Lifestyle Building 6
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L’Osservatorio Comunicare Come ha offerto una
grande opportunità: far vedere uno spaccato di
vissuto imprenditoriale agli studenti ed ai diversi
pubblici di riferimento.
Oggi la crisi è uno dei fattori frenanti per tutto il
panorama del comunicare, da un lato le aziende
bloccano gli investimenti e dall’altro sono consa-
pevoli della importanza della comunicazione. Ecco
perché considero il titolo “COMUNICARE COME”
particolarmente indicato per spiegare quale debba
essere il cambiamento cui devono far fronte oggi
le imprese, nell’affrontare i problemi del mercato. Il
futuro sarà fondamentale per capire quanto la co-
municazione possa essere una opportunità per chi
riuscirà a rinnovarne i sistemi creativi.
E’ solo sfruttando questa sfida che torneranno ad
essere disponibili budget e nuovi strumenti per
comunicare. Una opportunità da sfruttare anche in
tempi di crisi quando le imprese dovrebbero con-
tinuare a comunicare nonostante i budget inferiori,
per non perdere il loro ruolo nel mercato.
A tale proposito ritengo sia fondamentale forma-
re dei buoni comunicatori, dei veri professionisti.
Sono convinto che le scuole di formazione, come
la Scuola Scienze Aziendali,
siano determinanti per gio-
care un ruolo importante
nell’offrire non solo ottimi
professionisti, capaci di pro-
durre una buona comunica-
zione, ma anche di mettere a disposizione analisi
sempre aggiornate sugli scenari di mercato e sui
protagonisti che vi operano.
Questo dunque è il valore di esperienze come quel-
la offerta da Comunicare Come, un momento di in-
contro che permette di ascoltare imprenditori e ad-
detti ai lavori provenienti
dall’eccellenza di tre set-
tori, come quelli trattati in
questa I° edizione: moda,
wine&food, yacht design.
Grazie alle loro esperien-
ze dirette, è possibile comprendere come comuni-
care al meglio, oggi e domani.
N°06 foglio 12 fogli di ideecomunicazione, arte, moda, design, cibo
Da sinistra verso destra in senso orario: Giorgio Brogi, Filippo Salvi, Tiziana Frescobaldi, Giuseppe Ceccarelli, Marcella Gabbiano, Fabrizio Politi
La comunicazione cambia rapidamente e cambia con noi, le nostre parole cambiano adesso, proprio mentre noi stiamo parlando. Ecco perché la comu-nicazione oggi è così veloce e frammentaria, si infittisce e diventa flusso continuo: quando comunichiamo aggiungiamo informazione ad informazione già esistente e la rilanciamo a sua volta. Questo può essere un fattore positivo ma solo se aggiungiamo contenuti nuovi ed originali che rispondono ai modelli comportamentali e aspirazionali in rapida evoluzione. È fondamentale prima di tutto riuscire ad individuare nel mercato chi è in grado di creare, gestire, modificare in corso d’opera e anche di indi-rizzare ed educare chi ci ascolta, all’interno di quell’arcipelago di competenze che sono necessarie per comunicare. Ecco perché l’Osservatorio Comunicare Come è nato da un incontro scaturito da una serie di conversazioni che hanno evidenziato la necessità di costruire - per un brand, un prodotto, un’azienda – un universo di riferimento ovvero un nucleo di comunicazione necessario per produrre risultati efficaci. L’obiettivo del comunicare è creare collegamenti sempre più persistenti, creare connessioni (non solo in senso virtuale ma anche reale) costanti … ma rischiamo
di perdere ascolto e di cadere nella confusione, nella distrazione, nella superficialità. La definizione più usata adesso per il futuro è flessibile, il futuro dovrà avere aspetti diversi e sorprendenti che noi adesso non possiamo sapere ma che dobbiamo individuare. Oggi è importante ascoltare tutte le voci del mercato in modo flessibile, con competenze e ruoli ben precisi ma allo stesso tempo aprendosi al cambiamento. Giorgio Brogi
to il modo di rapportarmi verso gli altri, adeguandomi alla situazione
generale. Il Presidente della Harley Davidson un giorno affermò pro-
prio a tale proposito: “Noi non vendiamo motociclette ma un oggetto
che un giorno un manager di 40 anni deciderà di guidare per sentirsi
un‘anima libera attraversando un paesino”.
