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FILIPPO VIOLA L’INCHIESTA SOCIOLOGICA problemi metodi tecniche Primi materiali per una introduzione crtitica alla ricerca sul campo Web Edit

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FILIPPO VIOLA

L’INCHIESTA SOCIOLOGICA

problemi metodi tecniche

Primi materiali per una introduzione crtitica

alla ricerca sul campo

Web Edit

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Edizione Web: Marzo 2013 Web Edit www.filippoviola.org Testo della edizione a stampa

Bulzoni Editore Roma

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alla memoria di mio padre è dedicato questo libro che tanto deve all’amore di mia moglie e della mia bambina

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I N D I C E

AVVERTENZA

INTRODUZIONE ALL’INCHIESTA SOCIOLOGICA

CARATTERE DISTINTIVO DELL’INCHIESTA: L’USCITA SUL CAMPO

0.1 Anbito oggettivo

0.2 Ambito metodico

0.3 Uscita sul campo

0.3.1 Nozione di uscita sul campo

0.3,2 Limiti e importanza dell’uscita sul campo

0.4 Tipi di ricerca distinti sulla base del criterio adottato

0.4.1 Ricerca compilativa

0.4.2 Ricerca documentaria

0.4.3 Inchiesta

Parte Prima

LA FASE IDEATIVA

STRUTTURA DELLA FASE IDEATIVA

1 INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA CHIAVE

1.1 Individuazione, non scelta

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1.2 Rilevanza del problema

1.2.1 Rilevanza rispetto all’oggetto

1.2.2 Rilevanza rispetto alla teoria

2 DEFINIZIONE DELL’OGGETTO DI STUDIO

3 INDIVIDUAZIONE DEL LIVELLO DI INDAGINE

3.1 Ancora individuazione, non scelta

3.2 Livelli di indagine: esplorazione e verifica

3.3 Come si procede alla individuazione del livello di indagine

3.4 Momenti dell’indagine: descrizione e analisi

3.4.1 Ricerca descrittiva

3.4.2 Ricerca analitica

3.5 Tipi di ricerca ai due livelli, in relazione ai due momenti dell’indagine

4 FORMULAZIONE DELL’IPOTESI

4.1 Interconnessione tra livello di indagine e ipotesi

4.2 Nozione di ipotesi

4.2.1 Ipotesi di lavoro

4.2.2 Ipotesi-guida

4.3 Funzione dell’ipotesi

4.4 Rapporto tra ipotesi, livello di indagine e tipo di ricerca

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Parte Seconda

LA FASE OPERATIVA PRELIMINARE

DALLA FASE IDEATIVA ALLA FASE OPERATIVA

STRUTTURA DELLA FASE OPERATIVA PRELIMINARE

5 DOCUMENTAZIONE

5.1 Documentazione scritta

5.2 Documentazione orale

6 DELIMITAZIONE DELLA REALTA’ SOCIALE NEL TEMPO

7 DELIMITAZIONE DELL’UNIVERSO

7.1 Nozione di universo sociologico

7.2 Difficoltà nella delimitazione dell’universo

7.2.1 Universo nominale e unverso reale

8 INDIVIDUAZIONE DELLE VARIABILI RILEVANTI

8.1 Nozione di variabile

8.2 Difficoltà nella delimitazione del campo delle variabili rilevanti

9 INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICATORI

9.1 Nozione di indicatore

9.2 Gli indicatori di Durkheim

9.3 Limite nell’uso degl indicatori

10 CAMPIONAMENTO

10.1 Nozione di campionamento

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10.2 Caratteristiche fondamentali del campione

10.3 Tipi di campione

10.4 Correttezza statistica e correttezza sociologica del campione

11 INDIVIDUAZIONE DEL METODO DI INDAGINE

11.1 Ricerca nella ricerca

11.2 Indicazioni, non regole

12 METODI DI INCHIESTA: L’OSSERVAZIONE

12.1 Tipi di osservazione

12.2 Difficoltà relative all’oggettività

12.3 Osservazione “inquisitoria”

12.4 Inchiesta collettiva

13 METODI DI INCHIESTA: L’INTERVISTA

13.1 Nozione di intervista

13.2 Presupposti all’uso dell’intervista

13.3 Tipi di intervista

13.4 Difficoltà nell’uso dell’intervista

14 METODI DI INCHIESTA: L’ESPERIMENTO

14.1 Schema sperimentale

14.2 Uso dell’esperimento in sociologia

14.3 Prova logica

14.3.1 Prova logica in condizioni non strettamente

sperimentali

14.3.2 Prova logica in condizioni strettamente

sperimentali

14.3.2.1 Metodo della concordanza

14.3.2.2 Metodo della differenza

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14.3.2.3 Metodo delle variazioni concomitanti

15 VERIFICA DI IPOTESI SOCIOLOGICHE

15.1 Struttura tecnica dell’inchiesta e verifica di ipotesi

15.2 Significati alternativi dell’esito della verifica

15.3 “Macchina di verifica”

15.4 “Autovalidazione” dell’ipotesi

15.5 “Effetto di ritorno” delle procedure di verifica sulla struttura

dell’inchiesta

Parte Terza

LA FASE OPERATIVA VERA E PROPRIA

MOMENTI DELLA FASE OPERATIVA VERA E PROPRIA

A – LA RILEVAZIONE DEI DATI

16 TIPI DI RILEVAZIONE

16.1 Rilevazione indiretta

16.2 Rilevazione diretta B - L’ELABORAZIONE DEI DATI 17 CLASSIFICAZIONE

17.1 Nozione di classificazione

17.2 Requisiti fondamentali delle classi

18 CODIFICA

18.1 Nozione di codifica

18.2 Precodifica

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19 MISURAZIONE

19.1 Scale

19.1.1 Scala nominale

19.1.2 Scala ordinale

19.1.3 Scala a intervalli

19.1.4 Scale di atteggiamento

19.2 Indici 20 TABULAZIONE

20.1 Quantificazione e tabulazione

20.2 Tipi di tabelle

21 TIPOLOGIE

21.1 Procedimenti tipologici

21.2 Spazio di attributi

C - L’ANALISI DEI DATI

22 TIPI DI ANALISI DEI DATI

22.1 Analisi quantitativa e analisi qualitativa

22.2 Analisi multidimensionale

22.2.1 Modello esplicativa

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Parte Quarta

UNA PROSPETTIVA DI ANALISI SOCIOLOGICA:

IL REALISMO CRITICO

23 FORMALISMO METODOLOGICO E REALISMO CRITICO

23.1 Formalismo metodologico

23.2 Realismo critico

24 REALISMO CRITICO

24.1 Nozione di realismo critico

24.2 Implicazioni procedurali del realismo critico

Considerazioni conclusive

VERSO UN DISEGNO DI INCHIESTA ALTERNATIVA

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AVVERTENZA

Sono qui raccolti i primi materiali di una parte specifica - dedicata

alI'inchiesta sociologica - deÍ mio Corso di Sociologia all'Università <La

Sapienza> di Roma. Nati nel vivo dell'esperenza didattica e nella pratica delle

attività di ricerca sul campo promosse dall'Istituto di Sociologia dell'Università

<La Sapienza> di Roma, questi materiali, riveduti e riorganizzati, tornano

adesso agli studenti. Non vogliono essere niente di più e niente di meno di

quel che realmente sono: uno strumento di lavoro. Per giunta, uno strumento

provvisorio.

Lo scopo è uno solo: mettere in moto la ricerca. A partire da questo punto,

nella misura in cui saremo riusciti a guadagnare una chiara consapevolezza

crtica del funzionamento dei metodi e delle tecniche di indagine, il disegno di

inchiesta qui proposto andrà continuamente "provocato". Bisognerà

smontarlo, per rimontarlo su un alro píano: il piano di una sociologia

alternativa. E tutto ciò non in astratto: nella pratica della ricerca sul campo.

In una tale prospettiva, il compito che qui ci siamo assunti è duplice: da

una parte dare Ie nozioni metodologiche e tecniche di base; dall'altra

avanzare nei loro confronti istanze critiche preliminari, per cominciare fin da

adesso - ove occorra - a metterle in crisi.

La riorganizzazíone dei materiali ha tenuto d'occhio, in primo luogo, due

obiettivi: brevità e chiarczza. Inoltre, nella scelta delle operazioni tecniche da

illustrare si è tenuto conto della loro praticabilità da parte di principianti. E ciò

al fine di non appesantire la trattazione con argomenti destinati in partenza a

rimanere lettera morta.

Per facilitare I'accesso alle varie operazioni, si è cercato di procedere con

un minimo di sístematicità: ad ogni argomento un paragrafo. All'interno di

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ogni argomento ci siamo sforzati di individuare eventuali sottoargomenti. Li

abbiamo distinti e numerati in modo da evidenziarne l'articolazione.

Quanto al testo dei brevi - a volte telegrafici - paragrafi e sottoparagrafi, ci

siamo preoccupati soprattutto che risultasse accessibile a chi non ancora

dispone di una preparazione specifica. È stato tutt'altro che semplice. Si è

dovuto precisare e chiarire, volta per volta, il significato di concetti e di termini

non di uso comune. Abbiamo così cercato di evitare che il cerchio degli

<addetti ai lavori> si chiudesse, lasciando fuori i <padroni di casa>, cioè gli

studenti.

Nati dall'esperienza pratica, questi materiali, dopo essere stati oggetto di

riflessione crìtica, tornano sul terreno perla verifica. Vivono cioè, essi stessi,

la vicenda della ricerca. Come è giusto che sia. Perché un disegno di

inchiesta sociologica non è un modello da applicare, ma una strategia da

scoprire. E da scoprire volta per vorta, a misuta del reale storico.

F. V.

Roma, marzo 2013

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INTRODUZIONE ALL’INCHIESTA SOCIOLOGICA CARATTERE DISTINTIVO DELL'INGHIESTA: L'USCITA SUL CAMPO

0.1 - Ambito oggettivo

Riteniamo utile aprire il nostro discorso con l'indicazione di alcuni punti di

riferimento che ci consentano di chiarire la nostra idea di inchiesta

sociologica.

L’inchiesta è una indagine su una comunità, al fine di definirne la struttura,

l’articolazione in gruppi, i comportamenti, gli atteggiamenti e gli orientamenti

individuali e collettivi.

Una tale indicazione risulta utile per delimitare I'ambito oggettivo

dell’inchiesta, cioè il corpo di realtà sociale su cui essa opera.

0.2 - Ambito metodico

In stretto rapporto con I'ambito oggettivo, così come è stato delimitato,

dobbiamo cercare adesso di definire l'ambito metodico, vale a dire il modo di

porsi dell'inchiesta, come strumento conoscitivo ed operativo, nei confronti

della realtà socíale che è oggetto di studio e di intervento.

Da qui l'esigenza di individuare - sul piano del metodo - il carattere

distintivo dell’ inchiesta sociologica rispetto ad altri tipi di ricerca, con i quali

può avere, ed ha di fatto, in comune procedure e tecniche.

0.3 - Uscita sul campo

Ai fini di questa trattazione, l'inchiesta sociologica si caratterizza in modo

specifico come tale per il fatto di prevedere e mettere in atto l'uscita sul

carnpo.

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0.3.1 - Nozione di uscita sul campo

L'espressione <uscita sul carnpo> è di uso corrente tra i ricercatori e non

richiede, a tale livello, alcuna precisazione. Fra I'altro, pure se si ttatta di

espressione tecnica, è abbastanza vicina al senso comune e non dovrebbe

sollevare eccessive perplessità anche al di là della cerchia degli specialisti.

Tuttavia, per scrupolo di attenzione verso chi si accosta per la prima volta a

questi argomenti, cercheremo di definirne il significato.

<Uscire sul campo > significa prendere contatto diretto e significativo con le

persone e con le cose che, in qualsiasi modo rilevante, risultano coinvolte

nell'oggetto della ricerca.

0.3.2 - Limití e importanza dell'uscita sul campo

L' uscita sul campo è tutt'alro che una tranquilla passeggiata. Non è facile

assicurarsi un contatto effettivo e autentico con la realtà sociale. Si può

andare in giro ad osservare e ad interrogare per mesi e mesi senza capire

niente di ciò che accade intorno. E’ assurda quindi la pretesa di giudicare la

validità di una indagine sulla base chilometri percorsi e del numero delle

persone incontrate.

Fatte queste dovute riserve, dobbiamo tuttavia riconoscere che I'uscita sul

campo rappresenta la più significativa innovazione che la sociologia abbia

apportato nell’ambito delle procedure conoscitive ed operative tradizionali.

Entro certi limiti - e al di là delle frenesie di certo empirismo di cattiva lega -

l'uscita sul campo rappresenta, sefrza dubbio, un momento di rottura degli

schemi culturali tradizionali. Un momento in cui lo studioso di vecchio stampo

(chiuso fra Ie quattro pareti del suo studio o intento a rovistare nelle scansie

delle biblioteche), senza rinunciare in niente ad una rigorosa riflessione

teorica, basata su una scrupolosa consultazione delle fonti, è costretto ad

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uscire all'aperto, per confrontarsi con la realtà politica e sociale nel suo farsi

quotidiano.

Ma c'è di più. Se dall'orizzonte della sociologia si esclude l'uscita sul

campo, la disciplina tende a rientrare nell'ambito della cultura umanistica

tradizionale, tesa a costruire fitte reti teoriche intorno all'uomo ed alla società,

destinate a rimanere chiuse in una sorta di sfera contemplativa, nettamente

distinta dalla sfera della vita realmente vissuta.

È vero che non si è sociologi solo quando si esce sul campo. Ma è

altrettanto vero che si è sociologi solo fino a quando non si è

sistematicamente rinunciato ad uscire sul campo.

0.4 - Tipi di ricerca distinti sulla base del criterio adottato

Vediamo adesso di distinguere i diversi tipi di ricerca sulla base del criterio

adottato per carattetizzare l’inchiesta.

0.4.1 - Ricerca compilativa

Una ricerca si può limitare all'analisi di ciò che è stato scritto riguardo

all'oggetto di studio. In questo caso si tratta di una ricerca compilativa, la cui

utilità non è da sottovalutare, considerata la necessità, in particolari casi,

di fare, come si dice, il punto sulla situazione.

La ricerca compilativa si avvale soltanto della letteratura - per dir così -

elaborata, cioè centrata su formulazioni teoriche più o meno sistematiche.

Tale lettetatura, di solito (ma non necessariamente), la troviamo in volumi a

stampa o in riviste.

0.4.2 - Ricerca documentaria

L'indagine può estendere I'esame ai documenti, ai volantini, alle circolari,

eccetera: a tutti quei materiali, cioè, che nascono per esigenze pratiche di

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organizzazione e/o di propaganda. Chiamiamo questo tipo di indagine ricerca

documentaria.

In pratica, ci si può limitare - oltre che all'analisi della lettetatura elaborata -

alla raccolta ed all'esame dei documenti dei partiti e dei sindacati, dei dati

dell'Istat, delle cronache dei quotidiani, senza passare a prendere contatto

con i soggetti che vivono Ia particolare condizione sociale che vogliamo

studiare, né ad osservare direttamente, di persona, le situazioni di vita.

Come si può facilmente notare, questo tipo di ricerca sta a metà strada fra

Ia ricerca compilativa e l’inchiesta, nel senso proprio del termine. Non si

limita a ciò che è stato scritto riguardo ad un dato oggetto di studio. Va a

raccogliere e ad analizzare quelli che sono i prodotti dell'attiità quotidiana,

nella loro forma genuina. In tal senso si avvicina all’inchiesta, senza tuttavia

coincidete con essa.

0.4.3 - Inchiesta

Da quanto si è detto si capisce facilmente che cosa manca alla ricerca

compilativa ed a quella documentaria perché si possa parlare, in senso

pieno, di inchiesta sociologica. Se facciamo bene attenzione, ci accorgiamo

che nei procedimenti fin qui adottati risultano esclusi i soggetti che vivono le

esperienze reali. Non viene nemmeno prevista l'osservazione diretta - sul

<campo>, cioè nel contesto socio-economico ove si realizzano

concretamente - di tutte Ie forme reali in cui sono organizzate e vissute quelle

esperienze.

A questo punto siamo in grado di affermare che – rispetto al metodo – si ha

inchiesta sociologica quando, dopo unesame della letteratura elaborata e dei

materiali di prima mano, si passa ad osservare nel vivo le esperienze

coinvolte in modo rilevante nell’oggetto dell’indagine ed a parlarne con i

soggetti che le vivono in concreto.

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L'inchiesta non è quindi un modello alternativo di indagine rispetto alla

ricerca compilativa ed a quella documentaria. Essa rappresenta la

strutturazione più completa dell’indagine, in quanto, partendo da un

indispensabile lavoro di ricognizione e di documentazione, si spinge oltre,

entrando in “presa diretta” con la realtà.sociale.

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DISEGNO DI INCHIESTA SOCIOLOGICA

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Parte Prima

LA FASE IDEATIVA

STRUTTURA DELLA FASE IDEATIVA

Se è vero che l’inchiesta sociologica si caratterizza, come abbiamo visto,

per l'uscita sul campo, non è però pensabile che il gruppo di ricerca si dia

appuntamento, per così dire, direttamente sul campo.

Come è facile capire, prima di "uscire" bisogna "ideare la. ricerca" , cioè

metterne a fuoco gli aspetti che la dovranno caratterizzare.

In questa fase - che chiamiamo, appunto, <ideativa> - occorre dunque

indíviduare il problema-chiave, definire I'oggetto di studio, individuare il livello

di indagine e formulare I'ipotesi.

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1 - INDIVIDUAZIONE DEL PROBLEMA - CHIAVE

1.1 - lndividuazione, non scelta

È difficile trovare nei manuali di metodologia della ricerca un paragrafo

dedicato alla "scelta" - del problema. Nei rari casi in cui I'argomento viene

affrontato, al centro dell'attenzione è la possibilità che sorgano, su questo

terreno, conflitti tra chi commissiona la ticerca (committente) e chi la deve

eseguire (ricercatore).

Lo schema da cui si parte è il seguente:

Il committente ha un problema, lo comunica al ricercatore (o al gruppo di

ricerca), il quale riformula il problema in termini sociologici e riferisce Ia

riformulazione aI committente. Questi a volte insiste sulla formuIazione

originaria. Sorge così tra finanziatore e finanziato un motivo di conflitto, da cui

si esce con un compromesso che salvaguarda gli interessi del committente

senza danneggiare la correttezza scientifica della ricerca (1).

Da p. 22 a p. 31 scannerizzare

Posta in questi termini, ogni discussione relativa al

problema oggetto di studio risulta vanificata. La discus-

sione non verte sul come giungere al problema-chiaue,

cioè al cuore della situazione sociale àati, ma su chi deve

decidere circa i termini in cui va posto il problerna che

interes sa il cornmittente.

Il ricercatorc linanziato non si domanda (o si do-

manda a vuoto) se il problema che interessa il committen-

te finanziatore serve a capire Ia rcaltà, sociale. E soprat-

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tutto non si domanda se il punro di vista del commit-

tente è valido a scoprire le linee di sviluppo della situa-

zione sociale in esame o serve soltanto a iòprire interessi

volti ad oscurare la tealtà per bloccarla.

Fuori di un tale schema, non si ftatta di scegliere

un problem.6, ma di indiaiduare il problema-chiaie. Si

ttatta cioè di riuscire a cogliere la questione di fondo, che

sta al caore di una determinata situazione sociale e serve

quindi a spiegame la sruttura e la tendenza.

Da quanto si è detto si capisce che I'individuazione

del_ problema-chiave, se da un lato è un presupposto

della rícerca, dall'aIuo è - essa stessa - ,tn riluttato

delf indagine. In tal senso) si può muovere da una deter-

minata << drea di problemi >>, ma solo attaverso la ri-

cerca è possibile tentare di individuare il problerna-

cbiaue.

sgclqlogic4, 2 v9l]. a cura di G. Marinotti, con intoduzione di p.F. Lazar-

sfeld, Padova, Marsilio, 1967, vol. 1", p,92,

1.2 - Rilevanza del problema

La questione riguarda dunque, in primo luogo, la

rileuanza di un problema. Si può lavorare quanto si vuole

sulla "cortettezza" della ricerca. Se si parte da un pro-

blema irrilevante, tutto si ridumà ad una semplice eser-

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citazione tecnica.

