Libro Mercati di Roma
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una città, mille comunità, nei colori di mercati rionali
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rinnovare e valorizzarei mercati rionali:
patrimonio di storia,
vera risorsa economica
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Davide BordoniAssessore alle Attività Produttive, Lavoro e Litorale del Comune di Roma
Con questa pubblicazione l’Assessorato alle Attività Produttive, Lavoro e Litorale
del Comune di Roma intende porre in rilievo la grande importanza dei mercati rionali,
vero patrimonio della Capitale da preservare e tramandare alle nuove generazioni.
Queste pagine, che raccolgono valori e tradizioni, vogliono offrire alla categoria
degli operatori dei mercati rionali di Roma un riconoscimento sentito a nome
di tutti i Cittadini e dell’Amministrazione Comunale.
Si tratta di un percorso narrativo ricco di esplosioni di colore e d’immagini,
frutto del lavoro di veri appassionati del settore, che ci restituiscono
tutta la vitalità e la qualità del settore ortofrutticolo e alimentare, vera risorsa
della nostra economia locale.
I ritratti, le storie, gli aneddoti ci mostrano da vicino il mondo dei mercati,
dei quartieri e di chi li vive, la capacità di trasmettere valori sociali, frammenti
di cooperazione che tali strutture rappresentano.
Abbiamo mestieri da preservare ed attività da far conoscere alle nuove generazioni:
i mercati ci chiedono di essere rinnovati con progetti che permettano di valorizzarli
pienamente a tutto vantaggio di operatori e consumatori.
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Mauro Loy
i mercati di roma
una città, mille comunità, nei colori dei mercati rionali
Parlare e scrivere dei mercati di Roma per un appassionato di arte e storia porta lontano.Dimentico per un attimo il mio lavoro, sono da oltre trent’anni un professionista del commercio, e rivivo con piacere le sensa-zioni e i ricordi di un bambino che con i nonni girava curioso e felice tra i banchi.Mi rivedo, poi, giovane appassionato di fotografia mentre con uno scatto cercavo di conservare colori, profumi, voci ed emozioni che solo questa forma di commercio era in grado di dare.Ancora oggi. Nonostante la fatica che il mercato, e i suoi pro-tagonisti, devono fare ogni giorno per difendere un’arte, quel-la mercatoria, che vuole ancora essere al servizio del cittadino. Nonostante concorrenti, leciti o no, norme, crisi economiche e sociali. Il mercato è diverso da altre forme di commercio.È quasi un regalo che il cliente si concede, una vera scelta di libertà, dove l’acquisto dei prodotti è solo uno degli aspetti di questa piccola avventura urbana, senza rischi e costi. Il libro è un invito a scoprire tutti i mercati di Roma per vedere, tessera dopo tessera, un fantasmagorico mosaico che prende forma sotto i nostri occhi. Non solo, allieta tutti i nostri sensi
e soprattutto ci riporta alla naturalità del rapporto con la città.Ci scalda un poco il cuore se con la signora dei broccoletti par-liamo della gelata notturna che li ha segnati o se con il macellaio indugiamo un po’ di più a scegliere la parte migliore del taglio.Tanti aspetti, tanti episodi, mille volti dietro e davanti al banco testimoniano la vitalità di un modo unico di portare le merci al cliente finale. La storia dei mercati di Roma nasce con Roma! La posizione della città era naturalmente strategica per gli scam-bi. L’Urbe cresceva e i mercati si ingrandivano, si moltiplicavano. Le merci, attraverso il porto di Ostia, arrivavano da ogni dove.Merci e persone e con il commercio giungono a Roma usi, mode e tradizioni dai più lontani angoli dell’impero.Una testimonianza forte e toccante di queste attività mercantili la ritroviamo nella necropoli di Porto dove marinai e bottegai di ogni parte, uniti dal mestiere di scambiare le merci e le idee, riposano fianco a fianco.Con la caduta dell’impero il commercio e i mercati proseguono in nuove vie e nuovo piazze. Editti del ’500 e del ’600 documentano l’importanza dei mercati e la necessità che le condizioni igieniche fossero garantite per
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le merci e per gli abitanti dei luoghi dove il mercato si svolgeva. Il commercio, i mercati, sono un filo rosso della storia, quella di tutti, che continua e si rinnova a dispetto di guerre, scon-volgimenti politici e sociali. Ininterrottamente i mercati hanno dialogato con i clienti, ininterrottamente hanno svolto la loro funzione primaria di approvvigionare la città. Ma è stata anche ininterrotta la funzione sociale: spesso il mer-cato era l’unico e vero momento di svago e socializzazione per molte persone. Tra il 1800 e i primi del ’900 il commercio a Roma ha iniziato ad avere piccole razionalizzazioni.I mercati del pesce, per secoli al portico di Ottavia ed al Panthe-on, in seguito alla nuova sensibilità sul “decoro” dei monumenti, vengono spostati.Il mercato del Pantheon per primo si trasferisce, nel 1821, a via delle Coppelle (mercato attivo ancora oggi) e dopo il 1870 anche quello del Portico fu trasferito a piazza San Teodoro.Qui, grazie al progetto di Gioacchino Ersoch, vennero previste una serie di attrezzature per migliorare il lavoro dei commer-cianti, la visita dei clienti e le condizioni igienico-sanitarie del prodotto e della zona.A lui, architetto e ingegnere, svizzero di nascita, dirigente della divisione “Edilità e Architettura” del comune di Roma, si deve anche il progetto del mattatoio di Testaccio, in quel momento all’avanguardia in Europa, e, insieme al geniale Padre Embriaco, del singolare orologio ad acqua autoregolante nella Passeggiata del Pincio. Tutto questo era assolutamente in linea con una città di 400.000 abitanti.Alla chiusura di Testaccio, cento anni dopo, Roma contava più di 3 milioni di residenti.Alla fine dell’ottocento frutta e verdura furono ospitate a viale Manzoni, in quel mercato delle Erbe che chiuderà per trasferirsi
con le altre merceologie nei nuovi e per allora, era il 1922, futu-ristici mercati di via Ostiense.Il resto lo conoscete: nel 2002 il trasferimento al CAR di Gui-donia, dall’Ostiense, di ortofrutta e pesce, e oggi le idee per la ristrutturazione dei mercati coperti.Il settore carni e il mercato dei fiori sono in attesa di nuova sistemazione. Forse prima tempo e mercati, cliente e desideri correvano alla stessa velocità.Oggi dobbiamo mettere in campo altre abilità, altre capacità di interpretare il mercato. L’appassionato di arte e storia deve lasciare il posto al profes-sionista che da anni studia il commercio e i mercati di Roma.Lasciamo i mercati quale cuore pulsante della capitale, vero luo-go dove le relazioni superano gli affari, il business, per entrare meglio nel tema del futuro del settore. Il libro che avete in mano racchiude l’anima dei mercati di oggi.Il nostro intento è trasmettere e rendere godibili dalle future generazioni questo patrimonio sociale, commerciale ed econo-mico della nostra città. La funzione del mercato deve rinno-varsi per accompagnare la crescita dei clienti, anche attraverso una nuova visione delle singole attività, che consenta la rinuncia all’individualismo, quando inutile, a vantaggio di nuovi concetti di vendita. Ciò permetterà di armonizzare le vendite liberando risorse preziose. Freschezza, tipicità, genuinità e vicinanza sono le caratteristiche insostituibili dei mercati.Oggi che molte forme di commercio, cosiddetto moderno, sono in crisi si apre un nuovo spazio per il rinnovamento di questa storica forma di scambio.Stiamo assistendo all’esperienza dei “mercati complessi”, ovve-ro le ristrutturazioni dei vecchi mercati coperti per adeguarli al futuro.
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Lo studioso del fenomeno sicuramente può dire che qualcosa si è mosso negli ultimi anni.Molto, nei nuovi mercati, è stato fatto per migliorare le condi-zioni igieniche del settore.Qualcosa è migliorato anche nella qualità delle attività degli operatori e in questo ci piace ricordare il lavoro continuo e positivo che CORIDE, il più vecchio Consorzio degli operatori, ha svolto e svolge con competenza e vicinanza al settore.È dal 1930, infatti, che accompagna le vicende dei mercati con l’assistenza attenta e continua rispetto a tutti i temi, dal singolo banco ai più articolati rifacimenti.Non dimentichiamo anche i sindacati di categoria, UPVAD-FIVA (Confcommercio), APVAD e APRE (Confesercenti), che hanno seguito gli operatori costantemente.Il percorso di crescita è già iniziato e riteniamo corretto che con il rifacimento delle strutture immobiliari e dei plateatici si rinnovi, si trasmetta e si rafforzi il patrimonio di conoscenze tecniche, professionali e mercantili del settore.Accanto a queste competenze ve ne sono altre, insostituibi-li, che rappresentano la vera differenziazione del mercato: è il marketing in senso assoluto!La straordinaria capacità che gli operatori hanno avuto di anda-re verso il cliente e di interpretare ed anticipare i suoi bisogni ed i suoi desideri. Se non è marketing questo…Vorremo che alle competenze tecniche straordinarie di un nuo-vo Ersoch si unissero visione e capacità di traguardare lo svilup-po del settore attraverso il gioco continuo tra soddisfacimento di bisogni primari (mangiare, vestire, curare la casa a un prezzo giusto) e desideri (mi regalo un’ora di libertà, incontro le per-sone, vivo la città o il mio quartiere) perché il mercato continui ad essere unico ed inconfondibile.
Oggi riteniamo sia possibile, grazie alla rinnovata guida politica del commercio e alla più generale voglia di crescita della cit-tà. Nei nuovi mercati le merci devono essere legate ad attività artigianali, a spazi per il tempo libero, a forme di ristorazione o somministrazione che sposino la genuinità e la tipicità dei prodotti venduti.Le stagioni che si susseguono, i profumi, i colori, i suoni, il vo-ciare continuo di clienti e dei venditori deve suonare come una sinfonia piena di gioia e vita.Il tecnico ritorna appassionato e Vi invita a scorrere e a gustare queste pagine che seguono nelle quali abbiamo distillato lo spi-rito dei mercati di Roma.La mente di ognuno sia la barrique dove il nostro lavoro si con-serva e si arricchisce, per essere usato ogni volta che Vi avvici-nerete da clienti o da professionisti ai MERCATI di ROMA.
Un mosaico di immagini, di aneddoti, di storia, di vita. Il risultato? Il volto della Roma autentica. Perché i mercati rionali sono luoghi che come pochi altri testimoniano il carat-tere e lo spirito della “città eterna”. Il libro, a cura di mauro loy, veicola vi-sivamente, graficamente e nel ritmo di impaginazione la vivacità dei mercati, il patrimonio straordinario di sensazioni. Un affresco, in chiave pop, in cui si me-scolano tradizione e modernità.
