Libia Al JUfrah - Meccanizzazione del palmeto

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Ministero Affari Esteri ISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE LIBIA “ MIGLIORAMENTO E VALORIZZAZIONE DELLA PALMA DA DATTERO NELLE OASI DI AL JUFRA

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Il progetto Miglioramento e valorizzazione della palma da dattero nelle oasi di Al Jufrah in Libia finanziato dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero Italiano degli Affari Esteri e coordinato dall’Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze in collaborazione con l’Ente libico per lo sviluppo e il miglioramento della palma da dattero e dell’olivo trae origine dagli impegni assunti dall’Italia e dalla Libia per rafforzare e sviluppare le relazioni tra i due paesi.

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Ministero Affari EsteriISTITUTO AGRONOMICO PER L’OLTREMARE

LIBIA

“ MIGLIORAMENTO E VALORIZZAZIONEDELLA PALMA DA DATTERONELLE OASI DI AL JUFRA”

Meccanizzazione

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Situazione attualeNell’area di Al Jufra la coltivazione della Phoenix dactylifera è una attività tradizionale, diffusa là dove ci sia sufficiente disponibilità di acqua per il suo sviluppo naturale o per la sua irrigazione. In Al Jufra ci sono circa 3.000.000 palme di cui circa 2.000.000 in produzione. Il prodotto viene quasi interamente consumato fresco all’interno del Paese. I palmeti più vecchi sono spesso abbastanza mal tenuti. La proprietà è frammentata, fuorché là dove si è originata di recente con la distribuzione di terreni dei grandi progetti degli anni 70-80. Le palme sono disposte in maniera disordinata nelle parcelle più vecchie, sia per la modalità originaria di impianto che per la perdita degli allineamenti in seguito agli interventi di sostituzione delle piante morte; questa tipologia è prevalente nelle oasi di Fuqaha, Zillah e Madwin/Maradah. Nelle parcelle impiantate più di recente le palme sono disposte regolarmente a quadrato o a quinconce con distanze variabili e frequente presenza di colture erbacee nell’interfilare. In particolare sono presenti impianti razionali realizzati negli anni ’70 nell’ambito di progetti statali di messa a coltura e distribuzione di terreni secondo uno schema fisso e nuovi impianti di palmeti (ed oliveti) non ancora produttivi, realizzati con iniziative similari. Accanto a questi sono diffusi, in genere più nelle vicinanze dei centri abitati o di sorgenti, palmeti impiantati da privati in varie epoche e terreni in preparazione, sempre per iniziativa privata, per impianti futuri. Gli appezzamenti sono in genere delimitati e protetti da barriere di foglie di palma rincalzate alla base con terra o da bordure di causarina o eucalipto, in alcuni casi dalle stesse palme a cui vengono lasciati sviluppare i polloni basali.

A Waddan gran parte delle coltivazioni si sviluppano in direzione E-O, per circa 30 km, ai due lati della strada che costeggia l’aeroporto e che porta verso E, in direzione di Zillah. Allontanandosi da Waddan i vecchi palmeti lasciano il posto ai nuovi impianti ed alle aree già lottizzate ed in parte preparate per l’impianto (scasso effettuato a buche o esteso su tutta la superficie). La dimensione dei lotti è in genere di 4 ha.

Nei pressi di Shukna ci sono due aree realizzate negli anni ‘70 e distribuite alla popolazione con le dotazioni necessarie (casa, macchine, ricoveri). La prima si chiama Hannan ed i lotti sono di 6 ha per un totale di circa 1.000 ha (180 lotti). Anche altra terra fino ad ora non coltivata è comunque a disposizione degli abitanti. La disponibilità di acqua rende possibile la coltivazione senza irrigazione benché ci siano degli appezzamenti irrigui di recente realizzazione. Le varietà presenti sono di origine tunisina, il sesto ricorrente è 8 x 8, ma le spaziature originali sono in parte perdute a causa dei reimpianti e delle fallanze.

