppure, per dovere morale, qualche parola do-vremo spenderla anche su di lui, sì, su "Mister B.", che tra tutti meriterebbe l’assolu- zione solo per il numero di processi affrontati, manipolati e prescritti: un’assolu-zione-meda- glia. Ci dedicheremo, quindi, alle indagini na- scoste, quelle che hanno riguardato il premier inqualità di indagato per concorso esterno in as- socia-zione mafiosa. L’elenco dei nostri diversamente one-sti è ov- viamente limitato ai casi più eclatanti e che scuotono le viscere di quella società civile affe- zionata ai diritti e alla democrazia; casi che in- vece lasciano indifferenti tutti "quelli che... alla fine sono fatti loro". Abbiamo voluto indivi- duare i casi macroscopici, quelli per i quali ta- cere diventa colludere. Ora è il momento di iniziare il nostro viag- gio, a questo punto senza ri-torno, in un’Italia sotto processo, una storia con il finale già scritto: e vissero tutti indagati e contenti.CopertinaIl who's who della classe dirigente italiana dal punto di vista delle aule giudiziarie. Come un'intera aristocra-zia del potere e del denaro si rapporta alle leggi dello Stato. Imputazioni, processi, prescrizioni e (raramen-te) sentenze: una per una le fedine penali degli uomini che contano nel nostro paese. Politici naturalmente, ma anche manager, imprenditori, vertici dell'ammini-strazione pubblica e privata, uomini delle forze dell'or-dine, esponenti della Chiesa, dirigenti dello spettacolo e dello sport. Protagonisti di un paese in cui avere processi in corso sembra essere diventato un titolo di merito.Come un cancro diffuso, illegalità e violazione delle leggi non sono prerogativa esclusiva dei politici no-strani. Un nutrito gruppo di colletti bianchi, manager d'azienda, amministratori delegati, costruttori, giornali-sti, funzionari dello Stato e della Chiesa, dello spetta-colo e dello sport li emula nei medesimi comportamen-ti. Benny Calasanzio, coraggioso e giovane giornalista

l'isola

Quindicinale di informazione

anno IV – numero 16 – 29 Ottobre 2010

È pubblicato da Editrice Ulysse

Soc Coop Testata iscritta al registro

dei giornali presso il Tribunale

di Trapani n. 311 del 27/06/2007

Stampato presso Grafiche Campo,

S.S. 113 - Km 331,7000 Alcamo (Tp)

Tiratura 1500 copie

Direttore Responsabile

Gianfranco Criscenti

Redazione

Massimo Asta, Giuseppe Pipitone,

Vito Lombardo, Domenico Surdi,

Linda Ferrara, Renato Polizzi,

Vincenzo Figlioli.

Email

[email protected]

Sede

via Monte Bonifato, 140/B

91011 Alcamo (TP)

339.4513991 - 0924 201051

Per la Pubblicità

346.2204683

Collaboratori

Egidio Morici, Gianluca Ruggirello,

Giacomo Guarneri, Francesca Cassarà,

Sandro Ammoscato, Francesco Ferrara,

Pamela Giacomarro, Claudia Mirrione,

Damiano Zito, Mariangela Settipani,

Daniele Siena, Salvatore Mugno

Progetto Grafico

eatinghands.com

2 | L'EDITORIALE/1

di Benny Calasanzio

Benny Calasanzio è nato

a Santa Margherita di

Belice, da cui è andato via

sei anni fa per trasferirsi

a Padova, città in cui si è

laureato in Scienze della

Comunicazione con una tesi

su Pippo Fava, il giornalista de "I Siciliani"

ucciso da cosa nostra. Ha vissuto poi un

anno a Firenze, dove ha collaborato con "Il

Corriere Fiorentino" prima di trasferirsi a

Verona. Il suo impegno nella società civile è

di sfruttare ogni momento libero dal lavoro

per girare l’Italia in lungo ed in largo per

portare in giro la storia del nonno e dello

zio, due piccoli imprenditori edili di Lucca

Sicula ammazzati dalla mafia nel 1992 per

non aver ceduto alle logiche di cosa nostra.

Giornalista free lance e blogger, collabora

con numerosi quotidiani nazionali, tra cui il

Fatto Quotidiano e L'Arena. Dopo alcuni anni

a Verona, quest'anno si è stabilito a Palermo

dove collabora con l'euro parlamentare

dell'Italia dei Valori, Sonia Alfano."Sotto

Processo", edito da Editori Riuniti con la

prefazione di Marco Travaglio è il suo primo

libro.

Sotto Processo

ABBONATI A L'ISOLA,UN ANNO DI INFORMAZIONE LIBERA A SOLI 20 €.RIVOLGITI AL TUO EDICOLANTE

free lance, raccoglie e documenta le più eclatanti vi-cende attuali, ponendo particolare attenzione ai pro-cedimenti che riguar- dano le pericolose connivenze con Cosa Nostra.Uno spaccato desolante dell'Italia e della sua classe dirigente, denunciato con un'ormai rara passione civile in questi nostri tempi d'individualismo e rincorsa al po-tere a ogni costo.Tutti i procedimenti in corso dei potenti d’Italia.

Page 3: l'isola 16

L'EDITORIALE/2 3

Ci sono azioni e comportamenti che, pur non violando il codice penale (il cui ac-certamento, in ogni caso, spetta alla ma-gistratura), hanno, però, rilevanza mora-

le. Se poi riguardano personaggi pubblici, questa rilevanza assume una valenza non trascurabile. Oggi, purtroppo, c’è, invece, la tendenza, addirit-tura, a sminuire anche le responsabilità penali: c’è chi, trincerandosi dietro l’iper-garantismo, mini-mizza pure le condotte di vita riprovevoli. Il Lodo Alfano è “figlia” di questa subcultura. “L’Isola”, sin dalla nascita, ha scelto di assumere il ruolo di guar-diano, ed operando in un territorio dove – per varie ragioni – ci sono settori in cui non è stata dedicata la dovuta attenzione da parte di chi ha il compito istituzionale di farlo, vuole raccontare realtà ine-splorate, ovattate. “L’Isola” vuole essere, insom-ma, una sorta di vedetta che scruta, si documenta e pubblica fatti (spesso taciuti) che ritiene di pub-

blico interesse. In questo numero pubblichiamo un documentato servizio di Giuseppe Pipitone (“Curia Spa”), dedicato alla Fondazione Auxilium, costola della Curia vescovile di Trapani guidata dal vescovo Francesco Miccichè. Da un paio di anni, a guidare la Fondazione, il vescovo Miccichè ha chiamato suo cognato, Teodoro Canepa. Nulla di irregolare, rite-niamo. Purtuttavia, ad un organismo come la Curia, è lecito chiedere, quantomeno, scelte più traspa-renti, meglio ancora se legate alla meritocrazia. E le scelte dell’amministratore non devono essere par-ticolarmente rispettose delle regole se, nelle scorse settimane, più di dieci lavoratori hanno promosso una vertenza lavoro. Non uno, ma più di dieci. I primi ad accorgersi del “cambiamento” , dopo l’in-sediamento del cognato del vescovo, sono stati gli ospiti di “Villa Betania”, l’Istituto psico-pedagogico che opera in seno alla Fondazione: bambini e ragaz-zi, prevalentemente, in età adolescenziale. Da un

giorno all’altro si son visti scomparire la nutella, sì proprio la famosa crema della Ferrero, tanto cara ai piccoli. Nelle dispense ha fatto il suo ingresso un surrogato che costa di meno, anche se, probabil-mente sarà altrettanto buono e gustoso. In un pe-riodo di crisi economica è legittimo adottare scelte in grado di far quadrare più agevolmente i bilanci. Tuttavia, la Fondazione non ha mai risentito della crisi perché i corposi finanziamenti pubblici sono stati elargiti senza soluzione di discontinuità. Que-sto risparmio sugli ospiti (e, stando alle vertenze, sui lavoratori) appare, quindi, ingiustificato. Sarà tutto lecito, ma possiamo chiedere ad una Fonda-zione – costola della Curia – un comportamento diverso da quello, purtroppo diffusissimo, dell’im-prenditore medio del territorio che pensa, molto spesso, soltanto ai profitti? Direi proprio di sì. Che il profitto non è l’ultimo interesse della Fondazione, lo conferma, qualora ce ne fosse bisogno, il canone annuo elargito da una compagnia telefonica che ha installato un’antenna nel parco di “Villa Betania” . L’inchiesta giornalistica ci ha permesso di venire a conoscenza di fatti e circostanze – ben più gravi di quelle fin qui enunciate – che mal si conciliano con una struttura che opera sotto l’ombrello della chiesa cattolica e mi riferisco ad, esempio, ad incongruen-ze (per usare un eufemismo) che emergono dai do-cumenti contabili. “L’Isola” non è contro oppure a favore di qualcuno: intende, semplicemente, infor-mare, senza sconti per nessuno, con la piena con-vinzione che non ci sono “zone franche”. Una scelta, la nostra, condivisa da chi vuol conoscere la realtà del nostro territorio senza coni d’ombra, senza filtri. Certamente non attraverso le “veline” dei Palazzi, sempre inclini a tutelare qualcuno o qualcosa. A noi de “L’Isola” non ci interessa avere amici “potenti” o padrini politici. Il nostro punto di riferimento sono, e rimangono, i lettori, quei lettori che hanno sete di verità e che non sono interessati alle dichiarazioni del presidente della Provincia, Mimmo Turano, sul “Salone del gusto” di Torino.

Auxilium (aiuto) ma a chi?di Gianfranco Criscenti

Page 4: l'isola 16

4 | L'INCHIESTA/1

Raffaele Lombardo non deve voler tanto bene a Trapani. Rispetto a Catania, la sua

città, la provincia trapanese si trova agli antipodi dell’isola. Una faticaccia recarsi qui, per lui che si è addirittu-ra fatto costruire una sede distaccata della presidenza regionale nella città etnea. Sarà per questo che in provin-cia di Trapani Lombardo si è visto poco. Valderice però deve piacergli parecchio. Sono due le visite ufficiali che il Governatore col riporto ha fat-to alla città elimo – ericina (quelle ufficiose sono invece off the records). Sempre nello stesso posto tra l’altro, a Villa Betania, splendida cornice dove opera la Fondazione Auxilium. La stessa Fondazione che negli ultimi tempi ha fatto notizia per una verten-za di lavoro promossa da alcuni suoi dipendenti.Milioni e Eminenze. Evidentemente il Presidente della Regione deve sape-re che l’Auxilium è un ente importan-te: essa infatti comprende un istituto psicopedagogico capace di accogliere quasi 200 utenze, più un grosso cen-tro di riabilitazione fisioterapica. Con oltre 200 dipendenti e più di 5 milioni di euro all’anno di convenzione con l’Asp di Trapani, l’Auxilium è una gal-linella dalle uova d’oro per il leader di un Movimento che tenta di sfondare anche nella provincia più occidentale della Sicilia. Ma non solo per lui. Il presidente dell’Auxilium è di diritto il vescovo di Trapani, incarico a cui il Vaticano ha destinato dal 1996 Mon-signor Francesco Miccichè, nativo di San Giuseppe Jato. Un lettore cre-dente potrebbe chiedersi: ma come fa un Vescovo, peraltro di un vescovato problematico come quello trapanese, a dedicarsi alle sue pecorelle (di cui alcune smarrite e latitanti), se deve pensare ad un fondazione che fattura milioni e mantiene 200 dipendenti? In teoria non potrebbe. Anche con tut-ta la fede del mondo. La Fondazione

tra l’altro è un ente che già in passa-to aveva creato problemi. Monsignor Miccichè nel maggio del 2009 ha de-ciso di porre rimedio al problema, no-minando un amministratore delegato di sua assoluta fiducia. Dopo un at-tentissima analisi e selezione la scelta cadde su tale Teodoro Canepa, anche lui come il Vescovo nativo di San Giu-seppe Jato.Auxilium familiaris. Ma chi è il Car-neade Canepa? Per caso un affermato manager? Un riconosciuto esperto dell’amministrazione sanitaria? Nien-te di tutto questo. Teodoro Canepa è invece un normalissimo dipendente della Regione Sicilia. Anzi ex. Ma oltre ad un nome da romanzo d’appendice ha anche una qualifica, più importan-te di qualsiasi diploma di laurea. Ca-nepa infatti ha sposato Domenica Miccichè, sorella del Vescovo, diven-tando in questo modo cognato di quest’ultimo. Una qualifica quella di "cognato" che è ormai più utile di un master. Le vicende dei cognati in Ita-lia meriterebbero in effetti di essere raccolte in un libro ed anche la vicen-da Canepa meriterebbe qualche pagi-na. Nel luglio del 2009 infatti Monsi-gnor Miccichè nomina Canepa (al secolo "suo cognato Teodoro") procu-ratore della Fondazione Auxilium. Nell’atto redatto dal notaio Antonio Aldo Piazza è specificato che il Canepa potrà fare dell’Auxilium ciò che più gli garberà: dall’acquisto di beni immobi-li fino a concedere appalti. Tra l'altro con uno stipendio che sarebbe di oltre 100 mila euro (si tratterebbe di due tranches di 75.000 e 65.000 euro). Sul fatto che Monsignor Miccichè non avesse modo di occuparsi della Fon-dazione non c’è dubbio alcuno. Ma siamo sicuri che non ci fosse nessun’al-tro in grado di occuparsene all’infuori di suo cognato? L’odiosa abitudine del conflitto d’interessi sembrerebbe farsi strada anche tra i prelati. Ma Monsi-gnor Miccichè evidentemente si fida solo di Canepa, che come detto è uno di famiglia.Ville purpuree. Del resto a Trapani è cosa nota che il Vescovo è molto legato alla sua famiglia. È risaputo che vive-va con la madre nella sua residenza di corso Vittorio Emanuele, anche se da un paio di anni, comunque, il Vescovo e sua sorella dimorano abitualmente in un appartamento di Villa Betania, a Valderice. Mentre Teodoro Canepa è residente in via Frassinelli e Mulini al numero 75, in una bellissima villa di

Curia s.p.a.Le vicende della fondazione Auxilium, presieduta dal vescovo Miccichè e amministrata da Teodoro Canepa, suo cognato: una storia di acquisizioni, villette e qualche soldo mancante.di Giuseppe Pipitone

campagna in territorio di Monreale. La splendida residenza è il risultato di varie acquisizioni durante gli anni. Approfondendo l’argomento al cata-sto però si apprende che il Vescovo Miccichè ha una predilezione per il cognato: la villa infatti è cointestata al Canepa e allo stesso Francesco Micci-chè, oltre che a Domenica, moglie del primo e sorella del secondo. Una fidu-cia familiare che non si ferma all’am-biente di lavoro ma invade anche il parco immobiliare. E in qualche caso anche quello seminativo. Il Canepa è infatti titolare di un piccolo appezza-mento di terreno (appunto di tipo se-minativo) sempre nella zona di Mon-reale, curiosamente concessogli come livellario dalla Mensa Arcivescovile di Monreale. Sarà un caso ma Miccichè ha svolto il ministero presbiterale pro-prio presso l’Arcidiocesi di Monreale.Per chi suona la Campan(ile). Ca-nepa però può ormai fare a meno di

dedicarsi ai piccoli terreni seminativi. Come detto è l’amministratore di una delle più importanti Fondazioni della Regione. A dire il vero la Auxilium è più di una sola fondazione. Nel 2007 infatti ne assorbì un’altra, la Fonda-zione Antonio Campanile, fondata nel 1982 e con sede proprio a Villa Betania, dove oggi la Auxilium ope-ra (la sede invece è in via Capitano Fontana). A chiedere lo scioglimento della Campanile, e la fusione con l’Au-xilium, era stato il consiglio d’ammi-nistrazione della stessa Fondazione. Manco a dirlo a presiedere quel con-siglio era lo stesso Vescovo Miccichè. Che come presidente della Campanile, chiedeva lo scioglimento e come pre-sidente dell’Auxilium ne accettava la fusione (da lui chiesta). Un rimbalzo di funzioni che stride con qualsiasi norma anti trust...

