Licio Gelli e La Loggia P2

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Licio Gelli e la loggia P2 “Il nostro,come disse Sciascia,è un paese senza memoria e verità,ed io per questo cerco di non dimenticare” "Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario” P2 (Loggia Propaganda Due) Che cos'è La data di fondazione della loggia massonica Propaganda Due si perde nel tempo, come spesso accade per simili consorterie. E' noto, comunque, che era un antico sodalizio che accoglieva gli elementi più importanti e prestigiosi, fin da quando, nel secolo scorso, la massoneria, aveva avuto un ruolo centrale nelle vicende italiane. Dopo la seconda guerra mondiale era stata riorganizzata anche la loggia P2, con l'aiuto della massoneria USA, trasferendovi i massoni più in vista o che dovevano restare "coperti". Nel Dicembre 1965 il Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli presenta l'apprendista Licio Gelli al Gran Maestro Gamberini, il quale lo eleva immediatamente di grado nella gerarchia massonica e lo inserisce nella loggia P2. Nel 1969 Ascarelli e Gamberini affidano a Gelli un non meglio precisato incarico speciale nella loggia. Nel 1971 Gelli diviene segretario organizzativo e ha il totale controllo della loggia. Nel frattempo molti personaggi eccellenti, soprattutto militari e finanzieri si sono iscritti, tra questi il generale Allavena che porterà in dote le copie dei fascicoli delle schedature del SIFAR. Nel '69 capi massonici diranno che grazie a Gelli 400 alti ufficiali dell'esercito sono stati iniziati alla massoneria al fine di predisporre un "governo di colonnelli", sempre preferibile ad un governo comunista. Nel 1972 il nuovo segretario organizzativo cambia nome alla loggia in "Raggruppamento Gelli-P2" accentuandone le caratteristiche di segretezza evitando qualsiasi tipo di controllo. Nel 1973 la loggia segreta "Giustizia e Libertà" si fonde con la P2. Alla Gran Loggia di Napoli del Dicembre 1974, qualcosa di simile a un conclave massonico alcuni tentarono di sciogliere la P2 e di abrogarne i regolamenti particolari, ma senza successo, Gelli aveva acquisito troppo potere nel frattempo. Lino Salvini, maestro del Grande Oriente d'Italia, quindi, nonostante non vedesse di buon occhio tanto potere concentrato in quella loggia, il 12 Maggio 1975 decretò ufficialmente la ricostituzione della loggia P2 elevando Gelli al grado di maestro venerabile. La loggia P2 valicherà presto i confini nazionali e conterà affiliati in diversi paesi dove non si limiterà a fare proselitismo, ma parteciperà, nei modi che la caratterizzano alla vita politica, economica e finanziaria di tali paesi. In Argentina, per esempio favorirà il golpe militare, per poi perorare la causa del ritorno di Peron, così come risulterà implicata nello scoppio del conflitto delle isole Malvinas. La loggia P2 risulterà attiva in Uruguay, Brasile, Venezuela, negli Stati Uniti, in diversi paesi europei e non ultima in Romania, dove Gelli avrà importanti rapporti con il regime "socialista" di Ceausescu, nonostante l'anticomunismo viscerale di tutti gli aderenti alla P2. Evidentemente a Ceausescu non era rimasto niente di comunista e Gelli lo sapeva.

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Loggia Massonica P2

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Licio Gelli e la loggia P2 “Il nostro,come disse Sciascia,è un paese senza memoria e verità,ed io per questo cerco di non dimenticare”

"Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”

P2 (Loggia Propaganda Due)

Che cos'è

La data di fondazione della loggia massonica Propaganda Due si perde nel tempo, come spesso accade per simili consorterie. E' noto, comunque, che era un antico sodalizio che accoglieva gli elementi più importanti e prestigiosi, fin da quando, nel secolo scorso, la massoneria, aveva avuto un ruolo centrale nelle vicende italiane. Dopo la seconda guerra mondiale era stata riorganizzata anche la loggia P2, con l'aiuto della massoneria USA, trasferendovi i massoni più in vista o che dovevano restare "coperti". Nel Dicembre 1965 il Gran Maestro aggiunto Roberto Ascarelli presenta l'apprendista Licio Gelli al Gran Maestro Gamberini, il quale lo eleva immediatamente di grado nella gerarchia massonica e lo inserisce nella loggia P2. Nel 1969 Ascarelli e Gamberini affidano a Gelli un non meglio precisato incarico speciale nella loggia. Nel 1971 Gelli diviene segretario organizzativo e ha il totale controllo della loggia. Nel frattempo molti personaggi eccellenti, soprattutto militari e finanzieri si sono iscritti, tra questi il generale Allavena che porterà in dote le copie dei fascicoli delle schedature del SIFAR. Nel '69 capi massonici diranno che grazie a Gelli 400 alti ufficiali dell'esercito sono stati iniziati alla massoneria al fine di predisporre un "governo di colonnelli", sempre preferibile ad un governo comunista. Nel 1972 il nuovo segretario organizzativo cambia nome alla loggia in "Raggruppamento Gelli-P2" accentuandone le caratteristiche di segretezza evitando qualsiasi tipo di controllo. Nel 1973 la loggia segreta "Giustizia e Libertà" si fonde con la P2. Alla Gran Loggia di Napoli del Dicembre 1974, qualcosa di simile a un conclave massonico alcuni tentarono di sciogliere la P2 e di abrogarne i regolamenti particolari, ma senza successo, Gelli aveva acquisito troppo potere nel frattempo. Lino Salvini, maestro del Grande Oriente d'Italia, quindi, nonostante non vedesse di buon occhio tanto potere concentrato in quella loggia, il 12 Maggio 1975 decretò ufficialmente la ricostituzione della loggia P2 elevando Gelli al grado di maestro venerabile. La loggia P2 valicherà presto i confini nazionali e conterà affiliati in diversi paesi dove non si limiterà a fare proselitismo, ma parteciperà, nei modi che la caratterizzano alla vita politica, economica e finanziaria di tali paesi. In Argentina, per esempio favorirà il golpe militare, per poi perorare la causa del ritorno di Peron, così come risulterà implicata nello scoppio del conflitto delle isole Malvinas. La loggia P2 risulterà attiva in Uruguay, Brasile, Venezuela, negli Stati Uniti, in diversi paesi europei e non ultima in Romania, dove Gelli avrà importanti rapporti con il regime "socialista" di Ceausescu, nonostante l'anticomunismo viscerale di tutti gli aderenti alla P2. Evidentemente a Ceausescu non era rimasto niente di comunista e Gelli lo sapeva. Analizzare gli intrighi, la partecipazione a tentativi di colpo di stato o a colpi di stato riusciti, a stragi, attentati, omicidi, depistamenti, operazioni finanziarie sporche e' praticamente impossibile. Basti pensare che dopo il ritrovamento di una parte dei documenti relativi alle attività della loggia ad Arezzo il 17 Marzo 1981 e di altri a Montevideo in Uruguay e' stata costituita una commissione parlamentare di inchiesta presieduta da Tina Anselmi, i cui atti sono raccolti in 76 volumi di dimensioni consistenti e che la documentazione raccolta occupa diverse scaffalature anch'esse di dimensioni consistenti. Semplicemente ci limiteremo a dare un parziale elenco delle vicende in cui la P2 e' implicata. Anche l'elenco degli iscritti che forniamo e' parziale, purtroppo però è l'unico conosciuto, si calcola comunque che gli iscritti alla loggia fossero 2500/3000 e non 963 come risulta dalle liste sequestrate ad Arezzo.

Il 10 Dicembre 1981 il Parlamento ha ufficialmente sciolto la P2. Si tratta però solo di un atto formale, in realtà Gelli, nonostante i molti anni di carcere a cui e' stato condannato, e' ancora a piede libero e ha a disposizione un'enorme patrimonio per continuare a tessere i suoi intrighi. Il "piano di rinascita democratica" sequestrato a Maria Grazia Gelli nel Luglio 1982, che

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rappresenta la "carta programmatica per l'Italia" della P2, e' divenuto il programma di Silvio Berlusconi, in gran parte attuato. Ma ciò che più preoccupa e' che non può essere un semplice decreto a sciogliere un simile agglomerato di "veri criminali". Finché esisteranno enormi gruppi finanziari, potentati economici, multinazionali che dominano i popoli, continueranno ad esistere cosche mafiose e massoniche come la P2. Del resto, come anche attraverso questo lavoro abbiamo cercato di spiegare la P2 travalica i confini nazionali anche formalmente, Gelli nella Primavera del 1975 ha fondato a Montecarlo l'OMPAM che nessuno si sogna di sciogliere. L'unica cosa che ci rimane da fare e' combattere simili accozzaglie di moderni fascisti con ogni mezzo necessario.

 

 

 

 

 

 

Lo Statuto

PREMESSA1) L' aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema2) il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi, nella elaborazione di procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nell'elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

OBIETTIVI1) Nell'ordine vanno indicati:

a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale)b) la stampa, escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata al livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia, per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca, Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata.c) i sindacati, sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione dei lavoratori;d) il Governo, che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da proporre ai singoli dicasteri;e) la magistratura, che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi;f) il Parlamento, la cui efficienza e' subordinata al successo dell'operazione sui partiti politici, la stampa e i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano

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della manovra di tipo economico finanziario. La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accessibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione dei procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione e' la costituzione di un club (di natura rotariana per l'etereogenità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati, nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità. Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante e' stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale.

PROCEDIMENTI1) Nei confronti del mondo politico occorre:a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti -con i dovuti controlli- a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti: l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da da parte della pubblica opinione e' da ritenere inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominativamente. Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente. Ai giornalisti acquisti dovrà essere affidato il compito di "simpatizzare" per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.In un secondo tempo occorrerà:a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.

3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria e' fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell'UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno dell'attuale trimurti.Gli scopi reali da ottenere sono:

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a) restaurazione della libertà individuale, nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l'elezione dei consigli di fabbrica, con effettive garanzie di segretezza del voto;b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quello legittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo e' da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entità inferiori all'altra ipotesi.

4) Governo Magistratura e Parlamento

a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica (Per il PSI, ad esempio Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;c) in caso di risposta affermativa, affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti - con i dovuti controlli - a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti: l'uno, sulla sinistra (a cavallo fra PSI - PSDI - PRI - Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale. Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà, e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da parte della pubblica opinione e' da ritenere inevitabile.

PROGRAMMI

Per programmi si intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni in forma di:a) azioni di comportamento politico ed economico;b) atti amministrativi (di Governo);c) atti legislativi; necessari a ribaltare - in concomitanza con quelli descritti in materia di procedimenti - l'attuale tendenza di disfascimento delle istituzione e, con essa, alla disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano più secondo gli schemi originali. Si tratta, in sostanza, di "registrare" - come nella stampa in tricromia - le funzioni di ciascuna istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato.A titolo di esempio, si considerano due fenomeni:1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati ed al Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL e una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduti;2) l'involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell'area di istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonché dalla programmazione dei fabbisogni in tema di occupazione.Ne e' conseguente una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale - con gravi deficienze invece nei settori tecnici nonché la tendenza a individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all'egualitarismo assolto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli) e, con la

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delusione del non inserimento, il rifugio nella apatia della droga oppure nell'ideologia dell'eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio - posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenute nel recente Messaggio del Presidente della Repubblica - indubbiamente notevole - quale diagnosi della situazione del Paese, tenendo, però, ad indicare terapie più che a formulare nuove analisi.Detti programmi possono essere esecutivi - occorrendo - con normativa d'urgenza (decreti legge).a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a "registrare" le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale.a1) Ordinamento giudiziario: le modifiche più urgenti investono:- la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;- il divieto di nomina sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;- la normativa per l'accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari);- la modifica delle norme in tema di facoltà libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione - anche tentata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione delle norme sull'ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza in generale.a2) Ordinamento del Governo1 - legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri (Cost. art. 95) per determinare competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei Sottosegretari);2 - legge sulla programmazione globale (Cost. art. 41) incentrata su un Ministero dell'economia che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. - PPSS - Mediocredito Industria - Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d'incontro delle forze sociali e sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d'incontro con il Parlamento e le Regioni;3 - riforma dell'amministrazione (Cost. artt. 28 -97 - 98) fondato sulla teoria dell'atto pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilità politica da quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;4 - definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti espressamente dalla Costituzione e individuazione delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell'ambito delle leggi cornice.a3) Ordinamento del Parlamento1) ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR);2) modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Cost. art. 64) fra maggioranza-Governo da un lato, e opposizione, dall'altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica;3) adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programmagovernativo.

b) Provvedimenti economico-socialib1) abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30' effettive (dalle 8,30 alle 17) salvi i turni necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attività pubbliche e private;b3) eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno – Natale - Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto;b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festività - anche per sorteggio - in tutti i periodi dell'anno, sia per annualizzare l'attività dell'industria turistica, sia per evitare la "sindrome estiva" che blocca le attività produttive;b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:1 - revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione 1973-76;2 - nettizzazione all'origine di tutti gli stipendi e i salari delle P.A. (onde evitare gli enormi costi

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delle relative partite di giro);3 - inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;4 - abbattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare l'autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto;5 - alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti, investimenti e garanzie, per sollecitare l'autofinanziamento delle aziende produttive;6 - reciprocità fra Stato e dichiarante nell'obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati edaccertati;b6) abolizione della nominatività dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario esollecitare meglio l'autofinanziamento delle aziende produttive;b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica in sede di giro conti reciprochi che si risolvono - nel gioco degli interessi - in passività inutili dello stesso Stato;b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali dall'estero;b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case - ospedali - scuole - trasporti) da alimentare con:1 - sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili - generi di lusso)2 - proventi dagli inasprimenti ex b5)4;3 - finanziamenti e prestiti esteri su programma di spesa;4 - stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;5 - diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a L. 7.000.000 annui con speciali buoni del Tesoro al 9% non commerciabili per due anni.Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000 miliardi. Le riforme di struttura relative vanno rinviate a dopo che sia stata assicurata la disponibilità dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi strumenti (si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette nella creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto) Per quanto concerne la realizzabilità del piano edilizio in presenza della caotica legislazione esistente, sarà necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili dall'intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all'edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che e' da considerare il volano della ripresa economica;b10) aumentare la redditività del risparmio postale elevando il tasso al 7%;b11) concedere incentivi prioritari ai settori:I - turisticoII - trasporti marittimiIII - agricolo specializzato (primizie zootecnia)IV - energetico convenzionale e futuribile (nucleare - geotermico - solare)V - industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo dasollecitare investimenti in settori ad alto tasso di mano d'opera ed apportatori di valuta;b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del petrolio e di produzione siderurgica pesante.

c) Pregiudiziale e' che oggi ogni attività secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e gestore un Governo deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole e deciso a fare rispettare le leggi esistenti. Così e' evidente che le forze dell'ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle relative centrali direttive soltanto alla condizione che la Magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda. Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facoltà di interrogatorio d'urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell'ordinamento, nonché di violenza e resistenza alle forze dell'ordine, di violazione della legge sull'ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.

d) Altro punto chiave è l'immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da

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impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese. E' inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso, Europeo sulla formula viva "Settimanale".

MEDIO E LUNGO TERMINE

Nel presupposto dell'attuazione di un programma a breve termine come sopra definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l'avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali è possibile fin d'ora formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi grandi temi, è necessario rinviare nel tempo l'elencazione di problemi e relativi rimedi.a) Provvedimenti istituzionalia1) Ordinamento GiudiziarioI - unità del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 ove il P.M. e' distinto dai giudici);II - responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del P.M. (modifica costituzionale);III - istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed eliminando le attuali due fasi di istruzione;IV - riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale);V - riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile;VI - esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni in possesso di particolari requisiti morali;a2) Ordinamento del GovernoI - modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio e' eletto dalla Camera all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del successore;II - modifica della Costituzione per stabilire che i Ministri perdono la qualità di parlamentari;III - revisione della legge sulla contabilità dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato (per modificarne la natura da competenza in cassa);IV - revisione della legge sulla finanza locale per stabilire - previo consolidamento del debito attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni - che Regioni e Comuni possono spendere al di là delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da imposte e detraibili) e cioè relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA. Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola libertà di spesa basata sui debiti;V - riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le province e ridefinire i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari;a3) Ordinamento del ParlamentoI - nuove leggi elettorali, per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di secondo grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari - ex magistrati - ex funzionari e imprenditori pubblici - ex militari ecc.);II - modifica della Costituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed alla Senato preponderanza economica (esame del bilancio);III - stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali (modifica costituzionale);IV - stabilire che i decreti-legge sono inemendabili;a4) Ordinamento di altri organi istituzionaliI - Corte Costituzionale: sancire l'incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo legislativo di fatto);II - Presidente della Repubblica: ridurre a 5 anni il mandato, sancire l'ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco (modifica costituzionale);III - Regioni: modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici più che storici. Provvedimenti economico sociali.

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b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione di possedere un posto di lavoro e un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei grandi Comuni);b2) Nuova legislazione urbanistica favorendo le città satelliti e trasformando la scienza urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignità del cittadino (sul modello inglese) e stabilendo l'obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonché le retribuzioni dei giornalisti;b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi attuali;b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo: il divieto del pagamento di pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilità; il controllo rigido sulle pensioni di invalidità; l'eliminazione del fenomeno del cumulo di più pensioni;b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati limitando il diritto di sciopero nel senso di:I - introdurre l'obbligo di preavviso dopo aver spedito il concordato;II - escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte; pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;III - limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro;b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà azionaria delle imprese e sulla gestione (modello tedesco);b8) nuova legislazione sull'assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle acque, rimboscamento, insediamenti umani);b9) legislazione antimonopolio (modello USA);b10) nuova legislazione bancaria (modello francese);b11) riforma della scuola (selezione meritocratica - borse di studio ai non abbienti - scuole di Stato normale e politecnica sul modello francese);b12) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.c) Stampa - Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.

 

Vicende in cui è implicata la loggia P2

- Strage del treno Italicus- strage di Bologna- strage di Ustica- strage di Piazza Fontana- strage del rapido 904- omicidio Calvi- omicidio Pecorelli- omicidio Olof Palme- omicidio Semerari- colpo di stato militare in Argentina- tentativo di colpo di stato di Junio Valerio Borghese- tentativo di colpo di stato della Rosa dei Venti- caso dei dossier illegali del SIFAR- operazione Minareto- falso rapimento Sindona- tentativo di depistamento durante il rapimento Moro- rapimento Bulgari- rapimento Ortolani- rapimento Amedeo- rapimento Danesi- rapimento Amati- rapporti con la banda della Magliana- rapporti con la banda dei marsigliesi

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- inchiesta sul traffico di armi e droga del giudice Carlo Palermo- riciclaggio narcodollari (caso Locascio)- caso Cavalieri del Lavoro di Catania- fuga di Herbert Kappler- crack Sindona- crack Banco Ambrosiano- crack Finabank- scandali finanziari legati allo IOR- caso Rizzoli-Corriere della Sera- caso SIPRA-Rizzoli- scandalo dei Petroli- caso M. Fo. Biali- caso Eni-Petronim- caso Kollbrunner- cospirazione politica e truffa di Antonio Viezzer- cospirazione politica di Raffaele Giudice- cospirazione politica di Pietro Musumeci- cospirazione politica e falsificazione documenti di Antonio La Bruna- finanziamenti FIAT alla massoneria

Quando Gelli parla di Berlusconi,è lapidario: «Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto», dichiara all’Indipendente nel febbraio 1996. Il Piano di rinascita democratica era il programma politico della P2. Fu sequestrato il 4 luglio 1981 all’aeroporto di Fiumicino, nel doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia del Venerabile. Riletto oggi, risulta profetico. Prevede, infatti, di «usare gli strumenti finanziari per l’immediata nascita di due movimenti l’uno sulla sinistra e l’altro sulla destra». Tali movimenti «dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori». Nell’attesa, il Piano suggerisce che con circa 10 miliardi è possibile «inserirsi nell’attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito». Con «un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi» si potrebbe poi «provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale». Per quanto riguarda la stampa, «occorrerà redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell’altro»; «ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra». Poi bisognerà: «acquisire alcuni settimanali di battaglia», «coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un’agenzia centralizzata», «coordinare molte tv via cavo con l’agenzia per la stampa locale», «dissolvere la Rai in nome della libertà d’antenna»; «punto chiave è l’immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese». Tecnologia a parte: preveggente, no?

Tessera numero 1816.Oggi il più noto degli iscritti alla P2 è Silvio Berlusconi, tessera numero 1816. Per la P2 Berlusconi ha subito la sua prima condanna, ormai definitiva: per falsa testimonianza. Nel 1990, a Venezia, viene infatti giudicato colpevole di aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua iscrizione alla loggia. L’anno prima, però, c’era stata una provvidenziale amnistia.

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Quando parla della P2, Berlusconi se la cava, di solito, con qualche battuta. Eppure l’iscrizione alla loggia è stata determinante per i suoi primi affari immobiliari. Per esempio per ottenere credito dalla Banca nazionale del lavoro (controllata dalla P2, con ben otto alti dirigenti affiliati) e dal Monte dei Paschi di Siena (era piduista il direttore generale Giovanni Cresti). Conclude la Commissione Anselmi: gli imprenditori Silvio Berlusconi e Giovanni Fabbri (il re della carta) «trovarono appoggi e finanziamenti al di là di ogni merito creditizio». Ma poi, fatte le case, bisogna venderle. E non fu facile, per Berlusconi. Lo soccorse, agli inizi della sua carriera di immobiliarista, un «fratello» della loggia segreta, il napoletano Ferruccio De Lorenzo, già sottosegretario liberale in un governo Andreotti e padre di Francesco, futuro ministro della Sanità e imputato di Mani pulite: Ferruccio De Lorenzo acquistò, come presidente dell’Enpam (l’Ente nazionale previdenza e assistenza dei medici italiani) prima due hotel a Segrate, poi decine di appartamenti di Milano 2. L’Enpam decise poi di affidare a Berlusconi anche la gestione del teatro Manzoni di Milano, controllato dall’ente.

Il numero di tessera della P2 assegnata al Cavalier Berlusconi è: tessera 1816, codice E.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, data di affiliazione 26 gennaio 1978.

Nella relazione finale della Commisione parlamentare d’inchiesta sulla loggia P2 si legge: "...alcuni operatori (Genghini, Fabbri, Berlusconi) trovano appoggi e finanziamenti al di la’ di ogni merito creditizio...". Le due grandi banche, infatti, che danno credito a Berlusconi sono la Banca Nazionale del Lavoro e il Monte dei Paschi di Siena, dove durante gli anni ‘70 la P2 e’ piu’ attiva. Il Monte dei Paschi concede tra il ‘70 e il ‘79 70 miliardi di mutui fondiari a Berlusconi a tassi fra il 9 e il 9,5%.

Il 10 Aprile 1978 Berlusconi inizia una collaborazione come editorialista sul maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, proprio quando la loggia P2 acquisisce, come dice la commissione parlamentare d’inchiesta "il controllo finanziario e gestionale del gruppo Rizzoli".

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Interpellato su Licio Gelli, Berlusconi risponde: "...Anch’io come 50 milioni di italiani, sono sempre in curiosa attesa di conoscere quali fatti o misfatti siano effettivamente addebitati a Licio Gelli. Anni di inchieste sono serviti solamente ad offrire alle varie fazioni politiche un terreno di lotta e di calunnie facile quanto strumentale.

FALSA TESTIMONIANZA SULLA P2

Nel 1990 la corte d’appello di Verona denuncia Silvio Berlusconi con la seguente motivazione: "...Ritiene il collegio che le dichiarazioni dell’imputato non corrispondano a verita’. In sostanza infatti secondo il Berlusconi la sua definita adesione alla P2 avvenne poco prima del 1981 e non si tratto’ di vera e propria iscrizione, perche’ non accompagnata da pagamenti di quote appunto di iscrizione, peraltro mai richiestegli. Tali asserzioni sono smentite:

    A) Dalle risultanze della commissione Anselmi.    B) Dalle stesse dichiarazioni rese dal prevenuto avanti al G.I. di Milano, e mai contestate, secondo cui la sua iscrizione alla P2 avvenne nei primi mesi del 1978.    C) Dagli atti della commissione parlamentare ed in particolare dagli elenchi degli affiliati, sequestrati in Castiglion Fobocchi figura il nominativo del Berlusconi (numero di riferimento 625) e l’annotazione del versamento di lire 100.000 come eseguito in contanti in data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risulterebbe comprovata anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di proprieta’ di Gelli...".

Nel 1990 la Corte d'appello di Venezia condanna Silvio Berlusconi per aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua affiliazione alla loggia massonica P2.

Nell'1989 (ma pensate che fortuna!!!) c'era stata un'amnistia che estingue il reato.

N.b.

Quando Silvio Berlusconi dice di non essere mai stato condannato dice una CAZZATA grande come una casa!: Di fatto quella sulla falsa testimonianza riguardo la P2 resta una condanna, anche se graziata da un amnistia precedente!

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HANNO VINTO

Andrea Barbetti [04.01.2002]

"Così la mia nazione è ritornata al puntodi partenza, nel ricorso dell'empietà.E, chi non crede in nulla, ne ha coscienza,e la governa" (P.P.Pasolini)

Ha vinto la Loggia Propaganda 2, più comunemente chiamata P2. Ha vinto il suo venerabile maestro, Licio Gelli, recentemente nominato Gran Maestro onorario della Serenissima Gran Loggia nazionale d'Italia di rito scozzese antico. Ha vinto il piano di Rinascita democratica su cui poggiava il progetto della P2.

