LI 'EAMENTI GEOLOGICO-STRUTTURALI DELL'ARCO CALABRO … · calabresi da AMODlo-MoRELLI et al....
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RENDICONTI Socldd lto/l4nCl di MlnerclloviCl e PelrolQ9i4. 38 (J}: 911. 9n·!UOComunleauone preM!ntata alla RIunione della SIMP In Rende-Curaro (eo.enza) Il 27-IG-I982
LI 'EAMENTI GEOLOGICO-STRUTTURALIDELL'ARCO CALABRO-PELORITA O
LUIGI TORTORICI
Dip. Sden~ della Terra, Univo della Calabria, 87030 Casriglione Cosentino Stazione (Cosenza)
RIASSUNTO. _ L'Arro Calabro.Pe1orirano IlIppresenta un' e1emenlo di congiunzione tlll la ClIrenaappenninica s.s. e la catena sidliano-maghrebide.Esso è costituila da due settori, call1tterizuti da unassetto e da una storia evolutiva differenti, chevengono a contatto lungo un allineamento orientatogros~modo in direzione ENE-WSW che da CapoVaricano si eslende fino a Soverato.
Il settore a N di questo allineamento è costituitodalla sovl'llpposiz.ione di una serie di unità cristalline derivanti dalla ddormaxione di domini conti·ne",ale ed oceanico caratrerizzate Wl una polariràeuropea e messesi in pesIO a partire dal ~Iaceo
superiore. Nell'insieme quesle unità vengono asovrapponi sulle falde dei domini appenninici piùinterni I partire dall'Oligottne, con po1arilà afri·n~.
li settore meridionale è invece canlllerizzato Wluni serie di unità aislalline che sopponano coper·ture sedimenr.rie di elà IIleSO«nOZOica ebe si sovrapportBOnO nell'Olig(ane con polarità meridion.le. QuestO settore, dm.~ non sono noli Iffiora·menti di unilà ofioliti<:he e di unilà C'lrbonaliehecall1tteristicbe dei domini .ppenninici, rappresenterebbe il dominio più interno ddla catena sicilianomaghrebide e sarebbe slalo caratterizzato, durantele fasi ~.Ipine, prevalentemente cb fenomeni dit.glio.
A8STUCT. - The Calabro.Peloritano Are representsa segment belllleen the Apenninic and the SieilianMaghrebide chains. Ir is made up of 111I0 sectorseharaeleriud by a differenl struetural setting andby differenl geodynamic evolution. These secrorsare separate<! by a ENE-WSW ltending fealureextending from Capo Vaticano to Soverato.
The norlhern a~ is made up of a pile of nappesrepresenting both oceanic and conlinental erusl oft!le African paleomatgin. The deformation of t!leabave domains seaned from Upper Creta.ceous senerating estward polarity cf the structures. SlIttingfrom Dligocene lhe upthruseing cf tbe ~alpineunits .bave the innermosl Apenninie domlins isaecomplished.
The IOI.Ithem lrea is chara.cterized by the occur·rencc of I pile of eTyslallinc nappe:s, eovtted bymeso<Iinozoie sedimentlly sequenccs, Wilh I SOUthWlrd versena: derived from In Dligocene lct1onies.Here ophiolite units and carbonltk unill 'Ypicalcf lbe Apenninie domain Ire not represented. 1be
area can ,herefore be interprete<! as lhe innermostdomain of the Sicilian.Maghrebid ehain which hasmainly been deforme<!, during the ~alpine phases,by shear rectonies.
Introduzione
L'Arco calabro·peloritano rappresenta unodegli elementi arcuati del sistema corrugatoperi mediterraneo e collega la catena sicilianomaghrebide, caratterizzata da un andamentoE.W, con la catena appenninica s.s. ad anda.mento NW-SE. ~ costituito da una serie dicoltri cristalline derivanti dalla deformazionedi crosta oceanica e continentale e rappre·senta l'elemento di catena in un sistema incui si riconoscono:
un avampaese rappresentato nei dominiapulo e ragusano da sedimenti carbonaticipoggianti su crosta continentale in partedifferenziata (CELLO et al., 1981) e nelbacino ionico da sedimenti neogenici prevalentemente dastici;un'avanfossa rappresentata dalla fossabradanica e dalla sua prosecuzione inmare nel Golfo di Taranto e costituita dasedimenti dastici plio.pleistocenici;la piana batiale lirrenica, un'area aceanizzata di età neogenica (BARBERI et al.,1977);una sismicità profonda in corrispondenzadella zona di massima curvatura che di·segna uno slab litosferico subdouo carnt·terizzalO da forti distorsioni (GAS PARINI
et al., 1982);un evidente raddoppio, almeno nellaparte settentrionale dell'Arco, della di·scontinuità di Mohorovicic (GUERRA etaL, 1981)iun vulcanesimo calco-alcalino pleistoce.nieo nell'arco delle isole Eolie (BARBERI
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et al., 1973). Prodotti legati a similieventi magmatici si ritrovano intercalatinelle sequenze plio-pleistoceniehe del settore meridionale della Calabria (CELLOet al., 1982).