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E’ praticata la coltivazione intercalare di sorgo ed orzo, considerate benefiche per la qualità dei datteri in quanto assorbono parte della radiazione solare nei mesi di maturazione dei datteri e creano un microclima più umido al di sotto delle chiome. In alcuni casi sono presenti canalette di irrigazione lungo i filari, con rami trasversali distanziati di 40-50 m. Alcuni lotti sono adesso abbandonati. Gli agricoltori praticano un paio di trattamenti antiparassitari l’anno, da terra, con lance; esiste anche un programma pubblico di trattamenti con una grossa irroratrice che raggiunge gli 8 m di altezza, ma non sempre è coordinato con le necessità effettive degli agricoltori.I suoli della sono limo-sabbiosi con uno strato di argilla a poca profondità che gli agricoltori vorrebbero rompere. La seconda area si chiama Ferjan ed i lotti, distribuiti nel 1978, sono di 10 ha per un totale di 2.560 ha (256 lotti); qui l’irrigazione viene praticata per aspersione sottochioma. Le case a servizio degli agricoltori non sono nel fondo ma raggruppate in un paese appunto di 256 case.L’area del nuovo progetto a N di Shukna è molto estesa e suddivisa in appezzamenti di 10 ha delimitati da causarina e eucalipti. L’impianto è stato effettuato tra il 2004 ed il 2006, L’irrigazione è a goccia con tubi disposti lungo i filariLe palme sono circa 450.000, le cultivar Deglet nour ed altre tradizionali, locali o meno, con sesti di 9 x 9 ( o 10 x 10 ?). Gli olivi sono 750.000, varietà provenienti dal Marocco o da Tripoli, dove vengono moltiplicate varietà di origine italiana, il sesto è 6 x 6.Il primo raccolto avverrà nel 2010, l’inizio di una produzione di una certa importanza è previsto dal 2012 (30 kg/pianta per le palme), la piena produzione dal 2015 (100 kg/pianta per le palme).A Sud di Shukna sono presenti numerose altri piccoli impianti di iniziativa privataA Fuqha ci sono due oasi semi-abbandonate con alcune centinaia di palme sparse confusamente. La sorgente, proveniente dalla scarpata dell’altopiano sovrastante l’oasi, in entrambi i casi è canalizzata da un tunnel sotterraneo fino alla pianura dove ci sono palme e piccole coltivazioni di ortaggi. Le palme sono vecchie ed in alcuni casi superano i 10 m di altezza. Sono utilizzate dagli abitanti di Fuqha che raggiungono l’oasi per prestare le cure essenziali (irrigazione) e per la raccolta. Qualche micro appezzamento è meglio tenuto, recintato e con palme di nuovo impianto. Il villaggio vecchio è più in alto, sull’altipiano, tra le due oasA Zillah ci sono circa 500.000 palme, solo in parte irrigate. Sono in genere vecchi impianti sparsi, non in aree concentrate. Sulla strada per Madwin si notano alcuni piccoli appezzamenti recenti.A Madwin le palme sono abbandonate a loro stesse, solo in alcuni casi irrigate, molte sono morte. Qui è diffusa la varietà “haarai” considerata vocata per la produzione di lagbi. A O dell’oasi di Madwin si trovano i resti del vecchio villaggio abbandonato.

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In generale quindi la tecnica colturale è sommaria ed in genere vengono effettuate solo le operazioni essenziali, come l’irrigazione, l’impollinazione e la raccolta, mentre la potatura, la pulizia dei tronchi e la sistemazione delle infiorescenze vengono trascurate.L’irrigazione viene effettuata con tubi di polietilene, in genere stesi sul terreno, per il trasporto dell’acqua dai pozzi o dalle cisterne direttamente alla base delle palme o fino ai canalette realizzati lungo i filari.L’unica operazione meccanizzata è la lavorazione del terreno, quando viene effettuata, (normalmente a beneficio di colture erbacee consociate) mentre l’impollinazione e la raccolta vengono effettuate manualmente, da terra o arrampicandosi sulle palme più alte, più raramente con l’ausilio di scale su palme fino a 4-5 m.Sono presenti anche parcelle abbandonate con palme morte per mancanza di acqua a causa dell’interruzione della pratica dell’irrigazione, dell’abbassamento della falda o dell’avanzamento di dune sabbiose.L’altezza delle palme è in genere contenuta e solo nelle piante più vecchie, oltre i 20 anni, supera i 3 m, infatti delle 1.500.000 palme con più di 30 anni di Al Jufra solo circa il 30% è più alto di 6 m.Riassumendo sono riconoscibili 4 tipologie di impianti:Vecchi impianti privati (parcelle di dimensione variabile)