Dalle fotografie di mariano bonpresa e francesca romana guarnaschelli e dai testi del giornalista andrea migliorini emerge un “romanzo popolare”, quel-lo degli attori protagonisti dei merca-ti, luoghi del commercio, della socialità e della multiculturalità. Un insieme di odori, di suoni e di colori che resiste al passare dei secoli.Luca Broncolo Ed/Archi’s
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L’umanità, la vitalità sincera e spaccona, l’atavica saggezza, la bonomia. Una vena ironica contagiosa anche per chi romano non è.
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la rivalità, gli sfottò: il derby tra i banchi del mercato
nun ce toccate ’a roma
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Er core de Roma abita qui, a Testaccio. Un quartiere che è storia, addirittura leggenda, e fede calcistica. La squadra? Sarebbe impossibile non capirlo anche per chi arriva la prima volta. Gli intonaci dei palazzi, le strade, i portoni, tutto è giallorosso. - Nun ce toccate ’a Roma - grida con orgoglio il popolo testaccino che nel mitico stadio sotto al Monte dei Cocci ha visto nascere la propria amata creatura. E un’altra storica istituzione di Testaccio, il mercato rionale, avrà una nuova casa vicino al vecchio Stadio dove Fulvio Bernardini faceva entusiasmare la gente romanista. Entro il 2010, una struttura moderna di ferro e vetro, costruita fra via Galvani e via Franklin sopra i resti dell’antichissimo mercato in cui nell’Antica Roma sorgevano i grandi magazzini, ospiterà i 112 banchi e sarà illuminata anche di notte. Banchi che oggi, nell’attuale sede coperta di piazza Testaccio, sono invece illuminati la mattina dai neon. Qui tra cosci d’abbacchio e carciofi, pesce spada e puntarelle, richiami dall’accento inconfondibile e battute dall’umorismo bonario viene a galla la romanità verace.La ricetta per resistere alla concorrenza degli ipermercati e alla spinta dei cambiamenti è quella di accettare nuove modalità commerciali pur mantenendo questa imprescindibile identità.
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Municipio I - Piazza Testaccio
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Mauro Sartor, presidente del mercato e macellaio principe, ne è pienamente convinto sottolineando il ruolo sociale del mercato quale calmiere dei prezzi e fonte di risparmio per le famiglie. - Da noi viene anche la pensionata… - dice e aggiunge - quando entro nei supermercati, guardo i prezzi e li confronto con i nostri. A parte qualche “specchietto per le allodole”, sono sempre più alti. Al supermercato prendi ‘l carrello e… chi te guarda, qui c’è ‘l saluto e poi… tutto il resto… - Nelle parole si sente l’amore per l’istituzione nata quando Testaccio sorse nel ’21, scorporato dal quartiere Ripa. - Una volta c’era un giardino - dice - e il mercato si svolgeva nel piazzale. Nel ’50 è stato coperto. I banchi di legno hanno lasciato il posto a quelli di ferro. -La qualità dei prodotti però è rimasta intatta con eccellenze nostrane o dal sapore esotico. Frutta e verdura freschissime, prevalentemente della campagna romana, messe in bella vista al centro del mercato da Gigi Massaro veterano dei prodotti degli orti, la carne di tutti i tipi compresa quella di cavallo e poi il pesce. Pesce che a Testaccio “sa de cinema”. Chi cerca spigole, pesce spada, tranci di tonno, alici e baccalà trova fianco a fianco due banchi che spiegano il perché. Da un lato il cugino di Marcello Mastroianni, suggestiva una foto che ritrae i due
abbracciati e sorridenti, dall’altro Rosa Trinca, mamma dell’attrice Jasmine Trinca protagonista del film “Romanzo Criminale”. E poi Testaccio e le scarpe, un binomio vincente. I banchi offrono una vasta scelta di calzature, soprattutto da donna, a prezzi vantaggiosi e anche qualche “chicca”, perché da “Cesare” trovi scarpe di marca e le paghi la metà. Il segreto? Va direttamente nelle aziende più rinomate e riesce ad accaparrarsi gli stock invenduti. - Il sabato, giorno di arrivo della merce, a comprà le scarpe da Cesare ce vie’ tutta Roma - dice Mauro Sartor.La domenica il meritato riposo con un pizzico di nostalgia per chi passa e non sente la consueta “caciara”. Quindi si ricomincia. Il lunedì ognuno al proprio posto, per scambiare battute, sfottò e opinioni, e allora si avverte un umore diffuso, il risultato della “magica” a farla da padrone.
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una romanità
sincera, diretta,
legata al proprio
quartiere
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domani andera mejo
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I volti allegri anche
nella tristezza di giorni
magri... al supermercato chi
te guarda? Qui c’è ‘l saluto
e tutto il resto.
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il lunedì ognuno al proprio posto per scambiare battute, sfotto e opinioni
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Ci sono luoghi privilegiati nei quali la romanità, quella autentica, ha trovato rifugio pur nei mutamenti della realtà circostante. Una romanità che, per chi non la vive e non la conosce, può apparire uno stereotipo ed è invece la cifra vera del modo di vedere la vita con occhio disincantato ma anche indulgente. Uno di questi luoghi è la Garbatella, quartiere nato negli anni ’20, rione dal 2003, così battezzato forse da “Garbata Ostella” una locandiera il cui nome rimane un mistero, Maria, Carlotta, Clementina o dall’uso di appoggiare le viti agli aceri e agli olmi cioè “a garbata”.Qui il mercato rionale è un significativo crocevia per incontri e scambi, un nodo per unire gli abitanti quasi tutti romani così come i protagonisti dell’area commerciale. I 58 gestori sono di vecchia generazione e quelli più giovani hanno ricevuto il testimone. Dai banchi all’aperto in Via Magnaghi, primo nucleo degli anni ’30, alla sede storica di Via Passino inaugurata nel ’52 e, ora, di nuovo all’esterno lungo Via Santa Galla, una storia tormentata quella del mercato che non ha spento però il naturale ottimismo tra gli addetti ai lavori. C’è chi, infatti, si trova a proprio agio nella nuova sistemazione all’aria aperta in un ambiente più vivace e stimolante per la clientela in continuo aumento che non rimpiange la vecchia sede, peraltro da
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Municipio XXI - Via F. Passino
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un crocevia
il mercato è un punto
d’incontro per abitanti, commercianti e clienti
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ristrutturare, in muratura e cemento armato, frutto di una progettazione con luci ed ombre. In strada, si passeggia, ci si incontra senza quell’aria da supermercato che spesso le strutture troppo complesse finiscono per avere. Gli abitanti della Garbatella si conoscono e si frequentano. Nelle villette nascoste fra il verde dei giardini come nei palazzi condominiali l’orgoglio borgataro dell’appartenenza è come un filo rosso che unisce strade e stradine, scale e piazze.Mentre Roma si allargava con officine e manifatture, nelle immediate vicinanze della Via Ostiense, sorgeva questa borgata operaia e, nelle intenzioni, anche marinara, come prova una parte della toponomastica. La data di nascita, 18 febbraio 1920, è testimoniata da una targa in Piazza Benedetto Brin. L’enorme sviluppo edilizio della capitale nel primo dopoguerra dà vita a questa città-giardino sul modello inglese delle “Garden cities”, alloggi a bassa densità edilizia in stile “barocchetto”, spesso contaminato, espressione del “populismo romantico” di quegli anni. Più tardi, palazzi condominiali, non privi anch’essi di pregi architettonici, si aggiungeranno al primitivo progetto urbanistico. Al centro di questo piccolo universo, il mercato con un fondo di umanità che lo rende speciale, quasi un’isola accogliente nel metropolitano mare di indifferenza dove migliaia di individui si incrociano ogni giorno ignorandosi in una solitudine che si tocca con mano.
Qui, no. Qui le grida ti raggiungono per divenire familiari, gli odori ti vengono incontro per guidarti, i colori ti danno gioia e allora sai che questo appuntamento imperdibile ti farà sentire vivo magari dopo una buona tazzina di caffè da Cesino Duranti. Ecco, proprio da lui, dietro quel bancone dal ’68 che ti offre una sosta sacrosanta, al bar del mercato, luogo ormai storico dove puoi trovare, tra gli altri, Neri Marcorè, Tosca o Tiziana Foschi. Un saluto, un sorriso, così la giornata diviene meno pesante.Lo sostengono Ada e Sandra, madre e figlia, due signore che, da più di vent’anni, si occupano di abbigliamento e accompagnano gli acquisti con la “stampella” di una parola buona. - Abito qui da un decennio - precisa la signora Sandra - e penso di avere assorbito lo spirito vero del mercato che è quello di una sana aggregazione. -Tanto è vero che le iniziative non mancano. Una sfilata di moda, ad esempio, fece notizia così come fu un successo una cena a base di carciofi.Fra gli altri personaggi di spicco Silvia Ascani, nipote del Savoi e i Golossa titolari di una frutteria storica. Pregio comune a tutti gli operatori il rapporto qualità-prezzo.Da sempre “set” naturale per film e fiction, dalle “incursioni” di Pasolini ai giri in vespa di Nanni Moretti, da “Caro Maestro” ai “Cesaroni”, la Garbatella è entrata nell’immaginario collettivo come simbolo di una romanità sincera e diretta, legata al proprio quartiere…anzi… rione.
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è un modo di vedere la vita con occhio disincantato ma anche indulgente
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riti della tradizione, gesti ripetuti, l’amore per il proprio lavoro
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l’orgoglio dell’appartenenza è come un filo rosso che unisce strade e stradine, scale e piazze
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Se si vuole vedere un mercato di quelli tradizionali, all’aperto, con le classiche “bancarelle”, è d’obbligo una visita al Gianicolense in Piazza San Giovanni di Dio. A ricordare che siamo in città non mancano alcuni box dalle scritte multicolori ma la mescolanza di merci le più svariate, di odori, di suoni ci rimanda ai mercati di paese dove gli abiti in bella vista sulle stampelle e la pelletteria per tutti i gusti sono di fianco agli alimentari o, magari, ai cd.È una atmosfera di festa per il movimento e il vociare, i richiami e i saluti e, mentre ai banchi di specialità
mangerecce o alle mescite di “vino sfuso di qualità” l’assaggio è un rito e la signora anziana sta “sgranando i fagioli”, lì accanto le collanine colorate e la bigiotteria etnica ci fanno capire che passato e presente convivono fianco a fianco. In un percorso tra i banchi, colpisce il bel disegno che orna la scritta “Da Riccardo e Valentina verdura fresca e genuina” mentre l’Agricola offre “Uova fresche tutti i giorni”.C’è più che altrove un modo singolare di pubblicizzare le proprie merci in una gara di scritte piuttosto vistose, tali da non passare inosservate.