L'importanza che questo elemento assume nel contesto dell'evoluzione del Mediterraneo occidentale è testimoniata dalle nume·rose sintesi che hanno tentato di spiegarneil ruolo ed i rapporti con i circostanti dominisia in una visione geodinamica generale(ARGANO, 1922; CAREY, 1955; BOCCHETTI& GUAZZONE, 1972; BARBERI et al. 1973;DEWEY et aL, 1973; ALVAREZ et aL, 1974;CHANNEL & D'ARGENIO, 1980; MANTOVANI
et al., 1982) sia in un contesto di geologiaregionale (GLANGEAUD~ 1952; CAIRE et al.,1960; GRANDJACQUET et al., 1961; OGNIBEN,
1969, 1973; HACCARD et al., 1972; AMODloMORELLI et al., 1976; DUBOIS, 1976;GRANDJACQUET & MASCLE, 1978; BoNARDIet al., 1982 a).
In tutte queste interpretazioni l'Arco calabro·peloritano viene sempre considerato come un elemento unitario; in realtà esso ècostituito da due settori che si differenzianonell'assetto teuono-srratigrafico delle unitàche li compongono, nelle caratteristiche strutturali e nell'evoluzione tettonica (SCANDONE,1979; BONARDI et al., 1979, 1980, 1982 a,1982 bi.
Le differenze principali che caratterizzano i due settori, i quali vengono suddivisida un imprecisato allineamento Capo Vaticano-Valle del Mesima-Soverato (BONARDI etal., 1980, 1982 b) possono essere riassuntenei seguenti punti, considerando come riferimento il settore meridionale e ponendole incontrapposizione alle caratteristiche del set·tore settentrionale:
mancanza di unità ofiolitiche;mancanza di metamorfismo alpino nelleunità cristalline;mancanza delle unità carbonatiche appenniniche sottostanti alle unità cristalline;età delle principali deformazioni interessanti le unità criHal1ine compresa tral'Eocene superiore e l'Aquitaniano e po.larità meridionale delle strutture originate (nel settore settentrionale l'età delleprincipali deformazioni delle unità cristalline è prevalentemente del Cretaceo
superiore e la polarità delle strutture èeuropea);sedimentazione rra l'Aquitaniano ed ilLanghiano di depositi tardiorogeni (neisettori settentrionali avvenivano fenomeni di trasporto verso oriente);mancanza di un chiaro raddoppiamentodella superficie di Mohorovicic.
Caratteristiche geologico-strutturali delsettore meridionole
Questo settore si sviluppa a S di un allineamento che da Capo Vaticano si prolungafino a Soverato comprendendo quindi le Serre p.p., l'Aspromonte ed i Peloritani. Traqueste due ultime zone sono state effettuatecorrel~zioni che, anche se per certi aspettipotranno non essere rigorose c presentarenotevoli esemplificazioni, cercheranno di fornire un quadro sintetico ed unitario (6g. 1).
