Lezione 5B Ruolo dell’allenatore
Transcript of Lezione 5B Ruolo dell’allenatore
Teoria e Metodologia dell’allenamento
Mestre - Corso 1° Grado - 21 Aprile 2009
dr. Alfio Checchin – psicologo - [email protected]
Lezione 5B :
Ruolo dell’allenatore :
gestione del gruppo(maschile e femminile)
skill dell’allenatore :
METODOLOGIAE ABILITA’ DIDATTICHE
LEADERSHIP
CAPACITA’ DI COMUNICAZIONE
GESTIONE INSICUREZZA
RELAZIONI DI SQUADRA E/O SINGOLI ATLETI
GESTIONE DELLO STRESS E DELL’ANSIA PERSONALE
PERSONALITA’
Processo PEDAGOGICO-EDUCATIVO
complesso che si concretizza nell’organizzazione
dell’esercizio fisico, ripetuto in quantità e con intensità tali da produrre carichi
progressivamente crescenti, che stimolino i processi fisiologici di supercompensazione
dell’organismo e favoriscano l’aumento delle capacità fisiche, psichiche, tecniche e
tattiche dell’atleta al fine di esaltarne e consolidarne il rendimento in gara
Definizione di ALLENAMENTO (da Vittori, 1980) :
METODOLOGIAE ABILITA’ DIDATTICHE
skill dell’allenatore :
COMPETENZA TECNICA
METODOLOGIA DELL’ALLENAMENTO
PROCESSO DI APPRENDIMENTO
Conoscenza specifica dello sport che uno fa
Strategie di lavoro, preparazione atletica
(conoscenze sia anatomo-fisiologiche che
sul doping), organizzazione dell’allenamento
Come si sviluppa e quali sono le fasi
(scoperta, conoscenza,
consolidamento)
scheda il bravo coachIntelligenzaSicurezzaAssertivitàOttimismoCompetenza tecnicaAutocontrolloSaper parlarePazienzaSaper ascoltareEmpatiaAffettuositàCalmaEsperienzaSaper insegnareAggressività
CoraggioFlessibilitàFantasiaEntusiasmoAutostimaForte personalitàAutorevolezzaForte motivazioneCoerenzaDesiderio di successoDisponibilitàDeterminazionePrudenzaSerenitàIntransigenza
Durante la comunicazione il messaggio mediamente si suddivide in:
Quindi il canale non verbale ha la % maggiore per ciò che riguarda ilPOTERE DI INFLUENZAMENTO sulla comunicazione.
Importanza della COMUNICAZIONE
Importanza della COMUNICAZIONE
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"l'assertività è la capacità del soggetto di utilizzare in ognicontesto relazionale, modalità di comunicazione che rendanoaltamente probabili reazioni positive dell'ambiente e annullino oriducano la possibilità di reazioni negative". (Libet e Lewinsohn)
La comunicazione assertiva
Si ha in presenza di: Un comportamento partecipe attivo e non "reattivo"
Un atteggiamento responsabile, caratterizzato da piena fiducia in sé e negli altri
Una piena e completa manifestazione di se stessi, funzionale all'affermazione dei propri diritti senza la negazione di quelli altrui e senza ansie o sensi di colpa
Un atteggiamento non censorio avulso dall'uso di etichette, stereotipi e pregiudizi
Una capacità di comunicare i propri sentimenti in maniera chiara e diretta ma non minacciosa o aggressiva.
I messaggi verbali che un allenatore invia ai propri atleti devono :
saper mantenere separati i “fatti” dalle “opinioni”
focalizzarsi su 1 obiettivo alla volta
non avere significati nascosti
essere diretti, completi e specifici
essere espressi in maniera coerente e personale
incoraggiare
rilevare l’errore
essere appropriati al livello di chi li riceve, cioè rapportati all’età, al sesso, al momento (fisico, emotivo, relazionale), al contesto
Qualche definizione : leadership - gruppo - squadra
GRUPPO : insieme di persone il cui comportamento è soggetto a reciproca influenza, perché tutti i membri del gruppo hanno qualcosa in comune
LEADERSHIP : capacità di esercitare un rapporto di influenza su una persona o un gruppo, di solito con un compito o un obiettivo da perseguire
SQUADRA : è un gruppo “specializzato”, in cui ogni atleta ricopre il ruolo assegnatogli dall’allenatore, dal capo, dal vertice
Gruppo (Sportivo)Insieme dinamico di persone (atleti) che si
percepiscono vicendevolmente (stesso sport), più o meno interdipendenti per qualcheaspetto (allenamenti e gare in comune),
e che sono considerate dagli altricome appartenenti a quel gruppo (sportivo)
Le realtà delle quali ci occupiamo hanno generalmente le seguenti caratteristiche : Sono composte al minimo da 7/8 persone e al massimo da 20 Le persone si incontrano periodicamente, in giorni prefissati Il gruppo ha un suo luogo di ritrovo Il gruppo ha uno scopo da realizzare/raggiungere Le persone sono più o meno sempre le stesse Il gruppo ha un "leader" formale, il coach Il gruppo ha uno o più “leader” informali Le persone hanno dei ruoli ben delineati, attribuiti dal coach
ALLENATORE E LEADERnon sono semprela stessa cosa
SQUADRA E GRUPPOnon sono sempre la stessa cosa
In ogni squadra esiste e si struttura spontaneamente
almeno una leadership naturale, informale, che non sempre
equivale alla leadership funzionale, che è quella
dell’allenatore.Quindi il leader lo stabilisce il
gruppo, non ha un ruolo assegnato da un organigramma.
