LINKiostro - Aprile 2016 - Anno I, Numero VI

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ANNO I, NUMERO IV, APRILE 2016 Politica&Attualità Ancora omissioni nel caso dei 43 studenti di Ayotzinapa, pag. 4 Tutte le strade (con le buche) porta- no a Roma, pag. 5 Elezioni CNSU 2016 Elezioni CNSU: il lavoro e il program- ma di Link – Studenti Indipendenti, pag. 7 Scienza Energia eolica: da che parte tira il vento?, pag. 9 Cultura Osservare il mondo per conoscere se stessi, pag. 11 Roma parmigianina, pag. 13 Recensioni Roma, la Gotham City de’ noantri – Lo chiamavano Jeeg Robot, pag. 15 Scintille Amore Imperfetto – Prima Puntata, pag. 17 Oroscopo, pag. 22 Elezioni CNSU 2016: l’importanza di votare indipendente! Editoriale pag. 02 LINKiostro - Voce degli Indipendenti di Roma Tre Rimani sempre aggiornato su gli articoli e le storie de LINKiostro*! linkiostroromatre.wordpress.com

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Elezioni CNSU 2016: L'importanza di votare INDIPENDENTE!

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ANNO I, NUMERO IV, APRILE 2016

Politica&AttualitàAncora omissioni nel caso dei 43 studenti di Ayotzinapa, pag. 4

Tutte le strade (con le buche) porta-no a Roma, pag. 5

Elezioni CNSU 2016Elezioni CNSU: il lavoro e il program-ma di Link – Studenti Indipendenti, pag. 7

ScienzaEnergia eolica: da che parte tira il vento?, pag. 9

CulturaOsservare il mondo per conoscere se stessi, pag. 11

Roma parmigianina, pag. 13

RecensioniRoma, la Gotham City de’ noantri – Lo chiamavano Jeeg Robot, pag. 15

ScintilleAmore Imperfetto – Prima Puntata, pag. 17

Oroscopo, pag. 22

Elezioni CNSU 2016: l’importanza di votare indipendente!Editoriale pag. 02

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0202 Editoriale

Una lista indipendente per cam-biare l’università: ecco cos’è “Link – Studenti indipendenti”.

Il 18 e 19 Maggio 2016 si terranno le elezioni per il rinnovo del Consi-glio Nazionale degli Studenti Uni-versitari: una nuova occasione per essere nel più alto organo di rap-presentanza degli studenti a soste-nere l’idea di una Nuova Universi-tà, cioè di un sistema universitario che sia libero dal ricatto delle lobby di potere, adeguatamente finanziato e di cui si rimetta al centro l’importante ruolo sociale nel rapporto dei singoli atenei con la cittadinanza e con il territorio.

È questo ciò che vogliamo fare come Link – Studenti Indipenden-ti.

Perché ci candidiamo?Perché riteniamo che il Consiglio Na-zionale degli Studenti Universitari, in quanto luogo di confronto diretto con il Ministero, possa e debba essere uno strumento importantissimo di denun-cia degli evidenti problemi che affliggo-no oggi l’Università, a partire dalla gra-vissima situazione in cui versa il diritto allo studio nel nostro Paese fino ad arri-vare alla scarsità delle risorse e all’iniqu-ità dei criteri di ripartizione dell’FFO (Fondo di Finanziamento Ordinario, ossia quell’80% circa delle disponibilità degli atenei italiani che proviene dalle casse statali), passando per i disastrosi effetti del nuovo calcolo dell’ISEE e per la più volte evidenziata necessità di de-finire i Livelli Essenziali delle Prestazio-ni per le borse di studio e i posti allog-gio.Perché nell’ateneo di Roma Tre?Perché crediamo che anche la nostra università abbia bisogno di una rappre-sentanza davvero indipendente da logi-che politiciste e partitiche: siamo infatti l’unica lista d’Ateneo politicamente dav-vero indipendente, composta da decine

Elezioni CNSU 2016: l’importanza divotare indipendente!

0303di studentesse e di studenti che credono davvero nel miglioramento delle condi-zioni di vita di chi oggi vive ed attraversa i luoghi della formazione universitaria. Siamo attualmente elett* rappresentan-ti nei dipartimenti di Filosofia Comuni-cazione Spettacolo, Lingue Letterature e Culture Straniere, Studi Umanistici, Scienze della Formazione e Scienze, nel Consiglio degli Studenti e nel Comitato Territoriale ADiSu di Roma Tre; tutt* insieme stiamo portando avanti quoti-dianamente piccole e grandi battaglie sul diritto allo studio, dalla riapertura - dopo un autunno di mobilitazioni - del Bando Unico dei Concorsi Laziodisu per la borsa di studio e i posti alloggio, all’erogazione dei premi di laurea, dal terzo appello della Sessione Invernale a Fisica all’assegnazione di nuove posta-zioni studio a Scienze e a Lettere, dall’aula studio nel quartiere Garbatella

presso la Scuola Popolare “Piero Bruno” alle tante iniziative culturali e politiche che mettiamo in campo. Proprio per allargare la nostra azione di rappresentanza, in questi giorni e fino al 14 Aprile ci troverete nelle sedi dei diversi dipartimenti di Roma Tre a rac-cogliere le firme per poter presentare la nostra candidatura, secondo quanto previsto dal regolamento.Siamo antifascisti, antirazzisti, contro l’omo-trans-fobia, le mafie e le logiche clientelari, per una informazione plura-le, per una formazione di qualità e un’Università più accessibile a tutte e tutti, aperta al territorio ed al dialogo, un’Università davvero vissuta da stu-dent* e per student*: insomma, siamo e vogliamo essere Studenti Indipendenti.

Link Roma TreLink - Studenti Indipendenti

Un bavaglio per gli studenti

Dal 18 Aprile fino al 19 Giugno, per tutti gli iscritti a Roma Tre non sarà possibile organizzare iniziative studentesche, prima a causa delle elezioni universitarie per il rinno-vo del CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) e poi per le elezioni comunali di Roma.Tutto ciò è ingiusto, innanzitutto perché in nessun regolamento è scritto che gli studenti non possa-no dar vita a incontri tematici a

causa delle elezioni anche quando comunali, o comunque ammini-strative e politiche non studente-sche; poi perché in questo modo ci viene tolta la possibilità di vivere da protagonisti e plasmare sulle nostre esigenze la vita nella nostra università.Non vogliamo bavagli per gli stu-denti!

