Linee Guida CSI Modena

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ANALISI LINEE GUIDA E SVILUPPI PER COSTRUIRE INSIEME IL FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE ANALISI LINEE GUIDA E SVILUPPI PER COSTRUIRE INSIEME IL FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE AUDITORIUM MARCO BIAGI • MODENA, 25 FEBBRAIO 2012 ASSEMBLEA PROVINCIALE

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analisi e linee guida

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ANALISILINEE GUIDA E SVILUPPI PER COSTRUIREINSIEME IL FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE

ANALISILINEE GUIDA E SVILUPPI PER COSTRUIREINSIEME IL FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE

AUDITORIUM MARCO BIAGI • MODENA, 25 FEBBRAIO 2012

ASSEMBLEA PROVINCIALE

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Scrisse Gilbert Keith Chesterton:

“Un ottimista è un uomo che vi guarda negli occhi, un pessimista è un uomo che vi guarda i piedi”.Voglio partire da qui per provare a raccontarvi, in pochi minuti, un realtà che negli ultimi anni è cresciuta con picchi del 30 per cento grazie all’impegno “delle persone per le persone”, grazie alla “positività della realtà” che monsignor Lanfranchi ha evo-cato nel suo messaggio alla città in occasione di San Geminiano. Per uscire dalla crisi serve questo: positività, entusiasmo, capa-cità. Ci siamo guardati negli occhi anche noi e abbiamo deciso che era ora di osare.

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ANALISILINEE GUIDA E SVILUPPI PER COSTRUIREINSIEME IL FUTURO DELL’ASSOCIAZIONE

Abbiamo il dovere di fare in modo che le società

diventino persone, che le persone diventino famiglie e che le famiglie crescano i

loro giovani.

Pensare al Centro Sportivo Italiano di Mo-dena, cinque anni fa, voleva dire cavalcare l’onda di un’associazione sana e robusta dedicata allo sport che piano piano comin-ciava timidamente ad a!acciarsi, fuori dai canoni tradizionali che contraddistinguo-no il Csi da più di 60 anni, al panorama di una città spesso chiusa ad altri soggetti, per così dire, non istituzionali tra gli attori sociali.

Guardare oggi negli occhi il Centro Sportivo vuol dire avere di fronte una realtà più articolata, più complessa, più viva.

Il Csi è cambiato, inutile negarlo. Se è cambiato in meglio non sta a me dirlo. Io dico che il Csi oggi gioca un ruolo strategico. Qualcuno, tanti, ce lo riconoscono. Ad altri ci siamo resi forse più antipatici. Ma fa parte del gioco. Osare fa parte di quella vita che abbiamo deciso di rendere ancora più viva guardando negli occhi chi ci sta di fronte.

E chi abbiamo dall’altra parte? Abbiamo provato a metterli, in "la, uno per uno, senza perdere di vista la nostra natura ispirata a valori cristiani che sono alla base del nostro fare associazione, del nostro essere, “del nostro lavorare”, come ha ricordato sempre monsignor Lanfranchi nella sua lettera pastorale.

Qui viene il bello. Il nostro interlocutore "no a pochi anni fa erano solo le società sportive. Oggi queste restano, e per fortuna crescono, nel nostro tessuto associativo principale. Ma non le pos-siamo più trattare come prima. Abbiamo il dovere di guardarci dentro, di metterci a disposizione e di fare in modo che le società diventino persone, che le persone diventino famiglie e che le fami-glie crescano i loro giovani.

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I giovani che sono anche in Csi, dove oggi l’età media dei tes-serati è 27 anni e quella degli operatori di 39 anni.

Abbiamo voluto impostare la nostra associazione con una visione innovativa che coniuga la sostenibilità economica alla responsabilità sociale, con una missione: trasformare il sistema sportivo in un terreno educatamente edi"cabile.

Ecco perchè il nostro sport è per tutti e di tutti.Ho detto mezzo perchè lo sport va usato, non esaltato. Così

grazie all’u#cio scolastico provinciale preveniamo il disagio gio-vanile poiché grazie allo sport ci sono giovani che trovano un riscatto, un impiego, un motivo. Così siamo diventati capo"la di un progetto unico dove l’integrazione dei disabili nelle scuole viaggia proprio attraverso la pratica sportiva.