Una affermazione significativa per comprendere come l’imprenditore
di beni di lusso per primo deve adeguarsi ai mutamenti dei mercati.
E’ importante la percezione che suggeriscono i prodotti di lusso quan-
do si intende comunicarli al mercato ed al consumatore.
In comunicazione è importante anche un altro fattore: quando un’idea
piace a tutti, significa che è già stata usata, che è già passata nei
mezzi di comunicazione. Per comunicare bene è necessario usare
idee nuove e distinguersi.
Per il mio marchio per esempio ho scelto di non comunicare, non fac-
cio ne’ pubblicità ne’ fiere, perché si può comunicare efficacemente
anche senza comunicare. La strategia più giusta dunque è creare un
mercato per ogni prodotto … soprattutto in Italia. Nel nostro paese ab-
biamo bisogno di eliminare un certo provincialismo che uccide il rin-
Il settore dei beni di lusso come può essere quello degli yacht, è
evidentemente un universo a parte, sia in termini di comunicazione
sia di target. Si tratta di prodotti estremamente difficili da comunicare,
per esempio non è possibile utilizzare – come accade in altri settori
come la moda - un testimonial. Ogni acquirente di yacht ha una storia
e delle aspettative assolutamente uniche, ogni ricco armatore non si
identificherebbe mai in un testimonial, poiché per nessuno scattereb-
be il processo di identificazione, tipico del meccanismo della pubbli-
cità di questo tipo.
Si tratta dunque di un target molto difficile da conquistare, non basta
solo comunicare un prodotto di lusso ma anche trasformarlo in ogget-
to che scateni e trasmetta delle emozioni verso colui che lo acquista
e verso colui che lo ammira.
Nei momenti di trasformazione economica, culturale e sociale come
quello attuale, è ancora più importante, direi determinante, compren-
dere e rapportarsi ai cambiamenti delle esigenze e dei gusti di chi
acquista prodotti di alta gamma. E’ altrettanto fondamentale cambiare
il modo di comunicare in base ai grandi competitor che in questo
Filippo Salvi Vice-Presidente Confindustria Firenze, Presidente Scuola Scienze Aziendali
Un osservatorio per formare i comunicatori di domani
mercato continueranno ad esistere. Per gli yacht è quindi necessario
individuare e definire la percezione che il cliente ha di fronte ad esso.
Il cliente non compra solo una barca ma anche un’emozione, paga in
sostanza tutte quelle sensazioni che si aspetta di provare posseden-
do ed utilizzando il proprio yacht. Come imprenditore del lusso, dal
settembre 2008, il momento della grande crisi iniziata negli States, ho
sentito il dovere e la necessità di modificare il mio atteggiamento nei
confronti dell’esterno e quindi della percezione che gli altri potevano
avere della mia figura di imprenditore. Da allora per esempio non uso
più la mia Lamborghini ma guido una Harley Davidson, ho modifica-
Gestione strategica dei luxury brand
Nei momenti di trasformazione economica, culturale e sociale come quello attuale, è ancora più importante, comprendere e
rapportarsi ai cambiamenti delle esigenze e dei gusti di chi acquista prodotti di alta gamma.
Considero il titolo “Comunicare Come” particolarmente indicato
per spiegare quale debba essere il cambiamento cui
devono far fronte oggi le imprese, nell’affrontare
i problemi del mercato.
misura” – un artigiano della alta camiceria italiana descriveva le sue
camicie, fatte in Italia ma senza stile, senza gusto, certamente fatte a
mano con dettagli particolari che solo in Italia è possibile fare … ma
decisamente prive di bellezza estetica. Quando un consumatore si
trova di fronte un prodotto come quello, anche se fatto in Italia, forse
riconoscerà il dettaglio hand made ma non le acquisterà.
Tutto questo per dire che non bisogna considerare il Made in Italy
come una soluzione a tutti i nostri problemi ed affermare che è sicu-
ramente migliore di altri. Un prodotto non è fatto soltanto dalla pro-
duzione ma anche dal marketing che crea un brand adeguato ed un
sistema finanziario e commerciale efficace, altrimenti non è possibile
crescere ed essere competitivi anche con un prodotto di ottima qualità.