Link Roma Tre

0404 Politica & Attualità

Venerdì 1 Aprile scorso la Procura Ge-nerale della Repubblica messicana (PGR) e un portavoce del Gruppo col-legiale di esperti in materia di fuoco hanno reso pubbliche le conclusioni della terza perizia eseguita nella disca-rica della città di Cocula, dove – secon-do la ricostruzione ufficiale, conosciu-ta come «verità storica» – quarantatré allievi della Scuola Normale Rurale di Ayotzinapa sarebbero stati uccisi e cremati da membri di una gang locale dopo essere stati rapiti nella città di Iguala il 26 Settembre 2014.Secondo il portavoce del Gruppo col-legiale, tra la notte del 26 e la mattina del 27, nella discarica di Cocula sareb-be stato acceso un grande fuoco, e i resti ossei raccolti proverebbero la cre-mazione di almeno diciassette corpi. È possibile – ha aggiunto – che tutti i quarantatré studenti siano stati bru-ciati sul luogo, ma «solo un esame su vasta scala potrà confermare questa possibilità».Questa terza perizia confermerebbe la pur controversa e fragile ricostruzione delle autorità messicane, portata avanti pressoché inalterata dal 7 No-vembre 2014, che vede i quarantatré normalisti aggrediti e rapiti ad Iguala da alcuni poliziotti corrotti e dai sicari

dei Guerreros Unidos perché scambia-ti per membri di una organizzazione criminale rivale, dopodiché uccisi e cremati nella suddetta discarica. Rico-struzione controversa, si diceva, perché costruita su confessioni estorte con la tortura, e perché esclude a priori il coinvolgimento dell’Esercito e della Polizia Federale, nonostante il loro ruolo nella vicenda sia stato pro-vato da investigazioni indipendenti. E ricostruzione fragile, perché non sup-portata da evidenze scientifiche che provino davvero la cremazione e la morte degli studenti.

Per quanto i genitori dei dispersi, molte organizzazioni e buona parte dell’opinione pubblica messicana e internazionale continuino a non cre-dere alla versione presentata dal go-verno federale, il lavoro del Gruppo collegiale di esperti in materia di fuoco sostiene e di fatto conferma la «verità storica», e verrà senz’altro esi-bito come prova della validità delle investigazioni della PGR, che nei pressi della discarica aveva già affer-mato di aver rinvenuto i resti di due dei quarantatré studenti.Ma neanche questa terza perizia, co-munque, è libera da controversie, dato

Ancora omissioni nel caso dei 43 studenti di Ayotzinapa

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che non sono state fornite spiegazioni né dettagli sulle modalità con cui la ricerca è stata condotta e su come si sia giunti alle conclusioni. “Mancanza” non da poco, dato che lo scorso Feb-braio una prestigiosa équipe argentina di antropologi forensi (EAAF) aveva escluso la possibilità di un incendio a Cocula nella notte del 26 Settembre 2014: semplicemente, non c’erano prove, come non c’erano prove che i resti ossei ritrovati nella discarica ap-partenessero davvero agli studenti. E ancora prima, a settembre e poi a dicembre, un altro team, il GIEI – no-minato dalla Commissione Interame-ricana dei Diritti Umani a svolgere indagini autonome sul caso –, aveva dimostrato come fosse scientifica-mente impossibile, soprattutto per mancanza di tempo e di combustile,

riuscire a bruciare un numero così grande di corpi nell’arco di una notte appena. Per di più, stando alle imma-gini satellitari, non risulta nessun fuoco nella zona la notte del 26 Set-tembre, ma soltanto forti piogge.Quanto accaduto realmente – e soprattutto perché – quella notte ad Iguala, stato di Guerrero, resta per buona parte un mistero. Quel che è certo è il bilancio delle vittime di quelle ore: sei morti (tre studenti e tre civili), più di quaranta feriti, quaran-tatré dispersi. E quel che è certo è che il “caso Ayotzinapa” non è l’ennesimo «film di narcos», ma una vicenda che coinvolge lo stato messicano in tutte le sue articolazioni.

Marco Dell’Aguzzo

Tutte le strade (con le buche) portano a Roma

Fin da bambino ho sempre amato sal-tellare da una pietra all’altra su quei pochi tratti di strade dell’antica Roma, sopravvissute all’ira dei tempi. Che mi trovassi ai piedi del Colosseo o lungo l’Appia Antica, quei lastroni di pietra hanno sempre fatto correre la mia fan-tasia: immaginavo le ruote delle bighe che si fracassavano, incastrandosi tra

una pietra e l’altra, aurighi sbalzate fuori attraverso un parabrezza imma-ginario, dopo essersi imbattuti in una voragine. Praticamente non è cambia-to nulla da allora, dato che dopo più di duemila anni di storia le strade e i tra-sporti della Capitale sono pressoché identici. I poveri abitanti, infatti, devono ancora districarsi tra voragini

0606 Politica & Attualità

e bighe che si fanno aspettare più del dovuto. Sono arrivato a pensare, addi-rittura, visti i tempi di attesa per la co-struzione delle opere pubbliche, che la “C” della nuova metro stia per “Ce-sarea”, i cui lavori sarebbero dovuti iniziare nel 44 a.C., ma immagino che il 15 Marzo di quell’anno la giunta assegnò l’appalto all’Ingegner Bruto. Per Cesare, promotore del progetto, fu come una “coltellata” alle spalle. Tu quoque! Ma queste sono solo fantasti-cherie. Il fatto evidente è che le strade dell’antica Roma non erano così; lo sono diventate, a causa della mancata manutenzione della ditta che doveva occuparsene, l’ALEMA’, da cui la mo-derna AMA. Lo spazio fra i lastroni non era voluto, sono buche createsi a causa dell’erosione. Infatti i cittadini dissero basta: “L’ALEMA’… no!”. Questo era lo slogan. Inoltre, i dipen-denti di questa erano tutti familiari dell’allora Imperatore.Ma veniamo al presente. Dopo i Van-dali e i Visigoti aleggia una nuova mi-naccia sulla capitale: Antonio Razzi. Il Senatore della Repubblica ha dichia-rato: “Si candidano tutti! Che so’ scemo che non mi candido pure io?”. Ma non è certo l’unico dei problemi. Per eleggere il nuovo sindaco che andrà a sostituire il Commissario Stra-ordinario Francesco Paolo Tronca – il quale aveva già sostituito l’ex sindaco Ignazio Marino dopo le sue dimissioni – i cittadini romani non sanno dove

sbattere la testa. Molti minacciano di non votare proprio, favorendo però lo stesso sistema ritenuto inadeguato a proporre una persona adatta a ricopri-re questo ruolo. L’auspicio è che chi verrà eletto gli faccia cambiare idea.A scendere in campo per il PD c’è Ro-berto Giachetti, vincitore delle prima-rie. Marino invece ha dichiarato che non si ricandiderà, facendo cadere nello sconforto i suoi sostenitori, i quali sembrano orientati a votare Vir-ginia Raggi. Quest’ultima, candidata del Movimento 5 Stelle, è stata scelta previo sondaggio web, metodo pur sempre discutibile, ma che le ha per-messo di rappresentare i “grillini” alla corsa per il Campidoglio. Per la destra, invece, dopo le diatribe tra Berlusconi e Salvini, saranno in due a competere: la Lega appoggia la Meloni, Berlusconi rimane invece fedele alla candidatura di Bertolaso, vincitore delle consulta-zioni interne agli elettori di centrode-stra.Tuttavia, come ben sappiamo, il sinda-co da solo non basta. La città è formata da tutti e tutte noi, che ogni giorno la viviamo e percorriamo in lungo e in largo. Ognuno, andando a votare, deve votare per se stesso, non deve certo scrivere il proprio nome, bensì deve considerarsi eletto. Sii cittadino, ma comportati da sindaco. Forse 3 milioni di sindaci ne faranno uno buono!

