L'importanza scientifica della campagna...

5
' ;112-4. jeS~ >ths•-••••••• ., _ ....,,., « :,....r,l'-- ,...- ., . ,......- it i-. . ...b S5 _ ... • .4 I l primo luglio 1798, una flotta di 400 navi apparve al largo della co- sta di Alessandria d'Egitto. Pri- ma di sera, 36 000 uomini sotto il co- mando di Napoleone Bonaparte sbarca- vano senza incontrare resistenza e co- minciavano immediatamente a marcia- re, sbuffando nelle loro uniformi di la- na, attraverso il deserto infuocato dove, il 21 luglio, avrebbero nettamente scon- fitto i Mamelucchi d'Egitto nella batta- glia delle Piramidi. Dieci giorni dopo, l'ammiraglio Horatio Nelson distrusse la flotta francese, bloccando in Egitto il corpo di spedizione, che rimase a con- trollare e a esplorare il territorio per i successivi tre anni. Bonaparte abbandonò i suoi soldati un anno più tardi, quando riuscì a supe- rare il blocco britannico e a tornare in Francia per conquistare il potere con il colpo di Stato del 9 novembre 1799. Fra i pochi seguaci che portò con sé, vi e- rano Gaspard Monge e Claude-Louis Berthollet, i due personaggi più emi- nenti del primo gruppo di scienziati che abbia mai accompagnato nella storia una spedizione militare. I loro colleghi della Cornmission des Sciences et des Arts - 151 fra studiosi, ingegneri e me- dici - rimasero insieme con l'esercito. I migliori di essi furono eletti membri dell'Institut d'Egypte, fondato per ini- ziativa di Bonaparte come analogo co- loniale dell'Institut de France. L'inca- rico di segretario permanente, durante tutta l'occupazione, fu ottenuto da Jean- -Baptiste Fourier, che all'epoca non a- veva ancora svolto gli studi sull'analisi matematica per cui oggi è famoso. La scoperta più celebre compiuta du- rante la spedizione in Egitto è la pietra di Rosetta, ora al British Museum, che i francesi consegnarono con estrema ri- luttanza alle forze britanniche al mo- mento della loro espulsione dal paese alla fine del 1801. Tuttavia la commis- Per contenere La Description de l'É- gypte, pubblicata fra il 1809 e il 1828, era necessaria una libreria di mogano progettata su misura: l'opera consisteva in 10 volumi in-folio di tavole che mi- suravano 50 per 65 centimetri e due a- tlanti, di 65 per 100 centimetri, conte- nenti 837 incisioni su rame (50 delle quali a colori e molte con più illustra- zioni), un terzo atlante con una carta to- pografica dell'Egitto e della Terrasan- ta in 47 fogli e nove volumi di testo al cui confronto una enciclopedia attuale farebbe una figura decisamente mode- sta. Questi volumi comprendono all'in- circa 7000 pagine di memorie, descri- zioni e commentario, il tutto diviso in tre parti: Egitto antico, Egitto moderno e storia naturale. Furono le tavole archeologiche della prima parte, che costituiscono poco più della metà della mole delle illustrazioni, a fornire ai contemporanei le prime im- magini dell'Egitto faraonico: contem- plando la vastità e il dettaglio di queste enormi e maestose incisioni, gli europei ebbero finalmente un quadro esauriente della valle del Nilo. Fino a quel mo- mento le conoscenze sulla terra dei fa- raoni in Occidente si limitavano a dice- rie sulle dimensioni e sull'orientazione delle piramidi e sul mistero della sfinge. Dell'Alto Egitto non si sapeva nulla al di là di strani racconti di viaggiatori, quale quello di un braccio gigantesco che spuntava dalla sabbia, come nel- l'Ozymandias di Shelley. Un episodio ricordato dall'artista Vivant Denon, che accompagnò i soldati nella campagna lungo il Nilo, evoca la straordinaria im- pressione suscitata dalla comparsa im- provvisa, oltre un'ansa del fiume, dei templi di Karnak e Luxor in mezzo alle rovine di Tebe: «L'intero esercito, subi- taneamente e come un sol uomo, si im- mobilizzò nello stupore... e batté le ma- ni per la gioia». T compilatori de La Description de 1 l'Egypte riprodussero tutti i monu- menti allora visibili a partire da sud, dall'Isola di Philae. Disegnando, misu- rando e scavando lungo il cammino, di- scesero il fiume attraverso Kom Ombo ed Edfu - vicini al Nilo rispettivamente sulla sponda destra e sinistra - e oltre Esna, situata a una certa distanza dal Nilo verso occidente. Fecero la sosta più lunga fra le immense rovine di Tebe, affascinati da Medinet Habu, dal Ramesseum e dai colossi di Memnone, oltre i quali si trovano le tombe della Valle dei Re, mentre di fronte, al di là del fiume, si levano gli enormi piloni di Luxor e Karnak. Più a valle la spedizio- ne giunse al capolavoro architettonico e artistico di Dendara e infine continuò verso nord fino a Menfi e alle piramidi di Giza. Ciascun sito è documentato da una serie di 8-10 tavole, che si apre con una carta topografica. Segue poi una rap- presentazione complessiva della strut- tura nelle condizioni dell'epoca, invasa dalla sabbia, con le colonne spezzate e crollate e le mura in disfacimento, ma stranamente resa ancora più maestosa dalla rovina. Seguono rilievi architetto- nici con planimetrie, sezioni e alzati; diverse tavole raffigurano poi dettagli architettonici, bassorilievi e altre scul- ture e superfici coperte di iscrizioni. Infine, dopo aver scrupolosamente do- cumentato ciò che avevano visto, i di- segnatori si presero la libertà di creare, nell'ultima tavola di ogni serie, una ri- costruzione ideale dell'intera struttura. Gli autori di questo lavoro monu- mentale non erano artisti o archeologi, ma ingegneri e qualche architetto. Era- no tutti giovanissimi, neolaureati o lau- reandi dell'École Polytechnique, fonda- ta nel 1794, nella quale il disegno e il rilievo erano materie di studio assai im- portanti. Munito di tavolino da disegno, carta millimetrata, matita, riga e com- passo, un abile ingegnere era in grado di riprodurre qualsiasi struttura. Il dise- gno poteva poi essere trasformato nel- l'immagine definitiva dopo che erano state misurate tutte le dimensioni del- l'edificio. Le belle incisioni finite dan- no l'impressione di trovarsi di fronte alla facciata di Karnak o di guardare le piramidi al di là di una distesa di sab- bia, con un'immediatezza che non si prova sfogliando l'album fotografico più moderno e raffinato. Naturalmente Bonaparte non fece partecipare alla spedizione questi giova- ni specialisti per scopi artistici. Il loro compito principale era quello di costrui- re o riparare fortificazioni, strade, ponti, canali e altre opere pubbliche, e in ef- fetti essi svolsero questi lavori più con- sueti come se fossero stati in Francia; tuttavia l'Egitto fu la grande avventura della loro vita. Un gruppo riuscì addirit- tura nell'impresa archeologica di rico- struire il percorso del canale che in tem- pi antichi aveva collegato il Mar Rosso Le rovine del portale meridionale di Karnak sono qui raffigurate come le vi- dero i membri della spedizione napo- leonica. In primo piano si possono os- servare i resti dei tempietti di Opet e Khons, mentre una parte del tempio principale è visibile sullo sfondo, al cen- tro. La prima tavola di ciascuna delle serie dedicate ai monumenti in La De- seription de l'Égypte illustra accurata- mente l'aspetto dell'edificio nel 1799. L'importanza scientifica della campagna d'Egitto Furono gli scienziati e gli ingegneri francesi che parteciparono alla spedizione di Napoleone Bonaparte a svelare per primi all'Europa le tante meraviglie della civiltà sorta nella terra resa fertile dal Nilo di Charles C. Gillispie sione di esperti ottenne molti altri risul- tati di interesse scientifico nella terra dei faraoni. Un compendio di dimensio- ni monumentali contiene i resoconti dei lavori compiuti, dalle esplorazioni ar- cheologiche alle ricerche sulla storia na- turale della regione e su fenomeni fisici e chimici peculiari a essa e alle indagini sull'organizzazione sociale di un paese che in Europa era considerato esotico. 76 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994 77