Non ci troviamo più negli anni ‘60 quando era sufficiente produrre e
vendere perché i mercati erano in espansione, oggi i mercati sono
saturi: è necessario essere forti sotto tutti gli aspetti, solo i migliori
sopravvivono e “tengono il mercato”.
Non basta più soltanto produrre bene. L’imprenditore italiano pensa
che solo il suo prodotto sia apprezzato ed acquistato perché fatto in
Italia, si assiste ad atteggiamenti di chiusura totale verso il nuovo e
verso l’evoluzione del mercato.
Credo sia invece fondamentale investire in nuove strategie, in innova-
zione, in novità, in cultura d’impresa. Solo così riusciremo ad essere
competitivi.
novamento, di cui tutti invece sentono il bisogno. Quando si introduce
per primi una novità quasi sempre si riceve una reazione negativa,
bisogna avere il coraggio di rischiare, di provare a differenziarsi. Un
esempio che ben spiega questo meccanismo: quando ho introdotto il
nero e l’oro nei miei yacht, sono stato molto criticato. Oggi tutti usano
questi colori.
Bisogna avere il coraggio di essere degli apripista… nel settore del
lusso è evidentemente più semplice poter osare.
Con la mia azienda sono riuscito a cambiare la percezione dei det-
tagli tecnici nelle barche (nascondendoli con soluzioni di design
estremamente inusuali ed innovativi) pensando ad una barca come
ad un’auto di lusso. Come imprenditore, ho cercato di rompere gli
schemi sia nel prodotto sia nella comunicazione anche in un paese
come l’Italia, dove l’attaccamento al Made in Italy spesso sfocia in
un atteggiamento negativo e controproducente per il mercato. Mi è
capitato di essere ospite al “Be-Spoke” di Milano – fiera del lusso “su Fabrizio Politi Membro della Commissione Nautica Confindustria Toscana
tegici, gli aeroporti (ad esempio nei tre terminal di
Fiumicino) a Londra da Harrods ed a Firenze nel
cuore della città, in Piazza della Signoria. Luoghi
dove spesso le persone hanno tempo, dove resta-
no in attesa del volo o si prendono una pausa e si
rilassano a tavola dopo lo shopping davanti ad un
buon calice di vino. I wine bar Frescobaldi sono
diventati un veicolo di comunicazione del nostro
brand e dei nostri vini.
Il successo del vino di qualità è dovuto ad un cam-
biamento nella percezione dei consumatori: il vino
non è più solo una bevanda ma è un prodotto che
suscita interesse, che crea comunicazione anche
all’interno di un gruppo di commensali, che amano
Siamo partiti dalla comunicazione dei nostri valori
e della nostra mission, i pilastri fondamentali della
comunicazione Frescobaldi: ai media, al mercato,
al consumatore.
Per comunicare il vino abbiamo cercato il modo
più adatto a questo specialissimo prodotto della
terra. Abbiamo provato a innovare anche il modo
di comunicare il vino, il suo linguaggio, restando
fedeli al prodotto, alla sua tradizione e al territorio.
Siamo partiti col racconto al presente di un prodot-
to antico, che fa parte della nostra storia millenaria,
dunque della nostra identità italiana e in particolare
toscana: per il suo valore simbolico e per la sua
complessità sarebbe sbagliato banalizzarlo. Noi
produttori dobbiamo sforzarci maggiormente a cer-
Comunicare il vino: al centro di tutto, il rapporto umano e la relazione tra azienda e consumatore
Tiziana Frescobaldi Membro del CDA della Marchesi De’ Frescobaldi con Delega alla Comunicazione
Noi produttori dobbiamo sforzarci maggiormente a cercare un linguaggio adatto, divulgativo,
non troppo esoterico. Questo è necessario anche per i vini di alta gamma, per non
allontanare il pubblico, mettendolo in soggezione.
informarsi e scegliere con attenzione le etichette e
i produttori. Con il vino è possibile scegliere strade
alternative alla tradizionale pubblicità tabellare.
