Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

231

Transcript of Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Page 1: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn
Page 2: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

LICIA TROISI

La ragazza dragoII – L'albero di Idhunn

2009

Page 3: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

A mia zia Adele,che ha dato linfa e consistenza alle mie fantasie

Page 4: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Prologo

L'Albero del Mondo gemeva. Eltanin ne udiva il lamen-to straziante. Lo percepiva nella carne, prima ancora che nelle orecchie, e se ne sentiva dilaniato. Perché lui era an-cora una creatura di Draconia e uno dei Guardiani dell'Al-bero del Mondo, e niente avrebbe potuto fargli dimenticare le sue origini. Nemmeno il tradimento che aveva compiuto. Nemmeno la lunga notte trascorsa, durante la quale aveva lottato contro i suoi simili, i draghi, al fianco delle viverne.

Avevano combattuto tutta la notte e il giorno seguente. Si erano scontrati a ogni angolo di strada, gli incendi aveva-no divorato case e cadaveri, e lui non si era risparmiato. Aveva affondato gli artigli nella carne dei fratelli, aveva soppresso ogni pietà e aveva guidato i suoi contro i vecchi amici. Ma per quanto si battessero con coraggio, per quanto si accanissero sul nemico incuranti delle ferite, le viverne non erano riuscite a prevalere. Al tramonto risultava eviden-te che la sortita non era andata a buon fine. Avevano inflitto terribili perdite al nemico, ma la città era ancora saldamen-te in mano ai draghi. Ed era stato allora che Eltanin aveva spiegato a Nidhoggr come sferrare l'ultimo attacco, quello decisivo.

Page 5: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«L'Albero del Mondo sta al centro di un'area scoperta, una specie di tempio» aveva detto al suo nuovo signore. «Oltre ai Guardiani, che comunque saranno impegnati a combattere, c'è una barriera che lo protegge. Si può oltre-passare spalmandosi di linfa, ma brucerà.»

La linfa dell'Albero del Mondo… L'aveva consegnata a Nidhoggr.

Il signore delle viverne aveva ghignato con ferocia. «È un dolore che sopporterò con piacere.»

Ed ecco, l'aveva fatto. Nidhoggr era andato fino all'Al-bero del Mondo, e ora lo stava distruggendo.

Eltanin si voltò, corse verso l'arena obbedendo a un istinto primordiale; era pur stato un Guardiano per molti anni. Nidhoggr era là, le squame fumanti per il contatto con la linfa. Le sue zanne scavavano la terra e ne estraevano le radici dell'Albero del Mondo, tranciandole, divorandole. La linfa si spandeva a terra come sangue, lucente e preziosa, mentre l'Albero era scosso da orrendi singulti, gli ultimi spasmi di un essere agonizzante.

Eltanin percepì l'orrore di quanto stava accadendo, sentì il cuore tremare e le zampe implorarlo di accorrere, di salvare quel che restava dell'Albero. Le foglie in cima alla chioma già cominciavano ad appassire, stingendo in un giallo malato e cadendo al suolo. Ma si controllò.

"È quello che hai voluto, quello che hai scelto. Sapevi che doveva accadere. Hai scelto le viverne perché credi nel-

Page 6: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

le loro ragioni, e perché loro credono in te. Allora guarda, guarda e gioisci. Fa tutto parte del piano."

I Draghi della Guardia accorsero. Alcuni feriti, le ar-mature sporche di sangue nero – sangue di viverna – o ros-so, il loro stesso sangue. Thuban, Rastaban, l'orrore negli occhi.

Nidhoggr rideva, le zanne grondanti linfa vitale dell'Al-bero del Mondo. Ruggì al cielo, un ruggito di trionfo. «Cosa farete, adesso, eh? Cosa farete adesso che l'Albero è morto? È solo questione di tempo, e le viverne torneranno a domi-nare la Terra. Il tempo dei draghi è finito!»

Spalancò le ali, nere, immense, e spiccò il volo con un solo, possente battito.

«Ritirata!» urlò trionfante. «Torneremo» ripetè poi, guardando verso il basso. «Torneremo e saremo decine di migliaia. E allora Draconia sarà solo un pallido ricordo.»

Volò via, seguito da uno stormo di viverne. Eltanin lo seguì con i suoi. Era ancora stordito, incapace di credere che l'impossibile fosse davvero accaduto. L'Albero del Mon-do era morto. Gettò un ultimo sguardo verso terra, là dove l'Albero si dissanguava lentamente, le foglie che cadevano a una a una, la corteccia che avvizziva. Non riusciva più nep-pure a vedere i frutti. Ma lei, lei la vide. Assieme ai Guar-diani, in ginocchio sull'erba rorida di linfa, disperata.

Dovette percepire il suo sguardo, perché girò la testa e lo fissò. Eltanin non scorse né odio né rimprovero in quello sguardo. C'era piuttosto dolore, e una supplica. In un istante

Page 7: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

gli sembrò di capire: l'abisso in cui era scivolato, l'abominio di cui si era reso partecipe, la follia che l'aveva dominato in quei mesi che aveva trascorso inebriato di sangue e potere. Ma più di tutto, l'annientò il pensiero che lesse in quello sguardo: "Quello che hai fatto può essere perdonato, perché tu sei e sempre resterai uno di noi. "

Eltanin dovette chiudere gli occhi e soffocare con forza il desiderio cocente di tornare indietro, di abbandonare tutto e cancellare ciò che era stato. Ma aveva fatto una scelta, una scelta da cui non c'era ritorno, e l'Albero morente, là nell'arena, lo dimostrava fin troppo chiaramente.

Si volse e seguì i suoi nuovi compagni. No, non c'era ri-torno possibile.

Page 8: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

1 Vita da Clown

La platea del circo era gremita. Dentro il grande tendone a strisce blu e gialle ogni ordine di file era occupato: fami-glie, soprattutto, e tanti bambini che mangiavano popcorn al burro e zucchero filato. L'odore dolce riempiva la pista. So-fia guardò il pubblico da dietro le quinte, attraverso un sottile spiraglio. Si sentiva la faccia immobilizzata dalla biacca che Martina aveva steso senza risparmiarsi. Quando si era guar-data allo specchio, aveva stentato a riconoscersi. Per altro,

Page 9: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

nonostante il largo sorriso disegnato con il rossetto, aveva un'espressione tristissima.

Si alzò sollevandosi i pantaloni con le mani: di un blu elettrico, larghissimi, la vita circondata da un ampio cerchio di plastica, erano tenuti su da un paio di bretelle rosse e bian-che. Le scarpe erano di almeno due misure più grandi della sua, e soprattutto lunghissime. Ci incespicava a ogni passo.

«È proprio necessario?» chiese in un ultimo impeto di ribellione.

«Sì» fu la spietata risposta di Martina.Sofia sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla.

«Pronta?»Era Lidja, nello splendore dell'abito di scena: un body di

velluto viola e un tutù di impalpabile chiffon. Si era appena esibita nel suo numero di acrobazia con i drappi, ed era stata perfetta, come al solito. Il pubblico si era spellato le mani da-gli applausi.

«No» fu onesta Sofia. «Neppure un po'.»Lidja assunse un'espressione seria. «Quanto la fai

lunga… Entri in scena, porti le torte e te ne vai. Fine. Rapido e indolore.»

«Niente è indolore quando a farlo sono io.»L'amica le diede un buffetto. «Piantala adesso. Fallo e

basta. E comunque sarai bravissima.»Uno scroscio di applausi costrinse Sofia a guardare di

nuovo fuori. Minimo, il banditore nano, era entrato in pista. E questo significava che tra poco sarebbe toccato a lei.

Page 10: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

"Ma perché sono dovuta venire qua?" si chiese con di-sperazione, ed era almeno la centesima volta che si poneva quella domanda da quando aveva messo piede al circo.

«E ora, il duo CicoByo!» annunciò Minimo.Carlo e Martina, in arte Cico e Byo, le passarono accan-

to. Martina le fece l'occhiolino.«In gamba, okay?» le sussurrò.Era l'inizio del numero, e Sofia sentì che la testa le gira-

va. Guardò i clown: Martina si esibiva come giocoliere con i birilli, ma quando li lanciava a Carlo, lui non ne prendeva neppure uno. Ogni volta che un birillo gli finiva sul petto, lo guardava perplesso cadere a terra, e i bambini ridevano come pazzi.

Sofia distolse lo sguardo. Ripassò mentalmente la sua parte. Prima di tutto doveva afferrare il carrello con le torte, poi doveva raggiungere il centro della pista spingendolo fino a Carlo e Martina. Alla fine doveva voltarsi e andare via. Cinque passi in tutto. Non era difficile. "Cinque passi, molli il carrello e vai. Fine."

Vide Martina e Carlo girati verso di lei, in attesa che ar-rivasse, e il pubblico in silenzio. Deglutì.

"Okay, vado!"Si spinse attraverso le quinte. Qualche ragazzo fece un

timido applauso, ma la maggior parte del pubblico rimase a guardarla muta. Lei immaginò come la vedevano: un tristis-simo clown che camminava e basta, niente di molto diverten-te. Fece un passo. Due passi. Avanzare con quelle scarpe era

Page 11: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

difficilissimo. Erano lunghe come quelle di Pippo, forse an-che di più, e si piegavano ogni volta che alzava il piede da terra. E quando lo riappoggiava, sollevavano nubi di segatu-ra.

"Stai andando alla grande, Sofia" si disse. "Tra poco sarà finita."

Tre passi."Rapido e indolore. Hai visto? È facile."Quattro pas… E lì accadde. Al quarto passo i suoi pie-

doni si allacciarono tra loro, sbilanciandola e facendola cade-re in avanti.

Fu come in un film dell'orrore. Il tempo rallentò, e Sofia ebbe modo di sentire che il suo sederone finiva all'insù, men-tre la sua faccia affondava nelle torte. Vi fu un gigantesco SPLAT… Poi solo silenzio. Un attimo che durò un'eternità. Dopodiché qualcuno del pubblico cominciò a ridere, e la ri-sata contagiò gli altri come una scintilla in un bosco si tra-sforma in un incendio, mentre Sofia rischiava di soffocare in una torta alla panna grande quanto lei.

Finalmente sentì che qualcuno l'afferrava per i pantaloni e la tirava su a forza. Tra panna e frammenti di pan di spagna che le colavano sugli occhi, riuscì a distinguere la faccetta furba di Martina. Cercò di dire qualcosa, ma un frammento di torta le andò di traverso, e cominciò a tossire. Il pubblico pensò a un nuovo sketch e si sganasciò dal ridere.

Sofia scappò via tossendo, a tutta la velocità che le scar-pe le permettevano, seguita da applausi e risa sempre più for-

Page 12: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

ti. Attraversò le quinte a testa bassa, sfuggendo alle facce dei compagni del circo che la guardavano sorridendo. Colse un paio di: «Cavoli, hai davvero la stoffa!» e «È stato un suc-cessone!».

Si infilò nel camerino, sbatté la porta alle sue spalle e si accasciò davanti allo specchio. Era finita. Se Dio voleva, era finita.

Intravide il riflesso della propria faccia, e si trovò più triste e ridicola che mai. Aveva un'enorme voglia di piange-re, ma si trattenne. Perché qualche mese prima aveva giurato a se stessa che avrebbe smesso di essere debole, di farsi mal-trattare da tutti. E allora fu la rabbia ad avere la meglio: ver-so Lidja, verso Alma, che del circo era proprietaria, e verso tutte le persone che ci lavoravano. Ma soprattutto verso il professore, che un bel giorno aveva preso armi e bagagli e se n'era andato, mollandola lì in mezzo a sconosciuti. E lei non aveva alcuna intenzione di perdonarlo.

Page 13: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

2 Come fù che Sofia si ritrovò al circo

All'inizio Sofia aveva pensato che si trattasse di una pu-nizione per la sua incapacità. In fin dei conti, da quel primo scontro con Nidhoggr, nove mesi prima, non era riuscita a combinare niente di buono. Certo, avevano trovato il primo frutto – uno dei cinque oggetti magici che avrebbero potuto ridare vita all'Albero del Mondo – ma si trattava, appunto, solo del primo. Ne rimanevano ancora quattro da ritrovare, e del secondo non c'era traccia.

Page 14: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Era questo il compito di Lidja e Sofia, che erano Draco-niane e ospitavano ciascuna lo spirito di uno dei Draghi della Guardia, che in passato avevano avuto l'incarico di protegge-re l'Albero. Per quanto si fossero sforzate, però, fino a quel momento non c'era stato nulla da fare. Dove fosse il frutto restava un mistero.

Il professor Schlafen del resto l'aveva detto subito. Gli occhialetti tondi sul naso affilato, il volto serio incorniciato dalla corta barba candida, e quella sua aria irresistibile da gentleman dell'Ottocento, aveva sentenziato: «Abbiamo vin-to una battaglia, ma la guerra purtroppo è ancora aperta. Ci sono due cose da fare immediatamente: trovare un altro Dor-miente e cercare un nuovo frutto.»

Eh sì, perché di Draconiani in giro ce n'erano ancora tre, e ciascuno di loro al momento era con ogni probabilità un Dormiente, una persona qualsiasi ignara di ospitare in seno lo spirito di un drago. Trovare gli altri tre e metterli al cor-rente della situazione era compito del professore, ma solo Li-dja e Sofia potevano recuperare i frutti dell'Albero del Mon-do. Solo loro erano in grado di percepirne la presenza.

Ed entrambe si erano messe al lavoro, subito, anche se Sofia aveva solo voglia di ponderare con tranquillità quanto era successo in quelle ultime settimane. Sì, era una Draco-niana – addirittura il capo dei Draconiani, ma a questo prefe-riva non pensare – e aveva un compito da svolgere. Ma ave-va anche quattordici anni, non aveva diritto a un po' di pace?

Page 15: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

In ogni caso, si era data da fare. Ore e ore passate vicino alla Gemma, la reliquia dell'Albero del Mondo, per sfruttarne al meglio i poteri; e poi allenamenti e studio sui libri della bi-blioteca del professore. Tutto inutile.

La situazione si era sbloccata quando Lidja aveva deciso di fare un ultimo viaggio con il suo circo, prima di abbando-narlo definitivamente e andare a vivere con il professor Schlafen e Sofia. Era un passo inevitabile: dovevano aiutarsi l'un l'altra nella ricerca dei frutti, e stare fisicamente vicine era il modo migliore per farlo. Benevento sarebbe stata la meta di quell'ultimo viaggio assieme alla sua gente.

In quei mesi il professore aveva lavorato alacremente per cercare di identificare un altro Draconiano, ma l'impresa si era dimostrata più complessa del previsto.

«Per trovare te ho impiegato molti anni, lo sai» diceva a Sofia. «È normale che sia complicato.»

«Ma Lidja l'hai trovata abbastanza facilmente…»«È stato un caso fortunato.»Sofia invidiava il professore. Contrariamente a lei, sem-

brava animato da una fiducia illimitata nelle proprie capacità e nella propria missione. Fiducia per altro ben riposta, visto che una sera si era presentato a cena tutto sorridente.

«Credo di essere sulla buona strada per la nostra ricerca del terzo Draconiano.»

Sofia era rimasta con il cucchiaio fermo a mezz'aria.«Ma è fantastico!»

Page 16: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Vedi, se ti impegni i risultati alla fine arrivano» aveva replicato Schlafen compiaciuto.

Poi aveva sorbito tranquillamente la sua zuppa di porci-ni. Li avevano raccolti Thomas e Sofia nel pomeriggio. Sofia non usciva molto: del resto Nidhoggr e i suoi scagnozzi pote-vano sempre essere nei paraggi. Ogni tanto, però, andava a passeggiare nel bosco con Thomas, il maggiordomo del pro-fessore che, come il suo padrone, sembrava uscito da un qua-dro dell'Ottocento, con quella pelata corredata di folti baset-toni d'ordinanza. Tuttavia, a dispetto dell'aria severa e com-passata, era una persona gioviale e socievole, e aveva frater-nizzato molto con Sofia, a cui piaceva andare in giro per i boschi assieme a lui.

«Ebbene?» aveva chiesto la ragazzina al professore.«Credo sia in Ungheria.»Un universo di immagini si era aperto in lei. Un viaggio

all'estero! A Budapest! Le guance le si erano fatte rosse per l'eccitazione. «E quando partiamo?»

Il professore era apparso sorpreso. «Pensavo di partire lunedì prossimo.» Davanti ai suoi occhi luccicanti, si era sentito in dovere di aggiungere: «Io. Io partirò.»

Sofia aveva sentito le spalle abbassarsi di colpo. Come sarebbe "partirò"?

«Mi stai dicendo che io non vengo?»«Be'… no, in effetti no.»«E perché?»«Preferisco che tu resti assieme a Lidja.»

Page 17: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Ma anche Lidja parte!»Nei secondi di silenzio che erano seguiti, Sofia aveva

avuto tutto il tempo di comprendere l'amara verità. Sarebbe partita anche lei, ma con il circo, non verso Budapest e le meraviglie dell'Est Europa.

«Voi due dovete stare assieme» aveva insistito il profes-sore. «Innanzitutto perché in caso di attacco nemico potrete difendervi meglio, e poi perché dovete collaborare per la ri-cerca del frutto. Sofia, è assolutamente indispensabile trovar-lo il prima possibile.»

«Ma io qui sono al sicuro! Voglio dire, c'è la barriera della Gemma che ci protegge, meglio di così… E comunque sono diventata più forte, e…»

Il professore l'aveva interrotta sollevando una mano. «Ognuno ha il suo compito. Io devo cercare i tuoi simili, tu devi trovare i frutti.»

«È una punizione? E perché non trovo il secondo frutto?»

Il professore si era intenerito. «Ma no, assolutamente! Come può venirti in mente una cosa simile? Ti ho già spie-gato…»

«E allora non capisco. Prof, questa è casa mia, qui ci sono la Gemma e il frutto di Rastaban, perché devo andare con il circo in un posto che non conosco? Poi tra qualche giorno è Natale, e io volevo passarlo qua, assieme a te.»

Page 18: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Ci sarà Lidja con te, e la gente del circo. Sarà diverten-te, vedrai. Non posso rimandare il viaggio, Sofia, è tassativo che parta il prima possibile.»

«Sì, ma lì sarò davvero senza protezione» aveva obietta-to lei alla fine. Ecco, contro quello non c'era scusa che reg-gesse.

Invece lui aveva sorriso. «Ti sbagli.» E per il momento non aveva voluto aggiungere altro.

L'indomani, quando Lidja era venuta a trovarli, il pro-fessore aveva raggiunto le due ragazze in biblioteca. Aveva posato sul tavolo due ciondoli, uno verde e uno rosa. Sem-bravano pendagli qualsiasi, di quelli che si vendono alle fiere per pochi euro; erano assicurati a un paio di laccetti di cuoio stretti da semplici nodi, e avevano tutta l'apparenza di due pietre dure di forma irregolare.

«Cosa sono?» aveva chiesto Sofia.«Due talismani. Li ha fatti Thomas. Abbiamo letto in

antichi tomi come realizzarli. Non avete idea di quanti tenta-tivi siano andati a vuoto prima di riuscire a costruire questi. Abbiamo infuso in ciascuno una goccia della Gemma, cri-stallizzata attraverso un processo lungo e complesso. Tenete-li sempre nascosti sotto i vestiti. Se un Assoggettato o uno dei tirapiedi di Nidhoggr li vedesse, potrebbe riconoscervi. Vi proteggeranno fuori da qui; sono in grado di annullare completamente la vostra aura di Draconiane. Quando li in-dosserete, sarete ragazze qualsiasi.»

Page 19: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia aveva contemplato a lungo il suo ciondolo, stu-pendosi di non sentirne provenire alcuna magia; non percepi-va il senso di benessere e tranquillità che in genere la Gem-ma le comunicava. «Sembra proprio una qualunque pietra.»

«Già, non è fantastico?» Il professore era eccitato come un bambino.

«Funziona anche quando usiamo i nostri poteri?» aveva chiesto Lidja.

«Soltanto se praticate magie di basso livello. Ad esem-pio, vi copre completamente quando si tratta di cercare il frutto, che sarà l'unica attività che vi terrà impegnate a Bene-vento.»

Solo a udire quel nome, Sofia aveva sentito i brividi scenderle giù per la schiena. Domani. L'indomani sarebbe partita.

Aveva passato la notte quasi insonne. La valigia era già pronta sul letto. L'aveva preparata assieme a Thomas. Dai tempi dell'orfanotrofio, il suo guardaroba si era molto arric-chito, ma aveva pensato lo stesso di portare solo tute, ma-glioni e jeans.

«Lei è una ragazza così carina… Perché non porta an-che uno di questi vestiti?» aveva suggerito Thomas, indican-do alcuni degli abiti che Sofia amava di più. C'era anche quello che il professore le aveva regalato per il suo com-pleanno, una settimana prima. Che regalo meraviglioso sa-rebbe stato poter andare in Ungheria con lui! Non era mai stata all'estero. E invece le toccava andare a… Benevento.

Page 20: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia aveva sospirato. «Non penso proprio che avrò oc-casione di metterlo. Vado in un circo, non a una serata di gala.»

Thomas aveva ugualmente tirato fuori l'abito dall'arma-dio. «Non si sa mai. E comunque, fossi in lei, non sottovalu-terei Benevento.»

Sofia aveva scrollato le spalle. «Non ne ho mai sentito parlare. Voglio dire, tutti si vantano di aver visitato città come Firenze, Venezia, ma nessuno dice mai: "Sono stato a Benevento, è fantastica!"»

«E invece è un posto… magico. Lo sa che secondo la leggenda tutte le streghe del mondo si riunivano lì?» aveva replicato Thomas, sorridendo. «E c'è persino una chiesa de-dicata a Santa Sofia.»

«Comunque ci vado con il circo, non penso che avrò tempo per fare la turista.»

«Il tempo per girare un po' una città nuova si trova sem-pre» aveva obiettato il maggiordomo. Poi, con gesti sicuri, aveva piegato perfettamente il vestito e lo aveva messo in valigia.

Alma era venuta a prenderla l'indomani. Sofia sapeva che era lei a guidare il circo, e che era l'unica parente di Lid-ja ancora in vita. Era una sua lontana zia, o qualcosa del ge-nere: non aveva mai capito chiaramente il grado di parentela, ma di certo tra loro esisteva un rapporto molto profondo. Era stata lei a discutere del futuro di Lidja con il professore.

Page 21: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Era una vecchia rinsecchita, ma dall'aria gioviale e fur-ba. La pelle cotta dal sole, aveva lunghi capelli bianchi striati di grigio, decorati da treccine, monete e amuleti vari. Indos-sava un corpetto nero di velluto, stretto su una camicia rossa a maniche larghe, e una gonna di un verde brillante. Aveva un paio di denti d'oro che esibiva di continuo, perché sorride-va spesso, un sorriso aperto e sincero, e fumava senza sosta.

Quella prima volta, Sofia era rimasta stupita: si era im-maginata che tutte le signore di una certa età dovessero esse-re sobrie e vestite di nero, come le vecchiette che ogni tanto venivano a portare i vestiti usati all'orfanotrofio.

«Sai, lei è ancora piuttosto legata alle nostre origini. Più di me» aveva spiegato Lidja.

«Perché, di dove siete?»«Siamo rom, zingari.»Sofia non ci aveva mai pensato, eppure era abbastanza

ovvio che lo fosse. Però non assomigliava per nulla agli zin-gari di cui aveva sentito parlare. Non le sembrava possibile che Lidja o Alma andassero in giro a rubare o a rapire i bam-bini. Forse quelle storie non erano poi così vere.

Sofia teneva la valigia con due mani. Si sentiva un po' come quando il professore era andato a prenderla all'orfano-trofio per adottarla. Solo che quel giorno lasciava una vita monotona e grama per andare in un posto favoloso dove fi-nalmente avrebbe trovato una famiglia. Adesso, invece, la-sciava un posto fantastico dove c'era la persona cui voleva

Page 22: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

più bene al mondo per andare in un luogo strano di cui sape-va ben poco.

Aveva salutato il professore baciandolo sulle guance. Lui l'aveva abbracciata con forza. «Vedrai che ti piacerà. E da Budapest ti porterò qualcosa» le aveva sussurrato in un orecchio.

Poi Sofia si era avviata verso Alma, che l'attendeva con la solita sigaretta in bocca e Lidja al fianco.

«Benvenuta tra noi» l'aveva salutata mostrando i denti d'oro.

Lei aveva sospirato, ma non aveva detto nulla.Il suo viaggio con il circo era iniziato lì, ed era finito un

mese dopo a faccia in giù in una torta gigante.

Page 23: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

3 Incubi e icontri

Doveva essere il tramonto. Intorno a lei tutto era di un viola cupo. Anche il cielo era della stessa sfumatura, come se qualcuno avesse passato una mano di vernice ovunque, uniformando i colori.

Tuttavia, nonostante non fosse buio, Sofia non riusciva a scorgere nessun particolare di quel paesaggio. Sì, sentiva che c'erano dei palazzi, e in qualche modo li vedeva, ma senza individuarli bene. Ai suoi occhi erano anonimi paral-

Page 24: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

lelepipedi allineati uno di fianco all'altro come tessere di un domino gigantesco.

I suoi passi risuonavano sul selciato. Un rumore secco e distinto che si ripeteva in mille echi nello spazio circostan-te.

"Rumore di zoccoli" si trovò a pensare. Lei però indos-sava il solito paio di scarpe da ginnastica, quelle azzurre che le piacevano tanto.

Mentre avanzava, cercava di cogliere qualche dettaglio di quel paesaggio surreale, ma non ci riusciva.

Poi avvertì qualcosa sotto i piedi. Una sorda vibrazione che le salì su per la schiena, fino alle orecchie, dove si tra-dusse in una specie di cupo brontolio.

Lo riconosceva, ma non sapeva definirlo. Sapeva solo di aver paura, una paura folle.

"Sta arrivando!" pensò con angoscia.La strada parve muoversi. Lo sentì sotto le scarpe da

ginnastica, prima di riuscire a distinguere il movimento si-nuoso dell'impiantito, il contorcersi lento di qualcosa sotto di lei.

La strada si innalzò, come scossa da onde, prima lenta-mente, poi in modo sempre più convulso.

Sofia cadde a terra, ma quando le sue mani incontraro-no il suolo, non sentì sotto le palme la ruvida consistenza dell'asfalto, piuttosto toccò delle squame, fredde e viscide.

Si guardò intorno con orrore: la strada semplicemente non c'era più. Al suo posto, l'immenso corpo di una specie di

Page 25: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

serpente che si contorceva furioso. Dovette aggrapparsi con disperazione alle squame per non cadere. Urlò, ma la sua bocca non aveva voce.

Due tagli rossi si aprirono nei fianchi dell'enorme ser-pe, e pian piano ne emersero gigantesche ali membranose. Artigli lunghi e affilati si aggrapparono agli anonimi palaz-zi, producendo uno stridio insopportabile.

Poi il mostro si girò, e prima ancora di vederlo Sofia seppe chi era. L'aveva saputo fin dal primo momento in cui si era ritrovata in quel luogo assurdo, fin dalla prima vibra-zione sotto i suoi piedi. Lui. L'eterno nemico, il traditore, il male: Nidhoggr.

La sua testa era immensa, imponente, i suoi occhi rossi accesi di una crudeltà senza pari, da cui si sentì annientata. Percepì grosse lacrime di terrore scenderle lungo le guance, e pensò che l'unica salvezza era la fuga. Ma dove andare? Dove scappare? Non c'era altro che lui, ovunque.

«E così è sempre stato» disse una voce terribile, rim-bombante. «E se davvero sei tanto folle da credere di essere riuscito a sfuggirmi solo perché hai vinto una misera batta-glia, ti sbagli di grosso. Io e te siamo legati per l'eternità, e lo sai. Io e te siamo destinati a questo, e presto ci incontre-remo di nuovo.»

La sua bocca si aprì, le sue fauci erano rosse di sangue e il calore del suo fiato era insostenibile.

Sofia provò ancora a gridare, inutilmente, perché quel-la bocca gigantesca si chiuse su di lei, mentre zanne affilate

Page 26: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

come coltelli schioccavano sulle sue ossa. Solo allora un urlo, inumano e terribile, proruppe dalla sua gola.

Sofia si tirò su di scatto e recuperò tutte le percezioni. Sentì improvvisamente freddo, avvertì il pigiama incollato al corpo. Intorno a lei, una penombra diffusa. Mattina. Vide le coperte, il tubo al neon sul soffitto, le tendine tirate vicino al finestrino, l'ambiente rassicurante della roulotte dove viveva da quasi un mese. E Lidja.

«Tutto a posto?» L'amica sembrava preoccupata.Sofia si prese un po' di tempo per rispondere. «Sì, penso

di sì. È stato solo un incubo.»«Ti ho sentito urlare, e allora…»Scese una cortina di imbarazzo.Sofia era ancora arrabbiata. Cercava accuratamente di

non ricordare la figuraccia della sera prima, e quello che ne era seguito.

Non riusciva a crederci: Lidja era entrata tutta sorridente nel camerino e le aveva persino fatto i complimenti. Ma per cosa? Per l'eleganza del tuffo nella torta?

Ah, ma gliele aveva cantate, eccome. Forse anche trop-po.

In ogni caso, ora non aveva voglia di fare la pace, e Lid-ja sembrava irritata anche più di lei.

«Muoviti, zia Alma ha preparato l'halvava.»

Page 27: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia si lavò in quattro e quattr'otto. Si faceva colazione tutti insieme nella pista del circo, attorno a una tavolata che montavano la mattina, a pranzo e a cena. La cosa in sé non le dispiaceva: durante i pasti tirava sempre un'aria spensierata, e poi quella gente era davvero simpatica. C'era Marcus, il do-matore, un omaccione grande e grosso che sembrava uscito da uno di quei manifesti storici del circo. Sarebbe stato per-fetto come banditore. E invece si dedicava a Orsola, l'elefan-te, con il quale Sofia si era resa protagonista di un'altra stori-ca figuraccia il giorno in cui aveva conosciuto Lidja. Il pro-fessore aveva insistito perché facesse una foto con l'elefante, e lei, come al solito, aveva trovato il modo di rendersi ridico-la, finendo a gambe all'aria mentre cercava di salire in grop-pa all'animale. Marcus e Orsola erano un po' come padre e figlia. Lui e l'elefante si intendevano a meraviglia: Sofia avrebbe giurato che si lanciassero accorati sguardi d'amore.

«Marcus vuole più bene a Orsola che a qualsiasi essere umano» diceva Lidja.

E lui controbatteva: «Gli animali non tradiscono, sono ingenui come bambini e non fanno mai del male per il puro gusto di farlo: perché non dovrei preferirli agli esseri umani?»

E poi c'erano Ettore e Mario, gemelli, acrobati e gioco-lieri. Ogni volta che facevano il numero con i birilli infuoca-ti, Sofia si sentiva male. Perché le fiamme lambivano i loro corpi, passavano così vicino che sarebbe bastato il più picco-

Page 28: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

lo errore per prendere fuoco. Ma la loro fiducia nelle proprie capacità era sconfinata, e del resto non sbagliavano mai.

E poi c'era Minimo – il cui vero nome nessuno conosce-va – il nano che faceva il banditore; e Becca, l'acrobata eque-stre, inseparabile da Dana, la sua puledra; e ancora Carlo e Martina, e Sara, che a seconda della serata si esibiva come donna cannone o come donna barbuta. Un universo a parte, strano, pieno di allegria. Ma non quella mattina. Quella mat-tina, Sofia lo sapeva, sarebbero tutti partiti in quarta a ricor-darle là sera prima, e ricordare era proprio quello che voleva evitare.

«Allora, impressioni su ieri sera?» esordì Martina.Sofia scrollò le spalle e provò ad affondare la faccia nel-

la tazza del latte, mentre il sapore dolce delì'halvava le riem-piva la bocca.

«Dai, è stato fantastico, no? Non avevo mai sentito la gente ridere tanto» osservò Carlo. Tutte le teste annuirono convinte.

«Lasciala stare» intervenne secca Lidja. «È così scema che non si è nemmeno accorta di aver fatto un gran numero.»

«Se a te sembra che rendersi ridicoli davanti a tutti sia un gran numero…» ribatté Sofia stringendo le dita sulla taz-za.

«È quello che fanno Martina e Carlo tutte le sere.»Intorno a loro il silenzio si fece gelido.Sofia rimase spiazzata. «Non era quello che intendevo

dire» replicò, lanciando uno sguardo disperato a Martina.

Page 29: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Invece è esattamente quello che hai detto. Ammettilo che è la nostra vita che non ti piace» la aggredì Lidja.

«Ragazze, avanti, non mi pare il caso» provò a interve-nire Minimo.

«La stai girando come ti pare» insistette Sofia.«Che ne dici di andare ad allenarci?» propose sorridente

Carlo. Si beccò un'occhiataccia da parte di Martina.«No!» scoppiò Sofia scattando in piedi. «Non mi voglio

allenare! Non fa per me, non mi piace, ma perché non lo ca-pite? Sono già goffa di mio, e con quel costume lo sono an-cora di più. Non sono divertente come voi, sono solo pateti-ca!»

Scappò via e corse alla roulotte. Il tempo di prendere il cappotto e poi si avviò fuori dal campo. Aveva bisogno di ri-flettere, e di stare da sola.

Si diresse verso il centro, a piedi. Era parecchia strada, ma il freddo e la fatica l'aiutavano a schiarirsi le idee. Mentre camminava, pian piano la rabbia stemperava. Si lasciò pren-dere dalla città. Le piacevano quei palazzi, perché nasconde-vano delle sorprese. Quando meno te l'aspettavi, tra un mat-tone e l'altro, nel bel mezzo di una colata di cemento, spunta-va fuori un capitello romano, un pezzo di tomba, un bassori-lievo. La cosa l'aveva stupita fin da subito. L'idea che le ve-stigia di un antico passato, magari preziose, venissero usate come laterizi l'aveva quasi scandalizzata. Poi si era detta che era semplicemente la vita che si imponeva sulla morte; quel-lo che era rovina, pietra morta, all'improvviso serviva per

Page 30: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

nuovi aspetti. Era una cosa rassicurante, a pensarci bene. An-che quando si è finito il proprio compito, si può essere utili ancora in tanti altri modi.

Ma il punto che le piaceva di più di Benevento era na-scosto, segreto. E le piaceva proprio per questo: perché era un luogo difficile da raggiungere e poco frequentato.

Attraversò corso Garibaldi fino al vicoletto che cono-sceva bene. Bastava imboccarlo, e il rumore del traffico si at-tenuava. Si finiva in un'altra dimensione, solitaria e pacifica.

Un paio di svolte, e si ritrovò davanti a un muro rosso. Il cancello era appena accostato, come sempre. Sofia rallentò il passo ed entrò adagio, come se si stesse inoltrando in un ter-ritorio sacro. E in un certo senso lo era: il suo posto segreto, un posto dove poter finalmente godere di un po' di tranquilli-tà e di solitudine.

Era un giardino, si chiamava Hortus Conclusus, un nome latino di cui neppure conosceva il significato. Un mi-nuscolo parco, chiuso tra le mura dei palazzi circostanti, dove crescevano platani e ippocastani. Persino bambù e pa-piri. E, come sorprese tra alberi e arbusti, c'erano delle scul-ture. Un cavallo – le zampe lunghe e sottili, il volto d'oro – in cima a un muro. Un enorme disco di bronzo, piantato in terra come fosse precipitato dallo spazio, con in cima una te-sta scarna dalla quale colava acqua che finiva in un catino. Un uomo dalle braccia lunghissime. Un cappello strano, al-lungato. Erano figure sognanti, sottili, che sembravano spun-tare all'improvviso da terra, come visioni. E questo a Sofia

Page 31: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

piaceva. Era un giardino incantato. Appena ci entravi, il ru-more della città rimaneva chiuso fuori. C'era spazio solo per il dolce chioccolare dell'acqua che colava dalle varie fontane.

Sofia respirò a pieni polmoni. Si sentiva già un pochino meglio.

Fece un breve giro, come sempre. Passo passo si appro-priava di quel luogo e si assicurava che non ci fosse nessuno.

Andò vicino al fontanile di pietra. Era una bassa vasca, piena di ninfee e piante acquatiche. Sulla superficie naviga-vano le pulci d'acqua. Si fermò a guardarle, piccoli e tenaci vogatori. In fin dei conti erano equilibristi come Lidja: come facevano a restare a galla sulle loro zampine sottili?

Lidja. Lidja aveva esagerato, ecco, e se ne sarebbe resa conto.

Però… però forse aveva esagerato anche lei. Solo un po'. Okay, abbastanza. Ma era esasperata. Le mancava la sua casa, e le mancava il professore.

Sotto il pelo dell'acqua, i pesci rossi nuotavano pigri, zigzagando tra le alghe. Sofia prese coraggio e tirò fuori la busta da sotto il cappotto. L'aveva ricevuta due giorni prima. Aveva riconosciuto subito la calligrafia: elegante, curata, svolazzante. Il cuore le aveva fatto un balzo nel petto.

Per Sofia…Solo per lei.Rigirò la busta tra le mani, ne contemplò la carta prezio-

sa e il timbro. Veniva da lontano, da quel luogo che avrebbe tanto voluto visitare: Budapest.

Page 32: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Da quando stava al circo, era la prima lettera che riceve-va dal professore, e l'aveva attesa a lungo. Le mancava, le mancava terribilmente.

Dentro c'era anche una cartolina. Era la splendida im-magine di una città di notte: davanti, un fiume scorreva liscio come l'olio; dietro, una cattedrale illuminata da migliaia di luci. Sofia sentì una stretta al cuore.

La lettera era piegata in quattro, scritta su un'elegante carta velina che scrocchiava mentre la si apriva. La lesse per l'ennesima volta.

Cara Sofia,spero davvero che tu abbia perdonato la mia scelta.

Sono ancora convinto di quello che ho fatto, e ancora di più sono certo che ormai avrai avuto modo di ambientarti al cir-co e di capire che posto fantastico sia.

Sofia sospirò. A quanto pareva il prof la sopravvalutava.