Lorenzo Picca

0707

I prossimi 18 e 19 Maggio si terranno le elezioni per il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (meglio noto con l’acronimo CNSU), per le quali saranno chiamati a votare tutte le studentesse e tutti gli studenti rego-larmente iscritti (si legga “in regola con il pagamento delle tasse”) presso un ateneo italiano.

Cos’è il CNSU e a cosa serve?

Il CNSU è un organo di rappresentan-za nazionale di tutte le studentesse e tutti gli studenti degli atenei italiani, composto da 28 studenti, un rappre-sentante dei dottorandi e un rappre-sentante degli specializzandi medici, la cui composizione si rinnova ogni tre anni.Tale consiglio si costituisce in seno al Ministero dell’Istruzione dell’Unive-rsità e della Ricerca e interloquisce

direttamente con esso, potendo espri-mere pareri su leggi e decreti riguar-danti l’università e porre quesiti al Mi-nistro sul contenuto degli stessi; lo stesso organo, inoltre, redige ogni anno un documento sullo stato del sistema universitario da presentare al Ministro. È bene ricordare che l’orga-no ha una funzione ed esprime pareri unicamente consultivi e non delibera-tivi, uno dei motivi per cui Link – Stu-denti Indipendenti si è battuta da subito per una sostanziale riforma dell’organo – riforma che tuttavia non ha incontrato particolari favori.

Cosa abbiamo fatto?

Tra le cose che abbiamo portato avanti e quelle abbiamo ottenuto nel triennio 2013-2016 in CNSU, una delle vittorie più significative che abbiamo conse-guito come Link – Studenti Indipen-denti qualche settimana fa, in seguito a un autunno di mobilitazioni, è l’innalzamento della soglia ISEE a 23.000 Euro e della soglia ISPE a 50.000 Euro per l’accesso alle borse di studio e ai posti alloggio. Inoltre, grazie al nostro impegno siamo riusci-ti a far stanziare 50 milioni di euro in

Elezioni CNSU 2016

Elezioni CNSU: il lavoro e il programma di Link – Studenti Indipendenti!

0808 Elezioni CNSU 2016

più nella Legge di Stabilità da destina-re al Diritto allo Studio, un bel passo avanti in confronto ai 5 milioni stabili-ti in precedenza – fondi in ogni caso insufficienti, se si tiene in considera-zione che l’effettivo fabbisogno com-plessivo sia almeno 200 milioni.Grazie a un costante lavoro sul Tiroci-nio Formativo Attivo (TFA) per gli aspiranti insegnanti, siamo riusciti sia a riformare le classi di concorso sia a far esprimere il Ministero in favore dell’attivazione di un nuovo ciclo di TFA.Infine, siamo al lavoro nelle accade-mie di alta formazione artistica e co-reutica (AFAM) per portare in appro-vazione uno statuto dei diritti degli studenti e delle studentesse nelle accademie.

Qual è il nostro programma?

In un contesto di totale definanzia-mento del sistema universitario pub-blico è più che mai necessario inverti-re la rotta: aumentare subito i fondi statali alle università e quelli per le borse di studio e i posti alloggio! Ab-biamo da poco lanciato la raccolta

firme per la presentazione di una Legge di Iniziativa Popolare (LIP) sul Diritto allo Studio, per poter final-mente essere liberi di scegliere di stu-diare, soprattutto liberi di decidere cosa e dove studiare.In questa Legge chiediamo l’abolizi-one del parametro ISPE nell’accesso ai benefici per il diritto allo studio, l’ist-ituzione di una borsa servizi fino a un ISEE di 28.000 euro, un servizio mensa di qualità e a basso costo, un numero di alloggi adeguato all’ammo-ntare degli aventi diritto, una No Tax Area per chi si trova al di sotto dei 28.000 Euro di ISEE, agevolazioni sui trasporti pubblici e nell’accesso alla cultura (musei, cinema, teatri, ecc).Vogliamo un’Università antifascista, antirazzista e antisessista, realmente accessibile a tutte e tutti e dove tutte e tutti si sentano pienamente realizzati; contro ogni discriminazione sessuale e di genere vogliamo l’introduzione del doppio libretto per le/gli student* transgender e l’apertura di sportelli di ascolto.

Link Roma TreLink - Studenti Indipendenti

0909Scienza

Energia eolica: da che parte tira il vento?

Il 2015 è stato anno florido per l’indu-stria eolica mondiale. Il Global Wind Energy Council rivela che nell’anno appena trascorso è stato registrato un +22% di potenza eolica installata a livello globale, pari a 63 GigaWatt, raggiungendo i 432,4 GW. Questo no-nostante nell’Unione Europea gli investimenti sull’energia da fonti rin-novabili sembrano risentire dell’ince-rtezza politica nei loro confronti.

Più specificatamente per l’Italia, i dati ANEV (Associazione Nazionale dell'E-nergia dal Vento) non sono clementi, e ci testimoniano di soli 0,082 MW in più di potenza installata e dell’impr-essionante calo dei lavoratori occupati nel settore: 11.000 in meno dal 2012 (da 37.000 a 26.000). Secondo l’associazi-one di categoria, la responsabilità cadrebbe sul Governo, per il colpevole ritardo nell’adozione del DM che risponde al nome “Rinnovabili non fotovoltaiche”, il quale peraltro pre-senterebbe pure contenuti contraddi-tori con gli obiettivi presi dall’Italia in occasione di COP21.

Tale decreto, atteso già per Dicembre 2014 ma ancora in esame, si propone il rispetto degli obbiettivi fissati nel Pac-chetto Europeo Clima-Energia “20-20-20”, che per l'Italia prevedono

l’utilizzo di fonti rinnovabili per il 17% della produzione di energia elettrica complessiva entro il 2020. Nel testo si afferma che il nostro Paese perseguirà lo sviluppo nel campo delle rinnovabi-li con un approccio più efficiente, fon-dato su migliori riduzione dei costi e ricadute sull’economia, introducendo nuovi incentivi e possibilità in più di concorrenza; e si azzarda la previsione di arrivare entro il 2020 addirittura al 32-35% di produzione di energia elet-trica da fonti rinnovabili. Eppure in Italia ancora manca completamente l’eolico offshore, la specifica branca del settore che si riferisce agli impianti installati a diverse miglia dalle coste, per sfruttare l’esposizione a venti più forti rispetto a quelle sulla terraferma: la sua capacità potenziale è stimata proprio dall’ANEV in 2,5 GW.Il mercato mondiale viene dunque trainato dalle nuove installazioni in Cina; nel 2015 il Dragone ha superato l’Unione Europea nel settore eolico per capacità installata, ma ha sprecato 33,9 milioni di MWh prodotti dai suoi impianti: secondo la National Energy Administration, il regolatore cinese, si tratterebbe di un quinto del totale. L’authority dunque ha chiesto che il governo vari misure più severe per ridurre gli sprechi:

1010 Scienza

è necessario investire nelle infrastrut-ture (ad oggi carenti) e incentivare le imprese che operano nella distribu-zione a dare priorità all’elettricità pro-dotta da fonti rinnovabili. Se la capaci-tà totale di energia eolica prodotta ha già raggiunto i 133,3 GW alla fine di Febbraio, pari al 9% del totale, essa comunque è largamente sottoutilizza-ta, poiché spesso i parchi eolici sono costruiti in regioni dove la velocità del vento è bassa e la grid capacity (l’indi-catore per lo stoccaggio dell’energia) è insufficiente. La colpa pare essere in gran parte dei governi locali, che si concentrano sulla potenza installata piuttosto che sull’efficienza e l’effetti-vo utilizzo - addirittura, le statistiche registrano che l’utilizzo dell’energia eolica sia diminuito per 165 ore. Nel 2015 dai combustibili non fossili si ricava il 12% del totale di energia pro-dotta nel Paese, ma l’obiettivo per la fine del 2020 è il 15%: nonostante in questo gruppo sia considerato anche il nucleare, l’eolico resta un settore giu-dicato fondamentale dal governo cinese.

Più energia dall’eolico rispetto alla Cina è stata prodotta dagli Stati Uniti: nonostante la capacità del Paese asia-tico sia doppia, la sua produzione effettiva si ferma a 185,1 milioni di MWh, mentre gli USA arrivano a 190 milioni di MWh. La produzione statu-nitense riesce a soddisfare il fabbiso-

gno di 17,5 milioni di famiglie; una produzione elevata che si basa sulle forti risorse eoliche e sugli ingenti investimenti nelle infrastrutture di trasmissione. La AWEA (American Wind Energy Association) sostiene che l’eolico potrebbe arrivare a soddi-sfare il 20% del fabbisogno elettrico americano entro il 2030. Sono infatti 73.000 i posti di lavoro impiegati nel settore, distribuiti su oltre 500 fabbri-che attive nella realizzazione di parti di turbine eoliche, che permettereb-bero così di raggiungere una capacità eolica di circa 75 GW (8,6 GW in più sono stati installati nel 2015).

C’è ancora molta ricerca anche nel campo dell’eolico; e proprio negli USA, precisamente alla Ohio State University, un team di scienziati sta progettando delle strutture meccani-che simili ad alberi artificiali, capaci di produrre energia elettrica quando mosse dal vento: l’idea alla base del lavoro è riprodurre le risonanze inter-ne degli alberi naturali (attraverso le quali viene dissipata l’energia inter-na), creando dunque piccole foreste artificiali.

M.P.

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Siamo nel XXI secolo e sono ormai tanti gli strumenti che possono arric-chire la nostra conoscenza, grazie alla tecnologia.Non possiamo negare, infatti, quanto gli strumenti del web siano diventati parte della quotidianità e ci facilitino la vita. Ad esempio con Wikipedia pos-siamo colmare immediatamente lacune imbarazzanti, con Google Translate abbiamo tutte le lingue del mondo a portata di mano – essere dei madre lingua cinesi con un solo click non è roba da poco! Possiamo visitare il mondo virtualmente con Google Earth, e nel farlo dal vero cercare l’albergo e il ristorante perfetti: basta leggere le recensioni di TripAdvisor.Insomma, non c’è informazione, o co-noscenza, che non possiamo ottenere. Eppure mi sono chiesta: cosa ci per-mette di conoscere noi stessi? Franco Lorenzoni, maestro elementare, mi ha risposto così:

“Non c’è separazione tra il conoscere il mondo e conoscere se stessi. Ad esem-pio noi in classe parliamo della storia o

dell’area del quadrato e in quello ci riconosciamo. Questo è il nodo: non separare la conoscenza oggettiva dalla conoscenza di sé.”

Ho conosciuto Franco Lorenzoni il 20 Marzo 2016 in occasione di “Famiglia punto Zero – Il Festival delle Famiglie che Cambiano”, una kermesse organiz-zata presso il Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo (MAXXI), durante un incontro in cui si discuteva delle trasformazioni operate nella sfera rela-zionale dei bambini dagli strumenti della tecnologia. Ho ascoltato le parole di questo insegnante elementare con grande attenzione. Applicare il suo metodo pedagogico può trasformare la scuola di oggi in un luogo nel quale sti-molare la conoscenza di sé attraverso i processi relazionali interpersonali.

“Se nel tempo libero usiamo i social network per esprimere un pensiero, a scuola ci riuniamo in cerchio e ne discutiamo tra noi.”

Osservare il Mondo per conoscere se stessi

“I bambini devono sostare sulle domande, riflettere e discutere”FRANCO LORENZONI

Cultura

1212 Cultura

L’idea di Lorenzoni è proprio quella di creare una dimensione a loro misura, dove i bambini possano riflettere ed imparare a partire dalle proprie idee. Nel suo ultimo libro, I bambini pensa-no grande, il maestro riporta gli scambi di battute delle tante conver-sazioni che si sono svolte in classe tra gli alunni, da cui si percepisce chiara-mente quanto i pensieri di questi bambini effettivamente si arricchisca-no a vicenda.Certo, realizzare questo rapporto di relazione reciproca non è facile:

“La costruzione della relazione reci-proca è molto lunga. Ci vogliono anni. L’idea è quella di costruire una fiducia per cui la scuola è un luogo in cui ognuno dice quel che pensa, ma soprattutto si è curiosi l’uno dell’altro. Per fare tutto questo bisogna ridurre i contenuti all’essenziale, e pensare che ogni contenuto fa da specchio alla co-munità.”

Cosa c’è di più democratico di una scuola in cui si impara la matematica insieme? Franco Lorenzoni promuove la cooperazione delle idee e il loro svi-luppo nella comunità come processi che portano alla conoscenza. Solo così la scuola non sarà più vista come luogo di addestramento. Invece, purtroppo, ancora paghiamo oro i famigerati “libri di testo”, i bambini piangono per i brutti voti presi, si alimentano le

competizioni e tutto ciò favorisce la dispersione scolastica.Alla fine del suo libro, Lorenzoni afferma di essere consapevole di non aver terminato il programma entro la fine dell’anno scolastico; ma questo non gli importa, perché riuscire a tra-smettere ai propri alunni la passione per qualcosa che si è affrontato a scuola è una conquista emozionante. Personalmente, credo che la funzione dell’insegnante sia quella di promuo-vere la curiosità e guidare i bambini, attraverso il gioco, alla conoscenza del mondo. Per questo ritengo che la pe-dagogia di Lorenzoni possa dare un ottimo imprinting a tutti coloro che intendano scegliere questa professio-ne.