L'elemento geometricamente più profondo è costituito dall'unità Longi-Taorminache affiora anche in posizione frontale lungoil margine meridionale dei Peloritani. 1:: rappresentata da una serie di scaglie o subunitàcostituite da un basamento (ATzoRI & VEZZANI, 1974) di prevalenti semiscisti sericiricie cloridci con intercalazioni di quarzi ti, metareniti e metacalcari contenenti faune devo·niane (TRUILLET, 1968) con associati livellidi metavulcaniti (<< por6roidi »; ATZORI etaL, 1978) e metabasiti. Il metamorfismoè ercinico ed ha sviluppato paragenesi dianchizona (ATZORI & FERLA, 1979). La copertura meso-cenozoica, coinvolta anch'essanella serie di scaglie tettoniche che interes·sano il basamento, è rappresentata da unasuccessione (TRUlLLET, 1968; LENTINI &
VEZZANI, 1975; BONARDI et al., 1976) chegradualmente da facies continentali (Liasinferiore) passa a facies pelagiche con intercalati nei livelli apicali klippen sedimentari(Lias medio-superiore - Eocene) a torbiditiche (Eocene-Oligocene). A tale unità vieneanche ascritto, per analogie di posizione edi evoluzione tettono·sedimentaria, l'affioramento di All. Si lIarra di una successionedel Lias-Cretaceo superiore (TRUILLET,1968) che li differenza degli affioramenti piùmeridionali è interessata da un debole metamorfismo (ATZORI, 1968). Tale caratteristica che è stato un elemento per considerarequesto affioramento come unità a sè stante
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Fig. 1. - Schema geoJogico-mutturalc del settole meridionale dell'Arco CllIabn>pe1orit&tl(). l = vubnili ttnee:; 2 = sequenze medio supnplioccnico.plristoeeniche: J = soequenze tortoniaJlo.infmplioccnìcbc:i4 =Uniti sicilidi; ,= Fonnuione di SlibCapo d'Orlando; 6 = Unii! di Stilo, copc:rture mesozIlJìcbc:;7 = Uniti di Stilo, basamento; 8 = Unii! delI'Aspromonle; 9 = Unili di Mandanicii lO = Uniti LongiTaormina, coperture meso-cenozoiche; 11 = Uniti Longi.Taormina, basamento; 12 = Unità cristalline ddsettore senentrionale dell'Arco calabro-pc:loritano.
(CAIRE et al., 1965; TRUILLET, 1968; BoNARDI et al., 1976), polrebbe es~re ancheinterpretata come dovuta ad un coinvolgimentO di questi terreni in zone caratterizzale da condizioni bariche leggermenle più elevate e da deformazione pervasiva.
Tettonicamente sovrapposta l'unità diMandanici affiora estesamenle nella porzionecentrale dei PeJoritani; essa è coslituita dauna successione di prevalenti .GUadi, taloragranatifere, con frequenti intercalazioni diquarziti, calcari cristallini, calcescisti e raremelabasiti, interessata da un metamorfismoercinico in facies scisti verdi (ATZORt &
D'AMICO, 1972; FERLA, 1972; ATZORI etaL, 1974). Affioramenti appartenenti a questa unità, sia per analogie litologiche che perposizione strutturale, si ritrovano nel settoremeridionale dell'Aspromonte, nella zona diAfrico e di Cardeto, distinti da BoNARDI et
a1. (1979) come .unità inferiore» dell'Aspromonle. Resti dell'originaria copertura ~i
mentaria di questa unità affiorano in lembiesclusivamente nei Peloritani. Interposti c0
me scaglie tenoniche lungo il contatto conla sovrastante unità dell'Aspromonte, essisono rappresentati da sequenze simili a quelle dell'unità Longi-Taormina presentandoun'età compresa tra il Uas inferiore ed ilCretacro superiore-Eocene (AlLORI et al.,1975).
In posizione ancora più elevata, l'unitàdell'AspromonU affiora estesamente in tuttala pane settentrionale dei Peloritani (OcNIBEN, 1960; FERLA, 1972; ATZORI et al.,1974, 1976) ed in Aspromonte dove si identifica con «l'unità intermedia» dell'Aspromonte di BoNARDI et al. (1979). In generalei Iitotipi prevalenti sono rappresentati daparagneiss biotitici e micascisti granatiferi
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con intercalazioni di anfiboliti e marmi, mentre nell'area dello Stretto di Messina preval.gana gneiss occhiadini. In questa unità sonopresenl! numerosi corpi migmalilici di cuiil più esteso è rappresenlato da quello tonalitico di Palmi-Bagnara (ROTTURA et aL,19T5). Le melamor6ti, soprattutto nella zonadello Slrello sono interessate da numeroseintrusioni tardoerciniche di leucogranodioriti(D'AMICO el al., 1973; PUCUS) & ROTTURA,1973; MESSINA et aL, 1974; IOPPOLO &
PUGUSI, 1980). Il metamorfismo è ercinicoin facies anfibolitica e presentll IlOtevole uniformità in lUtla l'area di affioramento. Èda ricordare ancora come in questo estesocomplesso si potrebbero individuare più unità o subunità te!toniche (PEZZINO 8< PUGLlSr,19801.
