l'Islam Denuncia Il Terrorismo. Italian
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PARLIAMO DELL’AUTORE
HARUN YAHYA è lo pseudonimo dell'autore, Adnan Oktar, che ènato ad Ankara nel 1956. Dopo aver completato gli studi superiori adAnkara, ha studiato arte alla Mimar Sinan University di Istanbul efilosofia all‘Università di Istanbul. A partire dagli anni 1980 ha pubbli-cato molti libri su temi politici, scientifici e di fede. Harun Yahya è moltoconosciuto come autore di opere importanti che svelano l'imposturadegli evoluzionisti, le loro errate tesi, e gli oscuri legami tra il darwinis-mo e ideologie sanguinarie come il fascismo e il comunismo.
Le opere di Harun Yahya, tradotte in 57 lingue, costituiscono unacollezione di più di 45.000 pagine in totale con 30.000 illustrazioni.
Il suo pseudonimo è composto dai nomi Harun (Aronne) e Yahya
(Giovanni), in memoria dei due venerati Profeti che si batterono contro laperdita di fede dei loro popoli. Il sigillo del profeta sulle coper-tine dei suoi libri è simbolico ed è collegato ai loro contenuti.
Esso rappresenta il Corano (la Scrittura Finale) e il ProfetaMuhammad (la pace e la benedizione siano su di lui),
l'ultimo dei profeti. Sotto la guida del Corano e dellaSunna (insegnamenti del Profeta [la pace e la benedi-
zione siano su di lui]), l’autore si propone didemolire uno per uno i cardini delle ideologieatee, e di avere l’“ultima parola”, in modo damettere completamente a tacere le obiezioni soll-evate contro la religione. Egli usa il sigillo del-
l’ultimo Profeta (la pace e la benedizione sianosu di lui), che raggiunse la saggezza definitivae la perfezione morale, come segno della suaintenzione di offrire quest'ultima parola.
Tutte le opere di Harun Yahya hanno ununico obiettivo: trasmettere il messaggio del
Corano; incoraggiare i lettori a riflettere suquestioni fondamentali della fede,
come l’esistenza di Dio, l'unitàe l’Aldilà; e dimostrare quan-
to fragili sono le fondamen-ta dei sistemi atei e delle
ideologie distorte.
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Harun Yahya ha moltissimi lettori in molti paesi, dall’India all’America, dall’Inghilterraall’Indonesia, dalla Polonia alla Bosnia, dalla Spagna al Brasile, dalla Malesia all'Italia, dalla
Francia alla Bulgaria e alla Russia. Alcuni dei suoi libri sono già disponibili in inglese, francese,tedesco, spagnolo, italiano, portoghese, urdu, arabo, albanese, cinese, swahili, hausa, dhivehi (lalingua delle Mauritius), russo, serbo-croato (bosniaco), polacco, malese, turco uygur, indone-siano, bengali, danese e svedese.
Molto apprezzate in tutto il pianeta, queste opere sono state lo strumento attraverso ilquale molti hanno ritrovato la fede in Allah e hanno riguadagnato una maggior comprensionedella propria fede. La saggezza e la sincerità, accanto ad uno stile particolare e molto compren-sibile, toccano direttamente tutti coloro che le leggono. Chi riflette seriamente su questi libri nonpuò continuare a sostenere ancora l'ateismo o qualunque altra distorta ideologia o filosofia mate-rialistica, poiché questi libri sono caratterizzati da una rapida efficacia, da risultati definiti eincontrovertibilità. Anche se qualcuno continuasse a farlo, sarebbe soltanto per un attaccamen-to emotivo, dal momento che questi libri dimostrano come tali ideologie siano false dalle fon-
damenta. Tutti i movimenti contemporanei di negazione sono ora ideologicamente sconfitti, gra-zie alla collezione di libri scritti da Harun Yahya.
Non c’è dubbio che tutto ciò derivi dalla saggezza e dalla chiarezza del Corano. L’autoreintende servire modestamente come mezzo nella ricerca dell'umanità per il giusto sentiero diDio. La pubblicazione di queste opere non è intesa al guadagno materiale.
Inestimabile è il servizio reso da tutti coloro che incoraggiano altre persone a leggere questilibri, che aprono le loro menti e i loro cuori e li guidano a divenire più devoti servi di Dio.
Allo stesso tempo sarebbe soltanto una perdita di tempo e di energia diffondere altri libriche creano confusione nella mente delle persone, le portano nel caos ideologico e, evidente-mente, non hanno effetti forti e precisi nel rimuovere i dubbi dal cuore della gente, come verifi-catosi in precedenti esperienze. È impossibile che dei libri concepiti per sottolineare l’abilità let-
teraria dell’autore, piuttosto che il nobile scopo di salvare la gente dalla mancanza di fede,abbiano un così grande effetto. Quelli che ancora dubitano, possono constatare direttamentecome il solo scopo dei libri di Harun Yahya sia quello di sconfiggere la miscredenza e diffonderei valori morali del Corano. Il successo e l’efficacia di questo servizio si manifestano nella per-suasione dei lettori.
Bisogna tenere a mente una cosa: la ragione principale della persistente crudeltà, dei con-flitti e delle sofferenze che affliggono la maggioranza della gente è la prevalenza ideologica dellamiscredenza. Aquesto stato di cose si può porre fine unicamente con la sconfitta ideologica dellamiscredenza, e divulgando le meraviglie della creazione e la morale Coranica, in modo che lagente possa vivere secondo queste. Considerando l’attuale stato del mondo, che conduce in unaspirale discendente di violenza, di corruzione e di conflitto, è chiaro che questo servizio deveessere reso in modo più rapido ed efficace, prima che sia troppo tardi.
In questo sforzo, i libri di Harun Yahya assumono un ruolo centrale. Con il permesso diDio, questi libri costituiranno un mezzo tramite il quale la gente del XXI secolo raggiungerà lapace, la giustizia e la felicità promesse nel Corano.
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AL LETTORE
• Al crollo della teoria evoluzionistica viene dedicato un capitolo a sé,
poiché tale teoria costituisce la base di tutte le filosofie anti-spirituali. Poiché ilDarwinismo rifiuta la realtà della creazione e, di conseguenza, l’esistenza diDio, negli ultimi 140 anni esso ha fatto sì che molte persone abbiano abbando-nato la propria fede o siano cadute nel dubbio. Perciò, dimostrare a tutti chequesta teoria è un inganno è un servizio imprescindibile, un dovere moltoimportante. Nell’eventualità che qualcuno tra i nostri lettori abbia la possibilitàdi leggere soltanto uno dei nostri libri, riteniamo opportuno dedicare un capi-tolo alla sintesi di questo argomento.
• In tutti i libri dell’autore, gli argomenti legati alla fede vengono spiegati
alla luce dei versi Coranici, e si invitano le persone ad apprendere le parole diDio e a vivere in conformità ad esse. Tutti i temi che riguardano i versetti di Diosono spiegati in modo tale da non lasciare alcuno spazio a dubbi o interrogativinella mente del lettore. Lo stile sincero, semplice e scorrevole che viene impie-gato assicura che ognuno, di ogni età e proveniente da ogni gruppo sociale,possa comprendere facilmente i libri. Grazie al loro linguaggio efficace e lucido,li si può leggere tutti d’un fiato. Anche coloro che rifiutano rigorosamente laspiritualità vengono influenzati dai fatti che tali libri documentano, e non pos-sono contestare la veridicità dei loro contenuti.
• Questo libro, e tutte le altre opere dell’autore, possono essere lette indi-
vidualmente o discusse in gruppo. I lettori che sono desiderosi di trarre profit-to dai libri troveranno molto utile la discussione, nel senso che essi saranno ingrado di ricollegare reciprocamente le loro riflessioni ed esperienze.
• Inoltre, sarà un grande servizio all'Islam il contribuire alla pubblicazionee alla lettura di questi libri, che sono scritti soltanto per la volontà di Dio. I libridell’autore sono estremamente convincenti. Per questo motivo, per chi volessecomunicare ad altri la vera religione, uno dei metodi più efficaci è incoraggiarea leggere questi libri.
• Si spera che il lettore esamini anche le recensioni degli altri libri che si
trovano in fondo al testo. La gran quantità di materiali su argomenti di fede èmolto utile e piacevole da leggere.
• In questi libri, a differenza di molti altri, non si troveranno opinioni per-sonali dell’autore, spiegazioni basate su fonti dubbie, stili non osservanti delrispetto e della reverenza dovuti ad argomenti sacri, né argomentazioni senzasperanza, pessimistiche, che creano dubbi nella mente e distorsioni nel cuore.
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Introduzione 9
La moralità islamica: fonte di pace e sicurezza 15
La guerra nel Corano 41
Il vero volto del terrorismo che agisce in nomedella religione 59
La posizione dell’Islam nei confronti
della Gente del Libro 83
L’Islam ha stabilito la pace e l’armonianel Medio Oriente 105
Le vere radici del terrorismo:il darwinismo e il materialismo 119
Conclusione: raccomandazioni per il mondooccidentale e i musulmani 143
Il malinteso dell’evoluzione 147
I N D I C E
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ome musulmani, condanniamo energicamente gli attacchi terror-
istici sferrati contro due grandi città degli Stati Uniti d’America
l’11 settembre 2001, che hanno causato la morte di migliaia di
persone innocenti. Porgiamo quindi le nostre condoglianze alla
nazione americana.Questi attacchi hanno posto al centro dell’attenzione mondiale l’impor-
tante questione sulla vera origine del terrorismo. È stato quindi annunciato al
mondo intero che l’Islam è una religione di pace e tolleranza che invita gli indi-
vidui alla compassione e alla giustizia. Molti capi di stato, organizzazioni
mediatiche, televisioni e stazioni radio affermarono che il vero Islam
proibisce la violenza e incoraggia la pace tra gli uomini e le
nazioni. Quei circoli occidentali che hanno inteso inte-
gralmente la religione dell’Islam e si sono beneinformati circa i comandamenti di Dio
INTRODUZIONE
C
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In verità Allah ha ordinato la giustizia e la benevolenzae la generosità nei confronti dei parenti. Ha proibito ladissolutezza, ciò che è riprovevole e la ribellione. Egli vi
ammonisce affinché ve ne ricordiate.(Corano, XVI, 90)
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enunciati nel Corano hanno chiaramente specificato che le parole “Islam” e
“terrore” non sono sinonimi e che nessuna religione divina permette la vio-
lenza.