gianicolense
Municipio XVI - Piazza S. Giovanni di Dio
Alle grida di una volta si è sostituito un invito meno rumoroso e più esplicito. In realtà, il mercato rionale al dettaglio Gianicolense ha bisogno di una urgente ristrutturazione al cui progetto lavora, con altri operatori fra i 125 attivi in ogni settore, Lino Brandimarte Cavaliere del Commercio - dopo anni di onesto lavoro - precisa lui con orgoglio.Parlare con Lino è come ripercorrere la sua storia personale e insieme quella del mercato dove è approdato negli anni ’70 e, poi stabilmente, nell’83. Originario di Castelluccio di Norcia, ha nel cuore Roma e l’Umbria, ed è un esempio di dedizione al lavoro e professionalità. Nei metri quadrati del banco ha mostrato le sue capacità commerciali e ha dato un senso alla sua vita familiare. - Chi non è dei nostri, non può capire perché facciamo tanti sacrifici - afferma convinto. Diplomato ragioniere, già autista dell’Atac, era tornato al suo primo amore, al mercato appunto dove, appena sedicenne, aveva iniziato ad apprendere le basi del mestiere. Nella struttura del Gianicolense inaugurata dopo le Olimpiadi del ’60 ha conosciuto la moglie Filomena, ora “regina” indiscussa del banco, ed allevato i suoi quattro figli. Una volta una ragazza gli aveva chiesto - ma sotto il banco tenete i “micetti”? - - C’è un segreto solo - Lino aggiunge giustificando la propria scelta - l’amore
per questo lavoro, per questo ambiente che ha ancora un’anima. - Non gli pesa la sveglia mattutina quando va incontro alla figlia, sposata con un grossista di Aprilia, che gli rifornisce il banco. Un altro figlio ha un grande magazzino sempre nel campo dell’orto-frutta. Una vera dinastia quella dei Brandimarte di cui l’uomo va fiero come della fiducia dei nuovi clienti sempre più numerosi in un momento di crisi e della fedeltà di quelli di vecchia data.- Ma lo sa da quanto tempo ci conosciamo? - aveva puntualizzato una signora - ci incontrammo al cinema Ariel e sua moglie aveva capelli neri lunghissimi. L’attaccamento - conclude Lino - è per la famiglia, per il mercato e… per la Roma… che seguo ovunque -Camminando incontriamo “L’orto di Laura”, illuminato al neon come gli altri box, ben sistemato e reclamizzato con fantasia. I suoi motti? “Il nostro obiettivo è la soddisfazione del cliente”, “Qualità e freschezza quotidiana sulla vostra tavola”. Campeggia anche una foto gigante che ritrae le tre generazioni, “La nonna, i genitori, Laura” in una continuità che è dedizione al proprio lavoro. Emerge un dato piuttosto interessante. Spesso sono le donne a dare il via ad una dinastia di mercatari acquistando per prime la licenza e così quel mondo con loro si arricchisce di accoglienza e gradevolezza.
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Attrattiva del Gianicolense è “Gino’s Music Shop” vasta scelta di balli latino-americani, musica per tutti i gusti e per ogni età, “cd originali italiani e romaneschi”. E chi più di Alberto Sordi in “Un americano a Roma” può incarnare la tipicità romana? E infatti è lì, immortalato nella scena più famosa del film, quando non sa resistere alla “provocazione” dei maccheroni.
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la nostalgia di domenica
senza la vita vera del mercato rionale:
le grida non ti raggiungono
e gli odori non ti catturano
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anche chi ha poco da spenderenon torna mai a casa a mani vuote
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al mercato gianicolense da più
di 30 anni. Lino Brandimarte,
diplomato ragioniere,
già autista Atac, è tornato
al suo primo amore, il mercato,
dove ha appreso le basi
del mestiere a sedici anni
lino, cavaliere del commercio
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C’è un solo segreto,
l’amore per questo lavoro,
per questo ambiente
che ha ancora un’anima.
L’attaccamento
è per la famiglia,
per il mercato e…
per la Roma!
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Aoh, quanno vai
ar tappeto, ce
vole grande forza
e coraggio per
riarzasse…
chi non è dei nostri non può capire perché facciamo tanti sacrifici
daje, je la famo!
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Gianni Esposito,
70 anni ben portati
per il “Rocky Balboa”
di piazza Vittorio,
ex pugile e macellaio
di terza generazione
balboa, macellaio
daje, je la famo!
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madre e figlia, da più
di vent’anni si occupano
di abbigliamento nel
mercato della Garbatella
ada e sandra,
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un saluto, un sorriso, e la giornata diventa meno pesante
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orchestraroma
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Un’apparente disarmonia che trova accordi
inaspettati e gradevoli, un’orchestra nella quale
ogni strumento sembra andare per proprio
conto ma poi si fonde con gli altri in un’unica
voce. È la melodia di Roma.
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In fondo a Via dei Giubbonari si apre un mondo autentico e verace in cui il tempo magicamente sembra essersi fermato. - A bella che te do? - Ad esclamare l’invito non è Aldo Fabrizi, pescivendolo al fianco di Anna Magnani nell’indimenticabile film del 1943 Campo de’ Fiori, ma il vivace “fruttarolo” Massimo De Vincenzo, 44 anni, tutti trascorsi all’ombra di Giordano Bruno. Non c’è differenza. Oggi come ieri l’umanità è il segno caratteristico del mercato, un filo sottile che unisce la Roma del passato ai nostri giorni. - Io ce so’ nato qui - afferma con orgoglio Massimo - e questi banchi, questo colore, questi odori, sono un patrimonio da salvaguardare. - È una vita che sorge all’alba anche prima del sole, una mescolanza caotica e apparentemente ingovernabile dalla quale nasce l’ordine consueto, ognuno al proprio posto, incontro alla giornata
regola 1
Municipio I - Campo dei Fiori
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apertura, scarico, sistemazionedella merce
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di lavoro mai simile alle altre per occasioni, scambi, avvenimenti. Un via vai che prende forma tra frutti nostrani ed esotici, spezie dai mille profumi, collane di aglio e peperoncino e fiori dai colori infiniti, in ricordo dei campi di margherite sui quali la piazza è sorta, lastricata da Papa Callisto III, o come omaggio alla bella Flora amata da Pompeo.I palazzi che si affacciano tutt’intorno fanno da corona ad un luogo, un tempo trafficato da ambasciatori e uomini di chiesa, oggi da artisti e politici, clienti assidui e generosi che apprezzano la qualità e la freschezza della merce. - Il Senato è vicino -
è Maria Giusti a parlare, fruttivendola da più di quarant’anni, ne aveva venti quando ha iniziato - e anche i “pezzi grossi” vengono qui a rifornirsi. E non solo loro. Quando qualcuno ha voglia de parlà so come un confessionale. -La battuta apre le porte di quel mondo tutto particolare che, frequentato regolarmente, diventa una famiglia, un punto d’incontro, un modo per scambiare due parole e sentirsi meno soli in mezzo a facce conosciute e rassicuranti. Un sax di sottofondo ed ecco una “Miss Marple” de’ noantri: - Marì per piacere me segni uva, anurche e pesche. - Una varia umanità dietro e fra i banchi, clienti abituali, occasionali o visitatori che non mancano di rubare quel pezzo di folklore raccomandato da ogni guida turistica. E al centro della piazza, Giordano Bruno impassibile domina quel brulicare, quel vociare che sembra confuso a chi non sa riconoscere i toni usuali, i saluti e i rimandi che fanno sentire a casa propria. Non si potrebbe immaginare Campo dei Fiori senza tutto questo. La domenica ci si sente quasi orfani, senza battute e sfottò, senza la vita vera di un mercato rionale. - Aoh damme broccoletti e bieta - e Giorgio fruttivendolo dai castelli, precisamente da Velletri, accontenta il cliente affezionato.Una storia iniziata nel 1869.
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cio che resta nelle orecchie è un’armonia di voci, sottofondo musicale
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musica, maestro!
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La scalinata, il colonnato ed in cima la scritta S.P.Q.R., un ingresso imponente degno di un grande teatro. In scena un saggio di romanità con protagonista indiscusso Bruno Pari, “er più de li macellari”. Tanti gli “spettatori”, anche illustri come lo scrittore Giancarlo De Cataldo che ne ha tratto ispirazione per colorire l’affresco di “Romanzo Criminale” o l’attore Max Tortora per una serie di sketch televisivi. Bruno Pari è il capitano e la bandiera
del mercato Italia di via Catania, una bandiera giallorossa. La Roma dappertutto. Dietro a file di salsicce e costolette d’agnello sbucano le immagini “sacre” della fede calcistica. Da “piedone” Manfredini a Giacomo Losi, da Bruno Conti al “pupone” Totti e poi una parete tappezzata di titoli di giornale: “Roma divina”, “Roma alla grande”, “Roma 10 e lode”. Tra i banchi di via Catania dal 1958, Bruno, nato a Testaccio, è il depositario della memoria
storica del mercato - È la mia seconda casa - ci dice con orgoglio - dai tempi in cui, tutti insieme, ascoltavamo le partite alla radio. Ricordo che una volta ad un goal della Roma, annunciato da Carosio, dalla gioia iniziammo a tira’ le arance. Oppure il rito delle carte. Il sabato appena mangiato se giocava a briscola e tressette in mezzo ai banchi, e qualcuno cor fiasco del vino tra le gambe. Hai da vede’ che spettacolo. E poi qui ho conosciuto mia moglie, Dina Sassoli.
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Se chiama proprio come l’attrice. Questo - continua Bruno - era il più bel mercato de tutta Roma e un cultore del cibo come il grande Aldo Fabrizi era cliente fisso. Oggi se fatica un po’ de più. Sarà che il quartiere ormai è abitato prevalentemente dagli studenti che “poracci” c’hanno poco da spende, sarà che una cinquantina de banchi so chiusi, sarà che mancano i parcheggi, fatto sta che ‘na vorta se facevano più affari. Personalmente nun me lamento. La gente, a meno che non la caccio via io, nun la perdo. -La conferma arriva da una distinta signora, cliente affezionata di Bruno. - Se tu non fossi romanista - gli dice - saresti perfetto. È chiaro, scherzo. Io senza Bruno non saprei stare, ci conosciamo da tanti anni, lui sa tutto di me, io so tutto di lui. È come un padre. Solo in un mercato rionale puoi trovare questa umanità e questa fiducia. Vero Bru? -Il coro si arricchisce anche di voci esotiche. Arriva un pakistano ed esclama - Me dai l’osso buco? - e allora scatta pronta la battuta bonaria ma salace - Aoh, per fortuna ce stanno sti trasteverini! - Esce fuori tutta la spontaneità, caratteristica peculiare di personaggi che sono il simbolo dei mercati di Roma, sono l’anima. Ecco perché non ci stancheremmo mai di raccontare il “Romanzo Popolare” di Bruno Pari.
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praticamente
semo cresciuti
dentro le cassette
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un sax di sottofondo
è un brulicare,
un vociare che sembra
confuso solo a chi
non sa...
