Libro bianco ''Per una Provincia dei Comuni''

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VERSO UNA “PROVINCIA DEI COMUNI” Premessa La legge n. 56 del 7 aprile 2014 riordina in modo formale e sostanziale la disciplina sulle Province, trasformandole da enti eletti direttamente dai cittadini ad enti di secondo livello strettamente legati da un rapporto di interdipendenza (politica, funzionale e in prospettiva anche organizzativa) con i Comuni. Si tratta, quindi, di una straordinaria trasformazione istituzionale che, dando sostanza al principio di semplificazione e sussidiarietà, consentirà di realizzare una gestione cooperativa e sinergica delle funzioni locali, aumentando di conseguenza la centralità dei comuni. L’ente provinciale, come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi, non ha infatti retto di fronte alla complessità dei territori. E anche la provincia di Varese ha fallito, dimostrandosi, in virtù di una gestione inefficiente, incapace di elaborare risposte all’altezza dei tanti e diversi problemi sul tappeto. L’istituzione della nuova provincia, che rappresenta la prima tappa di un processo più radicale di ammodernamento delle strutture amministrative e che pure sconta la criticità di una certa indeterminatezza circa le competenze e il funzionamento, apre dunque nuovi e importanti spazi di progettazione e innovazione. Non possiamo e non dobbiamo quindi commettere l’errore di pensare che sia sufficiente costruire un modello di area vasta simile alla vecchia provincia. La vera sfida è quella di lasciarsi alle spalle un’obsoleta organizzazione dei poteri locali e di disegnare, facendo della nuova istituzione un laboratorio di innovazione, una nuova governance che sia in linea con il cambiamento della società e degli enti locali, coerente con la complessità ed eterogeneità del nostro territorio e capace di fornire migliori servizi ai cittadini e alle amministrazioni locali. La visione che proponiamo e sviluppiamo in questo documento è quella di una “Provincia dei Comuni”, al servizio delle amministrazioni locali e, in quanto tale, improntata alla integrazione e alla semplificazione dei rapporti con i comuni stessi. Dar vita a una provincia dei comuni significa anche, sul piano istituzionale, immaginare alcuni ambiti territoriali omogenei all’interno dei quali attuare politiche collegiali nella consapevolezza che molte tematiche con le quali devono confrontarsi le amministrazioni richiedono una scala sovra- comunale. Questi aspetti istituzionali saranno definiti dai nuovi Statuti che dovranno essere approvati entro sei mesi dall’insediamento del Consiglio e che saranno quindi cruciali nel disegnare la nuova istituzione.

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Programma della lista ''Civici e Democratici'' in vista delle elezioni provinciali del 12 ottobre 2014

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Verso una “ProVincia dei comuni”

Premessa

La legge n. 56 del 7 aprile 2014 riordina in modo formale e sostanziale la disciplina sulle Province, trasformandole da enti eletti direttamente dai cittadini ad enti di secondo livello strettamente legati da un rapporto di interdipendenza (politica, funzionale e in prospettiva anche organizzativa) con i Comuni. Si tratta, quindi, di una straordinaria trasformazione istituzionale che, dando sostanza al principio di semplificazione e sussidiarietà, consentirà di realizzare una gestione cooperativa e sinergica delle funzioni locali, aumentando di conseguenza la centralità dei comuni.L’ente provinciale, come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi, non ha infatti retto di fronte alla complessità dei territori. E anche la provincia di Varese ha fallito, dimostrandosi, in virtù di una gestione inefficiente, incapace di elaborare risposte all’altezza dei tanti e diversi problemi sul tappeto.L’istituzione della nuova provincia, che rappresenta la prima tappa di un processo più radicale di ammodernamento delle strutture amministrative e che pure sconta la criticità di una certa indeterminatezza circa le competenze e il funzionamento, apre dunque nuovi e importanti spazi di progettazione e innovazione. Non possiamo e non dobbiamo quindi commettere l’errore di

pensare che sia sufficiente costruire un modello di area vasta simile alla vecchia provincia. La vera sfida è quella di lasciarsi alle spalle un’obsoleta organizzazione dei poteri locali e di disegnare, facendo della nuova istituzione un laboratorio di innovazione, una nuova governance che sia in linea con il cambiamento della società e degli enti locali, coerente con la complessità ed eterogeneità del nostro territorio e capace di fornire migliori servizi ai cittadini e alle amministrazioni locali.La visione che proponiamo e sviluppiamo in questo documento è quella di una “Provincia dei Comuni”, al servizio delle amministrazioni locali e, in quanto tale, improntata alla integrazione e alla semplificazione dei rapporti con i comuni stessi.Dar vita a una provincia dei comuni significa anche, sul piano istituzionale, immaginare alcuni ambiti territoriali omogenei all’interno dei quali attuare politiche collegiali nella consapevolezza che molte tematiche con le quali devono confrontarsi le amministrazioni richiedono una scala sovra-comunale.Questi aspetti istituzionali saranno definiti dai nuovi Statuti che dovranno essere approvati entro sei mesi dall’insediamento del Consiglio e che saranno quindi cruciali nel disegnare la nuova istituzione.