Questo libro sostiene che il terrorismo, che condanniamo, non trae origineda una religione divina e non ha spazio nell’Islam. Ciò è affermato chiaramente
nel Corano, la fonte principale dell’Islam, ed è evidente nella pratica di tutti i
veri governanti musulmani, il più eminente dei quali fu il Profeta Muhammad
(che Dio lo benedica e gli conceda la pace). Il presente testo rivela, alla luce dei
versetti del Corano e di esempi tratti dalla storia, che l’Islam, non solo proibisce
il terrorismo, ma anzi mira a stabilire la pace e la sicurezza nel mondo.
Come è noto, per secoli, molti gruppi con distinti propositi hanno condot-
to numerosi atti terroristici in diverse parti del mondo. Organizzazioni comu-
niste, gruppi fascisti, estremisti e fazioni separatiste si sono assunti la respon-
sabilità degli attentati. Mentre paesi come l’America sono divenuti spesso il
bersaglio di attacchi da parte di gruppi marginali di ispirazione razzista, i paesi
europei sono stati al centro di violenti attentati perpetrati da consistenti fazioni
terroristiche. L’organizzazione rivoluzionaria 17 Novembre in Grecia, la RAF
(Rote Armee Fraktion) e i Neo-Nazisti in Germania, la ETA in Spagna, le
Brigate Rosse in Italia e molte altre organizzazioni hanno tentato di attirare l’at-tenzione sul loro messaggio avvalendosi del terrore e della violenza, causando
la morte di persone indifese e innocenti. La natura del terrorismo si trasforma
in accordo con i mutamenti delle condizioni mondiali e incrementa il suo
impatto e potere grazie ai nuovi strumenti resi accessibili dallo sviluppo tec-
nologico. In particolare, i mezzi di comunicazione di massa, come Internet,
estendono considerevolmente l’ambito e l’influenza delle attività terroristiche.
Oltre alle organizzazioni occidentali, esistono altri gruppi di origine
mediorientale, i quali estendono i loro attacchi terroristici ad ogni angolo delmondo. Purtroppo, il fatto che gli autori di tali azioni terroristiche abbiano
identità cristiane, giudaiche o musulmane ha indotto alcuni ad avanzare affer-
mazioni che non concordano con le religioni divine. La verità è che se anche i
terroristi recassero nomi musulmani, il terrore da essi perpetrato non potrebbe
essere etichettato come “terrore islamico”, così come “terrore ebraico” nel caso
in cui i responsabili fossero ebrei o “terrore cristiano” se si trattasse di cristiani,
e ciò in quanto, come vedremo in seguito, lo sterminio di persone innocenti
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Le cause di un atto di terrorismo devono cercarsi nelle
ideologie antireligiose. La religione promuove l’amore,
la compassione, il perdono e uno stile di vita conforme
a principi morali elevati. Il terrorismo, al contrario,
sostiene la crudeltà e la violenza, provocando sofferen-
za, spargimenti di sangue e massacri.
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in nome di una religione divina è
inaccettabile.
Si deve ricordare che, tra quan-
ti furono uccisi a New York e
Washington, alcuni amavano il
Profeta Gesù (cristiani), altri il
Profeta Mosè (ebrei) e altri ancora il
Profeta Muhammad (musulmani),
che Dio lo benedica e gli conceda la
pace. Senza il perdono da Dio, l’uc-
cisione di persone innocenti costitu-
isce un grave peccato che conduce ai
tormenti dell’Inferno. Nessuna persona religiosa e timorosa di Dio potrebbe
compiere un tale atto.
Gli aggressori possono commettere una simile violenza solo con l’inten-
zione di attaccare la religione stessa. Si potrebbe ipotizzare che lo scopo di
costoro sia di presentare la religione come malvagia agli occhi della gente,
per indurre un distacco da essa e per ingenerare odio nei confronti dei fedeli.
Ne consegue che, dietro la facciata religiosa, ogni aggressione contro cittadi-
ni americani o altri innocenti altro non è che un attacco contro la religione.
La religione ordina l’amore, la misericordia e la pace, mentre il terrore, al
contrario, è crudele, spietato e richiede spargimenti di sangue e miseria. Stando
così le cose, le origini di un atto terroristico vanno ricercate nella miscredenza
piuttosto che nella fede. Potenziali perpetratori dovrebbero piuttosto consider-
arsi quanti considerano la vita da una prospettiva fascista, comunista, razzista
o materialista. Il nome o l’identità di chi preme il grilletto non ha importanza.
Chiunque sia capace di assassinare persone innocenti a sangue freddo è unmiscredente, non certo un credente. Si tratta di un assassino privo del timore
di Dio, la cui principale ambizione è lo spargimento di sangue e la rovina. Per
tale ragione il concetto di “terrore islamico” è fallace e contraddice il messag-
gio dell’Islam, il quale rifiuta nella maniera più assoluta il terrorismo.
Al contrario, il terrore (vale a dire, lo sterminio di persone innocenti) cos-
tituisce un grave peccato nell’Islam e i musulmani devono assumersi la respon-
sabilità di prevenire tali atti, diffondendo la pace e la giustizia nel mondo.
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Mangiate e bevete il sostentamento di Allahe non spargete la corruzione sulla terra.
(Corano, II, 60)
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uanti affermano di agire in nome della religione possono, in
realtà, ignorarla completamente compiendo di conseguenza atti
riprovevoli. È dunque sbagliato farsi un’idea della religione
traendo costoro ad esempio. Il modo migliore per comprendere una religione
è lo studio della sua fonte divina.
La fonte divina dell’Islam è il Corano, il quale si fonda su concetti quali
moralità, amore, compassione, umiltà, sacrificio, tolleranza e pace. Un
musulmano che viva veramente in conformità con questi precetti
sarà gentile, sollecito, modesto, giusto, degno di fede e
aperto, così da diffondere intorno a sé l’amore, il
rispetto, l’armonia e la gioia di vivere.
Q
LA MORALE
ISLAMICA:
FONTE DI PACE E
SICUREZZA
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L’Islam è la religione della pace
Il terrore, nel suo senso più ampio, consiste in un atto di violenza commes-
so a scopo politico contro obiettivi non militari. In altre parole, gli obiettivi delterrore sono civili innocenti il cui solo crimine è, agli occhi dei terroristi, di rap-
presentare “l’altra parte”.
Per questo, il terrore implica l’assoggettamento di persone innocenti
mediante la violenza, il che è un atto privo di qualsiasi giustificazione morale.
Nel caso dei misfatti commessi da Hitler o Stalin, ciò si considera un crimine
contro l’umanità.
Lo scopo dei terroristi è la creazione di un
mondo di violenza, conflitto, caos e paura.
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Il Corano è un libro rivelato per guidare la gente al vero cammino e in esso
Dio comanda agli uomini di adottare una condotta morale esemplare. Talemoralità si basa su concetti quali l’amore, la compassione, la tolleranza e la
misericordia.
La parola "Islam" deriva da un termine arabo che significa “pace”. L’Islam
è una religione rivelata al genere umano al fine di presentare un modello di
vita pacifico mediante il quale l’infinita compassione e la misericordia di Dio
possano farsi manifeste sulla Terra. Dio invita tutti a conformarsi a quella
morale islamica mediante la quale la compassione, la misericordia, la pace e la
tolleranza possono essere sperimentate in tutto il mondo. Nella Sura Al-Baqara, versetto 208, Dio si rivolge ai credenti dicendo:
“O voi che credete! Entrate tutti nella Pace. Non seguite le tracce diSatana. In verità egli è il vostro dichiarato nemico”.
Come affermato in questo versetto, la sicurezza può essere assicurata solo
“entrando nell’Islam”, vale a dire, vivendo in accordo con i valori del Corano,
i quali prescrivono a ogni musulmano la responsabilità di trattare gli uomini,
musulmani o no, in maniera giusta e gentile, proteggendo il bisognoso e l’in-
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Una società in cui i valori morali dell’Islam sono veramente onorati è caratterizzata dalla
pace, dal perdono, dall’amore, dalla compassione, da un reciproco aiuto e dalla gioia.
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nocente ed “evitando di disseminare la corruzione”. Quest’ultima include
ogni forma di anarchia e terrore che metta a repentaglio la sicurezza, il
benessere e la pace, in quanto: “Allah non ama la corruzione.” (Corano, II, 205)
L’omicidio ingiustificato rappresenta uno dei più ovvi esempi di cor-ruzione. Dio reitera nel Corano un comandamento precedentemente rivelato
agli ebrei nell’Antico Testamento:
“... chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che
non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse uccisol'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salva-
to tutta l'umanità...”. (Corano, V, 32)
Come questo versetto rivela: “chiunque uccida un uomo che non abbia
ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra” commetteun crimine grave, come se avesse ucciso l’intero genere umano.
Risulta quindi ovvio quanto siano peccaminosi gli omicidi, i massacri e
quelle azioni commesse dai terroristi volgarmente note come “attacchi suici-
di”. Dio ci informa come il terrorismo sarà punito nell’Altra Vita:
“Non c'è sanzione se non contro coloro che sono ingiusti con gli uomi-ni e, senza ragione, spargono la corruzione sulla terra: essi avranno
doloroso castigo”. (Corano, XLII, 42)
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In Sura Ma'ida, versetto 32, Dio dice che chiunque
uccida qualcuno ingiustamente è come se avesse
assassinato l’intero genere umano. Uccidere anche un
solo individuo è del tutto opposto all’insegnamento
morale del Corano.