Era il marzo del 1981 quando le forze dell'ordine, durante le indagini sul caso Sindona, sequestravano nella villa aretina di Gelli documenti che nel maggio dello stesso anno sarebbero stati pubblicati dal Parlamento prima che l'allora governo Forlani, reo di aver minimizzato il fatto, fosse costretto a dimettersi. Si trattava di elenchi che comprendevano 953 persone - esponenti politici, alti militari, importanti funzionari dei servizi segreti, esponenti di primo piano del mondo economico e civile - affiliati alla Loggia massonica segreta P2. Il loro Maestro era per l'appunto Licio Gelli, fascista, volontario nella guerra di Spagna, repubblichino di Salò e, secondo un pentito della loggia stessa, figura legata al tentato golpe del principe Julio Valerio Borghese del dicembre 1970. Era il luglio del 1984 quando la Commissione Parlamentare d'inchiesta, presieduta dall'on. Tina Anselmi, col voto a maggioranza di Dc, Psi, Pci, Pri, Sinistra Indipendente, scioglieva definitivamente la loggia, completando il percorso già avviato da una legge del 1982, che vietava la costituzione di associazioni segrete. La Commissione, dopo un meticoloso lavoro durato dal novembre 1981 all'estate del 1984, nella relazione finale descriveva la P2 come un'organizzazione estremamente pericolosa, una sorta di potere parallelo in grado, a partire dagli anni '70, di condizionare l'attività delle istituzioni pubbliche e di influenzare probabilmente - con prove però difficili da reperire con assoluta certezza- la strategia della tensione, culminata nelle stragi di Milano, di Brescia, del treno Italicus e di Bologna. Il documento portabandiera della Loggia P2 va individuato sicuramente nel piano di Rinascita democratica, che risale al 1975, l'anno in cui gli affiliati decidono che la finalità della loro azione non deve cercarsi nel sovvertimento del potere, ma nell'individuare una strategia di progressiva occupazione del sistema attraverso il controllo delle nomine di vertice.

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A distanza di venti anni dalla scoperta degli elenchi a villa Vanda possiamo affermare che la P2 ha vinto e che il nostro paese vede attuato il piano di Rinascita democratica. Esso infatti prevedeva il controllo dei mass-media attraverso l'acquisizione di settimanali di battaglia, di molte Tv via cavo e la dissoluzione della Rai in nome della libertà di antenna. E' quello che sta accadendo, con un soggetto che detiene il monopolio della emittenza privata nazionale e che grazie al suo primato politico ben presto omologherà sotto di sé l'intera televisione pubblica, lasciando magari aperto qualche spazio di dissenso per fregiarsi del termine "pluralismo". Il piano prevedeva anche la normalizzazione dei sindacati confederali, intaccando la loro compattezza, separando soprattutto Cisl e Uil dalla Cgil, anche a costo di una dolorosa scissione, eventualmente attraverso opportuni contributi finanziari. E' di questi mesi il difficile rapporto fra le confederazioni principali del nostro paese, con una Cgil spesso isolata e tacciata assurdamente di posizioni giudicate antiquate e limitative dello sviluppo dell'Italia, quando invece esse sono una pura e semplice difesa di diritti elementari e indiscutibili (come l'Art. 18 e le pensioni) che i lavoratori hanno ottenuto in un secolo di dure e coraggiose lotte. Non è finita, purtroppo. Fra i punti di Rinascita democratica spiccava una riforma che toccasse pesantemente l'autonomia della magistratura e più precisamente si legge che "la magistratura deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi"; frase ambigua, dato che nel piano era poi prevista la riduzione dell'alterità istituzionale della magistratura e la dipendenza del Pubblico Ministero dal potere esecutivo.

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In queste settimane la maggioranza parlamentare e il Presidente del Consiglio hanno ripetutamente attaccato i magistrati in vario modo, togliendo ad esempio numerose scorte, votando in Parlamento leggi che renderanno più difficili certi processi, parlando apertamente di una parte della magistratura come di un potere asservito ad aree politiche precise ed oggi all'opposizione. La riforma sulla giustizia presentata dalla maggioranza è perfettamente allineata con le direttive del piano di Rinascita democratica. Quest'ultimo, nel lontano 1975, prevedeva inoltre alcuni ritocchi della Costituzione senza intaccarne comunque il disegno originario e la selezione continua e rigorosa degli uomini politici in grado di assecondare tale progetto. All'epoca si pensava che la realizzazione dello stesso passasse attraverso un impegno economico notevole, ma è possibile leggere anche che "qualora le circostanze permettessero di contare sull'ascesa al governo di un uomo politico (o di una équipe) già in sintonia con lo spirito del club o con le sue idee di "ripresa democratica", è chiaro che i temi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all'attuazione dei procedimenti sopra descritti. In termini di tempi ciò significherebbe la possibilità di ridurre a sei mesi ed anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilità dei mezzi finanziari". L'ipotesi che il piano prospettava si è realizzata. Per la seconda volta in sette anni è presidente del consiglio del nostro paese Silvio Berlusconi, affiliato alla Loggia Propaganda P2 con la tessera numero 1816, iscrizione per cui la corte d'Appello di Venezia nel 1990 lo condannò per aver giurato il falso, condanna inutile dal punto di vista penale perché un' amnistia del 1989 aveva estinto il reato. Partendo da questa minima e opportuna documentazione si smarrisce inevitabilmente il già scarso buon umore per un sinistro buonismo negli ultimi anni fortemente controproducente. Davvero non si capisce come di fronte a tale evidenza le forze dell'opposizione non reagiscano in modo duro e intransigente, cercando almeno di consegnare una verità palese ad un paese sprovvisto per ignoranza o convenienza di un alfabeto minimo di memoria storica, che in casi come questo sarebbe necessaria ed essenziale per difendere le istituzioni e la Costituzione che si sono formate nel dopoguerra.

Osservando la situazione politica del nostro paese si può facilmente sostenere di essere sul punto di scivolare dentro una dolce dittatura catodica ed economica dalla quale sarà molto difficile uscire, soprattutto se la sinistra democratica continuerà ad essere così esangue. Ci si chiede: è possibile parlare di opposizione costruttiva, di politica estera bipartisan, di accordi con una maggioranza ed un Presidente del Consiglio che procedono a colpi pesantissimi, per quanto formalmente democratici, nel realizzare un piano che, una volta compiuto, cancellerebbe davvero la vita libera e democratica dell'Italia per anni? Cerchiamo almeno di non accompagnare la mano dell'uomo col cappuccio.

P2 AL POTERE

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Quasi vent'anni fa, la loggia P2 aveva tre obiettivi prioritari: primo quello di rompere l'unità sindacale; secondo quello di avere il controllo dei mezzi di comunicazione; terzo quello di asservire la Magistratura al potere esecutivo. A quel tempo, un sottosegretario al Tesoro fu costretto a dimettersi perché il suo nome era nell'elenco degli iscritti alla Loggia Massonica di Licio Gelli.Oggi, vent'anni dopo, quel sottosegretario, Pisanu, è Ministro degli Interni, e risponde ad un Presidente del Consiglio che era nella stessa lista massonica. E i tre obiettivi prioritari che la P2 si proponeva stanno per essere raggiunti senza troppo clamore. Possibile che gli italiani abbiano una memoria così corta? Riflettere, elaborare, resistere : una opposizione unita, insieme al sindacato dei lavoratori che si batte per i diritti, sapranno riscattare quest'Italia terribilmente berlusconiana, tragicamente piduista..

I LATI OSCURI DELLA MORTE DEL COL.FLORIO E DEL CAP. ROSSI DELLA GUARDIA DI FINANZA

"Liberazione" Tecnicamente, in una serie sui delitti italiani la storia che vi racconto oggi non dovrebbe entrarci. Le morti del colonnello Salvatore Florio e del capitano Luciano Rossi, entrambi appartenenti al corpo della Guardia di Finanza, sono infatti rubricate rispettivamente come incidente stradale e suicidio. Ma dovete sapere che ogni cronista ha le sue fissazioni, e una delle mie fissazioni è il "caso Florio". Forse perché quel colonnello era catanese come me, per giunta amico di famiglia, e da bambino lo vedevo come un personaggio mitico perché ogni tanto, in estate, passava in elicottero sopra la nostra casa di villeggiatura, ordinava al pilota di rallentare e si sporgeva per salutare con la mano. Quando molti anni dopo, spulciando i volumi della Commissione sulla P2, m'imbattei nel nome del colonnello Florio, ci misi un poco a collegare quel nome con l'uomo dell'elicottero. E scoprirlo e provare dispiacere fu un tutt'uno, dato che in quelle carte del colonnello Florio si raccontava la morte: il 26 luglio del 1978, sono passati da poco 24 anni, il colonnello si svegliò di buon mattino nella caserma della Guardia di Finanza di Modena. Doveva rientrare a Roma per l'ora di pranzo, e mentre faceva colazione il suo autista stava già tirando fuori del garage l'auto di servizio, una Fiat 131. Come sempre, prima di mettersi in viaggio, il colonnello fece il giro dell'auto per controllare lo stato delle gomme, si assicurò che benzina e olio e ogni altra cosa fosse a posto, e ricevette assicurazioni in proposito. Malgrado lo ricordassi come lo spericolato uomo dell'elicottero, il colonnello Florio era un uomo pignolo e prudente fino all'eccesso, e così pure il suo autista. I due partirono alle 8,30 in punto, come da programma. Il tempo era buono, e il viaggio s'annunciava di tutto riposo. Alcuni testimoni videro l'auto grigia avvicinarsi a velocità moderata al casello che da Carpi immette sull'autostrada, poi la videro sbandare due volte, come impazzita, e invadere la corsia opposta andando a scontrarsi con una Mercedes. Il colonnello Florio e il suo autista morirono sul colpo. Quando nel 1985 riuscii con molta fatica a procurarmi la cartella relativa all'incidente, ci trovai dentro soltanto una paginetta di verbale redatta da due agenti della polizia stradale. Si parlava d'incidente scaturito "da cause non accertate". La 131, com'è ovvio, era stata distrutta subito dopo l'incidente, senza che nessuno pensasse ad una perizia sui rottami. All'epoca, la storia del colonnello Florio era nota a pochissimi. Solo dopo la scoperta del verminaio piduista, nel 1981, il magistrato milanese Pierluigi Dell'Osso tentò di ricostruire, tra i molti rivoli, dello scandalo anche la storia del colonnello Florio, e di quello strano incidente. Nei primi anni '70, quando io lo vedevo passare sulla mia testa con l'elicottero, il colonnello Florio dirigeva il delicatissimo "Reparto II" della Guardia di Finanza, una sorta di "servizio informazioni" del corpo: sono gli anni della Strategia della tensione, del crack Sindona, della crescita incontrollata della P2. Un materassaio di Arezzo, di nome Licio Gelli, si fa fotografare con Andreotti e riceve file di politici, generali e imprenditori all'Hotel Excelsior di Roma. Da dove venga tanto potere non si capisce. Tra i primi a chiederselo, c'è il colonnello Florio. Nel marzo del 1974 il colonnello ordina a tre suoi ufficiali di svolgere indagini su Gelli. Quindici giorni dopo, sul suo tavolo ci sono i rapporti che tracciano la prima radiografia completa del fino allora sconosciuto sistema di potere piduista: in uno dei dossier si parla dei rapporti di Gelli "Con Andreotti e con altri elementi della sua corrente". In un altro si accenna a traffici d'armi e a tangenti

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su forniture di petrolio arabo in cui la P2 sarebbe coinvolta. A voce, gli estensori dei rapporti riferiscono al colonnello che Gelli è amico intimo di alti ufficiali di tutti i corpi dello Stato, compreso il loro. Il colonnello Florio prende atto e stampiglia la dicitura "Riservatissimo" sui tre dossier. Ma questo non evita che Gelli ne abbia quasi subito una copia, e si metta in moto per disinnescare quei quattro impiccioni che rischiano di mettere in piazza le sue segrete manovre. Uno dei quattro, il tenente colonnello Sorrentino, va in pensione pochi mesi dopo aver firmato il suo rapporto su Gelli. Un secondo, il maggiore Antonino Di Salvo, viene avvicinato da Gelli in persona, che lo convince ad iscriversi alla P2. Restano Florio e il capitano Rossi. Per agganciare il colonnello il Venerabile manda avanti Antonino Colasanti, un medico iscritto alla P2: "Una sera il Colasanti invitò me e mio marito al ristorante romano "White Elephant" - raccontò al pm Dell'Osso la vedova Florio - al tavolo accanto c'erano delle persone, una delle quali si alzò e disse, rivolto a mio marito: 'Colonnello, lei si è fatto una cattiva opinione di me, ma si ricrederà! '". Quell'uomo è Licio Gelli, dice il colonnello alla moglie. Il gran maestro della P2 dispiega in quel periodo tutta la sua influenza sui vertici della Finanza: nel luglio di quello stesso 1974 un generale senza titoli di merito, Raffaele Giudice, iscritto alla P2, diventa a sorpresa comandante della Guardia di Finanza. Giudice è siciliano come Florio, ma di tutt'altra pasta. A firmare la sua nomina è il ministro della Difesa Giulio Andreotti, e tutti, nell'ambiente militare, sanno che il padrino del nuovo comandante è un certo Gelli: "Questa è massoneria - commenta Florio con la moglie - vedrai che adesso mi rimuovono". La profezia è esatta: due mesi dopo il generale Giudice convoca Florio, e gli toglie il comando del "Reparto II". Il colonnello è trasferito a Genova, ma anche lì dura poco: "Mio marito cominciò a subodorare qualcosa di poco chiaro in ordine a traffici di petrolio. Era molto turbato; rammento che una volta mi disse: qui scoppia una bomba". La vicenda cui Florio si riferisce è quasi sicuramente lo scandalo "Mi. Fo. Biali", un'intricata storia di tangenti petrolifere, oggi dimenticata, che coinvolge pesantemente lo stesso generale Giudice. Per questo il colonnello cerca in tutti i modi di evitare il suo superiore: "Allorché vi era qualche ricevimento a Catania, mio marito non voleva assolutamente andare se vi era il generale Giudice", ricorda ancora la moglie. Naturalmente il destino di Florio è di essere ancora trasferito: prima al comando della nona legione di Roma, poi al più inoffensivo degli incarichi, quello di comandante della scuola sottufficiali di Ostia. Parcheggiato a insegnare alle reclute il colonnello sembrerebbe inoffensivo. Eppure, sempre stando al racconto della moglie, il generale Giudice non è tranquillo. Come capo del "Reparto II" Florio ha avuto accesso ad una serie d'informazioni che gli permettono di vedere le trame piduiste come se si svolgessero in una teca di cristallo. Quel che è peggio, il colonnello ha dimostrato di non essere "avvicinabile". La signora Florio racconta di un incontro, voluto dal generale Giudice, che si svolge a Ostia, nell'ufficio di Florio, alla presenza di un altro generale: "Mio marito disse a Giudice che avrebbe detto al più presto tutto quanto era venuto a sapere su di lui. Il generale Giudice la prese sul ridere e abbracciò per la prima volta mio marito". Se Giudice era andato fino ad Ostia per essere tranquillizzato sul silenzio del sottoposto, se ne va ancora più spaventato di prima. Se i ricordi della vedova Florio sono esatti, l'incontro risale al giugno del 1978. Un mese dopo il marito morirà in quell'incidente stradale "per cause non accertate". Come in ogni giallo "politico" che si rispetti, ci sono dei documenti che scompaiono nel nulla: "Nella cassaforte di mio marito presso la scuola sottufficiali - racconta la signora Florio - avevo avuto modo di vedere un grosso fascicolo con la scritta 'riservatissimo', ed avevo appreso da mio marito che vi teneva della documentazione riguardante fatti ed atti del generale Giudice, del colonnello...e dei loro collaboratori". Il fascicolo "riservatissimo" viene in effetti restituito alla famiglia Florio dopo la morte del colonnello, ma dentro ci sono solo tre o quattro fogli senza importanza. C'è un personaggio che ci siamo lasciati alle spalle, il capitano Rossi: dopo l'allontanamento di

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Florio da Roma, è stato emarginato e dimenticato. Ma nel 1981, dopo aver interrogato la vedova del colonnello, il pm milanese Dell'Osso decide di ascoltare anche lui. L'interrogatorio viene fissato per l'8 giugno, e secondo quanto diranno poi gli amici, il capitano è ansioso d'incontrare il magistrato. Il 5 giugno Rossi va dal suo legale romano, Giovanni Zarfelli, per anticipargli in parte il contenuto della deposizione: "Mi disse che secondo lui quello di Florio era un omicidio mascherato da incidente - racconterà il legale - e aggiunse che temeva di essere pedinato e di avere il telefono sotto controllo". Affacciandosi al balcone mentre il capitano si allontana in auto, Zarfelli ha in effetti l'impressione che qualcuno segua il suo cliente. Dopo aver parlato con il suo avvocato, il capitano Rossi va in ufficio. E' ormai sera, e il comando della Guardia di Finanza di Porta Maggiore è semideserto. Secondo la versione ufficiale, Rossi si chiude nella sua stanza, estrae la pistola d'ordinanza e si spara un colpo di pistola in bocca. Una morte senza mistero, archiviata in fretta. Chiudo raccontando un piccolo dettaglio: qualche anno fa, trovandomi negli uffici della Guardia di Finanza di Porta Maggiore per tutt'altri motivi, chiesi di vedere la stanza appartenuta al capitano Rossi. Mi accompagnò un ufficiale che conoscevo e stimavo: restammo nella stanza in silenzio per qualche minuto e poi chiesi a bruciapelo: "Lei ci crede nel suicidio?". L'ufficiale mi guardò, fece una specie di sorriso e non rispose. E su questo indecifrabile silenzio finisce l'indecifrabile storia dell'ufficiale gentiluomo Salvatore Florio e del suo fido capitano. L'uno morto in un banale incidente, l'altro suicidatosi per insondabili motivi.

L' ATTUAZIONE DEL 'PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA” Dal controllo e selezione dei magistrati alla separazione delle carriere, fino alla privatizzazione della Rai e al sistema maggioritario Nuove riforme e Piano di rinascita democratica Toni Baldi "Attraverso l'indebolimento dei sindacati, il controllo dei giornali e dei politici dei partiti di governo, del Msi (Movimento sociale italiano, ndr), e la distruzione del monopolio Rai, si puntava a un mutamento della repubblica in senso presidenziale, al fine di indebolire l'opposizione di sinistra e impedirne l'ingresso nel governo". Quello appena riportato non è un passaggio del programma politico della Casa delle Libertà bensì quanto aveva affermato Licio Gelli in un'intervista rilasciata il 5 ottobre del 1980 a Maurizio Costanzo, allora redattore del Corriere della Sera, illustrando alcuni punti del suo "Piano di rinascita democratica" per l'Italia. Tessera numero 1816 Appena cinque mesi dopo questa intervista, per la precisione il 17 marzo del 1981, i carabinieri rinvenivano l'elenco degli iscritti alla loggia massonica P2 nel corso di una perquisizione nella villa di Gelli a Castiglion Fibocchi, ordinata dai magistrati milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone nell'ambito dell'inchiesta riguardante il finto rapimento e il soggiorno in Sicilia del bancarottiere Michele Sindona. Nell'elenco degli iscritti figuravano, fra gli altri, Silvio Berlusconi, Gustavo Selva (presidente della Commissione Affari esteri della Camera), Publio Fiori (parlamentare, già ministro nel '94 ed attualmente presidente del Comitato per la comunicazione e l'informazione esterna a Montecitorio), Antonio D'Alì jr (parlamentare azzurro figlio del banchiere di Trapani Antonio D'Alì (legato ad ambienti mafiosi) ed attualmente sottosegretario al ministero dell'Interno, e Maurizio Costanzo, attuale direttore di Canale 5. Nel giugno del 1984, Gelli dichiarò che il "Piano di rinascita democratica" non era mai esistito e che quello sequestrato alla figlia era soltanto un insieme di appunti che dovevano servire per la redazione di una serie di articoli e relazioni. Di certo, c'è che alcuni obiettivi del "Piano di rinascita democratica" per l'Italia risultano, ad oggi, attuati ed altri sono in procinto di essere attuati e che alla guida del governo c'è Silvio Berlusconi, tessera n° 1816 della loggia P2. Il "Piano di rinascita democratica" prevedeva, infatti, che relativamente ai partiti politici si dovesse procedere, attraverso l'utilizzazione di strumenti finanziari, alla creazione di due movimenti. "L'uno sulla sinistra (a cavallo fra Psi-Psdi-Pri-Liberali di sinistra e Dc di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra Dc conservatori, liberali, e democratici della Destra nazionale) - si legge al primo punto del Piano - Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale". Per quanto riguarda l'informazione, il Piano pronosticava l'acquisizione di alcuni settimanali, il coordinamento di tutta la stampa provinciale e locale attraverso un'agenzia centralizzata, il collegamento di molte Televisioni via cavo con l'agenzia per la stampa locale e il dissolvimento della Rai-Tv in nome della libertà d'antenna. Sul versante sindacale, il "Piano" sollecitava una rottura tra le tre Confederazioni attraverso l'impiego di strumenti finanziari. "Sotto tale profilo - si legge ancora nel "Piano" - la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di un vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori".Gli obbiettivi In riferimento alla magistratura, il "Piano" individuava il raggiungimento di due obiettivi: il primo a breve termine ed il

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secondo a medio e lungo termine. In tema di ordinamento giudiziario, gli obiettivi a breve termine riguardavano: "responsabilità civile (per colpa) del magistrato; divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari; la normativa per l'accesso in carriera (esami piscoattitudinali preliminari); la modifica delle norme in tema di facoltà di libertà provvisoria in presenza di reati di eversione - anche tentata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione delle norme sull'ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza in generale".Gli obiettivi a medio e lungo termine prevedevano invece: "unità del Pubblico Ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 - ove il Pubblico Ministero è distinto dai giudici); responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del Pubblico Ministero (modifica costituzionale); istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed eliminando le attuali due fasi d'istruzione; riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale); riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito dei magistrati e separare le carriere requirente e giudicante...". E via di seguito. Da Liberazione del 3 Gennaio 2003

I Segreti di Vito Miceli Il generale aveva subito più di un attentato, dopo il defenestramento: uno era stato mascherato da incidente d'auto. Una macchina blindata era finita contro la vettura del generale, parcheggiata accanto al marciapiede. Dopo l'urto, il conducente aveva fatto una rapida retromarcia ed era scappato via. Poi la bomba posta sul pianerottolo di casa. Se fosse stato un semplice pensionato, non si sarebbero occupati di lui. L'attività politica? Come movente era difficile da credere. L'onorevole Vito Miceli aveva fatto la sua parte come rappresentante dell'opposizione senza troppo rumore. Manifestava in maniera viscerale il suo anticomunismo, che - mi spiegò uno dei suoi amici - sarebbe stato più corretto interpretare come guerra personale contro gli uomini del Kgb che operavano in Italia. Una specie di virus contratto durante gli otto anni di servizio come agente segreto…(…???continua…)

La notizia la dà il telegiornale

della notte: la presidenza del Consiglio dei ministri ha deciso di rendere pubblici gli elenchi della loggia massonica P2, l’associazione segreta che il Maestro venerabile Licio Gelli chiama «l’Istituzione». È il 20 maggio 1981, vent’anni fa. L’Italia è scossa: di quella loggia misteriosa si parla ormai da molto tempo, ma ora i suoi componenti prendono un nome e un volto. E gli italiani scoprono che esiste un potere sotterraneo, un governo parallelo, uno Stato nello Stato. Negli elenchi della loggia sono iscritti i nomi di quattro ministri o ex ministri, 44 parlamentari, tutti i vertici dei servizi segreti, il comandante della Guardia di finanza, alti ufficiali dei Carabinieri, militari, prefetti, funzionari, magistrati, banchieri, imprenditori, direttori di giornali, giornalisti... 

Una settimana dopo, il governo

presieduto da Arnaldo Forlani dà le dimissioni. Nasce il primo governo laico della storia d’Italia, guidato da Giovanni Spadolini. è varata una commissione parlamentare d’inchiesta sulla loggia di Gelli, sotto la presidenza di Tina Anselmi. è approvata una legge dello Stato che vieta le associazioni segrete e scioglie la P2. I capi dei servizi di sicurezza sono tutti licenziati. Qualche piduista ha la carriera bloccata, qualcuno subisce procedimenti disciplinari, una ventina di affiliati finisce sotto processo. I magistrati aprono indagini sulla loggia, con l’ipotesi che abbia realizzato una cospirazione politica contro le istituzioni della Repubblica. Ma oggi, vent’anni dopo, che cosa è restato di quel terremoto? Dove sono, che cosa fanno i membri del club P2? Il più noto di essi, che vent’anni fa era soltanto un giovane, brillante palazzinaro, ora spera di diventare nientemeno che presidente del Consiglio. Ecco dunque la storia dimenticata dell’«Istituzione» che ha segnato alcuni decenni della storia italiana.

La Loggia P2 e Licio Gelli fino a Berlusconi

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  È molto probabile che la Loggia P2, che si è delineata come un vero e proprio servizio segreto atlantico, fossestata trasformata anche in una sede di raccordo e di incontro tra tutte le strutture parallele che gestivano il potere reale in Italia.