skill dell’allenatore :
Adattamento dal modello di Tannenbaum & Schmidt: Tannenbaum, A.S., Schmidt, W.H. (1958)How to choose a leadership pattern, Harvard Business Review, 36, pp. 95-105.
LEADERSHIP CENTRATA SUL COACH
LEADERSHIPCENTRATASUGLI ATLETI
Tipi di leadership Leadership è un gergo anglosassone che deriva dato lead = guidare
•autoritario•paternalista
•carismatico
•catalizzatore •democratico
•lascia fare
Il leader carismatico. Questo tipo di "abito comportamentale" è frequentementeassunto dagli allenatori, e si può facilmente identificare poiché è k avvolto da un'aria dimistero, che si dà per rimanere distaccato dagli altri; non si "scopre" mai e, aqualunque domanda gli venga posta, risponde in maniera elusiva, per fare ritenere cheegli sapeva sin dall'inizio come le cose sarebbero andate a finire.
Il leader autoritario da un momento all'altro si può presentare all'allenamento con unmanganello, che non esiterebbe ad adoperare sulle teste e sulle schiene (mai sui piedise si tratta di calciatori, teme di rovinargli il tocco); utilizza sanzioni e punizioni senzaalcun rispetto della personalità degli altri.
Il leader paternalista ha un rapporto di amore-odio verso i giocatori. Non ammetteràmai di essersi sbagliato e non apprenderà mai qualcosa dai suoi giocatori. Egli credeche l'apprendimento dipenda esclusivamente da lui, ragione per cui egli progredirà alpasso di una lumaca pigra nell'aggiornare i suoi concetti: tecnicamente sarà sempre inritardo coi tempi.
Il leader "lascia fare" non influenza il gruppo, il quale, non avendo punti di riferimento,assume facilmente atteggiamenti di estrema libertà. Però in tali gruppi confusionari esregolati, le personalità di spicco hanno più possibilità di emergere che non nelleleadership precedenti, in cui tutti i componenti tendono a livellarsi. Spesso i giocatoriformidabili non si sono formati nelle super organizzate società di vertice.
Il leader democratico instaura, all’interno del gruppo, una struttura comunicativacompletamente aperta, preoccupandosi che tutti i membri partecipino alla vita digruppo in maniera attiva; cerca di “convincere”, piuttosto che imporsi con idee“precotte”. In genere, questi leaders ripongono molta fiducia nella gente e cercano didiventare “uno del gruppo”.
LEADERSHIP AUTORITARIA
LEADERSHIP LAISSEZ-FAIRE
LEADERSHIPCATALIZZATRICE
•FORTE DIPENDENZA DAL LEADER•IRRITABILITÀ E AGGRESSIVITÀ•INSODDISFAZIONE•ELEVATO RENDIMENTO
QUANTITATIVO
•DEBOLE DIPENDENZA DAL LEADER•POSSIBILE UNA ELEVATA
IRRITABILITÀ E AGGRESSIVITÀ•SCONTENTO CIRCA I PROGRESSI•MODERATA INSODDISFAZIONE •MODERATO RENDIMENTO
LE REAZIONI DELLA SQUADRA
•GIUSTA DIPENDENZA DAL LEADER•PROBABILE UNA BASSA
IRRITABILITÀ E AGGRESSIVITÀ•PROPOSITIVITÀ•SODDISFAZIONE•RENDIMENTO QUALITATIVAMENTE
SUPERIORE
•DIRIGE CON GRAN FERMEZZA•ASSUME PIENA RESPONSABILITÀ•INDICA LA VIA DA SEGUIRE•LODA E CONDANNA •DÀ FREQUENTI ORDINI E
COMANDI
•HA UNA FUNZIONE PASSIVA•LASCIA COMPLETA LIBERTÀ•AIUTA SOLO DIETRO RICHIESTA•È AMICHEVOLE PIÙ CHE
DISTACCATO•NON VALUTA
IL LEADER
•FAVORISCE LE DISCUSSIONI•DELINEA FASI E PROCESSI•CONSENTE DISCREZIONALITÀ•È OBIETTIVO•SI METTE AL LIVELLO DEL GRUPPO PUR TENENDO IL “COMANDO”
Il modello della leadership trasformazionaleLE QUATTRO I
Adattamento da Bass, B.M. (1985) Leadership and Performance Beyond Expectations. Free Press, New York.