Non basta però esigere che un problema sia rile-

vante. Occorre specificare: rilevante per chi? Cíoè la

úTevanza non è un atffibuto neutro. Un problema può

essere rilevante da un determinato punto di vista e asso-

lutamente irrilevante dal punto di vista opposto.

L2.L - Rileaanza rispetto all'oggetto

Un problema è rilevante non nella misura in cui

interessa il soggetto-ricercatore, ma nella misura in cui

consente di arrivare a spiegare I'oggetto-realtà sociale e ad

intervenire correttamente su di esso.

La úlevanza di un problema va quindi valutata sulla

base delf impoftanza che esso ha ai Íini di un intervento

conoscitivo ed operativo su una situazione sociale data,

considerata come il portato di una otganizzazione struttu-

rale, storicamente determinata, a livello della società

globale,

Resta però aperta la questione: da quale punto di

uista?

Non da un punto di vista qualsiasi. Non siamo li

beri di sceglierci un punto di vista di nosro gradimento

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e misurare su questo Ia úlevanza di un problema. C,è, su

questo piano, an solo punro di vista ,aiaì. BJ'l'ii"ià-

to di uista dell'oggetio,', cioè q;;ll, particolare angola_

zione che p."*,.rr?Ji ..grì.ià ìl"ri."rr". a reate della si

tuazione sociale in esame.

Y". *l: punro di vista non è mai, per così dire, in

superficie. Va conquisraro con ,n *nrinio . frri_ro il_

voro di siayg, t.ro à cog-liere i "riri iai, al dilà dei nessi

apparenti. Né è una.stélla fissa che, una ""fr, i"Ariaì"-

ta, illumina il cammrno. per sempre. Siccome la realtà so*

ciale è in continuo wil"ppo, ,i';i,rnro di visra dell,os-

ge*o" si sposta continuamente. Bìsog;";;;;. ;;^r"?_

starselo volta per volta,,,rllu bur. aì .rrn quadro teorico

aperto alla realtà storica, cioè sul fito di ";;;r;;;;;;

attenzione realistica, alle situazioni sociali, ;.i,1. l*";:

terminazioni- quotidiane, e di una costan te tensione cri_

tica nei confronti delle loro struttrrrà inr...r..

1.2.2 - Rileaanza rispetto alla tuorio

Tutto ciò è possibire soro ne[a misura in cui ooni

nosffa operazione è so*etta da una solida ,trbo;;r;;;;

teorica.

La teoria ha oui una-duplice funzione: è indispensa-

bile per tentare di'individuSi.'iri'["ir. di vista de',og-

getto" e serve come base di rif.rim.nto peî valutarc la

filevanza del problema. fn questi """"i rermini, rilevan_

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z.a rispetto all'oggetto equivale a úf,evanza rispetto alla

teoria che spiega I'oggetto.

Ormai dovrebbe essere chiaro che non intendiamo

rif"rit.i-u-"ia qualsiasi teoria che fornisca vn qualsiasi

,^pligoilo* di una data situazione sociale. Non si tratta

ii ulugiurri su una comoda teoria e da 1ì sentenziare sulla

;i;;^.;;^di questo o di quel problema' Si tatta, anchegui'

ài"o" abbasiare quella iunrion, teortca che consente di ri

nortate qualsiasi problema a1 contesto generale in cui è

i""fÀ."rè radicato e di valutame la significatività rispetto

aI funzionamento e allo sviluppo di quel contesto'

In tal senso, per esprimerci nei-termini già da noi

,tubiliti, in jrobità*a è -rileuante nella rnisura in cui è

un problerna-chiaue. e misurare su questo Ia úlevanza di un problema.

C,è, su

questo piano, an solo punro di vista ,aiaì. BJ'l'ii"ià-

to di uista dell'oggetio,', cioè q;;ll, particolare angola_

zione che p."*,.rr?Ji ..grì.ià ìl"ri."rr". a reate della si

tuazione sociale in esame.

Y". *l: punro di vista non è mai, per così dire, in

superficie. Va conquisraro con ,n *nrinio . frri_ro il_

voro di siayg, t.ro à cog-liere i "riri iai, al dilà dei nessi

apparenti. Né è una.stélla fissa che, una ""fr, i"Ariaì"-

ta, illumina il cammrno. per sempre. Siccome la realtà so*

ciale è in continuo wil"ppo, ,i';i,rnro di visra dell,os-

ge*o" si sposta continuamente. Bìsog;";;;;. ;;^r"?_

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starselo volta per volta,,,rllu bur. aì .rrn quadro teorico

aperto alla realtà storica, cioè sul fito di ";;;r;;;;;;

attenzione realistica, alle situazioni sociali, ;.i,1. l*";:

terminazioni- quotidiane, e di una costan te tensione cri_

tica nei confronti delle loro struttrrrà inr...r..

1.2.2 - Rileaanza rispetto alla tuorio

Tutto ciò è possibire soro ne[a misura in cui ooni

nosffa operazione è so*etta da una solida ,trbo;;r;;;;

teorica.

La teoria ha oui una-duplice funzione: è indispensa-

bile per tentare di'individuSi.'iri'["ir. di vista de',og-

getto" e serve come base di rif.rim.nto peî valutarc la

filevanza del problema. fn questi """"i rermini, rilevan_

z.a rispetto all'oggetto equivale a úf,evanza rispetto alla

teoria che spiega I'oggetto.

Ormai dovrebbe essere chiaro che non intendiamo

rif"rit.i-u-"ia qualsiasi teoria che fornisca vn qualsiasi

,^pligoilo* di una data situazione sociale. Non si tratta

ii ulugiurri su una comoda teoria e da 1ì sentenziare sulla

;i;;^.;;^di questo o di quel problema' Si tatta, anchegui'

ài"o" abbasiare quella iunrion, teortca che consente di ri

nortate qualsiasi problema a1 contesto generale in cui è

i""fÀ."rè radicato e di valutame la significatività rispetto

aI funzionamento e allo sviluppo di quel contesto'

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In tal senso, per esprimerci nei-termini già da noi

,tubiliti, in jrobità*a è -rileuante nella rnisura in cui è

un problerna-chiaue.

2 - DEFINIZIONE DELL'OGGETTO DI STUDIO

Gran parte di ciò che si è detto per l,individuazione

del problema-chiave vale anche per la definizione à;tib;-

getto di studio. In _genere i manuali di metodologia esi_

gono una rigorosa definizione preliminare dell,oggltto di

studio. Ora è chiaro_che, se si iiuscisse in anticip?-" a.n-

nire rigorosamente I'oggetto della ricerca, ogni indasine

empirica su quell'oggetto diventerebbe pleonàstica. "

Quando_ parlano dí definizione dell'oggeto, i meto_

dologi intendono riferirsi a quella puntualizzazione con-

cettuale che occupa tutta un; fase àe['impostazione del_

l'rndagine - fase chiamata appunto coniettualizzazione

- e serve a rendere esplicita 1à struttura teorica che sta

dietro al tema dí ricercà. In questi termini, d.finir.-ui"

particolare condizione sociale (per esempio, la.ondizi,c-

ne operaia in fabbrica) significà indicarè il << concetto >>

di condizione cui si intende fare riferimento. preci sazio-

ne utile, anzi necessaria, ma ben lontana dal aurci, a"

sola, una definizione sostanziale della parti.or"r. -.o"Ji

zione.in esame, nel senso di dirci .orri" ,,à fatta" i--lo_

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me " funziona" .

In tal senso, il problem a della definizione dell'og-

getto di studio va poJto all'inizio della ricerca, ma nella

convinzione che la soluzione di un tale problema si avrà

si avrà - ssllaslo alla fine e in smetta connes-

sione con I'andamento ed i risultati delf indagine.

con introduzione di G. Poggi, Bologna, Il Mulino, 1962,

pp. 17-64.

SrnrBna G., La conoscenza sociologica. Roma, Carr-rcci, 1968,

parte f, cap. II, << Il problema dell"'oggettività" sociolo-

glca )>.

3 - INDIVIDUAZIONE DEL LIVELLO DI INDAGINE

3.1 - Ancora individuazione, non scelta

Come già per il problema-chiave', anche qui parlia-

mo di indiuiduazione e non di scelta del livello di indagine.

A nostro giudizio inf.attí, nella misura in cui un in-

tervento conoscitivo-operativo tende a modellarsi sulla

stÍuttura della realtà sociale, il compito del ricercatore

consiste non nello scegliere un tipo di ricerca, ma nel-

l'individuare i/ livello di profondità al quale f indagine

risulta coîretta dal " punto di uista dell'oggetto" (nel

senso già stabilito).

3.2 - Livelli di indagine: esplorazione e verifica

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Si è soliti distinguere due fondamentali liuelli di in-

dagine: il livello esploratiuo e il livello uerilicatiao.

1 Si veda p. 2l e sg. di questo volume,

p. 32

Come dicono chiaramente i termini usati, nel primo caso si tratta di

esplorare un campo di cui non si sa abbastanza per essere in grado di

forirutare delle opotesi. Nel secondo caso, invece, l’indagine è volta a

verificare precise ipotesi, formulate in base alla conoscenza già acquisita del

problema.

3.3 – Come si procede alla individuazione del livello di indagine

Il gruppo di ricerca deve, in primo luogo, rendersi conto dello stato di

conoscenza reale relativo all’oggetto di studio.

Come è ovvio, non necessariamente deve trattarsi di conoscenza diretta,

acquisita cioè direttamente sul campo. Può anche trattarsi di conoscenza

indiretta, acquisita tramite una documentazione preliminare cioè attraverso la

lettura di ciò che altri ha scritto sul problema. In questo ultimo caso però

occorre verificare - attraverso contatti diretti con il campo - il grado di vatidità

della conoscenza accumulata.

Il fatto che su un argomento si sia scritto molto (che ci sia - come si dice –

molta letteratura), non significa, di per sé, che si sia accumulata una

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conoscenza reale del problema. In certi casi il poter disporre di una vasta

bibliografia può ostacorare, piuttosto che facilitare, la presa di contatto con il

problema reale, in quanto può indurre a formulare ipotesi che, all’atto della

verifica, risultano irrilevanti. Occorre quindi stare molto attenti a pretendere di

saltare il livello esplorativo senza la certezza di potersi appoggiare ad una

conoscenza corretta dell'oggetto.

In ogni caso il livello di indagine non è in nessun modo legato, come

qualcuno potrebbe essere indotto a pensare, al livello di possibilità tecniche e

materiali del gruppo di ricerca. È cioè pericoloso pensare, per esempio, di

potere dar corso ad una ricerca esplorativa come "ripiego", non avendo il

gruppo le capacità tecniche o le risorse materíali necessarie per affrontare

una ricerca verif icativa. E ciò perché non è detto che una ricerca esplorativa

sia più "facile" o richieda mezzi inferiori. In certi casi può essere vero il

contrario. Insomma, Ia differcnza fra i due livelli di ricerca non può essere

vista in termini di < facilità > o di < mezzi >, ma va considerata sul piano della

conoscenza reale acquisita.

3.4 - Momenti dell'indagine: descrizione e analisi

All’interno di ciascuno di questi due livelli, ci si può fermare alla descrizione

delle catatteristiche rilevanti di una data realtà sociale o procedere all'analisi

delle connessioni fra le diverse caîatteristiche.

Anche in questo caso non si deve pensare assolutamente ad una

gerarchia di importanza. Hyman lamenta giustamente che la ricerca

descrittiva viene quasi generalmente relegata in posizíone di inferiorità (2).

Ed è, sotto questo aspetto, da apprezzare il suo sforzo di rivalutare, anche

attraverso una specificazione della sua funzione, il momento descrittivo della

ricerca, diverso ma non meno impotanre del momento analitico.

Va però precisato che i due momenti vengono qui distinti soltanro per

comodità di illustrazione. Nella pratica della ricerca si può parlare soltanto di

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momento prevalentemente descrittivo o prevalentemente analitico, dato che

una descrizione è anche, in parte, analisi e una analisi è anche, in parte,

descrizione.

Una precisazione in tal senso è doverosa ogni volta che siamo costretti, a

fini illustrativi, ad introdurre schemi nel processo della ricerca, che è - e resta

- un processo dialettico.

3.4.1 - Ricerca descrittiva

La ricerca descrittiua tende prevalentem ente a d,e. scria.ere : - _se

possibile - a nilurare le caratt"rirti.fr. significative di una situazione sociale

data. . 4.d. esempio, ai Íini di una descrizione delle condizioni di lavoro in una

f.abbiica, occorre sapere quanti sono gli operai che vi lavorano_e guari sono

i'roro il il;;: nali (età, isrruzione formale, àcc.); che tipo di op.ório"i eseguono

(struttura del lavoro) e in quanà t..pà devono eseguirle (ritmo di ravoro); come

è -oryanizzatà il lavoro all'interno della fabbrica (s*uttura oiganizzativa del la-

voro: qualifiche, squadre, cottimo, ...I;. E .ort 'triu, firro ntl rrvete un quadro,

il più possibile esauriente, dei connottti csterni della situazione di lavoro in

quella fabbúca.

Una tale ricognizione è estremamente importante per lx)tcre poi procedere

ad una vera e propria analisi. È infntti facile capire che I'analisi di una

situazione sociale r\ comptomessa in pafiefiza se si appoggia ad una

descrizione distorta.

La sottovalutazione del momento descrittivo reca tlanni enormi alla ricerca

nel suo complesso. Avremo un bcll'analizzare la condizione operaia in

f.abbrica. Se talc condizione è, nella realtà, diversa da quella che noi tbbiamo

descritta, la nostra analisi risulterà inevitabillnente scoîfetta.

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C'è poi - come osserva Hyman - un aspetto particolare della ricerca

descrittiva che è di grande valore per I'analisi: essa fornisce la base per la

formulazione di ipotesi'. Un'ipotesi non discende dal cielo. Proviene dalla

osservazione del reale e dalle conseguenti formulazioni teoriche. La ticerca

descrittiva può quindi essere un'utile fonte di ipotesi. Infatti, la necessità di

descrivere accuratamente una situazione sociale cosffinge ad un'attenta

osservazione delle sue caratteristiche e porta a farci un'idea delle relazioni

possibili fra una caratteristica ed un'aha: pona cioè a formulare ipotesi.

3 lbidem, p. 144.

.4.2 Ricerca onalitica

La ricerca analitica tenta, sulla base della conoscenza acquisíta, tn'anali.sl

della situazione sociale in esame. Non ú limita, cioè, a descrivere le

caratteristiche rilevanti, ma aspita a cogliere relazioni significative fra :una ca'

ratteristica ed un'altra, al fine di spiegare quella situazione, cioè di vedere

quali sono Ie cause che l'hanno determinata e quali sono le linee di tendenza

in essa operanti.

Una ricerca analitica potrebbe, per esempio, indagare su eventualí

relazioni esistenti - in un contesto soóio-..otornico stoticamente determinato -

tta la qualifica dell'operaio edile e il suo grado di attivismo politico.

3.5 - Tipi di ricerca ai due livelli, in relazione ai due momenti dell'indagine

Per ragioni di chiarezza espositiva, abbiamo fin qui considerato

separatamente i liuelli e i momenti dell'indagine. Nel processo vivo della

ricerca livelli e momenti coesistono, perché in ognuno dei due momenti la

ricerca può operare all'uno o all'alro livello.

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Possiamo quindi utilizzare, sempre a fini illustrativi, uno schema in cui

ognuno dei due livelli " si inuocia." con ognuno dei due momenti, dando luogo

ad una particolars tipologia della ricerca, precisamente al complesso di tipi di

ricerca che si adottano operando da una parte a. llvello esplorativo o

verificativo e dall'altra sul piano deacrittivo o analitico. Il risultato è il seguente

o:' descrizione analisi

Vediamo ora di rendere più chiaro questo schema, illustrando i diversi tipi

di riceica che vi cómpaiono.

a) La ricerca pilota tende ad esplorare una situazione sociale, al fine di

descriverla nélla sua srruttura eSterna.

b) La ricerca ualutatiua è centrata, come la precedente, sulla smuttura

esterna di una situazione sóciale, . .n.P"! quanto riguarda_limpostazione dello

schema , *ilizziamo – sulla base delle formulazioni di H. Hvman (op. cit.. pp.

t28-tl6) - i ricordi di una lezione di Paolo Ammassari ad ,rn corsó di

perfezíónam."to pio* I'università. di Roma, ferma restando la nosua

rcsp^bnsabilità per t"'lrielaborazione delle singole definizioni. In un suo studlo

sull'uso ànafitico dei .l-ati empiríci, Ammassari osserva: << Non vi è ancora

un uso coerente e eistematico, nella pertinente pubbliòistica, dei termi'i <

descrittivo ,, . i. À"- litico >. Spesso 1o studio analitico viene chiamato <<

solicatorio > (exolaaatory). f...1; in altri contesti, di fronte a quelló descrittivo

troviamo'di'ffércnziatí lo studio < esplorarivo >> (exploratory) e quello <

verificativo delli ipotesi)> (hypotbesistes4nù l_...1. (Cfr. P. Avuessrrnr,

Dell,aso analitico dei dati empirici, in << Raisegna Italiana di Socioloeia o, *no

terzo. n. 1. gennaio-marzo 1962, pp. Ltl-I47. La citazione e a -p. Úa, n. l4). '

Llvello esplorativo

Livello verificativo

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RICERCA

DIAGNOSTICA

RICERCA

VALUTATIVA

matendeavefificafeipotesirelativea'1|adistribuzioneed ^ii^*úiirlttlià ai

detirminate cararteristiche alf interno ;;11"-il;;Iazione."i"*tt" in

quella.situazione' Una ricerca valu tativa poit.lU., ad ésem.pio,- verificare..f

ipo-i"ri .h. i più giovali ubbiutto un più alto grado di attivismo politico, ""nÀ però

con q''tèsto volere dimostrare ;h;';;J; de[íattivismb è I'età giovanile' c) La

ricerca aloùit'l''o cJn'ittt in un'analisi esplo,uriui'uliu ua i"augite sui fattori.che

incidono su una ,i*"ri"r."l.i'à daía. Tende quindi alla s.piegazione causale. ma

non è "n.oo in gradó di formulare al riguardo precise ipotesi da verificare' d)

La ricerca esplica,tiaa costituisce' si può aTt-il masuardo più ambizioso

dell'indagine sul campo' nel sen;:il;"'*l" i*a. alla spiegazióne causale' ma-è-in

grado di verifi.ur. ,r, ,rt iutt'palo precise ipotesi di lavoro' Non sempre è facile

collocare una ricerca nell'ambito di uno dei tipi q"i-itt"ttruti' E ciò per la scarsa

adatta' bilità del pro..rro ,rivo-à"tt'i"aug1"; nel suo complesso' ; ;;"1 ti;'i -*h;" -p

reco s t i tuito' P"ò !* -,t-t^1Ttit^ ^ttr: à".. - anzi, acca[e spesso - che una

rlcerca tag[ ro schema in senso ,rituiíia', vanificando così ogni sforzo teso a

farla rientt;. l; ; tipo -ben definito' Una tale difficoltà non va iJJJ"* --. irdi.e di

scorrettezza delTa ricerca. Scometto t' r.--"i, scambiare uno schema

orientativo per una camicia di forza delf indagine'

4 - FORMULAZIONE DELL’IPOTESI

4.1 - lnterconnessione tra livello di indagine e ipotesi

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È difficile stabilire -una priorità -cronologica fra l,inrf ividuazione der rive-

lr".ai*aig#'É ru ro.*.rrazione delllo::." E ciò p.r.ÀJÈdl. ff,i'nàugi.,. e ipotesi sono

rlrettaruente interconnessi. per.rrn u.."ro,è I il;iìp* rcsí da cui partiam" J.

u,1i1jj,i';;" dr conosce nza dj cui si dispone nei confronii a.f{,.".gg-.iìo di studio)

a deterrninare il livello al qLrale lpera l,ifiEugìn.. Ma, per conver*.r, dipende

dat fivét9 { w"r. ^9i.i,rrn" il potere lavorare sulla base di certe ipoieri pirrtiolto

che di altre.

4.2 - Nozione di ipotesi

L'ipotesi è. in sociologia, una supposizione risconrl,rbile - formulatu ,"ilu l?;;

#ilr", t a. - rel a tiuu uÌ u i rr., t tura di "";;i;#i"t;:::3 rî:Hiti . ,rllc cause che

l,hanno d;;.;-i;"r"'Jà a,,e tenden z. di sviluppo in essa operanti.