Transcript of L'importanza scientifica della campagna...

Page 1: L'importanza scientifica della campagna d'Egittodownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1994_315_7.pdf · fico, demotico e greco - della stele di Rosetta, e solo dopo la

'

;112-4. jeS~>ths•-•••••••

.,

_ ....,,., «:,....r,l'--,...- ., . ,......- • iti-. . ...b S5

_ ...

• .4

I

l primo luglio 1798, una flotta di400 navi apparve al largo della co-sta di Alessandria d'Egitto. Pri-

ma di sera, 36 000 uomini sotto il co-mando di Napoleone Bonaparte sbarca-vano senza incontrare resistenza e co-minciavano immediatamente a marcia-re, sbuffando nelle loro uniformi di la-na, attraverso il deserto infuocato dove,il 21 luglio, avrebbero nettamente scon-fitto i Mamelucchi d'Egitto nella batta-glia delle Piramidi. Dieci giorni dopo,l'ammiraglio Horatio Nelson distrussela flotta francese, bloccando in Egitto ilcorpo di spedizione, che rimase a con-trollare e a esplorare il territorio per isuccessivi tre anni.

Bonaparte abbandonò i suoi soldatiun anno più tardi, quando riuscì a supe-rare il blocco britannico e a tornare inFrancia per conquistare il potere con ilcolpo di Stato del 9 novembre 1799. Frai pochi seguaci che portò con sé, vi e-rano Gaspard Monge e Claude-LouisBerthollet, i due personaggi più emi-nenti del primo gruppo di scienziati cheabbia mai accompagnato nella storiauna spedizione militare. I loro colleghidella Cornmission des Sciences et desArts - 151 fra studiosi, ingegneri e me-dici - rimasero insieme con l'esercito. Imigliori di essi furono eletti membridell'Institut d'Egypte, fondato per ini-ziativa di Bonaparte come analogo co-loniale dell'Institut de France. L'inca-rico di segretario permanente, durantetutta l'occupazione, fu ottenuto da Jean--Baptiste Fourier, che all'epoca non a-veva ancora svolto gli studi sull'analisimatematica per cui oggi è famoso.

La scoperta più celebre compiuta du-rante la spedizione in Egitto è la pietradi Rosetta, ora al British Museum, che ifrancesi consegnarono con estrema ri-luttanza alle forze britanniche al mo-mento della loro espulsione dal paesealla fine del 1801. Tuttavia la commis-

Per contenere La Description de l'É-gypte, pubblicata fra il 1809 e il 1828,era necessaria una libreria di moganoprogettata su misura: l'opera consistevain 10 volumi in-folio di tavole che mi-suravano 50 per 65 centimetri e due a-tlanti, di 65 per 100 centimetri, conte-nenti 837 incisioni su rame (50 dellequali a colori e molte con più illustra-zioni), un terzo atlante con una carta to-pografica dell'Egitto e della Terrasan-ta in 47 fogli e nove volumi di testo alcui confronto una enciclopedia attualefarebbe una figura decisamente mode-sta. Questi volumi comprendono all'in-circa 7000 pagine di memorie, descri-zioni e commentario, il tutto diviso intre parti: Egitto antico, Egitto modernoe storia naturale.