INFLUENZA
IDEALIZZANTE
MOTIVAZIONE
ISPIRAZIONALE
STIMOLAZIONE
INTELLETTUALE
CONSIDERAZIONE
INDIVIDUALE
ottenere fiducia, essere modello di ruolo (o proporlo) in cui gli atleti
possono identificarsi
dotare di significato l’impegno sportivo,delineando prospettive sfidanti
che elevano le aspettative
sollecitare innovazione e creatività, mettere in discussione le abitudini
e le credenze consolidate
grazie a una comunicazione personalizzata, facilitare la crescita e le opportunità di
apprendimento dei propri atleti/e
L’AllenatoreAutoritario
Stabilisce unilateralmente • regole• ruoli• tempi• modi
L’Allenatore Autorevole
Stabilisce:• regole, • tempi • e modi
in relazione a obiettivi
Autoritario Autorevole
Teme:– conflitti– critiche – insuccessi
Non teme:– conflitti– critiche– insuccessi
• Basa l’autorità più sul carisma che sulle competenze
• Basa l’attività essenzialmentesulla competenza
Autoritario Autorevole
• Comanda ma non informa
• Dà più informazioni che ordini
• Mantiene contatti formali
• Ricerca contatti personalizzati
• Premi e punizioni servono solo a ribadire il suo ruolo
• Se utilizza ricompense e punizioni adotta criteri oggettivi, validi per tutti
Programmazione
• tende a programmarerigidamente
• programma flessibilmente il lavoro
Autoritario Autorevole
Meriti e colpe
• tende a scaricare le colpe sugli altri
• distribuisce con coerenza meriti e colpe
ESCLUSIONE AMICIZIA AMICIZIA “PER LA PELLE”
PORTARE IL GRUPPO DOMINARE GLI ALTRI ABBANDONARE UNO BISOGNO DI STAR SOLI
LA RUOTA DI SCORTA IL SERVITORE ALLONTANAMENTO INDIVIDUALISTA
Fenomeni che possono succedere nei gruppi sportivi
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI utili per approfondire i temi trattati· Bandura A. (1995), Il senso di autoefficacia. Erikson, Trento· Bonino S., Fonzi A., Saglione G. (1982), Tra noi e gli altri. Studio psicologico della distanza
personale. Giunti Barbera, Firenze· Chomsky N. (1980), Regole e rappresentazioni. Il Saggiatore, Milano.· Choque J. (1993), Il manuale del rilassamento. Hobby & Work · Evans D. (2001), Emozioni. La scienza del sentimento. Editori Laterza· Gergen K.J., Gergen M.M. (1985), Psicologia sociale. Il Mulino, Bologna· Goleman D (1996), Intelligenza Emotiva, Rizzoli, Milano.· Hanson P.G. (1993), Stress. Istruzioni per l’uso. Sperling Paperback· Harris P. (1991), Il bambino e le emozioni. Raffaello Cortina Ed. Milano · Pope A., McHale S., Craighead E. (1988), Migliorare L’Autostima. Erikson, Trento.· Raffuzzi L., Inostroza N., Casadei B. (2003), Uno sport da ragazzi. Carrocci Faber. Roma· Rossi F. (1994), Per un uso didattico del sociogramma. Giunti Lisciano Editori · Trentin R. (1990), Emozioni e processi cognitivi. in D'Urso V., Trentin R. La psicologia delle
emozioni. Il Mulino. Bologna · Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.D. (1971), Pragmatica della comunicazione umana.
Astrolabio, Roma.· Watzlawick P. (1991), Istruzioni per rendersi infelici. Feltrinelli.
Inoltre è stata fatta un’ampia consultazione su Internet e su alcune riviste scientifiche e sportive.