Nelle liste della P2, rinvenute il 17 marzo 1981 nella villa di Gelli di Castiglion Fibocchi, risultavano iscritti numerosi nomi di dirigenti dei servizi segreti:Miceli, Maletti, La Bruna, D'Amato, Fanelli, Viezzer. Vi risultavano anche Giuseppe Santovito, Grassini e Walter Pelosi, capo del CESIS dal maggio 1978. C'erano i nomi di numerosi altri dirigenti, tra cui Musumeci, capo della segreteria di Santovito, Sergio Di Donato e Salacone, dell'ufficio amministrativo…

Nelle liste della P2 c'era anche una nutrita schiera di funzionari del SISDE. Per molti iscritti la data di iniziazione era immediatamente precedente o successiva al passaggio nei servizi segreti.Nel 1962-64 il generale De Lorenzo e il SIFAR predisposero principalmente un'attività di schedatura dei cittadini e di preparazione di un possibile colpo di Stato. Negli anni settanta i dirigenti del SID (mutamento del nome del servizio segreto da SIFAR a SID, dopo lo scandalo del "piano Solo") esplicarono soprattutto azioni per proteggere eversori di destra e sospetti autori di stragi. Gli ufficiali del SISMI, che ne costituirono le strutture occulte, nel 1978-81 spaziarono dalla trattativa trilaterale con Br e camorra per la liberazione di Cirillo, al depistaggio dei giudici impegnati nelle indagini sulla strage del 2 agosto alla stazione di Bologna, dalla operazione "Billygate" al peculato, dalle macchinazioni nei confronti dei collaboratori del capo dello Stato alla diffusione di notizie calunniose attraverso la stampa, da loro stessi finanziata.A somiglianza della P2, della quale per altro la struttura era una articolazione, il SUPERSISMI svolgeva un amplissimo ventaglio di attività, tutte direttamente o indirettamente finalizzate a intervenire nella sfera politica, il che era, con tutta evidenza, incompatibile con le finalità d'istituto.

Quando Gelli nel marzo del 1965 s'iscrisse alla massoneria nella loggia del Grande Oriente "Romagnosi" di Roma, aveva già delle buone credenziali come fascista della repubblica di Salò. Contava sull'amicizia con Giulio Andreotti e referenze con gli ambienti del Vaticano, una lista di cinquanta nuovi iscritti molto qualificati. Aveva legami con molti ufficiali dei servizi segreti, in particolare col generale Giovanni De Lorenzo e con il colonnello dell'Arma dei Carabinieri Giovanni Allavena, reduci dalle trame del "piano Solo", (che sarebbe scattato se il governo di centrosinistra avesse adottato un programma autenticamente progressista), e dallo scandalo delle schedature del SIFAR, il nostro servizio segreto che in pochi anni aveva raccolto 157 mila dossier, per usarli come arma di ricatto su politici, militari, giornalisti, preti, privati cittadini, uomini di cultura. Questi dossier passarono molto probabilmente nelle mani di Gelli, che ne fece uno degli strumenti del suo stesso potere. Allo stesso De Lorenzo, capo del Sifar, venne dato il compito di organizzare l'esercito clandestino di Gladio.Nel 1962, quando Antonio Segni salì al Quirinale, De Lorenzo era impegnato con gli uomini della CIA di Roma a creare "squadre d'azione per compiere attentati contro le sedi della Democrazia cristiana e di alcuni quotidiani del Nord, da attribuirsi alle sinistre; sono necessari altresì gruppi di pressione che chiedano, a fronte degli attentati, misure di emergenza al governo e al capo dello Stato." (Il brano è tratto da un memorandum dei servizi segreti americani ratificato da De Lorenzo).

La carriera di Gelli in Massoneria fu velocissima. Nel dicembre del 1966, poco più di un anno dopo la sua iscrizione alla massoneria, venne nominato capo della loggia HOD, nota come P2, la più importante e misteriosa di tutto il Grande Oriente.

La Commissione parlamentare d'inchiesta ha sottolineato che il ruolo di Gelli crebbe di pari passo col defilarsi di Frank Gigliotti ormai anziano.Gigliotti, uomo della CIA, era un feroce anticomunista, amico di molti mafiosi siciliani, ex agente della OSS, la rete di spionaggio degli Stati Uniti in Italia durante la guerra.

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Dalle logge massoniche americane gli era stato affidato il compito di rimettere insieme quello che rimaneva della massoneria conservatrice di piazza del Gesù, con il Grande Oriente di palazzo Giustiniani.Gigliotti rimise in circolo logge come la "Alam" del principe Giovanni Alliata di Montereale, protagonista di almeno un paio di mancati golpe e amico di boss mafiosi e finanzieri alla Michele Sindona.Gelli stesso rivendicherà sempre con orgoglio i legami con la destra americana più reazionaria.

I legami tra la CIA e la P2 sono stati confermati in un'intervista al TG1 nel 1990, dalle rivelazioni di Richard Brenneke e Razin, ex agenti della CIA, sui finanziamenti dei servizi segreti americani alla P2. Presero, quindi, l'avvio le inchieste che portarono a scoprire il ruolo della CCI, la "Kriminal Bank", usata dalla CIA e dai trafficanti internazionali di valuta e di armi. I due agenti parlarono anche di qualcosa molto simile a Gladio.Razin era stato addirittura supervisore della Gladio europea. Questa intervista scatenerà una delle prime esternazioni del presidente Cossiga e porterà alla rimozione del direttore del telegiornale, Nuccio Fava, e alla esautorazione del giornalista Ennio Remondino, autore dell'inchiesta.Per Cossiga, allora capo dello Stato , era inammissibile che i servizi di sicurezza di un paese amico venissero attaccati in quel modo.Bisognava prendere provvedimenti contro dirigenti e funzionari Rai.Con altrettanta foga reagì qualche mese dopo, dando del "giudice ragazzino" a Casson che voleva interrogarlo su Gladio.

Nella sua testimonianza resa ai giudici di Bologna, che indagavano sul coinvolgimento del capo della P2 nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, Tommaso Masci, primo portiere nella seconda metà degli anni 70 dell'albergo romano Excelsior, di cui Gelli era in quel periodo cliente fisso, tracciava una descrizione efficace del formicolio dei potenti intorno a Licio Gelli.Tra i visitatori di Gelli c'erano politici, militari, giornalisti, alti funzionari dello Stato, banchieri. Tra coloro che lo frequentavano, c'erano Andreotti, Cossiga, Craxi, Fanfani, solo per fare i nomi più noti.Tra i visitatori c'era anche il bombarolo Paolo Aleandri, il terrorista di destra a cui Gelli aveva affidato il compito di mantenere i contatti con Filippo de Jorio, consigliere politico dell'onorevole Andreotti, che era latitante per il golpe Borghese del 1970. Lo stesso Aleandri incontrò nella stanza di Gelli il generale Vito Miceli, capo del SID, cioè l'uomo che avrebbe dovuto arrestarlo. Verso la fine del 1979 Alfredo De Felice, della cerchia dei neofascisti, assistette ad un incontro tra Gelli e il ministro del Commercio Estero Gaetano Stammati, che doveva sottoporre a Gelli le bozze di un decreto economico del Governo.Il deputato democristiano si iscrisse alla loggia P2 nel 1977 e, poco dopo, diventò ministro del Commercio estero del governo Andreotti. Dopo le elezioni del giugno 1979, l'incarico di formare il nuovo governo fu dato a Cossiga, che affidò il ministero del Commercio Estero a Stammati, quando, precedentemente, lo aveva promesso al liberale Altissimo. Alle inferocite rimostranze dei liberali, Cossiga rispose: "Non ne ho potuto fare a meno; ho ricevuto tante pressioni…". Nello stesso tempo Gelli, nella sua stanza all'Excelsior, si vantava con gli amici di avere imposto Stammati.

L'attività della P2 negli anni '70 era frenetica.C'era la pratica costante della raccomandazione e c'erano gli affari, e gli affari intrecciati col potere che lo alimentavano.Degli affari citiamo i più noti: l' Eni-Petronim, il banco Ambrosiano, il crak della Banca Privata di Sindona, la scalata al "Corriere della Sera", tutti collegati a scandali e cadaveri come quello di Calvi, penzolante sotto un ponte di Londra o quello di Ambrosoli, liquidatore della banca Privata di Michele Sindona.

A volte gli uomini della P2 si servirono delle organizzazioni criminali: mafia, camorra, 'ndrangheta. Collegamenti accertati dalle inchieste giudiziarie sul finto rapimento di Sindona, sul caso Cirillo, sulla strage del rapido 904, sull'omicidio di Roberto Calvi. I nomi degli iscritti alla P2 ritornano con ossessiva puntualità in tutte le indagini sui misteri d'Italia: la strage sul treno Italicus, il caso Moro, la strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980, il delitto Mattarella, il traffico di armi e droga, solo per citarne alcuni.

Il treno "Italicus", linea ferroviaria Firenze-Bologna, il 4 agosto 1974 verso sera tardi, venne squassato dalla forte esplosione di una bomba ad altissimo potenziale:12 persone morte e 105 feriti.Apparve certo, fin da subito, che la strage era opera del neonazismo. Le indagini si diressero sul gruppo di neofascisti di Arezzo e precisamente su Franci, Malentacci e Tuti, che avevano legami anche con la P2. I tre

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sono rinviati a giudizio e poi assolti. Il giudice istruttore di Bologna Angelo Vella, affiliato alla massoneria locale, non coinvolge nessun piduista.

Il neofascismo terrorista era coinvolto nella grande operazione presidenzialista, che rappresentava e rappresenterà lo scopo principale a cui tende, trasversalmente a tutti i partiti, la politica italiana.

Luciano Violante, partendo dal golpe presidenzialista, era arrivato ai gruppi terroristici di estrema destra. "Sussistono prove - scrive - di una corrispondenza tra Edgardo Sogno e l'avvocato Antonio Fante di Padova…Che dagli elementi in atti appare che tale corrispondenza abbia ad oggetto la costituzione di una organizzazione intesa a raggruppare tutti i gruppi di estrema destra, tra i quali anche Ordine Nuovo, in epoca successiva al decreto di scioglimento di questo gruppo." Spiega, inoltre, nella sua requisitoria contro Sogno e Cavallo, Violante: "..Va considerato che l'allertamento disposto venne a conoscenza di quei settori militari che molteplici fonti di prova indicano come interessati all'iniziativa eversiva, disincentivando per il momento la realizzazione del piano…"

I giudici milanesi Turone e Colombo arrivarono alla scoperta degli archivi di Gelli indagando sul finto rapimento e il soggiorno in Sicilia del bancarottiere Michele Sindona.I giudici milanesi, come quelli di Palmi, che indagavano sulle nuove logge coperte, scoprirono che attraverso la P2 passavano molti dei misteri e degli scandali italiani di quegli anni, e furono costretti a suddividere in capitoli il materiale raccolto: · la P2 e lo scandalo Eni; · la P2 e il Banco Ambrosiano; · la P2 e lo scandalo dei petroli; · la P2 e la magistratura; · la P2 e la Rizzoli; · la P2 e i segreti di Stato; · la P2 e i finanziamenti all'eversione nera; · la P2 e le stragi; · la P2 e il sequestro Moro; · la P2 e il caso Pecorelli.

Un altro gigantesco capitolo fu aperto dall'inchiesta del giudice Carlo Palermo sul traffico di armi, che coinvolgeva molti piduisti e da cui trasparivano forti legami con la criminalità organizzata e col traffico di droga………….Un intreccio solido quello che traspare dalle inchieste giudiziarie su mafia e massoneria.

Prima che i giudici di Palmi riaprissero il capitolo oscuro dei rapporti tra massoneria, traffici di armi, affari sporchi e criminalità, altre logge coperte erano finite in inchieste della magistratura. A Palermo il giudice Falcone, prima di essere costretto a trasferirsi a Roma, si era a lungo occupato di massoneria. Aveva scoperto la loggia di via Roma 391, dove politici locali e funzionari pubblici venivano iniziati, insieme a mafiosi del calibro di Michele Greco e Giovanni Cascio, del quale molti anni dopo verrà intercettata una telefonata in cui si parlava in termini amichevoli di Gelli.Gran maestro della loggia di via Roma era Pietro Calacione, direttore sanitario dell'ospedale Civico di Palermo e il Civico, forse non per una semplice coincidenza, era uno dei feudi elettorali dell'onorevole Salvo Lima.Falcone si era occupato di un'altra inchiesta sull'intreccio tra mafia e massoneria e le indagini dei carabinieri si erano svolte in tre direttrici: logge massoniche, rilevamento di società sull'orlo del fallimento, contatti con i politici.Le indagini erano arrivate fino a Roma e a Milano. Pino Mandalari, capo di alcune logge, poi condannato a due anni di carcere per riciclaggio di denaro sporco, in una telefonata intercettata, si vantava di potere arrivare fino alla segreteria di Bettino Craxi; in altre telefonate si parlava del generale Cappuzzo, siciliano già iscritto alla P2, di Salvo Lima, di alcuni sottosegretari di governo.

Inesplorata resta la questione delle coperture assicurate a Gelli dai politici, a cominciare da Andreotti, suo grande amico, poi da Cossiga, da Fanfani, da Craxi, da Forlani e da molti altri.Fu scoperto che dietro la sigla del circolo Scontrino di Trapani si celavano ben sei logge massoniche e una superloggia coperta( loggia C), con iscritti deputati regionali, alti funzionari e mafiosi.La loggia C saltò fuori anche nelle indagini del giudice Augusto Lama di Massa Carrara, sui traffici di armi di Aldo Anghessa, un collaboratore dei servizi segreti italiani. Questa storia intricata vede coinvolti anche dei neofascisti che, secondo una sentenza della magistratura, avrebbero ricevuto tra l'altro finanziamenti da Licio Gelli.

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E' un intreccio solido quello che traspare dalle inchieste giudiziarie su mafia e massoneria delle logge coperte.

Uno studio attento della struttura massonica più conosciuta, la P2, fa rilevare che la regione più rappresentativa tra gli iscritti alla loggia di Gelli è proprio la Sicilia, che non è, storicamente, una terra di grandi tradizioni massoniche.La P2,quindi, risultò coinvolta in molte inchieste giudiziarie sulle stragi e su alcuni omicidi politiciNon è un caso che a Castiglion Fibocchi, alla villa di Gelli, perquisita dai carabinieri per ordine dei magistrati milanesi Gherardo Colombo e Giuliano Turone, il 17 marzo 1981, i giudici milanesi siano arrivati, indagando sul misterioso soggiorno in Sicilia di Michele Sindona, il bancarottiere di Patti, iscritto alla P2 e legato a filo doppio ad Andreotti. Nel corso del suo finto sequestro, Sindona si era avvalso dell'appoggio, tanto della massoneria quanto della mafia. Proprio durante il suo soggiorno in Sicilia, nell'estate del 1980, si aprì, con gli omicidi del commissario Boris Giuliano e del giudice Cesare Terranova, la stagione dei cosiddetti delitti "eccellenti". E' solo un caso che nella stessa estate ci sia la strage alla stazione di Bologna?

Il 20 maggio 1981, il governo messo alle strette dallo scandalo, comunicò al Parlamento la lista dei presunti aderenti alla loggia segreta P2 di Licio Gelli, alla quale risultavano affiliati, tre ministri, un segretario di partito, i vertici dei servizi segreti, militari, imprenditori, parlamentari, banchieri, giornalisti. .

Ogni nome era preceduto da un numero di fascicolo e da un numero di gruppo; seguiva un "codice", al quale talvolta seguiva il numero della tessera e un appunto relativo alle quote sociali.Nella lista c'erano: 52 alti ufficiali dei Carabinieri, 50 dell'esercito,37 della Guardia della Finanza, 29 della Marina, 11 Questori, 5 Prefetti, 70 imprenditori, (uno era un famoso costruttore di Milano, figlio di un dipendente della Banca Rasini, pluriinquisito e pluriindagato), 10 presidenti di banca, 3 ministri in carica, 2 ex ministri, il segretario di un partito di governo, 38 deputati,14 magistrati, sindaci, primari ospedalieri, notai e avvocati.Gli elenchi della loggia segreta P2 del Venerabile Maestro Gelli, come si può notare, erano impressionanti: politici, imprenditori, giornalisti, alti gradi delle forze armate, tutori dell'ordine pubblico, funzionari dello stato, dirigenti dei servizi segreti, magistrati. E ancora,119 piduisti già insediati ai vertici delle maggiori banche, nel ministero del tesoro, e in quello delle finanze.Gente che spesso aveva giurato fedeltà e obbedienza tanto alla Costituzione Italiana quanto alla massoneria.Secondo la commissione parlamentare d'inchiesta, l'elenco completo degli iscritti alla P2 era all'incirca di 2500 nomi; ne mancano 1650. Solo la magistratura ha avuto il coraggio di punire gli appartenenti alla P2.L'assoluzione più sconcertante è stata quella dei militari, voluta dal ministro della Difesa Lagorio, socialista e iscritto alla massoneria.

Tra i 962 iscritti c'è anche il "nostro" presidente del consiglio del 2001, l'on. Cav. Silvio Berlusconi. Silvio Berlusconi risulta iscritto alla loggia P2, con la tessera numero 1816, codice e.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, il 26 Gennaio del 1978. Lo stesso giorno in cui si era iscritto Maurizio Costanzo, numero di tessera 1819. Dagli atti della Commissione parlamentare, ed in particolare dagli elenchi degli affiliati, sequestrati in Castiglion Fibocchi, figura il nominativo del Berlusconi (numero di riferimento 625) e l'annotazione del versamento di lire 100.000, eseguito in contanti in data 5 maggio 1978, versamento la cui esistenza risultava comprovata anche da un dattiloscritto proveniente dalla macchina da scrivere di proprietà di Gelli.Alla Magistratura di Venezia Berlusconi, sotto giuramento, nega di aver versato personalmente soldi per la sua iscrizione, contro tutte le prove portate a suo carico, e per questo viene condannato come "spergiurio", in via definitiva, dal Tribunale veneziano. Berlusconi sarà comunque amnistiato, e così potrà diventare Presidente del Consiglio nel 1994 e nel 2001.

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L’attuale Ministro della Difesa Martino iscritto alla P2

Da Sindona alla P2.

Nella seconda metà degli anni Settanta qualche articolo di giornale aveva accennato all’esistenza di una loggia massonica potentissima e misteriosissima. Ombre, sospetti, dicerie? Nel 1980 il consigliere istruttore di Milano Antonio Amati deve aprire due inchieste giudiziarie: una sull’assassinio dell’avvocato milanese commissario liquidatore delle banche di Michele Sindona, Giorgio Ambrosoli, ucciso a Milano l’11 luglio 1979; l’altra sullo strano rapimento di Sindona, scomparso da New York il 2 agosto 1979 e poi ricomparso il 16 ottobre. Nessuno allora avrebbe pensato che quelle inchieste avrebbero portato alla P2.  Il "Piano di Rinascita Democratica", documento programmatico della loggia P2 guidata da Licio Gelli. Inoltre, tutti i nomi degli iscritti all'affiliazione segreta che tramò per sovvertire lo Stato, nella formulazione degli elenchi ritrovati a Castiglion Fibocchi

IL PIANO DI RINASCITA DEMOCRATICA

PREMESSA 1) L'aggettivo democratico sta a significare che sono esclusi dal presente piano ogni movente od intenzione anche occulta di rovesciamento del sistema.

2) Il piano tende invece a rivitalizzare il sistema attraverso la sollecitazione di tutti gli istituti che la Costituzione prevede e disciplina, dagli organi dello Stato ai partiti politici, alla stampa, ai sindacati, ai cittadini elettori.

3) Il piano si articola in una sommaria indicazione di obiettivi , nella elaborazione di procedimenti - anche alternativi - di attuazione ed infine nella elencazione di programmi a breve, medio e lungo termine.

4) Va anche rilevato, per chiarezza, che i programmi a medio e lungo termine prevedono alcuni ritocchi alla Costituzione - successivi al restauro delle istituzioni fondamentali.

OBIETTIVI1) Nell'ordine vanno indicati:

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a) i partiti politici democratici, dal PSI al PRI, dal PSDI alla DC al PLI (con riserva di verificare la Destra Nazionale).

b) la stampa , escludendo ogni operazione editoriale, che va sollecitata a livello di giornalisti attraverso una selezione che tocchi soprattutto: Corriere della Sera, Giorno, Giornale, Stampa, Resto del Carlino, Messaggero, Tempo, Roma, Mattino, Gazzetta del Mezzogiorno, Giornale di Sicilia per i quotidiani; e per i periodici: Europeo, Espresso, Panorama, Epoca , Oggi, Gente, Famiglia Cristiana. La RAI-TV va dimenticata;

c) i sindacati , sia confederali CISL e UIL, sia autonomi, nella ricerca di un punto di leva per ricondurli alla loro naturale funzione anche al prezzo di una scissione e successiva costituzione di una libera associazione di lavoratori;

d) il Governo , che va ristrutturato nella organizzazione ministeriale e nella qualità degli uomini da preporre ai singoli dicasteri;

e) la magistratura , che deve essere ricondotta alla funzione di garante della corretta e scrupolosa applicazione delle leggi;

f) il Parlamento , la cui efficienza è subordinata al successo dell'operazione sui partiti politici, la stampa e i sindacati.

2) Partiti politici, stampa e sindacati costituiscono oggetto di sollecitazioni possibili sul piano della manovra di tipo economico-finanziario. La disponibilità di cifre non superiori a 30 o 40 miliardi sembra sufficiente a permettere ad uomini di buona fede e ben selezionati di conquistare le posizioni chiave necessarie al loro controllo.

Governo, Magistratura e Parlamento rappresentano invece obiettivi successivi, accedibili soltanto dopo il buon esito della prima operazione, anche se le due fasi sono necessariamente destinate a subire intersezioni e interferenze reciproche, come si vedrà in dettaglio in sede di elaborazione di procedimenti.

3) Primario obiettivo e indispensabile presupposto dell'operazione è la costituzione di un club (di natura rotariana per l'eterogeneità dei componenti) ove siano rappresentati, ai migliori livelli, operatori, imprenditoriali e finanziari, esponenti delle professioni liberali, pubblici amministratori e magistrati nonché pochissimi e selezionati uomini politici, che non superi il numero di 30 o 40 unità.

Gli uomini che ne fanno parte debbono essere omogenei per modo di sentire, disinteresse, onestà e rigore morale, tali cioè da costituire un vero e proprio comitato di garanti rispetto ai politici che si assumeranno l'onere dell'attuazione del piano e nei confronti delle forze amiche nazionali e straniere che lo vorranno appoggiare. Importante è stabilire subito un collegamento valido con la massoneria internazionale .

PROCEDIMENTI1) Nei confronti del mondo politico occorre:

a) selezionare gli uomini - anzitutto - ai quali può essere affidato il compito di promuovere la rivitalizzazione di ciascuna rispettiva parte politica. (Per il PSI, ad esempio, Mancini, Mariani e Craxi; per il PRI: Visentini e Bandiera; per il PSDI: Orlandi e Amidei; per la DC: Andreotti, Piccoli, Forlani, Gullotti e Bisaglia; per il PLI: Cottone e Quilleri; per la Destra Nazionale (eventualmente): Covelli);

b) in secondo luogo valutare se le attuali formazioni politiche sono in grado di avere ancora la necessaria credibilità esterna per ridiventare validi strumenti di azione politica;

c) in caso di risposta affermativa , affidare ai prescelti gli strumenti finanziari sufficienti - con i dovuti controlli - a permettere loro di acquisire il predominio nei rispettivi partiti;

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d) in caso di risposta negativa usare gli strumenti finanziari stessi per l'immediata nascita di due movimenti: l'uno sulla sinistra (a cavallo fra PSI-PSDI-PRI-Liberali di sinistra e DC di sinistra), e l'altro sulla destra (a cavallo fra DC conservatori, liberali, e democratici della Destra Nazionale). Tali movimenti dovrebbero essere fondati da altrettanti clubs promotori composti da uomini politici ed esponenti della società civile in proporzione reciproca da 1 a 3 ove i primi rappresentino l'anello di congiunzione con le attuali parti ed i secondi quello di collegamento con il mondo reale.

Tutti i promotori debbono essere inattaccabili per rigore morale, capacità, onestà e tendenzialmente disponibili per un'azione politica pragmatistica, con rinuncia alle consuete e fruste chiavi ideologiche. Altrimenti il rigetto da parte della pubblica opinione è da ritenere inevitabile.

2) Nei confronti della stampa (o, meglio, dei giornalisti) l'impiego degli strumenti finanziari non può, in questa fase, essere previsto nominatim . Occorrerà redigere un elenco di almeno 2 o 3 elementi, per ciascun quotidiano o periodico in modo tale che nessuno sappia dell'altro. L'azione dovrà essere condotta a macchia d'olio, o, meglio, a catena, da non più di 3 o 4 elementi che conoscono l'ambiente.

Ai giornalisti acquisiti dovrà essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra prescelti in entrambe le ipotesi alternative 1c e 1d.

In un secondo tempo occorrerà:

a) acquisire alcuni settimanali di battaglia;

b) coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso una agenzia centralizzata;

c) coordinare molte TV via cavo con l'agenzia per la stampa locale;

d) dissolvere la RAI-TV in nome della libertà di antenna ex art. 21 Costit.