Francesco Miccichè, vescovo della Diocesi di Trapani

continua a pagina 6

Page 5: l'isola 16

Una lampada marsalese illumina il VaticanoUn riconoscimento prestigioso, per un’azienda che da quarant’anni punta su un artigianato di alta qualità. Dopo avere superato un’apposita selezione, la Due Effe Lampadari di Marsala è infatti stata scelta per la realizzazione di una nuova lampada, che nei giorni scorsi è stata conse-gnata in Vaticano a Papa Benedetto XVI da una delegazione di suore.La pregiata creazione è stata interamente progettata e realizzata nei locali dell’azienda da Mario, Francesco e Mario Giovanni Figlioli, che rappresentano la continuità di un progetto ormai giunto alla terza generazione e che negli anni ha portato la Due Effe Lampadari ad accre-ditarsi come una delle più importanti aziende italiane del settore. La lampada consegnata al Pontefice presenta un design imperiale, ma non barocco, con una struttura in bronzo decorata in oro e impreziosita dall’incisione a laser dello stemma del Vatica-no sul cristallo. “Il Papa è rimasto molto contento per il design e l’incisione – racconta Mario Giovanni Figlioli, general manager dell’azienda – e per l’occasione ci ha omaggiati con una benedizione che ci ha fatto arrivare per posta, assieme alla foto che immortala la consegna della lampada”. Da anni apprezzati per la professionalità e la creatività che caratterizza i propri lavori, i titolari della Due Effe Lampadari possono contare su numerosi punti vendita sparsi in tutta Italia, oltre che su una clientela di grande prestigio nel campo della ricezione alberghiera e della ristorazione. Ma è stata soprattutto la collaborazione con diverse chiese del territorio ad accrescere la fama della Due Effe nel mondo ecclesiastico, fino a convincere il Vescovo di Caltanissetta a richiedere alla ditta marsalese la realizzazione di un nuovo lampadario per la sua stanza. Il gradimento espresso da quest’ultimo e la sensibilità mostrata dai titolari dell’azienda

Un riconoscimento prestigioso, per un’azienda che da quarant’anni punta su un artigianato di alta qualità

www.dueeffeilluminazioni.com

subito dopo il terremoto in Abruzzo, con la decisione di forni-re a titolo gratuito l’intera dotazione luminosa di una chiesa de L’Aquila, hanno costituito l’ideale viatico per la scelta del Vaticano, che senza dubbio rappresenta un importante ricono-scimento per l’intero territorio e per la sua capacità di dar vita a prodotti d’eccellenza in settori diversi.

Page 6: l'isola 16

6 | L'INCHIESTA/2

...Tutte azioni compiute tra l’altro lo stesso giorno, il 27 dicembre del 2007. Neanche 24 ore dopo il prefetto avreb-be dato il benestare. Con decreto pre-fettizio del 28 dicembre 2007 infatti, l’allora prefetto di Trapani Finazzo decretò la fusione per incorporazio-ne della Fondazione Campanile con la Fondazione Auxilium, alla quale dovevano essere trasferiti il patrimo-nio, i crediti e tutti i beni intestati alla Campanile. Che appena nel settembre dello stesso anno aveva un portafoglio titoli per circa un milione e duecento mila euro. Nel verbale di consegna dei beni della Campanile, nell’aprile del 2008, è specificato che "sono da liquidare alla Curia Vescovile 119.956 euro". Ma nel bilancio della Curia del 31 dicembre 2008, alla voce "entrate"

non c’è nulla del genere. Ci sono 300 mila euro dal" 8xmille conto anticipi", 18 mila per l’affitto "Antenna Eric-son", e oltre 40 mila di rimborso dalle parrocchie. Un totale di oltre 500 mila euro che si sommano ai 300 mila già in cassa. Ma non c’è, in tutto il 2008, alcuna voce sui fondi della Campani-le. Di contro nella sezione delle uscite (più di 650 mila euro) è specificato il capitolo della "Cassa Missioni e In-fanzia Missionaria": uno zero nettis-simo, che la dice lunga su certe prio-rità cristiane. Forse sarebbe il caso di consigliare a Monsignor Miccichè di concentrarsi maggiormente sui con-ti della sua Diocesi. Chissà che ma-gari cercando di trovare i fondi della Campanile, non aumenti quelli delle Missioni. A patto d’interessarsene di persona, senza cognati e parenti di mezzo.

continua da pagina 4

Fusione per incorporazione della Fondazione Antonio Campanile nella Fondazione Auxilium

Ufficio Amministrativo DiocesanoBilancio anno 2008

ENTRATE Saldo iniziale al 01/01/2008

Proventi da Immobili:Affitto ex Chiesa S. GiovanniAffitto Libreria il Pozzo di GiacobbeAffitto Antenna Ericson+tgsProventi da Diversi:Offerte sussidi e varieDa Cassa "8xmille conto anticipi"Da Cassa "Legati di Messa"Da CEI "Biblioteche & Archivi"Da "Varie"Da CEI "Parr. S. Pietro TP"Da Cassa Interventi Caritativi"Da Cassa "Carità del Papa"Da Cassa "Migrantes"Da Cassa "Lebbrosi"Da Cassa "Luoghi Santi"Da Cassa "Missioni"Da Cassa "InfanziaMissionaria"Da Cassa "Università Cattolica"Da Cassa "IRC"Da Cassa "Ufficio Cancelleria"Da Cassa "Pro Madagascar"Da "vendita immobili"Da "Offerte x pubblicità agenda"Rimb. Da ParrocchieRimb.Contr inps.Proventi da Tasse Diocesane:Opere Diocesane/Messe BinateProventi da Interessi Attivi:BancheBanca "lOR"

USCITE

Manutenzione OrdinariaLavori variManutenzione StraordinariaLavori DiocesiAcquistiAbbonamenti, libri e rivisteMat. di canc., fotoc.Sottware ecc.Spese Trasporto Ass. Auto ecc.lminobiliMateriale "per pulizia"Retribuzione e Oneri SocialiRetrib. Dipendenti CuriaOneri sociali dipendentiOn. Soc. domestiche \/escov./Casa Sac.Compensi a TerziDomestiche Vescovado/Casa Sac.Tecn. profes. (Avv. Not, Geom. Arch. Ing. Geo.)

Rinb. Spese Pres. CuriaUtenzeEnergia Elettrica/AcquaTelefonia "Fissa e Sim"AscensoreSpese VarieStampeSpedizioniAssicurazioniRettifica conto IORVarieConti & Casse DiverseCassa "Biblioteche"Cassa "CoCoPro Archivio"Cassa "Contr. a parr./convegni/assic."Cassa "Parr. Regina Pacis Paceco"Cassa "Anticipaz. A Parrocchie"Cassa "Emigranti"Cassa "Legati di Messa"Cassa "Missioni"Cassa "Infanzia Missionaria"Cassa "interventi Caritativi"Cassa "IRC"Cassa "Univ. Cattolica."Cassa "Ufiicio Cancelleria"Imposte e TasseTasse Postali, valori bollati, bancheAuto Diocesi

73448,422400,00

18124,00

354,50300000,00

0,0026000,002324,78

0,00400,00

6870,37878,68

1223,421448,99

18674,733708,891000,00100,00

25740,68291,93

26000,002000,00

41682,00664,17

12709,25

3550,320,00

7247,33

110543,27

2384,2030569,00

1531,7730000,00

2837,70

55006,ó441584,323150,50

19547,0027743,2225245,ó8

24322,1412713,97

0,00

7534,403339,060669,00

0,002605200

117122,6220044,004400,00

101675,0042854,24

1190,000,00

16112,720,00

261,05445,00

2415,001300,10

8123,880,00

93972,42

459363,14

12709,25

3550,32

dell'annoTotale Generale

7247,33

110543,27

67322,67

99741,46

72535,90

37036,11

46594,46

207812,73

8123,88

dell'anno

569592,13842921,21

656964,81

Page 7: l'isola 16

non ti accontentare del solito pane,scegli il meglio... anche forno a legna

PANE E BISCOTTIC.so G. Medici,102Tel. 0924 25637ALCAMO

si accettano prenotazionidi pizza, s�ncione

e tavola calda

Page 8: l'isola 16

L e attenzioni della politica provinciale, in queste ultime settimane si sono incentrate in particolare sul presidente della provincia

Mimmo Turano. A un passo dal passaggio con i Po-polari di Italia domani” del trio Mannino, Cuffaro, Romano, quasi a sorpresa, ha deciso di non cambia-re casacca e rimanere nel suo partito, ampiamente stravolto dopo il restyling operato da Casini. Non passa poi qualche giorno che l’On. Giulia Adamo fa il pieno di incarichi. E non certo di poco peso. Il leader Pier Ferdinando Casini venuto a Palermo appositamente per “inaugurare” la nuova classe dirigente dell’UDC siciliano, ha infatti investito la deputata marsalese del ruolo di capogruppo all’Ars e di cordinatrice provinciale dell’UDC. Una decisio-ne che probabilmente non è stata gradita a Turano. Quale carte giocherà ora il presidente della provin-cia? L’abbiamo intervistato quando ancora non si sono dissipate dal clima politico le tensioni dovute al noto articolo de L’Unità, che lo accusa di presun-te relazioni con l’imprenditore alcamese Vito Nica-stri, considerato dagli inquirenti il prestanome del capo di Cosa nostra Matteo Messina Denaro.Presidente Turano dopo gli ultimi sconvol-gimenti politici che ruolo avrà nell’UDC?È il mio ruolo di sempre, sono un dirigente del mio partito al quale appartengo da sempre e continue-rò con serenità il mio mandato di presidente della provincia.Non si è sentito scavalcato dalla nomina dell’on Adamo a coordinatore provinciale

del partito, o si tratta di una decisione con-cordata con lei?No, affatto. La nomina dell’On. Adamo a coordina-tore provinciale è una decisione che è stata concor-data con me ed io mi sono mostrato completamente disponibile come sempre ho fatto con il mio partito.Adesso diventerebbe possibile se non proba-bile un ribaltone in provincia con l’entrata in giunta del PD?Non è questa una domanda da fare. Ho già dichiara-

Questione morale, Turano: “Solo atti di pirateria!”

8 | PROVINCIA

Il presidente della Provincia di Trapani, Mimmo Turano

di Massimo Asta

to che porterò avanti il mandato avuto dagli eletto-ri, unicamente per risolvere i problemi della nostra provincia.Quindi in Provincia rimarrà l’attuale mag-gioranza di centro destra.Non dico questo, se la sinistra volesse contribuire alla risoluzione dei problemi che ci troviamo davan-ti io sarei pronto al confronto e al dialogo. Ma non mi pare che sia questo il caso.Non ci sono stati contatti con il PD in questo senso?No, il PD continuerà a fare l’opposizione, anche dura, come ha sempre fatto.A proposito di opposizione dura, come ri-sponde a quanto sostenuto dal giornale L’Unità in merito ai suoi presunti rappor-ti con Vito Nicastri? C’è già chi come Nino Rosalia di SEL ha chiesto le sue dimissio-ni. Mentre il consigliere provinciale del PD Giampiero Giacalone le ha chiesto di spiega-re i motivi della sfiducia e della successiva rinomina di Davide Fiore ad assessore, di cui è nota la vicinanza politica con Nicastri.Questa non è politica, si tratta di atti di pirateria. Andrò avanti come sempre ho fatto, con serenità, perché ho la coscienza a posto.Pensando al futuro corre voce di una sua possibile candidatura a sindaco di Alcamo. Faccio il presidente della provincia di Trapani, e porterò avanti questo mandato con serenità, fino alla fine.

FLI, l’ascesa di Marrocco

Per ora rimane lontana l’ipotesi di un ribaltone alla provincia regionale di Trapani.

di M. A.

L a convention regionale di Futuro e liber-tà per l’Italia tenutasi a Erice, ha nomina-to l’On. Livio Marrocco capogruppo di FLI

all’ARS. Classe 1976, Livio Marrocco ha mosso i primi passi in politica prima con il Rotaract, poi nell’ambiente universitario. Eletto consigliere co-munale nel 2001 diventa assessore al comune di Trapani nel 2004, carica che detiene fino al 2008. Poi il salto, il PDL alle ultime elezioni per il rinnovo dell’ARS conquista a sorpresa tre deputati e Mar-rocco diventa deputato regionale a soli 32 anni. Per il giovane politico trapanese l’ARS rappresen-ta l’ingresso nella politica che conta, un’occasione per maturare esperienza e acquisire prestigio. C’è chi sostiene anche che Marrocco abbia la stoffa per assurgere alla ribalta della politica nazionale. Si vedrà. Un’ambizione, questa, che però è destinata a rimanere tale se FLI non riuscirà a radicarsi nel territorio e a conquistare consensi. Il partito di Fini, infatti, resta in provincia di Trapani ancora una for-za dalla trama piuttosto debole. Nel trapanese, poi, la destra è da sempre un terreno politico piuttosto affollato. Dal PDL deciso, come hanno dichiarato di recente i due esponenti di riferimento, D’Alì e Cri-staldi, in conferenza stampa, di rimettersi in piedi avviando un massiccio tesseramento dopo l’ultima stagione di campagna acquisti isolana; all’UDC le

cui forze sono state rinsanguate, dopo la creazione dei Popolari di Cuffaro, dall’ingresso dell’On. Giu-lia Adamo; all’MPA forte del ruolo del presidente della regione Raffaele Lombardo, ago della bilancia dei destini della politica siciliana e non solo. Farsi spazio tra queste forze e tra i blocchi di potere che queste rappresentano sarà un’impresa ardua. Lo scoglio più difficile tuttavia per chi a destra vede in FLI un possibile referente, sarà quello di applicare realmente una politica che faccia della questione morale una bandiera, come il presidente della Ca-mera Fini sta tentando di fare, pur attraverso mil-le ambiguità, a livello nazionale. In una provincia dove politica, mafia e massoneria spesso si danno la mano, questo non sembra un obiettivo facile. Le parole di Briguglio alla convention di Erice che han-no qualificato il governo Lombardo come il primo nella storia della Sicilia che “ha affrancato la politi-ca dalla mafia”, sembrano davvero non fare i conti con la realtà. Marrocco, tuttavia ha lanciato una se-rie di priorità, anche queste certo di non semplice attuazione, ma in grado di dare la rotta alla nuo-va formazione: “abolizione delle province, riforma degli appalti, quoziente familiare, assegnazione di 4 miliardi dei fondi Fas alla Sicilia”. Solo il tempo dirà se si tratta di riforme destinate a rimanere nel classico libro dei sogni.