Furono le tavole archeologiche dellaprima parte, che costituiscono poco piùdella metà della mole delle illustrazioni,a fornire ai contemporanei le prime im-magini dell'Egitto faraonico: contem-plando la vastità e il dettaglio di questeenormi e maestose incisioni, gli europeiebbero finalmente un quadro esaurientedella valle del Nilo. Fino a quel mo-mento le conoscenze sulla terra dei fa-raoni in Occidente si limitavano a dice-rie sulle dimensioni e sull'orientazione

delle piramidi e sul mistero della sfinge.Dell'Alto Egitto non si sapeva nullaal di là di strani racconti di viaggiatori,quale quello di un braccio gigantescoche spuntava dalla sabbia, come nel-l'Ozymandias di Shelley. Un episodioricordato dall'artista Vivant Denon, cheaccompagnò i soldati nella campagnalungo il Nilo, evoca la straordinaria im-pressione suscitata dalla comparsa im-provvisa, oltre un'ansa del fiume, deitempli di Karnak e Luxor in mezzo allerovine di Tebe: «L'intero esercito, subi-taneamente e come un sol uomo, si im-mobilizzò nello stupore... e batté le ma-ni per la gioia».

T compilatori de La Description de1 l'Egypte riprodussero tutti i monu-menti allora visibili a partire da sud,dall'Isola di Philae. Disegnando, misu-rando e scavando lungo il cammino, di-scesero il fiume attraverso Kom Omboed Edfu - vicini al Nilo rispettivamentesulla sponda destra e sinistra - e oltreEsna, situata a una certa distanza dalNilo verso occidente. Fecero la sostapiù lunga fra le immense rovine diTebe, affascinati da Medinet Habu, dalRamesseum e dai colossi di Memnone,oltre i quali si trovano le tombe della

Valle dei Re, mentre di fronte, al di làdel fiume, si levano gli enormi piloni diLuxor e Karnak. Più a valle la spedizio-ne giunse al capolavoro architettonico eartistico di Dendara e infine continuòverso nord fino a Menfi e alle piramididi Giza.

Ciascun sito è documentato da unaserie di 8-10 tavole, che si apre con unacarta topografica. Segue poi una rap-presentazione complessiva della strut-tura nelle condizioni dell'epoca, invasadalla sabbia, con le colonne spezzate ecrollate e le mura in disfacimento, mastranamente resa ancora più maestosadalla rovina. Seguono rilievi architetto-nici con planimetrie, sezioni e alzati;diverse tavole raffigurano poi dettagliarchitettonici, bassorilievi e altre scul-ture e superfici coperte di iscrizioni.Infine, dopo aver scrupolosamente do-cumentato ciò che avevano visto, i di-segnatori si presero la libertà di creare,nell'ultima tavola di ogni serie, una ri-costruzione ideale dell'intera struttura.

Gli autori di questo lavoro monu-mentale non erano artisti o archeologi,ma ingegneri e qualche architetto. Era-no tutti giovanissimi, neolaureati o lau-reandi dell'École Polytechnique, fonda-ta nel 1794, nella quale il disegno e ilrilievo erano materie di studio assai im-portanti. Munito di tavolino da disegno,carta millimetrata, matita, riga e com-passo, un abile ingegnere era in gradodi riprodurre qualsiasi struttura. Il dise-gno poteva poi essere trasformato nel-l'immagine definitiva dopo che eranostate misurate tutte le dimensioni del-l'edificio. Le belle incisioni finite dan-no l'impressione di trovarsi di frontealla facciata di Karnak o di guardare lepiramidi al di là di una distesa di sab-bia, con un'immediatezza che non siprova sfogliando l'album fotograficopiù moderno e raffinato.

Naturalmente Bonaparte non fecepartecipare alla spedizione questi giova-ni specialisti per scopi artistici. Il lorocompito principale era quello di costrui-re o riparare fortificazioni, strade, ponti,canali e altre opere pubbliche, e in ef-fetti essi svolsero questi lavori più con-sueti come se fossero stati in Francia;tuttavia l'Egitto fu la grande avventuradella loro vita. Un gruppo riuscì addirit-tura nell'impresa archeologica di rico-struire il percorso del canale che in tem-pi antichi aveva collegato il Mar Rosso

Le rovine del portale meridionale diKarnak sono qui raffigurate come le vi-dero i membri della spedizione napo-leonica. In primo piano si possono os-servare i resti dei tempietti di Opet eKhons, mentre una parte del tempioprincipale è visibile sullo sfondo, al cen-tro. La prima tavola di ciascuna delleserie dedicate ai monumenti in La De-seription de l'Égypte illustra accurata-mente l'aspetto dell'edificio nel 1799.

L'importanza scientificadella campagna d'Egitto

Furono gli scienziati e gli ingegneri francesi che parteciparono allaspedizione di Napoleone Bonaparte a svelare per primi all'Europa letante meraviglie della civiltà sorta nella terra resa fertile dal Nilo

di Charles C. Gillispie

sione di esperti ottenne molti altri risul-tati di interesse scientifico nella terradei faraoni. Un compendio di dimensio-ni monumentali contiene i resoconti deilavori compiuti, dalle esplorazioni ar-

cheologiche alle ricerche sulla storia na-turale della regione e su fenomeni fisicie chimici peculiari a essa e alle indaginisull'organizzazione sociale di un paeseche in Europa era considerato esotico.