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Il mercato, soprattutto di sabato,
si colora di festa. Un via vai che
prende forma tra frutti nostrani
ed esotici, spezie dai mille profumifolk
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villa gordiani
Municipio VI - Via Rovigo d’Istria
Il nome Gordiani richiama subito alla memoria due immagini assai diverse tra loro, quella dei resti imponenti di una delle più grandi ville del “suburbio romano” attribuita all’omonima famiglia imperiale del III secolo e l’altra, più vicina a noi, legata alle scene del Pasoliniano “Accattone”, in cui viene descritta in chiave poetica la realtà difficile della borgata. Oggi questa zona sulla via Prenestina, non più ai margini della capitale, mostra i segni di una rinascita. Il mercato rionale in Via Rovigno d’Istria ne è un esempio. Punto di riferimento nella vita della comunità, luogo di scambi, di incontri e, a volte, anche di integrazione, svolge una positiva azione nell’ambito sociale perché la confidenza e la conseguente fiducia nascono dal vivere fianco a fianco e dalla quotidiana frequentazione.
Tra i prodotti esposti prevale la tradizione col pane di Lariano e di Mondragone, mentre il formaggio veneto “imbriaco” campeggia su un banco accanto ai prodotti dell’agro romano. Nell’incrociarsi dei carrelli non manca qualche mamma con carrozzino al seguito e il movimento, soprattutto di sabato, si colora di festa. Spiccano qua e là le magliette dalle scritte ironiche, simbolo della vivace romanità. Tutto per gioco e per innata quanto innocua tracotanza di questi figli di Pasquino. Saggezza da bancone di mercato rionale.Alla fine di un attento girovagare, ciò che resta nelle orecchie è una armonia di voci, un coro che è il sottofondo musicale della Roma autentica, una melodia unica e inconfondibile.
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romanzo popolare
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La storia di Roma passa
attraverso i racconti
e gli aneddoti di personaggi
ricchi di umanità.
Figure emblematiche
dei mercati rionali
della capitale.
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È la mia
seconda casa,
dai tempi in cui
tutti insieme
ascoltavamo
le partite alla radio
Dietro al banco,
le immagini “sacre”
della fede calcistica
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tra i banchi dal 1958,
memoria storica
del mercato
di via Catania
bruno pari, “er più de li macellari”
Oggi se fatica un po’ de più.‘Na vorta se facevano più affari.Personalmente nun me lamento. La gente nun la perdo,
a meno chenun la caccio via io
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La forza della tradizione, il legame indissolubile con il proprio passato e con le proprie radici. Un cordone ombelicale, che unisce la città al territorio, in cui scorre la più autentica genuinità. Le primizie dell’agro romano, dei campi e degli orti, dei vivai e dei giardini e poi i frutti del mare.
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tipicità e freschezza della merce unite al rapporto umano tra mercataro e cliente, l’unione tra passato e presente
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trait d’union
Municipio X - Via Quintilio Varo
cinecittaSarà la vicinanza degli studi cinematografici di Cinecittà, sarà la verve romanesca di Alfredo Morozzi, commerciante storico e figura di riferimento del mercato Appio Claudio, ma il suo racconto sembra davvero uscito da una classica commedia all’italiana. - Un bel giorno - dice Alfredo - poi bello mica tanto perché ero in un letto d’ospedale, faccio caso agli sguardi insistenti di una giovane infermiera che si avvicina e mi fa, tu sei quello delle caramelle? In un attimo mi ricordo. Ammazza, sei cresciuta da quando venivi al banco con la nonna! - Facce rese familiari dalla consuetudine propria solo di un mercato rionale.
Passano gli anni, mutano i luoghi, il mercato dal 2000 ha cambiato sede e i banchi all’aperto hanno lasciato il posto a strutture coperte di ferro e colorate da murales e graffiti, ma il valore sociale di questo patrimonio di Roma resta immutato. C’è chi la mattina va semplicemente a fare due chiacchiere, scambia i saluti, si chiama per nome, come si fa solo tra veri amici. Un valore al quale si aggiunge quello altrettanto importante rappresentato dalla qualità e genuinità dei prodotti per il legame forte tra la città e la campagna che permette al piccolo allevatore, all’agricoltore, all’ortolano di trovare una collocazione per le proprie primizie.
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- Bone come le castagne de Allumiere nun ce n’è. - Non mancano poi, in questa vera scuola per commercianti, le astuzie del mestiere: non i prezzi in bella vista ma la quantità del prodotto proposto quale imperdibile occasione. Vincenzo Ottaviani, “pizzicarolo” e presidente del mercato, vanta clienti famosi e li enumera scandendo le sillabe quasi a sottolinearne l’importanza - Ninetto Davoli e Gianfranco D’Angelo, qui so’ de casa. -
Ad un osservatore attento non sfugge il riferimento all’attualità sia triste che lieta, agli avvenimenti che segnano la quotidianità. Il figlio di Mauro, “fruttarolo” laziale, ha ritratto su una porta il viso di Gabriele Sandri, il giovane tifoso morto tragicamente.E per tutte le cose c’è un tempo, quello di lavorare, quello di parlare seriamente e quello di scherzare, sempre con flemma però che non è pigrizia, come qualche detrattore sostiene, ma atavica saggezza condita da un umorismo diretto. - Cori… che te se fredda l’insalata…-
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ninetto davoli
e gianfranco
d’angelo qui so’ de casa
la nostra clientela
sarebbe il cast per un film
straordinario con Proietti,
Ferilli, Dorelli, Banfi,
Claudio Amendola
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a fare dei mercati
rionali luoghi unici
di aggregazione,
socializzazione
e scambi
è la tradizione
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a fare dei mercati
rionali luoghi unici
di aggregazione,
socializzazione
e scambi
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mejo de le castagne
de allumiere nun ce n’è
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qualità e genuinità dei prodotti per il legame forte tra la città e la campagna
Mercato storico quello di Ponte Milvio, “ponte mollo” per i romani, già alla fine dell’ottocento luogo d’incontro per venditori che saltuariamente offrivano prodotti molto richiesti per freschezza e genuinità. Non c’era niente allora sotto l’orologio, solo cavalli e maniscalchi. Poi, dagli anni venti, dopo la grande guerra, il mercato divenne stabile in viale Tor di Quinto acquistando subito notorietà.Ora, dopo quattro anni di lavori, recentemente inaugurata, la nuova e prestigiosa struttura si presenta con una veste imponente che snatura in parte la fisionomia tipica del mercato rionale con conseguenti difficoltà per gli operatori.
Il presidente Giovanni Papi, detto Gianni, macellaio di terza generazione è una miniera di notizie.Dai racconti della nonna alla realtà attuale, le trasformazioni della società sono riflesse in questo luogo di scambi, di incontri, di socializzazione. La nuova struttura, in via Riano, accoglie al primo piano 74 banchi del vecchio mercato, ampliati e resi confortevoli, per lo più di ortofrutta e 5 macellerie. I tre banchi di pesce appartengono tutti ad Ivano Di Giuseppe, lì da 10 anni. Al secondo ed al terzo piano, serviti da scale mobili ed ascensori, si trovano 45 negozi con le più diverse offerte, dall’abbigliamento ai libri, dallo sport all’erboristeria, più due bar, una terrazza
Municipio XX - P.le Ponte Milvio
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per incontri culturali ed un ristorante “Rinaldo all’acquedotto”.C’è ancora molto da raccontare anche se sono lontani i tempi di “Romoletto l’abbacchiaro”, figura mitica già dagli anni ’30. Tarchiato e grassoccio sempre su una sedia con la sigaretta che ballava in bocca durante la pennichella. Da sveglio strillava “polli, polli!” e giù un altro “abbiocco”. E poi la “sora Mimma” che vendeva i cimaroli al grido di battaglia: “capocchioli, i mejo de Roma”.Gianni parla della fatica del mestiere, le levatacce all’alba per caricare la merce e via dietro il banco fino a sera. - Non sono certo orari da supermercato. Se vuoi offrire prodotti freschi devi conoscere il sacrificio. Però c’è anche qualche soddisfazione. - Enumera i clienti famosi a cominciare da quelli del padre, dall’architetto Nervi ai giornalisti Zavoli e Zatterin. Per lui, che da bambino portava la spesa a casa di Carotenuto, invece, un bel nucleo di attori. - Sarebbe il cast per un film straordinario con Proietti, Ferilli, Dorelli, Banfi, e Claudio Amendola… e non finisce qui… - conclude Gianni con orgoglio.
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i veri protagonisti
sono i prodotti
freschi e genuinidai sottoli ai sottaceti,
dalle olive ai funghi,
dai cosci d’abbacchio
ai tranci di pesce spada,
frutta e verdura di ogni
genere, accanto
alla cicoria il cavolo cinese
e, più in là, la trippa
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dietro ai banchi tutti professionisti, gente esperta. è un lavoro che non si improvvisa
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non sono certo orari da supermercato
se vuoi offrire prodotti
freschi devi conoscere
il sacrificio
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Ci sono zone di Roma, apparentemente anonime, che hanno invece lasciato un segno perfino in celebri pellicole del nostro cinema. Una è Val Melaina. È ferragosto, dietro ai palazzoni che delimitano l’area urbana a ridosso del Tufello, si incontrano, in una memorabile sequenza di “Un Sacco Bello” di Carlo Verdone, due amici in partenza per l’est d’Europa alla ricerca del sesso facile. Ancora prima, nel 1948, è Ladri di Biciclette a portare sul grande schermo la faccia del quartiere, all’epoca ancora sprovvisto del mercato rionale, che, di lì a poco, diverrà il cuore pulsante e la maggiore ricchezza di questo tratto periferico della capitale. Dagli anni ’50, prima sulla piazza principale, oggi nella struttura coperta di Via Conti, il mercato di Val Melaina si dispiega portando con sé l’inconfondibile “caciara” sinonimo di colore e allegria, ossigeno puro per un organismo fragile quale è la periferia urbana.Così come un orologio scandisce i momenti di una giornata, qui è il mercato a dare il ritmo alla vita degli abitanti. - Se ci fosse la luce sarebbe ‘na festa anche di sera - ci dice Franca Luzzi (titolare delle “Delizie del Pane”) che scherzando sottolinea l’unico neo dello
Municipio IV - Via Conti
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come un orologio,
così è il mercato
a dettare
il ritmo di vita
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stabile inaugurato nel 2000, la mancanza di illuminazione. Nel quartiere c’è chi rimpiange la vecchia sede, centrale e facile da raggiungere. - Hai da vede prima che via vai - ci dice con una punta di nostalgia un anziano signore. In realtà altrettanti sono i benefici legati alla nuova collocazione, decisamente migliore dal punto di vista dell’igiene e sicuramente più funzionale per gli operatori. Franca Luzzi, che conosce tutto e tutti di questo universo, ci fa da guida tra i banchi. - Le abitudini della gente sono cambiate ma il mercato rionale
resta il punto d’incontro, anche per i più giovani, con il valore aggiunto della cortesia. Tra noi ed il cliente c’è un rapporto familiare, difficile o forse impossibile da trovare altrove. - Alle Delizie del Pane, praticamente al centro del rettangolo di 5000 metri quadrati su cui si articolano gli 81 esercizi del mercato, c’è ogni ben di Dio: dal pane a lievitazione naturale alla pizza al taglio, dai dolci di Frascati alla pasticceria più varia. - Il rapporto qualità prezzo e l’offerta ampia - afferma convinta la nostra amica - sono la forza di Val Melaina, il passaparola la migliore pubblicità. In più la merce è alla portata di tutte le tasche e anche chi ha poco da spendere non torna a casa a mani vuote. -Frutta e verdura dell’Agro romano e pesce freschissimo richiamano clienti da tutta Roma. I Falloni, pescivendoli doc di antica tradizione, offrono tra mazzetti di prezzemolo il meglio del mare e della romanità.Su tutti il “pizzicarolo” Zì Pietro, 83 anni portati alla grande, la vera memoria storica di Val Melaina.
