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LICEO SCIENTIFICO STATALE “ENRICO BOGGIO LERA” – 1 E

Quest’anno, accompagnati da alcune delle nostre insegnanti, abbiamo deciso di intraprendere un percorso didattico finalizzato alla conoscenza dell’arte contemporanea.

Gli obiettivi del progetto didattico erano a dir poco enigmatici, a partire dalla definizione del concetto stesso di “arte contemporanea”, nella quale ci siamo cimentati senza grandi successi …

Ma con tante cose da fare e da vedere, da immaginare e da sperimentare, giusto l’arte contemporanea?

C’è stata però una mostra nella nostra città, che ha esposto le opere di due artisti contemporanei, Alberto Burri e Lucio Fontana, nomi che, alle nostre orecchie, suonavano come quelli di due perfetti sconosciuti. Ci è stato quindi proposto di visitare la mostra e noi, aperti a tutte le iniziative, soprattutto a quelle che si svolgono fuori dalle pareti scolastiche, abbiamo accettato di buon grado…

Il progetto didattico si è articolato in diverse tappe: un incontro introduttivo con la dott.ssa Auteri, responsabile dei servizi educativi della Fondazione Puglisi-Cosentino; visita alla mostra “Burri e Fontana. Materia e spazio”, ospitata nelle sale di Palazzo Valle, sede della Fondazione; laboratorio didattico manuale, dove abbiamo creato le nostre ‘’opere d ‘arte’’. Il percorso ha avuto culmine nel viaggio d’istruzione, durante il

quale abbiamo avuto modo di visitare, fra le altre cose, il cretto di Burri a Gibellina e Palazzo Riso a Palermo.

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PREPARIAMO LE VALIGIE … 22 Marzo 2010

Presso l’Aula Magna del nostro Istituto, la dott.ssa Auteri ha tenuto una conferenza sull’evoluzione e la definizione di arte contemporanea.

Durante l’incontro ci sono state presentate una serie di slide, che mostravano dettagliatamente le modifiche subite dall’arte nel corso della storia, soffermandosi anche sui metodi della rappresentazione della materia e dello spazio.

Nel susseguirsi della storia, l’arte ha compiuto notevoli cambiamenti. Si è passati dall’arte rupestre all’arte delle prime civiltà sedentarie, dall’arte egiziana all’arte greca, dall’arte medievale a quella rinascimentale e, a seguire, ci sono stati il Neoclassicismo, il Romanticismo, il Realismo, l’Impressionismo,il post-Impressionismo, il Cubismo, il Futurismo l’Astrattismo, fino ad arrivare all’arte Contemporanea.

L’arte protagonista dei nostri giorni è proprio l’Arte Contemporanea, di cui spesso, però, non viene compreso il significato. Con essa viene ampiamente utilizzata la materia, che viene modellata a piacimento dagli artisti. Talvolta, all’occhio dell’uomo le opere d’arte contemporanea risultano prive di significato, poiché, per comprendere a fondo questo tipo di arte, si deve, prima di tutto, conoscere l’artista realizzatore dell’opera che si vuole analizzare.

Tutto ciò viene raccontato e spiegato in modo chiaro nel libro scritto da Francesco Bonami.

In questo testo, “Lo potevo fare anch’io”, l’autore si avvale di metafore per descrivere il concetto di arte contemporanea in modo simpatico e moderno, facendoci riflettere su come l’arte di ogni tempo sia stata a sua volta “contemporanea”.

Ogni qual volta prestiamo attenzione ad un’opera di arte contemporanea, veniamo assaliti dai pregiudizi.

Certe opere contemporanee, infatti, appaiono ai nostri occhi come opere senza alcun senso logico o figurativo a causa della ‘’banalità’’ delle composizioni e della mentalità dell’uomo che definisce ‘’arte’’ solo quella sofisticata e tecnica.

Però Bonami dice:

<<L’arte contemporanea è come il cibo, nessuno dice: ‘’Non me ne intendo’’. L’arte è il Cibo dell’Anima e della Mente: dopotutto si mangia anche per piacere, non solo per sopravvivere.>>

Adesso siamo un po’ più pronti ad iniziare il nostro viaggio, ma rimaniamo ancora abbastanza perplessi !...