3) Per quanto concerne i sindacati la scelta prioritaria è fra la sollecitazione alla rottura, seguendo cioè le linee già esistenti dei gruppi minoritari della CISL e maggioritari dell'UIL, per poi agevolare la fusione con gli autonomi, acquisire con strumenti finanziari di pari entità i più disponibili fra gli attuali confederati allo scopo di rovesciare i rapporti di forza all'interno dell'attuale trimurti.

Gli scopi reali da ottenere sono:

a) restaurazione della libertà individuale nelle fabbriche e aziende in genere per consentire l'elezione dei consigli di fabbrica con effettive garanzie di segretezza del voto;

b) ripristinare per tale via il ruolo effettivo del sindacato di collaboratore del fenomeno produttivo in luogo di quello illegittimamente assente di interlocutore in vista di decisioni politiche aziendali e governative.

Sotto tale profilo, la via della scissione e della successiva integrazione con gli autonomi sembra preferibile anche ai fini dell'incidenza positiva sulla pubblica opinione di un fenomeno clamoroso come la costituzione di vero sindacato che agiti la bandiera della libertà di lavoro e della tutela economica dei lavoratori. Anche in termini di costo è da prevedere un impiego di strumenti finanziari di entità inferiori all'altra ipotesi.

4) Governo, Magistratura e Parlamento

E' evidente che si tratta di obiettivi nei confronti dei quali i procedimenti diventano alternativi in varia misura a seconda delle circostanze.

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E' comunque intuitivo che, ove non si verifichi la favorevole circostanza di cui in prosieguo, i tempi brevi sono - salvo che per la Magistratura - da escludere essendo i procedimenti subordinati allo sviluppo di quelli relativi ai partiti, alla stampa ed ai sindacati, con la riserva di una più rapida azione nei confronti del Parlamento ai cui componenti è facile estendere lo stesso modus operandi già previsto per i partiti politici.

Per la Magistratura è da rilevare che esiste già una forza interna (la corrente di magistratura indipendente della Ass.Naz.Mag. ) che raggruppa oltre il 40% dei magistrati italiani su posizioni moderate.

E' sufficiente stabilire un raccordo sul piano morale e programmatico ed elaborare una intesa diretta a concreti aiuti materiali per poter contare su un prezioso strumento, già operativo all'interno del corpo anche ai fini di taluni rapidi aggiustamenti legislativi che riconducano la giustizia alla sua tradizionale funzione di elemento di equilibrio della società e non già di eversione.

Qualora invece le circostanze permettessero di contare sull'ascesa al Governo di un uomo politico (o di una equipe) già in sintonia con lo spirito del club e con le sue idee di "ripresa democratica", è chiaro che i tempi dei procedimenti riceverebbero una forte accelerazione anche per la possibilità di attuare subito il programma di emergenza e quello a breve termine in modo contestuale all'attuazione dei procedimenti sopra descritti.

In termini di tempo ciò significherebbe la possibilità di ridurre a 6 mesi e anche meno il tempo di intervento, qualora sussista il presupposto della disponibilità dei mezzi finanziari.

PROGRAMMIPer programmi s'intende la scelta, in scala di priorità, delle numerose operazioni da compiere in forma di:

a) azioni di comportamento politico ed economico;

b) atti amministrativi (di Governo);

c) atti legislativi; necessari a ribaltare - in concomitanza con quelli descritti in materia di procedimenti - l'attuale tendenza al disfacimento delle istituzioni e, con essa, alla disottemperanza della Costituzione i cui organi non funzionano più secondo gli schemi originali. Si tratta, in sostanza, di "registrare" - come nella stampa in tricromia - le funzioni di ciascuna istituzione e di ogni organo relativo in modo che i rispettivi confini siano esattamente delimitati e scompaiano le attuali aree di sovrapposizione da cui derivano confusione e indebolimento dello Stato.

A titolo d'esempio si considerino due fenomeni:

1) lo spostamento dei centri di potere reale dal Parlamento ai sindacati e dal Governo ai padronati multinazionali con i correlativi strumenti di azione finanziaria. Sarebbero sufficienti una buona legge sulla programmazione che rivitalizzi il CNEL ed una nuova struttura dei Ministeri accompagnate da norme amministrative moderne per restituire ai naturali detentori il potere oggi perduto;

2) l'involuzione subita dalla scuola negli ultimi 10 anni quale risultante di una giusta politica di ampliamento dell'area dell'istruzione pubblica, non accompagnata però dalla predisposizione di corpi docenti adeguati e preparati nonché dalla programmazione dei fabbisogni in tema di occupazione.

Ne è conseguenza una forte e pericolosa disoccupazione intellettuale - con gravi deficienze invece nei settori tecnici - nonché la tendenza ad individuare nel titolo di studio il diritto al posto di lavoro. Discende ancora da tale stato di fatto la spinta all'equalitarismo assoluto (contro la Costituzione che vuole tutelare il diritto allo studio superiore per i più meritevoli ) e,

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con la delusione del non inserimento, il rifugio nell'apatia della droga oppure nell'ideologia dell'eversione anche armata. Il rimedio consiste: nel chiudere il rubinetto del preteso automatismo: titolo di studio - posto di lavoro; nel predisporre strutture docenti valide; nel programmare, insieme al fenomeno economico, anche il relativo fabbisogno umano; ed infine nel restaurare il principio meritocratico imposto dalla Costituzione.

Sotto molti profili, la definizione dei programmi intersecherà temi e notazioni già contenuti nel recente messaggio del Presidente della Repubblica - indubbiamente notevole - quale diagnosi della situazione del Paese, tendendo, però, ad indicare terapie più che a formulare nuove analisi.

Detti programmi possono essere resi esecutivi - occorrendo - con normativa d'urgenza (decreti legge).

a) Emergenza a breve termine . Il programma urgente comprende, al pari degli altri, provvedimenti istituzionali (rivolti cioè a "registrare" le istituzioni) e provvedimenti di indole economico-sociale.

a1) Ordinamento giudiziario : le modifiche più urgenti investono:

- la responsabilità civile (per colpa) dei magistrati;

- il divieto di nominare sulla stampa i magistrati comunque investiti di procedimenti giudiziari;

- la normativa per l'accesso in carriera (esami psicoattitudinali preliminari);

- la modifica delle norme in tema di facoltà di libertà provvisoria in presenza dei reati di eversione - anche tentata - nei confronti dello Stato e della Costituzione, nonché di violazione delle norme sull'ordine pubblico, di rapina a mano armata, di sequestro di persona e di violenza in generale.

a2) Ordinamento del Governo

1- legge sulla Presidenza del Consiglio e sui Ministeri (Cost.art.95) per determinare competenze e numero (ridotto, con eliminazione o quasi dei sottosegretari);

2- legge sulla programmazione globale (Costit.art.41) incentrata su un Ministero dell'economia che ingloba le attuali strutture di incentivazione (Cassa Mezz. - PP.SS. - Medicredito - Industria - Agricoltura), sul CNEL rivitalizzato quale punto d'incontro delle forze sociali sindacali, imprenditoriali e culturali e su procedure d'incontro con il Parlamento e le Regioni;

3- riforma dell'amministrazione (Costit.articolo 28-97 e 98) fondata sulla teoria dell'atto pubblico non amministrativo, sulla netta separazione della responsabilità politica da quella amministrativa che diviene personale (istituzione dei Segretari Generali di Ministero) e sulla sostituzione del principio del silenzio-rifiuto con quello del silenzio-consenso;

4- definizione della riserva di legge nei limiti voluti e richiesti esplicitamente dalla Costituzione e individuazioni delle aree di normativa secondaria (regolamentare) in ispecie di quelle regionali che debbono essere obbligatoriamente limitate nell'ambito delle leggi cornice.

a3) Ordinamento del Parlamento

1- ripartizione di fatto, di competenze fra le due Camere (funzione politica alla CD e funzione economica al SR);

2- modifica (già in corso) dei rispettivi Regolamenti per ridare forza al principio del rapporto (Cost.art.64) fra maggioranza-Governo , da un lato, e opposizione, dall'altro, in luogo della attuale tendenza assemblearistica.

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3- adozione del principio delle sessioni temporali in funzione di esecuzione del programma governativo.

b) Provvedimenti economico-sociali :

b1) abolizione della validità legale dei titoli di studio (per sfollare le università e dare il tempo di elaborare una seria riforma della scuola che attui i precetti della Costituzione);

b2) adozione di un orario unico nazionale di 7 ore e 30' effettive (dalle 8,30 alle 17 salvi i turni necessari per gli impianti a ritmo di 24 ore, obbligatorio per tutte le attività pubbliche e private;

b3) eliminazione delle festività infrasettimanali e dei relativi ponti (salvo 2 giugno - Natale - Capodanno e Ferragosto) da riconcedere in un forfait di 7 giorni aggiuntivi alle ferie annuali di diritto;

b4) obbligo di attuare in ogni azienda ed organo di Stato i turni di festività - anche per sorteggio - in tutti i periodi dell'anno, sia per annualizzare l'attività dell'industria turistica, sia per evitare la "sindrome estiva" che blocca le attività produttive;

b5) revisione della riforma tributaria nelle seguenti direzioni:

1- revisione delle aliquote per i lavoratori dipendenti aggiornandole al tasso di svalutazione 1973-76;

2- nettizzazione all'origine di tutti gli stipendi e i salari della P.A. (onde evitare gli enormi costi delle relative partite di giro);

3- inasprimento delle aliquote sui redditi professionali e sulle rendite;

4- abattimento delle aliquote per donazioni e contributi a fondazioni scientifiche e culturali riconosciute, allo scopo di sollecitare indirettamente la ricerca pura ed il relativo impiego di intellettualità;

5- alleggerimento delle aliquote sui fondi aziendali destinati a riserve, ammortamenti, investimenti e garanzie, per sollecitare l'autofinanziamento premiando il reinvestimento del profitto;

6- reciprocità tra Stato e dichiarante nell'obbligo di mutuo acquisto ai valori dichiarati ed accertati;

b6) abolizione della nominatività dei titoli azionari per ridare fiato al mercato azionario e sollecitare meglio l'autofinanziamento delle aziende produttive;

b7) eliminazione delle partite di giro fra aziende di Stato ed istituti finanziari di mano pubblica in sede di giro conti reciproci che si risolvono - nel gioco degli interessi - in passività inutili dello stesso Stato;

b8) concessione di forti sgravi fiscali ai capitali stranieri per agevolare il ritorno dei capitali dall'estero;

b9) costituzione di un fondo nazionale per i servizi sociali (case-ospedali-scuole-trasporti) da alimentare con:

1- sovraimposta IVA sui consumi voluttuari (automobili-generi di lusso);

2- proventi dagli inasprimenti fiscali ex b5)3;

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3- finanziamenti e prestiti esteri su programmi di spesa;

4- stanziamenti appositi di bilancio per investimenti;

5- diminuzione della spesa corrente per parziale pagamento di stipendi statali superiori a L.7.000.000 annui con speciali buoni del tesoro al 9% non commerciabili per due anni.

Tale fondo va destinato a finanziare un programma biennale di spesa per almeno 10.000 miliardi. Le riforme di struttura relative vanno inviate a dopo che sia stata assicurata la disponibiltà dei fabbricati, essendo ridicolo riformare le gestioni in assenza di validi strumenti (si ricordino i guasti della riforma sanitaria di alcuni anni or sono che si risolvette nella creazione di 36.000 nuovi posti di consigliere di amministrazione e nella correlativa lottizzazione partitica in luogo di creare altri posti letto).

Per quanto concerne la realizzabilità del piano edilizio in presenza della caotica legislazione esistente, sarà necessaria una legge che imponga alle Regioni programmi urgenti straordinari con termini brevissimi surrogabili dall'intervento diretto dello Stato; per quanto si riferisce in particolare all'edilizia abitativa, il ricorso al sistema dei comprensori obbligatori sul modello svedese ed al sistema francese dei mutui individuali agevolati sembra il metodo migliore per rilanciare questo settore che è da considerare il volano della ripresa economica;

b10) aumentare la redditività del risparmio postale elevando il tasso al 7%

b11) concedere incentivi prioritari ai settori:

I - turistico

II - trasporti marittimi

III - agricolo-specializzato (primizie-zootecnica);

IV - energetico convenzionale e futuribile (nucleare-geotermico-solare);

V - industria chimica fine e metalmeccanica specializzata di trasformazione; in modo da sollecitare investimenti in settori ad alto tasso di manodopera ed apportatori di valuta;

b12) sospendere tutte le licenze ed i relativi incentivi per impianti di raffinazione primaria del petrolio e di produzione siderurgica pesante.

c) Pregiudiziale è che oggi ogni attività secondo quanto sub a) e b) trovi protagonista e gestore un Governo deciso ad essere non già autoritario bensì soltanto autorevole e deciso a far rispettare le leggi esistenti.

Così è evidente che le forze dell'ordine possono essere mobilitate per ripulire il paese dai teppisti ordinari e pseudo politici e dalle rispettive centrali direttive soltanto alla condizione che la magistratura li processi e condanni rapidamente inviandoli in carceri ove scontino la pena senza fomentare nuove rivolte o condurre una vita comoda.

Sotto tale profilo, sembra necessario che alle forze di P.S. sia restituita la facoltà di interrogatorio d'urgenza degli arrestati in presenza dei reati di eversione e tentata eversione dell'ordinamento, nonché di violenza e resistenza alle forze dell'ordine, di violazione della legge sull'ordine pubblico, di sequestro di persona, di rapina a mano armata e di violenza in generale.

d) Altro punto chiave è l'immediata costituzione di una agenzia per il coordinamento della stampa locale (da acquisire con operazioni successive nel tempo) e della TV via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese.

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E' inoltre opportuno acquisire uno o due periodici da contrapporre a Panorama, Espresso, Europeo sulla formula viva "Settimanale".

MEDIO E LUNGO TERMINENel presupposto dell'attuazione di un programma di emergenza a breve termine come sopra definito, rimane da tratteggiare per sommi capi un programma a medio e lungo termine con l'avvertenza che mentre per quanto riguarda i problemi istituzionali è possibile fin d'ora formulare ipotesi concrete, in materia di interventi economico-sociali, salvo per quel che attiene pochissimi grandi temi, è necessario rinviare nel tempo l'elencazione di problemi e relativi rimedi.

a) Provvedimenti istituzionali

a1) Ordinamento giudiziario I unità del pubblico ministero (a norma della Costituzione - articoli 107 e 112 ove il P.M. è distinto dai Giudici);

II responsabilità del Guardasigilli verso il Parlamento sull'operato del P.M. (modifica costituzionale);

III istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti, con abolizione di ogni segreto istruttorio con i relativi e connessi pericoli ed eliminando le attuali due fasi d'istruzione;

IV riforma del Consiglio Superiore della Magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento (modifica costituzionale);

V riforma dell'ordinamento giudiziario per ristabilire criteri di selezione per merito delle promozioni dei magistrati, imporre limiti di età per le funzioni di accusa, separare le carriere requirente e giudicante, ridurre a giudicante la funzione pretorile

VI esperimento di elezione di magistrati (Costit. art. 106) fra avvocati con 25 anni di funzioni in possesso di particolari requisiti morali;

a2) Ordinamento del Governo

I modifica della Costituzione per stabilire che il Presidente del Consiglio è eletto dalla Camera all'inizio di ogni legislatura e può essere rovesciato soltanto attraverso le elezioni del successore;

II modifica della Costituzione per stabilire che i ministri perdono la qualità di parlamentari

III revisioni della legge sulla contabilità dello Stato e di quella sul bilancio dello Stato (per modificarne la natura da competenza in cassa);

IV revisione della legge sulla finanza locale per stabilire - previo consolidamento del debito attuale degli enti locali da riassorbire in 50 anni - che Regioni e Comuni possono spendere al di là delle sovvenzioni statali soltanto i proventi di emissioni di obbligazioni di scopo (esenti da imposte e detraibili) e cioè relative ad opere pubbliche da finanziare, secondo il modello USA. Altrimenti il concetto di autonomia diviene di sola libertà di spesa basata sui debiti;

V riforma della legge comunale e provinciale per sopprimere le provincie e ridefinire i compiti dei Comuni dettando nuove norme sui controlli finanziari

a3) Ordinamento del Parlamento

I nuove leggi elettoriali , per la Camera, di tipo misto (uninominale e proporzionale secondo il modello tedesco) riducendo il numero dei deputati a 450 e, per il Senato, di rappresentanza di II grado, regionale, degli interessi economici, sociali e culturali, diminuendo a 250 il numero dei

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senatori ed elevando da 5 a 25 quello dei senatori a vita di nomina presidenziale, con aumento delle categorie relative (ex parlamentari - ex magistrati - ex funzionari e imprenditori pubblici - ex militari ecc.);

II modifica della Cosituzione per dare alla Camera preminenza politica (nomina del Primo Ministro) ed al Senato preponderanza economica (esame del bilancio);

III Stabilire norme per effettuare in uno stesso giorno ogni 4 anni le elezioni nazionali, regionali e comunali (modifica costituzionale);

IV Stabilire che i decreti legge sono inemendabili ;

a4) Ordinamento di altri organi istituzionali

I Corte Costituzionale : sancire l'incompatibilità successiva dei giudici a cariche elettive ed in enti pubblici; sancire il divieto di sentenze cosiddette attive (che trasformano la Corte in organo legislativo di fatto);

II Presidente della repubblica : ridurre a 5 anni il mandato, sancire l'ineleggibilità ed eliminare il semestre bianco (modifica costituzionale);

III Regioni : modifica della Costituzione per ridurre il numero e determinarne i confini secondo criteri geoeconomici più che storici.

b) Provvedimenti economico-sociali

b1) Nuova legislazione antiurbanesimo subordinando il diritto di residenza alla dimostrazione di possedere un posto di lavoro ed un reddito sufficiente (per evitare che saltino le finanze dei grandi comuni);

b2) nuova legislazione urbanistica favorendo le città satelliti e trasformando la scienza urbanistica da edilizia in scienza dei trasporti veloci suburbani;

b3) nuova legislazione sulla stampa in senso protettivo della dignità del cittadino (sul modello inglese) e stabilendo l'obbligo di pubblicare ogni anno i bilanci nonché le retribuzioni dei giornalisti;

b4) unificazione di tutti gli istituti ed enti previdenziali ed assistenziali in un unico ente di sicurezza sociale da gestire con formule di tipo assicurativo allo scopo di ridurre i costi attuali;

b5) disciplinare e moralizzare il settore pensionistico stabilendo:

I Il divieto del pagamento di pensioni prima dei 60 anni salvo casi di riconosciuta inabilità;

II il controllo rigido delle pensioni di invalidità;

III l'eliminazione del fenomeno del cumulo di più pensioni;

b6) dare attuazione agli articoli 39 e 40 della Costituzione regolando la vita dei sindacati e limitando il diritto di sciopero nel senso di:

I introdurre l' obbligo di preavviso dopo aver esperito il concordato;

II escludere i servizi pubblici essenziali (trasporti; dogane; ospedali e cliniche; imposte; pubbliche amministrazioni in genere) ovvero garantirne il corretto svolgimento;

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II limitare il diritto di sciopero alle causali economiche ed assicurare comunque la libertà di lavoro;

b7) nuova legislazione sulla partecipazione dei lavoratori alla proprietà azionaria delle imprese e sulla gestione (modello tedesco)

b8) nuova legislazione sull' assetto del territorio (ecologia, difesa del suolo, disciplina delle acque, rimboscamento, insediamenti umani);

b9) legislazione antimonopolio (modello USA);

b10) riforma della scuola (selezione meritocratica - borse di studio ai non abbienti - scuole di Stato normale e politecnica sul modello francese);

b11) riforma ospedaliera e sanitaria sul modello tedesco.

c) Stampa - Abolire tutte le provvidenze agevolative dirette a sanare i bilanci deficitari con onere del pubblico erario ed abolire il monopolio RAI-TV.

Su 972 iscritti alla loggia P2 di Licio Gelli ben 177 sono militari, tutti ufficiali. Ad essi vanno aggiunti 6 ufficiali del corpo delle guardie di PS, 5 prefetti e vice prefetti, 11 questori e 5 funzionari di polizia. Per un totale di 204 persone che, prima del giuramento massonico, avevano giurato fedeltà allo Stato. Come dire che più del 20% della Loggia massonica segreta era composta da servitori dello stato. Ecco, comunque, un elenco per categorie lavorative degli aderenti alla massoneria del venerabile maestro Licio Gelli:

ELENCO DEGLI ISCRITTI

Ten.Col. SERGIO ACCIAI Dott. PIERLUIGI ACCORNERO

Rag. GIACOMO AGNESI Dott. ENRICO AILLAUD

Dott. ALDO ALASIA Dott. GIOACCHINO ALBANESE

Dott. RAFFAELE ALBANO Cap. AMEDEO ALDEGONDI

Ten.Col. VITO ALECCI Magg. GIUSEPPE ALEFFI

Dott. ALESSANDRO ALESSANDRINI Amm. ACHILLE ALFANO

Gen. GIOVANNI ALLAVENA Prof. CANZIO ALLEGRITI

Prin. GIOVANNI ALLIATA DI MONTEREALE

Dott. ITALO ALOIA

Sig. BRUNO ALPI Dott. ROBERTO AMADI

Dott. ANTONIO AMATO Dott. WILFRIDO AMBROSINI

Avv. WALTER AMENDOLA Dott. ARISTIDE ANDREASSI

Avv. LORIS ANDREINI Dott. MARIO ANDREINI

On. CLEMENT ANET BILÈ Dott. FRANCO ANGELI

Dott. ENNIO ANNUNZIATA Prof. FAUSTO ANTONINI

Prof. GIULIANO ANTONINI P.E. RENZO ANTONUCCI

Col. PIETRO AQUILINO Dott. GIUSEPPE ARCADI

Dott. ALDO ARCURI Dott. ROMOLO ARENA

Dott. GIACOMO ARGENTO Dott. SERGIO ARGILLA

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On. GIAN ALDO ARNAUD Dott. CARLO ARNONE

Dott. FRANCESCO ARONADI Dott. RENATO ASCHIERI

Dott. GIUSEPPE ATTINELLI On. ANGELO ATZORI

Avv. ALFREDO AUBERT Col. MARIO AUBERT

Sig. ALBERTO AUREGGI Dott. JOSÈ AVILA

Rag. VITTORIO AZZARI Rag. GILBERTO BACCHETTI

Cap. VASCO BACCI Dott. ENZO BADIOLI

Dott. FRANCESCO BAGGIO Dott. URIO BAGNOLI

Ten.Col. ENRICO BAIANO Sig. PIETRO BALDASSINI

Cap. GIORGIO BALESTRIERI Dott. GIORGIO BALLARINI

On. PASQUALE BANDIERA Dott. GUIDO BARBARO

Dott. VITO BARBERA Rag. FRANCO BARDUCCI

Gen. TOMMASO BARILE Dott. GIOVANNI BARILLÀ

Dott. HIPPOLITO BARREIRO Geom. GIOVANNI BARTOLOZZI

Dott. FEDERICO BARTTFELD On. ANTONIO BASLINI

Dott. GIUSEPPE BATTISTA Dott. ALBERTO BATTOLLA

Avv. SALVATORE BELLASSAI Avv. GIROLAMO BELLAVISTA

Dott. DANILO BELLEI Ing. ENZO BELLEI

Dott. OTTORINO BELLI Dott. MARIO BELLUCCI

On. COSTANTINO BELLUSCIO Prof. NELLO BEMPORAD

Dott. GIORGIO BENINATO Dott. SILVIO BERLUSCONI

Dott. DOMENICO BERNARDINI Dott. FRANCESCO BERNASCONI

Cap.Fr. CARLO BERTACCHI Dott. GIUSEPPE BERTASSO

Dott. LUIGI BERTONI Dott. MARIO BESUSSO

Dott. LUIS ALBERTO BETTI Dott. LODOVICO BEVILACQUA

Dott. ANGELO BIAGINI Ing. LIVIO BIAGINI

Dott. CARLO BIAMONTI Avv. GIAN PAOLO BIANCHI

Dott. GIORGIO BIANCHI Avv. GIULIO BIANCHI

Avv. PIERLUIGI BIANCHINI MORTANI Prof. FRANCESCO BIANCOFIORE

Ing. FRANCO BIDA P.I. GIORGIO BIDA

Dott. GIORGIO BILLI Dott. MAURIZIO BINA

Dott. LUIGI BINA Amm. GINO BIRINDELLI

Dott. LUIGI BISIGNANI Dott. GARIBALDO BISSO

Gen. LUIGI BITTONI Col. BARTOLO BLASIO

Cap. ALESSANDRO BOERIS CLEMEN Prof. GIULIO BOLACCHI

Uff. JOSÈ BOLSHAW SALLES Dott. GIANNI BONAGA

Sig. VINCENZO BONAMICI Dott. UGO BONASI

Geom. ANTONIO BONETTI Sig. SANDRO BONI

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Dott. NICOLÒ BORGHESE Avv. FABIO BORZAGA