È ipotesi, per esempio, il supporre che con il crescere dell'età diminuisca,

in un contesto storicamente determinato, l'attivismo politico; oppure il

supporre che causa della bassa partecipazione alli vita di un determinato

partíto o gruppo politico sia la sua interna sffuttufa otganizzativa.

Tali formulazioni in un certo senso anticipano, in via appunto ipotetica, esiti

di indagini da farc. È la ricetca a sottoporre a uerit'ica una formulazione

ipotetica, cioè a aalidare o inualidare un'ipotesi, a dire se (e in che misura)

èveraofalsa.

4.2.I - Ipotesi di lavoro

In certi casí l'ipotesi equivale ad una allermazione (positiva o negativa)

relativa all'oggetto di studio. Quando si ipotrzza che la bassa partecipazione

alla vita di un partito o di un gruppo politico dlpende dalla sua stîuttuta

otganizzativa, si fa - in via ipotetica - un' allerrnazione (positiva) che úguarda

l'oggetto dell'indagine.

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Se si ipotizza che I'adesione degli operai di una fabbrica agli scioperi per il

rinnovo del conrratto di lavoîo non è in rclazione con la differenziazione per

quali{iche, si fa - in via ipotetica - un'alfermazioie (nègativa) che riguarda la

situazione sociale in esame.

Le supposizioni espresse in forma dí at'lermazioni da aerilicare le

chiamiamo << ipotesi di laooro >>.

4.2.2 - Ipotesi-guida

Non sempre però siamo in grado di formulare iootcsi in forma affermativa,

Non ,.ilp;; &i;t;;;ìrii"_ 1':::^^r::irle sappiamo abbastanruiu sentirci i; ;;;; (u

asserlre alcunché, se pure sul piano ipotetico. Cia a._ cade quando la ricerca

ha bisogno, propri. in conseguenza rli una tale insuffi cienza conorcitirru,

ài;;;;;;;ii;;ifiesplorativo (desmittivo o analitico)-'

Anche in questo caso però non si può partire ., seFzza niente .in testa", se

non si vuole rischiare ài;;;"."b;; 'el buio. Anche in questo caso cioè birogn.rà-

;;;;J; rnente una qualcbe ipotesi.

. P.I. esempio, a, livello e_splorativo_descrittivo, posÌ,rT. .fi:d:.:t' qual è il

gradà di adesione a.gfi àé..i dr una data fabbrica agli scioperi indetti dai

sinàacatì oer ottenere aumenti salariali? E, a riveilo esplorativo -

^iurili:::.po.rrtîmo porci il seguenie interrogatùo, qlruli ,onà r tattori che

con*ibuiscono a determiÀare h óndirior. sociale del baraccato di Roma?

In questi casi, come si vede, le formulazioni ipotetiche non sono espresse

in forma'affermatiua, ma in fortna inte-rrogatiua. Non si ftatta di asserzioni d;

;;.ifi.;;;, ;na fi domande cui si cerca di dare una rispost" "rrr^u.ilo ltt ncefca.

Le formulazioni espresse in forma di interrogatiai t:ui dare una risposta le

cÉiami u^o u-lpotesi_guida o. È ipotesi, per esempio, il supporre che con il

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crescere dell'età diminuisca, in un contesto storicamente determinato,

l'attivismo politico; oppure il supporre che causa della bassa partecipazione

alli vita di un determinato partíto o gruppo politico sia la sua interna sffuttufa

otganizzativa.

Tali formulazioni in un certo senso anticipano, in via appunto ipotetica, esiti

di indagini da farc. È la ricetca a sottoporre a uerit'ica una formulazione

ipotetica, cioè a aalidare o inualidare un'ipotesi, a dire se (e in che misura)

èveraofalsa.

4.3 - Funzione dell'ipotesi

Da quanto si è detto si desume facilmente Ia funzione dell'ipotesi. Essa è -

abbiamo visto – stfettamente Lrg^to al livello al quale opera lindagine, nel-

duplice senJ;h. la funzione àe['ipótesi deriva dal livello di ricerca ;-.h;il fivello

di riceróa dipende dal tipo di ipotesi da cui si parte.

L'ipotesi-guida sewe, come indica il termine,-a grli-. d.are la ricerca,"cioè ad

orientarla verso aspetti significativi della realtà sociale. L'esplorazione di un

campo sociale p"Jpt"l"aete in molte direzioni. Se non ci poniamo do*urà"

preliminari che servano ad- imprimere alla ricerca i|^ aiàrione piuttosto che

un'altra, la nostra esplora,i*" .i ridurrà inevitabilmente ad un vagabondaggio,

cioè ad una inutile perdita di tempo.

L'ipotesi di lauoro prende questo nome perché ha in sé, in nuce, ún vero e

proprio piano di lauoro' Essa non solo imprime una direziòne alla- úcetca, ma

ne.predetermina, iir una certa misuta, ]a sruttura' !' -ciò perché, mentre per un

verso orienta la ticetca,.Pgr l'alffo attende dalla riàrca la propria verifica e

quindi la cos*inge a ri.o.t... u d.t.r-inate operazioni, a seguife u-n determinato

schema, cioè la coì*inge a darsi una determinata struttura concettuale,

metodòlogica e tecnica ''

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1 Per le conseguenze che ne derivano, si veda avanti, p' 112'

4.4 - Rapporto tra ipotesi, livello di indagine e tipo di ricerca

Dopo quanto si è detto, dovrebbe essere chiaro che I'ipotesi-guida opera a

livello esploratiuo e l'ipotesi di Iauoro a livello aerit'icatiao.

Possiamo dunque adesso completare 1o schema riportato a p. 37, in modo

da f.arc risultare il rapporto tra I'ipotesi, il livello di indagine e il tipo di ricerca:

descrizione analisi

Ipotesiguida -+ livello esplorativo

Ipotesi di lavoto -+ livello verificativo -+

RICERCA

DIAGNOSTI

RICERCA

ESPLICATIVA

PARTE SECONDA

LA FASE OPERATIVA PRELIMINARE

DALLA FASE IDEATIVA ALLA FASE OPERATIVA

Non è facile individuare nell'inchiesta sociologica una fase operatiua,

distinta da quella che abbiamo chiamata lase ideatiaa. Non è possibile infatti

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cogliere il momento, ammesso che esista, in cui, portata a tetmine l'int-

postazione della ricerca, si dovrebbe passare aIIa sua attuazione.

Se si pretendesse di vedere i due momenti come cronologicamente

successivi I'uno all'almo, ci si accorgerebbe che nel lavoro di ricerca non è

mai tempo di sméttere di impostare per cominciare ad operare. CiA a vero al

punto di creare spesso nel gruppo di ricerca una sorta di blocco operatiuo,

per cui accade non di rado che si continui ad << ideare > alf infinito

un'inchiesta senza mai realizzarla. La ricerca resta cosl una cosa "da fare",

quando non si riduce ad un "progetto" da accatezzare e ritoccare ogni giorno

per una sorta di soddisfazione estetica.

E invece è necessario, ad un certo punto, tagliarc - come si dice- la testa al

toro e mettersi, per esempio, a raccogliere materiale. Ciò non significa che

I'inchiesta non avrebbe ancora bisogno di essere << meglio impostata >.

Significa soltanto ritenere che, nello stadio raggiunto, una migliore

impostazione può ormai venire esclusivamente da un contatto diretto con il

campo.

È ptoprio I'uscita sul carnpo che abbiamo assunta, come si è visto, quale

carattere distintivo delf inchiesta sociologica. Ebbene, dal momento che la

messa in atto dell'uscita sul campo segna (nei limiti di cui si è detto) il

passaggi o aIIa fase operativa, questa si pone come la f as e q ualil ic ant e

deli'inchiesta sociologica.

Per comodità di esposizione, dividiamo Ia trattazione in due parti. Nella

prima parte cercheremo di illustrare le operazioni che possono essere

collocate in quella lase operatiua preliminare, nel corso della quale, in diretto

contatto con il campo di ricerca, si approntano gli strumenti operativi. Nella

seconda parte parleremo delle operazioni rèlative aIIa fase operatiua oera. e

propria, cioè a quella fase che mette in esecuzione tutto il lavoro preparatorio

della fase ideativa e della fase operativa preliminare,

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STRUTTURA DELLA FASE OPERATIVA PRELIMINARE

Come si è già accennato, il primo momento della fase operativa, da noi

chiamato fase operatiua prelirninare, seîve a mettere a punto - in diretto

contntto con il campo - gli strumenti operativi di cui dovrà servirsi f indagine.

Si tratta di raccogliere la documentazione necessaria, di delimitare la realtà

sociale nel tempo e in una popola zione determinata, di delimitare l'universo,

di individuarc le variabili rilevanti, di individuare gli indicatori e il nrctodo di

indagine, di scegliere il campione. Si tratta cioè di catatterizzare I'inchiesta

sul piano operativo e, più specificamente, metodico-tecnico, attraverso una

precisa determinazione dell'oggetto di studio e una serie di specificazioni

preliminari, che dovranno dare un volto l>en preciso alle nosre procedure, in

adercnza alla struttura della realtà sociale in esame.

Non è il caso di sottolinearcla delicatezza di questa fase. Basta

considerare, ad esempio, che una errata individuazione degli indicatori va a

Íalsarc direttamente i risultati dell'inchiesta.

5

DOCUMENTAZIONE

Non è possibile procedere all'uscita sul campo seîza irvere prima

proweduto a raccogliere e ad esaminare tutta I't documentazione disponibile

sul problema che si intentlc studiare. La documentazione può essere scritta e

orale.

5.1 - Documentazione scritta

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La docurnentazione scritta è possibile trovarla ai divcrsi livelli di

informazione e di conoscenza:

a) studi teorici

b) ricerche empirichesto lívello. Si *atta, in questo caso, di vedere il

problema in un contesto più ampió e riferire iu do."À-.*u;b*-;i; problematica

più generale.

.c) informazioni da fonti ufficiali e non ufficiali: tkrcumenti reperibili nelle

biblioteche e negli archivi; l)r'esso enti pubblici e privati; presso pattiti, gruppi

polit ici, associazioni, sindacati; ecc..

Per quanto riguarda gli studi teorici, non sempre sorro disponibili testi che

sí occupino in rnaniera specilica ,lcl problema che vogliamo studiare. Una tale

dífficoltà non ,lcve indurre il gruppo a rinunciare a documentarsi a questo

livello. Sitratta, in questo caso, di vedere il problema in un contesto più ampio

e riferire la documentazione aLIa problematica più generale.

Una volta ín possesso della bibliogtaÍia, il gruppo procede aIIa lettura dei

testi. Ognuno sceglie di esaminare un testo, o un gruppo di testi, e di

stendere per ogni testo esaminato una breve scheda sugli argomenti che vi

sono trattati. Alla fine si potrà elaborare una bibliogralia ragionata, cioè una

bibliografia divisa per argomenri e che non si limita a darc gli estremi dei testi

(autore, titolo, città di edizíone, casa edimice, data di edizione) ma dà anche,

in sintesi, per ogni testo, il contenuto, cercando di evidenziare i temi più vicini

all'argomento che interessa.

Una particolare attenzione va dedicata alle ricerche empiriche - quando vi

sono - sull'oggetto specifico della ricerca. In questo caso infatti potremmo

asiumerci il compito di confrontare i nosti risultati con quelli raggiunti da altri

ricercatori. Un tale compito imporrebbe, di per sé, aIIa nostra indagine una

particolare suuttura.

5.2 - Documentazione orale

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La docunoentazione orale può essere attinta alle fonti più svariate. Si matta

in genere di consultare il maggior numero possibile di persone che, ai diversi

livelli, si sono occupati in qualche modo del problema che stiamo studiando:

studiosi, giornalisti, attivisti politici, ecc.

DELIMITAZIONE DELLA REALTA' SOCIALE NEL TEMPO

Una realtà sociale, per diventare oggetro di inchiesta ,:,,,;:I:r*u. deve .rr".é

à.riÀì,J-i" "; tuftipo arrci*l . . r periodo di tempo in cui viene condotta

r,inchiesta irrcide sui risultati in misura;ùl;;. o minore a secon.l,r della

maggiore o mino.re,";l;i:iirà d"i;;;;;;;i#_ ,1i.. pg1 cerri asnerti della ..àfìa-1".i"1.

(.::l;;;i ,;;_ ;'i.rrali) la scelta à"t p.".ì"!" ;;;;'con morta attenzio_ .'.'..'1.::î::do

presenre .h. it p..iododi rempo signíficativo , , .vviart€ nte, quello impiegato

rr.tiu ril.iu"zffi;rd;; ,,ul campo, dei datr.

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Nell'approntar,e il.piano di lavoro, il gruppo di ri(('rca dovrebbe individ^tìare

ill;;il" più appropriato t', r iniziare I'indasine- S. t" ,"rîilJu eraminare è molto

,lirrirrlica, se gli eíenti ,orro in ."r,t". mutamento , dati circos*itti da limiti

temporali toppo risretti sarebbero inutili.

In queste condizioni si può decidere di svolgere una serie di ricerche nel

tempo ier determinarc la írcodriza >>, oppure di realiz-zarc in disegno

longitudinale detto << panel >1 - nel quale lo ,t.io .u.io viene ripetutamente

studiato in momenti diversi.

7

DELIMITAZIONE DELL'UNIVERSO

Una realtà sociale, olre che ad un tempo determit'to, va riferita ad una

poporazionu d.t..Ài-iutu. --**^ Bisogna però chiarire il.significato che, in

statistica, ns$ume il termine << popolazioie rr. Esso non si riferiscé nrltanro

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alle.persone'fisiche, *u írdi.u, più in g*lrrb ru, insieme di unità omogenee. È

lecito qìindi pTrlar ii lxrpolazione di enti, di iompiesri i"a"r'rii;ì, :;;.-." *

Quando si avanza l,esigenza di riferire la realtà socirrle in esame ad u,na.

pgpolízioie J.i..-i.rutu, ,,oo .iri riferis.ce a problemi dí^dLegno J"f .r-pione.

Anche nel c,so di un censime.rto totuÉ .' . di;ài-r.r* p"rrrbììi erlori relatívi alle

openzioni di .nrnpiorru*ento _ vi sa_ ::l]: ::Tpr.. il próblemu di ,tuÈiii* ," queua

popolazrone sra,cruciare. per la realtà sociale in esarne. se'ta rirevrtzrone der

datl è accurata, ma si riferisce ad una popolaItirrne non adeguata all'oggetto

ai ,i"àio, t,rttu lu'rii.rc" e compromessa'.

7.1 - Nozione di universo sociologico

La popolazione dunque deve risultare rileaante rispetto alla rcaItà, sociale

in esame. La popolazione rilevante viene chiamata << uniaerso >>.

L'universo deve essere reale e deve corrispondere ad una popolazione

sociologicarnente significatiaa.

Su questo punto, la nozione sociologica di << universo >> si differenzia da

quella statistica, per ia quale << universo >> e < popolazione >> sono termini

intercambiabili. Per la statistica non si pone il problema della significatività

sociologica di un universo. Un << universo statistico >> può anche essere

formato da tutti gli individui con una statura di m I,75. Un tale universo non

può essere utilizzato ai nostri fini, perché sul piano sociologico non è

significativo. Ciò equivale a dire che non sempre tn << universo statistico >>

è anche sn << uniuerso sociologico >>.

7.2 - Difficoltà nella delimitazione dell'universo

La deliraitazione dell'uniaer,.to non può ridursi, in sociologia, ad

un'operazione puramente formale. Non si tteitta soltanto di indicare, per

scrupolo definitorio, la popolazione alla quale intendiamo riferirci. Si tratta,

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anche qui, di indiuiduare l'uniuerso reale, cioè l'universo sociologicamente

significativo rispetto all'oggetto di studio.

Non sempre si tatta di un'operazione semplice. Per esempio, se si volesse

awiare un'indagine sulla condizione soci-al-e degli studenti della Facoltà di

Maeistero di Roma. lrr delimitazione dell'universo p..r.rr,...6b. ;;rl.h";: lrlcma.

La condizione sociale d"llo rt"d.ri. alurgìri*. s i cletermin a non all' atto

dell,imma*icolazione rtlfú;;;rittì, bensì all'atto dell,iscrizione all,istit"a .rgirrrrià.

Ora negli ultimi anni sono enrrati in f,rnzionil;;;;l; lrrrcoltà-di Magistero di

Roma due nuovi corsi dí laurea. i', sociologia e in psicologia, ai quali

confluiscon;:;i; rtlla .tradizionale popolaz,i611g scolastica proveniente dal

rrragistrale - anche studenti del liceo .làrti.o, d.ili.* ucicntifico, ecc.. Il problema

sarebbe d""q"" ii'r.fi;;;; gl i,studenti .di Magìstero non _prou*i.rrri à;il#;.rb, e

ctre qurndi non rientrano nella condizíone sociaÉ ilpicú rlello studente di

Magistero, fanno puti. o n" d.ll',rriuài.o tlclla ricerca? Ecco, qrerto è un

àsempi. d.I.-Jiffì.Jii chc si possono incontiare quando si deve d.limìtur. i{;i:

vel:so.

7.2.1 - Universo nominale e universo reale

L'esempio sopra riferito ci dice che non sempre t'<< untuerso nominale >>

(studenti iscritti arla Facortà di Mrrgistero) coincide con l'<< uniuerso reale >>

rr,"J."ii}r. vivono la condizione sociale tipica di Magisìer;i La delimitazione

dell'universo non è quindi – come vrrrebbe la metodolo gia tradizionale -

untperazio". .fr. 1,'ecede la ricerca. È invece, essa stessa, un isultato della

ticcrca.

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La rcaltà. sociale è tutt,almo che un universo omo!{cnco. Su ciò c'è

accordo generale. Il punto raramente evidenziato è invece che non si tratta

soltanto di diflerenze -d';;;';;;;;r;'i;b^;, a *iteri sta-tistici' Si ttatta dí conf"a"itríiit'

d,a cogl;;.,rf piu"o del,l'analisi t1i1i6a' F' da ;;ii;t; non in urirurro, neicielo della

teotia' ma nell'uni;;?;;:F;iiico in cui vengono realmente prodotte' Per ipotesi,

nell'esempio citato,potrebbe anche darsi che la .onàiriorr. sociale tipica del

Magistero di Roma - visto comc meccanismo sociale in funzione - sla vlssuta

da una nzinoranza degli studenti iscritti' Ciò non ."-Ut*Jt" il ,.nro e Ia

dfuezione della nostra ricerca' il;;ì. ;Ut. if-."Àpito di individuare I'universo (di

ti"à."tii in cui quella londizione viene vissuta e assumerlo a ProPrio oggetto'

8

INDIVIDUAZIONE DELLE VARIABILI RI!.EVANTI

8.1 - Nozione di variabile

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lrr senso stretto, il termine << uariabile >> si riferisce a rlrrrrlsirrsi

caratteristica misurabile che può assumere valori rlillclt.nti in una serie di casi

particolari. Ma un uso più esteso del termine include anche catirttcristiche non

misurabili, quali - ad esempio – il qr.Frio, I'attività lavorativa, il luogo di

provenienza, ecc..

Si può quindi dire che con il termine << aariabile >> cí Hrrole indicare

qualsiasi caratteristica che possa in qualrlrt. rrroclo concorrere - ai diversi

livelli, dalla smuttura rlrllrr lrusonalità fino al piano della società globale - aLIa

rlrtrt'nrirrazione di una realtà sociale.

8. 2 - Dlfficoltà nella delimitazione del campo delle variabili rllevanti

E’ facile capire quanto venga ritenuta importante l'in-,lit,i,luuzione delle

uariabili rileuanti. Ma a questo punto si va inconto ad una grossa difficoltà,

che investe Ia natufa stessa della ricerca sociologica, come operazione

concettuale. Una realtà sociale è il risultato di un campo di fattori che non può

essere circoscritto se non con una operazione arbitraria. È chiaro infatti che,

una volta individuato un certo campo di variabili, niente vieta di considerare la

possibilità che sia rimasta fuori della nostra attenzione una qualche variabile,

che di fatto interferi.sce, in misura non imilevante, nella realtà in esame.

La difficoltà viene di solito risolta richiamandosi alla considerazione che, al

limite, qualsiasi operazione di conoscenza è selettiua, nel senso - inmodotto

da À,Íax \il/eber - che è portata a rascegliere, sulla base di un particolare

punto di vista, soltanto alcuni elementi di una realtà mai esaurita né esauribile

come oggetto di conoscenza'.