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Municipio IX - Piazza Epiro
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Quando il mercato è qualcosa di più. Te ne rendi conto dalle parole di Francesco Loreti, da 24 anni nel settore degli alimentari e preziosa guida tra i banchi di Piazza Epiro. Siamo nel quartiere Latino-Metronio, nei pressi di San Giovanni ed il mercato è da sempre punto di aggregazione per tutti gli abitanti. Sorto nell’immediato dopoguerra dall’unione di numerosi mercatini dislocati nella zona, ora, nella sua veste completamente rinnovata, dispone di 56 negozietti rosso mattone sormontati da un’ampia copertura.Sono 4 gli alimentari, 5 le macellerie e 3 le pescherie. C’è anche un’erboristeria, segno dei nuovi tempi e non
mancano scarpe e borse di qualità. Dietro ai banchi, tutti professionisti, gente esperta. È un lavoro che non si improvvisa, spesso si tramanda per generazioni e Francesco ne è la dimostrazione vivente. A 17 anni al Pigneto, poi in via Enea e adesso in piazza Epiro, la sua seconda casa di cui parla con passione e competenza. Un “Pizzicarolo” nel dna, dal padre originario di Norcia ha appreso i segreti del mestiere. “Qualità e cortesia” il suo motto e anche “meglio poco ma buono” da scegliere tra prodotti umbri come il prosciutto lavorato a regola d’arte o i “cojoni di mulo”, autentica specialità . C’è chi apprezza la
degustazione di formaggi particolari e, “magara”, si toglie uno sfizio. - La merce è adeguata alla clientela - dice il nostro amico - i banchi a prezzi stracciati hanno retto poco.- La confidenza con i clienti si tramuta anche in collaborazione - Se c’è qualche problema ci si aiuta - dice. Un vero capo tribù.È la tradizione a fare dei mercati rionali luoghi unici, caratterizzati, a volte, da rituali antichi. La trattativa, ad esempio, ha il sapore d’altri tempi ma per i clienti qualche centesimo di risparmio può avere ancora valore. Di contro, notevoli sono i cambiamenti
il rapporto qualità-prezzo e l’offerta ampia
sono la forza, il passaparola la miglior pubblicità
merce alla portata di tutte le tasche
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hai da vede’!frutta e verdura
dell’agro romano
e pesce freschissimo
richiamano clienti
da tutta Roma
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il mestieresi tramanda
e Francesco si sofferma sui nuovi ritmi di vita che trasformano anche il volto del commercio.- Di sabato - dice - il lavoro aumenta perché si fa la scorta per la settimana. Negli altri giorni c’è più calma e tempo per le classiche quattro chiacchiere con chi viene per distrarsi, come l’anziana signora accompagnata dalla badante. E allora parliamo di tutto, della famiglia, dei nipoti, della pressione che sale e che scende. Anche questo dà senso al nostro lavoro - sintetizza fiero il norcino e poi “incorona” Augustarello, pescivendolo più che settantenne, arzillo come un giovanotto, il vero depositario della memoria storica del mercato.
- Ha l’età di mio padre e come a un padre je vojo bene… È lì da sempre, la madre aveva un banco. Se po’ dì che c’è nato… Conosce vita, morte e miracoli di tutti e appartiene alla razza dei classici “mercatari” con lo stivale slacciato e i calzonacci. Un mito. Quando c’era più richiesta - prosegue Francesco - lo aiutavamo a scaricare pesci spada persino da 250 chili. - E nel tono della voce si sentono rispetto e ammirazione. - Lui è uno che ispira fiducia, non te la darebbe mai ‘na fregatura… -
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è qui da sempre,
la madre aveva
un banco...
se po’ di’ che c’è nata
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si parla di tutto,
il valore aggiunto è la cortesia
E la trattativa
ha il sapore
d’altri tempi
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della famiglia, dei nipoti, della pressioneche sale e scende
si parla di tutto,
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La clientela è medio-alta
e chi viene da noi vuole trovare
innanzitutto la qualità.
Perderemo in folklore
ma saremo più competitivi:
banchi più comodi, minori disagi
per i clienti, maggiore visibilità.
Questo è il nostro futuro.
il nostro futuro
è nella qualità
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Mauro è amministratore del mercato di Gimma, mentre il fratello è attivo tra i banchi nel settore dell’ortofrutta
i fratelli remoli
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è una vita dura,
ma non la cambierei mai.
sotto queste tende
a strisce c’è vera umanità
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moglie di Federico Paraninfi, figlio d’arte, fruttivendolo di terza generazione, da trent’anni nel mercato di largo Santa Silvia
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Odori e colori
in una mescolanza
varia e imprevedibile,
fanno da guida
per le vie di Roma.
Una magia di
sensazioni unica.
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il risveglio del quartiere è caratterizzato dagli odori delle cucine
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Se Ostia con i suoi ristoranti è una meta ambita per i buongustai del pesce, il mercato conferma la tradizione. Sette sono i banchi che offrono un prodotto freschissimo e di prima qualità, dal martedì al sabato. “I pescivendoli so’ come i parrucchieri, fanno festa de lunedì!”. Tra i più noti, Antonio recente acquisto e Vittorio lì da sempre. Intorno ai banchi grande animazione, con i clienti che arrivano da ogni angolo della capitale. Si parla, si scherza, si danno consigli per cucinare spigole, orate, dentici, rombi. E in bella vista, gli acquari con l’aragosta e l’astice ad appagare l’occhio. Il settore ittico, attivo per l’intera settimana, fa da traino anche alle altre merci e ogni desiderio del cliente trova una risposta.Il banco di Loretta e Piero, ricoperto di verde, mostra negli scaffali di legno specialità e prodotti stagionali che hanno i loro fedeli estimatori. Piero ormai conosce il mestiere e la sua è una clientela medio-alta che chiede soprattutto qualità. Quanto ai funghi, è un vero esperto sia di quelli coltivati in grotta sull’Appia, come i porcini, sia degli champignon e dei funghi di bosco come i galletti e gli ovoli. - Si lavora tutti i giorni - dice Piero - festivi compresi. -
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Dal professionista alla pensionata, ai residenti di Casal Palocco, tutti conoscono quel banco che vanta offerte particolari, olive di ogni tipo, castagne, noci, trenta tipi di fagioli, lenticchie e numerose altre varietà nel campo dei legumi.Piero, “er bananaro”, ha un nome da difendere, nome che poggia sulla fiducia dei clienti, tra gli altri Amy Stewart e Renzo Arbore. Il marito di Loretta, Pino, gestisce il bar. - I miei nonni Elena ed Emilio - ci racconta - erano mercatari dal tempo dell’inaugurazione, “odorari”, per la precisione. Sul loro banco tutti i doni degli orti. Io sono cresciuto al mercato e sin da piccolo ho preso confidenza con l’ambiente. E pensare che allora un mazzetto di prezzemolo costava 5 lire. -
Il mercato coperto, attivo dal ’68, da poco autogestito, necessita di una ristrutturazione che si prevede avverrà entro due anni. Nel progetto spazi più ampi per gli oltre 50 banchi, aria condizionata e un percorso agevole. Le problematiche sono quelle proprie di un condominio ma, nel complesso, l’organismo è sano e sopperisce alle carenze dovute al naturale invecchiamento con la volontà di mantenere alto il prestigio. Un prestigio documentato anche dalle telecamere di alcune trasmissioni televisive interessate al mercato di via Orazio dello Sbirro.
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segnali della vita che riprende il proprio ritmo
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gesti semplici
segnali della vita che riprende il proprio ritmo
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cattura lo sguardo
di chi entra
nel mercato
un trionfo di colori
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All’inizio, sotto la grande ombra di Castel Sant’Angelo, erano i “Prati di Castello” spesso sommersi dalle piene del Tevere, orti, vigneti o, più semplicemente, pascoli con casali sparsi qua e là, qualche osteria e rari “casini di caccia”. Le barche a traghettare dall’una all’altra sponda. Qui, alla fine dell’800, nasce un quartiere non privo di qualità architettoniche e impreziosito, nei primi anni del secolo scorso, da un mercato coperto, eccellenza commerciale di una zona che ha in Via Cola di Rienzo l’arteria principale. Del 1928, la data è
visibile sulla facciata principale, è la struttura di gusto neo-classico di Piazza Unità.Un trionfo di colori cattura lo sguardo di chi entra nel mercato, quasi un giardino al coperto. E poi la sensazione di essere in un luogo che è anche crocevia di incontri personali che durano nel tempo. Pasquale Graziani, macellaio di terza generazione, il banco era di suo nonno e lui ha iniziato a lavorare da ragazzino, ricorda il passato quando si alzava all’alba e rientrava in casa di notte. - Per quanti anni non ho visto il sole! C’era un gran movimento
Municipio XVII - Piazza dell’Unità
prati
Un luogo, crocevia di incontri personali
che durano nel tempo. Un’isola accogliente
nel metropolitano mare di indifferenza
che sensazione
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che sensazione
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tutt’intorno per scaricare la merce e allestire i banchi mentre la città era immersa nel sonno. - Un mondo scandito da gesti semplici, quello descritto da Pasquale Graziani, in cui al mattino il risveglio del quartiere era caratterizzato dagli odori provenienti dalle cucine: gli spezzatini, i soffritti, segnali di una vita che riprendeva il proprio ritmo. Poi il rumore dei tram e delle auto. Infine, le voci dei primi clienti.- Alcuni colleghi sono qui da più di trent’anni - racconta il nostro amico
macellaio - una fruttivendola ci ha allevato addirittura quattro figli. - Valori della tradizione che è necessario salvaguardare pur con lo sguardo rivolto al futuro. Fortunato Longino, da sempre al mercato, si sta adoperando per la riqualificazione della struttura. Sui banchi c’è di tutto nel campo degli alimentari e anche dell’abbigliamento. C’è anche qualche artigiano di quelli ormai introvabili come il calzolaio che cambia le “lampo”, ripara le borse in pelle ed anche gli ombrelli, una vera rarità. Colpisce il via vai notevole sin
dal mattino. Tra gli indispensabili carrelli spunta qualche carrozzino e ciò che appaga l’occhio e afferra l’attenzione è lo scampolo di vita vissuta racchiuso fra i banchi. L’occasione per conoscere Roma attraverso le sensazioni inconfondibili offerte da questi luoghi unici. Un percorso che permette di cogliere le trasformazioni che la città ha subito negli anni o di prevedere quelle future, perché ogni epoca ha i suoi profumi, i suoi odori, i suoi colori.