I finiani in provincia di Trapani

Buseto: Miceli Gaspare (Cons. Com.); Castellammare: Cruciata Giuseppe (Presi-dente Cons. Com.), D’Aguanno Alessandra (Cons. Com.), Palazzolo Vincenzo (Cons. Com.); Castelvetrano: Errante Felice (Ass. Com.), Rizzo Giuseppe (Cons. Com.), Basiricò Fa-bio (Cons. Com.); Custonaci; Campo Alfio (Cons. Com.), Cor-tese Vito (Ass. Com.); Erice: Milana Vito (Cons. Com.); Favignana: Maiorana Antonino (Cons. Com.); Franco Cernigliaro (Cons. Com.); Paceco: Basirico’ Gianni (Cons. Com.); San Vito: Campo Gioacchino (Cons. Com.), Cusenza Maria (Ass. Com.), Grammatico Vito (Vicesindaco); Santa Ninfa: Truglio Piero (Cons. Com.); Salaparuta: Candela Francesco (Cons. Com.); Gibellina: Salvatore Balsamo (Cons. Com.); Campobello di Mazara: Mangiaracina Vito (Cons. Com.).

Page 9: l'isola 16

9

A Valderice, tutti lo rispettava-no. Era considerato un ga-lantuomo, perché la sua im-

presa permetteva a tanti di lavorare. E’ la descrizione di Tommaso Cop-pola, l’imprenditore valdericino, già condannato per associazione ma-fiosa, fornita ai giudici del collegio del Tribunale di Trapani, da France-sco Maggio, l’ex vice-sindaco di Val-derice, imputato assieme ad altre sei persone, di intestazioni fittizie di so-cietà , sulle quali sarebbero grava-ti gli interessi della mafia, nell’ambi-to del processo, “Cosa Nostra Resort”. “Mio padre lavorò per lui vent’anni e me lo presentò come una brava per-sona. Uno rispettabile”, ha dichiara-to Maggio, rispondendo alle doman-de del Pubblico ministero, Andrea Tarondo. L’imputato, ha sostenu-to che la società “Gms”, di cui è im-piegato amministrativo, ha creato, di concerto con Coppola, il nipote Ono-frio Fiordimondo e Salvatore Pirrone, amministratore della “Gms”, una so-cietà: la “Crea”. La “Gms Import Ex-port”, azienda operante nel settore marmifero, ha spiegato Maggio, era interessata ad aprire un nuovo sito per le estrazioni. Ma in quel periodo, l’Assessorato regionale, non intende-va concedere nuove autorizzazioni. “Siamo venuti a conoscenza – ha af-fermato l’ex vicesindaco - che la Sici-liana Inerti e Bituminosi di proprietà di Tommaso Coppola, era in posses-so di una cava e della concessione che non aveva mai utilizzato, in quan-

to non aveva i mezzi adatti per quel tipo di attività. Avviammo tutta una serie di trattative, chiedendo inizial-mente a Coppola di affittarci la cava. La controproposta, fu quella di fonda-re una nuova società. Nacque così la Crea – ha proseguito Maggio – di cui io fui nominato amministratore”. Do-po l’arresto di Coppola però, ha preci-sato Maggio, l’affare saltò. I soci del-la “Gms”, preoccupati per il danno di immagine, con gravi ripercussioni economiche, soprattutto nel merca-to estero, avviarono la procedura per

l’esclusione dell’imprenditore valde-ricino dalla società. Rimane un miste-ro il perché, una volta fatto fuori Cop-pola, il nipote, Onofrio Fiordimondo, condannato per intestazioni fittizia di beni, decise di rimanere all’inter-no della “Crea”, uscendone solo dopo che la società cominciò ad andare ma-le. La quota dovuta a Tommaso Cop-pola, inoltre, ancora oggi, non è stata liquidata. “Fiordimondo – ha conclu-so Maggio – rifiutò gli assegni bancari perché, ci disse, non potevano essere girati. L’abbiamo dunque incaricato

Francesco Maggio: “Coppola era rispettato da tutti”di Pamela Giacomarro

di farci sapere quale poteva essere la modalità alternativa per il pagamen-to. Ma a noi non è mai giunta alcuna comunicazione”. Ad oggi, dunque, la “Crea”, continua ad avere il corrispet-tivo economico della quota del socio escluso. Nel corso dell’udienza, è sta-to anche ascoltato un altro imputa-to, Giovanni La Sala, che ha riferito ai magistrati di una serie di incontri che sarebbero avvenuti tra Tomma-so Coppola e il boss trapanese Fran-cesco Pace.

VALDERICE

L'ex vice sindaco di Valderice Francesco Maggio

“Cosa Nostra Resort”: depone l’ex sindaco di Valderice.

Abbonati a L’Isola, un anno di informazione libera a soli 20 euro.Per info manda una mail a [email protected]

o rivolgiti al tuo edicolante

l'isola

Page 10: l'isola 16

10 | TRAPANI

Un filo rosso, legherebbe l’attentato al giudi-ce Carlo Palermo, l’omicidio del giornali-sta-sociologo Mauro Rostagno e la morte

dell’inviata del Tg3, Ilaria Alpi e del cameramen, Miran Hrovatin. Un intreccio tra mafia, politica, massoneria e servizi segreti, raccontato in maniera dettagliata, da Luigi Grimaldi e Luciano Scalettari, nel libro “1994”, edito Chiarelettere, dove gli autori dedicano ampio spazio alla provincia di Trapani, considerata da sempre lo “zoccolo duro di Cosa No-stra”. Partiamo proprio dal 26 settembre del 1988, quando Mauro Rostagno, viene ucciso, da un com-mando di Killer a poche decine di metri dalla comu-nità di recupero per tossicodipendenti “Saman”, che aveva fondato assieme alla sua compagna, Chic-ca Roveri e l’amico Francesco Cardella. Per ben ventuno anni, la morte del volto di Rtc, rimase av-volta nel mistero. Solo nel 2009, i pm di Palermo, Antonio Ingroia e Gaetano Paci, indicheranno i due possibili responsabili. Il mandante, il boss Vincenzo Virga e l’esecutore materiale, Vito Mazzara , en-trambi reclusi perché condannati per mafia e per di-versi omicidi commessi tra il 1989 e il 1995. L’ordi-ne di eliminare il giornalista, secondo gli investigatori sarebbe partito da Francesco Messina Denaro, padre dell’ultimo capo dei capi, Matteo. Il movente? “Mafia ma non solo mafia”, ha dichiarato più volte Ingroia. Secondo gli inquirenti, le ragioni dell’omicidio, andrebbero cercate nel contenuto di una misteriosa cassetta, dalla quale Mauro non si separava mai. Un video, girato di nascosto, nei pressi dell’aeroporto dismesso di Kinisia. Quelle immagini “rubate”, proverebbero l’esistenza di un traffico d’armi con la Somalia., gestiti con la compli-cità di “pezzi” dello Stato e gli uomini del centro Scorpione di Trapani, una delle cinque sedi di Gla-dio sparse per l’Italia. Rostagno, secondo l’amico Sergio Di Cori, riteneva così importanti quelle im-

magini, tanto da fare un duplicato della cassetta. Ma di quei nastri nemmeno l’ombra. Scomparsi. Così come sono scomparse le cassette consegnate dalla moglie di Puccio Burgarella - proprietario dell’emittente televisiva locale Rtc, di cui Rostagno era il giornalista di punta – ai carabinieri che inda-gavano sull’omicidio. A volatilizzarsi, anche la cas-setta, contenente l’intervista, concessa e mai man-data in onda dalla Rai, di Alessandra Faconti, una collaboratrice di Rostagno. La stessa alla quale il giornalista-sociologo avrebbe chiesto di fissare un appuntamento con il giudice Giovanni Falcone. Sa-rebbe dunque il traffico d’armi la chiave di lettura di tutto quanto? Secondo il collaboratore di giustizia, Vincenzo Milazzo, l’ordine di far fuori Rostagno, provenne dall’esterno. Insomma, Virga avrebbe fat-to un favore a qualcuno, ma a chi? Il boss trapane-se, impegnato nel recupero dei crediti extrabilancio di Pubblitalia ’80, per conto del senatore, Marcello Dell’Utri, è lo stesso che nel 1992, si trova tra i fon-datori del partito Sicilia Libera, ma che appena un anno dopo, nel 1993, darà ordine di votare e far vo-tare, Forza Italia. Virga è lo stesso che procura l’esplosivo T4-Rdx , un particolare tipo di plastico militare. Per questo motivo è considerato uno degli “artificieri” delle bombe del 1992-1993. E’ lo stesso, infine, che assieme ai boss Francesco Messina De-naro e Vincenzo Milazzo, annovera tra le proprie at-tività quello dello smaltimento illecito di rifiuti. Lo scenario sembra quello di Gomorra. E invece no, siamo a Trapani. Riguardo allo smaltimento illega-le di rifiuti tossici, in Sicilia, fu il collaboratore Fran-cesco Elmo ad indicare le cave ed i siti in cui la ma-fia trapanese avrebbe interrato materiale inquinante. Elmo, ha anche parlato dell’omicidio di Vincenzo Li Causi, del traffico di stupefacenti ed ar-mi che sarebbe stato gestito dalla mafia, dalla mas-

soneria, da un cellula dei servizi segreti, dell’attività di copertura di alcuni latitanti della destra extra-parlamentare, di diversi episodi di stragismo o omi-cidi cosiddetti eccellenti. Il collaboratore, secondo l’allora capo della Procura di Trapani, Garofalo, che nel ’98, formulò la richiesta di archiviazione sul centro Gladio di Trapani, “ha sicuramente collabo-rato esternamente a qualche struttura parallela dei servizi segreti e ha dimostrato di aver realmente co-nosciuto il maresciallo Li Causi. Elmo, nel corso dei suoi interrogatori, dimostrò di conoscere diversi uomini del Sismi e del Sisde, ma anche Cardella e alcuni uomini legati a Cosa Nostra. “Appresi da Emanuele Piazza, di un’informativa sul conto di Francesco Cardella e la Saman, avendo acquisito notizie, in ordine a un traffico di stupefacenti che veniva gestito dalla Saman, però al solo scopo di procurarsi della droga per uso interno”. L’informa-tiva, venne passata al maresciallo Li Causi, un fun-zionario dei servizi segreti, che fu anche direttore

Un filo rosso tra gli omicidi Rostagno, Alpi e l'attentato a Carlo Palermo

di Pamela Giacomarro

Luigi Grimaldi e Luciano Scalettari, nel libro "1994", raccontano gli intrecci tra mafia, politica, massoneria e servizi segreti deviati.

Mauro Rostagno

Ilaria Alpi

Carlo Palermo

del centro Scorpione di Trapani, ucciso il 12 novem-bre del 1993 in Somalia, proprio alcuni giorni prima di far ritorno in Italia, dove avrebbe dovuto testi-moniare nell’ambito delle inchieste legate a Gladio. Li Causi passò a sua volta l’informativa al servizio che la utilizzò per ricattare Cardella. E’ in questo la-birintico intreccio di guerra, affari e ricatti, che si ri-trovano Li causi, Ilaria Alpi, Miran Hrovatin e lo stesso Carlo Palermo, che da Trento, prima di arri-vare a Trapani, stava indagando proprio su un traf-fico di armi e di stupefacenti che passava per Trapa-ni. Tanti, troppi misteri ruotano attorno a queste morti. L’unica certezza è che tutti gli elementi por-tano a Trapani.

Page 11: l'isola 16

Sono tutti consiglieri di primo pelo, eletti per la prima vol-ta nel 2007. Nonostante un’età

media che non supera i 40 anni, Be-nedetto Vesco, Ezio Maltese, Gina Caldarella e Maurizio Lodato sono co-munque figlioletti orfani di mamma D.C. Proprio per questo, malgrado le disparate provenienze, ora si ritrova-no a fondare lo stesso movimento, Al-leanza Cattolica. Un movimento che nasce già come un partito vero. Ispi-rato da Emanuele Asta, ex consigliere comunale democristiano, e dal presi-dente del Centro Commerciale Natu-rale del Centro Storico, Piero Lipari, Alleanza Cattolica potrà contare sul supporto dei quattro consiglieri co-munali, che con le loro storie perso-nali sono un po’ la cartina di tornasole dell’esodo democristiano. Benedetto Vesco, che sarà il capogruppo di Al-leanza Cattolica, viene dall’Udc di Re-gina e Turano. Ezio Maltese ha lascia-to polemicamente il Pd di Scala alcuni mesi fa. Gina Caldarella è stata elet-ta in consiglio nei Moderati di Pelleri-to, ma aveva poi aderito al Movimen-to per l’Autonomia in quota Fratello. Maurizio Lodato viene dalle file del Pdl, e negli ultimi tempi era vicino al-le posizioni dell’onorevole Giulia Ada-mo. Cos’hanno in comune? “La voglia di fare una politica diversa dal passa-to, più vicina ai cittadini, senza segre-terie politiche a fare da filtro” dicono in coro. “Abbiamo colto l’invito di Pa-pa Benedetto XVI, che ha esortato i cattolici a formare una nuova classe dirigente” sottolinea Emanuele Asta

al battesimo dell’Alleanza. Voci insi-stenti accreditano l’arciprete Mon-signor Ninni Treppiedi come il vero deus ex machina del movimento. Ma nonostante i quattro consiglieri par-lino “di un movimento che nasce so-prattutto nelle parrocchie”, Treppiedi si è tenuto alla larga dalle cerimonie di fondazione. Certo è che sicuramen-te guarda con simpatia ad un movi-mento del genere. Movimento che pe-rò rivendica la sua autonomia. E che costituirà l’unico rantolo di dissen-so in seno al consiglio comunale. Dis-senso che fatta eccezione per qualche consigliere, è finora mancato al palaz-zo di città. Proprio per questo il Pd del senatore Papania e (soprattutto) del sindaco Scala non vede certo di buon occhio il movimento di Vesco e soci. Alleanza Cattolica nasce infatti pochi giorni dopo il Movimento Democrati-co Popolare di Coppola, Trovato e Mi-lito il vecchio (il giovane è con Scala sine die). Ennesimo piccolo frutto di questa confusa epoca politica, il Mpd fa risalire la sua ispirazione diretta-mente a Sturzo, ma certe dichiarazio-ni dei fondatori che “sono contro gli anti Scala” non lasciano spazio a dub-bio alcuno: il Movimento Popolare Democratico sarà una bella stampel-la per la maggioranza. Ovvio che, do-po questa operazione d’allargamento di consenso, il sindaco non sia felice della nascita di Alleanza Democrati-ca. Movimento che oltre a promettere una serrata opposizione guarda anche alle prossime elezioni. Una mina va-gante in uno scenario che poteva esse-

re blindato per l’approdo di Nino Pa-pania al palazzo di città. Ma che ora, con il possibile appetito che Mimmo Turano potrebbe mostrare per la fa-scia di primo cittadino, si fa impreve-dibile. Alleanza Cattolica si propone soprattutto come una spina nel fian-co di Scala, che in questi tre anni e mezzo ha goduto sempre di una mag-gioranza (a volte blindata, altre vol-te meno) in consiglio. Ma con lo sce-nario politico in continua evoluzione Alleanza Cattolica potrà sopravvivere solo se i suoi componenti resisteran-no alle sirene dei partiti. Vesco, Lo-dato, Caldarella e Maltese hanno pre-ferito un movimento alle sicurezze di un partito su scala nazionale. Il rim-pasto in giunta che il sindaco Scala ha più volte annunciato, e continua a ri-tardare, fa pensare che per Alleanza Cattolica potrebbe esserci già pron-to qualche dono di non belligeranza: un do ut des che disinnescherebbe i propositi d’opposizione del neona-to movimento. Nel frattempo i consi-glieri di maggioranza hanno criticato aspramente l’operato dei quattro col-leghi d’opposizione: una politica “che nasce dalle parrocchie” non è stata di-gerita in consiglio. Eppure gli stessi critici di Alleanza Cattolica dovrebbe-ro ricordare che anche molti esponen-ti del centro sinistra, alcuni anche con ruoli di primo piano, sono nati politi-camente con Nuova Presenza, il mo-vimento cittadino che già vent’anni fa si faceva esponente nella vita pubbli-ca delle parrocchie alcamesi.