Dott. ENRIQUE VICTOR BOULLY Dott. OSVALDO BRANA

Gen. ETTORE BRANCATO Dott. PASQUALE BRANDI

Avv. AGNELETTO BRANKO Dott. CARLOS BRAULIO

Sig. MAURIZIO BRUNI Dott. VITTORIO BRUNI

Dott. OTTORINO BRUNO Dott. PAOLO BRUNO

Gen. WALTER BRUNO Sig. IVAN BRUSCHI

Dott. ETTORE BRUSCO Sig. RENZO BRUZZONE

Dott. FOSCO BUCCIANTI Avv. BRUNETTO BUCCIARELLI DUCCI

Gen. PAOLO BUDUA Avv. GLAUCO BUFFARINI GUIDI

Dott. ROBERTO BUFFETTI Sig. ALDO BUGNONE

Dott. ANTONIO BUONO Rag. GIANCARLO BUSCARINI

Magg. ANTONIO CACCHIONE Cap. CARLO CADORNA

Sig. GIORGIO CAGNONI Dott. MARIO CAGNONI

Sig. PAOLO CAGNONI Sig. PAOLO CAIANI

Sig. PIERO CAIANI Dott. SALVATORE CAJOZZO

Col. ANTONIO CALABRESE Dott. SILVIO CALDONAZZO

Cap. GUIDO CALENDA Dott. ROBERTO CALVI

Dott. ANTONIO CALVINO Dott. ANTONIO CAMPAGNI

Dott. ENNIO CAMPIRONI Dott. UMBERTO CAMPISI

Maestro PAOLO CANDIGLIOTA Dott. ANTONIO CANGIANO

Col. ROCCO CANNIZZARO Cap. ANTONIO CANTELLI

Ing. FERNANDO CANTINI Dott. ALBERTO CAPANNA

Prof. ILVO CAPECCHI Dott. ACHILLE CAPELLI

Dott. CARLO CAPOLOZZA Rag. FRANCO CAPONI

Rag. ATTILIO CAPRA On. GIULIO CARADONNA

Prof. LUIGI CARATOZZOLO P.I. ANTONINO CARBONARO

Dott. EUGENIO CARBONE Magg. ALBERTO CARCHIO

Dott. ITALO CARDARELLI Dott. GIAMPAOLO CARDELLINI

Col. ROCCO CARDUCCI Prof. CESARE CARELLA

On. EGIDIO CARENINI Ten.Col. GUIDO CARENZA

On. VINCENZO CAROLLO Dott. PIERO PIER CARPI

Dott. VITTORIO CARRIERI Dott. GIORGIO CARTA

Sig. SILVIO CASAGNI Dott. ROBERTO CASARUBEA

Dott. PIETRO CASELLATO Gen. GIUSEPPE CASERO

Sig. REMO CASINI Prof. ALESSANDRO CASOTTO

Dott. SALVATORE CASSATA Dott. CARLO CASTAGNOLI

Ing. ANTONIO CASTELGRANDE Avv. FRANCESCO CATALANO

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Dott. GIUSEPPE CATALANO Ing. LAICO BRUNO CATTANEO

Dott. FILIPPO CAUSARANO Col. SECONDO CAVALLI

Prof. LUIGI CAVALLINI Prof. GIORGIO CAVALLO

Dott. ENRICO CECCARELLI Sig. MARIO CECCHERINI

Ten.Col. LUIGI CECCHETTI Dott. MARIO CECCHI

Rag. BRUNO CECCHI Dott. BRUNO CECCHINI

Amm. MARCELLO CELIO Dott. MASSIMILIANO CENCELLI

Prof. ISIDORO CENTRELLA Col. AMEDEO CENTRONE

Dott. ALBERTO CEREDA On. GIANNI CERIONI

Dott. GIOVANNI CERQUETTI Cap. UMBERTO CESARI

Geom. EUGENIO CESARINI Cap. SALVATORE CESARIO

Dott. GABRIELE CETORELLI On. ALDO CETRULLO

Dott. FRANCESCO CETTA Rag. ALESSANDRO CHECCHINI

Rag. CLAUDIO CHIAIS Dott. ANTONIO CHIARELLI

Dott. BRUNETTO CHIARELLI Dott. GIULIO CHIARUGI

Gen. GIUSEPPE CIANCIULLI On. FABRIZIO CICCHITTO

Amm. GIOVANNI CICCOLO Dott. ITALO CICHERO

Dott. BERNARDINO CIFANI Dott. LUIGI CIMINO

Geom. MARIO CINGOLANI Sig. MANLIO CIOCCA

Dott. MARIO CIOLINI Sig. MARIO CIOLLI

Dott. VASCO CIONI Dott. ELIO CIOPPA

Col. ENZO CIRILLO Rag. CARLO CIUFFI

Dott. ROBERTO CIUNI Sig. RENATO CIVININI

Col. ENZO CLIMINTI Col. ENNIO COCCI

Dott. JOAQUIN COELHO Dott. ANTONIO COLASANTI

Dott. ENRICO COLAVITO Rag. GIUSEPPE COLOSIMO

Dott. GIUSEPPE COMPAGNO Magg. MARINO CONCA

Magg. GIUSEPPE CONSALVO Dott. ALFONSO COPPOLA

Dott. LORIS CORBI Dott. FAUSTO CORDIANO

Col. ANTONIO CORNACCHIA Sig. HEITOR CORREA DE MELLO

Dott. STEFANO CORRUCCINI Dott. VINCENZO CORSARO

P.I. CARMELO CORTESE Cap. Vasc. CARLOS ALBERTO CORTI

Dott. FRANCESCO COSENTINO Prof. ALFIERO COSTANTINI

Ten.Col. ALESSANDRO COSTANZO Dott. MAURIZIO COSTANZO

Dott. FRANCESCO CRAVERO Sig. GIOVANNI CRAVERO

Dott. GIAMPAOLO CRESCI Dott. GIOVANNI CRESTI

Dott. FABIO CRIVELLI Dott. GIUSEPPE RENATO

Dott. FRANCESCO CRUPI Dott. GIORGIO CSEPANYI

Page 36: Licio Gelli e La Loggia P2

Ing. GIAMPIERO CUNGI Dott. LINO CURIALE

Dott. ANTONINO CUSIMANO Cap.Vasc. SERGIO D'AGOSTINO

Dott. ANTONIO D'ALI STAITI Gen. ROMOLO DALLA CHIESA

Cap. GIUSEPPE D'ALLURA Dott. FEDERICO D'AMATO

Dott. ANTONIO D'ANCONA On. EMO DANESI

Dott. MARIO D'ANGELO Col. SALVATORE DARGENIO

Ing. GIOVANNI D'ARMINIO MONFORTE Dott. LORENZO DAVOLI

Avv. SERGIO DE ALMEIDA MARQUES Dott. STEFANO DE ANDREIS

Dott. GABRIELE DE ANGELIS Dott. GUSTAVO DE BAC

Dott. HANS DE BELDER Magg. UMBERTO DE BELLIS

Dott. SVANDIRO DE BLASIS Rag. ANTONIO DE CAPOA

On. MASSIMO DE CAROLIS Dott. MATTEO DE CILLIS

Sen. DANILO DÈ COCCI Dott. PIETRO DE FEO

Prof. DOMENICO DE GIORGIO Sig. DOMENICO DE GIUDICI

Geom. GIANCARLO DEGL'INNOCENTI Dott. RENZO DE GRANDIS

Ten.Col. SERGIO DEIDDA On. FILIPPO DE JORIO

Dott. GUGLIELMO DE LA PLAZA Dott. CESAR DE LA VEGA

Sig. ALESSANDRO DEL BENE Geom. VITTORIO DEL BIANCO

Col. MARIO DEL BIANCO Rag. GIAMPIERO DEL GAMBA

Ten.Col. MANLIO DEL GAUDIO Sig. PIERLUIGI DEL GUERRA

Dott. GIUSEPPE DELL'ACQUA Dott. MASSIMO DELL'AQUILA

Ten.Col. BRUNO DELLA FAZIA Dott. GIUSEPPE DELL'ONGARO

Dott. PIETRO DE LONGIS Dott. JORIO DEL MORO

On. FERRUCCIO DE LORENZO Dott. GIUSEPPE DEL PASQUA

Dott. PIETRO DEL PIANO Dott. MICHELE DEL RE

Prof. EDOARDO DEL VECCHIO Magg. VITTORIO DE MARCO

Avv. FULVIANO DE MARI Sig. ROMOLO DE MARTINO

Dott. PAOLO DE MICHELIS Dott. VINCENZO DE NARDO

Ing. SALVATORE DENTE Sig. SERGIO DENTI

Dott. BONIFACIO DE OLIVEIRA Dott. CARLO DE RISIO

Col.Avv. ANTONIO DE SALVO Gen. LUIGI DE SANTIS

Dott. WILLIAM DE SENA Dott. ERCOLE DE SIATI

Avv. JORGE DE SOUZA Sig. DENIS DE STAFANIS BAIARDO

Dott. LEVY DE SUOZA Dott. OSVALDO DE TULLIO

Sig. VINCENZO DE VITO Dott. FRANCO DI BELLA

Avv. ALBERTO DI CARO Ten.Col. SERGIO DI DONATO

Dott. LEONARDO DI DONNA Ten.Vasc. BRUNO DI FABIO

Dott. RODOLFO DI FILIPPÒ Prof. GIUSEPPE DI GIOVANNI

Page 37: Licio Gelli e La Loggia P2

Rag. SERGIO DI LALLO Gen. SEBASTIANO DI MAURO

Dott. MARIO DIANA Dott. LUIGI DINA

Dott. VINCENZO D'ISANTO Prof. GIUSEPPE DONATO

Sig. MASSIMO DONELLI Avv. PEDRO DOS SANTOS

Dott. DUILIO DOTTORELLI Cap. GIAN CARLO D'OVIDIO

Avv. GIOVANNI DRUETTI DI USSEL Dott. MARIO DUCE

Mar. MAURIZIO DURIGON On. MARIO EINAUDI

Dott. ANTONIO ESPOSITO Rag. CLAUDIO FABBRI

Dott. GIOVANNI FABBRI Dott. CARLO FABRICCI

Dott. LUIGI FADALTI Col. NICOLA FALDE

Dott. CARLO FALLA GARETTA Dott. GIOVANNI FANELLI

Cap. GIOVANNI FANTINI Dott. FRANCESCO FARINA

Sig. MARIO ELPIDIO FATTORI Dott. TITO FAVI

Gen. ENRICO FAVUZZI Dott. MARIO ALBERTO

Ten.Col. LUCIANO FEDERICI Prof. FRANCO FERRACUTI

Dott. RUGGERO FERRARA Sig. ALBERTO FERRARESE

Dott. ALBERTO FERRARI Dott. ALDO FERRARI

Avv. GIUSEPPE FERRARI Dott. MARIO FERRARI

Rag. IVO FERRETTI Dott. ANTONIO FERRI

Ten.Col. DOMENICO FIAMENGO Dott. CIRINO FICHERA

Dott. WILSON FILOMENO Dott. GERARDO FINAURI

Dott. BENIAMINO FINOCCHIARO Dott. ENNIO FINOCCHIARO

Dott. WALTER FERNANDES FINS Dott. OVIDIO FIORETTI

(*) Dott. RUGGERO FIRRAO

Dott. ALESSANDRO FLORA Dott. FABRIZIO FLUMINI

Gen. CARLO FOCE Dott. MARCO FOLONARI

Amm. VITTORIO FORGIONE On. FRANCO FOSCHI

Prof. ARNALDO FOSCHINI Sen. FRANCO FOSSA

Sig. MICHELE FOSSA Dott. ARTEMIO FRANCHI

Sig. GIORGIO FRANCHINI Cap. LUCIANO FRANCINI

Dott. GIANFRANCO FRANCO Dott. LUIGI FRANCONI

Dott. FRANCESCO FRANZONI On. AVENTINO FRAU

Dott. LUIS FUGASOT Dott. SEBASTIANO FULCI

Dott. SILVESTRO FURGAS Cap. SILVIO FUSARI

Dott. UGO FUXA Dott. GIAN PIERO GABOTTO

Gen. EDUARDO GALLARDO RINCON Dott. SALVATORE GALANTE

Dott. GIUSEPPE GALLO Col. SALVATORE GALLO

Gen. VITALIANO GAMBAROTTA Dott. ADOLFO GAMBERINI

Page 38: Licio Gelli e La Loggia P2

Dott. EDOARDO GASSER Comm. LICIO GELLI

Dott. MARIO GENGHINI Dott. CARMELO GENOVESE ZERBI

Ten.Col. FRANCESCO GENOVESE Col. PASQUALINO GENTILE

Amm. ANTONINO GERACI Dott. ROBERTO GERVASO

Dott. ANTONIO JOSÈ GHIRELLI GARCIA Geom. GIANCARLO GHIRONI

Dott. GIUSEPPE GIACCHI Dott. ADO GIACCI

Prof. GIACOMO GIACOMELLI Sig. ROMANO GIAGNONI

Dott. DOMENICO GIALLI Ing. MARIO GIANNETTI

Ing. OSVALDO GIANNETTI Gen. ORAZIO GIANNINI

Dott. ORAZIO GIANNONE Gr.Uff. PIERO GIANNOTTI

Prof. GENNARO GIANNUZZI Dott. RENATO GIAQUINTO

Col. RENATO GIARIZZO On. ILIO GIASOLLI

Rag. RENZO GIBERTI Prof. LUIGI GIOFFRÈ

Dott. TOMMASO GIORGESCHI Avv. RAFFAELLO GIORGETTI

Dott. ANGELO GIOVANELLI Dott. GIOVANNI GIRAUDI

Dott. VINCENZO GISSI Gen. RAFFAELE GIUDICE

Cap. GIOVANNI GIUFFRIDA Dott. EZIO GIUNCHIGLIA

Ten.Col. UMBERTO GIUNTA Dott. MICHELE G. GIURATRABOCCHETTA

Sig. VITTORIO GNOCCHINI Dott. GHERARDO GNOLI

Ten.Col. VITTORIO GODANO Dott. GIORDANO GOGGIOLI

Dott. CESARE GOLFARI Prof. EGONE GOLIMARI

Col. UMBERTO GRANATI Dott. OSVALDO GRANDI

Dott. PIETRO PAOLO GRASSI Gen. GIULIO GRASSINI

Dott. GIANFRANCO GRAZIADEI Gen. GIULIO CESARE GRAZIANI

Dott. GIUSEPPE GRAZIANO Sig. MARIO GRAZZINI

Sig. MARIO LUIGI GREGORATTI Dott. FRANCESCO GREGORIO

Dott. ANGELO GRIECO Dott. MATTEO GRILLO

Cap. ERNESTO GROSSI Ten.Col. SANTO GUCCIARDO

Dott. FERDINANDO GUCCIONE MONROY Dott. GIOVANNI GUIDI

Dott. PAOLO GUNGUI Gen. GIUSEPPE GUZZARDI

Dott. EVER HAGGIAG Dott. JULIO HARATZ

Col. RUBENS IANNUZZI Dott. GIUSEPPE IMPALLOMENI

Sig. FRANCESCO IMPERATO Dott. WALDEMAR INCROCCI

Dott. ORESTE INNOCENTI Dott. ANTONIO IOLI

Dott. FRANCESCO IOLI Dott. CARMELO ISAIA

Dott. LUIGI IVALDI Dott. JOSÈ ISAAC KATZ

Dott. GUIDO KESSLER Gen. GIUSEPPE KUNDERFRANCO

Dott. ADOLFO KUNZ On. SILVANO LABRIOLA

Page 39: Licio Gelli e La Loggia P2

Cap. ANTONIO LA BRUNA Dott. LUCIANO LAFFRANCO

Dott. IPPOLITO LA MEDICA Ten.Col. MICHELE LA MEDICA

Comm. REMO LANDINI Dott. CLAUDIO LANTI

Dott. GIOVANNI LA ROCCA Dott. RAUL ALBERTO LASTIRI

Sig. Gen.NARO GINO LATILLA Dott. ARMANDO LAURI

Dott. SILVIO LAURITI Col. FULBERTO LAURO

Dott. PABLO LAVAGETTO Cav.Lav. MARIO LEBOLE

Dott. ANTONIO LECCISOTTI Dott. GIOVANNI LEDDA

Col. FEDERICO LENCI Avv. VITO LENOCI

Sig. LUIGI LENZI Avv. LEONARDO LEONARDI

Dott. EMILIO LEONELLI Dott. VINCENZO LEPORATI

Dott. ENZO LERARIO Dott. WALTER LEVITUS

Cap. MATTEO LEX Dott. ANTONINO LI CAUSI

Cap. SERAFINO LIBERATI Dott. VITTORIO LIBERATORE

On. GAETANO LICCARDO Dott. BRUNO LIPARI

Dott. VINCENZO LIPARI Gen. VITTORIO LIPARI

Prof. GIANFRANCO LIZZA Ing. GLAUCO LOLLI GHETTI

Magg. GIOVANNI LONGO Prof. PASQUALE LONGO

On. PIETRO LONGO Dott. GAETANO NINO LONGOBARDI

Dott. LUIGI LONI COPPEDÈ Avv. GAETANO LO PASSO

Dott. ANTONIO LOPES Dott. JOSÈ LOPEZ REGA

Gen. DONATO LO PRETE Col. GIANCARLO LORENZETTI

Sig. GIANCARLO LORENZINI Prof. MASSIMO LOSAPPIO

Dott. DOMENICO LO SCHIAVO Cap. MARIO LOTTA

Col. GIUSEPPE LO VECCHIO Avv. ROCCO LO VERDE

Dott. ALVARO LUCIANI Ing. LUCIANO LUCIANI

Dott. OTELLO MACCHIONI DI SELA Dott. GIUSEPPE MACINA

Dott. LUIGI MADIA Stt.Vasc. FULVIO MAFERA

Gen. GIANADELIO MALETTI Dott. FRANCESCO MALFATTI DI MONTETRETTO

Prof. GIANCARLO MALTONI On. ENRICO MANCA

Col. PIERLUIGI MANCUSO Dott. ANDRÈ MANDI

Ten.Col. ROBERTO MANNIELLO Dott. GIUSEPPE MANNINO

Dott. DARIO MANZINI Cap.Fr. VITO MARANO

Geom. GUGLIELMO MARCACCIO Col. CARLO MARCHI

Arch. ANTONIO MARCHITELLI Sig. MARESCO MARINI

Dott. PASQUALE MARINO On. LUIGI MARIOTTI

Dott. RENATO MARNETTO Dott. GIOVANNI MARRAS

Dott. OSVALDO MARRAS Cap.Fr. MARIANO MARRONE

Page 40: Licio Gelli e La Loggia P2

Sig. FRANCO MARSILI Sig. MARIO MARSILI

Dott. CARLO MARTINO On. ANSELMO MARTONI

Cap. ANTONIO MARTURANO Dott. MASSIMO MASCOLO

Dott. MARCO MASINI On. RENATO MASSARI

Amm. ALDO MASSARINI Dott. SERGIO MASSENTI

Gen. EMILIO EDUARDO MASSERA Dott. CARLO MASSIMO

Prof. PAOLO MATASSA MARCHISOTTO Dott. CARLO MAURO

Dott. GIACOMO MAYER Dott. GIORGIO MAZZANTI

Col. ROCCO MAZZEI Sen. LUIGI MAZZEI

Col. GIUSEPPE MAZZOTTA Dott. GIUSEPPE MAZZOTTI

Dott. ROBERTO MEMMO Ten.Col. GAETANO MENDOLIA

Dott. GIANNI MERCATALI Gen. FRANCESCO MEREU

Dott. GIORGIO MERLI Cap. PIETRO MERTOLI

Prof. RENZO MERUSI Dott. MARCO MESSENI PETRUZZELLI

Dott. ANTONIO MESSINA Prof. MICHELE MESSINA

Rag. ELIO MESSURI Dott. ROBERTO ROMERO MEZA

Dott. LEO MICACCHI Gen. VITO MICELI

Gen. GIULIANO MICHELI Dott. FRANCO MICHELINI TOCCI

Rag. ENRICO MICHELOTTI Col. GIUSEPPE MIDILI

Arch. ALADINO MINCIARONI Col. GIOVANNI MINERVA

Avv. SERGIO MINERVINI Gen. OSVALDO MINGHELLI

Avv. PIETRO MINNINI Gen. IGINO MISSORI

Geom. ROBERTO MISURI Dott. ARRIGO MOLINARI

On. Prof. OTTORINO Cap. GIUSEPPE MONGO

On. AMLETO MONSELLATO Col. GIUSEPPE MONTANARO

Ten.Col. ANSELMO MONTEFREDDO Sig. RIZIERO MONTI

Dott. FLAVIO MONTISCI Gen. OTELLO MONTORSI

Ten.Col. FRANCO MORELLI Dott. MARIO MORETTI

Cap. CARLO MORI Dott. GAETANO MORREALE

Dott. FLAVIANO MORRI Dott. PANFILO MORRONI

Dott. PAOLO MOSCA Dott. FRANCESCO MOSCIARO

Comm. BRUNO MOSCONI Dott. GIOVANNI MOTZO

Cap.Fr. ANGELO MURRU Magg. FRANCO MURTAS

Dott. ARRIGO MUSIANI Gen. FAUSTO MUSTO

Col. PIETRO MUSUMECI Dott. FRANCO NACCI

Dott. PAOLO NANNARONE On. VITO NAPOLI

Dott. LUIGI NEBIOLO Arch. MARIO NEGRI

Prof. ROSARIO NICOLETTI Ten.Col. RENATO NICOLI

Page 41: Licio Gelli e La Loggia P2

Dott. EDILIO NICOLINI Col. DOMENICO NIRO

Dott. GIOVANNI NISTICÒ Mar.Magg. ENRICO NOCILLI

Sig. ALIGHIERO NOSCHESE Sig. ALBERTO NOSIGLIA

Col. FRANCO NOVO Prof. ANGELO NUNZIANTE

Sig. ANTONIO NUNZIATI Ten.Col. SALVATORE ODDO

Prof. GIANLUIGI OGGIONI Dott. LUIGI OLIVA

Sig. CARLO ONNIS Dott. GIOVANNI ORGANO

Dott. GIAMPIERO ORSELLO Avv. UMBERTO ORTOLANI

Dott. ANTONIO PACELLA Dott. GIAN CARLO PAGANO

Dott. ANTONIO PALADINI Dott. GIOVANNI PALAIA

Dott. CLAUDIO PALAZZO Avv. GIAMPAOLO PALLOTTA

Dott. BRUNO PALMIOTTI Gen. GIOVAMBATTISTA PALUMBO

Ing. PASQUALE PALUMBO Comm. COSTANTINO PANARESE

Dott. ROBERTO PANDOLFINI (*)