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Tutto ciò rivela che organizzare atti di terrore contro persone innocenti è
assolutamente contrario all’Islam ed è improbabile che un vero musulmano
possa commettere tali crimini. Al contrario, i musulmani hanno la responsabil-
ità di fermare queste persone, estirpando ”ogni corruzione sulla terra” pergarantire la pace e la sicurezza a tutti i popoli del mondo. L’Islam non può ric-
onciliarsi con il terrore, deve costituire piuttosto la soluzione per prevenirlo.
Dio ha condannato la malvagità
Dio ha ordinato alla gente di evitare il male: l’oppressione, la crudeltà,
l’omicidio e il massacro sono proibiti. Egli ha designato coloro che disubbidis-
cono ai suoi comandamenti come coloro che “seguono le tracce di Satana”, iquali adottano una condizione chiaramente definita nel Corano come pecca-
minosa. Tra i numerosi versetti del Libro su questo argomento ricordiamo:
“Coloro che infrangono il patto di Allah dopo averlo accettato, spezzano
ciò che Allah ha ordinato di unire e spargono la corruzione sulla terra - quelli
saranno maledetti e avranno la peggiore delle dimore”. (Corano, XIII, 25)
“Mangiate e bevete il sostentamento di Allah e non spargete la cor-ruzione sulla terra”. (Corano, II, 60)
“Non spargete la corruzione sulla terra, dopo che è stata resa pros-pera. InvocateLo con timore e desiderio. La misericordia di Allah èvicina a quelli che fanno il bene”. (Corano, VII, 56)
Quanti credono di poter ottenere il successo causando rivolgimenti ed
oppressione e uccidendo persone innocenti commettono un grave errore. Dio
ha proibito tutti questi atti ispirati al terrorismo e alla violenza, condannando
i responsabili in questi termini: "Allah non rende prospero l'operato dei cor-
ruttori." (Corano, X, 81)Ai nostri giorni, tuttavia, è possibile testimoniare atti di terrorismo, geno-
cidi e massacri in ogni parte del mondo. Persone innocenti sono brutalmente
uccise e paesi interi affogano nel sangue per l’odio etnico instillato artificial-
mente tra le comunità locali. Questi orrori in paesi di storia, cultura e struttura
sociale differente possono avere ragioni diverse e particolari, è nondimeno evi-
dente che la causa fondamentale è la progressiva perdita di quella morale con-
forme ai precetti coranici fondata sull’amore, il rispetto e la tolleranza. Come
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conseguenza della scomparsa della religione, si assiste all’emersione di comu-
nità prive del timore di Dio, convinte di non dover rendere conto delle proprieazioni nell’Altra Vita. Credendo di “non dover rendere conto a nessuno delle
proprie azioni” tendono ad agire senza compassione, morale o coscienza.
L’esistenza di ipocriti che, pur agendo in nome di Dio e della religione, in
realtà si organizzavano per commettere iniquità condannate da Dio, è rivelata
nel Corano. Un versetto parla di una banda composta di nove persone le quali
intendevano assassinare il Profeta (che Dio lo benedica e gli conceda la pace)
giurando in nome di Dio:
Vi sono apparentemente molte ragioni per gli atti di terrore che
hanno causato la perdita di centinaia di migliaia di vite. Quanti
perpetrano tali atti non hanno timore di Dio e la moralità propria
della religione gli è del tutto estranea.
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“Nella città c'era una banda di nove persone che spargevano corruzione
sulla terra e non facevano alcun bene. Dissero, giurando fra loro [in
nome] di Allah: «Attaccheremo di notte, lui e la sua famiglia. Poi diremo
a chi vorrà vendicarlo: "Non siamo stati testimoni dello sterminio dellasua famiglia. Davvero siamo sinceri"». Ordirono una trama e Noi ordim-
mo una trama senza che se ne accorgessero”. (Corano, XXVII, 48-50)
Come indicato da questo incidente descritto nel Corano, il fatto di agire o
giurare “nel nome di Dio”, in altre parole di avvalersi di un linguaggio simile per
fare mostra di profonda religiosità, non significa che il frutto di tale operato sia
conforme alla religione. Anzi, ciò può rivelarsi del tutto contrario alla volontà di
Dio e alla moralità della fede. La verità è insita nelle azioni, le quali, qualora
spargano “corruzione sulla terra e non facciano alcun bene”, come il versetto
rivela, sono ben lungi dalla vera religione, al cui servizio non sono certo rivolte.
È del tutto impossibile per chi abbia timore di Dio e comprenda la moral-
ità dell’Islam sostenere la violenza o la malvagità, o prendere parte in tali
azioni. Per questa ragione, l’Islam è la vera soluzione al terrorismo. Una volta
spiegata la sublime moralità del Corano, è impossibile accostare il vero Islam a
quanti assecondano o fanno parte di gruppi che mirano all’odio, alla guerra e
al caos, in quanto Dio ha proibito la malvagità:“Quando ti volge le spalle, percorre la terra spargendovi la corruzione esaccheggiando le colture e il bestiame. E Allah non ama la corruzione. E
quando gli si dice: "Temi Allah", un orgoglio criminale lo agita.
L'Inferno gli basterà, che tristo giaciglio!”. (Corano, II, 205-206)
Come chiarito dai versetti di cui sopra, è impossibile, per chi abbia timo-
re di Dio, ignorare anche la pur minima azione che possa arrecare danno al
genere umano. Chi non crede in Dio e nell’Altra Vita, tuttavia, può rendersi
responsabile di ogni genere di malvagità, dal momento che si crede privo diogni responsabilità.
Il primo passo da prendere per liberare il mondo dal flagello del terroris-
mo riguarda l’educazione: sbarazzandosi di quei devianti credi ateistici prop-
agati in nome della religione e insegnando la vera moralità coranica e il timo-
re di Dio.
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uanti non si interessano degli eventi se non quando li
concernono direttamente sono privi di quel discernimen-
to che è intimamente legato all’altruismo, alla fratellanza, all’amicizia e
al servizio insito nella religione. Nel corso della loro intera esistenza, tali
persone tentano solo di soddisfare il loro io sprecando le loro risorse, del tutto
inconsapevoli dei pericoli incombenti sull’umanità.
Nel Corano, tuttavia, Dio loda la morale di quanti si sforzano per diffondere
il bene, si interessano degli eventi che avvengono intorno a loro e invitano la
gente al retto cammino. In un versetto è proposta una metafora che descrive col-
oro che si attengono a tale condotta e quanti la trascurano:
“E Allah vi propone la metafora di due uomini: uno di loro è muto, buono a
nulla, a carico del suo padrone e ovunque lo si invii non combina niente di
buono. E' forse uguale a chi comanda con giustizia [e cammina] sulla retta
via?”. (Corano, XVI, 76)
Come si deduce dal suddetto versetto, coloro che sono “sulla retta via” sono i
devoti alla loro religione, che temono Dio, tengono in alta considerazione i valori
spirituali e sono pronti al servizio degli altri. In generale, tali persone si mettono
al servizio del genere umano cui recano grandi benefici. È quindi molto impor-
tante che gli uomini imparino a conoscere la vera religione per conformarsi alla
morale del Corano – la Rivelazione divina finale. Nel Corano, Dio definisce
coloro che vivono in accordo a tale morale nei termini seguenti:
“Essi sono coloro che quando diamo loro potere sulla terra,
assolvono all'orazione, versano la decima, raccoman-
dano le buone consuetudini e proibiscono ciò che è
riprovevole. Appartiene ad Allah l'esito di
tutte le cose”. (Corano, XXII, 41)
La responsabilitàdei credenti
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Dio ci ordina di compiere buone azioni
Un musulmano è colui che si attiene ai comandi di Dio, si sforza
scrupolosamente di vivere in conformità alla morale coranica, in pace ed armo-nia, rendendo così il mondo più bello e in costante progresso. Il suo scopo è di
condurre la gente alla bellezza, alla bontà e al benessere. Il Corano dice:
“... Sii benefico come Allah lo è stato con te e non corrompere la terra.
Allah non ama i corruttori”. (Corano, XXVIII, 77)
HARUN YAHYA (ADNAN OKTAR) ● 23
Quanti hanno messo a repentaglio la vita dei civili, in special modo dei bambini, devono
chiedersi che crimini costoro abbiano commesso. I crimini commessi contro persone
innocenti non verranno giudicati alla presenza di Dio?
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Chiunque aderisca alla fede islamica desidera ottenere il compiacimento e
la compassione di Dio per entrare in Paradiso. Deve quindi costantemente
sforzarsi al fine di conformare la sua moralità a quella divina mentre risiede in
questo mondo. Le chiare manifestazioni di tale impegno sono la compassione,la pietà, l’onestà, il perdono, l’umiltà, il sacrificio e la pazienza. Il credente
assumerà un comportamento corretto nei confronti degli altri, tenterà di com-
piere buone azioni e di diffondere la bontà. Nei Suoi versetti, Dio comanda:
“Non abbiamo creato i cieli e la terra e quello che vi è frammezzo senon con la verità. In verità l'Ora si avvicina, perdona dunque mag-nanimamente”. (Corano, XV, 85)
“... Siate buoni con i genitori, i parenti, gli orfani, i poveri, i vicini
vostri parenti e coloro che vi sono estranei, il compagno che vi staaccanto , il viandante e chi è schiavo in vostro possesso. In veritàAllah non ama l'insolente, il vanaglorioso”. (Corano, IV, 36)
“... Aiutatevi l'un l'altro in carità e pietà e non sostenetevi nel pecca-to e nella trasgressione. Temete Allah, Egli è severo nel castigo”.(Corano, V, 2)
L'ISLAM DENUNCIA IL TERRORISMO ● 24
Secondo l’insegnamento morale dell’Islam, le qualità più importanti sono
l’amore, la compassione, l’aiuto reciproco, la tolleranza e il perdono. In
una società in cui tale moralità sia vissuta in modo appropriato è impossi-
bile trovare le basi della violenza e del conflitto.