razionali tipo Anon razionali tipo Bnon coltivati tipo C

Vecchi impianti pubblici (parcelle di dimensione 6 o 10 ha)razionali tipo A

Nuovi impianti privati (parcelle di dimensione variabile ma più frequentemente di 4 ha)

razionali tipo DNuovi impianti pubblici (parcelle di dimensione 10 ha)

razionali tipo DL’intervento oggetto di questo rapporto è orientato agli impianti di tipo A, B e C.

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Problematiche rilevate In generale si possono notare alcune caratteristiche limitative di un migliore sviluppo del settore:- sfruttamento poco intensivo e poco razionale dei palmeti- scarsa capacità produttiva, tecnica colturale minimalista- scarsa capacità di gestione del prodotto nella fase di post-raccolta a cui

conseguonoprodotto di scarsa qualitàprodotto con scarse caratteristiche igienicheobbligo di uso della refrigerazione per la conservazione di varietà softperdita di prodotto

- esistenza di un unico canale di commercializzazione del prodotto- eccessivi sprechi di prodotto nella fase di produzione ed in quella di post raccolta- scarsa valorizzazione del prodotto di scarto- mancanza di una strategia per la valorizzazione del futuro previsto aumento di

produzione

Riguardo alle singole operazioni colturali si può osservare che i sistemi irrigui non sono progettati razionalmente e che le tubature di adduzione sono stese in superficie ed esposte ai danni meccanici del calpestamento da parte di persone, macchine o animali o a quelli fisici, in particolare della radiazione solare; questo provoca perdite di acqua con spreco di risorse, creazione di zone asfittiche o sviluppo di flora infestante.

La mancata pulizia degli stipiti delle palme dai residui delle guaine fogliari e dall’altro materiale tipico della specie, dove spesso si trovano anche residui di frutti caduti, crea un habitat favorevole allo sviluppo di parassiti come formiche, termiti ed altri insetti che possono danneggiare la pianta e rende più difficile la risalita ai raccoglitori.

I datteri vengono raccolti manualmente, uno ad uno o con l’intero racemo dipendentemente dalla varietà e dalla fase di maturazione: questo comporta la necessità di raggiungere più volte l’area produttiva di una stessa pianta e la non razionale disposizione delle infruttescenze rende l’operazione lenta, difficoltosa e causa spreco per danneggiamento o caduta e perdita dei frutti1

1 A Al Jufra in le palme sono raramente ben curate, mentre in altre aree, come ad esempio lungo la costa nei dintorni di Misurata, le palme appaiono molto ben curate e toilettate, con le foglie potate ed i regimi ben sistemati al di sotto della chioma. Si tratta di palme alte, in alcuni casi anche oltre i 10 m., ma si vedono anche impianti recenti.