Promuovere lo sport signi"ca anche favorirlo, favorire la par-

tecipazione di tutti, con una politica improntata anche sulle tarif-fe in questo momento di crisi. Campionati, manifestazioni, tor-nei, eventi sono diventati uno strumento di welfare che termina in tarda età, con i progetti di attività motoria per anziani, dove lo sport diventa benessere, salute, buone pratiche. Tutto questo, però, non si può fare se non si pone la giusta attenzione alla for-mazione, continuativa, "nalizzata ad una logica di rispetto, delle

Oggi l’età media dei tesserati è 27

anni e quella degli operatori

di 39 anni

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regole e di chi ci sta accanto. Lo diciamo ai nostri dirigenti, così formiamo i nostri arbitri, così spieghiamo quando siamo in piaz-za nelle tante manifestazioni che ci portano in mezzo alla gente. Ci abbiamo messo la faccia per guardare tutti negli occhi. Ecco il perchè di un’associazione che ha nella sua anima diversi aspet-ti anche fuori dal campo: le gestione dei servizi per le famiglie e l’educazione, la gestione di impianti, la consulenza alle nostre società, la progettualità. Non è un caso che il Csi oggi abbia anche un’anima societaria de"nita dedicata al volontariato, sia presente attivamente nel forum del terzo settore, abbia dato vita a progetti di cooperazione internazionale e a interventi sul territorio, primo tra tutti all’interno delle nostre strutture carcerarie e abbia nelle parrocchie un interlocutore privilegiato.

All’atto pratico provo a mettere in "la alcune peculiarità, anche se gli slogan non mi piacciono troppo.

Quando a Modena pensi ad un centro per le famiglie, il primo esempio è l’Oplà, che da due anni è un marchio Csi. Quando a Modena pensi ad un’attività sportiva in espansione, lo dicono i numeri, questa è il calcio a 7: siamo passati dal nulla del 2005 ai 1396 tesserati dell’ultima stagione che ci pone leader in provincia in una nuova disciplina che ha alle sue spalle anche l’esigenza di campi, spazi, gestioni. Quando a Modena pensi ad una manife-stazione sportiva in piazza, la prima è il Villaggio dello Sport, con ventimila presenze in tre giorni. E pazienza se la soprintendenza non vuole i gon"abili in piazza Grande perchè deturpano. Io dico che sono molto peggio le auto che rombano piuttosto che i bam-bini che giocano, ma è una mia opinione.

Sono tre dei nostri segni distintivi che ci permettono di giocare quella s"da. Ormai non possiamo più fare "nta di niente. Non vogliamo fare "nta di niente. Ma sappiate che è dura stare al passo dei tempi, delle attese, delle necessità. E abbiamo bisogno di tutti. Delle 830mila ore di volontariato che ogni anno contiamo all’in-terno del nostro comitato, del sostegno di partnership che stanno nascendo perchè il nostro ruolo è sempre più chiaro: non lo dico

Promuovere lo sport signi"ca

anche favorirlo con una politica

improntata anche sulle tari!e

in questo momento di crisi

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per piaggeria e non si o!endano coloro che non sono nominati, ma Lapam, Bper, Kerakoll sono soggetti virtuosi che siamo orgo-gliosi di avere al nostro "anco perchè anche loro sanno bene che c’è bisogno di tutti. E il territorio è vasto.

L’impegno di questi anni in Appennino ci dice di non fermar-ci, dal nulla è nata una manifestazione sulla neve, con le ciaspole, che in sette anni ha visto arrivare "no a quattromila persone sui nostri impianti. Ma per fare tutto questo, e molto di più, nel terri-torio bisogna esserci: Sassuolo, Castelfranco, Vignola, Mirando-la, Pavullo dovranno essere sedi di un distaccamento che dimo-stri la nostra vicinanza, il nostro impegno. Siamo presenti in tutti i 47 comuni della provincia, in altri 11 comuni lavoriamo fuori dal territorio modenese, 363 delle 693 società sportive iscritte al registro Coni sono nostre a#liate. Lo scorso anno le società sono salite "no a 461, per un totale di 1365 squadre iscritte, 40695 tesserati di cui 21646 under 18. Li ho tenuti per ultimi, perchè non volevo ridurre tutto ad alcune cifre, non volevo far passare questa occasione come la fredda cronaca di uno stato dell’arte. Ho preferito, lasciandomi anche un po’ prendere dall’emozione, provare a darvi uno spaccato, certamente entusiasta, di quello che tutti i giorni succede dietro ad una sigla, Csi, che non deve trarre in inganno.

Mi piacerebbe che di questa giornata rimanesse l’impegno a fare sì che anche attraverso lo sport si può fare cultura, intesa come quel bagaglio che non si può mai abbandonare, perchè senza cultura - titolava pochi giorni fa l’inserto domenicale del Sole 24 Ore - non c’è sviluppo. E noi vogliamo continuare a guar-darvi negli occhi, a guardare avanti. •

Noi vogliamo continuare

a guardarvi negli occhi,

a guardare avanti