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I TAPPA

IL NEON E LA CAMERETTA

27 Marzo 2010

Una lunga carovana di studenti, cioè noi, quelli della I E, a metà fra il disordinato e l’entusiasta, fra l’annoiato e il diligente, si snoda per la via Vittorio Emanuele, percorrendola quasi per intero, da piazza Risorgimento fino all’ingresso di Palazzo Valle, uno dei palazzi più rappresentativi del barocco catanese, per visitare la mostra “Burri e Fontana : Materia e spazio”.

Burri è un artista contemporaneo che esprimeva la sua creatività utilizzando e modellando la materia. Visitando la mostra, infatti, abbiamo notato come tutte le sue opere non sono mai semplicemente “dipinte”, ma composte da diversi materiali, come ad esempio la plastica bruciata, che veniva modellata a caldo dall’artista. I cretti sono una tipologia di opere prediletta da Burri: sono creati da un miscuglio di materiali, fra cui caolino e massa resinosa, che, asciugandosi, prende la forma di un terreno dove sono presenti moltissime spaccature.

Fontana, invece, utilizza la tela. La tela, però, non viene pitturata. L’artista vuole esprimere al meglio il concetto di “spazio”, e lo spazio, come ci ha spiegato la guida, può essere rappresentato in diversi modi. Fontana rappresentava lo spazio tagliando o bucando le tele. In questo modo si veniva a creare un taglio al centro dell’opera che doveva essere visto come una sorta di spazio infinito. Altre opere che caratterizzano Fontana e la sua ricerca del concetto di spazio sono i “Teatrini”, dove un insieme di forme astratte, da cui ognuno può trarre un significato proprio, si affacciano dalla tela.

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LE NOSTRE IMPRESSIONI SULLA MOSTRA “A CALDO”

“Visitare questa mostra è stata una vera e propria <<avventura>>. Perché di certo eravamo preparati al fatto che quelle opere erano <<diverse>> da tutte le altre… ma non come ci aspettavamo !” (Fabiola)

“Queste opere, pur essendo facili da creare, sono state comunque composte per la prima volta da questi due artisti, ed è proprio questo che le rende speciali !”’ (Angelo)

“Ho letto una frase di Fontana che mi ha incuriosita: <<Le figure pare abbandonino il piano e continuino nello spazio>>. All’inizio non ho capito, ma poi ho pensato al “taglio”. Secondo me, lui voleva dire che il taglio è una cosa che vediamo, ma che possiamo ANCHE toccare, che è REALE, che non usufruisce di un’illusione qual è la prospettiva.” (Rachele)

“Questa mostra ha suscitato in me forti emozioni e ha cambiato il mio modo di pensare: infatti prima ero convinto che l’arte contemporanea fosse robaccia inutile, solo uno spreco di materiali, che l’unica vera arte fosse quella creata da artisti come Michelangelo e Leonardo da Vinci. Ma ho compreso che dietro ad ogni opera c’è un significato profondo, frutto di continua ricerca e sperimentazione … Questa esperienza mi ha aperto la mente.” (Lorenzo)

“E’ stata un’esperienza molto interessante e, soprattutto, nuova per me, abituata ad altre forme di arte, semplici da capire e rappresentanti paesaggi, persone, città… Oggi non ho visto niente di tutto questo: ho visto buchi, ho visto tagli nelle tele, cose semplici da vedere ma, nello stesso tempo, complicate da capire… ” (Giusy)

“Alla vista delle prime opere ha avuto una sensazione di banalità e di insufficiente spettacolarità. Grazie alla spiegazione della guida, però, ho capito che l’arte contemporanea è un’arte che non ha un significato esplicito, ma rispecchia lo stato d’animo dell’artista al momento della realizzazione.” (Luca)

“Trovarmi vicino a queste opere, ammirarle dal vivo nel loro gioco di colori, nelle luci e nelle ombre, fra i diversi materiali e la grande fantasia usata, mi ha trasmesso tantissime emozioni.” (Nino)

“L’opera che mi ha colpita di più è stato il neon di Fontana, che pendeva dal soffitto di una delle sale più grandi. In questo modo anche noi, che stavamo nello spazio illuminato dal neon, siamo entrati a far parte di un’opera d’arte !” (Ester)

E alla fine tutti eravamo d’accordo con Ester: il neon di Fontana era davvero impareggiabile, al punto che Angelo ha cercato di convincere suo papà a visitare la mostra e a riprodurre un neon simile, realizzato per illuminare la sua camera !...