La ricerca procede, sebbene assai meno speditamente di quanto credessi. Se anche fossi venuta con me, non avremmo avuto tempo per stare assieme. Non faccio altro che vagare per biblioteche, battendo la città a palmo a pal-mo alla ricerca di un fantasma. Di lui so solo che è un ra-gazzo poco più grande di te; per il resto, buio pesto.

Page 33: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia aveva provato un vago senso di delusione quando aveva saputo che il terzo Draconiano era un ragazzo. Aveva sperato si trattasse di un'altra ragazza. Sarebbero state un bel trio, assieme, un po' come le Mermaid Melody, a parte il fat-to che lei non sapeva cantare e non era certo così graziosa.

Ha lasciato tracce ovunque, lungo il suo cammino, ma ciascuna conduce a un vicolo cieco. Sai, comincio ad essere alquanto irritato da questa situazione. In ogni caso, non de-mordo. E non demordere neppure tu. So perfettamente quan-to ora ti senti frustrata, e so che tendi a colpevolizzarti per-ché non riesci a trovare il frutto. Non farlo.

Ti confesserò una cosa: ti ho mandato da Lidja anche per questo. Hai bisogno di cambiare aria, Sofia. Il lago, la sua atmosfera malinconica, e la mia casa… stavi appassen-do. Lì per te non c'era altro che la missione, a partire dalla tua cameretta, che tanto è simile a Draconia. Hai bisogno di svagarti, di godere un po' della tua età. Ho pensato che il circo fosse il posto ideale, e sono sicuro che ti stai diverten-do.

Sofia alzò gli occhi dalla lettera. La commuoveva il pensiero che il professore aveva avuto per lei, ed era così contenta di quell'affetto, di sapere che si preoccupava per il suo bene… Ma non era di svago che aveva bisogno. Piutto-sto della sua presenza, della vicinanza dell'unica persona che potesse chiamare "famiglia".

Page 34: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Perché questo le era sempre mancato in tutti quegli anni: una famiglia.

Sono certo che tu e Lidja state continuando a cercare, ma non sforzatevi troppo. Sì, la guerra è ancora tutta da combattere, e il tempo ci rema contro, ma non vi angustiate. Occorre anche godersi la vita. Se siete stanche e abbattute, è più difficile far uso dei vostri poteri. Questo è tutto. Aspet-to con ansia la tua risposta. Spediscila pure all'indirizzo che ti ho scritto. Ti voglio bene.

Il tuo prof

Sofia avvertì un groppo in gola. Mai come in quel mo-mento sentiva la mancanza di casa. Sì, proprio quel posto che il professore considerava triste e opprimente era casa sua, e rispecchiava perfettamente il suo modo di essere e di sentire. Era per questo che aveva fatto quella scenata, la mat-tina. Per nostalgia, e solitudine.

Si alzò. Non sarebbe stato facile, ma doveva tornare e scusarsi. Si rendeva conto di aver fatto una ben misera figu-ra. Ma su una cosa sarebbe stata irremovibile: basta con i clown!

Fece per avviarsi, quando udì un rumore lontano.Non era né il chioccolio dell'acqua né lo stormire delle

fronde, e per questo la colpì. Era qualcosa di diverso, di rit-mico e secco.

Zoccoli.

Page 35: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Il suo cuore perse un colpo. Ricordò in un istante l'incu-bo della notte prima, ed ebbe una paura pazzesca, la stessa che aveva provato nel sonno. La mano corse d'istinto al cion-dolo, là, sotto il maglione. Lo strinse convulsamente.

"Se è il nemico, cosa faccio?"Il neo sulla sua fronte si mise subito a pulsare, e un ca-

lore familiare l'avvolse: era Thuban, il drago il cui spirito al-bergava in lei. Dall'ultima battaglia si era allenata duramente, e adesso era in grado di richiamare a comando i poteri del drago. Aveva persino imparato a evocare le ali, ali di carne e ossa, con le quali volare. Le sentì premere sulle sue spalle. Era pronta a combattere, se necessario.

Il rumore si fece più vicino. Sofia si nascose dietro un arbusto e con il cuore in gola si sporse. Il rumore cessò. I suoi occhi scrutarono l'ombra tutt'intorno finché la videro. Una figura nera, accucciata. Era accoccolata proprio sotto l'enorme disco di bronzo. Vicino a lei, piccioni intenti a bec-care da terra.

Sofia pensò immediatamente a Nida, uno dei due sca-gnozzi di Nidhoggr, la bellissima ragazza bionda contro la quale aveva dovuto combattere mesi prima. Era lei?

Avanzò appena appena, giusto per capire. Doveva sape-re se Nidhoggr era lì, se aveva spedito qualcuno sulle sue tracce.

Alla luce che filtrava tra le fronde, vide una crocchia di capelli bianchi e il corpo tozzo di una vecchia. Si tranquilliz-zò tirando un grosso sospiro di sollievo.

Page 36: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Ti ho sentito, sai?» disse la figura.Sofia smise di respirare.«So che sei lì, non aver paura, non mordo.»Sofia strinse di nuovo le dita sul ciondolo sotto la ma-

glia. Certo, non era Nida, ma se si fosse trattato comunque di un nemico?

«Anche i piccioni hanno bisogno di mangiare, proprio come noi» aggiunse la vecchia. Aveva una voce calma, rassi-curante. Si mise a tubare, piano piano, e i piccioni le si avvi-cinarono fiduciosi.

"Non farebbero così se si trattasse di un'emanazione di Nidhoggr" pensò Sofia.

Si fece avanti, stretta nel cappotto. La vecchia era com-pletamente vestita di nero: una gonna di panno, un maglion-cino liso, calze pesanti. Ai piedi, zoccoli. Una nonnetta, nulla più.

«Ecco, vedi che non mordo?» ripetè la vecchia, poi le porse un tozzo di pane. «Vuoi aiutarmi?»

Sofia si avvicinò titubante. Prese il tozzo di pane secco e si accoccolò anche lei. I piccioni accorsero immediatamen-te.

«Non pensavo ci fosse qualcuno» disse, tanto per fare conversazione.

«Non è un posto molto frequentato» replicò la vecchia con un sorriso. «Mi piace per questo.»

«Anche a me» aggiunse Sofia.

Page 37: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«È il giardino di una chiesa» riprese la vecchia «di un convento, per la precisione. Forse per questo è un luogo così tranquillo.»

Sofia osservava la lotta dei piccioni per il pane. Si senti-va vagamente a disagio, ma non avrebbe saputo dire il per-ché. Eppure, istintivamente, percepiva di potersi fidare di quella donna.

«Abita qui da molto?» le chiese.Lei parve rabbuiarsi un istante. «Da tanto, tanto tempo»

rispose con una nota di dolore nella voce. Poi indicò qualco-sa. Sul muro rosso dall'altro lato della piazzola in cui si tro-vavano, c'era una scultura. Una specie di cappello sulla cui sommità si incrociavano due rami pieni di spine. «Io ero qui quando c'erano loro.»

«Loro chi?»La vecchia tacque, confusa.«Loro» insistette poi. «Anche tu in qualche modo sei

qui fin da quei tempi e prima ancora, vero?»Sofia avvertì un lungo brivido percorrerle le membra.

«Chi sei?»La vecchina sorrise. «Io le sento le persone speciali, e tu

sei speciale. Come lei.»«Lei chi?» chiese Sofia.«Lei» mormorò la vecchia, incerta. «Lei» ripetè con do-

lore.Sofia continuò a guardarla, ma ora sembrava riassorbita

dai suoi piccioni. Dopo un po' si tirò su.

Page 38: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Io vengo spesso qui. E tu?»«Tutti i giorni, se posso» rispose Sofia.«Allora magari ci rivedremo. Lo spero, almeno» disse la

vecchia. Quindi prese la scalinata che era alle sue spalle, e il rumore degli zoccoli si spense pian piano.

Sofia rimase attonita al centro della piazzola. Poi i pic-cioni si alzarono in volo, e fu come se l'incantesimo si fosse rotto. Chi era quella donna? E dov'era finita?

Si precipitò giù per le scale. I suoi passi si bloccarono poco dopo davanti a una grata. Chiusa. Appoggiò le mani sulle sbarre. Aveva sognato?

Page 39: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

4 Un ragazzo misterioso

«Dove cavolo eri sparita?» l'accolse Lidja sgarbatamen-te, quando Sofia rientrò al circo.

«Avevo bisogno di stare sola» replicò lei mettendo il muso.

«Ci hai fatto preoccupare, senza contare che stamattina avevamo programmato di studiare. Ti ricordo che quest'anno abbiamo gli esami, e se non li passiamo il prof sarà in guai

Page 40: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

grossi. Con quelli che studiano a casa la commissione non è mai tenera. E poi ti sei dimenticata del frutto? Avremmo an-che una missione da portare a termine.»

Lidja la stava letteralmente aggredendo.Sofia si preparò a rispondere per le rime, quando l'amica

cambiò improvvisamente tono. «E in ogni caso scusa» disse, distogliendo lo sguardo.

Sofia rimase sconcertata. Non se l'aspettava proprio:Lidja era orgogliosa, e tendeva a pensare di avere sem-

pre ragione.«Ho esagerato, non ti dovevo punzecchiare» aggiunse

invece sottovoce. «Ma anche tu hai esagerato con quella sto-ria dei clown.»

«Un po'» ammise Sofia. «Dispiace anche a me» si co-strinse a dire. «Scusami.»

Lidja la fissò per qualche istante. «Lo so che ti manca casa tua» disse seria. «Non credere che non capisca come ti senti.»

«Invece non puoi capire» replicò Sofia. «La villa del professore è quello che ho desiderato in tutti questi anni, una vera casa, e l'ho persa così presto!»

«Non l'hai persa. Tra poco il tour del circo finirà, e tu ci ritornerai. Io, invece, perderò per sempre la mia famiglia.»

Sofia non ci aveva mai riflettuto: quelli erano gli ultimi mesi di Lidja al circo. Quando la decisione era stata presa, sembrava che lei non ci avesse dato peso più di tanto. Aveva continuato la sua vita di sempre, ostentando la solita sicurez-

Page 41: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

za. Aveva fatto solo una richiesta: stare con la sua gente un'ultima volta.

«Nella mia vita c'è sempre stato solo il circo» disse Lid-ja piano. «Da quando mia nonna è morta, queste persone sono state la mia famiglia. E zia Alma… zia Alma è stata la madre che non ho mai avuto. Mi ha cresciuto e mi ha inse-gnato tutto quello che so, della vita e dell'arte circense. Mi ha difeso contro tutto e tutti, mi ha reso quel che sono.»

Si prese una pausa, e Sofia ebbe l'impressione che cer-casse di cacciare indietro le lacrime.

«Lei e gli altri del circo non ci saranno più tutti i giorni» proseguì Lidja, e stavolta la sua voce tremava un po'. «Quan-do mi sveglierò non li vedrò, e non ci saranno quando mi sentirò sola, o soltanto triste. E mi mancheranno tanto. Per-ciò non azzardarti a dire che non capisco.»

Sofia l'abbracciò con tutta la forza che aveva. Improvvi-samente la sentiva così vicina, così simile a sé. Per una volta, Lidja era debole come lei, una debolezza dolce, che gliela rendeva ancora più cara. «Scusami, sono stata doppiamente scema.»

Avvertì le mani di Lidja accarezzarle la schiena, e la sua faccia nascondersi sulla sua spalla. Poi si allontanò da lei ra-pidamente. «Forza, abbiamo un sacco di cose da fare» disse sbrigativa, ed era tornata quella di prima: forte, sicura, deci-sa. «Pranzo, e poi ci mettiamo al lavoro! Con lo studio e con il frutto.»

Page 42: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Una cosa Sofia la ottenne: basta con i clown. Lidja le venne addirittura in soccorso.

«Lei non si sente a suo agio a farlo, quindi meglio non costringerla» disse davanti a Carlo e Martina, costernati.

«Ma è brava!» insistette Martina.«Non lo metto in dubbio, anzi la penso come te, ma

adesso non ne ha voglia. Non tutti sono fatti per il palco. Ma-gari più in là le andrà di riprovare.»

"Manco morta" pensò Sofia, tuttavia annuì. Meglio fare buon viso a cattivo gioco.

«Almeno le torte in scena ce le porti?»Sofia inorridì. Era già pronta a urlare un bel no, ma Lid-

ja la prevenne: «Lo farà senza trucco. Le darò uno dei miei vestiti.»

«Uno castigato» aggiunse subito Sofia. «E basta con quelle scarpe orribili. Lo faccio solo se non esiste neppure la più remota possibilità che io venga in contatto con quelle tor-te.»

Martina e Carlo annuirono tristemente. Sofia aveva vin-to su tutta la linea.

Prima dello spettacolo la misero al botteghino. Era una cosa che aveva già fatto altre volte. Prendi i soldi, stacchi il biglietto, sorridi. Decisamente meglio che tuffarsi a testa in giù nel pan di spagna. E poi tutto sommato le piaceva stare lì. Guardare tutti quegli sconosciuti la distraeva. Si sofferma-va su ciascun volto, cercando di indovinare le vite che na-scondevano.

Page 43: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Un paio di persone anziane con un bambino al seguito: due nonni e il nipote, con ogni probabilità.

Una coppia giovane, magari in cerca di una serata diver-sa.

E poi bambini ovunque, come era normale che fosse: in fila per la famigerata foto con Orsola, oppure vicino al chio-sco dello zucchero filato. Bambini piangenti, sorridenti, che facevano i capricci, che stavano buoni buoni al fianco dei ge-nitori. Famiglie.

Sofia le guardava con un misto di dolore e curiosità. Chissà com'era vivere in una famiglia. Avere una mamma che ti rimbocca le coperte la sera, che ti dà il bacio della buo-nanotte.

Pensò a sua mamma, di cui il professore non parlava mai. Ogni volta che provava a fargli qualche domanda al ri-guardo, diventava evasivo e cambiava argomento. Non le aveva neppure detto se fosse viva o morta; eppure lui doveva saperlo. Aveva conosciuto suo padre, e si era fatto scappare che sua madre non era una Draconiana. Doveva per forza avere qualche informazione su di lei.

"Se fosse stata viva mi avrebbe cercata, sarebbe venuta a prendermi in orfanotrofio. Una mamma fa così" si disse.

«Ehi!»Sofia si riscosse. Era così immersa nei propri pensieri

che si era dimenticata della fila al botteghino.

Page 44: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Mi scusi» disse senza alzare la testa, mettendo le mani sul carnet di biglietti. «Quanti ha detto che ne vuole?» E sol-levò gli occhi.

Rimase di sasso.Non era un adulto. Era un ragazzo. Un ragazzo che do-

veva avere sì e no un anno più di lei. Aveva i capelli ricci, ma non quell'orribile crespo che si ritrovava lei e che trasfor-mava la sua testa in un groviglio inestricabile di paglia rossa. No, i suoi ricci erano ampi, vaporosi, sembravano disegnati in volute dalla mano di uno scultore. Aveva occhi scurissimi, e un accenno di efelidi intorno al naso. Era magro, alto per la sua età, e Sofia pensò che era la cosa più bella che avesse mai visto. Non avrebbe saputo dire esattamente perché, ma le toglieva il fiato. Era così… così perfetto, e aveva un'aria così matura e sofferta… E gli occhi… pozzi neri che l'aveva-no inghiottita in un istante, senza via di scampo.

«Un biglietto» disse lui.Sofia tornò sulla terra. Il ragazzo la guardò con l'aria

scocciata di chi ha a che fare con una stupida.«Sì, io… scusa… non…»«Me lo dai o no?»C'era voluto un solo istante perché quegli occhi si riem-

pissero di una collera cupa, venata di cattiveria. Sembravano ancora più scuri, quasi neri. Ed erano anche più belli.

Sofia guardò il carnet: le dita non riuscivano a separare i fogli, tremavano. Il carnet cadde a terra. «Dannazione… Un attimo…»

Page 45: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Scivolò giù dalla sedia e si mise a frugare a terra.«Arrivo!» urlò. Quando riemerse, il ragazzo era scom-

parso. Si guardò intorno disperata, con un senso di sperdi-mento totale. Finiva così?

"Certo che finisce così, perché sei una stupida!" le disse una voce nella sua mente.

«Tre, grazie.»Sofia guardò l'acquirente. Un padre con un bambino sul-

le spalle e una graziosa signora appesa al braccio. Ci mise un istante a staccare i tre biglietti.

"Perché adesso funzionate, maledette dita?"Il botteghino chiuse un quarto d'ora più tardi. Sofia si

sentiva stranamente imbambolata. Il ragazzo dagli occhi scu-ri le era rimasto nel cuore. Ma appena pensava alla figura da idiota che aveva fatto con lui, stava male. Scuoteva la testa per cercare di cancellare quel ricordo imbarazzante. Neppure sapere che a breve avrebbe dovuto calcare la pista riusciva a distrarla. Ovunque guardasse, c'erano quegli occhi. Sentiva una strana sensazione allo stomaco, come la sera precedente, prima di uscire sulla pista, ma non c'entrava nulla con l'esibi-zione che l'aspettava di lì a poco. No, il centro di tutto, la ra-gione di quella confusione era il tipo a cui non aveva saputo vendere il biglietto.

Poi udì delle voci concitate. Marcus. Marcus non grida-va mai. Gli bastava sfoderare appena il suo vocione baritona-le, e la gente si faceva piccola piccola. Stavolta invece aveva dovuto alzare il tono. «Dove stai sgattaiolando?» diceva.

Page 46: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Io non sto sgattaiolando da nessuna parte!»Sofia sentì un colpo al cuore. Quella era la sua voce. Le

aveva detto solo due parole, ma la riconosceva. Corse verso l'ingresso. Era lui.

«Ah, no? E che ci facevi sotto il tendone, mezzo dentro e mezzo fuori?»

«Non valete il prezzo del biglietto» ribatté il ragazzo con un ghigno, ficcandosi le mani in tasca.

Ogni cosa intorno perse consistenza e si sciolse in un magma di colori indistinti. Lui era al centro della scena. Pan-taloni militari, una camicia a quadretti bianchi e blu, una T-shirt lisa e stinta. Vicino al petto c'era un minuscolo buco. Ogni particolare di quell'immagine si stampò a fuoco nella mente di Sofia.

Il ragazzo la vide. La indicò. «E comunque è colpa sua, i soldi ce li avevo.»

Sofia tornò in sé. Marcus la guardava, il ragazzo aveva tirato fuori dalla tasca degli spiccioli che ora teneva nel pal-mo della mano.

«È lei che non mi ha voluto dare il biglietto, prenditela con lei.»

Marcus lo guardò dubbioso, poi si voltò verso Sofia. «Cos'è questa storia?»

Lei aveva la gola completamente secca. Dov'era finita la sua voce?

«Io… ecco… non…»

Page 47: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Il ragazzo la fissava con un'aria di superiorità assoluta. Giustificatissima, pensò Sofia, data la patetica figura che aveva fatto con lui pochi minuti prima.

«No, è che… sì, ha ragione… mi era caduto il carnet, poi ero un po' distratta e…» Il resto finì in un borbottio indi-stinto.

Marcus si grattò la testa. «Sofia, non ci sto capendo niente.»

«È stata colpa mia, ha ragione» capitolò lei.«Che ti dicevo?» esclamò il ragazzo, assumendo un'aria

strafottente che Sofia amò da subito.Marcus lo fissò, poi il suo sguardo si posò su Sofia, e

ancora sul ragazzo. «Ce li hai o no i soldi?» disse infine.Lui sbuffò, tirò di nuovo fuori la mano che si era infilato

in tasca e fece vedere i soldi del biglietto. Glieli porse. «Con-tento?»

Marcus lo guardò torvo. «Non ci provare mai più.»«In un posto dove mi danno del ladro non ci torno di

certo» replicò il ragazzo, lanciando a Sofia uno sguardo as-sassino.

Lei rimase stordita. "Di' qualcosa, una cosa qualunque."«Mi… mi dispiace.»Il ragazzo scrollò le spalle, indifferente. «Allora, questo

biglietto?»«Subito» disse lei, scattando come una molla. Il carnet

rimasto se l'era messo in tasca. Lo tirò fuori con difficoltà, e lui glielo strappò di mano.

Page 48: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Faccio io, grazie» aggiunse scocciato. Prese il bigliet-to, poi con malagrazia le rimise il carnet in mano.

Sofia lo seguì con lo sguardo finché non scomparve ol-tre l'ingresso.

Il cuore riprese a batterle, e tirò un profondo respiro, come fosse stata a lungo sott'acqua e adesso le mancasse l'a-ria.

«Ma ancora qua sei?» la riscosse Lidja, su di giri come sempre prima dell'inizio dello spettacolo. «Dai, che ti devi vestire!»

Lei era già in tenuta da lavoro, bellissima come sempre.Sofia, ancora intontita, si lasciò trascinare via. Fu solo

nel camerino che se ne rese conto. Lui era entrato, lui era se-duto sugli spalti. Lui l'avrebbe vista in tutù, con tutti i rotoli-ni di grasso in bella mostra.

«No!»Lidja quasi si spaventò a quel grido. «No, cosa?» escla-

mò.«Oggi non posso esibirmi» disse Sofia saltando giù dal-

la sedia. «Sto… male. Di pancia. Mal di pancia.»«Sofia, calmati.»Ma lei si era già avviata verso la porta.Lidja le afferrò il polso. «Sofia!»Sofia la guardò supplice. «Non posso, davvero. Proprio

no.»

Page 49: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Senti, mi sembrava che avessi accettato la cosa. Non ti devi esibire, non sei vestita da clown, ti assicuro che non ci sarà proprio nessuno a ridere di te. Ma almeno questo a Car-lo e Martina glielo devi.»

«No, tu non capisci… Io non posso uscire conciata così!» Indicò l'abito di scena appoggiato alla sedia. Che poi non era neppure tanto terribile. Magari su una persona nor-male avrebbe anche fatto una discreta figura. Ma lei non era normale. Lei era un sacco di patate.

«Non fare la scema» insistette Lidja. «La gonna è lunga, c'è solo lo spacco di lato, ma devi fare cinque passi cinque, figurati se la gente si mette a guardarti le gambe. Te lo giuro, Sofia, è la cosa più castigata che ho trovato.»

«Il corpetto è stretto. E io sono grassa.»Lidja prese un lungo respiro. «Tu adesso la pianti di fare

l'idiota, ammetti che se non era per me altro che corpetto stretto, ti toccava un altro tuffo nel carrello delle torte, ti metti quel cavolo di vestito, sorridi e fai il tuo dovere in pi-sta, chiaro?»

«Chiaro» mormorò Sofia.«Mi sono rotta di tutte queste storie, mi sono rotta del

tuo muso lungo, mi sono rotta dei tuoi incomprensibili com-plessi d'inferiorità. Ora ti vesti, okay?»

Sofia si sentì sommersa da quel mare di parole. Adesso Lidja le faceva quasi paura. «Okay.»

Page 50: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

L'amica le indicò il vestito. Sofia lo indossò evitando accuratamente lo specchio, e quando si voltò trovò Lidja a esaminarla con occhio critico.

«Se ti fossi guardata allo specchio avresti scoperto che ti sta benissimo» disse, e se ne andò indignata.

Sofia gettò uno sguardo curioso allo specchio. Una zuc-ca con l'abito da sera, ecco cosa sembrava. Si lasciò sfuggire un gemito. Attese il proprio turno dietro le quinte come un condannato a morte. Le facevano male gli occhi a furia di cercare il ragazzo tra il pubblico. Forse non c'era, forse alla fine aveva deciso di non entrare, e lei sarebbe stata salva.

Minimo chiamò in scena Martina e Carlo. Entrarono saltellando come pazzi. Sofia non riuscì a seguire il loro nu-mero. Passava in rassegna i seggiolini sugli spalti a uno a uno, pregando che lui non ci fosse. Poi sentì una mano pog-giarsi sulla sua spalla.

«Ma che fai? Sta a te, avanti!»Era Lidja.«Ah! Sì, sì» disse meccanicamente, quindi prese il car-

rello e fece il suo ingresso. Appena calcò la terra battuta del-la pista, li sentì. I suoi occhi. Nascosti da qualche parte, invi-sibili, che la guardavano e ridevano di lei, di quel vestito del tutto inadeguato al suo fisico da bambina grassoccia. Era come venire punta da tanti piccoli spilli. Mise un passo die-tro l'altro, terrorizzata. Avanzò piano, mentre Carlo e Marti-na cercavano come potevano di riempire quell'inaspettato buco nello spettacolo. E poi fu lì, al centro, ferma, gli occhi

Page 51: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

spalancati. Porse il carrello a Carlo, e si ricordò che invece doveva metterlo davanti a Martina. Carlo non ne fece un pro-blema: prese una torta e la sparò dritta sulla faccia di Marti-na. Lei prontamente ne prese un'altra e infierì sul collega.

Risate. Fatta. Era fatta. Ed era andata bene. Sofia sgatta-iolò nel retro più in fretta che potè. Si sedette a terra e riprese a respirare. Era al sicuro.

«Be', complimenti! Anche se devo dire che quando ca-devi a faccia in giù sulle torte facevi ridere di più.» Lidja sorrideva con fare canzonatorio.

Sofia la guardò intontita. «Almeno non è stato umiliante come ieri» disse quasi tra sé e sé; poi osservò di nuovo gli spalti. Chissà se lui era ancora lì, e se l'aveva vista.

Il ragazzo uscì dal tendone mescolandosi alla folla. Camminò a lungo, macinando la strada a larghi passi. Pian piano le voci degli spettatori si allontanarono, e così il mor-morio sommesso della città avvolta nella quiete della sera. Quando pensò di aver messo abbastanza spazio tra sé e la ci-viltà, rallentò. Aveva il fiatone. Si guardò attorno: era in pe-riferia. Perfetto.

Gli bastò chiudere gli occhi e concentrarsi un istante ap-pena. Qualcosa serpeggiò sotto la maglietta, svolgendosi lun-go la sua colonna vertebrale. Dal colletto, emerse la parte terminale di una sorta di millepiedi metallico, che gli si ag-grappò saldamente al collo con due zampette sottili come aghi. Fu l'unico momento di dolore. Poi al ragazzo bastò bat-tere le palpebre. Ali evanescenti, di drago, gli spuntarono

Page 52: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

dalle spalle, e per un attimo fluttuarono eteree nell'aria geli-da. Dopodiché, dalla struttura sulla sua schiena partirono lunghi filamenti metallici, prima sottili, poi più robusti. Si avvolsero lungo il profilo delle ali di drago, finendo per so-stituirne le nervature.

Il ragazzo guardò il cielo plumbeo. Batté le ali un paio di volte, poi spiccò il volo. Qualcuno lo attendeva, ai margini della città.

Page 53: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

5 il nemico si muove

Il ragazzo volò sui campi deserti, addormentati nel si-lenzio della notte, e seguì il corso pigro del Sabato. Vide il fiume restringersi, insinuarsi tra gole aspre. Roteò un paio di volte sullo stretto, poi discese. Le ali si ripiegarono, il cordo-ne metallico che aveva lungo la schiena si arrotolò su se stes-so e scomparve sotto la maglietta.

Rabbrividì. Era un gennaio davvero rigido, e la maglia e la camicia che indossava erano adesso tutte stracciate. Cercò di stringersi sulle spalle i brandelli rimasti. Si guardò attorno.

Page 54: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Il posto era desolato. Il fiume scorreva lento, facendosi stra-da tra cumuli di immondizia, con un gorgoglio che sembrava un singhiozzo.

"È il luogo ideale per quelli come me" pensò con rabbia.«Ci sei? Guarda che ho freddo» urlò.Non gli rispose altro che il cupo richiamo di una civetta.«Ehi!» ripete a voce più alta.Un fruscio. Il ragazzo si voltò. Lo vide emergere tra i ri-

fiuti, posato ed elegante. Era un giovane di una trentina d'an-ni, bellissimo. I capelli, di un castano ramato, gli scendevano morbidi su un occhio, e di tanto in tanto li scostava con la mano, in un gesto affettato e sensuale. Era alto, magro e ve-stito in modo impeccabile: pantaloni chiari, una giacca dello stesso colore sopra una camicia di un tenue rosa. Intorno al collo aveva avvolta una morbida sciarpa di cachemire. Avan-zava a passi lunghi, quasi volando sui cumuli di rifiuti.

«Che hai da gridare?» chiese con un sorriso sghembo.Il ragazzo strinse le braccia intorno alle spalle. «Grido

perché non mi va di stare qua a fare lo stoccafisso mentre aspetto te. Ho freddo.»

Il giovane si fermò, lo considerò con aria severa. «Ti pare il modo di rivolgerti a un tuo superiore?»

Lui sostenne il suo sguardo con strafottenza.«Inginocchiati!»Il ragazzo sorrise. «Siamo tutti e due servi, qui, Ratato-

skr, lo sai anche tu, ed è uno solo quello a cui dobbiamo in-ginocchiarci.»

Page 55: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Ti sbagli, Fabio» replicò il giovane. «Tu sei sicura-mente un servo, ma io sono ben altro.»

Il ragazzo fu costretto ad abbassare lo sguardo. «Dovre-sti inventarti qualcosa per questa storia delle ali; non è possi-bile buttare una maglietta ogni volta che le spiego. I soldi non mi avanzano.»

Ratatoskr ridacchiò. «Ecco un'altra differenza tra me e te. Io non bado certo a scempiaggini del genere.»

Fabio strinse ancora di più le braccia intorno alle spalle. «Allora, ci muoviamo o no?»

Il giovane lo guardò a lungo. «Novità?» gli chiese poi.«Qualcuna.»Ratatoskr sospirò. «E sia» disse, porgendogli le mani.A malincuore Fabio staccò le proprie dalle spalle e af-

ferrò le palme dell'altro. Erano freddissime. Era stata la pri-ma cosa che aveva notato in quel tizio, quando era venuto a bussare alla sua porta. Sembrava che nessun calore scaldasse le sue membra, come se il sangue che circolava nelle sue vene fosse gelido. La cosa l'aveva inquietato: nessun essere umano poteva avere mani così fredde.

Già, nessun essere umano. Aveva cominciato a credere alla sua inverosimile storia proprio per via delle mani gelide. Si era ricordato di quando dava la caccia alle lucertole, del sentore viscido e freddo che la loro pelle trasmetteva ai suoi polpastrelli.

Strinse la presa sulle mani del giovane, socchiuse gli oc-chi.

Page 56: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Dal profondo della tua prigionia, ti chiamiamo, o Eter-no Serpente, rispondi alla nostra supplica» recitarono all'uni-sono.

Ogni rumore intorno a loro si spense, e le stelle scom-parvero di colpo. Il nero dilagò tutt'intorno dal letto del fiu-me, arrampicandosi lungo le rocce dello stretto/divorando ogni forma, finché tutto fu oscurità. Nidhoggr… Fabio lo percepì, prima ancora di vederlo, e come sempre tremò. Non si era ancora abituato al terrore che la sua figura emanava, né al suo tremendo potere, a quel senso di annientamento che la sua apparizione evocava in chiunque gli fosse davanti. Ma cercò di stare saldo, perché lui era uno tosto, lui era uno che non aveva paura di niente.

Nel nulla che circondava Ratatoskr e Fabio, si delinea-rono dapprima un paio di occhi ardenti e luminosissimi. Poi dal buio emerse lentamente il contorno di un muso allungato e il rosso di una bocca larga e grottesca, aperta in un ghigno terrificante, infine il bianco di zanne acuminate. Da ultimo, apparve il disegno di squame coriacee, nere. Le narici fre-mettero, annusando qualcosa. L'aria, passandovi attraverso, sibilò sinistramente.

«Quasi lo percepisco… il sentore dell'aria, il profumo della notte… Sono più forte, e il sigillo più debole…» Per qualche istante l'essere mostruoso tacque, poi all'improvviso spalancò gli occhi, piantandoli su Fabio. «Ebbene? Perché mi disturbate?»

Page 57: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fu Ratatoskr a parlare: «È stato il ragazzo a chiedermi di evocarvi, mio Signore.»

«Lo so» fu la secca risposta di Nidhoggr. «Ho riposto molta fiducia in te, ragazzo. Sei il primo della tua specie cui lascio la volontà, perché so che nel tuo cuore mi appartieni, che la tua anima sta dalla mia parte. Dimostra di avere meri-tato questo dono: hai con te l'ampolla?»

Fabio deglutì. «Ho cercato dappertutto» disse. «Nei luo-ghi delle leggende e in quelli che mi avete suggerito voi. Non c'è.»

Sentì Nidhoggr fremere di rabbia repressa, vide i suoi occhi colmarsi d'odio, finché la sua furia esplose. Se ne sentì attraversato, dilaniato; gli sembrò che la sua mente si spac-casse, mentre la sua gola proruppe in un urlo.

Poi, così com'era iniziata, finì. Fabio ebbe la percezione di scivolare indietro, verso il buio e l'incoscienza, ma Nid-hoggr lo trattenne a sé con la sola forza del pensiero.

«Ti ho dato un ordine, e tu devi obbedire ciecamente» disse con freddezza.

Il ragazzo cercò di recuperare lucidità. «Credo di sapere dove si trova» affermò con voce strozzata. Nidhoggr allentò la presa, e lui potè di nuovo respirare. «La chiesa» aggiunse sollevando lo sguardo. Voleva disperatamente mostrarsi for-te, e sostenere il peso di quegli occhi spietati.

«E perché proprio lì?» intervenne Ratatoskr con un mezzo sorriso.

Page 58: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Perché quello è un loro posto» rispose Fabio, deciso e sprezzante. Poi tornò a guardare Nidhoggr. «Voi avete detto che l'ampolla vi fu rubata, che le sacerdotesse la presero ai vostri seguaci. Se è così, allora deve trovarsi in uno dei loro posti, e la chiesa lo è. O almeno, sorge in un luogo che ha avuto a che fare con loro; ho percepito una strana aura qual-che giorno fa, quando ci sono andato.»

Nidhoggr rimase in silenzio, gli occhi socchiusi, due vo-lute di fumo grigio che si stagliavano sul nero che circonda-va il suo volto. «Il tempo stringe» disse infine. «Ogni tuo er-rore, ogni tuo colpevole tentennamento potrebbero avvicina-re i nostri nemici al frutto.»

«Mio Signore, loro neppure sanno che siamo qui, loro non conoscono quello che noi conosciamo. E in ogni caso Nida è già sulle tracce del terzo frutto» osservò Ratatoskr.

«Non mi interessa.» La voce di Nidhoggr tuonò feroce, trapassando le menti dei suoi servitori. «Non avrò pace fin-ché Thuban non sarà annientato e l'Albero del Mondo di-strutto. Abbiamo già perso il primo frutto: non ammetterò al-tri fallimenti.»

Poi Fabio percepì di nuovo su di sé il suo sguardo.«Conosci i patti. Ti ho dato molto, e molto esigo in

cambio. E se fallirai, mi riprenderò tutto, e da ultimo ti to-glierò la vita.»

Il ragazzo controllò la paura nella propria mente e cercò di mostrarsi saldo. «Non fallirò.»

«Lo spero» sibilò Nidhoggr.

Page 59: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Le tenebre si dissiparono, il volto del signore delle vi-verne scomparve all'improvviso e Fabio e Ratatoskr furono di nuovo soli nel panorama desolante dello stretto. Fabio era a terra, le palme posate sulla nuda roccia. Sentì Ratatoskr ri-dacchiare alle sue spalle.

Digrignò i denti, poi scattò in piedi. Lo afferrò per il ba-vero, mentre gli innesti lungo la sua schiena si attivavano di nuovo e avvolgevano il suo braccio destro in una guaina di metallo liquido. Ci volle un istante perché sul suo pugno si materializzasse una lama affilata che puntò alla gola del gio-vane.

«Che hai da sghignazzare?»Il sorriso era scomparso dal volto di Ratatoskr. «Metti

giù le mani.»Fabio non rispose. All'altro bastò stringergli il polso con

una mano. Un lampo scuro, e il ragazzo urlò di dolore stac-candosi da lui.

«Non osare minacciarmi» sibilò Ratatoskr. «Ridevo per la misera figura che hai fatto, ridevo perché alla fine non sei meglio degli Assoggettati che ti hanno preceduto.»

«Io sono diverso. Io sono forte» disse Fabio fissandolo con rancore.

Ratatoskr gli si fece vicino. «E allora dimostralo. Porta l'ampolla al nostro Signore.»

«Lo farò, eccome se lo farò, e tu ti rimangerai quel riso-lino.»

Page 60: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Vedremo» sogghignò Ratatoskr con cattiveria. Quindi tirò su una mano chiusa a pugno, tranne per l'indice e il me-dio. «Due giorni. Poi, tra due notti, ci ritroveremo qui, e se tu non avrai l'ampolla, be', di' pure addio ai tuoi poteri e alla tua preziosa coscienza. Ho già pronti gli innesti che controlle-ranno la tua volontà.»

«Li userai su qualcun altro. Io non fallirò.»«Ti piace tanto parlare, eh?» Ratatoskr si permise anco-

ra un sorriso canzonatorio.Dopodiché si allontanò con la stessa eleganza con cui

era arrivato. «Due giorni, non di più» aggiunse. Poi il buio lo inghiottì.

Mentre Fabio si preparava a spiccare di nuovo il volo nella notte, Sofia si rigirava nel letto cercando di addormen-tarsi. Si sentiva frastornata, e più passava il tempo più acqui-siva un'acuta e dolorosa consapevolezza di quanto era suc-cesso quella sera. La terribile figura che aveva fatto con il ra-gazzo al botteghino, il suo sguardo cupo, sprezzante, quando finalmente gli aveva dato il biglietto.

Ogni pensiero, ogni cosa svaniva di fronte ai suoi occhi scuri e ai suoi riccioli. E Sofia sapeva bene cosa quell'osses-sione significasse. Perché in qualche modo le era già capita-to. Quando era ancora all'orfanotrofio, per un anno intero aveva aspettato con ansia l'arrivo della posta. Perché a por-tarla era un biondino troppo carino, che una volta aveva scambiato due parole con lei e le aveva fatto una battuta. Da allora Sofia non aveva pensato ad altro che a lui, sospirando

Page 61: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

ogni volta che lo vedeva arrivare e andare via. Aveva sogna-to un futuro insieme a lui, una casa e dei figli, addirittura, e un vestito bianco in una piccola chiesa di campagna. Poi un giorno l'aveva visto baciarsi appassionatamente con una tipa che lei non conosceva, ma che le era sembrata bellissima. Fine del sogno. Da quel momento aveva accuratamente evi-tato il momento della consegna della posta, fino a quando il postino del suo cuore non era stato sostituito da una più in-nocua signora di mezza età, grassoccia e sgarbata.