Molte aziende spinte dalle loro esigenze hanno
scelto una strada più di nicchia per raccontarsi.
Tramite la comunicazione on-line, i blog, le news-
letter dedicate, i social network anche noi voglia-
mo raggiungere i consumatori più interessati che
spesso i mezzi classici, troppo generalisti e a lar-
ghissima diffusione, non riescono a soddisfare.
Internet invece consente un contatto diretto e co-
stante coi consumatori, noi lo abbiamo testato trami-
te varie iniziative sul nostro sito www.frescobaldi.it,
in particolare in una recente iniziativa relativa al no-
stro vino Nipozzano Riserva.
In sostanza ogni prodotto deve re-inventarsi re-
stando fedele alla sua tradizione.
I linguaggi cambiano velocemente e per essere al
passo coi tempi è necessario innovare, cercare il
media è il modo più adatto alla comunicazione del
vino, del nostro vino.
care un linguaggio adatto, divulgativo, non troppo
esoterico. Questo è necessario anche per i vini di
alta gamma, per non allontanare il pubblico, met-
tendolo in soggezione. Sentiamo l’importanza di
avvicinare le nuove generazioni al vino nel modo
giusto, facendo comprendere l’identità di ciascun
prodotto.
Una strada molto efficace è certamente quella
dell’esperienza diretta. Per questo noi produttori
cerchiamo di sfruttare le degustazioni.
Comunicare i nostri vini facendoli assaggiare, ci
permette di raccontarli meglio e di aiutare a capire
il vino, a formarsi un’opinione in materia, a decodi-
ficarne le caratteristiche.
Non a caso l’enoturismo ha avuto in questi anni un
grande sviluppo, il vino è diventato un importan-
te magnete per coinvolgere in un unico sistema
virtuoso altre realtà economiche, raggiungendo
grandi risultati in termini commerciali e di comu-
nicazione. Come dicevo, l’esperienza diretta della
degustazione è alla base della nostra strategia di
comunicazione da molti anni. In questa direzione ci
siamo mossi da tempo. Per questo abbiamo aperto
dei ristoranti & wine bar monomarca, per portare il
nostro prodotto direttamente al pubblico: I ristoranti
& wine bar Frescobaldi sono ubicati nei luoghi stra-
N°06 foglio 12 fogli di ideecomunicazione, arte, moda, design, cibo
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“Untitled” by Daniel Arsham, The Armory Show 2011 (NYC)
Un prodotto non è fatto soltanto dalla produzione ma anche dal marketing che crea
un brand adeguato ed un sistema finanziario e commerciale efficace, altrimenti non è
possibile crescere ed essere competitivi anche con un prodotto di ottima qualità.
È necessario essere forti sotto tutti gli aspetti.
Una informazione corretta è una buona informazioneIl mio punto di vista è quello del giornalista. Quello che lavora dall’al-
tra parte della “barricata”. In altre parole il mio mestiere è quello di
scrivere per i miei lettori storie aziendali, eventi e notizie, che i co-
municatori “di mestiere” trasmettono alle redazioni (carta stampata,
televisioni e web), con l’obiettivo di vederle pubblicate. Nel mare ma-
gnum di informazioni che tutti i giorni arrivano ai giornalisti, la forza
degli uffici stampa, dei consulenti e degli addetti alle pubbliche rela-
zioni, sta proprio nella loro capacità di trasmettere notizie interessanti,
scritte in modo chiaro, semplice, che abbiano sempre un legame con
l’attualità. E che diventano case history belle da raccontare. Troppo
facile ottenere un articolo perchè “dietro” c’è un investimento pubbli-
citario. La vera forza del comunicatore sta nel riuscire a far parlare del
proprio cliente perchè ha “i numeri” per essere raccontato.