Dott. ANDREA PANNO Dott. SERGIO PANZACCHI

Col. MARCO PAOLA Avv. MARIO PAOLA

Dott. ENRICO PAOLETTI Prof. IVAN PAPADIA

Rag. NICOLINO PAPPALEPORE Sig. ANGELO PARACUCCHI

Dott. MAURIZIO PARASASSI Cap.Dott. GIUSEPPE PARATORE

Dott. ANGELO PARISI Sig. PIERUGGERO PARTINI

Dott. TITO PASQUALIGO Dott. ANDREA PASQUALIN

Dott. BRUNO PASSARELLI Dott. VITO PASSERO

Dott. FERDINANDO PASTINA Ten.Col. FRANCO PASTORE

Cap. GIOVANNI PASTORE Dott. SALVATORE PASTORE

Sig. MARCELLO PASTORELLI Dott. GIOVANNI PATTUMELLI

Sig. ALVARO PAZZAGLI Dott. FRANCO PECO

Avv. CARMINE MINO PECORELLI On. MARIO PEDINI

Dott. VITALIANO PEDUZZI Dott. DAVIDE PELLEGRINI

Dott. OLIVO PELLI Prof. RENATO PELLIZZER

Dott. WALTER PELOSI Dott. FRANCESCO PENNACCHIETTI

Dott. CORRADO PENSA Dott. MAURIZIO PEPE

Sig. CLAUDIO PEREZ BARRUNA Dott. ALDO PERITORE

Dott. ALBERTO PERNA Dott. CESARE PERUZZI

Dott. CARLO PESARESI Rag. LAMBERTO PETRI

Cap. GIANFRANCO PETRICCA Sig. ANTONIO PETRUCCI

On. SERGIO PEZZATI Sig. CLAUDIO PICA

On. ROLANDO PICCHIONI Gen. FRANCO PICCHIOTTI

Ten.Col. ANTONIO PICCIRILLO Mar.Cav. ROMANO PICCOLOMINI

Page 42: Licio Gelli e La Loggia P2

Prof. CLAUDIO PIERANGELI Dott. GIUSEPPE PIERI

Sig. ROBERTO PIERI Sig. GIOVANNI PIERONI

On. GIULIO PIETROSANTI Dott. MICHELE PIGNATELLI

Dott. WALDIMIRO PINTO Magg. FRANCESCO PIROLO

Gen. LUIGI PIROZZI Cap. GINO PISANI

Dott. GIORGIO PISANO Dott. SERGIO PISCITELLO

Dott. ALBERTO PISTOLESI Dott. GIUSEPPE PIZZETTI

Dott. GIULIO PIZZOCCHERI Dott. MICHELE PIZZULLO

Dott. GIOVAN VINCENZO PLACCO Prof. CARLO POGLAYEN

Dott. GIUSEPPE PLUCHINO Cap.Fr. GIULIANO POGGI

Cap.Fr. OSVALDO POGGI Dott. MARCELLO POGGINI

Dott. DUILIO POGGIOLINI Col. ITALO POGGIOLINI

Avv. WOLFANGO POLVERELLI Dott. DOMENICO PONE

Prof. LEONELLO PONTI Dott. SAVERIO PORCARI LI DESTRI

Cap. FAUSTO PORCHEDDU Cap. ROBERTO PORCHEDDU

Dott. PASQUALE PORPORA Dott. MICHELE PRINCIPE

Dott. MASSIMO PUGLIESE Prof. CLEMENTE PULLÈ

Prof. PIETRO PULSONI Cap. GIUSEPPE PUTIGNANO

Ten.Col. GIUSEPPINO QUARTARARO Amm. GIOVANNI JUAN QUESTA

Dott. DOMENICO RABINO Dott. GIORGIO RAMELLA

Prof. VINCENZO RANDI Dott. GIACOMO RANDON

Sig. BRUNO RANIERI Dott. DOMENICO RASPINI

Gen. OSVALDO RASTELLI Maestro GIULIO RAZZI

Dott. ANGELO REGA Cap. ALDO RENAI

Avv. LUCIO RICCARDI Avv. EMILIO RICCARDI

Dott. GIUSEPPE RICCI Gen. GIOVANNI RIFFERO

Dott. RENATO RIGHI Dott. GIOVANNI RIZZI

Dott. ANGELO RIZZOLI Col. VINCENZO RIZZUTI

Dott. ENRICO ROCCA Col. FAUSTO RODINÒ

Sig. CARLO ROLLA Dott. FRANCESCO ROMANELLI

Dott. OVIDIO ROMANELLI Ten.Col. ANTONIO ROMANO

Dott. WILLIAM ROSATI Cap. ANDREA ROSELLI

Gen. ROBERTO ROSELLI Prof. EDMONDO ROSSI

Dott. GIORGIO ROSSI Sig. MARIO ROSSI

Dott. BRUNO ROZERA Ing. MARIO RUBINO

Dott. CARLO RUFFO DELLA SCALETTA Dott. FELICE RUGGIERO

Dott. DOMENICO RUSSO Dott. FRANCESCO RUSSO

Cap. GUIDO RUTA Dott. CLAUDIO SABATINI

Page 43: Licio Gelli e La Loggia P2

Ten.Col. GIANFRANCO SABATINI Dott. ELIO SACCHETTO

Arch. AMBROGIO SALA Magg. MARIO SALACONE

Ing. SIMONPIETRO SALINI Dott. FRANCESCO SALOMONE

Arch. FRANCESCO SANGUINETTI Sig. ERMIDO SANTI

Geom. FERRUCCIO SANTINI Dott. MARIO SANTORO

Gen. GIUSEPPE SANTOVITO Dott. ROBERTO SARRACINO

Geom. STEFANO SASSOROSSI Cav. CARLO SATIRA

Dott. VITTORIO EMANUELE DI SAVOIA Dott. VITTORIO SBARBARO

Dott. FRANCESCO SCALABRINO Dott. LEONARDO SCALI

Ten.Col. PASQUALE SCARANO Ten.Col. MICHELE SCHETTINO

Dott. DARCY SCHETTINO ROCHA Sig. ALDO SCHIASSI

Avv. GIULIO SCHILLER Ten.Col. MARIO SCIALDONE

Dott. SANTO SCIARRONE Gen. SALVATORE SCIBETTA

Col. DOMENICO SCOPPIO Ing. ALBERTO SCRIBANI

On. LORIS SCRICCIOLO Dott. PIERO SCRICCIOLO

Prof. ALBINO SECCHI Dott. GUSTAVO SELVA

Dott. MARIO SEMPRINI Dott. PASQUALE SETARI

Ing. LUCIEN SICOURI Dott. ELIO SIGGIA

TEN VASC GIUSEPPE SILANOS Dott. ENRICO SILVIO

Prof. AUGUSTO SINAGRA Avv. MICHELE SINDONA

Magg. GIOVANNI SINI Dott. RAFFAELE SINISI

Gen. GIUSEPPE SIRACUSANO Dott. FIORELLO SODI

Dott. EDGARDO SOGNO DEL VALLINO Sig. UGO SOLDANI

Dott. ANGELO RAFFAELE SOLDANO Dott. GEROLAMO SOMMO

Dott. GIROLAMO SORRENTI Dott. FRANCO SORRENTINO

Ten.Col. LINO SOVDAT Gen. PIETRO SPACCAMONTI

Dott. ETTORE SPAGLIARDI Dott. CARMELO SPAGNUOLO

Dott. PIERO SPALLUTO Dott. PAOLO SPARAGNANA

Dott. ALDO SPINELLI On. GAETANO STAMMATI

Dott. ANTONIO STANZIONE Ten.Col. SAVINO STELLA

Dott. DOMENICO STELLINI Magg. MARCELLO STELLINI

Dott. GIORGIO STERNINI Dott. GIORGIO FLORIO STILLI

Dott. RANDOLPH K STONE Dott. BRUNO STRAPPA

Cap. Dott. GIUSEPPE STRATI Dott. FRANCESCO STURZO

Gen. CARLOS SUAREZ MASON Dott. GIUSEPPE SZALL

Sig. LEANDRO TACCONI Cap. EZIO TALONE

Ing. GENNARO TAMPONE Dott. VITTORIO TANASSI

Magg. GIACOMO TARSI Avv. PAOLO TARTAGLIA

Page 44: Licio Gelli e La Loggia P2

Dott. BRUNO TASSAN DIN Sig. GIOVANNI TASSITANO

Dott. ELIJAK TAYLOR Dott. ALBERTO TEARDO

Dott. MARIO TEDESCHI On. EMANUELE TERRANA

Cap. CORRADO TERRANOVA Prof. CARLO TERZOLO

Gen. GUIDO TESI Sig. AUGUSTO TIBALDI

Dott. MARIO TILGHER Dott. ALESSANDRO TIZZANI

Col. MARIO TOGNAZZI Dott. WILLIAM TOLBERT

Dott. EMANUELE TOMASINO Sig. OSVALDO TONINI

Amm. GIOVANNI TORRISI Cap. MENOTTI TORTORA

Sig. SILVANO TOSI Sig. MASSIMO TOSTI

Dott. GAETANO TRAPANI Ten.Col. MARIO TRAVERSA

Dott. ROBERTO TREBBI Prof. FABRIZIO TRECCA TRIFONE

Comm. LORENZO TRICERRI Cav. AURELIO TRIPEPI

Col. GIUSEPPE TRISOLINI Avv. FRANCESCO TROCCOLI

Dott. FRANCESCO TROIS Ten.Col. DOMENICO TUMINELLO

Gen. MAURO TURINI Dott. VINCENZO TUSA

Com. PAOLO UBERTI Dott. ASDRUBALE UGOLINI

Geom. MAURO UGOLINI Ten.Col. GIACOMO UNGANIA

Prof. ANTONIO URBANO Ten.Col. OTTAVIO URCIUOLO

Dott. SALVATORE VAGNONI Avv. MARIO VALENTI

Dott. ROBERTO VALENZA Dott. VINCENZO VALENZA

Gen. ENZO VALLATI Dott. CESARE VALOBRA

Dott. GIANCARLO ELIA VALORI Prof. WALTER VANNELLI

Prof. CESARE VANNOCCI Dott. GIUSEPPE VARCHI

Gen. DANTE VENTURI Dott. ALDO VESTRI

Dott. GIOVANNI VIARENGO Cap. MASSIMO VICARD

Col. MARIO POMPEO VICINI Col. ANTONIO VIEZZER

Dott. ALBERTO VIGNES Dott. LUIGI NELLO VILLA

Dott. VINCENZO VILLATA Dott. MARIA JOSÈ VILLONE

Avv. ENRICO VINCI Dott. FRANCESCO VIOLA

Magg. ENRICO VIOLANTE Dott. FERDINANDO VISCIANI

Dott. ANNIBALE VISCOMI Sig. ROBERTO VISCONTI

Dott. ANGELO VISOCCHI Dott. GAETANO VITA

Dott. FABIO VITALI Dott. VINCENZO VITALI

Avv. MARIO VITELLIO Gen. AMBROGIO VIVIANI

Avv. CARLO VOCCIA Avv. GAETANO VULLO

Dott. FERNANDES WILSON DE VALLE Dott. MARIO ZACCAGNINI

Cap. MAURIZIO ZAFFINO Dott. LEONIDA ZANARIA

Page 45: Licio Gelli e La Loggia P2

Dott. MARIO ZANELLA Dott. LELIO ZAPPALÀ

Ing. LUCIO ZAPPULLA Dott. ALDO ZECCA

Dott. SERGIO ZERBINI Dott. GIORGIO ZICARI

Dott. ALFREDO ZIPARI Prof. AMONASRO ZOCCHI

Sig. ELIE ZOCHEIB On. MICHELE ZUCCALÀ

Comm. ANTONIO ZUCCHI Dott. PAOLO ZUCCHINI

Licio Gelli, fascista e massone.

Chi è questo Gelli? - si chiedono Turone e Colombo. Quasi sconosciuto, allora, dal grande pubblico, era il Maestro Venerabile della loggia massonica Propaganda 2, che riuniva la crema del potere italiano. C’era la fila, per ottenere udienza da Gelli nella sua suite all’hotel Excelsior, in via Veneto, a Roma. La loggia era segreta, per non mettere in imbarazzo i suoi potenti iscritti, dispensati anche dalle ritualità massoniche. Bastava la sostanza.Gelli era arrivato al vertice della P2 dopo una onorata carriera come fascista, simpatizzante della Repubblica di Salò, doppiogiochista con la Resistenza, collaboratore dei servizi segreti inglesi e americani, infine agente segreto della Repubblica italiana. Volonteroso funzionario del Doppio Stato: soldato, come tanti altri fascisti e nazisti, arruolato nell’esercito invisibile che gli Alleati avevano approntato, dopo la vittoria contro Hitler e Missolini, per combattere la «guerra non ortodossa» contro il comunismo. Entrato nella massoneria, aveva contribuito a selezionare, dentro l’esercito, gli ufficiali anticomunisti disposti ad avventure golpiste. Nel colpo di Stato (tentato) del 1970 aveva avuto un ruolo di tutto rispetto: suo era l’incarico di entrare al Quirinale e trarre in arresto il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, quello che mandava telegrammi a raffica che finivano sempre con un bel «viva la Resistenza, viva l’Italia». Poi il golpe non ci fu, sospeso forse dagli americani, ma la «guerra non ortodossa» continuò, con una serie di stragi che insanguinarono l’Italia. Fino al 1974, anno di svolta. Allora la strategia della guerra segreta contro il comunismo cambiò: basta con la contrapposizione diretta, con i progetti apertamente golpisti, sostituiti da una più flessibile occupazione, attraverso uomini fidati, di tutti gli ambiti della società, di tutti i centri di potere. La massoneria (o almeno una parte di essa) fornisce le strutture e le coperture necessarie a organizzare questo club del Doppio Stato, questo circolo dell’oltranzismo atlantico. Nasce la P2 di Licio Gelli. In cui poi, all’italiana, entrano anche (e per alcuni soprattutto) le protezioni, le carriere, gli affari e gli affarucci. Ma tutto ciò, tra il 1980 e il 1981, Turone e Colombo ancora non lo sapevano, non lo immaginavano neanche. I due andavano avanti per la loro strada, a districare i misteri del caso Sindona.

Page 46: Licio Gelli e La Loggia P2

La perquisizione fatale.

Scoprono che Sindona non è stato rapito, ma ha organizzato una messa in scena per sparire dagli Stati Uniti e arrivare in Italia, in Sicilia. Scoprono che è lui a trattare il salvataggio delle sue banche con Giulio Andreotti, a minacciare il presidente della

Mediobanca Enrico Cuccia (che si oppone al piano di risanamento), è lui a far uccidere Giorgio Ambrosoli, nella notte dell’11 luglio 1979, con tre colpi di 357

magnum sparati al petto da un sicario che viene dagli Stati Uniti. A ospitare Sindona a Palermo, in quell’estate di scirocco e di sangue, è un medico italoamericano:

Joseph Miceli Crimi, massone, esperto di riti esoterici e di chirurgie plastiche. è lui che spara alla gamba del banchiere, con sapienza clinica, per cercare di rendere credibile il rapimento. I due giudici istruttori gli sequestrano alcune carte e, tra queste, uno stupido biglietto ferroviario Palermo-Arezzo, usato da Miceli Crimi

nell’estate del 1979. Domanda: perché un viaggio dalla Sicilia ad Arezzo? Risposta: «Per andare dal dentista presso cui ero in cura». Fantasiosa, ma i due milanesi non

abboccano. Miceli Crimi, messo alle strette, ammette: ma sì, sono andato da un certo Licio Gelli, per discutere con lui la situazione di Sindona. Questo Gelli comincia proprio a incuriosire i due giudici istruttori. I personaggi che si muovono attorno a Sindona e si danno da fare per salvarlo, scoprono Turone e Colombo, finiscono tutti

per arrivare a Gelli: Rodolfo Guzzi, l’avvocato del bancarottiere; Pier Sandro Magnoni, suo genero; Philip Guarino e Paul Rao, due massoni che incontrano il

Venerabile poche ore dopo essere stati ricevuti da Giulio Andreotti. Ecco perché, nel marzo 1981, i giudici milanesi ordinano una perquisizione di tutti gli indirizzi del

Venerabile. «Cautela assoluta», ricorda Colombo, «avevamo intuito che per ottenere risultati dovevamo procedere con la massima segretezza». La sera di lunedì 16

marzo 1981 una sessantina di agenti della Guardia di finanza si muove da Milano verso i quattro indirizzi di Gelli annotati su una agenda di Sindona sequestrata al banchiere dalla polizia di New York: villa Wanda di Arezzo, l’abitazione privata; la

suite all’Excelsior dove riceveva autorità, politici, postulanti; un’azienda di Frosinone; e gli uffici di una fabbrica d’abbigliamento, la Giole di Castiglion Fibocchi.

Amati assegna i due fascicoli,

insieme, a due giovani magistrati. Il primo, più esperto, si chiama Giuliano Turone, baffi curati e dita sottili, irrequieto e rigorosissimo. Dopo il liceo Manzoni di Milano,

dopo un anno negli Stati Uniti, dopo la laurea in legge, era stato tentato dalla carriera diplomatica. Ma aveva scelto la magistratura: perché il diplomatico deve

limitarsi a eseguire la politica estera del suo governo, mentre il magistrato decide e giudica, con il solo aiuto della legge e della sua coscienza. Affascinato dalla

geometria dell’indagine, aveva voluto diventare giudice istruttore, figura mista (oggi cancellata dal nuovo codice) di giudice e investigatore. Poco più che

trentenne, era entrato di persona nel covo-prigione di uno dei primi sequestrati italiani, l’imprenditore Luigi Rossi di Montelera; e nel 1974 aveva fatto arrestare il responsabile, un ometto siciliano che abitava in via Ripamonti 84, a Milano, e che

sulla carta d’identità aveva scritto Luciano Leggio, anche se era già noto come boss di Cosa nostra con il nome di Luciano Liggio.

 

 

Gherardo Colombo, il secondo

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magistrato, era invece un giovanotto che arrivava a palazzo di giustizia con i jeans e la camicia senza cravatta, e sopra gli occhiali aveva una gran corona di capelli

refrattari al pettine. Era cresciuto in una grande casa sui colli della Brianza, padre medico e un po’ poeta, nonno e bisnonno avvocati. Amava i giochi di logica e il

bridge. Parlava con aria apparentemente svagata, accompagnando le parole con brevi gesti secchi della mano, che poi spesso lasciava così, sospesa a mezz’aria. Per nove mesi, Turone e Colombo lavorano sodo. Macinano insieme decine e decine di interrogatori, perquisizioni, indagini bancarie. Sono letteralmente risucchiati da

un’inchiesta che è un giallo appassionante, pieno di misteri e di colpi di scena. «Era un tessuto dai cento fili intrecciati», secondo Turone, «così abbiamo cominciato col

tirare i fili che sporgevano dalla trama».

 

Il sequestro di Sindona: strano,

con quella improbabile rivendicazione del «Gruppo proletario di eversione per una giustizia migliore». Strani anche gli affidavit (dichiarazioni giurate) che una decina di persone invia negli Stati Uniti, ai magistrati americani, per testimoniare che il

povero Sindona, che ha fatto bancarotta e ha lasciato sul lastrico centinaia di clienti, è perseguitato dai magistrati italiani soltanto per la sua fede anticomunista. Uno degli affidavit è firmato da un certo Licio Gelli. Dice: «Nella mia qualità di uomo

d’affari sono conosciuto come anticomunista e sono al corrente degli attacchi dei comunisti contro Michele Sindona. è un bersaglio per loro e viene costantemente

attaccato dalla stampa comunista. L’odio dei comunisti per Michele Sindona trova la sua origine nel fatto che egli è anticomunista e perché ha sempre appoggiato la

libera impresa in un’Italia democratica». La prosa non è un granché, ma l’ossessione anticomunista è ben presente (e allora, almeno, i comunisti c’erano davvero...).

L’incarico delle perquisizioniè affidato a un uomo di cui Turone e Colombo conoscono la lealtà istituzionale, il colonnello della Guardia di finanza Vincenzo Bianchi. Ha l’ordine di agire senza informare nessuno e senza avere alcun contatto con le autorità locali, i carabinieri, la polizia, la magistratura del posto, neppure i comandi della Guardia di finanza. I suoi finanzieri, arrivati in Toscana, non passano la notte nella caserma di Arezzo, ma si disperdono in diverse località lì attorno. Per tutti, l’appuntamento è all’alba del 17 marzo. Scatta la perquisizione. Nessun risultato a Roma. Niente a villa Wanda. L’azienda di Frosinone è un vecchio indirizzo. Alla Giole, invece, c’è una montagna di carte. Gelli non si trova, è a Montevideo. Ma la sua segretaria, Carla, protegge con vigore i documenti stipati nella scrivania, nei cassetti, nella cassaforte, in una valigia... Nella cassaforte ci sono gli elenchi della loggia segreta. «Sequestrate tutto», ordinano, per telefono, i giudici istruttori. La perquisizione è ancora in corso quando a Bianchi arriva via radio una chiamata del generale Orazio Giannini, comandante della Guardia di finanza: c’è anche il suo nome, in quegli elenchi, come quello del suo predecessore, il generale Raffaele Giudice, come quello del capo di stato maggiore della Finanza, il generale Donato Lo Prete. E il comandante delle Fiamme gialle di Arezzo, e una folla di generali, colonnelli, maggiori... 

Verso il porto delle nebbie. Tutte le carte sono portate a Milano. Turone e Colombo le catalogano, personalmente, pagina per pagina. Ne fanno due copie. L’originale entra nel fascicolo dell’inchiesta; la prima copia è affidata ai finanzieri, con l’incarico di conservarla in un luogo sconosciuto agli stessi giudici; la seconda è nascosta, sotto una falsa intestazione («Formazioni comuniste combattenti») tra i fascicoli di un collega di cui i due si fidano, il giudice Pietro Forno. Non si sa mai.Fuori dal palazzo di giustizia di Milano, intanto, nessuno sa delle carte sequestrate a Gelli. Eppure qualcuno sta lavorando febbrilmente per parare il colpo. La notizia comincia a trapelare. La dà, per primo, il telegiornale Rai la sera del 20 marzo. Ma non è chiaro quali documenti siano stati trovati dai giudici. Il giorno dopo, sabato 21 marzo, il Giornale (allora diretto da Indro Montanelli) scrive: «Nell’ambito delle indagini per l’affare Sindona, stasera si è

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appresa una doppia operazione compiuta dalla magistratura di Milano e da quella di Roma, nella villa aretina di Licio Gelli, Venerabile Maestro della loggia massonica P2. Per conto dei giudici milanesi l’intervento sarebbe stato operato dalla Guardia di finanza, mentre Roma avrebbe partecipato agli accertamenti attraverso il sostituto procuratore della Repubblica Sica». Strana notizia: il ritrovamento non è avvenuto a villa Wanda ma alla Giole di Castiglion Fibocchi; e soprattutto Domenico Sica, detto «Rubamazzo», per ora non c’entra nulla. Ma basteranno poche settimane e Roma arriverà ad avverare la profezia del Giornale e a strappare l’indagine ai magistrati milanesi.  

Turone e Colombo, consci del peso istituzionale della loro scoperta, decidono che è loro dovere informare il capo dello Stato: ma il presidente Sandro Pertini è all’estero, così ripiegano sul capo del governo, Arnaldo Forlani. Si recano a Roma il 25 marzo, l’appuntamento è fissato alle ore 16 a Palazzo Madama. Aspettano per due ore. Poi la segreteria di Forlani comunica che c’è stato un equivoco, che il presidente li aspetta a Palazzo Chigi. I due giudici si spostano lì. Ad accoglierli è il capo di gabinetto di Forlani. «Ci siamo guardati negli occhi in silenzio», ricorda Colombo, «il funzionario davanti a noi era il prefetto Mario Semprini, tessera P2 1637». Forlani è cortese, chiede se le carte trovate possono essere non autentiche. I due giudici gli mostrano una firma autografa del ministro della Giustizia Adolfo Sarti sulla domanda d’iscrizione alla loggia. Chiedono: «Signor presidente, avrà certamente un documento controfirmato dal suo ministro Guardasigilli...». Forlani ne prende uno, confronta i due fogli, si convince. «Datemi tempo di riflettere», conclude Forlani. «Di solito offro agli ospiti di riguardo un aereo dei servizi per tornare a casa. Mi pare che questa volta non sia il caso».Forlani tira in lungo. Non vuole prendersi la responsabilità di rendere pubblici gli elenchi. Cerca di scaricarla sui giudici milanesi. Sui giornali del 20 maggio i titoli confermano quella sensazione: «Forlani: spetta ai giudici togliere il segreto sulla P2». Turone, Colombo e il capo dell’ufficio Amati inviano immediatamente una lettera al presidente del Consiglio, in cui sostengono che sono coperti dal segreto istruttorio i verbali delle deposizioni dei testimoni che stanno sfilando davanti a loro, ma non «il restante materiale trasmesso». Forlani capisce che non può più aspettare. Le liste di Gelli sono rese pubbliche.  

Oltre agli elenchi degli affiliati e alla documentazione sulla loggia, tra le carte sequestrate vi sono 33 buste sigillate con intestazioni diverse: «Accordo Eni-Petromin», «Calvi Roberto vertenza con Banca d’Italia», «Documentazione per la definizione del gruppo Rizzoli», «On. Claudio Martelli»...C’erano già, in quelle carte, i segreti di Tangentopoli, del Conto Protezione e di tanto altro ancora. Ma i tempi non erano maturi. Da Roma si muovono il giudice istruttore Domenico Sica (detto «Rubamazzo») e il procuratore della Repubblica Achille Gallucci. Sollevano il conflitto di competenza e la Cassazione, il 2 settembre 1981, strappa l’inchiesta a Milano per affidarla a Roma. Non sviluppata, l’indagine si spegne. «Mi è arrivata sulla scrivania già morta», dice Elisabetta Cesqui, il pubblico ministero che eredita l’indagine. L’accusa di cospirazione politica contro le istituzioni della Repubblica mediante associazione cade: tutti i rinviati a giudizio (pochi: qualche capo dei 17 gruppi in cui la P2 era divisa, più Gelli e i responsabili dei servizi segreti) sono prosciolti, e comunque il processo arriva in Cassazione quando ormai è troppo tardi e per tutti scatta la prescrizione.  

Pochi del club P2 sono stati messi davvero fuori gioco dallo scandalo che seguì la pubblicazione degli elenchi. I magistrati (unica categoria che reagì con decisione) furono giudicati e sanzionati dal Consiglio superiore della magistratura. Ma ciò non toglie che uno dei magistrati iscritti alla P2, Giuseppe Renato Croce, tessera numero 2071, oggi giudice per le indagini preliminari a Roma, con arzigogoli procedurali stia dando ragione a Marcello Dell’Utri in una delle tante contese giudiziarie che il braccio destro di Berlusconi ha aperte.

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Molti dei piduisti sono stati messi da parte dagli anni e dall’età. Ma chi resiste all’azione del ciclo biologico non se la cava poi tanto male. Tra i giornalisti (di allora), Gustavo Selva è parlamentare di An; Maurizio Costanzo è direttore di Canale 5 e uomo politicamente trasversale, anche se sempre dalla parte di Berlusconi nei momenti cruciali; Massimo Donelli è direttore della nuova tv del Sole 24 ore. Roberto Gervaso continua a scrivere un fiume di articoli e di libri e nessuno si ricorda più di una simpatica lettera che inviò, tanto tempo fa, a Gelli: «Caro Licio, ho chiesto a Di Bella (direttore del Corriere della sera quando era nelle mani della P2, ndr) di farmi collaborare. è bene che tutti capiscano che bisogna premiare gli amici. Oggi Di Bella parlerà della mia collaborazione con Tassan Din (direttore generale del Corriere, piduista come l’editore del Corriere, Angelo Rizzoli, ndr). Vedi di fare, se puoi, una telefonata a Tassan Din, affinchè non mi metta i bastoni tra le ruote». Più defilato Paolo Mosca, ex direttore della Domenica del Corriere. Gino Nebiolo, all’epoca direttore del Tg1, è stato mandato da Letizia Moratti a dirigere la sede Rai di Montevideo (una capitale della P2) e oggi scrive sul Foglio di Giuliano Ferrara. Franco Colombo, ex corrispondente della Rai a Parigi e aspirante piduista, oggi ha cambiato mestiere: è vicepresidente della società del Traforo del Monte Bianco e si sta dando molto da fare per gli appalti che devono riaprire il tunnel. Alberto Sensini (aspirante piduista, come Colombo) scrive di politica sui giornali.  