In posizione apicale si ritrova l'unità diStilo la quale poggia tettonicamente sull'unità dell'Aspromonte ::affiorando prevalentemente nclle Serre meridionali. Affioramentialtribuibili a questa unità si riscontrano lungo il versante meridionale dell'Aspromontedove sono segnalati da BoNARDI et al. (1979)come appartenenti all'c unità superiore ..dell'Aspromonte cd in parte come appartenenti all'unità di Stilo da ZANETIIN·LoRENIONt (1982). II basamento, rappresentato dadue unità erciniche (CoLONNA et aL, 1973),è costituito in generale da paragneiss biotitici,micascisti granariferi ed an6boliti caratterizzati da un metamOrhsmo ercinico compresotra la facies scisti verdi cd an6bolitica(AMODlO-MoRELLI et al., 1976) e da filladicon intercalazioni di metareniti e metaca1caria faune devoniane (AFcHAIN, 1969; DECAPOA-BoNARDI, 1970; GOERLER & 1BBEKEN,1970; GELMINI Ct aL, 1978), caralterizzateda gradò metamorfico molto basso. Le metamorfiti contengono intrusioni di graniti, granodioriti e tonaliti messesi in posto in piùfasi (HIEKE-MERLIN & LoRENZONt, 1972;MORES I & PAGLIONICO, 1976; CRISCI et al.,1979). Sulla base di studi molto recenti(CRISCI et aL, 1982 a, 1982 b) a tali intrusioni potrebbero essere ascritte anche le tonaliti di Cardinale, auribuile alle unità IlOrdcalabresi da AMODlo-MoRELLI et al. (1976),viste le identità con queUe associate ai graniti dell'unità di Stilo. Questa attribuzionefaciliterebbe l'identificazione del limite diseparazione tra i due domini dell'Arco. La
copertura, affiorante prevalentemente nelleSerre, è costituita da una successione calca·reo-dolomitica con età compresa tra il Triascd il Cretaceo (RODA, 1965; BoNARDI et al.,1970, 1971). Klippen costituiti da terminiriconducibili a questa unità affiorano nel settore settentrionale lungo l'allineamento M.teReventino-Gimigliano (AMODlo-MoRELLI etal., 1976).
Sull'edificio a falde cosi costituito si deposita tra l'Aquitaniano cd il Langhiano laFormazi01le di Sti/o·Capo d'Orlando (Bo·NARDI et aL, 1980). Essa è rappresentata dauna successione di wrbiditi arenaceo-conglo·meratiche ed arenaceo-pelitiche, che affioracon continuità dal settore delle Serre 6n albordo meridionale dei Pcloritani. Questaformazione presenta dei livelli basali concaratteristiche tipo wildOysch contenentiblocchi ed olistoliti sia di basamento che dicoperture sedimentarie di enormi dimensioni (BoNARDI et aL, 1982 cl. Secondo questiautOri la successione di Rocca Novara, contrariamente a quanto rilevato da TRUILLET(1968), LENTINI & VUZANI (1975) cd ATZORt et al. (1977) che la considerano comeun'unica tellonica del dominio longi-Taormina, sarebbe un enorme olistolite dei livellibasali della Formazione Stilo-Capo d'Orlando.La sedimentazione di questa successione cheavviene con una polarità NNE-SSW, vieneinterrotta, nel Langhiano, dall'arrivo di coltri di argille variegate scagliose con età com·presa tra il Cretaceo e l'Olìgocene, forse ilMiocene inferiore (TRUILLET, 1968). contenenIe lembi imballati di Flysch numidico(GUERRERA & WEZEL, 1974).
In discordanza sia sulle argille varicolorisia sulla formazione Stilo-Capo d'Orlando siadirettamente sul basamento cristallino giaceuna sequenza arenaceo-calcarenitica di etalanghiana (CAMPISI, 1960; BONARDI et aL,
. 1980; CARMI SCIANO et al., 1981).Trasgressive su tutto l'edificio giacciono
in6ne le successioni del Tortoniano, caratte·rizzata questa da un'alternanza arenaceo argillosa, del Pliocene inferiore, in facies ditrubi, e del Pliocene superiore-Pleistocene.
,caratteristiche geologico-strutturali delsettore seuentrionale
Questo. settore si estende a N deU'allineamento Capo Vaticano Soverato cd è costi-
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D'D'.'.·~' .• '.·.·.·D"."
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Fig. 2. - Schema geologico-sttuuurale del scttore 5C:nentrionale dell'Arco calab"ro-peloritano. l "" se:quenze medio-suprapliocenico-pleistoceniche; 2 "" sequenze tortoniano-infraplioceniche; 3 "" Unitii di Stilo;4 = Unità Plia.Copanello; ,= Unità di Castagna; 6 = Unità di Bagni; 7 = Unità oliolilifere (Unitàdel Frido + Unità ofiolilica superiore); 8 = Unità di wngobucco, basamento; lO = Unità sicilidi; Il =Unità del Cilento; 12 = unitii carbonatiche della catena appenninica.
tuito da una serie di unità tettoniche in cuisono rappresentati. terreni riconducibili aporzioni di crosta continentale ed oceanicache presentano piani di accavallamento estrutture caratteriuate da polarità europea.