76 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994 77

Page 2: L'importanza scientifica della campagna d'Egittodownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1994_315_7.pdf · fico, demotico e greco - della stele di Rosetta, e solo dopo la

Il tempio di Iside, posto di fronte alle rovine di Esna sull'al-tra sponda del Nilo, venne distrutto nel 1828 sotto il regi-me di Mehemet Ali, il modernizzatore dell'Egitto. La De-

scription de l'Égypte è una tra le fonti più preziose per l'ar-cheologia, in quanto contiene numerose tavole che documen-tano minuziosamente edifici e iscrizioni non più esistenti.

Il portale meridionale di Karnak venne ricostruito nel suoipotetico aspetto originario dai membri della Commission desSciences et des Arts. Questa scena avrebbe potuto servire co-

me sfondo per la marcia dell'Aida di Verdi: mentre il popolosi accalca a rispettosa distanza, un sovrano passa sotto l'arcotrionfale, preceduto dalla scorta e seguito dai prigionieri.

•.

.1•0•10011~1~iiii•~11111111••

.11

al Mediterraneo. (Ebbe però la disav-ventura di calcolare un livello del marealla prima estremità più alto di 33 metririspetto alla seconda estremità, una con-clusione assolutamente sbagliata, datoche il livello medio del mare è lo stessoin tutto il mondo.)

Gli uomini della spedizione non sa-pevano nulla dell'Egitto quando parti-rono dalla Francia; anzi, non sapevanoneppure dove fossero diretti, dato chesolo lo stato maggiore era a conoscenzadi questa informazione. I membri dellaCommission des Sciences et des Arts

avevano come uniche guide al simboli-smo e al significato di ciò che vedeva-no gli storici e i geografi dell'antichitàclassica: Erodoto, Strabone e DiodoroSiculo. Anche i fatti elementari fornitiai turisti dalle più superficiali delle gui-de odierne erano loro ignoti. Essi sup-posero che gli edifici più piccoli fosse-ro sacelli, quelli di dimensioni interme-die templi e quelli più grandi palazzi, einterpretarono le corone dell'Alto e delBasso Egitto come elaborati copricapi.

Eppure, messi di fronte a centinaia dibassorilievi e a migliaia di geroglifici, i

giovani ingegneri copiarono tutto cosìfedelmente da tramandarci, in molti ca-si, la testimonianza di iscrizioni ed edi-fici nel frattempo scomparsi. Per esem-pio, il tempio di Iside situato di fronte aEsna, sull'opposta sponda del Nilo, fudistrutto nel 1828 durante il regime diMehemet Ali. Si può quindi affermareche l'egittologia sia iniziata con LaDescription de l'Egypte: eppure gli au-tori dell'opera non avevano idea del si-gnificato di ciò che documentavano.L'opportunità concessa a chi ammira laloro opera è dunque unica nella storia

della scienza: queste tavole illustrano ilsoggetto di una disciplina in assenzadella disciplina stessa. Si dovette at-tendere il 1822 perché Jean-FrancoisChampollion riuscisse a identificare ilnome di Tolomeo nei tre testi - gerogli-fico, demotico e greco - della stele diRosetta, e solo dopo la metà del secolodivenne possibile interpretare iscrizionicomplete.

per quanto riguarda le scienze fisichee naturali, l'ambiente egiziano ri-

sultava ricco di opportunità straordina-rie. La spiegazione dei miraggi a operadi Monge è la più famosa delle memo-rie scientifiche dovute a membri dellaspedizione. La visione di villaggi insu-lari fra le acque scintillanti di un lagoche sembrava irraggiungibile aveva tor-mentato l'esercito francese durante tuttal'estenuante marcia da Alessandria ver-so l'interno. In una comunicazione lettadavanti ai colleghi il 28 agosto 1798,quattro settimane dopo la presa delCairo, Monge interpretò l'illusione co-me risultato della riflessione dei raggiluminosi provenienti da oltre l'orizzon-te sulla superficie di uno strato d'ariasovrariscaldato al livello del suolo dalcontatto con la sabbia rovente. Sebbenel'ottica moderna attribuisca l'effetto auna doppia rifrazione entro lo stratod'aria vicino al suolo, Monge compresecorrettamente l'essenza del fenomenofisico.

Una memoria del suo collega Ber-thollet ebbe conseguenze più ampie, siaper la carriera del suo autore sia per lascienza: Observations sur le natron puòessere infatti considerato come il puntodi partenza della chimica fisica. Il ter-mine greco natron (che indica il carbo-nato di sodio) era associato ad alcuni la-ghi ipersalini situati in un bacino fluvia-le prosciugato a un centinaio di chilo-metri a ovest del Cairo. Depositi di que-sta sostanza si trovavano nelle forma-

zioni calcaree che circondavano i laghi,ma alternate a essi vi erano zone in cuipredominavano materiali argillosi; inqueste ultime il suolo era ricco di sale eprivo di carbonato di sodio. Bertholletdedusse che nelle zone calcaree il car-bonato di calcio decomponesse il sale(cloruro di sodio) in presenza di caloree umidità. Le risultanti incrostazioni dinatron seccavano e solidificavano in su-perficie mentre il secondo prodotto del-la reazione, il cloruro di calcio, che èestremamente deliquescente, assorbivaacqua e si infiltrava nel terreno.