Nonino (per la letteratura, l’arte, la cronaca e l’attualità) che ogni anno
porta a Percoto l’intellighentia internazionale. Il resto è storia nota: la
grappa Nonino conquista l’allure di liquore d’èlite. Una vittoria che va
a beneficio di tutto il settore: grazie a Gianola non solo quella firmata
Nonino, ma tutta la grappa prodotta dalle aziende di settore, acquista
un’immagine “alta”. Questo esempio è utile a far capire come ogni
azienda, con la sua storia, la sua specificità può diventare un model-
lo imprenditoriale interessante ed esemplare per trovare una strada
diversa, una chiave di volta assolutamente unica per fare breccia nel
consumatore e definire un posizionamento di comunicazione innova-
tivo. Oggi è fondamentale adottare una corretta politica di marchio,
al di là dell’abusato “Made in Italy”, capace di raccontare la storia, il
valore aggiunto e le vere qualità che ciascuna azienda possiede. Con
tutti gli strumenti che il mondo della comunicazione ha a disposizione.
Pubblicità compresa. Informare “bene” significa dunque evitare omo-
logazioni o emulazioni troppo facili e scontate che alla fine dei conti,
non hanno mai giovato alla stessa comunicazione.
In proposito mi piace ricordare un caso esemplare di azienda che si
è imposta sul mercato e all’attenzione dei media, senza ricorrere alla
pubblicità tradizionale. Parlo del marchio Nonino che produce grap-
pa. Un esempio forse irripetibile, in una situazione di mercato come
quella che conosciamo oggi, ma che a suo tempo ha saputo portare
risultati importanti.
Tutto inizia con l’intuizione di Gianola Nonino, moglie di Benito produt-
tore di grappa (ottima) in quel di Percoto. Erano gli anni Settanta. La
grappa era vissuta come una bevanda “da muratori”, molto cheap.
Gianola ha l’idea vincente: usare la leva del pakaging. Invece dei tra-
dizionali bottiglioni, Gianola “centellina” la grappa in piccole preziose
ampolle di vetro di Murano. In parallelo, si attiva per portare nelle mi-
gliori feste e salotti di tutta Italia la “sua” grappa, e istituisce il premio Marcella Gabbiano Giornalista Affari&Finanza “La Repubblica”
Il successo del vino di qualità è dovuto ad un cambiamento
nella percezione dei consumatori: il vino non è più solo una bevanda
ma è un prodotto che suscita interesse, che crea comunicazione
anche all’interno di un gruppo di commensali, che amano
informarsi e scegliere.
porta risultati, ma tutto questo (al di là delle leggende che circolano
negli ambienti pubblicitari) non potrebbe esistere se i Mr. Draper di ieri
e di oggi, non avessero costruito le giuste relazioni.
Ho letto di recente, in uno dei siti di marketing più avanzato (l’ameri-
cano futurelab.net), delle regole che dovrebbero stabilire il futuro della
nostra professione, 10 regole per aiutarci nelle sfide che il mercato ci
presenta. Una in particolare mi ha colpito: “fate vivere le vostre promes-
se, iniziate a costruire relazioni”.
Ecco qua raccolto in una frase il principio che ci governa, che ci per-
mette di resistere alle crisi, che alimenta la nostra creatività e produce
strategie, che “ci permette di scegliere media e messaggi che le per-
sone (i target ormai non esistono più, convinciamocene una volta per
tutte) abbracceranno e condivideranno”, che ci aiuta a porre limiti ai
nostri clienti, a mettere dei paletti e offrire soluzioni giuste anche quan-
do sembra impossibile.
Sono le relazioni che sostengono il nostro lavoro.
Ognuno di noi deve saper costruire rapporti che si rinnovano costan-
temente, che si alimentano di nuove risorse o si consolidano per l’effi-
cacia dei risultati, perché prima di chiedersi come comunicare bisogna
saper comunicare con noi stessi e con gli altri.
Relazione per noi significa prima di tutto ricerca, non solo di soggetti
utili (creando network per usare un termine contemporaneo) ma an-
che di idee che non devono per forza essere nuove, ma sicuramente
devono possedere un significato comprensibile e adatto al problema
da risolvere. Questo è quello che fa di Don Draper un archetipo della
pubblicità e della comunicazione (difetti compresi, non dimentichiamo-
lo mai) e che ci fa dire con una punta di sano cinismo: “tutto cambia,
niente cambia”.
Quando guardo Mad Men (per chi ancora non lo sapesse “Mad Men”
è la serie televisiva dedicata alla vita di una grande agenzia pubblici-
taria degli anni sessanta) arrivo sempre alla stessa conclusione: “non
è cambiato niente!”.