Sono individuabili cinque unità di cui le duepiù profonde sono rappresentate da unitào6olitifere mentre le rimanenti sono rappresentative di porzioni di crosta continentale(fig. 2).
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L. TORTORICI
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Fig. }. - Profilo Paola-Cariati. l = sequenze plio-plcistoceniche, 2 = sequc:nzc: lortoniano-infraplioccni.che; } = Unilà sicilidl; 4 =copertura infralerzlaria dell'Unità di Longobucco, ,= copertura mesowicadell'Unità di Longobucco; 6 = graniti dell'Unità di Longobucco; 7 = basamento filladico dell'Unità diLongobucco: 8 = Unità Polia.Copanc:llo; 9 = Unità di Castagna; IO = Unità di Ragni; 11 = Uniti 060Iitifere (Unità del Frido + Unità ofiolitica superiore); 12 = unilà carhon8liche della catena appenni.nica; 13 = unilà lagonegresi (da CEl.l.O et al., 1981).
L'unità più profonda è rappresentata dall'unità del Frido che affiora in tutto il selloresettentrionale ed in Lucania ed è costituitada una successione di metapeliti con intercaiazioni di metacalcari e quarziti cui sonostrettamente associate 060liti rappresentateda prevalenti metabasalti, serpentiniti ed QC
casionalmente da Fe-gabbri come elementi dimerabrttee. In taluni casi è possibile osservare il contatto primario tra le metabasitie la successione metasedimentaria che avviene attraverso un intervallo di cal~sti
(SPADEA et al., 1976). Nell'area lucana quesia unità assume caratteri di un melange costituilo da una matrice metasedimentariacui si intercalano lembi di ofioliti e metamorfiri di alto grado (granofels, anfiboliti,marmi) riferibili ad elementi di crosta continentale profonda (DIETRICH &l ScANDONE,1972; AMODIO-MoRELLI et al., 1976; LANZAF.... ME el al., 1979). Questa unità cosl come definita da LANZAFAME et al. (1979)comprende parte della Formazione del Fridodi VEZZ....NI (I969), il « fiysch à quartzites »(CAIRE et al., 1960; GRANDJACQUET, 1961),l'unità di Diamante Terranova (DIETRICHet al., 1976) ed è interessata da un meta·",lorfismo alpino caralleri~ato da alta pressione e molto bassa temperatura rilevabile prevalentemente nelle rocce ofiolitiche(HOFFMANN, 1970; DE ROEVER, 1972;SPADEA et aL, 1976) ma talora anche neimetasedimenti associati (SPADEA. 1976).
Tettonicamente soprastante riposa un'unità ofiolitica, comprensiva delle unità di Mal-
vito e di Gimigliano (DIETRICH et aL, 1976),che è costituita prevalentemente da lave apillow e brecce di pillow con rari Mg-gabbriassociati, su cui poggiano coperture di etàTitonico-Neocomiana estremamente variabilile quali assumono caratteri sempre più terrigeni procedendo da N verso S. Si passa infatti da sequenze costituite da argilliti silicee,radiolariti e calcari marnosi (BoUSQUET,1963; VEZZANI, 1968) con intercalaz.ioni diquarzoareniti (LANZAFAME et al., 1978), aradiolariti, calciJutiti e calcareniti con int~
calazioni di quarziti e microbrecce calcareea detrito cristallino talora con strutture torbiditiehe (Calcari a Calpionella), a metacaIcari, semiscisti quarzosi e metareniti (lAN'ZAFAME & ZUFFA, 1976) ed ancora a sequenze tipo Gimigliano contenenti livelli dimetaconglomerati (DIETRICH & SCANDQNE,1972; DUBOtS, 1976). Il metamorfismo diquesta unità, che potrebbe essere anche rappresentata da una serie di scaglie differentima sempre giustapposte sull'unità del Frido,è molto variabile aumentando da N versoS e verso SW; si passa da fades prehenitepumpel1yite (SPAOEA et al., 1976) a fadeslawsonite.albite (DE ROEVER, 1972) a fadesscisti blu (DE ROEVER et al., 1974) talorason una sovraimpronta in fades sOsti verdi(PICCARRETA &l ZIRPOLI, 1975).
Tettonicamente sovrastante alle unità 060litifere giace l'unità di Bagni la quale rappresenta l'unità di derivazione continentalegeometricamente più bassa afliorando prevalentemente in Sila Piccola e nell'alta valle
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del f. Crati. È costituita da un basamentofilladico contenente intercalazioni di micascisti, metareniti e porfiroidi. Questo basamento caratterizzato da un metamorfismo infades scisti verdi sopporta una coperturamesozoica, visibile nei dintorni di GuardiaPiemontese (SCANDONE, 1971; DIETRICH,1976), costituita da dolomie e da un'alternanza di calcari torbiditici e radiolariti.