“Io ad esempio amo il teatro, e a fine anno con i miei alunni svolgiamo delle scene in cui si riportano tutte le cono-scenze che abbiamo acquisito. Abbia-mo studiato la filosofia e ogni alunno recitava nelle vesti del pensatore che più lo aveva colpito. Allora sì che i bambini ci stanno.”

Carolina Bernardi

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Potrei mai biasimarvi se il nome “Par-migianino” vi creasse uno stuzzicante immaginario culinario, capace di sti-molare il vostro delicato palato? Affat-to! Sarebbe altresì lecito, se in voi non si fosse mai presentata la curiosità di sfogliare un manuale di storia dell’arte moderna, oppure se vi foste negati una passeggiata per la città eterna e dintorni negli ultimi sei-sette mesi, dato che, il sudetto “Parmigianino”, lo rinvenite tappezzato in ogni luogo ed in ogni dove per la capitale.

Possibile che attorno alla figura di questo pittore si sia prodotto un così vivo clamore? Ebbene sì! Una degna delucidazione ce la propone Giorgio Vasari nelle Vite giuntine, scrivendo dell’artista emiliano le seguenti lodi: “fu dal cielo largamente dodato di tutte quelle parti che a un eccellente pittore sono richieste, […] la sua ma-niera è stata da infiniti pittori immita-ta et osservata, per aver’gli dato all’arte un lume di grazia tanto piacevole, che saranno sempre le sue cose tenute in pregio”.

Descrizione a dir poco altisonante, a parer mio – sempre e comunque mo-destissimo – brillantemente meritata, per il nostro caro Francesco Mazzola,

detto il Parmigianino, il cui sopranno-me deriva, oltre che dalle origini, dalla corporatura esile e dall’aspetto fine. Nato a Parma nel 1503, cresciuto con pane e pennelli da Pier Ilario e Miche-le, fratelli del defunto padre, prenden-dolo in custodia a seguito della morte di quest’ultimo, insegnandogli il cor-redo tecnico essenziale per ogni arti-sta.Talento e ingegno colorano la sua pre-coce attività pittorica, tanto che gli zii nel 1515 – il sottoscritto, presumibil-mente, a dodici anni non era ancora in grado di piegare decentemente una maglietta, probabilmente tuttora – meditarono di farsi sostituire dal do-tatissimo nipote nella decorazione di una cappella della chiesa di San Gio-vanni Evangelista; che poi divennero tre in occasione del cantiere del 1523, ove lavorò braccio a braccio, gomito a gomito, assieme agli illustri Correggio e Anselmi, padroneggiando con dili-genza e con decoro le prospettive illu-sionistiche, imprimendo un monu-mentale dinamismo alle figure e ingentilendosi poi, man mano, nella resa delle gestualità e dei movimenti.

Transitando prima per Fontanellato, poiché tutte le strade, sopratutto quelle degli artisti, portano a Roma,

Roma Parmigianina

1414 Cultura

affrescò quel capolavoro di Stufetta di Diana e Atteone per i Sanvitale. Secon-do Vasari, il Mazzola studiò “tutte le cose antiche e moderne, così di scultu-ra come di pittura, che erano in quella città; ma in somma venerazzione ebbe particolarmente quelle di Michelagno-lo Buonarroti e di Raffaello da Urbino ”.

Si inserì nei circoli dei discepoli attivi del Sanzio, con i quali innescò ed ispirò tutta quella stagione ferventemente felice di fermentazione artistica, intito-lata poi “clementina” (1524-1527), capace di uniformare e caratterizzare l’intera Europa del Cinquecento sotto un unico linguaggio figurativo: il Ma-nierismo.

Addirittura? Orbene sì, signori miei, proprio lui, il Parmigianino! E se vi do-vesse apparire inaspettato e voleste togliervi questa perplessità, vi sollecito ad interpellare quei “poveri” soldati lanzichenecchi che non poterono pro-seguire con il loro spettabile saccheggio poiché, entrando nella dimora in cui il pittore era alle prese col suo ennesimo miracolo (Vasari ci racconta che fosse la Visione di San Girolamo), rimasero incantevolmente stupefatti innanzi a quell’opera di rara bellezza. Spudorato il suo intento rielaborativo dei due massimi exempla artistici del tempo: pietas e affezione di elegante raffaelle-sca memoria nella Vergine con il bam-bino, contrapposta alla maestosa e ispezionata personalità michelangiole-

scamente anatomica del Battista. Razionalità, armonia ed equilibrio, canoni prìncipi del Rinascimento, ven-gono soggiogati dalle ininterrotte ricer-che e sperimentazioni intellettualisti-che del Parmigianino, viziate anche dal suo bizzarro interesse per l’alchimia. Modello per eccellenza è la celebre Ma-donna dal collo lungo: raffinato allun-gamento delle parti anatomiche, pose sofisticate e sensuali, atmosfera tedia e vibrante e intonata dal profano, dovuto alla stesura del colore sempre più legge-ro e velato.

Come il Mazzola, accusato dal Vasari per i suoi ghiribizzi dietro al congela-mento del mercurio, causa di furti di tempo rilevante per il giovamento della Storia dell’Arte, così anch’io, sono ben soffocato dalle norme editoriali della mia redazione.

Mi ritengo a ogni buon conto felice-mente appagato se, a scapito delle mie ciance saccenti, andaste alle Scuderie del Quirinale, alla mostra di Correggio e Parmigianino che terminerà il 26 Giugno 2016. Le parole, per quanto siano mirabolanti, mai e poi mai sosti-tuiranno la concretezza e la tangibilità che l’arte visiva, per grazia di Dio, detie-ne. Non è maledettamente sufficiente che venga limitatamente contemplata, toccata – se si può toccare! –, ascoltata, respirata, gustata! Va VISSUTA.

Joshua De Loa

1515

Dopo diversi problemi legati alle sue possibilità economiche, il 25 Febbraio 2016 Gabriele Mainetti esordisce sul grande schermo con il suo sorprende-te primo lungometraggio.La trama segue le avventure di Enzo Ceccotti, un criminale di basso rango della periferia romana, che in fuga dalla polizia si tuffa nel Tevere, e acquisisce doti fisiche sovraumane grazie una sostanza radioattiva lì sca-ricata, assorbendola. Tornando alle

sue frequentazioni abituali nel quar-tiere di Tor Bella Monaca, che fa da cornice alle avventure del protagoni-sta, incontra Alessia: una giovane ragazza dalle mille sfumature di per-sonalità, fragile eppure ostinata, nonché “grillo parlante” per lo squat-trinato Ceccotti; tanto da diventare il motore che trasformerà il nostro an-tieroe in un supereroe, esattamente come l’amatissimo Jeeg Robot che la ragazza segue appassionatamente. Altra figura centrale della storia è lo Zingaro, un eccentrico Joker tutto all’italiana; con una carriera fallita nel mondo dello spettacolo alle spalle, questo individuo sopra le righe dipin-ge l’altra faccia della medaglia. Se Enzo è cupo e asociale, il suo antago-nista è ossessionato dall’idea di essere rispettato e stimato e vuole a tutti i costi apparire.