I nipotini della D.C.di Giuseppe PipitoneNasce Alleanza Cattolica dei consiglieri Vesco, Lodato, Caldarella e Maltese.

11ALCAMO/1

I consiglieri comunali, dall'alto:

Benedetto Vesco, Maurizio Lodato,

Gina Caldarella ed Ezio Maltese.

Il Palazzo di ciità

Page 12: l'isola 16

12 | ALCAMO/2

D i società mista, negli ul-timi anni, si era più volte sentito parlare. Mai, però,

con riferimento agli scopi per cui il Comune di Alcamo ne avesse ac-quistato le azioni e, soprattutto, a cosa effettivamente si stava facen-do per perseguirli. Ebbene, non è cambiato molto. Salvo il fatto che adesso, dopo quattro anni (duran-te i quali non è stato compiuto un solo atto) l’amministrazione gui-data da Giacomo Scala, la stessa che ne aveva propugnato l’acqui-sto, ne propone lo scioglimento. Ma cominciamo dall’inizio. Nel giugno del 2006, con delibera di giunta, il Comune di Alcamo ha ac-quistato una quota azionaria pari al 39% della Sit Sicilia S.p.a., so-cietà creata a sua volta dalla Italia Lavoro S.p.a. (totalmente parteci-pata dal Ministero dell’Economia e Finanze) con il precipuo scopo di supportare gli uffici comunali nel-la gestione ordinaria. Le restanti quote azionarie erano possedute dal comune di Salemi (12%) e da Italia Lavoro S.p.a (49%). Obiet-tivo più o meno dichiarato: creare un soggetto che avrebbe dovuto consentire di stabilizzare gran par-te dei precari utilizzati dal Comune di Alcamo in attività socialmente utili. Da qui in poi il vuoto, fino al febbraio del 2008. Nonostante la società non avesse prodotto un bel

niente (salvo, ovviamente, perdite) con deliberazione consiliare il Co-mune di Alcamo acquista tutte le azioni della Sit Sicilia S.p.a. diven-tando socio unico, con un capitale di 120.000 euro. Le azioni di Sale-mi e Italia Lavoro vengono pagate rispettivamente 14.400 e 58.800 euro. A questo punto la “svolta”. Le perdite subite, dovute al paga-mento a vuoto degli amministra-tori, sindaci e commercialisti (gli unici che in questa vicenda hanno guadagnato qualcosa insieme al comune di Salemi e Italia Lavoro) assottigliano il capitale sociale, che scende sotto il minimo pre-visto dalla legge per le S.p.a.. La soluzione è cambiare ragione so-ciale: la Sit Sicilia S.p.a., diventa prima Sit Sicilia S.r.l., e nel mag-gio del 2009 Civitas Servizi S.r.l..: il capitale sociale, stavolta, è di 69.826 euro. Siamo nel marzo del 2008, pochi mesi dopo le ammi-nistrative che hanno visto vincere Scala per la seconda volta grazie all’appoggio dei Verdi di Massimo Fundarò. La nuova compagine so-ciale è formata tutta (o quasi tutta) da politici rimasti senza poltrona. Presidente viene nominato Gino Paglino, ex vicesindaco diessino ora (poco dopo le dimissioni dalla Società) assessore in quota Per-ricone – Area Democratica. Nel Cda sono presenti anche il prof.

Società mista: un fallimentoL’amministrazione intende sciogliere la Civitas Servizi S.r.l. Dopo anni di inattività, solo spreco di denaro.

L' Assessore Gino Paglino

Il Sindaco Giacomo Scala

di Domenico Surdi

Antonino Piccolo e Fabrizio Riolo; nel collegio sindacale Giusy Bosco (Verdi), Carlo Settipani e Onofrio Amato; commercialista è Nicolò Mirto. Da qui, un altro salto nel vuoto. “Fin dal nostro insediamen-to eravamo pronti ad operare, ma la società non è mai divenuta fun-zionante perché l’amministrazione non ci ha affidato alcun servizio. Verbale dopo verbale abbiamo detto che fosse indispensabile che il comune affidasse alla società i servizi da svolgere altrimenti il ca-pitale si sarebbe consumato solo per pagare gli amministratori. Il socio unico, però, non ci ha affi-dato alcun incarico. Quando ab-biamo chiuso il bilancio del 2008 abbiamo lanciato un primo grido di allarme, in quanto secondo le proiezioni del commercialista se non avessimo svolto servizi la so-cietà sarebbe andata ancora in perdita”, dichiara Paglino. E che altro poteva succedere? Secon-do quanto dichiarato dallo stesso Paglino, infatti, gli ultimi estrat-ti contabili della società segnano un capitale di soli 9.000 euro. E gli altri 60.000? Consiglio di am-ministrazione, collegio sindacale, commercialista, notai e quant’al-tro. Ma non è tutto. Stando sem-pre alle dichiarazioni dell’ex pre-sidente il compenso lordo per gli amministratori si aggirava attorno ai 1.500 euro all’anno: ben poca cosa rispetto al buco che si è crea-to. “Quando siamo subentrati noi, abbiamo dovuto liquidare gli am-ministratori precedenti ”, dichia-ra Paglino. In sostanza, il capitale iniziale della Sit Sicilia S.r.l. era già stato dimezzato sul nascere per ripianare i debiti creati dalla Sit Sicilia S.p.a.. Di tutto ciò, però, ci si accorge solo nell’assemblea so-cietaria del 10 giugno 2010 quando si prende atto dell’impossibilità di raggiungere l’oggetto sociale e si manifesta la volontà di procedere alla liquidazione della s.r.l. secon-do quanto disposto dall’art. 2484 del Codice Civile. “Credevo di fare una cosa utile attivando questa so-cietà, vista la tragica situazione del precariato. Si aspettava di giorno in giorno che arrivasse l’incarico a potere operare, cosa che però non è avvenuta per l’intervento dell’Antitrust, della Corte dei Con-ti e per la legge di Tremonti sulla

nuova finanziaria e quindi hanno ritenuto opportuno sciogliere la Società per non andare incontro ad ulteriori spese inutili”, dichiara dinanzi alla Seconda Commissio-ne il prof. Piccolo, nel frattempo subentrato al dimissionario Gino Paglino. E in quella stessa sede ha precisato Giusy Bosco, presidente del collegio sindacale: “in questa operazione non vi è stata conve-nienza economica a causa della nuova finanziaria, quindi le cose da fare sono due: o la ricapitaliz-zazione della società o la messa in liquidazione della stessa”. Sta di fatto, che il motivo ufficiale della proposta di scioglimento è la non meglio specificata impossibilità di raggiungere lo scopo sociale. Ma qual è il motivo del motivo? Per-ché non è stato mai fatto nulla? E perché, se non si faceva nulla non si è subito corso ai ripari in-vece di bruciare tutto il capitale (pubblico)? Sono tutte domande a cui dovrebbe trovare le risposte almeno il consiglio comunale, che è chiamato adesso a deliberare sul punto. E a farlo in fretta, vista la necessità, manifestata dalla giun-ta, di provvedere allo scioglimento entro la fine dell’esercizio di bilan-cio corrente per ragioni legate an-che al patto di stabilità. Risposte che peraltro attendono con parti-colare attenzione, non solo tutti i cittadini, ma anche tutti quei “fe-deli” precari che nella fantomati-ca società mista avrebbero dovuto trovare il lavoro della vita.

Page 13: l'isola 16

13

L' Assessore Gino Paglino

Mobbing al Palazzo di cittàdi Linda FerraraParla l’ex dipendente comunale Antonino Spinò, il nemico da “abbattere”.

ALCAMO/3

L'ex dipendente comunale Antonino Spinò

"S istema Gulag”, così Andrea Acquaro-ne de “il Giornale” ha definito, pochi giorni fa, il sistema vigente negli uffici

comunali alcamesi dove vessazioni ed emargina-zioni nei confronti di alcuni dipendenti non sareb-bero così rare, ma Antonino Spinò si è ribellato a tutto questo. Dopo 13 anni di soprusi, nel 2005, l’ex dipendente del Comune, in pensione dal 2007, denunciò tutto alle Autorità e, lo scorso 12 luglio, è stata pronunciata la sentenza di primo grado del Giudice del lavoro di Trapani: l’Amministrazione comunale deve risarcire all’impiegato una somma pari a 25 mila euro. Una somma definita dal Giu-dice un mero palliativo, considerata la pluralità di trasferimenti, mutamenti di mansioni subiti dall’ex dipendente, oltre alla sofferenza psicologica e il disagio intimo che hanno avuto dei riflessi pesan-ti nella sua vita affettiva e familiare. Nella vicenda sono stati coinvolti due sindaci, Ferrara e Scala, e cinque dirigenti, Faro Longo, Parrino, Giordano, Renda e Impellizzeri. “Dal 3 marzo del ’94 la mia vita è cambiata totalmente, è diventata un inferno”. Quel giorno, Spinò venne convocato nell’ufficio di Massimo Ferrara, da un anno sindaco del centro sinistra, dicendogli che era necessario trasferirlo. “Dove vuole andare, ce lo dica!”, così si rivolgeva nei confronti del’impiegato che veniva trasferito, dopo 3 giorni dall’incontro, in un settore diverso da quello richiesto. Da quel momento, subisce 4 trasfe-rimenti in 14 mesi, dal marzo ’94 al maggio ’95. Dal settore dei lavori pubblici venne trasferito ai servizi demografici, agli affari generali, al settore finanze,al settore assetto del territorio, assegnandogli spesso mansioni inferiori rispetto alla sua qualifica di ese-cutore amministrativo. Dal maggio 1995 rimase per circa sei mesi in uno sgabuzzino lungo il corrido-io con un tavolino e senza carico di lavoro. Fino al ’97, non fu autorizzato a poter lavorare al computer come gli altri dipendenti del suo stesso livello che percepivano un indennizzo di 4 mila lire al giorno. Tutto passava inosservato. “La gente non sa nien-te, c’è una realtà al comune di Alcamo che voi e i cittadini non avete neanche l’idea” afferma Spinò.

Poi, continua “Se uno ha dignità prende lo stipendio perché deve lavorare, non deve rubare. Perché dal punto di vista morale, quando prendo lo stipendio mi sento in colpa. Non esiste”. Non veniva invita-to neanche alle visite mediche previste dalla legge per i pubblici dipendenti. Così spiega l’accanimento nei suoi confronti “Subivo tutte queste vessazioni perché ero considerato un nemico politico”. Aveva fatto la campagna elettorale a Sebastiano Benenati, esponente del centro destra. Continua “Quando su-bentrò Massimo Ferrara, ci doveva essere un cam-biamento. Per distruggere un loro nemico, che era Turano, dovevano distruggere chi gli stava vicino. Tant’è che io e Pippo Turano, fratello di Mimmo, ci siamo visti trasferiti insieme all’anagrafe”. Fu l’ex assessore Gagliardi a confermargli tale ragione “C’era qualcuno che veniva da me o dal dott. Ferra-ra dicendoci: a questo Spinò lo dobbiamo trasferire

perché collabora con il nemico”. Chi fosse questo qualcuno ancora oggi rimane un mistero. “Ci sono sensazioni che non si possono più dimenticare: vuoi fare qualcosa e sei inerme, ti rivolgi ad un sindacato e non esiste, quindi, sei solo” dichiara l’ex dipen-dente. “I colleghi stessi ridevano di questa situa-zione, perché il mobbing è questo. È difficile da di-mostrare, perché è subdolo, ma causa più problemi alla persona che lo subisce. Arrivare la mattina in ufficio, appendere il cappotto per poi non poter fare nulla, magari disturbare anche il collega. Mortifica-zioni da morire. Qua c’è di mezzo la dignità. A me la dignità non la deve toccare nessuno, a costo della vita !”. Alla fine del 2000, l’ing. Parrino lo chiamò perché nell’ufficio rilascio concessioni edilizie non c’era abbastanza organico. Dal far nulla, diventò responsabile dell’archivio, degli sportelli, coordi-natore di un gruppo di 9 persone. L’ufficio, allora accessibile a tutti (mancavano più di 200 progetti) viene messo a regime. “Io queste cose le ho denun-ciate, la legalità, sono io che ho denunciato tutto” afferma Spinò. Nel 2002 gli assegnarono 1050 pra-tiche da espletare con un solo computer. L’ufficio riesce a rilasciare circa 400 concessioni. Nel 2002, l’arch. Giordano, lo relegò in una stanza di due me-tri e mezzo per due. Il dirigente, inoltre, non con-sentì la partecipazione del dipendente ad un corso di formazione per mancanza di requisiti, cosa che si rivelerà falsa. Ma anche l’attuale sindaco Scala, a conoscenza dal 2001 della situazione in cui si tro-vava Spinò, nulla ha fatto per assegnargli adeguate mansioni. Nessuno dei 450 dipendenti a ruolo del Comune ha subito tutti questi trasferimenti che, più che dettati da un sistema Gulag, sembrano figli di una cultura diffusa nel meridione secondo cui chi non si adegua deve essere punito.