L'aspetto più significativo della sco-perta di Berthollet era che la reazioneconosciuta in laboratorio è l'esatto in-verso. I chimici che si occupavano del-le affinità fra sostanze supponevanonormalmente che ciò che controllava ladirezione di una reazione fosse la natu-ra chimica dei reagenti; questo però eraun caso in cui predominavano fattori fi-sici. Berthollet iniziò in Egitto la me-moria che riportava le sue osservazionie la terminò a Parigi. Qui sviluppò l'ar-gomento, facendone il tema centraledella sua opera principale pubblicatanel 1803, Essai de statique chimique,che tratta gli effetti della pressione, delcalore, della luce e della concentrazio-ne relativa dei reagenti nel determinareil corso di una reazione.

Tuttavia ci si aspettava che fosse lapresenza in Egitto dei giovani naturali-sti a rappresentare una significativa no-vità per la loro disciplina. In numerodi dodici, essi erano il secondo contin-gente della spedizione, dopo gli inge-gneri, e avevano il compito di studiareuna flora e una fauna sconosciute inEuropa. In effetti, due di essi riuscironoa farsi un nome. Quando si imbarcaro-no per l'Egitto, Etienne Geoffroy Saint--Hilaire e Jules-César Lelorgne de Sa-vigny erano ancora agli inizi della car-riera. Savigny si occupò della zoologiadegli invertebrati e dell'ornitologia, ol-

tre che dello studio di alcuni rettili; aGeoffroy invece toccarono tutti gli altrivertebrati.

Geoffroy e Savigny erano naturalisticon interessi simili e personalità scien-tifiche contrastanti. Contrariamente aGeorges Cuvier, che pur non essendomolto più anziano di loro era già una fi-gura dominante al Museo di storia na-turale di Parigi, erano entrambi zoologile cui ricerche andavano al di là dellatassonomia, ossia il lavoro di classifica-zione, interessandosi della morfologia,ovvero lo studio della forma e dellastruttura. La prima aveva caratterizza-to la storia naturale del XVIII secolo,mentre la seconda divenne un campo distudio importante nel XIX secolo, nel-l'ambito della nascente scienza biologi-ca. Geoffroy compì la transizione nel-lo spirito del romanticismo, Savigny alservizio della precisione.

Geoffroy aveva un carattere moltogeneroso, persino espansivo. Le suelettere ai colleghi del museo, e soprat-tutto a Cuvier (che aveva rifiutato diunirsi alla spedizione), sono quasi im-barazzanti nelle loro affermazioni diamicizia, tanto più che nessuno risposeper assicurargli, come desiderava, chenon era stato dimenticato. Geoffroy eraanche attratto da tutto ciò che apparivafuori dal comune. Più un animale eraspettacolare, più egli era ansioso di de-scriverlo e dissezionarlo. Il coccodrillo,la grande testuggine del Nilo, il po-lyptère bichir (un dipnoo con 16 pinnedorsali), la torpedine e il malatterurosono alcuni fra gli organismi che eglistudiò in dettaglio. Un aspetto dello sti-le di Geoffroy ricorda quello del grandeGeorges-Louis•Ledere de Buffon: lesue descrizioni includono i tratti di ca-rattere degli animali, le loro abitudini,il loro comportamento, addirittura la lo-ro «moralità». I suoi studi anatomicisono tuttavia eseguiti con grande abi-lità: i dettagli sono esatti, i disegni e le

78 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994 79

Page 3: L'importanza scientifica della campagna d'Egittodownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1994_315_7.pdf · fico, demotico e greco - della stele di Rosetta, e solo dopo la

.^.^~"." 1~1Ne~• 4 '

‘W'ker'

IN.A.AAA"."." V a

Lo zodiaco circolare di Dendara era inserito nel soffitto di unsacello costruito poco lontano dalla Cappella di Osiride. I dueingegneri che lo riprodussero dovettero lavorare sdraiati sul-

80 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994

la schiena nell'oscurità di una stanza senza aperture, usandosolo la luce fioca di una candela. Nel 1821 questo capolavorovenne trasportato a Parigi, dove è tuttora esposto al Loti% re.

VVVV V -v nnn•n

descrizioni estremamente chiari, e de-notano una profonda conoscenza dellaletteratura scientifica.

Il crescente interesse di Geoffroy perla morfologia è evidente in tre memoriesull'anatomia dei pesci pubblicate nel1807. Egli scrisse di aver avuto una ve-ra e propria rivelazione mentre lavora-va sulla sezione dedicata all'ittiologiadi La Description de l'Egypte. Fino aquel momento aveva accettato l'opinio-ne corrente che, per molti aspetti im-

portanti, l'organizzazione interna deipesci fosse sostanzialmente differen-te da quella dei vertebrati in generale.Geoffroy, esaminando attentamente gliesemplari raccolti in Egitto e la colle-zione di Cuvier, si accorse invece conentusiasmo che proprio quegli organiche più tenacemente avevano resistito aogni confronto presentavano in realtàanalogie profonde con le parti anatomi-che di altri vertebrati.

Fu la tendenza verso gli studi morfo-

logici che condusse Geoffroy a scrive-re, fra il 1818 e il 1822, la sua operaprincipale, Philosophie anatomique. Inessa egli sostenne che le differenze nel-l'organizzazione anatomica di tutte leclassi di vertebrati rappresentano varia-zioni di un progetto sostanzialmenteunitario, un concetto questo che in se-guito estese agli invertebrati. L'origina-lità di queste idee era in conflitto conla convinzione espressa da Cuvier del-l'immutabilità delle specie e nel 1830

portò i due, che in precedenza eranoamici, a un'aspra disputa.