Roma, la Gotham City de’ noantriLo chiamavano Jeeg Robot

TITOLO: Lo chiamavano Jeeg RobotREGISTA: Gabriele MainettiCAST: Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti); Luca Marinelli (lo Zingaro); Ilenia Pastorelli (Alessia); Stefano Ambrogi (Sergio); Maurizio Tesei (Biondo); Francesco Formichetti (Sperma); Daniele Trombetti (Tazzina); Antonia Truppo (Nunzia); Gianluca Di Gennaro (Antonio); Salvatore Esposito (Vincenzo).PRODOTTO DA: Gabriele MainettiDISTRIBUITO DA: Lucky RedANNO: 2016

Recensioni

1616 Recensioni

La mancanza per lui del successo lo porterà su una strada setacciata da altri inevitabili delusioni e fallimenti, che lo trasformeranno nel corso della trama in un villain magistrale.

“Che cosa faresti se ti risvegliassi con dei superpoteri?” è probabilmente la domanda chiave che Mainetti ci propo-ne e che smuove l’intero corso delle vicende. A questa domanda, pur atte-nendosi a un filone tematico non italia-no, il regista offre una risposta origina-le, che prescinde dallo stereotipo dell’eroe martire proposto dalle grandi produzioni americane. Nulla ha da invidiare Enzo ai suoi colleghi di Hell’s Kitchen e Gotham City; anzi, funziona proprio perché inizialmente non ha insito nell’anima quell’ammirabile senso di giustizia suprema.Roma in generale e la sua periferia in particolare rispondono con forza alle ambientazioni newyorkesi. Con una fotografia cupa e una narrazione coin-volgente, Mainetti riesce a trasformare la capitale in un palcoscenico ideale nel quale coniugare la straordinaria com-parsa di un supereroe con la tipica, sfortunatamente presente, criminalità romana. Non mancano i riferimenti ai

cult degli anni ’80, i tipici atteggiamen-ti e costumi romani e l’uso del dialetto, funzionale a dare verosimiglianza alla storia.

La poetica di Mainetti è semplice, senza pretese, eppure stimola alla riflessione suscitando al tempo stesso un sorriso. Pur essendo un film a basso costo, è una pellicola che sorprende e ricorda quanto la passione e la dedizio-ne possano sempre rendere più e meglio di un alto budget.Accolto con entusiasmo anche dalla Critica, è stato nominato in ben sedici categorie ai David di Donatello, motivo per cui la pellicola verrà ridistribuita dal 21 Aprile nelle sale sul territorio na-zionale.Sono dunque invitati ad andare a vederlo tutti coloro che non hanno avuto l’occasione di farlo la prima volta, dandogli una possibilità, sostenendo questo piccolo grande progetto che merita ammirazione, per aver osato portare un film di questo genere in un panorama cinematografico, quello ita-liano, che riserva ormai poche soprese.

Andrada Blajinu

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Renato dice che pioveva. Un tempora-le come non se ne vedeva da anni, dice.I tuoni e i lampi squassavano il cielo quasi a volerlo fare a pezzi. Era pome-riggio, una manciata di minuti dopo le quattro, ed era già notte. In casa, oltre a lui, nessuno. Come sempre, dice Renato. Con tutto il fracasso di pioggia e vento non gli sembrava che stessero bussan-do. E poi, con un tempo così, solo qualcuno spostato di testa poteva andare in giro per le strade, ha pensa-to. Ma è sceso lo stesso a vedere, per togliersi il dubbio. I colpi alla porta erano forti e ripetuti.Allora ha aperto. Ha aperto e se l'è tro-vata davanti. Un'apparizione. Tutta occhi. Occhi scuri e profondi. Bella era bella. Una bellezza prepoten-te che aggrediva la vista, dice Renato. Non ha perso tempo a farla entrare perché là fuori era da spavento. La fine del mondo. Lei tremava tutta dentro il suo cappotto. Era un cappotto leggero, troppo leggero per un tempo così. Per via della pioggia, i capelli le si erano arruffati in piccole ciocche arricciate sulle punte, qualche filo si era appicci-

cato al viso pallido e smunto, scavato sulle guance. Si domandò se non stesse covando una malattia. Una di quelle malattie che hanno a che fare con il cibo e che affliggono le ragazze di oggi, dice Renato. Questo avrebbe giustificato le spalle strette e le scapole sporgenti. Ma non volle pensarlo perché i pensieri di malattia e di morte gli guastavano l'umore. Forse perché lui era prossimo ai sessantacinque e la notte faceva certi sogni brutti e tetri, dei quali preferisce non parlare, che al mattino si trasformavano in un fardel-lo di angoscia e inquietudine sul petto. Smise di pensare, indicò le scale e le fece cenno di seguirlo. Renato dice di aver sentito un formi-colio fastidioso corrergli per le gambe. La seconda volta in un giorno, si era detto. Un tremolio identico l'aveva assalito ai polpacci quella stessa mat-tina al bar della stazione. Come per un richiamo, aveva alzato lo sguardo verso il bancone e l'aveva vista. Non sapeva spiegarselo allora come adesso. Dice solo che da lì in poi è stato così: le gambe cominciavano a prudergli e lui sapeva che lei era vicina. Gli bastava sollevare lo sguardo per trovarla.

MONIA SERAPIGLIAAmore imperfetto

Prima Puntata

Scintille

1818 Scintille

Renato, che di solito non presta molta attenzione ai discorsi degli altri, non poté fare a meno di ascoltare quello che lei e il barista si dicevano. La sua voce, un flusso ininterrotto di suoni briosi e vivaci, gli s'insinuava nelle orecchie invadendo ogni cellula del cervello. Cercava una stanza a basso prezzo. Non era per sempre. Il tempo di trovarsi una sistemazione per conto suo. Non le importava che fosse picco-la e stretta. Non le importava dell'arre-damento. Disse che non aveva molti soldi. Si sarebbe adattata. Disse anche che le occorreva poco spazio per vivere. Con un saltello scese dallo sga-bello su cui sedeva in pizzo e fece una giravolta su se stessa. Al terzo giro si fermò e rivolgendosi ora al barista ora a Renato, disse: “Vedete?”Quello era sicuro: poco più di un metro e cinquanta per quarantacin-que, forse quarantasette chili. Stretta di spalle e di fianchi. Disse di chiamar-si Misa.È stata una resa, confessa Renato. Dietro lo sguardo insistente del bari-sta e gli occhi imploranti della ragaz-za, ha ceduto come se fosse il solo a poterle offrire un tetto. Le mise a disposizione la camera al secondo piano. Non si poteva certo dire una stanza in cui poter dormire sereni, quel posto. Piuttosto un ripostiglio per gli elettro-domestici guasti e gli oggetti che non usava più. Ci teneva le scarpe del

cambio stagione, qualche ombrello rotto, due sedie sgangherate, un tavo-lino zoppo e, naturalmente, gli attrez-zi che gli servivano per i piccoli lavori in casa. La ragazza ne sembrava entusiasta, invece. Renato dice che le pupille le si accesero di una luce allegra e viva. Via via che lo sguardo si posava su questa o quell'altra crepa del muro, che sbir-ciava dentro un mobile mangiucchia-to dalle termiti, che esaminava le gambe zoppicanti di una sedia, questa luce dentro i suoi occhi diventava più intensa. Quando andò alla finestra e l'aprì, cacciò un urlo allegro. Cominciò a battere le mani in brevi ed energici applausi. Lui non ci vedeva niente di così felice nello squallore di quello sgabuzzino e nella grigia desolazione del vecchio quartiere che si affacciava dietro la finestra ma l'entusiasmo della ragazza, la sua gioia esplicita, quello sì che aveva un che di fascinoso. Contagioso, dice Renato.