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II TAPPA

“L’HO POTUTO FARE ANCH’IO” (PIU’ O MENO …) 27 Marzo 2010

Dopo la visita alla mostra abbiamo partecipato ad un laboratorio didattico manuale, nel corso del quale anche noi abbiamo creato i nostri “teatrini”, utilizzando dei cartoncini sovrapposti. Durante la visita alla mostra, la guida ci ha spiegato il significato di quelle opere, il concetto di spazio, di profondità, di infinito e il significato che avevano delle opere a primo

impatto senza senso.

Osservando tali opere, infatti, la prima cosa che abbiamo pensato è stata: “Semplice… ce la faccio anche io! ’’.

Solo quando siamo stati messi davanti a dei cartoncini e siamo stati invitati a creare un’ ‘’opera’’, abbiamo capito quanto lavoro tecnico-mentale ci fosse dietro tutte le opere che avevamo visto. Ci siamo resi conto, infatti, che l’arte contemporanea non è un’arte semplice; potremmo definirla “introversa”; è un’arte che stupisce (se capita a fondo) ed è, soprattutto, un’arte molto difficile da comprendere ed interpretare. Abbiamo capito che dietro ad ogni opera c’è un significato ben preciso, cioè qualcosa che l’artista vuole esprimere (sentimenti, emozioni, paure, stati d’animo, idee, etc.).

Il laboratorio manuale è stata un’esperienza molto creativa. Ci siamo divertiti davvero tanto ad improvvisarci artisti e a creare le nostre “opere grandiose’’.

Tra dita incollate, cartoncini sparsi ovunque e tante risate abbiamo concluso la nostra attività.

A lavoro finito abbiamo provato una certa soddisfazione nell’ammirare i nostri teatrini finalmente completi. Eravamo “fieri’’ di noi stessi, tanto che abbiamo deciso di immortalarci

in tantissime foto che ci ritraevano con il nostro lavoretto in mano.

Questa attività finale è stata un rafforzativo della mostra: il passaggio dalla teoria alla pratica. La mostra, infatti, ci aveva dato solo l’opportunità di ascoltare e recepire tante informazioni su quest’arte, ma non di concretizzarle.

Il laboratorio, invece, ha fatto sì che noi stessi, diventando “artisti”, mettessimo in pratica ciò a cui avevamo assistito precedentemente.

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III TAPPA

ANCHE IL VENTO TACQUE SUL SILENZIO DEL CRETTO

7 Aprile 2010

Finalmente inizia il tanto atteso viaggio di istruzione!

Dopo circa due ore eccoci appena fuori Gibellina, luogo isolato in mezzo al verde, spinti da un forte vento.

Per prima cosa visitiamo il Museo delle Trame del Mediterraneo.

Siamo davvero stanchi. E poi questo posto è lontano e sperduto. Però i ragazzi della Fondazione Orestiadi, che ci fanno da guida, sono davvero bravi e riescono perfino a farci apprezzare il gusto delle civiltà antiche.

Entrati nelle prime stanze, le guide ci hanno mostrato gli splendidi capi arabi, realizzati con particolari tessuti su cui erano ricamate figure geometriche che, a nostro parere, svilivano la naturale bellezza dei capi.

Procedendo per le sale, ci sono stati presentati molti vasi greci, decorati con segni semplici, ma significativi, che avevamo già incontrato durante il nostro studio della storia greca. Molti vasi erano stati corrosi dalle intemperie ed erano quelli secondo noi più misteriosi, invece altri erano stati privati dei segni del tempo. Ci hanno più colpito quelli con la tecnica a figure rosse su

sfondo nero, che ritraevano soprattutto scene di battaglie, e quelli di Al-Hambra, sui quali era inciso l’alfabeto in disordine,.

Il nostro pensiero su questo tipo di tecnica è relativamente critico, poiché fra di noi c’è chi pensa che, nonostante la difficoltà della lavorazione e la storia che c’è dietro, questi vasi attirino ben poco, poiché, se si accostano ad uno sguardo distratto, appaiono troppo sobri e abbastanza grezzi.