"È come allora" si disse con una dolorosa stretta al pet-to. "Anzi, peggio di allora." Perché adesso era più forte, più dolce e terribile insieme. Perché quel ragazzo aveva cercato di entrare senza biglietto, aveva fatto arrabbiare Marcus e na-scondeva qualcosa di oscuro, lo sentiva. Quello sguardo cat-tivo che era balenato nei suoi occhi per un istante l'aveva raggelata.

Si girò con rabbia nel letto e affondò la faccia nel cusci-no. I suoi occhi neri furono l'ultima cosa cui pensò prima di addormentarsi.

Page 62: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

6 Il noce

«Bingo!» esclamò Lidja sedendosi al tavolo della cola-zione. Saltava sempre come un grillo, la mattina, mentre So-fia aveva bisogno di parecchio tempo per riuscire a carbura-re. Quel giorno, però, Lidja era davvero euforica.

«La notte ti ha portato consiglio?» le chiese Sofia, men-tre inzuppava stancamente un biscotto nel latte. «Non solo: ha portato un sogno interessante.» Sofia si fece subito atten-ta. Perché la sera prima avevano discusso del suo, di sogno. Lì per lì non aveva ritenuto necessario raccontarlo a Lidja,

Page 63: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

ma con il senno di poi si era detta che i sogni e le visioni era-no sempre stati un modo con cui i loro poteri si manifestava-no. Quell'incubo poteva essere un indizio nella ricerca del frutto.

«Camminavo nella stessa via che hai sognato tu.»Sofia ebbe un colpo al cuore. «Non è possibile.»«Palazzi tutti identici, irriconoscibili, una strada legger-

mente in salita, e a terra una pavimentazione strana… come se camminassi su squame di serpente.»

Sofia provò di nuovo l'angoscia di quella notte, la terri-bile sensazione di terrore che l'aveva attanagliata nel sogno. «È proprio quella» mormorò.

«Solo che Nidhoggr non c'era. C'era invece un albero.»«L'Albero del Mondo.»Lidja scosse la testa. «No, no, non era l'Albero del Mon-

do.»«Come fai a dirlo? Non l'abbiamo mai visto né sognato,

conosciamo solo il frutto che abbiamo recuperato quasi un anno fa, quello di Rastaban.»

«Sentivo che non lo era. Era un albero diverso, aveva qualcosa di particolare, ma non era l'Albero del Mondo. Era un noce.»

«Perché particolare?»«Stava al centro esatto della strada, lo scorgevo da lon-

tano mentre camminavo. Le radici affondavano sotto le squame, e io le vedevo insinuarsi nel terreno, e crescere a una velocità spaventosa. Man mano che le radici si allunga-

Page 64: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

vano, le squame saltavano via e veniva alla luce la nuda ter-ra. Ma anche la terra aveva qualcosa di strano, perché era lu-minosa. Sembrava che il noce le desse vita, capisci?»

Sofia annuì. «Ma è molto diverso dal mio sogno… Vo-glio dire, il mio era un incubo, il tuo sembra… sì, un bel so-gno.» Preferì non attardarsi a pensare che a lei capitavano in-cubi terribili, e a Lidja sogni tutto sommato piacevoli di al-beri che facevano spuntare erba al posto delle strade.

«Ma la città era la stessa.»Sofia scosse la testa. «Senti, io ci ho pensato, e credo

che non voglia dire niente. E anche se significasse qualcosa, è troppo confuso. Non si riesce a capire che città sia, i palaz-zi sono anonimi…»

«È l'unica cosa che abbiamo in mano, e non penso sia un caso che tanto il mio sogno quanto il tuo incubo siano ambientati nello stesso posto» obiettò Lidja con decisione. «Sono mesi che cerchiamo il frutto senza alcun risultato, e sono mesi che né io né tu abbiamo visioni. Questa è la prima volta che vediamo qualcosa, qualcosa che, lo sento, ha a che fare con il nostro passato, con la nostra natura di Draconiane. Non possiamo lasciarcelo sfuggire.»

Sofia rimase per un po' a mescolare il latte pensierosa. «E quindi? Qual è il piano?»

Lidja sembrò perdere un po' della sua sicurezza. «Non lo so. Potremmo partire dall'albero, dal noce. Magari è un in-dizio per capire di che città si tratti.»

Page 65: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«E cosa cerchiamo? Noci famosi della storia?» A Sofia scappò un mezzo sorriso.

«Per esempio» asserì Lidja senza ombra alcuna di iro-nia.

«Ma stai dicendo sul serio?»Lidja era serissima. «Dobbiamo cercare informazioni al

riguardo. Possiamo cominciare con Internet.» A casa del pro-fessore non avevano la rete, per via della mancanza di elettri-cità, ma al circo si arrangiavano con un collegamento volan-te, intermittente e lentissimo, sempre meglio di niente.

Sofia sospirò. «È troppo complicato, non saprei come districarmi.»

«Certo che sei proprio una disfattista» osservò Lidja.«Più che disfattista, realista. Tanto lo so che tu devi sta-

re qui ad allenarti, quindi toccherà a me fare la talpa sulla rete.»

«Almeno eviterai il mitico duo CicoByo, non sei con-tenta?» disse Lidja facendole l'occhiolino.

Sofia contraccambiò. «Tu invece vedi sempre il lato mi-gliore delle cose.»

Lidja le tirò una mollica di pane e Sofia rispose con una linguaccia. Quanto meno, la giornata era iniziata con un sor-riso.

Sofia, con la scusa dello studio, si mise al computer, un portatile antidiluviano che nel circo usavano tutti a turno. Fu un mezzo strazio. Già non era granché portata per le ricerche in rete, visto che nel magma di informazioni finiva sempre

Page 66: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

per non capire quali fossero le cose attendibili e quali invece quelle assurde. Poi la chiavetta di rete che si ritrovava fun-zionava come un macinino. Alla fine capì che l'unica era af-fidarsi ai vecchi mezzi. Cercò una bibliografia essenziale – tirando in verità un po' a caso – e decise che l'indomani sa-rebbe andata in biblioteca. Ce n'era una lungo corso Garibal-di, se non ricordava male.

Quanto meno, quella ricerca l'aveva tenuta lontana per un po' dal pensiero del ragazzo misterioso. Infatti, lungi dal-l'essere passata con una buona notte di sonno, la sua osses-sione era ancora lì, peggio del giorno prima.

Lo vedeva un po' ovunque. Nei passanti che intravedeva al di là del campo, nelle facce dei compagni del circo, in quel carnet di biglietti che teneva ancora in tasca, come fosse una reliquia. Si sentiva ridicola, ma non riusciva a farci niente. Era più forte di lei, non pensava ad altro.

Chiuse il computer, si guardò intorno. Mancava un'oret-ta alla cena e cominciava a far fresco, ma aveva bisogno di schiarirsi le idee. Le bruciavano gli occhi e si sentiva la testa pesante. Per cui si strinse la sciarpa intorno al collo, si mise il cappotto e uscì per una passeggiata. I suoi piedi la portaro-no come al solito sul corso. Stavolta guardò la parte alta del-la strada: lì c'era la Villa Comunale, dove non era mai stata. Infilò le mani nelle tasche del cappotto e si disse che si pote-va fare. Si incamminò. Per la verità non aveva solo voglia di camminare o di svagarsi un pochino. La ragione, inconfessa-bile, era un'altra.

Page 67: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Non l'avrebbe mai ammesso, ma moriva dalla voglia di rivedere il ragazzo misterioso. Camminava, e si domandava se lui avesse mai calcato quegli stessi lastroni di basalto. Guardava i palazzi, e si domandava se lui abitasse da quelle parti. Non le piaceva sentirsi così. Procedette a testa bassa, per evitare di trasalire ogni volta che vedeva passare qualcu-no con una corporatura simile alla sua.

Entrò nella villa e finalmente alzò la testa. Si sentiva su-bito meglio quando metteva piede in un posto dove c'erano erba e alberi. Forse aveva a che fare con il suo essere Draco-niana, forse era solo questione di gusti personali, ma la natu-ra, a differenza delle persone, la metteva subito a suo agio. A partire dal grosso albero che sorgeva all'ingresso: aveva un ramo gigantesco che pendeva minaccioso su una panchina, e che era così

pesante da essere sostenuto da una corda metallica assi-curata con un robusto anello. Sofia sorrise: sembrava un ramo al guinzaglio.

Si mise a vagare per i vialetti semideserti. Chiunque al-tro avrebbe avuto qualche timore in un parco di sera, con po-chissime persone in giro. Lei no. Lei era come a casa. Il buio, gli alberi, il dolce gorgoglio dell'acqua delle fontane, persino il freddo. Tutto la faceva sentire bene.

Si abbandonò a fantasie bizzarre: pensò di incrociare il ragazzo misterioso, che l'avrebbe riconosciuta e salutata con un sorriso aperto. Miracolosamente interessato a lei, avreb-bero cominciato a parlare, scoprendo di avere un sacco di

Page 68: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

cose in comune. Poi, in piedi in una di quelle stradine, lui prima le avrebbe messo un braccio intorno alle spalle, e poi l'avrebbe baciata a tradimento.

Sofia arrossì violentemente. "Cretina" si disse impieto-sa. Non c'era un briciolo di speranza non solo di suscitare in lui un benché minimo interesse, ma anche semplicemente di rivederlo.

Salì i gradoni del gazebo e si fermò alla sua ombra. Le era familiare, perché aveva le stesse linee slanciate ed ele-ganti di tanti oggetti in casa del professore: era ottocentesco, proprio come lui. Sospirò. Chissà cosa stava facendo, e se ogni tanto pensava a lei pentendosi di non essersela portata dietro.

Si sedette sul marmo, tirò le ginocchia al petto e ci posò sopra il mento. La malinconia cominciava a farsi strada: dol-ce, sottile. Poi qualcosa attirò la sua attenzione. Dietro di lei, sui gradoni che conducevano al gazebo, si erano improvvisa-mente assiepati un centinaio di piccioni. Non le erano mai piaciuti troppo i piccioni, le sembravano sporchi, ma era strano che tutto a un tratto ce ne fossero così tanti.

Si tirò su, scese un paio di gradoni e scoprì tra gli uccel-li una schiena nera curva, un paio di zoccoli che coprivano piedi stretti in pesanti calze nere. La vecchia.

Sofia fu scossa da un brivido. Ricordava il modo in cui l'aveva vista sparire, e anche adesso era comparsa all'improv-viso, dal nulla.

Page 69: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

La vecchina le regalò un sorriso triste e sdentato. «Ci in-contriamo di nuovo» disse.

«Già.»L'anziana donna fece un passo avanti, e Sofia uno indie-

tro. Non c'era davvero nulla di minaccioso in lei, eppure ne aveva paura. E l'aria sembrava di colpo più gelida.

La vecchia le porse un sacchettino. «Per i piccioni» dis-se.

Sofia indugiò un istante prima di prenderlo. La mano della donna era insolitamente fredda. Guardò dentro il sac-chetto: mangime per uccelli.

Ne prese un pizzico e lo gettò a terra. I piccioni accorse-ro tubando: sentì il battito delle loro ali intorno alle gambe.

«Anche a lei piace la solitudine?» chiese.La vecchia la guardò come se non capisse. «Sì, sono

sola… da un sacco di tempo. È che sto cercando qualcosa… da tanto» mormorò sognante.

Sofia le restituì il sacchetto. Improvvisamente voleva andare via.

«Quando c'era ancora lei, era diverso… C'era calore, e luce» aggiunse la vecchia. «Ma poi il noce fu abbattuto, e tutto finì.» Guardò a terra sconsolata.

Qualcosa si accese nella testa di Sofia. «Il noce?»«Sì, sì, il noce.» La donna assunse un aspetto ispirato.

«Unguento, unguento, portami al noce di Benevento, sull'ac-qua e sul vento a dispetto di ogni maltempo! Diceva così, così diceva! E lei ci andava. Loro, ci andavano.»

Page 70: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia deglutì, si fece coraggio. «Loro chi? E chi è questa lei di cui mi ha parlato anche l'altra volta?»

«Le streghe, o così le chiamavano. Ma lei diceva che erano sacerdotesse.»

«Ed era qui, questo noce?» A Sofia parve che l'aria si fosse fatta spessa, e che a fatica le entrasse nei polmoni. I ru-mori pian piano si erano spenti, e persino il tubare dei piccio-ni si era calmato.

«Nessuno sa dov'è. Era qui a Benevento, sì, ma dove… dove… Unguento, unguento…» e riprese la cantilena.

Sofia capì che non ne avrebbe cavato altro. Ma quello che aveva sentito le bastava. Era quello il noce che aveva so-gnato Lidja? Un piccione le salì su una scarpa, e lei scosse il piede spaventata. A quel gesto gli uccelli si dispersero in un volo precipitoso, facendole chiudere istintivamente gli occhi. Quando li riaprì, la vecchietta era svanita.

In compenso c'era un vigile urbano che la guardava. «Tutto bene?» le chiese.

Sofia prese un grosso respiro. «Sì, credo… di sì» rispo-se.

«Non dovresti stare qua. Questo di sera è un brutto po-sto» aggiunse il vigile. «Ti sei persa?»

Sofia scese lentamente i gradini. «No, no… Stavo solo facendo un giro.»

«È meglio se te ne vai a casa. Di giorno qui è più bello e sicuro.»

Page 71: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Vado via subito» si affrettò a dire Sofia. E si avviò di corsa verso l'uscita. Del resto, aveva trovato quello che stava cercando.

Page 72: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

7 L' esito della ricerca

Allora il noce non c'è più?» chiese Lidja. «È stato abbat-tuto tanto tempo fa. Quanto, non lo so con precisione» rispo-se Sofia, e poi le raccontò della vecchia.

«Un tipo strano» osservò Lidja.«E credo che sia anche un po' via di testa, ma sembrava

sicura di quello che diceva.»«In ogni caso sei stata imprudente: non dovresti attacca-

re bottone con gli sconosciuti, potrebbero essere nemici.»«Mi è sembrata innocua. Certo, un po' inquietante.»

Page 73: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Soprattutto perché appare e scompare improvvisamen-te e la incontri sempre quando sei sola… Ce n'è abbastanza per avere dei sospetti» osservò Lidja.

A tutti questi particolari Sofia non aveva pensato. Era così abituata a sottovalutare i propri timori che non le veniva mai in mente che almeno qualcuno potesse essere fondato. «La prossima volta farò attenzione. Comunque l'importante è che abbiamo una traccia» concluse con gli occhi che le bril-lavano.

«E la tua ricerca su Internet com'è andata?»«Una tragedia. Quel computer risale all'epoca dei dino-

sauri.»«Sempre meglio che niente, no?» replicò Lidja piccata.

«E poi ha tutto quello che serve, se lo sai usare.»Sofia capì di aver toccato un tasto dolente. Cambiò ar-

gomento. «Ho trovato una lista di libri che parlano delle cose che ci interessano. C'è una biblioteca, lungo il corso. Pensa-vo di andare domani a consultarli.»

«Sì, domani devi cominciare assolutamente» tagliò cor-to Lidja.

«Agli ordini!» esclamò Sofia, facendo il saluto militare. Il fatto di avere finalmente una pista seria la metteva di buo-numore.

L'indomani arrivò in biblioteca troppo presto. Non co-nosceva gli orari di apertura, e per questo si era tenuta larga, presentandosi lì alle due e mezzo. Dovette aspettare impalata

Page 74: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

davanti alla porta chiusa per più di mezz'ora. Lidja era rima-sta al circo per gli allenamenti del pomeriggio. Alma sapeva qualcosa dei poteri della nipote. Quando era andato a parlare con lei di Lidja, il professore le aveva raccontato almeno una parte della verità. Sofia lo sapeva perché, prima di salutarla, le aveva detto sottovoce: «Se hai bisogno, ti puoi fidare di Alma. Sa… alcune cose.»

Sofia non aveva idea del perché il professore si fosse fi-dato di quella donna.

«Mia nonna e zia Alma erano come sorelle. Durante la guerra riuscirono a sopravvivere insieme, uniche della loro kumpania, e questo le ha unite molto» le aveva raccontato Lidja.

Gli altri del circo, però, non sapevano niente dei loro poteri. Ogni volta bisognava inventarsi qualcosa per giustifi-care le assenze. «È per lo studio. Devo fare una ricerca» era stata la bugia del giorno, una scusa buona per tutte le occa-sioni.

Entrò animata da un entusiasmo sorprendente, conside-rato che andava a seppellirsi tra saggi storici. Sofia amava leggere, ma romanzi, libri d'avventura, fantasy. Non mattoni storici. A ogni modo presentò la sua lista a una bibliotecaria segaligna e scontrosa, che le trovò alcuni volumi. Davanti alla pila di libri, Sofia sentì l'entusiasmo sgonfiarsi: ci avreb-be messo una vita. Era un po' come quando all'orfanotrofio le affibbiavano come compito una ricerca. Lei le odiava, le ri-cerche. Non riusciva a mettere insieme bene le informazioni

Page 75: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

che per miracolo trovava, e alla fine, dopo ore di lavoro, pro-duceva pagine di quaderno che a leggerle facevano schifo: i vari brani copiati cozzavano l'uno con l'altro, andando a comporre un collage assurdo di stili diversi. Un orrore come il mostro di Frankenstein.

E invece stavolta fu quasi divertente. All'inizio affogò tra saggi storici piuttosto noiosi, perdendosi tra le genealogie di principi e maggiorenti longobardi che avevano dominato la città: Arechi, Sicardo, Zottone. Poi capitò nella parte dedi-cata alle leggende, e a quel punto si immerse completamente nella lettura.

A quanto pareva, Benevento era stata la capitale della stregoneria, o ci era andata vicino. La cantilena che la vec-china le aveva sciorinato serviva alle streghe per convenire in città – sotto un fantomatico noce – per il sabba che, da come lo descrivevano, era una cosa a metà tra una serata sfrenata in discoteca e il rito satanico. Trovò anche i verbali di confessioni di streghe e i raccapriccianti racconti delle tor-ture che le povere sospettate subivano durante gli interroga-tori. Sofia rabbrividì mentre leggeva degli strumenti di tortu-ra e delle sofferenze che erano in grado di procurare. Il noce tornava in ogni leggenda: era il fulcro di tutti i riti. Le stre-ghe si riunivano là

sotto per le loro feste, e l'albero a quanto sembrava non perdeva mai le foglie.

Sofia lesse di quei riti, e lesse quello che si diceva faces-sero le streghe: uccidere i neonati, gettare malefici sulle don-

Page 76: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

ne, intrecciare le criniere dei cavalli o preparare filtri d'amo-re. Non sapeva se crederci o meno. La magia era qualcosa di vero, tangibile nella sua vita, e anche l'esistenza del male era qualcosa che aveva sperimentato purtroppo in prima persona. I poteri di Nidhoggr erano tutto sommato una forma perversa e terribile di magia. Ma le streghe… che fossero serve di Ni-dhoggr? Che il loro culto fosse legato in qualche modo a lui? Quando aveva combattuto a Villa Mondragone, aveva avuto modo di vedere quello che restava di un'abitazione di uomini che avevano adorato il signore delle viverne nei secoli.

Si chiese allora se quel noce fosse quello sognato da Li-dja.

"Questo sembra un albero malefico, quello di Lidja dava nuova vita alla terra" pensò. A ogni buon conto cercò indica-zioni sul luogo in cui poteva sorgere l'albero e scoprì che un vescovo l'aveva fatto abbattere. Cercò ugualmente il posto in cui si trovava quando ancora esisteva.

«Signorina? Ehi, signorina!»Sofia trasalì, e si trovò di fronte la faccia arcigna della

bibliotecaria.«Mi sembrava di averti detto che alle cinque e mezzo

chiudiamo.»Sofia si riscosse. Guardò fuori dalle finestre e vide che

era buio. Era così immersa nella lettura che non si era accor-ta di quanto fosse tardi. «Mi scusi, il tempo è volato.»

Page 77: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Non c'è problema, ma adesso devo chiudere, per cui…» La bibliotecaria la prese per un braccio, tirandola de-licatamente ma con decisione verso la porta.

«Posso almeno prendere in prestito il libro?» Non aveva ancora scoperto dove si trovava l'albero, e voleva continuare a cercare.

La donna la squadrò come se fosse una richiesta assur-da. Eppure in genere le biblioteche prestano i libri. «Sai che, secondo il regolamento, se lo rovini o lo perdi sei tenuta a ri-pagarlo?»

«Io i libri li tratto con cura e amore, soprattutto se non sono miei» ribatté Sofia, offesa.

La tizia la fissò ancora. «Immagino che tu non abbia un documento da lasciare in garanzia. Dammi i tuoi dati.»

Sofia dovette declinare le generalità, e quando nominò il circo, lo sguardo della bibliotecaria si fece ancora più sospet-toso e ostile. In ogni caso, riuscì a portare il libro con sé.

Uscì soddisfatta: era stato un pomeriggio proficuo. Ma, tutto sommato, era ancora presto. Guardò il corso in su e in giù, nel petto l'inconfessabile speranza di rivedere il ragazzo misterioso. Poi il solito vicoletto la chiamò. Quale posto mi-gliore per continuare a studiare del suo amato Hortus Con-clusus?

Sulla consueta panchina, alla luce di un lampione, si im-merse di nuovo in quei racconti di leggende e di eventi terri-bili. Lesse degli antichi culti legati al noce, da cui avevano probabilmente preso origine le leggende sulle streghe; della

Page 78: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

dea egizia Iside, cui forse veniva tributato un culto interpre-tato come affine alla stregoneria; dei Longobardi, gli antichi signori di quella città, che erano soliti celebrare un dio ap-pendendo una pelle a un albero, e trafiggendola più e più volte con una lancia, in una specie di combattimento. Lesse di riti strani e millenari, di dei perduti e di storie affascinanti. E cercò il noce. Non trovò alcuna indicazione precisa sulla sua ubicazione, eppure, secondo la leggenda, l'albero, sebbe-ne abbattuto, era rinato più volte, sempre nello stesso posto.

Quando Sofia chiuse il libro, era ormai notte. Nulla di strano, quando era uscita dalla biblioteca già imbruniva. Era tutta infreddolita e lo stomaco si mise a brontolare con vee-menza. Si meravigliò di quella fame improvvisa e guardò l'o-rologio. Erano quasi le nove! Tre ore e mezza filate a leggere e prendere appunti, dimenticandosi che al circo l'aspettava-no, che magari a quell'ora la stavano anche cercando.

Scattò in piedi, strinse il libro sotto il braccio e volò ver-so il cancello. Chiuso. E certo, l'orario di apertura era passato e di lei, immersa nella lettura, nessuno si era accorto. Per for-tuna uscire da lì non era difficile. Essere una Draconiana aveva i suoi vantaggi. Non dovette neppure concentrarsi: il neo che aveva sulla fronte, di solito così anonimo, divenne caldo e luminoso, fino ad apparire simile a una gemma di un verde brillante.

Ogni Draconiano aveva un potere specifico: quello di Lidja era la telecinesi, quello di Sofia la capacità di evocare la vita. Che poi significava riuscire a far nascere piante dal

Page 79: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

nulla o farne crescere altre che già esistevano, e modellarle in qualsiasi foggia. All'inizio Sofia l'aveva definito un potere da giardiniere, ma le aveva salvato la vita più di una volta, e adesso aveva imparato a rispettare le proprie capacità. Avvi-cinò l'indice alla serratura del cancello. Ne uscì fuori un ra-metto verde, tenero ed elastico, che si insinuò negli ingra-naggi. Ci vollero pochi secondi perché la serratura scattasse e il cancello si aprisse.

Sofia si precipitò fuori timorosa che qualcuno potesse scoprirla, ma appena mise piede sul corso, il tempo sembrò fermarsi. Il paesaggio perse i suoi colori, i palazzi divennero anonimi, le finestre orbite vuote. La via del sogno, la via che si trasformava nel dorso di Nidhoggr. Era quella. La rivela-zione la folgorò. Perché ora che realtà e visione si sovrappo-nevano, riconosceva quel posto. A terra, le squame che ricor-dava erano i sanpietrini della pavimentazione, bianchi, grigi e rossastri, ed era evidente, lampante, che andavano a dise-gnare i contorni sinuosi di un serpente. "Nidhoggr è qui."

Quella consapevolezza le gelò le tempie, e la visione scomparve. Fu di nuovo semplicemente il corso, deserto. So-fia si guardò intorno, smarrita. E fu così che lo vide. Una fi-gura davanti a lei, che sgattaiolava veloce verso la chiesa lì vicino. Si ricordava quella chiesa, perché portava il suo nome: Santa Sofia.

Il fiato le mancò, perché sebbene fosse lontano, sebbene si muovesse rapidamente, l'aveva riconosciuto all'istante. Era il ragazzo misterioso.

Page 80: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lo vide fermarsi vicino al cancello a lato della chiesa e guardarsi intorno furtivo. Poi un brillio, e due enormi ali tra-sparenti gli spuntarono dalle spalle, le nervature metalliche che scintillavano alla scarsa luce. Il ragazzo spiccò un breve volo, quanto bastava per superare il cancello, e fu inghiottito dal buio che si spandeva al di là.

Sofia rimase impietrita. Il cuore, che fino a pochi istanti prima le tamburellava il petto con violenza, si era come fer-mato.

Il ragazzo della sera prima, il tizio cui aveva pensato continuamente in quei due giorni, che aveva cercato nei volti dei passanti, era un Assoggettato.

Page 81: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

8 La prima battaglia

Sofia si guardò attorno: non c'era nessuno. Percorse la piazza di corsa e si appoggiò con le mani al cancello nero che il ragazzo aveva appena scavalcato volando. Ripensò alla sua figura slanciata, e alle maledette ali che gli erano spuntate dalle spalle.

"Non ci badare, e fa' il tuo dovere" si disse con durezza.

Page 82: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Di nuovo sporse il dito, e di nuovo ne spuntò un rametto verde che si srotolò fino a insinuarsi negli ingranaggi della serratura, facendola scattare dolcemente. Sofia entrò nel chiostro. Non era mai stata lì dentro. Aveva visitato la chie-sa, una volta, ma mai il giardino interno. Davanti a lei si aprì lo spettacolo di un vialetto che si svolgeva in mezzo ad aiuo-le verdi. Tra arbusti e alberi, rovine romane: statue acefale, bassorilievi, lapidi e iscrizioni che rilucevano di un bianco funereo alla luce della luna.

Sofia deglutì. Doveva essere forte, forte e decisa, come la volevano Lidja e il professore. Avanzò cercando di fare piano, e si imbatté sulla sinistra in una porta a vetri che con-duceva a una costruzione, con ogni probabilità il chiostro, di cui aveva sentito parlare. La parte superiore era rotta, e i coc-ci giacevano a terra. La porta era aperta. Sofia ci appoggiò le mani ed entrò. Era un locale piccolo, con un bancone da un lato e svariati cartelli: la biglietteria, con ogni probabilità. La luce filtrava da una seconda porta a vetri, rotta anche questa. Proseguì cauta. Lui era di certo lì, intento a fare chissà cosa, e non doveva sentirla. Non poteva perdere il vantaggio della sorpresa. In un istante ricordò la sua prima battaglia contro un Assoggettato, sulle rive del lago di Albano. Era stato allo-ra che aveva scoperto i propri poteri. Ricordò lo sguardo spento del ragazzino, i suoi occhi rossi e la sua espressione impassibile, gli innesti metallici sulla sua schiena. Era così che Nidhoggr rendeva schiavi gli uomini, attraverso quella

Page 83: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

specie di esoscheletri di metallo che toglievano loro ogni vo-lontà e li riducevano a una macchina nelle sue mani.

"Lui non è così, non aveva quegli occhi, l'altra sera. Che sia qualcosa di diverso?" La paura le strinse le viscere, ma la scacciò. Oltrepassò la seconda porta, e l'aria fredda di quella sera invernale la investì in pieno. Era nel chiostro vero e pro-prio. A terra, mattonelle di cotto, e tutto intorno un porticato sorretto da colonne sottili. Una era ritorta su se stessa, un'al-tra aveva a metà un nodo.

Sofia avanzò lenta, rasente al muro. Sembrava non es-serci nessuno. Fece un giro, piano, guardinga. Oltre il colon-nato, c'era un giardino con un pozzo al centro. Ancora nessu-no. Dov'era finito il ragazzo? Lungo il muro si aprivano di-verse porte, ma erano tutte chiuse e integre. Non poteva esse-re passato di là. E allora?

Costeggiò il colonnato. Era un posto strano, dal quale sentiva emanare un'energia particolare. Non sapeva come spiegarlo, ma percepiva che quel luogo non le era del tutto sconosciuto. Eppure non c'era mai stata.

Percorse cauta il porticato, aguzzando la vista nel buio. Ma i capitelli delle colonne la distraevano. Non ce n'era uno uguale all'altro. Ciascuno mostrava fregi e immagini diffe-renti, e su ognuno dei quattro lati c'era una diversa incisione. Decori floreali, rappresentazioni di caccia o di guerra. Eppu-re, sebbene differenti, sembrava che molti trattassero scene di battaglia.

Page 84: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fu come se un flash illuminasse all'improvviso la scena. Il portico si trasfigurò, le colonne e il resto dell'edificio fini-rono come inghiottiti dal pavimento, e tutto apparve come doveva essere stato secoli, millenni prima. La terra tremava, percorsa da fremiti sordi, e l'aria era piena di ruggiti e grida stridule. Sofia li vide. Enormi, si contorcevano a mezz'aria e si rotolavano a terra, tra fiamme e sangue: scure le viverne, i musi appuntiti e i corpi scheletrici, colorati i draghi. L'aria era pregna dell'odore acre di carne bruciata, il cielo era gri-gio del fumo degli incendi. Quelli non erano ricordi suoi. Erano di Thuban, che aveva visto scorrere tutto quel sangue, che in quello scontro era perito.

Di colpo la scena sparì. Di nuovo, davanti a lei, vi era lo spettacolo del chiostro deserto. Ecco perché le era risultato familiare: in quel luogo viverne e draghi si erano dati batta-glia. Evidentemente l'eco di quella straordinaria lotta non si era placata con i secoli, e gli uomini che avevano edificato il chiostro avevano mantenuto inconsciamente memoria di quanto era accaduto. Sebbene non ricordassero, le loro mani avevano rievocato quell'antica e terribile guerra nei bassori-lievi dei capitelli.

Sofia proseguì verso il pozzo al centro del chiostro. Era un capitello romano enorme, sovrastato da una struttura di metallo. Poggiò le mani sul travertino gelido e si sporse. Dal fondo, le giunse il riverbero di una luce smorta. Una morsa di paura le strinse le viscere. Il ragazzo doveva essere lì. Strinse i polpastrelli sulla pietra fino a farli sbiancare. "Sii

Page 85: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

forte, Sofia" si disse ancora una volta. Poi chiuse gli occhi e si tirò su sedendosi sul bordo del pozzo. Bastò una lieve spinta con le mani. Una sensazione di vuoto le torse lo sto-maco, e il terrore della caduta la dominò per lunghissimi istanti. Intorno a lei, solo pietra liscia che la circondava e le scorreva rapida davanti agli occhi. Per un attimo pensò che sul fondo l'avrebbe attesa soltanto la dura roccia, e una morte terribile.

"Sii forte, Sofia."Lo spazio si allargò tutto a un tratto, e Sofia sentì il neo

pulsarle sulla fronte, caldissimo. Dalle spalle le spuntarono enormi ali verdi membranose, ali di drago. La caduta rallentò all'istante, e si ritrovò a volare in un vasto locale sotterraneo. La volta era a botte, di mattoncini, assai alta, con quattro am-pie vele. Lo spazio, esagonale, era diviso in due zone da un ordine di colonne bianchissime, che sorreggevano capitelli foggiati a forma di drago. Le immagini di Draconia si so-vrapposero a quel panorama: il marmo dei palazzi, le guglie, le statue e le fontane. "Questo posto appartiene ai draghi" pensò.

Atterrò delicatamente sul pavimento di marmo e si ac-covacciò. Rimase un istante in silenzio. Sentì un rumore di-stante, come qualcuno che frugasse. Si alzò, una mano che già cominciava a diventare luminosa. Avanzò guardinga. Quel posto era una sorta di tempio in rovina. Aveva l'aspetto di quelle chiese antiche che qualche volta aveva visto sui li-bri di storia. Alle pareti, affreschi sbiaditi. Ma al posto di

Page 86: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

santi e madonne, ritraevano un albero magnifico, enorme, pieno di foglie di un verde che in origine aveva dovuto esse-re brillantissimo. Tra le foglie, nascosti, splendidi frutti. Lun-go il tronco si avvinghiavano cinque draghi di colori diffe-renti. Sofia riconobbe Thuban, quello verde, e Rastaban, quello rosso. Ce n'erano altri tre, ma non riusciva a identifi-carli. I ricordi di Thuban non affioravano sempre con chia-rezza alla sua mente. Sulla parete opposta, c'era il disegno di un albero più piccolo, ma non meno meraviglioso. Aveva il tronco piuttosto basso e una chioma assai ampia; tra foglia e foglia, frutti tondeggianti di un colore verde più chiaro. In-torno, un gruppo di donne vestite di bianco che ballavano, e sembravano adorare l'albero. Tra loro, una indossava una ve-ste stretta sotto il seno da un nastro dorato. Era più alta delle altre, e sembrava più importante.

Sofia tornò in sé. La luce che aveva visto sembrava pro-venire da una nicchia in una parete. Ce n'erano sei, simili ad altari, e accanto ad esse lo vide, inginocchiato.

Sulle spalle le ali non c'erano più, ma la camicia era strappata nel punto in cui dovevano essere scomparse. Vici-no al collo, riuscì a intravedere il congegno che rendeva As-soggettati: una specie di ragnetto metallico, aggrappato tena-cemente alla nuca.

Provò una nostalgia tremenda e una intollerabile tene-rezza mentre guardava quella schiena magra, e la figura tutta di quel ragazzo cui aveva pensato per giorni interi. Indugiò sulle spalle sottili, sul modo in cui i riccioli cadevano sul col-

Page 87: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

lo, appena sopra il ragnetto, e si sentì dilaniata. "Lo salverò. Ho salvato il ragazzino che venne ad attaccarmi ad Albano, salverò anche lui."

Non si soffermò a pensare. Stese in avanti la mano e ne uscirono lunghe liane legnose. Lui fece appena in tempo a girarsi che si ritrovò completamente avvolto.

«Sta' fermo» gli disse Sofia con voce tremante. «Sta' fermo, e finirà tutto in fretta.»

Gli occhi neri del ragazzo erano increduli, ma lo rimase-ro un istante appena. Poi si riempirono di scherno. «La ra-gazzina del circo.»

"Si ricorda di me" esultò Sofia come una stupida. Non ebbe neppure il tempo di rimproverarsi per quel pensiero sciocco, perché il suo sguardo fu attirato da qualcosa: all'in-crocio degli occhi del ragazzo c'era un neo di un colore palli-do, molto simile a quello che aveva lei.

Lo contemplò quasi ipnotizzata.«Chi diavolo sei?» chiese lui.Sofia si riscosse. Com'era possibile che parlasse? L'uni-

co Assoggettato con cui era entrata in contatto non aveva al-cuna coscienza, era una mera macchina nelle mani di Nid-hoggr. E i suoi occhi, poi, non erano rossi, erano dello stesso nero profondo che ricordava, pieni di vita. E allora?

Il ragazzo sorrise. «Non ha alcuna importanza. Perché comunque non mi fermerai.»

Il neo sulla sua fronte si accese, brillò di una luce dorata venata di riflessi scuri, e i ceppi che Sofia gli aveva imposto

Page 88: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

esplosero. Enormi ali dorate spuntarono dalle sue spalle, ali circondate da nervature metalliche. Una specie di armatura liquida spuntò dal nulla avvolgendo il suo petto e coagulan-do intorno alle braccia in due pesanti bracciali. L'attacco arri-vò improvviso, e Sofia non riuscì a sottrarsi. Una lama saettò verso di lei, inchiodandola alla parete per una spalla. Era sta-ta tanto rapida che quasi non provò dolore. Solo stupore, in-finito.

"Combatti, combatti e non pensare ad altro." L'istinto ebbe la meglio, o forse fu il potere di Thuban a salvarla. Dal-le sue spalle esplosero di nuovo ali verdi, ampie e consisten-ti, e con la loro forza Sofia si liberò. La lama uscì dalla car-ne, e solo allora arrivò il dolore. Urlò.

"Devo tenere duro." Si alzò in volo, ma le venne incon-tro un'altra lama. La intercettò con un rete di liane che fece spuntare dal pavimento e che si strinsero intorno all'arma spezzandola.

«Sei più tenace di quanto credessi» disse il ragazzo a denti stretti. Un nuovo brillio sulla sua fronte, e la rete prese immediatamente fuoco.

Sofia fece appena in tempo a sfuggire alle fiamme, rin-tanandosi in un canto. "Ho bisogno di un'arma." Aprì la mano, e dal palmo spuntarono due rami coriacei strettamente avvolti l'uno all'altro, che terminavano in una punta acumina-ta. Afferrò quella rudimentale lancia e si gettò contro l'avver-sario.

Page 89: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lui fu rapido a rispondere sfoderando una delle sue lame. La lancia e la lama si incrociarono, trucioli di legno si staccavano dall'arma di Sofia a ogni impatto, ma lei insistet-te, assaltando, parando, cercando di limitare gli attacchi vio-lenti del ragazzo. "È una furia" pensò, mentre si esibiva in un affondo. Riuscì a vincere la sua guardia e a conficcargli la punta di legno in una gamba. Il ragazzo urlò, e Sofia soffrì per lui vedendolo sanguinare. Perché, nonostante tutto, anco-ra le piaceva, le piaceva da matti, più di quanto volesse am-mettere e più di quanto potesse sopportare. Dovette farsi for-za per svellere la lama e allontanarsi.