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Riguardo al post raccolta i coltivatori operano una prima cernita in campo dei datteri, in condizioni igieniche precarie essendo questa svolta a mani nude, in un ambiente polveroso e dove pascolano gli animali, mentre il successivo condizionamento avviene in contenitori di carta, prelevati anch’essi da magazzini promiscui e non igienici. I frutti confezionati vengono conservati in celle frigorifere di cui le singole aziende sono dotate, fino al momento del conferimento ai commercianti o ad altri soggetti acquirenti. Nonostante che queste celle siano installate sotto tettoie o all’interno di magazzini, la loro dimensione, in genere limitata a una decina di metri cubi o poco più, le rende energicamente poco efficienti. I frutti sono inoltre soggetti a danni fisici ed a infestazioni occulte di parassiti che possono provocare il deterioramento del prodotto confezionato.Riguardo alla tipologia di impianto, come prevedibile, l’intensità di coltivazione è proporzionale alla razionalità ed alla redditività, essendo maggiore in quelli di tipo A e minore in quelli di tipo C.Proposte per migliorare la tecnica colturale mediante la meccanizzazioneLa coltivazione della P. dactylifera è in genere poco meccanizzata, per vari e logici motivi che non serve elencare in questa sede, per cui non esistono macchine specifiche sul mercato ed anche gli studi e le sperimentazioni a riguardo sono scarsi o poco approfonditi. Anche se la vastità di soluzioni offerte oggi dalla meccanizzazione agricola, insieme al livello raggiunto dalla meccanica agraria, permetterebbero di automatizzare l’intero ciclo l’economia di questa produzione non lo rendere sostenibile dato che, sopratutto nelle aree di maggior diffusione, i mercati sono in genere limitati e la manodopera è ancora disponibile a basso costo. D’altra parte l’introduzione o l’intensificazione della meccanizzazione porta indotto, contribuisce ad aumentare il livello tecnico degli agricoltori e li coinvolge direttamente, mentre per le operazioni manuali si fa in genere ricorso a manodopera straniera, la cui disponibilità è adesso data per scontata ma potrebbe non esserlo più in futuro, anche a causa della grande espansione che i palmeti stanno avendo nella zona.Per questo motivo appare utile pensare a degli interventi di meccanizzazione nell’area di Al Jufra, anche se di entità limitata, ma la convenienza delle operazioni indicate in questo paragrafo dovrà essere valutata, caso per caso, dagli agricoltori stessi, in base alla loro situazione, ai loro programmi ed alle loro aspettativeLe proposte considerano la filiera in generale ed in particolare i problemi evidenziati al paragrafo precedente e riguardano:a – interventi di meccanizzazione, in particolare alla fase di raccoltab – interventi nella fasi post-raccolta e condizionamento dei datteri

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a – Meccanizzazione delle operazioni in campoDi seguito vengono esaminate alcune operazioni cruciali nel ciclo colturale della palma da dattero e formulate delle proposte per un intervento appropriato al contesto economico ed alle aspettative degli agricoltori. Uno studio più approfondito potrà fornire le indicazioni per una proposta di meccanizzazione che sarà ovviamente differenziata per le tre tipologie di impianti (A, B e C) e di intensità verosimilmente decrescente.

Lavorazioni: là dove ritenute necessarie per la coltivazione dell’interfilare, sia a beneficio del palmeto che di eventuali colture erbacee; i terreni, in genere sabbiosi, poveri in sostanza organica e salini, consigliano l’uso di erpici a dischi più o meno pesanti o di coltivatori.

Sfalcio: la dove vengano praticate colture di foraggi lo sfalcio potrà avvenire con barre falcianti portate lateralmente dalla trattrice mentre le successive operazioni di rivoltamento e raccolta potranno essere eseguite manualmente nei palmeti più piccoli e con le attrezzature specifiche della fienagione in quelle di maggiore dimensione.

Controllo delle infestanti: le malerbe possono essere controllate con ripetuti sfalci effettuati con decespugliatori a zaino

Trattamenti antiparassitari: In alcune aree di Al Jufra è disponibile un servizio pubblico di aspersione per il controllo dei parassiti delle palme. Questo servizio ha lo svantaggio di non essere regolare e tempestivo per cui, la dove la necessità dei trattamenti sia provata, gli agricoltori dovrebbero dotarsi di irroratrici portate con lancia ad alta pressione.

Pulizia dello stipite: Si tratta di un lavoro semplice ma che richiede molta energia dato che le guaine fogliari sono saldamente collegate allo stipite. Questa operazione viene spesso svolta con l’uso di martello e scalpello sulle singole guaine, ma questo è un metodo che non è proponibile per il recupero in larga scala di palme che non hanno beneficiato di questa operazione per molti anni. Non dovrebbe essere difficile realizzare uno strumento specifico, portato da un braccio idraulico, ma in mancanza di questo potrebbe essere considerato l’uso di testate trincianti come quelle impiegate per la pulizia delle scarpate.Anche la potatura delle foglie più vecchie è un’operazione utile e praticata nelle aree dove la phoenicoltura è più sviluppata, e può essere eseguita con cesoie o seghetti, manuali o motorizzati.I residui della pulizia e della potatura, se non destinati ad altri impieghi, possono essere ridotti con un biotrituratore ed impiegati successivamente come ammendante o lettiera.