Gli ci vollero quattro giorni di duro lavoro per preparare la stanza. Dice che mentre sgomberava e spazzava il pavimento, scartavetrava e verniciava le ante dell'armadio, assicurava e oliava i cardini della porta e delle fine-stre, sentiva montargli dentro, oltre la fatica per lo sforzo fisico, un fastidioso senso di inquietudine.Non l'aveva mai fatto: dividere la casa con qualcun altro. Una ragazza così

1919

giovane, ragionava Renato. Quanto poteva avere? L'età di sua nipote se avesse avuto un figlio quando era tempo, aveva rimuginato. Lei arrivò la sera stessa che i lavori erano finiti. Dove fosse stata nel frat-tempo, questo lui non saprebbe dirlo. Si presentò con una borsa di cuoio a tracolla e una grossa valigia che teneva con tutte e due le mani. Renato dice che i primi tempi organiz-zarono le cose in modo che l'una non desse fastidio all'altro. Come studenti fuori sede diviso i pensili della cucina in modo che ciascuno avesse il suo spazio e riponevano su ripiani diversi del frigorifero il cibo che compravano separatamente. Una piccola lavagna, attaccata alla parete sotto l'orologio, ricordava loro entro che data pagare le bollette. Nelle settimane successive, con suo immenso stupore, le loro abitudini presero, naturalmente, a mescolarsi. Lei si preparava il caffè con la moca di lui e lui si lavava con il bagnoschiuma di lei. I ripiani del frigorifero divenne-ro uno spazio comune perché scopri-rono che amavano mangiare le stesse cose. Le gambe che gli tremavano era il segnale per buttare la pasta. Voltava la testa e la trovava sulla porta che gli sorrideva. A quella non ci aveva fatto ancora l'abitudine. All'agitazione che lo prendeva quando Misa era nelle vicinanze, intende. Come studenti

fuori sede diviso i pensili della cucina in modo che ciascuno avesse il suo spazio e riponevano su ripiani diversi del frigorifero il cibo che compravano separatamente. Una piccola lavagna, attaccata alla parete sotto l'orologio, ricordava loro entro che data pagare le bollette. Nelle settimane successive, con suo immenso stupore, le loro abitudini presero, naturalmente, a mescolarsi. Lei si preparava il caffè con la moca di lui e lui si lavava con il bagnoschiuma di lei. I ripiani del frigorifero divenne-ro uno spazio comune perché scopri-rono che amavano mangiare le stesse cose. Le gambe che gli tremavano era il segnale per buttare la pasta. Voltava la testa e la trovava sulla porta che gli sorrideva. A quella non ci aveva fatto ancora l'abitudine. All'agitazione che lo prendeva quando Misa era nelle vicinanze, intende. Renato dice che non si era mai innamorato veramente. Pochi fidanzamenti consumati in fretta. Quando il sentimento si avvici-nava con la pretesa di agguantarlo, lui si faceva trovare affaccendato in altre cose della vita o si scansava, semplice-mente. Amare con devozione: lui non era capace. Ma a stare accanto a lei, confessa, andava in confusione. Se si fermava troppo dentro il suo sguardo, finiva che tartagliava. Era per come lei lo fissava, annuiva e piegava la testa toccandosi continuamente i capelli.

2020 Scintille

Era per come lei lo fissava, annuiva e piegava la testa toccandosi continua-mente i capelli. Con quei segnali, gli pareva che lo incoraggiasse. E lui, per ripigliarsi, doveva spostare gli occhi e ancorarli a qualcos'altro. Non riusciva a smettere di pensare che avrebbe potuto essere sua nipote. I sensi di colpa gli si dimenavano dentro il petto in una battaglia terribi-le. Tanto di giorno quanto di notte. Soprattutto la notte. Lui: un uomo di buon senso, avvedu-to, i cui gesti rispondevano a un preci-so ordine mentale, si scopriva, all'im-provviso, un'altra persona. Un idiota. Un inetto preda di un disordine cere-brale che lo bloccava anche nelle fac-cende più semplici.Passando davanti la camera di Misa, per dirne una, inciampava nelle scale. Come se uno dei suoi piedi facesse lo sgambetto all'altro per impedirgli di tirare dritto per la sua strada. Non si curava di chiudere il rubinetto dell'ac-qua, né di spegnersi la luce dietro quando usciva dal bagno; aveva diffi-coltà a infilarsi calzoni e camicie perché, dice, gli scivolavano le mani sulla stoffa; si tagliuzzava in punti im-pensabili del viso ogni volta che si radeva. Mancava di concentrazione: sempre con la testa a lei. La notte era anche peggio. Lo affolla-vano certi sogni che lo agitavano e lo coprivano di sudore. Era così, dice

Renato: dentro i suoi sogni lei ci s'infi-lava sempre nuda. Che entrasse o uscisse da una stanza, che passeggias-se per la strada o che si affacciasse a una finestra: qualunque cosa facesse, la faceva con la sola pelle addosso. Una pelle bianca, lucida e tenera, dice Renato. Si fletteva sinuosa davanti ai suoi occhi, turbandoli. Le sue forme gli annebbiavano lo sguardo e gli sug-gerivano pensieri che è meglio non riferire. Pensieri tortuosi come figure deformi. In mezzo a quelle si stagliava nitida e luminosa l'immagine della nipote che non aveva ma che lo guar-dava cogli occhi di Misa. Chissà come le aveva rubato anche la bocca. La storceva da un lato, imitandola. Gio-cava con le punte dei capelli che rica-devano posticci e arruffati sulle guance bianche di ricotta. In uno di questi sogni gli si era seduta, nuda com'era, sulle gambe e gli dava piccoli colpi sul petto. Lo pregava di coprirlo con la sua camicia. Quando si è svegliato, ricorda Renato, si è scoperto senza la camicia addosso. L'ha ritrovata arrotolata in un punto del letto, in mezzo alle coperte.

Qual era la cosa peggiore che gli poteva capitare? Un NO scagliato a brutto muso come una porta sbattuta in faccia. Si domandava e rispondeva, Renato.

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In uno di questi sogni gli si era seduta, nuda com'era, sulle gambe e gli dava piccoli colpi sul petto. Lo pregava di coprirlo con la sua camicia. Quando si è svegliato, ricorda Renato, si è scoperto senza la camicia addosso. L'ha ritrovata arrotolata in un punto del letto, in mezzo alle coperte.