Questa soluzione però vanifica il problema piuttosto che tentare di

risolverlo. Dire che qualsiasi conoscenza è selettiva equivale a sfondare una

porta aperta. Si tratta invece di vedere in che direzione e con quale criterio

viene operata la selezione conoscitiva.

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1 < Ogni conoscenza della realtà culturale - afferma Wever – è sempre [...]

una conoscenza da particolari punti di uista lunter spezilisch besonderen

Gesichtspunktenl (M. \frrrn, Die < Oblektiuitiit >> soziàluissenschaftl,icher und

sozialpolitiscber Erkenntnis, L904, in Gesantmelte Aulsiitze zur

Wissenschaltslehre, Tùbingen, Moht, 1922, pp. 146-214, passo citato p. 181;

trad. it. parziùe, Il netodo delle scienze storico-sociali, a cura di P. Rossi,

Torino, Einaudi, 1958, pp. 53-141, passo citato p. 97. Sottolineatuta nel

testo).

Né basta precisare che la selezione avviene sulla base di un particolare

punto di uista. Una tale aÍÍermazione prrò cssere assunta come valida sul

piano suettamente gno*''l.gico,. in quanto ci dice .ornJ i.rr,rio.rurro i processi

(''ìoscirivi. Ma non ci dice nulla circa l'individ,ralilrìii "..punto di vista che

permetta di cogtiere ilil;;; r lt'llir realtà sociale.

Non tutti i nunti di vista sono ugualmente ,,ogget_ tlll". Pensiumo .he un

punto di vista sia ,,oggettiao, trt'llrr misura in cui tende a pri"ir.!ia..ì -odi di

fT;;i";;- ,rcrto del reale storico. Come si a"gia a.r., ""ì;b;;; rli vista non è a

disposìzion" d.l dú;;-d]'ft.1:Er:; vn c'nquistato gradualmente, uol'tu'p.r volta,

";;r";;; urln permanente tensione critica. Dare a tutti i punti di vistrr lo stesso

titolo ad avere cittudinunza nel?a;i.;r; aipl'ílica, quanto meno, abbassare la--

tensione teorica e 1rr=rrrica. Infatti in tal caso il compito d.l ;."pp; iil;;;.; Ei

t'irluce,a quello dt assumere un partic.j"ó;;;;i;; ctlr r: in base ad esso assumere

al.r.rne variab'ili ,oài nl('vil tì lt.

.ll. problema vero è invece quello di individuare le vrit'irrlríli rilevanti dal

punto di uista arUio-ilrr'r;. Il .h; :l|I'If ,_.r,,.:glie.re gti aspetti .h. .onà

r,A*ZZ|u;is;ìfi.;: nvl l)cr rl tunzionamento interno e per lo sviluppo ésterno r

lt.ll'oggetto.

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:r Si veda quanro abbiamo osservato a proposito del < punro di vista

'lr f f ìr11ir,tro " (p. 24 di quesro volume).C

9

INDIVIDUAZIONE DEGLI INDICATORI

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Una volta individuate e definite le variabili rilevanti, rrcl scnso che si è detto,

occo*e sapere quali dati,ura ,r"] .t'ssirl'ío raccogliere per giungerc illa

misurazione di ciasrunil variabile.

S", per esempio, I'oggetto di studio è l,<< attivismo ;rrrlil.ico >> e viene

individuata unavaúabile rirevante nella " irrf.rmazione politica > (nel senso

che il fatto di essere I'rir o meno informati sul piano politico infruisce

sull'attivisrrro), è necessario decidere che tipo di dati undt.*ó u t'ilt:vare per

sapere se un individuo è più o -..ro l;i;; rrrrrt, politicamente. In alti termini è-

necessario indivirlrrr.c .quelli che vengono chiamati gli << indica,tiù i a"ù

vrrriabile che interessa.

9.1 - Nozione di indicatore

Vengono detti << indicatori > quegli atributi che sono rrrrrnifestazioni

esterioti I p"...ttibiÍ e quindi .Àpiri.rnr(:nte controllabili - di attività interiori,

,,orr',,rriribili", degli individui o dei gruppl sociali; attività che, in quantó tat,

sfuggono ad ogni ril.vazione empirica ditetta.

Nell'esempio citato, è chiaro che-la variabile << informazione politióa )>

non può essere- jílevata direttamente. S"r.Ut. infatti ingenuo ihi.d"r. alf

intervistato: sei poli iilu-".r,. informàto? Si può, è vero, domandare ad un

individuo se si ritiene informato sul piano politico' Ma in tal caso si ottiene una

risposta ben diversa, rclatiua i[u jrrtrrione che ha f individuo di una

propria^condizioné e non alla condizione come dato oggettiuo' Si deve quindi

ricorrere alla úIevazione di quelle attività esteriori Àe ti pongono, in un certo

senso' come segni m.anifesti di una'cería condrzione di informazione politica

(nel nostro caso, es. la lettura dell'articolo di fondo dei quotidiani, ecc.).

9.2 - Gli indicatori in Durkheim

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Nella pref.azione a De la diuision du trauail social (La divisiorr" d"l lavoro

sociale) Durkheim ci ha lasciato una chiata illusrazione di quelli che oggi

vengono chiamati <( indicatori ,>. <, [. . '] come possiamo riconoscere - si

chiede Durkheim - ifattiche costituiscono l'oggetto di questa scienza [dei fatti

morali], vale a dire i fatti moàlif o. E risponde: << In base a qualche segno

esteriore e uisibile [...] >'.

lE.DunxsErlr,r,Deladittisiondutrauailsoci.al,Paris,FAlcan'1893'

2a ed. 1902; fiad. it., La di|isione del lattoro sociale, con lntioduzlone dl

A.pirrot"", Milano, Gmunità, L962, p.56 (corsivo nostro)'

Il < scgno esteriore e visibile > (oggi diremmo 1'<< inrlirntot'c > ) del fatto

morale è per Durkheim la << sanzione>>, ln rui si concretizza La teazione

sociale aII'inÍrazione di utra rcgolrr di condotta morale. In base ad un tale

criterio egll rlcfirrisce il fatto morale come <( una regola di condutta inrlllicante

una sanzione >>'. Certtr, aggiunge DurkIreltn, cir\ che distingue le regole

morali è la loro obbligatrrrietù. Ma da che cosa possiamo desumere quando

un tale crt'nttere è presente e quando no? Dal momento che è inrlxrssibile

guardare direttamente nella coscienza, << dobtrltrtrtrr rifcrirci a qualche latto

esterno che rifletta questo rtÈfu irìtcrno; e nulla può servire a questo scopo

meglio tlella rrrrrzione. [.,.] dato che questo simbolo ha il grande vetrtnggio di

essere oggettivo, accessibile all'osservazione e lrerfino alla misura, è un

buon metodo preferirlo alla t'oaa che esso rappresenta >>

3. lrr Les règles de la rnéthode sociologique (Le regole rlet rnetodo

sociologico) Dutkheim ritorna sull'argomento e, prcvcnendo alcune obiezioni,

parla dei limiti e del sigrrificnto del procedimento da lui proposto: <[...] defi

netr,kr il reato mediante la pena ci si espone quasi inevitnhilrrrcnte all'accusa

di voler derivare il reato dalla pena, I,,,1, Ma il rimprovero riposa su una

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confusione. DaI nrurnoìto che la definizione di cui abbiamo dato la tegola è

ritunta all'inizío della scienza, il suo scopo non può esrere tlrtcllo di esprimere

l'essenza della realtà; essa deve r,rltarrto metterci in grado di giungervi

ulteriormente. La sua unica funzione è di farci prendere contatto con le cose

e, dal momento che lo spiríà p"S-àiri"g*f. ,"i*"à'àrì di fuori, essa le esprime'

rpp"{À-.;i;"""i""jffiffil if :!i#^,ff [oii,,H;;:,::*,,:;li*x,:xii:r zioni. ce*amente lu p.tiu rro"

fu ii r.ato. ma esso si rivela esteriormenre mediante Ia pena; . p.r.iò a a" .rr"

;ilii deve partire se si ,rrol ri.,ii;;; d;;renderlo >> n.

9.3 - Limite nell'uso degli indicatori

Ovviamente, il discorso di Durkheim viene qui ripreso soltanto sul piano

della retrosoet iú;";#;1;.1;fi i,àil*à,i.'t;",',;,';"1;i.::lÍ;tff î; l1bl|l: qui il,tiilir" gr-i.".*

irlr*r. nel,uso desli indrcarorr, r quali, per dirla con le parole di D"rkh.ìri:'J;vono

solranro a <( farci p_rend.t. àon**;lilffi#;.Ti tratta, in altri termini, di una presa

di contatto con cette realtà sociali, difficilment. tujgir;giuiri p.r ,iffi.*;. Guai però

a scambiarg quello che è _ g limang un <( segno esteríore e visibile > di una

realtà ,".i;i;p.. la rcaItà. stessa. Il gruppo di ri..r.a'to*_.r,.rebbe un lrrccSSe ooi

consistere f inform azione politica nella lettur,r ,lcll'articolo di fondo dei

quotidiani'

È bene dunque precisare che I'indicatore è soltanto uno strumento utiie pèr

quantificate e misurare una varlal,ile altrimenti non quantificabile né -

misurabile' Esso è vrrlido nella misut" il ;;i apre la stlad-a ad un'analiti t('rì(la,

per questa uiu, u g-1"ng9r3 alla <limensione reale di ;',',, à;;" ;"r,diriott" .olir"t.'

Éa è invece pericoloso e fuorvirrrrte tutte le volte che mortifica la realtà

sociale' rtdur ctrrlola alle sue aqqarenze.

fl:::''jj?jl.Ìîlp:i, l:'i i*'1r,'::,'pio lipe',",., ì"p"

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1L:.":,î9j'iduato nelta .tetturu d.lt,uiii.ob"ài'f ;;h;"jj quotidiani uno deglí

indicatori dell,inàrmrri"nà-p"fìriià, a E. Dunxnarv. f .ec.règles d,e la méthode

sociologiq,ue,.paris, F. Alcan, 1895,2" ed. 1901: trad is.,"L" ,rgolr"iii"

àà,ààà"ro*o,os,co, con introdu

zione di C.A. Viano, Milanq C;rn-u"ni,à,-ié6i, 'íí."r0_r, (corsivo nostro).

10 - CAMPIONAMENTO

10.1 - Nozione di campionamento

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Ya innanzi tutto precisato .th:^il carnpionnmento r r on è un'operaziott

tpci9iiit"ottlt-: -:::iologica' ma statlstica. Essa rienua ;J'nàiì" un particolare

ambito sclentifico che ne regola i procedrmentr'

In statistic a il campionarnento 'è'rtna úleuazione parz i a I e, cioè relativa

:i" í;;' ;;í;"' de11"'niverso' f atta sulla l,,rse di det.rminati-J;i che- consentono di

uatre - i'J[#"";t"r"uL[tìrà" j- tottl.'tioni in relazione a tutto I'universo'

10.2 - Caratteristiche fondamentali del campione

Le cataltetistiche fondamentali di un campione sono clue: la

rappresentatiaità ela sufficienza. Un campione può essere riteluto

rappresentatiao rterl,universo da Joi'froui"ne quando contiene, rispetto aI

carattere o ai catatteri che interessano la ricerca, le varie modalità con

percentuali uguali a quelle in cui tali modalità sono presenti nell'universo.

Un campione può dksi sufficiente quando è grande abbastanza per dale

fíducia cîcala rappresentatività delle sue caratteristiche.

10.3 - Tipi di campione

Vengono distinti diversi tipi di carnpiofte. Una prima distinzione viene

opeîata sulla base del criterio che presiede alla scelta degli elementi da

includere nel campione.

Una tale scelta può essere casuale o ragionata. Può, cioè, essere affidata

al caso oppure al giudizio di esperti'.

A questo punto è però forse opportuno chíarire la nozione statistica di <<

caso >>, che è ben divetsa da quella del senso comune. che si frequenta. I1

<< caso )> sratistico vuole invece che .""i "ti.làm.ttti dell'universo abbiano le

stesse probabi lità dí entrare a Í.ar pate del campione'

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10.4 - Gorreltezza statistica e correttezza sociologica del campione

Se è vero che il campione è uno strumento statistico, è anche vero che

I'uso che se ne fa in sociologia non può "o" titpo"dere a particolari esigenze

proprie di questa disciplina. Da ciò ionsegue che un campione può essere

colretto dal punto di aista statistico, ma sco*etto dal punto di aista

sociologico.

Larealtà sociale, data la sua complessità, non si presta facilmente a

mantpolazioni di tipo statistico senza perdere la sua specificità. In altri termini,

un'immagine itatisticamente córretta di una condizione sociale è, non di rado,

estremamente distorta sul piano--sociologico, Perché non ci dà la

dinnensione reale di quella condizione'

In conclusione, si può dire che strumenti statistici quali il campione sono

utili alf inchiesta sociologica, ma .iunrro usati -con estrema cautela, tenendo

presente che il fine da raggiungere non è quello di avere la media di una

realtà .o.íui", óa di conoJ..re la sua struttura e le sue tendenze di suiluPPo.

Scegliere un individuo a ca.so non significa - in sta - farc cadere la scelta

sul "primo che capita".

Il primo che capita è facile sia un amico o una 1 Pet una dettagliata ed

esauriente fiattazionc si rimanda a F. FBnlA- l..o'ÍTr, Tlattato di Sociologia, at,

pp. 495-514. Sulla base della distinzione da noi riferita, Ferrarotti esamina i

seguenti tipi di campione:

Campioni ad estrazione casuale {compieta o limitata): stratificati,

sistematici, a grappoli, multistadio. Campioni. a scelta.ragionata:. campioni

pet quote, campioni costituiti di elementi tipici, campioni costituiti di elementi

rappresentativi.

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Si vedano inoltre le trattazioni di statistica segnalate in bibliografia. aI

carattere o ai catatteri che interessano la ricerca, le variemodalità con

percentuali uguali a quelle in cui tali modalità sono presenti nell'universo.

Un campione può dksi sufficiente quando è grande abbastanza per dale

fíducia cîcala rappresentatività delle sue caratteristiche.

11 , INDIVIDUAZIONE DEL METODO DI INDAGINE

11.1 - Ricerca nella ricerca

Un emore che spesso si commette è quello di dedicare Ia prima fase

dell'inchiesta alla << scelta del metodo di indagine >>. Per dirla con un

adagio popolare, è come mettert il camo avanfi ai buoi. In effetti non si uatta

di scegliere il metodo di indagine. Come si è già avuto occasione di dire,

dobbiamo toglierci dalla testa I'idea che un gruppo di ricerca si riunisca una

volta ogni tanto per "scegliere" . TJna tale idea è estremamente fuorviante,

perché fa pensare ad un campo di alternative a disposizione del gruppo, in

una delle quali va a cadere la " scelta" dei ricercatori.

E invece un gruppo di ricerca è tale nella misura in cui fa ricerca non

soltanto rispetto all'oggetto di studio, ma anche rispetto aI metodo per

studiare quel particolare oggetto. In tal senso si può dire che il metodo non è

frutto di una scelta opzionale, quasi che sia bello e pronto e attenda solo di

èssere scelto a preferenza di altri metodi.

Il metodo per un oggetto specifíco, tl metodo specifico per I'oggetto

specilico (secondo le esigenze avanzate, per esempio, da Marx), è il risultato

di una ricerca nella ricerc6.

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11.2 - lndicazioni, non regole

I metodi reperibili in qualsiasi manuale di metodologia della ricerca, e che

noi qui cercheremo di illusrare, vanno presi per quel che sono: espetienze di

ricercatori standardizzate e codificate, cioè radotte in "regole".

Pretendere di assumerli a livello dr "regolistica rnèrcdologica" significa

concepire la ricerca come una sorta di meccanismo automatico del tipo delle

cassette per caramelle: da una parte si immettono i dati rilevati e i metodi

scelti, dall'altra escono i risultati.

D'altro canto, uscire sul campo completamente all'oscuro delle vie

metodiche e tecniche che iono state percorse dagli alui, significa mettersi

nella condizione più svantaggiosa per sperare di potere scoprire vie nuove.

Resta comunque inteso che, secondo noi, le indicazioni generali - e quindi

generiche - che qui vengono date a titolo esclusivamente informativo, dèvono

àiutare il gruppo a " inuentdre" volta per volta un metodo particolare - e quindi

specifico - in adercnza alla sruttura dell'oggetto di studio.

12 . METODI DI INCHIESTA: L'OSSERVAZIONE

12.1 - Tipi di osservazione

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A titolo illusffativo (e in modo estremamente schematico e artificioso)

l'osservazione, come metodo di inchiesta sociologica, può essere Íatta

oggetto di una distinzione articolata.

È possibile distinguere tra osservazione spontanea ed osservazione

sisternatica. Quest'ultima può essere, a sua volta, distinta in osservazione

sistematica naturale e osservazione sistem atica ar tiliciale (o s p e rirn e n t

al e). Infine, l'ossetvazione sistematica naturale può essere partecipante e

non partecipante.

L'osseraazione spontanea è quella che ognuno di noi Í.a, senza uno scopo

ben preciso, e quindi senza un preciso píano, in varie circostanze della vita

quotidiana: camminando per la strada, partecipando ad una riunione,

intervenendo ad una manifestazione, ecc..

L'osseraazione sistematica pane invece, come indica il j"lîii.:g :: F" p...i,o

iiuilàì ;.;.;,.H;J::*:1 -^ !vrru'r!, u4 Lur u€ l preclso plano d1 flcefca_e viene rego.

l,:*f: ^..,gi:jl1_'1; ÈÌ:, i ;;;i,;;'q,unao studia gri nff 11t'":.ff 'r'i,T'h:t*,r":'*:;;li"i:,:::!:

tidiana. È arilficiale (o speri- f r:!:1"!Suando gli individui " i gr"ppi;:;;;;à;;ff;;

il, :i_r-"ritîni creale dallo ,,.rro-ri.'.'..uror., secondo lo :_g!.-

udellesperimentodiur"ùtoiio.rr."óJiri"rììrii più avanti'.

L'osservazione naturale è p,artecipante quando il gruppo di ricerca prende

purt, uILu uitu à.i d6;;J: ciale oggetto di stuàio, p., por.rio-lrr..uure dall,interno.

E non partecip,nte quàndó si fimita ,d ";;;*;l;";;i: I'esterno.

12.2 - Dillicoltà relative all'oggettività

L'osservazione è, in sociologia, il metodo che ouò offríre minori saranzie

a chi è an?; Uuìo";i;il 5:l: l.'impalzialità lcientifi.u". NÀ,.-É ó"i"ai da srupirsi che

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parecchi manuali di metodologia, ilutturrdo d.ltil;;: zione, dedichino narecchio

,í^iil it! arfttirirà";"1'; tale metodo uu inànt ro sut ptnno aiit; " iíirrííiíra:,:' -" Già

nel 1871 Herbert Spencer dedicava all,aronmenro ben quartro capitoli d.il;

;;;;;; Ti; í;;;;T Sociology. ,iP.r fare-una .o.r.r*-or.ervazione e *a*e

1 Si veda p, 99 e sgg. di questo volume.

Corfettafnente delle inferenze _ notava _ occope quel_ la calma che

consenta cíi riconor*. . d.d;;;;-;- il stessa prontezza una data verità e una

verità diversa. Ma ciò è quasí impossibile con le verità delta sóciol"gt" a;;

ognuno è mosso da sentimenti più o meno fortí.t-r.-to rendono desideroso di

provare r"evidenza ai "n É.i.i*i- nato f-atto, tascurandoiiò .he è in disaccorao

.o"-.rro. e 1o fanno riluttante a tîarre.r.ru .on.l.r;i;;; dt.rd;; quella cui è già

pervenuto )>2.

Si -tratta, come si vede, della tendenza dell,osservà_ tore a dare

importanza a ciò che è in accorà.;;[;;; príe convinzioni ed a ffascurare ciò che

è in con*a;;; esse. L'osservatore, insomma, vede soltanto ciò .h. urrol. vedefe.