In posizione ancora più elevata, l'unità diCastagna, affiora prevalentemente in Sila Piccola, lungo il bordo orientale della valle delf. Crati ed ancora lungo la parte settentrionale delle Serre (PAGLIONICO & PICCARRETA,1977). È costituita da micascisti a granato,paragneiss biotitici e gneiss occhiadini confrequenti associazioni di masse pegmatitichee granitoidi. È caratterizzata da un metamorfismo prealpino in facies da scisti verdi profonda ad anfibolitica (CoLONNA & PICCARRETA, 1976; DUBOIS, 1976).
L'unità cristallina tenonicamente più elevata è rappresentata dall'unità Polia-Copanello che affiora diffusamente in tutto il settore considerato ed è rappresentativa di porzioni profonde di crosta continentale. È costituita da gneiss kinzigitici con intercalatemasse di anfiboliti è di metaperidotiti ed ècaratterizzata da un prevalente metamorfismoprealpino in facies granulitica (PAGLlONICO& PICCARRETA, 1978; SCHENK e SCHREYER,1978). Le meramorfiti sono intruse da massegranitiche e tonalitiche. In questa unità po.trebbe essere compresa anche l'unità di Monte Gariglione (AMODIo-MoRELLt et al., 1976;ZANETTIN·LoRENZONI, 1982) la quale è costituita sostanzialmente dagli stessi litotipidescritti sopra ma caratterizzati da un metamor6smo compreso tra la facies granuliticaed an6boHtica. Tali considerazioni unitamente alla mancanza di sicure evidenze geologiche di un limite di separazione tra i duecomplessi litologici indurrebbe ad una unitarietà in cui l'unità di Monte Gariglione po_trebbe rappresentare la parte più elevata diuna porzione di crosta continentale profonda.
Lungo la parte orientale del massiccio silano le unità sopra descritte ricoprono, conuna serie di piani vergenti verso lo Jonio,l'unità di Longobucco. È costituita da unbasamento di filladi con intercalazioni diquarzi ti e porfiroidi contenenti intrusioni gra·nitiche, su cui riposano trasgressive due se-
quenze sedimentarie, di età meso-cenozoica(LANzAFAME & TORTORICI, 1980). Tale unitàche è interessata da una serie di scaglie checoinvolgono anche la copertura, rappresenterebbe, secondo LORENZONI & ZANETTINLoRENZONI (1981) e ZANETTIN·LoRENZQNI(1982) un frammento di catena ercinica costituita da più unità tettoniche, mentre secondo DUBOIS (1976) essa costituirebbe laporzione più superficiale di un complesso checomprenderebbe anche l'unità di Polia Co,panello.
Nel complesso le varie unità cristalline sisovrappongono tettonicamente su unità carbonariche che costituiscono i domini più interni della catena appenninica (SCANOONE etal., 1974; AMODlo-MoRELLI et al., 1976). Inparticolare in Calabria settentrionale tali domini sono rappresentati da tre unità tettoniche che affiorano in finestre al di sonodelle coltri cristalline e nel massiccio del Pollino. Si distingue un'unità basale, affioranteprevalentemente sul Pollino, denominataunità Pollino, una intermedia, unità di S. Donato, caratterizzata da un metamornsmo infacies scisti verdi del Miocene inferiore (DIETRICH et aL, 1976; CIVETTA et al., 1981) edaffiorante lungo il bordo nord-occidentale delmassiccio del Pollino e nelle finestre di Cetraro e delle Terme di Caronte, ed unasuperiore, unità di Verbicaro, affiorante nellefinestre di Guardia Piemontese e di M.teCocuzza. Tali unità, che nel complesso sonocQstituite da successioni calcareo dolomitichedel Trias medio-Paleogene su cui si depositano, a partire dal Miocene inferiore, sequenze terrigene, si ritrovano sottoposte alle unitàcristalline anche nelle porzioni più esternedell'Arco (CELLO et aL, 1982). Questo motivo è osservabile lungo il profilo profondoproposto da questi autori e riportati in 6g. 3.