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un fascino particolare
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ciò che appaga l’occhio
e afferra l’attenzione
è lo scampolo
di vita vissuta
racchiuso tra i banchi
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il giallo ed il rosso dei palazzi ed il bianco e l’azzurro del cielo, come un derby infinito tra roma e lazio
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C’era una volta a Roma. Siamo agli inizi del ’900 e in Piazza Alessandria, in cui domina lo stabilimento della Birra Peroni, muove i primi passi il mercato “Nomentano”. Inizialmente all’aperto, poi inserito in una splendida struttura Liberty, rappresenta un pezzo di storia del commercio capitolino. Oggi l’edificio della Peroni è una straordinaria testimonianza di archeologia industriale ed ospita il museo di arte contemporanea, mentre nel mercato i segni della tradizione si mescolano a quelli legati alle trasformazioni del costume sociale. La qualità dei prodotti e del servizio sono il trait d’union tra passato e presente, perché da sempre la tipicità e la freschezza della merce unite al rapporto umano tra “mercataro” e cliente fanno di questi punti vendita dei luoghi di eccellenza.
Municipio II - Piazza Alessandria
nomentano
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un percorsotra sapori e odori,
tra banchi e piazze che
riflettono le trasformazioni
dei costumi sociali
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una mescolanza varia
e imprevedibile di odori,
guida al banco prescelto
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nomentanoCarlo Latini, che con il fratello Domenico gestisce un banco di frutta da vent’anni, ricorda di aver frequentato il mercato sin da piccolo, quando era sua nonna la proprietaria.- Per certe cose - dice - tutto è rimasto come una volta. Il rituale, per esempio, è ancora lo stesso, apertura, scarico, sistemazione della merce. E poi… ci sono banconisti da decenni. -Ai quali si sono aggiunti volti nuovi. Ma i veri protagonisti sono i prodotti,
freschi e genuini. Gli odori, alle volte pungenti, per lo più gradevoli in una mescolanza varia e imprevedibile, guidano al banco prescelto e noto o a quello accattivante con una scia che si apre la strada nella concorrenza. Dai sottoli ai sottaceti, dalle olive ai funghi, dai cosci d’abbacchio ai tranci di pesce spada, frutta e verdura di ogni genere, accanto alla “cicoria” il “cavolo cinese” e, più in là, la “trippa”. E poi il prosciutto, del resto i “norcini”
avevano fatto conoscere il meglio dell’Umbria, così come dal sud erano giunte le specialità più note collocate accanto alla verace produzione laziale.Non può mancare l’invito a partecipare a questo trionfo dei sensi. “Fare la dieta non serve a niente” recita un cartello in bella vista.
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r ma una città, mille comunità, nei colori dei mercati rionali sensazione roma
odorariodori e colori resistono
al passare degli anni
e accompagnano la città
verso il futuro
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ortolani nel mercato di Ostia: il loro banco offre specialità e prodotti stagionali di qualità che incontrano una clientela medio-alta
loretta e piero,
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si lavora tutti i giorni
festivi compresi
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Emilio erano mercatari dal
tempo dell’inaugurazione,
“odorari”, per la
precisione. Sul loro banco
tutti i doni degli orti. Io
sono cresciuto al mercato
e sin da piccolo ho preso
confidenza con l’ambiente
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Una città che accoglie
più di ogni altra in quanto tutto
ha visto e di nulla si meraviglia più.
Mescolanze e contaminazioni
nell’abbraccio di Roma, la casa di tutti.
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Quando dici Esquilino pensi al mercato rionale dai mille volti perché multietnico, mescolanza di lingue e usanze, espressione di un quartiere unico nella capitale. Non più all’aperto in piazza Vittorio, dal 2003 trasferito nelle ex caserme Pepe e Sani, ha perso alcuni personaggi storici ma non fascino e colore. Si sente la mancanza del tripparolo detto l’orso, dell’abbacchiaro, der carota, der tremarella, il “macellaro” che dopo un paio di bicchieri di Frascati perdeva il controllo della mano. E poi gli strilli per richiamare la gente, gli scherzi, le risate, il caos di una piazza intera.
Oggi il mercato coperto conserva comunque un profilo inconfondibile. - Noi semo noi e basta, bianchi, neri, viola, semo quelli de piazza Vittorio. -Viene fuori così l’orgoglio per l’appartenenza ad una città che accoglie più di ogni altra in quanto tutto ha visto e di nulla si meraviglia più, pur in mezzo agli sfottò bonari ma icastici come non mai. - Questa è ‘na Cambogia! -Lo spettacolo continua dunque anche con attori venuti da lontano che non sembrano spaesati tra i prodotti dell’agro romano.I “laim brazil” limoncini brasiliani
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bianchi, neri e viola,
semo quelli de piazza Vittorio
noi semo noi e basta
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moltissimi i commercianti
extracomunitari
alcuni solo dipendenti, altri
hanno acquistato la licenza
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e, più in là, la cicoria, i manghi e, di fronte, l’ortolano con la verdura fresca di stagione. Quasi una “casbah magnereccia”.Ecco I “Rosci”. Nicola da trent’anni all’Esquilino, uno dei tre fratelli di una storica famiglia di pescivendoli, rivendica la romanità ormai viva solo tra i banchi rionali anche nella convivenza con lo straniero.- Se voi la qualità, la trovi da noi. Pe’ tradizione se lavora de più er martedì e er venerdì. So’ usanze che ancora reggono. -Nicola parla di competenza, di convenienza, della familiarità con i clienti a cui fornisce anche le ricette. - Fai ‘l soffritto de ajo, prezzemolo e ojo, poi ce metti ‘n po’ de vino bianco, lo fai sfumà, con quattro o cinque pachini e ‘l gioco è fatto. Li spaghetti… ar dente…che te lo dico a fa’ e poi… te magni pure a padella. -Poi si volta e “augh”, apostrofa così un venditore che romano non è. È il pescivendolo egiziano Giorgio, lì dal ’90, dal curioso accento arabo-romanesco. A fianco, Nicola ride - nun me dite che l’avete capito… perché nun ce credo… -Romano ed esotico insieme, il mercato all’inizio in un’apparente disarmonia, finisce col trovare accordi inaspettati e gradevoli come una orchestra nella quale ogni strumento sembra andare per proprio conto ma poi si fonde con gli altri in un’unica voce.
Altro protagonista di questa inesauribile commedia umana è Gianni Esposito, 70 anni ben portati per il “Rocky Balboa” di piazza Vittorio, ex pugile e macellaio di terza generazione. Sostenitore accanito dei mercati rionali dove qualità e prezzo non si discutono e in cui alla base c’è il rapporto di fiducia con i clienti affezionati, Gianni, cappellino in testa, parla di tutto. Dei problemi della gente, del figlio Mauro macellaio di quarta generazione, della prima generazione nata nella sede originaria del mercato in piazza Pepe di fronte all’Ambra Jovinelli, regno dell’avanspettacolo. Teme la concorrenza della grande distribuzione e ricorda gli inizi. Aveva tredici anni studiava, aiutava il padre e, di pomeriggio, via in palestra all’Indomita, vicino al Brancaccio, a coltivare la grande passione di gioventù. Pesi piuma. Evoca Tiberio Mitri, Festucci, Rino Tommasi, è un fiume in piena. I pugni? Sia dati che presi, ma solo un paio di incontri persi. Il naso integro e giusto qualche cicatrice qua è là, segni di uno sport che come pochi è metafora di vita. - Aoh quanno vai ar tappeto, ce vole grande forza e coraggio per riarzasse… ma noi der mercato nun ce volemo annà Ko. -Chiude con un sorriso - daje, je la famo! -
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nomenclature
esotiche,
facce indiane,
pakistane, cinesi,
peruviane
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... quasi una casbah magnereccia
i “laim brazil”
limoncini brasiliani
e, più in là, la cicoria,
i manghi e, di fronte,
l’ortolano
con la verdura fresca
di stagione
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Che il mercato rionale resista all’invasione dei supermercati, soprattutto nelle zone periferiche dove la grande distribuzione è sempre più attiva, sembra quasi un miracolo. Ma è proprio così. Quell’agglomerato di suoni, odori, colori, quello scampolo di umanità resiste al passare degli anni con strutture che vanno avanti nonostante le difficoltà. Il mercato “Insieme” di Viale Primavera, nel popoloso quartiere di Centocelle, ne è un perfetto esempio.Trasferito dalla sede originaria di via dei Platani perché all’aperto e scomoda, ormai fatiscente e priva di parcheggi, oggi nella nuova struttura non ha risolto definitivamente i propri problemi. Il Plateatico, che ospita i negozi dotati di luce ed acqua, se da una parte garantisce una maggiore fruibilità dello spazio di vendita e una riqualificazione dal punto di vista igienico, dall’altra mostra alcune carenze. Insomma luci ed ombre. Abbondano i banchi di alimentari, frutta, verdura, macelleria, pesce e per chi ama il vino c’è “Il Mosto Selvatico”. Ampia è la scelta della merce in vari settori che potrebbero lavorare di più e meglio in un contesto diverso. Del mercato ci parla Cinzia Innocenzi, titolare di un negozio da tre anni.
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Municipio VII - Viale Primavera
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- Il cliente cerca la qualità - afferma convinta. Lei tiene al proprio lavoro, frutto di una scelta personale. Nel suo box, molto curato, si può trovare l’intimo e l’abbigliamento per uomo, donna e bambino. A Cinzia piace la vita tra i banchi per i rapporti umani che si instaurano fino alla confidenza - Posso contare su una clientela numerosa ed affezionata - dice orgogliosa - tra cui molte giovani coppie con bambini. Si parla, ci si saluta per una consuetudine che si va irrobustendo nel tempo. Non per nulla il nome del mercato è proprio “Insieme” e a me piace raccogliere questo invito. -In un quartiere densamente abitato quale è Centocelle, infatti, la funzione svolta da una tale struttura non è solo quella di punto vendita ma anche e soprattutto di aggregazione, più impellente che mai in una grande città naturalmente dispersiva. - Il cliente nota tutto - aggiunge Cinzia - e purtroppo non basta la buona volontà dei singoli per rendere più accogliente la struttura. - Di ombre ce ne sono. Lo testimoniano alcuni box chiusi e la pavimentazione sconnessa. Il telo verde, posto sopra la semicopertura di plastica trasparente
per attenuare la temperatura estiva e salvaguardare così i cibi, nelle giornate di pioggia gocciola acqua con esiti disastrosi per la clientela. Disagi smorzati dall’inconfondibile ed inesauribile vena ironica dei romani, contagiosa anche per chi romano non è ma ormai è parte integrante del mercato e si unisce al coro dei figli di “Pasquino”. Così passi, ti giri verso un banco e leggi “da Rachele spesa in euro senza neuro” e i problemi sembrano svanire.- Qui del mercato c’è bisogno - sottolinea Cinzia - e la gente lo frequenta. Certo, una maggiore cura non guasterebbe. Anche l’occhio vuole la sua parte. -
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La città imperiale in cui si incrociavano le razze, le lingue, le consuetudini più varie.