Ma le difficoltà relative all'uso delr'osserv azione in sociologia non si

fermano qri. John Mudg. "; h, ;;;";; classificare *e tipi: a) difiicorià derivanii a"ru

àr"iii- cienza dei nostri sensi; b) difficottà derivanti durla interdipendenza tra

osservazione e inferenza (cioè tra i,;;;- vare in un certo modo e il *arne

conclusioni di un:;;; tipo); c) difficoltà derivanti dall,impossibiliti, ;"n" ,.i;;: ze

sociali, dí osservare gli esseri uóani senza infruenzarri e senza esseîne

influenzati'.

H. SnrNcen, The,Study.of Sociology,3" ed., London, H. S. Kine.

1874 (1" ?d:_!e7.3)_,__p. tt 1va,ú:zióie;;;;i.'Ì ;u;tì;. .^pi;lì i, s;;*ì#?

vanno dal IV al VII.

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3 Cfr. J. Maocr. The Tools of Social Science, London, Longmans,

L953, pp. 1I9-L29.

Una tale classificaziole pgò essere semplificata. Si può parlare dí due

ordini di dlfficoltà: quelle'ch; ,is"";_ dano il soggetto cbe osseraa e

quelle.h.';ig*r-d;;i;_ getto osseruato. Le prime si rifànno, in fonio, alle consi_

deruzioni di Spencer, per il quale, .o." si è visto, I'orr.r_ vatore è

condizionato dalle_ sue preferenze p"rrorulì.

Quanto alle seconde, ci si domanda se non si verifichi una distorsione nel

comportamento di individui .À.;;- no di essere osservati. In at*i termini ci si

chiede ," iongetto osservato non muti per il fatto di essere osservat;. oggi si

tenta di risolvere le difficortà rerative an'osservatore facendo rientare il

margine di errore dovuto alle sue inclinazioni in quella che vióe ,hiama,ta-

lu;;qr"; zione personale >>. Essa consiste nel particolare ".oJo di vedere" del

ricercatore. Tale << equazione >> viene tenuta in conto - e quindi

"controllata,, _ nella valutazione dei risultati finali della ricerca.

Dall'altra parte, si tenta di ridume al minimo la di storsione regata

all'intervento dell'osservatore sulla realtà osservata) attraverso Ia

standatdizzazione del processo di ricerca.

12.3 - Osservazione "inquisitoria"

Tutro il discorso sulle difficoltà relative all'osservazione in. sociologia

poggia su una particolare ;;ri;;; di osservazione. L'osservazione viene

ionsideratu _ ouuiumente non in modo esplicito - come una softa di " attiait,à

inquisitoria",.volta a "spiare" individui e gruppi coinvolti ne1la realtà sociale in

esame.

Certe-preoccupazioni dei metodologi sono in effetti radicate nell'abitudíne a

concepire la ricerca aIIa stregoa di un rapporro informativo su attivítà illecite.

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I., un íJ. contesto, il ricercatore viene facilmente a calarci nel ruolo di colui

che deve smappare certi "segteti" ,enza dàriÀ assolutamente a vedere, per

non .ompiomettere la ,,missione". In effetti una tale analogia nón è poi molto

lontana dalla realtà, se si pensa al iuolo che ìpesso assolve negli Stati uniti la

riceica di sociologia induìtriare ar servizio della direzione di fabbrica. -

Una tale nozione di osservazione si ripercuote direttamente sulla dinamica

delLa ricerca. L,inchíesta viene a collocarsi tra due strutture_sepmatei da una

parte il grupp-o d-t ricerca - fone della iua preparaziorie tecnià -- che figura

some -roggetto attiuo; dall;altral'universo àela ricerca, assolutamente

sproweduto su questo piano e quindi costretto a figwale - o, meglio, a

sfigurare - come oggetto passiuo.

È chiaro che in un tale contesto l,osservazione assume - e non può non

assumere - Ia funzione di,,arma segreta" puntata gu (9, non di rado, conmo)

gli individui oggetti. Ed è anche chiaro che una tale nozióne non può sfuggire,

sul piano operarivo, alle diffícoltà di c,ri si è parlato.

12.4 - lnchiesta collettiva

Per cominciare ad entrare nella problematica reale dell'osservazione, come

strumento di intervento conoscitivo-operativo, bisogna lasciarsi dietro le

spalle la nozione esaminata, che riguarda non solo il metodo

dell'osservazione, ma l'inchiesta sociologica nel suo complesso.

L'inchiesta deve uscire dal clima "inquisitorio" e cominciare ad operare su

un piano alternatiuo. Certo, vi sono anche difficoltà oggettiue relative al

metodo dell'osservazione. Ma da tali difficoltà non è possibile uscire

passando per la struttura tradtzionale delf inchiesta. L'unica via di uscita è

quella che conduce all'<< inchiesta collettiua >>, in cui venga a saldarsi la

frattura tra gruppo di ricerca ed universo. Su un tale piano - che per adésso

possiamo vedere soltanto in prospettiva - il gruppo di ricerca è solo un nucleo

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di panenza, che tende a cîescere gradualmen te d e ntr o I'universo,

prendendo linfa dall'univefso.

Non si tîatta del solito discorso asrratto sulla dialettica tra soggetto e

oggetto, di cui sono pieni molti manuali di metodologia. Si ftatta di un

interiento pratico, volto a coinvolgere nella conduzione della ricerca gli stessi

soggetti che vivono le esperienze sociali.

Tutta la sruttura tradizionale delf inchiesta sociologica dovrebbe risultarne

stravolta. Non si tratterebbe píù di _osservare dall'esterno, da pafte dí

ricercatori-soggetti, il comportamento di indiuidui-oggetti. Si trattereÈ- be, al

contario, di avviare - all'interno di una situazione sociale data - un processo

conoscitivo e pratico di crescita collettiua, in cui vengano gtadatarnente a

cadete le bamiere fra gtuppo di ticerca e universo. Un processo attraverso il

quale gli stessi soggetti coinvolti si facciano carico di una ricosmuzione

puntuale della situazione sociale in cui vivono n. L'osservazione finirebbe

così di essere strumento nelle mani di una squadra dí segugi e si tradurrebbe

- al limite - in "guto-osseru76ione", intesa come presa di coscienza del

proprio ruolo nell'ambito della condizíone sociale complessiva.

Ad una tale impostazionè ho già accennato in alma sede. Mi si consenta di

rinviare al mio saggio lpotesi di laaoro'. la città come fabbrica sociale, in <<La

Critica Sociologica>>, n. L7, primavera 1971, pp. 8-20 (riferimento a p. 20).

METODI DI INGHIESTA: L'INTERVISTA

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Il discorso che si è fatto a proposito dell'osservazione è in gran parte valido

anche per l'intervista. Seguiremo perciò un procedimento analogo.

Illustreremo la siruttura attuale dell'intervisra e vedremo quali sono le difficoltà

cui essa va incontro e per quali vie è possibile risolverle.

13.1 - Nozione di intervista

Oggi è chiaro a tutti che cosa, più o meno, si intende pet interuista, dato

l'uso frequente che se ne fa in giornalismo. Intervistare, ad esempio, un uomo

politico, iignifica, si sa, rivolgergli una serie di domandè su uno ò più

argomenti e registrare, più o meno testualmente, le iue rlsposte.

Meno chiaro è, forse, l'uso che dell'intervista si fa, o si intende,Íar9, nella

ricerca sociologica. Ebbene, si può dire che f idea base è la stessa: rivolgere

una serie di domande e registare le risposte. Quelìhe cambia è da un lato il

grado di sistematícità con cui vengono concepite le dornande e dall'altro l'uso

che si fa delle risposte. Menme nell'intervista giornalistica le risposte danno

luogo, al massimo, ad un commento, nelf interyista sociologica le risposte

subiscono tutta una serie di manipolazioni, per essere quantificate e quindi

analizzate sotto l'aspetto quantitativo e qualitativo.

13.2 - Presupposti all'uso dell'intervista

Vediamo dunque brevemente su quali presupposti poggia f intervista come

strumento di inchiesta sociologica.

Un presupposto importante è che si sappia esatt6înente che cosa

chiedere. Sembra semplice ed invece si tîatta del problema più complesso di

questa fase della ricerca. Sapere che cosa chiedere alla gente significa

essere già in grado di definire 1l tipo di dati di cui ha bisogno l'indagine.

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Questo è il punto: f intetvista è, insieme all'osservazione ed

all'esperirnento, uno strumento che setve a|la raccolta di dati. Occome quindi

prima sapere esattamente dt quali dati abbiamo bisogno, poi tadurre la

richiesta di questi dati in doraande del questionario e in seguito ritradurre le

risposte in dati da elaborare.

Il problema però non finisce qui. Sapete esattamente di quali dati abbiamo

bisogno che alro significa se non avere già chiari í quesiti di londo cui la

ricerca deve dare una nsposta? Ecco come una operazione apparentemente

semplice mette in moto tutta la macchina- iella ricerca.

13.3 - Tipi di intervista

A questo punto occorrerebbe illustrare i dtversi tipi di interuista. una

distinzione di base è quella fua interuiita libera e interuista con questionario.

Nel caso deII'interaista libera ci si affida, in misura maggiore o minore, alle

capacità dell,intervistatore, il quale, sulla base di alcuni punti di riferimento

essenzíah, porta avantil'intervista, dando alf interlocutore una libertÍ più o

meno ampia nell'esprimere le proprie opinioni, nel îaccontare le vicende della

proprra vita, nell,aianzare giudizi sulTa situazione politicà, e-così via.

Nel caso deII'interuista con questionario, ínvece, l,in tervistatore ha il

compito di rivolgere le domande del questionarío e di registrare Ie risposte.

Compito certo più semplice, ma che necessira ,g,ralmente di pàrticolari doti

delf intervistarore, il quale dève intervenirè tutte le volte che le domande non

risultino completamenre chiare all'intervistato e deve inoltre regisrarè le

risposte, cercando di non distorcere il senso che l'intervistato^ha voluto dare

alle sue parole.

Alf interno di ognuno di questi due tipi fondamentali di intervista si possono

distinguere dèi sottotipir - -1 Per una illustrazione puntuale dei sottotipi di

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iníeruista si rinvia a F' F.nnenorrt,Truuato di sòciologia, cit., pp. +li-+gs.

Éért..òili al.ti"g"" sopfattutto in rclazione a pafticorari scopi che si vosliono

:1gji:îfl,::. La distinzione fondur".",ut. - ,i;r;.1;;; queta illustfata.

13.4 - Difficoltà nell'uso dell’intervista

Vediamo adesso quali sono le maggior i dilt'icottà cui f intervista va

incontro come sffumento di ricerca sur campo.

Va innanzi tutto messa in eviden za la cond.izione d.i inleriorità in cui viene

a *ovarsi- IìrrL.r,rirtuto nei confronti delf intervistatore. euest,ultirno sa, come

si dice. dove vuole a*ivare. Sa, .ìoè, .h" d;r;d;;i;.i;#: che uso fare delle

risposie. L'interuirtato è invece in balia del suo interlocutorà. Non ,u Àui-q"ul è

iu-;;;;.;J;; domanda e rischia di fare ru fig"ru à.r'cretino. Non è detto infatti che

lì per lì sappia ,ir"pond.*-in merito ad. arsomenti su cui non ha avuto i[ tempo

ai .iff.ìi.* É;"; ti.r:g. a rispondere in qual.he moào, non sa niente del significato

che verà dato alle ,,r. furol.. ora è narurale che una tare condizrone di

inferiorità generi nelf intervistato quell, atteggiamenn li ;;;;;;;;; di diflidenza che

lascia lrrt.rd.tt?',,,oiti interrristatori.

I manuali di metodologia suggeriscono di dare subito alla persona che si

vuole i"i.ruir-rlr.'\ì. notlzie essenziari i.seguenti sottotipi di- intewista-libera:

intervista non strutturata. interI;?:X.lr:l direttiva, inrervisra focatizzatl)--inièr"i* "

g"i'a.',r,"fii#ir"t.a relative a71a úcerca: l,organizzazione da cui viene rcaliz_

zata, i fini che si proporie , Ii ;;;;;ria dell,anomimato e via dicendo. Ma nòn

basta. I-,fir.ruirrrro resta lo stesso al di fuori della ricercu. r"it. r.'lur:un irche gri

si danno possono, semmai, convincerlo. a irestarsi ,d ;;;ó;;: ne che,

sostanziaÍmente, gli .iÀJr.-lrr raned.

Corye_ superare tati difficottà? È, chiaro, in base a quanto si è detto u

pro_poriio dellio"s.rv azione, che non si *atta di migliora;" f. ;;;i# li upp.o..io.

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Non si tratta di mostrarsi so*ídenti,*;;J; dì;;;; ira".ri. Il discorso non

riguard";;;il;amento limitato al tempo dell'intervisla. Rasion;ì; ;;.rto modo

significa ;i:;:r*, la ricerca come opera esciusiua det gruppo di

L'intervista rappresenta, ín questo caso, un mornento isolato, episodico.

úno a.i.*i'_li.iri in cui -_ per necessità srrertamenre tecnica _ ii ;;ilpo non può

fare a T.:o di coinvolgere. nella ,i..r.u iiajiia"i slìs 56n6 _ s restano - " slsyi,,

rispetto a quelli lf.. f"*. h;.;".

In pratica vi sono dg iyap-r.'..ià, à''che lonno Ia ricerca e dall'altra coloro

che la ;;i;;r;;;.'"' :"- fé.:i deve pensare ii potere risolvere il problema în astratto,

con un bel discòrso sul rapporto dialettico tra soggeto e osserro. Anche qui la

uià ai ;;;";; sola' occorr. riÈà'rtar.- I'in.hieJa- rJ.iotogi. a ad una dimensione

alternativ a : Ia d ìm ei, loi, iott, t t i, a. fn una tale dimensione, in cui tutti gli

individui dell'universo vengono praticamen " ."i"i.fri in prima per sona

nell'attività di ricerca, non è detto che il momento delf interuista venga

necessariamente a cadere, Anzi, può riuscire estremamente utile. Ma in

questo caso non si ttatta di un rnomento isolato, bensì di una sorta di punto

fermo, in cui vengono a confluire tutta una serie di incontri informali,

occasionati dauna comune attività conoscitiva e pratica.

Ad un certo punto, gli individui che vivono la condi zione sociale in esame e

che sono realmente i soggetti che conducono f inchiesta, possono decidere di

rispondete ad alcune domande, sulla cui formulazione e finalizzazione si è

discusso collettivamente in precedenza.

Se tutto ciò non si risolve in una "regola metodologicd" , ma viene inteso

come una prospettiua pratica, una direzione reale da imprimere alla icerca. le

difficoltà, nonché diminuire, si moltiplicano. Perché Ia dirnensione collettiua

non è un vaso da riempire. È un modo di porsi dentro la realtà sociale. E non

per adagiarvisi, bensì per spingerla in auanti.

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14 - METODI DI INGHIESTA: L'ESPERIMENTO

14.1 - Schema sperimentale

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In senso stetto, si chiama esperimento Ia veúÍica di una relazione causale

fra due o più variabili, operata in condizioni di laboratorio, vale a dire in

condizioni tali da rendere possibile Ia pratica dello schema sperimentale.

Lo schema sperimentale < classico >> consiste) come si vedrà più avanti,

nel mettere a confronto due casi che abbiano in comune tutte le

caratteristiche meno una, al fine di accertare se la presenza dr quella

caratteristica è causa (o effetto) di una situazione sociale data.

Lo schema sperimentale serve quindi a verificare, cioè a validare o

invalidare, una relazione causale ra due variabili, di cui una - chiamata

uariabile indipendente - viene assunta come causa e l'altra - detta uariabile di

pendente - come effetto.

14.2 - Uso dell'esperimento in sociologia

L'uso dell'esperimento in sociologia è oggetto di conroversia fra i

meìodologi. Da una parte si sostiene che i procedimenti di ricerca sociologica

sono incompleti se non àpprodatro a quello che viene ritenuto un passaggio

obbligàio nella ,r.rifi.u di un'ipotesi. Dall'altta sifa notare che 11 t.tt".ro in cui

opera la sociologia è il meno adatto aIIe particolari manipolazioni necessarie

per portare avanti un esperimento.

Non v'è dubbio che esistono dilficoltà oggettiue, che rendono quanto mai

problematicaLa rcalizzazione di condizioni sperimentali in sociologia. Le

variabili di cui si serve la sociologia operano ad un livello troppo genetale per

poterle "controllare", cioè isolare . munipolut.. In tali-condizioni è quasi

impossibilg delimitare rigorosamente il campo delle variabili realmente

rilevanli, cioè individuare con cettezza tutte le variabili che interfetiscono, in

misura maggiore o minore, nella determinazione della situazione sociale in

esame.

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14.3 - Prova logica

L'estrema difficoltà di delimitare il campo delle variabilí rilevanti getta

un'ombra di dubbio su qualsiasi proua logica relaiiva alla verifica di una

relazione causale. La prova logica segue inÍatti una sorta di procedimento pàr

esclusi.one, iibase al quale non è possibile affermare con assoluta ceîtezza

che esiste una relazione causale tra due variabili finché non si è proceduto al

vaglio di tutte le variabili che possono, in via teorica, essere rilevanti per

l'oggetto di studio.

Da quanto si è detto risulta che la prova logica, in sociologia, può fornire

risultati solo sul piano della probabilità, mai della certezz , perché - come si è

visto - non si può mai essere sicuri che le variabili prese in considerazione

esauriscano í1 campo delle variabili rilevanti.

Fatte queste necessarie considerazioní (che non riguardano soltanto l'uso

dell'esperimento, ma tutto il mecóanismo, anche non strettarnente

sperimentale, della veriÍica), passiamo oîa a vedere come, in pratica, procede

la prova logica.

14,3.1 - Prova logica in condizioni non strettamente sperómentali

Supponiamo di essere riusciti a individuaîe una correlazione- negatiaa tra

l'età degli operai di una f.abbúca e la loro adesione agli scioperl, nel senso

che con l'aumentare dell'età diminuisce l'adesione agli scioperi. Possiamo

con ciò affermare che l'età phù. avanzata è causa di una più bassa adesione

agli scioPeri?

Può darsi il caso che gli operai più anzianl siano anche i meno politicizzatl

e che la loro più bassa adesione sia effetto non d"ll'tr à più auanzatr, ma della

più bassa politicizzazione'. Bisogna dunque mettere alla prova Ia relazione

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età-adesione, inffoducendo una << uariabile-test >>, per vedere se la

rclazione resiste oppure scompare.

Si tratta, in altri termini, di rendersi conto se ci si trova di fronte ad una

autentica relazione causale oppure ad una << relazione spuria >>. Una

relazione tra due vaîiabili si dice << spuria >> quando non sussiste

realmente, ma è semplicemente il riflesso di un'altra relazione non presa in

considerazione.

Tornando ora all'esempio, qualora risultasse che la relazione tra età e

adesione agli scioperi è soltanto una relazione dpparente, in quanto riflesso

della rclazione reale tra politicizzazione e adesione, di essa si potrebbe dire

che si ffatta di una relazione spuria e della politicizzazione si potrebbe dire

che ci è servita come aariabile-test.

A questo punto però non si può ancora alfermarc che la prova logica è

stata îaggtúnta. Lo stesso procedimento che è stato usato nei confronti della

rclazione età-adesione andrà ripetuto anche per la rclazione politicizzazione-

adesione, introducen do un' altra variabile-test (per esempio la qualifica). E

così via, ripetendo la prova con ciascuna delle altre variabili rilevanti.

14.3 .2 - Prova logica in condizíoni strettamente sperimentali

Nell'esempio riportato, pure se abbiamo fatto riferi mento a procedimenti

che tendono ad awicinarsi allo 1 Olwiamente, tutto il díscorso ha qui puro

valore dimosffativo e non va quindi preso in considerazione sul piano

sostanziale. schema sperimentale, manca la conditio sine qua non di un

esperimento vero e proprio: la possibilità di manipolare le variabili in modo da

ottenerè che esse abbiano in comune tutte le caratteristiche nzeno una.

Si è cercato in vari modi di owiare a questo ínconveniente attraverso una

manipolazione dei dati d posteriori, ma resta il fatto che in sociologia quasi

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mai è possibile giungere alle condizioni stretlamànte sperimZntali previste,

per esempio, nei canoni formulati, nel secolo scorso, da Stuart Mill. È

comunque opportuno illustrare tali can-ont, sopratturto per av.rè ,.tn'idea di

quel che è possibile e di ciò che non è possibile fare in iociologia.

Nella formulazione di Mill i canoni dello schema sperimentale sono cinque'.