Certo la Sterling Cooper è un’agenzia che occupa un piano di un grat-
tacielo della Madison Avenue, ha come clienti la Lucky Strike e la ca-
tena di alberghi Hilton, Don Draper è un Direttore Creativo affascinante
che indossa completi grigi stile Tom Ford, attorniato da uno stuolo di
account intraprendenti e segretarie impeccabili. Parliamo del top in-
somma ... ma a chi lavora in questo ambiente (al di là della posizione in
classifica) basta un solo episodio per affermare - anche con una punta
di invidia - la storia è sempre la stessa:
“la fortuna di Don sono le relazioni”.
Sono passati cinquanta anni dall’età dell’oro della pubblicità, proprio
in quegli anni Ogilvy pubblicava “Confessioni di un pubblicitario”. Di
tempo ne è passato e noi siamo cambiati, l’America adesso non se la
passa tanto bene e neanche qui tira una buona aria, a dirla tutta. Oggi
al posto dei grattacieli ci sono i loft e internet, quella invenzione che ha
rivoluzionato la nostra vita … ma i meccanismi che regolano le agenzie
di comunicazione sono sempre gli stessi.
Le relazioni e spesso il caso, segnano la vita ed il successo di chi fa il
nostro mestiere: trovarsi al momento giusto nel posto giusto, un mantra
che impariamo da subito e che regola da sempre il nostro mondo.
Certo la serie che ha conquistato non so quanti Golden Globe è roman-
zata e si intreccia con le vicende personali dei protagonisti (i personag-
gi devono fare i conti con le loro “relazioni”, decisamente in crisi) ma
guardandola si ha veramente la sensazione che niente sia cambiato: i
creativi combattono con gli account, le segretarie si barcamenano tra
agende, regali alle mogli e caffè da portare, il marketing sforna strate-
gie di posizionamento, i PR organizzano eventi e tutti devono rendere
conto agli amministratori. Un meccanismo ben oliato si direbbe, che Monica Evangelisti Copywriter CeG Maxicom
Mr. Draper è ancora tra noi
Hearst Tower (NYC)
N°06 foglio 22 fogli di ideecomunicazione, arte, moda, design, cibo
Comunicare Come è nato da un’idea maturata nel corso dei miei anni
di esperienza come pubblicitario e dalla urgenza di trovare un modo
per far conversare gli attori della comunicazione: imprese, comuni-
catori, stampa, consumatori. Non solo le grandi imprese ma anche
quelle medie e piccole oggi devono riflettere sul ruolo che la comuni-
cazione gioca per il loro futuro.
E’ il momento di fermarsi per far riflettere le aziende su uno dei fatto-
ri che determinano una “buona comunicazione”: proprio le aziende
spesso perdono di vista ciò che muove il mercato ovvero le relazioni
che vengono create dalla comunicazione. Comunicare Come intende
essere un percorso da portare avanti per avere sempre sotto gli occhi
lo stato dell’arte della comunicazione, attraverso le esperienze dirette
degli imprenditori e degli addetti ai lavori.
Oggi è fondamentale avere un ascolto attivo all’interno di un siste-
ma, il sistema della comunicazione, che come ben sappiamo cambia
velocemente. Creando un osservatorio si ha dunque la possibilità di
e flessibilità devono essere le due leve intorno al quale ruota la comu-
nicazione, leve che dovranno essere costantemente controllate per
creare un ordine efficace all’interno dei meccanismi della comunica-
zione. Non esistono scorciatoie quando si fa comunicazione, è neces-
sario attenersi a regole di marketing ben precise che sono sempre le
stesse ma modulabili a seconda del periodo storico e sociale in cui
vengono messe in pratica.
Altro nodo che ritengo centrale alla discussione è l’importanza del
marchio e di ciò che sta dietro alla sua identità.
Per comunicare correttamente le piccole e medie imprese che sono il
tessuto dell’economia italiana, è necessario educarle a come comuni-
care ed a come rapportarsi con i mercati, sempre diversi per prodotto
e per tipologia di consumatore.
