lezione 7 modelli urbanistica
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Università degli Studi di Pisa
Valerio Cutini
insegnamento di
Tecnica Urbanistica
• Corso di laurea triennale in Ing. Edile
Ingegneria del Territorio • Corso di laurea magistrale
in Ing. Idraulica,Trasporti e Territorio
Lezione n° 7.
Il principio di gerarchia
a.a. 2013 / 2014
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p p g
valerio cutini
a.a. 2013-2014
La città / le città
I modelli fin qui esaminati danno ragione dell’esistenzadella città, della sua strutturazione interna, dei rapportiche intercorrono fra le sue parti e del suo sviluppo
Una città così strutturata vive però in uno spazio astratto,definito in soli termini dicotomici
città non-città
città campagna
spazio dellaconcentrazione
spazio delladispersione
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Il principio di gerarchia
Come si organizzano fra loro le città?
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La teoria delle località centrali
La teoria delle località centrali venne elaborata nel 1933da Walter Christaller sulla base delle seguenti ipotesi
uno spazio omogeneo ed isotropo, sia in termini didensità demografica che di caratteristiche fisiche einfrastrutturale
la efficienza di una struttura economica caratterizzatada aree di mercato esagonali (struttura ad honeycomb“alla Lösch”)
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La teoria delle località centrali:definizioni e notazioni
località centrale: è il punto centrale di un agglomeratourbano in cui si producono servizi, ovvero il luogo diproduzione di beni centrali
bene centrale: è il prodotto delle attività di servizio offerto
dalla località centrale
regione complementare: è la zona di influenza dellalocalità centrale, ovvero l’area di mercato in cui l’offerta di
servizio prodotto da essa è soddisfatta
Il concetto di località centrale non coincide pertantocon quello di città, e la sua grandezza noncorrisponde alla sua dimensione demografica
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La teoria delle località centrali:definizioni e notazioni
portata (range): la distanza massima a cui può esserevenduto un bene, ovvero la distanza massima che lapopolazione è disposta a percorrere per acquistare unbene centrale
soglia (threshold ): la distanza (ovvero l’area)
corrispondente alla quantità minima di ciascun beneproducibile in modo efficiente
Il concetto di range è strettamente correlato al costodi trasporto
Il concetto di threshold è strettamente correlato alle
economie di scala
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La teoria delle località centrali:condizioni e ipotesi
Ogni bene è prodotto se e solo se la sua portata superala soglia territoriale minima per la produzioneefficiente…
Ogni bene è collocato lungo una scala gerarchica di benisulla base dell’entità del proprio range
Ogni centro produce il bene relativo al suo livellogerarchico e tutti i beni di ordine inferiore
…ovvero se il suo range è maggiore della threshold
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La teoria delle località centrali:la logica
Per ogni centro di ordine superiore esiste, in cascata,una pluralità di centri di ordine inferiore, fino al livellopiù basso, corrispondente al villaggio, di cui esiste ilnumero più elevato, ed in cui si producono beni di più
limitata portataPer Christaller esistono tre condizioni che vincolanol’assetto localizzativo delle città determinandone l’ottimadisposizione
Queste condizioni sono i principi ordinatori:
il vincolo del mercato
il vincolo del traffico
il vincolo della amministrazione politica
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La teoria delle località centrali:Il vincolo del mercato
Si consideri una località centrale C che produce un bene1 di un determinato ordine r1 La distribuzione delle aree di mercato corrisponderà aduna struttura a nido d’ape, con i centri C al centro degliesagoni
C C C
C
r1
Si consideri la produzione in C del bene 2 diordine inferiore r2< r1
r2
Ampie porzioni di territorio restano scopertedall’accesso al bene 2; è necessaria lalocalizzazione di una nuova località centrale
E così via con ilbene 3, con ilbene 4, etc.