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Come risulta evidente dai versetti sopra citati, Dio desidera che quanti
credono in Lui si comportino in maniera retta, cooperino tra loro nel con-
seguire il bene ed evitino la corruzione. Nella Sura al-Anam, versetto 160, Dio
promette che: "Chi verrà con un bene, ne avrà dieci volte tanto e chi verrà conun male ne pagherà solo l'equivalente. Non verrà fatto loro alcun torto."
Nel Corano, Dio descrive Se Stesso come Colui Che conosce "i segretidei cuori degli uomini" e ammonisce di “evitare ogni genere di male”. Unmusulmano, ovvero “uno che si sottomette a Dio” , deve quindi fare tutto
il possibile per combattere il terrorismo.
Un musulmano, essendosi sottomesso a Dio, non rimane indifferente a
quanto accade intorno a lui né può pensare chenulla importa purché non gli
rechi danno. Egli è il Suo rappresentante e un ambasciatore del bene. Non puòdunque mostrare indifferenza di fronte alla crudeltà e al terrorismo. In realtà,
il musulmano è il più grande nemico del terrorismo in quanto esso uccide gli
innocenti. L’Islam si oppone a ogni forma di terrorismo e tenta di prevenirlo al
suo insorgere, in altre parole, sul piano delle idee. Ordina quindi di stabilire la
pace e la giustizia, di evitare la discordia, il conflitto e l’iniquità.
Dio comanda di essere giusti
La vera giustizia descritta nel Corano ordina al genere umano di compor-
tarsi in modo lecito, senza operare discriminazioni tra gli uomini, di pro-
teggere i diritti delle persone, di non permettere la violenza indipendente-
mente dalle circostanze, di prendere posizione a fianco degli oppressi contro
gli oppressori e di aiutare chi ha bisogno. Questa giustizia cerca di difendere i
diritti delle parti in conflitto una volta giunte a un accordo, mettendo in chiaro
ogni termine della risoluzione ottenuta ed evitando ogni tipo di pregiudizio,
procedendo in tal modo in maniera oggettiva, onesta, tollerante, misericor-
diosa e compassionevole.
Per esempio, se si ha la capacità di risolvere un problema con moder-
azione, ma si è soggetti all’influenza delle emozioni e delle passioni, non si
potrà giungere a una decisione equa. Per questa ragione, un governante deve
essere in grado di mettere da parte i punti di vista e i giudizi tendenziosi. Deve
trattare equanimamente entrambe le parti qualora vi sia un richiesta di aiuto,
sostenere ciò che è giusto in ogni circostanza senza deviare dal cammino del-
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l’onestà e della veridicità. Una persona dovrebbe incorporare i valori del
Corano nella propria anima in modo tale da considerare gli interessi delle altre
parti al di sopra dei propri, anche nel caso in cui ciò si volga a suo detrimento.
Dio comanda in Surat an-Nisa’, versetto 58: "... giudicate con equità
quando giudicate tra gli uomini…". In un altro versetto, Dio ordina ai credenti
di agire con giustizia anche contro i propri interessi:
“O voi che credete, attenetevi alla giustizia e rendete testimonianzainnanzi ad Allah, foss'anche contro voi stessi, i vostri genitori o i vostri
parenti, si tratti di ricchi o di poveri! Allah è più vicino [di voi] agli unie agli altri. Non abbandonatevi alle passioni, sì che possiate essere
giusti. Se vi destreggerete o vi disinteresserete, ebbene Allah è ben
informato di quello che fate”. (Corano, IV, 135)Nel Corano, Dio offre una dettagliata descrizione della giustizia e informa
i credenti dell’attitudine da adottare qualora si incontrino incidenti sul proprio
cammino mantenendosi equi. Tale guida rappresenta un grande aiuto per i cre-
denti e una misericordia da parte di Dio. Per questa ragione, coloro che cre-
dono sono responsabili di esercitare la giustizia integralmente per ottenere
l’approvazione di Dio e condurre una vita pacifica e serena.
La giustizia che Dio ordina nel Corano si applica equanimamente a tutti
gli uomini, senza considerazione di lingua, razza o etnia e non varia secondo illuogo, il tempo e il popolo. Anche ai nostri giorni vi sono popoli soggetti a trat-
tamenti crudeli e ingiusti a causa del colore della loro pelle o della loro razza.
Dio, tuttavia, ci informa nel Corano che il proposito della creazione di
popoli e tribù differenti è “che si conoscano l’un l’altro”. Nazioni e genti
diverse, tutte serve di Dio, dovrebbero conoscersi reciprocamente, vale a dire,
comprendere le varie culture, lingue, tradizioni e attitudini. In breve, uno dei
propositi della creazione delle razze e delle nazioni non è il conflitto ma la ric-
chezza culturale. Tale variazione è una munificenza della creazione di Dio. Che
uno sia più alto di un altro o che la pelle sia gialla o bianca non è né un fattore
di superiorità rispetto agli altri né di inferiorità. Ogni caratteristica personale è
il risultato della creazione di Dio e tali variazioni non hanno un’importanza
fondamentale. Un credente sa che l’eccellenza dipende solo dal timore di Dio
e dalla forza della fede, come è affermato nel seguente versetto:
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“O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo
fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. PressoAllah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme. In verità Allah è sapi-
ente, ben informato”. (Corano, XLIX, 13)
Come Dio ci informa, la comprensione della giustizia da Lui raccomanda-
ta richiede uguaglianza, tolleranza e pace nei confronti di chiunque, senza
alcuna discriminazione.
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L’odio provato nei confronti di una comunità non
previene i credenti dall’esercitare la giustizia
L’odio e l’ira sono le principali fonti del male, le quali impediscono all’uo-mo di prendere giuste decisioni e di pensare e ’agire razionalmente. È facile
commettere ogni tipo di ingiustizia verso chi si considera un nemico. Lo si può
accusare di atti che mai ha commesso o fornire intenzionalmente falsa testi-
monianza contro un innocente. Per tale inimicizia, si può opprimere in maniera
insostenibile. Alcuni evitano di testimoniare in favore di coloro con cui sono in
disaccordo, seppure innocenti, occultando le prove della loro incolpevolezza.
Si compiacciono inoltre della miseria di costoro, dell’ingiustizia patita o della
grave sofferenza. Il loro timore principale è, d’altra parte, che giustizia sia fattae l’innocenza provata.
Per queste ragioni è difficile per chi vive in società corrotte avere fiducia
negli altri. Si teme costantemente di cadere vittima di qualcuno. Con la perdi-
ta della fiducia reciproca sentimenti umani quali la tolleranza, la compassione,
la fratellanza e la cooperazione vengono sostituiti dall’odio.
Ciò che si prova nel cuore nei confronti di una persona o di una comunità
non dovrebbe in ogni caso mai influire sulle decisioni del credente. Per quan-
to ostile o immorale possa essere la persona considerata, il credente dovrebbemettere da parte i propri sentimenti per agire in maniera equa, raccomandan-
do ciò che è giusto. I suoi sentimenti non dovrebbero oscurare la sua saggezza
e coscienza, la quale gli ispira costantemente di attenersi alle buone maniere e
ai comandamenti di Dio espressi nel Corano. Nella Surah Al-Mâ'ida, si ordina:
“O voi che credete, siate testimoni sinceri davanti ad Allah secondo
giustizia. Non vi spinga all'iniquità l'odio per un certo popolo. Siate
equi: l'equità è consona alla devozione. Temete Allah. Allah è ben infor-
mato su quello che fate”. (Corano, V, 8)Come indicato nel versetto, la giusta attitudine consiste nel conformarsi al
timore di Dio. Una persona di fede sa che per compiacere Dio è necessario
agire con equità. Tale atteggiamento ispira inoltre fiducia negli altri, i quali si
sentono a loro agio in sua presenza e gli affidano responsabilità, giungendo a
ottenere il rispetto anche da parte dei nemici. Una simile condotta potrà essere,
per alcuni, una fonte d’ispirazione per la fede.
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L’Islam difende la libertà di pensiero
L’Islam è una religione che garantisce la libertà di pensiero e di vita.
Stabilisce regole per prevenire e proibire le tensioni, le dispute, le calunnie e il
pensiero negativo. Così come si oppone fermamente al terrorismo e a ogni atto
di violenza, proibisce anche la seppur minima pressione ideologica:“Non c'è costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dal-l'errore”. (Corano, II, 256)
“Ammonisci dunque, ché tu altro non sei che un ammonitore e nonhai autorità alcuna su di loro”. (Corano, LXXXVIII, 21-22)
Il costringere la gente a credere nella religione o ad adottare le sue creden-
ze è del tutto contrario all’essenza e allo spirito dell’Islam, per il quale la vera
fede è possibile unicamente mediante il libero arbitrio e la libertà di coscienza.
I musulmani, naturalmente, possono consigliare e incoraggiare gli altri a fare
propria la moralità coranica, della cui esposizione, nel miglior modo possibile,
sono responsabili tutti i credenti. Ciò significa mostrare la bellezza della reli-
gione alla luce del versetto: "Chiama al sentiero del tuo Signore con la saggez-
za e la buona parola..." (Corano, XVI, 125), pur tenendo a mente il versetto:
"Non sta a te guidarli, ma è Allah che guida chi vuole." (Corano, II, 272)
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Se il tuo Signore volesse, tutti coloro
che sono sulla terra crederebbero. Sta
a te costringerli ad essere credenti?
