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L'Induismo e la non violenza Tavola rotonda nell'ambito del Master universitario in gestione dei conflitti interculturali e interreligiosi Università di Pisa, Facoltà di Scienze della Pace Pisa, Chiesa Valdese 7 aprile 2009 relazione a cura di Manola Farabollini

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L'Induismo e la non violenza

Tavola rotonda nell'ambito del

Master universitario in gestione dei conflitti

interculturali e interreligiosi

Università di Pisa, Facoltà di Scienze della Pace

Pisa, Chiesa Valdese

7 aprile 2009relazione a cura di Manola Farabollini

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Il contesto● All'evento hanno

partecipato una sessantina di persone, principalmente

docenti e studenti del Master universitario in gestione dei conflitti

interculturali ed interreligiosi e della facoltà

in Scienze della Pace. Sono intervenuti otto

esponenti di alcune tra le principali tradizioni

religiose: cattolicesimo, chiesa valdese, ebraismo, islamismo, buddhismo e

induismo.

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L'Induismo e la non violenzaIntervento di Marco Ferrini

Una delle basi fondamentali per capire l'Induismo nella sua estensione è l'approfondimento di uno studio comparato tra la rivelazione vedica, con le catur Samhita, i Brahmana, le Aranyaka e le Upanishad, e la tradizione della Bhakti di cui uno dei rappresentanti massimi è Caitanya Mahaprabhu (1486-1533), caratterizzata da una visione del mondo, della vita, delle relazioni con il Divino, con la natura e con le creature che privilegia la tolleranza, il perdono, la carità, l'amore rispetto alla legge.

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L'Induismo e la non violenzaIntervento di Marco Ferrini

Nella tradizione induista, oltre alle opere classiche della Bhakti (Bhagavad-gita, Bhagavata Purana, Narada Bhaktisutra, ecc.) un'opera che risulta di particolare rilevanza è il Vedanta-sutra, espressione di quella che potrebbe essere definita la summa teologica induista con le radici in un tempo pre-storico che precede la definizione stessa di “Induismo”, termine coniato successivamente e di derivazione antico-iranica.

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L'Induismo e la non violenzaIntervento di Marco Ferrini

L'induismo nella sua essenza è da essere compreso non solo teoricamente ma nella sua valenza socio-cosmica: esso è applicazione pratica dei valori spirituali in ogni sfera esistenziale, così come risulta dai principali samskara o sacramenti religiosi che scandiscono la vita del pio hindu. Il sentimento e la realtà religiosa induista sono fondati sulla consapevolezza dell'esistenza di un ordine etico universale, il dharma, che è di origine divina e che pervade e sostiene l'universo e ogni espressione di vita.

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L'Induismo e la non violenzaIntervento di Marco Ferrini

Il dharma si esplicita nel mondo e nella realtà sociale con il daivi varna-ashrama dharma: l'organizzazione socio-cosmica ispirata ai valori universali della religiosità hindu. Il dharma e il daivi varna-ashrama dharma sono due realtà fondamentali nell'Induismo: ogni cosa fatta in terra ha da trovare la sua connessione in cielo; ogni aspirazione a ricongiungersi con il cielo, ogni vocazione verso il Divino, ha da essere coerentemente trasposta nella quotidianità per potersi realizzare, viceversa si producono insoddisfazione o addirittura nevrosi.

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L'Induismo e la non violenzaIntervento di Marco Ferrini

Le aspirazioni di cielo le si debbono conseguire vivendo in terra, compiendo per un fine trascendente i doveri collegati al proprio status sociale, che non è quello stabilito dalla famiglia di nascita (jati), ma quello che corrisponde alle predisposizioni di guna e di karma che ciascuno esprime attraverso la propria struttura di personalità e che debbono essere orientate verso un'oculata scelta della propria collocazione sociale. La vita spirituale non implica un abbandono delle responsabilità assunte, ma consiste nell'espletamento delle stesse portate alla massima espressione e finalizzate all'evoluzione spirituale.