C2
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La teoria delle località centrali:Il vincolo del mercato
L’articolazione gerarchica corrispondente alla strutturaspaziale è, in base al vincolo del mercato:
La gerarchia dei centri risulta articolata in steps con K = 3
La regione complementare di ogni centro è articolata in 3 regioni
complementari di ordine immediatamente inferiore
1
39
27
= 1
= 1 + 2= 3 + 6
= 9 + 18
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La teoria delle località centrali:Il vincolo del traffico
L’ottimale localizzazione dei centri,rispettando il vincolo del traffico,comporta la localizzazione incorrispondenza del punto intermedio
fra due centri di ordine superiore
C C C
C
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La teoria delle località centrali:Il vincolo del traffico
L’articolazione gerarchica corrispondente alla strutturaspaziale è, in base al vincolo del traffico:
La gerarchia dei centri risulta articolata in steps con K = 4
1 = 1
64 = 16 + 48
16 = 4 + 12
4 = 1 + 3
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La teoria delle località centrali:Il vincolo della amministrazione pubblica
L’ottimale localizzazione dei centri,rispettando il vincolo dellaamministrazione pubblica, comportaper ogni centro una localizzazione tale
che la regione complementare siainteramente compresa entro quelladel centro di ordine superiore
C C C
C
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La teoria delle località centrali:Il vincolo della amministrazione pubblica
L’articolazione gerarchica corrispondente alla strutturaspaziale è, in base al vincolo della amministrazionepubblica:
La gerarchia dei centri risulta articolata in steps con K = 6
1 = 1
36 = 6 + 30
6 = 1 + 5
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La central places theory:pregi
L’eleganza del modello di Christaller consiste nel fatto chesulla base di una limitata quantità di assunzioni essoriesce a dare ragione dei fenomeni indagati
Christaller verificò l’attendibilità del suo modello nelcontesto territoriale corrispondente alla Germania
meridionale, fra Monaco, Norimberga e Francoforte
Range (costi di trasporto)Threshold (economie di scala)
assunzioni
Ruolo funzionale dei centri urbani
Dimensione dei centri urbani
output
Distribuzione spaziale dei centri urbani
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La central places theory:limiti
Tuttora, il modello appare ancora adatto ad interpretare ea descrivere una struttura di centri urbani basata sulladistribuzione di servizi
Nel caso della produzione industriale, invece, i costi ditrasporto incidono poco sul prezzo del bene: ciò inficia laattendibilità del modello per strutture insediative fondatesul settore secondario
In questo caso i costi di trasporto sono infatti sopportatiprevalentemente dai consumatori e incidono in modonotevole sul costo dei servizi stessi
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La central places theory:limiti
Nel caso di centri caratterizzati dalla distribuzione deiservizi è verosimile anche l’ipotesi che ogni centroaccolga oltre alla produzione di un bene anche laproduzione di tutti i beni di ordine inferiore
Nei consumi di beni industriali è comune la domanda di“varietà” da parte del consumatore; ciò genera lafrequente sovrapposizione delle aree di mercato.Questo fenomeno è invece assai più debole nel caso
nella fornitura di servizi
Ciò non vale sempre, invece, nei centri industriali, ove sievidenziano fenomeni di elevata specializzazione funzionalee compartimentazione produttiva
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La central places theory:limiti
Il modello concepisce i centri urbani come la sede dellaproduzione di servizi e della loro distribuzione allaregione all’intorno
Non tiene in conto però che una città è anche unaconcentrazione di attività residenziali, un grandemercato del lavoro, un modo di organizzazione dellasocietà
Questi aspetti non sono presenti nel modello diChristaller, modello che pertanto, agli occhi dei suoidetrattori, sembra costruire“una gerarchia di città senza città”
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La rank-size rule
Presentata nel 1913 da FelixAuerbach, la rank-size rule è unaregola empirica riguardante ladistribuzione degli insediamenti
urbani, ricavata sperimentalmente,per via induttiva, dall’osservazionedella realtàTale “regola”, pur priva di basi
teoriche, appare significativa per lasua sorprendente rispondenza allarealtà, tanto che, a posteriori, èdoveroso tentarne unagiustificazione concettuale
Felix Auerbach
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La rank-size rule:la logica
Si ordinino tali insediamenti nel senso della decrescenteconsistenza demografica P, e si attribuisca a ciascuno diessi la posizione (rank ) che questo occupa in talegraduatoria
Ovvero: il prodotto della popolazione dell’i-esimo centroper la sua rank è costante, e pari alla popolazione del