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La Provincia di Varese, un sistema territoriale composito, in mutamento e ricco di opportunità

Questo disegno istituzionale ben si attaglia a una provincia, come la nostra, policentrica e dalle tante vocazioni (produttiva, turistica, culturale, universitaria…). Negli ultimi anni l’assenza di una politica capace di esprimere una visione unificante e di interpretare i diversi bisogni in campo ha prodotto crescenti dicotomie territoriali che hanno accentuato il desiderio di “rompere” la Provincia di Varese. Noi riteniamo che si debba fuggire dalla logica contrappositiva e che occorra invece ridisegnare la nuova Provincia di Varese recuperando un equilibrio tra i suoi territori, sapendo che solo i sistemi capaci di valorizzare e integrare le eccellenze e le specificità delle diverse aree territoriali sono in grado oggi di resistere e crescere.In quest’ottica e alla luce delle innovazioni istituzionali accennate nella premessa, è importante soffermarsi sulle caratteristiche, le criticità e le potenzialità delle principali aree della nostra provincia prima di entrare nel merito della nuova governance e delle proposte progettuali.

Il nord della provinciaIl territorio del nord della provincia vive oggi, come molti altri del resto, una grave situazione occupazionale con un incremento preoccupante degli stati di crisi aziendale e dei provvedimenti di cassa integrazione e mobilità. La situazione è ulteriormente aggravata da alcuni fattori specifici:il progressivo spopolamento dei comuni più isolati che viene solo parzialmente attenuato dall’insediamento di nuovi residenti stranieri nelle aree di fondovalle; l’invecchiamento della popolazione con un numero di residenti di età superiore a 65 anni in costante aumento rispetto a quelli con età inferiore a 14 anni;una condizione di arretratezza delle infrastrutture che amplifica la difficoltà di raggiungere le principali vie di collegamento;il non semplice rapporto con la Confederazione Elvetica. Nonostante il numero dei lavoratori

oltre confine sia aumentato negli ultimi due anni (più 5% secondo la Camera di Commercio), le campagne anti frontalieri messe in campo dai partiti populisti ticinesi, il risultato del referendum del 9 febbraio scorso, oltre al prolungarsi della trattativa tra Italia e Svizzera sulla regolarizzazione dei depositi e sull’imposizione fiscale, sono criticità che non possono essere assolutamente sottovalutate (sono circa 25.000 i lavoratori frontalieri residenti nella nostra provincia).

Se queste sono le criticità e gli elementi di preoccupazione, occorre sottolineare anche le opportunità, che vanno sviluppate nell’ambito di una pianificazione strategica che deve discendere da una visione condivisa dell’evoluzione del territorio:Turismo sostenibile. Questa forma di turismo, legata all’ambiente rurale, può rappresentare un asse portante dello sviluppo, perseguibile attraverso un’azione integrata tra le attività agricole, quelle forestali e i servizi offerti al turista. Perseguire questa strada significa coinvolgere ed incentivare gli operatori privati a realizzare investimenti in strutture ricettive che rispondano ai criteri della sostenibilità, integrare e potenziare la rete delle piste ciclo-pedonali, favorire la creazione di percorsi didattici di osservazione che “sfruttino” le bellezze del paesaggio lacustre e di montagna.Valorizzazione del patrimonio culturale. Il patrimonio culturale e paesaggistico di cui dispone -nelle sue diverse componenti (naturalistiche, artistiche, archeologiche, museali) - questa area può rappresentare un’altra fondamentale occasione per la costruzione di un capitale immateriale che può avere ricadute molto positive sul territorio.Riscoperta delle tradizioni agro-alimentari ed artigiane. L’offerta culturale va integrata, in un unico progetto, con il rilancio dell’imprenditoria locale, delle aziende agricole, degli agriturismi e delle realtà artigianali. Dentro questo scenario diventa possibile anche promuovere il recupero produttivo di aree a vocazione agricola, turistica ed ambientale, ora poste in condizione di abbandono, e

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dei nuclei antichi più degradati collocati nei centri urbani dei paesi.

Un altro nodo fondamentale per lo sviluppo di questo territorio riguarda la condizione della viabilità, e quindi le vie di comunicazione e i collegamenti stradali e ferroviari. Fondamentali per la prospettiva territoriale risultano dunque il potenziamento della Vergiate/Besozzo/Laveno-Mombello, il completamento del collegamento della strada provinciale Cittiglio/Laveno Mombello, la definizione dei tracciati stradali sulla strada Brenta/Luino/confine Elvetico, il potenziamento dei collegamenti ferroviari con la Svizzera sviluppati nell’ambito del progetto di Alptransit.