Lungo il corridoio era esposto il “Libro Cancellato”, di Emilio Isgrò, un’opera in cui l’artista ebbe l’idea di cancellare alcune parole di un libro scritto da un altro autore e di riformularle, modificando la frase; idea che, in seguito, è stata proposta anche

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da altri artisti. Ci sono due aspetti che consideriamo di questo tipo di arte: da un lato ci sembra molto curioso cancellare delle parole da un libro, perché non riusciamo ad immaginare in che modo sia avvenuta la scelta di ogni parola da celare, e perché è strano come da una forma di arte ne scaturisca un’altra… dall’altro invece ci sembra che sia stato compiuto una sorta di “delitto” dell’opera già realizzata da un altro autore...

Fuori dall’edificio si nota, grazie alla sua grandezza, la “Montagna di Sale” , che rappresenta perfettamente la rinascita di Gibellina. È una delle opere che ci è piaciuta di più, proprio perché è una stupenda allegoria della rinascita di una città che è stata così deturpata ... I

cavalli sono tutte quelle persone che hanno fatto di tutto pur di riprendere una vita normale dopo la forza distruttiva del terremoto che si abbatté sul paesino.

Dopo la visita al Museo, saliamo di nuovo sul pullman e ci dirigiamo al Cretto di Burri, creato dopo il terremoto che, nel 1968, ha raso al suolo l’intero paese di Gibellina. E’ un opera davvero singolare, si trova in aperta campagna e misura 12 mila m2…

Il Cretto è una colata di cemento bianco sulle macerie di Gibellina vecchia.

Di Burri e della sua passione per i cretti sapevamo già qualcosa. Ma questo era tutta un’altra storia. I piccoli frammenti di caolino avevano lasciato il posto a tonnellate di cemento bianco, inframmezzate da stradine, fra le quali camminare.

Eccoci catapultati improvvisamente dentro l’opera d’arte. Ma dov’è l’arte? Qui non c’è molto da vedere.

Era strano camminare per quelle stradine bianche così prive di vita, noi eravamo in molti, quindi si avvertiva di meno, ma quando la massa dei nostri compagni si allontanava, la visione delle pareti bianche diventava quasi inquietante e la pelle rabbrividiva...

Possibilmente il cemento, oltre ad essere stato una tomba per gli edifici distrutti, è stato una tomba anche per tutte quelle persone mai ritrovate… A suggerirci questa riflessione è stato proprio il vento, che da quando siamo arrivati al cretto ha smesso improvvisamente di soffiare…

Alla fine abbiamo capito: l’arte, a volte, non ha bisogno soltanto degli occhi per farsi guardare, ma anche del silenzio per farsi ascoltare.

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IV TAPPA

QUANDO L’ARTE SFIDA LA MORTE CON IRONIA

Dopo due giorni in giro per la Sicilia Occidentale, finalmente giungiamo all’ultima tappa del nostro viaggio: PALAZZO RISO a Palermo.

Palazzo Riso è un Museo d’Arte Contemporanea.

Già all’ingresso si percepiva un’aria diversa da quella degli altri musei che avevamo visitato... infatti, varcata la soglia del portone, dentro l'edificio vi erano due mura costruite con dei mattoni, tutte graffiate, con i mattoni raschiati. Per questo all'inizio non le abbiamo notate, perché ci sembravano “in costruzione”, anche se non capivamo cosa ci potessero fare lì due mura.

All'interno del museo la prima opera che abbiamo visto è stato un pianoforte rotto su una lastra di vetro, sotto la quale vi erano dei sassolini..

La presenza scenica era sicuramente molto forte.. è un'opera che attira e si lascia guardare. Rachele, però, è combattuta, perché trova l’opera sicuramente molto affascinante, ma lei ama la musica e, di conseguenza, ama gli strumenti con cui si crea la musica, perciò vedere un pianoforte distrutto per alcuni versi le ha dato fastidio.

C'erano anche delle opere molto curiose: erano delle tele bianche, o perlomeno apparentemente bianche, perché, se ci si avvicinava, si vedevano dei numeri, su tutta la tela, disposti in ordine, erano delle sequenze di numeri.