(Corano, X, 99)
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I musulmani non ricorrono mai alla coercizione, né a qualsiasi forma di
pressione fisica o psicologica. Inoltre non si avvarranno mai di privilegi mon-
dani per volgere qualcuno alla religione. Al ricevere un responso negativo,
dovranno rispondere in accordo al versetto: "a voi la vostra religione, a me la
mia." (Corano, CIX, 6)Nel mondo in cui viviamo convivono diverse credenze: il cristianesimo, il
giudaismo, il buddismo, l’induismo, l’ateismo, il deismo e addirittura il
paganesimo. I musulmani devono quindi essere tolleranti nei confronti di tutti
i credi che incontrano, indipendentemente dalla loro natura, mostrandosi dis-
posti al perdono, alla giustizia e allo spirito umanitario. Tale responsabilità
consiste nell'invogliare la gente alla bellezza della religione di Dio mediante la
pace e la tolleranza. La decisione se credere o accettare tali verità spetta all’al-
tra parte. Il tentativo di forzare una persona a credere o imporgli un certa con-dotta è una violazione della moralità coranica. Dio ricorda ai credenti:
“Se il tuo Signore volesse, tutti coloro che sono sulla terra credereb-bero. Sta a te costringerli ad essere credenti?”. (Corano, X, 99)
“Ben conosciamo quello che dicono: tu non sei tiranno nei loro con-fronti! Ammonisci dunque con il Corano chi non teme la Mia minac-cia”. (Corano, L, 45)
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Indipendentemente dalla religione o dalla fede in cui una persona crede, sia essa ebrea,
cristiana, buddista o induista, i musulmani sono invitati nel Corano ad essere tollerantie perdonatori e a comportarsi nei loro confronti con giustizia e umanità.
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Un modello di società in cui la gente è forzata a credere contraddice com-
pletamente l’Islam. La fede e l’adorazione dovrebbero essere rivolte a Dio
unicamente per la libera volontà dell’individuo. In un un sistema sociale in
cui si impone una determinata condotta in materia di fede, la gente accetta soloper paura delle conseguenze. Da un punto di vista religioso, ciò che realmente
conta è il vivere la religione in vista del compiacimento di Dio in una con-
dizione di assoluta libertà di coscienza.
La storia dell’Islam offre numerosi esempi di tolleranza da parte dei gov-
ernatori musulmani, i quali rispettarono tutte le religioni e stabilirono la libertà
di culto. Per esempio, Thomas Arnold, un missionario britannico al servizio
del governo indiano, descrisse tale condizione con queste parole:
“Ma di un qualsiasi tentativo sistematico di imporre l’accettazionedell’Islam alla popolazione non-musulmana, o di una qualsivogliapersecuzione volta a sopprimere la religione cristiana, non abbiamomai udito nulla. Avessero i califfi deciso di adottare un tale corso diazione, avrebbero spazzato via la cristianità con la stessa facilità concui Ferdinando e Isabella espulsero l’Islam dalla Spagna, o Luigi XIVpenalizzato il Protestantesimo in Francia, o l’Inghilterra bandito gli
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Nel 1492, gli ebrei che rifiutarono di convertirsi furono esiliati dalla Spagna da re Ferdinando e
dalla regina Isabella (sopra). Gli ebrei furono accolti dall’impero Ottomano, un rifugio di giustizia
islamica e tolleranza.
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ebrei per 350 anni. Le chiese orientali in Asia era interamente separate
dalla comunione con il resto della cristianità, in cui nessuno avrebbe
levato un dito in loro favore, in quanto eretiche. Ne consegue che la
sopravvivenza di queste chiese fino ai giorni nostri è una prova evi-dente dell’attitudine generalmente tollerante dei governi islamici nei
loro confronti”.1
Dio proibisce l’omicidio di persone innocenti
Secondo il Corano, uccidere una persona innocente costituisce uno dei
peccati più gravi :
“... chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che
non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso
l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse sal-
vato tutta l'umanità. I Nostri messaggeri sono venuti a loro con le
prove! Eppure molti di loro commisero eccessi sulla terra”. (Corano,
V, 32)
“... coloro che non invocano altra divinità assieme ad Allah; che non
uccidono, se non per giustizia, un' anima che Allah ha reso sacra; enon si danno alla fornicazione. E chi compie tali azioni avrà una
punizione”. (Corano, XXV, 68)
Come si deduce dai succitati versetti, l’uccidere immotivatamente una
persona innocente è passibile di gravi tormenti. Dio ci informa che l’uccisione
anche di un singolo uomo è un male pari alla distruzione dell’intero genere
umano. Una persona osservante dei limiti posti da Dio non può arrecare danno
neppure a un singolo essere umano, per non parlare del massacro di migliaia
di innocenti. Quanti credono di poter evitare la giustizia e quindi la punizione
in questo mondo non avranno mai successo, in quanto dovranno rendere conto
delle loro azioni alla presenza di Dio. Per tale ragione, i credenti, i quali sanno
di dover rispondere dei loro atti dopo la morte, sono molto meticolosi nel-
l’osservare i limiti posti da Dio.
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Dio comanda ai fedeli la compassione e la misericordia
In un versetto coranico la moralità islamica è descritta nei termini seguenti:
“… coloro che credono e vicendevolmente si invitano alla costanza e
vicendevolmente si invitano alla misericordia. Costoro sono i compag-
ni della destra”. (Corano, XC, 17-18)
Come si nota da questo versetto, una delle caratteristiche principali di
quella moralità volta a garantire la salvezza ai credenti nel Giorno del Giudizio
e l’ingresso al Paradiso è l’invitarsi " vicendevolmente alla misericordia ".
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La moralità islamica contempla una vita di pace,
benessere, amore e gioia per tutti i popoli...
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La vera origine della compassione è l’amore di Dio, da cui deriva l’amore
per la Sua creazione. Chi ama Dio sente un legame diretto e una vicinanza alle
cose da Lui create. Questo sentimento e questa prossimità al Signore, creatore
del genere umano, induce ad assumere una moralità retta in accordo con leingiunzioni coraniche. Da una tale condotta deriva quindi la compassione.
Questo modello di moralità, pieno di amore, compassione e sacrificio, è espos-
to nei seguenti versetti:
“Coloro di voi che godono di favore e agiatezza, non giurino di non
darne ai parenti, ai poveri e a coloro che emigrano sul sentiero di Allah.Perdonino e passino oltre! Non desiderate che Allah vi perdoni? Allah
è perdonatore, misericordioso”. (Corano, XXIV, 22)
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… mentre il terrorismo anela ad una società dominata dalla
violenza, dalla paura, dall ’ansietà e dal caos.
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“... quanti prima di loro abitavano il paese e [vivevano] nella fede,che amano quelli che emigrarono presso di loro e non provano incuore invidia alcuna per ciò che hanno ricevuto e che [li]
preferiscono a loro stessi nonostante siano nel bisogno. Coloro chesi preservano dalla loro stessa avidità, questi avranno successo.”(Corano, LIX, 9)
“... quelli che hanno dato loro asilo e soccorso, loro sono i veri cre-denti: avranno il perdono e generosa ricompensa”. (Corano, VIII, 74)
“Adorate Allah e non associateGli alcunché. Siate buoni con i geni-tori, i parenti, gli orfani, i poveri, i vicini vostri parenti e coloro chevi sono estranei, il compagno che vi sta accanto, il viandante e chi è
schiavo in vostro possesso. In verità Allah non ama l'insolente, ilvanaglorioso”. (Corano, IV, 36)
“Le elemosine sono per i bisognosi, per i poveri, per quelli incaricatidi raccoglierle, per quelli di cui bisogna conquistarsi i cuori, per ilriscatto degli schiavi, per quelli pesantemente indebitati, per [lalotta sul] sentiero di Allah e per il viandante . Decreto di Allah!Allah è saggio, sapiente”. (Corano, IX, 60)
L’elevata moralità richiesta ai credenti, secondo le parole del Corano, deri-
va dal loro profondo amore di Dio. Grazie a tale devozione, si attengonoscrupolosamente a quanto rivelato nel Corano. I credenti si sforzano di evitare
che la gente provi un debito di gratitudine nei loro confronti per la compas-
sione dimostrata e l’aiuto offerto e non si aspettano neppure di essere
ringraziati. Il loro vero scopo è ottenere il compiacimento di Dio tramite la
moralità, sapendo di dover essere chiamati a rendere conto della loro condot-
ta nel Giorno del Giudizio. Nel Corano Dio ha espressamente rivelato che l’in-
ferno sarà l’esito di quanti consapevolmente rifiutano di vivere in conformità
alla morale coranica:
“«Cosa mai vi ha condotti al Calore che brucia?». Risponderanno:Non eravamo tra coloro che eseguivano l'orazione né nutrivamo ilpovero." (Corano, LXXIV, 42-44)
“... Afferratelo e mettetelo nei ceppi, quindi sia precipitato nellaFornace, e poi legatelo con una catena di settanta cubiti. Non crede-va in Allah, il Supremo, e non esortava a nutrire il povero”. (Corano,LXIX, 30-34)
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“Non vedi colui che taccia di menzogna il Giudizio? E' quello stessoche scaccia l'orfano e non esorta a sfamare il povero”. (Corano, CVII,1-3)
“... che non vi sollecitate vicendevolmente a nutrire il povero...”.(Corano, LXXXIX, 18)
Secondo questi versetti, i musulmani descritti nel Libro possiedono una
natura più compassionevole e devota. Nessuno che viva in accordo a tale
moralità potrà mai acconsentire al terrorismo e agli atti di violenza contro per-
sone innocenti. Il carattere dei terroristi è l’esatto opposto dell’etica coranica.
Un terrorista è un individuo spietato che guarda al mondo con odio e il deside-
rio di uccidere, distruggere e spargere sangue.
Un musulmano rispettoso dei precetti coranici si rivolge agli altri
mostrando quell’amore previsto dall’Islam, rispetta ogni genere di idee, tenta
sempre di creare armonia laddove regna il disaccordo, di spegnere le tensioni,
di considerare tutti i punti di vista e di comportarsi con moderazione. Una
società composta di simili persone darà luogo ad una civilizzazione più eleva-
ta e godrà di una maggiore moralità, armonia, giustizia di quanto fruiscano
oggi le nazioni più moderne.
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La moralità islamica ordina ai musulmani di di
proteggere i diritti degli orfani e dei poveri, di
aiutarsi reciprocamente e di essere ben
disposti verso gli altri.