Le relazioni creano le identità offrire un momento di discussione aperta e di presentare gli scenari
che costantemente si aprono sul mercato globale, cercando di capire
che cosa vuole realmente il consumatore, che è sempre al centro della
comunicazione. Da quando siamo entrati in crisi abbiamo assistito ad
un crollo valoriale della comunicazione, ecco perché oggi dobbiamo
fare chiarezza su come, cosa e a chi comunicare, ascoltando il mer-
cato ed i consumatori per comprendere come comunicare. Ascolto Giorgio Brogi Fondatore CeG Maxicom
Ascolto e flessibilità devono essere le due leve intorno al quale ruota
la comunicazione, leve che dovranno essere costantemente controllate per creare
un ordine efficace all’interno dei meccanismi della comunicazione.
Il mio punto di vista è quello del giornalista di moda
che lavora su una testata importante e conosciuta
come L’Uomo Vogue, in tal senso la mia analisi si
rivolge al diverso modo di comunicare delle azien-
de e dei brand del settore. Per la moda è inevita-
bile comunicare, diventa una necessità che non si
può evitare. E’ importante accettare la comunica-
zione come un valore a sé rispetto al prodotto ed
a come si intende comunicarlo. L’importanza della
comunicazione, intesa come valore aggiunto per
un brand di moda, viene accettato nelle aziende
di riferimento “cosa esiste dietro la creazione di un
prodotto”, che cosa lo distingue rispetto agli altri.
La moda è un universo estremamente vario, che
muta velocemente e che invia segnali creativi in
ogni momento, nella comunicazione di moda è
importante la ricerca di quelli che potrebbero essere
gli scenari del futuro. E’ importante guardare avanti
e capire cosa succederà da qui a 10 anni ed in
questo campo la comunicazione può fare molto …
In Italia è necessario eliminare un atteggiamento
molto frequente e molto evidente nelle aziende di
medie dimensioni ma comunque importanti: l’at-
taccamento a quell’idea di Made in Italy che viene
usata da molti imprenditori come scorciatoia per
sopperire alle mancanza di identità o di progetto
creativo. Ciò che interessa oggi al consumatore è
che il prodotto sia fatto bene, sia originale ed este-
ticamente gradevole, risponda a precise richieste
del mercato. I consumatori non sono più morbosa-
mente attaccati al concetto del “è bello perché fatto
in Italia”.
Non interessa più da dove provenga il prodotto ma
perché è stato fatto, quale sia il progetto creativo
che ha generato un risultato finale diverso da altri.
Indossare un prodotto come questo permette di
sentirsi unici, questo è quello che conta oggi.
moda mentre spesso le aziende medio-basse (di
abbigliamento) non comprendono questa esigen-
za, considerano la comunicazione come un fattore
aggiuntivo e non indispensabile.
Credo che oggi sia fondamentale far capire che le
aziende molto spesso non riescono a definire chia-
ramente quale sia la loro visione di impresa e di pro-
dotto, non riescono quindi a comunicare quale sia la
loro vera identità. Comunicare non significa “creare
una bella immagine” ma anche saper trasmettere
dei valori. Il settore dell’abbigliamento (piccole e me-
die imprese) tenta di imitare il segmento moda (alta
moda), senza comprendere che adottando questo
tipo di atteggiamento, si produce solo omologazione
senza comunicare valore e identità.
Quello che serve nel mercato attuale è comunicare
un progetto aziendale, quindi il percorso e le ra-
gioni per le quali si è arrivati a creare quel brand
e quel prodotto. Si tratta di un fenomeno molto ita-
liano non riuscire a trasmettere ai diversi pubblici
Scenari e visioni di moda: chiavi di accesso al futuro
Giuseppe Ceccarelli Giornalista “L’Uomo Vogue”
Quello che serve nel mercato attuale è comunicare un progetto
aziendale, quindi il percorso e le ragioni per le quali si
è arrivati a creare quel brand e quel prodotto.
La moda è un universo estremamente vario, che muta
velocemente e che invia segnali creativi in ogni momento,
nella comunicazione di moda è importante la ricerca di quelli
che potrebbero essere gli scenari del futuro.
Comunicare Come
Tenuta delle Ripalte
Boroli Wine Forum
Tenuta del Buonamico - Borsalino
Gazzarrini