L’area urbana varesinaL’area varesina si caratterizza come luogo di raccordo tra il nord e il sud della Provincia per i servizi pubblici, per il terziario, per la presenza di diversi ambiti di conoscenza oltre che di insediamenti produttivi.Se la Provincia di Varese è nel suo complesso porta di entrata e di uscita da e per Milano, da e per l’Italia, da e per il mondo (attraverso Malpensa), Varese svolge la stessa funzione ma nei confronti dell’intero territorio di cui è Capoluogo.Questo suo ruolo ha determinato, storicamente, l’accentramento dei servizi, sia pubblici sia privati, nella città. Cosi, abbiamo la presenza dell’Ospedale del Circolo, del polo materno-infantile al Del Ponte, dell’Università dell’Insubria, dell’INPS, dell’INAIL, della Prefettura, della Questura, del carcere e del tribunale, di un gran numero di scuole superiori, ma anche delle associazioni di categoria imprenditoriali e di quelle dei lavoratori, per non parlare, poi, del fatto che parecchi impianti sportivi presenti hanno valenza sovracomunale (stadio, palazzetto, palaghiaccio, piscine, campi di atletica, strutture per il canottaggio e, da ultimo, l’ippodromo). Evitando però di soffermarci troppo sulle caratteristiche che riguardano la città dove emerge sempre più la quasi scomparsa di assets industriali produttivi di grandi dimensioni e l’incertezza vocazionale dovuta anche al fatto che chi governa da oltre venti anni si è limitato a perseguire (come del resto anche in Provincia) la logica della chiusura e del controllo dell’esistente, la riflessione da portare avanti riguarda un‘area più vasta, quel comparto non solo territoriale,

ma anche urbano (per certi versi e per certe zone un continuum con la città) che comprende quasi centocinquantamila abitanti i quali, nelle loro attività, nei servizi pubblici utilizzati, nella dimensione lavorativa e sociale gravitano su questa area. I problemi sono simili e condivisi al di là dei formali confini istituzionali e burocratici: viabilità, servizi di welfare, lavoro che manca e che obbliga a guardare sempre più all’area metropolitana milanese, situazione abitativa (costi elevati che spingono le giovani coppie ad allontanarsi in cerca di situazioni di più facile accesso), la crisi del commercio.Ad aggravare questa situazione va ricordato come il trasporto pubblico, principalmente quello su rotaia, non sia ancora all’altezza delle sue possibilità e come non esista - in vista di EXPO 2015 - un collegamento diretto con Malpensa.Solo assumendo un approccio integrato che valorizzi in termini positivi l’asse con Milano e tenga conto dei bisogni di un’area più ampia sarà possibile affrontare con maggiore garanzia di riuscita i tanti nodi irrisolti relativi alla pianificazione territoriale, al trasporto, allo sviluppo economico, ecc.

Il sud della provinciaIl sud della provincia di Varese si trova in quella parte del territorio che potremmo definire di cerniera tra il “cuore” della provincia di Varese e Milano: all’interno di questa si trova un’area urbana che, per la presenza sia di infrastrutture che di servizi, con l’aeroporto di Milano e la Fiera internazionale di Rho-Pero, assume una fondamentale funzione di crocevia con il resto dell’Italia, con l’Europa e con il mondo. È importante ricostruire un senso di unitarietà all’interno di questo territorio. Si tratta di un’area accumunata da una comune origine industriale (soprattutto nei settori del tessile e della meccanica) chiamato oggi a sviluppare nuove attività produttive e una nuova manifattura, leggera, sostenibile e internazionalizzata, nell’intreccio tra industria e servizi. Ma il sud della Provincia non può essere visto unicamente come un ambito produttivo o come insediamento abitativo per chi è in “fuga” da Milano. Occorre recuperare la vivibilità di questa area con interventi atti a favorire la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo e ad allargare e a potenziare le aree verdi. Dentro questa unitarietà, da ricercare e potenziare,

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vi sono territori con proprie e peculiari specificità. Per l’area di Gallarate, in sofferenza per gli effetti della “grande crisi” sul tessuto produttivo locale ma dotata di forte dinamismo nel campo della cultura e della creatività, la priorità è data dalle prospettive di Malpensa e di SEA. Su questo si stanno pagando nel presente pesanti errori del passato, come dimostrano il ritiro del MasterPlan, il difficoltoso passaggio da SEA Handling a Airport Handling, l’accordo tra Alitalia e Ethihad, necessario ma che avrà un forte impatto sul piano nazionale del trasporto aereo con ripercussioni ancora non prevedibili sullo scalo della brughiera. L’area di Malpensa ha sofferto in questi anni del mancato coinvolgimento concreto e diretto del territorio nelle dinamiche riguardanti lo sviluppo dell’aeroporto (si pensi alla questione della terza pista); è ora necessario che emerga una linea strategica orientata alla sviluppo sociale, economico e ambientale che offra opportunità per le imprese e i lavoratori.L’area di Busto Arsizio rappresenta una grande piattaforma infrastrutturale per le attività produttive, ma sconta anch’essa l’incertezza circa le prospettive di Malpensa, l’assenza di politiche di formazione collegate al mondo lavorativo e il fatto che alcuni progetti avviati, come “dress care” e “marchio polotext”, non hanno avuto adeguato supporto da parte della Provincia. Provincia che è risultata deficitaria anche sul fronte dei trasporti e della mobilità sia con riferimento al trasporto