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Dio ha comandato il perdono e la tolleranza
Uno dei fondamenti dell’Islam è il perdono e la tolleranza secondo le
parole: "Prendi quello che ti concedono di buon grado" (Corano, VII, 199).Quando si considera la storia dell’Islam, si può osservare chiaramente
come i musulmani abbiano tradotto questo aspetto importante della moralità
coranica nella vita della società. Come verrà trattato nelle parti successive del
presente studio, i musulmani hanno sempre recato con sé un’atmosfera di lib-
ertà e tolleranza ovunque si siano stabiliti. Ciò ha consentito l’armoniosa e
pacifica convivenza di popoli di religione, lingua e cultura differente. Una delle
ragioni principali della secolare esistenza dell’Impero Ottomano, che si estese
fino ad includere territori enormi, fu l’atmosfera di tolleranza e comprensionedeterminata dall’Islam. I musulmani, noti per secoli per la loro natura toller-
ante e amorevole, sono sempre stati il popolo più compassionevole e giusto.
Entro questa struttura multietnica, ogni gruppo era libero di vivere conforme-
mente alla sua religione e alla sua legge.
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Nelle società basate sulla moralità islamica, le chiese, le sina-
goghe e le moschee coesistono pacificamente. L’immagine di tre
santuari in un’istituzione per i senzatetto mostra la tolleranza, la
giustizia e lo sforzo per la pace inculcati dall’insegnamento della
moralità islamica.
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La vera tolleranza, quando attuata secondo i parametri stabiliti nel
Corano, non può che recare la pace e il benessere nel mondo:
“Non sono certo uguali la cattiva [azione] e quella buona. Respingi
quella con qualcosa che sia migliore: colui dal quale ti divideva l'in-
imicizia, diventerà un amico affettuoso”. (Corano, XLI, 34)
In diversi versetti del Corano Dio ha definito il perdono come una qualità
superiore, meritevole di ricompensa: "La sanzione di un torto è un male cor-
rispondente, ma chi perdona e si riconcilia, avrà in Allah il suo compenso. In
verità Egli non ama gli ingiusti." (Corano, XLII, 40) In un altro versetto Egli
descrive i credenti come: "quelli che donano nella buona e nella cattiva sorte,
che controllano la loro collera e perdonano agli altri, poiché Allah ama chiopera il bene" (Corano, III, 134). Dio ha affermato che il perdono nei confronti
di chi ha sbagliato costituisce un modo di agire virtuoso:
“... Non cesserai di scoprire tradimenti da parte loro, eccetto alcuni.
Sii indulgente con loro e dimentica. Allah ama i magnanimi”.
(Corano, V, 13)
Tutto ciò dimostra che la moralità raccomandata dall’Islam al genere
umano è fonte di pace, giustizia e armonia nel mondo. Quella barbarie nota
come terrorismo, che tanta preoccupazione desta oggi nel mondo, è opera di
persone fanatiche e ignoranti, del tutto estranee alla moralità coranica e alla
religione. La soluzione da adottare nei confronti di coloro che tentano di celare
la loro barbarie sotto la maschera della religione è l’insegnamento della vera
moralità coranica. In altre parole, l’Islam e la sua forma di condotta costituis-
cono la soluzione alla piaga del terrorismo, non il suo sostegno.
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… Allah è dolce e misericordiosocon gli uomini..(Corano, II, 143)
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LA
GUERRA
NEL CORANO
econdo il Corano, la guerra rappresenta un “obbligo indesiderato” dacompiere in stretta osservanza di particolari linee di condotta umane e
morali cui ricorrere solo in caso estremo di necessità.
In un versetto del Corano, è spiegato che quanti intraprendono una guerra
sono miscredenti e che Dio non approva la guerra:
“…Ogni volta che accendono un fuoco di guerra, Allah lo spegne.
Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i cor-ruttori”. (Corano, V, 64)
In caso di conflitto, prima di ingaggiare un combatti-mento, i musulmani devono attendere fino a
che ciò non diventi obbligatorio.
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“A coloro che sono stati aggrediti è data l'autorizzazione [di difender-
si], perché certamente sono stati oppressi e, in verità, Allah ha la poten-
za di soccorrerli; a coloro che senza colpa sono stati scacciati dalle loro
case solo perché dicevano : "Allah è il nostro Signore"…”. (Corano,XXII, 39-40)
In breve, ai musulmani fu concesso di dichiarare guerra solo in reazione
all’oppressione e alla violenza di cui erano vittime. In altre parole, Dio concesse
il permesso di combattere solo a scopo difensivo. In un altro versetto, si
ammoniscono i musulmani contro l’uso innecessario della provocazione e
della violenza:
“Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma
senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono”. (Corano, II, 190)
In seguito alla rivelazione di questi versetti, si combatterono molte guerre
tra i musulmani e gli Arabi pagani. In nessuna di esse, tuttavia, furono i musul-
mani i primi a intraprendere le ostilità. Il Profeta Muhammad (che Dio lo
benedica e gli conceda la pace) stabilì inoltre un ambiente sociale sicuro e paci-
fico tanto per i musulmani che per i pagani mediante la sanzione del trattato
di pace di Hudaybiya, con il quale agli idolatri era concessa la maggior parte
delle loro richieste. La parte che violò i termini dell’accordo e diede inizio alle
ostilità fu ancora una volta quella pagana. Grazie alle rapide conversioni
all’Islam, le armate musulmane assembrarono una forza considerevole contro
gli Arabi pagani. Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la pace), tut-
tavia, conquistò Mecca senza alcuno spargimento di sangue e in uno spirito di
tolleranza. Se avesse voluto, Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la
pace) avrebbe potuto prendere la sua vendetta contro i capi tribù idolatri della
città, ma non nuocque a nessuno di essi, li perdonò mostrando tolleranza nei
loro confronti. Secondo le parole di John Esposito, un esperto occidentale diislamistica: "evitando la vendetta e il bottino di guerra, il Profeta accettò piut-
tosto un accordo e garantì l’amnistia in luogo di brandire la spada contro i suoi
nemici." 2
Gli idolatri, i quali in seguito si convertirono volontariamente all’Islam,
non poterono fare altro che ammirare la nobiltà di carattere del Profeta (che
Dio lo benedica e gli conceda la pace).
Non solo durante la conquista di Mecca, ma anche nel corso di tutte le
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battaglie e le conquiste ottenute in nome del Profeta Muhammad (che Dio lo
benedica e gli conceda la pace), i diritti degli innocenti e degli indifesi furono
meticolosamente salvaguardati. Il Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e
gli conceda la pace) raccomandò in diverse occasioni ai credenti di attenersi al
modello di comportamento fondato sul suo esempio. Si rivolse ai credenti in
partenza per la guerra con le seguenti parole: "Andate in guerra in adesione
alla religione di Dio. Non aggredite gli anziani, le donne e i bambini.Migliorate sempre la situazione e siate gentili nei loro confronti. Dio ama
quanti sono sinceri".3 Il Messaggero di Dio (che Dio lo benedica e gli conceda
la pace) definì inoltre i parametri di condotta da adottarsi anche nel più furioso
dei combattimenti:
Non uccidete i bambini. Evitate di molestare quei devoti che adoranonelle chiese! Non trucidate le donne e gli anziani. Non mettete a fuocoo tagliate gli alberi. Non distruggete le case!4
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I principi islamici proclamati nel Corano confermano tale politica pacifica
e temperata del Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli conceda la
pace). Nel Suo Libro, Dio ordina ai credenti di trattare i non musulmani con
cortesia e giustizia:
“Allah non vi proibisce di essere buoni e giusti nei confronti di coloro chenon vi hanno combattuto per la vostra religione e che non vi hanno scac-
ciato dalle vostre case, poiché Allah ama coloro che si comportano conequità. Allah vi proibisce soltanto di essere alleati di coloro che vi hanno
combattuto per la vostra religione, che vi hanno scacciato dalle vostre
case, o che hanno contribuito alla vostra espulsione...”. (Corano, LX, 8-9)
La Ka'aba, luogo in cui ogni anno giungono
due milioni di musulmani da ogni angolo
del mondo, è un simbolo di quella pace e
tolleranza che costituiscono una parte inte-
grale dell’insegnamento islamico.
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Questi versetti espongono il modo in cui i musulmani dovrebbero com-
portarsi nei confronti dei non musulmani: i credenti dovrebbero trattare tutti i
non musulmani con gentilezza evitando solo di fare amicizia con quanti
mostrino ostilità nei confronti dell’Islam. Nel caso in cui tale malevolenza sia
causa di violenti attacchi contro i musulmani, vale a dire, qualora sia mossa
guerra contro di loro, si dovrebbe rispondere in maniera equa considerando la
dimensione umana della situazione. Ogni forma di barbarie, atti di violenza
non necessari e aggressioni ingiuste sono proibiti nell’Islam. In un altro verset-
to, Dio ammonisce i musulmani contro tali azioni, affermando che l’ira prova-
ta nei confronti dei nemici non dovrebbe indurre a cadere nell’ingiustizia:
“O voi che credete, siate testimoni sinceri davanti ad Allah secondo
giustizia. Non vi spinga all'iniquità l'odio per un certo popolo. Siate
equi: l'equità è consona alla devozione. Temete Allah. Allah è ben infor-
mato su quello che fate”. (Corano, V, 8)
Il significato del concetto di "Jihad"
Un altro concetto che merita un chiarimento nel contesto della presente
discussione è quello di "jihad".
L’esatto significato di "Jihad" è "sforzo". Quindi, nell’Islam, "compiere il
jihad" significa "sforzarsi". Il Profeta Muhammad (che Dio lo benedica e gli
conceda la pace) spiegò che "il jihad maggiore è quello intrapreso contro la pro-
pria anima inferiore". Ciò che in questo caso si intende per "anima inferiore"
sono i desideri egoistici e le ambizioni.
Considerato dal punto di vista del Corano, il termine "jihad" può anche
significare uno sforzo condotto sul piano intellettuale contro quanti oppri-
mono, trattano ingiustamente, assoggettano alla tortura e alla crudeltà eviolano i legittimi diritti umani. Il fine di un tale sforzo è l’affermazione della
giustizia, della pace e dell’uguaglianza.
Oltre a questi significati ideologici e spirituali, si considera come "jihad"
anche lo sforzo in senso fisico, per quanto, come spiegato in precedenza, esso
deve essere condotto unicamente a scopi difensivi. L’utilizzo del concetto di
"jihad" per atti di aggressione contro persone innocenti, vale a dire per il ter-
rore, è ingiusto e una grave distorsione del suo autentico significato.