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Trasporti: in agricoltura il trasporto dei mezzi di produzione e del raccolto costituisce un’operazione di grande importanza nell’economia di un’azienda; anche in questo caso un rimorchio, adeguato alla struttura aziendale ed alla capacità di traino della trattrice in dotazione, svolge una funzione di primaria importanza. Se per il trasporto dei datteri raccolti da poche palme alla volta al magazzino aziendale può essere sufficiente una carriola o un carretto, nel caso di un’attività più intensiva, basata sul conferimento quotidiano di più importanti quantitativi ad un centro di lavorazione/raccolta, come proposto nella sezione successiva, un rimorchio agricolo è fondamentale.

I Trattori potranno essere di bassa potenza per via della dimensione aziendale prevalente non superiore ai 10 ha, in questo ambito la classe di potenza compresa tra i 35 ed 50 kW pare adeguata. Stante il costo solo di poco superiore, la doppia trazione è da preferirsi a quella singola, per la maggiore versatilità delle macchine che ne sono dotate e per la diffusa presenza di aree sabbiose.

Raccolta ed altre operazioni a livello della chioma: la raccolta dei datteri è un’operazione condotta manualmente nella maggior parte dei Paesi produttori. Finché la palma non supera i 4 m è possibile effettuare la raccolta da terra o con l’aiuto di scale; quando le palme superano i 4-5 m di altezza l’operatore si arrampica sulla palma con l’aiuto di strumenti rudimentali (corde, cinture, staffe …) e raccoglie i singoli frutti deponendoli in un cestino o taglia il racemo per poi calarlo a terra o discendere con esso. L’operazione è ovviamente lenta, faticosa e comporta rischi per cui la produttività è molto bassa e si possono verificare incidenti.

Nell’area oggetto della missione i raccoglitori non sono quasi mai libici, ma ciadiani o egiziani e gli agricoltori non sembrano sentire questa operazione come limitante della produttività, né riportano casi di incidenti per caduta. Un problema comunque riscontrato in più occasioni è la laboriosità del lavoro, principalmente a causa della mancata disposizione dei racemi al di sotto delle foglie, per cui le infruttescenze sono spesso impigliate nel fogliame e quindi danneggiate dalle spine e difficili da raggiungere e soggette a cascola per il vento o per le operazioni stesse di raccolta. Questa operazione riceve molta attenzione in altri contesti ma qui è trascurata per il maggior lavoro che richiede e per la paura che i racemi, non sorretti dalla foglie, si stronchino sotto il peso dei frutti maturi, evento possibile per certe varietà.

Per questi motivi appare comunque utile considerare la possibilità di agevolare le operazioni in elevazione in quanto questo porterebbe ad aumentare la produttività del lavoro concorrendo anche alla salvaguardia della salute degli operatori ed alla qualità del prodotto. Una maggiore facilità di accesso alla chioma delle palme più alte permetterebbe di svolgere più facilmente le varie operazioni ed anche di inserire tra le operazioni colturali,la potatura delle foglie e l’aggiustamento delle infiorescenze dotandole, se necessario, di appositi sostegni che ne impediscano la rottura.

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Il primo passo nella agevolazione meccanizzata della raccolta è rappresentato dalle scale di alluminio, che possono raggiungere altezze considerevoli con peso e costo contenuti. Queste scale che, se costituite di elementi sfilabili, raggiungono anche altezze oltre i 10 m, possono essere dotate di dispositivi di ancoraggio allo stipite per renderle più stabili ma non consentono l’accesso alle parti superiore ed esterna della chioma e l’operatore può raggiungere al massimo un settore di circa 90-120° per cui sono necessari più piazzamenti per ogni palma. L’uso di queste scale è quindi limitato alle palme di altezza contenuta, al di sotto dei 4-5 m

Il sistema più efficace di accesso all’intera chioma è rappresentato dalle piattaforme elevabili che, nel caso di piantagioni regolari, con un solo piazzamento permettono di raggiungere 4 palme. L’accesso ad ogni zona della chioma è assicurato da cestelli a forma di ferro di cavallo o da pedane rettangolari (in dotazione a quasi tutte le piattaforme standard) con movimento finale a compasso. Questi dispositivi sono utilizzati con successo in California su palme di grande altezza, ma non sono diffusi in Nord Africa ed in Medio Oriente a causa dei costi elevati. Una possibilità di rendere più accessibile l’impiego di piattaforme elevabili nei palmenti è quella di impiegare le macchine in altri settori (es. edilizia) quando non servono per le operazioni colturali, di noleggiarle o ricorre ad imprese di contoterzismo o di dotarsi di bracci elevatori portabili da trattrici agricole o da pick-up e quindi di costo ridotto rispetto a quelle semoventi.