pubblico che alla mobilità dolce e, in particolare, ciclabile. Un altro tema centrale per Busto riguarda ACCAM; su questo, la nuova Provincia dovrà chiarire cosa intenda fare rispetto ai passi che i soci stanno attuando per proseguire nel servizio di smaltimento rifiuti (con il progetto della newco e il revamping dell’impianto).Il Saronnese, territorio incuneato tra tre province, rappresenta un’area di strategica importanza sul piano dei trasporti in quanto snodo delle FNM, centrale sia per quanto riguarda il traffico pendolari che per quanto riguarda l’interscambio gomma/rotaia e privato/pubblico. Le strutture non sono, però, sufficienti per la domanda sempre crescente (in termini di parcheggi, mezzi pubblici di collegamento con la stazione, depositi biciclette). Questa area è rilevante anche per i collegamenti ciclabili interprovinciali: se quelli con i comuni dell’asse del Parco Lura e del Parco Groane (comuni delle province di Milano, Monza e Brianza e Como) sono ottimi, sono quasi assenti quelli con i comuni della provincia di Varese come Caronno Pertusella, Uboldo, Origgio, Gerenzano. Se venissero ottimizzati si creerebbe un vastissimo corridoio ciclabile. Sempre in tema di ambiente, aree verdi come il Parco Lura andrebbero valorizzate quali polmoni verdi, nonché luoghi di svago per l’intera provincia (o almeno per la “parte bassa”) e andrebbero integrate con il pacchetto di parchi/turismo della provincia di Varese.

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Una nuovo modello organizzativo e di governance

Come detto, la nuova provincia non potrà sviluppare la propria azione in continuità con il passato ma dovrà attivare tutte le risorse interne all’ente, quelle del sistema delle autonomie locali, dei cittadini e delle imprese per avviare un profondo progetto di autoriforma.Occorre, di conseguenza, che l’attuazione di un nuovo modello di governo non si fermi agli aspetti burocratici dell’attuazione degli organi ma metta in moto gli strumenti tipici di una nuova governance, fortemente collaborativa, attraverso la quale vengano coinvolti tutti gli attori locali.A tale fine, i nuovi amministratori dovranno innescare un processo di elaborazione progettuale che porti a formulare un piano strategico che sovrintenda l’implementazione dei servizi di area vasta secondo le peculiarità del territorio della provincia di Varese.Occorre quindi sviluppare all’interno della nuova provincia una struttura organizzativa e competenze che siano all’altezza di questa aspettativa e che costituiscano i nodi organizzativi per la gestione della rete di relazioni tra ente provincia, comuni e unioni di comuni che compongono il territorio.Le parole chiave (e gli obiettivi prioritari) di questo nuovo modello sono dunque:1. economie di scala;2. pianificazione strategica;3. rendicontazione dei risultati;4. semplificazione normativa.

Economie di scala Le nuove aree vaste dovranno sviluppare soluzioni tecniche ed organizzative capaci di economizzare i costi di gestione della cosa pubblica e capitalizzare i necessari investimenti digitali e telematici oggi ineludibili e non rimandabili. Si dovrà, di conseguenza, sviluppare sistemi organizzativi in grado di ottenere in maniera flessibile economie di scala e di conseguenza la massima efficienza possibile. Si impone quindi una capacità di costruzione di modelli organizzativi differenziati per aree omogenee e per servizio. Gli stessi enti locali saranno chiamati all’interno dell’area vasta a

sviluppare processi aggregativi, che, senza trasferire la rappresentanza politico-istituzionale, siano in grado di sviluppare processi di razionalizzazione e maggiore competenza professionale.

Pianificazione strategica La pianificazione strategica rappresenta una priorità per gli enti locali italiani in quanto la limitata capacità di cooperare, programmare e realizzare insieme piani e progetti di promozione, valorizzazione e tutela economico-sociale del territorio rappresenta uno dei principali gap rispetto ad analoghe realtà territoriali a livello europeo.Sviluppare le competenze di pianificazione “strategica” degli enti locali significa sviluppare la capacità di definire una visione comune del proprio territorio, di individuare obiettivi praticabili e condivisi e di governare il processo sapendo che se è “strategica” la pianificazione richiede continui adattamenti in funzione delle mutate condizioni ambientali e della disponibilità di risorse.

Rendicontazione dei risultati La costruzione di reti di gestione delle funzioni e dei servizi pubblici locali, accentrati per quanto riguarda attività di staff e decentrati per quanto riguarda i servizi direttamente rivolti ai cittadini e alle imprese, comporta la necessità di sviluppare strumenti di controllo, rendicontazione e comunicazione adeguati a realtà territoriali ampie e alla presenza di una pluralità di comunità locali cooperanti tra loro.

Semplificazione amministrativaLa nuova organizzazione delle autonomie locali non solo vuole avvicinare il governo della “cosa pubblica” alla rappresentanza locale e contestualmente rendere più flessibili le strutture pubbliche ma anche favorire un processo di semplificazione delle norme e delle procedure. Il processo di riforma delle autonomie locali dovrà di conseguenza essere accompagnato dalla ricostruzione della legislazione inerente i servizi

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pubblici locali. Questo richiederà l’attivazione di un tavolo permanente con la Regione per il monitoraggio dell’attuazione della riforma e per la diffusione delle buone pratiche.

Un altro elemento chiave nella costruzione di una rinnovata governance per un ente di secondo livello come la nuova Provincia consisterà nell’introduzione di meccanismi di partecipazione

e coinvolgimento degli amministratori locali e soprattutto dei cittadini. Occorrerà individuare e implementare strumenti ad hoc di consultazione diretta su temi rilevanti inerenti i servizi pubblici territoriali.