Tra i politici, Pietro Longo, segretario del Partito socialdemocratico, divenne il simbolo negativo del piduista con cappuccio. Ma a tanti altri è andata meglio. Publio Fiori (tessera 1878), ex deputato democristiano, è trasmigrato in An e nel 1994 è diventato ministro di Berlusconi. Una poltrona di ministro è già capitata, durante il governo Berlusconi, anche ad Antonio Martino (anch’egli a Gelli aveva solo presentato la domanda d’iscrizione). Invece Duilio Poggiolini (tessera 2247), ex ministro democristiano della Sanità, ha avuto la carriera stroncata non dalla P2, ma dai lingotti d’oro di Tangentopoli trovati nel pouf del salotto. Massimo De Carolis (tessera P2 1815, solo un numero in meno di quella di Berlusconi), negli anni Settanta era democristiano e leader della «Maggioranza silenziosa», oggi è tornato alla politica sotto le bandiere di Forza Italia e grazie al rapporto diretto con Berlusconi ha ottenuto la presidenza del Consiglio comunale di Milano e la promessa di una candidatura in Parlamento. Le ha dovuto abbandonare entrambe, dietro la ferma insistenza del sindaco Gabriele Albertini, dopo essere stato coinvolto in alcuni scandali. è accusato, tra l’altro, di aver chiesto 200 milioni per rivelare notizie riservate a una azienda partecipante a una gara per un appalto a Milano. Ma il fatto curioso è che, insieme a De Carolis, nel processo in corso a Milano sia coinvolta un’altra vecchia conoscenza della P2: Luigi Franconi (tessera P2 numero 1778). I rapporti solidi resistono nel tempo

Più utile il lavoro della Commissione parlamentare presieduta da Tina Anselmi, che dichiara le liste della P2, con 972 nomi, «autentiche» e «attendibili», ma incomplete. E con anni di lavoro produce un materiale immenso e prezioso, la documentazione di come funzionava una potentissima macchina di eversione e di potere. Ma nel 1981 le speranze - o le paure - erano altre: una parte del Paese sperava che lo scandalo P2 avviasse il rinnovamento della vita politica e istituzionale; un’altra temeva che il proprio potere si incrinasse per sempre. Sbagliavano gli uni e gli altri. 

La giustizia va ricondotta «alla sua tradizionale funzione di equilibrio della società e non già di eversione». Per questo, è necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici, «l’istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti», la «riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento». Molto è già stato realizzato. Per il resto si vedrà.Che fine hanno fatto gli altri «fratelli» di loggia? Alcuni hanno fatto proprio una brutta fine. Sindona, dopo essere stato condannato per l’omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto in carcere, per una tazzina di caffè al veleno. Il suo successore nella finanza d’avventura, Roberto Calvi, tessera numero 1624, ha gettato la più grande banca italiana, il Banco Ambrosiano, nelle braccia della P2 che gli ha sottratto un fiume di miliardi e l’ha fatto finire in bancarotta; alla fine, il 18 giugno 1982, è stato trovato penzolante sutto il ponte dei Frati neri, a Londra. Mino

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Pecorelli, tessera 1750, giornalista in contatto con i servizi segreti, direttore di Op e piduista anomalo che voleva giocare in proprio, è stato crivellato di colpi nella sua automobile, il 20 marzo 1979. 

La loggia multinazionale. Gelli è agli arresti domiciliari a villa Wanda, condannato per il crac del Banco Ambrosiano. Molti degli affiliati, il nocciolo duro del club dell’oltranzismo atlantico, sono stati coinvolti in vicende di eversione, stragi, tentati colpi di Stato, depistaggi. Così Vito Miceli, Gian Adelio Maletti, Antonio Labruna, Giuseppe Santovito, Giovanni Fanelli, Antonio Viezzer, Umberto Federico D’Amato, Giovanbattista Palumbo, Pietro Musumeci, Elio Cioppa, Manlio Del Gaudio, Giovanni Allavena, Giovanni Alliata di Montereale, Giulio Caradonna, Edgardo Sogno... Ci vorrebbe almeno un libro per ciascuno, per raccontare la multiforme attività di questi fedeli servitori del Doppio Stato. Organizzazione multinazionale, la P2 aveva affiliati che operavano in Sudamerica: Uruguay, Brasile e soprattutto Argentina. In Argentina, dove Gelli aveva rapporti molto stretti con i servizi segreti, aveva arruolato nella loggia l’ammiraglio Emilio Massera, capo di Stato maggiore della Marina, Josè Lopez Rega, ministro del Benessere sociale di Juan Domingo Peron, Alberto Vignes, ministro degli Esteri, l’ammiraglio Carlos Alberto Corti e altri militari. 

Vent’anni dopo, in Italia è tempo di revisioni. Anche sulla P2. è stato un legittimo club di amiconi, magari con qualcuno che ne approfittava un po’ per fare affari. Gelli? Un abile traffichino che millantava poteri che in realtà non aveva. Ma era proprio questo, la P2? Vista con distacco, appare invece il luogo più attivo per l’elaborazione di strategie di potere del grande partito atlantico in Italia, almeno tra il 1974 e il 1981. Centro d’incontro tra politica, affari, ambienti militari. Nella loggia segreta è confluito il partito del golpe, reduce della stagione delle stragi 1969-74, ma con una nuova strategia, più flessibile, più attenta alla politica. E ai soldi, che possono comprarla: come suggerisce, appunto, il Piano di rinascita. 

E oggi? La fase 2, naturalmente, è nuova. La società è cambiata. Anche gli uomini alla ribalta sono, in buona parte, diversi. Ma nella storia italiana non si butta via niente, c’è una continuità di fondo con il peggio delle nostre vicende, fatte di un anticomunismo eversivo, bancarotte e spoliazioni di denaro pubblico, politica corrotta, stragi, morti ammazzati, rapporti inconfessabili con le organizzazioni criminali. Il passato, il tremendo passato italiano, deve sempre restare non del tutto chiarito, perché i dossier, gli uomini, i segreti, i ricatti che da quel passato provengono possano essere riciclati nel futuro. Da questo punto di vista, la parabola di Silvio Berlusconi, uomo «nuovissimo» che viene dal passato vecchissimo di Gelli e affiliati, è la parabola dell’Italia.

Politica & affari.

Un banchiere iscritto alla P2, certo meno noto di Sindona e Calvi, era Antonio D’Alì, proprietario

della Banca Sicula e datore di lavoro di boss di mafia come i Messina Denaro. Oggi ha passato la

mano al figlio, Antonio D’Alì jr, eletto senatore a Trapani nelle liste di Forza Italia. Angelo Rizzoli,

che si fece sfilare di mano il Corriere dalla compagnia della P2, oggi fa il produttore

cinematografico. Roberto Memmo (tessera 1651), finanziere che tanto si diede da fare per salvare

Sindona, oggi è buon amico di Marcello Dell’Utri, di Cesare Previti e del giudice Renato Squillante,

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che incontrava insieme, e dirige la Fondazione Memmo per l’arte e la cultura, con sede a Roma nel

Palazzo Ruspoli.

Rolando Picchioni (tessera 2095), torinese, ex deputato dc, coinvolto (ma assolto) nello scandalo

petroli, oggi è in area Udeur ed è segretario generale del Salone del libro di Torino. Giancarlo Elia

Valori, unico caso di piduista espulso dalla loggia perché faceva troppa concorrenza al Venerabile

Maestro, oggi è presidente dell’Associazione industriali di Roma, infaticabile scrittore di libri e

instancabile tessitore di rapporti e di alleanze. Vittorio Emanuele di Savoia (tessera 1621) è un

curioso caso di uomo off-shore: non può rientrare in Italia, ma in Italia fa business, seppure

attraverso società estere. Ora vorrebbe poter rientrare definitivamente, anche se nei fatti non ne è

mai stato fuori, a giudicare dai suoi affari e traffici (d’armi): nei decenni scorsi è stato, anche grazie

alla sua integrazione nel club P2, mediatore d’affari all’estero per conto di aziende italiane (Agusta)

e addirittura di Stato (Italimpianti, Condotte...), quello stesso Stato sul cui territorio non poteva

mettere piede. Di Berlusconi ha detto (era il 1994): «è un buon manager, può rimettere ordine

nell’economia italiana». Come? Per esempio «cancellando quel disastro» che è «lo Statuto dei

lavoratori, con il divieto di licenziamento». Apprezzamenti naturali, tra compagni di loggia. Ma con

un finale obbligato per il principe: «Io? Non faccio politica». Vittorio Emanuele non vota, ma c’è da

scommetterci che tifa per Berlusconi, che potrà farlo finalmente rientrare in Italia, questa volta

anche fisicamente.

Circolo Pinay e la P2

Il Circolo Pinay è un'organizzazione "Atlanticista" di destra composta da agenti dei servizi segreti in attività e in pensione, ufficiali e politici che hanno cospirato per "causare" dei cambiamenti governativi.Fra le altre cose esso rivendica il merito di aver pilotato l'elezione di Margaret Thatcher in UK.Il decennio degli anni '70 è stato un bel periodo caratterizzato da enormi sommovimenti politici, giochi sporchi ed incessanti dicerie in merito a colpi di stato di matrice militare destrorsa nelle principali democrazie occidentali. I fianchi più meridionali dell'asse europea della Nato - Portogallo, Spagna, Turchia e Grecia - trasformarono le dicerie in fatti agghiaccianti tramite gli smalti blu acciaio delle canne dei fucili. L'Italia, terra della pizza,del Papa e della Propaganda 2 (P2) arrivò ad elaborare la sua propria variante della stabilità politica con i buoni ufficiali della CIA dello Zio Sam. Mentre la decade degli anni '80 lentamente scivolava sull'orizzonte dell'est europeo ora meno che rosa, i beneficiari destrorsi del programma coordinato di destabilizzazione internazionale ringraziavano sentitamente. Fra questi c'erano la Signora di Ferro inglesa - Margaret Thatcher - Madonna dell'industria degli armamenti - e l'americano Ronald Regan - meno fragile e considerevolmente meno perspicace, stimato amico dei ragazzi della lobby internazionale delle armi.Questi due decenni hanno visto la proliferazione di gruppi segreti e semi-ufficiali di destra che hanno coordinato i servi e la propaganda ed intrapreso "nere" operazioni occulte in tutto il mondo. Uno dei più oscuri di tutti è il Circolo Pinay, dal nome del suo fondatore Antonie Pinay, premier francese nel 1951.

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Conosciuto più semplicemente come Le Cercle (Il Circolo) viene ritenuto un'organizzazione sorella ancora più clandestina del già assai segreto gruppo Bilderberg. Entrambi i gruppi condividono affiliazioni familiari che comprendono Henry Kissinger, Zbigniew Brzezinski e David Rockefeller. Il Circolo Pinay nel 1969 iniziò a reclutare segretamente uomini influenti in qualità di membri. L'intenzione era quella di spostare il clima politico dell'Europa verso l'estrema destra tramite una campagna di propaganda segretamente finanziata e di istituire dei servizi di intelligence privati che avrebbero lavorato in veste non ufficiale con l'esistente apparato dei servizi occidentali. Lo scrittore Stephen Dorril ritiene che ci siano serpentine interconnessioni fra Le Cercle e la rete Gladio, struttura militare di guerriglia "anticomunista nascosta" fondata dai Quartieri Generali delle Potenze Alleate Europee (SHAPE) della Nato durante gli anni '50 e che era formata in gran parte da ex nazisti. Le Cercle mantiene anche stretti rapporti con una moltitudine di organizzazioni di destra intrecciate fra loro fra cui WACL, la Heritage Foundation, Western Goals, ISC, Freedom Association, Interdoc, Bilderberg, l'italiana Propaganda 2, l'Opus Dei, i Moonies, e il Jonathan Institute: molti di questi sono finanziati interamente o parzialmente dalla CIA americana.

IL RISVEGLIO DELLA MASSONERIA "SETTE" del "Corriere della sera" NEL MONDO DEI "FRATELLI"

Il Risveglio della Massoneria Di Claudio Lindner Dopo lo scandalo P2 e dopo l'inchiesta sui presunti legami con la mafia, sembrava che avesse perso influenza. Ora si assiste a un'inversione di tendenza: gli iscritti aumentano, e perfino Gelli pare "riabilitato". Un potere occulto? Le logge rispondono con un'operazione di trasparenza. Ma gli espelli avvertono: i "migliori" restano coperti dal segreto. La massoneria in Italia resta un tabù. Pochi ne parlano, molti la temono. Per gli esperti ha perso influenza, per la stragrande maggioranza è sinonimo di potere occulto e complotti. Loro, i massoni ufficiali, rispondono con due parole: glasnost e marketing, vale a dire eliminare quell'alone di mistero che circonda l'istituzione. E quindi scendere in piazza per commemorare Giordano Bruno a Campo dei Fiori, festeggiare il Fratello Wolfgang Amadeus Mozart e il ritorno del Flauto magica all'Opera di Roma con uno sconto del 50 per cento a chi presenta il tesserino del Grande Oriente d'Italia, ricordare Hugo Pratt con un convegno il prossimo novembre sul percorso "iniziatico" di Corto Maltese. E ancora: dibattiti culturali aperti ai "profani", filantropia, riviste, siti Internet.

Poi bastano cinque righe di agenzia Ansa (21 novembre 2001) per far tremare di nuovo le Obbedienze e riportare a galla

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vecchi fantasmi: "Licio Gelli è stato nominato Gran Maestro onorarlo della Serenissima Gran Loggia nazionale d'Italia. Giorgio Paternò è stato eletto Sovrano Gran Maestro". Ma come, il capo della Propaganda 2 al centro di uno dei maxiscandali italiani torna a intorbidire le acque? Il Goi di Palazzo Giustiniani si affretta a smentire ogni coinvolgimento: "L'associazione che ha teatralmen- riesumato Gelli non c'entra nulla con le Obbedienze storiche presenti in Italia e ha cambiato denominazione dopo le nostre reiterate diffide". Negli ambienti ufficiali la .loggia del principe Paternò di Catania . viene ignorata, considerata "spuria". Tina Anselmi, all'epoca presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2 ma che sull'argomento ora non vuole più intervenire, si limita a dire "che Geni diventa furioso quando viene negata la sua appartenenza alla massoneria". Insomma, gran confusione. "Manca una legge che tuteli, oltre la libertà di associazione anche la denominazione corretta", sottolinea Gustavo Raffi, Gran Maestro del Goi "chiunque può costituire e definire "massoneria" un gruppo senza che ci sia un riconoscimento dalle grandi logge regolari del mondo". Una vita molto tormentata quella liberomuratoria, che ha oscillato tra l'esaltazione laica, il grande tema della libertà di associazione e le crociate contro le trame occulte e le logge riservate. Rialzatasi dopo le batoste subite durante il fascismo, l'istituzione ha dovuto fare sempre i conti con gli ostacoli frapposti dal Vaticano che solo nel 1983 ha tolto la scomunica all'iniziazione. Un compromesso, quello raggiunto dalla Chiesa, forse anche imposto. dalla realtà dei fatti, a giùdicare dalle rivelazioni del sacerdote lombardo don Luigi Villa, riportate dal quotidiano La Padania, sulle infiltrazioni in San Pietro. Tra i Figli delle Vedove, secondo don Villa, figurano molti collaboratori di Paolo VI, due potenti segretari di Stato come Fean Villot e Agostino Casaroli, l'ex presidente dello Ior, Paul Marcinkus, coinvolto nello scandalo Sindona. Nonché monsignor Francesco

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Marchisano, recentemente nominato Vicario generale dello Stato Vaticano e arciprete della Basilica. C'è poi il capitolo della ricostruzione economica del dopoguerra, con le divisioni tra finanza cattolica e finanza laica, quest'ultima con rapporti talvolta provati talvolta no con la massoneria. Erano affiliati Gino Olivetti e Vittorio Valletta, fonti romane assicurano che lo fosse il senatore Gasare Merzagora, per qualche tempo presidente delle Assicurazioni Generali. Su Enrico Cuccia, fondatore assieme a Raffaele Mattioli di Mediobanca e protagonista di uno scontro frontale con Sindona, le voci sono invece discordanti. Di sicuro era un dichiarato e importante massone 'il suocero Alberto Beneduce. Lo è stato Carlo De Benedetti, che ha poi abbandonato "per la delusione provata dal livello delle riunioni alle quali ebbe ad assistere" (Storia della Massoneria italiana dello studioso Aldo Mola). E lo erano molti manager di Stato. La massoneria sta ora cercando un secondo rilancio per uscire da una crisi ventennale iniziata con il trauma della P2 (che coinvolse anche il vertice della Rizzali e del Corriere della Sera) e proseguita nel 1993 con la bufera Cordova, quando (allora procuratore di Palmi avviò un'indagine in Sicilia su presunti legami con la mafia arrivando a sequestrare le liste degli iscritti in tutta Italia (l'inchiesta fu poi archiviata). La commissione parlamentare arrivò alla conclusione che la P2 voleva scolpire la sovranità dei cittadini" mentre la magistratura assolse tutti dall'accusa di finalità cospirative insistendo invece sulle trame finanziarle, fiscali e sul depistaggio nelle stragi: A mettere fuori legge la P2 fu Giovanni Spadolini, massimo storico e amante del Risorgimento (al quale proprio i massoni fanno riferimento). E Licio Galli che fine ha fatto? Ha 83 anni ed è agli arresti domiciliare nella sua Villa Wanda di Arezzo dove sconta la pena di 12 anni per la bancarotta dell'Ambrosiano. Negli anni Ottanta e Novanta la ritirata è inevitabile. Spariscono le logge coperte, il Consiglio supremo della magistratura e la Corte di cassazione definiscono

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"inopportuna" l'adesione dei giudici. Gran parte dei vip abbandonano. "Oggi i migliori sono "in sonno"", dice Mola, forse il maggior conoscitore della massoneria, "alcuni si sono iscritti a logge in altri Paesi, ma è difficile saperlo, perché le liste sono segrete". UN BOOM DI ADESIONI Non esiste un censimento dei Fratelli, anche perché a fare outing sono in pochissimi. Le fonti, quindi, non possono che essere interne. Il Goi, l'istituzione più grossa, ha da poco superato i 14 mila iscritti (tutti uomini, per statuto e tradizione) e le 556 logge. La Gran Loggia d'Italia (Gldi), la seconda per importanza staccatasi dal Goi nel 190$ dopo la battaglia parlamentare sull'insegnamento della religione a scuola, ne ha 8.500 (1.500 sono donne). Terza per dimensione è la Gran Loggia Regolare, frutto di una scissione dal Goi a opera dell'allora Gran Maestro Giuliano Di Bernardo che provocò forti polemiche ma riuscì a farsi riconoscere dalla Gran Loggia d'Inghilterra. Completa il quadro una giungla di qualche decina di sigle, tutte simili una all'altra, da far venire il mal di testa. A sentire i Gran Maestri delle due principali istituzioni negli ultimi mesi c'è stata un'esplosione di domande in Italia. "Questa settimana" (venerdì 28 giugno, ndr), racconta Luigi Danesin (Gldi), veneziano, 70 anni, consulente di diritto del lavoro (nel suo studio lavora anche il nipote Alessandro, parlamentare europeo di Forza Italia), "ha firmato una cinquantina di nuove richieste, molte sono di giovani, anche ventenni". "Nel 1999 abbiamo ricevuto 2.075 domande", incalza Gustavo Raffi (Gol), 58 anni, avvocato di Ravenna, che vanta di essere stato uno dei grandi accusatori interni di Gelli, "nel 2001 erano già 1.351, e continuano a crescere". La regione leader è da sempre la Toscana, seguono Piemonte; Calabria e Lombardia. L'Umbria ha la densità più alta di massoni: nove ogni 10 mila abitanti. Ma logge "italiane" esistono anche a Londra, New York, Miami, Praga. E l'identik? L'età media è scesa a 42 anni

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per il Goi e a 50 per la Gldi, il 58 per cento ha un titolo universitario (dati Goi), sono liberi professionisti, imprenditori, manager pubblici e privati, direttori d'orchestra, pensionati "di alto profilo". "Abbiamo circa 700 medici", spiega Danesin, "e 370 avvocati, molti capitani d'industria, tutti preoccupati che si sappia...". Vige l'autofinanziamento, ognuno versa circa un milione di vecchie lire all'anno. Serietà e controllo sulle "iniziazioni" vengono garantiti. "Dalla richiesta all'ammissione definitiva passano sei mesi", dichiara il capo della Gldi, "una lunga "tegolatura" (la relazione stesa da due Fratelli, diversi da quelli che hanno presentato l'amico aspirante alla loggia) e tre votazioni segrete. Il Gran Maestro ha comunque l'ultima parola. La nostra è una struttura piramidale, qui non possono esistere P2". Anche Raffi sposta l'attenzione sul lato intimistico: "Il massone ha molta curiosità intellettuale, è un uomo che cerca soprattutto se stesso. Io mi sono occupato tanto di storia, filosofia e politica (è stato segretario regionale del Partito repubblicano, ndr), ma solo qui ho trovato delle risposte. E così succede oggi a tanti giovani". QUEL SEGRETO CHE RESISTE Ciò che divide nettamente i massoni dal resto del mondo è il segreto ("riservatezza" precisano i Gran Maestri), incomprensibile ai più nell'epoca della democrazia occidentale, di Internet, dei satelliti e via dicendo. "Non aderirei mai a un club se sapessi che gli iscritti sono persone come me", diceva una celebre battuta di Groucho, uno dei quattro fratelli Marx. Per i "fratelli" è esattamente l'opposto. Ancora oggi il "segreto iniziatico" è una regola d'oro sulla quale non si transige. Io posso dire di essere un massone, ma non rivelare i nomi degli altri appartenenti alla loggia. Lo si sa dunque dei morti illustri, da Garibaldi a Cavour, da Fermi a Carducci e Pascoli, da Totò a Gino Cervi e Amedeo Nazzari. Lo si ignora dei viventi, tranne qualche eccezione come Alessandro Meluz- Fabio Roversi Monaco, Valerio Zanone, lo scrittore Paolo Maurensig.

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La segretezza è sempre stata un punto di forza. Nel Settecento e nell'Ottocento per aiutare la battaglia dell'opposizione ai totalitarismi e nella seconda metà del Novecento soprattutto per favorire le reti di affari politici e finanziari. I massoni ufficiali negano di essere un'associazione segreta: "Siamo sull'elenco telefonico, tutti possono visitare le nostre sedi". La Gldi ha recentemente avviato. una campagna di sensibilizzazione politica per chiedere l'abolizione di quelle norme presenti in alcuni statuti regionali che pongono veti nell'amministrazione pubblica (Toscana, Emilia, Liguria, Piemonte, Lazio e Friuli). Danesin è stato ricevuto dall'ex ministro degli Interni, Claudio Scajola, e due mesi fa ha scritto una lettera a Gianfranco Fini, come vicepresidente del Consiglio e soprattutto come leader di Alleanza nazionale, "un partito che prevede discriminazioni nello statuto". Tenterà, dice, anche con il vertice della Lega, la più ostile nei fora confronti. PIÙ TOLLERANZA all'estero I Gran Maestri puntano tutto sulle due sentenze emesse nel 2001 dalla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo. La prima, su ricorso del Goi, va contro una legge della Regione Marche che obbliga i concorrenti a cariche pubbliche a una dichiarazione di non appartenenza a logge. La seconda dà ragione a un magistrato di Monza, sottoposto a procedura disciplinare nel 1994 perché ex Fratello. La Corte di Strasburgo riflette forse l'atteggiamento più tollerante che c'è negli altri Paesi, dove la massoneria resta molto radicata e influente pur se insidiata da altri poteri forti come le lobby o le grandi élite che si raccolgono nella Commissione Trilaterale e nel gruppo Bilderberg. I liberomuratori nel mondo sono circa sette milioni, dei quali due milioni e mezzo negli Stati Uniti. Si racconta che solo quattro presidenti americani non siano stati Fratelli (tra questi il cattolico John Kennedy e che lo stesso George Bush abbia giurato sulla Bibbia massone custodita nel Tempio di Washington. Molto potente resta nel Regno Unito (250 mila gli affiliati), dove è nata nel

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1717, anche se il laburista Tony Blair ha duramente attaccato la segretezza delle logge che ritiene siano un grande serbatoio per la classe dirigente conservatrice. I "freemasons" hanno risposto con una campagna di immagine studiata da una società di pubbliche relazioni. A fine giugno hanno organizzato una raccolta fondi per beneficenza distribuendo T-shirt con la scritta: "Io sono un massone". In Francia gli iscritti sono 130 mila, circa 5 mila quelli che contano nelle stanze del potere. Alcuni sono stati coinvolti nei recenti scandali politico-finanziari, ma ciò non ha impedito a Jacques Chirac, in vista delle elezioni presidenziali, di invitare all'Eliseo i Gran Maestri delle nove principali Obbedienza e al primo ministro dell'epoca, Lia nel Jospin, di andare ospite a colazione nella sede del Grande Oriente di Francia a Parigi. I massoni hanno ricambiato in maggio, alla vigilia della sfida Chirac-Le Pen, invitando con un comunicato a votare per il presidente uscente (il Fronte nazionale è da sempre considerato un acerrimo nemico). In Italia tra i principali promotori di interpellanze e interrogazioni parlamentari a sostegno dei diritti dei massoni c'è sempre stato il se natore Marcello Pera, ora presidente di Palazzo Madama. "Lo vedrò a Lucca", annuncia Danesin, "il mio predecessore Franco Franchi lo conosceva molto bene".

SONO POCHI I "FRATELLI" DICHIARATI Eccezioni: l'ex segretario del Pli Valerio Zanone, l'ex rettore dell'università di Bologna Fabio Roversi Monaco e lo psichiatra Alessandro Meluzzi.