Il Sindaco Giacomo ScalaL'on. Massimo Ferrara

Page 14: l'isola 16

14 | MARSALA/1

B attitore libero della sinistra, il consigliere Giuseppe Milazzo, fa il punto sulla politi-ca marsalese. Spiega le ragioni che lo han-

no portato fuori dal Partito Socialista, apre all’Udc di Casini, frena la candidatura a sindaco della Ada-mo e sogna un grande Ulivo. Ha lasciato anche i socialisti sbattendo la porta. Dove si collo-ca adesso? Intanto mi faccia fare una piccola digressione. All’inizio del 2010 ho posto un problema politico a quello che allora era il mio partito, il Partito Socia-lista: la federazione di Trapani del Partito socialista è la prima federazione a livello siciliano e Marsala, per numero di tesserati e storia, è la città più rap-presentativa all’interno di questa federazione. Ho detto: dati i nostri numeri sarebbe giusto che Ni-no Oddo andasse nella segreteria nazionale e il se-gretario regionale fosse espressione della federazio-ne più rappresentativa, cioè quella di Trapani. Non sono stato ascoltato. L’unica risposta che ho avu-to è stato un tentativo di golpe all’interno del par-tito stesso, golpe organizzato da Oddo e Di Lello at-traverso la convocazione di un congresso regionale a sorpresa che poi, proprio per la mancanza della nutrita rappresentanza di Marsala, è stato blocca-to. E dire che mi facevo portavoce di un malesse-re sentito dalla base, tant’è che con me sono usciti dal partito altri 156 tesserati marsalesi con cui ab-biamo deciso di fare politica, ma altrove. Necci e Di Lello hanno cercato di ricucire, mi volevano addi-rittura nella segreteria nazionale ma io ho detto che era meglio chiamassero Oddo, come poi è avvenuto. Anche perché, se un partito socialista oggi deve ser-vire solo a celebrare ogni anno la figura di Bettino Craxi, allora questo partito ha degli orizzonti mora-li e civili che non mi appartengono. Ma chi siete e dove avete deciso di accasarvi?Siamo un gruppo con una storia politica tutta a si-nistra: gente come me, Gianfranco Dado, Pino Nilo, Riccardo Patti, Lo Presti. Ci definiamo “indipenden-ti di sinistra” e non ci siamo ancora “accasati” per-ché siamo in attesa che si faccia chiarezza all’inter-no del centro sinistra. Abbiamo però un’idea chiara del momento politico. Crediamo che per sconfig-

gere Il berlusconismo, il cuffarismo, e il lombardi-smo sia necessaria una sinistra capace di strategie di lungo corso, all’occorrenza camaleontica: non è il momento di fare i puristi, di irrigidirsi, dobbiamo privilegiare accordi con i nuovi partiti che si vanno affacciando sulla scena politica. Per esempio?Su tutti il nuovo Udc di Casini. L’uscita di Cuffaro, Mannino, Giammarinaro apre nuove possibilità di dialogo. E con Sinistra Ecologia e Libertà di Vendo-la?Io ho partecipato all’atto fondativo di Sel, nel 2009 a Pozzuoli. Ho pure la tessera. Poi però non sono stato coinvolto per il tesseramento 2010 e ho rice-vuto un invito tardivo per il congresso che si è cele-brato a Marsala. Cosa che non mi è sembrata molto rispettosa per la realtà politica che rappresentiamo. Ma tolto questo, ci sono lì dentro amici come Igna-zio Passalacqua e Massimo Candela che fanno poli-

tica in modo serio; credo fortemente nella possibili-tà di una collaborazione con tutte le forze del centro sinistra per dar vita a quella che io chiamo la Nuova Primavera Marsalese. Fare come ai tempi di Lom-bardo: un Ulivo allargato alle forze moderate. Tra poco entreranno nel vivo i giochi per la candidatura a sindaco. Secondo lei come si dovrebbe presentare il centro sinistra? Il centro sinistra deve parlare di progetti e poi cer-care il candidato possibile all’interno delle proprie fila. Per togliere qualunque dubbio: il candidato non sono io e non è da ricercare tra i deputati. C’è una platea di persone a sinistra in grado di emer-gere e diventare la nuova classe dirigente. Fino a qualche mese fa lei sembrava il principa-le sponsor di Giulia Adamo come candidato unitario. Intanto voglio ricordare che questa possibilità non è poi così innaturale come qualcuno vuole fare pas-sare: la Adamo nasce politicamente nel periodo Lombardo come assessore di una giunta espressio-ne di un Ulivo allargato alle forze moderate. Poi il suo percorso politico è stato a destra, ma la scelta dell’Udc di Casini, la riporta su posizioni più mode-rate che lasciano ampi spazi di dialogo. Questo non vuol dire che Giulia Adamo si possa autocandidare o autoproclamare sindaco. Dovrebbe rendersi con-to che l’esperienza Carini, secondo me e la maggior parte dei marsalesi fallimentare, è una sua respon-sabilità: lei ha imposto Carini e questi sono erro-ri che dovrebbero convincerla a fare un passo in-dietro. Allora chi dovrebbe essere il candidato del centro sinistra? Ripeto: a sinistra abbiamo delle belle personalità da spendere. Penso alla Angileri, a Licari, a Passalac-qua, allo stesso Antonio Parrinello. Tutte personali-tà che hanno dato dei risultati anche da un punto di vista elettorale. È chiaro che qualunque sia il candi-dato, non sia pensabile candidare nessuno che ab-bia avuto problemi con la giustizia, anche se assol-to. Sarebbe sbagliato: una macchia è una macchia.

Peppe Milazzo: “La sinistra deve dialogare con l’Udc di Casini”di Renato Polizzi

Giulia Adamo, onorevole regionale con Renzo Carini, sindaco di Marsala.

Giuseppe Milazzo, consigliere comunale

Page 15: l'isola 16

15

E adesso in Procura arrivano anche le pallottole

Rianimatori sul 118: Marsala cede il passo ad Alcamo e Mazara

di Vincenzo Figlioli

di V. F.

Alle carenze di organico si aggiungono le intimidazioni. Saladino (Anm): “La società civile deve stringersi attorno ai magistrati.”

Dal 1 novembre sulle ambulanze non ci sarà personale specializzato. Protestano il sindaco, l’Udc e il Tribunale per i diritti del malato.

MARSALA/2

Il Procuratore capo Alberto Di Pisa

Il corposo feuilleton sulla margi-nalizzazione marsalese si arric-chisce di un nuovo capitolo. A

turbare i sonni della comunità lilibe-tana è questa volta la riorganizzazio-ne del servizio 118 in provincia di Tra-pani. Dal 1 novembre, infatti, soltanto i comuni di Alcamo e Mazara del Val-lo avranno a disposizione un’ambu-lanza con medici rianimatori a bordo. Sui veicoli di primo soccorso disloca-to nelle altre città dell’area potran-no invece salire solo i medici generici non specialisti, formati con un appo-sito corso di 300 ore. Come spesso succede, non appare chiaro il criterio con cui si sia arrivati a questa scelta. Marsala è infatti la città con più abi-tanti in provincia e il personale medi-co e paramedico si ritrova impegnato su un comprensorio particolarmente esteso, che va dal comune di Petrosi-no fino a Marausa. Con un’inevitabi-le ricaduta sul numero di interventi

del 118, che fino al 2008 – non a caso - sono stati 150 in più rispetto a Tra-pani e più del doppio rispetto a Ca-stelvetrano (i comuni con la maggio-re operatività in provincia). Ha quindi destato sorpresa generale il provvedi-mento adottato dal direttore dell’ASP Fabrizio De Nicola di trasferire a Ma-zara del Vallo l’ambulanza con ria-nimatori che aveva finora servito il comprensorio marsalese, assieme alle due dotate esclusivamente di soccor-ritori e riservate alle aree di Petrosino e Bosco. “Un provvedimento nato dal-la necessità di stabilizzare i medici del PTE (presidio territoriale d’emergen-za ndr) – spiega Giovanni Pugliese, coordinatore della locale sezione del Tribunale dei Diritti del Malato – ma che perde di vista le reali esigenze del territorio. Questi medici hanno fre-quentato un corso, facendo delle pro-ve pratiche sui manichini. Avremmo capito se fossero stati destinati alle

ambulanze che devono affrontare me-no interventi, come quelle che opera-no a Petrosino e Bosco. Ma quella che serve l’area centrale di Marsala af-fronta un numero troppo elevato di interventi per poter rinunciare a uno specialista in rianimazione”. Di “pre-giudizi sciocchi, ridicoli e puerili” ha invece parlato Vito D’Angelo, rappre-sentante dello Snami Est 118, rivendi-cando la competenza dei medici che saliranno sulle ambulanze. “E' errato dire, tout court, che il personale me-dico che verrà impegnato non è qua-lificato – spiega D’Angelo - se è vero com’è vero, che tutti i medici del 118 hanno fatto un qualificato e impegna-tivo corso di sei mesi pieni, non di 7 – 8 giorni come si vorrebbe surretti-ziamente far credere, e molti hanno un’esperienza già di parecchi anni di vita professionale che hanno messo a frutto in diverse sedi”. Molto critico verso il provvedimento firmato da De

Nicola anche il sindaco Renzo Cari-ni, che nei giorni scorsi lo ha definito “una scelta irresponsabile, estrema-mente penalizzante per il territorio”. E a poche ore dal comunicato stam-pa con cui il primo cittadino lilibeta-no ha chiesto al direttore dell’ASP la revoca del provvedimento, anche il gruppo consiliare dell’Udc ha presen-tato un ordine del giorno con una ri-chiesta analoga, evidenziando come gli interventi effettuati dal 118 nel ter-ritorio di Mazara ed Alcamo – che po-tranno usufruire del medico riani-matore sull’ambulanza - siano meno della metà di quelli effettuati nella cit-tà di Marsala. E qui torna la questione del criterio, che di fronte a questi da-ti profuma di appartenenza geografi-ca. Con un assessore regionale alla sa-nità (Massimo Russo) che è originario di Mazara e un capo dipartimento ter-ritoriale di emergenza (Onofrio Ama-to) che è invece alcamese.

Da tempo alle prese con una cronica carenza di organico, la Procura della Repubblica

di Marsala è tornata nell’occhio del ciclone per un nuovo atto intimida-torio. Alcuni mesi fa, infatti, il pro-curatore capo Alberto Di Pisa e la locale sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza hanno ri-

cevuto una busta contenente alcuni proiettili di mitra. Un messaggio in-quietante, dall’evidente intento inti-midatorio, di cui si è avuta notizia, un po’ a sorpresa, solo nei giorni scorsi. “Per noi magistrati che fac-ciamo parte di questo circondario – spiega Marcello Saladino, presi-

dente della sottosezione dell’Anm di Marsala - è un episodio che ci offre comunque l’occasione per ricordare la delicatezza del lavoro della magi-stratura inquirente in un territorio come questo. Al contempo ritenia-mo importante stimolare una pre-sa di coscienza da parte della società civile affinché stia vicina alle perso-ne che conducono le indagini, limi-tando la propria libertà personale per offrire un servizio alla colletti-vità. In distretti come questi occor-re una grande vicinanza agli organi inquirenti”. Tanti messaggi di soli-darietà sono giunti dai rappresen-tanti delle istituzioni, dal Ministro Angelino Alfano al presidente del-la Regione Raffaele Lombardo, fino al sindaco di Marsala Renzo Carini e al presidente del Consiglio comuna-le Oreste Alagna. Massimo riserbo sulle indagini, invece, da parte del-la procura di Caltanissetta, che si sta occupando del caso. Non è la prima volta che i rappresentanti dello Sta-to che operano sul territorio marsa-lese si ritrovano al centro di atti in-timidatori o di episodi inquietanti. Nell’autunno del 2007, nel giro di

pochi giorni, le abitazioni dei ma-gistrati Roberto Piscitello e Cristina Pigozzo furono messe a soqquadro in circostanze mai chiarite. Tra feb-braio e marzo del 2005, invece, fu il maresciallo della Guardia di Finan-za Lubrano a ricevere due lettere con pesanti minacce e un plico con-tente un bossolo di pistola. E pro-prio le fiamme gialle hanno effetti-vamente contribuito ad alcune tra le indagini più delicate, tra cui quel-la sulla realizzazione di un mega – insediamento commerciale in con-trada Amabilina, nel 2007 sfociata nell’inchiesta “Ulisse”. "Questa let-tera di intimidazione con i proiettili – ha commentato Di Pisa - é un mo-tivo in più per lavorare e fare bene le cose. Durante il Comitato per l'Or-dine e la Sicurezza era stato deciso di aumentarmi la tutela, ma io ho ri-fiutato". Da due anni a Marsala, Al-berto Di Pisa fu chiamato a dirigere la procura lilibetana nell’estate del 2008, con una votazione del Csm che lo vide prevalere per un solo vo-to su Alfredo Morvillo. Una decisio-ne che fu duramente contestata da Magistratura democratica e da Sal-

vatore Borsellino, che parlò di “un grave atto di inopportunità”, con-testando la nomina al vertice della Procura che fu guidata per cinque anni dal fratello Paolo di un magi-strato che molti continuano a ricor-dare come uno degli avversari sto-rici di Giovanni Falcone. In questo biennio, Di Pisa ha comunque do-vuto lavorare in condizioni di grave difficoltà. Secondo la pianta organi-ca del Ministero, a Marsala dovreb-bero esserci otto sostituti. In real-tà sono attualmente in servizio due titolari e un applicato, che si ritro-vano a gestire migliaia di fascicoli ogni anno. Nonostante ciò, proprio la scorsa settimana la Procura ha il-lustrato i dettagli dell’ultima inchie-sta di cui si è occupata, sequestran-do una casa di riposo abusiva. E le dichiarazioni rilasciate da Di Pisa a commento dell’atto intimidatorio che lo ha riguardato (“evidentemen-te sto facendo delle cose che stanno dando fastidio a qualcuno”) lasciano pensare che nelle prossime settima-ne da Marsala potrebbe venir fuo-ri qualche altra inchiesta di un cer-to rilievo.