centro più popoloso, detto centro primate
P x r = cost. = P1
Si osserva sperimentalmente l’evidenzadell’espressione:
Si considerino gli insediamenti urbani posti in un ambitoterritoriale dotato di omogeneità politica e economica
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La rank-size rule:rappresentazione
La rank-size rule si presta ad una efficacerappresentazione grafica
su un diagramma r, P
P x r = P1
su un diagrammalog r, log P
log P = log P1 - log r
r
P
log r
log P
iperbole equilatera
retta inclinata a 45° sulle ascisse
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La rank-size rule:una revisitazione
Negli anni ’40, la rank-size ruleè stata oggetto di revisitazioneda parte di George Zipf, che neha fornito la versione così
modificata:
che, in notazionelogaritmica, assume laforma:
George Zipf
P x r = cost. = P1
logP = log P1 - log r
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La rank-size rule secondo Zipf:rappresentazione
Anche nella versione di Zipf, la rank-size rule si presta aduna efficace rappresentazione grafica, soprattutto su undiagramma doppio-logaritmico
log r
log PlogP = log P1 - log r
retta inclinata negativamente sulle ascisse,con coefficiente angolare -
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La rank-size rule :dissonanze
Non sempre la distribuzione dei centri abitati collimaperfettamente con la curva di Zipf
Alcuni tipi di dissonanza rispetto ad essa sono talmentericorrenti da risultare caratteristici
La lettura e l’interpretazione di tali dissonanze possono
fornire utili informazioni sulla struttura e sullecaratteristiche del sistema territoriale
distribuzione primazialedistribuzione antiprimaziale
distribuzione oligarchica
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La rank-size rule :la distribuzione primaziale
La distribuzione di tipo primaziale descrive i sistemi di centri abitatiorganizzati intorno ad una città primate sovradimensionata rispetto
al resto del sistema
È la distribuzione tipica delle città che un tempo furono capitali diimperi più vasti degli attuali ambiti di influenza
log r
log P
curva di Zipf
curva delladistribuzione effettiva
esempi: Parigi/Francia, Vienna/Austria,…
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La rank-size rule :la distribuzione antiprimaziale
La distribuzione di tipo antiprimaziale descrive i sistemi di centriabitati organizzati intorno ad una città primate sottodimensionata
rispetto al resto del sistema
È la distribuzione tipica dei sistemi risultanti dalla confederazione diambiti amministrativi di minori dimensioni
log r
log P
curva di Zipf
curva delladistribuzione effettiva
esempi: Germania, Svizzera, Stati Uniti d’America,…
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La rank-size rule :la distribuzione oligarchica
La distribuzione di tipo oligarchico descrive i sistemi di centriabitati organizzati intorno ad una città primate sovradimensionata
rispetto al sistema, sotto alla quale è tuttavia presenteun gruppo di città di dimensioni fra loro simili
È la distribuzione tipica delle città furono capitali di imperi, e cheoggi lo sono di confederazione di ambiti amministrativi minori
log r
log P
curva di Zipf
curva delladistribuzione effettiva
esempi: Londra/Gran Bretagna,…
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La rank-size rule:utilità
analisi territoriale sincronica
analisi territoriale diacronica
mirata a studiare le specificità dei sistemi di città che
emergono come dissonanze dalla rank-size rule
La rank-size rule si presta ad essere utilizzata comestrumento di:
mirata a studiare la dinamica temporale dei sistemi di città
esempio: il sistema insediativo del Trentino Alto Adige, che sirivela composto da due sistemi diversi (Trentino e A.Adige),organizzati intorno a 2 città primati
esempio: il sistema insediativo delle città italiane,caratterizzato nel 1861 da una distribuzione di tipoantiprimaziale, e successivamente evoluto verso unadistribuzione “alla Zipf”
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La rank-size rule:giustificazione concettuale
Il coefficiente angolare rappresenta lapreponderanza ( >1) o la debolezza ( <1) delle
economie di agglomerazione rispetto allediseconomie di agglomerazione dà quindi conto della tendenza a distribuzioni urbane piùo meno concentrate o diffuse sul territorio
Anche se la rank-size rule è priva di basi teoriche, è possibilecercare di comprendere “a posteriori” il suo significato
log r
log P
logP = log P1 - log r
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Economie e diseconomiedi agglomerazione
Economie di agglomerazione e diseconomie diagglomerazione, con le quali avevamo iniziato adindagare sulla natura della città, tornano quindi altermine del nostro percorso
La modalità della distribuzione dei centri abitatisul territorio, che la rank-size rule consente diinterpretare, è in definitiva il risultato dellatensione fra le une e le altre
log r
log P