Ma noi ci limiteremo ad iÍustrare quelli che ci interessano più da vicino.

14.3.2.1 - Metodo della concordonza

Se due o più casi del fenomeno oggetto dí studio hanno una ed una sola

condizione in comune, la condizione nella quale tutti i casi concordano è la

causa (o I'effetto) di quel dato fenomeno )>.

_ '.94. J. S. Mrrr, A Sys,tetn ol Logic,5" ed,2 voll., London, 1862. I metodi da

noi citati sono alle pp. 42F, 429 e 441. (traduzione óostra). Mill formula

cinque cano.ni pér stabilire qudttt"o metodi. Ciò perché íl terzo canone è una

combinazione dei metodi illustrati nel orinù e nel secondo. ,(Sulla questione si

veda J. Me,ocs, The Tools ot' Sòcial Science,

London, l,ongmans, 1953, p. 6L, n.2\.

Questo metodo può avere una forrnulazione positiva ed una negativa.

Nella sua lorruulazione positiua esso stabilisce che se si può fare

l'osservazioneZ in ogni caso in cui si rova la condizione C, si può concluderà

che tra C e Z esisre una rclazione causale.

prodr,rcono Z

14.3.2.2 - Metodo della differenza (schema classico)

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<< Se un caso in cui un dato fenomeno si verifica e un caso in cui non si

verifica hanno in comune tutte le ,uri, teristiche ffanne una,la caratteristica

rispetto inil"lL i due casi differiscono è r'effetto o iu causa, o una Darte

indispensabile della causa, del fenome"; ;;a"r.-'4 r/4rLv

Nella sua fonnulazione negatiua esso dice che, se l'assenza del fattore C si

associu ln trrtti i casi all,assenza del fattore Z, è possibile ipotizzare una

rcIazione causale traCeZ.

14.3.2.3 - Metodo delle variazioni concomitanti

<< Se un carattere vaúa in una data maniera tutte le volte che un al*o

carattere vaúa in q,r.liu- pu.il;ir;; maniera,.si può ipotizzarc t'a i due caritteú

ina rclazione causale >.

Nella terminologia moderna (per la verità non molto rispettata nella pratióa

di ricer.uj'rrr.u r.lurion" à; ;;; flratteri qualitativi viene chiamata associazlor,;

unu ril* ztone tta un carattere qualitativo ed uno quantítativo viene chiamata

contingenin; una relazione ,,a due .u.u,i.ii quantitativi viene chiamata

correlazione (è questo ll ;;;- mine usato, senza distinzione, nelia pr^tiri ai

,i*..à1.

15 - VERIFICA DI IPOTESI SOCIOLOGICHE

15.1 - Struttura tecnica dell'inchiesta e verifica di ipotesi

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Tutta la struttura metodologica e, in particolare, tecnica dell'inchiesta tende,

in ultima analisi, alla aerifica di ipotesi sociolo giche.

Ciò non significa che un'inchiesta sociologica debba necessariarnente

peîseauite e, tanto meno, tealizzare un tale scopo. Significa soltanto che

l'attuale struttura metodologica e tecnica dell'inchiesta sociologica risulta, di

per sé, finaLizzata - a breve o a lungo termine - alla verifica di ipotesi.

Stando così le cose, tutte le volte che I'inchiesta tende a sotffarsi a

quest"'obb1igo", gran parte del suo armamentario metodologico-tecnico

rimane inoperoso.

15.2 - Significati alternativi dell'esito della verifica

Se la verifica di ipotesi è un'operazione, per dir così, strutturale delf

inchiesta, non possiamo qui -sottrarci al compito di vedere in che misura essa

è reaLizzablle. Nessun accertamento empirico può dirci in maniera definitiua

che un'ipotesi sociólogica è, con assolutd certezz6, vera o falsa.

In secondo luogo, nessun accertamento empirico può dirci che un'ipotesi

sociologica è completameite ,r"rà o co,rnpletamente falsa. Per quanti

accorgimenti si possano adottarc pef_ cercare di stringere un'ipotesi

sociologica nella morsa della verifica, il responso come ben ru .hi ha

esperienza in questo campo - non è mai " pulito".

Pure quando non ci sono dubbi sul segno - affermativo o negativo, di

validazione o di invalida2isng - da attribuire al risultato di una prova, il

responso non pende mai tutto da una parte. È sempre "sporco" di'signilicati

alternatiai.

La veúftca di un'ipotesi sociologica è dunque sempre il risultato di

un'operazione di aitrazionr, uitrnuer:ro la quale, prescindendo da

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connotazioni alternative presenti nel risultato complessivo della prova, si

ritienè di potere assegnare all'esito un segno positivo o negativo.

15.3 - "Macchina di verifica"

Quanto si è detto fin qui dà per scontato – per comodità di analisi -il potere

uerifiòailao oggettiuo dèlla strumentazione tecnica preposta all'accertamento.

In realtà questo potere è scontato soltanto per chi vede nell,inchiesta una

specie di "macchina,di uerifica", con un regolare input (entrata) ed un

regolare output (uscita). Dà una parte si immette I'ipotesi che si vuole

verificare, dall,altra pafte esce l'esito.

Questa fantomatica macchina - che, in concreto, è il complesso delle

procedure metodologiche e tecniche di verifica - viene cóncepita come una

i.rrtt,rru oggettiva, esternt a quello che qui possiamo genericametrte Itidi."r.,

tanto per íntenderci, come " materiale della ricercd,''. Viene cioè immaginara

come funzionant e in perletta autonomia rispetto a quel complesso di teorie, -

ipotesi, dati, osservazioni, congettufe, e così via, che costítrriscono la

"materia viva" delf inchiesta, vista come processo dinamico sempre in fieri.

Così da una parte ci starebbe il " materiale di ricerca''', frutto di opàrazioni

concettuali, 'li scelte ,sogge*ive, di opzioni _valuiative; dall,altra pane Ia "

maccbina di uerifica", assolutamente autonoma _ e quindi neuma - rispetto

alle scelte interne al processo di ricerca.

OgSi è forse difficile rovare, sopratutto ta i sociologi, chi spinge le proprie

illusioni scientistiche fino I Questo limite. Non è c_omunque fuor di luogo

sgombrare il campo da ogni possibile .qiiuo.o.

Ebbene, la "macchina di verifica" non è per niente esternd al processo di

ricerca. È illusione prriu p.nrrr" che noi abbiamo formulato I'ipotesi e la

.,'macchlon" –ii ha detto che è vera oppure falsa' E ciò oerché la stessa

"macchina" (cioè i .["óil-Jtltt otócedure metolosiche e tecniche) è'i;;;;;' aI

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processó di titttta' È anÉi:"*, riìir;i; di' iprru"ioni itrettamente legate, in rapporto

dialettico, .o" iu struttura teorico-conc-ettuale dell'indagine.

15.4 - "Autovalidazione" dell'ipotesi

Le ptocedure di accertamento sono dunque' in sociologia,

interamentf't;i;;"k" nel processo di ricerca' E soltanto in senso -;;;;i;r. si può

oarlare di aerifica, come di ,rn" op..u)io;;;;;;; t"iiJ"tà o invalidare una ipotesi di

lavoto.

In effetti le decisioni operazionali giocano alf interno del quadro .on..r,iìi. f -

,.íti."-a" cui ?iscende f ipotesi. Ed è f ipot"ri ,t",'u umt"ttt in-mo-to una

deterrninata (e non un'altru) "*uJ.ti"" ài"ttrrica": proprio qu-ella che si dimostra

^rr^ ^"^fiild^.Il cerchio ri.hi.rd.. L'ipotesi aalid.a se stessa. i.*r, qa- meccanismo

che possiamo chiamare " autoralid'a'z:ionà" dell' ipotesi''

"*."i..'"Ì,i#'ui3#fi ,:TJ?2,::#î#;i::,iiqii:;t;ii;,1fl':i,i;f +4i

Ti:w{fi{,ri"lytt**ifo'r'a'it-1"{í,;:,^,íi!,i1'vr

15.5 - "Effetto di ritorno" delle procedure di verifica sulla struttura

dell'inchiesta

L'aver cercato di mettere in evidenza la collocazione della verifica

all'interno del "materiale di ricerca" non deve esimerci dall'osservare - da un

punto di vista opbosto - che l'usare certi strumenti e non alri produce, di per

,é, certi risultati de\I'indagine piuttosto che altri'

Da un lato dunque I'appanto concettuale della ricerca mette in moto

déterminate procedure; dall'altro tali orocedure. una volta inserite nel disegno

della ricerca, iirrir.orro per condizionare, in misura tutt'altto che irrileuunt.,

tuito il pfocesso di strutturazione delf inchiesta,

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.À. ià"" tenere irel massimo conto le esigenze della cosiddetta " strategia di

uerifica" . Si ha, insomma, una specie àl;eÍÍetto ìi ,itorno"' delle procedure di

verifica sulla snuttura delf inchiesta.

Per esprimerci in termini di rclazione causale, possiamo dire èhe pef un

vefso 1e procedure di verifica funzionano da variabile dipendenle rispetto alf

ipotesi; per altro verso esse operatrò itt qualità di variabile indipenlurr, rispetto

a[à s6uttura- complessiva delf inchiesta'

MOMENTI DELLA FASE OPERATIVA VERA E PROPRIA

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La lase operatiua ,aera e propria ha inizio quando - portate a termine le

dovute operazioni preliminaii – si rì1ette rl mgto, sul campo di indagine ,Ia-

maccbina operatiua dell'inchiesta.

Questa fase si anicola in tre momenti fondamentali clre, _in forma

schematica, sono: la rileuazione d.ei d.ati, l'elaborazione dei dati el'analisi dei

dati.

A . LA RILEVAZIONE DEI DATI

Per rileuazione dei dati intendiamo la raccohtadi tutti gli elementi oggettivi

che serviranno all'analisi della realtà sociale in esame.

16 TIPI DI RILEVAZIONE

La úlevazione dei dati può essere di due tipi: rilevirzione indiretta e

rilevazione diretta.

16.1 - Rilevazione indiretta

La rileuazione indiretta ruccoglie tutri quei dati, statistici e non, di cui

rlispongono, in misura maggiore o trrirrore, enti pubblici (fonti ufficiali) ed enti

privati (fonti rr.rn ufficiali): ministeri, uffici regíonali, ufficl provinciali, rrllici

comunali, ISTAT, sindacati, partiti, gruppi politici, irssociazioni, ecc..

Si tratta dunque della raccolta di materiale, per così .lire, di "secondd

maflo", cioè di dati e informazioni non laccolti direttamente sul campo, ma

ugualmente preziosi l)cr uno studio completo dell'oggetto'.

- l.Corne si può osservare, la rileaazione indiletta coincide, in parte,

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con 7a docunefttazione. Vedi p.-53 e sg. di questo volume. '

16.2 - Rilevazione diretta

La rileaazione diretta viene così chiamata perché raccoglie dati di " prima

mano" , direttamente sul campo.

Si tratta di un'operazione apparentemente semplice, ma in realtà molto

complessa, che va studiata attentamente, approntando un vero e proprio

piano di rileuazione, perché gli etrori che si commettono in questa fase sono

ineparabili e possono compromettere tutta la ricerca.

La rileuazione diretta può essere: a) generale (o completa); b) parziale.

a) La rileuazione diretta generale (o completa) è estesa a tutti gli elementi

che compongono l'universo.

b) La rileuazione diretta parziale è estesa ad una

sola parte, tale che sia rapptesentativa delf intero universo.

B - L'ELABORAZIONE DEI DATI

Una volta che si sia giunti a rilevare i dati necessita l'indagine, occorre

procedere alla loro lazione.

di cui

elabo-

Questo momento.della fase operat jva vem e propria ha inizio con la

classificazion, , ,i.Àirrd. con la 'toO'ifi *lone. Esso comprende tutte quelle

operazioni che tendono, a manipolare i dati in modo da pìtere poi trarne, in

tede di analisi, le indicazioni che interessaio r'indagíne.

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CLASSIFICAZIONE

t/ I - Nozione di classificazione

[.'elabotazione dei dati prende I'avvio, come si è ,l, utr, da quella complessa

e delicata operazione chiamata .' ,ltssificazione >>.

La classit'icazione consiste nel suddividere in gruppi, ;rl)llurìto tn classi, i

dati raccolti attraveîso il questionario ,, ;rltro strumento di rilevazione.

Si ttatta in sostanza di dare un certo ordine interno irllir rìrÍtSSd di dati

raccolti.

È quasi superfluo notare che la classificazione segue , rrtt'ri strettamente

legati ai quesiti fondamentali cui de',.' r'ispondere f inchiesia e pud essere

fatta a diversi livelli , I r licneralizzazione.

Per esempio, le risposte ad una domanda sull'aboli'rrtrtt'd.€ l cottimo in

fabbrica possono essere raggruppate ',r't'rrrrclo che esprimano pafefe <<

faaoreuole >> o << cofltfa,ro >>. f,i| però non impedisce, qualora si ritenga

oppor-tuno, di articolare la classe di risposte << fauoreuoli > in ait. toito.tassi,

secondo che il parere sia << completarnente fuuot.rrol" > o ( parzialmentà

favorcvole >; oppure se.ffi;.f-t. it pur.r. sia a) favorevole all'abolizione in aia di

orincipio e conttar io al-lla sua attuazione ' b) favorevole sia'aI príncipio che

alla sua attuazione'

17.2 - Requisiti fondamentali delle classi

Le classi, per essere valide, debbono possedere alcuni rc q ui siti

fondamentali :

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a) Devono essete reali' Devono cioè tendere a riprodurre raggruppamenti

.rirr.*i'".tta rcaltà sociale. se, per esempio, mettessimo itti.À..o.mercianti e

medici, cón la scusa che sono tutti ;'itb;;i pr"t*ri."i"i o, r" risulterebbe una

classe artifi.i"t", pJt.f-té commer.ianti emec{ici appartengono a classi sociali

diverse.

b) Devono essere sociologicaffiente significati'ae' Se classificassimo gli

intervistati secondo il colore d"gli"..hi,otterremmo-delle classi formalmente

corrette aui-p"nro di vista statistico, ma sociologicamente non significative.

c) Devono, nel loro insieme, essere esaurienti' Tutti i dati raccolti devono,

cioè, poter rovare po,ro .r.tio ,.h"-u àl classificazione' Facciamo conto di

avereapprontatoilseguenteschemadiclassificazione're- lntlvtr allo stato ciuile

degli intervistati: celibi (nubili), t:onitrgati, separati, vedovi. Ad un certo punto,

ci moviattrrr rli fronte ad un intervistato << dívorziato >>. Dove colIoerrrc

questo dato, dal momento che nello schema non è prevista la voce <<

divorziato >>? Ecco, questo è un caso Itr ctri le classi approntate non sono,

nel loro complesso, e:nrrricnti, nel senso che lasciano fuori dallo schema

anche ttttrt solo dei dati raccolti.

d) Devono essere esclusive.

Facciamo conto di usare, riguardo alle letture pret'eúte dagli intervistati la

seguente classificazione: giornah, riviste, settimanali, libri, ecc.. Ebbene, se

un interuirlaltr risponde di preferire la lettura di una rioista X, la grr*le lra una

periodicità" settirnanale, collocheremo la sua tl;fx)sta nella classe << riaiste

>> o nella classe << setliumali >>?

Questa difficoltà deriva dal Í.atto che le due classi rrrrrritlcrate non si

escludono a uicenda. E non si escludotru perché abbiamo usato

contemporaneamente) per 1o

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Étenso schema di classificazione, due uiteri diuersi: :uno tlgrrrrrda iI tipo di

pubblicazione (giornale, rivista, libro, ecr',), I'altro si riferisce ínvece alla sua

periodicità (quoti tllnrro, settimanale, mensile, ecc.). Ora, se vogliamo che le

clrrssi si escludano a vicenda, dobbiamo operare la clas:if ii'rrzione sulla base

di un solo criterio,legaio ad una sola crtt'rttteristica. Quindi, nell'esempio

riportato, o classificltirrtno le pubblicazioni in base al tipo, oppttre in base

alJrrt periodicità.Dipende da ciò che interessa maggiormente ln ricerca.

Se non teniamo conto di questo aspetto della .classificazione e

approntiamo uno schema che taccia rlterlmento contemporoii)à-'n" a due

divetse caratteristiche' ;;; t;;;.iere'che ,r,, duto presenti entrambe le

caratteri5j.rt.i"t.;;;. . ci mettà neila condizione di non sape;;. .1;;;1fi;;r10 in base

all'una o aIl'aIua camtteristica.

Per tornare al nostro esempio, se-vogliamo.fare rife,i*"*à* ^l ríliai

p,rbblica'ionà,fe classi potrebbero es;;;;; ;i.;"alé, rivisìa, libro, ecc" Se invece

interessa magni"t-E"* la periodicità, si porebbe approntare il seguen?;;;h-",n;'

q'uotidiano, setiimanale, mensile' ecc"

l,r codifica è la fase terminale della classificazione. Di ,,,'llr,r, irnzi, con il

termine << codilica >> (o << codit'icaziorr, .') si indica f intera operazione che

va dalla divisione ,l, r rl.rti in classi alI'assegnazione dei codici.

I rr senso stretto però < codilica > significa assegna.r,rrt'rli codici - di solito

numerici - alle varie classi ,lr ,l;rri, al fine di rendere possibili le operazioni di

quanti lrr .r,ir()rìc previste nel piano di elaborazione.

nr :, Precodifica

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Ncllo schema geneîale delf inchiesta' abbiamo coll,rr.rl. t'lassificazione e

codifica in un momento successiao ,rll.r r ilcvazione dei dati. Ma tali

operazioni possono essere t,r{ (lislx)ste, in tutto o in parte, già durante la

preparazione del questionaîio, cioè prinua di cominciare a rilevare i dati.

Ciò petò è possibile solo quando si ha una qualche conoscenza del <<

campo >>, nel senso che già si sa, più o meno, quale può essere il carnpo di

risposte in cui si muoveranno gli intervistati, oppure quando si tratta di dati

strutturali (età, stato civile, isruzione formale, ecc.). In tal caso si preparano

alternative di risposte già classificate e precodilicate, in modo che, in fase di

somministazione del questionario, ci si limiti a segnare I'alternativa che

comisponde aIla risposta delf intervistato.

Ecco un esempio di precodifica:

ETÀ DELL'INTERVISTATO

Per ogni riga si ha, in questo schemd di precodifica, una <( classe di età

>>, cui è stato assegnato vn nulnero di codice, che va da L a 6.

MISURAZIONE

l,a classific azione si limita a raggruppare i dati in l,,r',t' rr qualche

caratteristica. Si può adesso fare-un passo ,',,,,,','i, i;;;d. di misurare

letdifferenze tta le diverse , 1,r,,,, i ri spet to alla caratteristica discriminante'

( ìli strumenti più in uso per operare la misurazione tr, :,,,t'iologia sono le

scale e glí indici'

lrr I - Scale

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( lostruire tna scala equivale a disporre gli elementi ir! (':iîrne ( es. i dati

relativi al reddito.degli intervístati) Irrrrltr un continuunt, cioè lungo una linea

continua che r,, ,i,,1 livello più basso al livello più alto o viceversa' Non tutti i

tipi di dati si prestano ad essere disposti l,rr'yi,r un continuim' Per esempio,

s9.noi assumiamo co,,,,1 ,,. r:aratteristica disctirninanle >> (che serve,

cioè,.pel ,ii',i'ìtì.,.t" ,rtt .t"-""to da un alto) lo stato ciaile-deglí rrrt.r.vistati, ton

p*tìtmo collocate i celibi ad un livello più alto o piÈ basso dei coniugati. Ciò

vuol dire che, in gg9-sto caso, la caratteristica discriminante non dà la

possibilità di dispome gli elementi lungo un continuurn'. In breve, non esiste

un continuurru delló stato civile.

Non sempre il continuum, quando esiste, è misurabile. Per esempio, mente

è possibile affetmarc che un reddito mensile di duecentomila lire è doppio

rispetto ad un reddito mensile di centomila lire, non-si può fare lo stesso tipo

di considerazione nei confronti della laurea rispetto aI diploma. fn questo

caso si può solo dire che Ia laurea attesta un livellì di istruzioné formale più

alto d.el diploma) ma non si può precisaîe qudnto piìr-alto. E ciò perché

I'istruzione formàle .om"ni. di dìspome gli elementi lungo un continuuftt non

misurabile.