Page 16: l'isola 16

16 | CASTELVETRANO

"Avete fatto bene”, “Non si possono infamare due ra-gazzi dal niente”, “Bravis-

simi…Ormai ci si deve fare giustizia da soli”. Sono solo alcuni dei com-menti che girano in internet, riferiti ai due giovani arrestati per aver picchia-to un minorenne, mandandolo all’ospedale. Ma andiamo con ordine. La mattina dello scorso 17 ottobre i carabinieri della stazione di Castelve-trano hanno arrestato Giacomo e Car-melo Caracci, rispettivamente di 28 e 26 anni, per il reato di lesioni aggra-vate, sequestro di persona e detenzio-ne e porto abusivo di coltello di gene-re vietato. Secondo la ricostruzione del capitano dei Carabinieri Emanue-le Fanara, i due caricarono a forza nella loro macchina M.A. di 17 anni, per poi pestarlo a sangue in un luogo senza testimoni. I Caracci, già noti al-le forze di polizia, interrogati dai cara-binieri, riferirono il motivo dell’ag-gressione: il minorenne, la sera prima, aveva rotto il deflettore poste-

riore dell’auto di uno dei due fratelli (Giacomo). Intanto il diciassettenne, vista la gravità delle sue condizioni e dopo aver perso più volte conoscenza, veniva trasportato d’urgenza a Paler-mo, presso il reparto maxillo facciale di “Villa Sofia”, dove gli diagnostica-vano “lesioni di particolare gravità, prevalentemente concentrate nella regione cranico-facciale, guaribili in 60 giorni”. Qualche giorno dopo però un quotidiano torna ad occuparsi del caso, riportando la versione dei fatti del difensore dei due giovani, l’avvo-cato Nello Alfano. Questi descrive un Giacomo Caracci, accerchiato da una banda di cinque minorenni che dopo le avances alla sua ragazza, arrivano a picchiarlo. Inoltre, “mentre tentava di fuggire - sempre secondo il legale - la banda si è sfogata contro l’autovettu-ra danneggiandola con calci e pugni”. Secondo la lettura dei fatti dell’avvo-cato Alfano, in forte contrasto con le acquisizioni dei Carabinieri, non ci sarebbe stata quindi alcuna spedizio-

ne punitiva, perché i due Caracci sa-rebbero usciti di casa “con il preciso scopo di rendere noto ai genitori dei ragazzi del comportamento violento dei figli”. E non ci sarebbe stato alcun sequestro di persona, perché il mino-re – secondo il difensore - sarebbe sa-lito in macchina “spontaneamente” per accompagnarli a casa di coloro che erano con lui la sera precedente. Al capitano Fanara però non risulta che il castello accusatorio sia stato de-molito: “Credo invece che il provvedi-mento sia abbastanza chiaro: l’arresto è stato convalidato, i due hanno l’ob-bligo di dimora a Castelvetrano e il di-vieto di allontanarsi da casa dalle 21 alle 6 di ogni giorno”. Al di là delle te-si difensive c’è però qualcos’altro che caratterizza questa brutta storia: nes-suno chiama i Carabinieri. Ad avver-tirli dell’accaduto sono solo i medici del pronto soccorso. Non è certo un bel segno, soprattutto alla luce di al-cuni commenti in rete che, dopo aver appreso dalle parole dell’avvocato di-

Dal web solidarietà agli arrestati: “Bravi, avete fatto bene”

fensore che il motivo della spedizione punitiva sarebbe potuto essere un al-tro pestaggio avvenuto la sera prima, si sono trovati ad esprimere solidarie-tà ai giovani vendicatori: “Una perso-na non può più uscire per strada che qualche imbecille gli rovina la vita. Bravi ragazzi, chi fa da sé fa per tre”. Il capitano dei Carabinieri, ha tenuto però a precisare: “Mi sembra evidente che in nessun caso possa essere au-spicabile farsi giustizia da sé. Signifi-cherebbe ritornare alle caverne”.

Caso Favignana: Rifondazione in giunta col Pdl, il circolo Impastato non ci sta

di E. M.

di Egidio MoriciM.Antonietta Garofalo si dimette dalla segreteria provinciale: “Ammucchiata indecorosa”.

Giacomo e Carmelo Caracci, rispettivamente di 28 e 26 anni, avevano picchiato a sangue un minorenne.

"Guardare alla persona e non al partito”. E’ un imperativo categorico che si è dimostrato risolutivo in più occasio-

ni, creando nuove alleanze e permettendo sapien-ti rimpasti di giunta negli Enti locali, dove più si percepisce l’assenza delle opposizioni. A Favignana però pare abbiano forzato un po’ la mano, visto che in giunta col Pd e il Pdl da un po’ di tempo troviamo anche il Partito della Rifondazione Comunista. Un curioso trittico accolto con entusiasmo anche dal consigliere provinciale Giuseppe Ortisi, convinto che nei comuni piccoli sono cose che possono ac-cadere, come quando nel 2008 si trovarono a so-stenere la candidatura dell’udiccino Antinoro. Ma non tutti hanno condiviso questa scelta. Prima fra tutti Maria Antonietta Garofalo, segretaria del cir-colo “G. Impastato” di Castelvetrano, recentemente dimessasi dalla Segreteria politica della Federazio-ne di Trapani proprio per questa grave decisione, considerata “solitaria e priva di qualunque condivi-sione all' interno sia della Segreteria politica che del Comitato politico”. “Mai con il Pdl – ha aggiunto la Garofalo – è un’ammucchiata indecorosa”. Una re-azione che avrebbe potuto essere considerata affret-

tatamente emotiva se l’intero circolo Impastato non avesse emesso un comunicato stampa a firma di tut-ti i componenti del direttivo in cui viene conferma-ta la condivisione della “irremovibile opposizione assunta dalla propria Segretaria, Maria Antonietta Garofalo e le sue conseguenti dimissioni dalla se-greteria politica della federazione di Trapani. Tali scelte – si legge nel documento - infatti esulano dal-la linea politica del Circolo che nel suo cammino si è sempre sforzato di seguire il criterio della coerenza e della trasparenza”. Insomma, il circolo Impastato non ci sta a subire scelte prese senza confronto, “so-litarie” e senza discutere, facendo quadrato attorno alla propria segretaria: “Esprimiamo piena fiducia alla nostra segretaria, condividendone le ferme e intransigenti posizioni tenute in sede di Comitato Politico, dove ha riportato la coerenza e la forza del dissenso dei componenti del circolo”. Certo, Favi-gnana è un’isoletta di mille abitanti e le differenze con l’amministrazione di un grande comune sono tante, ma una giunta Pd/Pdl/Prc non può passare inosservata. Se poi chi non è d’accordo arriva anche a dimettersi, non può passare inosservata nemme-no la coerenza.

Page 17: l'isola 16

17LO SPAZIO AUTOGESTITO DAI COMUNI

Il sindaco Marzio Bresciani: "Si avvii il rilancio dei servizi ed il pagamento dei lavoratori"

Calatafimi Segesta nel progetto BikeNet

Castellammare nel Club dei "Comuni virtuosi siciliani" per la raccolta di carta e cartone.

Contrasto abbandono rifiuti

DAL COMUNE DI CASTELLAMMARE DEL GOLFO: DAL COMUNE DI CALATAFIMI SEGESTA:

Ricostituito il consiglio di amministrazione dell’Opera Pia "Istituto Re-gina Elena Vittorio Emanuele II" di Castellammare del Golfo. L’as-sessorato regionale della Famiglia e Politiche Sociali ha già tra-

smesso il decreto ed a breve si terrà la seduta d’insediamento del nuovo consiglio di amministrazione. Il decreto assessoriale ha dunque ricostituito il consiglio di amministrazione che per 5 anni sarà composto da Gaspare Canzoneri, Ernesto Leone, Ludovico Puma, Giovanni Pilara. Il consiglio do-vrà essere integrato con un componente designato dall’assessore regiona-le. Lo statuto dell’Opera Pia, infatti, prevede che il consiglio di amministra-zione sia composto da un totale di 5 membri: due designati dal sindaco del Comune di Castellammare e residenti nel territorio stesso; uno dalla Provin-cia regionale di Trapani, uno dal Vescovo ed uno dall’assessore regionale. Dopo la decadenza del precedente consiglio di amministrazione, Rosario Pisciotta è stato nominato commissario straordinario della struttura "per il riequilibrio di bilancio e la riqualificazione dei servizi assistenziali". I lavora-tori dell’Opera Pia hanno più volte protestato per il mancato pagamento de-gli stipendi. "Chiedo che il nuovo consiglio di amministrazione vigili perché venga realizzato un effettivo rilancio dell’Opera Pia, che offre servizi sociali importanti, ma anche perché ai lavoratori venga garantito il pagamento dello stipendio- afferma il sindaco Marzio Bresciani- e soprattutto che si attivi per-ché non sia ancora negato il diritto del pagamento delle mensilità arretrate che i lavoratori dell’Opera Pia attendono da troppo tempo, cioè da circa due anni, pur continuando a garantire un servizio socialmente importante".

L’amministrazione comunale guidata dal sindaco Nicolò Ferrara, informa che anche la città di Calatafimi Segesta ha aderito al progetto della provin-cia di Trapani sulla rete interconnessa di percorsi Bike-Sharing, poiché è strategico, qualora il progetto venisse finanziato, essere sin da subito nella rete provinciale al fine di avere il giusto risalto nella prima fase di comunica-zione e di promozione turistica. Nello specifico è stato presentato un proget-to, afferma l’assessore all’ambiente Gruppuso Francesco, che prevede l’ac-quisto di 2 moduli base, di max 20 posti bici cadauno, ed un nr di 30 bici elettriche tipo mountain-bike adatti alla particolarità del territorio. La scelta del posizionamento dei moduli è ricaduta nel parcheggio comunale di via Segesta all’ingresso del paese questo affinchè il turista non si fermi più a Segesta, ma arrivi in città a Calatafimi e da lì inizi il suo percorso lungo tre possibili itinerari che sono i seguenti: itinerario storico urbano con visita ai vi-coli, alle chiese, ai musei ed al castello Eufemio Km 6; Itinerario storico mo-numentale extraurbano con visita al parco archeologico di Segesta ed all’Ossario di Pianto Romano. Km 22; Itinerario naturalistico con visita alla sughereta di Angimbè (SIC sito di interesse comunitario) km 18; Con questa scelta l’amministrazione vuole sviluppare un turismo basato sulla sostenibi-lità e sul rispetto dell’ambiente assecondando le scelte di politiche di indiriz-zo sugli acquisti verdi GPP (Green Public Procurement). Inoltre i moduli, po-sizionati nel parcheggio, saranno coperti con pannelli fotovoltaici che assicureranno la ricarica delle batterie elettriche delle bici oltre ad attivare il conto energia comunale riducendone la bolletta energetica. La delibera di giunta di approvazione, prevede il cofinanziamento all’80% con fondi del mi-nistero dell’Ambiente ed il restante 20% con fondi comunali di circa 22.000€.

Castellammare del Golfo nel Club "Comuni Virtuosi Siciliani". Il Co-mieco (consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a ba-se cellulosica) lo ha comunicato al sindaco Marzio Bresciani, annun-

ciando l’ingresso di Castellammare nel club che riunisce i Comuni siciliani, che al momento sono 42, che "si distinguono nella raccolta differenziata della carta e cartone". Dal novembre 2009 fino a settembre 2010, a Castel-lammare sono stati raccolti 238.960 chilogrammi di carta e 257.790 chilo-grammi di cartone, per un totale di circa 500 tonnellate di rifiuti a base cellu-losica. Il maggior quantitativo di carta è stato raccolto a dicembre del 2009 con 29.040 chilogrammi di carta, mentre 31.950 chilogrammi di cartone so-no stati raccolti ad agosto 2010. "Il dato positivo riguarda la carta ed il carto-ne e spero nella soddisfazione dei citttadini per questo riconoscimento del Comieco che premia tutti coloro che contribuiscono ad effettuare una corret-ta raccolta differenziata -afferma l’assessore comunale all’Ambiente, Marile-na Barbara-. D’altra parte, però, non posso esprimere uguale soddisfazione per i dati che riguardano il resto della differenziata. C’è ancora molto da fare perché il conferimento dei rifiuti diventi preciso e puntuale. Perciò chiediamo a tutti i cittadini di attenersi alla regole, dimostrando alto senso civico ed aiutandoci a mantenere pulita la città. Dal canto nostro continueremo con le campagne di informazione e sensibilizzazione ma, poiché la novità del ser-vizio non è più un’attenuante, l'azione di controllo del territorio da parte dell'amministrazione comunale, riguardante sia il deposito che la raccolta dei rifiuti differenziati, diventerà più severa. Nel contempo si continueranno a cercare migliorie sul fronte della qualità del servizio offerto dall’Ato". Al momento sono 42 le amministrazioni rappresentate nel club dei Comuni Virtuosi della Sicilia: con un totale di circa 273.000 abitanti, questi Comuni corrispondono al 27% circa, del totale regionale di raccolta congiunta. L'obiettivo del club dei Comuni virtuosi "è quello di mettere in rete le espe-rienze di queste amministrazioni affinchè si possano migliorare i risultati di raccolta differenziata di carta e cartone a livello regionale".

Si è svolto in settimana un incontro tra l’amministrazione comunale e le forze dell’ordine ( CC, Polsecurity e Polizia Municipale) al fine di contrastare il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti. Nell’occasione è

stato decisa una mano dura nei riguardi dei trasgressori dell’ordinanza sin-dacale 142/09 che disciplina la corretta differenziazione dei rifiuti ed il cor-retto conferimento nei modi e nelle giornate prestabilite. In modo particolare non saranno più tollerati fenomeni di abbandono di amianto, di inerti e di ingombranti che sono sanzionabili anche penalmente (ndr). Per cui i cittadi-ni sono avvisati anche perché è giusto tutelare gli interessi dell’intera comu-nità che si sta contraddistinguendo sia nell’ambito provinciale che regionale nel raggiungere percentuali di raccolta differenziata elevatissime, peraltro ciò ha fatto ottenere la prima premialità ATO riconoscendo al comune di Calatafimi Segesta un acconto di oltre 70.000€. L’assessore all’ambiente Francesco Gruppuso rammenta a tutti anche le onorificenze riconosciute a questa cittò ovvero la menzione speciale di Legambiente come Comune Riciclone e recentemente anche l’inserimento della Città di Calatafimi Sege-sta nel Club dei Comuni Siciliani Virtuosi Comieco per la raccolta differen-ziata della carta e del cartone.

Page 18: l'isola 16
Page 19: l'isola 16

19IL LAVORO

La crisi drammatica del settore agricolo in provincia di Trapa-ni ormai è quasi irreversibile.

Per comprendere meglio quali sono i motivi e le eventuali soluzioni ab-biamo interpellato il Presidente degli agronomi trapanesi Dottore Giuseppe Pellegrino. La nostra categoria – affer-ma l’agronomo - in questi anni, sia da liberi professionisti che da dipendenti pubblici, ha contribuito a ristrutturare le aziende agricole e a creare la cultura della produzione di qualità partecipan-do al riconoscimento della rete dei vini D.O.C., delle D.O.P. per gli oli, le strade del vino etc., tutti strumenti idonei per seguire l’unica strada del riscatto che è quella del confronto con il mercato e la collocazione delle bottiglie di vino e olio in Italia e nel mondo. Malgrado ciò - sostiene il Dottore Pellegrino - il prez-

zo dei prodotti agricoli non riesce a co-prire i costi di produzione pari a circa € 2500 – 3000 su ettaro per il vigneto contro una produzione di uva che in questi anni raggiunge € 1500 – 2000 su ettaro. Pertanto molti produttori stanno procedendo alla estirpazione di molti vigneti creando anche un ri-levante problema ambientale (immagi-nate la Sicilia e la provincia di Trapani senza questo patrimonio di verde). So-no a rischio circa 25.000 posti di lavo-ro nel solo settore vitivinicolo e altret-tanti per l’indotto, senza considerare il settore cerealicolo e olivicolo. Sicura-mente – dichiara Pellegrino - la crisi è aggravata dall’ingresso di prodotti di pessima qualità, vino, olio, grano duro provenienti da paesi extracomunitari a causa di un controllo non adeguato delle autorità competenti e dalle con-

traffazioni di prodotti anche siciliani. Una soluzione alla crisi è quella di un sistema cooperativo siciliano che spin-ga per la creazione della D.O.C. Sicilia e per un progetto di fusione delle strut-ture al fine di creare pochi poli produt-tivi in grado di controllare il mercato. Le potenzialità affinché l’agricoltura siciliana possa affermarsi e produr-re reddito – conclude Pellegrino – ci sono tutte se si riesce a smantellare il cartello dei prezzi e a fare in modo che le strutture che hanno ottenuto fondi

pubblici siano “controllate” e incorag-giate a partecipare agli accordi di filie-ra che ad Asti o in altre parti d’Italia si ripetono ogni anno (I viticoltori del Moscato D’Asti non possono ricevere meno di € 7.000,00 ad ettaro), men-tre in Sicilia rimangono enunciazioni. Purtroppo questo dramma sociale per almeno dieci volte più grande di quel-lo di Termini Imerese non ha trovato riscontro e attenzione nella stampa regionale e nazionale e nemmeno nei rispettivi governi.