La stabilità e la facilità di accesso alla chioma assicurata da questa tipologia di macchine permette l’utilizzo di utensili motorizzati, come cesoie, seghe e scalpelli elettrici o ad aria compressa per le operazioni di potatura e toilettatura, di soffiatori per l’impollinazione e di lance per l’aspersione dall’alto della chioma

Un'altra possibilità di meccanizzazione della raccolta è quella di ricorrere a sistemi di scuotimento dello stipite per favorire la caduta dei singoli frutti su un telo disposto ai piedi della palma. Questa via è praticabile per i datteri di qualità inferiore destinati alla trasformazione o alla alimentazione animale, ma potrebbe essere adattata anche a datteri di buona qualità adeguando il dispositivo di intercettazione. Non ci sono però molte esperienza a proposito e non sono note eventuali reazioni negative della pianta alle sollecitazioni della scuotitura.

Impollinazione: questa è una delle operazioni che beneficiano della possibilità di accesso agevolato alla chioma decritta sopra, ma può anche essere praticata da terra con l’ausilio di specifici soffiatori con serbatoio per il polline. L’operazione così praticata è meno precisa, ma certamente più semplice da eseguire che non la tradizionale legatura dell’infiorescenza maschile a quella femminile.

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b – Post-raccolta e condizionamentoI datteri raccolti possono avere varie destinazioni a seconda della varietà, delle caratteristiche qualitative e di maturazione e delle tradizioni locali. La produzione più remunerativa è quella per il consumo diretto e richiede particolare cura in tutte le fasi a cominciare dalla raccolta, altre destinazioni possono comprendere la produzione di pasta, di sciroppo e di derivati della fermentazione (alcol, aceto, lievito ecc..) o l’alimentazione animale.Per quanto riguarda il consumo diretto questo comprende il prodotto fresco in diversi stadi di maturazione che in genere richiede la conservazione a basse temperature, l’essiccazione e il condizionamento sottovuoto o in panetti pressati. I vantaggi ottenibili con la trasformazione razionale del prodotto fresco o essiccato sono invece, oltre alla maggiore igiene, la diversificazione commerciale, la maggiore conservabilità e la riduzione del volume e della massa.Nell’area in esame l’unico condizionamento praticato è il confezionamento in scatole di cartone dei datteri freschi disposti manualmente su 2 o 3 strati o la pressatura di datteri parzialmente essiccati con o senza nocciolo. La destinazione del prodotto è principalmente la regione di Bengasi dove vengono utilizzati nell’industria dolciariaI tecnici consultati riferiscono dell’interesse diffuso ad ampliare la vendita dei datteri freschi, magari esportandoli nel mercato europeo. In questo caso pare indispensabile l’attivazione della catena del freddo, operazione non difficile da realizzare essendo questa è già presente nel Paese per la commercializzazione di altri tipi di frutta fresca (mele, pere ecc..). I costi energetici non sarebbero troppo maggiori a quelli attuali dato che comunque i datteri vengono mantenuti refrigerati in azienda, ma al giorno d’oggi è saggio considerare anche gli aspetti ecologici e di immagine di un’operazione che comunque comporta un forte dispendio energetico e va a collocarsi nel mercato dei prodotti “fuori stagione” che è oggetto di critiche sempre maggiori per le sue implicazioni ambientali.In ogni caso una maggiore attenzione al post-raccolta dei datteri insieme ad un loro confezionamento igienico e razionale ne prolungherebbe la conservabilità senza particolari implicazioni energetiche anzi, uno stoccaggio centralizzato dopo il condizionamento diminuirebbe drasticamente i costi energetici di conservazione rispetto alla dispersione in piccoli impianti aziendali.I datteri così potrebbero essere conservati più a lungo con minori perdite per deterioramento o attacchi di parassiti.Appare quindi strategica la diffusione di una maggiore educazione all’attenzione al post-raccolta che può essere ottenuta anche tramite la realizzazione di un’unità dimostrativa presso un istituto di ricerca o di formazione con lo scopo principale di valutare le problematiche e la convenienza alla diffusione di questi micro-impianti o alla realizzazione di un impianto di maggiori dimensioni a servizio di un comprensorio produttivo, ma anche di operare già un condizionamento in piccola scala di parte del prodotto per conto degli agricoltori interessati.