Sulla base delle differcnze fra le cararteristiche discriminanti risperto al

continuum, sihanno ffe tipi di sca7a: scala nominale, scala ordinale, scala a

interLalli. lJn tipo particolare è cosrituito dalle scale di atteggiamento.

19 I I - Scala nominale

A rigor di termini, non si ftatta dí una scala vera e Fr.rt'rrt, 'crché non

consente di misurrr. i; diff;;;;;; h ,ltvclsc classi.

Si lrrr una scala,nomina-le quando la cantteristica di € r'rl''irrrrrc non dà la

possib'ità di dispo*e gri "i"r".;; ltrrrg,t rrrr utntinuum.

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STATO CNILE

1 - celibi (nubiti)

2 - coniugati

3 - vedovi

4 – separati

5 - divorziati

SESSO

L - maschi

2 – femmine

1,9 .1.2 - Scala ordinale

Si ha una scala ordinale quando La caruttetistica discriminante consente di

dispoire gli elementi lungo un ,ii-tlnur*. In questo caso, igni .1u*. è costituita

dagli elementi che si lo[ocano allo stesso livello'

Esempio:

19 .L.3 - Scala a intervalli

Si ha una scala a interualli quando la caratteristica discriminante consente

non solo di dispome gli el,ementi lungo un continuum (come awiene per Ia

scala ordmaleJ' ;;;.h" di indicare l'esatta distaiza tra due-punti del continuunt

una tale condizione si rcalizza solo quando l-porrilif. stabilire una unità di

misura per la canfteristica discriminante.

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Esempio:

l?,l .4 - Scale di atteggiamento

A parte vanno considerate Ie scale di atteggiameflto, r'nntruite - come

indica il termine - per mís"rlrare f interrsittì degli. atteggiamenti. A tal fine, ài

un dato utigglrrr,cnto si individua il continuum,lungo il quale u.rrg8_ tto

tlisposti gli elementi.

Come è facile capire, le scale di atteggiamento sono :elfrl)re << ordinali >>

e mai << ad interuattii>|, perché è ú_ lrussilrile stabilire rigorosamenre una

unità úi'misura.

REDDITO MENSILE

Fino a L. 60.000

da L. 61.000 a L. 80.000

)> >> 101.000 > > 120.000

)> )> 12L.000 > > 140.000

)> >> 14L.000 > > 160.000

)> )> 161.000 > > 180.000

)> > 181.000>> 200.000

)> >> 201.000 > > 250.000

>> 25L000 ed oltre

ISTRUZIONE FORMALE

! - analfabeta

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2 - isluzione elementafe

3 - istruzione media inferiore

3 - isruzione media suPeriore

4 - isguzione universitaria

L'atteggiamento viene misurato a diversi liuelli di

profondità:

a) Primo lioello: si rileva soltanto rl segno (positivo

o n"gltiuo) dell'atteggiamento' Esempio:

1 - favorevole

2 - sfavorevole

oppure

1 - d'accordo

2 - contrario

b) Second'o liaello: si presenta all'intervistato un continuunt Ulpof"","tht 'i

ti"nd"' cioè'.dal'polo posi;iuo i;;' ;."Àer'à*""ìe-soddisfatio o) al polo negativo Gr:

ì;pl.tÀ"t'tÀ insoddisfatto >>)' Esempio:

1 - completamente soddisfatto

2 - soddisfatto

3 - in Parte soddisfatto in Parte no

4 - insoddisfatto

5 - comPletamente insoddisfatto

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c) Terzo liuello: si ptesenta alf intervistato wa batteriaii pro,posizionl,

it"'ituttdolo a dichiararsi' per ognuna, d''a.ccorao o íà"iì'ilo "a assegnando ad

ogni tipo di risposta .tn p',""!gí;: ó;ti "gni intervistato totalizza urt certo

puntegglo, it"" tot"tte di assegnatlo ad una certa classe. Esempio:

Scala di conservatorismo politico'

.' l)r'r't'hé un sistema economico sia sano ed cllir'icrrte è necessaria la

Iiberu iniziativa rl,'1ili irnprenditori privati >>

A. D'accordo

B. Contrario

ll rrosro sistema capitalistico è immorale

;rt'r't'lró si basa sullo sfruttamento degli illr('t'íti >

A. D'accordo

B. Contrario

Punteggio

.' llisogna difendere il principio della prol,r'ir.rà púvata contro tutti gli attacchi

A. D'accordo

B. Conrario

,, lJrra buona parte dei cosiddetti disocculuti sono persone che non hanno

voglia di lirvorafe >

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rl,:r scala si trova in M. Bentecr,r-M. Dnr, Le uestali della classe

l*;,/t,r, lkrlogna, Il Mulino, t969, p.338.

A. D'accordo

B. Contrario

- 14 l\6n bisognerebbe mai collabotare con i

l)cr esempio,-lo status socio-economico è una cateE,rriir.('(xnplessa, che

va misurata sulla base di úù trdt:l]ll'i (istruziong posizione economica, poririà".

protr ""r.'rrlc, ecc'). se si volesse quindi op.rui. una crassifir !r.'r". clegli

intervistati rispetto allo itatus socio-econorrrr rì rìo11 sarebbe possibilè farl0

senza riassumere in rrr r'r rrríc:r valutazione complessiv u Ir rulutiriiÀi p"ii*:

l,irr 'c'l.tive a ciascun indiiatore. Ea-...o come si procede lrt rtlit'trtnente:

ST ATUS SOCIO-ECONOMICO

partiti matxisti >>

A. D'accordo 1

B. Conmario 0

N.B. PoichéIa scala intende misurare il conseraato' rismo politico, si

assegna il punteggio 1 quando la rispo^- stu riràla ún'atteggtamento

conseruatore, tl ptnteggio 0 nel caso opposto.

19.2 - lndici

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Allorché si dispone di una certa quantità di indicatori pet un concetto,

sorge- il problema di come combr""rfiióu q"i la necessitidi ti.ortere ad un

indice, che o.rÀ.rru di ordinare degli oggetti in termini di concetti ioÀft..ri,

quando si dele tetr.r conto di più indicatori.

Gli indici hanno quindi lo scopo di ridurre la molteplicità delle informaiioni

originarie ad un minor numèro di dimensioni ''

2SivedaP'F.Lezensrrro-A.B.l.nroN,QualitatioeMeasurementin

the Sociil iil*rrt,'-'ctiittii"iàit, Tvpologieí -ind' Indices, in-D' T:e:ner

:'íi. ó. i;;'.;;ii'(lair,)-,fni policv ScienZes, Stanford, universitv Press' 1951;

Livello

basso medio alto altissimo

lqf trrzione 0 l, 2 3

l',rr,rziorrc economica 0 L 2 3

llr,,rzirrrrc professionale 0 I 2 3

. ( )gni intervistato, nell,esempio ripottato, può tota-

li,r,rrt..rrn punteggio minimo di 0; un punteggio massimo

'lt '). l,'índice va quindi da 0 a 9'.

rE'f rr ilcl saggio_ in_p. p.,laz{rsfeld, Metodologia e ricerca sociologica, on

rnrrrrtrrzirrnc di _V. Capecchi, Bolognà, ii Mrúil 1961, w:à;il"tÀ-i;í;:

lllnFnto rr 1t. 285\.

rr ( )vviamente. cuesto è solo uno dei tanti procedimenti che servono

ell .lrrlrrr.rrzione di údici.

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20 - TABULAZIONE

20.'l - Quantificazione e tabulazione

Una volta portate a termine la classificazione' Ia codifica e l. diuàrre

operazioni di misurazione, si passa utlu-orootlÍicazione dei^ dati, cioè ai-

calcoli necessari per i:;"2;;;;' i ;;1";i ; J"ú pé'..ntuali, ecc', co*ispondenti ai óati

raccolti' I valori così ottenuti vanno sistemati in tabelle con ""u ó.turi*"-.h.

viene detta, appunto' << tabulazione >>'

20.2 - Tipi di tabelle

Le tabelle possiamo distinguerle in a) semplici e b) complesse.

a) Le tabelle sernplici prgs:nlanor' in gtÎ::,t'^ l:

,, distiibuzioni di frequenza o, c1-o9 i valori assolufl e/o

ò*..iltrtì ì"lativi alle varie modalità del carattefe pfeso

in esame.

b) Sono coftîplesse le << tabelle a doppia ent1atd >>, che presentano i

còsiddetti << incroci' >>, cioè i valori assoluti e/o percentuali relativi alle varie

caselle in cui vengono ad'incrociarsi le modalità di due caratteri presi è

ontemporaneamente in esame e disposti uno in otizzontale (suile righe) ed

uno in verticale (sulle colonne)'

I1 numero dei caratteri in esame può essere portato a tre (e a più di tre), <<

incrociando > due caratteri e tenendo aotita-poraneamente sotto "controllo"

un tef-o carattere. In tal modo è possibile costruire << tabelle triple >>.

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Nelle pagine seguenti diamo esernpi dei diversi tipi

di tabelle.

ATTEGGIAMENTO DEGLI TNSEGNANTI

vÉ[io L''INICITA, DELLA scuoLA MEDIA'

TABELLA SEMPLICE

(Distribuzione di frequenza)

Favorevoli all'unicità

favorevoli all'unicità, con riserva .

Contrari all'unicità

Non rispondono

Totale 100

Numero dei casi (37 4)

L Latabella si trova in M. BensecI,r-M' Dm, Le uestali della classe

medìa, cit,, P. 86.

b) Sono conplesse le << tabelle a dopp.ia entra'td'>> che oresentano i

còsiddetti << incroci >>, cioè i valori assoil'.7; p"r..rrt.tuli relativi a1le varie

caselle in cui ven;;;"';'i".rociarsi le modalità di due caratteri presi

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contemporaneamente in esame e disposti uno in otizzoî' ;;1."4*i'l" tigtt") "a

uno in verticale (sulle colonne)'

I1 numero dei caratteri in esame può- essere portato a tte (e a più di tre),

<< incrociando > due caratterl e i.n.tdo' .orit.rnporaneamente sotto "con*ollo"

un ter- )i ,ururrrr.. In'tri Àodo è possibile costruire << tabelle triple >>.

Nelle pagine seguenti diamo esempi dei diversi tipi

di tabelle.

21 - TIPOLOGIE

21.1 - Procedimenti tipologici

Le operuzioni relative alla classificazione, alla misurazione ed alla

tabulazione possono - quando ciò rienui nei fini delf inchiesta - condume alla

elaborazione di << tipologie >>, cioè alla individuazione e definizione di tipi

all' interno dell'universo considerato.

I procedirnenti tipologici sono stati studiati, in particolare, da Paul F.

Lazarcf.eld, secondo il quale alla base del concetto di tipo è un insieme

composto di atuibuti.

< Parlando del tipo dell'americano del Middle \7est - s61iyg LazarcÍeld - si

possono aver presenti certi lineamenti fisici, certi atteggiamenti e abitudini, e

cette inclinazioni e capacità attribuite agli abitanti di questa regione. Parlando

di libri o di tipi di governo, si vuol mettere in rilievo una particolate

combinazione di atmibuti. A volte non si possono enumerare tutti gli atmibuti

che entrano a far parte di una combinazione tipologica.

Quando uno psicologo descrive il tipo esmoverso, egli spera che la

formulazione iniziale del termine spingerà a ulteriori ricerche le quali

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tîoveranno sempre nuovi attributi che entrano a f.ar parte di questa

combinazione.

Si può e si deve discutere a lungo sul modo in cui una nuova combinazione

di attributi viene scoperta, delineata e giustificata. Ma nessuno può negate

che parlando di << tipo >> si vuole indicare uno specifico composto di attibuti

>'.

21.2 - Spazio di attributi

Combinando insieme due o più attributi, si viene a determinare quello

cheLazarcfeld chiama << spazio di attri' buti >> (property-space)'. Per

esempio, in una ricerca sugli insegnanti di scuola media inferiore', per

costruire una tipologia degli insegnanti, cioè per individuarne i tipi

fondamentali, sono itati combinàti due attributi: "scelta" prolessionaleo e id e

n til ic azion e pr ol e s sional e .

1 P. F. LezensFELD, Metodologia e ricerca sociologica, trad. it. dí

saggi, cit., p. 260.

2 Su1lo spazio di attributi si veda P. F. Lezrr.nsrtLn, Metodologia e

ricerca sociologica, trad. it. di saggi, cit., pp. 265-282 e, ne1lo stesso

volume,

l'introduzione -di V. Capecchi, pp. LIV-LVI. Si può inoltre vedere A.H.

BenroN, The Concept ol Property-Space,'tn P.F. Lazatsfeld - M. Rosenberg

(edit.), Tbe Language ol Social Researcb, New York, The Free Press,

1965,

pp.AA-fi.

3 Si ratta della citata ricerca di Barbagli e Dei .

I "Scelta", tra virgolette, perché - come risulta dalla ricerca - si

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tratta di scelta per modo di dire, dati i forti condizionamenti.

Il primo attributo ("scelta" professionale) si riferi sce, come il termine indica

chiaramente, al modo in cui gli insegnanti hanno "scelto" la professione che

praticano.

Nella ricerca vengono individuate due alternative: < scelta nîotiuata >> e

<< scelta di ripiego >>; cioè insegnanti che hanno scelto f insegnamento,

come si suol dire, per "vocazione" e insegnanti che hanno dovuto, per

necessità, "ripiegare" sull'insegnamento (ad esempio, laureati in

giurisprudenza che, non avendo i mezzi per intraprendere la libera

professione, insegnano lingue nella scuola media).

Il secondo atributo (identificazione professíonale) tende invece ad

esprimere il grado di immedesimazione delf individuo nella professione che

pratica. Identificarsi in una professione significa dunque vedere rispecchiati e

concîetizzati in essa i propri interessi, vedere in essa realizzata la propria

personalità. Nella ricerca in questione vengono individuati insegnanti che <<

si identificano >> e insegnanti che << non si identilicano >>

nell'insegnamento.

A questo punto, inuociando i due attributi, si ottiene uno << spazio di

attributi >> a quattro caselle, in ognuna delle quali va a collocarsi un

particolare << tipo > di insegnante. I quatro tipi di insegnanti sono:

a) coloro che hanno scelto I'insegnamento per << vocazione >> e si

identificano con la professione (nella ricerca vengono chiamati << motiaati

persistenti >>);

b) coloro che hanno scelto f insegnamento << vocazione ), h4 poi,

praticandola, ne sono rimasti lusi, cioè non si sono identificati con la

professione scelta (<< notiuati delusi >>);

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c) coloro che sono entrati nelf insegnamento peî ripiego, ma in seguito

hanno finito, per così dire, per affJioiarvisi e trarne soddisfazione (<< non

notiaati adat' tati);

d) coloro che hanno dovuto, per necessità, ripiegare sulf insegnamento e

tuttora vi si sentono come <<- pesci luor d'acqua >, cioè non si identificano in

tale professione (<< non motioati non adattati >>).

Ecco come si presenta lo spazio di attributi degli inse' gnanti in fotma di

tabella a doppia entata:

SPAZIO DI ATTRIBUTI DEGI.I INSEGNANTI

DI SCUOLA MEDIA INFERIORE'

Motivi della "scelta"

ptofessionale

Scelta motivata

Scelta di ripiego

Si

identificano

NON MOTIVATI

ADATTATI

Non si

identificano

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MOTIVATI

DELUSI

NON MOTIVATI

NON ADATTATI

s Lo schema si tova in M. Benslcr,r-M. Dnr, op. cit., p.42.

C . L'ANALISI

DEI DATI

Portate a termine le operazioni- <li ouantificazione' misurazion" . tub"ll);*;

;fi;:ù ull" "i.t'u':1'::-',Y #11;i".ù;;,a, cioè iIl'analisi^dei d.at.i' che sewe pratlca-

**ii""'irt*" i; t";;;.Ji'otto il lavoro svolto'

L'anali'si d'ei d'ati deve innan zi ttttto-rispondete alla .rig";;;-Ji lono"tt" la

situazione so-ciale in esame per potere intervenrre t**tlÀ""te su di essa' In tal

senso -analizzare t dnti 'igiifit;ild";o t"ogo risoondere alle do mande che ci

,iu*o-pÀ'* rì"1 mtttt'é i" Àoto f indagine' Ma sisnific u unhJ ffi; "ù;i"à"Ài"ele

nuoue domande

22 - TIPI DI ANALISI DEI DATI

22.1 - Analisi quantitativa e analisi qualitativa

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In genere si distingue fra- analisi quantitatiua e.anaLisi qialitatiaa. Ma a

dilficile fissare un confine tra i due tipi, perché un'analisi quantitativa non può

limitarsi a sempfili op.ruzioni aritm"ti.h. e d'altra parte un'analisi quai1,iiiri;;;d.

anche ad operare ,rnu .èrtu misurazione delI'oggetto di studio.

I1 fine dell'analisi dei dati è comunque, a livello de,.rittirro, quello di

descrivere accuratamente I'oggetto di studio ., uiiu"llo verificativo, quello di

verificare l'ipotesi di lavoro.

22.2 - Analisi multidimensionale

Un duscorso a parte merita quella che viene chiamata «analisi multi

dimensiona» (multivariate analysis», la quale consiste nello -< studio e

l,interpretazione di complesse interrelazioni fra pit ;;";;;iìti.h. , ,.

In altro bunto abbiamo visro co-me si procede alla analisi delle reiazioni fra

J;t;;b iìi". L,unurisi murtidimensionale, sulla sressa strada, p.o..d.' J;;^;#;il;

cos*uire la rete di rerazioni .ri.t.uti i., i"". r. "i.r.uriirilevanti,

Se, ad esemoio, per spiegare il rendimento scorastico degli alunni

di'una^scuoi" ;;ddìrferiore si prendono in considerazione í1. titolo di ilJ; AiiJ., i"

sione. del. padre. e il reddit" a.liàaìe, l'analisi murridimensionale tende a

vedere ,. .r;rioro _ e in che misura esisrono - Iesami causali d^ ";;-;-;re rra una

variabile indipendente és. t" ;;;f;rrt.# ael prare) e un,al tra variabile

indipendent..l.r. il .;d;ir; í.r úLl, - a^iitiii tra una variabire indipendente (es. it

titàto ài"rrial"-i.i padre) e la vaúabit. aip.nd.;;. (ìi *rair.*.";;;; del figlio).

22.2.7 - Modello esplicativo

In questo modo si vuole tentare di cosmuire un << mod,ello espiicatiuo

>>,.ioe "no ,.À.*" ai.pl. gazionecausale dell'oggetto di srudio.

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Esaminiamo il modello esplicativo riportaro a p. 163.

t o [...] !be studr aryd..interpletation ot' complex inter-relations amono

?,q:É!;!!!,,,ri,,!:::l;:!:n{i,y;i,"!trr:::ffà)X,"ííir;:;i^^_,, sr vedano, nello sresso

""t11n{.i -iffi a"i^, SZiìi"n u, pp. rog_1g9.

2 Si veda p. l0l e sg. dr questo volume

I rettangoli indicano le quattro variabili prese in conriclctazione. Le frecce

indicano I'esistenza e la direzione rli un legame causale ra ciascuna variabile

e le altre tre.

llssc quindi stanno ad indicare che il titolo di studio del lrnrlre influenza la

sua professione, la quale, a sua volta, irrfluenza il reddíto. Inolre il titolo di

studio del padre irrfluenza il rendimento scolastico del figlio, che è influen-

uuto anche dalla professione del padre, mente non subiBce una inÍIuenza

significativa da pate del reddito del parlre (manca infatti una freccia che leghi

il < reddito del plclre >> al << rendimento scolastico del figlio >).

Ci si può chiedere: ma come si fa a determinare la lirezione di una

relazione causale? Atmaverso quali procedimenti si amiva a stabilire, per

esempio, se la freccía vo messa in un senso o nel senso opposto? Occome

precisare che non esistono, né possono esistere, procedimenti tnatematici in

grado di condurci a stabilire quale ma due vrrriabili legate da rclazione

causale sia la causa e quale sia I'cffetto. L'unico criterio cui si può ricorrere è

quello della s ncce s sione t ern porale.

Nel nostro caso la freccia va, ad esempio, dal < titolo di studio > in

direzione della << professione >> perché, in genere, prima si consegue un

titolo dí studio e poi si accede ad una professione. Quindi si pensa che sia il

primo n influenzare la seconda e non viceversa.

