Corso : Fondamenti di Programmazione Classe: PARI-DISPARI Docente : Prof. Luisa Gargano
L'ipocrisia dei numeri dispari
-
Upload
carlo-congia -
Category
Documents
-
view
238 -
download
5
description
Transcript of L'ipocrisia dei numeri dispari
5
I
Un tono cupo nel cuore
ininterrotto, un tono cupo
un’abitudine al vivere
un nastro rosa su di un ramo bruciato.
7
III
Ma chi per anni ancora
trascina spenti giochi
in disadatte sere
o chi fra noi
ascolta ancora il vento
sa.
e nel saperlo la sera si rabbuia lenta.
8
IV
Ho imparato che il tempo
non ha un senso obbligato
né sottofondi d‟argento.
Si procede a balzi
come giovani puledri in un circo.
9
A noi che chiedemmo
A noi che chiedemmo fu dato
questo deserto di ceneri
cinto d‟ansia e di spini roventi
per nostra mercede
aver gli occhi cuciti di raffia:
arsi non scorgono
ciò che è stato lasciato cadere.
Alla nostra sete
fu data l‟acqua che in pozzi sprofonda
10
e la notte che calma trasuda singhiozzi di nafta.
A noi che aspettammo fu dato
di fruttificare veleno.
Le vesti… le tue vesti da ladro
si muoveranno a loro agio nel buio
sopra il nostro secco respiro
d‟insonni dormienti in vite d‟affitto.
11
Ufficio oggetti smarriti
(modulo da compilare)
Perderti non fu quel grosso incidente che pensavo
(eppure ho sempre detto che non si può perder niente).
Chi entra dentro un cuore non ne può uscire intatto.
Così il mio cuore s’è trasformato in bozzolo e, curioso,
aspetto di vederne uscire un giorno la luce delle tue nuove
ali.
12
Detti memorabili di Fred Astaire
Ora che il suono delle tue labbra, impercettibilmente, è
rotolato via nel sordo bisbiglìo della notte che avanza;
ora che, dimessi gli stracci d’uomo, cullo ancora tra le dita
l’ultima reliquia rimastami di te, corrosa dalle polveri di
chissa quante estati;
ora che abbandonarti dunque sarebbe così semplice,
rimane un respiro annaspante sopra scure acque
profonde.
Riconoscerlo per mio è l’unico incenso adatto a pregarti.
13
Un collezionista d’ombre
Da un‟altalena d‟ansie
si guardava, tu ed io,
un mare come specchio in frantumi:
metafora adatta a noi quanto nessuna.
Quanti sassi nel respiro!
Riscoprirsi immutati correre per strade di cenere.
Era, autunno, un lungo corteo che inciampava.
Con muta risposta ai miei gridi
Sbranavi petali con gli occhi
Gli occhi che conobbi un tempo.
14
Dedalo
Incontrerò altri muri
in cui immergere gli occhi,
poggerò con disincanto
le mani nelle loro calci
e ti penserò, un ultima volta,
dietro ognuno di essi.
15
Cosa pensò il piccolo Alfredino?
Rivedo il dio che ti avvolgeva mentre una luce gialla
accompagnava lenta l‟agonia di un ultimo meriggio.
Alle finestre, tranne il mio, nessun sorriso per guardarti
correre nel mondo spinta da una corrente aurata.
Eri il battito del sole, l‟acqua che disfavilla chiara nel
ricordo, il silenzio dei cortili d‟agosto.
Al frangersi del traffico aprivi il viso corpo a corpo al
cielo. Per te fui costruito, perché non t‟incontrassi mai e
desiderarti fosse spina nella carne (l‟anima che vomita
polvere e vecchi stracci)… da questo pozzo di rocce,
annegato da anni in una piccola porzione d‟indaco.
Curva su curva rotolava il giorno tenendoti per mano
come fiore già reciso che trascolora e china dolce il capo.
Da questo pozzo di rocce i miei denti, serrati, sentivano il
tuo capo chinarsi docile alla falce.
16
Il còntooooooooooo
E‟ forse questa la notte in cui mani giunte da chissà dove
ci presenteranno il conto dell‟esistenza consumata.
So che arricerai il naso come un tempo e, sorridendo,
getterai il tuo profumo fra le braccia del vento vedendo
la mia solita e ridicola farsa cortese (le mie tasche
saranno infatti – come sempre – ripiene di brezze,
rumori indistinti, ritagli di sogni e di canti arrocchiti).
Invano frugherò per rintracciarvi impossibili assegni,
inesistenti contanti, invano il viso mi si tingerà di rosso.
Fissi ai miei che scappano i tuoi occhi allora, spossati da
tanta compassione e ilarità, come sempre pagheranno
un ultima volta anche per me.
17
“L‟unico destino che mi aggrada?
Il cane che incolume
attraversa l „autostrada”
(Ignacio Tormento, “Le Ironie”)
Non certo per opporsi a te continua la mia “corsa” (non
possiedo più sostantivi adatti ad afferrarla).
Chi la guida è più paur che voluto senso.
Fuggo dalla vita come un pesce che, passato incolume
attraverso maglie troppo strette d‟una pesca a strascico
corre disperato verso l‟indaco più fondo.
18
A domanda balorda….
“Un nuovo verso – gli fu chiesto – aggiunge ancora
qualcosa al Mondo?”
“No! – rispose –Se si esclude appena un infinitesimale
infarto del respiro. Chi riprende tranquillo a respirare
ha già accettato tutto o era, ormai, morto da tempo.”
20
I
Qui s‟incagliano solo i destini che per troppo peso o per
caparbia a non voler prostare il capo alla sconfitta non
passano oltre le maglie strette della Vita.
Qui non rimane che pianto e sogni mutilati sparsi
dolorosamente per terra.
II
Ogni grido inascoltato. Ogni lacrima che in questo
istante cada nascosta, ogni strappo quasi inavvertibile
nel passo di qualcuno, ogni mano che si sia tesa invano
ci avvicina di un centimetro alla prossima fine del
mondo.
21
III
Viviamo in questa inospitale e crassa finis mundi come
s‟avesse dato tutto in contraccambio ad un gioco che ci
ha da tempo infastiditi.
Viviamo come fuggissimo da un ironia tremenda.
23
La raccolta di esordio di X.X. meraviglia per la
nitidezza e la maturità del timbro poetico. Un
piccolo mondo, privato ma universale, vi si
raccoglie all‟insegna di una composta
naturalezza venata di morbido pathos. Il passo è
quello delicato del sogno, ma i contorni sono
chiari, i temi e gli oggetti affiorano da una realtà
ordinaria alla portata di tutti ogni giorno:
quella che più vale la pena di imparare a
conoscere e apprezzare attraverso la raffinata
„posa‟ in cui la ritrae un poeta.
Questa realtà si può condensare attorno a
insiemi omogenei, che il poeta sceglie a suo
arbitrio come una sorta di unità di misura, o un
suo speciale scandaglio. Dipenderà dal suo canto
dimostrare che quell‟arbitrio era necessità, che
quegli insiemi erano i giusti strumenti per offrire
una lettura tanto nuova quanto profonda dei
frammenti di visione o di memoria.
(Auguste Felicien de Mongoleau)
P.S.) La recensione e stata presa a caso col copia e
incolla da Internet: Per la serie “E che ci vuole?”
Colonna sonora: R.Sakamoto