«Chi sei? Io ti posso salvare» disse con disperazione. «Io conosco il modo per liberarti da quell'aggeggio che ti ha reso schiavo!»

Lui la guardò incredulo, poi scoppiò a ridere. «Io non sono schiavo di nessuno. Semmai, da quando ho questo pote-re, sono libero. Libero da te e dalla mediocrità, libero di la-sciare che i miei poteri si esprimano in tutta la loro forza.»

La lama la colpì di nuovo, ma lei riuscì a pararla. Lin-gue di fiamme avvolsero il metallo e finirono per attecchire sulla sua lancia, che prese fuoco rapidamente. Sofia dovette mollarla prima di bruciarsi.

«Io sono più forte di te» sibilò il ragazzo. «E quella che tu chiami schiavitù, io l'ho cercata e voluta.»

Tutto lo spazio si incendiò, le fiamme si arrampicarono su per le pareti e il tempio si fece rovente. Nell'aria spessa e

Page 90: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

irrespirabile, Sofia vide il ragazzo allontanarsi con una risata. Intontita, cadde a terra tossendo.

Pensò disperata che doveva scappare, o rischiava di mo-rire bruciata. Ma si sentiva sfinita, e ogni fibra del corpo le lanciava stilettate di dolore.

«Non ce la faccio…» mormorò. «Non ce la faccio!» E un nuovo accesso di tosse le tagliò la voce in gola. Il neo sul-la sua fronte pulsò, come se Thuban cercasse di farle forza, di spronarla a non arrendersi.

Strisciò a terra lentamente, il calore ormai insopportabi-le che la dilaniava. Il suolo era bollente, ma lei si aggrappava ugualmente agli interstizi della pavimentazione, guadagnan-do un centimetro dopo l'altro, verso la salvezza. Un refolo di vento e fumo che andava in alto. Il pozzo. Sofia non riusciva più a tenere gli occhi aperti. Intravide confusamente un'aper-tura tonda sopra di lei. Cercò di aprire le ali, le sbatté nell'a-ria ardente, ma non si alzò di un palmo.

"Thuban è con me" si disse. "Non sono sola, e devo, devo salvarmi." Urlò, e sbatté le ali con più forza. Prese il volo e riuscì a intrufolarsi nello stretto passaggio del pozzo. Si puntellò mani e piedi, i muscoli urlavano dal dolore. Stese una mano in alto. Trovò appena la forza di lanciare dal pal-mo una liana verso l'apertura. L'estremità si ancorò fuori, sull'intelaiatura metallica. Poi si arrotolò, tirandola fuori.

Sofia si aggrappò con fatica ai bordi del pozzo, si issò con l'ultimo briciolo di energia che le era rimasto, si gettò a terra. Non aveva più fiato, e le faceva male dappertutto. Sen-

Page 91: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

tì un rombo sotto di sé, terribile, e la terra tremò. Il fumo, che fino a poco prima usciva copioso dal pozzo, scomparve all'improvviso. Il santuario doveva essere collassato, e ormai era perduto per sempre.

Respirò l'aria fresca della notte, e le parve che non ce ne fosse abbastanza per riempire i suoi polmoni arsi. A poco a poco recuperava la sensibilità in ogni parte del corpo, e per-cepì crudelmente le bruciature sulle palme delle mani, i graf-fi sulle ginocchia e la ferita alla spalla, un dolore che le to-glieva il fiato. Ma più delle ferite fisiche, era il dolore dell'a-nimo che la fiaccava e la faceva star male. Il ragazzo che le piaceva era un nemico. Ed era in qualche modo simile a lei, perché aveva il suo stesso neo. Le immagini del combatti-mento si sovrapponevano a quelle del suo viso da angelo.

Sofia si rimise in piedi a fatica, zoppicando e tenendosi la spalla. Doveva uscire. Se la trovavano lì, erano guai. Rife-ce a ritroso la strada che aveva percorso neppure un'ora pri-ma, sempre più debole, sempre più confusa. E mentre le per-cezioni a poco a poco svanivano, restava solo la terribile consapevolezza di aver fantasticato su un nemico, di essersi presa una cotta per un essere terribile. Con le ultime forze socchiuse il cancello e lo oltrepassò. Poi cadde sul selciato, e lì rimase, sperando di poter sparire.

Page 92: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

9 Fabio

Fabio cercò di volare sopra la città il più rapidamente possibile. La gamba gli faceva un male tremendo. Sentiva il pantalone zuppo di sangue, sotto la mano stretta sulla ferita.

"Chi era quella maledetta ragazzina?" si chiese con rab-bia. "Chi è?"

Da quando aveva conquistato il potere, non gli era mai capitato di venire ferito. Sulla propria strada aveva incontra-to solo avversari molto più deboli di lui, ed era stato un pia-cere abbatterli e umiliarli. Ma la ragazzina del circo era

Page 93: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

un'altra cosa. Aveva ali come le sue ed era in grado di co-mandare le piante.

"È come me." E questa consapevolezza lo atterrì. Perché la sua vita fino a quel momento si era basata soltanto su una certezza: era unico e solo, non c'erano altri come lui, e mai ce ne sarebbero stati. Quando era piccolo, la sua diversità lo aveva fatto soffrire, ma crescendo ne era divenuto orgoglio-so. Perché la sua era la solitudine dei forti, di chi è superiore agli altri ed è nato per schiacciarli.

Ma lei… lei aveva il neo."Un neo come il mio."Il neo giallo sulla sua fronte, tra le sopracciglia, il neo

che si illuminava ogni volta che evocava il fuoco. Lei ce l'a-veva verde, ed era l'unica differenza.

Scese ai margini della città, nel casale abbandonato che da tempo era casa sua, ma nell'ultimo tratto cadde, perché le ali si dissolsero a un paio di metri da terra. Stava male, terri-bilmente male. Zoppicò fino all'interno; lo accolsero pareti spoglie e annerite da sporco e fumo. C'era un camino, su un lato, e un tavolo mezzo marcio al centro della stanza. Appog-giata alla parete, una brandina con un materasso e una coper-ta. Fabio vi si lasciò cadere sopra. Evocò con il suo potere un bracciale metallico che gli si materializzò sull'avambraccio destro. Ne spuntò una lama acuminata e piatta lambita dalle fiamme. Attese finché il metallo divenne rosso per il calore, poi spense le fiamme e trattenne il respiro. Non sarebbe stato piacevole quello che stava per fare, ma era necessario.

Page 94: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Appoggiò la lama sulla ferita, e urlò, urlò nella notte, re-sistendo alla tentazione di staccarla. Lo fece solo quando la ferita fu cauterizzata. Poi la lama scomparve e lui si lasciò andare sul letto, tremante di dolore. E la rabbia tornò a inva-derlo. La stessa rabbia che lo aveva accompagnato per una vita intera, l'unica cosa che gli era rimasta quando anche sua madre lo aveva abbandonato.

Protetto dal buio, pianse per la prima volta da quando era bambino.

Sua madre gli aveva raccontato che quando era incinta di lui sognava. Si svegliava nel cuore della notte, impaurita, mentre il marito, al suo fianco, continuava a dormire. Si al-zava e si avvolgeva nel pesante maglione che teneva sempre ai piedi del letto. Perché lei veniva dall'Italia, veniva dal cal-do e dal sole, e aveva abbandonato tutto per amore. Guarda-va dalla finestra il panorama buio di un paese che non cono-sceva, quell'Ungheria che era diventata la sua casa, e cercava di pensare solo a quanto amava quell'uomo sdraiato sul letto e il figlio che gli stava per dare.

Il sogno era sempre lo stesso, terribile. Draghi. E serpi. Avvinti in una lotta crudele, cercavano di azzannarsi a vicen-da e finivano per divorarsi. Erano sogni così reali, così pal-pabili che le sembrava di sentire l'odore del sangue. Per scac-ciare la paura, si accarezzava il ventre dove Fabio attendeva di venire alla luce. Lui avrebbe spazzato via ogni suo timore:

Page 95: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

la paura di quel paese straniero, di quel posto che non cono-sceva. Persino quei sogni terribili.

Lui avrebbe cambiato tutto.E invece la sua nascita non aveva dissipato i dubbi, ma

li aveva accresciuti, e le paure si erano moltiplicate. Perché succedevano cose strane intorno a lui, perché lui stesso era strano. Faceva cose che gli altri bambini non riuscivano a fare. Era molto forte; se si tagliava o feriva, guariva subito, e un giorno aveva scoperto di poter evocare il fuoco. Una fiamma si era accesa sulla sua mano senza bruciarla. Danza-va nell'aria a suo comando, e Fabio era rimasto a guardarla affascinato e impaurito al tempo stesso. E quando aveva toc-cato il tavolo della sala da pranzo, questo si era trasformato in cenere in pochi attimi. Il bambino aveva contemplato la scena per qualche istante, e quando aveva alzato gli occhi, aveva visto suo padre che lo fissava con odio. Poi lo aveva colpito fino a togliergli il fiato e lo aveva rinchiuso nella sua camera. Da dietro l'uscio, Fabio aveva sentito i suoi litigare.

«Non voglio più avere a che fare con lui!» aveva gridato suo padre.

«È nostro figlio!» aveva replicato sua madre.«È un demonio. Solo un demonio è capace di cose del

genere. Se avessi ancora un po' di sale in zucca, faresti come me e lo abbandoneresti. È malvagio!»

Fabio aveva tremato. C'era qualcosa di terribile in quelle parole. Non ne comprendeva neppure appieno il significato, ma scavavano in lui abissi di paura.

Page 96: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«È il mio bambino!» aveva urlato sua madre.«E allora goditelo da sola.» Suo padre era uscito di casa

e non era più tornato.Erano rimasti soli. Fabio e sua madre. E non era stata

una vita facile. Lavoro ce n'era poco, e quel poco era degra-dante, sfiancante. Così erano tornati al sole dell'Italia, dove la gente era più ricca e il lavoro abbondava, o almeno così dicevano tutti.

E invece si erano imbattuti solo in rifiuti e sguardi diffi-denti. Non facevano altro che bussare alle porte ed esibire il migliore dei loro sorrisi. Ma la gente li guardava con sospet-to.

«So fare di tutto, io! Mi abbasso a fare qualsiasi cosa!» urlava sua madre davanti alle porte che le venivano chiuse in faccia.

La rabbia di Fabio era cominciata allora. Sorda e terribi-le, gli gravava il cuore a ogni rifiuto, ogni volta che guardava la madre e la trovava sempre più triste e pallida.

Doveva però stare attento, perché quando si arrabbiava perdeva il controllo. Le fiamme apparivano improvvise.

«Non lo devi fare più» gli diceva sua mamma.Lui piangeva. «Non lo so come succede! Vengono fuori

da sole!»«Se la gente vede le cose che fai quando siamo soli…

può farti del male, capisci?» gli aveva detto lei una volta, ab-bracciandolo.

Page 97: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Forse io sono… malvagio» aveva replicato il ragazzi-no.

Sua madre lo aveva stretto a sé con violenza. «Non dirlo mai più, e non pensarlo nemmeno. Tu sei un bambino spe-ciale, il più speciale di tutti. Vedrai che un giorno le cose cambieranno. Avremo una bella casa e saremo felici.»

E Fabio ci aveva quasi creduto. Ma poi era arrivata la tosse, insistente, che toglieva il respiro. E la febbre, che non voleva più andare via. L'ultimo ricordo che aveva di sua ma-dre era lei stesa in un letto d'ospedale con i medici che scuo-tevano la testa e alzavano le spalle. Lui aveva otto anni.

Da allora erano iniziate le peregrinazioni. Tutti uguali, gli orfanotrofi. Stessi muri macchiati d'umidità, stessi pavi-menti sbrecciati. E identici anche gli sguardi di chi ci lavora-va. Occhi che giudicavano, occhi sprezzanti.

Fabio li odiava. Tutti. In quattro anni aveva girato una decina di istituti. In nessuno si era fermato per più di sei mesi. Perché lui non era come gli altri. Perché lui non aveva paura di niente. Perché quando sua madre era morta, aveva detto basta. Perché se il suo destino era quello di rimanere solo – per la sua diversità, per i suoi poteri – allora era me-glio ergersi vittorioso sugli altri che stare a piangere in un angolo.

Era sempre il primo a menare le mani; rubava se ce n'e-ra bisogno, mentiva se serviva. Quando le fiamme arrivava-no, gioiva del potere che da esse fluiva. Limpido e puro, as-

Page 98: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

soluto. Godeva del terrore che il fuoco incuteva nelle sue vit-time. Era il terrore di ciò che non si conosce e non si capisce.

"Io sono superiore a loro, io sono meglio di loro" si di-ceva, e si sentiva bene.

Di farsi adottare neanche a parlarne. Lui una famiglia ce l'aveva avuta, e adesso che era scomparsa non ne voleva una nuova. Avrebbe tradito sua madre se avesse permesso ad al-tre braccia di stringerlo, ad altre mani di accudirlo.

Poi, un giorno, Ratatoskr era apparso nel camerone del-l'orfanotrofio. Sembrava un tizio normale, ben vestito. All'i-nizio Fabio aveva pensato di stare sognando, anche perché nessuno degli altri ragazzini che dormivano accanto a lui si era svegliato.

«Chi sei?» aveva chiesto dubbioso.«Il tuo salvatore» aveva risposto lui con un sorriso. Gli

aveva stretto la mano, e Fabio aveva sentito quel gelo che non avrebbe più dimenticato. «Non qui» aveva aggiunto il giovane guardandosi attorno. «Seguimi.»

«Se me ne vado mi puniranno» aveva replicato Fabio, riluttante.

«È finito il tempo di avere paura» aveva affermato il ti-zio in tono sicuro. «Seguimi e ti spiegherò.» Ed era andato avanti senza aggiungere altro.

Fabio era rimasto immobile un istante. Poi, senza sapere bene perché, lo aveva seguito lungo i corridoi dell'istituto, dove incredibilmente non c'erano sorveglianti e nessuno lo aveva fermato. E quando aveva spinto il pesante portone,

Page 99: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

questo si era aperto immediatamente. Erano rimasti nel pic-colo cortile illuminato dalla luna.

Ratatoskr sapeva tutto di lui. Sapeva del fuoco e dei suoi poteri, della sua vita fino a quel momento.

«Come fai a sapere tutte queste cose?»«Perché tu sei una persona speciale, e il mio Padrone

cerca persone come te.»E gli aveva fatto la proposta.«Non dovrai più avere paura, perché io ti insegnerò a

dominare i tuoi poteri. Anch'io, all'inizio, avevo difficoltà a controllarmi, e tutti mi consideravano un mostro. Ma poi lui mi ha trovato, e mi ha insegnato. Pensa: farla pagare a chi ti ha umiliato in passato, punirli per tutto quello che hanno fat-to a te e a tua madre. Sarai il più forte. Ti temeranno tutti, e tu potrai schiacciarli come e quando vorrai.»

Fabio era affascinato. Avrebbe voluto crederci, davvero, ma sembrava troppo bello. E comunque sapeva bene che nessuno ti dà nulla per nulla. Aveva sorriso sprezzante. «Sono tutte stupide storie. Queste cose esistono nei fumetti, non nella realtà.»

«Nella realtà non esiste neppure qualcuno che riesce a generare il fuoco dalle mani, eppure tu ne sei capace.»

Fabio era rimasto in silenzio. Anche questo era vero. «E come faresti a farmi diventare più forte di quello che sono già?»

Ratatoskr aveva aperto una mano e gli aveva mostrato una specie di ragnetto metallico. Gli aveva spiegato che sa-

Page 100: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

rebbe stato quello a controllare i suoi poteri, e a moltiplicarli, a ingigantirli.

Fabio aveva digrignato i denti. «Non ci credo. Sei solo un buffone.»

Il volto del giovane si era illuminato di un sorriso fero-ce. Gli era bastato un attimo. La sua mano era finita avvolta da guizzanti fiamme nere, che però non consumavano la car-ne. Aveva chiuso un attimo le dita, poi le aveva rilasciate. Ne era partito un lampo scuro, che aveva incenerito all'istante un cespuglio poco discosto. Fabio si era appiattito contro il muro. Allora anche quell'uomo aveva strani poteri. Ma a dif-ferenza sua sapeva controllarli. Era dunque possibile?

Ratatoskr l'aveva guardato con un sorriso di sfida. «Pen-si ancora che sia un buffone?»

Il ragazzino era senza parole. Fissava incredulo il volto di quel giovane. Chi diamine era? Poi il luccichio del ragnet-to metallico lo aveva attratto come una calamita. "Imparare a controllare il fuoco… Farla pagare a chi mi ha rifiutato, a chi mi ha offeso, a chi mi ha picchiato…"

Il ragnetto era là, invitante, e lo chiamava.«Sono dei vostri» aveva detto.

Ratatoskr gli aveva posato il ragno metallico sul collo: Fabio aveva provato un dolore acuto, ma era durato poco.

«Adesso sei forte» gli aveva detto il giovane. Poi si era alzato a un metro da terra, fluttuando in aria, senza peso. Gli aveva teso la mano e gli aveva sorriso con complicità. Fabio

Page 101: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

aveva chiuso gli occhi e l'aveva afferrata, avvertendo subito un mutamento nel proprio corpo. Immense ali membranose, rafforzate da cordoli metallici, gli erano spuntate dalle spalle, e lui le aveva istintivamente mosse nell'aria, sperimentando uno straordinario senso di potere e di libertà.

Erano volati lontano dall'istituto, sopra la città. Fabio la-sciava dietro di sé una vita di sofferenze e di umiliazioni. Era tempo di riprendersi tutto ciò che gli avevano tolto.

Page 102: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

10 Mezze verità

Una battaglia. Inizialmente dai contorni indistinti, con-fusa. Due corpi immensi, uno nero e uno verde. Poi la visio-ne andò chiarendosi: erano due rettili. Fabio rabbrividì. Uno dei due era Nidhoggr.

Page 103: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Cosa sei venuto a fare qui?» ruggì. Fabio si accorse di comprenderlo, anche se parlava in una lingua che era sicu-ro di non aver mai sentito prima.

«Lui non ti appartiene!» rispose il drago verde, una luce di vivo dolore negli occhi.

Nidhoggr rise, implacabile. Le sue zanne affondarono nella carne del drago, ne spillarono un sangue rosso e cal-do.

«Lui non sarà mai uno dei tuoi» gridò il drago, liberan-dosi con un possente colpo di coda. Poi si voltò verso Fabio, fissandolo intensamente.

Fabio si sentì catturato da quegli immensi occhi color del cielo.

La sicurezza che lo aveva accompagnato fino a quel momento vacillò, e il ricordo di una città bianca, immensa e bellissima, gli riempì la mente.

«Vieni con me» disse il drago. Fabio allungò lentamen-te la mano per afferrare la zampa che gli tendeva, ma la sua mano era… cambiata. Possedeva solo tre dita, ed erano ar-mate di possenti artigli. Urlò, terrorizzato.

Si svegliò di soprassalto, sudato, con la gola che gli fa-ceva male per le urla. Si guardò attorno confuso, finché non riconobbe le pareti spoglie e macchiate di umidità di casa sua. Le immagini del sogno erano ancora nella sua mente. Il grande serpente nero era sicuramente Nidhoggr, ma chi era quello verde? E perché lui stesso si era trasformato? Le sue

Page 104: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

ali, quando le evocava, somigliavano molto a quelle di un drago, ma aveva sempre pensato che provenissero dal ragno metallico che portava sul collo. E se invece fossero state in qualche modo sue? Se il ragno avesse solamente liberato un potere oscuro dentro di lui, qualcosa che già gli apparteneva? Forse le ali erano solo il primo passo della sua trasformazio-ne, e poi anche il resto del corpo sarebbe diventato come quello di Nidhoggr…

Fabio scosse la testa per scacciare quel pensiero orribile. Non si sarebbe trasformato in un bel nulla. Lui era un essere umano, e tale sarebbe rimasto.

Controllò la gamba. La ferita che gli aveva inflitto la ra-gazzina (come si chiamava a proposito? Quella specie di but-tafuori al circo l'aveva chiamata Sofia…) gli faceva ancora un po' male, ma era quasi completamente guarita. La bolla dell'ustione si era già riassorbita e il taglio era diventato una linea sottile. Era normale per lui. Fin da bambino era sempre guarito molto più in fretta dei suoi coetanei, anche se aveva imparato a nasconderlo. Teneva addosso cerotti e bende an-che quando non ce n'era più bisogno, per evitare che gli altri, soprattutto suo padre, si insospettissero. Ma adesso non do-veva più farlo.

Si girò nel letto, accorgendosi che qualcosa di freddo e duro gli pungeva un fianco. L'ampolla. La ragione della sua incursione notturna nel chiostro. La prese e la osservò alla luce di un sole morente. Piccola quanto bastava per essere comodamente nascosta nel palmo, era di finissimo vetro la-

Page 105: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

vorato. Dentro si muoveva un liquido nero, denso e viscoso. Lungo il suo contorno si avvolgeva l'immagine di un drago. Fabio lo guardò a lungo. Un drago, come nel sogno. Di colpo si ricordò che anche la ragazzina aveva ali di drago. Come le sue. Era l'unica o ce n'erano altri? E perché Nidhoggr non gli aveva mai detto nulla?

Capì che sapeva pochissimo di lui. Le spiegazioni del suo servo Ratatorsk erano state molto vaghe.

«Il mio Signore, il nostro da questo momento, non puòancora manifestarsi nel mondo. Per questo ha bisogno di

gente come noi» aveva detto subito dopo avergli donato il ra-gno metallico. «Per curare i suoi interessi sulla Terra.»

«E quali sarebbero questi interessi?»«Posso solo dirti che una volta l'intero pianeta gli appar-

teneva, anche se oggi non può tornarvi, non in carne e ossa.»«Perché?»«Perché il nostro Signore è una viverra, anzi, è la viver-

ra, la prima, l'ultima, la più potente. Imperava sulla Terra da secoli quando un nemico, un drago, venne e la spodestò. Da allora cerca di riconquistare il trono perduto.»

Draghi, viverne. A Fabio quella spiegazione era sembra-ta pazzia, ma ora, dopo il sogno che aveva fatto, cominciava a credere che fosse realtà. Una realtà mostruosa.

Si alzò e si andò a sedere al tavolo della cucina, l'ampol-la nera davanti a sé. La contemplò ancora un istante, poi si decise: chiuse gli occhi ed evocò le ali.

Page 106: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sullo stretto, quella notte, faceva ancora più freddo del solito, ma Fabio aveva avuto l'accortezza di portarsi un cap-potto, rubato in un negozio lungo la strada. Non aveva mai soldi, ma almeno con i suoi poteri non era difficile procurarsi ciò che gli serviva. Ratatoskr arrivò dopo poco, ed era al-quanto impaziente.

«Dov'è l'ampolla?» chiese subito.Fabio sorrise. «Calma. Del resto, non è destinata a te,

giusto? La vuole il tuo Signore, come ti piace chiamarlo.»«È anche il tuo Padrone.»«Io mi limito a lavorare per lui. Non lo servo.»Ratatoskr lo guardò con odio. Gli puntò un dito contro.

«Se hai mentito…»«Credi davvero che sia un idiota?» Fabio gli fece don-

dolare l'ampolla davanti agli occhi. «Eccola qua. E mi è co-stata anche una certa fatica, nonché una bella ferita alla gam-ba. Ma questo lo racconterò al tuo Padrone.»

Quando recitarono la formula rituale, il buio invase ogni cosa, cancellando persino i rumori, e in quelle tenebre andò disegnandosi l'immagine terribile di Nidhoggr.

«Ebbene?» ruggì.«L'ho trovata» rispose Fabio. «L'ampolla che cercavate.

Era proprio dove avevo detto io.»La viverra si illuminò di malvagità e gioia. «Sei stato al-

l'altezza delle mie aspettative. Fammela vedere.»Fabio aprì il palmo.

Page 107: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lo sguardo di Nidhoggr si fece sognante. «Quanto tem-po… Terribili ricordi si accendono nella mia mente. Dolore, e sangue, e sconfitta. Ma li cancellerò tutti, perché proprio grazie all'ampolla il momento del mio ritorno si fa più vici-no.»

Il pensiero di Nidhoggr in carne e ossa fece sussultare Fabio. Per un attimo, un attimo solo, pensò di tenersi l'am-polla e volare via. Ma non poteva farlo. La vendetta di quel mostro sarebbe stata crudele. E poi era l'unico alleato che aveva in quel mondo. «Qualcuno mi ha seguito quando sono andato a prenderla» disse.

Il sorriso di Nidhoggr si spense. «Chi?»«Una ragazzina di nome Sofia. Aveva un neo come il

mio, però verde, e anche lei aveva ali da drago.»L'aria intorno a loro vibrò, e tanto Fabio che Ratatoskr

si sentirono attraversati dalla terribile ira di Nidhoggr.«Mio Signore, ho controllato! Io cerco sempre di perce-

pire i Dormienti…» provò a dire Ratatorskr, ma fu una scari-ca di dolore gli fece morire la frase in gola. Urlò e cadde a terra. Al suo fianco, Fabio prese a tremare.

«Sono qui, e tu non li hai sentiti. Sono qui, sulle tracce di ciò che anche noi stiamo cercando, sono attivi, si muovo-no per la città, e tu non li hai sentiti!» urlò la viverna.

Fabio si fece coraggio. «Chi era?» chiese. «Chi era quella ragazza?»

Page 108: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Nidhoggr tacque e lo fissò. Fabio attese il dolore. Era stato impudente, aveva fatto una domanda che non si poteva permettere, ma doveva sapere.

«È il nemico, il primo e il più potente» rispose Nidhog-gr a sorpresa. «Lui è Thuban.»

«È una ragazza…» replicò Fabio.«Ma dentro di lei vive lo spirito di un drago.»«Un drago verde… Avete combattuto, vero?»Un lieve fremito parve scuotere l'aria, come se Nidhog-

gr fosse incerto. «Cosa ne sai, ragazzino?»«Lo conosco» mormorò. «L'ho sognato.»Nidhoggr esitò ancora. «Forse sì, forse l'hai sognato

davvero» disse. «In fondo vi conoscevate, millenni fa.»«Millenni, fa? Ma com'è possibile?»«Fu una grande battaglia. Viverne contro draghi, per la

conquista di questo mondo. Fu durante quella guerra, in una di quelle battaglie, che il contenuto dell'ampolla che hai in mano venne raccolto. Sai cosa contiene?»

«No.»«È il mio sangue, il sangue che scese dalle mie ferite

quando Thuban, il più potente dei draghi, lottò contro di me. Ma io gli feci pagare cara la sua tracotanza, e lo uccisi, come uccisi tutti i suoi simili, a uno a uno.»

«E allora come…»«È la magia dei draghi. Thuban si è reincarnato nel cor-

po di un essere umano, e poi di un altro e un altro ancora. Per secoli. Per millenni. Non si è mai rivelato, ma quando il suo

Page 109: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

spirito ha incontrato quella ragazza contro cui hai combattu-to, si è risvegliato. E le ha dato i suoi poteri.»

Il cuore di Fabio perse un battito. «E io? Io chi sono?»«Tu sei come lei.»«C'è un drago anche in me?»«Sì, anche tu sei un Dormiente. Ma a differenza di Thu-

ban, tu scegliesti di servire me e combattesti contro i tuoi si-mili. Sei stato uno dei miei più validi combattenti, forse il migliore.»

Fabio sentiva la testa girargli. «E quindi i miei poteri…»«Sì, sono quelli di quel drago. Ogni gesto, ogni piccolo

episodio della tua vita insignificante hanno avuto lo scopo di condurti a me, di svelarti il tuo destino.»

C'era qualcosa di terribile in quella spiegazione, qualco-sa che lasciava Fabio impietrito. Tutto lo portava a quel mo-mento, a quel luogo. Persino la morte di sua madre e l'abban-dono di suo padre.

"Era quello che hai sempre voluto, no?" si disse. "Una risposta, una spiegazione ai tuoi poteri e alla tua anima nera. E allora perché adesso la verità non ti piace?"

Pensò al sogno, alla zampa dorata. Era una zampa di drago. La sua zampa.

«Dovresti essere fiero della tua origine e del percorso che ti ha condotto fino a me» proseguì Nidhoggr. «Quando tornerò, tu sarai al mio fianco, ti farò re e avrai sudditi che ti obbediranno ciecamente.»

Page 110: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fabio guardò di nuovo la viverna, i suoi occhi pieni di odio, e percepì il suo sconfinato potere.

"Sarò come lui…" pensò, e gli fece orrore.«Ma prima, c'è molto che dovete ancora fare» aggiunse

Nidhoggr rivolto a entrambi. «L'albero. Dovete trovare l'al-bero.»

«Che albero?» chiese Fabio, ancora stordito.«Il noce, l'albero intorno al quale le incarnazioni dei no-

stri nemici si riunivano, l'albero nato dalla linfa dell'Albero del Mondo. Fu abbattuto secoli fa, ma è ancora qui, ne perce-pisco la disgustosa forza benefica. Quando lo troverete, cele-breremo il rito. Perché il noce nasconde un potente manufat-to, un manufatto che mi avvicinerà alla conquista di questo mondo.» Nidhoggr volse lo sguardo su Ratatoskr: «A te spet-ta trovarlo.»

Ratatoskr abbassò profondamente la testa in segno di as-senso. «Non fallirò.»

Poi la viverna si girò verso Fabio. «Tu invece devi tro-vare le Dormienti. Sono certo che Thuban non è solo, con lui ci sarà di sicuro anche Rastaban.»

«È un altro drago?»«Precisamente. Anch'esso è incarnato in un piccolo e

miserabile essere umano.»Fabio si ricordò della bellissima acrobata che aveva vi-

sto esibirsi al circo. Era insieme alla ragazzina imbranata con cui si era scontrato. Per qualche motivo fu sicuro che si trat-tava di lei. «E una volta che le avrò trovate?»

Page 111: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Impedisci loro di arrivare all'albero prima di noi, ma non attaccarle se non è necessario. Seguile, lascia pure che si consumino nella ricerca del noce, e ruba alla fine il risultato dei loro sforzi.»

Fabio annuì.«Il momento è prossimo» tuonò Nidhoggr, mentre ini-

ziava a svanire nel buio. «Il momento del mio ritorno!»Fu inghiottito dall'ombra. Poi anche il buio svanì, e in-

torno a loro ricomparve il panorama desolato dello Stretto di Barba. Fabio si portò le mani alle spalle. Aveva freddo, come sempre.

«Comunicheremo come al solito» disse Ratatoskr. «Vedi di non farti scoprire, mentre le spii.»

«Non mi sottovalutare» protestò Fabio.Ratatoskr fremette un istante, poi si allontanò col suo

passo felpato ed elegante. Fu mentre risaliva le pendici dello stretto che la voce del suo Padrone gli risuonò ancora nella mente.

Il ragazzino sospetta. Ha cominciato a ricordare.«Non credevo che accadesse così presto» sussurrò il

giovane.Era un rischio che sapevo di correre. Devi trovare l'al-

bero prima che ricordi tutto. E poi sai cosa fare di lui.Ratatoskr si inchinò al buio. «Sarà un piacere ucciderlo

per voi, mio Signore.»

Page 112: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

11 Il terzo Draconiano

C'era odore di casa. Il profumo dolce degli alberi, l'odo-re antico di legna e foglie bagnate. Era tornata. Non era più in quella città sconosciuta, non era più al circo, ma nella sua stanza, nella sua casa sul lago di Albano.

Sofia aprì gli occhi, mentre pian piano il dolore si ri-prendeva il suo corpo. Davanti agli occhi, la solita visione, quella che l'accoglieva ogni mattina. Il legno dei mobili squadrati, il finestrino vicino al letto, lo spettacolo della rou-lotte in cui dormiva con Lidja.

Page 113: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

"Sono ancora al circo" capì con tristezza. Poi provò a voltare la testa, e nella penombra della roulotte vide qualcosa che all'inizio non aveva notato: c'era qualcuno seduto sul let-to di Lidja. Era appoggiato alla parete, le braccia incrociate, ed era assopito. Sul naso, un paio di piccoli occhiali cerchiati d'oro. Sofia si sentì sciogliere. Era il professore. Per qualche miracolo era tornato, era lì con lei. Non importava se fosse vero o fosse soltanto un sogno, come prima. Contava solo poterlo vedere, percepire la sua presenza accanto a lei. Assa-porò per un istante l'immagine di quella figura amata, e si sentì immediatamente meno sola.

«Prof…» mormorò.Il professor Schlafen trasalì. «Sofia!»Saltò giù dal letto, accese la luce e le si mise accanto.

Sofia batté le palpebre un paio di volte.«Ti dà fastidio la luce? Vuoi che la spenga?»«No, no… ora mi abituo.»Lui le stringeva la mano, e Sofia si concentrò solo sul

calore di quella stretta.«Mi sei mancato, prof.»«Lo so, Sofia, lo so. E a quanto pare ho sbagliato, anco-

ra una volta. Perdonami.»Lei deglutì. «Ho sbagliato io, prof. Ho fatto una cosa

pericolosa che non avrei dovuto fare.»I ricordi dello scontro con il ragazzo l'assalirono violen-

ti, terribili. Dovette chiudere gli occhi per qualche istante per scacciare quelle immagini.

Page 114: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Prof, Nidhoggr è qui» disse con voce spenta.Il professore si mise un dito sulle labbra. «Non ora. Ora

devi riposare. Sei ferita, e hai solo bisogno di rimetterti. Ci sarà tempo per parlare, dopo.»

Sofia non se lo fece ripetere. Si abbandonò alla morbi-dezza del cuscino, socchiuse gli occhi. «Mi prometti di stare con me?»

«Te lo giuro. Starò con te tutta la notte, e non ti lascerò più.»

Sofia strinse di nuovo la sua mano. Soffocò i ricordi di quanto era accaduto e cercò di non pensare al ragazzo, al sentimento che provava per lui e che giaceva in fondo al suo cuore, intatto. Ora voleva solo essere una figlia, e godere della vicinanza di suo padre. Rimase lì, la mano del profes-sore nella sua, e riuscì quasi a sentirsi una ragazza normale.

Le ci vollero due giorni di assoluto riposo. Il professore aveva portato con sé una piccolissima ampolla, in cui aveva travasato un po' della resina della Gemma. «Sono passato da casa, prima di venire qui, e ho pensato potesse servirci» dis-se.

Tre volte al giorno ne prendeva un po' con una minusco-la pipetta e ne diluiva una goccia in un bicchiere d'acqua per darlo da bere a Sofia.

«Dovrebbe aiutarti.»Lei cominciò a stare meglio. Le bruciature, i graffi e i

tagli che si era procurata durante lo scontro e la fuga guariro-no in fretta. Soltanto la ferita alla spalla procedeva più lenta.

Page 115: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«I tuoi poteri stanno crescendo» le spiegò il professore. «Thuban è sempre più forte dentro di te, e questo ti dà capa-cità di rigenerazione superiori a quelle di un semplice essere umano.»

«E perché con la spalla non funziona?» chiese Sofia.«Perché quella ferita è stata inferta con le armi del ne-

mico. Se un essere umano subisse una ferita come la tua da parte di un Assoggettato, ne morirebbe.»

Sofia rimase senza parole.Al suo capezzale si avvicendarono a turno un po' tutti

gli abitanti del campo. Il professore aveva raccontato una storia per giustificare lo stato in cui era tornata. Sofia non aveva esattamente idea di che cosa avesse detto loro, ma tutti parlavano di un misterioso aggressore. Lei si limitava ad an-nuire e a dire che non ricordava nulla.

«Certo, lo shock, poverina…» osservò Martina con gli occhi lucidi.

Solo Alma sembrava a conoscenza della verità. Le pro-pinò una serie di infusi e impacchi vari, nonostante le prote-ste del professore.

«Si sta già curando con metodi molto efficaci» cercò di spiegarle gentilmente.

«Questo non vuol dire che non ci si debba affidare un po' anche ai vecchi rimedi» ribatté lei. «Mi avevi affidato tua figlia, e mentre era con me ha rischiato di morire. Il minimo che io possa fare è cercare di curarla.»

Page 116: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Ogni tanto veniva a farle compagnia, ma non si diceva-no molto. Sofia, del resto, si sentiva in colpa. L'aveva in qualche modo tradita. Sgattaiolare fuori senza dirle nulla era stato sleale.

L'incontro più difficile fu però quello con Lidja. Entrò nella roulotte il primo giorno, con una faccia funerea.

«Cosa ti è saltato in mente?» la investì.«Niente, avevo visto quel tizio intrufolarsi furtivo nel

cortile della chiesa e mi sembrava ovvio seguirlo.»«Ti avevo detto di stare attenta, ti avevo già messo in

guardia da quella vecchietta, ma tu niente, devi sempre agire di testa tua.»

«Ma cosa dovevo fare?» protestò Sofia.«Chiamarmi. Limitarti a spiare.»«Be', l'intenzione era quella. Ma, scusa, se tu vedi un

Assoggettato non cerchi di bloccarlo?»«Sof, siamo in due proprio perché dobbiamo aiutarci a

vicenda, perché insieme siamo più forti di loro.»«Ma come facevo a chiamarti?»Lidja scosse la testa. «In ogni caso non avresti dovuto

agire da sola. Guarda come ti sei ridotta!»Sofia distolse lo sguardo. In fin dei conti, pensava co-

munque di avere fatto la cosa giusta. Non aveva avuto alter-native. Rimasero in silenzio un istante.

«Mi hai fatto preoccupare da morire» disse Lidja a mez-za voce.

Page 117: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia sentì qualcosa sciogliersi nello stomaco. «Mi di-spiace» rispose accorata. «Mi dispiace davvero.»

«Dovevi tornare presto, perché diavolo sei rimasta fuo-ri? Quando non ti ho visto arrivare neppure un'ora dopo l'o-rario di chiusura della biblioteca, mi sono sentita male. Non sapevo che fare. Ho girato tutta la città, tutta, ho chiesto ai passanti, nei bar, nei negozi, sono andata ovunque!»