Diritto & Diritti Un po' in economia

Assegni "dormienti" L’invasione dei centri commercialiSi tratta di quei casi in cui, per diverse ragioni, gli assegni non vengono ri-scossi entro un certo termine e diventano "dormienti".Gli assegni circolari caduti in prescrizione ex art. 84 Regio decreto 1736 del 1933 (tre anni) vengono assimilati ai conti dormienti e pertanto le banche so-no tenute a comunicare al Ministero dell'Economia il loro importo entro il 31 marzo di ogni anno, e successivamente, a versare le somme nell'apposito fondo ministeriale entro il 31 maggio.Ricordo che la normativa di riferimento è il D.p.r. n. 116/07 che disciplina i depositi di somme di denaro o di strumenti finanziari in custodia ed ammini-strazione, in relazione ai quali non sia stata effettuata alcuna operazione o movimentazione ad iniziativa del titolare o di terzi da questo delegati per il periodo di tempo di 10 anni decorrenti dalla data di libera disponibilità delle somme e degli strumenti finanziari. Una volta che il deposito è divenuto dormiente, esso viene estinto qualora entro il termine di 180 giorni non venga effettuata alcuna operazione o mo-vimentazione. Le somme o valori ivi depositati devono quindi essere trasfe-riti ad un fondo pubblico. Uno dei casi maggiormente ricorrente in cui si può verificare la casistica dell'assegno dormiente è il contratto di locazione. Può capitare infatti che il conduttore richieda alla sua banca l'emissione di un as-segno circolare che consegna poi al locatore a titolo di cauzione oppure a garanzia del contratto. Se il possessore dell'assegno (il locatore) non prov-vede a incassarlo entro tre anni dall'emissione, l'assegno stesso cade in prescrizione e viene considerato dormiente. La banca sarà quindi tenuta a versare l'importo dell'assegno al Fondo ministeriale.In tali casi, la banca non è obbligata a comunicare a colui che ha richiesto l'emissione dell'assegno che lo stesso sta diventando dormiente. L'istituto di credito deve solo pubblicare l'elenco degli assegni dormienti all'interno della filiale di competenza e sul proprio sito internet.Una volta che gli importi vengono trasferiti all'apposito fondo, la restituzione degli stessi va richiesta al Ministero. Ma chi deve effettuare la richiesta? La domanda di restituzione degli importi versati al fondo può essere presentata al Ministero dalla persona che ha in precedenza richiesto alla banca l'emis-sione dell'assegno circolare. Il tutto deve essere fatto entro il termine massi-mo di 10 anni dalla data di emissione del titolo. Il beneficiario dell’assegno, invece, non può chiedere tale rimborso e ciò appare assurdo.Ad oggi, la gestione del fondo è stata affidata alla Consap sul cui sito è espo-sta tutta la normativa e la documentazione necessaria per richiedere le som-me dormienti.

A fine Novembre è prevista l’apertura di un nuovo centro commerciale a Palermo con insegna Ipercoop. Si tratta della terza struttura che apre nella provincia in un anno, confermando che la Sicilia Occidentale è oramai divenuta terra di conquista della "distribuzione moderna". Il dato di queste nuove aperture stride con l’andamento del PIL (- 4% negli ultimi due anni), dei consumi (fermi da tre anni) e della disoccupazione che supera il 20%. Come si spiega il susseguirsi di nuovi progetti di aree commerciali in una regione economicamente depressa? Dietro a questo enorme business si nascondono grossi interessi politici e finanziari.A guidare i progetti dei centri commerciali ci sono quasi sempre le società della distribuzione organizzata (Auchan, Ipercoop) che, negli ultimi anni,hanno rivolto l’attenzione sulla Sicilia. Per riuscire ad entrarein questo mercato occorre però creare delle società con imprenditori locali e soprattutto avere l’appoggio della politica.Potenzialmente i centri commerciali fungono da stimolo per l’occupazione e possono contribuire alla realizzazione di opere strategiche, all’ottimizzazione del trasporto pubblico e della rete viabilistica. In realtà, gli unici attori che ne beneficiano sono le società che hanno realizzato il progetto immobiliare attraverso gli affitti dei locali e la politica che gestisce la spartizione capillare dei posti di lavoro generati. I tantissimi giovani, impiegati quasi sempre a tempo determinato, diventano degli ostaggi, disposti a tutto pur di accattivarsi le simpatie di deputati, consiglieri o assessori che hanno fatto da sponsor all’assunzione. Il tutto potrebbe essere accettato se ciò portasse effettiva ricchezza sul territorio, ma non è così. Oramai da almeno tre anni i centri commerciali di mezza Europa stanno morendo. Diminuiscono il numero delle presenze ed i fatturati. Un centro commerciale mediamente oggi diventa vecchio dopo pochi anni dall’apertura o nasce già con difficoltà. La loro presenza, però, porta inevitabilmente ad un progressivo indebolimento delle attività tradizionali o di quelle commerciali di vecchia generazione.Tra il 2001 e il 2009 in Italia – secondo uno studio della CGIA di Mestre - ad ogni occupato nei centri commerciali, si sono persi 6 posti di lavoro tra i piccoli negozianti.E’ questa la fine che rischiano di fare molte realtà commerciali storicamente radicate sul territorio, proprio perché non siamo in una terra ricca economicamente i cui consumi crescono di anno in anno. La coperta è troppo corta e spesso viene tirata dalle "mega- strutture" gestite talvolta in maniera poco trasparente. Ed i nostri politici, purtroppo sempre più collusi con la criminalità organizzata, si fregano le mani.

a cura dell’avvocato Sandro Ammoscato a cura del dott. Daniele Siena

Crisi dell’agricolturaAnalisi e proposte degli agronomi trapanesi.di Vito Lombardo

Giuseppe Pellegrino, Presidente degli agronomi della Provincia di Trapani

Page 20: l'isola 16
Page 21: l'isola 16

San Velino da Palermo protettore dei giornalisti locali e degli uffici stampaCarlo Stampa, nato in Galilea tra il 20 e il 15 a.c. è conosciuto ai più come San Velino l’evangeli-sta. Della sua infanzia abbiamo notizie fram-mentarie: fu compagno di Giuseppe di Arima-tea e il suo talento prodigioso per il dettato lo portò a diventare "campione di dettato delle scuole inferiori di Galilea", premio che ricevette dalle mani dello stesso Erode Antipa alla pre-senza delle più alte cariche governative roma-ne. A soli 18 anni diventa corrispondente delle pagine locali di Nazaret e Betlemme del Giorna-le di Palestina. A lui si devono gli articoli: "Cen-turione si schianta contro una palma"; "è Pa-squa per gli israeliani"; "è arrivata la primavera" da tutti considerati pietre angolari del giornali-smo di provincia. A questo periodo risalgono i primi miracoli: riuscirà infatti a coprire ogni giorno tutte e 4 le pagine di cronaca locale di Nazaret e Betlemme scrivendo da Gerusalem-me, dove si era trasferito per amministrare le terre di famiglia. A soli 22 anni viene notato da Erode che lo nomina Capo Ufficio Stampa del Regno. Con uno spirito stacanovista che rasen-ta il martirio, continuerà comunque a curare le pagine locali del GdP. È grazie all’attività svolta in questo periodo che San Velino passerà alla storia come il quinto evangelista. I suoi articoli sono infatti una fonte preziosa per la ricostru-zione delle cronache dei Vangeli da un punto di vista diverso. Numerosi gli esempi: "Una come-ta rischiara il regno di Erode. In piazza contadi-ni e pastori accorrono a festeggiare il Re" "Van-dalismo: fermata gang di minorenni chiamata "Degli Innocenti". Prontamente interviene la milizia di Erode", "Nozze di Cana: sospetta sofi-sticazione di vino locale. In manette un certo G. C., 30 anni, incensurato"; "Domenica delle pal-me: clamorosa protesta dei floricultori contro il flagello del punteruolo rosso. Tagliano le palme e le portano in piazza"; "Frodi: da anni prende-vano la pensione d’invalidità. Fingevano di es-sere ciechi, sordi e paralitici. Arrestati"; "Monte degli Ulivi: milizia di Erode interviene pronta-mente e sgomina banda di ladri di olive"; "Co-mune: acquisto di tre croci. Polemica sul bando di gara". Nel 40 d.c. segue Ponzio Pilato in Sici-lia dove l’ex governatore romano, ormai in pen-sione, si ritirò a curare le proprie terre. Cura l’ufficio stampa della piccola azienda vinicola di Pilato di cui redige sotto dettatura anche le memorie, "Mani pulite: i miei anni in Palesti-na", purtroppo andate perdute. Dalla Sicilia San Velino continuò comunque prodigiosamente a curare le pagine locali di Nazaret e Betlemme per Il Giornale di Palestina tenendo aggiornati i propri concittadini su quello che accadeva at-torno a loro. Continuerà a scrivere per il GdP fi-no alla veneranda età di 95 anni, nonostante già da 20 soffrisse di demenza senile.Santina: si vede il Santo che scrive seduto ad una scrivania. Dietro di lui, che gli parlano alle orecchie, a destra Erode, a sinistra Ponzio Pilato. A terra, davanti alla scrivania, due gendarmi che giocano a dadi. Dietro di lui, una finestra con una veduta sul Golgota e le tre croci.Attività: le pagine locali del GdS di Trapani e Pa-lermo e quelle de "La Sicilia" di Catania sono una prece quotidiana al Santo.

L’attuale situazione politica è ben fotografata dall’operato del nuovo Udc di (e dei) Casini: mai partito si è così bene incarnato nel nome del suo leader. L’ex Unione dei Carcerati (ma anche dei Camorristi o dei Criminali) sta cercando di rifarsi una verginità, provando a tornare Unione dei Cattolici. Ammesso che tale appellativo pos-sa considerarsi non offensivo. Dopo la defezio-ne dei suoi componenti maggiormente cono-sciuti (dalle forze dell’ordine), che sono volati nel Pid (Partito degli Indagati e Detenuti), l’Udc ha iniziato a reclutare personale in giro per l’Italia, mettendo sù una specie di campagna acquisti. Giulia Adamo è il primo caso di politi-co nominato coordinatore di un partito, senza averci ancora aderito. La diva Giulia, nel nume-ro scorso de L’Isola, non dava ancora per certo il suo passaggio all’Udc e mettendo nel calderone anche ipotesi come Futuro e Libertà (pfui!), ten-tava di depistare tutti. C’è riuscita talmente be-ne che il comunicato di nomina a coordinatrice provinciale da parte di D’Alia (l’uomo di Cesa in Sicilia, autore di criminali disegni di legge sull’informazione telematica) è arrivato prima del suo ufficiale passaggio al partito di centro. Ma D’Alia e Giulia Adamo devono essersi di-menticati di Turano. Da quando è Presidente della Provincia a molti spesso capita di dimenti-care il nome di Turano nelle diatribe politiche. In quelle giudiziarie invece la Dia sembra ricor-darlo spesso (almeno stando a sentire i giornali comunisti). Che sia un fulgido esempio dell’ope-rato dell’ex deputato regionale alcamese? Il Pre-sidente, poco dopo la mazzata de L’Unità, era stato avvicinato in consiglio da Peppe Ortisi (al-tro fastidioso comunista) che chiedeva numi sullo status di Turano come coordinatore pro-vinciale, ma aveva eluso la domanda dileguan-dosi precipitosamente. Segno che forse qualco-sa si muoveva da tempo per defenestrare Turano, che in questo momento dopo l’ "odi si-ne amo" con Mannino, si trova in una scomoda situazione di "aleatoria trombatura". Dopo aver trombato Turano quindi, la ritrovata verginità dell’Udc sarà ora rappresentata dalla Adamo. Ovviamente la parola "verginità" è da intender-si in senso politico. Giulia, da donna forte dei cattolici, potrebbe ora pensare ad un suo vec-chio pallino: la poltrona di sindaco di Marsala. Poltrona attualmente occupata da Renzo Carini, detto "Pantene pro vitamina" per il suo fluidis-simo ciuffo, che un tempo è stato sodale della Adamo, salvo entrarne poi in rotta di collisione. Proprio in questi giorni è apparso un comunica-to del Comune di Marsala in cui si parla di "no-ve incarichi a tempo indeterminato, mediante selezione pubblica". In parole povere si tratta di un "concorso per posto fisso al comune", ovvero 35 ore settimanali di (poco) lavoro ben pagato, con annessa pensione. Una manna, di quelle che non si vedevano da tempo. Che Carini sia già in campagna elettorale?

Quando prende l’ascensoreGentile Arnulfo,

sono Mario, ho 35 anni e sono fidanzato da due

anni con Gina che ne ha sette di meno. Fino

a qualche mese fa tutto a posto. Tutto tranquil-

lo, eravamo la coppia più felice del mondo ma

da qualche tempo la mia ragazza è distaccata,

non si avvicina a me, quando cerco di baciarla

gira la faccia dall’altra parte. Perché? Non ho

il coraggio di chiederglielo. Secondo te può

essere che ha scoperto che le metto le corna

con la sorella? Non ho il coraggio di chiederglie-

lo ma non so cosa fare. Che faccio?

Ti prego aiutami

Mario

Salve,

mi chiamo Gina e ho 28 anni. Da due anni sono

fidanzata con Mario. Gli voglio bene ma ha un

problema grosso: l’alitosi. Hai presente il fatto

della scorreggia che prende l’ascensore? Ecco!

Ho tentato con le mentine ma non ci possono

nemmeno le Vigorsol! Che fare? Non ho il

coraggio di dirglielo. Mario è una persona dolce

e sensibile e non vorrei urtare la sua sensibilità ,

ma nel frattempo ci stiamo allontanando

perché io non riesco ad essere più affettuosa

come vorrei. Che faccio?

Speranzosa in un tuo consiglio

Gina

Cari Gina e Mario,

e ora spirugghiativilla viatri…

un caro saluto

Arnulfo

L’isola dei mafiosi

"…Quando sono venuti … ricordo qua alla Calce-

struzzi… c’era tutta, mezza Sicilia!

C’erano Totò RIINA … tutti … tutti c’erano! Campo-

bellesi … Castellammaresi… (…) i marsalesi, i paler-

mitani e i catanesi… perciò, prende e sono arrivato…

Lui (riferito a Mariano AGATE, ndr) si alza dalla

sedia … non si alzava mai dalla sedia … e mi viene al-

la porta… PINU! Architetto, beddu miu.. mi abbraccia

e comincia a baciarmi tutto, (…) camminava e mentre

che entrava tutti che dicevano… ma chi è ? e mi bacia-

va tutto… io sono diventato tutto rosso.. e poi mi ha

fatto sedere accanto a lui… mettiti qua PINUZZU miu!