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L'Induismo e la non violenzaIntervento di Marco Ferrini

Uno dei pericoli che compromettono la realizzazione delle istanze religiose e spirituali dell'uomo è costituito dai soprusi, dalle violenze e dalle offese arrecate ad altre creature: nell'Induismo ahimsa è nei confronti di qualsiasi essere. Esso è il principio attraverso il quale si deve evitare di nuocere a chicchessia. Il non rispetto di ciò inverte la propria rotta esistenziale: da evolutiva a involutiva. Non è l'altro che genera conflitti: sono i propri conflitti irrisolti che vengono proiettati all'esterno con risentimento, collera, rancore, e che generano conflittualità interpersonali attraverso la creazione di capri espiatori ed alibi. Il primo strumento per sradicare la conflittualità è risolverla dentro se stessi.

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L'Induismo e la non violenzaIntervento di Marco Ferrini

La preghiera, l'orazione e soprattutto la meditazione sono gli strumenti messi a punto dalla tradizione bhaktivedantica per risolvere ogni tipo di conflittualità intrapsichica e le conseguenti conflittualità esterne, aiutando ogni essere a realizzare la propria natura spirituale e a sviluppare una relazione personale d'amore con il Divino e con ogni creatura. Le ascesi, la rinuncia, i sacrifici, la pratica della conoscenza e del distacco emotivo, sono mezzi utili per favorire il ristabilirsi del rapporto con Dio, che prima s'impara a riconoscere dentro se stessi e poi nel cuore di ogni creatura.

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L'Induismo e la non violenzaIntervento di Marco Ferrini

Con ogni creatura si cerca allora di stabilire lo stesso rapporto che si coltiva con Dio, considerando la non sostanziale differenza tra noi e gli altri e tra noi e Dio (si veda la dottrina acintya bheda abheda tattva di Caitanya Mahaprabhu: la consapevolezza dell'unità nella differenza). Krishna nella Bhagavad-gita (XV.7) spiega: gli esseri sono della mia stessa natura, ma poiché si sono identificati con le loro caratteristiche esterne psicofisiche e non si riconoscono nella loro natura profonda spirituale, non percepiscono l'unità nella diversità di tutte le creature che hanno la stessa origine in Dio, e perciò in loro la differenza e l'alterità generano conflittualità.

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Conclusione● L'Induismo esprime la stessa massima

religiosa e di vita che c'è nel taoismo, nel confucianesimo e in tutte le tradizioni spirituali autentiche: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te; fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te.

● Chi vuole raggiungere la pace, spiega Krishna nella Bhagavad-gita (V.29), consideri Dio come l'amico supremo di tutte le creature, che sono parte di Lui, e ad ogni creatura si rapporti con amore.

● Il rapportarsi ad ogni creatura con amore ci avvicina non solo a Dio ma a tutte le religioni che pongono al centro Dio nelle sue molteplici espressioni: Dio come verità suprema, intelligenza universale o amore cosmico.

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Domande e risposte

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Domande e risposteL'Induismo e le casteIl concetto di casta, così come oggi inteso, non esiste nella vera spiritualità induista, specialmente nel suo picco più luminoso della Bhakti o Amore per Dio. Caitanya Mahaprabhu spiegava con il suo stesso modello di vita che le persone dovevano trovare la propria identità ben al di sopra dello status di nascita, del credo, del colore della pelle, dunque oltre un'interpretazione rigida di jati, il diritto di nascita, che è tuttavia ancora forte nel bramanesimo ortodosso. L'Induismo, sulla base dei suoi valori originari, ha permesso nei suoi punti di espressione più alta lo stabilirsi di una società multietnica e multireligiosa, con una libera espressione delle fedi nel rispetto delle diversità.

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Ma occorre considerare che vi sono diversi tipi di induismo, così come ci sono diversi tipi di cristianesimo o di islamismo, dunque dobbiamo porci di fronte a tali realtà con funzione metacognitiva e discernente sviluppata e matura, che non si fermi ad una comprensione meramente letterale degli insegnamenti delle Scritture. Nell'originario daivi varna-ashrama dharma, ogni persona ricerca la sua propria migliore collocazione nella società per esprimere le proprie predisposizioni e talenti e per favorire la propria e altrui evoluzione spirituale.

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In questo contesto il soggetto può progressivamente sentirsi in armonia con se stesso, collegato all'umanità e a tutte le creature e, attraverso il servizio all'umanità e a tutte le creature, può evolvere verso gli stadi più alti nel viaggio verso la perfezione, fondandosi sui valori universali ma anche tenendo di conto delle peculiarità individuali e valorizzando i differenti gusti per il Divino.

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