Qual era la cosa peggiore che gli poteva capitare? Un NO scagliato a brutto muso come una porta sbattuta in faccia. Si domandava e rispondeva, Renato. E poi c'era la gente. Qualcuno avrebbe potuto indignarsi. Perché le persone, dice Renato, sono tutto un controsen-so. Si fanno passare davanti agli occhi le guerre e la fame nel mondo e lo sfruttamento degli extracomunitari e gli ammazzamenti di animali inno-centi, ma hanno da ridire a guardare un uomo della sua età insieme a una ragazza tanto giovane. Come se desi-derarla fosse, per uno come lui, uno avanti negli anni – e va bene, molto avanti negli anni – , dice, un sopruso al

mondo intero. Che forse egli stesso non ci aveva pensato? Ci aveva pensa-to eccome. Si piegava sotto questo pensiero come il ramo marcio di un albero. Certi giorni, racconta, si trasci-nava dentro la sua stanza, conciato peggio di un barbone. Non si lavava. Non si cambiava i vestiti. Avanti e dietro a misurare la camera dentro la vestaglia impataccata e logora. Ci voleva lei, quando rientrava la sera, per farlo uscire. Renato dice che a un certo punto sentì il bisogno di liberare quel peso. Espor-si. Farsi avanti. Non l'avrebbe costret-ta, certo che no. Non sarebbe stato ne-cessario, l'avrebbe conquistata un poco alla volta. Cominciò con dei teneri apprezza-menti. Ora per gli occhi così dolci, ora per il sorriso così fresco, ora per la pelle così bianca. Aveva sempre una parola gentile o uno sguardo accorto che lei raccoglieva con un'allegra risa-tina che le si riversava nello sguardo e le accendeva gli occhi.

ANTICIPAZIONI

Renato riuscirà a dare seguito alla sua intenzione e ai suoi tentativi di corteggiare Misa?E Misa come reagirà alle nuove attenzioni di Renato?Scopritelo nella prossima puntata, sul prossimo numero de “LINKiostro”!

2222 Scintille

ARIETE come la SantanchèVenere in opposizione vi farà vivere una settimana di intensa stanchez-za (ciò potrebbe essere molto ripo-sante per tutti gli altri); ma non temete, arieti! Indossate la prime ciabatte della Louis Vuitton che trovate e incamminatevi verso una profumeria aperta per tirarvi un po’ su il morale. Se i soldi non dovesse-ro bastare, usate la vostra arma segreta: “Lei non sa chi sono IO!”.

TORO come Denis VerdiniPer un curioso volere del cosmo, tutti i pianeti del sistema solare vi sorridono! Il vostro misterioso fascino e il vostro magnetismo hanno permesso di accordare tutte le potenti forze dell’universo.Le caste stelle del cielo vi proteggo-no, le logge celesti sono ormai la vostra dimora. Per quanto ancora durerà tutto questo?

GEMELLI come Donald TrumpMarte nel segno ha forse esercitato un’eccessiva influenza. L’intollera-nza verso ogni forma di vita che non sia la vostra persona vi sta deci-samente sfuggendo di mano. Relax, cari gemelli! Sitz! Cioè… sedetevi e sorseggiate una camomilla. Letture consigliate: Se questo è un uomo di Primo Levi.

Oroscopodi Emma BiancaLuna

CANCRO come Maurizio GasparriAhi ahi ahi, questa antipatica Luna dissonante vi sta creando qualche problema a livello comunicativo. Le cose, ohimè, non miglioreranno per tutto il corso della primavera. L’obiettivo delle prossime tre setti-mane? Sforzarsi di formulare un pensiero dotato di senso (tra un tweet e l’altro).

LEONE come Mario Adinolfi Miei cari leoni, più che da influssi celesti sembrate essere stati colpiti da radiazioni di kriptonite. È forse per questo che, ultimamente, dite cose fuori dal mondo. Se nessuno vi capisce dovreste seriamente pren-dere in considerazione l’idea di cambiare pianeta. Obbiettivo della settimana: andare a vedere Kung fu Panda con la vostra splendida fami-glia tradizionale.

VERGINE come la Madia I vostri dolci occhioni sono in grado di stregare chiunque, care vergini. Da lunedì, però, attenzione a ciò che dite, perché con Mercurio in opposizione figuracce e incom-prensioni sono alle porte.Consiglio degli astri: cercare di ricordare le balle che si dicono, se non altro per non risultare contrad-dittori.

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BILANCIA come BerlusconiLe mura che credevate tanto salde e forti si stanno sgretolando piano piano. Vi consiglio caldamente di rimettere in discussione la vostra capacità di dar vita a progetti dura-turi. La Luna in quadratura da mar-tedì prossimo favorirà infatti il discernimento tra ciò che pensate di saper fare e ciò che sapete fare davvero. Consiglio degli astri: fare una rilassante gitarella a L’Aquila.

SCORPIONE come Luttwak Se le vostre due parole preferite sono diventate “guerra” e “denaro”, forse è proprio il caso di prendere una pausa. Fatto? Da martedì sarà più facile rilassarsi grazie ad una fantastica luna nel segno che ricari-cherà le vostre batterie. Le vostre due parole preferite sono rimaste “guerra” e “denaro”? Temo allora che gli astri non potranno migliora-re la situazione.

SAGITTARIO come Papa FrancescoVenere in sestile da ormai molto tempo ha probabilmente creato intorno a voi una compagnia sba-gliata. Povero sagittario, ma di chi vi siete circondati? Bellissimo cielo dalla settimana prossima, con Mer-curio nel segno. Consiglio del mese: approfittare delle festicciole che daranno i vostri amici più cari per distrarsi un po’. (Divertimento assicurato.)

CAPRICORNO come Kim Jong-UnGiove è retrogado. Passo. Una tale dissonanza vi rende un tantino su di giri. Passo. Potrebbe anche cau-sarvi manie di onnipotenza. Passo. Infatti, più che segnali dallo spazio, siete voi che lanciate messaggi allo spazio. Passo. Consiglio degli astri: cambiare parrucchiere al più presto. Passo e chiudo.

ACQUARIO come Matteo RenziLa prossima settimana sarà ricca di incontri e sorprese grazie ad una Venere in quadratura che vi renderà splendenti! Il cielo primaverile parla dello sbocciare di nuovi amori. Giove favorevole creerà ottime condizioni in campo lavora-tivo… No, stavo scherzando. Ma quanto è divertente dire esattamen-te l’opposto della verità?

PESCI come Antonio RazziMercurio, il pianeta, ma pure quella cosa liquida che sta nei ter-mometri, si trova nella costernazio-ne dei pesci, in V casa, il che può causare la tendenza a non riuscire a esprimersi alla bell’e meglio. Dalla prossima settimana un bel sole caldo unito a influssi di guerre stel-lari vi farà vivere un ottimo periodo. Cercate di trovarvi uno hobbit. Tutto chiaro?

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