Sofia le strinse una mano. «Scusami. È che… era presto, avevo questo libro, volevo finire di leggerlo, e allora…»

«Sei strana, Sof, sei distratta in questi giorni, e adesso non mi dici neppure più le cose… Io non so che pensare.»

Sofia sentì la verità salirle alle labbra. Sentì che avrebbe voluto dirle del ragazzo, che era stata la speranza di vederlo a tenerla fuori fino a quell'ora, e persino a spingerla a seguir-lo nel chiostro di Santa Sofia. Ma non poteva. Qualcosa le impediva di parlare. La vergogna, la sensazione di essere un'illusa.

«Non lo farò mai più» disse infine, cercando di dare un tono convincente alla voce. «Te lo giuro.»

Lidja la guardò preoccupata, ma le strinse una mano. Voleva crederci.

Il momento di discutere venne il giorno stesso in cui So-fia si alzò dal letto per la prima volta. Si sentiva più in forze, anche se la ferita alla spalla le faceva ancora male. Fece un giro per il campo, stretta nel cappotto, tra i sorrisi e le con-

Page 118: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

gratulazioni dei compagni del circo che incontrava. Mangiò assieme agli altri e dopo pranzo si ritirò nella roulotte.

Tempo neppure mezz'ora, il professore e Lidja entraro-no. Sofia sospirò. Sapeva che quel momento sarebbe giunto, e sapeva che sarebbe stato doloroso, ma era necessario.

«Dobbiamo parlare» tagliò corto il professore. E fu pro-prio lui a iniziare.

Il viaggio in Ungheria era stato lungo e complesso. Dopo una prima tappa a Budapest, aveva dovuto muoversi nelle zone rurali sulle tracce del terzo Draconiano.

«Non è stato facile, ma sono riuscito a ricostruire parec-chio della sua vita. A quanto pare, sua madre era italiana, mentre suo padre era ungherese. Ha trascorso in Ungheria solo i primissimi anni, e a un certo punto suo padre se n'è an-dato, non so esattamente come e perché. Ho provato a incon-trare quell'uomo, ma si è rifiutato di parlarmi appena ho fatto cenno a suo figlio. Ha vissuto quindi soprattutto con la ma-dre, e con lei è tornato in Italia quando aveva cinque anni.»

La sua storia da quel momento in poi diventava confusa. La madre era morta, e lui era passato di istituto in istituto. In ogni orfanotrofio non era mai rimasto per più di qualche mese. Nessuno l'aveva adottato, e tutti se lo ricordavano come un ragazzino assolutamente intrattabile, che si azzuffa-va di continuo con i compagni e che una volta aveva alzato le mani anche su uno dei sorveglianti. Alla fine era stato tra-sferito in un istituto di Benevento, e da qui era scomparso.

Sofia sentì un colpo al cuore.

Page 119: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Proprio per questa ragione sono venuto qui, circa una settimana fa, il giorno in cui ti sei scontrata con l'Assoggetta-to» disse il professore guardando Sofia. «Ho aiutato Lidja a cercarti, ci siamo divisi le zone della città, e alla fine sono stato proprio io a trovarti. Ti ho vista uscire da Santa Sofia e accasciarti a terra. Non hai idea di come mi sia sentito.»

Sofia avvertì il senso di colpa addensarsi in un groppo in gola. «Mi dispiace un sacco, prof, davvero, l'ho detto an-che a Lidja.»

«Non sparire mai più. E cerca anche di essere più pru-dente quando incontri un nemico. Evita di finire coinvolta in un combattimento se non conosci le capacità del tuo avversa-rio.»

Sofia divenne rossa come un peperone. «Al momento mi era sembrata la cosa migliore da fare» disse piano.

Finalmente il professore sorrise. «So perfettamente qua-li erano le tue intenzioni, ma devi stare attenta. La prossima volta cerca di essere… meno impulsiva.»

Le sorrise ancora, e Sofia gliene fu grata. La conversa-zione aveva preso proprio una brutta piega, e aveva bisogno di sentirsi un po' consolata.

Schlafen si appoggiò con la schiena contro la parete del-la roulotte. «Questo è quanto. La mia ricerca continua. Ho ragione di credere che il Draconiano, Fabio Szilard si chia-ma, sia ancora qui a Benevento.»

Page 120: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia si irrigidì. Pian piano i pezzi si componevano, e i ricordi dello scontro si facevano più nitidi. Ci fu un istante di silenzio, e fu proprio lei a romperlo.

«Io ho un sacco di cose da dirvi.»Partì raccontando del sogno, e Lidja intervenne raccon-

tando il proprio. Poi Sofia si dilungò su quello che aveva scoperto riguardo al noce. Il professore parve illuminarsi.

«Ti ricorda qualcosa tutto questo?» gli chiese Sofia.«Una leggenda» rispose lui. «La leggenda di un albero e

di una giovane coraggiosa.» Prese fiato. «Ai tempi in cui Draconia era ancora sulla Terra e l'Albero del Mondo pro-spero, noi Custodi eravamo in cinque, come i draghi che pro-teggevano l'albero. Durante la guerra, due di noi morirono, e restammo in tre, tra cui una ragazza. Ci reincarnammo gene-razione dopo generazione, dimenticando tutto di noi, ma pronti a risvegliarci quando Nidhoggr fosse diventato più forte, cosa che in effetti è successa a me.»

«Vuoi dire che ci sono altri due come te, in giro?» escla-mò Lidja, incredula.

«Non esattamente. Dovrebbe essercene in effetti ancora uno. L'ho cercato, ma finora non sono riuscito a trovarlo. Mentre la ragazza di cui parlavo, be', lei morì secoli fa.»

Il professore si interruppe un attimo e si aggiustò gli oc-chiali sul naso. Lo faceva sempre, e rivedere quel gesto fu un piacere per Sofia: era un gesto che sapeva di casa, una delle cose di lui che le erano mancate in quei giorni che avevano trascorso lontani l'una dall'altro.

Page 121: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Questa ragazza» proseguì il professore «si chiamava Idhunn e aveva con sé una reliquia dell'Albero, sulla cui na-tura non si hanno notizie. Badate bene, questa che vi sto rac-contando è una leggenda, per cui ci sono varie versioni, è piena di inesattezze e così via. Ma la ragazza di cui vi parlo è esistita davvero. Comunque, portò con sé la reliquia, la pian-tò e ne venne fuori un albero.»

«Un nuovo Albero del Mondo?» lo interruppe ancora Lidja.

«No, no, ovvio che no, altrimenti basterebbe che noi piantassimo la nostra Gemma e avremmo risolto il problema. Ma l'albero che spuntò sembra fosse particolare, e avesse straordinari poteri. Non perdeva mai le foglie e aveva frutti tutto l'anno. Si dice ci fosse un culto connesso a questo albe-ro, e sacerdotesse che lo officiavano. Idhunn era il loro capo; non ricordava nulla di sé e di Draconia, e tutto ciò che resta-va in lei del suo passato era l'istinto a proteggere l'albero. Questo culto però a un certo punto venne frainteso, e le sa-cerdotesse finirono coinvolte nella caccia alle streghe.»

Il professore tacque.«E dunque? Che fine ha fatto l'albero? E le ragazze?»

chiese Lidja.«La leggenda non lo dice, né si sa che fine abbia fatto

l'albero.»«E il noce di Benevento?» disse Sofia.«Mi sembra molto probabile. Del resto, il sogno di Lidja

è chiaro. Quelle che qui chiamavano streghe erano in realtà

Page 122: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

le sacerdotesse di quel culto, e il noce nascondeva la reliquia dell'Albero. In ogni caso, pensateci bene, tutto conduce a Be-nevento. La mia ricerca mi ha portato fin qui, anche Nidhog-gr si trova in questo luogo, e voi siete convenute qua.»

«La reliquia è il frutto?» domandò piano Sofia. Le sem-brò che Lidja trattenesse il fiato.

«È possibile.»Il silenzio che seguì parve infinito.«E Idhunn dov'è?»«La leggenda narra che morì al tempo della caccia alle

streghe.»Sofia pensò alla vecchina, ai suoi modi strani e a quello

che le aveva detto. Ne parlò con gli altri due.«Non possiamo escludere che sia lei, in effetti, o che in

qualche modo l'abbia conosciuta. Sai dove possiamo trovar-la?» domandò il professore.

Sofia scosse la testa. «Appare all'improvviso, l'ho vista due volte in tutto e in due posti diversi.»

«Non ti preoccupare, non è la cosa più importante, ades-so. Piuttosto, parlaci dello scontro con l'Assoggettato.»

Sofia dovette farsi forza. Ora veniva la parte peggiore, quella che aveva temuto fin dal primo momento. Strinse i pugni e iniziò a raccontare. Decise di essere brutalmente sin-cera, e si dilungò sul suo primo incontro con il ragazzo, al circo.

«Ecco perché quella sera Marcus era arrabbiato» osser-vò Lidja.

Page 123: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia annuì. Poi spiegò che l'aveva rivisto davanti alla chiesa, e l'aveva seguito perché l'aveva riconosciuto.

«Aspetta un attimo» disse il professore facendosi avanti. «Mi stai dicendo che quel ragazzo parlava normalmente?»

Sofia lo guardò negli occhi. «Prof, sembra avere una co-scienza. Non è per niente come il ragazzino con cui mi sono battuta vicino al lago di Albano, non è neppure come Lidja quando è stata posseduta.»

Lui parve inquietarsi.«E c'è di peggio» aggiunse Sofia con un sospiro, e gli

descrisse le sue ali, che erano sì in parte metalliche, ma ave-vano anche qualcosa di organico. E poi c'era il neo. «Era come il mio» spiegò, cercando di controllare il tremito della voce. «Si è illuminato mentre combattevamo. E lui aveva il potere di controllare il fuoco, ha incendiato la mia lancia e tutto quel tempio sotterraneo.»

Il professor Schlafen adesso era davvero preoccupato. «Quanti anni ha?»

Sofia fu costretta a riportare alla mente l'immagine del suo volto; ebbe una stretta allo stomaco, e il cuore fece una capriola. «Al massimo uno più di me.»

«Credi che le viverne possano essersi fuse con gli uma-ni? Oppure è un nuovo tipo di nemico?» domandò Lidja.

Il professore non rispose subito.«Il Draconiano che ho cercato in questi mesi è un ragaz-

zo di quindici anni» disse alla fine. «Il drago che ha in sé si

Page 124: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

chiama Eltanin, e il suo potere è la capacità di controllare il fuoco.»

Il silenzio che scese sulla roulotte fu pesantissimo, e gravò su di loro come una cappa.

«Prof, se fosse uno di noi non starebbe con Nidhoggr. Voglio dire, è un Draconiano!» osservò Lidja.

«Non lo so, Lidja, non lo so. L'aspirazione al bene non è connaturata ai Draconiani; sono persone normali, che posso-no scegliere di usare come vogliono i loro poteri.»

«Ma Rastaban mi ha parlato, una volta, e sono certa che sia il suo potere a spingermi a proteggere l'Albero del Mondo e la Terra! Non è possibile che lui non senta la voce di Elta-nin.»

«No, Lidja, non è come pensi. La tua è stata una scelta cosciente, e così quella di Sofia, che infatti per un certo pe-riodo di tempo ha pensato di abbandonare la nostra causa.»

Sofia arrossì violentemente al ricordo di quel momento di debolezza.

«E poi…» Schlafen indugiò un istante. «E poi Eltanin era un drago particolare. Un drago che tradì.»

Quella parola cadde in mezzo a loro come un masso. Sofia avvertì un peso sul petto, come se qualcuno le strizzas-se il cuore in una morsa. Era come lei, e forse per questo se n'era innamorata. Eppure non era come loro, perché aveva scientemente scelto il male.

«Cosa vuol dire che tradì?»«Che decise di combattere al fianco delle viverne.»

Page 125: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lidja scosse la testa. «Se lui è con loro, siamo finiti» sentenziò. «Ha i nostri poteri e i nostri ricordi, sa tutto di noi. Potrebbe anche già sapere dov'è il frutto.»

«Non c'è ragione di preoccuparsi prima del tempo. In-nanzitutto possiamo ancora farlo passare dalla nostra parte.»

«Ma se hai detto che Eltanin è malvagio!»«Eltanin sbagliò. Nessuno è malvagio in partenza.»«Nidhoggr lo è» obiettò Sofia.Il professore non replicò. Disse invece: «Se avessero il

frutto non sarebbero ancora qui, e di certo il frutto non era in quel tempio sotterraneo, o Sofia l'avrebbe percepito. Siamo ancora in tempo.»

Già. Ma quanto gliene restava?«Dobbiamo cercare, indagare. Trovare il noce è il nostro

primo obiettivo.»«Nessuno sa dove sia, ci sono solo ipotesi» disse Sofia.

«E comunque fu estirpato da un tale Bal… Bar…»«Barbato» completò il professore. «Il vescovo di Bene-

vento dell'epoca. D'accordo, ma anche se non ne è rimasto nulla, noi siamo comunque in grado di percepirne la presen-za per via della reliquia. O meglio, voi siete in grado di far-lo.»

Lidja annuì con convinzione.Poi il professore si girò verso Sofia. «Purtroppo, nono-

stante le tue condizioni, abbiamo bisogno di te. Hai già cer-cato in biblioteca, ci dovrai aiutare ancora.»

«Certo» acconsentì lei debolmente.

Page 126: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Il professore si rilassò. «Non temete, ce la faremo. Dob-biamo credere nella nostra missione e nella nostra capacità di portarla a termine.»

Lidja annuì di nuovo, e lo stesso fece Sofia. Ma si senti-va scoraggiata. Per quel sentimento colpevole che le cresce-va in petto nei confronti del nemico, e perché ancora una volta il destino la costringeva a combattere contro un proprio simile.

Page 127: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

12 Ricerche

Sofia non si capacitava che un Draconiano potesse es-serle nemico, e soprattutto che questo nemico avesse le sem-bianze di Fabio. Non riusciva a cancellare dalla mente il suo viso. E i suoi occhi. Ogni volta che ci pensava, avvertiva un nodo in fondo allo stomaco. E ci pensava spesso, molto più di quanto volesse.

Così, anche se la ferita era ormai quasi completamente guarita, si sentiva debole e più che mai bisognosa d'affetto. Ma a questo, per fortuna, provvedeva il professore. Prima di coricarsi andava sempre da lei, si sedeva sul bordo del letto e le parlava finché non si addormentava.

«Ti ho pensato, mentre ero in Ungheria» le disse quella sera, accarezzandole i capelli. «Non credere che per me sia

Page 128: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

stato facile decidere di non portarti con me, e non pensare che mi abbia fatto piacere starti lontano tutto questo tempo.»

«Prof, davvero… non è stata così dura» rispose Sofia mentendo un po'. «Avevi ragione, questo è un posto fantasti-co, pieno di gente straordinaria.»

Lui si aggiustò un paio di volte gli occhiali sul naso, dis-se un paio di "Oh, bene" e infine infilò una mano in tasca. Ne trasse fuori un pacchettino avvolto in una carta da regalo spiegazzata.

«L'ho messo in valigia, e sai come trattano le valige su-gli aerei» si scusò porgendoglielo. «Ma il contenuto è meglio di quanto non faccia supporre la confezione.»

Sofia lo scartò lentamente, il cuore che le batteva forte. Non era la prima volta che il professore le faceva un regalo, ma questo veniva da lontano, era il segno che davvero aveva pensato a lei.

Le sue dita toccarono la superficie di qualcosa di freddo e liscio. Un piccolo rinoceronte di porcellana: il corno era dorato, e la pelle disegnata con finissimi tratti di pennello verde. Era minuto e splendido, perfetto in ogni dettaglio. So-fia se lo girò tra le mani, ammirata.

«Mi avevi detto che da bambina il rinoceronte era il tuo animale preferito, e che ti sarebbe piaciuto vederlo nel suo habitat naturale. Be', questo è un contentino in attesa che tu possa farlo. È il mio regalo di Natale, sperando che tu possa perdonarmi per non essere stato con te.»

Page 129: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Prof…» mormorò Sofia, commossa. E in quel momen-to capì che lui c'era sempre, e sempre ci sarebbe stato. Quan-do c'era bisogno, appariva magicamente e la salvava dai guai, o soltanto la tirava su nei momenti brutti, proprio come stava facendo ora. Gli gettò le braccia al collo. «Scusami.»

«Per cosa?»«Per aver dubitato di te. Avevo paura che mi avessi ab-

bandonata.»«Non succederà mai» affermò lui. «E adesso dormi» ag-

giunse, staccandosi dal suo abbraccio. «I prossimi giorni sa-ranno molto intensi.»

L'indomani Sofia fece colazione con Lidja e il professo-re attorno a una tavola imbandita. Come ai bei tempi. Il pro-fessore si presentò in una tenuta a dir poco bizzarra: camicia a quadri sotto un maglione beige, pantaloni alla zuava e cal-zettoni di lana pesanti infilati in un paio di scarponi. Il tutto corredato da un cappello piumato alla tirolese.

Sofia lo guardò come se fosse un alieno, il pane che si sbriciolava lento nella tazza del latte.

«Oggi cominceremo la ricerca del noce. Andremo nei posti che Sofia ha trovato in biblioteca.»

«Prof, penso che almeno in questo caso convenga divi-dersi» obiettò Lidja. «Il tempo stringe, e in tre possiamo con-trollarli tutti in un giorno solo.»

Lui scosse la testa. «Sono posti in cui può trovarsi anche il nemico. Le possibilità di uno scontro sono altissime, ed è

Page 130: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

meglio stare uniti. Si parte tra dieci minuti» concluse, giran-do sui tacchi.

Sofia e Lidja si scambiarono uno sguardo significativo. Come avrebbero fatto a girare sui mezzi pubblici con lui ve-stito in quel modo? Ma il professore aveva una sorpresa che le aspettava nella parte periferica dell'accampamento del cir-co. Era una macchina d'epoca, di un bel verde bottiglia, sfa-villante sotto il pallido sole invernale. Sembrava immensa, con le sue ruote altissime e gli ampi sedili in pelle. Il predel-lino distava una decina di centimetri buoni da terra.

«Sono venuto da Roma con la mia macchina. Ho pensa-to fosse il caso di portarla con me» disse il professore, soddi-sfatto di fronte all'eccitazione di Lidja.

«Non sapevo avessi la patente» osservò Sofia con gli occhi che le brillavano. Piaceva anche a lei quello strano tra-biccolo, così inconsueto eppure così elegante.

«Quando posso non guido. A casa, poi, l'auto è quasi inutilizzabile, in mezzo al bosco. La tengo in una sala del dungeon, e da lì la porto fuori attraverso un'uscita un po' iso-lata, come per il sottomarino. Ma stavolta mi serviva: andavo di fretta. E qui ci sarà utilissima. Dobbiamo muoverci molto e rapidamente, e la cosa migliore è farlo in macchina.»

Poi salì davanti, mentre Sofia e Lidja si sistemavano sul sedile posteriore. La tappezzeria in pelle chiara mandava un buon odore di cuoio, e il sedile era straordinariamente morbi-do, sebbene lo schienale fosse un po' troppo alto e dritto per i gusti di Sofia. Appena inserita la chiave, l'auto iniziò a tossi-

Page 131: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

re, come non ne volesse sapere di accendersi. «Fa sempre un po' di bizze» disse il professore, calmissimo.

Sofia si fece dubbiosa. Sapeva che lui nutriva una vera passione per gli oggetti antichi, al contrario di lei, che invece non aveva particolare fiducia nelle cose vecchie.

«Ecco!» esultò Schlafen non appena il motore ruggì.La macchina traballava tanto che Sofia dovette aggrap-

parsi al sedile. «Sarà tutta così?» sussurrò a Lidja tra il pre-occupato e lo scherzoso. L'amica le rispose con un mezzo sorriso.

«Pronte?» disse il professore.«Prontissime!» dichiarò Lidja, mentre Sofia si limitò ad

annuire timidamente.La marcia fu ingranata e la macchina partì a razzo, con

un'andatura e una tenuta di strada insospettabili per un'auto di quell'età. Sofia passò dalla preoccupazione per lo stato della vettura alla paura per la velocità. Perché il professore guidava in maniera a dir poco folle. Sterzate brusche, frenate e accelerazioni improvvise: l'intero repertorio della guida sportiva.

«Ieri ho appuntato su un foglio tutti i posti dove potreb-be trovarsi il noce. Ho fatto anche un salto in biblioteca, e ho scoperto una cosa molto interessante» disse a un certo punto il professore. Poi si girò verso di loro e mostrò un pezzo di carta che stringeva tra l'indice e il medio.

«Prof, la strada!» gridò Sofia.

Page 132: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Niente paura, niente paura» replicò lui, afferrando di colpo il volante a due mani e producendosi in una brusca sterzata. Aveva mollato sul sedile il pezzo di carta, un foglio ripiegato in quattro.

Fu Lidja a prenderlo e ad aprirlo. Era una mappa.«È stata disegnata da un certo Pietro Piperno, uno stu-

dioso del milleseicento che ha compiuto degli studi sulla stregoneria a Benevento, e dovrebbe indicare l'ubicazione del noce. Mi sembra più che un indizio.»

«Altroché!» esclamò Lidja entusiasta.«Cominceremo da lì la nostra ricerca» concluse il pro-

fessore.Non dovettero viaggiare a lungo. Ben presto ai palazzi

della città si sostituì una campagna coltivata. L'auto prese una via sterrata, e in breve giunsero al luogo indicato sulla mappa: nulla più di una spianata incolta, forse adibita a pa-scolo.

Il professore inchiodò, poi invitò Lidja e Sofia a scende-re. Le due ragazze si guardarono attorno: si aspettavano qualcosa di più mistico, o quanto meno più attraente, invece quello era un semplicissimo prato. Di noci, neppure l'ombra.

«Prof, qui non c'è niente» disse Sofia.«Abbiamo a che fare con un albero magico, quindi il

fatto che fisicamente non si veda può non voler dire nulla» ribatté lui.

«Be'… va bene… ma se non si vede, noi come facciamo a trovarlo?» chiese Lidja, dubbiosa.

Page 133: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«La mia teoria è la seguente» spiegò allora il professore. «Il noce è cresciuto grazie al frutto, che in qualche modo è nascosto nelle sue vicinanze. Quindi la sua presenza, o l'aura che si è lasciato dietro, dovrebbero entrare in risonanza con i vostri ciondoli che sono fatti con la resina della Gemma. Un po' come è successo con il ciondolo che abbiamo trovato sot-to il lago di Albano e che ci ha condotto infine al frutto.»

Sofia tirò fuori la propria collana. Il ciondolo era come sempre, e non sembrava dar segno di essersi attivato.

«Prof, sembra normale.»«Dovete concentrarvi» replicò lui. «Andate in giro, fru-

gate un po', e vediamo se succede qualcosa.»Sofia e Lidja si guardarono perplesse.«Ragazze, lo so» disse il professore con un sospiro.

«Stiamo cercando un ago in un pagliaio, ne sono consapevo-le. Ma è tutto quello che abbiamo. Dobbiamo farci bastare gli esili indizi di cui siamo in possesso. Vi chiedo solo di fare del vostro meglio.»

Sofia sorrise debolmente. «Forza» esclamò, battendo una mano sulla spalla di Lidja e cercando di assumere un'aria convinta. «Al lavoro!»

Mentre cercavano, Lidja le chiese a bassa voce: «Allora, che mi dici del tuo combattimento con quel Fabio? Non è che mi nascondi qualcosa, vero?»

Sofia fece finta di non sentire e continuò ad aggirarsi nel campo.

Page 134: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Sof, è così terribile questa cosa che devi dirmi?» sbuf-fò infine Lidja. «Cos'è che ti ha spaventato tanto?»

Sofia non poteva continuare a tacere. «Non è solo quello che ha fatto… È forte, devo ammetterlo, ma nulla di impos-sibile. Sì, il fatto che riesca a controllare il fuoco fa paura, soprattutto per chi ha un potere come il mio: in un batter d'occhio ha bruciato la mia lancia.»

«E allora?»«Innanzitutto mi sconvolge il fatto che sia uno di noi.»Lidja guardò una macchia di alberi. Nessun noce nem-

meno lì. «Ci ho pensato anch'io, non credere.»«Ha il nostro stesso neo, e le sue ali sono identiche alle

mie. È un Draconiano… E allora perché ci combatte? Come può essere successo?»

«Il professore ce l'ha spiegato» rispose Lidja, pragmati-ca.

Sofia avrebbe voluto essere come lei: sempre con i piedi ben piantati a terra e la capacità di non sconvolgersi mai.

«Dobbiamo semplicemente imparare che a volte gli al-leati tradiscono» proseguì Lidja. «Thuban e Rastaban ci sono passati prima di noi, con Eltanin. Non credere che la cosa non mi turbi o non mi faccia tristezza, ma questa è una guer-ra, ne sono stata consapevole fin dal primo istante, e in guer-ra succedono cose terribili.» Sorrise. «Ho imparato fin da piccola a non fidarmi, perché la gente non ama quelli come me e la mia famiglia. Ho imparato che quelle che sembrano

Page 135: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

brave persone spesso non lo sono. Anche sotto ali di drago può battere un cuore nero.»

Sofia sentì le lacrime salirle agli occhi. Aveva bisogno di un'assoluzione, ecco la verità: aveva bisogno che Lidja le dicesse che non era colpa sua se aveva creduto agli occhi e al volto di Fabio, se contro ogni logica si era presa una sbanda-ta per lui.

Lidja notò i suoi lucciconi. «Non è solo questo, vero? C'è dell'altro.»

Sofia distolse lo sguardo. «No, è che…» ma la sua voce sapeva inesorabilmente di pianto.

Lidja si sporse in modo che l'amica potesse vederla in faccia. «Che è successo davvero quella sera?»

Sofia rimase inchiodata dal suo sguardo. «Non è succes-so niente. È stato un combattimento, un semplice combatti-mento, ma… Non lo so davvero cosa mi abbia fatto quel ti-zio, se è magia o altro…» si interruppe un attimo. «No, non credo di riuscire a spiegartelo.»

«Mi stai dicendo che c'è un segreto tra noi? Che non rie-sci a dirmi una cosa che ti ossessiona da giorni, che ti fa es-sere un'altra persona? Mi stai dicendo che non ti fidi di me?»

Sofia deglutì. «La verità è che dal primo momento che l'ho visto mi è piaciuto. Mi sono presa una cotta per lui.»

Lo disse in un soffio, e poi capì di non riuscire più a guardare l'amica.

Lidja rifletté per qualche istante. «Non è colpa tua» di-chiarò infine.

Page 136: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Tu dici?»«Ovvio che non è colpa tua.»«È che… è un nemico. Avrei dovuto togliermelo dalla

testa appena ho visto gli innesti sulla sua schiena. E invece ho continuato a pensarci, sempre, e ci penso anche adesso. A te è mai capitato?»

«No, ma l'ho visto capitare a un sacco di gente. Non si può controllare, non ci puoi fare nulla… I sentimenti non ci appartengono, fanno di noi quello che vogliono, quando arri-vano.»

Sofia si tirò su e guardò il cielo. «Cosa devo fare?»«Smetterla di sentirti in colpa, per cominciare. Fabio è

uno di noi. Eltanin viveva a Draconia, e conosceva Thuban e Rastaban. Ha condiviso molto con loro, ne sono certa: avrà instaurato un legame, qualcosa di profondo che ha calpestato con il tradimento. Ma resta comunque uno di noi.»

«E tu credi che sia possibile che lui… cambi idea?» chiese Sofia, speranzosa.

«Non ci devi neanche pensare» la gelò Lidja.«Perché?»«Perché assecondare questo sentimento non ti farà altro

che male. Fidarsi di chi non merita la tua fiducia, mettere il tuo cuore in mano a chi lo può calpestare fa male, tantissi-mo.»

«Ne sai qualcosa, vero?» mormorò Sofia.Lidja non rispose subito.

Page 137: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«C'è stato un tempo» disse infine «in cui ho dato fiducia a qualcuno. L'ho fatto così tante volte, sperando sempre che sarebbe stato diverso… Ma non è mai cambiato niente. E solo quando quella persona è uscita definitivamente dalla mia vita sono riuscita a trovare la pace.»

Sofia non chiese altro, aspettò che l'amica trovasse la forza per continuare.

«Era mio nonno» aggiunse lei distogliendo lo sguardo. «Andava e veniva dal circo, arrivava quando gli pareva, e fa-ceva mille promesse a me e a mia nonna. Che stavolta sareb-be rimasto, che saremmo stati felici insieme. Ci prendeva in giro. E io ci credevo, e mi attaccavo a lui. Soprattutto quando mia nonna morì, mi promise che sarebbe rimasto con me, che sarebbe stato la mia famiglia. Ebbe il coraggio di farmi quella promessa davanti alla sua tomba. E invece poco dopo se ne andò, per sempre.» Si voltò con impeto verso Sofia, uno sguardo sicuro e accorato. «Quando ho smesso di spera-re che tornasse, che tenesse fede alla promessa, sono stata meglio, capisci? E tu devi fare lo stesso. Devi cercare di non pensarci, ti devi dimenticare di lui. È solo un nemico, adesso, non devi vederlo in altro modo. Dìmentica la sua faccia, e ri-cordati solo la vostra battaglia. Non puoi fare altro.»

Sofia annuì. Ma in cuor suo sapeva che non ci sarebbe mai riuscita.

Quando si ritrovarono alla macchina, a fine mattinata, tutti e tre avevano i musi lunghi. Il professore si sentiva la

Page 138: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

schiena a pezzi, Lidja aveva le mani massacrate da rovi e or-tiche e a Sofia facevano male i piedi.

«Qui il noce non c'è di sicuro» affermò Lidja, lapidaria.«Ma la mappa…» obiettò il professore.«Può essere una panzana. È una mappa del Seicento

tracciata da uno che del noce aveva solo sentito parlare, e che i sabba e le streghe non li aveva di sicuro visti in prima persona. Qui io non sento niente.»

Il professore fu costretto ad annuire. «Credo anch'io che questo sia un buco nell'acqua. Però non vuol dire niente, ab-biamo altri posti dove cercare.»

Provò a sorridere, ma Lidja e Sofia ricambiarono in cer-te.

Si rimisero in macchina, e il professore ingranò la mar-cia. «Il secondo posto è sulle rive del Sabato. Forza e corag-gio, abbiamo ancora qualche ora di luce, e ci conviene sfrut-tarla per bene.»

Sofia guardò la campagna scorrere dal finestrino. Sì, bi-sognava avere fiducia, erano solo al primo tentativo. Niente però poteva toglierle dalla testa l'idea che l'impresa si sareb-be rivelata assai più complessa del previsto.

Quel pomeriggio non furono più fortunati, né lo furono i giorni successivi.

Setacciarono le rive del Sabato a palmo a palmo, dalla zona dentro la città fino a quella più esterna. Il copione si ri-peteva identico ogni giorno: Lidja e Sofia si concentravano,

Page 139: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

evocavano i propri poteri, si chinavano tra acqua ed erbacce, ma non c'era verso. Ovunque andassero, non percepivano niente di inusuale.

A fine giornata, di ritorno al circo, erano sempre più stanchi e abbattuti.

«Diciamoci la verità: può essere dappertutto, e può an-che non esserci più» disse Lidja una sera.

«Se i nemici sono nei paraggi, evidentemente Nidhoggr sa che il frutto si trova qui.»

«Potrebbe sbagliarsi anche lui.»«È possibile» osservò il professore «ma mi sembra stra-

no. Voglio dire, allora ci siamo sbagliati tutti? Ammetterete che gli indizi conducono proprio qui.»

Sofia rimestò tristemente la minestra. Il fatto era che dopo tutto quel tempo si ritrovavano esattamente al punto di partenza. E, come non bastasse, lei si era ulteriormente com-plicata la vita innamorandosi di Fabio. Perché la chiacchiera-ta con Lidja alla fine non era servita a molto, e così i suoi consigli. Continuava a pensare a quel ragazzo. Qualche volta le sembrava persino di percepire la sua presenza, nascosta in qualche modo tra le ombre. In un paio di occasioni si era persino girata, contro ogni logica, mentre frugava tra le erbe. Perché l'aveva sentito. Una cosa assurda: fosse stato là, di si-curo avrebbe cercato di attaccarli.

Cominciò ad avere addirittura il sospetto che fosse lei a mandare a monte tutto. Quella fissazione per Fabio la di-straeva, forse le impediva di concentrarsi al meglio. E se in-

Page 140: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

vece inconsciamente non avesse voluto trovare il frutto per lasciarlo a lui? E se la sua follia amorosa fosse arrivata a un punto tale da spingerla a boicottare involontariamente la loro missione?

Ne parlò una sera con Lidja, che scoppiò a ridere. «Sof, non finisci mai di stupirmi, sei una sorgente inesauribile di paranoie assurde.»

Sofia mise su il broncio. «Non c'è bisogno di ridere» disse piano.

Lidja si fece seria. «Hai detto una sciocchezza, mettia-mola così. Tu non stai boicottando nessuno, sta andando tut-to bene. Purtroppo fatichiamo più del previsto a trovare il frutto, ma io penso che non sia colpa di nessuno. Come ha detto il prof, stiamo cercando un ago in un pagliaio.»

L'ultima ricerca si svolse sotto una pioggia fitta e sottile. Si trattava dello Stretto di Barba, un posto lungo il Sabato sulla via che congiunge Benevento ad Avellino. Dovettero procedere piano, perché i tergicristalli erano piccoli e funzio-navano poco.

Il primo a scendere fu il professore, armato di un grande ombrello nero, sotto cui Lidja e Sofia si affrettarono a ripa-rarsi.

Bastò loro mettere piede a terra per sentirla. Una corren-te strana, un brivido che saliva lungo la schiena ghiacciando la pelle.

«Qui è passato Nidhoggr» sentenziò Sofia.

Page 141: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

L'atmosfera si fece tesa.«Dannazione!» si lasciò sfuggire il professore. Poi so-

spirò. «D'accordo, mettiamoci al lavoro, tenete pure voi l'ombrello.» E senza lasciar loro il tempo di controbattere, si mise a camminare sotto la pioggia.

Sofia lo guardò districarsi lungo una strada sterrata che conduceva al fiume. «Lo senti, Lidja?» disse infine.

Lei annuì.«Forse ci siamo» aggiunse. Non aveva però il coraggio

di dire quello che evidentemente era nell'aria. Se Nidhoggr era stato lì, doveva esserci un motivo: forse si era già impos-sessato del frutto.

Le due ragazze scesero verso gli argini del fiume in si-lenzio, e ripeterono i gesti di sempre, quelli che avevano adottato durante tutte le lunghe ricerche degli ultimi giorni: frugare tra gli sterpi, concentrarsi, osservare i ciondoli.

Fu Sofia ad accorgersene. «Il ciondolo è strano» disse mostrandolo all'amica.

Lidja si concentrò sulla pietra, che appariva sbiadita. Tirò fuori anche la propria, e aveva lo stesso aspetto di quel-la di Sofia: era come se sulla superficie ci fosse una specie di patina.

«Lidja, ho un brutto presentimento.»«Non ti fasciare la testa prima di rompertela, come al

solito» tagliò corto lei. Si scostò leggermente e si sedette a terra. I pantaloni si inzupparono all'istante, e un lungo brivi-do le scosse la schiena. Lo ignorò.

Page 142: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Ma sei matta?»«Qui c'è qualcosa, l'hai detto anche tu, e io voglio capire

cosa. Sto solo cercando di concentrarmi per scoprirlo. Anzi, vieni qua anche tu, in due si lavora meglio.»

Sofia guardò il fango che le inzaccherava gli scarponi. «Magari io sto in piedi, okay?» rispose, prendendo la mano che l'amica le porgeva.

Lidja scrollò le spalle. «Come ti pare. Era solo per en-trare più intimamente in contatto con questo posto.»

Quindi chiuse gli occhi. Sofia fece altrettanto.Ci volle un istante appena perché il neo sulle loro fronti

si accendesse di riflessi luminosi. L'ombra pallida di due paia di ali diafane si disegnò nell'aria, sotto la pioggia. Fu come diventare una persona sola; le percezioni dell'una erano quel-le dell'altra. Un nero pastoso le avvolse entrambe, e su di esso non andò delineandosi quello che si sarebbero attese – la figura enorme e terribile di Nidhoggr – ma qualcosa di di-verso. Un obelisco dai contorni sfumati, che si alzava sullo sfondo di palazzi anonimi, con un foro rettangolare che si apriva nel basamento. Accanto, pian piano si disegnò qualco-s'altro. L'immagine grottesca di un enorme mascherone da teatro, di quelli che avevano visto visitando qualche museo di arte romana. Nella bocca luccicava qualcosa, che andò lentamente definendosi come una chiave. Lidja allungò una mano, ma ciò che vide non furono le sue dita rosate, bensì gli artigli di un drago, con le squame dorate.

"Non è Rastaban" pensò, interdetta.

Page 143: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Gli artigli si chiusero sulla chiave, e Lidja ne percepì persino il freddo metallico. Poi andarono a inserirla nel foro dell'obelisco. Vi fu un'esplosione di luce, accecante, che la confuse, mentre un senso di pace e beatitudine l'avvolse fa-cendola sorridere. E allora lo vide, bello e immenso, verde, quasi brillante di una luce nascosta: il noce.

«Lidja!»Le sensazioni ritornarono tutte assieme. Lidja sentì fred-

do, e cominciò a battere i denti. Si accorse di essere sdraiata, e sopra di lei c'era Sofia, terrorizzata.

Il professore le era accanto, non meno preoccupato, e la copriva con l'ombrello.

«Lidja, stai bene?»«Innanzitutto non urlare» le rispose con un sorriso, poi

provò a sollevarsi. «Che è successo?»«Diccelo tu» rispose il professore. «Ho sentito Sofia ur-

lare, e ti ho trovato stesa a terra con gli occhi spalancati. Ti senti bene, ora?»

Lidja si prese qualche secondo per rispondere: a parte il freddo glaciale, le sembrava tutto a posto.