Lungo il limite settentrionale dell'Arcoaffiora una successione sedimentaria appartenente all'unità del Cilento. Tali terreni i cuirapporti con l'edificio cristallino non sonodel tutto chiariti, sono costituiti da successioni fliscioidi la cui età, allo stato attualedelle conoscenze, è controversa (VEZZANI,1968 b, 1968 c, 1970 b; DE BLASI et aL,1978) e nei cui livelli basali si ritrovano unaserie di blocchi costituiti da elementi derivanti dalle unità cristalline calabresi.
Trasgressive su tutto l'edificio giacciono
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le successioni del Tononiano inferiore-Pliocene inferiore che recano intercalati livellicostituiti da sedimenti appartenenti alle unità sicilidi note in letteratura come terrenidelle unità Crotonidi (OGNIBEN, 1955), e delPliocene medio superiore-Pleislocene.
Ipotesi interpretalive
10 stato attuale delle conosanze consenteuna divisione dell'Arco calabro-peloritano indue settori che vengono a comatlo lungouna zona di separazione posta all'incirca p0
co a S della stretta di Catanzaro. I due settori si differenziano non solo da un puntodi vista dell'assetlo strutlurale ma anche daun punto di vista evolutivo. Le informazioniin possesso per i due seHori sono comunquemoho differenziale sia nella quantità chenella qualità. per cui mentre per il scuoresettentrionale è possibile formulare una seriedi ipolesi sulla sua Storia evolutiva, e quindiun'ipole5i di modello sufficientemente giustificato, per il settore meridionale restanoancora in discussione molti problemi per cui~ possibile 501IanlO effettuare alcune considerazioni schematiche.
Questo seltore, al passaggio tra il Trias edil Lias, sarebbe costituito da un basamentoercinico in cui si ritrovano aCCOState diverseporzioni crostali, sede di una sedimenrazioneclastica, tipo verruca no, che evolve a depositi carbonatici di piattaforma. A partire dalLias medio fino all'Eocene, nei settori piùmeridionali, si imposta un bacino caratterizzato da sedimentazione pelagica menrre piùa N potrebbe ancora conrinuare una sedimenrazione carbonatica di piattaforma. Nell'Eocene queslO settore sarebbe interessalOdalle prime fasi tet!ogencliche che ponerebbero ad un inarcamento in conseguenza a probabili movimenti traslalivi dei domini di piattaforma più settentrionali. Deriverebbe daciò la messa in posto dei klippen sedimentarinella scaglia cretacico·eocenica e la sua evoluzione a flysch (Flysch di Frazzanò). Questimovimenri potrebbero essere inoltre responsabili della totale erosione delle coperturemeso-cenozoiche dell'unità dell'Aspromonte.I processi deformalivi cOnlinuano anche nel·l'OIigocene interessando via via settori piùmeridionali ed individuando più a N i domini di provenienza dei sedimenri f1iscioidiche: suturano le falde. Questi eventi potreb-
bero già aver fatto accavallare parzialmemeil settore peloritano sul bordo interno deldominio sicilide che in questa ipotesi sarebbeubicato tra un fronte di accavallamento edun margine meridionale non ancora defor·mato ed interessato da sedimemazione carbonatica. Nel Langhiano ulteriori accavallamenti, caratterizzati sempre da una polaritàmeridionale, inreressano decisamente i domini sicilidi i quali vengono coinvolti inparziali fenomeni di «retrocharriage. che:li portano a 5Ovrapporsi alla Formazione diStilo-Capo d'Orlando. In uno schema di questo tipo l'intero senore meridionale rappresemerebbe il dominio più inrerno della catena siciliano-maghrebide che potrebbe trovare una sua continuità in mare lungo lacosta settentrion31e siciliana.
Per quel che concerne il seltore sellentrionale i dati disponibili hanno consentitouna ricostruzione palinspastica semiquantitariva a partire dal Trias medio (BoNARDI el al.,1982) ed hanno panato a ritenere sostanzialmente valido il modello che vede le coltricristalline come elementi di una catena Europa vergente, costruitasi fondamentalmemedal Cretaceo superiore, sovrascorsa sulla ca·tena appenninica Africa vergente (HACCARDet al., 1972; ALVAREZ et al., 1974; AMaDIOMORELLI et aL, 1976).