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Il suicidio è proibito nel Corano
Un’altra importante questione sollevata dai recenti attacchi terroristici
contro gli Stati Uniti è quella degli attacchi suicidi. Alcune persone del tuttodisinformate riguardo all’Islam hanno affermato che questa religione di pace
permetterebbe gli attacchi suicidi, mentre in realtà essa stabilisce che tanto l’uc-
cidere se stessi che altri è proibito: "… non uccidetevi da voi stessi..." (Corano,
IV, 29) Dio ha dichiarato che il suicidio è un peccato. Nell’Islam è assoluta-
mente proibito uccidere se stessi, per nessuna ragione.
Il Profeta (che Dio lo benedica e gli conceda la pace) afferma che quanti
commettono suicidio saranno puniti :
“Senza dubbio, chiunque (intenzionalmente) uccida se stesso, saràpunito nel Fuoco dell’Inferno, dove dimorerà per sempre”.5
Uno dei propositi
principali delle
bombe, degli
attacchi incendi-
ari e di simili
attentati è di dif-
fondere paura,
ansietà, insi-
curezza e senso
di panico nella
gente.
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Ne risulta che il suicidio e quindi i cosiddetti attacchi suicidi, i quali cau-
sano la morte di migliaia di persone innocenti, sono in totale violazione della
moralità islamica. Dio dice nel Corano che è un peccato porre fine alla propria
vita. Per tale ragione, è del tutto impossibile per chi creda in Dio e affermi di
attenersi al Corano compiere un tale atto. Le sole persone capaci di tanto sono
coloro che hanno un’erronea percezione della religione, non hanno idea dellavera moralità coranica, non si avvalgono delle loro facoltà razionali e della loro
coscienza, sono sotto l’influsso di ideologie ateistiche e sono state manipolate da
influenze ispirate all’odio e alla vendetta. Ognuno deve opporsi a queste azioni.
La compassione, la tolleranza e l’umanità nella
storia dell’Islam
Per riassumere quanto considerato, si può dire che la dottrina politicadell’Islam (in altre parole, le regole e i principi concernenti questioni politiche)
è estremamente moderata e ispirata alla pace. Tale verità è accettata da diver-
si storici e teologi non musulmani, tra cui la storica britannica Karen
Armstrong, una ex suora esperta in storia del Medio Oriente. Nel suo libro
Holy War, nel quale si esaminano le tre religioni divine, afferma:
“... La parola 'Islam' deriva dalla stessa radice araba della parola “pace”e il Corano condanna la guerra come uno stato anormale delle cose
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... e non uccidetevi da voi stessi. Allah è
misericordioso verso di voi.(Corano, IV, 29)
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opposto al volere di Dio … L’Islam non giustifica una guerra totale disterminio… L’Islam riconosce che la guerra è inevitabile e talvolta undovere positivo per porre fine all’oppressione e alla sofferenza. Il
Corano insegna che la guerra dovrebbe essere limitata e condottanella maniera più umana possibile. Mohammad dovette combatterenon solo i Meccani, ma anche le tribù ebraiche vicine e le tribù cristianein Siria, le quali avevano pianificato un’offensiva contro di lui in allean-za con i Giudei. Ciò, tuttavia, non indusse Mohammed a denunciare laGente del Libro. I suoi musulmani erano costretti a difendersi, ma noncombattevano una “guerra santa” contro la religione dei loro nemici.Quando Mohammad inviò il suo liberto Zaid contro i Cristiani allatesta dell’armata musulmana, gli disse di combattere nella causa di
Dio con coraggio e umanità. Non si dovevano aggredire i preti, imonaci e le suore, né i deboli e gli indifesi né quanti erano incapaci dicombattere. Non vi dovevano essere massacri di civili né si dovevatagliare un singolo albero né distruggere alcun edificio”.6
Dopo la morte del Profeta (che Dio lo benedica e gli conceda la pace),
anche i Califfi che gli succedettero si dimostrarono molto sensibili all’esercizio
della giustizia. Nel corso delle conquiste, sia le popolazioni indigene che i
nuovi arrivati condussero la loro vita in pace e sicurezza. Abu Bakr, il primo
Califfo, richiese alla sua gente di adottare un’attitudine giusta e tollerante in
queste terre, in conformità ai valori del Corano. Abu Bakr diede il seguente
ordine alla sua armata prima di intraprendere la spedizione siriana:
“Fermatevi, affinché possa darvi dieci norme da ricordare: non tradite,non deviate dal cammino retto. Non mutilate, né uccidete i bambini,gli anziani e le donne. Non distruggete neppure un palmizio, né bru-ciate o tagliate un singolo albero da frutta. Non trucidate i greggi né lemandrie di cammelli, se non per procurarvi la sussistenza. È probabile
che incontriate gente che ha votato la vita al servizio monastico; lasci-ateli a ciò cui hanno dedicato l’esistenza. È probabile, parimenti, cheincontriate gente che vi offrirà cibo di ogni genere. Mangiatene, manon dimenticate di menzionare il nome di Allah”.7
Umar ibn al-Khattab, il quale successe ad Abu Bakr, si rese famoso per il
modo in cui esercitò la giustizia e stipulò contratti con le popolazioni dei paesi
conquistati. Ognuno di questi contratti si dimostrò un esempio di tolleranza e
giustizia. Per esempio, nella dichiarazione in cui concedeva protezione ai cris-
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tiani di Gerusalemme e Lod, egli garantì che le chiese non sarebbero state demo-
lite e che i musulmani non avrebbero pregato in esse. Umar concesse le stesse
condizioni ai cristiani di Betlemme. Durante la conquista di Medain, la
dichiarazione di protezione data al patriarca nestoriano Isho'yab III (650 - 660
AD) garantiva ancora che le chiese non sarebbero state demolite e che nessun
edificio sarebbero stato convertito in una casa privata o in una moschea. La let-
tera scritta dal patriarca al vescovo di Fars (Persia) dopo la conquista è ancor più
sorprendente, nel senso che rivela chiaramente la tolleranza e la compassione
mostrata dai capi musulmani alla Gente del Libro. Nelle parole di un cristiano:
“Gli Arabi ai quali Dio ha dato in questa epoca il governo del mondo... nonperseguitano la religione cristiana. Anzi, la favoriscono, onorano i nostri
preti e i santi di Dio e concedono benefici alle chiese e ai monasteri”.8
Tutti questi sono esempi importanti i quali rivelano la comprensione della
giustizia e della tolleranza dei veri credenti. In un versetto si dice:
“Allah vi ordina di restituire i depositi ai loro proprietari e di giudicarecon equità quando giudicate tra gli uomini. Allah vi esorta al meglio.
Allah è Colui che ascolta e osserva”. (Corano, IV, 58)
Canon Taylor, uno dei responsabili delle missioni anglicane, esprime la
bellezza della moralità islamica in uno dei suoi discorsi:
“L’Islam ha messo in luce i dogmi fondamentali della religione – l’unitàe la grandezza di Dio, la Sua giustizia e misericordia, la sottomissionealla Sua volontà, l’abbandono e la fede. Ha proclamato la responsabilitàdell’uomo, la vita futura, il giorno del giudizio e il castigo per gli empi.Ha ripristinato i doveri della preghiera, della carità, del digiuno e della benevolenza. Ha messo in disparte le virtù artificiali, le frodi e le folliereligiose, i sentimenti morali perversi e le sottigliezze verbali delle dis-pute teologiche... Ha dato la speranza allo schiavo, la fratellanza all’u-
manità e ha riconosciuto le verità fondamentali della natura umana”.9
La falsa affermazione che la gente nei paesi conquistati si convertì all’islam
sotto la minaccia delle armi è stata smentita dai ricercatori occidentali, così
come la giustizia e la tolleranza dei musulmani è stata confermata. L. Browne
esprime la situazione con le seguenti parole:
“Incidentalmente, questi fatti ben documentati smentiscono l’ideatanto a lunga divulgata negli scritti cristiani che i musulmani, ovunquesi fossero recati, avrebbero forzato le popolazioni ad accettare l’Islam
con la lama della spada”.10
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Nel suo libro The Prospects of Islam, Browne prosegue affermando che il
vero motivo delle conquiste musulmane sarebbe la fratellanza dell’Islam. La
vasta maggioranza degli amministratori musulmani che hanno regnato sulle
terre islamiche nel corso della storia continuarono a trattare i membri delle
altre religioni con la più assoluta tolleranza e rispetto. Entro i confini degli stati
islamici, sia gli ebrei che i cristiani vissero in sicurezza e libertà.
Il Professor John L. Esposito, docente di Religione e Relazioni
Internazionali presso la Georgetown University, descrive il modo in cui gli
A Gerusalemme e nei territori cir-
costanti, che furono sotto il dominio
islamico per lunghi periodi di tempo,
la guerra e il conflitto hanno sostitu-
ito la pace e la tolleranza.