«Sof, hai visto?» chiese eccitata.«Ho visto l'obelisco, sì…» rispose Sofia, confusa «e

qualcosa nella maschera. Ma poi, non so… Ho riaperto gli occhi ed ero qua, l'ombrello mi era caduto di mano e tu eri sdraiata a terra.»

«È successo dell'altro» disse Lidja. Si girò verso il pro-fessore. «Era una visione!»

Page 144: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Lo immaginavo» rispose lui. «Certo che potrebbero es-sere meno spaventose, queste visioni» aggiunse, facendole l'occhiolino.

Lidja abbozzò una risatina, ma tornò subito presente a se stessa. «Questo posto in qualche modo deve aver avuto a che fare con l'albero, oltre che con Nidhoggr. Comunque, ciò che conta davvero è quello che ho visto.»

Lo raccontò in fretta e furia, cercando di non dimentica-re alcun particolare. Era entusiasta, perché finalmente aveva-no un indizio vero, concreto.

Il professore ponderò per qualche istante le sue parole. Poi guardò Sofia. «Tu conosci meglio di me questa città.»

Lei non dovette neppure pensarci. «L'obelisco sembrava quello che c'è lungo il corso: ci sono passata davanti un sac-co di volte. Mentre per il mascherone…»

«A Benevento ci sono le rovine del teatro romano» completò per lei Lidja. «Magari la chiave è lì.»

Solo allora il professore si permise un sospiro di sollie-vo.

«Forse ci siamo» concluse Lidja.

Fabio, nascosto tra gli arbusti, sorrise. I suoi nemici gli avevano indicato il posto giusto.

Page 145: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

13 Al teatro

Lidja aveva cominciato a tremare già in macchina, e alla sera bruciava di febbre. Colpa dell'acqua che le aveva inzup-pato i vestiti quando si era sdraiata a terra, durante la visione.

Il professore la mise a letto facendole inghiottire una goccia di resina. «In un paio di giorni starai bene. Ma è un guaio» disse misurando a grandi passi la roulotte. «Perché

Page 146: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

dovremo aspettare per recuperare la chiave. E ho paura che Nidhoggr ci metta le mani sopra prima di noi.»

«Ce la posso fare, professore» protestò Lidja tirandosi su.

Lui la fermò con un gesto. «Per ora si tratta di una sem-plice infreddatura, ma se esci con questo gelo rischi una pol-monite. No, no, bisogna rimandare.»

«Ci vado da sola» disse Sofia a mezza voce. Gli altri due si girarono a guardarla.

«Assolutamente no» affermò il professore.«Prof, questa è un'emergenza…»«È sempre un'emergenza» la interruppe lui. «Ci sarà

sempre un frutto da recuperare, e Nidhoggr ci sarà sempre alle costole. Ma questo non vuol dire che dobbiamo correre rischi inutili.»

«I rischi fanno parte della nostra missione, e tu non po-trai difenderci sempre» obiettò Sofia. «Sai che quello che conta è fermare Nidhoggr. Tu vuoi rimandare solo perché hai paura per me e…» esitò «… perché mi vuoi bene. E purtrop-po non è una valida ragione.»

Il professore rimase in piedi in mezzo alla roulotte, un sorriso stanco sul volto. «È curioso che debba farmi spiegare da mia figlia qual è il mio compito di Custode» disse amara-mente; poi l'abbracciò. «Sei cresciuta, sei davvero cresciuta» le sussurrò in un orecchio.

Sofia non avrebbe mai immaginato che potesse dirle una cosa del genere.

Page 147: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Uscì che mancava un'ora a mezzanotte, accompagnata dal professore, mentre Lidja dormiva beata. La pioggia della mattina aveva lasciato il posto a una neve sottile, che per il momento non riusciva ancora ad attecchire sull'asfalto ba-gnato. Nella luce aranciata dei lampioni, i fiocchi scendeva-no piano come minute ballerine. Il silenzio era assoluto, qua-si sacrale.

Sofia non aveva praticamente mai visto la neve. Ricor-dava solo una volta qualche fiocco nel centro di Roma. Ri-mase con il viso all'insù, e per pochi secondi dimenticò tutto: Fabio, la missione, il frutto.

«Bella, eh?» esclamò il professore notando la sua espressione estasiata. «A Monaco, da dove vengo io, nevica tutti gli inverni.»

«Pensi che si poserà?» gli chiese Sofia.«Mi sa di sì» rispose lui sorridendo.Con la macchina percorsero le vie deserte della città.

Benevento sembrava bloccata da un incantesimo. Tutto era immobile e quieto sotto quella neve sottile. Sofia, il naso premuto contro il vetro gelido, pensò che forse anche Nid-hoggr sarebbe rimasto avvinto da quella magia e non si sa-rebbe fatto vedere. £ nemmeno Fabio… Il cuore le diede una stretta dolorosa.

Arrivarono al piazzale di una piccola chiesa circondata da rovine. Il cancello era chiuso. Il teatro si trovava lì dietro.

Page 148: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Il professore si girò verso Sofia: «Io sono un Custode, ma per me tu non sei solo una Draconiana. Sei mia figlia. Ti prego, non commettere imprudenze.»

«Starò attenta, te lo prometto.»«Ti aspetterò qui» aggiunse lui.Sofia scese, e il rumore dello sportello sbattuto sembrò

violare la pace di quel luogo. La neve aveva imbiancato l'a-sfalto come una lieve spolverata di zucchero a velo.

"Si sta posando" pensò Sofia. Poi scosse la testa. Non doveva lasciarsi distrarre: ora contava la missione, nient'al-tro. Portò una mano al petto. Indossava il corpetto che aveva già usato quando aveva affrontato Nidafjoll a Villa Mondra-gone. In quell'occasione l'aveva protetta, impedendo al nemi-co di toccarla. Sperò che funzionasse anche questa volta, ma più ancora sperò di non dover combattere.

Si concentrò un istante, e le ali apparvero sulla sua schiena. Il neo sulla sua fronte brillava. Un colpo d'ali nell'a-ria fredda, e fu al di là del cancello.

Una volta le rovine di notte le facevano paura. Soprat-tutto i Fori Romani, che aveva visitato di sera: se li era im-maginati popolati dagli spiriti di chi ci aveva vissuto. Aveva pensato che anche il suo orfanotrofio un giorno sarebbe an-dato in rovina, e che di lei sarebbe rimasto solo uno spirito triste, che vagava tra le mura distrutte in mezzo a frotte di tu-risti distratti.

Adesso non aveva più paura del buio. Aveva scoperto a proprie spese che esistevano cose peggiori.

Page 149: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Avanzò piano, gli scarponi che imprimevano orme nette nella neve, e i suoi passi che generavano una strana eco.

Si girò di scatto. Non era un'eco. Era rumore di zoccoli. "La vecchia" pensò.

Era proprio lei. La sua figura nera e curva si stagliava tra i fiocchi di neve a pochi metri di distanza.

«Ti aspettavo» le disse.Non sembrava soffrire il freddo, e il suo fiato non for-

mava nuvolette nell'aria gelida. Fu il particolare che più colpì Sofia, che la mise in allarme. "Non è un essere umano" pen-sò. Avrebbe dovuto capirlo prima. I suoi modi, il suo appari-re e sparire in quel modo… Ma se non era una persona vera, chi era? Cosa era? E, soprattutto, cosa si aspettava da lei?

«Chi sei?» chiese.«Non lo sai?» sorrise la vecchia. «Sono una persona che

avrebbe dovuto abbandonare questo mondo parecchio tempo fa, e invece è rimasta legata a questa città… E che aspettava proprio te».

Sofia rimase interdetta. «Mi aspettavi?»La vecchia annuì. «Da più di mille anni.»«Sai anche cosa cerco?»«Una chiave. Vero?»«Sì.»«Sapevo che un giorno qualcuno sarebbe venuto. Ma

non ero sicura che fossi tu. E non ho potuto aiutarti fino a quando non hai messo piede qui. Vieni.»

Page 150: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Le tese una mano. Sofia esitò, poi la prese. Sembrava la mano di una persona viva, non fosse stato per il freddo di quella pelle.

La vecchia la condusse con sé. Le rovine del teatro ap-parvero lugubri, disegnate dalla poca neve che si era posata su di esse, le arcate come orbite vuote di un cranio. Il profilo del teatro si stagliava netto sul fondo nero di quella notte ne-vosa.

La vecchia trascinò Sofia fino a una scultura alta un me-tro o poco più, che rappresentava un mascherone. Era spa-ventoso. Gli occhi erano due buchi profondi, innaturalmente ampi, circondati da marcate sopracciglia aggrottate. Il naso mancava, e la bocca era un pozzo di oscurità. La neve ne se-gnava i tratti, rendendo la maschera ancora più grottesca. So-fia la riconobbe: era esattamente quella che aveva visto in sogno, non c'era possibilità di sbagliarsi.

«E lì» disse la vecchia. «Va', sta a te prenderla.»Sofia cercò di farsi coraggio. Avanzò di un passo, allun-

gò la mano a sfiorare la pietra. Poi la infilò nella bocca, esi-tante, spingendola sempre più giù, fino al polso. Era come se, sul fondo, la pietra si facesse molle: una sensazione orri-bile, e per un istante temette di rimanere intrappolata; poi le dita toccarono qualcosa di metallico.

La chiave!Si affrettò a tirare fuori la mano. La chiave era lunga

una decina di centimetri, di ottone, e lungo l'asticella si svi-luppava il bassorilievo di un drago. Ce l'aveva fatta!

Page 151: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fu il suo sesto senso a salvarla. Una vibrazione dell'aria, un rumore appena percettibile nel silenzio ovattato di quella notte nevosa. Si gettò di lato, con il neo che brillava nell'o-scurità.

Era lui. Fabio. La lama che le aveva lanciato contro si era conficcata nella pietra, mancandola di un soffio.

«Non voglio combattere con te!» urlò Sofia.Fabio rise. «Puoi darmi la chiave di tua spontanea vo-

lontà, e nessuno si farà male.»Sofia cercò di calcolare, di riflettere. «Perché stai con

lui?»«Non ho tempo per questi discorsi inutili. Dammi la

chiave e falla finita.»«Tu sei uno di noi.»Notò un'ombra di incertezza sul suo viso.«Semmai sei tu che sei come me. Ma comunque tutto

questo non ha importanza.»«Ne ha, invece!»All'improvviso, i ricordi di Thuban le riempirono cuore

e mente di una straziante nostalgia. Alla fine lo vedeva così come Thuban doveva averlo visto millenni prima, quando la Terra era ancora dei draghi.

Eltanin, l'amico, il sodale, il giovane drago impulsivo, caparbio e volubile, colui che aveva tradito sposando volon-tariamente la causa di Nidhoggr, l'unico drago contro il quale Thuban avesse mai combattuto.

Page 152: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Non puoi non ricordare» disse Sofia con trasporto. «Non puoi non ricordare Thuban, che era tuo amico, che ti fu maestro. Non ti ricordi i giorni di Draconia? I voli che face-vamo sui tetti bianchi della nostra capitale, e gli anni di stu-dio… Non ricordi quando ci riposavamo sotto l'Albero del Mondo, e io ti raccontavo le storie della nostra razza, e tu ri-devi, ti divertivi, e ne inventavi di nuove solo per me?»

Vide il suo sguardo incrinarsi. Ricordava, ricordava qualcosa!

«Non ti ricordi Eltanin, non l'hai visto almeno una volta in sogno? Io lo conosco, grande, giovane, le squame di un giallo splendido, dorato…»

Un lampo d'ira sembrò passare negli occhi di Fabio. «Un drago che era nemico di quello che porti in corpo tu.»

«Ma tutto può cambiare! Nidhoggr si è approfittato di te. Non lo capisci?»

La mano di Fabio si abbassò appena, il suo sguardo era più incerto che mai. Sofia si tirò su, e piano piano si avvicinò a lui. Tese le dita a toccarlo, a rassicurarlo. All'improvviso però una mano le serrò la gola. Cercò di reagire, ma non riu-sciva a muoversi. Sentì il corpetto avvizzire e bruciare sulla pelle.

«Ratatoskr!» urlò Fabio.Era dietro di lei, lo stesso nemico che l'aveva inseguita

quando aveva recuperato il frutto di Rastaban. Ne riconobbe la voce, fredda come una lama.

Page 153: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«L'ultima volta eravamo più deboli, e la tua sciocca reli-quia poteva anche fermarci, ma adesso…» Le strappò di mano la chiave. «Grazie mille» sussurrò con scherno.

Strinse le dita sulla sua gola, e Sofia vide tutto farsi nero.

"Sono morta" pensò con sgomento.«Lasciala stare e andiamo a prendere questa maledetta

reliquia, o quello che è» intervenne Fabio.Ma Ratatoskr non accennava a mollare la presa.«Non abbiamo tempo per questo!» insistette il ragazzo.Ratatoskr allentò le dita. Poi lasciò andare Sofia, che

cadde a terra tossendo. Sentì i nemici muoversi, e fece uno sforzo sovrumano per tornare in sé.

Evocò una rete di liane che avvolse il corpo di Ratato-skr. Lui rispose evocando fiamme nerastre che lo circondaro-no. La rete di liane esplose e Ratatoskr stese una mano verso di lei. Un raggio nero balenò, e Sofia lo evitò lanciandosi in volo. Ma il secondo attacco la prese di striscio all'ala. Provò un dolore cocente, e precipitò a terra con un colpo che le tol-se il fiato. Stavolta niente e nessuno avrebbe potuto salvarla, quando…

«Sofia!»Era il professore, armato di nient'altro che delle sue

mani."No, no, no!"

Page 154: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fu come se il tempo avesse rallentato, e al rallentatore Sofia vide Ratatoskr allungare una mano e lanciare un altro raggio. L'esplosione delle fiamme nere coprì ogni cosa.

Quando i suoi occhi furono di nuovo in grado di vedere, si accorse che gli aggressori erano spariti. Davanti a lei, sul terreno, giaceva il corpo del professore.

Page 155: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

14 Un salto nel buio

Il professore giaceva a terra bianco come un cencio. Il mondo parve crollare intorno a Sofia. No, non poteva essere, non doveva essere! Lo strinse a sé e lo chiamò, disperata.

Poi le sue palpebre si mossero, aprì gli occhi. Sofia lo strinse ancora più forte. «Dimmi che stai bene, dimmi che stai bene!» urlò tra le lacrime.

«Abbastanza… se non mi strangoli» mormorò lui con voce rotta.

Page 156: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia si staccò e guardò il suo volto sopraffatta dal sol-lievo. «Ti ho visto a terra, ho visto quel mostro che ti colpiva e…»

«Qualcosa mi ha protetto» disse il professore piano. «Ma non so cosa.»

Fu in quel momento che Sofia notò la vecchia. Era in piedi lì accanto, e si tormentava le mani sotto la neve.

«Sei stata tu?» le chiese.«Con chi ce l'hai?» intervenne il professore.«Con quella vecchia. È una specie di spirito, credo.»Lui la guardò perplesso. «Quale vecchia?»«Prof, sei sicuro di stare bene?»«Sì» rispose, sempre più confuso.«Non tutti possono vedermi» disse a quel punto la vec-

chia. «Solo individui particolarmente sensibili, o quelli come te e mia figlia.»

«Tua figlia?»«È per lei che sono ancora in questo mondo, ed è lei che

mi ha detto dove si trovava la chiave.»«Idhunn! È lei tua figlia!»«Sofia, con chi stai parlando?» domandò il professore.«Non puoi vederla, prof. È la madre di Idhunn.»«Dove? Dov'è?» Cercò di tirarsi su, ma si bloccò a

metà, mentre un lamento gli sfuggiva dalle labbra.Solo allora Sofia si accorse che aveva un lungo taglio

sulla gamba; il sangue colava copioso macchiando la neve.«Non muoverti prof, sei ferito!»

Page 157: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Non è niente…»«Devi riprendere la chiave» disse la vecchia avvicinan-

dosi. «Devi riprenderla! Dà accesso al noce, e lì, lì c'è l'ulti-ma eredità di mia figlia, la ragione per cui sono rimasta ad aspettare per secoli. Non può cadere nelle mani sbagliate.»

«Prima devo curarlo» affermò Sofia con convinzione, e prese il professore per un braccio, cercando di sollevarlo.

«Sofia, non è niente… E tu devi inseguirli» protestò lui.«Non puoi chiedermi di lasciarti qui ferito e

andarmene» replicò Sofia, tirandolo su senza ascoltare ragio-ni. Pesava, ma si sforzò di portarlo fuori, aprendo il cancello con il solito rametto che prontamente fece scaturire dal suo indice. Nessuno in giro. E quel silenzio, che prima l'aveva ammaliata, ora le faceva solo paura. La macchina appariva come un mostro addormentato, che non aveva idea di come svegliare.

"E adesso?"«Lasciami in macchina» disse il professore appoggian-

dosi alla fiancata. «Con un po' di riposo sono sicuro che riu-scirò a guidare.»

«Non se ne parla proprio.»Sofia si guardò attorno. Solo silenzio e neve.«Tieniti forte, prof. Ti porto in ospedale» disse, e si con-

centrò. Le ali apparvero sulla sua schiena, e il dolore alla fe-rita si fece subito sentire vivissimo. Afferrò il professore per i polsi e cominciò a battere le ali. Non si sollevò. Allora lo afferrò da dietro, le braccia strette intorno al petto, sotto le

Page 158: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

ascelle, e provò di nuovo. Stavolta riuscì ad alzarsi di mezzo metro scarso.

«Non ce la farai mai, peso e…» obiettò lui.«Non distrarmi.» Sofia batté le ali ancora più forte, e il

dolore le punse di nuovo l'ala. Ma finalmente riuscì a guada-gnare l'altezza di volo. Un metro alla volta, e con enorme fa-tica, ma ci riuscì. L'aria gelida e la neve le sferzavano il volto mentre prendeva velocità. Il professore pesava davvero, e per paura di perderlo lo avvolse con una rete di liane, formando una sorta di nido. Se lo assicurò intorno alla vita. Le faceva male alla schiena, ma per lo meno aveva le mani libere.

Navigò a vista, ma non in direzione dell'ospedale, bensì verso il circo. Pensò che lì il professore aveva tutto l'occor-rente per curarsi, e una goccia della linfa della Gemma vale-va più delle prestazioni di mille dottori. Atterrò poco disco-sto dalla roulotte che lui aveva occupato in quei giorni, stan-do attenta che nessuno li vedesse. Ritirò le ali, e la ferita le mandò un ultimo lampo di dolore. Nevicava più fitto, ora.

Fece sparire le liane e raccolse il professore tra le brac-cia. Era pallido, e il tessuto dei pantaloni era completamente intriso di sangue. Lo portò dentro, lo adagiò sul letto.

«Va', Sofia» disse lui. «Hai fatto quanto dovevi. Ora, per l'amor del cielo, vattene!»

Sofia rimase ferma. La missione, gli avvenimenti della serata, persino Fabio erano scomparsi non appena aveva vi-sto il professore a terra. Ma adesso la realtà tornava a scorre-

Page 159: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

re a velocità normale, e ricominciava a sentire sulle spalle il peso del compito che l'aspettava.

«Non ti azzardare a muoverti da qui, intesi?» cercò di dire in tono scherzoso. «Quando ci rivedremo, domani, avrò il frutto con me» aggiunse seria.

«Non ne dubito. Ma ora va', va'!» la incitò il professore.Sofia tirò un profondo respiro, poi uscì. Solo una volta

raggiunto il limitare del campo evocò le ali. Era pronta a spiccare il volo, quando si sentì chiamare. Si bloccò. Se qualcuno del circo si era svegliato e l'aveva vista con le ali da drago sulle spalle, sarebbe stata una tragedia. In un istante ponderò le possibilità che aveva di cavarsela: era meglio fug-gire o cercare di spiegare?

«Non ti stai dimenticando qualcuno?»

Lidja si era svegliata a metà della notte. Aveva capito subito che fuori era successo qualcosa. Aveva indugiato solo un po' sullo spettacolo della città innevata. Si sentiva decisa-mente meglio, e non era da lei aspettare, né lasciare che So-fia facesse tutto il lavoro da sola. Si era infilata gli scarponi, si era avvolta una sciarpa e si era calata in testa un berretto; poi era uscita e si era imbattuta nell'amica.

«Lidja!» esclamò Sofia con evidente sollievo. Poi ricor-dò che fino a qualche ora prima bruciava di febbre. «Lidja!» ripetè in tono di rimprovero. «Che ci fai qui?»

«Il nostro è un lavoro di squadra, ricordi?» rispose lei.«Sì, ma hai la febbre» obiettò Sofia.

Page 160: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lidja le prese una mano e se la portò alla fronte. Era fre-sca. «Sono guarita. Ma tu cosa stai facendo?»

Sofia le raccontò rapidamente l'accaduto.«Sei sicura che starà bene?» chiese Lidja, preoccupata

per il professore.«Se la linfa della Gemma ha curato te, funzionerà anche

con lui.»Lidja non poteva che darle ragione. «Sbrighiamoci, allo-

ra. Andiamo.»

Atterrarono nella piazza davanti alla villa. La città era deserta. Si affrettarono lungo il corso, le scarpe che scivola-vano sulla neve fresca.

Sofia non ricordava esattamente a che altezza si trovasse l'obelisco, per cui procedeva guardando a destra e a sinistra.

Lo vide infine spuntare da una piazzetta laterale, dietro una fontana congelata. C'era passata davanti parecchie volte, e non le pareva che fosse diverso dal solito. L'obelisco, pic-colo e tutto sommato discreto – almeno se paragonato ai gi-ganti che aveva visto a Roma – sembrava caduto per caso là in mezzo, tra quella fontana dall'aria piuttosto moderna e i palazzi dietro. Alle sue spalle c'era addirittura l'insegna di un negozio sportivo.

«Non sono ancora arrivati!» disse esultando.L'amica sembrava più scettica. Fissava l'obelisco con

occhio critico.

Page 161: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Lidja, ti assicuro che sembra assolutamente identico a prima. Non vedo nulla di strano.»

Lidja si mise a girare intorno al monumento. «Nulla di strano, eh?»

Sofia la raggiunse. Il basamento di pietra sul quale l'o-belisco poggiava era aperto, e oltre la piccola apertura si ve-deva solo un buio fitto e per nulla incoraggiante.

«Sono già entrati» mormorò, e sentì la bocca prosciu-garsi in un istante.

«Adesso tocca a noi» disse Lidja e, senza un attimo di esitazione, infilò la testa nell'apertura. Un rapido movimento delle gambe, e scomparve nel buio.

Sofia strinse le labbra. Lidja era stata imprudente, se ci fosse stato qualcuno in agguato avrebbe potuto colpirla.

Si mise a quattro zampe e s'immerse nell'oscurità. Un forte odore di muffa la prese alla gola, assieme a un senso di soffocamento. Non si vedeva assolutamente nulla, come se varcare quella soglia significasse perdere la vista. Cominciò a respirare con affanno.

"Non devi avere paura, non devi avere paura…"I fianchi sfiorarono i bordi del passaggio, mentre le

gambe strisciavano a terra. Le bastò un'ultima, lieve spinta, e si sentì trascinata verso il basso. Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, mentre precipitava.

Page 162: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

15 il ritorno del noce

«Sof?… Sof!» Sofia si tirò su ansimando. Sentiva anco-ra nello stomaco la terribile sensazione della caduta. Il tutto era stato talmente repentino che non era nemmeno riuscita ad aprire le ali. Ma l'atterraggio, per fortuna, era stato morbido. Era caduta su qualcosa che al tatto, non appena appoggiò le mani per alzarsi, le parve quasi ovatta.

«Dove siamo?» sussurrò preoccupata.

Page 163: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Non ne ho idea. Vicino all'albero, spero» rispose Lidja con la stessa preoccupazione nella voce.

L'aiutò a tirarsi su, mentre Sofia si guardava attorno. Nebbia, ovunque. Densissima, si poteva quasi toccare. E un odore penetrante di muffa. Si fissò i piedi, e la testa prese a girarle. Non sembravano poggiare su nulla. Non si vedeva il terreno, né una qualche forma di pavimento. Fu assalita dalle vertigini e dovette appoggiarsi alla spalla dell'amica. Certo, aveva imparato a tenere a bada quell'antica paura che si tira-va dietro fin dalla nascita, ma l'idea di essere letteralmente sospesa sul nulla nel bel mezzo del niente era decisamente troppo.

«Lo so, fa un brutto effetto» disse Lidja «ma qualcosa di solido sotto i piedi ce l'abbiamo, o non potremmo stare in piedi.»

«Lì c'è una specie di luce» notò Sofia.Era un bagliore vago e indistinto, piuttosto distante dalla

loro posizione. Sembrava una fiaccola lontana che a stento cercasse di farsi largo tra la nebbia.

«Andiamo a vedere di cosa si tratta» suggerì Lidja.Si affrettarono verso la luce, ma era come in un incubo,

quelli in cui corri, corri, e stai sempre fermo nello stesso po-sto. Non c'era intorno alcun panorama che scorresse di fianco a loro e le rendesse consapevoli di avanzare, e i loro passi non sembravano fare alcun rumore.

«Questa non può essere la realtà» gemette Sofia.

Page 164: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Quanto meno non quella con cui abbiamo a che fare tutti i giorni» replicò l'amica.

Sofia la guardò interrogativa.«Quell'obelisco doveva essere una porta, una porta per

un'altra dimensione, o un altro mondo, come preferisci» pro-seguì Lidja. «E noi ci siamo finite dentro. Ecco perché non trovavamo il noce: non era fisicamente a Benevento, ma in una dimensione parallela.»

Sofia pensò che questo spiegava molte cose, ma non at-tenuava minimamente l'ansia che si sentiva addosso.

A poco a poco il bagliore cambiò aspetto. Si fece prima più limpido, poi la nebbia si diradò in filamenti spettrali. In-fine, uno spettacolo desolante apparve ai loro occhi.

Era una piccola radura che si apriva all'improvviso nel nulla lattiginoso che le aveva circondate fino a quel momen-to. La terra era arida e solcata da crepe. Radi arbusti riarsi si alzavano appena dal suolo, tra sassi e sterpi ormai morti. E in mezzo a quel panorama, il tronco abbattuto di un albero che in origine doveva essere stato enorme. Ora restavano solo la corteccia e un po' di legno secco, mentre la parte interna sembrava essere stata spolpata dai vermi. Ma sebbene fosse l'immagine stessa della morte, Lidja e Sofia ne percepirono tutto il segreto potere. Lo sentivano scorrere, debole, attra-verso le radici rinsecchite, sotto quella terra screpolata, lo sentivano battere fiaccamente al ritmo dei loro cuori. E lungo il tracciato delle sue vene sepolte e dimenticate, in qualche modo la vita cercava una via: un filo d'erba solitario, un me-

Page 165: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

sto germoglio, un fiore malato. Non ebbero alcun dubbio, perché fu il cuore a dirglielo: là c'era il frutto.

Lidja afferrò il braccio di Sofia. «Sono qui!»Ratatoskr e Fabio erano accanto all'albero. Lo avevano

circondato con candele nere, che emettevano bagliori oscuri, come il lampo che aveva ferito il professore.

Ratatoskr, con gli occhi chiusi, recitava una misteriosa litania, piena di parole e suoni orribili. Fabio era in piedi al suo fianco, e in mano aveva qualcosa: un'ampolla colma di un liquido scuro.

Sofia proruppe in un grido: «Fermatevi!»Ratatoskr e Fabio si voltarono verso di lei.Ratatoskr digrignò i denti, poi saette nere partirono dalle

sue mani.Fu Lidja a salvare Sofia. Sollevò un masso con la teleci-

nesi e lo usò per farle da scudo. Il raggio nero lo mandò in frantumi con un boato. Sofia sentì che le schegge le sfiorava-no il capo come proiettili.

«Occupati di Fabio» disse Lidja, lanciandosi all'attacco.Partì a testa bassa, come una furia, le ali sempre più

consistenti sulle sue spalle. Sollevò intere zolle di terra, le scagliò con tutte le sue forze contro Ratatoskr. Gli alberi in-torno cominciarono a tremare, scossi fin nelle radici dai po-teri della ragazza. Ma Ratatoskr non sembrava preoccuparsi. Era avvolto da un bozzolo di fiamme nere che lo proteggeva-no da qualsiasi assalto. Immobile al centro di quella barriera,

Page 166: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

un braccio teso in avanti, lanciava tetre fiammate che frantu-mavano a una a una le zolle che Lidja gli scagliava contro.

«Fabio!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, un urlo che risuonò come un ruggito.

Fabio era immobile, l'ampolla in una mano. Sembrava indeciso. Sofia corse verso di lui. Sapeva che doveva attac-care, che era la cosa più ragionevole da fare.

"Prima lo rendi inoffensivo, e poi cerchi di convincerlo" le diceva decisa una voce. Ma non poteva.

«Mettila a terra» proruppe in tono tremante, una mano tesa in avanti, pronta all'attacco.

Fabio si girò a guardarla.«Appoggiala, qualunque cosa contenga.»Lui sorrise feroce. «Non so chi tu sia, ma di sicuro non

hai titoli per darmi ordini.»Inclinò piano piano la boccetta: il liquido nero scese pe-

ricolosamente lungo le pareti di vetro.Sofia allora lanciò una delle sue liane, afferrando al volo

l'ampolla e bloccando la fuoriuscita della sostanza. Ma Fabio non fu meno rapido. Una fiamma viva e rossa percorse a ri-troso la liana, e Sofia riuscì a mollare la presa giusto in tem-po prima di ustionarsi. Scartò di lato, ma un'altra fiammata le si fece incontro. Fu costretta a rotolare a terra.

«Non ci provare. Nessuno mi può fermare o dirmi cosa devo fare, chiaro?» urlò Fabio.

«Ma da Nidhoggr ti fai dare ordini» replicò Sofia tiran-dosi su. «E a Ratatoskr obbedisci.»

Page 167: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fabio rimase di nuovo incerto, l'ampolla stretta convul-samente tra le dita.

«Tu non sei uno di loro» provò a dire Sofia. «Non lo sei mai stato.»

«Vi ho tradito» ribatté lui a denti stretti. «Ho fatto un'al-tra scelta, una scelta che ho confermato qualche tempo fa. E sai una cosa? Non me ne pento affatto.»

Un nuovo lampo, e ancora fiamme, fiamme ovunque. Sofia spiccò il volo, la ferita subita al teatro romano che an-cora le bruciava; cercò di difendersi come poteva, e lanciò le sue liane per intrappolare Fabio. Ma lui era troppo rapido, e riusciva a evitare ogni assalto; poi evocò le ali, dorate, co-strette nei legacci metallici degli innesti di Nidhoggr. E per un istante Sofia lo vide: Eltanin. Il vero Eltanin. E ricordò.

Quando era arrivato, il drago dorato era già a terra, le squame intrise di sangue. Thuban aveva fissato con orrore le sue ferite: un'ala quasi completamente strappata, morsi e graffi su tutto il corpo e un profondo squarcio all'addome, da cui il sangue usciva a fiotti. Ma era il suo sguardo che gli aveva spezzato il cuore.

L'aveva visto andare via pochi mesi prima, l'aveva visto combattere contro i suoi fratelli draghi, sempre al fianco di Nidhoggr, sempre in prima fila, ansioso di stragi e di morte. Ma adesso era come se nulla di tutto quell'orrore fosse mai accaduto. Perché il giovane drago lo guardava chiedendo pietà. A lui, che non era stato capace di proteggerlo e di

Page 168: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

convincerlo della bontà delle loro ragioni; a lui, che l'aveva lasciato andare via, che non aveva saputo tenerlo avvinto a sé.

Thuban urlò al cielo il proprio dolore, e pianse tutte le lacrime del mondo.

«Avevi ragione» sussurrò il drago agonizzante. «Avevi ragione, e io sono sempre stato uno sciocco, uno stupido im-pulsivo.»

«Non dirlo, è colpa mia se ora sei così» replicò Thu-ban.

Ma l'altro scosse appena il capo. I suoi occhi andavano velandosi. «Sono stato io a condurlo all'Albero del Mondo» disse in un soffio, e lacrime di sangue gli scesero dagli oc-chi. «Io…»

Thuban appoggiò il muso a quello dell'antico compa-gno. «Nidhoggr ti aveva plagiato, ti aveva convinto.»

«Questo non mi assolve. Sarò in eterno maledetto, come è giusto che sia.»

«Tu sarai sempre nel mio cuore, e lo sai» mormorò Thuban. «E alla fine hai capito, altrimenti non saresti qui.»

Lo sguardo del drago dorato si schiarì appena. «Ma qualcosa sono riuscito a fare» disse piano. «Il frutto… il frutto è

salvo.» Un'espressione di beatitudine gli distese i linea-menti contratti dal dolore. «E finché almeno uno dei frutti sarà salvo, Nidhoggr non potrà vincere.»

Page 169: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Le lacrime di Thuban si mescolarono al sangue dell'a-mico. Eltanin era tornato, Eltanin era di nuovo uno di loro.

«Ora lascia che io vada» sussurrò il drago dorato.«Tu non te ne andrai. Tu, come tutti noi, vivrai. E un

giorno farai ritorno.»Eltanin lo guardò senza capire.«Gli uomini serberanno il ricordo di noi, gli uomini

ospiteranno il nostro spirito, e un giorno solcheremo di nuo-vo i cieli» disse Thuban. E con gli artigli gli divelse dalla fronte l'Occhio della Mente.

Lo sguardo di Eltanin si spense, il suo petto smise di abbassarsi nel ritmo ineguale del respiro agonizzante. Ma il suo spirito era là, e un uomo l'avrebbe accolto. Così Eltanin non sarebbe mai morto.

Fu la colonna di fuoco che vide venirle incontro a ripor-tare Sofia in sé. Scartò di lato, poi evocò quante più liane po-teva. Alcune finirono bruciate dal fuoco di Fabio, ma quelle che raggiunsero le sue ali furono sufficienti a fermarlo. Lo vide cadere, e anche lei scese. Lo bloccò a terra premendogli le mani sulle spalle, il ginocchio a schiacciargli il petto al suolo.

«Tu ti sei ricreduto!» gli urlò in faccia. «Non puoi aver-lo dimenticato! Alla fine moristi combattendo, e ci salvasti tutti, salvasti il frutto! Tu non sei destinato a questo!»

Page 170: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fabio la guardava con rabbia, ma non c'era solo quello nei suoi occhi. C'erano un barlume di coscienza, l'ombra di un antico ricordo, e un dubbio.

«Stupido, il sangue!» sentirono urlare Ratatoskr. «Versa il sangue!»

Lo sguardo di entrambi si concentrò sull'ampolla, in bi-lico tra l'indice e il pollice della mano destra di Fabio, a terra. Bastò allentare appena la presa. Quasi non sembrò neppure un atto volontario.

«No!!» urlò Sofia, ma il sangue nero di Nidhoggr aveva già bagnato il suolo.

Il suo grido si perse nel vento, che si sollevò fortissimo e improvviso. Spazzò via la nebbia, svelò la desolazione di un panorama spettrale, mentre il noce rifiorì all'istante. Ma non era una vita sana e rigogliosa, quella che l'abitava. La sua corteccia era nera come la pece, i suoi rami secchi erano percorsi da una linfa bruna e mortifera, e le sue foglie erano acuminate come spine, taglienti come rasoi. Un potere oscu-ro si sprigionò dai rami, e all'improvviso tutto intorno appar-ve Benevento, la stessa città sotto la neve che Sofia e Lidja avevano lasciato appena un'ora prima. Il noce non era più na-scosto agli occhi del mondo, il noce era tornato sulla Terra. Le sue radici percorsero le vie, divelsero le lastre di basalto e bucarono l'asfalto, gettarono semi oscuri ovunque giungesse-ro. Alberi contorti e neri sorsero dai crocicchi, le piazze furo-no colonizzate da piante strane e malate, i palazzi si copriro-no di muschi violacei e lunghe liane nerastre. La neve candi-

Page 171: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

da, a terra, si tinse di rosso, e fiocchi scarlatti presero a scen-dere dal cielo, finché l'intera città fu ricoperta da un manto di vegetazione grottesca, malvagia e tetra.

Poi, un unico lampo nero oscurò ogni cosa. Sofia si sen-tì urlare, e ancora, e ancora, finché ogni cosa si dissolse, e perse la consapevolezza di sé.

Page 172: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

16 Uno di fronte all' altra

Fabio si sentì all'improvviso liberato dalla presa di So-fia. Qualcosa l'aveva scagliata via, lontano da lui. Avvertì la terra tremare alle sue spalle. Tutto intorno a lui era spavento-so, assurdo. Il cielo innaturalmente luminoso, la neve rossa di sangue, e quegli alberi che spuntavano ovunque, orrendi, neri, malvagi.

"Che cosa ho fatto?"

Page 173: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Non era stato un gesto del tutto volontario. Era stato un riflesso, o l'estremo tentativo di chiudere la porta alle parole di quella ragazzina, davanti a quello che restava del noce.

Ma ora nulla aveva più importanza, e di fronte alla pau-ra ogni altra cosa sbiadiva. Nel frastuono dell'asfalto che si spaccava, delle radici che svellevano i pietroni dall'impianti-to, udì Ratatoskr ridere selvaggiamente.

Poi un lampo nero lo accecò, sprofondando il mondo nell'ombra.

Si sentì svanire, e sperò di poter trovare rifugio nell'in-coscienza. Ma qualcuno lo acchiappò per la collottola, avvin-ghiandolo a sé.

«Stai con me, mi servi ancora» gli urlò Ratatoskr in un orecchio, mentre lo stringeva al proprio corpo con un brac-cio.

E Fabio rimase cosciente, e vide il noce innalzarsi verso il cielo, vide le sue foglie acuminate ferire le nuvole, lo vide riprendere possesso di quella terra che un tempo era stata sua.

Tremò e cercò di divincolarsi, ma la presa di Ratatoskr era ferrea.

«Non c'è nulla da temere, è il suo Regno che risorge. Guarda, perché questa è solo una pallida ombra di ciò che accadrà quando il nostro Signore tornerà sulla Terra.»