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Dato il contenuto innovativo della proposta (nell’area ha operato per un certo numero di anni un grande impianto di condizionamento dei datteri freschi che è però inattivo dalla fine degli ani ’90, per cui l’ambito non costituisce una novità di per se stessa, ma si tratta comunque di operare un cambiamento importante in quella che è la pratica comune al momento) appare sensato limitare l’intervento ad alcune operazioni basilari come la fumigazione, il lavaggio ed il confezionamento igienico, che corrispondono anche ai contenuti delle richieste dei tecnici locali.L’unità potrebbe quindi essere composta da:- Camera di fumigazione/essiccazione- Nastro di lavaggio e cernita- Confezionatrice in sacchetti sotto vuoto o in vaschette termosigillatLa cernita per eliminare i datteri difettosi è un’azione fondamentale per la qualità e la conservabilità del prodotto, mentre la selezione per calibro è reputata poco importante (se i datteri non sono assortiti c’è la convinzione che le pezzature minori resteranno invendute).In conclusione pare possibile intensificare la commercializzazione del prodotto fresco anche allargandone il mercato, attualmente limitato ad alcune regioni della Libia, e per farlo sarà necessario migliorarne la qualità, l’igiene e la conservabilità, ma in previsione dell’intensificazione della produzione e dell’entrata in produzione dei nuovi impianti dovrebbe essere presa in considerazione l’esigenza di assicurare comunque uno sbocco a quella parte del prodotto che non potesse essere venduta fresca, e quindi ad aprire un canale per la trasformazione dei datteri in prodotti industriali (sciroppo di glucosio, alcol, aceto, lievito …) e semindustriali (sciroppo, pasta, lagbi …).In previsione di questa necessità dovrebbe essere anche presa in considerazione la realizzazione di un’unità (laboratorio) dimostrativa per la trasformazione dei datteri freschi o essiccati, similarmente a quando proposto per il loro condizionamento. Nella fattispecie il laboratorio dovrebbe essere in grado di operare la denocciolatura, la cottura e la concentrazione ed essere eventualmente integrato da un semplice essiccatore ad aria naturale e da una pressa. Le azioni future dovrebbero quindi riguardare- Stimolo dell’interesse verso l’igiene e la qualità nel post-raccolta e realizzazione

di un’unità dimostrativa per il condizionamento dei datteri freschi- Stimolo dell’interesse verso prodotti intermedi come sciroppo e succo e

realizzazione di un impianto dimostrativo di trasformazione.- Realizzazione di un impianto di trasformazione in prodotti industriali dei datteri

di minore valore, di quelli che non trovano sbocco nel mercato del fresco e di quelli di scarto

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ConclusioniLa missione ha permesso di individuare alcune problematiche che limitano lo sviluppo di una razionale e moderna phoenicoltura nell’area di Al Jufra e quelli che gi operatori locali considerano fattori limitanti nella loro attività. In risposta a questi problemi ed esigenze è stato possibile delineare la traccia per interventi di meccanizzazione delle operazioni in campo e nella fase post-raccolta per il trattamento ed il condizionamento del raccolto.Queste due tipologie di intervento saranno sviluppate in due proposte specifiche che costituiranno un riferimento per chi desideri intraprendere o promuovere il miglioramento del sistema dattero nell’area di Al Jufra.