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lo spettacolo
del mercato continua
anche con attori
venuti da lontano
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lo spettacolo
del mercato continua
anche con attori
venuti da lontano
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in mezzo ai più svariati accenti un romanesco rivisitato come linguaggio universale
Difficile per un romano non conoscere il mercato del Trionfale, tanto è radicato nel tessuto della città. Nato alla fine dell’ottocento in viale Giulio Cesare, quando “cor cavallo e cor caretto” si portavano a Roma i prodotti della campagna laziale, poi, dagli anni ’30, nella sede di Via Andrea Doria, il mercato più grande della capitale è
in attesa della nuova collocazione in una struttura polifunzionale coperta. Nel frattempo continua ad animare le strade del quartiere. Lunghe file di banchi, circa 300, con le più svariate offerte in un’atmosfera da casbah nostrana ed i cartelli, ben in vista, a fare da guida. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. Si va dalla tradizione
trionfale
Municipio XVII - Via Andrea Doria
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degli antichi e genuini sapori caserecci come la “porchetta d’Ariccia”, il “vero ciauscolo di Norcia” ed il prosciutto affettato a mano al nuovo che avanza con le offerte di prodotti esotici. I più frequentati sono i banchi di frutta e verdura che propongono il meglio per ogni stagione. La cicoria “capata” e le carrube ci riportano indietro nel tempo, alle usanze di una volta ma, qualche metro più in là, mango, papaia e avocado fanno respirare l’aria del sud america, in un intrecciarsi di odori che rende inconfondibile questo punto d’incontro in cui anche l’integrazione è una realtà. Oltre 40, infatti, sono i commercianti extracomunitari. Alcuni sono solo dipendenti, altri hanno acquistato la licenza. Tornando ai prodotti, che sia merce abbordabile o primizie costose come gioielli, al Trionfale ogni richiesta viene soddisfatta. La qualità è garantita da storici mercatari, pescivendoli come il “Duca”, Maria la pugliese e Bruno, fornitori anche di noti ristoranti della zona e poi macellai e “fruttaroli”.Gianpiero Bellini, che dal padre ha
ricevuto il testimone, ha il mercato nel sangue e con la moglie Irene è il punto di riferimento per chi cerca gli “sfizi” della tavola. Frutta secca, funghi porcini, olive, e molto altro ancora sul suo banco. - C’è sempre un gran movimento - dice Gianpiero - qui vengono da tutta Roma. È una istituzione vera e propria… Ci si chiama per nome e i clienti si fermano a parlare. Oltre alla spesa si fa una passeggiata tra amici mentre al supermercato sei solo un numero… -È un rito mattutino che per molti serve ad affrontare il giorno con un saluto che, altrimenti, forse mancherebbe. Intanto una signora con il suo fedele carrello color rosso vivo, già pieno per metà, sosta indecisa fra i banchi, poi intreccia una conversazione. È evidente che si sente a casa propria. - C’è fiducia e umanità - afferma con soddisfazione Gianpiero - e a volte fare lo sconto a chi nel borsellino ha solo centesimi vuol dire compiere una buona azione. - È il cuore grande e generoso dei romani, valore aggiunto dei mercati rionali.
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roma ha da sempre
una vocazione
multiculturale
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uno dei tre fratelli di una storica famiglia di pescivendoli, parla di competenza, di convenienza, della familiarità con i clienti a cui fornisce anche le ricette
nicola, da trent’anni all’esquilino,
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Fai ‘l soffritto de ajo, prezzemolo e ojo, poi ce metti ‘n po’ de vino bianco, lo fai sfumà, con quattro o cinque pachini e ‘l gioco è fatto. Li spaghetti… ar dente… che te lo dico a fa’ e poi… te magni pure ‘a padella.
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in Italia, dal 1990, dal curioso accento arabo-romanesco
giorgio, pescivendoloegiziano
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nun me dite che l’avete capito... perché nun ce credo!
augh!
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domani roma
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Proiettata verso il futuro, percorsa da fermenti culturali e intuizioni innovative, il volto di una città moderna che mostra i segni di un rinnovamento equilibrato. Il tentativo di essere al passo con i tempi senza snaturarsi.
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Ogni mercato ha una
storia personale e una
particolare fisionomia
dovute alle vicissitudini,
e ai mutamenti sociali
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Municipio XII - Via Sapori
laurentino 38In mezzo ai tentativi di innovazione, dal fango di una volta al verde attuale, dalla bilancia con i pesi a quella elettronica, sopravvivono le note di colore. C’è “Bibbi” con la macelleria equina. Il richiamo per la clientela ha un sapore antico, quasi uscito dalla penna del Belli. “Er mejo da Bibbi macellaro de Roma, se voi magnatte un po’ de carne bona nun girà tanto, fermete un momento…”. Il mercato Laurentino di via Francesco Sapori è sinonimo di commercio moderno ed efficiente. In tutto 55 banchi, o meglio box ben attrezzati, con una vasta e varia offerta di prodotti. Un’attività ad ampio raggio, secondo le ultime tendenze del commercio al
minuto, che riunisce in un’unica sede operatori di settori merceologici diversi ma tutti caratterizzati da qualità e cortesia, fiori all’occhiello del Laurentino.Piero Stravalacci tra i fondatori e guida del mercato, nonché operatore insieme al fratello Renato nel settore delle calzature, pantofole di marca, ne riassume la storia.La struttura ha visto la luce nel 1989 per la necessità di dotare anche questa propaggine della Laurentina di un’eccellenza commerciale. Primo mercato autogestito con il concorso dei commercianti ha visto concretizzarsi notevoli realizzazioni che ne fanno, con due ampi parcheggi e un giardino ben
il mercato si muove
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l’unione fa la forza
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l’unione fa la forzain un’unica sede
operatori di settori
merceologici diversi
sotto il segno
di qualità e cortesia
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tradizione e modernitàin mezzo ai tentativi
d’innovazione
sopravvivono
le note di colore
attrezzato, un punto di incontro ideale come nella tradizione dei mercati rionali.Si nota una gestione attenta alle necessità della clientela proveniente anche da zone limitrofe, attirata da offerte settimanali, sconti e facilitazioni. Numerosi i banchi di alimentari, 3 di pesce fresco e 2 di surgelato, 6 le macellerie, compresa quella equina, 4 le panetterie, 10 di merci varie, tra cui un calzolaio professionale e al tempo stesso rapido.L’offerta, coprendo numerosi settori, richiede di conseguenza un’intesa non sempre facilmente raggiungibile fra i vari esercenti. Colpisce il tentativo di coniugare tradizione e modernità. Si va dal rapporto di cortesia mai freddo e impersonale con il cliente alla creazione di un sito internet per farsi conoscere. Passato e presente, intrecciati, convivono. La mescita del vino, ad esempio, ci riporta indietro nel tempo mentre “Il Discolo” che vende cd richiama all’oggi immediatamente.- L’unione fa la forza - secondo Piero Stravalacci - guai se l’individualismo stravolgesse il senso e la funzione dei mercati rionali. C’avemo ‘na Ferrari, nun la trattamo come ‘na cinquecento… - Questo il suo invito.
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tradizione e modernità
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bisogna cambiare mentalitàsi va dal rapporto
di cortesia mai freddo
ed impersonale
con il cliente
alla creazione di un
sito internet per farsi
conoscere
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Piazza Gimma, nel quartiere “Africano” densamente abitato, stretto fra la Nomentana e la Salaria, ospita dagli anni ’60 un mercato rionale, il Savoia, ora in fase di ristrutturazione.- La clientela è medio alta - afferma l’amministratore Mauro Remoli - e chi viene da noi vuole trovare innanzitutto la qualità. -Numerose le questioni esposte e tutte di rilievo a cominciare dalla autogestione, ormai decennale, che richiede un rapporto stretto con il territorio circostante.Richiamare una clientela sempre più vasta, garantendo così il necessario profitto, resta il punto nodale che si concretizza anche nella gestione del parcheggio, da un centinaio di posti.Improrogabile la ristrutturazione dell’immobile che, per essere su due livelli, ha penalizzato gli operatori del piano alto. Al termine dei lavori, previsto per il 2010, la parte superiore sarà occupata dal Municipio.Attirare nella zona uffici pubblici come richiamo appare a Mauro Remoli un’idea vincente.
- Bisogna cambiare mentalità - dice convinto - qualcuno purtroppo non si aggiorna. Perderemo in folklore ma saremo più competitivi. Banchi più comodi, minori disagi per i clienti, maggiore visibilità, questo è il nostro futuro. - I negozietti sono 66, prevale l’ortofrutta, ben 42, e c’è di tutto, dalla freschezza degli orti ai prodotti esotici.Parla di sé Mauro, della sua famiglia, il fratello ancora attivo al mercato con il negozio di frutta e verdura, sua moglie Daniela, protagonista tra i banchi per gentilezza e simpatia. Ricorda l’infanzia trascorsa al mercato - praticamente semo cresciuti dentro le cassette. - Pur nel tentativo non nascosto di inseguire la modernità, resta un sapore genuino che non guasta. - Se voi pesce eccellente, devi veni’ da “Paola” o dal “Pinolo” e poi c’è Sergio, “macellaro” mito nel quartiere Africano, carne nazionale ed estera anche per i ristoranti - dice Mauro Remoli e nella voce senti un sano pizzico di orgoglio romanesco.
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la voglia di cambiamento la vedi nei particolari
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È un ricordo ormai
il mercato che animava
le piazze.
Oggi i banchi al coperto
conservano comunque
un profilo inconfondibile.
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Ogni mercato ha una storia personale e una particolare fisionomia dovute all’ubicazione, alle vicissitudini, ai mutamenti sociali. Il mercato di Santa Silvia ne è la conferma perché, dopo una lunga serie non sempre positiva di spostamenti, ha trovato una sede stabile, funzionale e decorosa.Lungo la via Portuense, che prende il nome dal porto costruito da Claudio ed ampliato da Traiano, si è sviluppato il quartiere omonimo. Ufficialmente
istituito nel 1921 ha conosciuto una notevole espansione negli anni ’50. Il mercato rionale fin dalla nascita nel ’52 rappresenta un punto di incontro colorato e vivace, un centro di aggregazione e di risparmio, quasi un piccolo paese. I disagi sofferti per i continui cambi di ubicazione, da Via Troiani a Via Ruspoli e, infine, a Santa Silvia, ora sono solo un ricordo come gli anni difficili nella sistemazione provvisoria di Via Frattini in attesa della ristrutturazione iniziata nel 2002.
portuense
Municipio XV - Largo Santa Silvia
ci si dauna mano
l’offerta riguarda numerosi
settori e l’intesa tra gli
operatori non è sempre
facile da raggiungere
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gesti di sempre
gesti quotidiani, gli stessi
nel tempo pur nel mutare
delle situazioni
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La nuova sede in muratura con blocchi di poraton, inaugurata nel 2008, è in grado di offrire, grazie ai 32 operatori, il meglio della produzione orto-frutticola insieme a carni, pesci e formaggi. Oggi, come sempre, le merci più richieste.Federico Paraninfi, “figlio d’arte”, sua madre è titolare della prima licenza, è un fruttivendolo di terza generazione e tra i banchi si sente come a casa propria. Poco più che quarantenne, da trenta anni nel mestiere coadiuvato dai fratelli Luciano e Giancarlo e dalla moglie Adriana, accanto ai prodotti di normale consumo è in grado di offrire “sfizi” per la clientela più esigente come le mele limoncelle o le sorbe. Ricorda quando il mercato era più che altro una piazza, con un gran movimento, dove si strillava e si contrattava in una confusione pittoresca propria della romanità popolare. I tempi però sono cambiati e, per fare concorrenza alla grande distribuzione, occorrono qualità e buon prezzo, cortesia e buona volontà. Nel suo campo, ad esempio, si lavora anche con i prodotti pronti per l’uso come i minestroni e la verdura scelta.