Poi l'immagine schiarì all'improvviso. Una singola goc-cia di luce si insinuò in tutto quel buio, e da sola fu capace di diffondere un sottile bagliore. La corteccia coriacea e scura

Page 174: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

del noce parve aprirsi, rivelando un cuore luminoso. Dopo tutto quel buio, gli occhi di Fabio faticavano ad abituarsi, ma in quel chiarore andò delineandosi una figura. Esile e slan-ciata, emergeva a poco a poco dalla polpa del noce l'immagi-ne di una ragazza. Lentamente si tratteggiava il profilo della semplice tunica bianca che indossava, mentre le pieghe del tessuto candido si definivano in quella luce sempre più calda e rassicurante. Una fascia d'oro sottile le cingeva il seno, e le braccia erano nude di qualsiasi ornamento. Lunghi capelli castani, e occhi chiusi. Sembrava assopita. Le mani erano in-crociate all'altezza del seno, come a nascondere qualcosa, qualcosa di luminoso, caldo e benefico.

Fabio percepì un immenso senso di pace, e tutta la paura di poco prima svanì all'istante.

"Idhunn!"Era il nome della ragazza, e il solo pensarlo gli riempiva

il cuore di una dolcezza che non aveva mai percepito prima, tanto che sentì le lacrime corrergli agli occhi. Eppure non gli sembrava di conoscerla. Non aveva memoria del suo corpo snello, né dei suoi occhi castani, che pian piano andavano aprendosi. Ma sentiva di essere legato a lei da qualcosa, e l'a-mava, sì, l'amava come aveva amato solo sua madre, nei tempi remoti in cui la vita poteva ancora avere dolcezza.

Gli occhi di lei si aprirono quasi del tutto e incrociarono i suoi: a Fabio parve che venissero accesi da un lampo di comprensione, come se quella ragazza lo avesse riconosciu-to. Era uno sguardo colmo d'affetto e di rimpianto, lo sguar-

Page 175: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

do di chi finalmente si ricongiunge a qualcuno di molto ama-to, da cui è stato separato per troppo tempo.

Per un attimo gli parve che Idhunn tendesse verso di lui una mano, sorridendo. Poi fu finalmente in grado di vedere l'oggetto che stringeva al seno: un globo luminosissimo, splendente di riflessi dorati.

Le dita della ragazza, però, si infransero contro una bar-riera invisibile, esplodendo in terribili lampi neri. Dal nulla, si materializzò intorno a lei una gabbia di saette oscure, che le impedirono di uscire dal nucleo del noce. Il suo sorriso si tramutò in un'espressione di dolore, i suoi occhi si strinsero e dalla bocca le uscì un grido disperato.

Il chiarore che promanava dalla sua figura si spense, e Fabio potè vedere nella sua interezza la foresta malvagia che aveva infestato Benevento.

Finalmente Ratatoskr lo lasciò andare. Cadde a terra, in-capace di distogliere lo sguardo da Idhunn, che si contorceva nella gabbia. Ogni volta che il suo corpo toccava le sbarre, erompevano scintille nere. Urlava di dolore, una mano con-vulsamente stretta intorno alla testa, l'altra che stringeva il globo luminoso: splendeva ancora, era l'unica luce in quel panorama di tenebre.

Fabio si girò di scatto verso Ratatoskr. «Liberala!»Lui sorrise con ferocia. «Sta' calmo, fra poco sarà tutto

finito.»Allora lo minacciò con una delle sue lame, puntando-

gliela alla gola. «Ti ho detto di liberarla!»

Page 176: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Ratatoskr continuava a sghignazzare. «Non puoi farmi niente. Non qui. Questo è territorio mio, qui sono io che co-mando. Guardalo bene, perché questo sarà il mondo quando Nidhoggr tornerà.»

Fabio si staccò da lui e corse verso la ragazza. L'avrebbe liberata lui, avrebbe strappato le sbarre e l'avrebbe portata in salvo. Fu mentre correva verso di lei che le sue gambe si bloccarono di colpo, e un gelo terribile gli percorse le mem-bra.

Page 177: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

17 Perdute nel bosco

La prima cosa che sentì fu una fitta alla testa. Sofia por-tò una mano alla fronte e si toccò il neo: quel semplice gesto le ridiede lucidità e riacutizzò le sue percezioni. Avvertì l'o-dore orrendo dell'aria, la durezza della terra sotto la schiena, le gocce gelate che le colpivano il viso. Poi aprì gli occhi. Ciò che vide le provocò un brivido di raccapriccio: sopra di

Page 178: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

lei, uno scorcio di cielo livido, incorniciato tra chiome d'al-beri neri. Dalle nuvole scendevano fiocchi di neve rossa.

Si tirò su a fatica, il capo che le girava vorticosamente. Nessuna traccia del noce, né della radura in cui si trovava pochi istanti prima. Era invece nel bel mezzo di una foresta che doveva essere sorta per magia al centro di Benevento. Fra i tronchi contorti degli alberi, tra le liane e le felci mo-struose, si vedevano pezzi di asfalto e palazzi. Sentì la paura farsi strada in lei. Perché si trovava lì? Ricordava solo un lampo di luce accecante. Probabilmente era stata trascinata lontano nel momento in cui Fabio aveva versato il contenuto dell'ampolla. In quell'istante doveva essere accaduto qualco-sa di spaventoso.

Accanto a lei giaceva il corpo esanime di Lidja.«Lidja!» gridò.Si piegò su di lei e immediato fu il suo sollievo quando

si accorse che respirava ancora. Non aveva ferite visibili, però era pallida e teneva gli occhi chiusi. Provò a darle degli schiaffetti sulle guance, ma senza effetto. Forse con un po' d'acqua… Si guardò attorno, ma il bosco era fittissimo, e di acqua non sembrava esserci traccia.

Si chinò ancora su Lidja, scuotendola con forza.«Lidja, ti scongiuro, riprenditi! È successo qualcosa di

terrificante!»Le labbra dell'amica si mossero… «Mi fai male» sussur-

rò. Poi aprì gli occhi.

Page 179: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia l'abbracciò. «Mi hai fatto spaventare da morire! Come stai?»

«Debole, ma mi riprenderò, dammi una mano.»Sofia l'aiutò a mettersi seduta e finalmente Lidja vide lo

scenario agghiacciante che le circondava.«Questa è Benevento?» chiese, incredula.«Credo di sì. Siamo sulla strada che dal centro porta alla

zona dove è accampato il circo. Riconosco i palazzi, quelli che ancora si vedono. Siamo molto lontano da dove eravamo prima.»

«Cos'è successo?»«Ne so quanto te. Fabio ha fatto qualcosa al noce, e que-

sto è il risultato.» Sofia esitò. Ci voleva coraggio per fare la domanda che la ossessionava in quel momento. «Credi… credi che sia tornato?»

Lidja scosse la testa. «Sei pazza? Non può tornare. Non è ancora abbastanza forte. Il sigillo di Thuban si sta indebo-lendo, ma non così rapidamente. No, dev'essere colpa del frutto di Eltanin.»

Si tirò in piedi e si spazzolò il fondo dei pantaloni. Sem-brava aver ritrovato il suo spirito, e Sofia gliene fu grata, perché lei, al contrario, era terrorizzata.

«E allora?»«E allora non lo so. Un attimo prima stavo combattendo

con quel tizio e un attimo dopo sono rimasta accecata da quella luce. Poi buio, finché non mi hai svegliato.»

Page 180: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Ma adesso siamo a Benevento. Quindi, sempre che la tua teoria sulla dimensione parallela sia vera, il noce in qual-che modo dev'essere tornato nella nostra realtà, perché que-sta è Benevento.»

Lidja annuì.«Fabio ha versato il contenuto di quell'ampolla» prose-

guì Sofia con aria vagamente colpevole. «Ho provato a fer-marlo, ed ero sicura di esserci riuscita, di averlo convinto, in-vece…»

«Non ti sto accusando di niente» la interruppe Lidja al-zando una mano. E subito aggiunse: «Quindi questo è l'effet-to del rito che Fabio e l'altro tizio…»

«Ratatoskr» puntualizzò Sofia.«Ratatoskr, hanno portato a termine vicino al noce.

L'hanno ricondotto nella nostra realtà, ma tirandosi dietro questa… questa…» Lidja si guardò attorno «… foresta» con-cluse.

«E ora?» esclamò Sofia.«Ora è tassativo trovare il noce. L'hai sentito anche tu, il

frutto è lì. Quindi è al noce che dobbiamo arrivare. Suggeri-menti sulla direzione da prendere?»

Sofia volse lo sguardo tutt'intorno, poi scosse la testa. L'ultimo ricordo che aveva era il noce che affondava le radici nella strada, ma non ricordava assolutamente che palazzi ci fossero dietro.

Page 181: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Perfetto, neppure io» ammise Lidja. «Comunque c'era-no dei pietroni squadrati a terra, questo ce lo ricordiamo, per cui sarà proprio in centro città.»

E in quella direzione si mossero, cercando di orientarsi. Ma Benevento era quasi del tutto irriconoscibile. I pochi scampoli di strade e palazzi che si intravedevano spuntavano a malapena tra liane e tronchi d'albero. In mezzo a rami e fo-glie, emergevano luci sospese e lampioni, che gettavano quel po' di chiarore che permetteva a Sofia e a Lidja di muoversi in quel luogo infestato.

Alcune vie erano ancora visibili, ma spesso erano inter-rotte da alberi che bloccavano il passo e tracciavano tortuosi sentieri attraverso la città. Spesso dovevano arrampicarsi, o scavalcare radici sporgenti. Un paio di volte Sofia fu lì lì per cadere.

Di tanto in tanto, all'improvviso, il panorama si apriva in radure battute dalla neve rossa. Intorno, ancora alberi am-massati gli uni sugli altri.

«Non trovi tutto troppo silenzioso?» osservò a un tratto Lidja.

«Perché, c'è qualcosa che ti sembra normale, qui?» re-plicò Sofia, scavalcando un tronco spezzato.

«Intendo dire che in giro non c'è nessuno.»Sofia si bloccò. «È notte…»«Sì, ma gli alberi sono spuntati dal nulla, hanno divelto

la pavimentazione stradale» obiettò Ljdia indicando un pie-

Page 182: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

trone dal quale spuntava una radice. «Tutto questo ha fatto rumore.»

«Hai ragione. Dove sono tutti?» si chiese Sofia con un brivido.

Ebbe la risposta poco dopo. C'era qualcuno appoggiato a un albero. Corse subito verso di lui.

«Scusi, scusi!»Si bloccò non appena gli arrivò a pochi passi di distan-

za. Era seduto, la schiena appoggiata a un tronco, le mani ab-bandonate lungo le gambe. Non sembrava averla sentita.

Sofia gli scosse le spalle. «Mi scusi.»Quello scivolò di lato. E lei urlò. Lidja la raggiunse im-

mediatamente. Sofia non riusciva a smettere di gridare. L'uo-mo aveva gli occhi chiusi, e non dava alcun segno di vita.

«Sta' calma, dorme!» disse Lidja, ma dovette scuoterla per farla smettere. «È solo addormentato» insistette.

Sofia si guardò attorno sperduta. C'era la porta di una casa accostata. Ne usciva fuori un alberello dal tronco ritor-to, ma c'era spazio a sufficienza per entrare.

Lo fece, timorosa. Dietro di sé, avvertiva i passi cauti di Lidja.

La casa era infestata. Tronchi d'albero spuntavano dal pavimento e si infilavano nel soffitto, a volte portando con sé parte della mobilia. Nella stanza da letto, una coppia profon-damente assopita. C'era anche un bambino, sospeso tra due rami, nella stanza a fianco.

«Dormono tutti» sussurrò Sofia.

Page 183: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lidja sospirò. «Mi sembra una cosa positiva.»«Sì, ma non è un sonno naturale.»«Quanto meno non abbiamo gente in preda al panico

che gira per le strade, o un'intera città sterminata.»Sofia dovette darle ragione. «In ogni caso, ora dobbia-

mo trovare il noce» disse, cercando di ostentare una sicurez-za che non aveva.

Si rimisero in marcia.

Orientarsi non era per niente facile, e ben presto si rese-ro conto di essersi perse. Se ne accorsero quando videro il tendone del circo stagliarsi in lontananza.

«Il prof! Il prof è là! Lui saprà dirci cosa fare!» esclamò Sofia, dirigendosi senza esitazione verso l'ingresso.

In giro non c'era nessuno. Il tendone era bucato in più punti da un paio di alberi, e la roulotte di Minimo era finita in cima a un ramo. Qualche altra era stata inclinata dalle ra-dici spuntate dal terreno, ma per il resto tutto sembrava come al solito. Sofia entrò immediatamente nella roulotte del pro-fessore.

Era seduto sul letto. Il pantalone era stato tagliato intor-no alla gamba ferita, che era fasciata stretta.

«Prof!» Sofia gli balzò accanto. «Cos'è successo, prof? Cosa dobbiamo fare?»

Le rispose solo un silenzio ostile. Come tutti gli altri, il professor Schlafen dormiva. Sembrava assopito nel sonno dei giusti, profondo e pacifico.

Page 184: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia provò a scuoterlo. «Abbiamo bisogno di te, prof.»Lui si limitò a scivolare di lato, finendo quasi sdraiato

sul lettino.«Siamo sveglie solo noi, Sof.» La voce di Lidja, alle sue

spalle, era fredda e sicura. «Stavolta non possiamo chiedere aiuto a lui.»

Sofia si morse il labbro e contemplò il professore che dormiva tranquillo, e distante.

«Non ce la possiamo fare da sole… Voglio dire, non sappiamo cos'è successo, non sappiamo come far tornare normale la città, e non sappiamo nemmeno dov'è finito quel dannato noce!»

Lidja non si lasciò coinvolgere dalla sua rabbia. «E in-vece un modo lo dobbiamo trovare.» La prese per mano. «Noi siamo le Draconiane, ospitiamo gli spiriti di Thuban e di Rastaban, e a noi spetta salvare il mondo da Nidhoggr. Nessun altro può farlo al posto nostro, questo è il compito che è toccato in sorte a me e a te, è il nostro destino.»

Sofia la guardò tristemente.«Mentre stiamo qui» continuò Lidja «i nostri nemici

avranno già preso il frutto. Ce ne dobbiamo andare.»Sofia rimase immobile ancora qualche istante. Non le

piaceva l'idea di abbandonare il professore, ma non c'erano alternative. «Andiamo» disse semplicemente.

Uscirono dalla roulotte, cercarono di ripercorrere a ritro-so la strada che avevano già fatto. Lidja gettò un malinconi-co sguardo al tendone bucato. Sofia immaginò Alma, Marti-

Page 185: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

na e tutti gli altri assopiti, estranei all'incubo che la città sta-va vivendo. Per la prima volta si sentì davvero diversa da quei fortunati che attraversavano in sonno quell'orrore. Lei invece sapeva, lei non avrebbe mai potuto chiudere gli occhi come loro.

Si ritrovarono di nuovo fuori, nella foresta.«Quanto grande può essere il noce?» chiese Lidja.«Molto grande, penso» rispose Sofia.«Allora dall'alto si dovrebbe vedere.»Bastò un istante per evocare i poteri di Thuban e di Ra-

staban. Le ali spuntarono dalle loro scapole, ma prima che potessero spiccare il volo, Sofia sentì che la terra tremava. Era una sorta di vibrazione sorda, che rimbombava nello sto-maco.

Accadde tutto molto in fretta. Grosse radici spuntarono dal suolo, si avvolsero nell'aria e bloccarono sul nascere il volo di Lidja. Una le si arrotolò intorno alla caviglia e la spinse di nuovo a terra.

Sofia urlò e fece un passo indietro. Inciampò in qualco-sa, cadde e… lo vide.

Un fiore gigantesco, la corolla nera e lucente che si av-volgeva intorno a una zona centrale rossa come il sangue, irta di zanne appuntite. Lentamente tirava a sé Lidja, che si divincolava invano. Le zanne della pianta già schioccavano affamate.

Sofia evocò le liane e le avvolse strettamente intorno al fiore, che reagì avvinghiandole una caviglia e sollevandola.

Page 186: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fu allora Lidja a intervenire: si mise a colpire la corolla con un fitto lancio di pietre mosse con la forza del pensiero. So-fia aumentò il numero di liane strette attorno al fiore, mentre con la mano libera evocava una lancia di legno simile a quel-la che aveva già usato con Fabio, ma affilata lungo i bordi. Cominciò a menare fendenti contro le radici del fiore, radici che proseguivano sotto l'asfalto per metri e metri. Erano du-rissime, ma un po' alla volta cominciarono a scalfirsi, poi a spezzarsi a una a una. Quando recise l'ultima, il fiore iniziò a vibrare e ad appassire. Sofia allora appoggiò la mano a terra e si concentrò. Il suolo fremette, e subito spuntarono tronchi verdissimi, che avvolsero il fiore stritolandolo in una morsa implacabile. Poi fu il silenzio.

«Sei stata straordinaria» disse Lidja rimettendosi in pie-di.

Solo allora Sofia riprese a respirare, e assieme all'aria che tornava a gonfiare i suoi polmoni, arrivò tutta la paura che aveva scacciato mentre combatteva. «Da dove accidente è uscito? Prima non c'era…» Si interruppe di colpo.

Fruscii nel bosco. Entrambe si guardarono attorno, in al-lerta.

«Finora non avevamo usato i nostri poteri» disse Lidja, pronta a parare eventuali aggressioni. «Evidentemente que-sto bosco adesso percepisce la potenza di Thuban e di Rasta-ban, e reagisce in questo modo.»

Non aveva neppure finito di parlare che dai cespugli spuntarono decine di serpenti. Erano piccoli, neri e agilissi-

Page 187: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

mi. Ricoprivano il terreno, se lo contendevano leccandolo con le sottili lingue rosso sangue, e avanzavano inesorabili verso di loro.

«Dannazione, no… i serpenti no!» gridò Lidja, afferran-do un braccio di Sofia.

Lei si girò a guardarla: era terrorizzata, e pallida come un cencio. Non l'aveva mai vista così. Si sentì perduta. E adesso?

Non appena le piccole serpi cominciarono a prendere d'assalto le loro scarpe, Lidja si mise a strillare isterica, bat-tendo i piedi a terra.

«Saliamo!» urlò Sofia, facendo ricorso alle ali. All'ini-zio dovette trascinare Lidja, ma poi anche lei riuscì a spiega-re le ali. I serpenti, in basso, continuavano a contorcersi, sibi-lando furiosi.

Le due ragazze si sollevarono ancora, la neve rossa che sferzava i loro volti. Quando provarono a gettare un'occhiata in giù, la città apparve come un'unica massa di foglie nere. Il profilo delle strade era indistinguibile, ovunque si vedevano solo le chiome di quegli alberi maledetti, nulla che spiccasse su quel tappeto di tenebre. Era impossibile individuare il noce tra tutta quella vegetazione.

Sorvolarono la città cercando di aguzzare la vista.«Non lo troveremo mai» si lasciò sfuggire Sofia.«Hai appena distrutto un fiore carnivoro gigante, e mi

vieni a dire che non sei in grado di trovare un dannato albe-ro? Smettila di fare la disfattista» insorse Lidja.

Page 188: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Si abbassarono planando sulla vegetazione, finché qual-cosa non si parò davanti a loro. Sembrava una specie di aqui-la, ma la testa non era quella di un uccello, bensì di un rettile. Sembrava una terribile via di mezzo tra una lucertola e un ra-pace. Si avventò con un grido stridulo su Sofia, che istintiva-mente si portò le mani agli occhi.

Sentì gli artigli della bestia cercare le sue ali, la bocca allungarsi verso la sua carne. Rotolarono in aria, poi crolla-rono pesantemente a terra. Sofia provò a evocare di nuovo le liane, ma l'animale non le toglieva le zampe di dosso, impe-dendole i movimenti.

"Stavolta non ce la faccio, stavolta non ce la faccio… " si disse disperata.

Sentì vagamente le dita di Lidja che cercavano di strin-gersi sulle ali della mostruosa creatura, la sentì lottare per staccargliela di dosso, mentre gli artigli le coprivano le brac-cia di graffi.

Poi una luce improvvisa, un ultimo urlo della bestia, e Sofia fu improvvisamente libera.

Rimase stesa a terra, incredula. E allora le giunse un ru-more familiare, ritmico, e una voce che conosceva: «È torna-ta! È tornata e dovete aiutarla!»

Page 189: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

18 La storia della vecchia

La vecchia stava davanti a loro nei suoi soliti abiti di-messi, i piedi infilati nei consueti zoccoli. Ma il suo sguardo era acceso da una consapevolezza che Sofia non le aveva mai visto prima.

Lidja si mise immediatamente in posizione di attacco. «Ferma dove sei!»

Sofia la bloccò toccandole un braccio. «È un'amica. È la vecchina di cui ti ho parlato, quella che ha salvato il prof da Ratatoskr.»

Page 190: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Mia figlia è tornata» disse la vecchia in tono grave «e voi dovete aiutarla.»

«Di che stai parlando?» chiese Lidja, confusa.«Sai dov'è il noce?» domandò invece Sofia.La vecchia annuì. «Lo sento con grande chiarezza. Mia

figlia sta soffrendo…»«E allora portaci là» la esortò Sofia.«Sof, io non ci sto capendo niente.»«Lei è la madre di Idhunn» spiegò Sofia, concitata. «Mi

ha guidata nel luogo dove era nascosta la chiave per aprire il portale che ci ha fatto arrivare al noce.»

«Idhunn dev'essere vissuta qualcosa come trentamila anni fa… Come può lei…» Lidja aveva un'espressione sem-pre più perplessa. «Ma allora sei un fantasma?» chiese, fa-cendo istintivamente un passo indietro. Forse i fantasmi le piacevano più dei serpenti, ma non molto di più.

«Non so davvero cosa sono. Ma posso raccontarvi come lo sono diventata. Nel frattempo, però, raggiungiamo il noce. Vi prego, mia figlia è in pericolo.»

Lidja guardò alternativamente la vecchia e Sofia.«Ti fidi di lei?» chiese infine. «Sei sicura che non sia

un'alleata delle viverne?»«Ti dico di sì. E poi adesso mi sembra anche più forte.»«È così» annuì la vecchia. «Il ritorno di mia figlia mi ha

rafforzato. Adesso è come se fossi di nuovo viva.»Sofia e Lidja rabbrividirono. Quindi era davvero un fan-

tasma…

Page 191: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Andiamo allora» disse Lidja.«Statemi vicino» raccomandò la vecchia. «Questo luogo

reagisce ai vostri poteri, e io posso difendervi.» Pose le mani di fronte al petto, e una sottilissima barriera azzurrina si ma-terializzò intorno a lei. «Dentro» ingiunse.

Sofia e Lidja obbedirono, anche perché sentivano di nuovo quel terribile fruscio che avevano già percepito quan-do erano comparsi i serpenti.

«In volo faremo prima» disse Lidja, circondando la vec-china per la vita, mentre ali rosee le spuntavano dalla schie-na.

Spiccarono il volo proprio quando i serpenti comincia-rono a ricoprire il terreno. E durante il viaggio la vecchia raccontò.

Condussi la mia esistenza terrena più di mille anni fa, quando Romualdo era duca di Benevento e lungo il Sabato ancora si celebravano strani riti, contro i quali tuonava in chiesa il vescovo Barbato.

Per lungo tempo non seppi chi realmente fosse Idhunn. Per me era semplicemente Matilde, mia figlia. Conduceva-mo una vita semplice, sole, io e lei, e Matilde era tutto per me.

Fu per caso che scoprii che di tanto in tanto, alla notte, si assentava per andare chissà dove a fare chissà cosa. La mattina aveva profondi segni neri intorno agli occhi e il vol-

Page 192: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

to scavato da una nottata insonne. Accadeva a ogni luna piena.

Lei si giustificava dicendo che a volte aveva difficoltà a dormire. Ma una madre sa, si accorge quando una figlia mente.

E allora una notte la seguii. Il noce, l'albero malefico di cui tutti parlavano, era illuminato dalla luce di decine e de-cine di candele. E le ragazze non erano nude, come diceva-no tutti, e non c'erano diavoli e gatti neri. Le ragazze canta-vano in una lingua che non conoscevo, e adoravano l'albero, gli innalzavano preghiere e gli facevano offerte.

Matilde era con loro, vestita di bianco: sembrava il capo. Era bellissima, la pelle accesa di una luce nuova, lo sguardo adorante. Idhunn, si faceva chiamare.

La mattina dopo le parlai, la supplicai di smetterla, qualsiasi cosa stessero facendo. Le dissi che l'avrebbero perseguitata e uccisa.

Fu irremovibile. Mi raccontò una storia che non capi-vo, mi parlò di un albero che aveva perso i frutti, di lotte tra animali mitologici e di uomini che quei frutti avevano difeso, e che si chiamavano Custodi. Ma io conoscevo solo ciò che ci diceva la domenica in chiesa Barbato, e capivo soltanto che, sebbene quelle ragazze non facessero niente di male, tutti le avrebbero bollate come streghe.

E infatti alla fine successe. Fu Barbato in persona a guidare la folla inferocita, armata di torce e forconi. Vedevo la pazzia negli occhi di quegli uomini, e mi facevano assai

Page 193: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

più paura delle ragazze che si riunivano intorno all'albero di notte. Andavano al noce, per abbatterlo.

Matilde quella sera decise di uscire.La supplicai di restare e fuggire con me. Se avessimo

abbandonato al suo destino quell'albero maledetto, se fossi-mo scappate da Benevento… Non volle sentire ragioni. Era così decisa, così bella ed eroica nella sua serenità. Sentii che non avrei potuto vivere senza di lei, e glielo dissi.

Non mi ascoltò. «Il futuro del mondo dipende da quel noce. Io devo proteggerlo, è il mio destino. Questo però mi impedisce di rimanerti ancora accanto. Ma ci rivedremo un giorno, stanne certa.» Mi toccò la fronte con una mano, e mi trasmise qualcosa: i poteri che possiedo ancora oggi. Poi se ne andò. E non la rividi mai più.

Dopo l'abbattimento del noce, non ci furono processi, a Benevento. Le ragazze che avevano adorato l'albero sem-bravano scomparse nel nulla, e di Matilde non ebbi più al-cuna notizia.

La malattia mi prese un anno dopo, e io l'accolsi come un'amica. Perché era vero, non potevo vivere senza mia fi-glia. Sperai nella morte, ma quando l'oscurità mi avvolse, in qualche modo mi accorsi di essere ancora al mondo. Non ri-cordavo molto, se non la promessa che mi aveva fatto Matil-de. Non avrei più trovato pace fino a quando non l'avessi ri-vista. E così il mio spirito sopravvisse, vagando per secoli nella città. Qualcuno di tanto in tanto mi vedeva, e parlava

Page 194: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

della vecchina con gli zoccoli che appariva di notte, vicino al teatro romano.

Sofia e Lidja avevano ascoltato rapite, mentre volavano sopra le chiome degli alberi ormai completamente coperti di neve color sangue.

«Per secoli di me è rimasta solo la consapevolezza che attendevo qualcuno» continuò la vecchia. «Pian piano di-menticai anche il suo nome, ma non l'amore che le portavo. Ora i ricordi sono tornati. Rammento quel che mi disse la mattina dopo che la vidi al sabba. Mia figlia era una delle in-numerevoli incarnazioni di Idhunn che nel corso dei millenni si erano avvicendate intorno al noce per difenderlo e proteg-gerlo. Conosco i poteri che mi trasmise quando mi toccò la fronte, quell'ultima sera. So del frutto, di Nidhoggr e dell'Al-bero del Mondo. E so che è stata lei a volere che io restassi qui per tutti questi secoli, perché l'aiutassi, e aiutassi voi.»

Seguì un lungo silenzio. Sofia pensò alla potenza di quell'affetto che aveva tenuto una madre legata al mondo per mille e più anni.

"Io sono destinata a non avere mai un affetto simile" si disse con una stretta al cuore. Poi pensò al professore, al modo in cui l'aveva salutata poche ore prima, quando era partita per la missione. "Ma io ho lui." E si sentì il petto inondato di calore.

«Ci siamo» annunciò a quel punto la vecchia.

Page 195: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lidja e Sofia planarono. Ora lo scorgevano, il noce, e la minuscola piana davanti ad esso. C'erano Ratatoskr e Fabio, vicino all'albero. Poi videro una saetta nera farsi loro incon-tro, rapidissima.

Page 196: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

19 La scelta di Eltanin

Fabio fu sicuro di essere sul punto di morire. Il respiro gli si fermò in gola, braccia e gambe gli divennero di marmo. Riuscì a vedere ancora solo per un istante, poi ogni cosa di-venne nera. In quel buio denso e pastoso, andò pian piano definendosi la testa di una serpe enorme, la bocca irta di zan-ne aperta in un ghigno feroce, gli occhi rossi e malvagi. Sei mio, esultò Nidhoggr nella sua mente, sei finalmente mio.

Page 197: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fabio chiuse gli occhi. Quando li riaprì, erano privi di qualsiasi espressione, e rossi. Il suo volto non esprimeva al-cuna emozione. Si voltò, si inginocchiò davanti a Ratatoskr, un pugno a toccare terra.

Ratatoskr si concesse una breve risata. «Ci hai fatto pe-nare non poco, ragazzino. Pensavo che non saremmo più riu-sciti a soggiogarti e privarti della tua volontà.

Errore mio: sei forte, ma mai quanto il mio Signore.»Fabio non si mosse, come in attesa di ordini.«Va' da lei e prendi il frutto» ingiunse Ratatoskr.Fabio avanzò lento. I suoi passi erano in qualche modo

incerti. Si avvicinò al noce, dove Idhunn continuava a dibat-tersi come impazzita. Tese una mano, l'avvolse nel metallo dei suoi innesti e facilmente riuscì a penetrare la gabbia nella quale la ragazza era confinata. Quando fu dentro, gli innesti si ritrassero, lasciandogli la mano nuda. Non appena le sue dita furono libere dal metallo, Idhunn smise di urlare. Guar-dò Fabio negli occhi. Sorrise. «Eltanin… sei venuto, alla fine, proprio come avevi promesso» disse.

Nella mente di Fabio qualcosa si accese. Un barlume di comprensione, una scintilla di coscienza che si portava dietro l'ombra di ricordi sepolti. Fu un attimo. Poi il buio riprese possesso del suo spirito.

Il sorriso si spense sul volto di Idhunn. «Non sei tu» mormorò, ma era troppo tardi.

Le dita di Fabio sfiorarono il frutto. Una luce immensa avvolse l'albero e la piccola radura.

Page 198: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«No!» urlò Idhunn, ma il frutto le sfuggì di mano. Fabio strinse le dita intorno al globo dorato.

E fu allora che parte di quella luce, parte di quel potere tremendo e benefico, si fece strada nella sua mente sconvol-ta. Ricordi. Di una città bianca e bellissima nella quale aveva vissuto, tanto tempo prima. Ma all'epoca non era un ragazzi-no sperduto e disperato: era un drago, un giovane drago do-rato e irruente. "Eltanin custodiva l'Albero del Mondo." Ri-cordò una bimba che giocava con lui nella città dei draghi, e una ragazza che trascorreva con lui gran parte del suo tempo. Idhunn, la bambina allevata dai draghi, dai genitori di Elta-nin, a Draconia. Idhunn, sua sorella. E le ultime parole di lei: "Non lo darò ad altri che a te, lo giuro. Custodirò il frutto a costo della vita, fino a quando non verrai a riprenderlo." Il volto di Idhunn rigato di lacrime, l'ultima volta che si erano visti.

Fabio si sentì sommerso da quel cumulo di memorie. La sua mano stringeva il globo luminoso dal quale sentiva pro-venire una forza benigna e sconosciuta, che gli trasmetteva una pace mai sperimentata.

«Bagnalo con il tuo sangue» disse la voce gelida di Ra-tatoskr.

"Che cos'è? Perché Nidhoggr vuole a tutti i costi questo oggetto? E chi sono io davvero?" Questo avrebbe voluto dire Fabio, ma la sua bocca rimase chiusa. Il suo corpo non gli ri-spondeva.

Page 199: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sono io che comando, non tu! urlò una voce nella sua testa. Nidhoggr. Fabio se ne sentì dilaniato. Ricordò le parole della viverna: "Sei il primo della tua specie cui lascio la vo-lontà… Ti ho dato molto, e molto esigo in cambio. E se falli-rai, mi riprenderò tutto, e da ultimo ti toglierò la vita."

Dunque questo era successo: Nidhoggr ora controllava il suo corpo, ma non la sua coscienza. Quella era rimasta a lui. La voce del signore delle viverne continuò a echeggiare nella sua mente: È quasi finita. Mi serve solo un po' del tuo sangue, e poi potrò finalmente sbarazzarmi di te.

Fabio cercò di resistere, non voleva far del male a quella ragazza alla quale si sentiva profondamente legato, ma una fitta di dolore lancinante gli attraversò la testa. Avrebbe vo-luto urlare, ma la sua bocca ancora una volta restò sigillata. Si vide evocare una lama, che gli spuntò dalla mano destra. Se la passò su una delle dita che stringevano il frutto. Avver-tì il dolore, e poi vide il suo sangue colare e bagnare il frutto. In qualche modo lo splendore dell'oggetto diminuì. Il frutto ebbe un tremito sordo, e Ratatoskr esultò.

«Portamelo, avanti» disse. Teneva tra le mani una sacca di velluto aperta.

Fabio cercò di riprendere il controllo del proprio corpo. È finita, resistere è inutile, disse Nidhoggr nella sua mente. Ma lui insistette, sebbene la cosa gli provocasse una soffe-renza infinita. Dentro di sé urlava e urlava, di rabbia e dispe-razione. Un po' alla volta la sua volontà riuscì a fare breccia nel controllo imposto dalla viverna e le gambe si bloccarono.

Page 200: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Muoviti, servo!» gli ordinò Ratatoskr.Nidhoggr urlò di nuovo nella mente di Fabio, ma di

nuovo lui resistette. Resistette quanto poteva farlo un essere umano, e anche di più, ma alla fine la viverna riprese il so-pravvento. Con orrore, Fabio si accorse che un piede si solle-vava, poi un altro. Era finita, davvero…

Fu allora che le vide arrivare. Le due ragazzine che era-no come lui volavano alte nel cielo, al limite del suo campo visivo, e una delle due reggeva un'altra persona: la misteriosa vecchia che aveva conosciuto al teatro romano. Avrebbe vo-luto avvisarle, ma non poteva nemmeno muovere la testa. Solo avanzare.

Ratatoskr si girò appena a guardarle, un'espressione di stizza sul volto. Poi si concentrò, e un lampo di luce nera riempì l'aria.

Quando Fabio recuperò la vista, si accorse che le ragaz-zine stavano precipitando. Sbattendo freneticamente le ali, riuscirono a rallentare la caduta, ma colpirono terra con un tonfo che le stordì.

Intanto, rapidissimo, Ratatoskr era scattato verso di lui. «Incapace» sibilò; poi infilò in fretta il frutto dentro la borsa, avendo cura di non toccarlo. «Fine della storia» aggiunse con un sorriso malvagio. E spiccò il volo.

Nello stesso istante, Fabio capì di avere di nuovo il con-trollo del proprio corpo. Forse serviva la presenza di Ratato-skr perché Nidhoggr potesse possederlo. Cercò di seguirlo, ma furono gli innesti metallici a bloccarlo. Crebbero a dismi-

Page 201: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

sura, coprendogli il corpo, e un tentacolo gli si avvolse intor-no alla gola. Mentre l'aria gli mancava sempre più, sentì Nid-hoggr ridere nella sua mente. La voce era flebile e lontana, ora, come se provenisse da una distanza infinita. Avessi asse-condato la tua natura, e mi avessi seguito fino infondo, ti avrei risparmiato. Invece hai scelto un'altra volta i tuoi ami-ci: ebbene, avrai il privilegio di morire davanti ai loro oc-chi. Addio.

Lidja e Sofia, intanto, si stavano riprendendo dalla cadu-ta e videro Ratatoskr spiccare il volo. Scattarono in piedi ed evocarono di nuovo le ali. La vecchia non si muoveva. In piedi davanti al noce, sembrava di nuovo confusa.

Sofia puntò verso il cielo, ma poi scorse Fabio con gli innesti metallici che formavano un groviglio inestricabile in-torno al suo corpo. Lo stavano stritolando. Aveva il volto rosso, la bocca spalancata. Si gettò su di lui.

«Sof, che diavolo fai?» urlò Lidja. Volteggiava già a un metro da terra. «Quello se ne va col frutto!»

«Fabio è uno di noi» replicò Sofia.«Ci ha traditi! E non abbiamo tempo per lui!»Forse era vero. Forse il suo compito di Draconiana era

solo quello di prendere il frutto. Sofia però non riusciva a farlo. «Non posso lasciarlo morire» disse, mentre con le mani già afferrava i tentacoli metallici sulla gola del ragazzo.

«Maledizione, Sof!» esclamò Lidja, volando all'insegui-mento di Ratatoskr.

Page 202: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Ma Sofia non la vide perché tutta la sua attenzione era rivolta a Fabio, che aveva cessato di muoversi e sembrava sul punto di perdere i sensi. I tentacoli resistevano ai suoi sforzi. Decise di cambiare obiettivo. Emise un viticcio e ta-stò dietro la nuca del ragazzo. Era lì l'origine degli innesti. Il viticcio si infilò sotto il ragno metallico, ma per quanti sforzi facesse non si smuoveva di un millimetro. I tentacoli sem-brarono avvertire il pericolo. Di colpo si svolsero dal corpo di Fabio per avvinghiare strettamente anche Sofia. Adesso i due ragazzi erano corpo a corpo, i volti a pochi millimetri l'uno dall'altro. Fabio portò gli occhi su di lei e Sofia si sentì attraversata da quello sguardo.

«Perché lo stai facendo?» mormorò. «Io sono un tradito-re.»

«Perché sei uno dei nostri» rispose lei con voce strozza-ta. Cominciava a risentire della stretta mortale di quei tenta-coli. "E perché mi piaci" pensò, ma non riuscì a dirlo. Il suo viticcio si era finalmente incuneato sotto il corpo principale dell'innesto. Sofia chiuse gli occhi, si concentrò. L'Occhio della Mente brillò in tutto il suo fulgore, e quello di Fabio si infiammò di conseguenza, come due corde di violino che vi-brano alla stessa frequenza. Sofia si sentì dilaniata dal dolore di lui, ed entrò in contatto con il suo animo. Lesse la sua so-litudine e la sua sofferenza. In un istante i due furono uniti da una comune consapevolezza, e le loro menti in qualche modo si fusero. Il passato riaffiorò in tutto il suo splendore, i

Page 203: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

ricordi sommersi vennero infine alla luce, e Fabio seppe: chi era e qual era il suo destino.