In un'altra stanza, su uno sfondo bianco, vi erano degli scheletri rosa disposti in modo da sembrare impegnati in una sorta di danza e dei fiori rosa e fucsia sotto di loro, e sopra c'era una scritta, creata con quei fiori, 'DOLCEVITA'. Quest'opera ci è piaciuta molto, soprattutto ci ha incuriosito la volontà di mescolare il rosa ed i fiori a delle figure notoriamente orride quali sono gli scheletri.

Un'altra opera che ci è piaciuta consisteva in uno specchio sul quale era raffigurata una corda per impiccare; è stato realizzato molto bene perché all'inizio pensavamo che ci fosse davvero una corda esterna allo specchio! Nonostante l’opera ci sia piaciuta però non siamo riusciti a comprenderne il senso.

A seguire c'era una stanza nella quale avveniva una 'festa', infatti c'erano molti coriandoli, molti nastri colorati attaccati al tetto che pendevano. Ad alcuni di questi nastri vi erano appesi degli scheletri di cane con in testa dei cappellini a forma di cono coloratissimi.. anche in

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quest’opera si ripresentano i due elementi contrastanti, ovvero i nastri colorati e, ancora una volta, gli scheletri.

Ad un certo punto ci è stata mostrata una scultura fantastica, non abbiamo capito con che materiale fosse realizzata, ma era tutta di un bianco molto lucido; rappresentava un uomo ed una donna sotto un lenzuolo, le parti del corpo che fuoriuscivano dal lenzuolo erano 'vive', fuoriuscivano le gambe e le braccia mentre si vedeva che sotto il lenzuolo erano scheletri. Questa è stata in assoluto l'opera che più ci è piaciuta, questo connubio fra amore, vita e morte ci ha veramente colpito.

Subito avanti c'era un'altra scultura simile, era un ragazzo in piedi, la testa china, dello stesso materiale e dello stesso bianco lucido; sembrava una sorta di rapper dall'abbigliamento, i muscoli erano ben definiti, dalla testa china nasceva una cascata di Swarovski che impedivano quasi completamente di vedere il viso, ed ancora una volta era celato un teschio.

Tutte le opere che abbiamo visto a Palazzo Riso sono davvero molto curiose e singolari...

Dopo la visita a Palazzo Riso il nostro viaggio si è concluso...

Ad ampliare l'atmosfera cupa, appena usciti dal Museo, ha contribuito una forte pioggia, che ha creato non poche difficoltà agli autisti del pullman per raggiungerci.

Saliamo sull'autobus e, come tre giorni prima, affrontiamo a ritroso la lunga strada, tristi come alla fine di ogni bella esperienza, ma felici di ciò che abbiamo scoperto durante il nostro viaggio.

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DISFANDO LE VALIGIE

“Non si può essere soli, meglio insieme. Se uno cade, l’altro lo aiuta.

Non si può essere soli, meglio insieme. Se si cammina insieme, la strada sembrerà più bella.

Non sembra nemmeno fatica il duro lavoro di sempre. Non si può essere soli, meglio insieme.

Se uno chiama, l’altro risponde.”

Al di là dei momenti noiosi, pochi per la verità, rivivremmo la nostra avventura, e se qualcuno ci chiedesse cosa ci è piaciuto di più in assoluto non sapremmo rispondere: non scorderemo mai le emozioni che abbiamo provato e ci piacerebbe molto, un giorno, ritornare negli stessi posti con quelle stesse persone con cui abbiamo condiviso quest'opportunità, o anche con amici nuovi, nuovi insegnanti, nuovi amori.

Perché l’arte, ogni arte, è un valore che sfida il tempo con la forza della bellezza. E le cose più belle sono quelle che si possono condividere. Se fossimo stati da soli sappiamo che non sarebbe stata la stessa cosa.

E’ questo il motivo per cui abbiamo deciso di partecipare insieme anche a questo concorso

A volte lo sguardo cade su quelle valigie ormai disfatte, che una volta, non molto tempo fa, erano pronte, ma che rimangono comunque piene, per sempre.

GLI ALUNNI DELLA CLASSE I E (INDIRIZZO ORDINARIO): Fabiola Calabretta Federica Chiarenza Luca Orlando

Rachele Santagati Angelo Tarditi

DOCENTI CHE HANNO PARTECIPATO AL PROGETTO: prof.ssa Daniela Grassi prof.ssa Francesca Marletta

prof.ssa Tatiana Severi

DOCENTE REFERENTE: prof.ssa Tatiana Severi