Mettiti qua ! Architetto mio, mettiti qua e gli ha fatto

capire a tutti che … questa era cosa mia…"(..)"… Da

allora in poi non mi ha toccato più nessuno… io ho fat-

to cose, che a nessuno davano il permesso di fare.. e

non mi hanno fatto niente a me… e ce l’aveva… un

esercito aveva u Mastru per potermi ammazzare

(…)…"

Summit di mafia a Marsala

Vita dei Santi di Renato Polizzi

Trombato per verginità altrui di Ernesto Dell'Indrolo

La Posta del Cuore di Arnulfo King Born

IL CONTRASTORUBRICA DI RESISTENZA SATIRICA

21

Page 22: l'isola 16

Il caffè letterario

Michael Zadoorian "Second Hand"

Richard è un giovane uomo, alto e smilzo, capelli ricci e arruf-

fati sul viso. Di mestiere fa lo junker, va, cioè, a caccia di og-

getti usati, di cianfrusaglie, come lui stesso le chiama, intor-

no ad esse costruisce un vero e proprio sistema filosofico,

fatto di teorie bislacche, assiomi, corollari. Non ne può fare a

meno, le cianfrusaglie sono la sua vita, i suoi spiriti guida: esse gli insegnano che

un mondo dominato dalla ricerca del nuovo, dell'ipertrendy, del fashion, va in realtà

verso le tre D, disperazione, debiti, decesso, quando invece è proprio nel riuso, nel-

le carabattole di seconda mano, che sta il senso del tempo e si manifestano le vite

degli altri che, nell'epifania di un istante, nel passaggio di mano in mano, vibrano e

continuano la loro storia. Da queste meditazioni ha origine un'affannosa ricerca o,

come la definisce lo stesso protagonista, l'arte del saccheggio: Richard ama gli og-

getti e ne fa continuamente incetta, fiondandosi con il suo furgone alle vendite per

sgombero o per causa di morte o ad i variopinti mercatini delle pulci da garage. Poi

rivende la sua mercanzia al Satori Junk, il suo negozio nei sobborghi periferici di

Detroit accanto ad una rivendita di libri usati, un ristorante tailandese, un negozio di

vinili. Ed è lì che Richard custodisce tesori d'ogni epoca, dagli anni trenta agli ottan-

ta, e di ogni tipologia, barattoli da cucina cromati, vecchi bicchieri da bar, trofei di

bowling e di majorette, carte da gioco Reddy Kilowatt, portatovaglioli kitsch a forma

di cascate del Niagara. Satori Junk viene frequentato dai clienti più disparati: tizi ta-

tuati e punkettoni, teenager alternativi, hipster, maniaci del design e nostalgici del-

la beat-generation, fattoni di ogni schiatta ed anche Theresa. Theresa è una donna

dai contorni difficili: non dorme la notte, vive in una discarica di paccottiglia e di va-

rio genere di chincaglieria ed è circondata da un numero impreciso di gatti che af-

follano la sua casa ed i suoi incubi notturni. I suoi occhi cerchiati ed il suo abbiglia-

mento hippie non occludono però la sua bellezza agli occhi di Richard, che la

vagheggia già sin dall'inizio come "la dea delle cianfrusaglie". Dopo quell'incontro

si innescherà per lui un'inarrestabile concatenazione di cambiamenti dalle impreve-

dibili ed inaspettate conseguenze raccontate godibilmente in questo splendido ro-

manzo tutto da leggere, non solo per uno stile vivace, lieve, talvolta un po’ acidulo,

ma anche per lo spessore delle riflessioni sull'uomo e sul suo rapporto con le "co-

se", con gli oggetti. La cosificazione, infatti, cioè la riduzione del mondo alle "cose"

che accumuliamo compulsivamente, l'espansione dell'io nelle cose che possedia-

mo, ha delle motivazioni profonde che fanno da impalcatura a tutta la vicenda: "Non

fa differenza se vi circondate di metalli e fibra di vetro o di bachelite e gabardine; l'ef-

fetto è lo stesso. I nostri possedimenti ci confortano, ci proteggono dalle cose brut-

te che sappiamo di non poter evitare. Io sono stato a migliaia di sgomberi, quindi so

che è solo un'illusione, ma al momento dell'acquisto sembra tangibile come l'ogget-

to che stringiamo tra le mani. Non mi credete? Ho appena scoperto che mia madre

quando ha saputo di essere malata, si è regalata una giornata di shopping selvag-

gio. Ha superato il massimale della carta di credito. Pensate un po’".

a cura di Claudia Mirrione

L'alba bianca di Times Squa-re si accese per la prima volta all'orizzonte del visitatore not-

turno sulla Settima Avenue di New York e tra la 42nd e la 47th strada in seguito a un decreto municipale del 1916 che incoraggiava ufficialmente l'utilizzo di grandi insegne luminose. È la mezzanotte del 17 agosto 2010, e anch'io, dopo chissà quanti, sto fi-nalmente solcando la mitica "Great White Way", tante volte vista in foto e filmati, ma mai dal vero. Mi trovo infatti nel cuore del Theatre District di Midtown Manhattan, dove decine di megaschermi pubblicitari,

arrampicati sui fianchi dei grattacie-li invitano, attraggono, seducono. La propaganda elettrica veicola immagi-ni prive di dubbi o incertezze, e an-che i caratteri alfabetici dei nomi dei prodotti, così ben equilibrati e sim-metrici, sembrano assumere espres-sioni e posture da navigati attori hol-lywoodiani. Gli Original Trade Mark si rincorrono in un ritmo incessante di effetti luminosi: la stella di Macy's ("The world's largest store") pulsa gi-gantesca su di me, che rimango col naso all'insù, catturato alternativa-mente da Bank of America, Toshiba, Sony, Maxell, TDK, Kodak, Coca-Cola, Ernst&Young, Chase, mentre la maesto-

sa "M" di McDonald's si molleggia spocchiosa nel suo giallo deciso, so-lare. Trovo posto sulla Scala Rossa, una sorta di gradinata in plastica che fronteggia lo show a intermittenza dei cartelloni. Su questi gradini sa-remo un centinaio, forse due. Siamo il pubblico silente, non pa-gante e sempre cangiante, assorbi-to e rischiarato a intermittenza dal-le emissioni luminose del Grande Show che ci sovrasta e non conosce pause, che procede a oltranza e sen-za intervalli, attori, scioperi di attori, maschere, fischi o applausi. Perché qui è la pubblicità, e solo lei, a fare lo spettacolo. Di questo spettacolo, decido in poco tempo, scriverò una recensione. Sì, proprio così! Dirò che qui le parole sono luce, che qui esiste solo l'imma-gine e la fruizione di essa: un coro di luci ammiccanti mi esula dal presen-te e mi traghetta direttamente in un domani radioso, riesce a sollevarmi da questa realtà per condurmi den-tro quella Pharmacy dove domani acquisterò uno sciroppo di bellez-za, dentro quella Banca che esaudirà tutti i miei desideri. Si racconta che il 6 maggio del 1626, mentre l'olandese Peter Minuit con-cludeva uno dei più sensazionali ac-quisti della storia rilevando dagli indiani indigeni la piena proprietà dell'isola di Manhattan in cambio dell'equivalente di sessanta fiorini in abiti perline asce e cianfrusaglie di vario genere, nessuno immagina-va che l'oggetto di quella memorabi-le compravendita sarebbe diventa-to, pochi secoli appresso, la culla del mondo occidentale, il crocevia della Modernità. Strano che lì dove i pellerossa non erano riusciti neppure a concepire l'idea di proprietà privata, sarebbe sorto e avrebbe fatto proseliti il Pal-coscenico del Consumo e del Capitale. Strano. Ma forse no.

Times Square Show22 | LA CULTURA

Prezzo: € 16Pagine: 318Ed.: Marcos y MarcosData: 2008

Via Narici, 2091011 Alcamo (TP)[email protected]

Tel. e Fax 0924.5087540924.23121

STUDIO DI CONSULENZA AUTOMOBILISTICA

Via Galileo Galilei, 15 ALCAMOTel/Fax 0924.514663 Cell. 3929211400

e-mail: [email protected]

Tel. 0924 21973 Cell. 327 9048912

Via Benedetto Croce, 26 - ALCAMO (TP)

Amaro Segesta, patrimonio della nostra terra

www.amarosegesta.itBevi responsabilmente.

di Giacomo Guarneri

Page 23: l'isola 16

Medicina in generale È un paese per vecchi

Per più di 30 anni gli psicologi evoluzionisti hanno portato avanti una teoria sulla sessualità umana: poiché gli uomini impiegano meno energie per la produzione di sperma rispetto a quanto le donne facciano per la formazione degli ovuli, il cervello di entrambi deve aver subito una evoluzione profonda-mente diversa nel corso della storia. Di conseguenza, sempre secondo que-sta teoria, gli uomini sarebbero più desiderosi di sesso rispetto alle donne che, invece, sarebbero più restie. Ma una serie di dati di recente acquisizio-ne potrebbe suggerire un possibile aggiornamento di questo paradigma. Quest’ultimo, difatti, non indica che uomini e donne decidano consapevol-mente come utilizzare la loro “energia sessuale” nella vita di coppia in rela-zione ai “costi” sostenuti per ottenere la riproduzione. Diversi studi hanno tentato, nel corso degli anni, di provare a dare una spiegazione ai diversi comportamenti sessuali dei partners. Fra questi, uno dei più citati in assolu-to, è quello compiuto nel 1993 da David Buss e David Schmitt, dell’Universi-tà Ann Arbor nel Michigan: essi hanno osservato una serie di studenti del li-ceo in base ai loro desideri sessuali e una delle conclusioni più importanti è stata che, in generale, gli uomini sono maggiormente desiderosi di sesso ri-spetto alle donne. Un’altra differenza emersa riguarda la fedeltà di coppia: gli uomini sembrerebbero più predisposti al tradimento fisico perché avreb-bero un maggiore interesse ad assicurarsi l’accaparramento della progenie di una donna e non lasciare la possibilità ad un altro uomo. Tuttavia, altri stu-di, come quello di Miller pubblicato sulla rivista Sex Roles, hanno dimostra-to che, in realtà, non esistono poi moltissime differenze di comportamento sessuale tra uomo e donna: ad esempio sia gli uni che le altre si sono dimo-strati ugualmente capaci di riuscire a stabilire rapporti di coppia a lungo e breve termine. Inoltre ulteriori recenti lavori, come quello condotto nel 2009 da Wood ed Eagly della Northwestern University, hanno proposto una rivisi-tazione della originaria teoria evoluzionista, affermando che, attualmente, uomini e donne hanno guadagnato nella società ruoli lavorativi molto simili e, di conseguenza, hanno anche acquisito una sempre maggiore somiglian-za nei gusti sessuali.

Dei circa 300 mila laureati, il numero di cervelli che ogni anno abbandona l'Italia ammonta a circa 35 mila. Sono laureati e ricercatori che lasciano gli atenei italiani per quelli statunitensi o europei. Se si guarda nel senso oppo-sto invece in Italia entrano solo 4 mila laureati o ricercatori. Sono dati sui quali si discute tanto, ma si agisce poco. Il rettore dell'Università di Torino, Ezio Pelizzetti, ha scritto al Presidente del Consiglio sottolineando alcuni problemi. Tra questi quello della fuga dei cervelli: "Se ogni anno 35 mila lau-reati e dottori di ricerca italiani trovano impiego in centri di ricerca prestigio-si degli Stati Uniti e dell'Europa ciò significa che il livello di alta formazione espresso dall'Università italiana è fra i più elevati al mondo". Il pensiero del rettore è rafforzato da numeri e cifre che spiega nella lettera inviata al pre-mier Silvio Berlusconi e pubblicata su La Stampa. Ognuno di questi cervelli in fuga costa circa 600 mila euro allo Stato che nello stesso tempo "elargi-sce generosamente ogni anno circa 20 miliardi di euro a Stati non certo bi-sognosi come gli Usa, l'Inghilterra, la Germani e la Francia". Ma non finisce qui perché a questo spreco di risorse umane ed economiche va aggiunto che dei 15 miliardi di euro di contributi che l'Italia versa all'Unione Europea per l'alta formazione "ne ritornano soltanto 9". Dunque lo spreco ammonta a 26 miliardi di euro. Se si immagina l'Università come un semplice motore si può pensare ai ricercatori come la benzina accantonata in un bidone e non utilizzata. Infatti mancano i concorsi pubblici. Il rettore Pelizzetti spiega poi che nelle classifiche internazionali di valutazione, gli atenei italiani "sono spesso assai penalizzati". Per fare un esempio "molte università specie an-glosassoni dispongono a volte di risorse che da sole sono pari all'intero fi-nanziamento statale dell'Università pubblica italiana, hanno un numero limi-tato e fortemente selezionato di studenti che contribuiscono con tasse di iscrizione assai elevato, vantano un rapporto docenti/studenti incommensu-rabile rispetto alle Università italiane". Sono queste le condizioni per cui gli atenei italiani vanno fuori classifica e non per la qualità della ricerca e della didattica, come dimostrano i dati Ocse secondo cui la ricerca scientifica ita-liana è al secondo posto. Ma mentre si continua a discutere della riforma universitaria si scopre che mancano i soldi per attuarla. E i cervelli italiani fuggono all'estero.

a cura di Francesco Ferrara a cura di Damiano Zito

OTTOCELLESpazio d’arte a cura di Gaetana Milazzo presso i locali dell´ex Collegio dei Gesuiti, Piazza Ciullo, AlcamoARTISTI Vera Carollo, Francesco Paolo Catalano, Fabiana Li Vigni, Gaetana Milazzo, Michelangelo Rossato, Simona Seidita.fino al 14 novembre 2010 | orari: lun-ven 9:30-13:00/16:30-20:00Info Tel: 328.6251448 – 327.1740293.

XXXV FESTIVAL DI MORGANADa Sabato 6 Novembre 2010 ad Alcamo (TP) in Piazza Castello  alle ore 18:00, va in scena l’opera dei pupi “Angelica a Parigi”Domenica 7 “Rinaldo nella Tomba di Marchino”Sabato 13 “Agricane assedia Albracca”Domenica 14 “Duello tra Orlando e Agricane”Sabato 20 “Marfisa contro Galafrone”Domenica 21 “Agramante assedia Parigi”.

SAGRA DELLA MUFFULETTAGiorno 11 novembre 2010 a Castellamare del Golfo. La muffuletta è una particolarissima focaccia con ripieno a base di cacio cavallo, ricotta, spezie e strutto.INTERNATIONAL MATCH RACEDal 28 ottobre all'1 novembre 2010 a Trapani. Una tappa del Circuito professionistico mondiale di match race maschile di grado due. Dopo l'America's Cup (2005), Trapani si e' confermata una location ideale per accogliere grandi eventi velici.

Gli eventi dei prossimi giorni

23

Page 24: l'isola 16