Contrariamente a Geoffroy, Savignysi fece dapprima un nome con un pic-colo volume di ampio interesse e soloin seguito passò dalla generalizzazionealla specializzazione. Il suo lavoro Hi-stoire naturelle et mythologique de l'i-bis, pubblicato nel 1805, è una combi-nazione affascinante di erudizione clas-sica e precisione zoologica. La venera-zione per l'ibis nell'antico Egitto eraapparentemente dovuta al fatto che es-so si nutriva dei serpenti alati i quali,secondo la leggenda, avrebbero altri-menti invaso il paese. In realtà l'Egittonon era minacciato da serpenti, alati omeno, anche se essi venivano conside-rati simboli del male; inoltre l'ibis è unuccello acquatico che non si ciba diserpenti. In realtà la leggenda dell'ibiscome animale sacro trasse origine dalsuo arrivo in Egitto all'inizio dell'esta-te: riapparendo ogni anno a preannun-ciare la benefica inondazione del Nilo,venne identificato con Toth, il dio dallatesta di ibis assimilato a Mercurio del-la religione greco-romana. Savigny os-servò che, se la cavità gastrica dellemummie di ibis contiene tipicamenteresti di serpenti, è perché gli imbalsa-matori obbedivano a motivazioni piùprofonde che non i semplici fatti dellastoria naturale.

Dopo il notevole successo riscossodal suo libro, Savigny si dedicò al rior-dino della collezione che aveva raccol-to in Egitto. Tuttavia si trovò in diffi-coltà nell'assegnare caratteri distintiviagli innumerevoli tipi di insetti e cro-stacei che aveva trovato. Nessun ento-mologo aveva ancora identificato siste-mi di organi generalmente disposti inmaniera regolare - come Linneo avevafatto per gli organi sessuali delle piante- che consentissero di confrontare levariazioni tra specie e generi. Savignyiniziò staccando gli organi esterni deisuoi circa 1500 esemplari e disegnandoseparatamente ciascuno di essi: un la-voro improbo, dato che ben pochi deglianimaletti arrivavano a un centimetrodi lunghezza, e quasi tutti erano moltopiù piccoli. Esaminando attentamentele sue migliaia di disegni, trovò infineuna chiave di classificazione: dato chein tutti gli organismi comparivano glistessi elementi boccali, le modificazio-ni di queste strutture potevano permet-tere confronti sicuri fra le specie.

C avigny dedicò la sua prima pubbli-cazione alle falene e alle farfalle,

che erano il caso più controverso. Co-sì facendo, si oppose sia a Cuvier siaal più eminente entomologo francese,Pierre André Latreille, i quali riteneva-no entrambi che le mandibole del brucoscomparissero durante la metamorfosiin adulto. Savigny trovò che le cosenon stavano così: fu in grado di distin-guere minuscole «labbra», mandibolecosì modificate da essere irriconoscibi-

Le tavole e le monografie di storia na-turale illustrano flora, fauna e minera-li della valle del Nilo. Éfienne GeoffroySaint-Hilaire, che disegnò questo dip-noo (in alto), aveva una vera predilezio-ne per tutti gli organismi di forma inso-lita. I disegni dell'ingegnere Franois--Michel de Rozière, come la breccia quia fianco, sono tra i primi esempi di u-na corretta rappresentazione geologica.

li, e Cuvier e Latreille gli diedero pienomerito per la scoperta. Questi criteripermisero a Savigny di enunciare la de-finizione morfologica della classe degliinsetti, o esapodi, che hanno sei arti edue antenne.

Nella sua memoria successiva Sa-vigny si occupò dell'altro grande grup-po di invertebrati articolati - i miriapo-di (includenti i centopiedi), gli aracni-di e i crostacei - che Linneo aveva riu-nito sotto la denominazione di «inset-ti». Anche in questo caso le parti boc-cali furono la chiave della classificazio-ne. Le variazioni erano così straordina-rie che Savigny propose omologie conun coraggio e un virtuosismo assai po-co frequenti nel tranquillo mondo dellatassonomia. In certi gruppi, come igranchi, gli organi che servono per lamasticazione sono confrontabili conquelli che in altri ordini sono usati perla locomozione: quelli che negli esapo-di sono arti sembrano trasformati inmandibole nei granchi. I lavori succes-sivi sulle ascidie diedero risultati nonmeno sorprendenti. Savigny dimostròche gli organismi chiamati vagamentezoofiti, ben lungi dall'essere esempi diestrema semplicità, formano organizza-zioni coloniali molto complesse. Un ul-timo studio sugli anellidi perfezionò lasistematica della classe dei «vermi asangue rosso» di Cuvier.

L'opera di Savigny, per riassumere,segna l'inizio degli studi zoologici ba-sati sull'omologia. Nello stesso tempo,la sua precisione nei dettagli era taleche le tavole sui molluschi vennero ri-

stampate ancora nel 1926, e per ragio-ni scientifiche, non antiquarie. Tuttaviaegli non riuscì mai a portare a termineun trattato completo; anzi, non fu nep-pure in grado di preparare le note chedovevano accompagnare, le sue tavolein La Description de l'Egypte. Mentrelavorava su dettagli sempre più minuti,soffrì attacchi ricorrenti di una patolo-gia neurologica che, quando si manife-stò definitivamente nel 1824, gli tolsequasi del tutto la vista. Egli attribuiva ilproprio disturbo all'insorgenza tardadell'oftalmia che aveva colpito parec-chi membri della spedizione in Egitto,ma, secondo l'opinione degli speciali-sti moderni, è più probabile che si trat-tasse di un'epilessia del lobo tempora-le. Incapace di sopportare la luce delgiorno, Savigny trascorse i suoi ultimitrent'anni di vita avvolgendosi in unvelo nero ogni volta che venivano aper-te le finestre. La sua unica pubblicazio-ne di quel periodo fu una tassonomiadelle allucinazioni estremamente siste-matiche prodotte dalla turbolenza delsuo nervo ottico, come un'aurora bo-reale entro il cranio.