Nel Trias medio (fig. 4) un rifting abor.tito consente l'individuazione, su un3 crostaassuma come normalmente stratificata, deidomini più imerni della futura catenll appenninica; nel Lias medio (fig. 4 l, mentre idomini appenninici si sviluppano, si indivi·dua il bacino di Longobucco che viene adassumere una posizione intermedia tra questie quelli delle future falde cristalline a polaritll europea. Nel Giurassico superiore·Cre·taCCO inferiore (fig. 4) si ha l'apertura dellaTetide la quale separa il continente africanoda quello europeo assumendo. nell'area inconsiderazione, ampiezze molto limitate. NelCretaceo superiore 5.1. (fig. 4), in connessione con la storia evolutiva dell'OceanoAtlantico, iniziano i fenomeni compressiviche consentono subduzione contemporanea dilitosfera europea cd africana la quale sembrerebbe maggiormente in accordo sia con lapolari là delle strUllure alpine che con il loroordine di impilamento. Lungo il bordo interno della catena si individua un bacino
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Fig. 4. - Profili palinspatici dal Trias medio al Cretaceo del settore seuentrionale dell'Arro calabr(>peloritano. l settori in puntinato indicano i domini in sedimemazione (da BoNAIUlI et al., 198211).
di Aysch precoci in cui si depositavano isedimenti delle future unità sicilidi e delCilento. Quest'ultima unità, da un punto divista paleogeogra6co, potrebbe quindi rappresentare (BoNARDI et al., 1982 a) una porzione del dominio sicilide alimentata dai prodotti di smantellamento delle falde cristalli·ne. Tale ipotesi di lavoro, peraltro già individuabile nei lavori di HACCARD et al. (1972)
e GRANDJACQUET & MASCLE (1978) renderebbe conto della' posizione esterna delle unità sicilidi, elementi delle quali si ritrovanointerposti nelle sequenze neogeniche del mar·gine ionico della Calabria.
Il proseguire della collisione tra i duecontinenti porta alla subduzione della solalitosfera africana con formazione, a partiredall'Oligocene (fig. 5), di nuove falde a pola.
936 L. TORTORICI
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Fig. ,. _ Profili palinspalici nd Paleogme inferiore e od Paleogenc: superiore (da BoNAIDI et II.,1982 l).
rilà orientale; in particolare in questO periodo inizia a dc=formarsi il dominio longobucco, che in quest'ottica viene ad assume~ ilruolo del dominio più interno della catenaappenninica, su cui inizia a sovrascocrrt=rela calena eo-aipina già formata. La deformazione procede verso l'esterno e nel Miocene inferiore interessa la piattaforma interna su cui si sovrappongono sia le unità cri·stalline della catena eo-alpina sia l'Unità diLongobucco (fig. .5), la quale trssporta lungole sue porzioni fromali, sempre più versol'esterno, le unità sicilidi. Il processo continua 6no al Miocene medio (fig. 6) e consente l'impostazione di nuovi domini tra ilfronte delle falde ed i domini non ancoradeformati (ad es. il bacino irpino secondoPESCATORE, 1978). A partire dal Miocenemedio superiore (6g. 6) inizia l'apertura delTirreno che consente una rotazione antiorariadell'intera catena che continua ad accavallarsi sempre più verso domini orientali. Inrale movimento viene anche coinvolta la litosfera subdotta che subisce forti distorsioniassumendo la configurazione descritta inGASPARINI et al. (1982).
SuUa base delle considerazioni fin qui svolte emerge quindi come l'Arco calabro-pelori-
tana sia suddivisibile in due settori caratte·rizzati da una storia evolutiva d.iHerenziatanel tempo e nello spazio nonchè, probabilmente, nelle sue modalità.
Il settore settentrionale è caratterizzatoda una deformazione che inizia nel Cretaceosuperiore, che porta alla costruzione della calena eo-alpina, e continua, con le modalitàgià illustrate, fino alla comple~a costruzionedella catena appenninica. In [al senso la partesettentrionale dell'Arco rappresenterebbe laporzione più meridionale della catena appenoninica s.s.
L'evoluzione del settore meridionale sarebbe invece legata a quello del sistema dellacatena siciliano maghrebide di cui rappresenterebbe il dominio più interno. Tale settorefino all'Eocene resterebbe praticamente indeformato per cui è possibile ipotizzare unparallelismo rispetto le principali spinte orogenetiche. Dall'Eoane in poi la sua disposizione rispetto le spinte diviene trasversaleed inizia così la sua deformazione in unazona che potrebbe essere caratterizzata daforti trascorrenze.
La separazione tra i due settori è di diffi.cile individuazione, essa comunque potrebbeoggi identificarsi con l'allineamento Capo
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AQulUnleno
To~tonl.no ,upt!~1o"
Fig. 6. - Profili palinspastici nel Miocenc (d'l BU~AMUl Cl aL, 1982 al.
Vaticano-Soverato. Quc=sta zona di separazionc= avrebbe giocato un ruolo c=strc=mamen·tc= importante nn dalle primc= fasi di indivi-
duaziooe dei differenti domini dei duc= set·tori limitando probabilmc=nte a S il dominiooceanico.
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