INTERVISTA AD ANNA GIACOMINI Sebben che siamo donne, andiamo al Tempio A Giacomini (foto), scrittrice ed ex antiquaria "felicissima nonna" di 60 anni, è diventata massone nel 1992: "Nel tempio", racconta, "si impara ad ascoltare, è una scuola per tutti noi: ci si pub esprimere quanto si vuole, si pub intervenire sa quanto detto da altri, ma senza tare

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polemica. Esiste un dialogo vero, l'interlocutore viene rispettato". Ma che utilità ha il segreto, regola d'oro della massoneria? "Chi partecipa", risponde, "acquisisce una ricchezza che si rischia di perdere se viene comunicata". Paola Neuhaus, ex fotografa, à iscritta da sedici anni, ma ha cambiato Obbedienza una volta per passare da una tutta al femminile a una mista "e avere un'esperienza di dialogo più ampia". "Ci si aiuta a vicenda", spiega, "quando un "fratello" o una "sorella" sono indigenti o stanno male ferma restando che il mondo interno è come quello fuori. Non à detto che ci vogliamo tutti bene a ogni costo". Le donne in massoneria sono 2.500-3.000 (ma anche qui non esiste art censimento), la maggioranza fa parte della Gran Loggia d'Italia, obbedienza mista, a differenza dei Grande-Oriente, più tradizionale e dogmatico. Esistono poi alcune logge solo femminili con qualche centinaio di affiliato. Il Gran Maestro, Giuseppe Garibaldi, attestano documenti dell'epoca, "inizia" una donna nell'Ottocento, quando in Francia e in Germania già esistevano società androgine. In Italia è solo dalla metà degli anni Settanta che la massoneria femminile ha presa qualche consce; sulle tracce di Anita Garibaldi, Eleonora Duse, Marisa Bettola. Il "maschilismo" del Grande Oriente ha salvato le donne dalla P2 e dall'onta della lista di Licio Galli. Anche se un rivolo dello scandalo è arrivato a una loggia femminile di Palermo costituita sotto la spinta di Giuseppe Miceli Crimi piduista, salito agli onori delle cronache come il medico dal quale il bancarottiere Michele Sindone si fece sparare al braccio per rafforzare la messa in scena del finto sequestro siciliano.

Maggioranza MENO OSTILE In effetti il rilancio della massoneria esoterica trova il terreno fertile nell'establishment nuovo che governa il Paese. "C'è in alcune persone che fanno parte della maggioranza minor ostilità", dice Mola, sottolineando comunque come in altri

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Paesi l'influenza sia ben più forte che da noi. In Parlamento, secondo i Gran Maestri, non ci sarebbero che una decina tra deputati e senatori. Ma Danesin non si lamenta di questo: "C'è una schiera di "amici", non iscritti, ma è meglio così altrimenti si rischia di ricreare una situazione tipo P2: perché mai dovrei vantarmi di quel parlamentare o ministro massone?". L'attenzione di Pera ai temi delle libertà individuali dei "Fratelli" non può che essere condivido dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, massone in sonno quale iscritto alla P2, "non un titolo di demerito". Come disse a Telelombardia. "Iniziato" nel gennaio 1978, il Cavaliere sostenne durante il processo che "in quella loggia c'erano persone di fronte alle quali togliersi tanto di cappello". Fu assolto come tutti gli altri dall'accusa di cospirazione politica. Certamente tollerante è Antonio Martino, ministro della Difesa: non figurava nella lista della P2, ma secondo quanto risulta nell'Archivio storico della Camera fece domanda di ammissione il 6 luglio 19$0 introdotto da tre professori. La procedura non venne perfezionata perché poco dopo scoppiò lo scandalo. L'apparato militare è sempre stato uno dei più sensibili al richiamo delle logge soprattutto quando prevale il filoatlantismo incondizionato. II curriculum del neoministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, presenta invece rapporti stretti con un altro sardo doc, Armando Corona, ritenuto l'epuratore di Gelli e guida del Goi dopo la P2. La carriera politica di Pisanu subì un arresto negli anni Ottanta, quando si dovette dimettere da sottosegretario al Tesoro a seguito delle polemiche scaturite dopo la sua deposizione sui rapporti con Flavio Carboni e Roberto Calvi. Più risorgimentale e ideale è la sintonia del livornese Carlo Azelio Crampi con la massoneria. Sul presidente della Repubblica sano girate molte voci, mai suffragate da dati certi, e lui ha sempre categoricamente smentito di essere stato iscritto. Certo è che la decisa campagna di

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rivalutazione dei simboli patriottici, la bandiera italiana e l'inno di Mameli (massone doc), trova il plauso sincero del Gran Maestro Raffi (Gol). E l'Associazione mazziniana presieduta da Maurizio Viroli ("Circa il 30 per cento dei nostri 3 mila soci sono massoni, come Giuseppe Mazzini"), ha nominato Ciampi socio onoraria. Non mancano dunque i presupposti per un risveglia della massoneria nei quartieri alti dell'establishment italiano. Se non appare molto coerente con le ambizioni del governo Berlusconi la battaglia promossa dal Grande Oriente d'Italia per rafforzare la scuola pubblica, piacciono certamente alla massoneria internazionale la spinta fi- e la politica liberista in economia. Forte è da sempre nelle università, dove le cordate di Fratelli dominano i concorsi pubblici e le promozioni in cattedra soprattutto nelle facoltà di Medicina (i "si dice> sono tanti, ma nessuno si arrischia di fare i nomi in pubblica). Le voci corrono tuttora nei settori militari, dei servizi segreti, nell'amministrazione pubblica in generale, si stemperano nel mondo "spaventato" della Giustizia. E l'ultimo tam tam riguarda niente meno che le nomine della Rai, dove presidente e direttore generale "non sarebbero malvisti" dalla massoneria.

I "NON OSTILI DEL NUOVO GOVERNO II presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: era iscritto alla loggia P2, attualmente è "in sonno". Ex aspirante ll ministro dalia Difesa Adonio Martino: chiese l'iscrizione alla P2, ma non fece in tempo a entrarvi. Buoni rapporti. II neoministro degli Interni Giuseppe Pisanu: aveva rapporti stretti con Armando Corona, ritenuto l'epuratore di Gelli e guida del Goi dopo la P2.

18 luglio 2002 - MASSONERIA E P2: INTERVISTA COSSIGA "Sette", settimanale del "Corriere della sera" Il settimanale "Sette" pubblica un lungo

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servizio (con richiamo in copertina, dove compare una foto del Gran Maestro Raffi), dal titolo NEL MONDO DEI "FRATELLI" IL RISVEGLIO DELLA MASSONERIA A margine del servizio compare un' intervista all' ex presidente Francesco Cossiga, di Claudio Lindner, della quale trascriviamo il testo:

Francesco Cossiga conferma: "Ho la sensazione che i "fratelli" abbiano ripreso influenza". Un fatto di cui l'ex presidente non si rammarica:"Difendere la massoneria è una battaglia di libertà", dice. E persino sulla P2.................. - Presidente, un intero scaffale della sua libreria è dedicato alla massoneria, solo un interesse politico-culturale? - Il mio interesse per la massoneria è sorto soltanto per un motivo di libertà, così come a suo tempo condussero battaglie politiche sia Cesare Ruffini sia Antonio Gramsci quando il fascismo voleva sopprimere la massoneria". - Ma lei è massone? - Ma no, sono di tutt'altra parrocchia. Lo era mio nonno oculista, Gran Maestro 33° grado di rito scozzese, arrivò ad essere tesoriere del Grande Oriente d'Italia. Morì a 92 anni con un rimpianto: non riuscire a votare il 2 giugno per la Repubblica. - E poi? - Nella mia famiglia c'era un ramo strettamente cattolico, antimassone. Mia zia giunse a tale faziosità dopo la scomparsa del nonno da distruggere ogni simbolo o ricordo della sua appartenenza all'istituzione.... - A Francesco Cossiga, ex presidente della Repubblica e protagonista degli ultimi 40 anni di politica italiana, l'argomento massoneria piace, lui si scalda subito. - Ho visto montare questa favola della P2, non si comprenderà mai perché si è gonfiata e sgonfiata così rapidamente. Ha lasciato persone distrutte: alcune, altre no..... - C'erano anche tentazioni golpiste nella P2? - Ma per carità. La P2 era prevalentemente

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un'associazione di mutuo soccorso, e poi esisteva lo spirito di sovversione degli americani nel caso i comunisti fossero andati al governo. Sa dove è nata l'idea della P2? - Me lo dica lei. - Un grande massone non piduista mi ha raccontato che tutto nacque nella residenza dell'ammiraglio comandante della VI Flotta a Napoli. Il vero scopo era quello di mettere insieme i militari e i "civil servant" più filoamericani, Licio Gelli doveva essere l'organizzatore. Quando non serviva più, gli americani l'hanno mollata. - Nella storia della massoneria internazionale l'élite militare ha sempre avuto un certo peso. - Assolutamente sì. Anche in Italia. L'arma dei carabinieri, per esempio, ha come principio base la fedeltà, caratteristica fortissima fra i massoni. Ma non solo: quando ero sottosegretario alla Difesa nel 1966 venne nominato capo di Stato Maggiore della Marina un generale calabrese e mi ricordo un sussurrare un po' scandalizzato negli ambienti militari perché era un cattolico. - Presidente, parliamo di oggi. Gelli è ora riapparso, Gran Maestro onorario nell'Obbedienza del principe Paternò. - Sì, negli ultimi mesi la massoneria internazionale ha completamente riabilitato Gelli perché si ritiene che fosse stato oggetto di persecuzione. E lui continua ad essere un uomo influente e importante della massoneria italiana, anche se è un uomo prudente che ha incassato tutto. - Presidente, ma quanto conta oggi la massoneria in Italia? - Ho la sensazione che abbia ripreso influenza. Sempre più spesso sento dire; "Quello è un massone". Intendiamoci, ci sono persone degnissime, come il mio amico Roversi Monaco, rettore dell'Università di Bologna che per questo ebbe anche l'umiliazione di un'inchiesta giudiziaria. Ho la certezza che i miei amici ministri lo siano, ma non faccio i nomi perché essere massoni in Italia sembra una cosa disonorevole. - A proposito di battaglie per la libertà, la

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Corte di Giustizia di Strasburgo ha dato ragione al Grande Oriente che aveva fatto ricorso contro due casi di discriminazione. - Sì, e la cosa "bella" è che la sentenza di Strasburgo è stata impugnata dal governo presieduto da un ex piduista e che conta molti ministri massoni. Lo dico con rispetto, mio nonno era massone...... Claudio Lindner

 La lunga lotta contro mafia e P2

 di ANTONIO MEREU Nel week-end dal 6 all' 8 agosto di 20 anni fa si consumo' il fallimento del Banco Ambrosiano. La mattina del 9 agosto inizio' la sua resurrezione sotto la sigla di Nuovo Banco Ambrosiano. La principale banca privata d' allora, devastata dalle manovre spregiudicate di Roberto Calvi e del vescovo Marcinkus, venne risanata e rilanciata per volonta' ferma di tre protagonisti: il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, il governatore della Banca d' Italia Carlo Azeglio Ciampi, Giovanni Bazoli, esponente della sinistra cattolica bresciana, temprata alla scuola di Giovan Battista Montini. Andreatta e Ciampi imposero il professor Bazoli come presidente del Nuovo Banco Ambrosiano, questi prese in mano una banca fallita e in vent'anni l'ha trasformata nella Intesa-Bci, la maggiore banca italiana per sportelli e raccolta. Ciampi e Bazoli (purtroppo Andreatta giace nell'incoscienza colpito da un ictus) ricordano con nostalgia quei momenti, consapevoli dei rischi corsi ma anche d'avere dato una soluzione esemplare ad una bancarotta i cui costi non sono stati pagati dai contribuenti, contrariamente a quanto è avvenuto negli Usa con le vicende delle casse di risparmio, del Fondo Ltcm, o di quanto può accadere nei casi di Enron, Worldcom, J.P. Morgan, Citygroup. La devastazione del Banco Ambrosiano non provenne dall'invasione di Hyksos, improvvisamente apparsi e subitaneamente scomparsi. Le evoluzioni volte ad impadronirsi dei centri finanziari ed editoriali presero le mosse all'inizio degli anni Settanta e lasciarono rovine finanziarie e morali. Una sigla, P2, caratterizzò le iniziative. Le sue mire, probabilmente sotto altre specie, influenzano ancora la politica, la finanza, l'editoria, scomparendo e riaffiorando come i fiumi carsici. Alla fine degli anni Sessanta si cercò il riassetto dei poteri industriali e finanziari, nel quadro della riorganizzazione del sistema politico-statuale e del capitalismo italiano, attraversati dalla crisi organica del blocco dominante. Erano gli anni del timore del sorpasso elettorale del Pci nei confronti della Dc. Si presentava alla ribalta Bettino Craxi, proteso ad occupare un ruolo determinante nel sistema politico-sociale-economico. Il leader del Psi cercò di erodere la forza della Dc nelle banche, nelle Partecipazioni statali, nella Rai e nell'editoria, nei rapporti con la Confindustria, mentre promuoveva l'ascesa televisiva di Silvio Berlusconi. Era la stagione dei Cefis, Ursini, Rovelli, Sindona, Di Donna, Fiorini, Tassan Din, dei grandi affari disastrosi di finanzieri spregiudicati, di boiardi ribaldi. Gaetano Stammati, P2, venne imposto alla presidenza della Comit al posto di Raffaele Mattioli, Fausto Calabria, P2, alla presidenza della Mediobanca, Di Bella, P2, alla direzione del Corriere. Boiardi e politici puntellavano le rispettive carriere, salivano alla ribalta brasseurs d'affaires e burattinai, Gelli, Ortolani, Pazienza, Carboni, elementi di collegamento tra politica-servizi segreti-business-malavita-crimine organizzato. Nelle vicende dell'Ambrosiano ebbe un ruolo significativo la banda della Magliana, la mafia usò ed eliminò Calvi e Sindona. La Banca d'Italia mise in luce i malaffari di Sindona, Calvi e Marcinkus, ma tutto fu messo a tacere. Pagarono il fio del loro corretto agire uomini coraggiosi e integerrimi che avevano a cuore la res publica. Ambrosoli fu ucciso dalla mafia italo-americana, il rimpianto Paolo Baffi e Mario Sarcinelli perseguitati. In questa temperie Andreatta, Ciampi, Bazoli, salvarono l'Ambrosiano, impedirono l'imposizione di "protezioni" sul Corriere della Sera, che si voleva lottizzare secondo il metodo collaudato alla Rai e nelle Partecipazioni statali. La migliore borghesia lombarda (Leopoldo Pirelli, Francesco Cingano, Lucio Rondelli, Enrico Cuccia, Guido Artom, Giancarlo Lombardi) seppe reagire, seppure tardivamente, aiutando Andreatta, Ciampi, Bazoli, dinanzi alle pressioni politica-P2, nel risanamento finanziario-morale delle banche e del principale gruppo editoriale italiano.

COMUNICATO ASSOCIAZIONE FAMILIARI VITTIME STRAGE BOLOGNA SU ESTRADIZIONE GELLI

L'estradizione di Licio Gelli, Gran Maestro della Loggia Massonica P2, per il reato di depistaggio decisa dal Governo Francese è motivo di grande soddisfazione per i Familiari delle Vittime che vedono cadere il muro di protezione politica nei confronti di chi ha fomentato ed attuato l'intossicazione delle indagini sulla Strage del 2 Agosto 1980, che causò 85 morti e 200 feriti. Ci si augura che chi ancora, in Italia, si attarda a sostenere l'ingiusta tesi assolutoria portata avanti personalmente da Licio Gelli e dai suoi sostenitori abbia, per il futuro, la dignità di tacere. 

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"Il Nuovo" Estradizione per Gelli: potrebbe tornare in carcere Il Consiglio di Stato francese ha concesso l'estradizione all'ex capo della P2 che, ora, potrebbe tornare dietro le sbarre. Deve scontare 10 anni per il depistaggio nelle indagini sulla strage alla stazione di Bologna. MILANO - Licio Gelli potrebbe tornare in carcere. Il Consiglio di Stato francese ha votato a sorpresa l'estradizione dell'ex capo della P2, condannato a dieci anni per i depistagli sulla strage alla stazione di Bologna del 2 agosto del 1980. Ora, Gelli si trova in stato di "detenzione domiciliare" per motivi di salute nella sua villa di Arezzo, dove sta scontando dodici anni di reclusione per la bancarotta del Banco Ambrosiano. Licio Gelli, 83 anni, potrebbe quindi tornare in cella. L'ultima parola spetta però al Tribunale di Sorveglianza di Firenze, che dovrà valutare lo stato di salute dell'ex Venerabile Maestro. Di fatto, comunque, il verdetto dei magistrati francesi costringono Gelli a rimanere detenuto fino al 2013, quando avrà 94 anni. Il provvedimento del Consiglio di Stato d'Oltralpe, firmato un anno fa da Jospin, è ora inappellabile.

La memoria corta del Sig Silvio Berlusconi

L’Italia è l'ospite d'onore del prossimo Salone del Libro di Parigi. Da nove mesi a questa parte, il governo di Silvio Berlusconi moltiplica i segnali di una pericolosa deriva antidemocratica e di un ostentato disprezzo della cultura.

Ebbene, va detto e precisato ai nostri amici scrittori italiani inseriti nella lista ufficiale dei 61 autori invitati, che la loro presenza sarà coperta solo per il 50% dall'Italia, in particolare dal sottosegretariato ai Beni culturali di Vittorio Sgarbi e dal ministero degli Affari esteri di Silvio Berlusconi.

Di fronte a questa realtà, alcuni autori hanno immediatamente scelto la strada del rifiuto o hanno preferito venire a loro spese.Catherine Tasca (ministro della Cultura del governo Jospin, n.d.t.) ha dichiarato che non desiderava venirsi a trovare accanto a Berlusconi nel corso dell'inaugurazione.

Quest'ultimo ha reagito sdegnosamente, facendo sapere di non essere a conoscenza dell'esistenza della Signora Tasca. Una persona che, come lui, non ha mai potuto dare vere e proprie spiegazioni sull'origine della sua fortuna è necessariamente un po' in difficoltà con la memoria: gli sarà quindi senza dubbio sfuggito di aver ufficialmente incontrato Catherine Tasca all'epoca del lancio di «La Cinq».

Il Signor Berlusconi ha quindi una memoria debole. Noi invece abbiamo buona memoria. Ricordiamo che è stato condannato per falsa testimonianza a proposito della sua iscrizione alla Loggia P2 (reato prescritto da un'amnistia del 1989); che è stato condannato in prima istanza a due anni e nove mesi di reclusione per tangenti alla Guardia di Finanza, prima di beneficiare in una prescrizione in appello; che fu condannato a due anni e quattro mesi di prigione per finanziamento illegale di partito politico, prima di beneficiare di una prescrizione in appello e poi in cassazione; che fu condannato a un anno e quattro mesi di prigione per falso in bilancio prima di beneficiare di una prescrizione del reato in appello.

Egli è ancora coinvolto in diversi processi attualmente in fase di appello o ancora in corso in Italia, ed è accusato di frode fiscale in Spagna. Aggiungerei che il Signor Berlusconi non ha mai intentato causa agli autori del libro «L'odore dei soldi», Elio Veltri e Marco Travaglio: un documento con affermazioni schiaccianti, in cui il fantasma della mafia è onnipresente…

Berlusconi ha fatto sapere che non sarà presente all'inaugurazione del Salone del libro, in quanto occupato altrove. Allora, si volta pagina? No, dato che il suo sostituto sarà Vittorio Sgarbi. Anche qui ricordiamo che Vittorio Sgarbi, autore di alcune clamorose dichiarazioni durante questi ultimi mesi (tra cui «l'arte escremenziale» a proposito di un centro di arte contemporanea…), fu condannato nel 1996 a sei mesi e dieci giorni di reclusione per truffa aggravata e produzione di documenti falsi.

Del resto, egli ha accumulato tante condanne per diffamazione, in particolare contro magistrati (ha dato dell'assassino al giudice Di Pietro e al pool Mani Pulite di Milano), che deve la sua attuale libertà unicamente all'immunità parlamentare di cui gode. Il Signor Eyrolles, lo zelante Presidente del Sindacato nazionale dell'editoria (SNE) esprimerà anche a lui il «suo spirito di amicizia e di complicità»?

Per quanto riguarda l'idea secondo cui non bisogna confondere i libri e la politica, si tratta di una vera e propria idiozia che la storia ha spesso smentito. Il potere simbolico in gioco nell'editoria allontana immediatamente qualsiasi forma di innocenza. Non vi è quindi il rischio che alcuni degli autori invitati diventino veri e propri alibi? Durante la conferenza di presentazione, Sgarbi non si è fatto sfuggire l'occasione per parlare di «lista di sinistra» come prova di apertura di spirito.

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L'Italia sta dando lo spettacolo di un deterioramento della democrazia ad opera dell'affarismo. In nove mesi di esercizio del potere il governo Berlusconi ha posto come priorità la difesa della situazione del suo "padrone" in un conflitto di interessi che è andato via via aggravandosi.

Già proprietario delle tre principali reti televisive private, Berlusconi, da perfetto Tartufo, ha annunciato la sua intenzione di privatizzare due delle tre reti pubbliche della Rai, ma a condizione che i loro conti siano risanati, cosa alla quale lui stesso fa ostruzione.

L'obiettivo è chiaro: mantenere la Rai in uno stato di concorrenza controllata, per non dire indebolita, sul mercato pubblicitario.Tra le leggi che Berlusconi ha fatto adottare di gran carriera alcune gli consentiranno di sfuggire alla giustizia: si tratta della depenalizzazione del falso in bilancio (il reato non è più punibile con la prigione, e il periodo di prescrizione è stato ridotto a sua misura…).

E le cose sono ancora più chiare con la legge sulle rogatorie: autentica di ogni pezzo di carta con un timbro, esigenza di documentazione originale (cosa impossibile quando si ha a che fare con delle contabilità su supporto informatico), rigida conformazione al codice di procedura italiano, in assenza della quale tutto il fascicolo può essere invalidato, e tutto ciò con effetto retroattivo: si tratta di pseudo-difese pignole del diritto del cittadino, che offrono di fatto la possibilità tecnica di annullare dei fascicoli compromettenti per lo stesso Berlusconi. Come non ricordare l'Ubu Re di Alfred Jarry (scrittore francese 1873-1907, n.d.t.) e la sua battuta: «Sbrigatevi, più veloci, voglio fare delle leggi adesso. Voglio prima di tutto riformare la giustizia, poi ci occuperemo delle finanze».

E parliamone delle finanze: detassazione dell'eredità delle grandi fortune (beneficio stimato per la famiglia Berlusconi: diverse centinaia di milioni di Euro); autorizzazione al rientro dei capitali esportati illegalmente senza doverne giustificare la provenienza, con la ridicola tassazione del 2,5%, avendo in cambio la garanzia di non avere alcun controllo fiscale su questi capitali per cinque anni. Nel momento in cui gli sforzi internazionali si concentrano sulle reti finanziarie del terrorismo, c'è di che rimanere senza parole.

E aggiungiamo poi: la drastica riduzione della protezione per i giudici anti-mafia di Palermo ma anche di Milano, per alcuni giudici al centro dei processi contro Berlusconi e alcuni suoi stretti collaboratori; una dichiarazione clamorosa del Ministro delle infrastrutture Pietro Lunardi "i clan mafiosi esisteranno sempre, dovremo convivere con questa realtà".

E soprattutto un lavorìo quotidiano, attraverso la stampa o la televisione, tendente a delegittimare il mondo della giustizia e della cultura, sia con attacchi diretti, che con una teoria ossessiva del complotto, oppure con un esplicito disprezzo e la non considerazione di qualsiasi forma di competenza (vedi ad esempio la sostituzione del Direttore della Scuola nazionale del Cinema, Lino Micciché con Francesco Alberoni, autore di libri di successo sulla sociologia dell'amore…).

Questo regime di bugie, di deformazione e di disinformazione, di aggiustamenti a fini privati rappresenta una vera e propria minaccia per l'Europa. Sembra che non si tratti di vero e proprio fascismo. Non importa: non è certamente democrazia. La separazione dei poteri viene ogni giorno messa in discussione, l'informazione è ampiamente confiscata, la storia viene sottoposta a revisione. Vengono intitolate strade e targhe commemorative a Mussolini, si moltiplicano le manifestazioni in onore della Repubblica di Salò. L'incubo è diventato realtà.

Numerosi sono gli italiani che si aspettano un aiuto dall'Europa, e in particolare dalla Francia, dai suoi scrittori, dai suoi intellettuali. Il Salone del Libro è una buona occasione per manifestare questo aiuto. Ci si aspetta che gli editori diano prova di chiarezza: in fin dei conti, perché non invitano i loro autori a spese della loro casa editrice? Ci si aspetta anche una reazione da parte dei politici. Perché l'"esternazione" di Catherine Tasca non è più solo un segno di coraggio, ma un appello al risveglio di un'Europa che sembra sprofondare nello spirito di Monaco…

Il 28 novembre scorso, a Périgueux, in occasione di un vertice franco-italiano, Jacques Chirac ha dichiarato: "L'Italia è una grande democrazia, fonte di ispirazione in Europa: l'Italia e la Francia hanno, con tutta evidenza, una medesima visione degli affari". Non sembra che sia stata misurata tutta l'ambiguità di una formulazione di quel genere.

Questo articolo di Bernard Comment, scrittore e saggista francese,esce oggi in Francia su «Le Monde».

Traduzione di Silvana Mazzoni