La parte botanica de La Descrzptionde l'Egypte è un po' deludente in con-fronto a quella zoologica; la trattazionemineralogica è invece di grande inte-resse. Vi sono 15 tavole davvero ma-gnifiche, comprendenti oltre 100 illu-strazioni della petrologia dell'Egitto,insieme con un'ampia monografia sullageografia fisica del paese. L'autore,Francois-Michel de Rozière, era un in-gegnere minerario che non diede ulte-

LE SCIENZE n. 315, novembre 1994 81

Page 4: L'importanza scientifica della campagna d'Egittodownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1994_315_7.pdf · fico, demotico e greco - della stele di Rosetta, e solo dopo la

non contributi alla scienza accademica.Come Savigny, egli trattò un soggettoestremamente specializzato in manieratale che rivestisse interesse generale.

La mineralogia stava proprio in quelmomento differenziandosi dalla storianaturale per entrare a far parte della di-sciplina emergente della geologia. Ro-zière concepì le proprie tavole specifi-camente per poter illustrare l'importan-za delle arti grafiche nella nuova scien-za. I geologi non avevano ancora mes-so a punto un linguaggio che, comequello della chimica e della botanica,permettesse di identificare i mineralidando loro nomi specifici. La descri-zione delle rocce negli scritti geologicidoveva necessariamente essere accom-

Questa raffigurazione di arpista dipin-ta nella tomba di Ramses III è una frale SO illustrazioni a colori dell'opera.

pagnata dall'esame diretto del campio-ne. Un'illustrazione accurata potevacompensarne l'assenza, e Rozière fumolto attento a far sì che i suoi disegninon fossero semplicemente «ritratti»delle rocce che aveva sul tavolo in quelmomento, ma rappresentazioni schema-tiche di tutte le caratteristiche distintivedel tipo raffigurato. Gli elementi dove-vano essere riportati in una descrizionescritta, ma la forma, il colore, la costi-tuzione e soprattutto la «tessitura» - inbreve, tutte le proprietà che permette-vano il riconoscimento - dovevano es-sere mostrati graficamente.

Il titolo della monografia di Rozièrepuò essere così tradotto: Sulla costitu-zione fisica dell'Egitto e sul suo rap-porto con le antiche istituzioni del pae-se. Se l'autore fosse stato un filosofo oun ideologo, il suo scritto sarebbe statoritenuto audace perché aveva lo scopodi dimostrare come la cultura derivi dacircostanze materiali e non dal volere

divino o da altri fattori trascendentali;il trattato, in cui si sente la mano di uningegnere, è invece puramente pratico.In nessun altro paese, osserva Rozière,una società altamente sviluppata comequella dell'antico Egitto ha mai mo-strato di dipendere in tale misura da unpiccolo gruppo di fattori fisici. Ognicosa, sia nelle leggi del paese sia neicostumi della popolazione, è collegataal comportamento del Nilo. I cicli sta-gionali del fiume non solo modellaronola civiltà dell'Egitto, ma determinaronol'influenza della sua cultura sulle teo-gonie, le scienze e le arti di tutta l'anti-chità. Oltre a ciò, il fenomeno può es-sere studiato in un isolamento parago-nabile a quello di un laboratorio (taleinfatti può essere considerato, a tutti glieffetti, l'Egitto antico).

E nella seconda parte, riguardante lasituazione del paese alla fine del XVIIIsecolo, che La Description de l 'Egyptemantiene veramente la promessa del ti-

82 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994

Page 5: L'importanza scientifica della campagna d'Egittodownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1994_315_7.pdf · fico, demotico e greco - della stele di Rosetta, e solo dopo la

L'ibis nero e l'ibis bianco sono stati illustrati da Jules-CésarLelorgne de Savigny, uno dei fondatori dell'anatomia com-parata. Nell'opera sulla storia naturale dell'ibis, egli osser-vò che l'ibis bianco, venerato dagli antichi egizi perché pro-teggeva dai serpenti, in realtà non si nutre di questi rettili.Gli antichi imbalsamatori si attennero al mito, ponendo ser-penti nella cavità gastrica degli uccelli che mummificav ano.

tolo. Memorie e studi di to-pografia occupano gran par-te del testo. I gruppi di inge-gneri che eseguivano i rilieviper le mappe avevano incari-chi che andavano ben al dilà della semplice cartografia.Nei villaggi del delta e lungoil corso del Nilo essi doveva-no eseguire un autentico cen-simento, registrando il nume-ro di abitanti e di famiglie, illoro livello sociale e la lorooccupazione, le pratiche agri-cole, la popolazione di caval-li e dromedari, le tecnichedi allevamento, i tipi di com-mercio e di industria, la po-sizione di cave, oasi, canali,strade alzaie, i mezzi di tra-sporto e di comunicazione eil carattere etnico e religiosodella popolazione, sia stan-ziale sia nomade.

La topografia era ritenutaanche un argomento attinen-te gli studi medici, dato chel'obiettivo della medicina delXVIII secolo era quello di ri-cercare un equilibrio tra l'ambiente e lacostituzione fisiologica di uomini, don-ne e bambini. Il medico capo della spe-dizione era Nicolas Desgenettes, men-tre il chirurgo capo era Dominique JeanLarrey. Desgenettes compose una me-moria intitolata Topographie physiqueet medicale de l'Egypte, che includevaun contributo dell'astronomo Nicolas--Antoine Nouet. Durante tutta l'occu-pazione, Desgenettes raccolse dati sulladinamica di popolazione dell'Egitto,tenne un registro delle morti relativo alCairo nei tre anni di controllo francesee scrisse un classico della medicina mi-litare che proponeva linee guida per lemisure igieniche, la sanità pubblica el'organizzazione degli ospedali.