Gli ambiti di azione (tra competenze confermate e da confermare)

Le funzioni fondamentali attribuite al nuovo Ente sono le seguenti: pianificazione territoriale di coordinamento e tutela/valorizzazione dell’ambiente; pianificazione dei servizi di trasporto;programmazione provinciale della rete scolastica e gestione dell’edilizia scolastica;raccolta ed elaborazione di dati e assistenza tecnico-amministrativa agli enti locali;controllo dei fenomeni discriminatori in ambito occupazionale e promozione delle pari opportunità.A queste funzioni fondamentali la legge aggiunge:sviluppo strategico del territorio e gestione di servizi in forma associata;relazioni istituzionali (con Province, Regioni ed Enti territoriali di altri Stati).

D’intesa con i Comuni del territorio, a queste macro-funzioni potrà aggiungersi la predisposizione dei documenti di gara, di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive.

Di seguito, gli orientamenti progettuali rispetto agli ambiti di policy che corrispondono alle principali competenze sopra-elencate. L’idea sottesa a questi orientamenti, alternativa a quella espressa negli ultimi decenni di governo provinciale, è di un territorio sostenibile, intelligente e inclusivo (la

cosiddetta smart land), ovvero un territorio nel quale, attraverso politiche diffuse e condivise, si punti ad aumentare la competitività e l’attrattività, con una attenzione particolare alla coesione sociale, alla diffusione della conoscenza, alla crescita creativa, all’accessibilità, alla fruibilità dell’ambiente (naturale, storico-architettonico, urbano e diffuso), alla qualità del paesaggio e della vita dei cittadini, all’integrazione dei cittadini stranieri. Pianificazione territorialeLa pianificazione territoriale è attualmente definita dal Piano di Coordinamento Territoriale Provinciale (PTCP), approvato nel 2007, che governa ambiti che per la loro natura e funzione travalicano la dimensione comunale o intercomunale e pertanto trovano rappresentazione e regolamentazione alla scala provinciale: gli ambiti agricoli e quelli boschivi, la rete ecologica, il sistema della mobilità (strade e ferrovie); il piano detta inoltre le regole con le quali i comuni debbono confrontarsi nella redazione dei loro atti di pianificazione comunale, ovvero i piani di governo del territorio (PGT). Nello svolgere tale compito, l’attuale PTCP della provincia di Varese è però privo di slancio progettuale e innovativo. Occorre oggi un piano “sburocratizzato”, che sia frutto di condivisione con le realtà locali e sociali, che sia portatore

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di un’agenda strategica per il nostro territorio, che contenga indicazioni più chiare e avanzate in merito al tema della rigenerazione urbana (la riconversione del sistema edile in questa direzione può aprire anche importanti spazi imprenditoriali), della valorizzazione dell’ambiente naturale e dei beni storici e culturali della provincia, della salvaguardia del suolo agricolo nella consapevolezza che l’agricoltura rappresenta oggi un’importante occasione di sviluppo anche per la provincia di Varese.Tra gli aspetti carenti dell’attuale pianificazione vi è poi la definizione di azioni relative al sistema economico. Oggi ogni singola realtà comunale governa lo sviluppo dei propri sistemi produttivi esclusivamente all’interno del proprio territorio comunale. Se per gli altri sistemi (agricolo e forestale, ecologico/ambientale, della mobilità) si riconosce una scala di governo di area vasta, ciò non vale per le attività produttive. Tutto questo stride con la definizione di “distretto” utilizzata e pensata ad esempio per le realtà commerciali (i distretti del commercio), turistiche (i laghi), industriali (calzaturiero, aeronautico, ecc), definizione che evoca necessariamente ambiti territoriali più ampi della semplice realtà comunale. Governare il sistema della produzione (ma anche del commercio e del turismo) e regolarne il suo sviluppo (coordinando, per esempio, il recupero di molte aree dimesse) dentro un disegno sovra-comunale deve essere oggi un nuovo compito della pianificazione territoriale di area vasta.Un altro aspetto in relazione al quale la Provincia dovrebbe rafforzare la sua funzione di pianificazione riguarda i beni culturali, dei quali anche il territorio varesino è ricco (si pensi ai diversi siti riconosciuti dall’Unesco tra i quali il Sacro Monte di Varese, S.Caterina del Sasso, Castelseprio-Torba e Monastero di Cairate, Isolino Virginia, il Parco del Ticino). Si tratta di un tema spesso trascurato ma fondamentale per l’identità di una comunità. Rispetto a questo patrimonio (che racchiude anche due eco-musei oltre a numerosi beni culturali) la nuova provincia dovrebbe adottare un approccio volto a promuoverne la valorizzazione e l’integrazione.