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ebrei e i cristiani che vissero sotto il governo dell’Islam godettero di enorme
tolleranza:
“Gli eserciti musulmani si dimostrarono formidabili conquistatori e
governatori efficaci, costruttori piuttosto che distruttori. Essi sosti-tuirono i governatori locali e gli eserciti dei paesi conquistati, purpreservando buona parte della loro amministrazione, burocrazia e cul-tura. Per molti, nelle terre conquistate, non fu che un cambio di gover-no che portò la pace a popoli demoralizzati e malcontenti a causa dellegravi perdite e dell’esosa tassazione dovuta ad anni di conflitto bizan-tino-persiano. Le comunità autoctone erano libere di mantenere il lorosistema negli affari interni, domestici. In molti sensi, le popolazionilocali trovarono il dominio musulmano più flessibile e tollerante rispet-to a quello di Bisanzio e della Persia. Le comunità religiose erano liberedi praticare la loro fede – di adorare e di essere governate dai loro capireligiosi e dalle loro leggi in materia di matrimonio, divorzio e succes-sione. In cambio, gli era richiesto di pagare un tributo, una capitazione(jizya) che gli garantiva la protezione dei musulmani in caso di aggres-sioni esterne e li esentava dal servizio militare. Erano quindi chiamatii ''protetti'' (dhimmmi). In realtà, ciò significò spesso una minore tas-sazione, maggiore autonomia locale, governo da parte di altri Semiti
con più stretti legami linguistici e culturali rispetto alle élite ellenizzategreco-romane di Bisanzio, oltre a una maggiore libertà religiosa per gliebrei e i cristiani indigeni. La maggior parte dei culti cristiani, come iNestoriani, i Monofisiti, i Giacobiti e i Copti, erano stati perseguitaticome eretici e scismatici dalla Chiesa orotodossa. Per tale ragione,alcune comunità cristiane ed giudaiche prestarono aiuto agli esercitiinvasori, considerandoli meno oppressivi dei loro padroni imperiali. Inmolti sensi, la conquista recò una Pax Islamica in zone di guerra”.11
Un’altra "Pax Islamica" fu quella nei confronti delle donne, un segmento
della società che era stato vittima di tremendi abusi in epoche pre-islamiche. Il
Professor Bernard Lewis, noto come uno dei maggiori esperti del Medio
Oriente, commenta:
“In generale, l’avvento dell’Islam ha apportato un enorme migliora-mento alla condizione delle donne nell’Arabia antica, dotandole diproprietà e altri diritti e garantendo una protezione contro gli abusi daparte dei mariti o dei padroni. L’uccisione di bambine neonate,sanzionata dal costume nell’Arabia pagana, fu bandita dall’Islam. Ma
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la posizione delle donne rimase labile, per poi peggiorare, in questocome in molti altri aspetti, nel momento in cui il messaggio originariodell’Islam perse il suo impeto e fu modificato sotto l’influenza di atti-
tudini e costumi preesistenti”.12
Il regno dei Turchi Selgiudichi e quello degli Ottomani fu contrassegnato
da una visione giusta e tollerante dell’Islam. Nel suo libro, The Spread of Islam
in the World (La diffusione dell’Islam nel mondo), lo studioso britannico Sir
Thomas Arnold spiega la disponibilità dei cristiani ad essere governati dai
Selgiudichi in ragione di questa loro attitudine:
“Quello stesso senso di sicurezza nella vita religiosa sotto il dominiomusulmano indusse molti cristiani dell’Asia Minore ad accogliere la
venuta dei Turchi Selgiudichi come una liberazione … Durante ilregno di Michele VIII (1261-1282), i Turchi erano spessi invitati a pren-dere possesso di piccole città all’interno dell’Asia Minore dagli abitan-ti per poter fuggire dalla tirannia dell’Impero. Sia i ricchi che i poveriemigrarono nei domini turchi”.13
Malik Shah, il governatore dell’Impero Selgiudiche all’apice del suo splen-
dore, trattò i sudditi delle terre conquistate con grande tolleranza e compas-
sione e fu quindi ricordato con rispetto e amore. Ogni storico obiettivo men-
ziona la giustizia e la tolleranza di Malik Shah, la quale ispirò amore nei cuori
Molti Crociati furono sorpresi dall’attitudine gius-
ta, tollerante e compassionevole mostrata dai
musulmani anche sul campo di battaglia. In
seguito, essi espressero la loro ammirazione nei
memoriali. Nell’immagine si vede la Seconda
Crociata inaugurata da Luigi VII.
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della Gente del Libro. Per tale ragione, caso senza precedenti nella storia, molte
città si assoggettarono volontariamente al dominio di Malik Shah. Sir Thomas
Arnold menziona inoltre Odo de Diogilo, un monaco di St. Denis che preseparte alla seconda crociata come cappellano privato di Luigi VII, il quale parla
nelle sue memorie della giustizia del governo islamico esercitata dai musul-
mani indipendentemente dall’affiliazione religiosa dei suoi sudditi. Sulla base
del vivido resoconto di Odo de Diogilo, Sir Thomas Arnold scrive:
“La situazione dei superstiti sarebbe stata disperata se la vista dellaloro miseria non avesse volto alla pietà i cuori dei musulmani, i qualiattesero ai poveri e agli affamati con piena liberalità. Alcuni addirittura
comprarono il denaro francese che i Greci avevano preso ai pellegrinicon la forza o con l’inganno e lo distribuirono a piene mani ai bisog-nosi. Tale fu il contrasto tra il trattamento gentile ricevuto dai pelle-grini [da parte dei musulmani] . . . e la crudeltà dei loro correligionarigreci, i quali li costrinsero ai lavori forzati, li malmenarono e liderubarono di quel poco che gli era rimasto, che molti di loro abbrac-ciarono volontariamente la fede dei loro liberatori. Secondo le paroledell’antico cronista [Odo de Diogilo]: "Al fine di evitare i loro correli-gionari che si erano dimostrati tanto crudeli nei loro confronti, cer-
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Il dominio islamico in Spagna giunse a termine nel 1492 allorquando
Granada fu conquistata dalle armate di re Ferdinando e della regina
Isabella. Nell’immagine è rappresentata la resa della città.
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Il Sultano Beyazid II fu un musulmano devoto. Egli
accolse gli ebrei in fuga dalle persecuzioni spagnole e
gli concesse la libertà di praticare la loro religione
nelle terre musulmane.
carono un rifugio sicuro tra gli infedeli i quali erano stati compas-sionevoli verso di loro. Abbiamo quindi udito che più di tremila di essisi unirono ai Turchi quando questi si ritirarono”.14
Queste affermazioni da parte di uno storico rivelano che quegli amminis-tratori musulmani che adottarono realmente la moralità dell’Islam gov-
ernarono sempre con tolleranza, compassione e giustizia. Analogamente, la
storia dell’Impero Ottomano, che resse le terre di tre continenti per secoli,
abbonda di esempi di tale tolleranza.
Il modo in cui gli ebrei si stabilirono nelle terre ottomane all’epoca del
Sultano Beyazid II, dopo essere stati assoggettati a massacri e all’esilio nei regni
cattolici di Spagna e Portogallo, è un chiaro esempio della tolleranza propria alla
moralità islamica. I monarchi cattolici che all’epoca governavano la Penisola
Iberica fecero enormi pressioni su quegli stessi ebrei che in precedenza avevano
vissuto pacificamente sotto il dominio musulmano in Andalusia. Mentre musul-
mani, cristiani ed ebrei avevano convissuto in pace in Andalusia, sotto i monar-
chi cattolici si impose una forzata cattolicizzazione dell’intera regione, si
dichiarò guerra ai musulmani e si oppressero gli ebrei. Ne seguì che gli ultimi
monarchi islamici di Granada, nella Spagna meridionale, furono detronizzati
nel 1492. I musulmani subirono terribili massacri, mentre quegli ebrei che si rifi-
utarono di convertirsi alla nuova religione furono costretti all’esilio.
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Un gruppo di questi ebrei senza patria cercò rifugio nelle terre dell’Impero
Ottomano, dove fu ammesso. La flotta ottomana, sotto il comando di Kemal
Reis, condusse gli ebrei esiliati e i musulmani superstiti nelle terre dell’Impero.
Il Sultano Beyazid II, entrato nella storia come un pio credente, nella pri-
mavera del 1492 insediò gli ebrei espulsi dalla Spagna in alcune parti
dell’Impero, nell’area di Edirne e Tessalonica, nella Grecia contemporanea. La
maggior parte dei 25000 ebrei turchi residenti oggi in Turchia sono i discenden-
ti di tali ebrei spagnoli. Questi hanno adattato la loro religione e i loro costumi,
portati con loro dalla Spagna 500 anni orsono, alle condizioni attuali della
Turchia, dove continuano a vivere agiatamente, frequentando le loro scuole,
ospedali e associazioni culturali, risiedendo nelle antiche dimore di famiglia e
pubblicando addirittura i loro quotidiani. Non solo nel campo del commercio e
della finanza i loro rappresentanti occupano posizioni di rilievo, ma anche in
diversi ambiti professionali, dalla tecnica alla pubblicità, acquistando una cres-
cente influenza nei circoli intellettuali. Mentre le comunità ebraiche residenti nei
paesi europei furono esposte per secoli alla minaccia di attacchi antisemiti, in
Turchia godettero di pace e sicurezza. Questo esempio è sufficiente a dimostrare
la tolleranza dell’Islam e la sua comprensione della giustizia.
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La conquista di Costantinopoli da parte del Sultano Mehmet il Conquistatore sig-
nificò libertà per ebrei e cristiani eterodossi i quali erano stati oppressi per secoli dai
dominatori romani e bizantini.
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La compassione e la tolleranza esibite dal Sultano Beyazid II sono comuni
a tutti i sultani ottomani. Quando il Sultano Mehmet il Conquistatore con-
quistò Costantinopoli, permise ai cristiani e agli ebrei di risiedervi liberamente.
André Miquel, noto per i suoi pregiati studi sulla giustizia e la tolleranza prat-
icate dai musulmani, scrive:
“Le comunità cristiane vissero in uno stato meglio amministrato chedurante l’epoca bizantina e latina. Non furono mai soggetti a sistem-atiche persecuzioni. Al contrario, l’Impero e in special modo Istanbuldivennero un rifugio per gli ebrei spagnoli che erano stati torturati.Non furono mai islamizzati forzosamente; i movimenti di islamiz-zazione furono il risultato di processi sociali”.15
Come risulta chiaro da questi fatti, i musulmani non hanno mai esercitato
alcuna oppressione nella storia. Al contrario, hano recato ovunque la pace e la
sicurezza a tutte le nazioni e comunità religiose. Attenendosi al versetto di Dio
che recita: "Adorate Allah e non associateGli alcunché. Siate buoni con i gen-
itori, i parenti, gli orfani, i poveri, i vicini vostri parenti e coloro che vi sono
estranei, il compagno che vi sta accanto, il viandante e chi è schiavo in vostro
possesso. In verità Allah