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Si dispone invece di uno strumento matematico per stabilire I'intensità di

una relazione causale. Si matta del << coefliciente di correlazione >, che va

da 0 (nessuna correlazione) a 1 (perfetta comelazione positiva) oppure a

-1 (perfetta coirelazi"n. ;d;;i;;l:

Dovrebbe rísultare chiaro da quanto detto in precedenza, tuttavia

ribadiuÀo: ;i frrrrggio _ che esiste una correrazione tradue variab'iquur?-o.on

iùi,r* dell'una vaúa anche I'^rlli. i;;;;ùrione si dice oositiaa quanto con il

crescere (o diminuir.j a.rjùrì í;;:; (o diminuisce) anche l,at*u. Si?i..'r"g atiua

quando con ilr.#: ** ( o diminuió a.ri t**-d'itir,.,i r.e - ( o cesce )

Nel modello esplicativo.riportato i valori numerici indicati su osni freccia

sono i òefficienti di co*erazione, Poiché si tràtta di uulo.i-""m..tiiintri (cioè ar di

sopra dello zero ), esprimontiÈ;;rt,à ài .or..turioni positive.

Per avere,rn du n t., ai rir".i *.iì. ; "u" ;;l;;;;i;í." jil"ji valori, diciamo .h., un.À.

;;';H;menre possibile, è molto difficile *ovare,rn-co"ffì.i.nr"ii .orr.tazione 1 oo_

pur.e -1, pe-rché è mo.rtg i-proÈurii."rrr.""ìi"*^ "",i" perfetta comelazion

i*ai.ia,"ii;id:.,ff;'3:fr',T:'1""f,, j:J;J'Jff,1X,,fi alto, men*e piuttosto b;J; a i"- "ir",are

' coefficiente 0,34.

Ad un modello esplicativo si giunge al termine di un complesso

procedimenù, le cui irri pii'r.ipali possono essere così sintetizzate :

a) individuazione delle variabili rilevanti;

b) individuazione delle conel azioni;

c) verifica delle conel azioni;

d) causale;

e)

f)

individuazione della direzione di ogni relazione

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misurazione delf intensità di ogni correlazione;

costruzione di modelli esplicativi.

MODELLO ESPLICATIVO '

N.B.

- La freccia indica I'esistenza e la direzione di una relazione causale. Il

valore numerico si riferisce al coefficiente di comelazione, che esprime I'in-

tensità della relazione.

3 Il modello si uova in M. Bepolcr.r - M. Drr, op. cit,, p. L|,g.

23 - FORMALISMO METODOLOGIGO E REALISMO INGENUO

23.1 - Formalismo metodologico

Le procedure di analisi da noi illustrate hanno raggiunto alti gradi di

raffinatezza, alpunto che spesso il per'f'czionismo tecnico si raduce in <<

formalismo rnetodologico >>.

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Sorge infatti il dubbio - o, meglio, il fondato sospetto - che molte delle più

raÍfinate operazioni analttiche {iniscano con il diventare autofunzionanti:

meccanismi, più o meno perfetti, che girano a vuoto.

Così può accadere - e, di Íatto, accade - che si finisca con il perdere di

vista l'unico scopo che sia in grado <li giustificare un'inchiesta sociologica:

capire la realtà sociale per intervenire correttamente su di essa. Ogni situa-

zione sociale reale viene tidotta a vuota formula astîattà, mummificata al

punto giusto perché si presti docile alle più complesse e artificiose

manipolazioni.

23.2 - Realismo ingenuo

ilr , All'estremo opposto, una sorta di realismo ingenuo si rllud.e di poter

cogliere, di getto,Ia rcaltà socialè << così conry'è o.,Q"i si parte dal

piesupposro) implicito, .h;-i; comples_sit_à del reale socialé sia làiomm utoiiu

di situazioni sociali fondamentalmente semplici e che basti d;;;;;- re le varie

<< sezioni >> del reale p.ì urr.r. ^ll;i;;ilil;d- complessivo.

Da una parte dunque la realtà sociale viene considerata come,uno

specchio in cui ammirare le proprie abilità dr manrpolazione tecnica, dall'altta

viene *attaia alTa stregua di un panorama da fotograÍarc. Nell,.rno.e;;il;I""

aso i processi reali vengono éscrusi daII'oúzzon. .o"or.itivo ed operativo.

24 - HEALISMO CRITICO

24.1 - Nozione di realismo critico

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Per cercare, in qualche modo, di sottarsi alle tentazioni del formalismo

merodologico da una parte e del realismo ingenuo dalL'altra - tentazioni che

ci porterebbero inevitabilmente, per vie diverse, fuori della iealtà sociale -

bisogna aprirsi la strada verso una dimensione di analisi che sia insieme

realistica e critica. Occorre cioè ancoîare I'analisi sociologica ad un realismo

critico, che aspiri, in prospettiva, a recuperare i processi sociali alla

conoscenza empirica.

Il realismo critico, quale dimensione dell'analisi sociologica, in tanto si

qualifica come realisnzo in quanto tende a riportare ogni atto conoscitívo

dentro l,otiizonte del reale concreto. E in tanto è critico in quanto ritiene che

non sia possibile cogliere la complessità del reale sociale in " pres6 diretta" e

soprattutto in quanto mette in atto procedimenti di analisi che consentano di

interaenire attiuanxente sulla realtà", anziché recepirla passiuamente.

24.2 - lmplicazioni procedurali del realismo critico

Il realismo critico, dunque, come qui lo si intende può aspirare a qualificarsi

quare prorp.ttiva di anarisi ner] la misura in cuiiomporta dàle imptiiazioni

procedurali. È chiaro infatti che finirebb. ;;;';í'.ilursi a vuora formura se, pur

partendo da altri presupposti, iinìrr. p.i_';l píano dell'analisi à.d.,,. d J - i;;il

ffi':'ff ::ld.r.ffi:'ltj:f ffi ,ltf "n il: genuo.

Per ragioni di.chiarezza espositiva e ben lonrani, ancora una volta, dalla

pretesa di ridurr. , ;h";;;Ji; che è - e resta -.un processo dialettrco, possiamo

individuare nelle procedue di "rìrìri].iìeahsmo cútico due momenti

fondamentali.

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Sinteticamente.si può dire che nel primo momento si parte dalla

scomoosiziine d.erta iiitia-rortore nerlesue variabili rilevanti. ó"r giunger r, un

iíu{r"o particolari processi di astrazion., ài nessi cruciali.

Nel secondo nsunricome .t,;^1,"íi*iT,[?;ìJriîiJi,.olt].:';,:llliSilT: attraverso

processi ch.e potremmo chiama," ei i;;;;"rr;: tizzazione >>, si cerca di i.crperu

rrlà-lo*ptessità del reale storico.

Vediamo di specificare meglio.

. La complessità propria del reale srorico oscurd sxesso i nessi c.rugjali,

cioè quelle *t.ri*i i""jr..";í, í;:; meccanismi di funzionu-mento, per cui "r" -

à.r.rÀiìr* t'caltà sociale è così e non altrimenti. rn queste condizioni, t,c

assumessimo il reale sociale direttamente nella ,ua detcrminazione storica

(ammesso che ciò sia possibile), dovremmo rinunciare - come del resto fa

ceito descriitiviurro sociografico - a capirne la struttura interna, a tentate rli

vedere " corne funziona" .

Per riuscire a cogliere i nessi cruciali è necessario cercare di isolarli,

facendo astrazione da tutri gll ulni el.nrenti concomitanti.La realtà sociale, p..

.rr.i" capita,va in un primo momento - semplifiiata'. Chi si butta a capofitto neI

mdre magnurn del reale con la pretesa di capire tutto e in una uolta, si vota

aduna sicura sconfitta conoscitiva. E -badramo bene - non è questione di

quantità, nel senso di pensare che la realtà sociale, essèndo << ímmensa )>,

non può essere abbtacciata con un solo sguardo. È questione di

qualità.Latealtà,sociale è strutturata in modo da richiederc ripetwte operazioni

conoscitiue per essere penetrata in quel che ha di specifico.

I due momenti dell'analisi realistico-critica vanno dunque intesi come

operazioni volte a cogliere - attraverso procedimenti di scomposizione e

ricomposiyi6lls - la realtà sociale nella dimensione della súa concretezza

storica, al di 1à della sua fonna fenontenica.

\"r -p_ossiamo, ad esempio, pensare dí poter capire nlcunché della società

capitalistica industriul.'_ lu ó;i; n'ìette in movimento masse íngenti di individui,

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determi 'ando rutta una fitta rete di rà'pporti sociali _;.;r;;;; errre di

guadagnarci una posiziàà, prorprttica che.i;_ senra d.i impadronirci delle

fondamentàli chlaul l"trrpiitutiue di eventi estfemamente complessi.

Un tale lavoro di scavo impomà inevitabilmente il sacrificio monxentaneo di

elementi reali (processi pri.lri.i, rapporti interperson ali, atteggiamenri

individuali, opinloni, ecc..) che vengono assuní come concomitanti aèt yat_

tore-chiaue.

D ptt" canto,_ se ci fermassimo a questo primo mornento dell'analisi,

fíniremmo per perdere ra 'cclezza della 'caltà sociale, la quale è, in ionórero,

arricolata su piani rlivers.i: dal piano della psiche individuale al piano della

società globale.

Dopo essere riusciti (e nella misura in cui si è riusciti)a cogliere i nessi

cru_ciali, bisogna dunque riperco*ere il cammino a ritroso, nel tentativo di

,rruprroi, aII,analisi tutti quegli elementi da cui si è dovuto r.ire astrazione nel

99qsg de1 procedimenti di sempl rfrcazione. In qurrtu.. o,ii_ lisi di rittrno" 7a

rcaltà, sociaie - prima ridoita alla sua struttura essenziale, e quindi astîatta -

andrà riconsiderata nelTa ricca comp-lessità della sua struttura concrett,

uttTizzando le chiavi di interpretazioni acquisite sulla basÉ dell' " arualisi di

andata" .

NOTA

Un tentativo di a.narisi pe.r -sewprilicazione è stato da noi operato in

Ipotesi di lauoro: ta città coni lruoiiíi'iàiiiii,'rrt.. .-,î, Come abbiamo già

accennaio in tale sede 1O Ul, procedimerrti di semI)irrrcazrone sono statr

adottati in contesti nettamente diversi: per esempio, da una parte da Marx,

dall'altra da \X/eber.

,. Marx usa .spesso sempJificare per astrazione il processo reale. al fine (u

penetrare_meglio nel s_uo funzionamento interno. Egri dimostra aì

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,^r"ià.ssar, bene (1,r capirare offre ,molte tesrimonianze) ciò"che rr e aàt. .

ii.Ècne Ia compressrtà propria der reare storico oscura spesso i nessi

cruciariocr processo; nessr 9he possono essere colti solranto sè si riesce ad

isolarliracendo asffazione da tutri gli altri elementi concomitanti. Mi sia

consen-iita una solf citaz-ione, fra Ie .iante possibili: n per- comprend...

.r"tt"À.rri! queste.forme [< di cui si rives_re i :apiàIe ".i ;oi Ji;;;i;;;dt ;j;;;;;;

innanzitutto fare astrazione labstrahieienj-ai-ì"tti qu.i À"-""ti .lr.-""î" nanno a

che tare con 1I mutamento di forma e la costituzione della forma ;o1g t1li Pet

quesro .si pre.suppone,lwird. irgeiowmenf qui "*slf" lf," !-9_l:t 1y."q.no vendute

al ,loro-valore_, ma-anche che ciò-awenga in con:1i1::.l lTTyrate. 5i

prescinderà lEs uird abgeseherl, dunque, uich. Dallè y#tu?tp.!, dt,yatorc che

possono jntervenire nel corso del piocesso ciclico > (K. rvrARx, lt capitdle.

t?4. ,:., Libro II a cura di R. ^pansieri, Roma, Edìtori Siuni!, iS7O, p. 30.-

Corsivi "o.tri -ffo llnuto presente l,edízione tedesca^Das .K_apiral,_Bèrlin,

Dietz Verlag, ttgq7-i . n ;;;;;';l;;;^;ii; pp.23-24 del Libro II).

.Quanro a til/eber' va- richiamato in particorare ir procedirnento della <<

possibilirà oggeuiua > (objektiue Uaslir[krlil. .1. ,l''rii"iri;": ìil. veber - all'aiio di

astrar.re'da "n" tili ;ià;;rtiààr p..."r*'ìiorr.o, i.ì l'intento di pervenire alf

imputaziónà ;;;JÈ." i; ;;.'r;iÈiti; ;;;;ì;i";, infatti, si ri{erisce al << giud,izio secondo

il quale, supponendo assente o mutato un particolare fatto storico in un

complesso di condizioni storiche lwenn eine einzelne historische Tatsache in

einem Komplex von historischen Bedingungen fehlend odet abgeàndet

gedacbt toird), i(ò aurebbe condorto ad un corso degli ar,wenimenti storici

mutato in determinate relazioní storicamente irztportanti 1...7 >>. Si tratta

quindi di un processo di astrazione, come del resto 1o stesso Weber

ribadisce esplicitamente in altro punto: < [...] f imprtazione causale si compie

nella forma di un processo coìcettuale, chè implica una serie di astrazioni lin

Gestalt eines Gèdankenprozesses, uelche eine Serie uon Abstraktionnen

enthàltJ. La prima e deòisiva è'appunro quella. che compiamo pensando

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ldenkenT una o alcune del1e componenti c-ausali .oggettive del ,processo

mutate in una determinata direzione, -e chiedendoci_se, nelle_condizioni così

mutate dell'evento. sarebbe <, stata óa aspettarsi >> la medesima

conseguenza (nei munti < eJsenziali n), ;;i";; ;;;i, altra > (M. Vrwn,Kritische

_Studien aul dem Gebiet der kulturaissensibalr lich,en Logik,,(1905), parte II

< Objektive Móglichkeit und adàquate Verursachung in der historischen

KausalberrachrunÀ> [Studi critici intorno alla lo_gica dele scienze della

cultura, parte II < Poisibitità oggettiva e causazione adegll?ta nella

consillerazione causale della storia ,1, tn GTsamnelte Aulsàtze zur 1)(/i-s-

senscbaftslehre, cit., pq. 215-290, parte II pp. 266-290; i passi'citati sono alle

pp.-268 e 273; ttad. it. cit., pp. 14323ij, parte II p[. ZOI-Zll; passi citati alle pp.

21,0 e 214 (sottolineatme nel testo).

FINE NOTA

VERSO UN DISEGNO DI INCHIESTA ALTERNATIVA

Quando i metodi e le tecniche delf inchiesta sociologica vengono studiati in

asmatto e non nella pratica della ricerca, possono lasciare Ia porta apeîta ad

un equivoco: che esistano delle procedure e che compito del ricercatore sia

di apprenderle ed applicarle. Si ttatta di un equivoco pericoloso, che va subito

spazzato via, perché rende più difficile di quanto già non sia un contatto

autentico con la ricerca sul campo da parte di chi si accosta per la prima volta

a questo tipo di esperienza conoscitiva ed operativa.

Non è dunque fuor di luogo - in sede di considerazioni conclusive -

precisare che i metodi e le tecniche di inchiesta qui illustati altro non sono che

procedure adottate da questo o da quel ricercatore (in particolari occasioni

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di indagine e rispetto a particolari oggetti di ricerca) e poi elaborate, in forma

di << regole >>, dagli stessi ricercatori o da specialisti metodologi.

L'assunzione a. << regole > di particolari esperienze procedurali è gtavida

di conseguenze per la ricerca. Un processo di accumulazione dell'esperienza

procedurale è senz'altro un fatto positivo. Non è positivo, anzi è

esmemamente fuorviante, un pîocesso di accumulazione indiscriminata. E ciò

petché è aero e non è oero che i metodi e le tecniche di rícerca sono come le

armi, le quali possono essere usate dal popolo per rovesciare una dittatura e

dal dittatore per reprimere una rivolta popolare.

È aero, nel senso che se certe procedure sono state finora usate in una

determinata dîezione, ciò non significa, di per sé, che non possano esseîe

usate in una direzione opposta,

Non è uero, pterch{ - msnlre non c'è ragione di pensare che armi

perfettamente funzionanti nelle mani dei guardiani di un regíme dittatoriale

non debbano esserlo aluettanto nelle mani del popolo in rivolta - I'esperienza

ci dtce che, mutatis mutandi.s, non sempre è così pet le procedure di ricerca.

Certe procedure, concepite in lunzione di una parti colare stuttura delf

inchiesta sociologica, sono costitutivamente funzionali a quella struttura. In

una diversa articolazione e frnalizzazione dell'inchiesta si inceppano. Oppure

- che è peggio - impongono all'inchiesta il loro modo di funzionare. Messe in

moto pet seruire la ricerca, finiscono per condizionarla.

È come guidare l'automobile in città. }Jai la sensazione di esserne

padrone. Ma intanto devi rispettare i sensi unici, che spesso ti portano dove

non vuoi andare.

Queste ed altre considerazioni ci hanno messo - alI'atto di organizzare

questi materiali - di fronte al problema dell'opportunità o meno di illustrare

procedure che, a nostro giudizio, funzionano in direzione opposta a quella in

cui vogliamo andare. Il problem a eî; ierio, perché tutta I'attuale stutturu

metoàologica e tecnica àe[,inchiesta risultava coinvolta.

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D'altra parte, proporre - di punto in bianco – una struttura alternativa

(ammesso e Àon concesso che fossimo già in condizione di poterlo fare)

rischiava di risorversi in un'ope_razione culturale di tipo tradizionale: una

specie di battaglia navale combattuta e vinta a tavolíno.

Lo studerrte, cioè il destinatario "naturale" di questi matetiali, rischiava di

sapere poco o nulla della ,t.ùtrrru dell'inchiesta, bersaglio della-nostra mitica,

e di dovere quindi assolvere un ruolo passiuo nel processo di innovazione.

Per altro verso, presentargli le procedure sul piano strettamente

strumentale poteva suonaîe come avalló d.l- la loro attuale funzíone

all'ínterno dell'indagine.

Non c'era che una soluzione: illustare un disegno-tipo e, insieme, fornire le

prime indicazioni critiche" per cominciare a metterlo in crisi.

Sulla base di queste prime istanze, ci sarà da vedere - sul terreno - quali

sóno le cose da buttar via senza rimpianto e quali quelle che è possibile

utilizzare rcvesciandole. Una ricerca nella riceica'.

1 Un lavoro in tale direzione è già in corso con il Gnuppo Lvcnrnsra di

Socrorocre, q!re_ si è costituito adlnrziativi-dúli;t"J;;;i. iltè.i.E"h; recentemente

collaborato ad una ricerca pilota sùlle condizioni ai iuu"- Fin da adesso

occorre però sapere aerso doue andare.

Due prime ipotesi cediamo di aveile abbozzate: a) l'< inchiesta collettiaa )>,

come praticaconoscitiva ed operativa esercitata, in concreto, dagli,t.rri ,ogg.tti

che vivono le esperienze sociali; b) il o realismo uitico )>, come prospettiva di

analísi sociologica.

Queste due ipotesi rischiano di restare vuote formule se non vengono

sftutturate sul piano delle procedure. È il lavoro che andiamo a cominciare,

insieme agli studenti. L'obiettivo che vogliamo raggiungere non è"a pallat? di

mano. Fin da adesso si profíiano-montagne cli difficoltà. Ma vale Ia pena di

tentarJ. Si tratta di daimano ad un nuovo disegno e ad una nuova pratica di

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inchiesta sociologica: il disegno e Ia pratica di in'inchiesta arternatiua, come

dimensione empirica di una sociologia alternatiua2. degli edili a Roma, i cui,

risultati verranno pubbricati in << La critica Socio-

l_oglc-a>, con ogni probabilità nel n. 21, primavera 1972 (F. Fennanorrr_

F. Vrore--G.L}., lt Gbetto Edite).

2 un'interessante proposta 'di << sociologia arrernativa >> è stata dí re-

cente ^vanzat^ da Ferrarotti, il. quale traccia, a"grandi linee, il q;rd";di;i: -

rimenro di una.sociologia criticà che intenéa p"orsi in ulrérnatiuu uu"ìoii*

rogra come tecnrca del conformismo (F. Fennenotrt, una sociologia

alterna-

tiaa, Ban, De Donato, t972).

BIBLIOGRAFIA GENERALE

E INDICE ANALITICO