Tutela e valorizzazione dell’ambiente La sfida più importante del presente, a fronte di una crisi economica dalla natura sistemica, deve

essere quella di coniugare tutela e salvaguardia dell’ambiente con la ripresa di uno sviluppo economico equilibrato e sostenibile. A partire da un nuovo paradigma della sostenibilità dobbiamo centrare obiettivi sfidanti straordinariamente importanti, rispetto ai quali la nuova provincia dovrà giocare un suo ruolo: la riduzione dei consumi energetici e l’incremento delle fonti energetiche rinnovabili; la gestione del ciclo rifiuti; la riduzione degli impatti sugli ecosistemi; la salvaguardia del suolo; il miglioramento della qualità delle acque e la gestione del ciclo idrico integrato, il miglioramento della qualità dell’aria. Due elementi devono essere tenuti in conto per facilitare il conseguimento di questi obiettivi: a) la necessità di promuovere la messa in rete delle politiche delle comunità locali per renderle coerenti e favorire le economie di scala; b) rendere le best practice esemplari e immediatamente replicabili.

Di seguito una breve elencazione dei temi e delle prospettive da seguire particolarmente significative per la provincia di Varese.

Adesione al Patto dei Sindaci: la campagna internazionale che riunisce le migliori città europee che hanno deciso di intraprendere la via della sostenibilità energetica e ambientale, in piena coerenza con gli obiettivi della politica europea, deve diventare pratica comune in tutto il nostro territorio. La nuova Provincia dovrà giocare un ruolo di coordinamento per la raccolta delle progettualità emergenti nei Comuni. Uso del suolo: occorre porre alla base della politica urbanistica l’idea fondamentale che il suolo sia un bene “finito” e che come tale vada difeso e tutelato. Questo significa promuovere una politica che segua il criterio per cui il suolo libero non vada consumato per nuove costruzioni ma che si privilegi il recupero dell’esistente e dei suoli già degradati. Questa politica è funzionale anche alla difesa idrogeologica del territorio. A fronte di mutate condizioni climatiche, il territorio cementificato e urbanizzato si trova ad essere più fragile e incapace di sopportare eventi anche non estremi. Occorrerà quindi lavorare attraverso la rinaturalizzazione di intere aree e la realizzazione di interventi di risistemazione ideogeologica. Risparmio energetico in edilizia: è fondamentale

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impostare una campagna per il risparmio energetico per il settore civile, incentivando il riorientamento del mercato dell’edilizia verso la realizzazione di edifici a consumo energetico quasi nullo e verso la ristrutturazione delle case vecchie in classe G (la più dispendiosa). La nuova Provincia dovrebbe essere capace di stimolare interventi di riqualificazione affiancando i Comuni nella definizione di regolamenti edilizi e strumenti urbanistici atti ad incentivare i privati ad intervenire sul proprio patrimonio edilizio.Acqua: è necessario avviare l’implementazione del ciclo idrico integrato (dal prelievo dell’acqua alla depurazione dei reflui), finalizzato al recupero dei corsi idrici superficiali, alla tutela delle falde acquifere, alla riduzione delle perdite degli acquedotti e dei consumi idrici pro-capite, definendo la società di gestione, i contenuti del contratto di servizio, programmando nel dettaglio gli interventi infrastrutturali.Biodiversità e verde: occorre costruire un vero e proprio sistema di aree protette lungo la rete ecologica regionale presente nella nostra provincia rendendo sempre più efficaci le politiche di tutela e valorizzazione del territorio attraverso la rete dei Parchi regionali e dei PLIS. Rifiuti: occorre dare compimento alla politica di gestione dei rifiuti secondo le priorità europee: riduzione della produzione di rifiuti, riciclo di materia, recupero energetico e, solo per una quota marginale, smaltimento. La nuova Provincia dovrà sostenere i Comuni nella definizione di politiche che vadano in questa direzione, in merito, per esempio, alla tariffazione, allo sviluppo di sistemi di recupero/riuso dei rifiuti a livello di attività industriali, alla diffusione di giornate del riuso/giornate del baratto.

Viabilità e trasporti I trasporti e la viabilità rappresentano una delle più antiche competenze della Provincia. Anche su questo occorre un deciso cambio di rotta. Nulla è stato fatto negli ultimi anni, per esempio, per potenziare il trasporto pubblico locale.Su questo tema la provincia deve porsi come ente di coordinamento delle esigenze che provengono dalle varie realtà omogenee del territorio, sapendo che non è il tempo di grandi opere e che la sfida è quella di promuovere un’intelligente integrazione tra trasporto pubblico (da potenziare) e mobilità

privata.Un nuovo e rinnovato progetto deve partire dalle grandi infrastrutture ferroviarie per raggiungere la mobilità del singolo territorio e quindi affrontare i seguenti aspetti:

1. mobilità ferroviaria e interscambio ferro – gomma: la provincia deve coordinare un grande progetto che permetta un rinnovato collegamento via bus, attraverso aree di interscambio, tra le principali stazioni della reti RFI e FNM e le diverse aree omogenee del territorio. Nelle stazioni dovranno inoltre essere presenti aree attrezzate per velo-stazioni e auto elettriche. 2. mobilità dolce: occorre un ambizioso disegno provinciale di reti ciclabili che, partendo dalla zona dei laghi, si colleghi da una parte con le valli a nord di Varese e dall’altra a sud con la brughiera di Malpensa, la Valle Olona e il Parco del Ticino. Sarà quindi necessario sostenere i comuni nella progettazione e nella realizzazione di ciclovie di rilevanza provinciale, assicurando la uniformità degli standard tecnico-funzionali e il coordinamento segnaletico. Su questo fronte, un’importante fonte di inspirazione è rappresentata da VENTO (ciclovia che intende collegare Venezia con Torino lungo il Po), progetto di un’infrastruttura leggera che è più di una pista ciclabile qualificandosi come preziosa chiave per rimettere in contatto cittadini e paesaggio.  3. mobilità sostenibile: bisogna promuovere una serie di progetti, coordinati dalla Provincia, che mettano insieme le città più grandi per realizzare accordi con la rete di operatori della mobilità sostenibile (auto elettriche) per consentire l’utilizzo – valorizzando la modalità del car sharing - di auto elettriche per muoversi nelle diverse realtà del nostro territorio. 4. mobilità privata: la provincia deve avviare un censimento rigoroso sulla situazione delle sue infrastrutture, necessario per programmare un piano di investimenti e manutenzione della propria rete.5. infomobilità: fondamentale, nell’ottica di favorire una comunità territoriale “intelligente”, è anche promuovere l’uso di tecnologie dell’informazione a supporto della mobilità e degli spostamenti di persone e merci attraverso un moderno sistema di infomobilità.

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Edilizia e rete scolastica L’edilizia scolastica è una tradizionale competenza provinciale che è stata confermata anche nell’attuale quadro delle funzioni. Agire su questo piano significa soprattutto promuovere scuole più sicure e, in quanto tali, migliori.In questa ottica, sulla scia del piano di parziale sblocco del patto di stabilità portato a termine dal governo Renzi, diviene centrale l’elaborazione di un piano organico di interventi volto a riqualificare il patrimonio dell’edilizia e dei servizi scolastici. Gli ultimi dati rilevati dagli istituti di ricerca più qualificati (Legambiente, Censis) confermano, anche per la provincia di Varese, la presenza di forti criticità. Gli unici importanti passi avanti riguardano la crescente capacità delle amministrazioni di rinnovarsi nell’ottica della sostenibilità e dell’efficienza energetica soprattutto quando vengono facilitate le condizioni. Ma occorre fare di più. Bisogna utilizzare le risorse messe a disposizione dal governo per ripensare lo spazio scolastico, per renderlo più fruibile, dotandolo di strutture sportive adeguate, di aule più spaziose e confortevoli. La scuola non può essere concepita come mero contenitore, ma come luogo di confronto e di scambio di esperienze fra scuola e territorio. Progettare o ristrutturare una scuola, o limitarsi semplicemente alla manutenzione, significa anche costruire su basi nuove il rapporto con la comunità in cui la scuola è inserita. Ciò passa anche attraverso la ridefinizione di un nuovo piano dei trasporti che favorisca l’integrazione fra le diverse realtà della provincia e riduca i disagi legati al pendolarismo scolastico. Il tutto dovrà necessariamente essere accompagnato da un piano di costante monitoraggio dell’intera rete scolastica provinciale per assicurare continuità e un elevato livello qualitativo nell’erogazione del servizio scolastico, nonché tempestività ed economicità per quanto concerne la tutela delle strutture.

Assistenza ai comuniLa nuova provincia dovrà essere un’istituzione al servizio delle amministrazioni locali. Questa dimensione di servizio dovrà declinarsi in:

assistenza sui progetti europei: occorre costituire all’interno del nuovo ente un nucleo qualificato di competenze per aiutare i comuni a partecipare ai

bandi europei segnalando le scadenze, proponendo gli schemi di base, fornendo il supporto tecnico necessario;legalità: favorire la diffusione di una cultura della trasparenza con la promozione di quelle pratiche, già oggi diffuse sul territorio, che possano generare un effetto di presidio territoriale e di contrasto all’economia criminale;supporto alla gestione amministrativa: la provincia dovrà essere vicina ai Comuni anche esercitando le funzioni di stazione appaltante, di monitoraggio dei contratti di servizio e di organizzazione di concorsi e procedure selettive.

Oltre a queste funzioni, altre potranno discendere dal confronto tra Governo, Regione e autonomie locali. Si ritiene opportuno, in particolare, che la nuova provincia rivendichi, nel costante confronto con i comuni, alcuni specifici ambiti di attività. Tra questi: Economia, lavoro e innovazioneLa Provincia di Varese è stata per molti decenni (e potenzialmente è ancora) tra le più produttive ed innovative a livello nazionale. Il tessuto articolato della piccola impresa connesso a quello di grandi aziende (nel settore dell’aeronautica come nel settore degli elettrodomestici) ha costituito l’architettura principale della nostra economia. Nel corso dell’ultimo decennio si è però verificata una graduale erosione di questa capacità “varesina” di fare impresa a causa di diversi fattori, tra i quali la governance politica che non ha saputo rilanciare adeguatamente la vocazione imprenditoriale di un territorio naturalmente propenso a fare impresa e ad innovare. Dentro questo quadro e alla luce di queste dinamiche, la nuova provincia dovrà contribuire al conseguimento di alcuni importanti obiettivi:

semplificazione ed efficienza, verificando le scadenze tenute dagli uffici SUAP della provincia, predisponendo una nuova procedura operativa standardizzata che porti alla riduzione dei tempi di attesa, accelerando l’informatizzazione dei rapporti tra imprese e Pubblica Amministrazione;innovazione: disseminando la cultura dell’innovazione, promuovendo servizi per favorire la nascita di start-up nel campo delle nuove tecnologie, della creatività e della cultura,