Vide Eltanin lottare contro i draghi, assieme alle viver-ne, animato solo dalla sete di sangue e di gloria. Vide il suo tradimento, vide Nidhoggr dilaniare l'Albero del Mondo. Ma vide anche Idhunn, gli innumerevoli momenti trascorsi assie-me, sentì che l'affetto per lei non l'aveva mai abbandonato. E la vide andare da lui, nel covo di Nidhoggr, e parlargli, cer-care di convincerlo a tornare.

«Tu credi che sia troppo tardi, ma non lo è. Torna con noi, torna a lottare con i draghi tuoi simili. Tutto quello che hai fatto può essere perdonato, perché tu sei e sempre reste-rai uno di noi.»

Parole che gli si erano incise nel cuore e che gli avevano fatto ritrovare il senno. Perché si era pentito, alla fine, ed era tornato dai suoi compagni.

Vide Eltanin prendere con sé l'unico frutto dell'Albero del Mondo che non era andato perduto. Lo vide aprirsi un ta-glio nel petto, e inondare il frutto del proprio sangue.

«Nessuno se non io e te potrà toccare questo frutto, lo giuro sul mio sangue» lo sentì dire, quello stesso sigillo che poco prima lui aveva infranto obbligato da Nidhoggr. Ecco dunque perché la viverna l'aveva voluto con sé: perché solo lui poteva toccare il frutto e rompere quell'incantesimo.

Infine vide Eltanin combattere fino all'ultimo, da solo, contro centinaia di viverne, e soccombere nella lotta.

Page 204: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Qualcosa nel cuore di Fabio si ruppe: si era pentito, alla fine, si era pentito.

Gli innesti metallici fremettero, smisero di stringere e arrugginirono pian piano, dalle basi fino alla punta. La ruggi-ne li divorò fino a disgregarli del tutto. Sofia e Fabio furono finalmente liberi, ricoperti da una sottile polvere rossa. Giac-quero a terra qualche istante, spossati. Nella radura si sentiva solo l'ansito dei loro respiri. La mano di Sofia era poggiata sul petto di lui. Sotto il palmo, percepiva il suo cuore battere con forza. "L'ho salvato" pensò con un senso di gioia folle. "Questa volta l'ho salvato."

«Grazie» mormorò Fabio. Un sussurro, come se se ne vergognasse.

Poi si sollevò d'impeto. I suoi occhi erano colmi di un'i-ra cieca e divorante.

«Quel maledetto… quel maledetto mi ha usato» disse tra i denti. Le ali letteralmente gli esplosero dalla schiena. «Ma me la pagherà!» aggiunse con rabbia, prendendo il volo.

Sofia si rimise in piedi a fatica ed evocò le proprie ali. Era stremata, ma c'era ancora molto da fare. Con un balzo, si gettò anche lei all'inseguimento del frutto.

Page 205: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

20 La scelta di Fabio

La vecchia rimase sola nella radura. Avanzò verso il noce e vide Matilde piangere disperata, sentì la sua angoscia. Era come se non fosse passato neppure un istante da quando l'aveva perduta. L'anno che aveva trascorso da viva senza di lei, i secoli in cui aveva vagato per la città, memore solo del-l'antica promessa che la figlia le aveva fatto, sembravano non essere mai esistiti. Ora la vedeva, la vedeva davvero, e non solo nella sua mente. Era come la ricordava: le fossette ai lati della bocca, la forma arrotondata del suo viso da bambina, i capelli castani lisci. Incorniciata nell'incavo del noce in cui

Page 206: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

era prigioniera, sembrava la figura dolente di un quadro anti-co, di quelli che un tempo aveva visto in chiesa.

Sporse le mani verso la prigione di Idhunn, e sebbene avesse appena sfiorato i lampi scuri, sentì un dolore terribile propagarsi lungo tutto il suo corpo fatto di ombra e magia. Ma il dolore non fu sufficiente a farla arretrare. Infilò le mani ancora più a fondo nella gabbia e raggiunse il volto piangente della figlia. Le sfiorò il viso. «Sono qui» disse. «Sarò con te sino alla fine.»

Ratatoskr volava veloce. Aveva vinto! Il frutto era nelle sue mani: poteva percepirne il potere attraverso il velluto della sacca. Rideva, Ratatoskr, e pregustava il momento in cui l'avrebbe consegnato a Nidhoggr. Allora avrebbe final-mente goduto della sua riconoscenza. Per di più, il Draconia-no traditore a quel punto doveva già essere morto, stritolato da quello stesso potere che aveva accettato così scioccamen-te. Era un trionfo su tutta la linea. Controllò che le ragazzine che ospitavano i Dormienti non gli fossero dietro, ma nessu-no sembrava averlo seguito. Quelle disgustose paladine dei draghi dovevano essere terrorizzate da lui.

Non ebbe nemmeno il tempo di terminare il pensiero che un albero sradicato dal suolo lo colpì con la forza di un missile. Ratatoskr urlò e precipitò come un uccello abbattuto, ma senza mollare la sacca. Riuscì a frenare la caduta e, pri-ma ancora di toccare terra, lanciò un fulmine nero che polve-rizzò un nuovo albero che volava verso la sua testa.

Page 207: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Tra le schegge di legno, apparve la figura di Lidja, in piedi tra i cespugli. Aveva negli occhi rabbia e una stermina-ta voglia di combattere.

Ratatoskr ridacchiò. «Pensi davvero di potermi sconfig-gere?»

Lei non rispose, ma usò di nuovo il suo potere mentale per sollevare due enormi zolle di terra e lanciargliele contro.

Ratatoskr le dissolse con un paio di lampi, ma quando la terra frantumata si posò al suolo, Lidja lo aggredì. Una delle sue mani era artigliata, e gli inferse un colpo al volto. Sangue nero eruppe dalla ferita.

Ratatoskr se lo deterse con una mano. I suoi occhi saet-tavano, gialli, la pupilla allungata come quella dei rettili.

«Sei diventata più forte, ragazzina. Ma dimentichi che qui sono a casa mia.»

All'improvviso, un albero dietro Lidja si spaccò con un suono sordo. Ne colò fuori una resina densa e giallastra, che si muoveva come se fosse animata da una volontà propria. Si avvolse rapida intorno alle caviglie della ragazza, bloccando-la al suolo. Lei cercò disperatamente di liberarsi divincolan-dosi, ma la resina era vischiosa come colla. Ratatoskr fece un breve inchino. «Addio, ragazzina.»

La resina lentamente iniziò ad abbrancarla intorno alla vita e alle spalle.

Page 208: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Sofia guardò Fabio in aria davanti a lei. Volava spinto da una furia cieca, inarrestabile, le ali circondate da fiamme purpuree.

«Aspettami!» provò a urlargli, ma senza risultato.Il ragazzo sembrava avanzare ancora più veloce, dimen-

tico di lei. Sofia cercò di raggiungerlo battendo vorticosa-mente le ali, quando sentì qualcosa muoversi tra gli alberi sotto di loro.

Anche Fabio se n'era accorto, e con una capriola che So-fia fu certa non avrebbe mai potuto imitare, puntò verso la foresta come un falco.

Lei si limitò a chiudere le ali, precipitando come un sas-so, per poi riaprirle a pochi metri da terra. Arrivarono all'uni-sono, e Sofia si sentì venir meno davanti alla scena che si of-friva ai suoi occhi. Lidja era avvolta da una sostanza viscida traslucida, che l'aveva quasi del tutto avvolta in una specie di bozzolo. A stento si riusciva a scorgere la sua faccia.

Scattò verso di lei, e istintivamente infilò le mani nel vi-scidume che l'avvolgeva. Ne rimase invischiata, e non riuscì più a liberarle.

«Aiutami!» disse voltandosi verso Fabio.Lui rimase fermo dov'era, lo sguardo gelido. «Devo

prendere quel bastardo!» rispose. «Puoi cavartela da sola, qui.»

«Fabio!» gli urlò contro Sofia, ma lui aveva già spiccato il volo. Non c'era tempo per recriminare. Lidja rischiava la vita.

Page 209: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Strinse i denti e affondò le mani nella resina, finché non le arrivò al gomito. Sentì che quella robaccia cominciava a sfiorarle anche i piedi.

Riuscì infine a toccare un braccio di Lidja. Lo strinse con forza, poi evocò i propri poteri. Dalle dita iniziò a trasu-dare clorofilla.

Sofia si concentrò al massimo, e riuscì a controllarne il flusso e la forma. Sentiva l'energia sgorgarle dalle mani a tutta velocità, ma insistette con uno sforzo sovrumano. Infil-trò la clorofilla nella resina, la spinse ad avvolgersi intorno alle braccia di Lidja, al suo tronco, alle gambe, e poi ancora intorno alle proprie braccia, fino a formare un sottile strato che le isolava dalla sostanza giallastra.

A quel punto urlò. Con un ultimo sforzo, fece espandere la clorofilla fino a far esplodere il bozzolo di resina. Sia lei che Lidja vennero proiettate all'indietro, sull'erba nera.

Sofia cadde rovinosamente sulla schiena, ma Lidja riu-scì a mantenere l'equilibrio. Benché sfibrata, evocò i propri poteri, sradicò l'albero e lo scaraventò a terra. Poi cadde in ginocchio, affranta.

«Grazie» mormorò rivolta all'amica. «Ma potevi rispar-miarti di salvare quell'avanzo di galera. Fosse per lui, po-tremmo morire entrambe» aggiunse acida.

Sofia si rialzò piano. Era tutta indolenzita. Un rumore sordo, e un altro albero si spaccò a metà.

«Ce ne dobbiamo andare!» strillò.

Page 210: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Si lanciarono verso il cielo, e solo allora Sofia chiese ra-gione a Lidja di ciò che aveva notato già da un po'.

«E quelli da dove vengono?» disse, indicando gli artigli che l'amica aveva al posto della mano destra.

«Non lo so, sono una novità anche per me. Sembra che Rastaban stavolta voglia darmi un aiuto più consistente del solito» rispose Lidja guardandosi la mano. Non era esatta-mente l'artiglio di un drago, ma qualcosa che gli assomiglia-va molto. Le sue unghie si erano ispessite e allungate, fino a diventare artigli coriacei e affilatissimi. Le dita si erano sal-date a due a due, e ora erano tre in tutto, massicce e nodose. Al posto della pelle, squame durissime, rosate.

«Fabio è corso dietro al servo di Nidhoggr» disse Sofia volandole accanto. «Non devi giudicarlo male. E ancora sconvolto per quello che gli ha fatto.»

«Forse sei tu che non devi giudicarlo troppo bene» ri-batté Lidja. Sofia pensò che forse aveva ragione.

Il secondo attacco bloccò Ratatoskr proprio ai margini della città. Cominciava a intravedere i confini della foresta e i primi campi coltivati ai margini di Benevento. Bastava pro-seguire verso Barba, e finalmente avrebbe potuto consegnare al suo Padrone il risultato di tante fatiche.

Fu un vero e proprio muro di fuoco che si frappose tra lui e la fine del viaggio. Le fiamme attecchirono subito alle sue carni. Dovette scendere a terra e rotolarsi al suolo.

Page 211: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Fabio era davanti a lui, un paio di ali infuocate sulle spalle, gli occhi colmi d'ira.

«Dannato ragazzino…» proruppe Ratatoskr rimettendo-si in piedi. «Sei immortale o cosa?»

«Mi avete usato per i vostri scopi e poi mi avete abban-donato a morire.»

«Cosa ti aspettavi? Sapevi chi eravamo, ma hai deciso di rivoltarti contro di noi. Speravi davvero di passarla liscia?»

Fabio urlò. Il suo corpo venne avvolto dalle fiamme. Ora controllava il fuoco, e senza gli innesti il suo potere na-turale scorreva libero. «Finisce qui, maledetto!» disse, lan-ciando uno strale infuocato.

Ratatoskr fece altrettanto con le sue fiamme nere. I due fuochi si incontrarono ed esplosero lanciando lapilli tutt'in-torno. Lingue di fuoco scure si contesero la foresta con vam-pe vermiglie.

Fabio era completamente fuori controllo. Anni di umi-liazione e sofferenza ribollivano in lui amplificando le sue forze. Non gli importava di morire lì combattendo, sarebbe stata una buona morte. Voleva soltanto annullarsi nella pro-pria forza, lasciarsi accecare dalla furia, e bruciare fino alla cenere. Lanciò contro Ratatoskr una palla di fuoco che esplo-se su una barriera nera con la forza di una bomba.

«Guarda…» disse Lidja indicando un serpente di fumo che si alzava ai margini della foresta.

Page 212: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«È lui» urlò Sofia.All'unisono le due ragazze drago picchiarono in volata

verso l'origine della nube.Uno spettacolo apocalittico le accolse quando giunsero

a terra. Fumo e fuoco ovunque, e due corpi – uno vermiglio, l'altro nero – che si contorcevano a mezz'aria. Sofia riconob-be quella scena, perché l'aveva già vista in passato. I draghi e le viverne si combattevano di nuovo, con la stessa dispera-zione e la stessa violenza di un tempo. Una stretta le avvinse il cuore: sapeva com'era finita l'ultima volta.

Entrambe si lanciarono all'attacco. Il calore era insoste-nibile. Fabio sembrava completamente fuori di sé, ed era or-ribile a vedersi, così simile al nemico, abitato dallo stesso de-siderio di distruzione.

Lidja volò intorno a Ratatoskr, avvicinandosi per inflig-gergli sciabolate con i suoi artigli; Sofia gli lanciò contro le sue liane. Il fuoco ne bruciava molte, ma lei ne produsse così tante che parecchie arrivarono ugualmente sul bersaglio.

«Lui è mio, mio!» urlò Fabio fuori di sé.Le liane si strinsero attorno al corpo di Ratatoskr, impe-

dendogli qualsiasi movimento.«Ora!» gridò Sofia verso Fabio. «Dagli fuoco!»Al ragazzo bastò poggiare una mano sulle liane. «Crepa,

bastardo!» inveì.Fiamme altissime avvolsero Ratatoskr in un istante. Le

ragazze lo sentirono urlare, lo videro dibattersi disperata-mente. Poi il caldo divenne insopportabile e dovettero arre-

Page 213: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

trare. Sofia distolse lo sguardo: era un nemico, un essere spietato, ma ugualmente non riusciva a tollerare lo spettacolo della sua sofferenza.

Fabio invece aveva gli occhi fissi su quanto stava acca-dendo, e nelle sue pupille il fuoco si rifletteva intenso e guiz-zante. Il bozzolo infuocato smise di dibattersi, pian piano cadde al suolo.

Lidja si avvicinò a Fabio, gli mise una mano su una spalla. «È finita» disse. «Non ci resta che recuperare il frut-to.»

Lui parve risvegliarsi da un sogno. Si riscosse, guardò Lidja come se non la riconoscesse, e infine lasciò andare la presa sui tizzoni che ancora teneva in mano.

Fu allora che accadde. Il terreno sembrò esplodere. Una colonna di un fumo nero e denso eruppe dal suolo accecan-doli. Cominciarono a tossire, le gole in fiamme, mentre qual-cuno, o qualcosa, urlava: un urlo disumano, bestiale e scon-volgente. Fiamme nere si diffusero ovunque, consumando quanto restava della vegetazione.

Sofia si sentì gridare, mentre una fitta l'attraversava da capo a piedi. Era certa di essere sul punto di morire. Non riu-sciva nemmeno a spiccare il volo, e tra le lacrime vide che lo stesso accadeva a Fabio e a Lidja.

Dal fumo, emerse una figura mostruosa. Era una lucer-tola alta almeno due metri, ritta sulle zampe posteriori, la pelle squamosa e viscida, gli occhi gialli accesi da un'ira sen-za pari. Il volto, allungato, era quello di un serpente, e da ser-

Page 214: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

pente era la lingua, lunga e biforcuta, che saettava nell'aria. La bocca, rossa come una fornace, era irta di zanne lunghe e affilatissime che schioccavano nell'aria. Ratatoskr si era fi-nalmente rivelato nella sua vera natura.

«È ora di chiudere la partita per sempre» sibilò il mo-stro, la voce terribilmente simile a quella di Nidhoggr, acce-sa degli stessi suoni gutturali, carica dello stesso orrore.

Sofia, prostrata a terra in ginocchio, sentì che non pote-vano farcela. Erano esausti, e il nemico troppo più forte di loro. Doveva finire così?

Poi lo vide. Luminoso, splendido, per nulla offuscato dalla violenza della lotta. Il frutto. Era rotolato via, e sporge-va dalla sacca di velluto che lo avvolgeva. Una pace strana le scese nel cuore. Adesso sapeva cosa fare.

Ratatoskr sferrò l'attacco. Enormi saette nere volarono nell'aria, fendendo il fumo come lame. I tre Draconiani le schivarono a stento, ruzzolando sul terreno. Sofia si gettò là dove aveva visto il frutto brillare, tese le dita, e i suoi polpa-strelli ne sfiorarono la superficie liscia.

"È fatta!"Lo strinse tra le braccia, pronta a spiccare il volo verso

il nemico. Poi, un dolore assoluto le mozzò il respiro in gola. Si afflosciò al suolo, senza fiato. Era stata colpita. I suoni della battaglia le arrivavano confusi, distanti. A malapena in-travide Ratatoskr che si contorceva lanciando lampi neri, mentre Lidja e Fabio lo attaccavano. Il dolore divenne sordo. Scorse un paio di ali di fuoco sopra di lei, e la figura magra e

Page 215: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

slanciata di Fabio. Lo chiamò, con un filo di voce, con la for-za del pensiero. Lo vide abbassare la testa verso di lei, men-tre il mondo si faceva sempre più scuro.

"Prendi il frutto e portalo a Idhunn, lei saprà cosa fare" pensò Sofia con le ultime forze. "Ricordati. Quello che hai fatto può essere perdonato, e tu sei e resterai sempre uno di noi." Poi il buio ebbe la meglio.

Fabio restò fermo un istante appena. Sofia giaceva a ter-ra, una delle ali squarciate. Il sangue ne sgorgava a fiotti, e la sua pelle era così pallida che sembrava cera. In aria, Lidja ce la metteva tutta. Lanciava contro il nemico quanto le stava intorno: zolle di terra, pietre, alberi. Ma la maggior parte dei suoi attacchi finivano disintegrati dalle fiamme di Ratatoskr.

Fabio avrebbe voluto continuare a combattere, seguire l'istinto e vivere come aveva fatto fino a quel momento, nella disperazione e nella solitudine. Ma non poteva.

"Al diavolo!"Raccolse il frutto che splendeva tra le mani di Sofia, poi

spiccò il volo verso il noce. Avanzò a rotta di collo, sfruttan-do al massimo le correnti e forzando le ali al limite della loro possibilità. In pochi minuti raggiunse la radura e la prigione di Idhunn. Ora si ricordava, ora sapeva. Lei si dibatteva an-cora nelle sue catene di luce, piangendo disperata, mentre la vecchia le accarezzava il viso.

Page 216: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Ecco il frutto» disse Fabio sporgendo il globo lumino-so verso Idhunn. «Mi ricordo di te… Mi ricordo!» Esitò, poi aggiunse: «E ti chiedo perdono.»

Si sentì strano a pronunciare una frase del genere. Non aveva mai chiesto scusa a nessuno, in vita sua.

Idhunn lo guardò, lo riconobbe finalmente, e sorrise, il sorriso più bello che lui avesse mai visto. Gli ricordò il modo in cui gli sorrideva sua madre, e tutti i giorni felici trascorsi con lei. E poi il drago che era in lui ricordò gli anni a Draco-nia, ricordò i giochi con quella ragazza, e una nostalgia stra-ziante lo prese alla gola.

Lei avanzò lenta attraverso la gabbia. «Sapevo che sare-sti tornato» gli disse. «Il frutto è tuo, sta a te usarlo. L'ho conservato per te, come ti avevo promesso.»

«Io… io non so cosa fare… E là… là qualcuno sta mo-rendo.» Fabio deglutì. «E Rastaban sta ancora lottando» ag-giunse con voce tremante.

«Invece sai cosa fare» replicò calma Idhunn. «I poteri dei frutti possono essere utilizzati dai Draconiani. Dovrai solo ricordare come facesti allora, quando eri ancora un dra-go e difendevi l'Albero del Mondo.»

Fabio strinse a sé il frutto, e pregò. Pregò che i suoi er-rori potessero essere perdonati, che tutto quanto le sue azioni avevano causato potesse essere annullato, che Idhunn fosse libera e quell'incubo finisse.

E il miracolo accadde. Il frutto vibrò tra le sue mani, sprigionando una luce dorata che avvolse ogni cosa, dissolse

Page 217: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

tutto nel proprio sconfinato splendore. Le sbarre della prigio-ne di Idhunn scomparvero; poi la luce proseguì oltre, som-mergendo quell'orribile foresta, bruciandola al calore del proprio potere. Gli alberi rattrappirono, le radici seccarono, le foglie arsero all'istante. La neve cessò di cadere, e la fore-sta malefica si ritirò rapidamente, tornando al nulla dal quale era stata partorita.

La luce arrivò al luogo dello scontro tra Lidja e Ratato-skr come un'onda di marea. Lidja, stremata e sul punto di soccombere, se ne vide avvolta e ne percepì tutta l'energia. Ratatoskr urlò e le sue squame presero a bruciare, i suoi po-teri improvvisamente annullati da quel bagliore.

Fabio chiuse gli occhi. Avvertì solo un senso di quiete e benessere crescergli dentro. Non si era mai sentito così. Poi, a un tratto, nel lucore accecante che lo circondava, vide avanzare Idhunn, finalmente libera, finalmente se stessa. Sorrideva serena, la veste bianca che le scendeva morbida lungo il corpo, le braccia candide abbandonate lungo i fian-chi.

«Sapevo che avresti mantenuto la tua promessa» disse.Al suo cospetto, Fabio ebbe paura, paura di ciò che era e

di ciò che aveva fatto. «Ho tradito due volte» disse con voce tremante.

«Ma ci hai salvati tutti, alla fine.»«Ho causato dolore e morte, sono cose che non si can-

cellano.»

Page 218: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Ma hai sofferto in prima persona, e a lungo.» Idhunn gli mise una mano sul cuore. «Io so cosa hai provato, io so perché l'hai fatto.»

Poi lo abbracciò, con forza, con amore. Fabio si abban-donò alla dolcezza di quella stretta. Era davvero lei, in carne e ossa, identica a quando l'aveva lasciata, millenni prima. Il potere del frutto l'aveva protetta per tutto quel tempo.

«Sei a casa, adesso» aggiunse Idhunn. Poi si staccò. Ac-canto a lei c'era la vecchia. Aveva un'espressione beata, come se anche lei avesse trovato una pace cercata troppo a lungo.

«E ora?» chiese Fabio.«Ora sta a te» rispose Idhunn «come è sempre stato. Ora

comincia la tua nuova vita. Ma non sarà l'ultima volta che ci vedremo, te lo prometto. Quando questa guerra finirà, se vin-ceremo, io sarò con te a Draconia.»

Poi prese la mano della madre. Si guardarono sorriden-do, e pian piano si dissolsero nella luce purissima.

Di colpo fu notte. E quando Fabio fu di nuovo in grado di vedere, nel buio capì di essere a Benevento, davanti all'o-belisco lungo il corso. Una neve candida cadeva dal cielo. Poi si accorse delle due figure poco distanti da lui. Erano Li-dja e Sofia.

Sofia era a terra, al centro di una rosa di sangue, ed era pallidissima. Lidja piangeva, le mani strette a quelle dell'a-mica, le spalle scosse dai singulti. Alzò gli occhi verso di lui.

«E morta!» gridò. «Sofia è morta!»

Page 219: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn
Page 220: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

21 Un potere che salva

Fabio rimase un istante attonito. Poi corse verso le due ragazze e spostò Lidja con gentilezza. «Fammi vedere» dis-se.

«Lasciala stare, non ti azzardare a toccarla! È anche per colpa tua se è morta!»

Fabio non le diede retta e posò una mano sul collo di Sofia. Poi appoggiò entrambe le mani sul suo petto, una so-

Page 221: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

pra l'altra, e iniziò a spingere. Uno, due, tre, quattro, cinque. Si staccò, avvicinò il volto a quello della ragazza e le fece la respirazione bocca a bocca. Sentiva Lidja singhiozzare.

«Invece di star lì immobile, dammi una mano!» disse quasi urlando.

Lidja parve riscuotersi all'improvviso. Annuì vigorosa-mente e si avvicinò a Sofia. «Che devo fare?»

«La respirazione bocca a bocca quando te lo dico.» E Fabio riprese a pompare.

Metteva tutto se stesso in quel movimento, e nella sua testa c'era spazio per un solo pensiero: "Salvala!"

Non si soffermò a guardare la macchia di sangue che si allargava sulla strada, non indugiò sulla pelle di lei sempre più bianca. Contavano solo le sue mani che premevano.

Poi, un movimento impercettibile del torace di Sofia.«Respira!» urlò Lidja.Fabio si fermò. Era vero. Il petto si abbassava e si alza-

va lievemente. Le mise di nuovo una mano sul collo. Percepì un battito debolissimo.

«Dobbiamo portarla in ospedale» disse Lidja.Fabio si guardò le ginocchia. I pantaloni erano sporchi

del sangue di Sofia. «Girala. Bisogna prima fermare l'emor-ragia.»

«Ci penseranno all'ospedale.»«In queste condizioni non ci arriverà all'ospedale, gira-

la!»

Page 222: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lidja non potè fare altro che obbedire. La sua ira la spa-ventava, e poi era stato lui a salvarla.

Non appena Sofia fu prona, Lidja si portò una mano alla bocca. La schiena dell'amica era attraversata da un unico lun-go taglio, profondo e slabbrato. Il sangue ne colava lento, vi-scoso. Le ali con cui aveva combattuto quella sera non c'era-no più.

Fabio rimase un istante a contemplare quel taglio rosso. Non era una ferita che poteva suturare con le sue fiamme. E adesso non aveva neppure le lame degli innesti che potessero aiutarlo. Si sentì perduto.

Fu in quello stato che lo vide, con la coda dell'occhio. Il frutto, l'origine e la fine di tutto quanto era successo quella sera.

Probabilmente gli era caduto quando era corso da Lidja.Lo afferrò rapido."Se sono riuscito a usarlo prima per spazzare via la fore-

sta, forse posso farlo di nuovo per salvare lei."Tornò a inginocchiarsi accanto a Sofia.«Cosa diavolo hai in mente? Dobbiamo fare qualcosa!»

Lidja si stava facendo prendere di nuovo dal panico.Fabio la ignorò, chiuse gli occhi e strinse le dita sul frut-

to. "Guariscila, ti scongiuro, guariscila!"La stessa splendida luce che aveva illuminato la foresta

poco prima avvolse lui e Sofia, e dissolse ogni cosa in un soffuso chiarore. Fu pace ovunque, e dolcezza. Fabio percepì solo se stesso e Sofia, sospesi in quell'oro assoluto e salvifi-

Page 223: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

co. Non c'era più neppure il frutto, come assorbito dalle sue stesse mani. Ma c'era Idhunn, il suo spirito, lì accanto. Fabio tese le palme, che adesso erano coperte di fiamme quasi bianche, e le passò dolcemente sulla schiena di Sofia. Sentì il potere che dalle sue mani fluiva verso di lei. Perché per una volta il suo fuoco non stava distruggendo, ma curando, per-ché davvero poteva rimediare a ciò che aveva fatto, ed essere uno di loro.

Continuò finché non si sentì esausto, finché le mani non presero a tremargli. Allora la luce si spense e il frutto gli sfuggì dalle dita. Si sentì scivolare all'indietro. Era a terra adesso, una guancia premuta contro le pietre della strada, e respirava forte.

«Sof, Sof!» sentì che chiamava Lidja.Si tirò su. Era tutto come prima. Erano vicino all'obeli-

sco, lo stesso che avevano usato come porta per raggiungere il noce. Benevento era tornata quella di sempre, senza alcuna traccia che lasciasse intuire ciò che era accaduto durante quella notte folle.

Gli girava la testa, ma si avvicinò ugualmente a Sofia. Respirava con calma, e il taglio sulla sua schiena si era note-volmente ridotto. Era persino meno profondo. Fabio vide gli occhi lucidi di Lidja puntati su di lui. Erano colmi di gratitu-dine. Per qualche ragione si sentì in imbarazzo. Prese Sofia in braccio.

«Va' a chiamare quel tizio che sta con voi, quello strano.

Page 224: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Io porto Sofia in ospedale. E consegnagli questo» disse, porgendole il frutto.

Lidja annuì. Poi gli poggiò una mano sul braccio. «Gra-zie» gli disse con la voce che le tremava. «Grazie davvero.»

Fabio distolse lo sguardo. «Muoviti, avanti.»La vide volare via. Sofia, tra le sue braccia, respirava

piano. Aveva un colorito più sano, adesso, però aveva biso-gno di cure.

Era stanchissimo, ma si trattava di fare ancora un picco-lo sforzo. Si guardò attorno. Nessuno. Evocò le ali sulla schiena, quindi spiccò il volo.

All'ospedale gli fecero un mucchio di domande. A un certo punto pensò che avrebbero chiamato la polizia per farlo arrestare. Del resto, uno come lui non faceva esattamente una buona impressione se si presentava in ospedale coperto di sangue non suo. Senza contare che anche lui portava i se-gni della recente battaglia.

Inventò una bugia.«È stato un incidente. Stavamo attraversando e ci hanno

investiti. E non si sono neppure fermati.»La situazione migliorò parecchio quando arrivò il pro-

fessore.Era bianco come un cencio, e zoppicava visibilmente.Nonostante fosse sconvolto, riuscì a prendere in mano la

situazione.

Page 225: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

«Certo che lo conosco» disse quando lo misero di fronte a Fabio. «È un caro amico di mia figlia, si conoscono fin da quando erano bambini.»

Il medico lanciò a Fabio un'occhiata sghemba, ma non fece commenti. Anche con la polizia se la vide il professore.

Fabio rimase seduto fuori dalla stanza dove stavano me-dicando Sofia. Aveva solo voglia di andarsene, dopo quella notte tremenda, e non gli piaceva il modo in cui tutti lo guar-davano là dentro. Però qualcosa lo tratteneva.

Il professore gli si sedette accanto non appena ebbe fini-to con le forze dell'ordine. Rimasero in silenzio per tutto il tempo, uno a guardarsi i jeans sporchi di sangue, l'altro a fis-sare il soffitto. Poi il medico uscì. Tutti e due scattarono in piedi come molle.

«La ferita è brutta, ma abbiamo fatto una trasfusione e suturato per bene. La terremo in osservazione per qualche giorno.»

Il professore trasse un lungo sospiro, poi si aggiustò gli occhiali. «La posso vedere?»

«Adesso dorme. In ogni caso può entrare, se vuole.»Il dottore si allontanò. Fabio rimase immobile, le mani

affondate nelle tasche.«Vuoi venire?» gli chiese a sorpresa il professore.«Io…»«Le hai salvato la vita, non vuoi vedere la fine della sto-

ria?»

Page 226: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Entrarono in punta di piedi. Sofia era supina, la schiena completamente avvolta da un largo bendaggio, una flebo at-taccata alla mano sinistra. Sembrava dormire serena.

«Guardala bene. È merito tuo se è ancora viva.»Fabio sentì un lungo brivido percorrergli la schiena.«Non hai idea di quanto significhi per me Sofia, e di

conseguenza quanto ti sia grato per quello che hai fatto que-sta notte.»

Fabio scrollò le spalle. Non sapeva cosa dire. Guardò Sofia riposare tranquilla, e non riuscì a collegarla al ricordo che aveva di lei, sdraiata sull'asfalto in una pozza di sangue.

"Ma davvero sono stato io?" pensò.Il professore si sedette su una sedia accanto al letto.

Strinse delicatamente la mano di Sofia fra le proprie, avendo cura di non toccare il tubicino della flebo. Si riempì gli occhi della sua immagine.

«Io e te dobbiamo parlare, lo sai, vero?» disse rivolto a Fabio, senza staccare gli occhi dalla ragazza. «A quelli come noi non sono concesse né pace né tregua, e presto dovrai fare i conti con quello che sei.»

Si girò lentamente. La stanza era vuota. Di Fabio, nessu-na traccia. Il professore fu tentato di uscire, di andare a cer-care quel ragazzo tormentato. Ma a volte bisogna dimentica-re il dovere e lasciarsi andare. E lui quella sera aveva rischia-to di perdere la persona cui più teneva al mondo.

Un sorriso amaro gli si disegnò sul volto. Distolse lo sguardo dal rettangolo luminoso della porta e tornò a posarlo

Page 227: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

sull'unica cosa che contava davvero in quella notte pazzesca e terribile: la sua Sofia.

Page 228: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Epilogo

Faceva ancora freddo, però la neve se n'era andata. Era durata poco. Una mattinata, poi il sole l'aveva sciolta. Ma dietro di sé aveva lasciato un senso di pulizia, e un odore buono, di ghiaccio.

Sofia guardò Lidja muoversi per la roulotte. Radunava le proprie cose con amore, come fossero pecorelle da riporta-re all'ovile.

Stavano facendo i bagagli. Era finita. Il circo avrebbe proseguito, avrebbe visto altre città e assaggiato altri climi.

Il loro viaggio, invece, terminava lì.Il professore entrò con la sua enorme sacca da viaggio a

tracolla. Si muoveva impacciato, perché i punti alla gamba tiravano. «Allora, sei pronta a tornare a casa?» chiese, rivolto a Sofia.

Avvolta in una coperta caldissima tirata su fino al naso, lei si limitò ad annuire. Era ancora molto debole.

Lidja chiuse la valigia. A Sofia sembrò di sentirla sospi-rare: aveva gli occhi umidi.

«Professore, porto io in macchina Sof» disse.«Sicura di farcela?» chiese lui.«Tu non sei in grado, e Marcus sta ancora dormendo.

Quindi…»

Page 229: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Lidja la prese in braccio con tutta la coperta. Barcollò un paio di volte, ma poi imbroccò la via della porta. Scese cauta le scalette. La sistemò sul sedile posteriore della mac-china, sdraiata.

A terra, vicino ai piedi di Sofia, c'era un involto di stof-fa. Copriva il frutto, chiuso in una gabbia protettiva che sem-brava una specie di voliera per uccelli, dorata e risplendente di una luce strana.

«È cosparsa di resina della Gemma» aveva spiegato il professore a Sofia. «L'ho costruita parecchio tempo fa, prima che iniziassimo a cercare i frutti. Sapevo che una volta trova-ti avremmo dovuto trasferirli in sicurezza in un posto che po-tesse custodirli. Questa gabbia mi è parsa il modo migliore.» Si apriva con una chiave minuscola assicurata ai suoi panta-loni da una sottile catenella dorata.

Quando le avevano raccontato quello che era accaduto dopo il suo svenimento, Sofia aveva protestato con il profes-sore. «Non dovevi lasciare che Fabio andasse via!»

«Non era ancora pronto, Sofia» aveva risposto lui, pa-ziente.

«Ma prof, abbiamo bisogno di lui!»«Anche a te ho lasciato la scelta. Sai che non ti avrei

fermata se te ne fossi voluta andare, vero?»«Sì.»«Anche lui è libero di andarsene, come te e come Lidja.

Quello che facciamo è per nostra scelta, non per obbligo»

Page 230: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

aveva concluso il professore, e Sofia sapeva che aveva ragio-ne.

Si sistemò meglio sul sedile e si chiese se avrebbe rivi-sto Fabio. Lo sperava con tutto il cuore. Dietro di lei, il pro-fessore caricava la macchina.

La gente del circo l'aveva già salutata. Alma era stata una roccia, come sempre: l'aveva abbracciata stretta, le aveva sorriso. Martina si era sciolta in lacrime. «Eri così brava a fare il clown…» aveva detto tra un singhiozzo e l'altro, men-tre Carlo le batteva una mano sulla spalla.

Il professore si era inventato che Sofia era stata investi-ta, e stavolta c'era stato un po' di trambusto. Del resto, in due mesi scarsi di permanenza al circo Sofia aveva avuto ben due incidenti, e la cosa era parsa davvero strana. Ma il professore aveva saputo essere convincente, e tutti alla fine si erano per-suasi che semplicemente la sfortuna si era accanita contro quella povera ragazza. Anche per questo erano stati molto carini con lei nei pochi giorni di convalescenza che aveva trascorso lì. Sofia si accorse con sorpresa che le sarebbero mancati tutti. Era stata bene al circo, e non se n'era neppure accorta fino al momento in cui aveva dovuto lasciarlo.

Ma la sua tristezza era niente di fronte a quella di Lidja, che stava salendo in macchina in quel momento, il viso serio e gli occhi bassi. Per lei era la fine di un'epoca, della vita per come l'aveva conosciuta fino ad allora. Aveva passato la not-te nella roulotte di Alma. Chissà cosa si erano dette.

Page 231: Licia troisi la ragazza drago 02 l'albero di idhunn

Il professore salì a bordo. «Tutto bene, Sofia?» chiese per l'ultima volta.

L'auto borbottò un paio di volte, poi si mise in moto. Sofia si ostinò a guardare fuori. Benevento si mosse pigra. E fu allora che lo vide, in piedi accanto a un lampione, magro, infagottato in un cappotto troppo leggero per tutto quel fred-do.

Fabio.Alzò la mano verso di lei, la salutò. Poi sorrise, ed era la

prima volta che Sofia gli vedeva sulle labbra un sorriso così schietto e sincero, così privo di nubi e sofferenza.

Sorrise anche lei, appoggiò la mano al vetro e tenne gli occhi fissi su di lui fino a quando la sua figura non divenne piccola piccola e infine scomparve.

L'avrebbe rivisto.Se lo sentiva.