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DEFINIZIONE DI UN IMPIANTO DIMOSTRATIVO PER IL CONDIZIONAMENTO DI DATTERI FRESCHI

Di seguito viene descritto un impianto dimostrativo per la preparazione ed il condizionamento in contenitori sigillati di datteri freschi. L’impianto ha la funzione di valutare alcune possibilità di migliorare la fase di post-raccolta della filiera dattero nell’area di Al Jufra (Libia) e di fungere da stazione dimostrativa per quegli agricoltori che volessero intraprendere dei miglioramenti nella propria produzione, anche con l’intenzione di proporre il proprio prodotto ad altri mercati oltre a quello locale.L’utilizzo di questo impianto permetterà di condizionare in modo più igienico e duraturo parte della produzione della zone e di valutare la possibilità di diffondere il sistema tra i produttori.

L’impianto è costituito da una cella per l’essiccazione, fumigazione e deposito dei datteri freschi, da una linea semiautomatica di lavaggio e cernita e di un banco di confezionamento sotto vuoto o in vaschette termosaldate. I datteri vengono conferiti dagli agricoltori in cassette di plastica che vengono depositate nel container per la fumigazione e l’eventuale essiccazione. Il container ha una capacità di 2 – 6 t di datteri, a seconda della modalità di stoccaggio: una volta caricati i datteri viene sigillato e ha luogo la fumigazione che dura circa 3 giorni; al termine il container viene areato per circa 4 h e, se necessario, l’aerazione prosegue per diminuire il grado di umidità dei datteri. Al termine del processo i datteri vengono prelevati, una cassetta alla volta, e sottoposti a lavaggio, asciugatura e cernita su un apposito nastro. Il lavaggio e l’asciugatura avvengono automaticamente, il primo per aspersione a doccia, la seconda con getto di aria, mentre la cernita è manuale sul nastro diviso in 3 piste con scarico in 3 contenitori diversi.

I datteri selezionato vengono portati al banco per la disposizione nelle vaschette che vengono poi sigillate nella termosigillatricein atmosfera modificata. Il prodotto così condizionato viene stoccato in un magazzino appropriato.Le cassette vuote vengono lavate con idropulitrice e restituite ai produttori.

Il personale necessario ad operare la linea è così composto:

Essiccazione/fumigazione in container 2-4 addetti per il carico del container dipendentemente dal flusso di prodotto in arrivo

Lavaggio/cernita 1-2 addetti per l’alimentazione della linea ed alle altre movimentazioni a seconda del peso delle cassette 2 addetti alla cernita

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Confezionamento 2-4 addetti alla disposizione nelle vaschette o nei sacchetti a seconda delle caratteristiche della lavorazione (quantità di datteri in arrivo, tipo di confezionamento, dimensione dei contenitori)1 addetto alla chiusura dei contenitori

La capacità di lavoro massima prevista per la fumigazione è di 6 t in 3,5 giorni mentre per l’ultima parte della linea è di circa 300 kg/h.

Materiale da acquisire in Italia- 1 nastro semiautomatico di lavaggio e cernita........................................ 10.000- 1 banco di lavoro in acciaio AISI 304......................................................... 500- 1 termosigillatrice e/o confezionatrice sottovuoto*............................ 5-11.000- 4 aspiratori per il container.......................................................................... 200

Materiale da acquisire in Libia- 1 container 20’ nuovo senza deformazioni o danneggiamenti- cassette traforate di plastica per alimenti di dimensione e in numero idonei

all’impiego previsto- idropulitrice per cassette- rastrelliera per pulizia cassette- fosfina per fumigazione- materiale sigillante per container- strumenti per la verifica della concentrazione di fosfina- dispositivi di protezione igienica per i lavoranti (cuffie, guanti, mascherine)- dispositivi di protezione individuale per la fumigazione (maschera a piano

facciale, tute, guanti, soprascarpe)- materiale elettrico e di ferramenta per adattamento container

Lavori necessari- installazione della linea (manovali, elettricista)- adattamento del container (fabbro, elettricista)

Locali necessari- magazzino di stoccaggio prodotto in arrivo (solo se i quantitativi sono maggiori

della capacità di lavorazione della linea)- locale di lavorazione- magazzino di stoccaggio prodotto confezionato (refrigerato)- area di lavaggio cassette

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