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investendo sulla banda larga.credito e garanzie, favorendo la nascita consorzi di garanzia sovracomunali che permettano alle aziende che ne hanno i requisiti di accedere al credito (si tratterebbe di diffondere e consolidare ciò che alcuni comuni già stanno facendo).reti di impresa, incentivando la costituzione di aggregazioni volte a promuovere l’innovazione sui processi e sui prodotti, la tutela della proprietà intellettuale e l’internazionalizzazione.promozione del territorio, promuovendo un’intelligente politica di marketing territoriale che sappia integrare e mettere in sinergia la capacità produttiva del territorio con l’offerta turistica, culturale e ambientale al fine di favorire anche l’attrazione di investimenti dall’estero.coordinamento fiscale, definendo linee guida per la determinazione dei tributi locali da parte dei comuni con meccanismi di premialità per le aziende che soddisfino requisiti di virtuosità (es. nuove assunzioni, pagamenti entro 60 gg., utili reinvestiti).

La missione della nuova Provincia in ambito economico dovrà, dunque, essere non tanto quella di agire come ente di governo bensì quella di diventare l’enzima facilitatore che permetta di fare sistema, garantendo la semplificazione dei processi e la promozione del lavoro e dell’innovazione.

Formazione professionaleLa Costituzione pone la relativa competenza in capo alle regioni. Dopo vari esperimenti, nell’arco di quasi quarant’anni, oggi è il momento di ridefinirne l’assetto. Se si considera la formazione professionale quale importante leva di politica del lavoro, andrebbero ridisegnati compiti e funzioni. A livello locale i CFP dovrebbero tornare ad essere le agenzie attuative delle politiche e dei programmi regionali che dovranno però essere costruiti con un processo dal basso verso l’alto. Alla nuova provincia, oltre alla funzione di raccolta dei bisogni attraverso gli uffici di orientamento al lavoro e il costante confronto con le categorie economiche, potrebbe essere affidato il ruolo di ente promotore di progetti innovativi in territori che lo necessitino, sia perché già luoghi di innovazione a livello mondiale (basti pensare al distretto aeronautico),

sia perché arretrati e quindi con necessità di inserire elementi di cambiamento/innovazione (valgono per tutte le zone montane ed alcune lacustri).Nel sistema attuale della formazione professionale si registra la totale assenza di percorsi volti a stimolare e sostenere lo sviluppo attraverso l’innovazione; mentre continuano a prosperare corsi tradizionali, andrebbero rafforzati quelli sulla meccatronica e su quelle professioni che nascono grazie all’economia digitale. Occorrerebbe, inoltre, puntare con specifici programmi formativi alla riqualificazione professionale di lavoratori espulsi in età matura dal mercato del lavoro e difficilmente riassorbibili senza una riconversione delle competenze.Attraverso un profondo rinnovamento in questo ambito si potrà dunque attivare un ciclo virtuoso di politica attiva del lavoro per giovani, disoccupati e diversamente abili che, partendo dalla raccolta dei bisogni microterritoriali, arrivi ad essere attuata grazie alla rete dei CFP diffusi in tutte le principali città e comuni del territorio provinciale.

Sport e tempo liberoLa provincia di Varese è una bella realtà a livello sportivo e non solo perché ci sono due squadre “importanti” nei campionati di Basket e di Calcio.In realtà il vero motore dello sport sul nostro territorio è costituito da numerose società che lavorano in maniera ottima nei settori giovanili di tutti le discipline. Società che dedicano tempo e competenze per promuovere la cultura dello sport che non è fine solo a se stesso ma che rappresenta un ottimo aiuto per mitigare il disagio giovanile e promuovere l’integrazione tra le diverse etnie sul territorio.Tutto questo “lavoro” purtroppo è svolto in palestre inadeguate sia in termini strutturali che numerici.Inoltre, ci sarebbe bisogno di un coordinamento con le federazioni di ogni settore sportivo per capire le vere esigenze in campo da incrociare al meglio con le risorse a disposizione.Occorre quindi un indirizzo che porti alla valorizzazione dei settori giovanili, alla riqualificazione delle palestre e delle strutture sportive e al coordinamento con le federazioni di ogni disciplina. Recentemente in provincia di

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Varese si è parlato molto di canottaggio, bellissimo sport, ma che è stato trasformato in uno “specchio” per il rilancio turistico del territorio. Il “vero sport” è lontano dal richiamo turistico ed è molto più vicino ai bisogni delle famiglie e delle comunità; è fonte di svago e di passione e a volte diventa un’“ancora di salvezza” in situazioni famigliari e sociali difficili.

Secondo una logica simile volta a creare occasioni di socialità e incontro, importante è anche salvaguardare la delega inerente la rete provinciale del sistema bibliotecario. Le biblioteche aderenti sono molto attive nel territorio e non possono essere abbandonate: da sole non ce la farebbero a svolgere tutti i servizi che danno ai cittadini e che non sono solo il prestito librario ma una serie di progetti di utilità sociale come “Nati per leggere”, le letture animate, i laboratori scolastici, gli incontri con autori e gli incontri di lettura.