La signora che pulisce i carciofi seduta dietro il banco è la madre di Federico, Maria. Accanto la signora Adriana prepara la verdura. Gesti quotidiani, gesti di sempre pur nel mutare delle situazioni, gesti immortalati da una bellissima fotografia in bianco e nero che ritrae una signora a Campo de’ Fiori mentre pulisce un carciofo. È la nonna. La foto, scattata da una turista americana, ha avuto un grande successo oltreoceano per il soggetto inconsueto ricco di colore locale. La fotografa statunitense è poi tornata per lasciare come ricordo la testimonianza di quel mondo fatto di semplicità e genuinità. Federico non nasconde i problemi che incontra nel lavoro - È una vita dura - dice - ma non la cambierei mai. Sotto queste tende a strisce c’è vera umanità. - Nei momenti di pausa, si chiacchiera, qualcuno legge il giornale, qualcun altro ha la radiolina accesa. Passano gli anni, cambiano i luoghi ma il mercato rionale conserva un fascino unico.
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presidente del mercato di Cinecittà, vanta clienti famosi e li enumera scandendo le sillabe quasi a sottolinearne l’importanza
vincenzo ottaviani pizzicarolo
cori... che te se fredda l’insalata...
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figura storica e di riferimentodel mercato Appio Claudio
alfredo morozzi, commerciante
per tutte le cose
c’è un tempo,
quello di lavorare,
quello di parlare
e quello
di scherzare
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passano gli anni, cambiano
i luoghi ma il mercato rionale
conserva lo stesso fascino
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MUNICIPIO I SOMMEILLER VIA G. SOMMEILLER CELIO VIA S.S. QUATTRO VIMINALE VIA CESA-
RE BALBO MONTI VIA BACCINA NUOVO ESQUILINO VIA PRINCIPE AMEDEO SAN SABA PIAZZA
BERNINI TESTACCIO PIAZZA TESTACCIO TRASTEVERE PIAZZA S.COSIMATO REGOLA I PIAZZA
CAMPO DE FIORI REGOLA II VIA DELLA PACE CAMPO MARZIO I PIAZZA DELLE COPPELLE CAMPO
MARZIO PIAZZA MONTE D’ORO TREVI VIA DEL LAVATORE BOCCA DI LEONE VIA BOCCA DI LEONE
MACAO VIA MONTEBELLO CASTRO PRETORIO VIA MILAZZO S. LUCIA VICOLO DELLA MORET-
TA MUNICIPIO II CRATI PIAZZA CRATI FLAMINIO I VIA FLAMINIA, 60 FLAMINIO II VIA GUIDO
RENI, 31 NOMENTANO PIAZZA ALESSANDRIA PARIOLI VIALE PARIOLI PINCIANO VIA GIOVANNI
ANTONELLI SAVOIA PIAZZA GIMMA SALARIO VIA METAURO TRIESTE VIA CHIANA, 115 VESCO-
VIO VIA FARA SABINA MUNICIPIO III ITALIA VIA CATANIA, 70 PORTONACCIO I PIAZZA VESPRI
SICILIANI STEVENSON VIA BARTOLOMEO MARLIANO TIBURTINO I LARGO DEGLI OSCI MUNI-
CIPIO IV FIDENE LARGO S. FELICITÀ TALENTI VIA GASPARA STAMPA MONTESACRO PIAZZALE
ADRIATICO MONTESACRO II PIAZZA MENENIO AGRIPPA SACCHETTI VIA FRANCO SACCHETTI
SERPENTARA VIA VIRGINIO TALLI TUFELLO PIAZZA DEGLI EUGANEI VAL D’OSSOLA VIA VAL
D’OSSOLA NUOVO VAL MELAINA VIA GIOVANNI CONTI MUNICIPIO V PONTE MAMMOLO VIA
RIVISONDOLI PORTONACCIO II VIA DI SAN ROMANO SAN BASILIO PIAZZA RECANATI TIBUR-
TINO SUD VIA DI GROTTA DI GREGNA CASAL DE PAZZI VIALE KANT TIBURTINO II VIA G. STE-
FANINI CASAL BERTONE VIA C .RICOTTI MEDA VIA F. MEDA ARTIGIANMERCATO VIA MOZART
INA CASA VIA CRISPOLTI REBIBBIA VIA SCANAROLI MUNICIPIO VI TOR PIGNATTARA VIA
CIRO DA URBINO CASILINO 23 VIA FRANCESCO FERRAIRONI NUOVO LABICANO VIA ALBERTO
DA GIUSSANO GORDIANI PIAZZA RONCHI VILLA GORDIANI VIA ROVIGNO D’ISTRIA PLATA-
NI VIALE DELLA PRIMAVERA CASILINO VIA DEL PIGNETO PERESTRELLO LARGO B. PERESTRELLO
MUNICIPIO VII GRANO VIA DEL GRANO QUARTICCIOLO - LOCOROTONDO VIA LOCORO-
TONDO CENTOCELLE PIAZZA DELLE IRIS LA RUSTICA VIA DAMETA MELI VIA DEI MELI TOR
SAPIENZA VIA DE PISIS MUNICIPIO VIII TOR BELLA MONACA LARGO A. BRAMBILLA TORRE
MAURA PIAZZA DEGLI ALCIONI TORRE SPACCATA II VIA CORNELIO SISENNA TORRESPACCA-
TA VIA DEI ROMANISTI MUNICIPIO IX METRONIO VIA MAGNA GRECIA LATINO PIAZZA EPIRO
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APPIO I - ALBERONE VIA F. VALESIO APPIO III - COLLI ALBANI VIA CASTEL GANDOLFO LATINO
NUOVO LARGO GREGOROVIUS RAGUSA VIA VERBANIA SANNIO VIA SANNIO TUSCOLANO I VIA
ORVIETO MUNICIPIO X PISCINE TORRE SPACCATA VIA ROLANDO VIGNALI NUOVO CALIS-
SE VIA PIETRO BONFANTE NUOVO CINECITTÀ VIA QUINTILIO VARO CINECITTÀ EST VIA STE-
FANO OBERTO QUADRARO PIAZZA DEI TRIBUNI QUARTO MIGLIO VIA MENOFILO STATUARIO
VIA POLIA TUSCOLANO III VIA DEL QUADRARO MUNICIPIO XI COMMERCIO VIA DEL COM-
MERCIO GARBATELLA VIA FRANCESCO PASSINO GROTTAPERFETTA VIA GRANAI DI NERVA LA
MONTAGNOLA VIA PICO DELLA MIRANDOLA NAVIGATORI PIAZZA DEI NAVIGATORI OSTIENSE
VIA CORINTO TORMARANCIO I VIA RAIMONDI GARIBALDI TORMARANCIO II VIA C .TOMMASO
ODESCALCHI MUNICIPIO XII LAURENTINO VIA FRANCESCO SAPORI SPINACETO VIALE CADU-
TI PER LA RESISTENZA TOR DE CENCI VIA RENZO BERTANI DECIMA INCIS VIA GIUSEPPE LO PRE-
STI VIGNA MURATA VIA ANDREA MELDOLA MUNICIPIO XIII CASAL BERNOCCHI VIA GUIDO
BIAGI OSTIA I VIA ORAZIO DELLO SBIRRO CASAL PALOCCO VIA A. GALLI OSTIA LIDO NORD VIA
DELL’APPAGLIATORE STELLA POLARE VIA CAPOPASSERO MUNICIPIO XV TRULLO VIA CAMPA-
GNATICO SANTA SILVIA - PORTUENSE III LARGO SANTA SILVIA MAGLIANA VIA FAUGLIA CA-
SETTA MATTEI VIA LA CONTEA ENRICO FERMI (MACALUSO) VIA D. MACALUSO MONTECUC-
CO VIA G. PORZIO PORTUENSE II VIA PORTUENSE MUNICIPIO XVI BRAVETTA PIAZZA VISCONTI
GIANICOLENSE PIAZZA S. GIOVANNI DI DIO GIOVANNI DE CALVI VIA GIOVANNI DE CALVI MON-
REALE VIA L. DA MONREALE MONTEVERDE VECCHIO VIA G.B. NICCOLINI PORTUENSE I VIA ET-
TORE ROLLI VASCELLO VIA DEL VASCELLO DONNA OLIMPIA VIA DI DONNA OLIMPIA MUNICIPIO
XVII PRATI PIAZZA DELL’UNITÀ VITTORIA VIA MONTESANTO TRIONFALE VIA ANDREA DORIA
TITO SPERI VIA TITO SPERI MUNICIPIO XVIII CASALOTTI VIA OVADA IRNERIO VIA AURELIA,
483 AURELIO VIA SAN SILVERIO PINETA SACCHETTI VIA URBANO II SISTO IV VIA SISTO IV MU-
NICIPIO XIX BELSITO PIAZZA CARLO MAZZARESI PRIMAVALLE I VIA S. IGINO PAPA PRIMA-
VALLE II VIA PASQUALE II MONTE MARIO PIAZZA THOUAR TORREVECCHIA VIA SCIAMANNA
VEGEZIO VIA VEGEZIO MUNICIPIO XX PONTE MILVIO VIA RIANO FLAMINIO NUOVO VIA
TUSCIA TOR DI QUINTO P.ZZA MONTELEONE DA SPOLETO SAXA RUBRA - PRIMA PORTA
Un progetto editoriale Ed/Archi’s – Methos
A cura di Mauro Loy
Foto di Mariano BonpresaFrancesca Romana Guarnaschelli
Testi di Andrea Migliorini
Idea e direzione creativa e grafica Daniele Pampanelli
Grafica e impaginazione Danilo Pozzi
Coordinamento Luca Broncolo
Stampa Tipograf – RomaStamperia edizioni d’ar te
Questo progetto non sarebbe stato possibile senza tutti i protagonisti, gli animatori, gli operatori e i clienti dei mercati rionali di Roma.Un grazie particolare a Franco Gioacchini, Alfredo Morozzi e Alessia Petruzzelli per l’aiuto e il contributo prezioso.
© Ed/Archi’s 2008, Perugia
Finito di stampare dicembre 2008
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