Larrey, da parte sua, si occupò pre-valentemente degli aspetti patologici.Diede descrizioni cliniche di forme dioftalmia (soprattutto del tracoma), dellapeste bubbonica, del tetano, della feb-bre gialla, della lebbra, dell'elefantiasi,dell'atrofia dei testicoli e del giganti-smo. A suo parere, l'eziologia della pe-ste, della febbre gialla e del tetano chia-mava in causa uno specifico agenteesterno, per il quale usò talvolta il ter-mine di «virus» e talvolta quello di«germe». Il suo concetto di malattia eraspecifico e obiettivo come lo sarannotutti i contributi dati alla medicina delXIX secolo dai nuovi metodi cliniciadottati a Parigi, che egli sembra ave-re anticipato e messo a punto in modoindipendente.

Fra le memorie e le monografie dellaseconda parte de La Description del'Egypte ve ne sono molte relative agliargomenti più vari di scienze sociali eumane, quali antropologia (sia cultura-le sia fisica), demografia, meteorologia,scienze politiche, sociologia, geopoliti-

ca, agronomia, microeconomia, storiamedievale, storia amministrativa, lin-guistica e musicologia, per lo più disci-pline che ancora non esistevano for-malmente. Gli autori di queste opere,ingegneri, scienziati e militari, avevanoimparato come guardarsi intorno e va-lutare ciò che vedevano.

I1 loro atteggiamento era quello di os-servatori di fenomeni. Spesso dice-

vano che nessun altro paese al mondo,e certamente non la Francia, era maistato oggetto di uno studio così atten-to ed esauriente come quello che stava-no conducendo sull'Egitto. Le cose co-minciarono a cambiare quando i mem-bri della spedizione tornarono in Fran-cia. La maggior parte di essi continuòa lavorare al servizio dello Stato, el'appassionata opera di raccolta di da-ti iniziata in Egitto divenne una carat-teristica non solo del regime napoleo-nico, ma anche della monarchia do-po la restaurazione del 1815. Un esem-pio significativo è quello dell'ingegne-re Chabrol de Volvic, che aveva realiz-zato molte delle tavole sulle antichitàegizie e aveva scritto un saggio sulleusanze degli abitanti moderni dell'E-gitto. Chabrol terminò la propria carrie-ra come prefetto della Senna negli an-ni fra il 1820 e il 1830, e quindi pro-mosse la compilazione di un'opera ditopografia urbana, Statistique de la Vil-le de Paris, che è in effetti un'applica-zione alla capitale francese delle tecni-che di descrizione approfondita che e-gli, insieme ai suoi colleghi, aveva im-piegato in Egitto.

Al di là dell'enorme mole di informa-zioni raccolte sull'Egitto, il significatodella partecipazione della scienza al-la spedizione napoleonica sta nel nuo-

vo rapporto che essa inaugu-rava fra conoscenza formalee politica. Al contrario delcolonialismo mercantile chel'aveva preceduta, l'occupa-zione del territorio egizianoaveva una componente cultu-rale; e la competenza tecnicaera la punta di diamante del-la cultura, cosa questa cheBonaparte comprendeva a li-vello non astratto, ma intuiti-vo, così come comprendevatutto ciò che si collegasseall'esercizio del potere. Fusua l'iniziativa che portò atrapiantare un poco di scien-za francese sulle rive del Ni-lo. Nessun'altra potenza im-periale - gli inglesi in India,gli olandesi in Indonesia, glispagnoli e i portoghesi in A-merica - aveva mai effettuatoun tentativo di questo genere.La diffusione della scienzaeuropea e dei suoi contributialle società africane e asiati-che sotto la conquista milita-re e la dominazione politica

coloniale cominciò proprio con l'occu-pazione francese dell'Egitto.

La motivazione che Fourier attribui-sce a Bonaparte nella prefazione può es-sere letta come una giustificazione pro-fetica: «Egli era consapevole dell'in-fluenza che questo evento [la conquistadell'Egitto] avrebbe avuto sui rapportidell'Europa con l'Oriente e con l'inter-no dell'Africa, oltre che sugli affari ma-rittimi nel Mediterraneo e sul futurodell'Asia. Si diede l'obiettivo di abolirela tirannia dei Mamelucchi, di estenderel'irrigazione e l'agricoltura, di istituirecommerci regolari fra il Mediterraneo eil Mare Arabico, di favorire le impresecommerciali, di fornire all'Oriente utiliesempi dell'industria europea, e infinedi migliorare le condizioni di vita degliabitanti e di procurare loro tutti i vantag-gi di una civiltà più avanzata. Questiobiettivi non sarebbero stati raggiungibi-li senza la continua applicazione dellascienza e delle arti tecniche».

BIBLIOGRAFIA

GILLISPIE CHARLES C., Science andPolity in France at the End of theOld Regime, Princeton University Press,1980.

Descrzption de l 'Egypte publiée parles ordres de Napoleon Bonaparte, In-stitut d'Orient, Parigi, 1988 (disponibi-le in Italia presso la Libreria francese diMilano).

GILLISPIE CHARLES C., Scientific As-pects of the French Egyptian Expedi-tion: 1798-1801 in «Proceedings of theAmerican Philosophical Society», 133,n. 4, dicembre 1989.

84 LE SCIENZE n. 315, novembre 1994